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ECONOMIA VERONESE trimestrale n.4 - Anno 13 - dicembre 2014 - Editore Apiservizi S.r.l. - Verona, via Albere 21/C - Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% CNS VR - D.L. 353/2003 (conv. in L. - 27/02/2004 n 46) art., comma 1 DCB VERONA - 2,58 Euro profili TABARELLI LAFAL BORDINI ARREDAMENTI TAMELLIN GREEN MODE

Economia Veronese dicembre 2014

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TABARELLILAFALBORDINI ARREDAMENTITAMELLINGREEN MODE

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sommario

inserzionisti

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editoriale 5

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TabarelliLafalBordini ArredamentiTamellinGreen Mode

La tutela della salute e sicurezza dei lavoratori italiani all’estero

In cammino verso la nuova ISO 9001:2015

Agente di commercio procacciatore d’affari e lavoratore subordinato criteri differenziatori

Concordato preventivo Concordato in biancoIl fondo patrimoniale

La politica ai competenti

Premio VERONA GIOVANI 2014Il benessere nel mondo del lavoro

Egitto

Semplificazioni fiscali

ambiente e salute

qualità & management

Apigiovani

previdenza

legale

Apidonne

il punto

profili

attività

estero

fiscale

Apivenetofidi

40

44

Galleria d’arte modernaACHILLE FORTI

terza pagina

Anno 13 - Numero 4dicembre 2014

Rivista trimestralepromossa daAPINDUSTRIA

www.apiverona.it

DIRETTORE RESPONSABILECirillo Aldegheri

EDITOREAPISERVIZI S.r.l.Via Albere, 21/C - 37138 Verona

REDAZIONEc/o APINDUSTRIA VeronaVia Albere, 21 - 37138 VeronaTel 045 8102001Fax 045 [email protected]

GRAFICAarteOn di Ilenia Cairo - Veronawww.studioarteon.com

STAMPAIntergrafica Verona Srl - Verona www.intergraficavr.com

FOTOGRAFIEArchivio Apindustria

Registrazione Tribunale di Veronan. 1393 del 22 marzo 2000

Poste italiane SpASpedizione inabbonamento postale

D.L. 353/2003(con. in L. 27/02/2004 n°46art. 1, comma 1, DCB Verona

Pubblicità raccolta in proprio

ASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE MPRESE

DELLA PROVINCIA DI VERONA

Fimauto

Banca Valsabbina

Samo

AMT

EBI Group

Osella Consultant

Multiutility

Eccellenze Alimentari

Adawen

Dialogo

Mazzi Impianti

Paolo Ferrarese

Perlini

Vertours

Acque Veronesi

Viani Assicurazioni

Cattolica Assicurazioni

Vicentini

Economia Veronese - dicembre 2014

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editoriale

Arturo Alberti

Un uomo cammina fra le macerie di una città in rovina. È italiano, ha un sogno che molti consi-derano folle: puntare tutto il suo patrimonio su chi non ha garanzie da offrire, se non la propria energia, la voglia di ripartire da zero. Ricostruire dando fiducia agli altri.Quella città, San Francisco, oggi simbolo dell’innovazione, deve molto alla “follia” di quell’i-taliano di talento, figlio di emigrati liguri. Dopo il terribile terremoto del 1906, Amadeo Peter Giannini decise di far prestiti a chiunque avesse la forza di impegnarsi nella ricostruzione. Trasformò così un immane disastro in una grande opportunità, dando il via alla rinascita della città californiana, mentre la piccola Bank of Italy da lui fondata due anni prima cresceva sino a diventare Bank of America. Oltre cento anni dopo, l’Italia cerca le energie per uscire da una pesantissima crisi. Ma per guardare al futuro con fiducia e rimediare a sperperi e ritardi, dovrà prima di tutto rimuovere modi di pensare diffusi, vere “macerie culturali” nelle nostre teste e risolvere una colossale contraddizione che mina il suo sistema di valori, quella di un Paese che per ricchezza di cultura è costante fucina di talenti capaci di primeggiare nel mondo, dall’im-presa, all’arte alla scienza, eppure sembra rassegnato a sperperare in patria quel talento. E lo sperpera con un malcostume che mortifica i migliori, che mortifica chi sa immaginare il doma-ni, rischiare, mettersi in gioco lealmente. L’Italia invece è un Paese che favorisce spesso chi ostacola i cambiamenti, antepone il proprio orticello al bene comune, prevale non perché più bravo ma grazie ad amicizie, conformismo, ossequio a potentati, disinvoltura nel gioco sporco.Una contraddizione inaccettabile mentre in un mondo che cambia sempre più rapidamente la risorsa di cui l’Italia è più ricca, quella intellettuale, diventa più importante delle materie prime o della posizione geografica. Non ci sarà rinascita politica ed economica senza affrontare a viso aperto questo paradosso, che ben conoscono le migliaia di connazionali di talento costretti ad andare all’estero per realizzarsi. “I giovani devono partire ma per curiosità non per disperazio-ne. E poi tornare. Partire per capire il resto del mondo e prima ancora se stessi”.Per guardare al futuro con fiducia, occorre tornare a sognare. Come fecero i nostri padri, dopo i disastri della guerra. Prendendo a modello chi sa vedere quel che ancora non c’è e de-dica tutte le sue energie a realizzarlo. Occorre scoprire e far conoscere questi esempi positivi. Storie di ieri, come quella di un italiano fra le macerie, col sogno folle di puntare tutto sugli altri per ricominciare. Storie di oggi, dei tanti che magari accanto a noi, sanno inseguire con tenacia e creatività questi sogni, credere che tutto è possibile, se lo vogliamo. Persino fare squadra, invece di diffidare degli altri o peggio ancora, cercare di fregarli.Dobbiamo spostare i riflettori dai troppi inetti, arroganti e litigiosi che hanno goduto di una immeritata visibilità ed hanno diffuso modelli devastanti che sono le macerie di cui liberarci. Basta aprire gli occhi, per trovare nuovi modelli, inseguendo il talento. Occorre trarne ispira-zione e farli conoscere, soprattutto ai più giovani. Dando a loro nel frattempo molta più voce e ascolto. Perchè certo è, che i più giovani hanno molto da insegnare ai più anziani, su come si guarda al futuro.Un Buon Natale di serenità alle nostre imprese e a tutte le famiglie che ci lavorano e ci aiutano a sognare un 2015 migliore.

5Economia Veronese - dicembre 2014

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TABARELLI

Conoscere e valorizzare i molteplici aspetti della propria capacità produt-tiva è di fondamentale importanza per liberarsi

dagli schemi che un’eccessiva con-centrazione su un unico prodotto o settore impone. È un atteggiamento che le PMI dovrebbero adottare: è anche grazie alla consapevolezza delle proprie potenzialità che un’a-zienda si può trasformare in impre-sa market-oriented a tutto tondo. E questo è quanto ha saputo fare, fin dalle origini, la ditta Tabarelli S.p.A.,

oggi leader nella costruzione di cari-catori oleodinamici per la raccol-ta e la movimentazione di rottami ferrosi, metalli, legname e rifiuti industriali. Si colloca all’inizio degli anni Trenta l’embrione di questa re-altà, nata come azienda produttrice di forni per l’essiccazione di bozzoli e di cereali. Inserita nel contesto di un sistema incentrato sulle attività del settore primario e forte dell’espe-rienza maturata con Luigi e Olivo Tabarelli, negli anni Cinquanta Ta-barelli si dedica alla realizzazione di impianti di irrigazione, botti per liqua-

ESEMPIO VINCENTE DI POLIEDRICITÀ IMPRENDITORIALE

Versatilità, affidabilità, robustezza e potenza di sollevamento:

queste le caratteristiche che contraddistinguono i caricatori

Tabarelli

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mi e alla costruzione dei primi carica-tori semoventi per l'agricoltura. Negli anni Sessanta, colti i segnali di quei tempi che stavano vivendo radicali trasformazioni, l’azienda realizza il suo primo caricatore stradale con benna a ragno, per rispondere alla

domanda di un mercato che aveva bisogno di movimentare metalli e rottami. Nello stabilimento di Mozze-cane furono progettati e costruiti an-che modelli per usi diversi – autogrù, escavatori, caricatori per legnami, postazioni fisse – e, per soddisfare le richieste di una clientela sempre più esigente, all'attività principale fu affiancata la costruzione di presse e poi cesoie per rottami che prese il via nella sede di Idromec, una nuo-va realtà appositamente costituita. Fu quello un cambio di rotta antici-patore dell’attuale fisionomia azien-

dale. «Per la costruzione delle prime macchine – ricorda il presidente Ro-berto Tabarelli – venivano utilizzati molti componenti derivanti dall’in-dustria dell’auto. Siamo poi passati a sviluppare mezzi dalle prestazioni sempre più sofisticate, adottando

componenti sia progettati allo sco-po al nostro interno sia realizzati da fornitori e collaboratori specializzati, in modo da proporre prodotti sempre più innovativi». Attualmente la vasta produzione della Tabarelli compren-de macchine con peso da 10 a 45 t. e con potenze da 80 a oltre 300hp, frutto dell’evoluzione dell’elettromec-canica per quanto riguarda motori e gestione dell'impianto idraulico: il tutto finalizzato a una maggiore pre-cisione, affidabilità, manutenzione programmata e maneggevolezza d'uso dei mezzi. Scelte che si sono

tradotte in una più articolata orga-nizzazione della struttura azienda-le dove, accanto a impianti, mac-chine e sistemi, tra i più moderni e avanzati, si colloca un’area di progettazione e sviluppo dotata di strumenti di calcolo e disegno

computerizzato in cui opera un team altamente qualificato e at-tento alla selezione e verifica di adattabilità di nuovi materiali. Tali procedure vengono seguite per pre-vedere e anticipare la domanda di un mercato sempre in evoluzione e che impone all’azienda non solo una costante ricerca e messa a punto delle linee di prodotto esistenti, ma anche la realizzazione di prodotti innovativi come nel caso del nuo-vo sistema brevettato FlyCab. «Si tratta di un perfezionamento messo a punto grazie all’evolversi della tec-

profili

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TABARELLI

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nologia e ai dati che abbiamo riscon-trato in oltre vent’anni di utilizzo del dispositivo a pantografo – sottolinea Roberto Tabarelli –: queste rileva-zioni ci hanno fornito una serie di indicazioni utili al miglioramento dei livelli di ergonomia, comfort, sicurez-za e prestazioni dell’operatore. Con il sistema FlyCab, accanto ad una più ampia visibilità, si assicurano al manovratore un accesso facilitato alla cabina, che si posiziona a livello terra, e una permanenza più rilas-sante all’interno dell’abitacolo, le cui dimensioni sono state ampliate, per poi salire fino a raggiungere i sei me-tri di altezza in posizione di lavoro». I miglioramenti costanti, le sempre nuove soluzioni messe a punto per i propri mezzi e una mirata strategia di vendita, hanno consentito all’a-zienda, di acquisire solide posizioni in importanti Paesi esteri: dagli Sta-ti del Nord Europa, alla Russia, agli USA, fino all’America latina e all’Australia.«Attualmente – continua Roberto Ta-

barelli – il nostro fatturato è realiz-zato per circa il 60% sul mercato internazionale, un traguardo che pensiamo di potenziare perfezionan-do la rete commerciale senza, peral-tro, tralasciare le posizioni acquisite o quelle che intendiamo conquistare sul mercato interno, grazie anche all’attività di Idromec, oggi presiedu-ta da Angelo Tabarelli, che per qua-lità e risultati si attesta ai vertici nel difficile mercato delle presse-cesoie per rottami. È indiscusso che il no-stro patrimonio, costituito da serietà, impegno, affidabilità e innovazione,

rappresenta un “passaporto” fonda-mentale che intendiamo incrementa-re con una puntuale organizzazione interna, con l’efficiente servizio post vendita, con una costante attività di formazione e aggiornamento degli addetti impiegati nei diversi reparti e con il moderno e fornito magazzino ricambi per i diversi modelli in produ-zione, che costituisce un nostro pun-to di forza per fronteggiare qualsiasi richiesta della clientela».Motori potenti e impianti oleodinami-ci ad elevato rendimento consento-no un regime di lavoro più moderato,

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e unitamente all’accesso facilitato ai punti di manutenzione, si traducono in un minor costo di mantenimento; cura e precisione costruttiva, stabi-lità e diverse combinazioni di sbrac-cio e attrezzature garantiscono il raggiungimento delle migliori presta-zioni dei caricatori Tabarelli. Quello di queste realtà aziendali che, pur integrandosi, conservano una loro autonomia gestionale e produttivo-progettuale, è un esempio vincen-te di graduali trasformazioni alle quali ha contribuito la seconda e ora la terza generazione. Tabarelli e Idromec oggi rappresentano un volano occupazionale (circa 70 i dipendenti) di tutto rilievo per il comprensorio di Mozzecane e del-le aree limitrofe e sono due azien-de veronesi leader nei rispettivi settori.●

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SEDE AMMINISTRATIVAVia Carlo Alberto Dalla Chiesa, 237060 Mozzecane (Verona)Tel. 0457930007 Fax 0457930214

PRODUZIONE Caricatori semoventi e presse per la movimenta-zione e il trattamento dei rottami metallici

ANNO DI FONDAZIONE1949 (iscrizione CCIA)1982 costituzione S.p.A.

PRESIDENTE CDARoberto Tabarelli

CONSIGLIERE DELEGATO Angelo Tabarelli

RESPONSABILE COMMERCIALE Angelo Tabarelli

RESPONSABILE PRODUZIONE Adriano Bighelli

RESPONSABILE TECNICOFabio Manente

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 15.000 mqCoperta: 4.700 mq

RISORSE UMANETotale addetti: 34Addetti alla produzione: 24Impiegati: 10

SITO INTERNET/E-MAILwww.tabarelli.com - [email protected]

Economia Veronese - dicembre 2014

OFFICINA MECCANICA F.LLI TABARELLI S.p.A

profiliTABARELLI

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La storia della Lafal, che avrebbe i requi-siti per fregiarsi del prestigioso ricono-scimento di “azienda

storica”, è quella della famiglia Franchini i cui membri sono, per la loro attività, sopranno-minati i ferari, ma è anche, al tempo stesso, la storia di un borgo, Quaderni. Quella di questa azienda è sta-ta un’evoluzione sorprendente: da bottega di fabbro, dedita alla produzione di ferri per cavalli e buoi, La-fal si è trasformata dapprima in officina, in cui veni-vano fabbricati semplici attrezzi agricoli e ristrutturati i meccanismi degli orologi delle case comunali o dei campanili parrocchiali, poi in piccola impresa di costru-zioni metalliche tout-court (capannoni, portoni, infissi). Attualmente l’attività è concentrata nella lavorazione di

ogni tipologia di metallo – dal ferro all’acciaio, all’allumi-nio – e nella produzione di manufatti a elevato conte-nuto tecnologico – infissi in alluminio per abitazioni, attrezzature per l’industria enologica, parti metalliche

per i mezzi di trasporto merci, palcoscenici smon-tabili di 2/300 mq di superficie, allestimenti di nego-zi e supermercati etc.: una multi operatività che ha fatto di questa realtà un partner di riferimento per molteplici settori. L’aver fatto tesoro del passato per cogliere le sfide del presente e del futuro con la forza della flessibilità e dell’innovazione, l’aver saputo pilota-re le professionalità interne e snellire la propria orga-nizzazione sono i “segreti” del successo dell’impresa di Quaderni che, grazie anche alla sesta generazione, è

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LAFALLa forza dell’esperienza

e la flessibilità dell’acciaio200 anni trascorsi tra

tradizione e innovazione passando dalla produzione di ferri per cavalli a quella

di manufatti ad elevato contenuto tecnologico

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ormai prossima a festeggiare i 200 anni (i primi riferimenti della proge-nitrice dell’odierna Lafal risalgono alla prima metà del 1800).«Dalla originale dimensione locale – racconta Albino Franchini che, con il cugino Antonello, è alla gui-da dell’azienda – Lafal ha assun-to un aspetto internazionale e si propone oggi all’attenzione di una clientela sia europea (Germania, Spagna, Russia, Grecia, in primis) che extraeuropea (Israele, Au-stralia, Stati Uniti, India, etc.) che

contribuisce per circa il 30% alla formazione del nostro fatturato». I processi di lavorazione innovativi, l’utilizzo di macchinari a controllo numerico robotizzati e il ricorso alla tecnica dell’estrusione per la pro-duzione di profilati in alluminio (in lega con rame, zinco, silicio, ma-gnesio) fanno di Lafal un referen-te primario per le sue realizzazioni nei campi più diversi: Strutture per forni, carrelli trasporto bagnagli, dai portoncini e serramenti per abita-zioni, dalle facciate dei capannoni

alle pareti divisorie per uffici, dagli elementi per le carrozze dei treni e automobili, dai supporti per bar-riques e macchine per il remuage. Molte sono le linee di prodotto della ricca proposta Lafal, che opera pre-valentemente su commessa tanto per la realizzazione di pezzi unici quanto per quelli seriali, a secon-da delle richieste del cliente, ma assi nella manica della sua gamma sono, in particolare, le serie Botti-stop e Jolly-Co/Roto Jolly.Bottistop è un sistema di orga-

profiliLAFAL

11Economia Veronese - dicembre 2014

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nizzazione della cantina, ideale per sfruttare al meglio gli spazi. Si tratta di una struttura, costrui-ta in alluminio verniciato argento o alluminio anodizzato a polveri (ma disponibile anche nella ver-sione in acciaio inox), che con-sente di disporre le barriques in cataste ordinate e stabili. Le sagome di Bottistop circolari e leggermente inclinate avvolgono

perfettamente il profilo delle barri-ques (da 225/500 litri di vino). «Il si-stema è stato studiato – spiega An-tonello Franchini – per consentire un agevole accesso alle barriques sottostanti per le varie lavorazioni di rabbocco, prelievi e batonage. I modelli rialzati sono stati approntati per poter movimentare le cataste anche con transpallet oltre che con carrello elevatore; il Bottistop rotati-vo consente di ridurre notevolmen-te i tempi di movimentazione delle barriques che possono ruotare di 360° così le operazioni di riempi-mento, svuotamento, colmatura, lavaggio possono essere effettuate in loco».Sempre al mondo delle cantine è dedicato Jolly-Co, il contenitore ripieghevole e sovrapponibile, adatto a ogni uso e soluzione ideale per tutte le aziende vinico-le che producono vino spuman-te con metodo classico poiché consente un notevole risparmio nella movimentazione delle bot-tiglie. L’evoluzione è il Roto Jolly, cesto motorizzato capace di conte-nere 200/250 bottiglie di spumante, concepito e realizzato per la pre-

cipitazione e la rimozione del de-posito secondo il metodo classico: l’apparecchiatura svolge, in pratica, in maniera automatica l’attività del remuage, operazione spesso, in molte aziende, eseguita ancora a mano.«Si tratta di una costruzione sempli-ce e robusta in acciaio galvanizzato a caldo per evitare ogni problema di corrosione – prosegue Franchini – . Il carico e lo scarico delle casse possono essere effettuati con un semplice carrello elevatore, ma la caratteristica che rende il Roto Jol-ly una strumentazione insostituibile è la possibilità di personalizzare i movimenti del remuage con la pro-grammazione del software».Queste ultime due linee di produ-zione rappresentano oggi il 20% del fatturato aziendale e hanno aperto a Lafal le porte di un’area commer-ciale tutta da sfruttare e per la qua-le l’azienda ha varato una nuova politica commerciale affidandosi a venditori plurimandatari e parteci-pando attivamente a manifestazioni fieristiche di settore e a consolidata vocazione internazionale (Simei, Enolitech, etc.).●

SEDE AMMINISTRATIVAVia Mazzini, 194/E37069 Villafranca (Verona)Tel. 0457940278Fax 0457940907

PRODUZIONEMetalmeccanica varia: lavorazioni ferro, alluminio e acciaio inox.Serramenti in metallo e pvc.Carpenteria.Prodotti per enologia.

ANNO DI FONDAZIONE1980

TITOLARIAlbino FranchiniAntonello Franchini

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 8.500 mqCoperta: 2.500 mq

RISORSE UMANETotale addetti: 15Addetti alla produzione: 13Impiegati: 2

LAFAL S.n.c. di Franchini A. & C.

SITO INTERNET/E-MAILwww.lafal.com - [email protected]

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La passione per il le-gno vissuta da chi il legno lo conosce bene: ecco spiega-ta, in estrema sinte-

si, la Bordini Arredamenti, fondata da Sergio Bordini, in quel di Nogara, nel 1974. Un’azienda legata a un terri-torio per cui la lavorazione del legno è una vera e propria vo-cazione e nella quale opera-no artigiani che perpetuano la tradizione realizzando ancora oggi arredamenti esclusivi e personalizzati. Sergio Bor-dini, forte della formazione professionale maturata nel settore, si è così inserito in una nicchia di mercato pro-ponendo “pezzi” unici dal design classico o moderno, rispondenti alle esigenze dell’abitare di una clientela competente e raffinata. «So-

luzioni flessibili – sottolinea Bordini – che fanno della no-stra azienda un interlocutore affidabile, con il quale concor-dare ogni dettaglio del lavoro. La forza delle creazioni “su misura”, in cui fantasia e so-lidità si fondono in un insieme armonico, conferisce un toc-co di classe a qualsiasi abita-zione». La filiera produttiva di Bordini Arredamenti eccelle in tutte le fasi: dal progetto, nel quale vengono sviluppate e proposte soluzioni originali e in linea con le esigenze del committente, fino all’assisten-za post-vendita, effettuata dal personale che ha ideato, rea-lizzato e installato il prodotto ed è in grado di conoscere in ogni minimo dettaglio. Gra-zie ad una mirata struttura aziendale e a una dotazione tecnologica all’avanguardia,

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BORDINI ARREDAMENTI

LA SARTORIALITÀ NELLA LAVORAZIONE DEL LEGNO

Sinonimo di stile e raffinatezza,

con il suo intuito creativo valorizza “l’abitare” di ogni

ambiente

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i qualificati ed esperti collaboratori effettuano all’interno della sede stessa sezionature, scorniciature, pantografa-ture, levigature, codettature, forature di indiscusso livello. La decisione di investire in tecnologia e macchine CNC ha consentito all’azienda di abbattere i costi, ma soprat-tutto di mantenere l’alto standard raggiunto, che si può riscontrare nelle finiture dei manufatti, negli intagli o nei particolari di lavorazione come, ad esempio, la giunzio-ne a Folding (effettuata per ottenere strutture con spigoli da un unico pannello senza bordature e con continuità di venatura tra lato e fronte), la guida fianco Tandembox ad estrazione totale con sistema di chiusura ammortizza-

ta ante/cassetti BluMotion o l’apertura elettromeccani-ca di cassetti, cestoni, pensili. «Un controllo totale della qualità parte dalla scelta dei materiali che selezioniamo e scegliamo con attenzione meticolosa e che compren-dono tanto le essenze classiche (noce, ciliegio, rovere, frassino) quanto quelle più attuali (tek, palissandro, pau dorado) fino ai legni termotrattati (frassino e rovere). Costante è lo studio effettuato per trovare le soluzioni migliori che sottoponiamo al cliente e che, dopo la sua approvazione, si concretizzeranno nella produzione per finire con la messa in opera nei luoghi di destinazione. Oggi – continua l’imprenditore, già affiancato dal figlio

profili

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BORDINI ARREDAMENTI

BORDINI ARREDAMENTI

Economia Veronese - dicembre 2014

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Gianluca che segue l’aerea della clientela privata – la nostra attività si estrinseca nella realizzazione di mo-bili su misura per tutti gli ambienti: cucine, tavoli, soggiorni, camere da letto, cabine armadio e armadi, libre-rie, bagni, uffici, arredi salvaspazio, multifunzione e trasformabili, etc. La conoscenza dei materiali più adatti ad ogni uso e ambientazione, oltre che delle tecnologie, ci consente di realizzare complementi d’arredo che possiedono un prezioso valore ag-giunto: la durata nel tempo che è il risultato della cura creativa che contraddistingue la tradizione di una realtà artigianale».«Le mutate strutture abitative, che hanno generato uno stile nuovo dell’abitare contemporaneo – pre-cisa Bordini –, comportano, per chi come noi è attivo da anni nel com-parto dell’arredamento, la necessità di confrontarsi con inedite organiz-zazioni spaziali, meno conformiste, diverse da quelle “canoniche”. An-che per questo, di recente, abbia-mo avvertito l’esigenza di avviare un proficuo confronto e una stretta collaborazione con l’universo degli interior designer, che ci ha permes-so di sperimentare nuove soluzioni. L'arredamento contemporaneo – continua l’imprenditore – esplora le nuove frontiere del design con pro-poste all'avanguardia, ergonomiche ed originali, in cui anche i materiali più innovativi e le combinazioni di materiali diversi giocano un ruo-lo chiave, diventando essi stessi protagonisti assoluti degli am-bienti. A completamento della lavo-razione del legno, ci siamo pertanto cimentati nell’utilizzo di metallo, pie-tra (che può toccare spessori non superiori a 1 mm!), corian e laminati di varia natura».

Grazie alla continua ricerca e spe-rimentazione questa PMI, anche se con qualche ostacolo, è riuscita a superare i condizionamenti della negativa congiuntura del comparto e a guardare al futuro con ambizio-si progetti, per continuare a ope-rare su commissione, ma anche per confrontarsi direttamente con il cliente finale. Bordini, che nel pas-sato esercizio ha raggiunto e supe-rato il traguardo del milione di euro di fatturato, guarda con interesse anche all’internazionalizzazione: da poco è sbarcata sul territorio russo per installare arredamenti completi realizzati per alcune vil-le e sta già attivando nuovi canali

per la commercializzazione dei suoi prodotti e far conoscere il suo know-how “Made in Italy”, asset di straordinaria importanza per ogni im-presa che vuole “conquistare” l’este-ro. Per presidiare nuovi mercati, per potenziare l’attività di promozione e per incentivare il volume d’affari, l’azienda è impegnata in un cambio di rotta che vede Gianluca Bordini attivo nell’utilizzo degli attuali stru-menti di comunicazione, social net-work compresi, per raggiungere una vasta platea di acquirenti raffinati, in grado di apprezzare e di godere appieno dell’eleganza e della qualità che Bordini assicura con i suoi arre-damenti.●

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SEDE AMMINISTRATIVAVia Molino di Sopra, 3137054 Nogara (Verona)Tel. 044288365Fax 0442513663

PRODUZIONEArredamenti su misura e in serie, progettazione Cad, disegni esecutivi, 3D, Render.

ANNO DI FONDAZIONE1974

TITOLARESergio Bordini

RESPONSABILE MARKETINGGianluca Bordini

RESPONSABILE PRODUZIONESergio Bordini

RESPONSABILE TECNICOGianluca GirardiGianluca Bordini

RESPONSABILE EXPORTGianluca Bordini

RESPONSABILE QUALITÀAdelino Morari

FATTURATO 2013750 mila euro

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 4.000 mqCoperta: 1.600 mq

RISORSE UMANETotale addetti: 8Addetti alla produzione: 5Impiegati: 3

BORDINI ARREDAMENTI

SITO INTERNET/E-MAILwww.bordiniarredamenti.it - [email protected]

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Trent’anni di attività nel settore della lavorazione della lamiera e una partenza da “zero assoluto”: lo racconta Stefano Tamellin ricordando il percorso compiuto dall’azienda di famiglia. Nata grazie alla determinazione del padre Renzo, che come molti imprenditori aveva iniziato la sua avventura lavorando il ferro in uno spazio angusto, quest’impresa ha conosciuto una vera evoluzione. Oggi infatti la Fratelli Tamellin S.r.l. opera nella

zona industriale di Villafranca in via Spagna, 3 in una sede di 2.500 mq che sorge su un’area di 6.000 mq riservata ai macchinari ad alta tecnologia, utilizzata per le fasi produttive che compren-dono taglio laser, punzonatura, piegatura, pannellatura oltre ad alcune lavorazioni tradizionali e da qualche anno dispone anche di un nuovo stabilimento di 3.000 mq su un’area di 7.000 mq adiacen-te a quello principale, acquisito per effettuare i lavori di saldatura con le saldatrici a MIG e a TIG e

TAMELLINAlta specializzazione come plus nel mercato

Una tradizione familiare che prosegue nel tempo con un’ampia gamma di lavorazioni e soluzioni all’insegna della massima affidabilità

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nel quale viene effettuato anche l’assemblaggio.Alla guida dell’azienda, da sempre, la famiglia Tamellin. Nel tempo ai vertici si sono aggiunti i rappresentanti della seconda generazione – Daniela nell’area amministrativa-commerciale, Stefano in quella tecnica-commerciale e Michele in quella della produzione – che hanno segnato l’inizio di un ulteriore rafforza-mento. Un vero e proprio team familiare tecnicamente pre-parato e unito nel perseguire i medesimi obiettivi e che ha trovato la via del successo grazie all’intuizione di puntare sulla tecnologia, sulla specializzazione, sulla flessibilità e su una logistica rispondente alle esigenze produttive.«Vantiamo un elevato know how, una dotazione impiantistica di alto livello, una serie di rapporti strategici con i fornitori e una credibilità di sistema che ci permettono di soddisfare qualsia-si esigenza – sottolinea Michele Tamellin». Quanto affermato dall’imprenditore trova riscontro anche nelle certificazioni otte-nute: dal 1997 l’azienda è certificata ISO 9001 per l’organiz-zazione del processo produttivo mentre per quanto riguarda i processi e le procedure dell’attività di saldatura dispone di una qualifica interna del processo di saldatura secondo la normativa UNI EN 207-1/2011. Due traguardi particolarmente significati-vi per questa realtà che, nata per la produzione di carpenteria leggera e componenti per impianti di verniciatura, cabine a velo d’acqua, tunnel, forni e accessoristica, ha puntato sull’alta specializzazione come plus di mercato per realizzare, in tempi anche strettissimi, grosse quantità di particolari di

qualsiasi forma ottenuti da lamiere di diverso spessore o materiale sempre nel rispetto della massima qualità.«Tutte le nostre macchine – spiega Michele Tamellin – sono col-legate in rete con i PC dell’ufficio tecnico dove un team di qua-lificati collaboratori non solo sovrintende alla programmazione delle operazioni previste per l’esecuzione dei diversi lavori, ma è impegnato a sviluppare il disegno (nel caso in cui ci venga

profiliTAMELLIN

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da sinistra: Stefano Tamellin, Renzo Tamellin, Daniela Tamellin, Michele Tamellin e Emilia Ceolato.

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fornito dal cliente solo un campione del particolare da realizzare) e a tradurlo in nesting per le macchine». «Oggi il mercato degli utilizzatori – con-tinua l’imprenditore – dimostra che la competenza tecnica è certamente un elemento indispensabile ma non più sufficiente per garantire il servizio nel-la sua globalità e siamo pertanto con-sapevoli del ruolo insostituibile che il rapporto qualità-prezzo, la tempistica e l’assistenza tecnica pre e post-vendita ricoprono nel processo di fidelizzazione dei clienti». «La velocità nell’attuazione dei piani di aggiornamento tecnologico e la professionalità interna – intervie-ne Daniela Tamellin – unite a un’ottima flessibilità, rappresentano la nostra carta vincente per mantenere i livelli raggiunti e per competere con una concorrenza in-terna ed esterna sempre più agguerrite». Pertanto continua è l’attenzione riservata all’organizzazione della filiera produttiva secondo principi di razionalità ed effi-cienza e importanti sono gli investimen-ti in formazione continua e in strumenti sempre più sofisticati. I vari reparti per le operazioni di taglio, piegatura, punzona-

tura, pannellatura, sono stati potenziati con l’introduzione di impianti per il taglio laser, punzonatura con cesoia, combina-te laser-punzonatura, pannellatrici auto-matiche, tutte validamente supportate dal sistema di magazzino Night-Train che consente la gestione automatizzata dei materiali, senza mai abbandonare l’area delle lavorazioni tradizionali per le quali la Fratelli Tamellin S.r.l., si avvale ancora di piccole e tradizionali attrezzature. A com-pletamento della commessa il materiale viene infine sistemato su pallets e fissato con cellophan o reggia metallica o siste-mato in apposite scatole per essere con-segnato al cliente. «Seguendo queste linee guida – prosegue Daniela Tamellin – abbiamo fatto della nostra azienda una realtà altamente flessibile, in grado di ri-

spondere con tempestività e uniformità qualitativa, alle esigenze della clientela con un’attività consulenziale personaliz-zata e concentrata sia nel miglioramento del prodotto sia nel contenimento dei co-sti, il tutto con una particolare attenzione, oltre che agli alti livelli di qualità, anche alla salute e sicurezza nell’ambiente di lavoro non considerando mai le mete come raggiunte ma puntando sempre al miglioramento continuo. Una scelta che vede coinvolta tutta la struttura manage-riale e i 19 dipendenti che rappresentano la base professionale della Fratelli Ta-mellin S.r.l che è riuscita a superare alcu-ne inevitabili difficoltà e a raggiungere un interessante livello di fatturato (4,5 milioni di euro) che consideriamo più un punto di partenza piuttosto che di arrivo».●

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SEDE AMMINISTRATIVAVia Spagna, 337069 Villafranca (Verona)Tel. 0456303990Fax 0456303991

ATTIVITÀProduzione per conto terzi di particolari in lamiera, strutture metalliche, carpenteria leggera in genere mediante taglio laser, punzonatura, piegatura, pannellatura, saldatura, verniciatura, assemblaggio

ANNO DI FONDAZIONE1984

TITOLARIRenzo, Michele, Stefano, Daniela Tamellin

PRESIDENTEEmilia Ceolato

RESPONSABILE MARKETINGDaniela Tamellin

RESPONSABILE PRODUZIONEMichele Tamellin

RESPONSABILI QUALITÀStefano Tamellin, Daniela Tamellin

FATTURATO 20133 milioni e 500 mila euro

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 12.000 mqCoperta: 5.500 mq

RISORSE UMANETotale addetti:19Addetti alla produzione: 12Impiegati: 7

FRATELLI TAMELLIN S.r.l.

SITO INTERNET/E-MAILwww lamieretamellin.com - [email protected]

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Green Mode, fashion brand veronese, si è affermata sul mercato della moda per le sue linee pulite e lo stile raffinato con proposte

sempre attuali. Specializzata nella pro-duzione di piumini caldi e ultraleggeri, di imbottiti e di capispalla, Green Mode presenta collezioni dai modelli essenzia-li e funzionali che offrono spunti per un acquirente che non rinuncia alla praticità e alla qualità di ciò che indossa sia in cit-tà, tra lavoro e spostamenti, sia durante il tempo libero.Ispiratori del nuovo corso impresso all’azienda sono Gianluca Gasparini, amministratore unico, e la sorella Fa-biana, responsabile del reparto taglio e produzione, che continuano la tradizio-ne avviata nel 1982 a Castelnuovo del Garda dai genitori Francesco Gaspari-ni e Rita Mariano ancora attivi in Green

Mode e che si occupano delle scelte strategiche e della modellistica.Oggi Green Mode si caratterizza come una realtà di grande flessibilità e af-

fidabilità, che poggia su una struttura snella, tanto nella dimensione funzio-nale quanto in quella del business, e che ha saputo coniugare ottimi prodotti con ottimi servizi. «Forti della nostra ul-tratrentennale competenza – racconta Gianluca Gasparini – forniamo servizio di prototipia, campionatura e produzione assicurando ai clienti qualità e assisten-za tecnica. Collaboriamo con prestigiosi marchi italiani e internazionali – come Bluegirl Folies by Blumarine e Moschi-

Green ModeELEGANZA E COMFORT

Sapienza artigianale e creatività si fondonoper un abbigliamento funzionale e di qualità

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no/Aeffe di Alberta Ferretti, o alcuni importanti brand europei e del Far East – proponendoci come un fornitore com-petente e attento nella ricerca dei ma-teriali di certificata provenienza e nella realizzazione delle forniture richieste». «Chi sceglie Green Mode punta alla qualità in senso totale: taglio, tessuti, imbottiture, funzionalità, colori, sono la nostra carta d’identità – sottolinea Gasparini –. Utilizziamo solo le miglio-ri piume italiane, mentre per il riempi-mento con ovatte usiamo ovatte ter-miche che rendono morbidi e soffici i nostri capi, che si distinguono per il contenuto sartoriale». Questa impresa ha saputo adattarsi ai cambiamenti del mercato, differenziando la produzione, puntando sull'innovazione tecnologica, sulla formazione e sulla promozione, tutti fattori importanti nella strategia competitiva delle imprese. Grazie agli investimenti effettuati (10-12% del fattu-

rato), l’azienda può avvalersi di macchi-nari di ultima generazione per produrre direttamente i sacchi piuma che sono confezionati con tessuti ad elevato pas-saggio d’aria per garantire il giusto volu-me del capo finito. Recente l’acquisto di una macchina per un nuovo tipo di impiumaggio e di una apposita appa-recchiatura per testare il filling power (capacità di creare volume) per ogni partita di piuma per essere sicuri di ot-tenere sempre i volumi di riempimento desiderati. Anche i tessuti esterni, prima di essere utilizzati, vengono testati per verificarne l’effettiva idoneità e la capa-cità downproof (antipiuma) e quella wa-terproof (resistenti all’acqua).«Il filling-power è il potere di riempi-mento del piumino – spiega l’impren-ditore –. Più alto è il suo numero di riferimento, migliore è la qualità del-la piuma, minore sarà la quantità oc-corrente di piuma per riempire il piu-

mino che risulterà più pregiato e più leggero, come richiesto dalla moda attuale». L’azienda, con le sue linee Bill’s, Rita Mariano e Zero Duck si rivolge prevalentemente a un pub-blico femminile giovane e meno gio-vane, ma, stante l’attuale tendenza che vede anche gli uomini sempre più attenti ai dettami della moda, è in progetto il lancio di una nuova linea dedicata all’universo maschile. Una

profili

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GREEN MODE

Economia Veronese - dicembre 2014

Fabiana e Gianluca Gasparini

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quota importante, circa il 20% del fatturato prodotto, è realizzato con lavorazioni effettuate per conto ter-zi, ma pure i marchi aziendali stanno riscuotendo sempre maggiori con-sensi anche grazie a due importanti e dinamici distributori (GB Company e M.C.). Questi imprenditori hanno nel loro DNA anche una spiccata propensione all’export tanto che stanno analizzando le opportunità che possono offrire nuovi mercati ma nel contempo imprimono un’ul-teriore accelerazione verso i mercati tradizionali attraverso la propria rete di agenti e rappresentanti la cui con-solidata professionalità è uno dei ca-pisaldi del successo aziendale: oltre il 12% del fatturato viene infatti rea-lizzato sui mercati esteri. «Ci stiamo consolidando in Russia – prosegue Gasparini – e siamo ben posizionati in Spagna e Germania. Ora, sempre stando attenti a non correre troppo, stiamo cercando di entrare nel diffi-cilissimo mercato francese e stiamo pensando al mercato cinese che continua a offrire notevoli prospetti-ve in termini di crescita di consumi e tali opportunità possono essere col-te al meglio da quelle aziende il cui brand è sinonimo di qualità e Made in Italy». Le imprese che riescono ad innovare con continuità e con successo sono dunque candidate a collocare i propri prodotti tanto nel mercato interno che in quelli esteri e Green Mode ha saputo interpretare al meglio la metamorfosi vissuta dai piumini, rivoluzionandone tagli e for-me per farli diventare capi indispen-

sabili, usando oltre alla classica tinta unita, anche stampe vivaci che van-no dai pois, ai disegni geometrici,

alle fantasie floreali dai colori vivaci che rendono più caldi e meno tristi i nostri inverni.●

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SEDE AMMINISTRATIVAVia Edison,3237014 Castelnuovo del Garda (Verona)Tel. 0457595460Fax 0457595457

ANNO DI FONDAZIONE1982

PRODUZIONEPiumini, imbottiti,capispalla

TITOLARIGianluca Gasparini Rita Mariano

RESPONSABILE MARKETINGGianluca Gasparini

RESPONSABILE PRODUZIONEFabiana Gasparini

RESPONSABILE TECNICOGiuseppe Dalla Vecchia

RESPONSABILE EXPORTRoberto Furini

RESPONSABILE QUALITÀFrancesco Gasparini

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 5.000 mqCoperta: 2.560 mq

RISORSE UMANETotale addetti: 20Addetti alla produzione: 14Impiegati: 6

GREEN MODE

SITO INTERNET/E-MAILwww.greenmode.it - [email protected]

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estero

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Quadro MacroeconomicoIl processo verso una rinnovata stabilità politica im-boccato dall’ Egitto dopo la sollevazione del 30 giugno 2013, ha avuto il suo momento culminante nell’elezione, lo scorso maggio, del Presidente Abdel Fattah El Sisi, già al vertice delle Forze Armate. Le stesse elezioni parlamentari, attese nei pri-mi mesi del prossimo anno, non influiranno in maniera particolare su tale percorso che, comunque, gode di un notevole favore popolare e dell’appoggio, anche finan-ziario, di importanti paesi amici ed alleati dell’Egitto. Le priorità dell’azione di go-verno sono focalizzate sullo sviluppo di rilevanti progetti infrastrutturali capaci sia di imprimere un’importante ripresa dell’economia sia di favorire la creazione di nuovi posti di lavoro, con-siderato il tasso di disoc-cupazione particolarmente elevato e la giovane età media della popolazione che vede, ciascun anno, l’ingresso nel mondo del la-voro di oltre mezzo milione di persone. Un aspetto rilevante della politica del nuovo Governo riguarda i “sussidi energetici” che mantengono i prezzi dell’energia, residenziale e industriale, talmen-te bassi da risultare incongrui: la revisione di tali sussidi avviata lo scorso luglio, peraltro articolata su un periodo di cinque anni, potrà garantire una minore spesa pub-blica e, probabilmente, perfino un miglior equilibrio tra i

differenti ceti della popolazione. Il Prodotto Interno Lor-do (PIL) ha registrato, nel secondo trimestre dell’anno in corso, una crescita del +3,7% rispetto al medesimo periodo dello scorso anno: un dato certamente incorag-giante, ma ben lontano dal picco di crescita, rilevato nel

primo trimestre del 2008 del +7,3%. Tale incremento è stato principalmente so-spinto dal rapido aumento dei consumi privati, deter-minato sia dall’impatto dei pacchetti di aiuti finanziari provenienti dal Golfo che dalla fiducia determinata dalla già citata elezione di El Sisi a Presidente. An-che il rafforzamento della domanda mondiale con-tribuisce ad una più forte crescita delle esportazioni in alcuni settori chiave per l’economia dell’Egitto, qua-li, ad esempio, il tessile e l'industria alimentare, che non si basano sulla sola esportazione di beni inter-medi. È, inoltre, altamente probabile che il Paese rice-va ulteriori aiuti finanziari, principalmente dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Ara-

bi Uniti, sotto forma di crediti agevolati destinati a taluni rilevanti progetti infrastrutturali, di sviluppo della sanità, dell’energia e dell’edilizia popolare. Non va, tuttavia, ta-ciuta la circostanza che l’Egitto potrà ritornare ai ritmi di crescita e sviluppo della prima decade del secolo solo se si verificherà una sostenuta ripresa del fondamentale settore del turismo – molto legato, però, alla sicurezza

Egitto

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e alla stabilità – e ad al perseguimento di una autosuf-ficienza energetica che, oltre alle materie prime tradi-zionali, faccia ricorso in maniera consistente anche alle energie rinnovabili. Il tasso di inflazione è aumentato in maniera considerevole negli ultimi mesi, raggiungendo l’11,1% nel mese di settembre 2014, soprattutto a causa degli effetti diretti e indiretti determinati dai citati aumenti dei prezzi dell’energia.La lira egiziana, piuttosto ancorata al dollaro USA (circa Leg 7 = $ Usa 1), beneficia del deprezzamento dell’Eu-ro, con positive ripercussioni, come si vedrà più avanti, sull’andamento delle esportazioni. Secondo i dati della banca Centrale (CBE), la Bilancia dei pagamenti in Egitto ha registrato un avanzo complessivo di circa 1,5 miliardi di dollari nel 2013/14, contro i 237 milioni dollari dell’an-no precedente. La CBE ha annunciato che il deficit delle partite correnti del paese è migliorato, registrando solo 2,4 miliardi di $ USA contro i circa 6,4 miliardi di $ USA del precedente esercizio, mentre il conto capitale e finan-ziario ha determinato un afflusso netto di circa 4,9 miliar-di dollari a fronte di 9,8 miliardi di $ USA dollari registrato a fine giugno 2013. Il miglioramento del disavanzo delle partite correnti avrebbe potuto essere più consistente senza il calo dei servizi, determinato principalmente dal crollo (48%) dell’importantissimo settore del turismo. An-che il deficit commerciale è aumentato del 9,8% (circa $ 33,7 miliardi, rispetto a $ 30,7 miliardi) a causa dell’in-cremento delle importazioni (+3,7%) e il contemporaneo decremento delle esportazioni (-3,2%). Gli investimenti diretti esteri in Egitto sono aumentati fino a $ 4,1 miliardi nell’esercizio fiscale2013/2014 ($ 3,8 miliardi nell’eser-cizio precedente) grazie soprattutto agli investimenti nel settore petrolifero.Alcuni Grandi Progetti Il Governo ha annunciato l’intenzione di presentare e poi lanciare quindici megaprogetti, per un valore di circa 100 miliardi di $ USA, in occasione di un’apposita Conferen-za di presentazione che avrà luogo agli inizi del 2015.Sviluppo regionale di Suez È in avanzata fase di realizzazione un masterplan per lo sviluppo di porti, zone industriali e centri servizio lungo tutto il Canale di Suez, al fine di rendere il Canale stesso non solo il tradizionale transito Oriente-Occidente ma far-ne uno dei centri del commercio mondiale. Tale progetto andrà ad integrarsi con l’aumentata capacità del Canale stesso grazie ai lavori, già avviati, di allargamento della via d’acqua che sarà resa anche più profonda.Il Triangolo d'Oro Con la finalità di sviluppare l'industria e il settore mine-rario (soprattutto il trattamento dei fosfati estratti nel de-serto occidentale), il progetto prevede lo sviluppo di un distretto esteso su 6.000km2,da realizzare nel “triango-lo” compreso tra i porti del Mar Rosso di Safaga e di El Quseir e la città sulla valle del Nilo di Qena. Il progetto fa parte di una più ampia strategia di prestare maggiore attenzione all’Alto Egitto nell’ambito delle direttrici dello sviluppo nazionale, sulla base dei recenti successi per incoraggiare gli investimenti industriali nella regione di Beni Suef-Medio Egitto ove, peraltro, già operano un im-pianto della sudcoreana Samsung (televisori e schermi di computer) e una importante nuova acciaieria

Costa NordovestIl governo ha individuato la striscia della costa mediterra-nea tra El Alamein e El Salloum, non lontano dal confine con la Libia, come terza principale area di sviluppo. L'en-fasi in questa regione sarà dedicata all'edilizia abitativa e alle infrastrutture. I piani comprendono anche la realizza-zione di una centrale nucleare a El Dabaa, un sistema di generazione di energia idroelettrica grazie ad un canale di acqua marina dal Mediterraneo sino alla depressione di Qattara (bassa regione del deserto occidentale), lo sviluppo dell'energia solare e un impianto di desaliniz-zazione.Interscambio Egitto - ItaliaSecondo i dati statistici egiziani CAPMAS relativi ai primi sette mesi del 2014, l’interscambio Italia - Egitto ha se-guito il trend dell’interscambio Egitto – mondo, registran-do un calo dell’-11,2%, dovuto principalmente al forte au-mento delle esportazioni egiziane del +10,25% rispetto ai dati dell’anno precedente, per un valore di 1,732 miliardi di $ USA e della costante diminuzione delle importazioni pari al -25,44% per un valore di 1,779 miliardi di $ USA.Rimane ancora a vantaggio dell’Italia il saldo commer-ciale fra i due Paesi con +47 milioni di $ USA, diminuito comunque del -94,23% rispetto al periodo gennaio/luglio 2013. Le esportazioni egiziane verso l’Italia, cresciute in valore del +10,2% nei primi sette mesi del 2014, sono state influenzate soprattutto dall’aumento delle esporta-zioni del “petrolio greggio” (+10,2%) con una quota del 51,5% e 893 milioni di $ USA (810 milioni di $USA nello stesso periodo dell’anno precedente). L’export egiziano di “alluminio e lavori d’alluminio” segna invece una fles-sione del -6,8%,con una quota del 9,5% e un valore di 165 milioni di $ USA (177 milioni di $USA nei primi 7 mesi 2013); anche l’export di “ortaggi o legumi” segna uncalo del -8,6% con una quota del 4,9% e 85 milioni di $ USA (93 milioni di $ USA nei primi 7 mesi 2013).Segnano, invece, un andamento positivo, le esportazioni egiziane di “cotone” (+15,9% e una quota che raggiunge il 4,6% con 80 milioni di $USA); le esportazioni di “con-cimi” con una crescita del +40% e una quota che rag-giunge il 4% con 70 milioni di $ USA; le esportazioni di “materie plastiche e lavori di tali materie” con una crescita del 137% e una quota del 3,7% e 64 milioni di $ USA in valore; l’export di “prodotti chimici organici” con una

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crescita del +12,5% e una quota che raggiunge il 2,6% con 45 milioni di $ USA; le esportazioni di “Pelle grez-za” con una crescita del +33,3% e una quota dell’1,6% e 28 milioni di $ USA in valore.Sebbene con un valore più modesto (27 milioni di dollari Usa), va sot-tolineata l’impennata del +2600% dell’export di “vari prodotti chimici”. Registra, infine, una contrazione del -30,9% l’export di “ferro ed acciaio” che rappresenta solo il 1,7% del to-tale. Va, infine, sottolineato che per molte delle produzioni egiziane so-pra indicate, il mercato italiano ha rappresentato e rappresenta un im-portante “mercato di transito” verso altre destinazioni europee.Esaminando in dettaglio i dati CAPMAS sulle importazioni egi-ziane dall’Italia negli ultimi quattro anni, l’Italia registra un progressivo e interessante recupero fra i fornitori dell’Egitto che appare particolarmen-te significativo alla luce del forte ap-prezzamento registrato negli scorsi anni dall’Euro rispetto alla divisa egiziana. Ciò conferma, innanzitutto, le capacità e gli interessi di partner-ship di molti produttori italiani attivi su questo mercato che stanno con-sentendo di affrontare, facendo leva su qualità del prodotto e flessibilità dell’offerta, le sfide poste dalla dimi-nuita competitività di prezzo nei con-fronti dei concorrenti extra-europei e locali. La “continuità produttiva” in corso in Egitto e, in speciale modo, il tentativo di rilancio degli investimen-ti, dopo i cambiamenti avviati sin dal-la “rivoluzione” del 25 gennaio 2011, potrebbero, a loro volta, contribuire a sostenere la penetrazione commer-ciale dell’Italia su questo mercato, che potrà, in prospettiva, giovarsi anche dalle riduzioni tariffarie avvia-te dalle autorità egiziane. I dati più significativi delle importazioni egizia-ne dall’Italia riguardano, nel periodo gennaio-luglio 2014, gli incrementi delle nostre vendite di “lavori di ghi-sa, ferro ed acciaio” (+2,9% rispetto al medesimo periodo dell’anno pre-cedente con 287 milioni di $ USA e una quota del 16,1%); di “macchine, apparecchi e oli minerali” (+12,5% ri-spetto al medesimo periodo dell’anno precedente con 135 milioni di $ USA ed una quota del 7,6%; di “frutta” (+51% rispetto al medesimo periodo

dell’anno precedente con 61 milioni di $ USA ed una quota del 3,4%); di “prodotti chimici vari” (+10% rispetto al medesimo periodo dell’anno pre-cedente con 55 milioni di $ USA ed una quota del 3%); di “prodotti ottici e cinematografici” (+19,4% rispetto al medesimo periodo dell’anno pre-cedente con 43 milioni di $ USA ed una quota del 2,4%); di “Autovettu-re” (+39,3% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente con 39 milioni di $ USA ed una quota del 2,2%). Per contro, occorre regi-strare le contrazioni di importazioni egiziane dall’Italia di “reattori nucle-

ari, caldaie e macchine” (-25,3%) che, con un valore di 534 milioni di $ USA rappresentano una quota del 30%; di “Combustibili minerali, oli mi-nerali e prodotti della loro distillazio-ne” (-75%) con una quota dell’8,2% e un valore di 147 milioni di $ USA; di “materie plastiche e lavori di tali materie” (-19,8%) con una quota del 4,8% e un valore di 85 milioni di $ USA; di “Ferro e acciaio” (-23%) con una quota del 2% e un valore di 36 milioni di $ USA.La presenza ItalianaUna partecipazione antica e qualifi-cata caratterizza la presenza italiana in Egitto, costituita da investimenti articolati e importanti. L’ENI con 13,8 miliardi di dollari, rappresenta il primo gruppo italiano, seguito da Edison (2 miliardi), Banca Intesa San Paolo che, nel 2006, ha acquisito Bank of Alexandria per 1,6 miliardi di dollari, Italcementi (1 miliardo). Significativi, seppure con importi meno rilevanti, gli investimenti di Pirelli, Italgen, Da-nieli, Techint, Gruppo Caltagirone, Albini e vari altri. Nel totale, operano in Egitto circa 130 imprese italiane che coprono un ampio ventaglio set-

toriale dai servizi (AMA) agli impianti (Ansaldo Tecnimont, Giavazzi), dai trasporti e logistica (Ferrovie Italiane, BCube) al Turismo (Alpitour, Valtur). In Egitto la Simest ha acquisito dodi-ci progetti di partecipazione, nei se-guenti settori: tessile/abbigliamento (4 partecipazioni acquisite), servizi e gomma/plastica (rispettivamente, tre partecipazioni acquisite), mecca-nico/elettromeccanico e metallurgico (rispettivamente, una partecipazione acquisita). La quota SIMEST è pari a 18,4 milioni di euro, a fronte di inve-stimenti complessivi per circa 806,3 milioni di euro e un capitale sociale

delle imprese partecipate di 365 mi-lioni di euro. I progetti di investimen-to in Egitto acquisiti a valere delle disponibilità del Fondo di Venture Capital sono sette, per un impegno di 3 milioni di euro. Ad oggi i progetti SIMEST verso l’Egitto sono stati set-tantadue per 964 milioni di euro. Si tratta in particolare di: diciotto pro-getti per 74,5 milioni di euro relativi ad agevolazioni degli investimenti (L. 100/90); 13 progetti per 11 milioni di euro di finanziamenti a sostegno del-la realizzazione di programmi di inse-rimento sui mercati esteri (L.133/08); 7 progetti per 1,8 milioni di euro che si riferiscono alla partecipazione del-le imprese italiane a gare internazio-nali (L. 304/90); 7 progetti per oltre un milione di euro di finanziamenti degli studi di fattibilità e programmi di assistenza tecnica (L.133/08); 27 progetti per circa 876 milioni di euro riguardanti l’agevolazione dei crediti export a condizioni “Consensus” per la fornitura di macchinari e impianti.●

Fonte: Italian Trade Agency ICE Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane.

estero

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attività

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Si è svolta il 4 dicembre, presso la sede di Apindu-stria Verona, la conferenza

stampa dedicata alla 7^ edizione del Premio Verona Giovani, rico-noscimento che negli anni è stato consegnato a giovani imprendito-ri veronesi di successo. Il vinci-tore 2014 è Christian Oddono, quarantenne di origine veronese, che dopo un’accurata selezione è stato scelto dal consiglio diret-tivo che l’ha voluto premiare per l’eccezionalità del suo progetto e per la visione manageriale inno-vativa e vincente.Christian Oddono, laureato in economia all’Università Bocconi, ha lasciato il mondo della con-

sulenza finanziaria per aprire nel 2004 una catena di gelaterie Oddono’s Gelati Italiani a Lon-dra, facendo conoscere Vero-na e il Made in Italy all’estero e puntando sull’alta qualità dei suoi prodotti, rigorosamente di origine naturale, e la traspa-renza dei suoi laboratori arti-gianali. Oddono’s Gelati Italiani oggi conta cinque shop e a feb-braio 2015 è prevista l’apertura di un sesto punto vendita londi-nese. Il fatturato 2013 (al 30 giu-gno) ammonta a 1 milione e 500 mila sterline, mentre nel 2014 (al 30 giugno) si contano 1 milione e 800 mila. La conferenza stampa, presiedu-

PREMIO VERONA GIOVANI 2014

“Il successo internazionale del Made in Italy di qualità”

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ta da Arturo Alberti, presidente di Apindustria Verona, Alessan-dro Ferrari, presidente di Api-giovani Verona e Alessandro Rania, consigliere di Apigiovani Verona, ha messo in luce le li-nee guida di questo business di successo. Negli ultimi anni, il cuore di tutte le aziende verte sull’internazionalizzazione e la soddisfazione delle esigenze dei propri clienti, che sono sempre più informati su cosa acquistano e utilizzano.«Il nostro obiettivo è quello di rendere internazionale un pro-dotto semplice e italiano come il gelato fresco e artigianale» ha dichiarato l’imprenditore verone-

se Christian Oddono. «Sogna-re non costa nulla. Vorremmo esportare il nostro marchio an-che al di fuori del Regno Unito, donando ancora più prestigio al Made in Italy, analizzando in modo approfondito i vari mercati, cogliendo la particolarità di ogni luogo e andando incontro ai gusti della popolazione consumatrice. Uno dei segreti dell’internazio-nalizzazione infatti è interpretare le esigenze e i gusti del cliente, diversi a seconda della cultura e del luogo geografico. Al momen-to l’Italia non è fra i nostri pros-simi mercati, stiamo puntando ad aree dove la concorrenza e il costo del lavoro sono minori e

le agevolazioni fiscali maggiori, come i Paesi Asiatici e il Medio Oriente».Christian Oddono ha creato un’azienda che presenta un pro-dotto italiano della miglior quali-tà, un’impresa vincente nata dal-la ricetta del gelato della nonna di Oddono. «Con la mia catena di gelaterie voglio espandere il concept del gelato fresco e venduto al momento» ha conti-nuato Christian Oddono. «Non risparmio sulla qualità, ma scel-go personalmente materie prime eccellenti, come la nocciola pie-montese o il pistacchio di Bronte. Il Made in Italy all’estero è ancora un forte valore che può dare alle

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nostre aziende un notevole vantaggio competitivo» Il premio, una meravigliosa scultura in ferro battuto proveniente da Cogollo (Verona), rappresenta il coraggio di un giovane imprenditore che è ri-uscito a reinventarsi e conquistare il mercato estero ed è stato consegnato ufficialmente duran-te la Cena di Natale di Apindustria, presso il Caffè Vittorio Emanuele di Verona. «Il nostro primo anno di attività non è stato dei migliori, abbiamo chiu-so in perdita. Ci abbiamo creduto e siamo andati avanti, reinvestendo molto spesso gli utili per far crescere la società e tutto questo oggi ci ha portato a degli ottimi risultati».Il Presidente Arturo Alberti ha parlato di «un mes-saggio positivo, un esempio di eccellenza italiana in giro per il mondo da cui tutte le nostre imprese possono e devono prendere esempio».«Il progetto di Oddono è un modello per le nostre PMI. Dovremmo prendere spunto da lui, puntare sulla qualità e valorizzare il nostro DNA, compien-do approfondite analisi di mercato per comprende-re le varie mentalità esistenti» ha concluso così la conferenza stampa Alessandro Ferrari, presidente di Apigiovani Verona. ●

Questo l’albo d’oro del Premio:

2008 Flavio Tosisindaco di Verona

2009 Francesco Bifari e Ilaria Decimoricercatori

2010 Gaetano Morbioliregista

2011 Andrea Battistonidirettore d’orchestra

2012 Francesca Porcellatoatleta e campionessa paralimpica

2013 Luigi Frescoallenatore e presidente della Virtus

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Le persone tendono a pensa-re che nell’ambiente di lavoro l’equazione vincente deb-

ba essere seriosità = maggiore produttività. In realtà la ricerca scientifica ha dimostrato che la gestione del proprio stato d’ani-mo associata a una buona em-patia aiuta a risolvere lo stress sul posto di lavoro, creando una squadra coesa, motivata e colla-borativa.Per facilitare questo risultato è stato sperimentato come genera-re energia in pochi istanti e man-tenerla per tutta la giornata come mettere a fuoco i motivi di stress nel posto di lavoro per ridurlo sen-sibilmente, come cambiare il pro-prio stato d'animo in pochi minuti e il proprio atteggiamento verso gli altri, come far fronte a situazioni difficili e impegnative, liberando le emozioni negative in modo ecolo-gico e portando un equilibrio emo-tivo che migliora i rapporti con i colleghi, i collaboratori, i superiori, i clienti e i fornitoriQuante volte ti sei preso il tempo per chiederti veramente cosa si-gnifica benessere? oppure cosa vuoi dire quando chiedi come stai? e soprattutto cosa signifi-ca rispondere sto bene, grazie! Uso e propongo strumenti pratici, di analisi e sintesi, e suggerimenti semplici che portano grandi risul-tati, se applicati costantemente e

con onestà.Come coach, rivolgendomi ad aziende, imprenditrici, imprenditori e manager, ho voluto proporre un punto di vista diverso, partendo da una domanda: cosa permette il benessere emozionale in azien-da? Insieme ai partecipanti abbia-mo trovato risposte interessanti, e ci siamo focalizzati in particolare su consapevolezza, comunica-zione efficace ed ascolto attivo, responsabilità, gestione del pro-prio stato d’animo e fiducia, come fattori importanti che trasformano una squadra di lavoro in un team di successo. Lavorare in gruppo può essere estremamente gratificante e proficuo, ma a volte può essere anche difficile, stressante e addirit-tura frustrante.Come creare quindi un team di successo? Ecco alcuni spunti:1. Desiderare di oltrepassare l'in-dividualità, a beneficio del gruppo.2. Condividere obiettivi, strategie, bisogni ed esigenze attraverso una buona comunicazione ed un ascolto attivo.3. Voler sinceramente collaborare,

sospendendo i giudizi. Invece di puntare il dito contro qualcuno in particolare, è utile capire cosa non ha permesso il raggiungimento del risultato desiderato. Invece di par-lare di colpe è più utile parlare di responsabilità.4. Rispettare il ruolo all'interno del team, ruolo che deve essere asse-gnato in base alle competenze e alle capacità.5. Saper gestire il proprio stato emotivo, ed offrire strumenti per gestire quello dei propri collabo-ratori. Decisioni prese in uno stato emotivo alterato, magari a causa di urgenza o paura, non sono mai buone decisioni.6. Coltivare le relazioni, ricordan-dosi che soprattutto siamo tutte persone, prima che lavoratori.7. Usare l’ironia ed il divertimento per sdrammatizzare una situazio-ne e trovare soluzioni creative.Ma il solo desiderare di diventare un team non porta magicamente all’efficacia: è la giusta miscela di ingredienti (comportamenti, azioni, obiettivi condivisi) che determina il

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Il benessere nel mondo del lavoroIl benessere nel mondo del lavoro: è questo il tema degli incontri promossi da Apidonne per condividere tre momenti ricchi di esercizi, consigli, esperienze pensati per migliorare il proprio rendimento psico-fisico nella vita di tutti i giorni e nei luoghi di lavoro

Serata Esperienzialepresieduta da Carla FavazzaMental Coach

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risultato. Ognuno di noi merita di avere una vita bella, gioiosa, piena e un busi-ness creativo, stimolante, che ama e che ci assomigli. E per citare Chopin … Chi non ride, non è una persona seria. e-mail [email protected]

Nella seconda serata dedicata ad un argomento tanto importante quanto attuale come il benessere al lavoro, ho voluto illustrare il le-game tra corretta alimentazione, stato di salute psico-fisica e ren-dimento sul lavoro. Innanzitutto è fondamentale capire il concet-to di salute psico-fisica che non significa semplicemente assen-za di malattia, ma è sentirsi bene con se stessi e il proprio corpo, essere attivi, dinamici, non affa-ticati o stanchi, addormentarsi e svegliarsi senza fatica, avere buona memoria, precisione nei pensieri e nelle azioni, godere di buon umore. Dal concetto di salute nasce il col-legamento con ciò che introducia-mo nel nostro corpo come alimen-to e dal quale dipende la nostra crescita, la forza del sistema im-munitario, l'intelligenza, la lucidità mentale, la memoria, il colorito e la bellezza della pelle, la longevi-tà. Anche la serenità e la gioia di-pendono da come ci alimentiamo. È forse possibile essere sereni e gioiosi, oltre che attivi ed effi-cienti, con l'intestino gonfio, poca energia, pesantezza, difficoltà di concentrazione, continui disturbi come mal di testa? Certamente no e per questo abbiamo visto alcuni errori comuni che appesantiscono il nostro organismo e lo intasano di scorie e come invece apporta-

re piccoli grandi cambiamenti al nostro stile di vita quotidiano per essere in forma sia sul lavoro che in famiglia.È importante cogliere la sostan-ziale differenza tra “mangiare” e “nutrirsi”. Molti di noi semplice-mente mangiano ovvero scelgono i cibi a seconda del gusto, della

fame e delle voglie del momento senza pensare che un alimento può assicurare la sopravvivenza e l’accrescimento fisico, ma non necessariamente la salute. Nutrir-si invece prevede un passo in più: significa scegliere con consapevo-lezza gli alimenti da introdurre nel nostro organismo, certo rispettan-do i gusti personali, ma senza per-dere di vista il loro valore nutritivo, le associazioni tra cibi compatibili e incompatibili e pensando alle ne-cessità del corpo nei vari momenti della giornata. Per fare questo è necessario quindi saper scegliere con la testa e non soltanto con l’i-stinto. Certo, una cena tra amici, o una voglia improvvisa di un de-terminato alimento anche se non proprio salutare, non crea nessun problema, ma l’alimentazione nel quotidiano, il nostro stile di vita ali-mentare deve essere consapevole perché:Corretta alimentazione = ener-gia, efficienza, concentrazione, benessere = migliore resa la-vorativa. Parlare di alimentazio-ne corretta ed equilibrata in un

breve spazio non si può fare e soprattutto bisogna sempre tenere presente che i consigli alimentari vanno personalizzati e gestiti a seconda delle diver-se esigenze e condizioni fisiche della persona, tuttavia si posso-no identificare alcuni errori co-muni per tutti in questo nostro periodo storico:• l'eccesso di proteine e grassi ani-mali,• l'eccesso di zucchero, • il consumo di alimenti nutrizional-mente "vuoti" e privati di vitamine e minerali facilmente deperibili (cibi precotti, cibi in scatola, verdura sottovuoto in busta,)• eccesso di cibi raffinati e quindi privi della fibra e di molti loro nu-trienti,• l’eccessivo consumo di prodotti industriali e bevande zuccherate,• l'insufficiente quantità di cibi ric-chi di fibre (cereali integrali),

• l'insufficiente quantità di frutta e verdura fresca, locale, stagionale a vantaggio di vegetali provenien-ti da ogni parte del mondo, non in sintonia con le nostre stagioni e con i bisogni del nostro corpo,• la frequente abitudine a consu-mare sempre gli stessi cibi tutto l’anno, a scapito della rotazione degli alimenti e di un’alimentazio-ne varia e ricca.Come migliorare quindi la no-stra alimentazione? Con la dieta mediterranea che è a base di frutta e verdura fresca, locale e stagio-

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Serata di Approfondimentopresieduta da Elisa Bignotto Naturopata specializzata in alimentazione naturale

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nale, frutta secca, olio extravergi-ne di oliva, cereali integrali, legumi come fonte proteica principale e una moderata quantità di pesce e carni bianche per chi non se la sente di eliminare le proteine di origine animale.Infine per raggiungere un buono stato di salute, oltre all’alimen-tazione che è l’elemento fonda-mentale, si può ricorrere anche all’aiuto della Fitoterapia e del-la Floriterapia. I rimedi estratti dalle piante possono aiutarci a ritrovare l’equilibrio psico-fisico, a vincere la stanchezza, potenziare la memoria, aiutare la concentra-zione. Con la Floriterapia invece si può far fronte a tematiche di tipo emotivo e a stati di ansia e stress, troppo spesso indesidera-ti compagni di molte persone al giorno d’oggi. e-mail info @elisabignotto.it

L'incontro si è svolto in una cor-nice particolare e suggestiva: il convento dei frati Stimmatini di Sezano (Verona). Un luogo ideale per la preghiera e la meditazione e dedito, grazie alla disponibilità e all’attenzione dei frati che vi vivo-no, all’accoglienza.ll gruppo APIdonne ha sperimen-tato una giornata con Georges Courchinoux autore del metodo “Corpo e Coscienza”, una meto-dologia di equilibrazione dell’es-sere nella sua globalità. Questo metodo integra diverse tecni-che manuali, gestuali e postu-rali della riabilitazione in fun-zione sia di un uso personale,

per un’igiene di vita, sia come terapia di anticipazione, sia come terapia vera e propria. Georges Courchinoux dal 1986 divide la sua vita professionale fra l’attività di fisioterapista, di sofrologo e animatore di gruppi “Corpo e Coscienza” con l’attivi-tà di insegnamento e formazione del suo metodo in Francia, Brasi-le, Italia, Spagna. Il suo lavoro, ri-conosciuto in ambito universitario e ospedaliero, prende parte atti-vamente a programmi di ricerca scientifica e alla pratica clinica in neurologia e psichiatria. La sua lunga esperienza in questo ambi-to e la conoscenza dei meccani-smi profondi di funzionamento del corpo, integrate con la padronan-za delle diverse tecniche globali e olistiche, anche di tradizione orientale, sono ottimi ingredien-ti per quelli che Georges stesso

chiama “week-end di salute”, fine settimana di lavoro corporeo fi-nalizzati alla crescita personale e al benessere. Nella giornata dedicata ad APIDonne Geroges Courchinoux si è dedicato a sviluppare un percorso di co-noscenza che ha avuto come fulcro il corpo della donna. Attorno a questo si sono succe-dute le diverse pratiche corporee, arricchite dalle spiegazioni e dai collegamenti che l’autore ha fatto in merito alla fisiologia del corpo, al modo in cui esso è in grado di integrare i cambiamenti, di reagi-re allo stress, seguendo un per-corso che ha portato a scoprire come i diversi cambiamenti sta-gionali influiscono sul corpo stes-so. Courchinoux ha condotto due gruppi di donne (e qualche uomo che si è intrufolato per curiosità) proponendo 4 ore di attività cor-porea finalizzata alla “pulizia” del corpo Quindi facendo sperimen-tare, movimenti, automassaggi e pratiche che hanno avuto come obiettivo l’eliminazione delle tos-sine del corpo. In modo partico-lare sono state trattate alcune zone del corpo dove solitamente si accumulano tossine. Il nostro organismo durante il giorno en-tra in contatto, assorbe, produce diversi elementi tra cui elemen-ti che risultano essere tossici al corpo. Questi elementi tossici, che non sono integrabili dall’orga-nismo, vengono per buona parte espulsi attraverso le vie normali di eliminazione. Una parte di que-ste però non viene eliminata ma si accumula in determinate zone del corpo. Anche le emozioni e i vissuti emotivi positivi e negativi che viviamo durante il giorno, fa-voriscono la circolazione, libera-zione, l’accumulo e l’espulsione di queste sostanze. Queste zone di accumulo hanno una precisa mappa anatomica, differente e specifica tra i sessi. Durante que-

La riscoperta dell’identità femminile attraverso il corpoGiornata presieduta da Georges Courchinoux (a destra), coadiuvato dal formatore Nicola Rovetti (in basso a destra)

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sto seminario di quattro ore, le partecipanti hanno avuto la possibilità di andare a lavorare in modo pro-fondo queste zone di accumulo, in modo particolare la zona del piccolo bacino, dell’articolazione coxo-femorale e gli arti inferiori. Attraverso le tecniche proposte da Courchinoux hanno attivato la micro-circolazione, permettendo così di smuovere questi residui e di favorirne la successiva l’eliminazione.

Questo lavoro profondo ha prodotto un senso gene-rale di rilassatezza e leggerezza, come primo stato immediato, ma diventerà un contributo di lungo e medio termine, sul benessere generale del corpo e sulle sue funzioni.● e-mail [email protected]

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APID è un centro di aggregazione e confronto sull’imprenditoria femminile. Occasione di crescita culturale personale e professionale. é forte il desiderio di superare ostacoli e pregiudizi. Promuove progetti innovativi a beneficio di tutti. Frequentare Apidonne non è solo uno stare insieme, ma condividere un progetto comune, creare quella cultura d’impresa che permette di distinguerci.

“Io partecipo alle iniziative APID perché mi aiutano ad alleggerire quanto la situazione attuale lavorativa appesantisce… con utili spunti creativi, imprenditoriali, personali positivi e costruttivi! La simpatia e l’empatia a livello personale è un optional… e ci stà!”

Barbara“Io partecipo perché fin dal primo momento che vi ho conosciuto ho sentito empatia, accoglienza, simpatia, semplicità nella condivisione, guardando sempre oltre, aggiungendo forme di crescita personale alternative come con i percorsi fatti finora, perché anche nei momenti più rilassati si aggiunge qualità...”

Federica“Partcecipo ad APID perché il confronto con il gruppo e le esperienze condivise, sono motivo costante di crescita personale culturale emotiva e lavorativa.”

Patrizia“Io vengo in APID perché trovo un clima accogliente che fa emergere lati creativi e commerciali inaspettati”

Cinzia“Partecipo ad APID nonostante i mille impegni perché non solo scopro risposte e stimoli per il mio lavoro ma perché ho trovato anche bellissime amicizie!”

Mariaelena“Io sto con le donne APID perché hanno sempre una marcia in più. Pronte a proporre e creare con l’energia che le contraddistingue nella vita di tutti i giorni.”

Cinzia V.

[email protected]

APID-apiDonne Verona

apidonne

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Lo scorso aprile ha aperto al pub-blico la rinnovata Galleria d’Arte Moderna Achille Forti nella nuo-

va sede di Palazzo della Ragione. Per la prima volta le Collezioni Civiche sono state collocate nella monumenta-le architettura insieme alle Collezioni di Fondazione Domus e Fondazione Cariverona in un percorso che copre un secolo di storia delle arti visive, dal 1840 al 1940.Palazzo della Ragione costituisce il cuo-re pulsante di Verona, un luogo in cui di-versi elementi si sono sovrapposti dan-do forma a un complesso monumentale che rappresenta la città nel suo nucleo più antico e che riunisce luoghi emble-matici del centro cittadino come la Torre dei Lamberti, la Scala della Ragione e la Cappella dei Notai. Con l’apertura della Galleria d’Arte Modena Achille Forti, il Palazzo della Ragione viene restituito a Verona e al suo pubblico internazionale, coniugando storia, architettura e arte. Grazie a questa operazione, all’entrata originale su Via della Costa, è stato ag-giunto un secondo ingresso attraverso la monumentale Scala della Ragione e lungo un passaggio vetrato che conduce il visitatore alla sala di accoglienza.Per selezionare le opere per questo pri-mo allestimento è stato chiamato come direttore artistico Luca Massimo Bar-bero. Lungo le quattro grandi sale che compongono il piano nobile del Palazzo

– Sala delle Colonne, Sala Quadrata, Sala Picta e Sala Orientale – si snoda un percorso di circa 150 dipinti e scul-ture che costruiscono uno straordinario racconto di Verona, del suo patrimonio culturale e paesaggistico e del collezio-nismo delle istituzioni cittadine: il primo passo in vista di un museo permanente.I luoghi e gli spazi, finora non accessibili, di Palazzo della Ragione, cui si aggiun-

ge la Cappella dei Notai, uno scrigno dell’arte veronese con un ciclo decora-tivo realizzato tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, fanno da contral-tare al racconto espositivo. Con questa riapertura, il complesso monumentale di Palazzo della Ragione diventa quin-di non solo un palazzo dell’arte e della storia di Verona, ma anche dei suoi me-cenati e degli artisti che con questa città hanno avuto un rapporto. Il PERCORSO ESPOSITIVO SALA DELLA TORREDopo aver percorso la Scala della Ra-gione e aver attraversato lo storico por-tale, si accede al nuovo passaggio ve-trato che conduce nella Sala della Torre, fortemente connotato dalla possente presenza della Torre dei Lamberti che si innesta all’interno del Palazzo. L’am-biente è caratterizzato dalla possibilità di ammirare la tipica bicromia della Torre, gli antichi brani estratti dalla pavimenta-zione di un tempio che sorgeva (fine I sec. a.C. - inizi I sec. d.C.) nella Corte del Mercato Vecchio e la sobria elegan-za delle recenti campagne di restauro di Afra e Tobia Scarpa.I visitatori sono accolti da due importanti sculture, l’Achille ferito (1833-1835) di Innocenzo Fraccaroli, considerato dai contemporanei l’erede del Canova e uno dei più alti continuatori dell’arte neoclas-sica, e il marmo dell’allora scandalosa Orgia (1851-54) di Torquato della Torre.

GALLERIA d’ARTE MODERNA

ACHILLE FORTIa PALAZZO della RAGIONE Verona

Le Collezioni: Verona, 1840-1940Opere dalle Collezioni Civiche e dalle Fondazioni Cariverona e Domus

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SALA DELLE COLONNELa Verona ottocentescaLa seconda Sala deve il proprio nome alla presenza di colonne aggiunte all’i-nizio del XVII secolo per sostenere il peso delle carceri collocate al piano superiore. L’andamento del colonnato, il grande e maestoso portale in stile ri-nascimentale, e l’arco di scuola sanmi-cheliana che segna il passaggio alla sala successiva, conferiscono all’ambiente, originariamente destinato all’ammini-strazione della giustizia, una imponente classicità. Il percorso narrativo della Gal-leria in questo spazio omaggia i grandi protagonisti della pittura e della scultura ottocentesca. Il bronzo del Dante di Ugo Zannoni (1850-1899) rimanda all’imme-diato esterno della Piazza dei Signori, al centro della quale è esposta la versione in marmo. Il gioco di citazioni prosegue nelle opere di Vittorio Avanzi, Scala del Cortile del Mercato Vecchio (1875-1899), di Giuseppe Ferrari, Veduta del Cortile del Mercato Vecchio a Verona (1865), o del Ferrarin, Piazza Erbe (1839), che insieme alle immagini del più noto studio fotografico cittadino ottocentesco, quello di Moritz Lotze, mostrano l’evoluzione del Palazzo e della sua architettura e le trasformazioni dei suoi dintorni cittadini. Le scelte espositive non abbracciano però solamente la pittura di paesaggio e l’immagine della città, ma ne raccon-tano anche trasversalmente le vicende storiche. Il nodo centrale di questa prima sala è infatti Meditazione (1851) di Fran-cesco Hayez, un dipinto di rara bellezza legato indissolubilmente alle vicende del

Risorgimento e alla mitizzazione dell’Ita-lia incompleta e della Verona dominata dall’Austria (1816-1866).SALA QUADRATALa luce tardo ottocentescaConsiderata originariamente la parte più nobile del Palazzo per funzione e deco-ro, la Sala Quadrata si trova nella Torre della Cappella ed era un salone di rap-presentanza per le cerimonie ufficiali e per il ricevimento di personalità. Carat-terizzata dal continuum di colonne con la sala precedente, da un imponente arco a serliana sanmicheliano e da un soffitto li-gneo della seconda metà dell’Ottocento, questo ambiente raccoglie le tante stra-tificazioni storiche e architettoniche che hanno interessato il Palazzo nel tempo. L’allestimento della “Sala Quadrata” è dedicato a un Ottocento che nel transi-to verso il secolo successivo si muove fra la sensibilità della pittura scapigliata, un nuovo verismo e un inedito quanto originale e felicissimo rapporto con la luce “dipinta”. Il tema del verismo ha un esempio significativo in Foglie cadenti (1898) di Angelo Dall’Oca Bianca, perso-nalità amatissima a Verona anche per il suo impegno sociale, e artista apprezza-to per aver consegnato un’immagine ag-giornata del paesaggio, condizionando le vedute delle generazioni successive.In questa direzione vanno anche le ope-re del pittore bolognese Alfredo Savini, direttore dal 1900 al 1924 dell’Accade-mia di Belle Arti G.B. Cignaroli di Verona, presente in sala con i grandi dipinti Pini sul Garda (1909-11) e La pace (Tomba tra i cipressi) del 1900-24. Le due tele

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dialogano con le due sculture in cera di Medardo Rosso, Bo-okmaker (1894 circa) ed Ecce Puer (1906), altri sorprendenti esempi del cambiamento che anche le arti plastiche attraver-sano in questo momento storico. A rappresentare il vero cul-mine di questo ambiente sono infine due opere fondamentali della collezione Forti: il dipinto di Angelo Morbelli, S’Avanza (1896), riconosciuto dalla critica e dal pubblico, fin dalle sue prime apparizioni, come uno dei suoi più grandi capolavori; e la tela di Giovanni Fattori, Grandi manovre (1904) che ripren-de i temi del Risorgimento e i soggetti militari cari alla Verona post-austriaca passata all’Unità d’Italia, e che introduce crono-logicamente alla sala successiva.

SALA PICTALa nascita del XX secoloDestinata alle riunioni del Maggior Consiglio cittadino e po-sta tra la torre della Cappella e quella della Masseria, la Sala Picta un tempo doveva essere riccamente decorata. Carat-terizzata da un soffitto ligneo che reinterpreta i perduti saloni gotici, e dalla presenza di emblemi e stemmi, la Sala reca sopra la porta d’ingresso la statua di San Zeno, il patrono della città. I grandi fermenti artistici degli albori del XX secolo sono il filo conduttore delle opere esposte in questo salone, che tra verismo e avanguardia, tradizione e innovazione, met-te a confronto i protagonisti delle principali correnti dell’arte italiana sino alla prima guerra mondiale e l’universo artistico di Verona nei primi decenni del secolo. Nella prima parte della sala sono affrontati i temi della ritrattistica verista e quelli del paesaggio, nelle opere di Ettore Beraldini, Alfredo Savini e Arturo Tosi. La seconda parte è invece dedicata alle tensioni della neoavanguardia secessionista giunta dal nord Europa

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a Verona nel transito verso Venezia. Si-gnificativa in questo contesto è la sezio-ne quasi antologica composta da nove lavori di Gino Rossi, tra i quali l’opera importante Ritratto di Signora (1914), così come anche il gruppo di ritratti di Pio Semeghini, e la presenza di altri protagonisti di quell’intensa stagione di rinnovamento e opposizione alla neona-ta Biennale, che ebbe il proprio centro a Ca’ Pesaro, e di cui è un esempio il raro dipinto di Ugo Valeri, Figure veneziane (1904 circa). Questi nuovi fermenti han-no proprio a Verona un centro vivissimo nel salotto di due collezionisti, qui ritratti dal giovane Felice Casorati. Si tratta di Teresa Madinelli e del marito Antonio Veronesi, che in questi anni accolgono nella loro abitazione i giovani ma grandi talenti dell’allora avanguardia artistica. Il percorso continua con i ritratti di Um-berto Boccioni, un’opera di Giorgio Mo-randi e le Nature morte (1917) di Gino Severini.CAPPELLA DEI NOTAIPrima di immergersi nella quarta e ul-tima sala, il visitatore incontra l’acces-so alla Cappella dei Notai: uno sbalzo temporale e artistico indietro nel tempo possibile solo in un contesto così ricco e unico come quello offerto dal Palazzo della Ragione. La ricchezza del ciclo de-corativo, realizzato a cavallo tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, comprende grandi dipinti su tela a forma di lunetta e dipinti ovali fissati alle volte. I dipinti si devono ad Alessandro Mar-chesini (1663-1738), Giambattista Bel-lotti (1667-1730), Santo Prunati (1656-1728) e Louis Dorigny (1654-1742), che

hanno scelto soggetti tratti per lo più da episodi della vita dei Santi Zeno e Da-niele, a cui si aggiungono i temi della giustizia nell’Antico Testamento e del-la salvezza nel Nuovo. Andrea Zanoni (1669-1730), pittore padovano, è invece l’autore della maggior parte delle qua-drature pittoriche murali a carattere illu-sionistico e di sfondamento prospettico.SALA ORIENTALERealismo e monumentalità tra le due guerrePochissime tracce documentano l’u-so originario di questa Sala, che non avendo una sua definizione storica, per il proprio orientamento a est rispetto all’asse del Palazzo è detta Sala Orien-tale. Questo ambiente sobrio caratte-rizzato da un innesto contemporaneo di elementi tecnici in ferro su un soffitto a travi lignee, è dedicato all’approfon-dimento dei principali movimenti della cultura visiva italiana negli anni che precedono il secondo conflitto mondia-le. Il racconto si apre con il continuum maturo della pittura paesaggista vero-nese, nel suo evolversi fino a diventare nell’immediato dopo guerra un’impor-tante scuola, come è rappresentato, tra le altre, nelle opere di Augusto Manzini, Guido Farina e Aldo Kessler. Il percor-so prosegue con un affondo dedicato al tema del Realismo, dove una singola-re natura morta di Giorgio de Chirico, I Cocomeri con corazze e paesaggio del 1924 fa da apripista alle tele di matrice espressionista di Ottone Rosai e alla sensibilità e alla poesia del nucleo di opere di Filippo de Pisis. L’asse centrale di questa sala è dato dal confronto con il

tema del Realismo Magico, così come è raccontato nelle tele di Antonio Donghi e Ubaldo Oppi, ma soprattutto nel grup-po di opere di Cagnaccio di San Pietro. A questa sezione principale, fanno da controcanto altri importanti gruppi di opere: tra queste i tre rari dipinti del fu-turista e aeropittore veronese Renato Di Bosso, le tele monumentali del maestro Guido Trentini e il capolavoro in marmo Donna che nuota sott’acqua (1941-42) di Arturo Martini, presentata in un ine-dito allestimento. Il percorso espositivo si chiude in un confronto tra il tema del monumentale e quello dell’intimità della nuova ricerca artistica. Queste due ten-sioni, in contrasto ma coesistenti, sono rappresentate da un lato dall’intimismo dei dipinti di Giorgio Morandi e dall’anti-monumentalità del Cavaliere (1945) di Marino Marini, dall’altro dall’enorme tela del pittore veronese Pino Casarini, La disfida di Barletta (1939), che chiude il percorso espositivo.●

Galleria d’Arte Moderna Achille Forti a Palazzo della RagioneLe Collezioni: Verona, 1840 – 1940Cortile Mercato Vecchio, Verona

Orari:da martedì a venerdì 10.00 – 18.00sabato, domenica e festivi 11.00 – 19.00Nei mesi di giugno, luglio e agosto, dalle 11.00 – 19.00Chiuso il lunedì

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ambiente e salute

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Plinio Menegalli Medico Competente

apivenetofidi

Oggi si parla frequentemente di competitività, di rilancio possibile, di nuove oppor-

tunità, di grandi sfide, individuando tutto ciò come una ricetta efficace per vincere la crisi e agganciare fi-nalmente la tanto auspicata ripresa.In realtà, quello che stiamo vivendo dal 2008 in poi non lo possiamo de-finire semplicemente la “solita crisi”; qui siamo di fronte - piuttosto - ad un cambiamento radicale e di ampia portata, i cui effetti sono destinati a mutare profondamente e irreversi-bilmente il contesto sociale ed eco-nomico dell’intero pianeta.Ecco quindi perché un cambiamen-to così epocale non può essere af-frontato con i soliti metodi, ma ne-cessita invece di idee, strategie e, soprattutto, di grande coraggio.Se volessimo usare una lente d’in-grandimento attraverso cui studiare e valorizzare quelle Imprese e que-gli imprenditori che hanno saputo cogliere e sfruttare al meglio il gran-de cambiamento in atto e alla fine “ce l’hanno fatta”, giungeremmo ad alcune interessanti considerazioni, che diventano anche un utile spun-to di riflessione per tutti coloro che stanno faticosamente gestendo una

“transazione” oppure si stanno ricol-locando sul mercato.Il Veneto che vince la crisi è quello che crede nell’innovazioneL’innovazione è prima di tutto un at-teggiamento, un modo di essere.Innovatori sono quegli Imprendito-ri animati da un’ansia continua di riposizionamento, che sono peren-nemente in cammino e per questo rappresentano un fulgido esempio da seguire.Un team di ricercatori dell’Univer-sità Cà Foscari di Venezia, in uno studio recente ha definito “imprese antifragili” quelle che, non solo non hanno patito gli anni di crisi, ma al contrario hanno saputo sfruttare la crisi stessa per crescere e prospe-rare.ll loro segreto è stato credere nell’innovazione al punto da farne la loro principale mission.Da loro impariamo che chi sa competere innovando prodotti e processi resiste e cresce anche in mercati difficili come l’attuale.Perché quindi non imparare i motivi che stanno alla base del successo di molte imprese che ce l’hanno fat-ta?

Perché non prendere spunto dal loro esempio per tracciare una rotta lungo la quale guidare anche quelle imprese che sono più in difficoltà nel trovare una loro stabile collocazio-ne?Sbirciando tra gli elementi che ca-ratterizzano le “imprese antifragili” spicca, per esempio, la loro data Perché quindi non imparare i moti-vi che stanno alla base del succes-so di molte imprese che ce l’hanno fatta? Perché non prendere spunto

Il rilancio delle PMI venete passa attraverso l’innovazione e la competitività

Dott.ssa Francesca Costa specialist finanza agevolata Apiveneto Fidi

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dal loro esempio per tracciare una rotta lungo la quale guidare anche quelle imprese che sono più in difficoltà nel trovare una loro stabile collocazione? Sbirciando tra gli elementi che caratterizzano le “imprese antifragili” spicca, per esempio, la loro data di nascita: da qui si scopre che le migliori performances economiche sono state realizzate da un nutrito gruppo di imprese nate ne-gli anni ‘90; imprese, per così dire, “nate pronte” cioè predisposte, fin all’origine, alle relazioni internazionali e, quindi, al mercato globale grazie all’interiorizzazione di base del mondo ICT e di Internet.Se pensiamo che nello scorso esercizio ben l’83% delle imprese venete che sono fallite non aveva un proprio sito internet e solo il 4% di loro possedeva un sito di e-commerce, possiamo desumere, ad esempio, quanto sia basilare oggi, per ogni impresa, investire nella co-municazione, nell’immagine, nelle tecnologie digitali, sfruttando le straordinarie opportunità offerte dalla tec-nologia per raggiungere il mercato e sviluppare il pro-prio business.

PMI in prima linea per guidare la ripresaLa convinzione che l’auspicata ripresa dell’economia non possa prescindere dal ruolo propulsivo delle PMI, è presente in tutti i provvedimenti e in tutti gli strumenti agevolativi varati in questo periodo.

Tra i principali meritano di essere ricordati :

GLI AIUTI PER L’INNOVAZIONE E GLI INVESTIMENTI per fare dell’Unione Europea un continente dove sia facile sviluppare start up e nuovi business. Tra le misure di sostegno immediato alle at-tività innovative e di ricerca delle Imprese che hanno caratterizzato il 2014, si ricorda in particolare:• Horizon 2020: il più vasto strumento di finanziamento alla ricerca scientifica e all’innovazione della Commis-sione Europea, con un budget di 80 miliardi di euro per

7 anni (2014 - 2020).Il programma di aiuti dimostra di essere molto apprez-zato dalle PMI italiane. Fonti ministeriali informano che sono ben 271 le imprese italiane che beneficeranno di finanziamenti per complessivi 300 milioni di euro messi a disposizione dal Fondo europeo per la crescita soste-nibile, che a loro volta attiveranno investimenti in ricer-ca e innovazione per oltre 525 milioni di euro. Il bando, apertosi lo scorso 27 ottobre, si è chiuso dopo soltanto due giorni per esaurimento delle risorse disponibili.Tra le imprese che hanno presentato progetti innovativi, 185 sono piccole e medie (fino a 250 dipendenti) e 86 grandi (oltre 250 dipendenti); in termini percentuali le imprese di piccola e media dimensione che hanno pre-sentato progetti di ricerca sono pertanto il 68% e questo ben testimonia il ruolo di primo piano che svolgono le nostre PMI nel processo di rilancio del Paese.I progetti di ricerca presentati si collocano principalmen-te nel campo delle fabbricazioni e trasformazioni ad alta tecnologia (28,41%), tecnologie per interventi in ambito sociale (23,62%), materiali avanzati (20,66%), tecnolo-gie dell’informazione e della comunicazione (20,30%).La regione italiana che ha presentato il maggior numero di domande è risultata la Lombardia (66) seguita dall’E-milia Romagna (52) e dal Veneto (14).• gli incentivi alle imprese per l’impiego di ricercato-ri con profili tecnico scientifici e il credito d’imposta su assunzioni di personale altamente qualificato.• la legislazione sulla start up innovativa.• il credito d’imposta per le attività di ricerca e svi-luppo, rivisto dalla recente Legge di Stabilità che ha allargato la platea dei potenziali beneficiari;• le reti per l’innovazione, rivolte alla promozione di gruppi di ricercatori e imprese intorno ai grandi temi del-la ricerca;• i tanto attesi voucher per l’innovazione/digitalizza-zione delle PMI.• infine, la misura “principe” che ha caratterizzato l’anno 2014, la cd. “Nuova Sabatini” dedicata agli investimenti

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ambiente e salute

Plinio Menegalli Medico Competente

apivenetofidi

in beni strumentali nuovi da parte delle PMI. Ad ottobre 2014 le richieste di finanziamento presentate dalle im-prese PMI italiane hanno raggiunto quota 2,3 miliardi di euro.

GLI AIUTI PER L’INTERNAZIONALIZZA-ZIONE messi a punto dal Ministero dello Sviluppo Economico per cogliere appieno le opportunità offerte da Expo 2015 e sostenere le Imprese italiane in un mo-mento in cui l’export rappresenta la leva più importante che sta guidando la ripresa.Tra gli interventi a sostegno di questo importante driver di sviluppo, va sicuramente ricordato il “piano straor-dinario per il rilancio internazionale dell’Italia”; il più rilevante mai varato per favorire l’internazionalizzazione del Paese e per sostenere le imprese Italiane sui mer-cati internazionali, con aiuti complessivi per 130 milioni di euro.Obiettivo primario è aumentare di almeno 20.000 unità il numero delle nostre imprese - soprattutto piccole e medie - stabilmente esportatrici all’estero, rafforzando i principali eventi fieristici in Italia (ad esempio SALONE NAUTICO, EMO, MARMOMACC, SALONE DEL MOBI-LE, VINITALY, TUTTOFOOD, MILANO UNICA, PANO-

RAMICO/ALTAGAMMA), consentendo alle imprese che esportano di accedere a management specializzato a costi ridotti, formando nuovi export managers, fornendo servizi customizzati ad imprese che vogliono iniziare ad esportare, potenziando le piattaforme di e-commerce e la digitalizzazione delle PMI.

GLI AIUTI PER LA FINANZA E L’ACCESSO AL CREDITO molte PMI avvertono gli effetti del ra-zionamento del credito e sentono l’urgenza di soluzioni che siano in grado di soddisfare il loro fabbisogno finan-ziario a servizio del rilancio. Tra le novità più importanti della nuova programmazione comunitaria 2014/2020 ci sarà anche la possibilità per le Imprese di poter acce-dere contemporaneamente a diverse forme di finanzia-mento sia a livello comunitario, sia a livello nazionale e regionale, mediante l’utilizzo di strumenti finanziari in-novativi che mixano in modo efficiente la contribuzione a fondo perduto con il finanziamento rimborsabile. Sul tema finanziario, non vanno inoltre dimenticati i recenti provvedimenti governativi finalizzati a favorire l’emissio-ne dei Mini Bond da parte delle PMI, quale modalità di fund raising alternativa al credito bancario.● e-mail: [email protected]

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Alessandro Ferrari

2014: ANCORA UN BILANCIO POSITIVO PER APIGIOVANI

Apigiovani

Come mia consuetudine ogni anno redigo il bilancio delle atti-vità svolte, per far comprendere

maggiormente quali siano le attività del Gruppo Giovani e gli obiettivi da esso raggiunti.Questo, che è l’ultimo anno di manda-to, ritengo sia stato il più difficile. Sicu-ramente la gravosità della situazione economica ha complicato la vita nelle nostre aziende (e non solo) ed ha, in qualche modo, reso più difficile il lavoro all’interno dell’Associazione ma nono-stante ciò siamo riusciti a raggiungere e addirittura migliorare i nostri target.Il Gruppo Giovani in seno all’Associa-zione è, da una parte un “laboratorio” dove l’imprenditore sotto i 40 anni si può confrontare trovando spunti inte-ressanti per la propria attività e dall’al-tra è il posto dove trovare persone con le medesime problematiche quotidiane e dove confrontandosi è possibile tro-vare se non la soluzione il conforto.Nel concreto però il Gruppo ha lo sco-po di creare eventi volti a coinvolgere gli associati (networking) e allo stesso tempo promuovere sul territorio Apin-dustria (marketing), confezionando eventi che per appeal coinvolgano gli associati, il tutto senza gravare sul bi-lancio associativo.Questo l’elenco delle attività svolte nel 2014 che hanno permesso di far par-lare di noi:- L’impresa e l’indipendenza: pro-spettive e opportunitàEvento informativo sulla tematica dell’autodeterminazione con gli inter-venti di:Prof. Marco Luigi Bassani - L’indipen-denza: un progetto moderno nel conte-sto dell’Europa dei Popoli;Dott. GianAngelo Bellati - L’impresa veneta, oggi, di fronte a una prospetti-va di indipendenza. Numeri a confron-to;Avv. Alessio Morosin - L’Autodetermi-

nazione, uno strumento legittimo, poco conosciuto.- Api hourStorico evento che connubia perfetta-mente il divertimento al confronto- L’imprenditore ci racconta: Incontro con Giorgio Martini di Martini Mobili.Ciclo di incontri pensato dal Gruppo Giovani di Apindustria Verona per gli imprenditori, per confrontarsi, raffron-tare idee, condividere esperienze, pillole di know how da imprenditore a imprenditore, una chiacchierata per fare emergere i segreti dell'esperienza. Incontro tenuto dal signor Giorgio Mar-tini di Martini Mobili S.r.l., azienda dal respiro internazionale leader nell'arre-damento classico Made in Italy. - Cena d’EstateL'imperdibile evento dell'estate orga-nizzato dal Gruppo Giovani che abbina il divertimento allo spirito comunitario. Il ricavato è stato devoluto all'ABIO (As-sociazione per il bambino in ospedale).- Evento da Ronca StyleNoto negozio di Zevio che ci ha ospi-tato portando la loro testimonianza di-retta sul metodo costruttivo casa clima.- Scuola per l’imprenditoriaStorico progetto formativo che coinvol-ge i gruppi giovani delle associazioni

più rappresentative del territorio.- Festa dell’imprenditoriaEvento organizzato assieme al Gruppo Donne e al Gruppo Giovani di Vicen-za che ha coinvolto anche le territoriali Confimi.- Premio Verona GiovaniIl consueto appuntamento istituzionale attraverso il quale si va a premiare un giovane veronese che si sia contraddi-stinto per le attività svolte.

Ricordo che sono presenti informazioni in merito a queste e a tutte le attività del gruppo nella pagina del sito http://www.apiverona.it, aree d’intervento, giovani imprenditori.

Tirando le somme sull’intero mandato, sono stati anni pieni di lavoro e di sod-disfazioni nei quali ho avuto la fortuna di confrontarmi con una squadra di persone motivate e volenterose che ha contribuito al cambio generazionale. Diversamente da altre strutture, infatti, la nostra Associazione ha saputo co-gliere l’opportunità di dare il giusto spa-zio ai giovani meritevoli creando loro i presupposti per raggiungere e ricoprire ruoli di primo livello. Ricordo infatti i tre consiglieri, la vicepresidenza, la presi-denza della categoria dei metalmec-canici, la presidenza e vicepresidenza del gruppo donne, la presidenza della categoria del settore legno.Ringrazio il presidente, il direttore e i vari funzionari che in questi tre anni ci hanno accompagnato e supportato in modo puntuale e professionale.Un ringraziamento di cuore per tutto l’immenso supporto, ad Alessandro, Luca, Gianpaolo e Thomas, colleghi e soprattutto amici. ●

Auguro a tutti un sereno Natale e un 2015 che ridia la possibilità di sognare quelle grandi imprese che solo noi im-prenditori siamo in grado di fare!

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Plinio Menegalli Medico Competente - Ergonomo - Counsellor aziendale

In questi ultimi anni la globalizza-zione e la ricerca di nuovi mercati hanno portato molte imprese ad

operare oltre i confini nazionali e a utilizzare in vari paesi, in maniera più o meno stabile propri lavoratori. Se nei decenni passati soltanto alcune grandi aziende operavano all’estero, negli ultimi anni un numero sempre maggiore di piccole e medie aziende italiane si sono proiettate all’estero per cercare di cogliere le consisten-ti opportunità lavorative in continua contrazione in Italia ma anche in buo-na parte dell’Europa. Diversamente dalle aziende di grandi dimensioni, quelle piccole e medie impiegano all’estero lavoratori in gruppi composti anche da poche unità (se non addi-rittura in forma singola) che operano con notevole autonomia decisionale, spesso definendo sul momento le modalità di svolgimento delle loro at-tività lavorative, reperendo in loco le risorse logistiche e talora strumentali a seconda delle specifiche necessi-tà. Questi lavoratori sono esposti a rischi di varia natura e a pericoli derivanti dall’operare in paesi privi di una struttura tale da garantire la loro sicurezza, come invece acca-de per quelli che operano per con-to di aziende di grandi dimensioni, dove esistono dipartimenti per le pro-blematiche relative alla sicurezza sul lavoro (safety) e alla sicurezza indu-striale (security), che assume una va-lenza preponderante in quanto deve

garantire l’idonea cornice di sicurezza dei lavoratori per l’intera durata della permanenza nel paese estero, come suggerito dal Ministero Affari Esteri. In base all’esperienza maturata come Medico Competente di aziende che debbono trasferire per periodi variabi-li all’estero loro lavoratori (per instal-lazioni, manutenzioni, …) ho avuto modo di constatare che i lavoratori che operano all’estero sono espo-sti contemporaneamente a diverse tipologie di rischi/pericoli che, mol-to spesso, non sono correttamen-te percepiti, né dal lavoratore né dall’azienda, se non quando si ma-nifestano in tutta la loro dramma-ticità. Se da un lato è relativamente semplice compiere la valutazione dei rischi determinati dalla tipologia di at-tività lavorativa svolta, soggetta quasi sempre in ogni paese a regolamenta-zioni e normative (spesso o abitual-mente disattese nei paesi extraeuro-pei), dobbiamo anche considerare i rischi e pericoli determinati dalla sem-

plice permanenza del lavoratore nel paese. La conoscenza da parte del-le aziende e dei lavoratori dei rischi peculiari di determinate attività fa parte ormai del patrimonio della cultura prevenzionistica mentre i rischi per la salute presenti nei vari paesi sono ignorati o quantomeno misconosciuti. Il livello di esposi-zione a molteplici pericoli è dovuto alla concomitanza, in percentuale variabile a seconda del paese dove si opera, dei seguenti macro fatto-ri: ambientali, culturali, religiosi, logistici, socio-politici, criminalità e delinquenza.Fattori Ambientali: comprendono quelli derivanti da malattie endemiche (tipico quelle della malaria e quelle causate dalla flora e fauna locale), dalle condizioni meteo-climatiche (dal colpo di calore nel deserto all’ipoter-mia nell’artico), dai fenomeni naturali (monsoni, uragani, tempeste tropicali, terremoti), dalle condizioni igienico-sanitarie (comprese le località di re-sidenza dei lavoratori), dalle attività produttive svolte sia nelle immediate vicinanze del posto di lavoro che in quello di residenza (come ad esem-pio raffinerie, centrali nucleari, fabbri-che con particolari tipologie di rischio) ma anche dalla presenza di potenziali “obbiettivi sensibili” di svariata natura, e valenza variabile a seconda delle condizioni socio-politiche.Fattori Culturali: il processo di glo-balizzazione mondiale non ha ancora

ambiente e salute

La tutela della salute e sicurezza dei lavoratori italiani all’estero

Economia Veronese - dicembre 2014 49

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iniziato la standardizzazione delle cul-ture in molti dei paesi in cui i lavoratori possono operare, per cui il modo di porsi nei confronti dei locali da parte dei lavoratori può determinare situa-zioni d’imbarazzo, nel migliore dei casi, che potrebbero sfociare in situa-zione di tensione, in quanto offensive degli usi ed abitudini dei locali. Que-sta può essere la prima frattura in cui altri fattori di rischio possono determi-nare la nascita e la propagazione di sentimenti ostili tali da indurre azioni dirette contro i lavoratori da parte dei locali.Fattori Religiosi: l’estremismo di ori-gine religiosa rappresenta un concre-to rischio per tutti i lavoratori occiden-tali che operano in aree dove questo fenomeno è radicato oppure è in fase d’espansione. In quest’ultimo caso il pericolo assume particolare rilevan-za poiché la percezione cosciente di questa tipologia di rischio non è an-cora avvenuta tra i locali né, ancora meno, fra i lavoratori.Fattori Logistici: non è possibile considerare che gli standard di vita del paese dove sono presenti i la-voratori locali siano sempre equiva-lenti ai nostri, occorre valutare ogni singolo aspetto e non bisogna dare niente per scontato. Consideriamo ad esempio l’esposizione sistematica al fattore di rischio “infortunio in itinere” dei lavoratori derivante dall’utilizzo di veicoli non in condizioni di completa efficienza meccanica, e di conduttori locali non adeguatamente addestrati.Fattori Socio-Politici: l’atteggia-mento delle società locali per quanto riguarda la percezione dei lavoratori stranieri può variare enormemente. I lavoratori stranieri possono essere visti come trafugatori delle risorse del paese, oppure come valido aiuto per il miglioramento di vita del paese in base alla situazione politica del mo-mento, con tutte le possibili sfumatu-re comprese fra queste due antiteti-che prospettive. Talvolta il Governo stesso del paese è considerato non

rappresentativo delle società locali e, quindi, il fatto che autorizzi l’impiego di lavoratori stranieri può giustificare la condotta di azioni dirette anche

contro gli stessi lavoratori stranieri, visti come strumento del governo.Fattori criminalità e delinquenza: la presenza di organizzazioni criminali costituisce una seria minaccia per i lavoratori, sia perché può impattare sullo svolgimento delle attività lavo-rative sia perché potrebbe indurre un comportamento non conforme alle leggi locali che spesso prevedono l’erogazione di pene molto severe in penitenziari locali. I pericoli derivanti dalla delinquenza “comune” non de-vono essere sottovalutati, limitandoli semplicemente al furto, per il livello di violenza ad essi potenzialmente cor-relato, un semplice furto può diven-tare una rapina e arrivare a estreme conseguenze.Appare evidente che questi macro fattori di rischio non potevano es-sere stati considerati in dettaglio nel D. Lgs. 81/2008, poiché con-cepito e sviluppato per la regola-

mentazione delle problematiche relative alla tutela e la salvaguardia del lavoratore sul posto di lavoro in Italia. Se però consideriamo che i lavoratori sono presenti in un pae-se estero in nome e per conto della azienda per cui operano, risulta con-creta e sostanziale la rilevante as-sunzione diretta di responsabilità da parte della stessa azienda, anche in base ai concetti e principi esposti nel D.L. 81/08 relativamente alla tutela della salute: non si può trovare giu-stificazione a eventuali fatti accaduti a lavoratori operanti all’estero solo per il fatto che l’azienda non abbia percepito i macro fattori di rischio de-rivanti dalla semplice permanenza nel paese. Giova ricordare (se ancora ce ne fosse bisogno !) che il Datore di lavoro deve valutare tutti i rischi per sicurezza e la salute dei lavo-ratori e attivarsi per eliminarli o ri-durli al minimo possibile. Tra questi non possiamo ovviamente ignorare quelli dei nostri lavoratori in trasfer-ta all’estero. In questa prospettiva si renderebbe perciò auspicabile integrare quanto normato nel D.L. 81/08 con ‘linee guida aziendali’ e procedure adeguate che siano in grado di definire i punti essenziali secondo i quali sviluppare e intro-durre le necessarie misure di mi-tigazione all’esposizione dei pos-sibili rischi di cui sopra. In questo modo sarebbero tutelate le aziende e i lavoratori.Sinteticamente riteniamo che per prevenire questi rischi occorre ope-rare in maniera tale da: 1) acquisire conoscenza dell’area dove si opera prima di siglare contratti in loco; 2) di-sporre dell’esperienza sulle modalità di svolgimento delle attività lavorative; 3) organizzare la security e la neces-saria logistica nel paese; 4) formare i lavoratori prima della trasferta all’e-stero; 5) monitorare e supervisionare continuamente lavoratori in trasferta; 6) creare un Crisis Management Team per poter gestire eventuali si-

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tuazioni d’emergenza; 7) sviluppare specifici piani per gestire le prevedi-bili situazioni di pericolo e prevedere le modalità con cui poter riprendere lo svolgimento delle attività lavorative.Facendo proprio quanto sopra, l’a-zienda può: a) iniziare a percepire concretamente gli specifici e generici fattori di rischio dell’area dove opera-no i suoi dipendenti e redigerne spe-cifico documento di valutazione del rischio collaborando con il responsa-bile del servizio prevenzione e prote-zione e con il Medico Competente; b) introdurre le misure opportune e necessarie per garantire la cornice di security del posto/luogo di lavoro, al cui interno possono operare i suoi dipendenti. Preme evidenziare l’im-portanza di una corretta ed efficiente organizzazione di tutte le attività logi-stiche: in alcuni paesi basta veramen-

te poco per trovarsi a patire disagi facilmente evitabili con un minimo di attenzione e organizzazione; c) for-mare i lavoratori su tutti i rischi corre-lati o no alla mansione che svolgono o che svolgeranno, cosicché siano coscienti della realtà del paese dove saranno in trasferta e di tutto quanto messo in atto dalla loro azienda per la loro salvaguardia e tutela, a cui dovranno attenersi per non esporsi a rischi e pericoli. In questo modo qualunque condotta dei lavorato-ri non conforme alle disposizioni dell’azienda, che potrebbe determi-nare l’esposizione a rischio e/o peri-coli, diventa una responsabilità degli inadempienti e non dell’azienda. Se-guendo queste prescrizioni l’azienda potrà facilmente dimostrare di avere seguito tutte le cautele e precauzio-ni per evitare, per quanto possibile e

ponderabile, l’esposizione a fattori di rischio e pericolo ai suoi dipendenti che operano all’estero.Ancora una volta assume un ruolo fondamentale il Medico Competen-te che si occupa di tutelare la salute di lavoratori che operano all’estero. Deve puntare 1) alla stretta collabora-zione alla valutazione dei rischi (tutti i rischi), 2) alla stesura di un protocollo sanitario mirato ma che consideri an-che le ‘remote location’, 3) alla cono-scenza (a mio parere anche mediante sistemi audiovisivi elettronici) dei luo-ghi di lavoro 4) alla conoscenza della situazione igienico-sanitaria dei paesi o meglio delle regioni e località dove i lavoratori trasfertisti si recano così da implementare una efficace azione di prevenzione vaccinale, farmacologica e comportamentale.● e-mail: [email protected]

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fiscale

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Nella serata del 28/11/2014 è stato pubblicato sulla Gaz-zetta Ufficiale il tanto atteso

decreto sulle semplificazioni fisca-li. Il decreto contiene misure per le quali Apindustria e il Confimi impre-sa hanno contribuito su alcune que-stioni in modo significativo, per non dire unico e decisivo.Vanno citate in particolare, le se-guenti che sono fra quelle di mag-gior impatto positivo per le imprese manifatturiere:L'abrogazione della responsabi-lità fiscale negli appaltiIn particolare è finalmente pos-sibile celebrare il “de profundis” di una norma incredibile (l’art. 35 co.28 ss DL 223/2006) che è riuscita contemporaneamente, da una parte, ad avvallare il comporta-mento dei debitori intenzionati a so-spendere i pagamenti e, dall’altra, a rendere impossibile la vita a chi, in-vece, voleva onorare i propri debiti nei termini ostacolando il regolare funzionamento dei rapporti fra im-prese (nuocendo negativamente al sistema economico) e generando una sproporzionata proliferazione giornaliera di adempimenti ammini-strativi (autocertificazioni) divenuti indispensabili per il (già difficile) in-casso dei crediti commerciali.Il tutto senza portare alcun giova-mento al sistema, risultando inutile poiché il fornitore che froda, co-munque, autocertifica senza remo-re.Le problematiche in tema di respon-sabilità solidale negli appalti ora si concentrano solo in seno alla legge

Biagi (art. 29 del D.Lgs 276/2003) nella quale è stata inserita, in capo al committente, anche la funzione di sostituto d’imposta, ma solo lad-dove quest’ultimo dovesse risultare obbligato in solido con l’appaltatore per il mancato pagamento delle re-tribuzioni e TFR, ferma restando al-tresì l’eventuale responsabilità so-lidale per contributi INPS ed Inail. Questa, tuttavia, è un’altra storia e a tal riguardo, limitandoci ai rappor-ti nel settore privato, ci pare oppor-tuno evidenziare che la citata legge Biagi non autorizza in alcun modo il committente2 a sospendere il pagamento se non viene esibito il DURC o qualsivoglia documenta-zione alternativaLa comunicazione black listÈ passata anche la richiesta di spo-stare in un’unica scadenza annuale (anziché mensile o trimestrale) la presentazione del quadro BL, della comunicazione polivalente, relativo alla comunicazione delle operazio-ni con controparti black list (art. 1, co.1, del D.L. n.40/2010). Un toc-casana nell’ancora troppo fitto ca-lendario di adempimenti fiscali dal quale, comunque, possono essere depennate ben quindici scadenze.La comunicazione telematica del-

le dichiarazioni d’intentoDopo dieci anni, finalmente, si sem-plifica. Si trasferiscono su “pochi” (gli esportatori abituali) gli obblighi telematici che la norma originaria ha, invece, posto a carico di “tanti” (i fornitori dei citati esportatori abi-tuali): ricadrà solo sull’esportatore abituale (il cessionario/committen-te) l’onere di trasmettere telemati-camente all’Agenzia delle entrate la dichiarazione d’intento e quello di consegnare al proprio fornitore, oltre alla citata dichiarazione, anche la relativa ricevuta di presentazione all’Agenzia.Quei “pochi”, peraltro, sono pro-prio quei soggetti che già devono adoperarsi nel rilasciare la dichia-razione d’intento al fine di fruire del beneficio offerto dall’istituto del plafond (e cioè della possibilità di acquistare beni e servizi in sospen-sione d’imposta).Una volta superati i primi disagi le-gati al prossimo cambio di regole, la semplificazione avrà il pregio di dimezzare – a livello nazionale – gli adempimenti in materia e soprat-tutto di assorbire le pesantissime ripercussioni sanzionatorie in capo al fornitore.L'autorizzazione ViesIl decreto semplificazione ha mo-dificato la norma (art. 35 del DPR 633/72) prevedendo l’inclusione con efficacia immediata nell’archi-vio VIES dei soggetti che ne fanno richiesta in sede di apertura della partita (oppure successivamente con apposita istanza).È un risultato che testimonia l’im-

Semplificazioni fiscali: speriamo sia solo l'inizio

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portanza del ruolo della nostra Confederazione e della nostra Associazione a presidio e difesa delle imprese e, in particolare, delle PMI manifatturiere che rappresen-tano la nostra base associativa. Di semplificazione, al pari della riduzione della pressione fiscale, avvertiamo da troppo tempo un improcrastinabile bisogno. Le citate novità sono quindi sicuramente positive ma riteniamo, comunque, che i risultati ottenuti siano solo un punto di partenza e che, per il giudizio complessivo sul decreto, non ci si possa spingere oltre la sufficienza.Nonostante il decreto in questione, quello degli adem-pimenti fiscali continua ad essere un tour de force per 365 giorni all’anno.Nel 2015 fra le altre arriveranno nuove “semplifica-zioni”/adempimenti: il “730 precompilato” (con nuovi adempimenti e oneri chiesti ai sostituiti d’imposta); la fatturazione elettronica verso la PA (con l’obbligo di conservazione sostitutiva a norma); per le società di capitali, la nota integrativa in formato XBRL obbligatoria e il rendiconto finanziario che l’OIC non si limita più a suggerire, ma raccomandare.Al contrario nel decreto in commento mancano all’ap-pello misure che a nostro giudizio sono importanti (che abbiamo già chiesto e sulle quali continueremo la no-stra “battaglia”) come ad esempio:a) l’aumento della soglia per i visti di conformità per la compensazione dei crediti fiscali; l’eliminazione, nel re-verse charge, dell’obbligo dell’autofatturazione, integra-zione e doppia registrazione.

Altre nostre posizioni e proposte in materia fiscale

Recupero Iva sui crediti insolutiCon lo scopo di agevolare il ritorno al virtuosismo nei pagamenti abbiamo recentemente formulato (e presen-tato all’Agenzia delle entrate lo scorso aprile) una nuo-va proposta mirata alla possibilità, tramite l’intervento dell’Agenzia delle Entrate, di poter recuperare l’IVA sul-le fatture insolute obbligando il cliente che l’ha detratta a riversarla all’Erario. L’idea, applicabile limitatamente al B2B, consiste, in caso di fatture insolute, di introdur-re la possibilità (facoltativa) per il fornitore di emettere nota di accredito ai soli fini Iva (recuperando quella già versata all’Erario), costringendo il cliente (che l’ha già detratta) a riversarla al Fisco. La nota di accredito dovrà essere inviata telematicamente all’Agenzia delle Entra-te. In questo modo l’Agenzia potrà verificare il riversa-mento dell’Iva da parte del cliente insolvente. Questo l’elemento di deterrenza che dona al fornitore un’arma che lo può aiutare nella riscossione dei propri crediti e che dovrebbe agevolare un ritorno al virtuosismo nel rispetto dei termini di pagamento.

Compensazione fra crediti e debiti con lo StatoLe misure introdotte dal D.L. 35/2013 per lo sblocco dei ritardi di pagamento della PA sono state un passaggio necessario per risolvere una piaga inaccettabile, ma la questione va risolta definitivamente, estendendo l’istitu-to della compensazione a tutti i rapporti debito/credito (fiscali e non) fra contribuente e PA.Il meccanismo è teoricamente semplice: se un’impre-sa ha dei crediti nei confronti della PA, li deve poter utilizzare per estinguere quantomeno i rapporti con la PA stessa. L’attuazione è sicuramente un po’ più pro-blematica, ma le difficoltà non possono essere un alibi e l’obiettivo va perseguito nei tempi più celeri possibili.IrapEliminazione completa dell’Irap. Apindustria/Confimi chiede una road map che porti all’eliminazione totale nel breve periodo (max 5 anni).Fiscalità sui capannoni produttiviSi tratta delle case dell’impresa. Fattori produttivi, non speculativi, che sono tassati ben 5 volte: indeducibilità suolo ai fini Ires/Irpef ed Irap, IMU, TASI; indeducibili-tà dell’IMU ai fini IRAP; indeducibilità ai fini Ires/Irpef. L’imposizione locale (IMU e TASI) è una patrimoniale esagerata che si abbatte anche sui fattori produttivi.Auto aziendaliReintrodurre misure dignitose di deducibilità delle auto-vetture aziendali.Acconti e prestiti forzosi- Basta con acconti che superano il 100% dell’imposta (dopo il 102,5% del 2013, anche nel 2014 le società di capitali si misurano con l’acconto al 101,5%);- Eliminare la norma sull’indeducibilità temporanea de-gli interessi passivi che eccedono il 30% del ROL (le imprese hanno difficoltà ad avere credito; lo pagano di più e sui maggiori interessi indeducibili devono pure fi-nanziare lo Stato; le imprese non sono dei bancomat);- Eliminare la disciplina sulle perdite sistemiche almeno per le società che hanno un dipendente estraneo alla famiglia.●

Semplificazioni fiscali: speriamo sia solo l'inizio

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In cammino verso la nuova ISO 9001:2015

Francesco Domaschio Dottore Commercialista

qualità & management

Ormai quasi ci siamo: mancano circa 9 mesi alla revisione della norma ISO 9001, prevista per

settembre 2015. A ottobre scorso è usci-to il cosiddetto DIS – Draft of Internatio-nal Standard, cioè la bozza della nuova norma proposta agli Enti di normazione dei Paesi membri dell’ISO per gli ultimi suggerimenti e correzioni. L’Ente di nor-mazione competente per l’Italia è l’UNI.Questa la road map:- febbraio 2015: pubblicazione del Final DIS, bozza finale della nuova norma da sottoporre alla definitiva approvazione degli Enti di normazione;- settembre 2015: approvazione e pub-blicazione del nuovo standard ISO 9001:2015;- settembre 2018: termine massimo per adottare il nuovo standard dalle organiz-zazioni certificate secondo la ISO 9001 versione 2008.In pratica: tutte le organizzazioni certifica-te dovranno adeguarsi alla versione 2015 entro il rinnovo triennale della propria certificazione. Ad esempio: un’azienda che ha conseguito la certificazione ISO 9001:2008 ad aprile 2013 avrà sostenu-to la prima verifica di sorveglianza entro aprile 2014, potrà sostenere la seconda verifica di sorveglianza ad aprile 2015 a sua scelta con la versione 2008 o già con quella 2015, ma dovrà adeguarsi alla ISO 9001:2015 al massimo entro aprile 2016; quindi tutti i rinnovi triennali di certifica-zione successivi alla pubblicazione della versione settembre 2015 dovranno avve-nire secondo il nuovo standard.Le novità introdotte dalla versione 2015 della ISO 9001, che sintetizziamo qui di seguito, saranno importanti e mirate a rendere la norma più aderente alle esi-genze dettate da un’economia globaliz-zata e in continuo mutamento.

1. HIGH LEVEL STRUCTURE: la nuo-va struttura di alto livello è adottata per uniformare la sequenza delle clausole della nuova ISO 9001 alle future versio-ni degli altri standard ISO, quali la 14000 per l’ambiente, la 22000 per la sicurezza alimentare, la 26000 per i sistemi etici,… L’uniformità riguarderà anche il testo del-le norme e i termini impiegati: tutto ciò si tradurrà in un innegabile vantaggio nel caso di aziende certificate secondo più standard, la cui integrazione sarà perciò più semplice ed efficace.2. APPROCCIO PER PROCESSI: è con-fermata la maggiore efficacia ed efficien-za del controllo delle attività aziendali, interpretando e gestendo queste ultime come processi interrelati in un sistema coerente. La novità consiste nel fatto che l’approccio per processi è coniugato espli-citamente al ciclo PDCA (vedi successivo punto 3.), per raggiungere i risultati desi-derati della politica e strategia aziendali, e al nuovo concept dell’approccio basato su rischi (vedi successivo punto 4.), per prevenire i risultati indesiderati.3. CICLO PDCA (PLAN, DO, CHECK, ACT): la metodologia PDCA è ufficial-mente proposta nella nuova ISO 9001, sia come base per la sequenza delle clausole dello standard, sia come stru-mento fondamentale per il controllo di tutti processi del Sistema di Gestione per la Qualità. Infatti, la struttura dei requisi-ti previsti nella versione 2015 della ISO

9001 segue in modo più chiaro il ciclo di pianificazione, attivazione, controllo e azione di miglioramento, e la modalità di pianificazione e gestione dei processi si conforma allo stesso ciclo.4. APPROCCIO BASATO SUI RISCHI: il rischio è definito nella nuova norma come l’effetto dell’incertezza su un risultato at-teso. Il rischio è da sempre implicito in un Sistema di Gestione per la Qualità, il cui scopo è infatti di prevenire l’insoddisfazio-ne dei clienti, il non raggiungimento della conformità dei prodotti offerti, la mancata realizzazione della politica e degli obiettivi pianificati. Con la versione 2015 il rischio è reso esplicito e considerato sia per gli eventi negativi che generano perdite, co-munemente definiti come rischi o minac-ce, sia per gli eventi positivi che generano benefici economici, comunemente definiti opportunità. Anche se non sarà richiesto un formale e documentato risk mana-gement system, rischi e opportunità do-vranno essere considerati nell’analisi del contesto dell’organizzazione (successivo punto 5): questo approccio ha permesso di ridurre i requisiti prescrittivi, sostituiti dal requisito di prestazioni e obiettivi pia-nificati direttamente dall’Azienda.5. CONTESTO DELL’ORGANIZZAZIO-NE: il contesto o ambiente organizzativo comprende l’analisi e valutazione sia dei fattori interni ed esterni che possono influ-ire sulla capacità di conseguire i risultati pianificati del Sistema di Gestione per la Qualità sia le attese delle altre parti inte-ressate (personale, fornitori, comunità di riferimento,…): questi elementi dovranno essere presi in considerazione sia in base all’approccio basato sui rischi, sia in base al ciclo PDCA, nei limiti di quanto applica-bile per dimostrare la capacità di fornire prodotti conformi ai requisiti dei clienti e ai requisiti cogenti.

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6. PRODOTTI E SERVIZI: ora si fa riferimento esplicitamente ai servizi, quale “prodotto” offerto dall’Azienda o quale componente del medesimo “prodotto”.7. INFORMAZIONI DOCUMENTATE: la tradizionale distinzione tra Manuale della Qualità, procedure, registrazioni e altri docu-menti del Sistema di Gestione per la Qualità è sostituita dalla più generale richiesta di informazioni documentate, che dovranno essere mantenute attive (es. le precedenti procedure) o con-servate (es. le precedenti registrazioni); inoltre nell’attuale testo preparatorio della norma non si fa più menzione del Manuale della Qualità!8. GESTIONE DELLE CONOSCENZE: è un punto decisivo, che richiede di gestire e controllare le conoscenze acquisite nel passato, le conoscenze attuali e quelle future che in previsio-ne saranno necessarie, in base all’approccio basato sui rischi e sulle opportunità, per assicurare la conformità dei prodotti e dei servizi; si richiede anche di bilanciare opportunamente le cono-scenze possedute dal personale e quelle acquisibili dall’esterno. La nuova norma, inoltre, distingue esplicitamente le conoscen-ze, insieme dei saperi aziendali, dalle competenze, intese come capacità di applicare operativamente le conoscenze e abilità nel conseguire i risultati attesi.9. CONTROLLO DEI PRODOTTI E DEI SERVIZI APPROV-VIGIONATI DALL’ESTERNO: tutto ciò che è approvvigionato

dall’esterno deve essere in stato di controllo, indipendentemente che si tratti di acquisto di prodotti e servizi, di svolgimento in outsourcing di processi e funzioni, di attività svolta da un’azienda controllata o collegata o di qualsiasi altra forma di acquisizione da fonte esterna. Tipo ed estensione dei controlli su forniture e relativi fornitori dovranno essere definiti considerando l’approc-cio basato sui rischi. Si intuisce, da questi elementi introduttivi, il grande lavoro svolto dal Comitato Tecnico 176 dell’ISO, per pre-parare il nuovo standard ISO 9001 alle sfide che lo attenderanno nei prossimi anni, ma nel 2015 avremo modo di approfondire questo tema, e quelli correlati, nei successivi articoli e negli in-contri informativi e formativi che stiamo predisponendo presso la nostra Associazione.● e-mail: [email protected]

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previdenza

I caratteri distintivi del contratto di agenzia sono la continuità e la stabilità dell’attività dell’agente di promuovere la conclusione di contratti per conto del

proponente nell’ambito di una determinata zona, realiz-zando in tal modo con quest’ultimo una non episodica collaborazione professionale autonoma con risultato a proprio rischio e con l’obbligo di osservare, oltre alle norme di correttezza e di lealtà, le istruzioni ricevute dal preponente medesimo.Invece il rapporto di procacciatore d’affari si concreta nella limitata attività di chi, senza vincolo di stabilità e invia del tutto episodica, raccoglie l’interesse d’ipoteti-ci clienti ai prodotti del preponente, trasmettendo detto interesse all’imprenditore (preponente per l’agente) da cui ha ricevuto l’incarico di procurare tali commissioni. La prestazione dell’agente è stabile, avendo egli l’ob-bligo di svolgere l’attività di promozione dei contratti, la prestazione del procacciatore è invece occasio-nale nel senso che dipende esclusivamente dalla sua iniziativa.Conseguentemente al rapporto di procacciamento d’af-fari possono applicarsi in via analogica solo le dispo-sizioni relative al contratto di agenzia (come le prov-vigioni) che non presuppongo un carattere stabile e predeterminato del rapporto, ma non anche quelle – di legge o di contratto – che lo presuppongono, come per esempio l’indennità di mancato preavviso e le indennità di fine rapporto. Nelle più recenti sentenze di Cassazio-ne Sezione Lavoro è stato affermato che la distinzione tra le figure dell’agente (per il quale il diritto di esclusiva previsto dall’art. 1743 c.c. costituisce un elemento na-turale) e del procacciatore d’affari sono la continuità e la stabilità dell’attività dell’agente diretta a pro-muovere gli affari per un preponente e non già una limitata attività di segnalazione e/o raccolta ordini dei clienti del tutto episodica, ancorché continuativa, ma ad esclusiva iniziativa del procacciatore stesso, senza che il preponente possa pretenderla, laddove non esi-

ste l’assunzione di un obbligo all’origine del rapporto di procacciamento di promuovere la conclusione di un numero indefinito di contratti nella zona assegnata.Anche la circostanza che un procacciatore sia preposto a tutti gli affari di una certa specie e per un certo tem-po, in coordinazione con l’attività del preponete e che il sistema della remunerazione delle fatture rilasciate con specifica frequenza e per importi considerevoli, sen-za sostanziali variazioni nella modalità di gestione del rapporto, può determinare che il rapporto formalmente qualificato come procacciatore si concretizzi in realtà in un rapporto d’agenzia e questo ai fini del riconoscimen-to del diritto alle prestazioni previdenziali e/o assisten-ziali nei confronti dell’Enasarco oltre che per le spettan-ze di fine mandato. Per quanto attiene la configurabilità

del tipo di rapporto intercorso, la mancata espressa e formale designazione di una zona nella quale l’incarico deve essere espletato non forma un ostacolo per esclu-dere che si tratta di un agente a tutti gli effetti, in quanto basta che la zona sia evincibile dal riferimento all’am-bito territoriale nel quale le parti incontestabilmente operano ossia alla volontà delle parti posta in essere attraverso il loro comportamento.A tal proposito risulta importante precisare che non può

AGENTE DI COMMERCIO PROCACCIATORE D’AFFARI

E LAVORATORE SUBORDINATO CRITERI DIFFERENZIATORI

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avere un rilevo totale il nomen iuris (espressione lati-na che letteralmente significa “nome del diritto'” ed è la definizione formale che le parti danno al loro contratto ossia ciò che viene scritto sul contratto e che disciplina formalmente il rapporto tra le parti. È uno degli elementi che i giudici tengono in considerazione per determinare il tipo di rapporto intercorso tra le parti in caso di con-tenzioso) utilizzato dalle parti, in quanto non è possi-bile prescindere mai dalla volontà dei contraenti e del loro comportamento complessivo, anche posteriore alla conclusione del contratto, in quanto i successivi dati fat-tuali assumono un rilievo prevalente rispetto agli iniziali dati formali. L’individuazione di una tipologia o l’altra di rapporto che si è posto in essere dipende tuttavia dall’accertamento in fatto effettuato da parte dei giudici nella singola fattispecie, in caso di contenzioso.Per quanto attiene la differenza tra rapporto d’agenzia e rapporto di lavoro subordinato l’elemento distintivo va individuato nella circostanza che il primo ha per ogget-to lo svolgimento a favore del preponente di un’attività con organizzazioni di mezzi propri e assunzione del ri-schio da parte dell’agente, che è legato al preponente da un rapporto di collaborazione e che deve fornirgli informazioni utili al fine di valutare la convenienza degli

affari, mentre la seconda fattispecie di rapporto ha per oggetto la prestazione di un’attività lavorativa in regime di subordinazione, il cui risultato rientra nella sfera giuri-dica dell’imprenditore che sopporta il rischio dell’attività svolta.Il rapporto di subordinazione si distingue inoltre per il requisito della soggezione del lavoratore al potere di-rettivo, con contenuto gerarchico e disciplinare e or-ganizzativo del datore di lavoro, che impartisce ordini specifici, oltre che esercitare una più o meno assidua attività di vigilanza e controllo delle prestazioni lavora-tive, che sostanzialmente vanno a limitare la libertà del lavoratore stesso.Ciò, per contro, comporta per l’agente di non dover sot-tostare a precisi ordini impartiti nell’esecuzione della propria prestazione lavorativa. Ma sicuramente l’ele-mento essenziale è il rischio in capo all’agente per l’atti-vità promozionale svolta ed inoltre l’agente deve essere autonomo nella scelta e nei modi di svolgimento della stessa attività promozionale, con solo delle indicazioni di carattere generale da parte del preponente.Di per se non rappresenta elemento rilevante la comu-nicazione sistematica (con cadenza anche settimanale ) dell’agente al preponente dell’attività svolta.●

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legale

Concordato preventivo Concordato in bianco

Il concordato preventivo è uno strumento che la legge mette a disposizione dell’imprenditore,

in crisi o in stato di pesante insol-venza, per evitare la dichiarazione di fallimento attraverso un accordo destinato a portare soddisfazione , anche parziale, alle ragioni credi-torie.Il termine “preventivo” significa per l’appunto che tale accordo ha la funzione di prevenire la più grave procedura del fallimento che automaticamente potrebbe seguire a uno stato di dissesto finanziario.Il concordato preventivo è discipli-nato da una legge del 1942 ( Regio Decreto n.267 del 16 marzo 1942 ) e ultimamente ha subito una serie di modifiche di consistente portata con il preciso scopo di favorire il risanamento e soprattutto la pro-secuzione dell’attività di impresa.Si precisa che lo scopo del con-cordato preventivo non è vol-to alla tutela dell’imprenditore in difficoltà, ma cerca anche di favorire i creditori garantendo loro quantomeno una percen-tuale del loro credito.Infatti, se da un lato il debitore con l’accesso alla procedura può para-lizzare ogni possibile azione ese-cutiva nei suoi confronti e mante-nere l’amministrazione della sua azienda, sia pure con determinati limiti, dall’altro i creditori possono

evitare l’attesa dei tempi lunghi ne-cessari per portare avanti la com-plessa procedura fallimentare e conseguire, in tempi relativamente brevi, il soddisfacimento (quanto-meno parziale) del proprio credito.Il c.d. Decreto Sviluppo convertito con legge n.131/2012 ha portato sostanziali novità alla disciplina del concordato e in particolare:• Ha modificato l’art.178 L. Fal-limentare ridelineando il ruolo dell’adunanza dei creditori, chia-mandoli ad esaminare la proposta concordataria insieme al giudi-ce delegato e al debitore stesso; perciò, nel processo verbale, oltre l’inserimento dei voti favorevoli e contrari e l’indicazione dei votan-ti e dei crediti, vengono inseriti anche i dati dei creditori che non

hanno esercitato il loro diritto di voto, nonché l’ammontare del loro credito;• sempre all’art.178, quarto com-ma, ha poi introdotto il cosiddetto “silenzio assenso” per cui i creditori assenti alla votazione di cui all’art. 177 L.F. possono far pervenire il loro dissenso fino alla chiusura del processo, in mancanza del quale essi si presumono consenzienti, e pertanto, sono considerati ai fini del computo della maggioranza;• qualora poi il commissario ritenga che tra la fase di approvazione del concordato ed il giudizio di omo-loga siano mutate le condizioni di fattibilità del piano, tutti i creditori verranno avvisati del mutamento così che questi possano modifica-re i propri voti;

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• ha introdotto il concordato in bianco o con riserva che permet-te all’imprenditore di beneficiare immediatamente degli effetti che derivano dall’apertura della proce-dura concordataria; anche in pre-senza di una domanda incompleta del piano, della proposta o di parte della documentazione, si ha ugual-mente diritto all’interruzione o alla sospensione delle azioni esecutive intraprese da parte dei singoli cre-ditori nei confronti dell’imprendito-re, c.d. Automatic stay ,che opera, a norma dell’art. 168 L.F. dalla pub-blicazione del ricorso nel registro delle imprese ad opera del can-celliere entro il giorno successivo al deposito della domanda in can-celleria. Tale paralisi si estende, per effetto della novella legislativa, anche alle azioni cautelari, ma non ai procedimenti a cognizione piena già instaurati o instaurati successi-vamente alla presentazione della domanda di concordato; la presen-tazione di domanda di concordato con o senza riserva travolge le ipo-teche giudiziali iscritte nei novanta giorni anteriori alla pubblicazione del ricorso.Importanti modifiche hanno poi ri-guardato la sorte dei contratti in corso di esecuzione al momento del deposito della domanda di con-cordato in quanto il tribunale ha la possibilità di autorizzare il debitore a sciogliersi dai contratti in corso, se ciò si rilevi più favorevole al su-peramento della crisi.Ulteriori modifiche sono poi sta-te introdotte con il cosiddetto Decreto Del Fare del 2013.Un punto del concordato preven-tivo merita attente precisazioni: Il c.d. Preconcordato.Tale possibilità, da strumento di garanzia dei creditori e salvaguar-dia degli attivi aziendali si è spesso trasformato, nella prima fase di ap-plicazione della norma, in un mero artifizio normativo teso semplice-mente al differimento di un dissesto aziendale conclamato e irreversibi-le. Tale situazione, severamente

lesiva dei diritti dei creditori socia-li, ha creato una copiosa casistica giurisprudenziale che ha indotto il legislatore ad intervenire mediante una modifica normativa che po-tesse consentire il monitoraggio di quella fase particolarmente deli-cata per l’azienda e per i creditori sociali che va dalla presentazione della domanda “in bianco“ al decre-to di ammissione alla procedura da parte del Tribunale, al fine di evita-re abusi ed utilizzi illeciti della pro-cedura in questione. Il concordato con riserva o “in bianco“ è stato concepito dal legislatore con l’unico scopo di anticipare la protezione del patri-monio sociale permettendo così la preservazione degli asset fina-lizzata ad un migliore soddisfaci-mento dei creditori sociali.Tale scopo è stato spesso disat-teso, essendo stata la procedura introdotto dal D.L. 83/2012 spes-so utilizzato esclusivamente con fini dilatori, a seguito ad esempio di istanze di fallimento presentate dai creditori sociali e a fronte di un piano di risanamento tutt’altro che definito o fattibile o potenzialmen-

te attuabile. Il risultato, come detto nei precedenti paragrafi, è stato un elevata percentuale di domande non ammesse oppure sfociate in fallimenti, che hanno obbligato il legislatore a porre dei paletti con-ferendo ai Tribunali maggiori poteri di controllo. Il comma 6 dell’art.161 L.Fall. è quindi stato ulteriormente modificato nella parte in cui viene conferita al Tribunale la possibilità

di nominare un commissario giu-diziale cui il debitore istante dovrà mettere a disposizione le scritture contabili secondo quanto disposto dall’Art.170 L. Fall. che dovrà inol-tre vigilare su eventuali condotte del debitore non consone allo spiri-to della normativa in questione.L’imprenditore dovrà presentare non solo una fedele rappresen-tazione della gestione finanzia-ria della sua impresa, ma anche e soprattutto un informativa sull’attività compiuta in merito alla predisposizione della propo-sta e del piano di risanamento, che dovranno essere assolti con cadenza mensile e sotto la vigi-lanza del Commissario.A tale proposito, si nota come l’ef-fetto disincentivante dei correttivi normativi e una stretta dei Tribunali sulla valutazione delle domande concordatarie in generale hanno notevolmente ridotto il numero dei concordati ammessi e approvati da parte dei creditori sociali.Si parla spesso, nelle aule dei Tri-bunali, della possibilità di un’ulterio-re modifica normativa che potrebbe restituire vigore e credibilità alla

procedura concordataria e cioè la possibilità di poter far emergere an-cora più tempestivamente lo stato di crisi di un impresa mediante la ri-chiesta di apertura della procedura concorsuale direttamente da parte del creditore, previa acquisizione di una serie di informazioni socie-tarie che , però, necessariamente dovrebbero risultare accessibili e fruibili ai terzi.●

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Il fondo patrimoniale è uno strumento attraverso il quale uno dei coniugi, entrambi o un terzo vinco-lano determinati beni destinandoli ai bisogni del-

la famiglia. La proprietà dei beni che costituiscono il fondo, infatti, salvo diversa disposizione nell'atto che costituisce il fondo, spetta ad entrambi i co-niugi. Il fondo patrimoniale rappresenta una parte separata del patrimonio dei coniugi, vincolata al soddisfacimento dei bisogni della famiglia e

gode di una particolare disciplina essendo un atto di liberalità.Il fondo patrimoniale può essere costituito da:• un solo coniuge;• entrambi i coniugi;• un terzo: sia con atto pubblico (è necessaria l’ac-cettazione di entrambi i coniugi per la costituzione del fondo) sia con testamento.Per costituire un fondo patrimoniale occorre essere sposati ancorché lo stesso possa essere costituito

IL FONDO PATRIMONIALEPierluigi Fadel Avvocato

legale

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in vista di un futuro matrimonio, ma in tal caso l’atto costitutivo sarà condizionato alla celebrazione del matrimonio stesso. In questo caso, però, si dovrà distinguere se la costituzione è effettuata da un ter-zo a favore dei due fidanzati, l’atto sarà valido con l’indicazione delle generalità degli sposi e si perfe-zionerà con la loro accettazione, l'efficacia dell'atto efficace si avrà con la celebrazione del matrimonio se la costituzione è disposta da uno solo dei fidan-zati sarà necessario che anche l’altro futuro sposo partecipi alla stipulazione dell’atto, anche in questo caso l'efficacia sarà subordinata alla celebrazione del matrimonio. L'amministrazione del fondo patri-moniale è regolata dalle stesse norme che discipli-nano l’amministrazione della comunione legale si dovrà, pertanto, distinguere tra ordinaria ammini-strazione e straordinaria amministrazione nel primo caso sarà disgiunta mentre nel secondo richiederà una condivisione congiunta. Possono far parte del fondo patrimoniale i beni immobili, i beni mobili regi-strati, le universalità di mobili, i titoli di credito. Una volta costituito un fondo patrimoniale è necessa-rio procedere all'annotazione a margine dell'atto di

matrimonio. Tale annotazione è indispensabile per far sì che il fondo patrimoniale diventi opponibile a terzi e laddove il fondo ricomprenda anche beni im-mobili sarà necessario procedere alla trascrizione presso la conservatoria dei registri immobiliari. Una volta costituito il fondo può essere modificato sia relativamente alla disciplina sia per quanto riguar-da la composizione, le modificazioni alla disciplina richiederanno il consenso di tutte le persone, o dei loro eredi, che sono state parti nell’atto costitutivo. Il fondo patrimoniale, invece, si estingue per: annul-lamento; scioglimento; cessazione degli effetti civili del matrimonio. Il fondo se si è in presenza di figli minori, dura fino al raggiungimento da parte loro della maggiore età. Con la costituzione del fondo patrimoniale i beni che ne fanno parte non possono essere soggetti a esecuzione forzata per debiti che il creditore sapeva essere stati contratti per scopi estranei ai bisogni della famiglia. In ultimo si fa pre-sente che per i debiti sorti prima della costituzione del fondo, i creditori potranno proporre l’azione re-vocatoria ordinaria entro 5 anni dalla costituzione del fondo (sempre che dimostrino che il fondo è

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stato creato al solo scopo di fro-dare i creditori). Sotto il profilo, invece, della legge fallimentare, il fondo è inefficace anche se la costituzione è avvenuta nei due anni precedenti la dichiarazione di fallimento.Sempre più frequentemente ci viene richiesto di fornire as-sistenza contrattuale a nostre aziende che intendono avviare rapporti commerciali con clienti esteri complice anche e soprat-tutto la recessione che attanaglia il nostro Paese che pare non fa-vorire gli scambi commerciali.La voglia di estero va sicuramen-te incentivata senza, però, non sottovalutare quelli che potreb-bero essere i rischi contrattuali e di credito sottostanti.È, infatti, bene sapere che alla base di ogni intesa contrattuale vi deve essere un contratto re-datto in modo chiaro, sintetico e possibilmente sicuro posto che in caso di contestazione l'imprendi-tore deve poter fare valere le pro-prie ragioni in Italia al fine così di

ottenere una pronuncia giudizia-le in tempi brevi e certi; diversa-mente si dovrebbe affrontare una controversia giudiziale all'estero con tutto ciò che questo potreb-be comportare in termini di costi e tempi.Fondamentale, quindi, nel con-tratto prevedere la competenza del tribunale e la norma di diritto sostanziale di riferimento appli-cabile. Una volta stabilita la regola pro-cessuale applicabile si dovrà prevedere anche la modalità di pagamento che dovrà garantire l'imprenditore da spiacevoli sor-prese.A questo riguardo una modalità che viene suggerita è la lettera di credito irrevocabile, nulla di diffi-cile ma anche a questo riguardo tale strumento andrà "maneggia-to" con la massima attenzione.Volendo esemplificare, e riser-vando gli aspetti tecnici ai pro-fessionisti incaricati dall'impren-ditore, la lettera di credito, che dovrà essere rilasciata nella

forma irrevocabile, costituisce un impegno di pagamento che le banche prescelte dall'impren-ditore e dal cliente dovranno os-servare. In particolare la banca si dovrà impegnare a soddisfare il credito sol con la verifica dell'e-satta rispondenza dei documenti, si parla difatti, nel gergo tecnico, di credito documentario. Questo sta a significare che l' unica veri-fica che la banca sarà tenuta ad effettuare sarà solo in relazione alla regolarità dei documenti ad esempio: fattura, bolla di conse-gna, polizza di carico, ecc., una volta verificata la regolarità della documentazione e verificata la tempistica concordata si dovrà provvedere al pagamento e si dovrà, quindi, prescindere dal merito quale circostanza sotto-stante all'emissione della docu-mentazione, insomma una sorta solo di controllo di legittimità. In particolare, se vogliamo andare più nello specifico, e se vogliamo esemplificare ulteriormente, un credito documentario può essere

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definito come l'impegno scritto di una banca (Emittente) emesso per ordine di un compratore (Or-dinante) a favore di un venditore (Beneficiario) ad effettuare un pagamento (a vista o differito) contro ritiro di determinati docu-menti giudicati conformi al testo del credito stesso. È il testo del contratto, il c.d. re-golamento negoziale, che defi-nisce quali documenti dovranno essere presentati e con quali caratteristiche, il documento più importante per queste operazioni rimane, comunque, il documento di trasporto, che attesta l'avvenu-ta spedizione della merce.Nelle transazioni commerciali ed in particolare nel commercio in-ternazionale le parti risiedono di regola in luoghi distanti e soven-te hanno difficoltà a concludere affari perché hanno esigenze di

salvaguardia diverse e contrap-poste, il credito documentario è lo strumento che la prassi banca-ria e commerciale hanno messo a punto per ovviare a questo in-conveniente.Nei contratti internazionali, il principale rischio che ciascuna parte si trova a fronteggiare è l'i-nadempimento contrattuale della controparte come ad esempio: la mancata spedizione della merce da parte del venditore, la spedi-zione tardiva, il mancato paga-mento da parte dell'acquirente.Il credito documentario nasce appunto per mitigare questo ri-schio, in quanto chi spedisce (il venditore, beneficiario del credi-to) può fare affidamento sul fatto che, se rispetterà tutte le condi-zioni del credito, il suo credito verrà soddisfatto da una banca, mentre chi acquista è consape-

vole che la propria banca paghe-rà solo a fronte di presentazione di documenti conformi, e che in particolare la spedizione ha avu-to luogo nei modi e nei termini prestabiliti.Fondamentale, quindi, verificare i documenti che dovranno essere poi riconosciuti e confermati dal-la banca chiamata al pagamento opportuno quindi farsi rilascia-re in copia la bozza di lettera di credito e i documenti a corredo. Diversamente altre modalità di pagamento individuate dalle par-ti esporrebbe l' imprenditore ad un rischio di insoluto soprattutto quando la relazione commerciale è occasionata dal web senza che vi sia una storicità del rappor-to (cliente di vecchia data) che possa in qualche modo costituire un'implicita garanzia.●e.mail: studio@studiofadel&polati.it

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il punto

La politica ai competenti

Butto giù questi pensieri, mentre intorno lo sciabordio di richiami natalizi e festivi si infrange sulle nostre stanchezze. Ci han-

no insegnato che il tempo di Natale è tempo di silenzio. Non tanto o soltanto quello mistico di chi possiede qualche ragione di fede. Perché sia reale silenzio è necessario prima di tutto sentire intorno il sapore della calma. Quando, finita una giornata di lavoro, ci si siede final-mente con la mente sgombra dalle preoccupa-zioni che ci hanno accompagnato, quello è il momento in cui il silenzio comincia a impadro-nirsi della nostra mente. Finito… l’assedio, si entra nello spazio della disponibilità interiore. Silenzio non è assenza di suoni o di persone, quanto compostezza, equilibrio di valutazione, disponibilità all’ascolto. È come se la strada che conduce al centro della nostra vita inizias-se a decongestionarsi, mettendo ordine al traf-fico che la attraversa.Ovvio che questo orizzonte di compostezza in-teriore non ha bisogno soltanto di una poltrona alla quale affidare le nostre stanchezze fisiche. Spesso il rumore del “traffico” interiore conti-nua senza trovare soluzione, congestionato dai troppi ingorghi che si verificano. Talvolta è la preoccupazione per gli affari, con l’asta che segna da tempo al ribasso come il serbatoio di

un’auto in riserva. Altre volte a far da tarlo sono le inquietudini familiari o i segnali di insicurez-za sociale. Come se questo non bastasse, è lo scenario politico a togliere luce all’orizzonte.Non penso, e lo preciso subito, al governo e alle sue proposte e neppure alle pessimistiche previsioni che ci arrivano dagli osservatori in-ternazionali. Ciò che mette inquietudine è l’e-mergere di una cultura politica, che sembra aver smarrito assolutamente ruolo e obiettivi. Lo scenario squallido della “mafia capitolina” non è soltanto il termometro di una febbre da delinquenza. È più profondamente, il Dna di una concezione della politica, intesa solo come opportunità di arricchimento.

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Se Tangentopoli non ha inse-gnato nulla, come ci racconta-no i vari casi di malversazione, da Lusi a Greganti, da Penati al Mose, abbracciando un pa-norama partitico assolutamen-te omogeneo nella disonestà, ciò significa che la patologia si è trasformata in cultura del furto. Una sorta di inclinazio-

ne viziosa, dove i vantaggi e le giustificazioni razionali che si portano a favore della cor-ruzione, finiscono per impe-

dire qualsiasi sussulto etico col quale misurare coscienze sclerotiche, ormai incapaci di valutazioni morali.Si dice che anche in passato la politica avesse i suoi bei vantaggi. Ed è vero. Ma con una piccola differenza rispetto ad oggi. I politici di un tempo erano dei professionisti, usciti spesso da gavette lunghissi-me dove avevano maturato esperienza e competenza, i quali facevano politica maiu-scola. Che poi da questo la-voro ne uscissero privilegi era cosa che veniva da sé. Oggi, accantonata preparazione e competenza, si punta esclusi-vamente al vantaggio. Spesso un’alternativa al lavoro, quello dove, per vivere, ci vorrebbero testa e sudore. Luigi Barzini sosteneva che «fare il giorna-lista era sempre meglio che lavorare». Provocazione che oggi ben si adatterebbe a tan-ta politica politicante.

C’è nostalgia per una politi-ca fatta da gente preparata e competente. Purtroppo anche questa convinzione sta uscen-do dal sentire diffuso. Nei gior-ni scorsi Berlusconi ha propo-sto la candidatura a sindaco di Venezia della piacente si-gnora della Tv, certa Mara Ve-nier. Bella donna e intelligen-te. Niente da dire. Ma quale competenza politica potrebbe avere la signora Venier, al di là del fatto d’essere uno spec-chietto di allodole per elettori avidi di gossip? Purtroppo sta passando l’idea che sia la vi-sibilità il criterio nella scelta dei candidati. Come a dire che l’importante è far bottino di nu-meri, poi, una volta ottenuto il potere, sarà la testa di pochi a gestirlo. Ma che razza di de-mocrazia è mai questa?Oltretutto è così che la compe-tenza esce di scena, lasciando il governo delle città e del Pa-ese in mano a burattinai che tirano le fila dietro le quinte. Ma voi, cari lettori, dite fuori dai denti: se aveste bisogno di un intervento chirurgico sce-gliereste un medico da salotto televisivo o un professionista di sicura competenza? Domanda retorica con rispo-sta ovvia, da applicare all’am-bito politico.Prima che il fondo del barile ci tolga, spiando in alto, anche la fioca luce della speranza.●

Tse Tse

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