Upload
ledien
View
213
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
1 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
ECONOMIA
AZIENDALE
ANNO 2012 – 2013
GRUPPO R-Z
PROF. ELISA BONOLLO
2 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
L‟economia aziendale appartiene alle scienze sociali che si fondano sull‟osservazione della vita dell‟uomo,
in particolar modo dal punto di vista economico. Le scienze sociali appartengono alle scienze
umanistiche. L‟uomo ha
BISOGNI che sono illimitati per natura
BENI ECONOMICI che sono limitati per natura
I bisogni possono essere soddisfatti o da beni economici o da beni non economici.
PROBLEMA ECONOMICO: l‟uomo ha bisogni illimitati che deve soddisfare con beni limitati. La persona
dunque dovrà dare delle priorità ai propri bisogni.
L‟uomo tende a volere un massimo risultato con un minimo sforzo. Questo è definito PRINCIPIO DEL
TORNACONTO O DELLA CONVENIENZA ECONOMICA O EDONISTICO. Se i beni economici fossero
illimitati o i bisogni limitati, il problema economico non sussisterebbe.
ATTIVITA ECONOMICA: attività che l‟uomo svolge per risolvere il problema economico. Essa può
essere:
DIRETTA: 2 fasi
o PRODUZIONE: crea disponibilità di beni economici
o CONSUMO: utilizza i beni economici per soddisfare i suoi bisogni
INDIRETTA: 3 fasi
o PRODUZIONE
o SCAMBIO: avvicina il produttore al consumatore
o CONSUMO
Nell‟attività economica indiretta, i soggetti della produzione e del consumo non sono gli stessi. Chi
produce non lo fa solo per se ma anche per terzi. Nello scambio, il produttore cederà il bene economico
prodotto in cambio di una controprestazione. Lo scambio avviene sul MERCATO, luogo simbolico, dove
s‟incontrano domanda e offerta in cui si stabilisce il prezzo. Il prezzo è la sintesi delle negoziazioni. Al
bene viene dato un valore in termini monetari.
A monte dell‟attività economica ci sono i bisogni. A noi interessano i bisogni soddisfatti da beni
economici.
ATTIVITA DI CONSUMO: attività attraverso cui si soddisfa il bisogno (il bene economico viene meno).
ATTIVITA DI CONSUMO + ATTIVITA DI PRODUZIONE = PARTE DELL‟ATTIVITA ECONOMICA
Tra le scienze umane che studiano l‟attività economica ci sono:
ECONOMIA POLITICA: studia i sistemi economici. I sistemi economici sono insieme di
soggetti e entità più complesse che producono beni economici e li consumano per soddisfare i
bisogni
ECONOMIA AZIENDALE: studia i fenomeni economici dal punti di vista dell‟azienda. Studia le
aziende, ovvero unità elementari del sistema economico
3 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
Le aziende sono istituzioni sociali, cioè non esistono in natura, le ha create l‟uomo. L‟azienda è studio di
diverse discipline:
Economiche
Giuridiche
Tecnico / Ingegneristiche
Sociali
L‟azienda è un‟organizzazione di:
PERSONE elemento umano
BENI elemento materiale (non sinonimo di fisicità)
Questi due elementi devono essere coordinati. L‟azienda svolge un‟attività economica che ha come fine
il soddisfacimento dei bisogni umani. Il fine dell‟azienda invece non è lo stesso di quello dell‟attività
economica ma è quello di sopravvivere. L‟azienda crea beni economici secondo una LOGICA
ECONOMICA. Questa logica economica consiste nel fatto che l‟utilità creata dall‟azienda, ovvero
l‟utilità del bene creato, deve essere superiore all‟utilità che l‟azienda consuma per produrre.
L’ AZIENDA
Le persone rappresentano il fattore lavoro e i beni il fattore capitale. Tra loro vi deve essere un
equilibrio armonico. Il lavoro può essere
DIPENDENTE
INDIPENDENTE
I SOGGETTI ECONOMICI sono coloro che rappresentano il fattore lavoro indipendente. Essi sono
individui o gruppi di individui che governano l‟azienda. Hanno un POTERE VOLITIVO, cioè il potere
decisionale, perché sono organi di governo. Chi ha la proprietà dell‟azienda ha il potere decisionale.
Questo potere può appartenere anche a chi non ha la proprietà. Questo avviene in casi particolari (TOP
MANAGEMENT). Il lavoro dipendente si divide in:
DIRETTIVO (es. dirigenti)
ESECUTIVO (es. operai e impiegati)
I dirigenti dirigono altre persone; hanno il compito di raggiungere gli obbiettivi che il soggetto
economico si è posto. Gli operai e gli impiegati eseguono i lavoro.
4 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
CLASSIFICAZIONE DELLE AZIENDE
In funzione della diversa tipologia di beni e servizi prodotti ci sono:
AZIENDE MANIFATTURIERE (O INDUSTRIALI): sono quelle che allestiscono beni materiale
ottenuti mediante una trasformazione fisico – chimica di materie prime o l‟assemblaggio di
componenti. La maggior parte delle imprese manifatturiere fa parte di Confindustria (la FIAT
non ne fa più parte).
AZIENDE NON MANIFATTURIERE: esse si dividono in:
o AZIENDE COMMERCIALI: si occupano della commercializzazione del prodotto. Non
creano un prodotto ma creano un‟utilità all‟uomo. Uno dei problemi delle aziende
commerciali è la gestione del magazzino.
o AZIENDE DI SERVIZI: sono le aziende come quelle di trasporti oppure che si occupano
dei servizi sanitari. Non hanno un magazzino.
DISTINZIONE TRA AZIENDA E IMPRESA
Le aziende si divido poi in:
IMPRESE: sono quelle che collocano la loro produzione sul mercato e scambiano i prodotti che
hanno allestito in cambio di denaro. Assume importanza il mercato. Producono esclusivamente o
per la maggior parte per il mercato.
NON IMPRESE: aziende che producono solo per il consumo. Non si rivolgono al mercato. Sono
aziende perché operano in una logica di risorse limitate, secondo il principio di ECONOMICITA.
In entrambi i casi l‟utilità creata deve essere maggiore all‟utilità consumata, secondo il principio di
economicità. Esistono poi le NON AZIENDE, come l‟amministrazione pubblica, che non operano secondo
il principio di economicità ma seguono il PRINCIPIO DELLA SOCIALITA. Molte non aziende tendono a
diventare aziende per evitare sprechi.
GESTIONE AZIENDALE
t0 tm
L‟economia aziendale studia le manifestazioni di vita di un‟azienda. L‟insieme dei fatti amministrativi
dell‟intera vita dell‟azienda rappresenta la gestione aziendale. La vita dell‟azienda si suddivide in tre
fasi:
1. FASE DELLA COSTITUZIONE (to): è il momento in cui nasce l‟azienda, quando l‟idea di un
soggetto diventa concreta, quando ci sono fattore umano e fattore capitale.
2. GESTIONE DELL’AZIENDA IN FUNZIONAMENTO: è l‟arco che va da to a tm dove l‟impresa
opera e vive. La gestione in senso stretto è quando si producono beni economici.
5 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
3. FASE DELLA CESSAZIONE (tm): l‟impresa smette di esistere, o chiude o fallisce. I 2 fattori
vengono disgiunti. Si cerca di vendere i beni. Cessazione = liquidazione.
La gestione in senso stretto è quando viene realizzata l‟attività di produzione dei beni economici. È
un‟attività ciclica infatti si parla di ciclo della produzione.
CICLO DELLA PRODUZIONE: 3 fasi
1. FASE DI INPUT: acquisizione dei fattori della produzione. Ci si rivolge al mercato di
approvvigionamento. Esistono dei condizionamenti e dei vincoli a seconda dell‟ambiente in cui si
opera.
2. FASE DI TRASFORMAZIONE: si ha il consumo dei fattori della produzione e l‟allestimento dei
prodotti. Si ha il condizionamento dei clienti.
3. FASE DI OUTPUT: cessione sul mercato dei prodotti allestiti in cambio di risorse monetarie.
Ci si rivolge al mercato di sbocco. In questa fase è l‟azienda che produce dei condizionamenti
sull‟ambiente esterno.
I fatti della gestione o fatti amministrativi o operazioni aziendali possono essere di 2 tipi:
FATTI DI GESTIONE ESTERNA: l‟azienda si correla con terze economie o soggetti terzi.
Questo avviene nelle fasi di input e output.
FATTI DI GESTIONE INTERNA: riguardano la fase della trasformazione che è tutta
all‟interno dell‟azienda. Hanno rilevanza il fattore umano e capitale. Viene realizzata la
COMBINAZIONE PRODUTTIVA, ovvero l‟insieme di operazioni attraverso le quali i diversi
fattori comprati vengono combinati, si trasformano per dare vita al prodotto.
I fatti della gestione devono rispettare i requisiti di economicità. Bisogna avere la consapevolezza che
le risorse a disposizione per produrre sono limitate. Nell‟attuare la produzione si deve verificare questa
disuguaglianza:
UTILITA DELLE RISORSE UTILITA DEI PRODOTTI
≤
CONSUMATE PER PRODURRE ALLESTITI
Solo in questo caso si può parlare di creazione di utilità. L‟utilità in realtà è un concetto astratto . Per
misurare l‟utilità delle risorse consumate ( = ricchezza consumata) e quella dei prodotti creati ( =
ricchezza reata) si ricorre a un metro di misurazione omogeneo, la MONETA: bisogna dare un valore in
euro alla ricchezza consumata e a quella creata. Si parla di CREAZIONE DI VALORE quando:
VALORE RISORSE CONSUMATE VALORE DEI PRODOTTI
≤
PER PRODURRE ALLESTITI
6 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
L‟utilità creata dall‟impresa è misurabile in termini di valore. L‟impresa crea valore se: Km0 ≤ Km1
K = capitale monetario
Km0 = ∑q*p = valore consumato espresso in €
Km1 = ∑Q*P = valore creato. È l‟utilità che il mercato riconosce ai suoi prodotti e che viene misurata dal
prezzo di vendita per le quantità vendute
q = quantità dei fattori produttivi consumati. Rappresenta il prezzo che l‟impresa è disposta a pagare
per avere la disponibilità dei fattori.
p = prezzo d‟acquisto dei fattori produttivi
Q = quantità di prodotti venduti
P = prezzo di vendita di questi prodotti. Rappresenta il prezzo che i consumatori sono disposti a pagare
per avere il bene.
Solo le imprese che vanno sul mercato possono sapere che valore danno i consumatori al loro prodotto. P
e p sono VALORI DI SCAMBIO. Il VALORE D‟USO è l‟utilità che un soggetto attribuisce alla
disponibilità di un bene o servizio. Il valore di scambio è il prezzo al quale il bene o servizio può essere
scambiato, acquistato o venduto.
VALORE VALORE
≤
SCAMBIO D‟USO
Altrimenti viene meno la disponibilità dell‟acquirente a comprare.
L‟impresa sopravvive se crea valore ossia se opera in economicità. Operare con economicità significa
operare con:
EFFICACIA: porre in essere azioni utili per creare valore
EFFICIENZA: ottimizzare l‟input o l‟output
LA COSTITUZIONE DI UN’IMPRESA
Affinchè un‟impresa possa nascere serve:
IDEA IMPRENDITORIALE: a fronte di un determinato bisogno, c‟è un soggetto a cui viene
un‟idea per soddisfarlo.
FINANZIAMENTI (capitale umanitario): sono le risorse finanziarie. Per sapere quante ne
servono bisogna fare degli studi. La somma dipende dall‟entità del fabbisogno finanziario iniziale
che a sua volta dipende da:
o NATURA DELL‟ATTIVITA PRODUTTIVA (cosa produrre)
o DIMENSIONAMENTO DELL‟IMPRESA (quanto produrre)
7 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
o MODALITA CON CUI SI PENSA DI ATTUARE LA COMBINAZIONE PRODUTTIVA
(come produrre)
BUSINNES PLAN: è un documento dove vengono indicati i punti precedenti.
Durante la costituzione occorre distinguere due figure fondamentali:
IMPRENDITORE: esercita la funzione di imprenditore ossia apporta le idee e ha la capacità di
governo dell‟impresa
CAPITALISTA: investe “solo” capitale sopportando il rischio di perdita. Non ha avuto l‟idea
imprenditoriale ma crede nell‟idea e ci investe sopra.
Queste due figure possono coincidere
Occorre inoltre distinguere:
SOGGETTO GIURIDICO O TITOLARE DELL’IMPRESA: persona fisica o giuridica nel cui
nome viene esercitata l‟attività e a cui competono diritti e obblighi che nascono dalla
costituzione dell‟impresa e del suo esercizio.
SOGGETTO ECONOMICO: persona fisica o gruppo di persone fisiche che assumono il potere
volitivo, cioè assumono le decisioni strategiche per l‟azienda.
FINANZIAMENTO
Per costruire un‟azienda servono entrate di denaro. Il denaro è anche chiamato FATTORE GENERICO
DELLA PRODUZIONE che poi serve a comprare i fattori specifici. Esistono due modi per procurarsi i
finanziamenti:
1. CAPITALE DI APPORTO / DI PIENO RISCHIO / CON IL VINCOLO DEL PIENO RISCHIO
2. DEBITI DI FINANZIAMENTO / CAPITALE DI RISCHIO LIMITATO/ CON IL VINCOLO
DEL RISCHIO LIMITATO
Il capitale d‟apporto c‟è sempre, quello di rischio limitato può non esserci.
DIFFERENZE
CAPITALE DI PIENO RISCHIO CAPITALE DI RISCHIO LIMITATO
Dato da imprenditori o soci Dato da banche o risparmiatori
Remunerato in via residuale in base all‟andamento
della gestione (ovvero dopo che tutti gli altri
fattori sono stati remunerati)
Remunerato con gli interessi
I = f(C0; i; t)
Con C0 = capitale in prestito
i = tasso di interesse
t = tempo
Rimborso di solito in sede di liquidazione Rimborsato alle scadenze pattuite
8 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
TIPOLOGIE D’IMPRESA
Un solo proprietario – imprenditore che apporta tutto il capitale del pieno rischio IMPRESA
INDIVIDUALE.
Due o più soci apportano il capitale con il vincolo del pieno rischio. Stipulano un contratto
monetario per regolare i rapporti tra di loro e con terzi SOCIETA. La società può essere:
o DI PERSONE: società in nome collettivo (SNC) o società in accomandita semplice
(SAS). Gli imprenditori – proprietari apportano il capitale con il nome di CAPITALE
SOCIALE. Per le obbligazioni sociali rispondono illimitatamente con il loro patrimonio:
I soci della SNC
I soci accomandatori della SAS
o DI CAPITALI: le società di capitali hanno personalità giuridica quindi sono entità
giuridicamente distinte rispetto ai soci. Le società di capitali rispondono esse stesse
per le obbligazioni sociali con il loro patrimonio. Vi è una separazione tra il patrimonio
della società e quella dei soci. Queste società costano, cioè hanno una serie di obblighi
giuridici che le altre società non hanno. Le società di capitali possono essere:
Società per azioni (SPA)
Società in accomandita per azioni (SAPA)
Società a responsabilità limitata (SRL)
Il CAPITALE D‟APPORTO è la grandezza economica di base che rappresenta il fondo di ricchezza
iniziale (CAPITALE DI PROPRIETA) in base al quale si misurano i risultati della gestione. Quando
un‟impresa crea valore, allora il capitale d‟apporto cresce. Il capitale d‟apporto è
essenziale perché l‟impresa esista. Il alcuni casi, come per le piccole imprese,
c‟è solo questo tipo di capitale.
DEBITI DI FINANZIAMENTO = è il capitale del vincolo del rischio limitato.
Deve essere sempre remunerato. Il rischio è limitato anche se esiste.
Se l‟impresa è in forma societaria (SPA), il capitale d‟apporto viene chiamato
CAPITALE SOCIALE. Il capitale sociale è suddiviso in quote di uguale valore chiamate AZIONI o
SHARE. L‟uguale valore prende il nome di VALORE NOMINALE. Le azioni sono quote rappresentative
del capitale sociale e attribuiscono al proprietario la qualifica di SOCIO o AZIONISTA. Essere socio
da alcuni diritti:
DIRITTO DI PROPRIETA su parte dell‟impresa in base al numero di azioni possedute.
DIRITTO DI VOTO nell‟assemblea degli azionisti
DIRITTO DI PARTECIPAZIONE AGLI UTILI commisurato al rapporto tra l‟utile distribuibile
e il numero di azioni. La quota unitaria di utile distribuibile prende il nome di DIVIDENDO.
Le azioni sono trasferibili mediante la vendita. Le azioni delle grandi imprese vengono vendute e
comprate nella BORSA. Il prezzo a cui le azioni sono scambiate è variabile.
L‟ INTERESSE (I) è il prezzo per l‟uso del denaro. C‟è un soggetto che si è privato della disponibilità di
risorse finanziarie per darle a un‟impresa. Il compenso che il soggetto riceve per l‟aver prestato i soldi
è l‟interesse. L‟interesse dipende da:
OBBLIGAZIONI
SOCIALI: obblighi che
ha l’impresa verso terzi
e che derivano dallo
svolgimento della sua
attività
9 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
TEMPO (t) : anni, mesi, giorni.
RISCHIO del soggetto che impresta denaro. È misurato in tasso o saggio di interesse (r)
oppure come tasso o saggio unitario di interesse (i = 𝑟
100). Il tasso di interesse (r) dipende dal
rischio che il soggetto finanziatore avverte. Il rischio è deciso dalle banche o dalle AGENZIE
DI RATING. Le agenzie di rating sono società che danno voti alle imprese e agli Stati. Tengono
conto di molte variabili. È importante avere rating alti perché se si è considerati affidabili, di
pagano meno interessi.
CAPITALE MONETARIO
Ipotizziamo un arco temporale che vada da C0 ( = capitale preso in prestito) a Ct ( = MONTANTE = ciò
che devo restituire.
I = C0 x i x t = Co x r x t
100
Se il tempo è in mesi t = 𝑚
12
Se il tempo è in giorni t = 𝑔𝑔
365
ESEMPI
1. C0 = 40.000 €
r = 6%
t = 1 anno
I = 40.000 x 6
100 x 1 = 2400 €
2. C0 = 40.000 €
r = 6%
m = 2 mesi
I = 40.000 x 6
100 x
2
12 = 400 €
3. C0 = 40.000 €
r = 6%
gg = 10 giorni
I = 40.000 x 6
100 x
10
365 = 65, 75 €
Il tasso di interesse può essere di due tipi:
1. TASSO ANNUO NOMINALE
2. TASSO ANNUO EFFETTIVO GLOBALE: è il reale tasso di interesse
10 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
In realtà il costo di un prestito non è legato solo al costo del prestito ma cin sono anche altri costi
come quelli dell‟avvio della pratica o altri costi di amministrazione.
PROBLEMA DI SCONTO
C0 (tempo 0) Ct (tempo t)
Al tempo 0 l‟impresa vende una grossa partita di merce a un cliente che però chiede una
DILATAZIONE DEL PAGAMENTO. Però in quel momento l‟impresa deve fare un pagamento e non ha
liquidità. L‟impresa può allora rivolgersi alla banca chiedendole se gli presta dei soldi. Il PROBLEMA DI
SCONTO riguarda la non disponibilità di liquidità in quel momento di cui l‟impresa ne disporrebbe al
tempo t. la banca non da tutta la somma che l‟impresa avrebbe al tempo t, ma meno perché si tiene un
compenso per se che si chiama SCONTO.
Sc = Ct x i (tasso di sconto) x t
C0 è il valore attuale ovvero quanto la banca da all‟impresa.
C0 = Ct – Sc = Ct – (Ct x i x t) = Ct x (1 – i x t) = Ct x ( 1 – 𝑟 𝑥 𝑡
100 )
ESEMPIO
Ct = 300 €
r = 6%
m = 6 mesi
Sc = 300 𝑥 6 𝑥 3
1200 = 4,5 €
C0 = 300 – 4,5 = 300 x ( 1 – 6 𝑥 3
1200 ) = 295,5 €
Quando l‟impresa è gestita in forma di società il capital può finanziarsi direttamente presso i
risparmiatori. Si può far ricorso ad una forma di indebitamento che prende il nome di PRESTITO
OBBLIGAZIONALE. Questo è un debito a lungo termine (pluriennale, di solito maggiore a 5 anni) che la
società ha nei confronti dei risparmiatori (OBBLIGAZIONISTI) suddivido in quote di uguale valore
(OBBLIGAZIONI o BOND).
ALTRE FORME DI INDEBITAMENTO:
MUTUO: prestito a medio-lungo termine. È generalmente supportato da una garanzia. Viene
erogato in un‟unica soluzione. Prima di dare il mutuo la banca fa un‟ ISTRUTTORIA DI FIDO.
Viene attuato il pagamento periodico degli interessi. Il rimborso del mutuo può essere graduale
o in un‟unica soluzione.
11 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
ANTICIPAZIONE BANCARIA A SCADENZA FISSA: la banca eroga la somma di denaro
dietro a garanzie di merci o titoli costituiti in pegno.
APERTURA DI CREDITO IN C/C : la banca si obbliga a tenere a disposizione nel c/c
dell‟impresa una somma di denaro a tempo determinato o indeterminato.
IL CICLO DELLA GESTIONE
È formato da quattro fasi che si susseguono nel tempo:
ASPETTO FINANZIARIO E ECONOMICO
Sono due aspetti attraverso cui si studiano le operazioni del ciclo della gestione. La distinzione dei due
aspetti trova fondamento nel fatto che:
La gestione deve portare alla creazione di utilità (valore)
L‟attività di produzione viene sviluppata grazie alla funzione svolta dal denaro che non entra
nella combinazione produttiva ma ne permette la realizzazione.
FASE DEL FINANZIAMENTO:
è la fase di approvigionament
o di risorse di denaro. + DENARO
FASE DI IMPIEGO: fase dell'input. l'impresa si
rivolge al mercato dell'approvigionament
o per acquistare i fattori produttivi
specifici.
- DENARO
+ FATTORI
FASE DI TRASFORMAZIONE: viene realizzata la
combinazione produttiva.
- FATTORI
+ PRODOTTI
FASE DI REALIZZO: i prodotti vengono
collocati ne mercati di sbocco.
- PRODOTTI
+ DENARO
12 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
Quando si parla di ASPETTO FINANZIARIO si fa riferimento ai flussi e deflussi di denaro e quelli
inerenti a valori ad esse assimilati (crediti e debiti). L‟ ASPETTO ECONOMICO evidenzia le cause
economiche che hanno originato i valori finanziari.
EFFETTI DEL FINANZIAMENTO
EFFETTI FINANZIARI EFFETTI ECONOMICI
CAPITALE DI PIENO
RISCHIO + DENARO + CAPITALE DI
PROPRIETA CAPITALE DI RISCHIO
LIMITATO + DENARO + DEBITI DI
FINANZIAMENTO
CASO A_FASE FINANZIAMENTO
A e B costituiscono l‟impresa industriale TeC SPA. Apportando ciascuno 30.000 € a titolo di capitale di
pieno rischio. I 2 soci ottengono inoltre un mutuo bancario di 40.000 €. L‟intero capitale monetario
viene depositato nel c/c aziendale.
EFFETTI DEL FINANZIAMENTO
EFFETTI FINANZIARI EFFETTI ECONOMICI
CAPITALE DI PIENO RISCHIO + DENARO 60.000
€
+ CAPITALE SOCIALE
60.000 €
CAPITALE DI RISCHIO
LIMITATO + DENARO 40.000
€
DEBITO DI
FINANZIAMENTO
PER 40.000 €
PROSPETTO IMPIEGHI/FONTI dopo la fase di finanziamento
IMPIEGHI FONTI
BANCA C/C 100.000€ DEBITI DI
FINANZIAMENTO 40.000€
CAPITALE
SOCIALE 60.000€
TOTALE
IMPIEGHI 100.000€
TOTALE
FONTI 100.000€
13 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
FASE DI IMPIEGO
È l‟operazione d‟acquisto di fattori produttivi. Occorre distinguere due tipologie di fattori produttivi.
La distinzione si basa sulla destinazione che il fattore ha nella combinazione produttiva, non dipende
dalla natura del fattore:
1. FATTORI A FECONDITA RIPETUTA: sono destinati a cedere utilità in modo graduale nel
tempo. Rimangono per più di un anno all‟interno dell‟azienda, per questo sono chiamati anche
FATTORI PLURIENNALI. Costituiscono la struttura dell‟impresa, influenzano cosa produrre.
Sono dunque FATTORI STRUTTURALI. Sono fattori che tornano in forma monetaria in tempi
lunghi tramite ed entro i limiti dei ricavi di vendita dei prodotti. Per questa caratteristica
questi fattori prendono il nome di IMMOBILIZZAZIONI A LENTO CILO DI REALIZZO che
possono essere materiali o immateriali. Sono poi fattori di cui è necessario avere la disponibilità
prima di iniziare a produrre. Per questo sono detti FATTORI DELLA PRODUZIONE A SPESA
ANTICIPATA.
2. FATTORI A FECONDITA SEMPLICE: sono destinati a cedere la loro utilità una sola volta in
modo completo e immediato. Vengono consumati entro un anno, per cui sono FATTORI
D‟ESERCIZIO. Costituiscono la base mobile della produzione, rimangono vincolati alla struttura
dell‟impresa per il tempo necessario alla fase di trasformazione. Per questo sono FATTORI
CORRENTI o DISPONIBILITA. Ritornano in forma monetaria nel breve periodo tramite ed
entro i limiti dei ricavi di vendita. Quindi sono chiamati FATTORI A RAPIDO CICLO DI
REALIZZO. Questi fattori possono essere divisi in
a. FATTORI A SPESA ANTICIPIATA: devono essere messi a disposizioni dell‟impresa
prima dell‟inizio dell‟attività di produzione che, in caso contrario, non potrebbe essere
avviata.
b. FATTORI A SPESA POSTICIPATA: l‟acquisto avviene contestualmente al loro utilizzo.
FASE DI IMPIEGO
Fattori produttivi a
fecondità ripetuta
Fattori produttivi a
fecondità semplice
Acquisto fattori specifici
In contanti
Uscita di denaro
A dilatazione
Debiti di funzionamento
COSTO D’ACQUISTO: sacrificio che le imprese sono
disposte a sopportare per avere la disponibilità del fattore di
cui hanno bisogno. È uguale o inferiore al valore d’uso che
l’impresa da al fattore
14 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
CASO A_FASE IMPIEGO
La TeC SPA acquista impianti x 40.000 €, arredi per 10.000€, materie prime per 35.000€ e prende in
affitto un capannone per 10.000€. Ottiene una dilatazione di pagamento solo dal fornitore degli
impianti.
EFFETTI
EFFETTI FINANZIARI EFFETTI ECONOMICI
CAPITALE DEL PIENO
RISCHIO + DEBITI DI
FUNZIONAMENTO
40.000€
+ COSTO
D‟ACQUISTO
40.000€
CAPITALE DI RISCHIO
LIMITATO - DENARO
55.000€
+ COSTI
D‟ACQUISTO
55.000€
PROSPETTO IMPIEGHI/FONTI DOPO LA FASE DELL’IMPIEGO
IMPIEGHI FONTI
Impianti 40.000€
Materie Prime 35.000€
Servizi 10.000€
Banca c/c 45.000€
Debiti di
Finanziamento 40.000€
Debiti di
Funzionamento 40.000€
Capitale Sociale 60.000€
TOTALE
IMPIEGHI 140.000€
TOTALE
FONTI 140.000€
15 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
FASE TRASFORMAZIONE
Se si consuma tutto il fattore produttivo Costo di utilizzo = Costo d‟acquisto.
Se si consuma solo una parte del fattore produttivo Costo di utilizzo ≠ Costo d‟acquisto.
Nel breve periodo (› 1 anno):
- Costi d‟acquisto ≠ Costi di utilizzo sempre per i fattori e fecondità ripetuta
- Costi d‟acquisto ≠ Costi di utilizzo talvolta per i fattori a fecondità semplice a spesa anticipata
- Costi d‟acquisto = Costi di utilizzo sempre per i fattori a fecondità semplice a spesa posticipata
- Costi d‟acquisto = Costi di utilizzo talvolta per i fattori a fecondità semplice a spesa anticipata
Il costo d‟acquisto dei fattori a fecondità ripetuta nel breve periodo è pari al prezzo pagato ossia al
VALORE DI SCAMBIO che è espressione dell‟utilità totale attribuita al fattore nel momento in cui
entra nell‟impresa ossia è espressione dell‟utilità totale che secondo l‟impresa il fattore a fecondità
ripetuta può cedere alla produzione.
Il costo d‟acquisto è misurato dall‟uscita di denaro o dal sorgere di un debito verso i fornitori. È un
valore OGGETTIVO.
Il costo di utilizzo di un fattore a fecondità ripetuta nel breve periodo prende il nome di
AMMORTAMENTO o di quota di ammortamento. Indica il consumo del fattore a fecondità ripetuta in
un anno cioè la cessione di utilità che in fase di trasformazione il fattore trasferisce al prodotto in un
anno. È un valore SOGGETTIVO.
Utilizzo fattori
produttivi a
fecondità ripetuta
Utilizzo fattori
produttivi a fecondità
semplice
Cessione parziale
e graduale di
utilità al prodotto
Cessione completa ed
immediata di utilità
al prodotto
COSTO DI
UTILIZZAZIONE :
è la somma dei
consumo dei fattori
produttivi
PRODOTTO
16 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
Il consumo di un fattore a fecondità ripetuta si può calcolare ricorrendo:
1. Alla perizia di un‟ingegnere. È un metodo che da un valore molto attendibile perché è la stima di
un esperto. Non succede quasi mai.
2. Ad ipotesi semplificatrici. Si presuppone un utilizzo costante nel tempo ed una completa
cessione di utilità del fattore a fecondità ripetuta. L‟utilità ceduta del fattore viene ripetuta
nel tempo:
a. Sulla base degli anni di vita del fattore produttivo
𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑑′𝑎𝑞𝑢𝑖𝑠𝑡𝑜
𝑛° 𝑑𝑖 𝑎𝑛𝑛𝑖 𝑑𝑖 𝑣𝑖𝑡𝑎 𝑢𝑡𝑖𝑙𝑒= 𝐴𝑚𝑚𝑜𝑟𝑡𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑎 𝑓𝑒𝑐𝑜𝑛𝑑𝑖𝑡à 𝑟𝑖𝑝𝑒𝑡𝑢𝑡𝑎
b. Tramite una percentuale su base annua, detta coefficiente d‟ammortamento, calcolata
sul costo d‟acquisto. È una percentuale decisa in base al consumo
Costo d’acquisto x coefficiente d’ammortamento = Ammortamento del fattore
Per i fattori a fecondità semplice a spesa anticipata, l‟impresa deve provvedere al loro
approvvigionamento prima dell‟inizio dell‟ attività dell‟impresa e poi successivamente ad intervalli di
tempo in base alle politiche di approvvigionamento adottate. Alla fine di un intervallo di tempo breve
costo di utilizzo di un fattore a fecondità semplice a spesa anticipata prende il nome di CONSUMO ed
è un valore SOGGETTIVO. I fattori a fecondità semplice a spesa posticipata sono invece riconducibili
ai servizi. Si caratterizzano per il fatto di essere prima utilizzati e quindi, in base al loro consumo,
acquistati.
CASO A_FASE DELLA TRASFORMAZIONE
La TeC SPA per allestire i suoi prodotti consuma il 10% degli impianti, il 10% degli arredi, 30.000€ di
materie prime ed usufruisce del capannone che è stato affittato. C‟è solo l‟aspetto economico, non
nasce nulla di nuovo ma c‟è una trasformazione.
EFFETTI
Ammortamento impianti = 40.000 x 10 % = 4.000€
Ammortamento arredi = 10.000 x 10% = 1.000€
Consumo materie prime = 30.000€
Consumo di locazione (fitti passivi) = 10.000€
COSTI DI UTILIZZO = 45.000€
Ipotizziamo che la TeC abbia allestito 1000 prodotti tutti uguali.
PROSPETTO IMPIEGHI/FONTI DOPO LA FASE DI TRASFORMAZIONE
IMPIEGHI FONTI
Banca c/c 45.000€
Impianti
(40.000 – 4.000) 36.000€
Arredi
(10.000 – 1.000) 9.000€
Rimanenze materi prime
(35.000-30.000) 5.000€
Rimanenza prodotti
(100 unità x 45€) 45.000€
Debiti di finanziamento 40.000€
Debiti di funzionamento 40.000€
Capitale sociale 60.000€
TOTALE IMPIEGHI 140.000€ TOTALE FONTI 140.000€
17 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
FASE DEL REALIZZO
CASO A_FASE DEL REALIZZO
La TeC SPA vende 900 prodotti a 100€ ciascuno. Incassa 50.000€ in contanti mentre i restanti
40.000€ saranno incassati tra tre mesi.
EFFETTI
EFFETTI FINANZIARI EFFETTI ECONOMICI
+ DENARO 50.000€ + RICAVO VENDITA
50.000€
+ CREDITI DI
FUNZIONAMENTO
40.000€
+ RICAVI VENDITA
40.000€
PROSPETTO IMPIEGHI/FONTI DOPO LA FASE DEL REALIZZO
IMPIEGHI FONTI
Banca c/c
(45.000 + 50.000) 95.000€
Impianti 36.000€
Arredi 9.000€
Rimanenze materi prime 5.000€
Rimanenza prodotti
(100x45) 4.500€
Crediti verso i clienti 40.000€
Debiti di finanziamento 40.000€
Debiti di funzionamento 40.000€
Capitale sociale 60.000€
CAPITALE AUTOGENERATO 49.500€
TOTALE
IMPIEGHI 189.500€
TOTALE
FONTI 189.500€
Vendita in
contanti
Vendita a
dilatazione
+ DENARO dal
punto di vista
finanziario
+ CREDITI DI
FUNZIONAMENTO
(aspetto finanziario)
RICAVO DI VENDITA
(aspetto economico)
18 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
Il prospetto impieghi fonti al 31/12/20xx prende il nome di STATO PATRIMONIALE. I debiti
prendono il nome di PASSIVO, gli impieghi di ATTIVO.
STATO PATRIMONIALE AL 31/12/20XX
ATTIVO
Banca c/c
(45.000 + 50.000) 95.000€
Impianti 36.000€
Arredi 9.000€
Rimanenze materi prime 5.000€
Rimanenza prodotti
(100x45) 4.500€
Crediti verso i clienti 40.000€
PASSIVO
Debiti di finanziamento 40.000€
Debiti di funzionamento 40.000€
CAPITALE NETTO
Capitale sociale 60.000€
UTILE D‟ESERCIZIO
(=capitale autogenerato) 49.500€
TOTALE
ATTIVO 189.500€
TOTALE
PASSIVO 189.500€
L‟ utile d‟esercizio è l‟incremento che subisce il capitale di proprietà dell‟impresa per effetto
dell‟andamento della gestione. Il totale delle fonti = totale passivo + netto + utile d‟esercizio.
CONTO ECONOMICO ANNO 20XX
VALORE PRODUZIONE OTTENUTA 94.500€
Ricavi di vendita 90.000€
Prodotti allestiti e non venduti 4.500€
COSTO DELLA PRODUZIONE 45.000€
Ammortamento impianti 4.000€
Ammortamento arredi 1.000€
Consumo MP 30.000€
Servizi 10.000€
(possono esserci altre voci)
UTILE D‟ESERCIZIO (valore prod – costo prod) 49.500€
L‟utile d‟esercizio dello stato matrimoniale deve essere uguale all‟utile d‟esercizio del conto economico.
IL RISULTATO ECONOMICO D’ESERCIZIO E IL CAPITALE DI
FUNZIONAMENTO
t0 t1 tn
il tempo che va da t0 a tn è la gestione. Il tempo che va da t0 a t1 è il PERIODO AMMINISTRATIVO,
l‟arco temporale con il quale si esaminano le operazioni di gestione. Di solito è un anno. L‟insieme delle
operazioni di gestioni riferite ad un periodo annuale prende il nome di ESERCIZIO.
19 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
Al 31/12 interrompiamo fittiziamente la gestione, ma ci sono ancora dei fattori in atto.
STATO PATRIMONIALE + CONTO ECONOMICO = BILANCIO D‟ESERCIZIO
Lo stato patrimoniale al 31/127n è una fotografia dell‟impresa in quel dato momento. Nell‟attivo ci sono
tutti gli impieghi dell‟impresa. Prende il nome di CAPITALE DI FUNZIONAMENTO LORDO l‟insieme
dei beni economici a disposizione di diritto e di fatto dell‟impresa per il suo funzionamento. Nel passivo
ci sono le obbligazioni verso terzi, cioè i debiti. Il capitale netto è il capitale di proprietà dell‟impresa. È
dato dal capitale sociale più eventualmente l‟utile d‟esercizio. Lo stato patrimoniale è un prospetto
bilanciante perché ATTIVO = PASSIVO + NETTO.
EQUAZIONE DI BILANCIO
A = P + N
N = A – P
CAPITALE NETTO = CAPITALE DI FUNZIONAMENTO NETTO
ATTIVO = CAPITALE DI FUNZIONAMENTO LORDO
Dal confronto tra il capitale netto esistente all‟inizio del periodo amministrativo e il capitale netto alla
fine dello stesso periodo, scaturisce il RISULTATO ECONOMICO D‟ESERCIZIO che può essere:
UTILE D’ESERCIZIO: incremento che subisce il capitale di proprietà dell‟impresa.
PAREGGIO D’ESERCIZIO: il risultato economico è 0. Non c‟è nessuna variazione.
PERDITA D’ESERCIZIO: il risultato economico è negativo. Si ha distrutto ricchezza.
Il risultato economico d‟esercizio può essere chiamato anche REDDITO D‟ESERCIZIO.
PRINCIPIO DELLA COMPETENZA ECONOMICA
Per redigere il conto economico in un bilancio d'esercizio, bisogna rispettare il cosiddetto 'Principio Di
Competenza Economica' che consiste nel tener conto che nel periodo considerato per la redazione del
conto economico, si presentano costi o ricavi che avranno correlativo ricavo o costo in un altro periodo
rispetto a quello considerato. In un conto economico molto semplice abbiamo che valore della
produzione ottenuta - costo della produzione ottenuta = risultato economico d‟esercizio, che deve
essere uguale a quello del corrispondente stato patrimoniale. Per sapere se abbiamo creato nuova
ricchezza dobbiamo confrontare i consumi con il valore di ciò che abbiamo allestito grazie a quel
consumo. Il principio della competenza economica si fonda sul fatto che, durante un esercizio, l‟impresa,
utilizzando un insieme di fattori della produzione, ha sviluppato un‟attività che si è concretizzata nella
produzione ottenuta nell‟esercizio. Il valore della produzione ottenuta può essere diviso in due parti:
PARTE PRINCIPALE
PARTE DELLA PRODUZIONE ALLESTITA MA NON PER LA VENDITA
20 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
DETERMINAZIONE DEL VALORE DELLA PRODUZIONE OTTENUTA
PRIMO PERIODO DI VITA DELL’IMPRESA: si verifica la quantità di prodotti che è rimasta in
magazzino.
o Se in magazzino non ci sono scorte
VALORE DELLA PRODUZIONE = RICAVI DI VENDITA DELL‟ESERCIZIO
o Se in magazzino ci sono prodotti in giacenza, i prodotti allestiti sono stati venduti solo
in parte
VALORE DELLA PRODUZIONE = RICAVI DI VENDITA – RIMANENZE FINALI PROD.
PERIODI SUCCESSIVI AL PRIMO ANNO DI VITA DELL’IMPRESA:
o Vengono venduti tutti i prodotti allestiti nel corso del periodo e tutti quelli giacenti in
magazzino
VALORE PRODUZIONE = RICAVI DI VENDITA – RIMANENZE INIZIALI DI PROD.
o Ci sono rimanenze sia all‟inizio sia alla fine del periodo considerato. Si può verificare
che:
RIMANENZE FINALI = RIMANENZE INIZIALI
sono venduti solo e tutti i prodotti allestiti nel corso dell‟esercizio
VALORE PRODUZIONE = RICAVI DI VENDITA
RIMANENZE FINALI < RIMANENZE INIZIALI
durante l‟esercizio sono stati venduti tutti i prodotti allestiti nell‟esercizio e
parte di quelli che costituivano le rimanenze iniziali di magazzino:
VALORE PRODUZIONE = RICAVI VENDITA + VARIAZIONE DIMINUTIVA
DELLE RIMANENZE DEI PRODOTTI
RIMANENZE FINALI > RIMANENZE INIZIALI
durante l‟esercizio sono stati venduti solo parzialmente i prodotti allestiti
nell‟esercizio che sono andati in tal modo ad incrementare le rimanenze finali di
magazzino.
VALORE PRODUZIONE = RICAVI VENDITA + VARIAZIONE AUMENTATIVA
DELLE RIMANENZE DEI PRODOTTI
PRODUZIONE PER USO INTERNO
A fronte del consumo dei fattori produttivi, si possono ottenere anche ulteriori fattori a fecondità
ripetuta non destinati alla vendita (produzione software, brevetti, macchinari).
EFFETTI SULLA FORMAZIONE DEL RISULTATO ECONOMICO D‟ESERCIZIO
La loro produzione comporta per l‟impresa consumi di fattori
Generano un aumento del costo della produzione ottenuta nelle diverse voci di costo
Lo stesso importo deve essere rappresentato nel valore della produzione ottenuta in quanto
espressione di ciò che si è ottenuto nell‟esercizio con il consumo dei fattori
+ COSTO DELLA PRODUZIONE
+ VALORE DELLA PRODUZIONE
21 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
Il fattore a fecondità ripetuta nella produzione in economia vale per l‟impresa quanto i fattori
consumati per ottenerlo (costo di produzione). Nel conto economico, sotto la voce del valore della
produzione ottenuta avremo anche l‟incremento dei fattori a fecondità ripetuta per uso interno.
L‟applicazione del principio di competenza comporta la necessità di considerare:
Tutto ciò che si è consumato
Tutto ciò che si è ottenuto in cambio
Attraverso il consumo dei fattori produttivi, l‟impresa ha una certa PRODUZIONE OTTENUTA.
Questa produzione , una parte è sicuramente destinata alla vendita, originando dei ricavi di vendita.
Parte di questi prodotti destinati alla vendita può non essere venduto, quindi si originano quelle che
vengono chiamate RIMANENZE. Le rimanenze provocano delle variazioni di rimanenze di prodotti
aumentative, nulle o diminutive di cui bisogna tener conto quando si calcola la PRODUZIONE
OTTENUTA. Ci sono poi dei prodotti per uso interno (produzione in economia). Questi prodotti per uso
interno danno luogo a incrementi di fattori a fecondità ripetuta per uso interno. La somma tra i ricavi di
vendita e gli incrementi di fattori a fecondità ripetuta per uso interno e le variazioni di rimanenze della
produzione, da il valore della produzione ottenuta.
CONTO ECONOMICO 20XX
VALORE DELLA PRODUZIONE OTTENUTA
Produzione allestita e destinata alla vendita
o RICAVI VENDITA
o + / - VARIAZIONE AUMENTATIVA/DIMINUTIVA delle rimanenze produttiva
Produzione allestita e non destinata alla vendita
o INCREMENTI FFR PER USO INTERNO
STATO PATRIMONIALE AL 31/12/n
ATTIVO
……………
Rimanenze di prodotti (costi sospesi)
……………
PASSIVO
COSTI SOSPESI: i prodotti che abbiamo allestiti sono espressione di fattori che abbiamo utilizzato,
ma che non hanno avuto ancora la loro retribuzione con i ricavi di vendita.
DETERMINAZIONE DEL COSTO DEI FATTORI A FECONDITA SEMPLICE A SPESA
ANTICIPATA
PRIMO PERIODO DI VITA: si verifica la quantità di fattore che è rimasta in magazzino.
o Se in magazzino non vi sono fattori in giacenza
COSTO UTILIZZO FATTORI = COSTO D‟ACQUISTO FATTORI
22 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
o Se in magazzino vi sono fattori in giacenza, i fattori acquistati sono stati consumati solo
in parte COSTO DI UTILIZZO = COSTO D‟ACQUISTO – COSTO D‟ACQUISTO
FATTORI NON UTILIZZATI
o Se sono stati effettuati acquisti a prezzi differenti, occorre introdurre un criterio per
definire quali quantità acquistate sono state utilizzate
PERIODI SUCCESSIVI AL PRIMO ANNO DI VITA:
o Vengono utilizzati tutti i fattori acquistati nel corso del periodo e tutti quelli giacenti in
magazzino
COSTO UTILIZZO = COSTO D‟ACQUISTO + COSTO FATTORI ACQUISTATI in anni
precedenti ed utilizzati nel corso di quest‟anno
o Vi sono fattori in magazzino sia all‟inizio sia alla fine nel periodo considerato. Si può
verificare che:
RIMANENZE FINALI = RIMANENZE INIZIALI
durante l‟esercizio sono stati utilizzati solo e tutti i fattori acquistati nel corso
dell‟esercizio
COSTO UTILIZZO = COSTO D‟ACQUISTO FATTORI
RIMANENZE FINALI < RIMANENZE INIZIALI
durante l‟esercizio sono stati utilizzati tutti i fattori acquistati nell‟esercizio e
parte di quelli che costituivano le rimanenze di magazzino
COSTO UTILIZZO = COSTO D‟ACQUISTO + VARIAZIONE DIMINUTIVA
DELLE RIMANENZE
RIMANENZE FINALI > RIMANENZE INIZIALI
durante l‟esercizio sono stati utilizzati solo parzialmente i fattori acquistati
nell‟esercizio che sno andati in tal modo ad incrementare le rimanenze finali di
magazzino.
COSTO DI UTILIZZO = COSTO D‟ACQUISTO – VARIAZIONE
AUMENTATIVA DELLE RIMANENZE DI FATTORI
FATTORI A FECONDITA RIPETUTA
Ammortamento = costo di utilizzo dei fattori a fecondità ripetuta. Nel conto economico,
l‟ammortamento va inserito nel costo della produzione. Nello stato patrimoniale invece si avrà nell‟attivo
COSTO D‟ACQUISTO FATTORI A FECONDITA RIPETUTO m
FONDO AMMORTAMENTO -g
VALORE RESIDUO x
Il fondo ammortamento è l‟utilità già ceduta dal fattore a fecondità ripetuta ai prodotti dal momento
dell‟acquisto. Il valore residuo è invece l‟utilità che il fattore a fecondità ripetuta potrà ancora cedere
ai prodotti (costo sospeso).
23 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
FATTORI A FECONDITA’ SEMPLICE A SPESA POSTICIPATA
Al 31/12/n, con riguardo ai fattori a fecondità semplice a spesa posticipata, si può verificare che i
fattori utilizzati non abbiano ancora dato luogo VF- che ne misura il costo d‟acquisto. Per il principio
della competenza economica, il costo di utilizzo di questi fattori:
Deve essere inserito nel costo della produzione ottenuta del conto economico
Viene misurato da un debito presunto nei confronti dei fornitori dei fattori da rappresentare
nel passivo dello stato patrimoniale.
DEBITI PRESUNTI:
PER TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO
PER FATTURE DA RICEVERE
PER IMPOSTE SUL REDDITO
Il costo del personale è costituito da salari e stipendi, ma anche da trattamento di fine rapporto (TFR).
È una forma di retribuzione che verrà corrisposta solo al momento della cessazione del rapporto di
lavoro e quindi solo in quel momento da origine ad una VF- che ne misura il costo d‟acquisto.
Per il principio della competenza economica occorre considerare tra i costi della produzione ottenuta
questo ulteriore costo del fattore lavoro che prende il nome di QUOTA TFR o ACCANTONAMENTO
TFR, il quale è misurato da un debito presunto verso i lavoratori da rappresentare nel passivo dello
stato patrimoniale.
+ COSTI DI UTILIZZO
TFR
+ DEBITI
CONTO ECONOMICO QUOTA TFR
STATO PATRIMONIALE – PASSIVO DEBITO TFR = somma accantonata negli anni precedenti più
quella di quell‟anno.
Al 31/12/N può verificarsi che l‟impresa abbia utilizzato e/o reso a terzi servizi che si caratterizzano
per il fatto:
Di essere SERVIZI A PRESTAZIONE CONTINUATIVA ossia servizi utilizzati e/o resi senza
soluzione di continuità con riguardo a un intervallo di tempo che va da t0 a tn
Che l‟intervallo di tempo inerente alla prestazione è a cavallo tra due esercizi
t0 31/12 tn
Ossia la prestazione di servizi inizia in un esercizio e si conclude in esercizi successivi.
24 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
ESEMPIO
In data 1/08/n si prende in locazione un magazzino concordando un canone semestrale di 12.000€ con
un pagamento posticipato.
1/08/n 31/12/n 1/02/n+1
Dall‟1/08/n al 31/12/n c‟è stato un consumo del capannone. Al 31/12/n l‟impresa ha a disposizione il
magazzino e quindi ha a disposizione il magazzino e quindi sta utilizzando il servizio di locazione, ma al
31/12 non ha ancora sostenuto il costo d‟acquisto perché il canone di locazione verrà pagato solo l‟anno
successivo. Al 31/12 occorre calcolare:
Costo utilizzo servizio FITTO PASSIVO (conto economico)
Debito presunto verso proprietario magazzino RATEO PASSIVO (stato patrimoniale)
Se fosse l‟impresa a rendere un servizio a terzi, al 31/12 l‟impresa sta rendendo un servizio ma non ha
ancora riscosso il relativo compenso. L‟incasso avverrà in seguito. Per il principio di competenza
economica, al 31/12 occorre calcolare:
Il ricavo di competenza economica FITTO ATTIVO CONTO ECONOMICO
Credito presunto RATEO ATTIVO STATO PATRIMONIALE
ESEMPIO
In data 1/10/n l‟impresa ha acquistato obbligazioni Generali per un valore nominale di 10000€,
godimento ( date in cui la società che ha avuto in prestito denaro paga gli interessi) 1/4 – 1/10. Tasso
annuo di interesse 4%. Per il principio di competenza economica, al 31/12 occorre calcolare:
Ricavo di competenza economica (interessi)
Credito presunto rateo attivo
RATEI = sono debiti o crediti presunti che sorgono in seguito a prestazioni di servizi a carattere
continuativo che iniziano in un esercizio e si concludono in esercizi successivi ed il pagamento dei quali è
stabilito avvenga in via posticipata. Essendo presunti sono valori finanziari.
SERVIZI A PAGAMENTO ANTICIPATO
t0 31/12 tn
t0 = pagamento
da 31/12 a tn è il periodo in cui il servizio deve ancora essere utilizzato ma è già stato pagato
ESEMPIO
In data 1/11/n si stipula un contratto di noleggio di un furgone della durata di 3 mesi, concordando un
premio assicurativo di 1800.
25 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
Al 31/12 l‟impresa ha pagato un servizio che ha utilizzato solo parzialmente perciò ha diritto ad avere a
disposizione il furgone ancora per un periodo di tempo nell‟anno n+1. In base al principio di competenza
economica, divideremo il costo d‟ acquisto in:
1/11/n – 31/12/n COSTO DI UTILIZZAZIONE (conto economico)
31/12/n – 1/2/n+1 RISCONTO ATTIVO (costo sospeso, stato patrimoniale attivo)
Il risconto attivo deve essere inserito nell‟attivo dello stato patrimoniale perché rappresenta il diritto
ad ottenere un servizio di cui è già stato pagato il prezzo.
RISCONTO ATTIVO = 𝑪𝑶𝑺𝑻𝑶 𝑨𝑪𝑸𝑼𝑰𝑺𝑻𝑶 𝑿 (𝑴𝑬𝑺𝑬 𝑵𝑶𝑵 𝑨𝑵𝑪𝑶𝑹𝑨 𝑼𝑻𝑰𝑳𝑰𝒁𝒁𝑨𝑻𝑶)
𝑴𝑬𝑺𝑰 𝑫𝑰 𝑪𝑶𝑵𝑻𝑹𝑨𝑻𝑻𝑶
Nel conto economico dovremmo inserire il consumo che è stato fatto dall‟impresa COSTO –
RISCONTO. Nello stato patrimoniale si verificherà una diminuzione di cassa/banca per l‟importo che è
stato pagato per il servizio e ci sarà il risconto attivo.
SERVIZIO RESO A TERZI A PAGAMENTO ANTICIPATO
t0 31/12 tn
t0 = incasso
al 31/12 l‟impresa ha già riscosso il compenso per un servizio che ha reso solo parzialmente. Nel
prossimo esercizio dovrà erogare ancora una parte di servizio.
ESEMPIO
Al 1/09/n l‟impresa concede in locazione un locale di proprietà concordando un canone semestrale di
36000 on pagamento anticipato.
In base al principio di competenza economica al 31/12 occorre calcolare:
9/05/N – 31/12/N RICAVO DI COMPETENZA ECONOMICA FITTI ATTIVI (conto
eco.)
31/12/n – 1/03/n+1 RISCONTO PASSIVO (stato patrimoniale passivo) = rappresenta
l‟obbligo a prestare un servizio di cui si è già ricevuto il compenso in denaro.
RISCONTO PASSIVO = 𝑰𝑵𝑪𝑨𝑺𝑺𝑶 𝑿(𝑴𝑬𝑺𝑰 𝑯𝑬 𝑫𝑬𝑽𝑶 𝑷𝑬𝑹 𝑪𝑼𝑰 𝑫𝑬𝑽𝑶 𝑨𝑵𝑪𝑶𝑹𝑨 𝑪𝑬𝑫𝑬𝑹𝑬 𝑰𝑳 𝑺𝑬𝑹𝑽𝑰𝒁𝑰𝑶)
𝑴𝑬𝑺𝑰 𝑫𝑰 𝑪𝑶𝑵𝑻𝑹𝑨𝑻𝑻𝑶
Nel conto economico dovremo inserire il valore del servizio che è già stato ceduto dall‟impresa
INCASSO – RISCONTO.
26 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
SERVIZI RESI DALL’ORGANIZZAZIONE PUBBLICA
Si tratta di servizi che tutte le imprese utilizzano per svolgere le loro attività. Vengono forniti dallo
Stato direttamente o tramite le amministrazioni pubbliche. Sono un fattore della produzione in quanto
l‟impresa li utilizza sempre ma li paga solo se consegue un utile d‟esercizio (tipo imposte sul reddito). Al
31/12 l‟impresa utilizza il fattore ORGANIZZAZIONE PUBBLICA e dopo, se eventualmente produce
un utile, lo paga. Al 31/12 si determina il risultato economico d‟esercizio e se è positivo si calcolano le
IMPOSTE SUL REDDITO e per un identico importo l‟impresa diventa debitrice verso lo stato (DEBITI
PER IMPOSTE stato patrimoniale passivo).
IMPRESA E RISCHIO
Il rischio d‟impresa è connaturato all‟impresa ed è inevitabile. Esistono due tipi di rischi:
GENERALE: è il rischio di subire perdite di esercizio, di operare senza economicità. È il rischio
di conseguire un valore della produzione ottenuta minore del costo della produzione ottenuta.
Accomuna tutte le imprese, è insito nella natura stessa dell‟impresa. Per far fronte a eventuali
effetti negativi, l‟impresa può creare delle riserve di utili.
STATO PATRIMONIALE 31/12
ATTIVO
……
……
……
……
PASSIVO
……
……
CAPITALE NETTO
……
Riserva di utile x
Perdita esercizio -y
I soci decidono di coprire la perdita d‟esercizio utilizzando parte della riserva di utile.
PARTICOLARE: sono i rischi relativi a specifiche imprese o particolari attività che svolgono o a
particolari modalità di svolgimento di certe operazioni di gestione, che potrebbero provocare
EFFETTI ECONOMICI NEGATIVI (cioè oneri) IN ESERCICI FUTURI. L‟onere del rischio
particolare può essere per esempio collegato al fatto che al 31/12
o Non sono ancora stati riscossi i crediti di funzionamento concessi ai clienti per vendite
a dilatazione (RISCHIO INESIGIBILITA O INSOLVENZA).
o Per i prodotti venduti nel corso dell‟esercizio non è ancora scaduto l‟obbligo di
intervento per riparazione/sostituzione/restituzione del prezzo pagato (RISCHIO DI
INTERVENTO SU PRODOTTI IN GARANZIA).
Per far fronte agli eventuali effetti economici negativi, l‟impresa può trasferire l‟onere nel
rischio:
- nel tempo
27 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
- nello spazio
TRASFERIMENTO DELL’ONERE DEL RISCHIO NELLO SPAZIO
Avviene su base contrattuale cedendo a terzi gli eventuali futuri effetti negativi di operazioni poste in
essere nell‟esercizio ad esempio stipulando un contratto di assicurazione. L‟impresa sostiene
anticipatamente un costo d‟acquisto di un servizio (misurato da una VF- certa) di durata pari al periodo
di copertura assicurativa (premio di assicurazione). La compagnia di assicurazione si impegna a risarcire
il danno nel caso avvenga un effetto negativo.
CONTO ECONOMICO ANNO X
COSTO PRODUZIONE OTTENUTA
……
Premio di assicurazione
……
TRASFERIMENTO DELL’ONERE DEL RISCHIO NEL TEMPO
Avviene internamente all‟impresa mediante il processo di autoassicurazione. L‟impresa si auto assicura
ponendo a carico dell‟esercizio un costo presunto (ACCANTONAMENTO A FONDO RISCHI conto
economico) misurato da una VF- presunta (FONDO RISCHI) da rappresentare nel passivo dello stato
patrimoniale. L‟accantonamento è un costo di utilizzazione misurato non da un‟uscita di denaro ma da una
VF- presunta. È un COSTO NON MONETARIO. Si introduce questa voce perché si evita la
formulazione di utile trattenendo nell‟impresa una parte del valore della produzione ottenuta (ricchezza
prodotta) che si userà nel caso si verifichi l‟evento negativo temuto.
Nel caso di RISCHIO DI INSOLVENZA:
FONDO RISCHI = FONDO SVALUTAZIONE CREDITI corregge in diminuzione i crediti verso i
clienti. va nell‟attivo con il meno.
Nel caso di RISCHIO D‟INTERVENTO SU PRODOTTI IN GARANZIA:
FONDO RISCHI = FONDO GARANZIA PRODOTTI (passivo s.p.) costituisce un debito presunto
per possibili interventi a garanzia.
28 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
INTERDIPENDENZA TRA ESERCIZI
I risultati economici di anni successivi sono interdipendenti perché:
Le rimanenze finali di magazzino (materie prime e prodotti) vengono a costituire quelle iniziali
del periodo amministrativo successivo.
Possono essere utilizzati i fondi rischi.
Possono essere utilizzati i fondi ammortamento.
Vengono a compimento le operazioni che hanno dato origine a ratei e risconti.
UTILIZZO DEI FONDI RISCHI
In data 31/12/2012 l‟impresa ha costituito un fondo garanzia prodotti pari a 1000.
STATO PATRIMONALE 31/12/2012
ATTIVO
………
………
PASSIVO
………
Fondo garanzia prodotti 1000
………
CAPITALE NETTO
………
CONTO ECONOMICO 2012
VALORE DELLA PRODUZIONE
………
COSTO DELLA PRODUZIONE
………
Accantonamento FGP 1000
………
Anno 2013 l‟impresa utilizza il fondo garanzia perché si è verificato l‟evento negativo che provoca il
rimborso del prezzo di vendita di 1000. Può accadere che:
INTERVENTI A GARANZIA = FGP
si avrà dunque un –CASSA per 1000 e un –FONDO GARANZIA per 1000. Quindi attivo e
passivo dello stato patrimoniale saranno diminuiti entrambi di 1000. Non influenza il risultato
economico d‟esercizio perché il capitale netto rimane invariato (quindi non si hanno riflessi sul
conto economico)
INTERVENTI A GARANZIA > FGP
es: rimborso prezzo di vendita 1500. Si avrà quindi una diminuzione di cassa per 1500 e una
diminuzione del FGP per 1000. Quindi il passivo sarà ridotto di 1000 e l‟attivo di 1500. In questo
caso il FGP non copre il rimborso quindi diminuisce il capitale netto e si ha un riflesso sul
risultato economico d‟esercizio che diminuirà. Nel conto economico, nei costi, si aggiungerà la
29 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
voce “costi per interventi su prodotti in garanzia non coperti dal FGP”. Questo costo è uguale
alla differenza tra il FGP e il rimborso prezzo di vendita (vale anche per il FSC, ma questo costo
prende il nome di perdite su crediti non coperti dal FSC).
INTERVENTI A GARANZIA < FGP
L‟onere del rischio e sovrastimato. Es: rimborso prezzo di vendita 700. Si avrà una diminuzione
di cassa per 700 e una diminuzione del FGP di 700. Si verifica solo un utilizzo parziale del
fondo e quindi rimane un suo valore residuo. Non ci sono effetti sul risultato economico
d‟esercizio.
UTILIZZO PARZIALE DEL FONDO RISCHI
Il FGP residuo:
Può essere tenuto a disposizione per il futuro, eventualmente integrandolo con un ulteriore
accantonamento a fine esercizio. In questo caso nel conto economico, nel costo della
produzione, si avrà un accantonamento del FGP pari alla differenza tra il valore finale del FGP e
il fondo iniziale.
Può essere eliminato. Va sottratto nel passivo del conto economico, quindi il risultato economico
d‟esercizio sarà aumentato di X. Nel conto economico invece si avrà un provente straordinario
nel valore della produzione.
UTILIZZO DEL FONDO AMMORAMENTO
In data 31/12/2012 dallo Stato patrimoniale risulta:
ATTIVO
………
Impianti 1000
Fondo amm. -800
Valore residuo 200
PASSIVO
………
CAPITALE NETTO
………
L‟impresa decide di vendere l‟impianto ad un prezzo di 200, cioè uguale al suo valore residuo.
al 31/12/2013 si avrà + cassa per 200, - impianti per 200. L‟attivo rimane invariato. Non
influenza il risultato economico d‟esercizio perché il capitale netto rimane invariato.
L‟impresa decide di vendere l‟impianto a un prezzo di 300, cioè maggiore del valore residuo. Al
31/12/2013 si avrà + cassa per 300, - impianti per 200 + attivo per 100. Il capitale netto
aumenta di 100 e quindi aumenta di 100 in risultato economico d‟esercizio. Nel conto economico
2013 si avrà nel valore della produzione una PLUSVALENZA DA REALIZZO pari a 100.
L‟impresa decide di vendere l‟impianto ad un prezzo di 150, cioè inferiore al valore residuo. Al
31/12/2013 si avrà + cassa per 150, - impianti - attivo 50. Diminuisce il capitale netto di 50 e
quindi anche il risultato economico d‟esercizio diminuisce di 50. Nel conto economico si avrà nell
costo della produzione una MINUSVALENZA DA REALIZZO per 50.
Al 31/12 risulta che l‟impianto è gravemente danneggiato tanto da essere considerato
inutilizzabile in futuro, per cui viene eliminato dal processo produttivo senza recuperare alcun
valore. Al 31/12/2013 si avrà – impianti 200 - attivo 200. Diminuisce il capitale netto di 200
e quindi anche il risultato economico d‟esercizio. Nel conto economico, nei costi, si deve
30 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
aggiungere la voce INSUSSISTENZA DI ATTIVO O INSUSSISTENZA PASSIVA che sarà
pari al valore residuo del macchinario dismesso.
RISCONTI E RATEI ANNO N+1
Esempio 1: in data 1/12/2012 si stipula un contratto di noleggio per un furgone aziendale della
durata di tre mesi concordando un pagamento anticipato di 18000.
Dal 1/12/2012 al 31/12/2012 (quindi un mese) è la quota di competenza. Dal 31/12/2012 al
1/03/2013 è il periodo per il quale dobbiamo ancora usufruire del servizio già pagato. Quindi si
avrà un risconto attivo RISCONTO ATTIVO = (18000/2) X 2 = 12000.
I FITTI PASSIVI di competenza dell‟esercizio sono 18000 – 12000 = 6000
Cosa succede al 31/12/2013? Tra i componenti del capitale vi è anche il RISCONTO ATTIVO di
12000 che fa riferimento al contratto di noleggio stipulato in data 1/12/2012 e pagato
anticipatamente. Nei primi 2 mesi del 2013 il furgone è stato utilizzato. Al 31/12/2013 occorre
comprendere tra i costi di competenza economica del conto economico il costo del noleggio per
2 mesi ed eliminare il risconto attivo. Quindi nel conto economico 2013 si avrà un costo per
noleggio pari al risconto attivo del 2012. Nello stato patrimoniale invece bisogna eliminare il
risconto attivo.
Esempio 2: in data 1/8/2012 si prende in locazione un magazzino concordando un canone
semestrale di 12000 con pagamento posticipato. Dall‟ 1/8/2012 al 31/12/2012 è la quota di
competenza. Dal 31/12/2012 al 1/02/2013 è il periodo per cui si usufruisce di un servizio per
cui si deve ancora pagare quindi si ha un rateo passivo RATEO PASSIVO = 12000 𝑥 5
6
FITTO PASSIVO di competenza economica = 10000
cosa succede al 31/12/2013? Tra i componenti del capitale vi è anche il rateo passivo di 10000
che fa riferimento al contratto di locazione stipulato in data 1/08/2012 e pagato in via
posticipata l‟1/2/2013. In data 1/2/2013 si è verificata un‟uscita di denaro di 12000 ma il
servizio di locazione è stato utilizzato solo per un mese nel 2013. Al 31/12/2013 occorre
comprendere tra i costi di competenza economica del conto economico con il fitto passivo solo il
mese di gennaio ed eliminare i rateo passivo. FITTO PASSIVO= 12000 – 10000 = 2000 (va nel
conto economico nei costi).
31 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
STRUTTURE DI CONTO ECONOMICO
CONTO ECONOMICO A COSTI E RICAVI DELLA PRODUZIONE OTTENUTA
VALORE DELLA PRODUZIONE OTTENUTA
Ricavi di vendita
+/- variazione aumentativa diminutiva rimanenze prodotti (è + se aumentan, è – se diminuiscono)
Incremento FFR per uso interno
Fitti attivi
Interessi attivi
Plusvalenza da realizzo
Proventi straordinari
COSTO DELLA PRODUZIONE OTTENUTA
Costo d‟acquisto delle materie prime
+/- variazione rimanenze materie prime (è + se le MP diminuiscono, è – se aumentano)
Salari e stipendi
Quota TFR
Costi per servizi (fitti passivi, utenze, ecc..)
Accantonamento al FGP
Accantonamento al FSC
Ammortamenti impianti/fabbricati/brevetti
Ammortamento immobili civili
Interessi passivi
Costi interventi su prodotti a garanzia non coperti dal FGP
Perdita su crediti non coperti dal FSC
Minusvalenza da realizzo
Insussistenza di attivo
RISULTATO LORDO PRIMA DELLE IMPOSTE
- imposte sul reddito
UTILE D‟ESERCIZIO/RISULTATO ECONOMICO D‟ESERCIZIO
AREE DELLA GESTIONE
Le operazioni poste in essere dall‟impresa possono essere raggruppate in classi omogenee, cioè le aree
gestionali. Le aree gestionali sono:
CARATTERISTICA: operazioni che identificano l‟oggetto tipico dell‟attività economica
realizzata dall‟impresa (input- trasformazione – output).
EXTRACARATTERISTICA: operazioni di investimento di disponibilità finanziarie generate
dalla gestione in attività non caratteristiche (investimenti immobiliari o finanziari a medio lungo
termine).
FINANZIARIA: operazioni di copertura del fabbisogno finanziario e operazioni di investimento
di liquidità nel breve termine.
STRAORDINARIA: operazioni aventi una manifestazione non ricorrente (es. dismissione FFR)
TRIBUTARIA: collegata al consumo del fattore organizzazione pubblica.
32 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
CONTO ECONOMICO A COSTI E RICAVI DELLA PRODUZIONE OTTENUTA CON RISULTATI
LORDI
A) VALORE DELLA PRODUZIONE CARATTERISTICA
Ricavi di vendita
+/- variazioni rimanenze prodotti
+ incrementi di FFR per uso interno
B) COSTO DELLA PRODUZIONE CARATTERISTICA
Costo MP
+/ variazione rimanenze materie prime
Servizi
Salari e stipendi
Ammortamenti impianti/fabbricati/brevetti
Accantonamento FGP
Accantonamento FSC
Quota TFR
REDDITO OPERATIVO CARATTERISTICO (A-B)
+ proventi extracaratteristici (fitti attivi ecc..)
- oneri extracaratteristici (ammortamento immobili civili)
REDDITO OPERATIVO GLOBALE
+ proventi finanziari (interessi attivi)
- oneri finanziari (interessi passivi + eventuali ratei passivi)
REDDITO CORRENTE
+ proventi straordinari (plusvalenze da realizzo)
- oneri straordinari (minusvalenze da realizzo, perdite su crediti, insussistenza di attivo, costi
per interventi su prodotti non coperti dal FGP)
REDDITO LORDO PRIMA DELLE IMPOSTE
- oneri tributari (imposte sul reddito)
RISULTATO ECONOMICO D‟ESERCIZIO
PRINCIPIO DI VALUTAZIONE DEL CAPITALE DI
FUNZIONAMENTO
Si utilizzano determinati criteri per elaborare i conti economici. Ciò è dovuto alla soggettività delle
valutazioni di alcuni elementi del capitale di funzionamento. Per limitare questa incertezza l‟economia
aziendale detta dei PRINCIPI DI VALUTAZIONE:
PRINCIPIO DELLA CONTINUITA AZIENDALE: Si fonda sull‟ipotesi che l‟impresa continui la
sua attività di produzione. La valutazione deve essere effettuata nell‟ipotesi che tutto ciò che
appare al 31/12 nello stato patrimoniale abbia il suo compimento nelle operazioni del successivo
esercizio.
33 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
PRINCIPIO DI PRUDENZA: si fonda sull‟ipotesi che venga adottato un comportamento
razionale da parte di chi valuta il capitale di funzionamento. Le valutazioni devono avvenire
all‟interno di un intervalli di razionalità o intervallo dei valori ragionevoli che in condizioni di
normalità:
valore max VALORE DI PRESUNTO REALIZZO
intervallo valori razionali
valore min VALORE DI COSTO
il valore di costo consiste nel costo d‟acquisto o nel costo della produzione. Il valore di presunto
realizzo può essere:
- DIRETTO per ciò che è destinato alla vendita: è il presumibile prezzo di vendita
- INDIRETTO per ciò che non è destinato alla vendita. È una quota parte del presumibile
prezzo di vendita dei prodotti che si otterranno con l‟utilizzo di quei fattori. Si determina in
funzione del rapporto esistente tra: 𝑪𝑶𝑺𝑻𝑶 𝑫𝑰 𝑼𝑻𝑰𝑳𝑰𝒁𝒁𝑨𝒁𝑰𝑶𝑵𝑬 𝑫𝑬𝑳 𝑭𝑨𝑻𝑻𝑶𝑹𝑬
𝑪𝑶𝑺𝑻𝑶 𝑫𝑰 𝑼𝑻𝑰𝑳𝑰𝒁𝒁𝑨𝒁𝑰𝑶𝑵𝑬 𝑫𝑬𝑳𝑳𝑨 𝑪𝑶𝑴𝑩𝑰𝑵𝑨𝒁𝑰𝑶𝑵𝑬 𝑷𝑹𝑶𝑫𝑼𝑻𝑻𝑰𝑽𝑨
L‟applicazione del principio della prudenza porta a valutare i COMPONENTI DELL‟ATTIVO AL
MINORE dei valori ragionevolmente ottenibili ed i COMPONENTI DEL PASSIVO al maggiore
dei valori ragionevolmente ottenibili.
RIMANENZE DI PRODOTTI/MATERIE PRIME minor valore tra il costo di
produzione/acquisto e il presunto prezzo di vendita prodotti/quota parte del presunto prezzo
di vendita dei prodotti.
FFR maggior percentuale di ammortamento
FONDO RISCHI maggior percentuale di accantonamento
Ciò permette di pervenire ad un risultato economico d‟esercizio prudenzialmente determinato
evitando anticipazioni di utili non ancora conseguiti.
PRINCIPIO DI COSTANZA NEI CRITERI DI VALUTAZIONE: per rendere il risultato
economico d‟esercizio comparabile nel tempo e nello spazio è necessario mantenere invariati i
criteri di valutazione nei diversi periodi amministrativi salvo casi eccezionali.
Per limitare la soggettività delle valutazioni si fa una valutazione prudenziale del capitale netto. Quindi
si ha un UTILE PRUDENZIALE che se distribuito non rischia di intaccare il capitale netto.
ESEMPIO 1/2
Valore di presunto realizzo delle rimanenze finali di prodotti = 2000
Valore di costo delle rimanenze finali di prodotti = 10000
STATO PATRIMONIALE 31/12/2013
ATTIVO
Rim. Finali prod. 10000
………
PASSIVO
…………
Totale passivo 100000
34 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
TOTALE ATTIVO 300000
CAPITALE NETTO
Capitale sociale 120000
Utile d‟es. 80000
Tot. Cn 200000
TOT CN E PASSIVO 300000
Se tutti gli elementi sono valutati correttamente il capitale netto è valutato prudenzialmente.
ESEMPIO 2/2
Si distribuiscono 16000 ai soci mentre il resto dell‟utile viene accantonato a riserva.
- DENARO 16000
- UTILE D‟ESERCIZIO 80000
+ RISERVE DI UTILE 64000
Queste riserve d‟utile sono RISERVE PALESI, si formano in sede di destinazione dell‟utile
dell‟esercizio prudenziale determinato.
Le RISERVE NON PALESI si formano in sede di determinazione dell‟utile d‟esercizio se non vengono
rispettati i principi di valutazione pervenendo a un capitale netto sopra/sottovalutato rispetto a quello
prudenzialmente determinato. Le riserve non palesi sono di tre tipi:
RISERVE OCCULTE: si formano se la valutazione del capitale netto è sotto il minimo razionale.
Si agisce così per occultare ed evitare la distribuzione dell‟utile o per pagare meno imposte.
RISERVE POTENZIALI: si formano se la valutazione del capitale netto è sopra al minimo
razionale ma entro l‟intervallo di razionalità. Si agisce così per esprimere le potenzialità
dell‟impresa intorno al reddito che si potrebbe conseguire in futuro (valutazione al FAIR
VALUE).
ANNACQUAMENTO DI CAPITALE:si forma se la valutazione del capitale netto è sopra al
massimo razionale. Si agisce così per occultare una perdita d‟esercizio o comunque un risultato
economico non soddisfacente.
35 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
STRUTTURE DI CONTO ECONOMICO CON RISULTATI
LORDI
CONTO ECONOMICO A COSTI E RICAVI DELLA PRODUZIONE OTTENUTA CON RISULTATI
LORDI
VALORE DELLA PRODUZIONE CARATTERISTICA
……
COSTO DELLA PRODUZIONE CARATTERISTICA
……
REDDITO OPERATIVO CARATTERISTICO
+ proventi extracaratteristici
- oneri extracaratteristici
REDDITO OPERATIVO GLOBALE
EBIT (earning before intervents and taxes)
+ proventi finanziari
- oneri finanziari
REDDITO CORRENTE O ORDINARIO
+ proventi straordinari
- oneri straordinari
REDDITO LORDO PRIMA DELLE IMPOSTE
EBT (earning before taxes)
-oneri tributari (imposte sul reddito)
REDDITO NETTO D‟ESERCIZIO (NET INCOME)
CONTO ECONOMICO A VALORE E COSTO DEL VENDUTO
RICAVI DI VENDITA
- COSTO DEL VENDUTO (costo f sales)
REDDITO OPERATIVO CARATTERISTICO
……
REDDITO OPERATIVO GLOBALE
……
REDDITO CORRENTE
……
REDDITO LORDO PRIMA DELLE IMPOSTE
……
REDDITO NETTO D‟ESERCIZIO
Si prende come riferimento la configurazione di reddito parziale REDDITO OPERATIVO
CARATTERISTICO. Si raggruppano i costi e i ricavi caratteristici in classi omogenee in modo da porre
a confronto il VALORE DELLA PRODUZIONE VENDUTA (fatturato) e il COSTO DELLA PRODUZIONE
VENDUTA (costo del venduto).
36 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
COSTO DEL VENDUTO
Il costo del venduto si ottiene dal costo della produzione ottenuta.
PRODUZIONE OTTENUTA > PRODUZIONE VENDUTA (variazione aumentativa delle
rimanenze dei prodotti)
Si detrae il costo da ciò che non è stato venduto (- variazione aument. Rim. Prodotti) e non è
destinato alla vendita (- incremento FFR per uso interno)
PRODUZIONE OTTENUTA = PRODUZIONE VENDUTA (variazione diminutiva rim. Prodotti)
si aggiunge il costo della produzione ottenuta in precedenza e venduta in questo periodo
amministrativo (+ variazione dim. Rim. Prod.)
CONTO ECONOMICO A RICAVI E COSTI INTEGRALI (con variazione aumentativa)
A)VALORE DELLA PRODUZIONE 1015
Ricavi di vendita 1000
+ variazione aumentativa rim. Prod. 10
+ incremento FFR x us interno 5
B) COSTO PRODUZIONE OTTENUTA 900
UTILE D‟ESERCIZIO 115
CONTO ECONOMICO A VALORE E COSTO DEL VENDUTO (con variazione aumentativa)
A)RICAVI DI VENDITA 1000
B)COSTO DEL VENDUTO 885
costo produzione ottenuta 900
- var. aumen. Rim. Prod. -10
-incre. FFR x uso int. -5
UTILE D‟ESERCIZIO 115
CONTO ECONOMICO A RICAVI E COSTI INTEGRALI (con variazione diminutiva)
A)VALORE DELLA PRODUZIONE 995
Ricavi di vendita 1000
- var. dim. Rim. Prod. -10
+ incr. FFR x uso int. 5
B)COSTO PRODUZIONE OTTENUTA 900
UTILE D‟ESERCIZIO 95
CONTO ECONOMICO A VALORE E COSTO DEL VENDUTO (con variazione diminutiva)
A)RICAVI DI VENDITA 1000
B)COSTO DEL VENDUTO 905
Costo prod. Ottenuta 900
+ var. dim. Rim. Prod. +10
- incr. FFR x uso int. -5
UTILE D‟ESERCIZIO 95
37 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
CONTO ECONOMICO A VALORE E COSTO DEL VENDUTO CON EVIDENZA DELLE AREE
FUNZIONALI
Si classificano i costi caratteristici in classi omogenee in base ad alcune aree funzionali (funzioni
aziendali):
PRODUZIONE
VENDITA
AMMINISTRAZIONE
RICERCA E SVILUPPO
Si evidenzia come ciascuna area funzionale (funzione aziendale) assorba, con i costi che genera, il
flusso di ricavi di vendita.
PRODUZIONE: si occupa delle attività collegate all‟acquisizione dei fattori produttivi
(approvvigionamento) ed alla trasformazione degli stessi in prodotti finiti (produzione). Riguarda:
Che cosa, quanto e come produrre i prodotti finiti da destinare al mercato.
Quanti fattore produttivi acquistare e quando
Come immagazzinare e movimentare i fattori produttivi acquistati e i prodotti finiti (logistica)
VENDITA (marketing e distribuzione): si occupa di sviluppare prodotti, attribuire i prezzi, promuovere
e distribuire i prodotti capaci di soddisfare i bisogni del consumatore. Ciò significa:
Assumere anche tramite indagini di mercato, decisioni sulle linee di sviluppo dell‟impresa (nuovi
prodotti, nuovi mercati)
Operare scelte in merito a:
o PRODUCT (prodotto)
o PLACE (distribuzione)
o PRICE (prezzo)
o PROMOTION (comunicazione pubblicitaria)
AMMINISTRAZIONE: si occupa di:
PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO DELLA GESTIONE: definizione degli obbiettivi da
raggiungere (in collaborazione con le altre unità operative U.O), attribuzione di responsabili
delle U.O degli obbiettivi da realizzare, monitoraggio dei risultati raggiunti, azioni correttive.
SISTEMI INFORMATIVI: raccolta, elaborazione, comunicazione delle informazioni necessarie
per la gestione delle attività aziendali.
RICERCA E SVILUPPO (R&S): si occupa di generare ed elaborare nuove conoscenze relative al sistema
produttivo e di svilupparle concretamente fino a realizzare nuovi prodotti o nuovi processi produttivi:
PROGETTI DI RICERCA STRATEGICA: nuovi prodotti o processi produttivi.
ATTIVITA DI MANTENIMENTO: miglioramento processi produttivi o prodotti esistenti.
ATTIVITA ASSORBENTE: osservazione e studio di concorrenti e istituti di ricerca.
38 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
CONTO ECONOMICO A VALORE E COSTO DEL VENDUTO CON EVIDENZA DELLE AREE
FUNZIONALI
RICAVI DI VENDITA
- COSTO DEL VENDUTO
REDDITO OPERATIVO SULLE VENDITE
- costi di vendita
- costi di amministrazione
- costi di ricerca e sviluppo
REDDITO OPERATIVO CARATTERISTICO
……
REDDITO OPERATIVO GLOBALE
……
REDDITO CORRENTE
……
REDDITO LORDO PRIMA DELLE IMPOSTE
……
REDDITO NETTO D‟ESERCIZIO
CONTO ECONOMICO A VALORE AGGIUNTO
Si prende come riferimento la configurazione di reddito parziale REDDITO OPERATIVO
CARATTERISTICO.
Si raggruppano i costi caratteristici in classi omogenee per ottenere:
o Il VALORE AGGIUNTO, dato dalla differenza tra il valore della produzione
caratteristica e il costo di utilizzazione dei fattori produttivi a fecondità semplice
acquistati esternamente per produrre. Rappresenta il valore che l‟impresa, grazie alle
sue capacità interne, aggiunge al valore dei materiali e servizi acquistati esternamente.
o Il MARGINE OPERATIVO LORDO caratteristico, dato dalla differenza tra il valore
aggiunte e il costo del lavoro.
CONTO ECONOMICO A VALORE AGGIUNTO
VALORE DELLA PRODUZIONE CARATTERISTICA
- COSTO DI UTILIZZAZIONE DI MATERIALI E SERVIZI ESTERNI
VALORE AGGIUNTO CARATTERISTICO
-COSTO DI UTILIZZAZIONE DEL LAVORO
MARGINE OPERATIVO LORDO CARATTERISTICO
EBITDA
AMMORTAMENTI
ACCANTONAMENTI FONDO RISCHI
RISULTATO OPERATIVO CARATTERISTICO
……
RISULTATO OPERATIVO GLOBALE
……
RISULTATO CORRENTE
39 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
……
RISULTATO AL LORDO DELLE IMPOSTE
……
RISULTATO NETTO D‟ESERCIZIO
INDICI DI BILANCIO
INDICE DI REDDITIVITA’ NETTA A TASSO MEDIO DI REDDITIVITA’ NETTA
ROE (return on equities) = 𝑹𝒏
𝑵
Rn = reddito netto
N = capitale netto medio del periodo
Esprime il tasso di rendimento del capitale netto mediamente investito nell‟ impresa nel periodo
(compara le imprese tra loro rispetto medesimi settori). È un indicatore importante, esprime la
capacità dell‟impresa di remunerare con il capitale del vincolo di pieno rischio.
INDICE DI REDDITIVITA’ OPERATIVA O TASSO DI RENDIMENTO DEL CAPITALE
MEDIAMENTE INVESTITO NELL’AREA OPERATIVA CARATTERISTICA DEL PERIODO
ROI (return of investiment) = 𝑹𝒐
𝒌
Ro = reddito operativo caratteristio
K = capitale caratteristico medio del periodo
Esprime il reddito medio operativo caratteristico per ogni euro investito nell‟attività caratteristica.
TASSO MEDIO DI ONEROSITA’ DELL’ INDEBITAMENTO
i = 𝑶𝑭
𝑫𝒃 𝒐𝒏𝒆𝒓𝒐𝒔𝒊
OF = oneri finanziari (int. Passivi)
Db onerosi = indebitamento onerosi medio periodo (capitale con vincolo rischio limitato che l‟impresa
remunera con il pagamento di interessi passivi – debiti vs banche, mutui passivi, obbligazioni)
Esprime il costo medio dell‟indebitamento.
Questi indici sono INDICI MEDI, infatti Ro, Rn e OF sono flussi, mentre k, N e Db onerosi sono stock.
40 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
LE DETERMINANTI DEL ROE
Si scompone il ROE scomponendo numeratore e denominatore. In generale:
ROE = 𝑅𝑛
𝑁=
𝑅𝑛
𝑅𝑜 𝑥
𝑅𝑜
𝐾𝑜 𝑥
𝑘𝑜
𝑘 𝑥
𝑘
𝑁
Ro e k = incidenza aree extracaratteristiche e straordinaria
Le determinanti del ROE sono la redditività operativa e il grado di indebitamento.
IPOTESI SEMPLIFICATRICI
L‟impresa opera in assenza di:
Gestione extracaratteristica
Gestione straordinaria
Pressione fiscale
Ne consegue che k = ko (tot. Attivo = tot. Caratteristico) e Rn = Ro – Of
L‟impresa fa ricorso all‟indebitamento e le passività sono rappresentate solo da debiti onerosi.
Db onerosi = k – N (passivo = tot. Attivo – netto)
Ne deriva che il ROE è determinato da:
Rendimento attività caratteristica
Modalità di finanziamento degli investimenti
ROI
i
K/N
EFFETTO LEVA FINANZIARIA O EFFETTO LEVARAGE: indica l‟effetto di indebitamento
sulla redditività netta 𝐾
𝑁 𝑥 (𝑅𝑂𝐼 − 𝑖)
Considerando che
ROE = 𝑅𝑛
𝑁 Rn = ROE x N ROI =
𝑅𝑜
𝑘 Ro = ROI x K i =
𝑂𝑓
𝐾−𝑁 Of = i x (K – N)
Rn = Ro – Of ROE x N = (ROI x K) – i(K-N) ROE x N = ROI x K – I x k + I x N
ROE x N = I x N + k(ROI – i)
ROI
GRADO
DI
INDEBI
TAMEN
TO
EQUAZIONE REDDITUALE:
ROE = i + 𝐾
𝑁 𝑥 (𝑅𝑂𝐼 − 𝑖)
41 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
ESEMPIO DI LEVA FINANZIARIA
N = 1000
K – N = 1500
ROI = 10%
i = 8%
ROE = i + 𝐾
𝑁 𝑥 (𝑅𝑂𝐼 − 𝑖) = 8 + (2500/1000) (10 – 8) = 13%
Si ipotizzi di avere necessità di nuovi mezzi monetari per 1000 per acquistare un nuovo macchinario. Si
evidenzi l‟effetto sulla redditività dei mezzi propri di tre ipotesi di fonti di finanziamento.
Ipotesi a) ricorso completo al capitale di credito
N = 1000
K – N = 1500+ 1000 = 2500
ROE= 8 + (3500/1000) (10 – 8) = 15 %
Ipotesi b) ricorso completo al capitale di rischio
N = 1000 + 1000 = 2000
K – N = 1500
ROE = 8 + (3500/2000) (10-8) = 11,50%
Ipotesi c) ricorso alle due tipologie di fonti al 50%
N = 1000 + 500 = 1500
K – N = 1500 + 500 = 2000
ROE = 8 + (3500/1500) (10 – 8) = 12,67%
Si deduce che:
se la redditività del capitale investito nell‟attività caratteristica (ROI) è superiore al tasso di onerosità
di indebitamento (i), conviene indebitarsi ulteriormente ossia finanziare gli investimenti ricorrendo al
capitale di terzi. In tal modo la redditività del capitale proprio (ROE) aumenta.
LE RELAZIONI TRA ROE, ROI E i
Se ROI = i : ROE - ROI = i
Se ROI < i : ROE < ROI < i
Se ROI > i : ROE > ROI > i
Fintanto che ROI – i > 0, all‟impresa conviene indebitarsi, perché acquista la disponibilità di capitale ad
un prezzo i o riesce ad investire il capitale nell‟attività caratteristica ad un tasso (ROI) di redditività
42 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
operativa più elevato. Dal punto di vista matematico questo è sempre vero, dal punto di vista politico
invece è necessario che il differenziale sia elevato poiché i è il prezzo del denaro che dipende dalle
banche.
EFFETTO LEVA FINANZIARIA (FORMULA ALTERNATIVA)
ROE = 𝑅𝑛
𝑁 ROE =
𝑅𝑂−𝑂𝑓
𝑁 ROE =
𝑅𝑂
𝑁−
𝑂𝑓
𝑁
ROE = 𝑅𝑂
𝐾 𝑥
𝐾
𝑁−
𝑂𝑓
𝐷 𝑥
𝐷
𝑁
Considerate che
𝐾
𝑁=
𝑁 + 𝐷
𝑁=
𝑁
𝑁+
𝐷
𝑁= 1 +
𝐷
𝑁
Si opera una sostituzione
ROE = 𝑅𝑂
𝐾𝑥 1 +
𝐷
𝑁 −
𝑂𝑓
𝐷𝑥
𝐷
𝑁
Si sviluppa il primo prodotto
ROE = 𝑅𝑜
𝐾+
𝑅𝑜
𝐾𝑥
𝐷
𝑁−
𝑂𝑓
𝐷𝑥
𝐷
𝑁
Si raccoglie 𝐷
𝑁
ROE = 𝑅𝑜
𝐾+
𝐷
𝑁(𝑅𝑜
𝐾−
𝑂𝑓
𝐷) ROE = ROI +
𝐷
𝑁 𝑥 (𝑅𝑂𝐼 − 𝑖)
LE DETERMINANTI DEL ROI
Il ROI dipende da alcune caratteristiche della gestione, riconducibili a:
CONDIZIONI DI ATTIVITA‟
CONDIZIONI DI EFFICIENZA E EFFICACIA
CONDIZIONI DI ELASTICITA‟ (o flessibilità)
CONDIZIONI DI ATTIVITA’
Riguardano
CHE COSA
PRODURRE
Tipologia della
struttura dell’impresa.
QUANTO
PRODURRE
Dimensionamento
dell’impresa.
43 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
Che cosa produrre? Dipende principalmente:
Dalle idee e dalla capacità imprenditoriale che si esprimono nell‟ impresa.
Dall‟attrattività del businnes (concorrenza esistente, concorrenza potenziale, potere
contrattuale dei clienti, potere contrattuale del fornitori, esistenza di prodotti sostitutivi).
Dalle risorse di cui l‟impresa dispone o che può acquisire.
Dalla/dalle combinazioni produttive attivate in base a scelte che possono essere di
DIVERSIFICAZIONE o di SPECIALIZZAZIONE.
Quanto produrre? Riguarda la definizione della capacità produttiva dell‟impresa. La capacità produttiva
è il numero massimo di unità che l‟impresa può allestire in un certo intervallo di tempo e date certe
condizioni operative (es. numero turni di lavoro ecc…). Può essere diversa dalla produzione effettiva.
Produzione effettiva x 100 = grado di utilizzo della capacità produttiva.
Se un‟attività ha una capacità produttiva minore delle altre (collo di bottiglia), la capacitò produttiva
complessiva risente di quella più bassa.
Quanto produrre dipende principalmente da:
Previsioni della domanda/offerta di mercato.
Economie di scala o di dimensione (riduzione dei costi unitari che si ottengono installando e
saturando capacità produttive maggiori).
Punto di pareggio (break-even point)
COSTI FISSI E COSTI VARIABILI
Dati la capacità produttiva esistente e un intervallo temporale (breve periodo), i costi possono essere
divisi in:
COSTI FISSI: restano invariati al variare della quantità prodotta e venduta Q (ad esempio
ammortamenti, quota fissa canoni utenze ecc…)
L’impresa
allestisce più
prodotti che
soddisfano bisogni
differenti.
- rischi sulla
stabilizzazione dei
flussi dei ricavi
+ costi di struttura
L’impresa si focalizza
sulla produzione di
una sola tipologia di
prodotti
- costi di struttura
+ rischi sulla
stabilizzazione dei
flussi dei ricavi
Q
C
44 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
COSTI VARIABILI: si modificano (parzialmente, più che proporzionalmente, meno che
proporzionalmente) al variare della quantità prodotta e venduta Q (ad es. materie prime)
Costi fissi e variabili sono in realtà una semplificazione. Esistono infatti altri costi detti COSTI MISTI
COSTI MISTI SEMIVARIABILI
Sono costi semivariabili quelli alla cui formazione concorrono una componente fissa ed una componente
variabile, come nel caso dell‟energia elettrica il cui costo comprende una quota fissa a fronte della
potenza installata ed una quota proporzionale ai consumi.
COSTI MISTI A SCALINI
Sono costi variabili a gradini quelli che crescono al superamento di determinate soglie di Q. è il caso per
esempio del maggior utilizzo di una capacità installata ottenuta con l‟impiego di turni addizionali di
addetti al funzionamento di un dato impianto.
Q
C
QUOTA
VARIABILE
QUOTA FISSA
45 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
UNA RAPPRESENTAZIONE DEL COSTO UNITARIO DI PRODUZIONE
Il costo fisso unitario decresce all‟aumentare della quantità prodotta.
Considerando una precostituita capacità produttiva, più aumenta la quantità prodotta più l‟inclinazione
dei costi fissi sul costo unitario di produzione diminuisce. Questo è chiamato FENOMENTO DI
VOLUME O ECONOMIA DI ASSORBIMENTO DEI COSTI FISSI O ECONOMIA DI SATURAZIONE
DELLA CAPACITA‟ PRODUTTIVA.
PUNTO DI PAREGGIO (BREAK-EVEN POINT)
Il punto di pareggio rappresenta la quantità prodotta e venduta a partire dalla quale i ricavi totali (RT)
superano i costi totale di un‟attività produttiva, portandone la gestione dapprima in pareggio e quindi in
un‟area di utile. Siano:
p = prezzo unitario di vendita
v = costo variabile unitario
q = unità prodotte e vendute
dato che l‟utile è pari a:
RT – CT = p*q – (CF+CV) = p*q – (CF + v*q) = q(p-v) – CF
E dato che qx è il valore per il quale l‟utile è pari a zero, si verifica che:
qx(p-v) – CF = 0
qx = 𝐶𝐹
𝑝−𝑣
Diagramma costi – ricavi – volumi
Q
Costo
unitario
Costo fisso unitario
Costo variabile unitario
COSTO TOTALE
UNITARIO
RT
CT
CVT
CFT
Costi
ricavi
q
Punto di
pareggio
46 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
Il diagramma costi – ricavi – volumi consente di quantificare il volume di attività necessaria per
conseguire l‟uguaglianza tra ricavi e costi , ossia il punto di pareggio tra ricavi totali e costi totali.
ESEMPIO
Il dipartimento di economia sta organizzando un convegno. Ha individuato due possibili sedi:
la sede C1 che ha un costo per l‟affitto di 1700 più 35€ a persona per il catering
la sede C2 ha un costo per l‟affitto pari a 3100 ed un costo per il catering di 25€ a persona
Sono inoltre previsti 2500€ di costi relativi all‟agenzia che si occupa dell‟accoglienza dei partecipanti. Il
costo della quota di partecipazione è di 95€ a persona.
Determinare il punto di pareggio per ciascuna sede.
SEDE C1
CF = 1700 + 2500 = 4200
v = 35
p = 95
Bep: 4200
(95−35)= 70 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒𝑐𝑖𝑝𝑎𝑛𝑡𝑖
SEDE C2
CF = 3100 + 2500 = 5600
v = 25
p = 95
Bep = 5600
(95−25= 80 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒𝑐𝑖𝑝𝑎𝑛𝑡𝑖
IL MARGINE DI SICUREZZA
Il margine di sicurezza (sx) rappresenta la differenza tra la quantità effettivamente prodotto e
venduta e la quantità corrispondente al punto di pareggio.
In termini assoluti sx = q – qx
In termini relativi sx = (q – qx)/q
Segnala la riduzione di produzione prodotta e venduta sopportabile senza che l‟attività produttiva entri
in un‟area di perdita.
ESEMPIO
Il locale pizzeria Planet tiene aperto 300 giorni all‟anno e vende 150 consumazioni al giorno. Il prezzo di
ogni consumazione è di 16€. Il costo di produzione risulta così composto:
costo materie prime e personale = 180000
costo affitto locale = 270000
ammortamenti = 105000
pubblicità = 30000
47 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
a causa della crisi, si prevede una riduzione delle vendite. Quale è la diminuzione di quantità prodotta e
venduta che la pizzeria può sopportare senza entrare in un‟area di perdita?
CF = 270000 + 105000 + 30000 = 405000
v = 180000/(300*150) = 4
p = 16
Bep = 405000/(16 – 4) = 33750
Sx = (300*150) + 33750 = 11250
Sxrel = 11250/(300*150) = 25%
CONDIZIONI DI EFFICIENZA E DI EFFICACIA
Sono collegate a scelte su come realizzare il che cosa e il quanto. Riguardano le scelte di convenienza
economica attinenti ai processi di acquisizione di fattori produttivi (input), trasformazione dei fattori
in prodotti, vendita dei prodotti (output). Sono due determinanti della redditività operativa in quanto è
attraverso il loro congiunto operare che si concretizzano il valore ed il costo della produzione e quindi il
reddito operativo. Efficienza ed efficacia devono essere compresenti ai fini dell‟economicità della
gestione.
EFFICIENZA
Riguarda la capacità di ottimizzare il rapporto input/output. A parità di input, si tende a massimizzare
l‟output. A parità di output si tende a minimizzare l‟input.
È la capacità di realizzare la combinazione produttiva senza sprechi di risorse (tecniche e umane) e di
tempo. Se espressa in termini quantitativi, prende il nome di PRODUTTIVITA‟: 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑖𝑡à 𝑑𝑖 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜𝑟𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑢𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑖
𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑖𝑡à 𝑑𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑜𝑡𝑡𝑖 𝑎𝑙𝑙𝑒𝑠𝑡𝑖𝑡𝑖
Dipende principalmente da:
organizzazione del lavoro e della produzione, con cui ridurre i tempi morti;
innovazione della tecnologia, con cui migliorare i rendimenti fisici dei processi.
∑(QxP) - ∑(qxp) = RO
Q = quantità prodotta e venduta
P = prezzo di vendita del prodotto
q = quantità acquistata e consumata
p = prezzo d‟acquisto fattore produttivo
L‟efficienza agisce su Q e q.
EFFICACIA (o competitività)
Fa riferimento alle condizioni con cui l‟impresa opera nei mercati:
di approvvigionamento:
48 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
o acquisto dei fattori produttivi dai fornitori a prezzi più bassi
o ottenere dai fornitori delle migliori condizioni di acquisto
di sbocco:
o vendita prodotti ai clienti a prezzi più alti
o applicazione ai clienti di condizioni di vendita favorevoli all‟impresa grazie alla capacità
di realizzare prodotti più appropriati per i bisogni da soddisfare.
∑(QxP) - ∑(qxp) = RO
CONDIZIONI DI ELASTICITA’
Riguarda la possibilità di variare rapidamente la produzione (quantitativamente e qualitativamente) per
adottarla alla domanda di mercato e all‟offerta di fattori produttivi. La principale fonte di rigidità è
legata all‟impiego di FFR + elasticità – costi fissi.
Per aumentare l‟elasticità l‟impresa può:
comprare FFR polivalenti (tecnologie dell‟automazione flessibili)
introdurre nuovi modelli di organizzazione e gestione della produzione (es. just in time)
esternalizzazione (scelte di make or buy ecc..) di:
o fasi di lavorazione
o tutto il processo produttivo
o servizi
UN ALTRO INDICATORE INERENTE ALL’ATTIVITA’ CARATTERISTICA
ROS (return of sales) = 𝑅𝑂
𝑣
È l‟indice di economicità delle vendite.
Ro = reddito operativo caratteristico
V = ricavi di vendita gestione caratteristica
Esprime il reddito operativo medio per unità di ricavi di vendita.
Se ROS > 0 c‟è una porzione di ricavi ancora disponibile dopo la copertura dei costi della gestione
caratteristica.
Se ROS < 0 c‟è un‟inattitudine dei ricavi a coprire i costi della gestione caratteristica.
COSTI
Se COSTI D‟ACQUISTO ≠ COSTI DI UTILIZZAZIONE, allora la somma dei costi di utilizzazione da il
costo della produzione ottenuta che è un valore soggettivo.
COSTI DI UTILIZZAZIONE
Sono relativi a un determinato esercizio e possono essere variamente rielaborati per ottenere
informazioni. Ad esempio conoscere il costo unitario di prodotto nelle imprese monoprodotto e multi
prodotto permette di valutare le rimanenze finali di prodotto e fissare il prezzo di vendita del
prodotto.
49 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
COSTO UNITARIO DI PRODOTTO
Non è un concetto univoco. In relazione alle finalità che si vogliono perseguire occorre procedere alla
determinazione del costo unitario di prodotto in modo diverso. In ogni caso è necessario attuare una
classificazione dei costi per aree di attività e introdurre il concetto di configurazione di costo (= valori
di costo calcolati a partire da insiemi diversi dei fattori produttivi impiegati per effettuare la
produzione, si caratterizzano per avere capacità informative diverse e rispondenti a specifiche
esigente conoscitive).
I costi di utilizzazione dei fattori vengono classificati per aree di attività in:
costi industriali o di fabbricazione
costi commerciali
costi amministrativi e di politica
oneri finanziari
oneri tributari
e vengono integrati con eventuali oneri figurativi.
COSTI INDUSTRIALI O DI FABBRICAZIONE
Sono sostenuti per l‟allestimento del prodotto, fino a quando il prodotto finito entra nel magazzino.
Sono:
MATERIE PRIME (CV)
MANODOPERA (CV)
SERVIZI INDUSTRIALI (CV): ossia costi per servizi necessari alla trasformazione dei fattori
produttivi in prodotti (es. consumo energia elettrica, lavorazioni esterne richieste in funzione
della quantità prodotta ecc..)
COSTI DI TRASFORMAZIONE INDUSTRIALE (CF): ossia ammortamenti industriali, canoni
di affitto per reparti produttivi, canone annuale energia elettrica ecc..
COSTI COMMERCIALI
Vengono sostenuti per collocare il prodotto finito sul mercato. Sono:
COSTI DI PUBBLICITA’ (CF)
PROVVIGIONI DI VENDITA
COSTI PER SERVIZI DI TRASPORTO
AMMORTAMENTO MEZZI DI TRASPORTO
ECC..
COSTI AMMINISTRATIVI E DI “POLITICA”
Sono costi relativi alla gestione amministrativa dell‟azienda. Sono:
STIPENDI PERSONALE AMMINISTRATIVO (CF)
COMPENSO DIRETTORE GENERALE (CF)
COSTI PER RICERCA E SVILUPPO (CF)
COSTI PER FORMAZIONE DEL PERSONALE (CF)
50 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
ONERI FIGURATIVI
Esprimono il consumo di fattori produttivi impiegati nella produzione per i quali l‟impresa non sostiene
specifici costi monetari secondo prezzi contrattualmente determinati (il consumo di questi fattori
produttivi non viene riportato il conto economico).
Es: uso dei locali dell‟imprenditore o uso del lavoro dell‟imprenditore
CONFIGURAZIONI DI COSTO
Sono aggregazioni delle precedenti classi di elementi di costo ossia derivano dalla somma progressiva
dei valori degli elementi di costo al fine di evidenziare informazioni utili per le decisioni sulla gestione.
In funzione del fatto che vengano presi in considerazione tutti o solo alcuni valori degli elementi di
costo:
CONFIGURAZIONI DI COSTO
Configurazioni di costo nelle imprese industriali (monoprodotto)
Materie prime
+ manodopera diretta
+ servizi industriali
COSTO PRIMO (utile per monitorare l‟efficienza con cui l‟impresa utilizza la capacità produttiva)
+ costi di trasformazione industriale
COSTO DI FABBRICAZIONE (info x verificare la produttività della soluzione impiantistica installata)
+ costi commerciali
+ costi amministrativi e di politica
COSTO DI PRODUZIONE (info x monitorare la formazione del RO)
+ oneri finanziari
+ oneri tributari
COSTO DI GESTIONE (info x monitorare la formazione del RN)
+ oneri figurativi
COSTO ECONOMICO – TECNICO (configurazione di costo complessiva)
Utilizzo delle configurazioni di costo nelle imprese monoprodotto.
Il costo primo e il costo di fabbricazione sono utili per la valutazione delle rimanenze finali di
semilavorati e prodotti finiti o per decisioni su eventuali esternalizzazioni.. il costo economico-tecnico è
la base per la formulazione del prezzo di vendita.
Nelle imprese multi prodotto, per determinare il costo unitario di prodotto occorre classificare i costi
dei fattori utilizzati in base alla modalità di imputazione dei costi ai singoli prodotti che dipendono da:
La possibilità di misurare oggettivamente l‟utilizzo di un fattore produttivo per la realizzazione
di un certo prodotto
La convenienza economica a fare questa misurazione
PARZIALI COMPLESSE
51 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
I costi dei fattori vengono distinti in:
COSTI DIRETTI: se si trova il singolo costo relativo al singolo prodotto. Sono i consumi di
fattori sostenuti esclusivamente per allestire un solo prodotto e attribuibili al singolo prodotto
in modo esclusivo o in base a criteri oggettivi di calcolo.
COSTI INDIRETTI: se non si trova il singolo costo o non è convenite attribuirlo al singolo
prodotto. Sono i consumi di fattori sostenuti per allestire più prodotto e attribuiti al singolo
prodotto in base a criteri convenzionali. Vengono ripartiti.
Il RIPARTO può essere:
A BASE UNICA: si ricorre ad un unico parametro per attribuire i consumi di fattori di
prodotto.
A BASE MULTIPLA: si suddividono i costi indiretti in classi omogenee, a ciascuna delle quali si
applica un parametro appropriato per attribuire i consumi di fattori al prodotto.
I costi indiretti si dividono in questo modo:
𝑐𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑖𝑛𝑑𝑖𝑟𝑒𝑡𝑡𝑖
𝑠𝑜𝑚𝑚𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑏𝑎𝑠𝑖 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑝𝑎𝑟𝑡𝑜 𝑥 𝑏𝑎𝑠𝑒 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑝𝑎𝑟𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑜𝑡𝑡𝑜 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑒𝑠𝑠𝑎𝑡𝑜
Configurazione di costi nelle imprese industriali (multi prodotto)
Materie prime
+ manodopera
+ servizi industriali diretti
COSTO PRIMO
+ costi diretti di trasformazione industriale
COSTO DIRETTO DI FABBRICAZIONE
+ costi indiretti di trasformazione industriale
COSTO COMPLETO DI FABBRICAZIONE
+ costi commerciali
+ costi amministrativi e di politica
COSTO COMPLETO DI PRODUZIONE
+ oneri finanziari
+ oneri tributari
COSTO OCMPLETO DI GESTIONE
+ oneri figurativi
COSTO ECONOMICO – TECNICO
Il costo primo e i costi di fabbricazione sono utili per la valutazione delle rimanenze finali di
semilavorati e prodotti finiti e per decisioni di make or buy. Il costo completo di produzione è utile per
confrontare i risultati economici delle singole linee di prodotto. Il costo economico tecnico è la base
per la formazione del prezzo di vendita.
52 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
LE INFORMAZIONI SUI COSTI A SUPPORTO DI DECISIONI DI BREVE TERMINE
MARGINE DI CONTRIBUZIONE: è la differenza tra i ricavi di vendita e i costi variabili.
Indica quale parte dei ricavi di vendita rimane disponibile per la copertura dei costi fissi e per
la formazione del risultato economico d‟esercizio. Esistono due tipi di margine di contribuzione
solo se l‟impresa è multi prodotto. Se l‟impresa è multiprodotto con riferimento ad ogni tipologia
di prodotto, si può determinare:
o Margine di contribuzione globale lordo (MCL): indica il contributo di una specifica linea
produttiva alla copertura di tutti i costi fissi e alla formazione del risultato economico
d‟esercizio. RICAVI TOTALI DI VENDUTO – CV TOTALI
o Margine di contribuzione globale netto (MCN): indica il contributo di una specifica linea
produttiva alla copertura dei costi fissi comuni a più linee produttive e alla formazione
del risultato economico d‟esercizio. MCL – CF DIRETTI
o Margine di contribuzione unitario: il margine di contribuzione lordo/netto unitario si
calcola dividendo il margine di contribuzione lordo/netto complessivo per la quantità
allestita e venduta del prodotto oppure sottraendo dal prezzo di vendita del prodotto i
costi variabili unitari nel caso di MCLu ed i costi variabili unitari sommati ai costi fissi
unitari per MCNu.
COSTI RILEVANTI (eliminabili): sono quei costi che differiscono tra diverse alternative di
azione e che influiscono, pertanto, sul risultato finale del calcolo economico per un giudizio di
convenienza
COSTI IRRELEVANTI (non eliminabili): sono quei costi che sono ugualmente presenti nelle
alternative di azioni prese in considerazione; la loro considerazione quindi non incide sulla
decisione da assumere.
COSTI OPPORTUNITA: misurano la perdita in termini di mancato guadagno, in caso di ipotesi e
di impiego alternativo dei fattori produttivi ossia sono quei costi che derivano dal mancato
sfruttamento di un‟alternativa di azione
COSTI E RICAVI DIFFERENZIALI: il costo differenziale è la differenza che si rileva nella
voce di costo di due o più alternative possibili, entrambe o tutte in grado di soddisfare lo
stesso obbiettivo dell‟impresa. Una differenza di ricavi tra due o più alternative è detta ricavo
differenziale.
ANALISI DIFFERENZIALE
È il metodo di analisi e valutazione più diffuso per le decisioni a breve termine. Si fonda
sull‟identificazione degli elementi di costo e/o ricavo rilevanti per valutare la convenienza della
decisione.
ESEMPIO: la società ABC sta valutando se passare dalla distribuzione tramite venditori al dettaglio
alla vendita diretta tramite venditori porta a porta. Dal confronto tra ricavi e costi delle due
alternative emerge:
Distribuzione attuale Nuova ipotesi di distr. R e C differenziali
Ricavi
Costi industriali vari
Ammort. Industriali
700000
350000
50000
800000
400000
80000
+ 100000
+ 50000
+30000
53 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
Pubblicità
Provvigioni vendita
Altri costi fissi
80000
-
60000
45000
40000
60000
- 35000
+ 40000
Totale costi 540000 625000 + 85000
Risultato economico 160000 175000 + 15000
Il ricavo differenziale è di + 100000 ed il costo differenziale ammonta a + 85000, con un risultato
economico positivo di 15000 in base alla nuova proposta di modalità di distribuzione del prodotto. Il
metodo di distribuzione porta a porta viene preferito. Si sarebbe giunti allo stesso risultato
considerando solo i costi rilevanti: le voci che sono identiche in tutte le alternative e che non sono
influenzate dalla decisione possono essere ignorate.
Le decisioni di breve termine (operative) delle imprese possono riguardare:
La convenienza economica ad eliminare linee di produzione
La convenienza economica a incrementare linee di produzione
L‟impiego di risorse scarse che determinano vincoli di capacità produttiva, stoccaggio ecc..
La convenienza economica tra produzione interna e l‟acquisto da fornitori.
Come conseguire un determinato risultato economico con determinati vincoli di costi e/o ricavi.
ELIMINARE LINEE DI PRODUZIONE
La decisione se eliminare linee di produzione dipenderà essenzialmente dall‟impatto che la decisione
avrà sul risultato economico. Al riguardo è essenziale individuare quali costi si possono evitare e quindi
sono rilevanti per la decisione e quali non si possono evitare e quindi sono irrilevanti.
In un‟impresa multi prodotto, nel caso in cui i costi fissi siano tutti indiretti:
conviene cessare la produzione di ogni tipologia di prodotto avente MCL < 0, perché i ricavi di
vendita non riescono a coprire tutti i costi variabili.
Conviene continuare a produrre tutte le tipologie di prodotto aventi MCL > 0 in quanto i ricavi di
vendita concorrono alla copertura dei costi fissi e alla formazione del risultato economico
d‟esercizio.
Se l‟impresa multi prodotto sostiene anche costi fissi diretti:
Conviene cesare la produzione di ogni tipologia di prodotto avente MCL < 0
Conviene continuare la produzione di ogni tipologia di prodotto avente MCL > 0 e MCN > 0
perché concorre alla copertura dei costi fissi diretti e indiretti ed alla formulazione del
risultato economico d‟esercizio
Se con riferimento a una tipologia di prodotto, MCL > 0 ma MCN < 0, allora:
o Se i CF diretti non sono eliminabili continua produzione
o Se i CF diretti sono eliminabili cessa produzione
Infatti nel caso in cui MCL > 0 e MCN < 0 significa che i ricavi di vendita coprono i costi
variabili e solo una parte dei costi fissi diretti. Se i costi fissi diretti non sono
eliminabili conviene produrre perché i ricavi di vendita contribuiscono seppur solo in
parte alla copertura dei CF diretti. Se i CF diretti sono eliminabili, conviene
54 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
abbandonare la produzione perché in questo modo l‟impresa non consegue i ricavi di
vendita relativi alla produzione abbandonata ma non deve sostenere relativi CV e CF
diretti.
INCREMENTARE LINEE DI PRODUZIONE
In un‟ impresa multi prodotto, se MCL > 0 per ciascuna tipologia di prodotto, in assenza di vincoli,
conviene aumentare la produzione della tipologia di prodotto con MCLu maggiore, perché l‟unità
aggiuntiva di prodotto concorre maggiormente alla copertura dei costi fissi e alla formazione del
risultato economico d‟esercizio.
PRESENZA DI RISORSE VINCOLANTI (O COLLI DI BOTTIGLIA)
Si identificano come “risorse vincolanti” o “scarse” quelle risorse produttive (ore di manodopera,
quantità di manodopera, spazi di magazzino, capacità produttiva) che risultano disponibili in quantità
limitata rispetto alle necessità aziendali e che perciò vincolano l‟attività dell‟impresa. È possibile
riconoscere dei vincoli anche dal lato dei ricavi qualora, in politiche di contingentamento del mercato,
l‟impresa debba affrontare un limite al numero massimo di prodotti o al volume di fatturato realizzabili
in un dato mercato. L‟impresa deve gestire al meglio le risorse scarse di cui dispone.
La valutazione di convenienza economica nei casi in cui l‟impresa, dato il vincolo, voglia utilizzare al
meglio le risorse disponibili, si basa sulla massimizzazione del MCLu per unità di fattore scarso (o
risorsa vincolante). In questo caso, i costi fissi non sono rilevanti, in quanto il loro ammontare non varia
al variare del mix di produzione e venduto.
Se data la risorsa produttiva scarsa, occorre identificare un MIX PRODUTTIVO IDEALE, si darà la
priorità al prodotto che presenta il MCLu su unità di risorsa scarsa più alto e via via si considereranno i
prodotti con margine inferiore, ricalcolando di volta in volta la risorsa scarsa ancora disponibile.
Nel caso esiste anche un vincolo esterno (es. sulla quota di mercato)si procede:
Calcolando il MCLu su unità di risorsa scarsa per ordinare i prodotti in modo decrescente
Partendo dal prodotto con maggiore MCLu su unità di risorsa scarsa, lo si confronta con il suo
eventuale vincolo esterno e si decurtano le unità producibili al numero di unità contingentale dal
mercato per il prodotto in oggetto
Si libera capacità produttiva che rimane disponibile per il prodotto successivo nell‟ordine di
priorità e così via
COME CONSEGUIRE UN DETERMINATO RISULTATO ECONOMICO DATI DETERMINATI
VINCOLI DI COSTI E/O RICAVI
La formula del punto di pareggio può essere sfruttata per determinare il livello di quantità di prodotto
allestita e venduta che occorre per ottenere un risultato economico obbiettivo superiore a zero. Nel
determinare il punto di pareggio si è posto:
RE = RT – CV – CF = 0
Se l‟obbiettivo è invece raggiungere un certo RE‟:
RE‟ = RT – CV – CF
= p*q‟ – v*q‟ –CF
= q‟(p-v) – CF
q‟ = RE‟ + CF / (p-v)
55 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
ESEMPI SUI COSTI
1. L‟azienda industriale Gamma ha elaborato i seguenti dati di costo relativi al proprio prodotto XX:
Costi totali materiali 220.000
manodopera 150.000
lavorazioni industriali esterne 30.000
ammortamenti impianti 118.000
Sapendo che sono stati imputati costi amministrativi e commerciali per 93.000, calcolare il costo
primo, il costo di fabbricazione ed il costo di produzione.
Soluzione:
materiali 220.000
manodopera 150.000
lavorazioni industriali esterne 30.000
COSTO PRIMO 400.000
Ammort. Impianti 118.000
COSTO DI FABBRICAZIONE 518.000
Costi amm. E commerc. 93.000
COSTO DI PRODUZIONE 611.000
2. L‟azienda Alfa realizza i prodotti X e Y con i seguenti costi diretti:
X Y materie prime 200 60
manodopera 120 160
320 220
Le ore di lavoro impiegate per l‟ottenimento del prodotto sono 76 per X e 34 per Y. Vi sono inoltre
costi indiretti per 108. Determinare il costo completo di fabbricazione adottando le ore di lavoro
impiegate come base di riparto dei costi indiretti.
Soluzione:
ipotesi di riparto: 108
110= 0.9818
0,9818 x 76 = 74,62 (costi indiretti attribuiti a X)
0.9818 x 34 = 33,38 (costi indiretti attribuiti a Y)
X Y
Materie prima 200 60
Manodopera 12 160
Costi di fabbricazione 76,62 33,38
COSTO COMPLETO 393,62 253,38
DI FABBRICAZIONE
3. L‟azienda Alfa realizza i prodotti A, B, e C sostenendo costi di pulizia locali pari a 30.000 €. La
superficie totale occupata dai reparti produttivi è pari a 2.000 metri quadri, così suddivisa:
56 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
Prodotto A B C metri quadri superf. 600 900 500
Procedere al riparto dei costi di pulizia locali utilizzando i metri quadri di superficie dei reparti
produttivi come base di riparto.
Soluzione: 30000
2000= 15 𝑐𝑜𝑒𝑓𝑓𝑖𝑐𝑖𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑝𝑎𝑟𝑡𝑜
Costo pulizia imputato ad A 600 x 15 = 9000
Costo pulizia imputato a B 900 x 15 = 13500
Costo pulizia imputato a C 500 x 15 = 7500
4. L‟azienda Alfa realizza i prodotti X e Y sostenendo costi di distribuzione pari a 15.000 Euro, così
composti:
- costi per gestione ordini 5.000
- costi per trasporti 10.000
Si proceda al riparto dei suddetti costi, tenendo conto di quanto segue:
Prodotto X Prodotto Y Totale
Base di riparto per gestione ordini: numero ordini 180 120 300
per costi trasporto: ore viaggio 120 30 150
Soluzione:
prodotto X:
gestione ordini 5000
300𝑥 180 = 3000
trasporto 10000
150 𝑥 120 = 8000
COSTO DI DISTRIBUZIONE DI X 11000
Prodotto Y:
gestione ordini 5000
300 𝑥 120 = 2000
Trasporto 10000
150 𝑥 30 = 2000
COSTO DI DISTRIBUZIONE DI Y 4000
57 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
5. Sulla base dei seguenti dati:
X Y Z
ricavi di vendita 10.000 6.000 35.000
costi variabili totali 7.000 3.000 35.700
costi fissi indiretti 4.000
si determini se conviene continuare la produzione di tutti i tre prodotti.
PRODOTTO X PRODOTTO Y PRODOTTO Z TOTALE
Ricavi di vendita
CV totali
MCL globale
CF indiretti
10000
7000
3000
6000
3000
3000
35000
35700
-700
51000
45700
53000
4000
RISULTATO
ECONOMICO
1300
Conviene continuare la produzione di X e Y
6. Nell'impresa Alfa S.p.A. vengono fabbricati tre tipologie di prodotto, A, B, e C. Sulla base dei dati
sotto indicati, si
valuti se, al fine di migliorare il risultato economico sia più conveniente, per la società Alfa S.p.A.,
continuare a
produrre tutte e tre le tipologie di prodotto o sopprimerne qualcuna nelle seguenti ipotesi alternative:
1. i costi fissi diretti siano eliminabili;
2. i costi fissi diretti non siano eliminabili.
Prodotto A:
MCL = 500 – 450 = 50
MCN = 50 – 75 = -25
Prodotto B:
MCL = 1000 – 550 = 450
MCN = 450 – 100 = 350
Prodotto C:
MCL = 1500 – 1050 = 450
MCN = 450 – 250 = 200
Risultato economico d‟esercizio = 200 + 350 -25 -450(CFindiretti) = 75
Se i CF diretti di A sono eliminabili, conviene abbandonare la produzione. Infatti se si cessa di produrre
A:
RE = 350 + 200 – 450 = 100 > 75
Se i CF diretti di A non sono eliminabili, conviene continuare a produrre. Infatti se si cessa di produrre
A:
58 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
RE = 350 + 200 - 75 – 450 = 25 < 75
SCELTE DI MAKE OR BUY
Alcune imprese controllano tutte le attività della filiera produttiva, dalla produzione della materia
prima di base fino alla distribuzione del prodotto finito. Altre imprese invece acquistano delle parti e
dei materiali che influiscono nei loro prodotti finiti. La decisione di produrre internamente una parte
invece di acquistarla all‟esterno da un fornitore, è detta decisione di make or buy (esternalizzazione o
outsourcing). Come procedere? Occorre confrontare le diverse alternative tenendo conto:
Dei COSTI VARIABILI specificatamente riferibili alle varie alternative.
Dei costi fissi, solo se devono essere sostenuti e possono essere evitati con il passaggio da
un‟alternativa all‟altra (individuazione dei CF rilevanti).
Se inoltre sono possibili usi alternativi della capacità produttiva liberata con un‟eventuale
esternalizzazione, occorre considerare anche il costo opportunità dell‟impiego alternativo della capacità
produttiva liberata.
ESEMPIO
Considerati i seguenti costi relativi alla produzione di 1.000 unità del prodotto A:
Materie prime
Manodopera
Costi per servizi industriali (costi variabili)
Canone locazione magazzino materie prime (costi fissi di fabbricazione non eliminabili)
Ammortamento impianti (costi fissi di fabbricazione eliminabili)
Costi fissi amministrativi (costi non eliminabili)
4.000.000
500.000
2.000.000
1.000.000
1.000.000
5.000.000
Valutare l‟opportunità di acquistare le 1.000 unità del prodotto A presso un fornitore ad un prezzo
unitario di 8.000.
Si riconsideri la valutazione dell‟esempio precedente ipotizzando che i costi fissi di fabbricazione siano
eliminabili (se
si cessa di produrre il componente A) e l‟impianto possa essere ceduto a terzi con un compenso di
700.000.
Soluzione:
(costi rilevanti) MAKE BUY
MP
Manodopera
Costi per servizi industriali
Ammortamento impianti
4000000
500000
2000000
1000000
8000000
---
---
---
TOT. COSTI RILEVANTI 7500000 8000000
Conviene continuare ad allestire internamente il prodotto.
59 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
Se un costo è ineliminabile, non lo si considera, oppure va messo sia dalla parte del make che dalla parte
del buy.
Si riconsideri la valutazione dell‟esercizio precedente, ipotizzando che tutti i costi fissi di
fabbricazione siano eliminabili e che l‟impianto possa essere ceduto a terzi con un compenso pari a
700.000.
(costi rilevanti) MAKE BUY
MP
Manodopera
Costi per servizi industriali
Costo fabbricazione (ammort.
Industr. + canone locazione)
Costo opportunità
4000000
500000
2000000
2000000
700000
8000000
---
---
---
---
---
TOT. COSTI RILEVANTI 9200000 8000000
Conviene acquistare il prodotto dal fornitore.
COME CONSEGUIRE UN DETERMINATO RISULTATO ECONOMICO DATI DETERMINATI
VINCOLI DI COSTI E/0 RICAVI
La formula del punto di pareggio può essere sfruttata per determinare il livello di quantità di prodotto
allestita e venduta che occorre per ottenere un risultato economico obbiettivo superiore a 0. Nel
determinare il punto di pareggio si è posto:
RE = RT – CV – CF = 0
Se l‟obbiettivo è invece raggiungere un certo RE‟:
RE‟ = RT – CV –CT = (p*q‟) – (v*q‟) –CF = q‟(p-v) – CF
Q‟ = 𝑅𝐸′ + 𝐶𝐹
𝑝−𝑣
EQUILIBRIO ECONOMICO E REDDITIVITA’
Equilibrio economico di un‟impresa:
R = C + X
R = flusso dei ricavi
C = flusso dei costi
X = surplus che serve per remunerare i soci
Se l‟impresa opera con equilibrio economico, allora ha REDDITIVITA‟. Occorre verificare questa
condizione periodicamente nel tempo. Se l‟impresa ha redditività allora ha la stabilizzata attitudine a
remunerare in modo congruo tutti i fattori della produzione, compreso il capitale con il vincolo del pieno
rischio.
STABILIZZATA = è una capacità che non si deve verificare solo nel breve termine ma deve essere
presente anche nel medio-lungo termine.
60 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
IN MODO CONGRUO = in modo adeguato che dipende dal mercato e dai settori
La verifica del raggiungimento di posizione di equilibrio economico avviene al 31/12.
L‟equazione R = C + X diventa:
RICAVI DI COMPETENZA ECO. = COSTI DI COMPETENZA ECO. + RIS. ECO. D‟ES.
L‟equilibrio economico si caratterizza per due condizioni:
1. ENTITA’: il flusso dei ricavi deve essere tale da coprire i costi e permettere un congruo
margine di reddito.
2. TEMPO: la condizione di entità deve essere prospettica ( l‟equilibrio economico deve valere nel
tempo).
Se un esercizio si chiude in perdita non è detto che l‟impresa sia priva di redditività. Può remunerare il
capitale di pieno rischio utilizzando le riserve di utili. Se esistono riserve di utili vuol dire che ho avuto
un utile grande da remunerare i soci e da permettermi di metterne da parte una parte. Quindi ho
raggiunto equilibri in passato. Le riserve di utili:
Provocano un incremento di capitale netto temporaneo o definitivo.
Se vengono utilizzate per la copertura di perdite d‟esercizio, le riserve diminuiscono.
Possono essere utilizzate per remunerare i soci se l‟utile non basta e quindi diminuiranno.
Possono anche provocare un incremento di capitale netto temporaneo o definitivo se vengono
utilizzate per aumentare il capitale sociale.
Creano una relazione tra reddito d‟esercizio e redditività d‟impresa, in quanto sintomo di
redditività passata e sono un volano per la redditività futura.
LE RISERVE DI UTILI
Il risparmio di utili comporta vantaggi diversi ma interconnessi nei seguenti aspetti:
ECONOMICO = il fattore di stabilizzazione della capacità remunerativa del flusso dei ricavi
d‟esercizio.
PATRIMONIALE: fattore di solidità del patrimonio, nel caso in cui ci sia una perdita.
FINANZIARIO: da luogo al fenomeno dell‟autofinanziamento.
AUTOFINANZIAMENTO
In senso proprio o in senso
stretto (esiste solo se c’è utile)
In senso lato ampio o reddito spendibile
o endofinanziamento
Risparmio di utili (cioè
utili non distribuiti)
UTILE – RICAVI NON MONETARI
+ COSTI NON MONETARI (costi che
non hanno generato un deflusso
monetario)
61 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
L‟autofinanziamento in senso ampio o endofinanziamento, trova la sua origine nel fatto che a formare il
risultato economico concorrono costi e ricavi di competenza economica classificati in:
COSTI MONETARI (salari, imposte, int. Passivi, mp ecc..)
COSTI NON MONETARI (ammortamenti, accantonamenti, quota TFR)
RICAVI MONETARI
RICAVI NON MONETARI (incrementi FFR per uso interno)
Utilizzando la struttura di conto economico a costo del venduto (viene bene per evidenziare il flusso
dei ricavi di vendita che è confrontato con il costo del venduto il quale è divisibile in costi monetari e
non):
RICAVI DI VENDITA flusso finanziario
COSTO DEL VENDUTO: COSTI MONETARI deflusso finanziario
COSTI NON MONETARI no deflusso
L‟endofinanziamento si crea nel corso dell‟esercizio per effetto di tutte le operazioni che si svolgono.
Al 31/12 avviene la quantificazione dell‟endofinanziamento con la determinazione del risultato
economico d‟esercizio. È un fenomeno che si consolida con il risparmio di utili cioè con la formazione di
riserve. Questa fonte di AF permane nell‟impresa in funzione dell‟uso o della destinazione delle riserve.
AF permane nell‟impresa fino a quando:
l‟utile destinato a remunerare il capitale di pieno rischio non viene distribuito.
le riserve costituite con l‟utile risparmiato non vengono utilizzate per la copertura di perdite o
distribuzione di utile.
La ricchezza trattenuta nell‟impresa a fronte dei costi non monetari non viene utilizzata.
COSTI NON MONETARI
AMMORTAMENTI: il flusso finanziario permane nell‟impresa fino a quando non si provvede al
rinnovo dei beni ammortizzati.
ACCANTONAMENTI: il flusso finanziario permane nell‟impresa fino a quando non si verifica
l‟evento per cui si era provveduto ad effettuare l‟accantonamento.
L‟autofinanziamento in senso ampio si realizza anche quando l‟impresa chiude l‟esercizio in pareggio o in
perdita se la perdita è < costi non monetari
CALCOLO AF IN SENSO AMPIO
Metodo diretto: RICAVI MONETARI – COSTI MONETARI
Metodo indiretto: utile „esercizio (o perdita) + costi non mon. – ricavi non mon.
62 ECONOMIA AZIENDALE R-Z 2012 – 2013
http://www.sharenotes.it
L‟impresa che risparmia utile si dice ECONOMICAMENTE VITALE ossia risulta dotata di solidità
patrimoniale ed economica. Ha capacità di:
Autofinanziarsi
Trattenere i mezzi finanziari già acquistati
Acquisire nuovi mezzi finanziari
Queste tre capacità formano la condizione di economico finanziamento
Mancano le ultime due lezioni che riguardano cash flow, capitale
netto ecc…