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XXIV CONGRESSO NAZIONALE UCIIM OLTRE LA CRISI: LA SCUOLA IN DIALOGO

Carissimi Soci UCIIM del Lazio, questa newsletter arriva in vista del Congresso Na-zionale con un numero speciale. Da questo mese speriamo di riprendere la pubblicazione periodica che ci aveva con-traddistinto negli ultimi anni. La pausa della sua pubblica-zione è stata generata dall’impegno che tutta la nostra rete territoriale ha attivato sia nei corsi per la preparazione dei Dirigenti scolastici sia nel sostegno ai nuovi docenti che hanno affrontato il perfido percorso del TFA (il sistema transitorio per ottenere l’abilitazione all’insegnamento).

Alcuni dati possono rendere una idea di quale lavoro è stato fatto a livello territoriale.

Il concorso per i Dirigenti scolastici, al di là delle consi-derazioni su come si sono svolte le singole prove, ha visto impegnata tutta la struttura regionale con l’ausilio di esper-ti e di tecnici di comprovata professionalità. Dal mese di gennaio al mese di maggio i nostri corsisti sono stati impe-gnati in un corso molto impegnativo che ha portato a no-tevoli risultati, in termini di preparazione e di candidati che hanno superato le prove.

Il supporto ai nuovi docenti invece ha interessato an-che i livelli sezionali e provinciali, coinvolgendo la base territoriale nell’organizzazione logistica dei vari incontri. Il calendario era stato organizzato con 5 incontri laboratoriali per tutte e 4 le zone: Rieti, Chiaiamari (Monte San Giovan-ni Campano), Montefiascone e Civita Castellana. Oltre ai laboratori in presenza è stata organizzata una formazione on line che ha permesso di supportare anche il lavoro in presenza di altre regioni come la Lombardia.

Inoltre sono stati organizzati altri corsi di formazione che in qualche modo testimoniano come la nostra organiz-zazione territoriale sia in linea con i documenti del Con-gresso, almeno per quanto riguarda l’aggiornamento pro-fessionale.

La multimedialità, dai social network alla lavagna multi-mediale, è stata un po’ il filo conduttore dei vari corsi.

Per il prossimo anno, il livello regionale prevede di continuare il supporto su queste e altre tematiche. Ci inte-resseremo del supporto al benessere del docente in una scuola multidimensionale che sembra aver dimenticato il ruolo preminente della professione docente, al di là di ogni organizzazione e di ogni tipo di governance. Il docente è stato, è e sarà sempre il pilastro di qualunque organizzazio-ne si voglia dare alla scuola, l’”anima” dell’educazione per i ragazzi che egli incontra ogni giorno, il seme che frutterà in una società libera, democratica e responsabile… Ci oc-cuperemo di supportare l’aggiornamento dei docenti con tematiche legate appunto alle nuove tecnologie, non solo dal punto di vista come dire tecnico, ma anche didattico e pedagogico; cercheremo di offrire formazione che possa essere spendibile all’interno del sistema scuola (come per esempio la formazione all’uso di tecnologie di formazione

on line per supportare l’apprendimento dei ragazzi al di fuori delle aule, ma dentro un progetto pedagogico tipico di ogni istituzione scolastica); cercheremo di dare un sup-porto con formazione e aggiornamenti agli insegnanti di Religione Cattolica; insomma le prospettive sono tante e pressanti.

Molte sono le tematiche che possono essere affrontate e richiedono la nostra attenzione: dalla formazione in ser-vizio al nuovo metodo fi reclutamento (molto più compli-cato di quello che può sembrare a prima vista…), dalla modifica deli Organi Collegiali allo stato giuridico dei do-centi…

Noi crediamo che l’Associazione possa contribuire a sostenere i docenti sia nel loro lavoro quotidiano in classe, ma anche e soprattutto, ad affrontare le nuove sfide che riguardano il nuovo assetto professionale che si sta deli-neando.

Questo numero della nostra newsletter vuole essere un piccolo contributo alla partecipazione alla vita associativa della nostra Associazione e affianca le altre attività statuta-rie (Assemblee sezionali e Congressi provinciali) nonché lo spazio creato all’interno del nostro sito istituzionale per discutere le questioni congressuali. I temi che questo Con-gresso ci chiede di discutere sono molto ampi, troppo… Cerchiamo di raccogliere le nostre idee, di confrontarci su come vogliamo la nostra Associazione, su come essa si debba rapportare con le Istituzioni che hanno a che fare con la scuola (dal Ministero alle forze politiche, dalla Chie-sa alle famiglie…).

Per poter partecipare tutti alla discussione abbiamo messo a disposizione uno spazio on line raggiungibile da questo indirizzo (se siete collegati ad internet, basta clic-carci sopra):

http://www.uciim.lazio.it/fad2/course/view.php?

id=16 Vi chiederà di accedere con username e password. Tutti coloro che hanno già partecipato ai nostri corsi

sono già iscritti per cui devono solo utilizzare le loro cre-denziali, per coloro invece che non hanno mai avuto ac-cesso, basta richiederlo a: [email protected].

Tutte le arre del Congresso sono state trasformate in spazi di discussione come i forum: oltre ai documenti per cui c’è lo spazio della discussione, del confronto… Questo significa trasparenza e partecipazione: la possibilità c’è, occorre la voglia di partecipare… Naturalmente è uno spazio privilegiato per raccogliere i risultati delle varie os-servazioni delle Assemblee sezionali o delle conclusioni dei Congressi provinciali….

Questo è quanto….

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XXIV CONGRESSO NAZIONALE UCIIM OLTRE LA CRISI: LA SCUOLA IN DIALOGO

Un augurio particolare però va fatto alle nuove sezioni che sono nate o sono state riattivate quest’anno:

Sezione EUR– Agazzi e Sezione Aurelio a Roma, la nuova Sezione a Chiaiamari a Frosinone.

Inoltre un particolare saluto va ai nuovi dirigenti che sono entrati in ruolo quest’anno: Prof. Luca Damiani, Prof.ssa Lucia Presilla, Prof.ssa Annarita Tiberio e Prof.ssa Cristina Battezzati.

Auguri speciali a Maria Teresa Marsura (Sezione di La-tina) per l’arrivo della piccola Giulia!

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Giovedì 6 dicembre Ore 15.30 • Apertura del Congresso • Designazione e insediamento degli organi congressuali • Approvazione del regolamento congressuale • Insediamento della commissione statuto • Relazioni degli organi associativi uscenti Ore 21.30 • Serata insieme

Venerdì 7 dicembre Ore 09.00 • Saluto delle autorità presenti Sono stai invitai: ◊ Francesco Profumo - Ministro MIUR ◊ Giuseppe Fioroni - già Ministro MIUR ◊ Maria Stella Gelmini - già Ministro MIUR • Relazione: «In dialogo per un nuovo modello di società» ◊ Prof. Gian Cesare Romagnoli - Ordinario di Politica Economica - Università Roma Tre ◊ Prof. Giuseppe Zanniello - Presidente Scienze della formazione - Università di Palermo ◊ Dott.ssa Lucrezia Stellacci - Capo Dipartimento Istruzione MIUR Ore 15.30 • Tavola rotonda: «Etica, politica, educazione» Coordina Nuccio Fava - Presidente Associazione Giornalisti europei ◊ On.le Fabio Granata - Componente VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione Camera dei Deputai - FLI ◊ Dott ssa Giulia Rodano - Responsabile Dipartimento Cultura e Istruzione IDV ◊ On.le Paola Goisis - Componente VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione Camera dei Deputai - LN ◊ On.le Giovanni Bachelet - Presidente Forum nazionale politiche dell'istruzione PD ◊ On.le Valenina Aprea - Assessore P.I. Regione Lombardia - PDL ◊ On.le Luisa Capitanio Santolini - Capogruppo VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione Camera Deputai - UDC • Tavola rotonda: «La crisi: cause e prospettive di soluzione» Coordina Michele Mirabella conduttore RAI ◊ Prof.ssa Sandra Chistolini - Ordinario Pedagogia Generale e Sociale - Università Roma Tre ◊ Prof.ssa Consuelo Corradi - Ordinario di Sociologia, Direttore Dipartimento Scienze umane - LUMSA - Roma ◊ Prof.ssa Stefania Cosci - Ordinario di Economia Politica, Presidente Corso di Laurea Servizi Sociali - LUMSA - ROMA ◊ Prof. Angelo Gismondi - Docente di Psicologia, Pontificia Facoltà Teologica Italia Meridionale ◊ Don Maurizio Viviani - Direttore UNESU della CEI Ore 21.30 • Serata insieme

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6/9 DICEMBRE 2012—TIVOLI

Sabato 8 dicembre Ore 8.00 Santa Messa Ore 9.00 • Commissioni congressuali: «Dialogare per educare» I commissione: Dialogo con la famiglia II commissione: Dialogo con la Chiesa III commissione: Dialogo con le istituzioni e con il territorio IV commissione: Dialogo con i «non luoghi» V commissione: Dialogo nella scuola VI commissione: L’UCIIM in dialogo Ore 14.30 • Visita di Tivoli Ore 17.00 • Continuazione dei lavori delle commissioni • Elezione degli organi associativi Ore 21.30 • Serata insieme

Domenica 9 dicembre Ore 8.00 Santa Messa Ore 9.00 • Presentazione, discussione e votazione delle mozioni e delle linee progettuali congressuali • Proclamazione degli eletti

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Il primo articolo dello statuto recita: «È costituita l’UCIIM associazione professionale cattolica di do-centi, dirigenti, ispettori e formatori del sistema edu-cativo d’istruzione e di formazione italiano, statale e non statale, (paritario e non paritario) della formazio-ne professionale e dell’educazione permanente».

Nata come Unione Cattolica Italiana Insegnanti Me-di, l’UCIIM è stata costruita pietra su pietra dal suo fondatore, Gesualdo Nosengo, che l’ha amata e dife-sa fortemente animandola con la sua fede in Cristo e la sua straordinaria passione educativa.

L’ha voluta non come strumento di potere ma unica-mente come strumento alla scuola italiana, a tutta la scuola italiana, statale e non statale. L’UCIIM, quale fucina di formazione spirituale e culturale per genera-zioni d’insegnanti, deve oggi ricordarsi di raccogliere e continuare la preziosa eredità del suo fondatore.

Nosengo ha sempre lottato perché il docente uciimi-no avesse una competenza e una moralità professio-nale caratterizzata da una forte preparazione pedago-gica, psicologica, didattica e disciplinare che gli faces-se comprendere appieno l’importanza dell’insegna-mento scolastico inteso come «servizio alla verità» da ricercasi, come lui stesso affermava, in se stessa, negli alunni e nelle oggettive finalità della scuola.

«Educare non è un mestiere ma la corrispondenza a una chiamata a collaborare con Dio nella formazione di uomini perfetti».

Educare è un’arte difficile ma entusiasmante che esi-ge pazienza ma anche urgenza e riguarda il mistero della persona che ha il diritto di svilupparsi secondo la propria natura e la propria vocazione; l’azione edu-cativa deve considerare la persona nella sua globalità e gettare le basi del futuro di un essere umano.

Oggi, purtroppo stiamo vivendo una crisi globale che non è soltanto prevalentemente economica ma è crisi di valori, crisi d’identità che determina disorienta-mento, scoraggiamento e difficoltà di dialogo. Occor-re una buona capacità di lettura del tempo presente

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L’UCIIM IN DIALOGO

a cura di Angela Falletta, Celina Mastrandrea, Mirella Pacifico

per dare risposte forti ai bisogni educativi e non solo che da ogni parte ci giungono. E in particolare gli educatori cattolici devono superare difficoltà a volte insormontabili, come l’eclissi del senso di Dio, l’i-dentità personale frammentata, la difficoltà di dialo-go tra le generazioni, la tendenza a ridurre il bene all’utile, il vero al razionale, la bellezza al godimento effimero che spesso disorientano, ma spetta proprio agli educatori trasformare questi nodi critici in op-portunità educative. Saper leggere la cultura del pro-prio tempo aiuta a prevenire disagi e a escogitare strategie per rispondere alle sfide educative con con-cretezza, competenza e coerenza, coniugando fede e professionalità.

Per realizzare un progetto così alto gli insegnanti devono anzitutto sentire la passione dell’educazione, devono essere «ricchi di umanità, maestri, compagni di strada» e devono dare senso e significato a ciò che vogliono trasmettere per orientare i giovani verso il bene comune e la trascendenza.

Per raggiungere questi obiettivi è indispensabile sen-sibilizzare e coinvolgere le tre agenzie educative che vivono a stretto contatto con i giovani: Famiglia, Chiesa e Scuola. Se la famiglia rimane la prima co-munità educante, la Chiesa, in quanto madre, dev’es-sere comunità di credenti in cui si è generati come figli di Dio, la Scuola ha il compito di trasmettere il patrimonio culturale elaborato nel passato, aiutare a leggere il presente e far acquisire le competenze per costruire il futuro e insieme alle altre agenzie educati-ve, deve contribuire alla formazione della persona in ogni sua dimensione, promuovendone lo sviluppo nella sua totalità.

E per un’azione formativa veramente efficace occor-re:

- capire cosa fare della propria vita e decidere dove andare e che strada intraprendere

- sentire forte la centralità di Cristo nella propria vita

- crescere in profondità e in estensione.

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E proprio l’UCIIM dev’essere l’ambiente deputato a promuovere la crescita professionale del docente, a far maturare una particolare sensibilità spirituale e culturale per combattere quella «solitudine professio-nale» che spesso è causa di disagi che finiscono col ripercuotersi sugli alunni. Si tratta soprattutto di ri-pensare l’attività dell’associazione, considerare e valo-rizzare in modo nuovo l’associazionismo professio-nale, ricercare la motivazione della scarsa incidenza sui docenti, escogitare nuove strategie per captare l’attenzione soprattutto dei giovani, e costruire un rapporto più partecipato alla vita delle sezioni, della scuola, del territorio.

Occorre individuare una metodologia che renda più visibile la presenza dell’UCIIM e diffonda a livello locale, regionale e nazionale le preziose iniziative cul-turali, didattiche e spirituali realizzate possibilmente in sinergia con le altre associazioni professionali ed ecclesiali presenti nel territorio, con le varie scuole, con le istituzioni. Se una sezione, una provincia, una regione non crescono vuol dire che non riescono a motivare i propri soci e non sanno coinvolgere con mirate e significative iniziative altri docenti, non sono state in grado di saper leggere le opportunità educati-ve del tempo in cui viviamo e porsi in dialogo propo-sitivo e coraggioso.

Una mirata progettazione, un’attenta organizzazione, un’oculata gestione, una costante azione di verifica e di monitoraggio, una funzionale socializzazione inter-na ed esterna, una reale comunicazione verticale e orizzontale sono determinati per un rilancio dell’as-sociazione a tutti i livelli. Non dimentichiamo che le dinamiche relazionali creano opportunità di studio e di partecipazione, è indispensabile creare un terreno comune di confronto e una rete di scambi culturali che mirano a ottimizzare le risorse e a migliorare la socializzazione delle iniziative tra le sezioni, tra cen-tro e periferia e tra le varie associazioni.

Iniziative motivanti, coinvolgenti e realmente spendi-bili sul piano didattico devono essere sistematica-

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L’UCIIM IN DIALOGO

a cura di Angela Falletta, Celina Mastrandrea, Mirella Pacifico

mente realizzate come servizio ai soci e alla realtà territoriale. La consulenza e l’accompagnamento alle istituzioni scolastiche, in questo travagliato momen-to di transizione, devono contraddistinguere il no-stro impegno associativo.

È importante che l’UCIIM si riappropri della sua identità, riscopra modalità più snelle di comunicazio-ne che facilitino la partecipazione e promuova inizia-tive rivolte non soltanto agli insegnanti ma anche direttamente agli alunni, magari su argomenti propo-sti dagli stessi alunni. Si auspica, come si sta verifi-cando in alcune realtà, di creare dei gruppi di proget-tazione, ricerca e formazione a livello regionale, pro-vinciale, sezionale in grado di testimoniare vitalità organizzative e spirito di servizio.

Occorre fare in modo che i referenti di questi gruppi di ricerca, progettazione e formazione si aprano alle altre realtà uciimine e al territorio proponendosi co-me volano di un cambiamento positivo in grado di portare l’UCIIM a riappropriarsi della sua identità orgogliosa del suo passato, del suo fare scuola ani-mata dalla stessa «passione educativa» del suo fonda-tore e di quanti si sono posti in continuità. Lo studio e l’analisi dei problemi, a tutti i livelli associativi, de-vono essere costanti e sistematici, al fine di fare pro-poste innovative che possano realmente incidere po-sitivamente sulla scuola e sulla società.

Bisogna tornare a essere fortemente ed efficacemen-te propositivi come ai tempi di Gesualdo Nosengo e Cesarina Checcacci per influenzare positivamente la politica scolastica a difesa della scuola, dei docenti e degli alunni. Il valore della scuola è determinante per la società, a condizione che al centro del suo proget-to educativo ci sia la persona, la sua identità, la sua dignità, la sua cultura, la sua capacità critica, la sua dimensione spirituale, la sua religiosità.

All’UCIIM, pertanto, il difficile compito di dare il proprio qualificato e disinteressato contributo alla realizzazione di una scuola rinnovata in grado di dia-logare e collaborare, una scuola in cui convergano,

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per la formazione integrale dei giovani, le competen-ze, la professionalità, la deontologia dei docenti e dei dirigenti, la cooperazione con i genitori, i rapporti con le realtà locali .

A favorire questo processo certamente contribuiran-no i mezzi di comunicazione, rivista cartacea e onli-ne, che dovranno essere sempre più funzionali, ag-giornati e tempestivi.

Compito delle sezioni è lavorare anche per diffonde-re la rivista in tutte le scuole e, tramite questa, far co-noscere a tutti il servizio che l’UCIIM mette a dispo-sizione della scuola, degli insegnanti, degli alunni, dei genitori.

L’UCIIM, forte dell’esempio di Nosengo, proseguirà la sua azione per affermare finalità e obiettivi propri dello Statuto, difendere il Personalismo cristiano e i principi della Costituzione; contribuirà, come in pas-sato, a fare grande la scuola italiana affinché sia sem-pre più rispondente ai valori della persona, ai valori di una società morale, libera, solidale e pacifica, che sappia trovare i suoi fondamenti nella dimensione religiosa.

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a cura di Angela Falletta, Celina Mastrandrea, Mirella Pacifico

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La Chiesa, «luogo e segno della permanenza di Gesù Cristo nella storia» ha il diritto e il dovere di educare, essa educa innanzitutto in quanto MADRE , intesa come comunità di credenti nel cui seno si è generati come figli di Dio. Nel suo accogliente grembo l’edu-cazione è per tutti: per i fanciulli, i giovani, gli adulti e per l terza età. Ciascuno – come dice S. Agostino – viene educato secondo l’età, secondo le sue capacità non solo corporee ma anche psichiche. Poiché la Chiesa ha anche il compito di servire la ricerca della verità, è – di conseguenza – anche MAESTRA. Per volontà dello stesso Gesù essa ha il compito di an-nunciare e di insegnare autenticamente la verità che è Cristo stesso e «nello stesso tempo di dichiarare e di confermare autoritativamente i principi dell’ordine morale che scaturiscono dalla stessa natura uma-na» (1). IL Dialogo dell’UCIIM con la Chiesa è spon-taneo e naturale, è dalla linfa vitale della Chiesa che la nostra associazione attinge forza per l’impegno sul piano educativo . L’UCIIM è un’associazione di na-tura ecclesiale; l’ecclesialità costituisce la sua specifici-tà. Un’associazione pensata da Nosengo «nella Chie-sa» e per «la Chiesa». Senza la nota di ecclesialità, l’U-CIIM sarebbe un’associazione professionale tra le tante, per il servizio alla Chiesa invece si caratterizza per quello che realmente è. Tra i compiti della Chiesa c’è la cura del bene delle persone, nella prospettiva di un umanesimo integrale e trascendente (2). Da sempre la Chiesa raccomanda che l’educazione deve essere intesa come sollecitudine verso una persona concreta finalizzata a fare emergere – nella massima libertà – tutte le potenzialità dell’educando. Leggendo le re-centi parole di Benedetto XVI, sembra rileggere quanto intuito profeticamente da Nosengo: «Educare comporta la preoccupazione che siano formate in ciascuno l’intelligenza, la volontà e la capacità di ama-re, perché ogni individuo abbia il coraggio di decisio-ni definitive». La Chiesa da sempre riserva peculiare attenzione all’educazione. Il Concilio Vaticano II, in maniera chiara, così si esprime: «La Chiesa ha il do-vere di annunciare il mistero della salvezza a tutti gli uomini e ha il dovere di occuparsi dell’intera vita dell’uomo, anche di quella terrena, in quanto connes-sa con la vita soprannaturale; essa perciò ha un suo compito specifico in ordine al progresso e allo svi-luppo dell’educazione». L’opera educativa della Chiesa è strettamente legata al momento e al contesto in cui essa si trova a vive-re , alle dinamiche culturali di cui è parte e che vuole

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DIALOGO CON LA CHIESA a cura di Maria Grazia Bazan, Angelo Di Dio

contribuire a orientare. Poiché la Chiesa, pur «non essendo del mondo », si trova «a operare nel mondo», non poteva non coglie-re la consapevolezza che è proprio l’educazione la sfida che ci attende nei prossimi anni. Il papa incorag-gia quanti operano nel mondo dell’educazione, met-tendo in evidenza l’urgenza di dedicarsi alla formazio-ne delle nuove generazioni. Se – dice Benedetto XVI – educare non è stato mai facile, oggi assume caratteristiche più ardue perché si è di fronte ad una vera e propria «emergenza educati-va» confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita. Il dialogo con la Chiesa è naturale, logico, irrinuncia-bile. Sugli aspetti legati alle tematiche educative la no-stra associazione prima e dopo il Concilio ha, con i propri studi e le proprie riflessioni, apportato un con-tributo non indifferente. Le tematiche educative sulle quali il dialogo con la Chiesa non si può interrompere e deve essere neces-sariamente permanente, sono le seguenti: − nell’educazione la libertà è il presupposto indi-

spensabile per la crescita della persona. Essa non è un semplice punto di partenza ma un processo continuo verso il fine ultimo dell’uo-mo, cioè la sua pienezza nella verità dell’amore. La dignità dell’uomo richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere. L’uomo perviene a tale dignità quando, liberandosi da ogni schiavitù di passioni, tende al suo fine me-diante la scelta libera del bene. L’UCIIM con-viene con la Chiesa sul fatto che in una società caratterizzata dalla molteplicità di messaggi e dalla grande offerta di beni di consumo, il com-pito più urgente diventa quello di educare a scelte responsabili.

− L’educazione è fortemente e insostituibilmente legata ai rapporti tra generazioni, innanzitutto all’interno della famiglia e nelle relazioni di vita sociale. Molte delle difficoltà che si riscontrano sul piano educativo trovano la causa nella man-canza di dialogo con presenze significative e nella scarsa disponibilità di tempo da parte di chi è preposto a compiti educativi.

− Finalità primordiale del rapporto educativo è la promozione dello sviluppo della persona nella sua totalità. Il concetto di educazione integrale

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sostenuto da Nosengo viene ripreso dagli orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, dove viene espres-samente enunciato che la vera formazione consiste nello sviluppo armonico di tutte le capacità dell’uomo e della sua vocazione per-sonale, in accordo ai principi fondamentali del Vangelo e in considerazione del suo fine ulti-mo, nonché del bene della collettività umana di cui l’uomo è membro e nella quale è chia-mato a dare il suo apporto con cristiana re-sponsabilità.

− Rilevante è l’importanza da attribuire alla rela-zione personale che si instaura nel rapporto educativo: non si tratta di trasmettere nozioni astratte, ma di offrire un’esperienza da condi-videre. Dall’esempio di Gesù Maestro appren-diamo che la relazione educativa esige pazien-za, gradualità, reciprocità.

− L’educazione non può risolversi sic et simpli-citer in una didattica, in un insieme di tecniche o metodologie da applicare, ma il suo scopo è quello di «formare nuove generazioni che sap-piano entrare in rapporto col mondo, forti di una memoria significativa che non è solo oc-casionale, ma accresciuta dal linguaggio di Dio che troviamo nella natura e nella rivelazione, di un patrimonio interiore condiviso, della ve-ra sapienza che, mentre riconosce il fine tra-scendente della vita, orienta il pensiero, gli af-fetti e il giudizio» (3).

− L’UCIIM si riconosce pienamente nella defini-zione che gli orientamenti danno della scuola. Tale visione corrisponde perfettamente con quanto sostenuto nella tradizione UCIIM. Es-sa viene intesa come una comunità organizzata nella quale si vive con delle regole finalizzate all’acquisizione di apprendimenti sistematici. Essa viene anche concepita come esperienza vissuta e controllata da alcuni uomini che in-tendono fare da guida e da orientamento per altri esseri umani meno esperti. Vale la pena riportare alla lettera la bella definizione che i vescovi nel documento «Educare alla vita buo-na del Vangelo » al n. 46, danno della scuola. In tale definizione la nostra associazione si riconosce pienamente: «La scuola si trova oggi ad affrontare una sfida molto complessa, che riguarda la sua stessa identità e i suoi obiettivi.

Essa, infatti, ha il compito di trasmettere il patrimonio culturale elaborato nel passato, aiutare a legger il presente, fare acquisire le competenze per costruire il futuro, concorre-re mediante lo studio e la formazione di una coscienza critica, alla formazione del cittadino e alla crescita del senso del bene comune».

Per il raggiungimento delle finalità nel campo edu-cativo la Chiesa sollecita il dialogo e la collaborazio-ne permanente con le istituzioni scolastiche attra-verso le associazioni di docenti, genitori studenti di ispirazione cristiana, suggerendo di mettere in atto un’adeguata ed efficace pastorale della scuola e dell’educazione: − Il dialogo tra l’UCIIM e la Chiesa, avviene

principalmente nella chiesa locale, consapevo-li che «là dove c’è il vescovo lì c’è la Chiesa», Il legame con la chiesa particolare deve esse-re, dunque, molto forte. Proprio in quelle sedi l’UCIIM deve dare il proprio contributo per la elaborazione della pastorale della scuola: la nostra associazione non ha una propria pa-storale ma contribuisce a costruire quella della chiesa particolare nel cui ambito opera. Per i prossimi anni è evidente che ogni chiesa par-ticolare dovrà progettare il proprio cammino in sintonia con gli orientamenti nazionali. Con viva soddisfazione L’UCIIM prende atto che in essi è espressamente previsto che la comunità ecclesiale è chiamata a valorizzare le potenzialità educative dell’associazionismo professionale. Alla luce degli Orientamenti la collaborazione dell’UCIIM con la comunità ecclesiale va fatta innanzitutto con un’attenta verifica delle scelte pastorali sinora compiute, pertanto, a livello nazionale, si procederà a valutare gli effetti dei progetti educativi e gli strumenti elaborati dalla CEI. A livello locale, verranno considerati i punti di debolezza e di sofferenza presenti nei diversi contesti educa-tivi, così come verranno diffuse le buone pra-tiche e le esperienze positive perché non re-stino patrimonio di pochi.

− L’UCIIM è consapevole che per il supera-mento dell’emergenza educativa appare indi-spensabile agire sulla formazione del persona-le docente, è solo in tal modo che si potrà innalzare il livello qualitativo della scuola, che

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DIALOGO CON LA CHIESA a cura di Maria Grazia Bazan, Angelo Di Dio

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deve essere «scuola di tutti e di ciascuno». L’U-CIIM che ha nella formazione dei docenti e di quanti operano nel mondo della scuola il pro-prio carisma, sente di rispondere all’appello della Chiesa, organizzandosi per una formazio-ne professionale, culturale e religiosa dei soci, dei simpatizzanti e di quanti si avvicinano, a vario titolo, all’associazione. Diventa indispen-sabile collaborare strettamente con le altre as-sociazioni ecclesiali che si occupano di educa-zione e di formazione del personale della scuo-la, occorre anche intensificare la collaborazione con le associazioni ecclesiali di genitori e di studenti e di dirigenti scolastici.

− In sintonia con le raccomandazioni della Chie-sa, l’UCIIM si farà promotrice di un ampio dibattito e di un confronto sulla questione edu-cativa, non solo nell’ambito delle istituzioni scolastiche ed educative ma nell’intera società civile, al fine di favorire le auspicate convergen-ze e il rinnovato impegno di quanti hanno a cuore le sorti della persona umana.

− L’UCIIM prende atto della grande intuizione della chiesa che la risposta all’emergenza edu-cativa deve essere la creazione di una grande rete di alleanze educative fra tutti coloro i quali hanno delle responsabilità educative nell’ambi-to sociale ed ecclesiale.

(1) CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, orienta-

menti pastorali dell’Episcopato italiano per de-cennio 2010.2020 n. 21.

(2) BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Caritas in veritate, 29 giugno 2009, n. 18.

(3) BENEDETTO XVI, Discorso alla 61a assemblea generale della CEI, 27 maggio 2010.

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DIALOGO CON LA CHIESA a cura di Maria Grazia Bazan, Angelo Di Dio

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L’interrogarsi sul rapporto educativo e formativo fra docenti ed alunni, oggi, più che in passato, richiede un’attenta analisi della nuova fisionomia che la fami-glia sta assumendo. Infatti è del tutto acquisito che solo una fattiva collaborazione scuola-alunni-famiglia possa rendere il processo di formazione attivo, coin-volgente e costruttivo.

Dagli anni ’70 la partecipazione della famiglia risulta sancita dai Decreti Delegati, organismi collegiali in cui è prevista una sua visibile presenza nelle dinami-che scolastiche. In realtà, passati ormai alcuni decen-ni dall’istituzione dei D.D., si deve registrare una per-dita di credibilità di tali organi, che hanno affievolito la loro carica propulsiva, per lasciare spazio ad un atteggiamento di distacco, quasi di rifiuto degli stessi.

Purtroppo molto spesso l’incontro fra famiglia e scuola si riduce a pochi, a volte confusi, momenti di confronto durante i quali è difficile pensare di affron-tare con una certa serietà e capacità propositiva le problematiche che emergono nella vita dei ragazzi.

Quindi difficoltoso e molto difficile dal punto di vi-sta umano e didattico risulta il confronto con la fami-glia, soprattutto a causa della profonda diversità strutturale che essa sta assumendo dagli anni ’80. In-fatti negli ultimi decenni l’aggregato familiare è stato investito da grandi trasformazioni che hanno riguar-dato sia la struttura, sia le relazioni tra i suoi membri.

Il modello prevalente nell’Italia degli ultimi decenni del Novecento era quello mononucleare, che sembra stia perdendo il suo primato, in quanto attualmente è spesso affiancato da uno scenario multiforme di altri modi di stare insieme, formando le cosiddette «nuove famiglie»: famiglia monogenitoriale, famiglia ricosti-tuita o ricomposta, allargata…

Molte di queste situazioni portano, talvolta, all’impo-verimento e alla frammentazione delle relazioni, per cui i figli si trovano spesso a confronto con figure sconosciute, demotivate e poco autorevoli, incapaci di testimoniare ragioni di vita che suscitino amore e

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DIALOGO CON LA FAMIGLIA a cura di Laura Cornero, Grazia Mastrototaro, Norberto Mazzoli

dedizione al dialogo. Inoltre spesso le famiglie più in difficoltà per vari motivi, si trovano sole a fronteg-giare compiti molto complessi nella formazione della persona, senza un contesto favorevole e adeguati sostegni culturali, sociali ed economici. In generale lo sforzo grava soprattutto sulla donna, alla quale la cura della vita dei figli è affidata in modo del tutto speciale, invece l’uomo, talvolta, può trovarsi da solo e in gravi difficoltà economiche. La famiglia, tuttavia resta la comunità in cui germoglia e si consolida la radice più intima e più potente della generazione alla vita, alla fede ed all’amore.

Pertanto il ragazzo durante il suo lungo e arduo pro-cesso di crescita e di formazione interagisce con di-namiche familiari, culturali e sociali sempre più com-plesse e differenziate.

In situazione di simile complessità si trova il docen-te, chiamato ad affrontare nuove sfide didattiche e formative con ragazzi spesso demotivati, delusi, amareggiati e con famiglie che non riescono sempre a riconoscere alla scuola un valore culturale, educati-vo e formativo.

La scuola sempre di più è chiamata a confrontarsi con questi cambiamenti della famiglia, i cui compo-nenti vivono una crisi di identità tale da riconoscere con difficoltà i vari ruoli e in particolare, l’autorità genitoriale naturale e quella «altra » spesso non accet-tata dal figlio acquisito. Queste situazioni così diffici-li possono portare i ragazzi a manifestare una serie di comportamenti e atteggiamenti problematici, quali personalità deboli, tristi e con difficoltà relazionali in famiglia, a scuola, all’oratorio, in palestra ecc.

Il vissuto delle famiglie, intriso di «disagio», genera difficoltà nell’ambito scolastico dove questi ragazzi diventano alunni che manifestano chiusura compor-tamentale, aggressività, superficialità, demotivazione allo studio, quindi scarso apprendimento e insoffe-renza nei contatti con i genitori e i docenti.

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Allora, considerata la complessità dei rapporti oggi esistenti tra scuola-famiglia e ragazzi, è necessario sperimentare nuove forme di incontro, di scambio di idee e di esperienze, onde assicurare tutti in un pro-cesso di crescita sereno.

Il docente da parte sua deve ritenere vitale il «dialogo» per la sua funzione etica, culturale e relazio-nale attraverso la CURA, che vede negli alunni perso-ne in rapporto umano con altre persone. Il docente adulto e maturo saprà utilizzare l’accoglienza, l’ascol-tarsi e l’ascoltarli, la ricettività, la responsività, la di-sponibilità cognitiva ed educativa, la non intrusività, il saper attendere, la dimensione emotiva della spe-ranza e della tenerezza.

Il valorizzare ed l’intensificare la cura può aiutare a coinvolgere i genitori negli intenti della formazione e dell’educazione. Trovare insieme una strada che aiuti i ragazzi ad affrontare serenamente e responsabil-mente la realtà che li circonda.

Per cercare di superare la crisi relazionale tra scuola e famiglia, che vede disorientati tutti, ci siamo permessi di offrire alcuni e deboli spunti da arricchire e da svi-luppare nelle Vostre sezioni, ben consapevoli che le realtà sono tante e diversificate. Ad esempio:

• Come ricuperare il ruolo dei docenti, dei genitori e degli alunni oggi nella scuola?

• Come stimolare le famiglie a riflettere sul vero bene dei propri figli?

• Le comunicazioni telematiche possono essere esau-stive nei rapporti scuola/famiglia?

• Come stimolare la partecipazione dei genitori, ora assai fugace, al funzionamento degli organi collegiali?

• Vale la pena proporre alla riflessione degli studenti «Lo statuto degli studenti e delle studentesse? »

• Quali tipi di incontri possono essere validi per una concreta e costruttiva partecipazione della famiglia?

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DIALOGO CON LA FAMIGLIA a cura di Laura Cornero, Grazia Mastrototaro, Norberto Mazzoli

• Come promuovere esperienze di solidarietà da rea-lizzare congiuntamente da genitori-insegnanti- alun-ni?

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«È leggero il compito quando molti si dividono la fati-ca» (Omero)

La scuola ha sempre avuto un ruolo di fondamentale importanza, dal suo etimologico «pensante ozia-re» (skholé) al suo più recente e frenetico rincorrere «competenze», più o meno spendibili nel mondo del lavoro. Tra nostalgici recuperi di ruoli ormai dismessi e ventate di modernismo talvolta effimero e cultural-mente inconsistente, la scuola di oggi, chiamata a leg-gere e interpretare i diversi contesti in cui vive e ope-ra, è alla ricerca di una nuova identità che le restitui-sca dignità e credibilità. Per farlo, deve rapportarsi con estrema lucidità, competenza e grande slancio ideale con le innumerevoli precarietà del nostro tem-po, fuggendo le tentazioni omologanti quanto le insi-die del disimpegno morale e la conseguente disattiva-zione della coscienza.

DEFINIZIONE di SCUOLA: Chi vive e opera nella scuola con impegno e passione non può non avverti-re l’urgenza di azioni educative volte a favorire lo sviluppo integrale della persona, mettendo in atto interventi pedagogici strutturati e proposti in maniera tale da rispondere, nei temi e nelle metodologie, ai bisogni formativi dei ragazzi, tenendo conto della relazione esistente tra sviluppo cognitivo e apprendi-mento sociale. Sviluppo che non può essere affidato solo alla SCUOLA, non più unica depositaria dell’e-ducazione dei ragazzi, ma COMUNITÀ CHE IN-TERAGISCE con altre agenzie capaci di aiutare e sostenere il processo di crescita delle nuove genera-zioni, in un momento in cui prepotente emerge il fenomeno dai più definito «emergenza educativa», che trova le sue cause nella complessità dell’organiz-zazione sociale, nel progresso tecnologico, che sem-bra assorbire tutto ciò che è «umano», nelle continue trasformazioni sociali, culturali ed economiche. Non siamo più nell’ambito della scuola post unitaria alla quale, «fatta l’Italia», era affidato il compito di «fare gli italiani», né in quella che ci deriva da una società industriale. La realtà moderna caratterizzata dalla

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DIALOGO CON LE ISTITUZIONI E CON IL TERRITORIO

a cura di Rosalba Candela, Francesco Castronuovo, Antonio Galdiero, Leonardo Riso, Caterina Romano

«lifelong learning» ci induce a pensare all’educazione come un processo che si prolunga lungo tutto il cor-so di vita del soggetto e si sviluppa attraverso varie modalità formali (sistema scolastico e della forma-zione professionale), non formali (agenzie formative extrascolastiche alle quali è riconducibile un’inten-zionalità formativa) e informali (agenzie sociali che producono formazione in ambiti diversificati e in contesti sociali di carattere informale). L’autonomia consente di fare sintesi e condivisione con tutte le agenzie impegnate sul campo dell’educazione e istru-zione per rispondere in maniera efficace alle nuove sfide educative. La scuola deve riappropriarsi in pie-no del suo ruolo istituzionale, deve tornare a credere nei valori che danno senso alla vita. Deve combatte-re i mali della società e non portarli al suo interno.

1. Grande la mole normativa in materia scolastica in quest’ultimo ventennio nel tentativo di dare un cor-po e un’anima all’Autonomia, concetto elaborato sotto le diverse angolazioni fino agli anni 2000, spes-so disorganica e non sempre in grado di cogliere la complessità del sistema (citiamo gli interventi più significativi : D.LGS. 31 MARZO 1998, N. 112, DPR 275/99, D.LGS. 30 LUGLIO ’99, N. 300, IL D.P.R. 6 NOVEMBRE 2000, N. 347), ma che solo la RIFORMA DEL TITOLO V DEL 2001, caratte-rizzata da una visione interna e internazionale più ampia del concetto di istruzione, che, coinvolgendo le altre agenzie si proietta nel sistema della lifelong learning, riesce a fare sintesi tra i soggetti coinvolti: scuola, famiglia, alunni, mondo economico e, in par-ticolare, enti locali.

2. INTERAZIONE DELLA SCUOLA CON GLI ENTI LOCALI: in questo quadro di riforme costi-tuzionali, ancora in continua evoluzione (vedi da ul-timo le proposte normative con le quali si intende riformare il sistema di governo della scuola), va col-locato il rapporto tra scuola ed enti locali, nel quale un ruolo determinante è affidato alle autonomie, lo-cali e scolastiche, con il compito di garantire sia il

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carattere unitario del sistema dell’istruzione, sia l’eser-cizio di fondamentali diritti di cittadinanza su tutto il territo- rio. I significativi provvedimenti normativi citati evidenziano come in questi ultimi anni, alla luce anche del principio di sussidiarietà, si sia spostato il baricentro delle decisioni dal Ministero alle Scuole e dall’Amministrazione scolastica alle Regioni, provin-ce e comuni e ridisegnano sia la funzione legislativa tra stato e regioni, sia le competenze tra i soggetti che costituiscono la repubblica (comuni, province, città metropolitane, regioni e stato). L’ente locale non va considerato solo un erogatore di servizi, ma un com-pagno di viaggio, un partner credibile con il quale costruire e realizzare percorsi educativi. Il POF è lo strumento tecnico attraverso il quale realizzare tale concertazione e deve, quindi, tener conto della « pro-grammazione territoriale dell’offerta formativa» pre-disposta dall’Ente locale competente a seconda dell’ordine e grado di scuola.

3. INTERAZIONE DELLA SCUOLA CON LE RISORSE DEL TERRITORIO I nuovi scenari so-cio-culturali impongono alla scuola la necessità di «ripensarsi», cercando di uscire dalla fase di stallo in cui, per diverse ragioni, si ritrova. Occorre un salto di qualità, un «supplemento d’anima», e la capacità di uscire da una condizione di autoreferenzialità inutile oltre che anacronistica. «Fare rete» è una delle espres-sioni più usate e abusate, dal momento che la rete troppo spesso rimane nel dichiarato, in assenza di umiltà, capacità di collaborare sulla base di una corre-sponsabilità effettivamente sentita e agita. Catturati dalla rete del villaggio globale, ragazzi, giovani e adul-ti sono sempre meno consapevoli della necessità, per ogni essere umano, di sviluppare un senso di identità e di appartenenza che permetta loro di sentirsi parte viva e attiva di una comunità, portatori di diritti e di doveri, in una rete di relazioni sociali che restituisca-no ogni persona il senso e il valore della convivenza civile. Occorre recuperare la dimensione sociale dell’educazione e della formazione, in un’a-zione si-nergica che veda ogni agenzia educativa, ogni istitu-

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DIALOGO CON LE ISTITUZIONI E CON IL TERRITORIO

a cura di Rosalba Candela, Francesco Castronuovo, Antonio Galdiero, Leonardo Riso, Caterina Romano

zione, ogni cittadino spendersi, con rinnovata pas-sione, per il bene comune attraverso la valorizzazio-ne e la promozione u-mana di ogni singola persona. Non scandalizzi il termine «missione» quando si par-la di responsabilità educativa, perché educare richie-de la capacità di leggere il presente, il coraggio di operare delle scelte, la responsabilità di essere testi-moni credibili e questa non è materia di contrattazio-ne! Recuperata la consapevolezza del proprio ruolo, la scuola dovrà ritrovare la capacità di relazionarsi costruttivamente con il territorio, disseminando azioni positive e modelli formativi trasferibili in altri contesti; in un certo senso la scuola deve «osare», nei confronti della famiglia gioco la sicurezza, il benesse-re, la crescita umana e culturale dei ragazzi. Si po-trebbe persino sfruttare l’attuale «crisi» come oppor-tunità per recuperare tante buone pratiche di colla-borazione e «mutuo soccorso», «con-responsabilità», ribaltando la logica, talvolta perversa, di deleghe de-responsabilizzanti in virtù delle quali i «pilato» di tur-no hanno prodotto danni incalcolabili. In quanto UCIIM, abbiamo una missione da compiere, nell’e-sercizio della nostra professione ed è quella di pro-muovere e diffondere un concetto più alto di «formazione», comprendente prima di tutto quella umana e spirituale di cui si avverte urgente il biso-gno. E non basta formalizzare con la Chiesa accordi e collaborazioni. Occorre testimoniare il Cristianesi-mo nella quotidianità, aiutare i nostri ragazzi a sco-prire Cristo Uomo nella Storia e Maestro, rivedere il ruolo degli insegnanti di religione, ponte naturale tra scuola, parrocchia e territorio.

4. FUNZIONE DELL’UCIIM QUALE TRAIT D’UNION Il docente UCIIM dovrebbe rappresenta-re, operando non solo nell’ambito della scuola, il va-lore aggiunto di una comunità educante che si appre-sta a superare la logica delle diverse «agenzie educati-ve». Ben lungi dall’essere una questione puramente lessicale, il valore semantico che le parole esprimono può essere il primo passo verso un cambiamento profondo, capace di dare all’associazione valore so-

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ciale e una visibilità non fine a se stessa ma capace di veicolare «buone pratiche» che devono trovare corri-spondenza in comportamenti coerenti e autentici. È prezioso il ruolo dei laici nella società e nella Chiesa, se sanno essere la «coscienza scomoda », come diceva don Tonino (1), di quanti hanno barattato la propria identità culturale e spirituale «con una manciata di lenticchie». Pertanto, anche l’UCIIM deve ripensarsi, ritrovando il coraggio di proporsi, nelle piccole realtà periferiche come a livello nazionale, nell’esercizio di un «servizio» non sempre percepito o testimoniato. Per essere trait d’union nella società complessa di oggi, l’UCIIM deve non solo saper leggere con occhi di speranza le istanze del presente, deve saper acco-gliere e, se non basta, sapersi approssimare, testimo-niando una fede che diventa stile di vita e attenzione ai più deboli. Basti pensare all’equivoco della scuola dell’obbligo, sempre più percepita come «obbligo » a frequentare da parte dei ragazzi e non piuttosto come «obbligo» da parte della scuola a rimuovere quegli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale che impediscono a molti ragazzi di raggiungere traguardi culturalmente, socialmente e moralmente dignitosi. E non pensiamo che questo sia o possa rimanere pura retorica: i ragazzi di oggi e tanti adulti sono assetati di cose buone, vere, di comportamenti autentici. Il bene trova sempre terreno fertile, purché siano buoni i semi e autentici i seminatori. Troppo spesso cadiamo anche noi nella trappola di chi rinvia ogni responsa-bilità ad una «società » indeterminata, dimenticando che la società siamo tutti noi e all’associazionismo, cattolico in particolare, spetta il compito, non facile, di percorrere sentieri non sempre agevoli, spesso in salita, in una «cordata» che ci faccia cogliere concreta-mente l’urgenza di uscire dall’«io» e abbracciare il «noi», unica strada per risalire la china.

5. Per realizzare un efficace rapporto tra scuola, isti-tuzioni e territorio fondamentali sono le strategie e le metodologie che consentono di migliorare il rappor-to tra scuola ed ente locale, individuando le procedu-re adeguate all’esercizio delle funzioni e i compiti ad

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DIALOGO CON LE ISTITUZIONI E CON IL TERRITORIO

a cura di Rosalba Candela, Francesco Castronuovo, Antonio Galdiero, Leonardo Riso, Caterina Romano

essi attribuiti: ACCORDI di PROGRAMMA, IN-TESE, TAVOLI di CONCERTAZIONE, RETI INTERISTITUZIONALI, VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE UMANE E PROFESSIONALI E STRUTTURALI PRESENTI SUL TERRITO-RIO, ecc. Ma qual è la novità? Anche in questo caso si tratta di una terminologia usata e abusata. La novi-tà non è nel «cosa» fare per favorire il dialogo con il territorio; il problema sta nel «come» realizzare e vi-vere l’esperienza della rete, nel valore che intendia-mo dare al termine «dialogo », nel grado di condivi-sione degli obiettivi, nella capacità di spersonalizzare gli interventi, nella determinazione ad abbandonare comportamenti autoreferenziali o autocelebrativi, nella disponibilità a metterci veramente in discussio-ne, nelle ragioni stesse della nostra appartenenza all’UCIIM. Talvolta le richieste di collaborazione, in attività da realizzare in rete, sono vissute come im-posizioni o forzature, in un clima di sfiducia, demoti-vazione, disimpegno o sovraccarico di lavoro e sfug-ge spesso un fatto molto importante: l’utilità e l’effi-cacia di tali iniziative dipendono dal grado di colla-borazione e di condivisione degli interlocutori, dalla chiarezza ideativa e comunicativa, dall’atteggiamento di ciascun partner nei confronti dei singoli interlocu-tori e della rete stessa.

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La formazione ai tempi dei «non luoghi» Il neologismo nonluogo, coniato da Marc Augè (1) definisce due concetti complementari ma assoluta-mente distinti: da una parte quegli spazi costruiti per un fine ben specifico (solitamente di trasporto, tran-sito, commercio, tempo libero e svago) e dall’altra il rapporto che viene a crearsi fra gli individui e quegli stessi spazi; spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici. Da questa defi-nizione si deduce come molta formazione della nuo-va generazione avvenga nei «non luoghi», nel gruppo dei pari, «sfangando la vita» con amici, negli incontri, negli happening, in piazza, al pub, allo stadio, con la navigazione su internet … più che nei «luoghi», cioè nelle istituzioni basiche di vita: la famiglia, la scuola, la parrocchia, la vita sociale civile-pubblica. Tali «non luoghi», in larga misura in tutto il «villaggio globale» del sistema sociale di comunicazione, diventano … i luoghi privilegiati di socializzazione dell’adolescenza e della gioventù; e assurgono a una vera e propria «scuola parallela » e a una «università della vita» in cui si viene a conoscenza di realtà impensate, si elabora-no modi di vedere l’esistenza e si fa pratica di com-portamenti innovativi, non ufficiali, anzi non sempre socialmente approvati. In questo contesto cosa può fare la scuola? La «media-socializzazione» globalizzata Crescere non è stato mai facile per molti, sia per le condizioni personali di disagio, sia in contesti sociali negativi di abusi, violenze, merce lavoro, situazioni di guerra e di fame. Ma, oggi, anche l’esistenza e la cre-scita delle nuove generazioni, che vivono in condi-zioni normali, ha peculiarità tutte sue, che non sono senza incidenza sullo sviluppo delle potenzialità e risorse personali e generazionali. A differenza delle generazioni precedenti, l’attuale ha avuto o ha una socializzazione, primaria e secondaria, segnata da una esposizione massiccia ai mass-media. L’immediatezza e la «multicodicalità», cioè l’uso simultaneo di molti modi per «codificare» non solo i messaggi, ma per dar corpo ed esaudire bisogni o esprimere desideri o intuizioni, grazie alle tecniche informatiche, analogi-che e digitali, sono diventate quasi parte del DNA delle ultime generazioni. Secondo alcuni ciò ha come controparte il rischio di un immiserimento delle ca-pacità riflessive e di quelle razionale-astrattive, come pure del senso delle distinzioni concettuali, delle componenti analitiche e della comprensione globale. Avremmo quasi una sorta di «mutazione antropologi-

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DIALOGO CON I «NON LUOGHI» a cura di Massimo Angeloni, Rosalba Fiducia, don Carlo Nanni, Laura Righi Pasculli

ca»: andremmo dall’«homo sapiens» all’«homo vi-dens» (2). Inoltre, una nuova specie è ora all’’oriz-zonte: l’«homo zappiens» (3). È la specie dei ragazzi nati nell’era digitale, abituati quasi naturalmente al multitasking , cioè all’uso simultaneo di più strumen-ti elettronici, che va comportando l’assunzione di caratteristiche che sembrano segnare un vero muta-mento antropologico. Si svilupperebbe una nuova abilità mentale, basata sulla capacità di pensare in modo non sequenziale e di individuare quali siano gli elementi essenziali all’interno di una offerta confusa e contemporanea di informazioni. Parimenti l’alto grado della «simulazione» può far scambiare il «virtuale» con il «reale». Sicché molti giovani (e non giovani) rischiano di perdere anche il senso della realtà e del limite (soprattutto se risultassero troppo limitati i tempi delle relazioni concrete, dell’esperien-za reale, della fatica del vivere insieme con gli altri). Oltre la generazione della Televisione? Più che il cambiamento (come è stato ed è genera-zione nata dopo gli anni ’90 ha avuto e ha a che fare con l’innovazione e la sua forte accelerazione. Essa non è più solo la generazione «media- socializzata» dalla Televisione. È, infatti, anche la generazione della «cultura digitale», dei cosiddetti «nativi digitali» nel senso che essi sono nati come se avessero il digi-tale nel proprio DNA. Essi nascono come se avesse-ro le «protesi tecnologiche» che sono parte integran-te della loro identità individuale e sociale. Fin da pic-coli videogiocano, hanno un blog, e comunicano con i social network come Facebook o My Space. È con questa «specie in via di apparizione » che dovremo confrontarci noi «immigrati digitali ». Non sono «nuovi barbari»… sono semplicemente un’altra ge-nerazione. La generazione precedente che usa il computer è piuttosto quella dei «digitali migranti» che - come molti insegnanti - sono entrati in un se-condo momento nel mondo digitale, dove invece i nostri studenti sono nati e cresciuti . Con il diffon-dersi generalizzato dei micro-chip elettronici e della tecnica digitale, che permette di «simulare» e non semplicemente di «rappresentare», si può arrivare allo scambio o il mescolamento di «virtuale»- «reale», producendo delle «second Life» o degli «avatar» o delle «community» virtuali, che danno la sensazione di costruire altri mondi ma rischiano di far prendere il congedo dalla vita concreta, materiale, storica. Pe-raltro a seguito dell’uso del digitale, si viene a svilup-pare una razionalità diversa da quella teorica o prati-

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ca o estetica tradizionali. La nuova generazione digi-tale sviluppa soprattutto la razionalità tecnologica, funzionalistica. I «teenager » sono sempre più «tecno-ager». Ma è anche la generazione della multicultura (fisica, virtuale, generazionale, tra habitat metropoli-tani o provinciali/«paesani»), con movimenti vitali non sempre coordinati di dialogo culturale, di difesa dell’identità, di omologazione, di fondamentalismo o all’opposto di scetticismo teorico e valoriale. Nuovi modi di apprendere e di socializzare Questa generazione sembra apprendere più nell’in-formale (vissuti ed esperienze) che nel non-formale (tradizione familiare) o nel formale (istruzione scola-stica), più nei «non luoghi che nei «luoghi», più se-condo logiche informatiche che razionali, più per immagini che per concetti, selezionando più ciò che appare utile e funzionale piuttosto che ciò che è vero e il bello in sé e per sé, più emotivamente che logica-mente, più per frammenti che per quadri. Allo stesso tempo sembra che si possa parlare anche di nuovi modi di socializzare . Con il Web 2.0 (con i «blog», «Facebook» o «Youtube») e con i telefonini si hanno indubbiamente più possibilità di comunicare, di in-contrarsi «virtualmente», di interagire, di formarsi idee (politiche), di «costruire » la conoscenza e la real-tà: di confrontarsi, di dire la propria in materia sociale e politica… ma stando chiusi in camera (avendo un contatto virtuale, non reale), innescando in tal modo la formazione di una «identità solitaria» e una socia-lizzazione realizzata nell’apertura solo a quelli che la pensano «come me» (da «socialità ristretta»), senza confronto con il mondo reale istituzionalizzato: con il rischio di manipolazione da parte dei «guru del web», o con un agire senza assunzione di responsabi-lità concrete. Sembra venire su una nuova leva di cit-tadini più formati con e sui blog, forum, Messanger, chattando o via SMS, Facebook che con l’ideologia partitica e la pratica politica. La comunicazione con i nuovi media digitalizza-ti Con l’avvento di new media cambia il nostro modo di vivere le relazioni e il rapporto con il mondo e le cose. I nuovi media digitalizzati hanno, infatti, una intrinseca capacità di deterritorializzazione e di inte-razione molti-molti. Essi possono stimolare l’accesso, il contatto, l’interscambio, il dialogo e il dibattito, potendosi ognuno allargare e collegare con ogni parte del mondo dove ci sia un terminale collegato alla re-te. Potenzialmente i nuovi media digitalizzati offrono

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DIALOGO CON I «NON LUOGHI» a cura di Massimo Angeloni, Rosalba Fiducia, don Carlo Nanni, Laura Righi Pasculli

la possibilità per i più poveri di accedere allo stesso patrimonio culturale, ma è anche minaccia di domi-nio tecnologico e dilatazione del divario ancora più forte tra chi ha e chi non ha tali possibilità tecnologi-che. Il digitale può favorire il pluralismo e l’omologa-zione o, per altro verso, in quanto la cultura digitale è de-strutturata e de-centrata, può favorire le resi-stenze al dominio culturale imperante (4). Più in ge-nerale si potrebbe insinuare che la concezione della stessa realtà è diventata più fluida e più dinamica. Possibilità educative Le attuali contaminazioni digitali dei media, antichi e nuovi, come le arti visive, la letteratura, il teatro, il cinema, la radio, il giornale, la televisione, la telefo-nia, la rete informatica e telematica ecc., invitano a ricercare quella «com-unicazione» tra diversi modi di apprendere e di conoscere, sempre più urgente nell’attuale complessità e problematicità vitale e cul-turale. Dal punto di vista educativo non sarà tanto quindi da affermare se la televisione è buona o catti-va maestra, come in passato si diceva per il libro e oggi per l’internet (5). Il problema diventa quello del buon uso secondo «la bisogna», coscienti delle speci-ficità di ciascun «medium» e delle sue «virtualità» e eventuali «virtualizzazioni», vale a dire le sue poten-zialità e uso amplificativi: in genere ed educativa-mente in particolare. Peraltro, la ricerca del «buon uso» fa riferimento a una funzione educativa «forte», perché c’è da aiutare chi apprende a essere personali-tà libere, capaci di consapevolezza e criticità, di ri-flessione e creatività, di libertà e responsabilità parte-cipativa e solidale. In questo orizzonte di senso si comprende la dignità umana e pedagogica della Me-dia-education (6), a sua volta inquadrabile nella più vasta prospettiva della «edu-comunicazione» (7). In-dubbiamente ai «luoghi tradizionali», prime tra tutte la scuola, resta il compito di aiutare a riflettere, siste-matizzare, integrare, vedere il senso umano, persona-le e comunitario di quanto si conosce e si sperimenta nei «non luoghi» e dell’uso- frequentazioni stessi di tali opportunità formative. Insegnanti e educatori al tempo dell’internet È inderogabile ricercare l’alleanza e non la demoniz-zazione di tali modi nuovi di apprendere. Farne una risorsa educativa non un danno. Vale anche in que-sta sede il principio salesiano dell’ «amare ciò che i giovani amano, per far loro amare il vero, il bello, il giusto, ... il santo». Se necessario si dovrà uscire – mentalmente e operativamente – fuori delle mura

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calde e «familiari » delle «case» (famiglia, scuola, par-rocchie, oratori, istituti …). Il primo compito dell’e-ducatore, infatti, oggi più che mai, è quello di esserci e di non stare fuori del campo dove viene giocata la partita pedagogica, andando incontro, ricercando i giovani dove e come sono, nello loro movenze e identità non sempre prevedibili e chiare In senso più generale si può dire che occorre «avere un cuore» che sa farsi prossimo dei giovani e «buon samaritano» nel loro essere «a rischio »: individuando le situazioni di disagio visibile o nascosto, le antiche e le nuove po-vertà dei giovani, i loro diritti/doveri, troppo spesso conculcati o impediti di svilupparsi a pieno; scom-mettendo sulle risorse positive di ognuno (tra cui le tecnologie digitali!). In nome e sempre per quella «cosa buona, anzi divina e tra le cose divine, divinissi-ma, che è l’educazione», per dirla con le parole di don Bosco stesso (MB XIII, 629). Ma in senso più speci-fico si sarà quasi «costretti » ad abilitarsi alla frequen-tazione e all’uso pedagogico delle nuove tecnologie informatiche e telematiche, e «necessitati» a parteci-pare all’operare educativamente in rete. Per fare in modo che i ragazzi, nativi digitali, vivano da cittadini della rete attivi e consapevoli anche a scuola, potreb-be essere utile utilizzare strumenti della nuova comu-nicazione indotta dal web 2.0 (blog, forum, ecc) la creazione di un blog di classe. Si ritiene che occorra modificare la struttura finora «analogica» dell’appren-dimento scolastico (il prof. spiega, l’allievo studia su un libro – e solo su quello – per poi ripetere in classe la lezione) per rendere l’apprendimento a scuola ac-cattivante come quello dinamico che avviene in un «non luogo». Il libro di testo non verrà soppiantato in nessun caso, ma verrà inglobato, appunto, in un nuo-vo sistema di studio. Le pagine stampate verranno usate in modo nuovo, più creativo e più vicino alla mentalità versatile dei nativi digitali. Altrimenti, se-condo McLuhan, sarebbe come cercare di guidare una macchina guardando nello specchietto retroviso-re. Similitudine che ci permette di mantenere un ca-posaldo: alla guida c’è sempre e comunque una per-sona sola, l’insegnante. Ovviamente potrebbe essere necessario lavorare sulla versione «Insegnante 1.0» per aggiornarlo ala più concorrenziale versione web 2.0. Ma di questo passaggio si potrebbe occupare un progetto dedicato alla formazione dei docenti. (1) Nonluoghi. Introduzione a un'antropologia della surmodernità, Elèuthera, 2009.

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DIALOGO CON I «NON LUOGHI» a cura di Massimo Angeloni, Rosalba Fiducia, don Carlo Nanni, Laura Righi Pasculli

(2) G. SARTORI, Homo videns. Televisione e post-pensiero, Laterza, Roma/Bari, 20002. (3) WIM VEEN, BEN VRAKKING, Homo Zap-piens. Crescere nell’era digitale, Edizioni Idea, Ro-ma. (4) J.SSERVAES ET AL., Participatory communica-tion for social change, London, Sage, 1996. (5) K.P. POPPER ET AL., Cattiva maestra televisio-ne. Introduzione di G. BOSETTI, nuova edizione riveduta e ampliata con scritti di K. Wojtila, Milano, Reset, 2002; R. FARNÉ, Buona maestra TV, Roma, Carocci, 2003. (6) L. MASTERMANN, A scuola di media. Educa-zione, media e democrazia nell’Europa degli anni ’90, Brescia, La Scuola, 1997; P.C. RIVOLTELLA, Media education. Modelli, esperienze, profilo disciplinare, Roma, Ca-rocci, 2001. (7) I. DE OLIVEIRA SOARES, Educomunicazio-ne, in F. LEVER, P.C. RIVOLTELLA e A. ZA-NACCHI, La Comunicazione. Il Dizionario di scienze e tecniche, Roma, Elledici, Rai Eri, Las, 2002, pp. 418-421.

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Lo statuto di un’Associazione rappresenta la sua identità. E come le identità delle persone e delle co-munità si deve fondare sulla memoria storica e su un’attenta lettura della realtà presente, proiettandosi in modo propositivo, prospettico e positivo verso il futuro.

Crediamo che questo principio debba guidarci nel nostro lavoro di revisione propedeuticamente in sede locale, Assemblee sezionali e Congressi provinciali, e successivamente nella nostra massima espressione deliberante, il Congresso nazionale.

A nostro parere, lo statuto deve essere rivisto, salva-guardando però le finalità associative, che ci contrad-distinguono come realtà cattolica che opera per il bene della scuola, dei giovani e della società, il valore delle scelte partecipative e democratiche dei Soci, la centralità delle decisioni collegiali e il nucleo fondan-te associativo, la Sezione. Anche la natura e le attività sono ben definite e articolate e ci sembra possano adeguatamente rispondere, sia pur con qualche modi-fica, al raggiungimento delle nostre finalità. Invece rilevanti cambiamenti, a nostro giudizio, dovranno essere realizzati per quanto riguarda la struttura gene-rale e delle parti specifiche. In primo luogo bisogna rendere lo statuto più snello. Non si dovrebbero su-perare i 14 articoli, che dovrebbero riguardare le di-mensioni costitutive e fondanti dell’Associazione, inserendo la parte procedurale nel Regolamento or-ganico. La nostra proposta, da sottoporre all’analisi e allo studio a livello locale, è la seguente:

Art. 1 Costituzione

Art. 2 Durata

Art. 3 Sede nazionale

Art. 4 Finalità

Art. 5 Natura

Art. 6 Attività

Art. 7 Struttura democratica

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LO STATUTO: IDENTITÀ ASSOCIATIVA

a cura di Anna Bisazza, Pierangelo Coltelli, Anna Di Gregorio, Giacomo Timpanaro, Rossella Verri

Art. 8 Soci

Art. 9 Organizzazione

Art. 10 Cariche sociali

Art. 11 Patrimonio

Art. 12 Santo patrono

Art. 13 Regolamento organico nazionale

Art. 14 Modifiche allo statuto.

Per facilitare il lavoro di revisione dello statuto indi-chiamo analiticamente i punti che, a nostro giudizio, sono più rilevanti per un’approfondita analisi che porti a significative e positive modifiche statutarie.

1. Identità e denominazione

Proponiamo di ritornare a chiamarci Unione, la-sciando nel primo articolo anche la definizione As-sociazione. Il termine Unione deve essere inserito di nuovo anche nella specificazione dell’acronimo, che rimane, ovviamente, sempre UCIIM. Il primo artico-lo, per esemplificare, potrebbe essere riscritto nel seguente modo «È costituita l’associazione UCIIM, unione cattolica italiana di insegnanti, dirigenti, edu-catori e formatori del sistema educativo di istruzione e di formazione ».

2. Organi Associativi

Da rivedere la parte riguardante gli Organi associati-vi e possibilmente l’elezione degli stessi. Si dovrebbe potenziare e valorizzare il livello regionale. La rap-presentanza provinciale si potrebbe innovare, preve-dendo anche delle differenziazioni locali. Si potreb-bero modificare la costituzione e i compiti del Con-siglio di presidenza, del Consiglio centrale e del Con-siglio nazionale.

La proposta, a livello nazionale, è la seguente:

− Congresso nazionale

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XXIV CONGRESSO NAZIONALE UCIIM OLTRE LA CRISI: LA SCUOLA IN DIALOGO

LO STATUTO: IDENTITÀ ASSOCIATIVA

a cura di Anna Bisazza, Pierangelo Coltelli, Anna Di Gregorio, Giacomo Timpanaro, Rossella Verri

XXIV CONGRESSO NAZIONALE PROPOSTE DI MODIFICA ALLO STATUTO

Deliberate dall’Assemblea della Sezione di ................................................ il ................... Deliberate dal Congresso Provinciale di .....................................................il ...................

Articoli, commi da modificare Proposte di modifica Motivazioni delle proposte

Page 21: e-news UCIIM Lazio Speciale Congresso

COME RAGGIUNGERE

Il Grand Hotel Duca D'Este

Via Tibur"na Valeria, 330 - 00011 Tivoli Terme Tel:07743883

Da Aeroporto Fiumicino / Leonardo Da Vinci

Treno per Roma fino alla stazione Tibur"na o Termini.

Dalla stazione Termini

metro "B" fino alla stazione Ponte Mammolo e poi autobus per "Tivoli Via Tibur"na" che parte ogni 10/15 minu".

L'autobus si ferma di fronte all'ingresso dell'albergo

Dalla stazione Tibur�na

treno per la stazione "Bagni di Tivoli" ogni ora ca.

La stazione di Bagni è situata a ca. 500 m. dall'albergo.

Dalle autostrade

Sull'autostrada Firenze/Napoli prendere l'A24 uscita Roma Est direzione L'Aquila/Pescara e subito uscire al casello Tivoli. Anda-

re dri=o e poi prendere direzione Roma. L'albergo si trova a circa 4 Km sulla strada.

Dal Grande Raccordo Anulare

Uscita n. 13 Via Tibur"na direzione Tivoli. L'albergo si trova a ca. 10 Km sulla sinistra.

oppure

Seguire le indicazioni per l'autostrada Roma/L'Aquila. Uscire a Se=ecamini Car Centro Agroalimentare. Seguire le indicazioni

per Tivoli - Via Tibur"na. Ci si imme=e sulla Via Tibur"na direzione Tivoli e a circa 5 Km sul lato sinistro della strada si trova il

Grand Hotel Duca d'Este.

Coordinate da inserire sul navigatore satellitare per raggiungere l'hotel:

41.952628° N

12.716184° E

è necessario impostare sul navigatore il seguente indirizzo: via dell'Aeronau"ca (Tivoli Terme)

SERVIZIO TAXI CON PRENOTAZIONE

SIGNOR ENRICO CELL. 3483939153

AEROPORTO FIUMICINO-TIVOLI EURO 70.00 (MAX 4 PERSONE)

STAZIONE TERMINI – TIVOLI 50 EURO (MAX 4 PERSONE)

STAZIONE TIBURTINA – TIVOLI 50 EURO (MAX 4 PERSONE)

XXIV CONGRESSO NAZIONALE UCIIM OLTRE LA CRISI: LA SCUOLA IN DIALOGO

La sede del Congresso

Cliccare sull’immagine per collegarsi al sito dell’Hotel

Page 22: e-news UCIIM Lazio Speciale Congresso

XXIV CONGRESSO NAZIONALE TIVOLI (ROMA) • GRAND HOTEL «DUCA D’ESTE»

6/9 DICEMBRE 2012

Oltre la crisi: la scuola in dialogo

SCHEDA ISCRIZIONE

Il/La sottoscritto/a _________________________________________________________

Luogo e data di nascita _____________________________________________________

Indirizzo _________________________________________________________________

CAP, Città e Provincia ______________________________________________________

Telefono ________________________________Cellulare _________________________

E-mail ___________________________________________________________________

Qualifica _________________________________________________________________

Materia di insegnamento ____________________________________________________ In servizio SI NO Pensionato/a SI NO

Parteciperà al XXIV Congresso Nazionale UCIIM in qualità di: ���� DELEGATO DELLA PROVINCIA DI__________________________________ ���� UDITORE DELLA PROVINCIA DI __________________________________ ���� CONSIGLIERE CENTRALE USCENTE ���� PRESIDENTE REGIONALE _______________________________________ ���� FAMILIARE DI ___________________________________(Pr. di _______)

Data,__________________________ Firma ___________________________

NOTE ORGANIZZATIVE

Da RESTITUIRE per e-mail a [email protected] o per fax 0668802701 entro il 6 no-vembre 2012, unitamente alla scheda di prenotazione servizi, che segue.

I residenti in hotel allegheranno copia dell’acconto di € 120,00 (per chi prenota camera doppia)

€ 150,00 (per chi prenota camera singola) effettuato tramite bonifico bancario Intestato a

UNIONE CATTOLICA ITALIANA INSEGNANTI MEDI - Credito Valtellinese – Sede di Roma - Via S. Pio X, 6/10 - 00193 Roma - Codice IBAN: IT70R0521603229000000091104 – Causale: XXIV Congres-so Nazionale.

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SCHEDA DI PRENOTAZIONE SERVIZI

SOGGIORNANTI IN HOTEL

SOGGIORNO AL SOGGIORNO AL SOGGIORNO AL Grand Hotel Duca d’Este

Via Tiburtina Valeria, 330 - 00011 Tivoli Terme (Roma)

Dalla cena del 6 dicembre al pranzo del 9 dicembre 2012 Il pacchetto non è frazionabile

Singola

300.00

Doppia (a persona) 240.00 Con: _____________________________

Tripla (a persona) 240.00

Con: _____________________________ Con: _____________________________

Alla quota soggiorno va aggiunto un contributo di euro 20.00 (esclusi i familiari)

PER CHI NON SOGGIORNA IN HOTEL Contributo di euro 20.00 Da versare all’arrivo alla Segreteria del Convegno

Prenotazione pasti costo singolo pasto: € 25.00

6 dicembre cena

7 dicembre pranzo

cena

8 dicembre pranzo

cena

9 dicembre pranzo

PER RAGGIUNGERE L’HOTEL E’ PREVISTO, A TITOLO GRATUITO,

UN BUS NAVETTA DALLA STAZIONE TERMINI

SIA IL GIORNO DEGLI ARRIVI CHE IL GIORNO DELLE PARTENZE

PER TALE SERVIZIO SARANNO COMUNICATI

GLI ORARI DI PARTENZA E OGNI UTILE DETTAGLIO