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Istituto Teologico Calabro “S. Pio X”
17 aprile 2018
FIORENZO FACCHINI
Professore Emerito di Antropologia dell’Università di Bologna
Scienza e teologia
in dialogo sull’evoluzione
I Parte
L’evoluzione della vita:
i dati, le interpretazioni, i punti in
discussione
Le quattro forze (o interazioni) fondamentali con cui interagiscono in
natura i costituenti della materia (da U. Amaldi, 2011)
Struttura molecolare del DNA
(sec. Watson e Crick).
La molecola è formata da due filamenti
costituiti da nucleotidi avvolti l’uno
sull’altro in forma di doppia elica uniti fra
di loro da coppie di basi che formano
come i pioli della scala ad elica.
Le basi sono quattro: adenina, timina,
citosina, guanina.
Rappresentazione di alcuni neuroni interconnessi con dei
segnali elettrici che ne percorrono i dendriti e l'assone
2 milioni Homo habilis
6-7 milioni Separazione linea Antropomorfe-Ominidi
14 milioni Ominoidei
30 milioni Catarrine
65 milioni Mammiferi; Proscimmie; fine dei dinosauri
140 milioni Uccelli; Angiosperme
200 milioni Rettili (Dinosauri); Gimnosperme
350 milioni Anfibi e Rettili; Felci arboree
435 milioni Primi vertebrati; Ostracodermi
500 milioni Invertebrati protetti da conchiglie (ammoniti)
600 milioni Pluricellulari
2 miliardi Primi unicellulari eucarioti
2.5 miliardi Unicellulari procarioti anaerobi
3 miliardi Tracce di batteri aerobi (cianobatteri)
4 miliardi Prime forme di vita (cellule batteriche)
7 m.a.
6
5
4
3
2
1
Sahelanthropus
Orrorin tugenensis
Ardipithecus
A. afarensis
A. robustusA. africanus
A. anamensis
(Preanthropus)
Antropomorfe
Homo
rudolfensis/habilis
Homo
ergaster/erectus
A. anamensis
2 500 000
1 500 000
500 000
1 000 000
200 000
100 000
40 000
20 000
10 000
Lower Palaeolithic
Middle Paleolithic
Upper Palaeolithic
Homo habilis
Homo ergaster
Homo erectus
Homo neanderthalensis
Homo heidelbergensis
Homo sapiensyears
Il bipedismo è stato il passo
decisivo verso la forma umana.
Esso è stato raggiunto in un
ambiente aperto di savana, non
forestale.
“Il raddrizzamento del corpo e la
locomozione bipede che ne è
risultata rappresentano la
trasformazione essenziale della
nostra storia, quella che a poco a
poco induce meccanicamente le
altre, le trasformazioni della
mano e del cervello” (1991).
BIPEDISMO
L’evoluzione inizia dai piedi (Leroi Gourhan)
comunque
Forse sarebbe meglio affermare che è iniziata con
l’innalzamento della colonna vertebrale (Coppens).
“Lucy”
(A. afarensis)
Specimen Skull of child
Locality Taung, Sud Africa
Age 2.3 millions y.a.
Discoverer M. de Bruyn
Date April 1924
Australopithecus africanus
Homo rudolfensis KNM-ER 1470
Campione Cranio di adulto
Luogo Koobi Fora, Kenia
Età 1.9 milioni di anni
Scopritore Bernard Ngeneo
Data Agosto 1972
Homo ergaster KNM-ER 3733
Campione Cranio di adulto
Luogo Koobi Fora, Kenia
Età 1.75 milioni di anni
Scopritore Bernard Ngeneo
Data 1975
Homo heilderbengensisSima de los Huesos - Atapuerca (Spagna)
400.000 di anni
Uomo di Tautavel
(400.000 anni fa)
Homo neanderthalensis Saccopastore 1
Homo sapiens Cro - Magnon I
Campione Cranio di adulto
Luogo Abri Cro-Magnon, Francia
Età 30 000 anni
Scopritore Lartet e Christy
Data Marzo 1868
Si osservano i seguenti
caratteri: cranio allungato,
pentagonoide, fronte diritta,
volta alta, elevata capacità
(1590 cc), faccia relativamente
bassa, senza rilievi
sopraorbitari, con fosse canine,
orbite rettangolari e basse,
mento triangolare. La statura è
alta (circa 180 cm.). Gli arti
presentano un
sovrallungamento dei segmenti
distali.
Sulla individuazione della comparsa dell'uomo sulla terra
non ci sono pareri concordi.
Si è anche cercato di individuare un livello minimo di
capacità cranica (il c.d. Rubicone cerebrale).
Oggi questo criterio anatomico è abbandonato e si guarda di
più alle possibili manifestazioni culturali.
In ogni caso si dovrebbe distinguere fra uomo in senso
filosofico, in quanto dotato di pensiero, e il genere Homo,
inteso come classificazione di ominidi.
La cultura
elemento distintivo della presenza dell’uomo
Due aspetti del comportamento culturale dell’uomo:
Progettualità
Simbolizzazione
Sono specifici dell’uomo e di nessuna altra specie animale
Il simbolismo consiste
nell’attribuire:
strumenti che rimandano a
diversi scopi e assumono un
significato nel contesto di vita
(simbolismo funzionale)
comunicazione sociale, in
particolare il linguaggio
(simbolismo sociale)
espressioni artistiche e
religiose (simbolismo spirituale)
è rivelato da
a un segno
a un suono
a un oggetto
un significato che
va oltre il segno, il
suono, l’oggetto
Industrie litiche pre-olduvaiane
da Fejej (Ethiopia)
(de Lumley et al., 2004)
Konso, Ethiopia
Industrie levallois
da Ozzano dell’Emilia, Bologna
Lo sviluppo organizzativo delle forme viventi diventa
con il tempo via via più complesso.
I cambiamenti avvenuti hanno realizzato una crescita della
complessità a livello fisico, chimico, organico, nel senso che si
sono formate aggregazioni di corpi semplici (atomi, molecole)
poi via via più complessi (cellule, organismi).
Complessità
Crescita della complessità e direzionalità nell’evoluzione
La crescita della complessità rivela delle direzioni o orientamenti.
La crescita della complessità cerebrale può essere vista come
parametro per seguire l'evoluzione nei vertebrati.
Essa culmina nella linea umana.
Le finalità che si osservano in natura comportano una
intelligenza esterna che le ha volute? A quale livello essa va posta?
Per i processi di complessificazione ci poniamo alcune domande:
1. Esistono delle direzioni nella formazione delle novità evolutive?
2. A quali cause possono essere attribuite?
3. Eventuali direzioni rivelano una intenzionalità? Intrinseca al
sistema oppure estrinseca?
Secondo Stoeger (2011) direzionalità non significa un unico o
definito scopo, “ma semplicemente che procede verso un range
definito di possibili esiti”.
In questa accezione la direzionalità può essere riconosciuta sia
per la evoluzione cosmica, che ha portato a strutture più
complesse a livello microscopico e a livello di corpi astrali, sia
per l'evoluzione biologica.
Le nuove relazioni che si stabiliscono possono causare o fare
emergere una varietà di forme o nuovi organismi e sistemi che
possono conservarsi e trasmettersi per la congruità che
presentano con le condizioni ambientali.
Certe relazioni, come quelle tra struttura (o organo) e funzione,
assumendo un aspetto di congruenza o di regolarità,
manifestano un principio finalistico.
Vi sono in natura regolarità di carattere geometrico (es. nella
formazione dei cristalli, nella struttura levogira degli
aminoacidi, nel rapporto aureo di certe parti, nella simmetria
bilaterale, ecc.). Per alcune di esse si riconosce qualche
funzionalità (la bilateralità è un vantaggio, il rapporto aureo
fra le camere del nautilus avvantaggia gli spostamenti verticali
nell'acqua, ecc.).
Circa le cause: sono da ammettersi nelle nuove aggregazioni e
strutture che si formano regole d'ordine oppure è la semplice
relazionalità dei corpi che stabiliscono rapporti fra loro a
spiegarle?
Le finalità o corrispondenze intrinseche si conservano perchè
hanno in se stesse un senso e si trasmettono.
Ma non basta la relazionalità per la formazione di nuove
aggregazioni o strutture che poi si mantengono: occorrono
fattori esterni favorevoli alla funzione delle nuove
aggregazioni. La congruenza delle strutture che si formano con
l'ambiente esterno può così spiegare il successo di alcune e
l'eliminazione di altre.
Nella concezione darwiniana le innovazioni genetiche che si
formano sono casuali, dovute a innovazioni genetiche (mutazioni)
che avverrebbero senza alcuna relazione con l'esito utile o
dannoso, senza una finalità intrinseca, e sarebbero selezionate
dall'ambiente, il quale a sua volta è soggetto al cambiamento.
Secondo il darwinismo l'origine delle specie avviene con questo
meccanismo e non richiede atti creativi distinti.
Se le specie si formano senza una finalità, ma per il gioco delle
mutazioni selezionate dall'ambiente, nello stesso modo si possono
spiegare i processi evolutivi che avvengono nella natura e portano
a strutture differenti, via via più complesse.
Si può parlare di teleonomia (Monod)
I programmi si formano, ma non sono pensati da nessuno
(Jacob).
Le direzioni evolutive sono il prodotto di eventi genetici
selezionati dall'ambiente.
Possono esserci direzioni evolutive non necessariamente
interpretabili in senso finalistico (es. nei Roditori, negli Equidi,
nei Giraffidi, nei Proboscidati, ecc.) ma piuttosto sono riferite a
fattori ambientali (Chaline, 2006)
Probabile storia evolutiva della giraffa e dell’okapia in
ambienti differenti (foresta pluviale e savana)
Esempio di convergenza
Tilacino (marsupiale australiano estinto)
Lupo europeo
(placentale)
Esempio di
convergenza
Tigre dei denti a sciabola
(marsupiale)
Tigre dei denti a sciabola
(placentale)
La comparsa di alcuni geni omeotici in linee diverse anche lontane
nel tempo.
(Evoluzione canalizzata?), le convergenze evolutive fanno pensare
ad altri fattori, oltre l’aleatorietà delle mutazioni.
Non vanno dimenticati i fattori ambientali che sono determinati da
eventi climatici e geomorfologici, da leggi di ordine fisico variamente
combinate fra loro. Essi condizionano il successo di eventuali nuove
aggregazioni o strutture che si siano formate nel tempo.
Nella storia della vita è da ammettersi un concorso di numerosi
fattori endogeni e esogeni.
Ci sfuggono tutti i fattori che possono avere favorito o bloccato
l'evoluzione in certe direzioni in certi momenti della filogenesi.
Aspetti problematici
Il darwinismo esclude che la selezione abbia una finalità
prefissata.
Secondo Dobzhansky l'evoluzione non è né direzionale, né
orientata, né progressiva, ma realizzata dalla selezione operante
sulle mutazioni casuali e quindi non prevedibile.
Ortogenesi diventa ortoselezione (come per certe serie evolutive).
L'evoluzione della vita non è lineare. Si possono riconoscere tante
direzioni che sembrano sfociare in strutture, alcune delle quali si
sono estinte, mentre altre possono riconoscersi nei viventi attuali.
Nell'insieme si può vedere una direzione privilegiata nella crescita
della cerebralizzazione che si osserva nelle diverse classi dei
mammiferi, si intensifica nei Primati e raggiunge la sua
espressione maggiore nella linea umana.
Alla domanda sulle cause della crescita della complessità si
aggiunge la domanda sull'orientamento:
Verso dove o verso che cosa?
E' stato sostenuto in passato il concetto di ortogenesi o di
evoluzione orientata.
Ludovico Galleni: “muoversi verso qualcosa”
Julian Huxley: “muoversi verso il progresso”
Teodosij Dobzhansky : “va verso qualcosa”
L’evoluzione
Jean Piveteau: “se non si può affermare che l'evento uomo fosse
inevitabile, esso è strettamente legato al movimento evolutivo;
non si può dire che questo movimento è causa dell'uomo, ma
questi appare proprio come la sua conseguenza naturale”
Rappresentazione grafica dell’evoluzione del grado di encefalizzazione nei
vertebrati (secondo Jerison, 1976)
Un criterio per seguire lo
sviluppo della complessità
nel tempo: crescita delle
relazioni fra le parti
dell’organismo e capacità di
affrontare ambienti esterni
diversi.
Crescita di complessità in
alcune direzioni che si
affermano rispetto ad altre.
La crescita della complessità nel tempo è una caratteristica che
si ritrova nel mondo inorganico e organico e ha portato alle
forme attuali viventi.
Paleontologia e Biologia Molecolare cercano di mettere in
evidenza le possibili direzioni evolutive, non solo in quanto
documentano lo sviluppo di grandi raggruppamenti (es. classi
dei Vertebrati), ma anche nell'ambito delle varie classi si cerca di
individuare serie evolutive.
Queste variazioni direzionali rappresentate da serie
evolutive vengono interpretate come ortoselezione,
riferibili a condizioni esterne (Chaline, 2006)
Teilhard de Chardin ha proposto di assumere come criterio
per seguire la crescita della complessità la cerebralizzazione.
Essa continua con l'uomo e si prolunga nella organizzazione
sociale e nello sviluppo della cooperazione che formano la
noosfera o involucro pensante. Questo concetto è condiviso
Vernadsky e Le Roy.
Energia esterna alle cose (tangenziale): è quella comune a tutti i
fenomeni di ordine fisico e chimico.
Teilhard de Chardin individua
Energia interna alle cose (radiale): è quella che dà origine a
sistemi sempre più complessi e interiorizzati e coincide con la
faccia interna delle cose.
Pensano diversamente gli scienziati che si precludono domande
di senso (Monod, Jacob) .
Secondo Monod l'evento uomo è una pura casualità verificatasi
in un pianeta ai margini dell'universo.
Sono innovazioni genetiche segnate dalla pura casualità che poi
si affermano in quanto congruenti con l’ambiente?
Il modo con cui è avvenuta l’evoluzione dei viventi:
adattamenti strutturali e adattamenti all’ambiente che a sua volta
cambia nel tempo.
Cause dei cambiamenti strutturali aventi carattere adattativo:
in gran parte sconosciute.
In che misura i fattori ambientali agiscono?
Favoriscono eventuali varianti che si formino nella specie?
Come si sono formate?
Cosa riconoscere alla base di tutti i cambiamenti?
Ci sono proprietà fisiche e chimiche che rendono possibile
l’evoluzione?
La teoria di Darwin variazioni (mutazioni)
Selezione somatica influsso dell’ambiente sul soma
che passa nella linea germinale
(trasmissione di caratteri
acquisiti nell’adattamento
all’ambiente);
Processi epigenetici influssi esterni che si
aggiungono e si trasmettono
con le mutazioni genetiche.
La spiegazione darwiniana non viene ritenuta da vari autori
adeguata.
Piattelli Palmarini e Fodor (2010) parlano di errori fatali del
darwinismo.
Principali punti che sollevano problemi:
la pura casualità degli eventi ha dei limiti nel tempo a disposizione
che non è infinito, ma relativamente breve.
la pura casualità delle mutazioni non spiega alcuni fenomeni,
messi in evidenza dalla biologia dello sviluppo (evodevo), in
particolare la comparsa dei geni omeotici che regolano lo sviluppo
in linee evolutive diverse, anche lontane nel tempo (artropodi,
mammiferi...)
la pura casualità non spiega i parallelismi evolutivi che si
osservano in linee evolutive distanti nel tempo e nello spazio su cui
anche Mivart al tempo di Darwin aveva richiamato l’attenzione.
Altri nodi possono essere visti nella formazione delle grandi
direzioni evolutive, e soprattutto nella crescita e nella
specializzazione dell’encefalo (encefalizzazione).
2. QUESTIONI CHE POSSONO AVERE
QUALCHE RILEVANZA NEL RAPPORTO
CON LA FEDE CRISTIANA
a) evoluzione e creazione
b) finalità e finalismo nella evoluzione
c) il processo della ominizzazione e la comparsa dell’uomo
Il concetto di creazione nella Bibbia
non è affermazione filosofica, ma legame e dipendenza
reale di ciò che esiste con Dio creatore
I racconti della creazione si esprimono in un genere
letterario che utilizza miti dell’antichità, depurandoli da
ogni elemento incompatibile con la fede di Israele in unico
Dio, trascendente.
non da materia preesistente (2 Macc. 7, 28)
Non conosciamo le modalità di questa creazione e del resto
non possono essere conosciute con i metodi delle scienze
empiriche, perchè non è questo l’intendimento dell’autore.
Ipotesi: una materia, primordiale o energetica, potrebbe
essere sempre esistita, ma anche così il problema della
creazione non si risolve, ma si rimanda nel tempo.
Chi può farla esistere se non un Essere che esista per la sua
essenza?
Creazione non comporta evoluzione
ma evoluzione richiede creazione
Il processo evolutivo avviene in una continua dipendenza
dall’essere superiore, dal Creatore, senza che debba
comportare interventi diretti, perchè può svolgersi per
causalità intrinseche alla materia o energia creata.
S.Tommaso parla di causa prima, che fa esistere le cause seconde,
cioè i fattori che operano nella natura e realizzano i cambiamenti
della realtà nel tempo secondo le leggi della natura.
Causalità divina
Concetto di creatio continua
In vari passi della Bibbia si parla dell'estensione della
presenza e dell'azione di Dio nella realtà creata.
In particolare ricordiamo le parole di Paolo nell'Areopago
di Atene:
“in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo...”
Caso, finalità e finalismo nella evoluzione
Nella evoluzione si ritrovano sia casualità che finalità e
finalismo, ma si possono riconoscere su piani diversi e con
approcci diversi.
La natura appare ordinata nel suo insieme.
Il sistema della natura funziona bene per le leggi e le proprietà
fisiche dei corpi. Il rapporto che lega un organo alla funzione
risponde a un principio finalistico.
La trasmissione della vita avviene con modalità precise e strette
correlazioni fra le parti.
Si può parlare di teleonomia (Monod e Jacob)
Ayala parla di una teleologia interna con esclusione di
intenzionalità esterna.
D’altra parte esistono anche dei
fenomeni puramente casuali
le mutazioni fenomeni riferibili
all’incontro di due serie
causali indipendenti
Nella storia della vita si incontrano fenomeni di tipo stockastico,
riferibili alla casualità, e che assumono con il tempo un
significato, e fenomeni che vanno attribuiti a precise cause.
Il documento Comunione e Servizio della Commissione Teologica
Internazionale del 2004 ne parla espressamente.
“La vera contingenza dell'essere creato non è incompatibile
con una Provvidenza Divina Intenzionale. Persino l'esito di un
processo naturale veramente contingente può rientrare nel
piano provvidenziale di Dio per la creazione”
(Comunione e Servizio della Commissione Teologica
Internazionale, 2004)
In realtà è difficile evitare di riconoscere un principio finalistico a
livello più generale nel funzionamento del sistema, in forza delle
caratteristiche dei suoi elementi. E' una conclusione che
propriamente si colloca sul piano filosofico.
“Il discorso relativo a un fine ultimo della evoluzione non può
assolutamente ricadere nella sfera di competenza della scienza
empirica. In ogni caso il finalismo dovrebbe essere visto come un a
posteriori non un a priori” (Ganoczi, 1997).
Principio finalistico in natura e finalismo generale
“La materia in quanto tale è leggibile. Possiede una
matematica innata”
(Benedetto XVI)
Che cosa può avere mosso verso la crescita della
complessità delle relazioni fra particelle, atomi,
molecole, organismi viventi?
Processo di auto-organizzazione che può fornire opportunità
adattative.
(Arber, 2011)
Ma una opportunità adattativa non può essere intesa come
causa.
(Kaufman, 2011)
?
Alla base di tutto vi è una capacità o una tendenza degli elementi
della natura a entrare in relazione e a stabilire relazioni secondo
modalità diverse in condizioni diverse?
Alla relazionalità possono essere ricondotte le forze che
regolano i rapporti fra i corpi (gravitazione,
elettromagnetismo, forze nucleari deboli, forze nucleari
forti)?
La relazionalità può essere vista come espressione
intrinseca della materia in generale e della materia
vivente in particolare?
?
Il sistema della natura appare così in una certa armonia,
acquista una finalità nell’insieme e quindi un senso che
scopriamo a posteriori.
Viene da pensare a una intenzionalità esterna (che si accorda
con la creazione, più che con un sistema autoformatosi), una
creazione che riguarda non solo gli inizi delle cose, ma anche
la loro potenzialità di cambiare ed evolvere nel tempo.
Un’affermazione che si sviluppa propriamente in un piano
filosofico.
La razionalità scientifica del sistema della natura, richiamata da
Benedetto XVI ed espressa nelle leggi fisiche e nelle proprietà della
materia rimanda a una mente superiore: lo riconoscono molti
scienziati e filosofi (ad es. Einstein, Flew, Foster, Barrow, Davies,
Gamow, Lennox, Polkhingorne, Collins, Ayala, ecc.).
“Dio è la causa prima che opera nelle e per mezzo delle cause
seconde”
(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 308)
Il rapporto con il Creatore lascia spazio alle cause seconde:
“Dio non fa le cose, ma fa in modo che si facciano”
(Teilhard de Chardin).
L’uomo
L’emergenza dell’uomo nel ceppo dei Primati Ominoidei è un
evento che possiamo individuare attraverso i reperti
scheletrici e la documentazione dei prodotti della sua
tecnologia.
L’uomo, osservava Teilhard de Chardin, compare in punta di
piedi, quando lo vediamo è già una folla.
Si dovrebbe parlare “avvento” dell'uomo, invece di evento;
questo ultimo termine fa riferimento al carattere storico della
comparsa dell'uomo, a una continuità con ciò che lo precede,
mentre il termine avvento sta a indicare “un momento in cui
ha inizio qualcosa di nuovo che non è riconducibile a ciò che
esisteva in precedenza”, “non soltanto una differenza di
grado, ma di natura”
(Maldamè, 2013)
Sul piano filosofico o c’è l’uomo o non c’è.
“Salto ontologico” nel passaggio da animale a uomo
(Giovanni Paolo II, messaggio alla Pontificia Accademia delle
Scienze il 22 ottobre 1996)
A quale livello della filogenesi possa collocarsi questo evento
non sta alla teologia definirlo. Sul piano paleoantropologico si
potrebbe fare riferimento soprattutto alle manifestazioni
culturali rivelatrici di un livello umano.
Lo spirito non è trasmesso dai cromosomi del genitori.
Si ammette un concorso particolare di Dio creatore con la
creazione immediata dell’anima, poste le condizioni perché vi
sia un essere umano, dove l'aggettivo immediato sta ad
indicare che non c'è alcuna mediazione nel fare esistere lo
spirito che anima la realtà corporea.
Lo spirito rende capace l'uomo di un rapporto con Dio e di
collaborare con lui.
L'arricchimento dello spirito può essere visto come “una
chiamata speciale dell'uomo da parte di Dio Creatore alla
comunione con lui che determina il nostro modo di essere
uomini”
(Luis Ladaria, 1995)
La questione del monogenismo
come derivazione di tutta l’umanità da un’unica coppia
• è fuori dalle vedute della scienza evolutiva
• sembra non richiesto in modo assoluto dalla
universalità del peccato e dalla universalità della salvezza
Viene riconosciuta alla creazione un carattere
progettuale??
La risposta è positiva perché un progetto va
riconosciuto a posteriori. E può essere raggiunto
sia attraverso fattori di tipo deterministico sia
attraverso eventi all’apparenza casuali che poi
vengono ad assumere un significato.
Movimento creazionista: le strutture complesse si siano formate
per intervento di una causa esterna superiore, che in questo
modo ha fatto progredire l'evoluzione orientandola verso
l'uomo.
Il ricorso a una causalità esterna superiore per spiegare
meccanismi evolutivi che non conosciamo non è corretto sul
piano scientifico metodologico.
Meglio ammettere che non conosciamo ancora tutto e
continuare a cercare sulle modalità e sui fattori della evoluzione.
Evoluzione secondo un disegno intelligente.
Sul piano filosofico un progetto può essere riconosciuto a
posteriori.
Può essere raggiunto sia attraverso fattori di tipo
deterministico sia attraverso eventi casuali che con il tempo
assumono un significato.
“In questo universo Dio potrebbe avere giocato ai dadi, lasciando
che la materia esplorasse le sue diverse possibilità e ne sviluppasse
una? Fenomenologicamente il mondo sarebbe il risultato di processi
aleatori; fenomenologicamente, perchè in ultima analisi il corso e i
risultati di fatto della cosmogenesi sarebbero previsti e voluti
dall'intelligenza divina” (Ruiz de la Pena, 1988)
L’evoluzione ha un senso?
L’uomo può considerarsi al vertice della creazione?
La scienza e la storia dell'uomo sembrano suggerirlo ponendo
domande esistenziali e facendo intravedere un mistero che
avvolge tutta la creazione e l'avventura dell'uomo sulla terra, ma
che solo la Rivelazione ha svelato.