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http://flaiparmalat.cgilparma.it – e-mail: [email protected] facebook: flaiparmalat N. 01 Maggio 2016 EDITORIALE DELLA RSU CGIL Il 2016 si è aperto con impegni gravosi e importanti sul tavolo della RSU. A livello contrattuale, due obiettivi su tre si sono chiusi: stiamo parlando del contratto nazionale dell’industria alimentare, che è andato oltre le più rosee aspettative, in cui la parte normativa ha confermato l’attenzione alle problematiche del mondo del lavoro e attenzione alle esigenze dei singoli lavoratori, e la parte economica ha confermato un buon risultato, come nelle tornate precedenti. Merito soprattutto alla delegazione trattante (di cui faceva parte Savi Diego), che ha lavorato duro per il raggiungimento del risultato, e un grande ringraziamento va alla segreteria della Flai Cgil nazionale che con grande determinazione non ha mai perso di vista l’obiettivo. Sul tavolo c’era anche la Trattativa aziendale per orari e maggiorazioni di Collecchio: l’accordo si è chiuso con il voto favorevole della maggioranza dei lavoratori aventi diritto. E’ un accordo difensivo, di questo ne siamo consapevoli, abbiamo cercato di ascoltare tutti, non era possibile venire incontro a tutte le richieste, la Commissione Orari (dove sono coinvolti lavoratori non Rsu) dovrà cercare di rendere il più fisiologico possibile l’orario di lavoro di ogni reparto. Se vogliamo, quest’ultimo punto è innovativo, e dovrà essere “metodo” per ridurre le problematiche dei reparti. A fronte di questo Accordo, l’Azienda porta investimenti, aumenti dei volumi, assunzioni, dando un ruolo importante al nostro stabilimento nel mondo Lactalis. In questi giorni l’Azienda ha comunicato un calo di volumi sulla linea Serac. Se questo calo venisse confermato per i giorni successivi, L’Azienda non rispetterebbe l’accordo, in quanto a fronte di orari strutturali, i volumi devono essere costanti. In conseguenza di questo, abbiamo chiesto un incontro all’Unione degli Industriali. Sul tavolo rimane la Trattativa per rinnovo accordo del gruppo Parmalat Italia: la strada è in salita, ci dobbiamo scontrare contro un’Azienda dove il punto cardine della sua politica è la riduzione costi (costo del lavoro) nel breve termine. La Parmalat che abbiamo conosciuto fino ad oggi non esiste più: le relazioni sindacali sono accompagnate da un clima di sfiducia nella controparte, investimenti sulla risorsa umana non esistono, in quanto non basta coinvolgere i lavoratori nei processi aziendali, ma serve un forte investimento sulla formazione. La divisione generazionale all’interno della nostra Azienda è evidente in quanto la vecchia generazione non è messa nella condizione di passare il Know how alla nuova generazione. Così non va. La piattaforma per il rinnovo dell’accordo di gruppo scaduto il 31 Dicembre 2015, è stata presentata all’Azienda. Terremo informati i lavoratori sull’evoluzione della trattativa. Come si può notare, il contesto su cui stiamo operando non è affatto semplice, e per questo chiediamo ai lavoratori di starci vicino, contribuire attivamente con proposte, ne va dell’interesse di tutti noi. Possiamo invertire la rotta, la Cgil ci sta provando con la proposta di iniziativa popolare “la carta dei diritti”, dove verrebbe riproposto uno statuto dei lavoratori “rimodernizzato” ai nostri tempi. Iscriversi alla Cgil significa partecipare e contribuire al cambiamento.

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http://flaiparmalat.cgilparma.it – e-mail: [email protected] facebook: flaiparmalat

N. 01 Maggio 2016

EDITORIALE DELLA RSU CGIL Il 2016 si è aperto con impegni gravosi e importanti sul tavolo della RSU. A livello contrattuale, due obiettivi su tre si sono chiusi: stiamo parlando del contratto nazionale dell’industria alimentare, che è andato oltre le più rosee aspettative, in cui la parte normativa ha confermato l’attenzione alle problematiche del mondo del lavoro e attenzione alle esigenze dei singoli lavoratori, e la parte economica ha confermato un buon risultato, come nelle tornate precedenti. Merito soprattutto alla delegazione trattante (di cui faceva parte Savi Diego), che ha lavorato duro per il raggiungimento del risultato, e un grande ringraziamento va alla segreteria della Flai Cgil nazionale che con grande determinazione non ha mai perso di vista l’obiettivo. Sul tavolo c’era anche la Trattativa aziendale per orari e maggiorazioni di Collecchio: l’accordo si è chiuso con il voto favorevole della maggioranza dei lavoratori aventi diritto. E’ un accordo difensivo, di questo ne siamo consapevoli, abbiamo cercato di ascoltare tutti, non era possibile venire incontro a tutte le richieste, la Commissione Orari (dove sono coinvolti lavoratori non Rsu) dovrà cercare di rendere il più fisiologico possibile l’orario di lavoro di ogni reparto. Se vogliamo, quest’ultimo punto è innovativo, e dovrà essere “metodo” per ridurre le problematiche dei reparti. A fronte di questo Accordo, l’Azienda porta investimenti, aumenti dei volumi, assunzioni, dando un ruolo importante al nostro stabilimento nel mondo Lactalis. In questi giorni l’Azienda ha comunicato un calo di volumi sulla linea Serac. Se questo calo venisse confermato per i giorni successivi, L’Azienda non rispetterebbe l’accordo, in quanto a fronte di orari strutturali, i volumi devono essere costanti. In conseguenza di questo, abbiamo chiesto un incontro all’Unione degli Industriali. Sul tavolo rimane la Trattativa per rinnovo accordo del gruppo Parmalat Italia: la strada è in salita, ci dobbiamo scontrare contro un’Azienda dove il punto cardine della sua politica è la riduzione costi (costo del lavoro) nel breve termine. La Parmalat che abbiamo conosciuto fino ad oggi non esiste più: le relazioni sindacali sono accompagnate da un clima di sfiducia nella controparte, investimenti sulla risorsa umana non esistono, in quanto non basta coinvolgere i lavoratori nei processi aziendali, ma serve un forte investimento sulla formazione. La divisione generazionale all’interno della nostra Azienda è evidente in quanto la vecchia generazione non è messa nella condizione di passare il Know how alla nuova generazione. Così non va. La piattaforma per il rinnovo dell’accordo di gruppo scaduto il 31 Dicembre 2015, è stata presentata all’Azienda. Terremo informati i lavoratori sull’evoluzione della trattativa. Come si può notare, il contesto su cui stiamo operando non è affatto semplice, e per questo chiediamo ai lavoratori di starci vicino, contribuire attivamente con proposte, ne va dell’interesse di tutti noi. Possiamo invertire la rotta, la Cgil ci sta provando con la proposta di iniziativa popolare “la carta dei diritti”, dove verrebbe riproposto uno statuto dei lavoratori “rimodernizzato” ai nostri tempi. Iscriversi alla Cgil significa partecipare e contribuire al cambiamento.

DICHIARAZIONE DI MASSIMO BUSSANDRI SEGR. GEN. CGIL PARMA SULLA PROPOSTA CGIL PER UN NUOVO STATUTO DEI LAVORATORI

Il Jobs Act è una “bufala” e ha fallito tutti gli obiettivi sbandierati dai suoi promotori. A denunciarlo non siamo soltanto noi, ma persino giornalisti e opinionisti molto lontani dal mondo Cgil. Uno su tutti: Luca Ricolfi sul Sole24Ore (giornale notoriamente di proprietà di Confindustria). Con grande onestà intellettuale, Ricolfi analizza i dati sull'occupazione emessi da Inps e Istat (peraltro non sempre in linea gli uni con gli altri) e ne ricava alcune informazioni precise: fino all'ultimo scorcio del 2015 il numero di lavoratori a tempo indeterminato cessati dal lavoro era superiore al numero di lavoratori a tempo indeterminato attivati; esattamente all'opposto, il numero dei rapporti di lavoro temporaneo attivati era superiore al numero dei rapporti di lavoro temporaneo cessati. Possiamo dunque dire che se l'obiettivo del Jobs Act era quello di creare più occupazione, quell'obiettivo è stato clamorosamente mancato? E possiamo dire che se l'obiettivo del Jobs Act era quello di ridurre l'area del precariato anche quell'obiettivo è stato completamente “toppato”? Si, davvero lo possiamo dire. Rispetto ai dati analizzati da Ricolfi va detto che proprio nel mese di dicembre 2015 si è registrata un'impennata di assunzioni a tempo indeterminato (tutte stabilizzazioni di posti precari, non certo nuove assunzioni) dovuta però non al Jobs Act ma ai lauti incentivi all'assunzione stabile contenuti nelle legge di stabilità 2015 (incentivi che, guarda caso, scadevano il 31 dicembre per poi diventare decisamente più ridotti nel 2016). Anche qui, però, i numeri aiutano a capire meglio. Nel 2015 il Governo ha stanziato qualcosa come 12 miliardi di euro per incentivi all'assunzione a pioggia, senza nemmeno distinguere le imprese sulla base delle loro condotte più o meno virtuose, e nello stesso anno la cosiddetta “spinta occupazionale” è aumentata di sole 80.000 unità rispetto al dato del 2014. Praticamente ogni unità lavorativa aggiuntiva è costata allo Stato (e alle nostre tasche) la bellezza di 150.000 euro: con i soldi sufficienti a creare 5 posti di lavoro ne hanno creato uno, e il resto è andato sostanzialmente a ingrassare senza motivo le tasche di qualche imprenditore. Davvero complimenti al Governo. Cosa resta dunque del Jobs Act? Solo la grancassa mediatica di un provvedimento non solo inutile ma dannoso, che disegna un modello di sviluppo basato principalmente sulla compressione dei diritti e dei salari.

A questo modello la Cgil si oppone mettendo in campo la proposta più innovativa della propria storia recente: l'idea di una Carta dei diritti universali del lavoro, di un nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori che, proprio all'opposto dei piani del Governo, rimetta il lavoro e la sua dignità al centro del modello di sviluppo. La proposta di nuovo Statuto vuole affermare un corpo di diritti fondamentali dei lavoratori a valere non solo per i “fissi”, ma anche per i precari, non solo per i dipendenti in senso stretto, ma per tutti i lavoratori economicamente subordinati alle direttive di un padrone o di un committente (quindi anche co.co.co. , partite Iva, ecc.). Vuole reintrodurre l'art. 18 nella sua piena efficacia, come era prima del Jobs Act e della “riforma” Fornero, e allargare il principio della reintegra in caso di licenziamento illegittimo anche alle aziende sotto i 16 dipendenti. Vuole stabilire le regole sulla rappresentanza sindacale e sulla validità ed esigibilità dei contratti. Vuole mettere ordine e regole nel sistema degli appalti e delle esternalizzazioni. Un progetto ambizioso, del quale c'era bisogno: sia perchè lo statuto del 1970 ce lo hanno

di licenziamento illegittimo anche alle aziende sotto i 16 dipendenti. Vuole stabilire le regole sulla rappresentanza sindacale e sulla validità ed esigibilità dei contratti. Vuole mettere ordine e regole nel sistema degli appalti e delle esternalizzazioni. Un progetto ambizioso, del quale c'era bisogno: sia perchè lo statuto del 1970 ce l’hanno smontato pezzo dopo pezzo i Governi Berlusconi, Monti e Renzi, sia perchè in ogni caso lo statuto del 1970 non copre più una larga fetta del mondo del lavoro, diversa dai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato. Per condividere la proposta del nuovo statuto le categorie della Cgil hanno programmato, solo a Parma, più di 500 assemblee di consultazione degli iscritti. Al termine della consultazione, il testo normativo si tradurrà in proposta di legge d'iniziativa popolare e, se nessuna forza parlamentare sosterrà la proposta, sono già allo studio i quesiti referendari per abrogare il Jobs Act e le normative precedenti che hanno smantellato il diritto del lavoro. La battaglia sarà lunga e dura e la Cgil avrà bisogno del sostegno di tutta la propria gente. Al lavoro e alla lotta !

#SfidaXiDiritti: PERCHE’ DOBBIAMO FIRMARE PER LA CARTA DEI DIRITTI:

DI LORENZO PINARDI DELEGATO CHIESI FARMACEUTICI Cos' è che determina le nostre condizioni, i nostri diritti e doveri all'interno del luogo di lavoro? Ovviamente i contratti nazionali, i contratti aziendali e lo Statuto dei Lavoratori, nato in seguito alla Carta costituzionale del 1948. Perchè nasce lo Statuto dei Lavoratori (legge 300/70)? Per comprendere ciò forse noi delegati dovremmo imparare a leggere la storia della Repubblica attraverso la storia delle relazioni industriali. Lo statuto nacque perchè si riteneva che gli articoli della costituzione, che vanno dal nr. 39 al nr. 46, cioè quelli che parlano di partecipazione, democrazia, rappresentanza, contrattazione, fossero stati elusi. Si riteneva soprattutto che non ci fossero spazi di democrazia nel senso che non ci si poteva nemmeno riunire per fare un'assemblea. Inoltre potremmo fare una comparazione tra alcune nicchie che esistevano, tipo l'Olivetti, e la Fiat, da sempre punto di riferimento per le vittorie e le sconfitte sindacali. D'altro canto, anche in questo momento, il punto di riferimento di Renzi, è Marchionne, che è uscito da Confindustria, si è fatto una Newco ed applica il proprio contratto con chi ci sta. Non a caso lo scorso anno all'assise annuale di Confindustria, Renzi non ha partecipato, anzi nella stessa giornata si è recato a Melfi a rendere omaggio a Marchionne. Ma cosa accadeva in Fiat tra gli anni Cinquanta e Sessanta? C'erano i licenziamenti discriminatori per chi possedeva una tessera sindacale e di partito; vi erano i reparti confino, dove si collocavano gli operai più sindacalizzati o magari quelli che avevano subito un infortunio; esistevano le telecamere e alle donne, all'atto dell'assunzione, si chiedeva il certificato di gravidanza; soprattutto non ci si poteva riunire in assemblea per discutere dei problemi di lavoro. Come detto prima, esistevano delle “nicchie”, come l'Olivetti, con Volponi direttore del personale

con una biblioteca di 30.000 volumi, con cinema e teatro e soprattutto Olivetti sottolineava di conoscere l'alienazione delle azioni ripetute del lavoro a catena perchè aveva fatto l'operaio; inoltre parlava di territorio e responsabilità sociale dell' impresa. Ma l'Olivetti era, appunto, solo un'eccezione. Più filosoficamente si potrebbe dire che Brodolini e Giugni, le due menti che concepirono lo Statuto dei Lavoratori, capirono che occorreva riequilibrare un diritto del lavoro tutto sbilanciato dalla parte del datore di lavoro. In particolar modo compresero che un lavoratore impaurito perchè facilmente licenziabile era un lavoratore che avrebbe sempre “attaccato l'asino dove vuole il padrone”: allora sembra ovvio che l'articolo 18 sia l'architrave di questa nuova carta dei diritti, che è la diretta emanazione dello Statuto dei lavoratori (legge 300/70). L'articolo 18 costituisce il deterrente perchè, l'imprenditore sapeva che, se avesse perso la causa, avrebbe dovuto reintegrare il lavoratore e risarcirlo per il tempo intercorso. Quindi bene ha fatto la CGIL a presentare questa nuova Carta dei Diritti, che è esclusiva della sola CGIL ma che riguarda tutto il mondo del lavoro, ed inclusiva in quanto , rispetto allo Statuto dei Lavoratori, riguarda tutte le tipologie di aziende, quindi anche al di sotto dei 15 dipendenti, e tutte le tipologie di lavoro, cioè determinato, indeterminato, ecc. Per la raccolta firme verranno allestiti banchetti per i dipendenti Parmalat. Seguici su http://flaiparmalat.cgilparma.it, www.cgil.it.

PREMIO A OBIETTIVI Con il mese di Marzo, i dipendenti Parmalat hanno percepito in busta paga il premio a obiettivi, che in termini assoluti è andato bene (vedi newsletter 11 Aprile). Tale premio non è stato tassato al 10% irpef come, viceversa cita il decreto del 25 Marzo, in quanto non compare ancora in “gazzetta ufficiale”.

ALIFOND ALIFOND non ha fini di lucro e il suo unico obiettivo è quello di realizzare per i lavoratori iscritti una pensione complementare al trattamento pensionistico pubblico obbligatorio, usufruendo di tutte le agevolazioni previste dalla legge, attraverso i versamenti contributivi e la loro rivalutazione nel tempo. Aderendo ad ALIFOND, al lavoratore verrà aperto un conto pensionistico individuale: alla scadenza, quindi, ogni iscritto riceverà una prestazione (pensione e/o capitale) del tutto personalizzata. L'adesione ad ALIFOND è volontaria ed è rivolta ai lavoratori dell'Industria alimentare. Come stabilito dal CCNL, i contributi ALIFOND, da calcolarsi sulla retribuzione utile ai fini del TFR, sono costituiti da una quota a carico dell'azienda (pari all'1,20%), da un contributo trattenuto in busta paga (pari all'1%) e da una quota annua del TFR (pari al 2%). Per i neoccupati (dal 28-04-93), tutto il TFR che maturerà dalla data di iscrizione ad ALIFOND verrà versata al Fondo. Dal 01/01/2007 la normativa prevede che il lavoratore associato al Fondo possa determinare liberamente la percentuale a proprio carico anche in misura superiore a quanto deducibile, che da gennaio 2007 diventa il limite assoluto annuo di euro 5.164,56. L’andamento dei comparti (Garantito, Bilanciato, Dinamico) nel 2015 sono tutti positivi. Maggiori dettagli in www.alifond.it

FONDO FASA E FONDO DI SOLIDARIETA’ DIPENDENTI PARMALAT L’assicurazione che eroga prestazioni sanitarie, è prestata a favore dei lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato o con contratto a termine di durata predeterminata pari o superiore a 9 mesi nell’arco dell’anno solare per i quali si applica il C.C.N.L. dell’Industria Alimentare, regolarmente iscritti al Fondo FASA. Sono coperti dal Fondo FASA anche il coniuge (fiscalmente o non ficalmente a carico) ed i figli, quest’ultimi solo se fiscalmente a carico (ossia con reddito annuo inferiore ad e 2.840,51) del dipendente iscritto. L’iscrizione al Fondo FASA, alla quale è subordinata l’erogazione delle prestazioni, è a totale carico dell’azienda. Il “FONDO DI SOLIDARIETA’ DIPENDENTI PARMALAT” (ex cassa interna) eroga invece prestazioni sociali. Invitiamo i lavoratori ad aderire tramite delega con una trattenuta in busta di 2,58€.