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LA VOCE di Limina Organo Semestrale di informazione per soci e simpatizzanti della Societá Operaia Liminese Pubblicazione Semestrale N°2 Luglio 2011 Editoriale POLITICA Amministrazione ed amministrati-3 Limina, un paese indebitato-4 In nome del popolo italiano...-5 Riflessioni del Dott. Francesco Garigali-6 Lettera al Sindaco di Limina-7 La Galleria Degli Errori-8 Anche se Lei non lo crede-9 LE NOSTRE COMUNITÁ Viaggio a Guayaquil-10 CULTURA Quasi un’autobiografia-12 Per L’arte di Paolo De Pasquale-13 C’era una volta-14 I Cognomi Liminesi-15 Le cave di “Ficari Niuri”-16 Caro Bizzeffi-16 Parrava cu Diu-16

Editoriale POLITICA - lavocedilimina.com2).pdf · I l comune di Limina, dall’anno 1996, è amministrato da una coalizione, prima, prevalentemente centrista, almeno sulla carta,

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LA VOCE di Limina Organo Semestrale di informazione per soci e simpatizzanti della Societá Operaia Liminese

Pubblicazione Semestrale N°2 Luglio 2011

Editoriale POLITICAAmministrazione ed amministrati-3Limina, un paese indebitato-4In nome del popolo italiano...-5Riflessioni del Dott. Francesco Garigali-6Lettera al Sindaco di Limina-7La Galleria DegliErrori-8Anche se Lei non lo crede-9

LE NOSTRE COMUNITÁViaggio a Guayaquil-10CULTURAQuasi un’autobiografia-12Per L’arte di Paolo De Pasquale-13C’era una volta-14I Cognomi Liminesi-15Le cave di “Ficari Niuri”-16Caro Bizzeffi-16Parrava cu Diu-16

In un piccolo paese come Limina dove tutti siamo parenti, amici o compari la politica dovrebbe stare al di sopra delle parti per lavorare tutti insieme sui

problemi che gravano sul paese e mediante un patto politico trovare insieme le soluzioni perché, in de-finitiva, ciò che interessa dovrebbe essere il benessere generale del paese.In politica le alleanze sono necessarie a livello sia lo-cale che nazionale. Basta ricordare il primo governo italiano del dopoguerra, costituito da democratici cristiani, repubblicani, socialisti e comunisti uniti per salvare le istituzioni democratiche distrutte. Per non andare molto lontano, l`ultimo esempio l´abbiamo nell´attuale Germania. Molti compaesani credono che le risorse piú importanti del paese sono i limin-esi sparsi per la Sicilia, per l´Italia e per il mondo e che, per risolvere i problemi, bisognerebbe chiedere a tutti loro una partecipazione attraverso la creazione di una societá che rappresentasse il braccio finanziario privato per appoggiare i progetti e le iniziative di una Amministrazione unita per lo sviluppo del paese. Ció farebbe saltare di gioia Thomas Moro. La immaginate un`Amministrazione Comunale che viaggia all´estero non per cercare voti per eternizzarsi nel potere, ma per promuovere una Limina possibile che nasca per risvegliare la speranza e conquistare il cuore di tutti i liminesi sulla base di un programma che risolva i problemi presenti e futuri del paese? Perché accada qualcosa di simile, per prima cosa questa amminist-razione dovrebbe possedere una grande luciditá in-tellettuale accompagnata da un profondo senso di umiltá per mettere da parte gli interessi particolari a beneficio della collettivitá. Anch´io, quando non ero ancora coinvolto nella po-litica liminese, pensavo a qualcosa del genere. Un giorno, parlando con un alto rappresentante della maggioranza, cercavo di fargli capire che in democra-zia bisogna aprirsi al dialogo con l´avversario, nego-ziare e lavorare insieme per il benessere e la crescita del paese. La risposta mi colpí fortemente: Nuatri nan semu franninari, nuatri nan niguziamu cu nnuddu (Noi non siamo magliari: noi non scendiamo a pat-ti con nessuno). A partire da quel momento, oltre a spegnersi in me l´illusione di una possibile alleanza politica, ho anche capito che la lotta sarebbe stata dura e difficile.Adesso, ad un anno da quando l’attuale Amministra-zione è al potere, siamo qui a fare il primo bilancio della “commedia degli errori”, come la chiama Shake-speare. Nulla di nuovo: la stessa arroganza, gli stessi metodi di fare politica, l´assoluta mancanza di progetti per cambiare le cose. Di fronte a questo triste panora-ma, le forze politiche di “Insieme per la Rinascita di Limina” debbono mettersi subito all´opera. Non dob-biamo dimenticare che in democrazia esistono molte vie per combattere i soprusi del potere. Bisogna far capire alla gente che tutto sta nelle sue mani: perché il cambio avvenga, bisogna fare buon uso del lavoro politico faccia a faccia. I mezzi di comunicazione sono certamente rilevanti per massificare i messaggi, per segnalare i problemi del paese e indicare chi sono i responsabili, per moti-

vare i cittadini a partecipare politicamente, però deve essere sempre un complemento utile e mai un sosti-tuto del lavoro politico faccia a faccia. Si deve lavorare per spingere i cittadini a partecipare alla vita politica, segnalando i problemi che affliggono il paese, denun-ciando i responsabili degli errori, incoraggiando la gente a non tacere, protestando con veemenza quando questi amministratori1) obbligano i bambini a portare a scuola la carta igienica e il sapone da casa; 2) recriminare quando pretendono riscuotere le fat-ture d´acqua di 10 anni indietro mentre la legge prevede la prescrizione dopo 5 anni;3) censurare quando dicono che non possono costru-ire barricate all´uscita del paese per fermare la gente contro il grave problema dello spopolamento; 4) condannare la pigrizia e l´incapacitá che gli ammin-istratori continuano a dimostrare nel non saper svi-luppare progetti finalizzati alla creazione di posti di lavoro per i giovani; 5) denunciare tutte le opere inutili che sono state re-alizzate senza garantire nemmeno una giornata di lavoro ai liminesi;6) condannare la contratazione di mutui a cari-co del Comune per investimenti che creano in-debitamenti a carico delle future generazioni; 7) protestare quando i detentori abusano del potere at-tuando ordinanze contrarie alle leggi e alla Costituzi-one della Repubblica, realizzando espropri illegali, saccheggi e occupazione della proprietá privata;8) protestare per il pagamento di grosse somme a consulenti non liminesi e ad avvocati per la difesa di cause promosse da cittadini che hanno visto calpestati i loro diritti; 9) censurare gli atteggiamenti arroganti, antidemo-cratici, della maggioranza nelle sessioni delle Giunte Comunali; 10) biasimare per la intollerabile negligenza che han-no dimostrato nel non voler a) effettuare i lavori di restauro al Monumento dedicato ai Caduti nella Pi-azza San Filippo; b) eseguire i lavori di cui necessita il Centro Sportivo di Tennis e Calcetto; c) abbandonare al loro destino i murales che erano una stupenda op-era culturale per il paese; d) cancellare il “Premio Bi-zzeffi”, l´Associazione “Nuova Limina”, la Rivista “Il Puntale” che stavano portando il nome di Limina al vertice degli eventi culturali siciliani; 11) protestare e organizzare manifestazioni di strada quando le occasioni lo meritano. La popolazione, solo se si tiene informata attraverso i mezzi di comunicazione, le pagine web e il lavoro politico “faccia a faccia”, può capire che il cittadino si gioca il diritto di vivere con la sua famiglia nel proprio paese e di poter lavorare con la speranza che il paese va verso un futuro di sviluppo e di progresso. Un gran saluto a tutti i liminesi residenti e non residenti.Per una Limina possibile

Eligio Restifo .

LA VOCE DI LIMINA

EDITORIALE LA VOCE di Limina

LA VOCE DI LIMINA

POLITICA

Scrivere dell’Amministrazione Comunale di Limina, a solo un anno dalle elezioni, potrebbe

apparire un accanimento derivante dalle ruggini elettorali e non quello che in effetti è, cioè ennesima ineludibile presa d’atto di tanta ostinata incapacità politica ed amministrativa .Viene spesso in mente una storiella che ho letto da qualche parte e che ben può rendere l’idea della condizione politica dei cittadini di Limina. Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nella quale nuota tranquillamente una ranocchia. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La ranocchia trova questo piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura continua a salire. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la ranocchia non apprezzi. Si stanca un po’, ma - tuttavia - non si spaventa. L’acqua stavolta è veramente calda. La ranocchia comincia a trovare sgradevole ciò, ma si è indebolita e non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. La temperatura continua a salire, fino al momento in cui la ranocchia finisce, semplicemente, per diventare morta bollita. Se fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50°, immediatamente, avrebbe dato un forte colpo di zampa, che l’avrebbe sbalzata fuori dal pentolone. Questa esperienza mostra che - quando un cambiamento si effettua in maniera sufficientemente lenta - sfugge alla coscienza e non suscita - per la maggior parte del tempo - nessuna reazione, nessuna opposizione, nessuna rivolta. Se guardiamo ciò che succede nella nostra società ci accorgiamo che noi subiamo una lenta deriva alla quale ci abituiamo. Un sacco di cose, che ci avrebbero fatto orrore anni fa - a poco a poco - sono diventate banali, edulcorate, e - oggi - ci disturbano solo leggermente, o lasciano decisamente indifferenti tante persone. In nome del pseudo-progresso e del pseudo-sviluppo, vengono perpetrati i peggiori attentati alle libertà individuali, alla dignità della persona, all’integrità della natura, alla bellezza ed alla felicità di vivere e non fanno altro che preparare psicologicamente il popolo ad accettare condizioni di vita

decisamente decadente. E se le previsioni non erano rosee i risultati sono stati ancora peggio, e sono sotto gli occhi di tutti.L’attività amministrativa “trascinata” allo scopo di arginare e contenere i continui malumori dei cittadini delusi nelle loro aspettative e di fatto, col senno di poi, “derubati” del consenso elettorale.Una politica ostaggio della burocrazia e dei burocrati, che non bada al perseguimento del bene supremo della collettività ma ad una sorta di auto sostentamento in attesa del prossimo raggiro elettorale.Eh si perché i “raggiri elettorali” sono avvenuti nel tempo con precisione chirurgica e con motivazioni diverse.

Si sono susseguiti nel tempo gli autisti, gli operatori ecologici, camici di tutti i tipi, ma nonostante i tanti effetti speciali, risultati, per i comuni cittadini, nessuno.Per la verità un risultato tangibile ed immediato l’amministrazione lo ha ottenuto con una certa facilità consistente nell’ulteriore perseguimento di profonde divisioni e litigi fra i cittadini.Cittadini che disconoscono, spesso a ragione, l’autorità rappresentata dagli amministratori liminesi stante l’incapacità degli stessi di interpretare sia le esigenze che i patemi degli amministrati che sono gli uomini e le donne di questo paese.Uomini e donne che giornalmente fanno i doppi e i tripli salti mortali per mantenere le proprie famiglie in maniera decorosa e che spesso vengono additate in maniera inappropriata ed alquanto

inopportuna da una classe dirigente apatica ed imbelle.Perché, omettendo di entrare volutamente nei particolari, il tutti contro tutti, propugnato scientemente in campagna elettorale - si ricorda infatti alla memoria di tutti l’indice proteso - ha ripagato in consensi i suoi ispiratori-promotori accentuando di contro le divisioni e costringendo il paese e la comunità tutta a pagare il prezzo più alto con tanto odio seminato in termini di rapporti sociali.Ricordiamo, inoltre, che le roboanti promesse elettorali propinate dagli amministratori una dopo l’altra sono state regolarmente disattese. Altro che politica dei cento giorni ……… continuando così non basterebbero cent’anni.Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? quamdiu etiam furor iste tuus nos eludet? quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?che, tradotto, significaFino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza? Quanto a lungo ancora codesta tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà la tua sfrenata audacia?”.Prenda atto, l’Amministrazione Comunale di Limina, della propria inadeguatezza modifichi le proprie strategie politiche, ammesso che ne abbia qualcuna, e si faccia carico dei problemi e delle richieste della collettività liminese nell’augurabile tentativo di riportare nella popolazione la pace, la tranquillità e il benessere.Se l’Amministrazione in carica è in grado di individuare, nell’interesse generale di tutta la collettività e nell’ambito dei compiti assegnati dall’elettorato, alcuni percorsi salienti tesi a conseguire i suesposti obiettivi, non mancherà da parte di questa forza politica il massimo appoggio sia in ambito locale che in ambito sovra comunale.Se invece è parere degli amministratori continuare a perseguire una politica miope riservata a pochi eletti, amici e parenti, a questa coalizione politica “Insieme per la Rinascita di Limina” non resta che prendere atto, con grande delusione, dell’estremo ulteriore tentativo posto in essere dalla maggioranza contro i cittadini di questo paese e a difesa del proprio “fortino” costituito dal potere politico personale.

Amministrazione ed amministratiSebastiano Musumeci

3LA VOCE di Limina LA VOCE di Limina

Il comune di Limina, dall’anno 1996, è amministrato da una coalizione, prima, prevalentemente

centrista, almeno sulla carta, e, oggi, autonomista.Obiettivo primario di quest’ Amministrazione è stato, negli anni, quello di reperire mezzi finanziari di ogni tipo.Troppo spesso è stato fatto ricorso a forme di finanziamento esterno (per lo più mutui passivi) per la realizzazione di opere pubbliche che poco hanno avuto a che fare con lo sviluppo economico sociale e culturale del territorio.In particolare, il ricorso all’indebitamento, con mezzi finanziari provenienti dall’ esterno, ha costretto il Comune ad impegnare ( annualmente) in bilancio più di 200 mila euro per il rimborso degli interessi e le quote di ammortamento su mutui , impegni che si protrarranno ancora per molti anni.In più, da quest’anno l’Amministrazione attiva è stata autorizzata dal Consiglio Comunale (con i soli voti della maggioranza) a fruire di un’ anticipazione di cassa (prestito bancario) per 347.000,00 euro e dell’accensione di un nuovo mutuo passivo di 100.000,00 euro.Poco o niente è stato fatto per porre un freno al fenomeno dello spopolamento che avanza di anno in anno (ultimo dato e’ di 910 ab.), e che ha comportato una diminuzione della popolazione di oltre il 35 % rispetto agli inizi degli anni 90. Di contro, gli amministratori, continuano a produrre debito ed ad aumentare le tasse, quasi a voler incentivare tale fenomeno. Gli ultimi dati ci mostrano come, ad esempio, la tassa sulla spazzatura abbia subito un aumento, ulteriore, del 15%, e come l’ICI (imposta comunale sugli immobili) mantenga una percentuale fissa del 6 x 1.000 (analoga al comune di Taormina, dove il reddito pro capite è uno dei più’ alti d’Italia).Limina è uno dei Comuni dove si

paga l’addizionale IRPEF del 5 x 1000, senza esonero o agevolazioni per le fasce più deboli. E pensare che l’addizionale IRPEF è facoltativa e viene applicata solo dal 25/30% dei Comuni d’ItaliaPer non parlare del servizio idrico, che sta diventando un vero tormentone per i Liminesi che, proprio nei giorni scorsi, si sono visti recapitare avvisi di pagamento esorbitanti.

Dato non meno importante, è quello che vede primeggiare Limina ,in modo negativo, nella classifica del reddito pro capite della provincia di Messina, e Messina è una delle città con il reddito più basso d’Italia.Il primato ,sempre negativo, viene confermato nella classifica dei cittadini costretti a vivere con meno di 500,00 euro al mese.Non meno preoccupante è la situazione dal punto di vista della politica occupazionale: basta pensare che a fronte dei 10/12 pensionamenti verificatisi negli ultimi anni al Comune, non è stata fatta nessuna vera assunzione.Fatto nuovo, invece, è che gli attuali amministratori Sindaco, Vice-Sindaco,Assessori e Presidente del Consiglio hanno scelto, dopo la vittoria del 29 e 30 Maggio 2010, in

controtendenza all’attuale situazione di crisi che attanaglia il nostro paese, di percepire l’indennità di carica.Paradossale appare, poi, che a fronte di spese perlopiù inutili, o quantomeno evitabili, nel bilancio di previsione del 2011, con delibera di Consiglio Comunale del 7/7/2011, siano stati impegnati “euro ZERO” per le funzioni relative alla cultura ed i beni culturali. Per quanto riguarda lo sviluppo economico, il nostro paese, rispetto agli altri della valle D’Agrò, avanza controcorrente. Mentre paesi limitrofi, stimolati e supportati dalle proprie amministrazioni, mostrano una certa vivacità ed intraprendenza nel creare attività turistico-ricettive (ed. alberghi ristoranti agriturismi..ecc.), il nostro paese rimane quasi indifferente in attesa di nuovi eventi che stentano a verificarsi.E mentre a Limina si vive in una situazione di grande disagio, gli amministratori non capiscono o, meglio, non vogliono capire che i cittadini si aspettavano molto di piu’ da chi ha amministrato il Comune negli ultimi 15 anni. A Limina si avverte l’esigenza di una politica seria e responsabile, fatta da persone competenti e che amministrino con senso di responsabilità e, soprattutto, nell’interesse della collettività.

POLITICA

Limina un paese indebitatoCarmelo Noto

4LA VOCE di Limina

Articolo 24 della Costituzione della Repubblica italiana: “Tutti possono agire in giudizio

per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento.”Articolo 97 della Costituzione della Repubblica italiana: “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione.”L’Assemblea Costituente nell’ormai lontano dicembre del 1947, in un’Italia agonizzante per il flagello del secondo conflitto mondiale e lacerata dalle ferite aperte dalla coraggiosa guerra di liberazione dal nazifascismo, gettava le basi di quella democrazia, che ancora oggi costituisce il fondamento della nostra civile convivenza.Il dettato costituzionale, sintesi perfetta della ferma determinazione del popolo italiano di risorgere dalle proprie ceneri e riscattarsi dall’ignominia del pensiero fascista, cristallizza e rende imperituri principi giuridici indefettibili per qualsiasi moderna società democratica. Questi princìpi hanno l’incredibile forza di non entrare mai in contrasto fra di loro e di promuovere, in concreto, la piena partecipazione di tutti i cittadini allo sviluppo della nostra patria. La circostanza che chi scrive, il quale cerca di gettare un fascio di luce, senza peraltro pretendere di essere depositario di verità assolute, sullo spaccato della vita pubblica liminese, abbia scelto come incipit di questo foglio proprio i princìpi costituzionali dell’inviolabilità del diritto di difesa di ogni cittadino e del buon andamento della pubblica amministrazione non è affatto casuale.Come spesso accade in questi ultimi anni a Limina, siamo costretti a vedere i cardini della nostra democrazia - il buon andamento della pubblica amministrazione ne è l’esempio più lampante - messi in discussione e trattati alla stregua di inutili orpelli, di fastidiosi legacci ai piedi di amministratori, che pretendono, in modo arrogante e in spregio a qualsivoglia regola, di agire al di sopra della legge, quasi questa fosse l’agnello da sacrificare sul sacro altare dello sviluppo e della tanto decantata “politica del fare”. Questo modus operandi dei nostri

miopi amministratori ha prodotto un incalcolabile danno al tessuto sociale della nostra comunità e, circostanza niente affatto trascurabile, alle già precarie casse del nostro comune. I cittadini liminesi, nell’ultimo decennio, purtroppo con crescente frequenza, per difendere i loro diritti, da chi teoricamente dovrebbe amministrare con equilibrio e buon senso la cosa pubblica locale, si sono visti costretti a ricorrere ai più disparati gradi di giurisdizione regionale e nazionale, in sede civile, amministrativa e penale, con un dispendio di risorse sicuramente non trascurabile per chi quotidianamente è costretto a fare i conti con i morsi della crisi economica. Da una parte i liminesi a difendere i propri diritti e dall’altra l’amministrazione comunale che, come un elefante che si agita in una cristalleria, non fa altro che calpestarli questi diritti, con un’estrema disinvoltura, che non può essere altro che figlia di un’altrettanto mal celata incapacità di agire nell’interesse della collettività.

Così assistiamo al continuo andirivieni di sentenze del TAR e del CGA sull’ormai “epico” museo dell’emigrazione, alle disquisizioni giuridiche del giudice civile che salta da uno “scivolone eccellente” (alla limminota “struppicuni”) ad un’indennità di carica, contro cui l’amministrazione, artatamente e contro ogni logica, si ostina a resistere in giudizio, fino ad arrivare, increduli per cotanta arroganza di chi amministra Limina, ad una assoluzione perché il fatto non sussiste in un processo penale figlio dell’odio politico portato alle sue estreme conseguenze. Da queste fumanti macerie giuridiche, di tanto in tanto, si erge qualche “profeta” dell’attuale amministrazione che, cercando di nascondere il sole con la mano, si scaglia contro un fantomatico “assalto alla diligenza” dei cittadini a danno delle casse comunali, omettendo scentemente, però, di ricordare i quattrini che spendiamo per costose quanto inutili consulenze legali, che sanno di regalie, e di ammettere ciò che è sotto gli occhi di tutti, e cioè la macroscopica ed imbarazzante incapacità di chi in questo momento amministra il nostro paese.Il risultato nefasto di questi mostri amministrativi e politici dell’attuale amministrazione comunale si riverbera, costantemente e sempre in modo più pesante, sulle spalle dei liminesi di ora e, inevitabilmente, cadrà anche su quelle dei nostri figli. E’ ormai prassi consolidata, infatti, di chi governa Limina proporre allegramente ad ogni Consiglio Comunale il riconoscimento di debiti fuori bilancio per pagare le spese processuali di questo o di quel procedimento, piuttosto che la salata parcella dell’avvocato di turno che ha vinto l’ennesima causa contro il Comune di Limina.Che dire!?!?!?!?!Sarebbe preciso dovere morale, oltre che politico, degli attuali amministratori liminesi tutelare gli interessi della collettività e chiamare finalmente a rispondere con le proprie sostanze chi, per incapacità ed arroganza, ha determinato danni nella finanza pubblica che necessiteranno, per essere riparati, di anni di sacrifici da parte di tutti.Ma si sa ….. una causa cattiva peggiora col volerla difendere.

POLITICA

In Nome Del Popolo Italiano…Sebastiano Stracuzzi

5LA VOCE di Limina LA VOCE di Limina

Riflessioni del Dott. Francesco Garigali ex Sindaco di Limina e attuale Presidente della Società Operaia M.S. Limina (ME) sull’articolo del periodico Limina Notizie

a firma del Prof. Marcello Bartolotta.

POLITICA

Settembre 2005

Sfogliando lo stesso numero(Aprile 2005) di “Limina Notizie”, l’organo Ufficiale del Comune di Limina, finanziato col portafoglio dei cittadini, si arriva (dulcis in fundo!) ad un articolo intitolato “Nel solco della strada tracciata”, a firma dell’ex Sindaco, nonché attuale Presidente del Consiglio, Marcello Bartolotta.Anche egli si dà a spudorate affermazioni sulla conduzione amministrativa del sottoscritto, “periodo di oscurantismo, di inerzia programmatica e di degrado urbano e territoriale”.Egli era un bambino imberbe quando Limina si trovava per davvero in quella situazione, voluta volontariamente dagli amministratori di allora per tenere oppressi i cittadini, che vivevano di miseria e minacce.L’avvento della mia dell’amministrazione, nel 1962, ha rappresentato per Limina e i Liminesi la resurrezione. Il lavoro mio e dei miei collaboratori ha portato in pochi anni Limina fuori dal fango e dagli escrementi dei maiali e delle galline, che circolavano liberamente per le vie del paese; ha liberato i Liminesi dalla sete con la costruzione dell’acquedotto e della rete idrica interna e conseguente rete fognante, nel periodo in cui gli altri Comuni della Valle D’Agro’, tranne Roccafiorita, erano prive di tali strutture, per le difficoltà che si incontravano per ottenere i finanziamenti. Limina è stata dotata di tutte le strutture essenziali( edificio scolastico, scuola materna, impianto di illuminazione pubblica, campo da tennis, rete viaria interna, etc.). In quel periodo fervevano le manifestazioni culturali e sportive ( premio Bizzeffe, murales, tornei di tennis, etc.) di cui ora nemmeno si parla più e si cerca di farne cadere la memoria.In quel periodo è nata la banda musicale, voluta caparbiamente dal sottoscritto, anche con il proprio contributo personale e la cui realizzazione è avvenuta malgrado lo scetticismo dell’allora minoranza, che divenuta maggioranza ne sfrutta l’ascendente per promuovere la propria politica in Limina e all’estero.In quel periodo funzionava il servizio di trasporto degli studenti, funzionava la refezione scolastica e il servizio di assistenza agli anziani; funzionava la biblioteca comunale, che veniva continuamente rifornita di nuovi libri. AMMINISTRARE E’ PROPRIO QUESTO, Prof Bartolotta!!Amministrare non è dotare il paese di strutture miliardarie, che hanno portato all’indebitamento del Comune e che non hanno portato vantaggi occupazionali, e non ne porteranno mai, e quindi negative per la popolazione; opere inutili che sono destinate a diventare cattedrali nel deserto!A chi sono state utili?Amministrare non è pavimentare le piazze già in buone

condizioni, a spese dei cittadini di Limina, rendendole poco adatte ad una tranquilla deambulazione e privando tra l’altro i bambini di far uso dei propri tricicli.Amministrare non è dotare il palazzo municipale di una facciata orribile, con l’intento di renderla decente,e lasciare in degrado tutto il resto.Amministrare non è gettare polvere negli occhi di chi arriva in paese ripulendo i vicoli adiacenti alla via Garibaldi, lasciando in degrado le zone di periferia.Oscurantismo e degrado è aver lasciato in rovina la piazza antistante il cimitero e il cimitero stesso, in dispregio alla memoria dei defunti.Oscurantismo è avere inventato statue che camminano sull’acqua, approfittando della fede dei Liminesi, per distoglierli dai veri problemi esistenziali, obbligandoli così in maniera quasi indolore, a lasciare il paese per trovare lavoro.Limina infatti,me Sindaco, contava 1342 abitanti, oggi 962, comprese le false residenze!Oscurantismo è servirsi del potere per tenere in scacco i cittadini liminesi senza contribuire minimamente al loro sostentamento ,o, meglio, contribuendo a quello di pochi, che col loro servilismo, mantengono la fatiscente struttura amministrativa.Oscurantismo è ripetere ai giovani che devono pensare da soli al loro futuro, senza l’aiuto di nessuno e non devono abituarsi al “posto”, determinando in essi scoramento e sconforto. Certamente è facile sostenere certe tesi, prof. Bartolotta, quando si è ricevuto personalmente tutto l’appoggio possibile, che serve ancora per il futuro degli eredi.Prima di scrivere in un certo modo nel giornale dei Liminesi, pensi al vero passato , prof. Bartolotta, e rifletta su ciò che era Limina quando amministravano i suoi amici! Non mescoli l’oro col piombo! Non cerchi di infangare l’Amministrazione che ha fatto di Limina veramente un punto di riferimento per gli altri Comuni!La gente, purtroppo per lei ricorda e sa che i 33 anni dell’Amministrazione Garigali, hanno fatto del nostro Comune il faro della Valle D’Agro’. In 33 anni sono state realizzate opere mirate allo sviluppo e alla crescita di Limina e al miglioramento delle condizioni di vita dei liminesi. Nei suoi 9 anni sono state realizzate parole, tante parole, e opere miliardarie, che non servono ai liminesi, opere mirate a cancellare il passato recente, senza tenere conto delle vere necessità dei cittadini di Limina, opere che non servono né allo sviluppo né alla crescita di Limina.Non se l’abbia, prof. Bartolotta! Lei sa benissimo che non farnetico ma dico solo la verità!

Cordialmente Dott. Francesco Garigali

Dall’ Archivio di liminanotizie.eu di Salvatore Smiroldo (Milano)

6LA VOCE di Limina

Milano 17 luglio 2007

Caro Sindaco

Come Lei sa, da oltre trent´anni trascorro le vacanze nel Suo paese, sentendomi sia pure in parte liminese. Nel leggere da molti anni “Limina Notizie”, sento pullulare nel mio cervello sensazioni che succintamente Le espongo. La invito a pubblicarle su detto periodico.Premesso che le mie riflessioni non hanno colore politico, quantunque mi senta molto distante dalle scelte di molti amministratori locali, ad iniziare da quelli di Milano dove vivo.Per cominciare, due considerazioni sulle quali riflettere: la prima riguarda l´area “ex Nocellito”, la seconda concerne la politica turistica di codesto Comune, evidenziata in specie con la ristrutturazione di case da affittare ai turisti e cartelli pubblicitari.Nei primi anni ´90 chiesi ed ottenni dal Direttore del suddetto giornale la pubblicazione di un breve articolo col quale manifestavo la mia piena contrarietá alla paventata ipotesi di distruzione dell´unica oasi di verde di Limina per far posto ad una casa di riposo,ritenuta quest´ultima la panacea per lo sviluppo occupazionale-turistico liminese. Tutti sappiamo come andó a finire.Le ricordo che l´opposizione consiliare dell’epoca era contraria; nondimeno, una volta al governo del paese, essa, anziché demolire l´opera incompiuta, ha ritenuto piú semplice convertirla con una´altra opera faraonica - tanto criticabile quanto onerosa - non foss´altro per utilizzare altri soldi pubblici, anziché avere il coraggio politico di ripristinare quell´oasi in prospettiva turistica per il bene del Paese e per le future generazioni.E quí mi collego alla seconda considerazione, il turismo, che sembra essere uno dei punti centrali della politica dei paesi della Valle d´Agró. A tale proposito nel 2006 un Suo concittadino mi chiese: «Da milanese, se tu non conoscessi il nostro paese, verresti a trascorrere le vacanze a Limina?»Risposta: «Verrei una sola volta con l´inganno pubblicitario di trovare cose che non esistono; di sicuro non tornerei”.«Perché?»«Ci deve essere una ragione forte per fare 1.400 chilometri; tenuto conto che vi sono luoghi del Centro-Nord Italia che offrono condizioni migliori e non hanno nulla da invidiare al Meridione… Anzi».La ragione di fondo di questa considerazione sta nel fatto che Limina offre molto ai ricordi paesani ed é altrettanto ospitale nei confronti dei propri emigranti che tornano ogni tanto per visitare i propri cari; ma al turista non dá nulla di quanto egli si aspetta. Per esempio non esistono agriturismi, aree boschive, viali per il passeggio, panchine per rilassarsi lungo la circonvallazione, gite organizzate con personale competente, indicatori e segnaletica naturalistici, sentieri curati e gazebi in armonia con l´ambiente sì da consentire escursioni e soste, aree di ristoro con piante da adorno, ecc. Non solo: notorio che il turista é sempre alla ricerca di particolari storici e artistici di pregio, ed anche sotto questo profilo Limina é stata violentata e

cancellata dalla propria storia: in nome del progresso si é distrutto e ricostruito in modo irrazionale, anziché restaurare e ristrutturare in armonia con l´ambiente, specie valorizzndo le strutture concernenti l´artigianato tradizionale e le opere storiche e architettoniche di cui il Paese era ricco. Il tutto farcito da orrori paesaggistici che vanno dalle pavimentazioni improprie e disomogenee, alla c.d. zona industriale; dai murales semiscomparsi ai cassonetti stracolmi e maleodoranti, dalle micro discariche abusive sparse sul territorio all´impoverimento delle campagne, i cui proverbiali incendi passano sotto l´indifferenza di tutti. E ancora: gli affitti delle case ristrutturate dal Comune non sono compatibili con le aspettative del turista. Cosí pure occasioni mancate per espropriare immobili fatiscenti che avrebbero dato di Limina un´immagine migliore, con angoli di verde e parcheggi disciplinati.E se proprio vogliamo dirla tutta, neppure la buona cucina e i prodotti locali, escludendo quelli fatti in casa, di certo non per i turisti, sono piú degni di tale nome, nonostante si incensino con le sagre locali: il pane, la piazza, la carne, i salumi, il formaggio, il gelato, la granita, la pasta, i pomodori, la frutta, ecc. sono uguali- se non peggiori - di quelli che si trovano a Santa Teresa o a Milano.É forse l´attuale stato di cose in grado di stimolare il turista a venire, ritornare e parlare bene di Limina e/o della Valle d´Agró? No sig. Sindaco: non credo proprio.Sicché il vero rammarico é che bastava “semplicemente copiare” da quei paesi del Centro Italia o dell´Arco Alpino- ma ancora piú vicino da Taormina o Savoca che hanno posto seri vincoli al proprio patrimonio paesaggistico, tutelando e incentivando le tradizioni e i valori locali che, tanto amati e ricercati dal turista, dovrebbe rappresentare la vera e principale risorsa per lo sviluppo di Limina (e della Sicilia).In altre parole, Sig. Sindaco, il turista non é il giuggiurellone che si beve tutto, né deve rappresentare il soggetto di turno da spremere e/o su cui trasfigurare tutte le proprie contraddizioni. Oggi - per fortuna - il turista é persona avveduta e colta, e difficilmente lo si puó ingannare con cartelli pubblicitari e/o con agenzie turistiche compiacenti. Se non si creano i presupposti, il turismo resterá un sogno nel cassetto anche per Limina.Mi creda Sig. Sindaco, solo l´affetto che nutro per Limina mi spinge a dirLe queste cose, con+ l´auspicio di una sostanziale riflessione collettiva per la rivalutazione di codesto Comune al quale sono profondamente legato.Cordiali saluti ed una sincera stretta di mano Conconi Avv. Luciano

Commento della Voce di Limina

“I saggi non hanno bisogno di suggerimenti. Gli sciocchi non ne tengono conto.” Benjamin Franklin

Lettera Al Sindaco Di LiminaDall’ Archivio di liminanotizie.eu di Salvatore Smiroldo (Milano)

7LA VOCE di Limina LA VOCE di Limina

La Galleria Degli Errori

Casa albergo per anziani Costo 4 miliardi di vecchie lire

La scala d´oro -progetto e costruzione €13.000

Costo dell´opera € 676.000

Area Artigianale 1º Lotto Costo dell´opera € 1.150.000 Acquistati alcuni anni fa per un importo di € 15.000

8LA VOCE di Limina

Nella pagina Lettere al Direttore del Giornale LA VOCE D´ITALIA di Caracas del 26-3-10 Si legge: Stimato Direttore,ho assistito da un angolino della “Sala Gaetano Bafile” del CIV all’incontro del Sindaco Filippo Ricciardi e dell´assesore Nino Restifo con la comunitá liminese di Caracas. La sala, come lei ha potuto osservare visto che era presente, era molto affollata.Come tanti altri connazionali presenti, sono rimasto sorpreso, per non dire allibito, quando specialmente l´assesore Restifo, quasi si trattasse di un comizio invece di un semplice incontro con corregionali d´oltreoceano, ha fatto riferimento ad una polemica della quale si é capito ben poco. Lei ci ha capito qualcosa?

Giulio Lazzari

Risposta del direttore:Non ho capito granché.

Commento della “Voce di Limina”“Il grande male che i Caudillos lasciano nelle societá dopo un lungo periodo di governo autocratico non sono i terribili problemi sociali, economici, culturali … Essi lasciano nella mente dei giovani non la cultura del confronto, ma l’incitamento alla violenza verbale come una maniera di far politica e di considerare l´avversario come nemico che, come tale, bisogna distruggere utilizzando anche metodi non dignitosi ”.

“Si puó ingannare a tutti durante un tempo, ma non tutto il tempo a tutti”

Abraham Lincoln

All´inizio del 2000 il Prof. Marcello Bartolotta, allora Sindaco di Limina, nel presentare il

Programma dell`Amministrazione Comunale fra altre cose diceva : «La crescita civile, sociale ed economica della nostra comunità presuppone un´azione corale da parte di tutti i soggetti attivi, delle forze politiche ed imprenditoriali, delle associazioni e dei singoli cittadini mossi da spirito di solidarietá, da impegno sociale e da amore per la propria terra. Soggetti che abbiano il coraggio di impiegare risorse fisiche, mentali ed economiche per il bene della collettivitá e mirano allo sviluppo armonico del territorio”. Ed enumerava fra altro la realizzazione di strutture per la lavorazione dei prodotti agricoli (mulino, frantoio, palmento) e sistemazione e adeguamento delle strade di penetrazione agricola con regolazione delle acque.

In occasione delle elezioni comunali, nel comizio del 30 maggio 2010, piú o meno diceva: «Questi comunisti vogliono mandare i vostri figli a zappare la terra; io dico ai giovani che debbono studiare, che si devono preparare e andare via a cercare fortuna da un´altra parte».

Commento della “Voce di Limina”Invece di andare a vedere i grattacieli di New York, le autostrade di Caracas e a cercare a Ingrid Betancourt nella selva colombiana perché non sono andati ad Antillo, Savoca e Forza D´Agró per imparare come si amministrano i paesi di montagna?

Nella seduta del 2 ottobre 2001, il Sindaco Prof. Marcello Bartolotta, presentando al civico

consesso la sua relazione ai sensi dell´Art. 17 della Legge Regionale No. 7/1992, fra le altre cose diceva: «Sono lieto di comunicare al Consiglio Comunale che il “PRUSST Valdemone” é stato approvato. L`opportunitá progettuale offertaci dal PRUSST deve essere colta con slancio. Si tratta infatti di un insieme di opere che consentiranno uno sviluppo concreto per tutti i Comuni della “Valle dell´Agró”, in particolare la strada di collegamento tra le riviere Jonica e Tirrenica già inserita nel piano progettuale del “PRUSST”, che, attraversando il nostro territorio in Contrada “Murazzo”, rappresenta quello che da decenni desiderano i cittadini di Limina e oggi ancor di piú, poiché il collegamento rapido con la riviera Jonica é fondamentale per frenare l´emigrazione verso la costa dei nostri concittadini che svolgono fuori Limina l´attivitá lavorativa. Noi riteniamo che detta strada possa contribuire in maniera determinante al progetto di recupero e di valorizzazione del tessuto immobiliare del centro urbano. Spero vivamente che questo progetto possa essere realizzato nel corso di questa seconda legislatura». Fin qui la citazione.

Commento della “Voce di Limina”Cosa é successo? Quel progetto importante per il paese al di lá di qualsiasi altra considerazione lo hanno abbandonato perché impegnati nel costruire opere inutili volte a distruggere il medio ambiente e sostituendo mattonelle delle strade del paese in ottimo stato, con pietre bianche?

ISOLA ECOLOGICA PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA Si era strutturato un progetto per la raccolta differenziata DEI RIFIUTI URBANI. Si sono realizzati gli investimenti per comprare i containers, si sono attivati la strade e poi tutto é stato abbandonato. Quanto é costato questo progetto? Quanto denaro è stato sprecato per l´incompetenza di questa Amministrazione?

Anche Se Lei Non Lo Crede

9LA VOCE di Limina LA VOCE di Limina

Viaggio A GuayaquilEligio Restifo

LA LA VOCE DI LIMINA

LE NOSTRE COMUNITÁ

La cittá di Guayaquil, fondata il 25 luglio del 1538 dal conquistatore spagnolo Francisco de Orellana, é una bellisima cittá sulla costa del Pacifico. Conta

circa 3 milioni di abitanti Il 26 luglio del 1822 il generale argentino José de San Martin e il venezuelano Simón Bolivar si riunirono in questa cittá per pianificare l´indipendenza di tutta l´America del Sud dal dominio spagnolo. Poco dopo proseguendo il suo viaggio in Ecuador Simón Bolivar arriva alla capitale Quito dove incontra l´amore della sua vita, l´ecuadoriana Manuelita Saenz.Guayaquil é la capitale della Regione Guayas attraversata da un grande fiume navigabile dello stesso nome che sbocca nell´Oceano Pacifico. La principale attività della regione è la coltivazione del cacao, del caffè e delle banane (attualmente l’esportazione ammonta a 22 milioni di casse al mese destinate principalmente agli USA e all’Europa). Un altro importante prodotto d´esportazione é il gambero. Si calcola che 190.000 ettari nel Golfo di Guayaquil sono destinati all’allevamento del gambero. Il Presidente della “Camera di Acquacoltivo”, che raggruppa tutti i produttori di Ecuador, é Sandro Coglitore, figlio di un liminese.Nel 1946 arriva Filippo Stracuzzi, il primo liminese in Ecuador, e si stabilisce nel quartiere coloniale costruito dagli spagnoli chiamato La Peña; dopo un certo tempo si trasferisce ad El Naranjal, un paese oggi ad un´ora di macchina da Guayaquil. Il giovane Stracuzzi iniziò a lavorare come dipendente e con i primi risparmi incominció a comprare terreni. Durante la sua lunga e fruttuosa attività é arrivato a possedere quattro tenute, la piú grande delle quali di 5.000 ettari, tutte dedicate alla coltivazione ed esportazione di banane e piú tardi anche

di cacao. Stracuzzi si é sposato con una ecuadoriana e hanno avuto dodici figli. Oggi tuttie i discendenti di Filippo Stracuzzi arrivano a duecentodici persone. Ha continuato a lavorare fino agli ultimi giorni della sua vita, apprezzato e voluto bene da tutta la comunitá per la sua generositá e per il suo esempio di vita. Sono stati molti i casi in cui persone povere andavano a chiedere aiuti: lui, invece di dar loro dei soldi, regalava un ettaro di terreno e insegnava loro come andare avanti.In seguito fece l´atto di richiamo ad Antonio Costa, al fratello Concetto Stracuzzi. Nel 1952 sono arrivoti Giuseppe Saglimbeni (Mureddu) e Giovanny Coglitore. Li aiutò ad incamminarsi nella stessa attivitá, anche

10LA VOCE di Limina

LE NOSTRE COMUNITÁ

loro divennero proprietari di grandi tenute e formarono belle famiglie.Poi é arrivato Giovanni Coglitore che si dedicó all attivitá commerciale. In totale sono stati cinque i liminesi arrivati in Ecuador.

Venerdí primo luglio di quest´anno, verso mezzanotte, una comitiva di liminesi è arrivata all´aeroporto di Guayaquil, dove ci aspettavano piú di venti persone. Ci hanno accolti con una grande dimostrazione di affetto e di amicizia. La comitiva era composta da Sebastiano Musumeci che veniva da Limina, da Filippo Occhino e da sua moglie Rita, da Elia Correnti, da me e da mia moglie Roseline che venivamo da Caracas: Eravamo stati invitati per la inaugurazione dell`”Associazione Liminese di Ecuador”, dedicata a Filippo Stracuzzi.Sabato mattina ci avevano preparato un tour per tutta la cittá su un autobus scoperto. Quando siamo arrivati nel centro cittá su una piccola collina chiamata La Peña, l´autobus si è fermato e ci hanno detto: «Qui è vissuto il nostro nonno i primi tempi quando é arrivato a Guayaquil». A mezzogiorno abbiamo pranzato in casa di Julia Castillo con il figlio Sandro Coglitore in un ambiente caldo e familiare. Abbiamo degustato i piatti tipici ecuadoriani e specialmente i gamberi di un sapore particolarmente delizioso.La cena e l´evento, impeccabilmente organizzati, hanno avuto luogo nel Salone del Club “Societá Giuseppe Garibaldi” di Guayaquil fondato nel 1882 dai primi italiani genovesi arrivati nella cittá. A me hanno dato anche l’onore di “giuramentare” la Giunta Direttiva dell´Associazione capeggiata dall’ing. Jorge Ordoñez Stracuzzi, nipote diretto di Filippo Strabuzzi. Nei discorsi che sono stati pronunciati è stata messa in rilievo l´importanza dell’Associazione che, oltre a stringere i vincoli familiari e di amicizia fra gruppi di persone di radici culturali comuni, deve anche rendere

omaggio ai pionieri liminesi arrivati in quel paese. E’ stata servita una squisita “cena ballabile”.All´indomani siamo partiti per El Naranjal, il paese dove si sono concentrati tutti i liminesi. Ci siamo fermati nella piazza principale ed é stato molto emozionante conoscere le case dove loro avevano abitato, il locale del negozio di genere alimentari di Giovanni Coglitore e le opere realizzate da Ivone Saenz, moglie di Jorge come architetto del Municipio dove ha lavorato per molti anni.Poi siamo arrivati all’hacienda e ci siamo visti con Giuseppe Saglimbeni. Incominciammo a parlare in “limminotu”, ma lui rispondeva in spagnolo. Musumeci e Filippo Occhino gli domandavano se si ricordava dei loro padri e non rispondeva, ma quando gli ho chiesto se si ricordava di Carmelo Nzalatedda, spalancó gli occhi, la sua faccia s’illuminó con un grande sorriso e mi abbracció. Poi ho saputo che a Limina erano vicini di casa nel rione “Monucu”.

La sera abbiamo cenato a casa di Jorge con tutto il gruppo e abbiamo riviste le foto del loro viaggio a Limina. Ricordano ancora con grande emozione e con grande sentimento per aver conosciuto il paese dei loro nonni. Abbiamo regalato libri di Giuseppe Cavarra e di Sebastiano Saglimbeni, tradotti in spagnolo e inglese. Erano contentissimi di poter leggere nella propria lingua libri sulla cultura di Limina. L’allegria e l’entusiamo sono stati la ricompensa per l´iniziativa che abbiamo preso molti anni fa di tradurre i nostri poeti e i nostri scrittori nelle due lingue dei paesi dove ci sono piú liminesi.Quando uno visita le comunitá liminesi all´estero, sente una grande gioia al vedere che i discendenti di seconda o terza generazione sono degni esempi di una Limina fatta da gente tenace, intraprendente, onesta e laboriosa.

11LA VOCE di Limina LA VOCE di Limina

CULTURA

Eravamo all’inizio degli anni ’50. Dopo la guerra, la vita nel paese riprendeva, ma la ripresa era lenta, difficile. I reduci non ritrovavano i ritmi di vita che

la guerra aveva interrotto: sulle loro coscienze pesavano troppo le orribili esperienze di fame e di morte fatte in Africa, in Grecia, in Albania, in Germania e nelle varie regioni italiane sulle quali la guerra si era abbattuta con tutta la violenza che abitualmente l’accompagna. Nel giro di qualche anno, il paese si svuotava nuovamente delle sue forze migliori: erano i reduci che se ne andavano alla ricerca di migliori condizioni di vita negli USA, in Argentina, in Brasile, in Venezuela, in Svizzera, in Germania, in Belgio, in Australia. Cinque di loro finirono anche in Ecuador, sulla costa del Pacifico. Oggi la comunità liminese in Ecuador conta circa trecento persone.

Erano gli anni in cui i figli dei mastri, dei contadini e dei mezzadri da privatisti iniziavano, alla scuola del prof. Giuseppe Occhino, corsi di studi che, dopo il ginnasio, avrebbero portato anche loro via dal paese alla ricerca di un dignitoso pezzo di pane in Veneto, in Lombardia, in Piemonte, in Toscana, sotto cieli meno clementi di quello lasciato tra il Kalfa che giganteggia nel gruppo della cosiddetta Montagna Grande e la costa ionica alla quale approdarono i primi coloni greci anch’essi proiettati alla ricerca di nuove terre da coltivare e da sfruttare. Quei coloni si portavano dietro culti, usanze, tradizioni per i quali cercavano nuove sedi e nuovi spazi. Oggi quei culti e quelle usanze affiorano ancora nei nostri modi di vivere, nei nostri approdi al sacro, nella nostra cucina, nelle nostre parlate. Non dimentichiamo che catòiu, rrìunu, sammùcu, armacia, carònfulu, làppuru, tassu (sono solo pochi esempi) sono termini di origine greca.

Per noi tutti andar dal paese ha significato più o meno uscire dal cerchio rassicurante dei parenti e degli amici per vederci sempre più circondati da persone che non sapevamo riconoscere. È stato un mondo con tutte le sue certezze e con tutte le sue accreditate teorie ad andare in frantumi. Un passo dopo l’altro il “nuovo” e il “diverso” si sono rovesciati su di noi come ondate di una marea che ci ha inesorabilmente sommersi. Il nostro destino è stato sempre più quello di indagare “culture” di genti e di società che geneticamente non ci appartenevano. Sotto quelle “ondate” abbiamo fatto sempre più fatica a ritrovare il senso della cultura che ci mettevamo dietro le spalle sotto il vario fluttuare della storia. Le nuove mappe sociali hanno sommerso i nostri “valori” fino a sgretolarli e a cancellarli dentro e fuori di noi. Non c’è

stato scampo nemmeno per noi: anche contro la nostra volontà ci siamo trovati sempre più attruppati intorno alla cittadella della cultura globalizzata e del consumismo. Alla scuola del prof. Occhino il figlio del contadino, dell’artigiano e del mezzadro non si sentivano diversi l’uno dall’altro; approdati all’Università, hanno dovuto faticare più o meno nella stessa misura per riempire il vuoto lasciato dalla frattura fra la cultura d’origine e la cultura proveniente dalle varie direzioni. Ad un certo punto abbiamo avvertito che i “successi” realizzati da ciascuno a livello personale contavano sempre meno della cultura buttataci dietro le spalle. La “cultura degli altri” ci aveva sopraffatti. Ci siamo sentiti ancora più soli quando le culture come la nostra le abbiamo ritrovate ammassate negli slums di Toronto e di Caracas, di Praga e di Parigi, di Napoli, di Roma e di Milano.

Quasi Un’autobiografiaGiuseppe Cavarra

LA LA VOCE DI LIMINA

CULTURALA VOCE di Limina

12LA VOCE di Limina

CULTURA

Per L’ Arte Di Paolo De PasqualeSebastiano Saglimbeni

In una mia nota di qualche tempo fa avevo ricordato i quarant’anni d’arte di Paolo De Pasquale. Ne avevo evidenziato la tecnica e la produzione,

persistentemente lineare, contenente una tematica varia espressa sul mezzo tradizionale della tela, ma pure sul mezzo della pietra liscia, l’ardesia dalle singolari forme. Non avevo tralasciato di segnalare la sua grafica, la produttività più fertile e intesa e, come tale, da studiare. Con l’inizio del 2011, l’artista è stato proposto con sue opere in alcune comunità della sua Sicilia e nello spazio della libreria veronese Catullo di Cesare Ghelfi. Che ne ha proposto artisti di valore. I temi, nonostante iterino lo sviluppo caldo e sensuale della figurazione che interpreta l’immagine muliebre e il frutto dell’agrume, il limone, che resta svuotato di mercato, costituiscono un ciclo ispirato di piccole opere più liricamente intese. Vogliono, d’altro canto, significare una risposta alle proposte modernistiche di oggi, ma pure un segno di tributo a quanto ancora linearmente espresso potrà ristabilire il valore dell’arte, leggibile e non oscura. Non assenti certi tentativi di rinnovamento nella produzione di De Pasquale, ma non eccessivi ed intesi al fine di una rottura con la linea formale. Nei fogli della grafica, l’agrume del limone, viene

configurato nella sua concretezza naturale, mentre giace a terra, non raccolto, derelitto. E tu lo leggi, nello spazio del foglio con disegnato in cima il cielo plumbeo o luminosissimo, e, in basso, con il terreno disegnato arso vetroso. Quindi, si può scrivere: grafica, questa, dalle tesi, in qualche modo, sociali, che si evincono dal tema riguardante la sorte del frutto, come offeso, nelle terre dove ancora fiorisce ed odora, mentre tante braccia giovanili si allontano. Eugenio Montale poteva disegnare l’agrume del limone con i versi che recitano:

Qui delle divertite passioni per miracolo tace la guerra, qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza ed è l’odore dei limoni.

Molto prima del poeta ligure, Goethe scriveva nell’elegia “Mignon”: Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn... (Conosci quella terra ove fioriscono i limoni...). Ma De Pasquale, quando si era scelto questo frutto, quotidianamente davanti ai suoi occhi, laddove vive sulla riviera tirrenica del Messinese, non aveva letto né Montale né Goethe. Egli, in qualità di pittore puro, aveva visto nel limone una fonte di

13LA VOCE di Limina LA VOCE di LiminaLA VOCE di Limina

CULTURAispirazione, un simbolo straordinario, per esercitare ed affinare il suo segno e il suo colore, il verde o il giallo in prevalenza. Nei fogli della grafica, che pure, si accennava, contempla l’immagine muliebre, De Pasquale esprime il tema dell’ambiente campestre, quello odierno in certe aree insulari, deturpato dalla medesima natura che esplode anarchica. Nel suo disegno, l’ambiente campestre viene ripreso con quella vita della ginestra, un altro tema ispirato a questa immagine botanica tanto suggestiva quando fiorisce sulle colline verso la fine di aprile. A volte, la pianta nei fogli pare che si goda tutta esplosiva, nella sua naturalezza, a volte offesa dagli scempi degli incendi che scoppiano, spesso dolosi, nelle estati canicolari. Questa pianta della ginestra riconduce ancora alla poesia, esattamente al poemetto, “La ginestra o il fiore del deserto” di Giacomo Leopardi. Ma De Pasquale non ha letto nemmeno questa “odorata ginestra” scampata al fuoco del Vesuvio. Non va dimenticato che nel 2009 quindici tele di Paolo De Pasquale avevano proposto a Terme Vigliatore il tema della Natività. Questo tema, si sa, verso la fine di ogni anno, ad onta degli orientamenti creativi nuovissimi e spesso oscuri, accettati e rigettati, motiva molti artisti, dilettanti e di spicco, che pure non disdegnano di eseguire godibili immagini plastiche per presepi in mostra nelle nostre comunità italiane e in quelle straniere, immagini che non vanno svuotate di pregio o valutate come intrattenimento od

ossequio alla Chiesa. Certamente, le immagini della Madre di Gesù Bambino e dello stesso, con quelle dei due quadrupedi, l’asino e il bue, dei tre sacerdoti dell’antica religione persiana, i Re Magi, della grotta e della mangiatoia (praesepe, is, nella lingua dei latini), oggi riproposte non potranno mai appannare quelle eloquenti da tempo. Ci riferiamo, come esempio, alla “Natività”, una tempera su tavola del 1480, di Martin Schongauer, tema ripreso, con tecnica diversa, da Albrecht Dürer o, cogliendo dalle nostre pagine dell’arte, alla “Madonna con il Bambino”, un’altra tempera su tavola del 1390, di Gentile da Fabriano. Comunque, è da qui che, soprattutto, non si contano nel tempo a venire le tante ispirazioni riguardanti la Natività. Tra queste, quelle quindici di Paolo De Pasquale, il quale da anni s’ingegna a svolgere, con dignità e pura devozione, questo tema sulla Natività. De Pasquale, insegnante nell’Istituto d’arte di Milazzo, ne ha visti e letti dipinti sulla Natività riprodotti nei manuali. Quei suoi 15 dell’anno 2009 si distinguono per il mezzo (tavole e ardesie recuperate) adoperato e per quelle linee figurali proprie, personalizzate, nonostante permanga, come nelle diverse opere di altri artisti, l’ombra dell’influenza tematica classica.Ed infine, l’artista, alla fine del 2010, ha voluto ricordare Bartolo Cattafi con una produzione serigrafica che riprende uno spazio di Terme Vigliatore, dedicato al poeta.

C’era Una Volta Giuseppe Cavarra

Lasciamo ad altri il compito di favoleggiare su vicende e persone perdutesi nel baratro della storia. In questa rubrica noi passiamo in rassegna fatti grandi e piccoli verificatisi nel “microcosmo Limina” per afferrare le ragioni per cui spesso gli uomini confondono la franchezza con la dissimulazione, la schiettezza con l’inganno, il vivere col vivacchiare.Il 29 maggio 1999 rinasceva l’associazione “Nuova Limina”. Il direttivo, eletto a norma del regolamento statutario, era composto da Giuseppe Cavarra (presidente), Domenico Caminiti (vicepresidente), Pierparolo Garigali (segretario), Mariasol Coglitore (tesoriere), Giuseppe Cannavò, Filippo Casablanca, Rossana La Ianca, Giovanni Lo Turco, Nunzio Miano, Carmelo Puglia (consiglieri). In meno di venti mesi il sodalizio coinvolse ben 34 giovani, animati dal desiderio di aiutare il paese ad uscire dal suo abituale torpore. Senza bussare alle porte del Palazzo Comunale, realizzammo un paio di iniziative che allarmarono la “cittadella del

potere”, dove, naturalmente, qualcuno si chiese: «Il “Puntaloto” che cosa ha in mente di fare? Dietro la facciata della vicenda «Nuova Limina» c’è qualcosa che non mi convince … Una demoniaca manovra? Un piano eversivo? Meglio non fidarsi. “Nuova Limina” deve scomparire». Qualcosa di simile molti anni prima aveva detto uno che faceva la voce grossa. Accortosi che il cervello di Gramsci partoriva senza stancarsi idee che andavano in direzione assai diversa da quella da lui voluta, lanciò il grido di guerra: «Bisogna impedire a quel cervello di funzionare». E il cervello di Gramsci cessò di “funzionare” in un letto d’ospedale il 27 aprile 1927. Fatto sta che “tra una sera e una mattina” (come si dice dalle nostre parti) “Nuova Limina”, forse perché ingombrante, scomparve senza lasciare traccia. Una prova, se ce ne fosse bisogno, che la storia la fanno anche le “vittorie di Pirro”. Purtroppo.

14LA VOCE di Limina

*ALIBRANDI: dal lat. Alibrandus, derivante dal germanico Aliprand.

*ARDIZZONE: dal francese hard “filo ritorto”. È un toponimo.

*BARRA: dal catalano barra “cinta daziaria”.*BARTOLONE: accrescitivo di Bartolo che è un toponimo.

*BARTOLOTTA: femminile di Bartolotto, diminutivo di Bartolo che è un toponimo.

*BRANCATO: dal tardo latino branca “zampa”. È un toponimo.

*BUCOLO: dal greco boúkolos “mandriano”. È un toponimo.

*CACCIOLA: diminutivo di caccia “caccia”. È un toponimo.

*CALABRO’: dal greco kólabros “dileggio”. È un toponimo.

*CAMINITI: da greco káminos “fornace”.*CAMPAGNA: dal tardo-latino campania, derivante da campus “campo”. È un toponimo.

*CAMPO: dal latino campus “campo”. È un toponimo.*CANNAVO’: dal greco kannabós “che ha il colore della canapa”, “grigiastro”. È un toponimo.

*CARNABUCI: dal sic. antico carnabbùci “trifoglio giallo”.

*CASABLANCA: dal catalano casa blanca “casa bianca”. È un toponimo.

*CAVARRA: dal latino cavària “contrada di cave”. È un toponimo. Porta questo nome una contrada tra Pachino e Pozzallo, in provincia di Ragusa.

*CHILLEMI: dall’arabo kalìm-Allah “interlocutore di Allah”.

*COGLITORE: nel dialetto cugghituri è colui che segue i mietitori e raccoglie i mannelli, legandoli per formare i covoni.

*CORRENTI: plurale di currenti “che corre”, “corsiero”. È un toponimo.

*COSTA: dal greco Kónstans “Costante”. È un nome proprio.

*CUGLITURI: v. Coglitore.*FALLONE: accrescitivo di fallo, nel significato che il termine ha nella locuzione “mettere il piede in fallo” o “spingerle inavvertitamente il piede nel vuoto”.

*FERRARA: dal termine dialettale firrara, a sua volta dal latino ferraria, “fucina”.

*GALIFI: dall’arabo alif, “amico”, “compagno”.

*GARIGALI: dal greco gargalés “sconcio”, “sboccato”

*GARUFI: dall’arabo qaruf, “crudele” “spietato”.

*GIANNETTO: diminutivo di Gianni, dal greco cuanòs “azzurro”, “turchino”

*GIARDINA: da Iardina, femminile di Iardino: è nome di donna.

*IMPELLIZZERI: da in+Pellizzeri che è un toponimo.

*INTELISANO: da in+Teresano che è un toponimo.

*LA IANCA: da ianca, femminilizzazione di iancu “bianco”.

*LAPI: potrebbe derivare da lapi, plurale di lapa “ape”.

*LO GIUDICE: dal latino iudex “giudice”, nome di professione.

*LO MEDICO: dal greco médikos “medico”

*LO TURCO: da Turco, etnico indicante genericamente Turchi, Saraceni e Musulmani.

*MANTARRO: dall’arabo mamtar

“mantello da pastore”.*MANULI: dal greco Manòlos, nome di persona.*MELITA: dal latino Malta “Malta”. Si potrebbe riconnettere al siciliano antico mèlita ‘borgo’.

*MIANO: aferesi di Emiliano o Damiano. Toponimo frequente nell’Italia centro-settentrionale.

*NOTO: dal latino Neetum (o Netum), fiume nei pressi di Noto.

*OCCHINO: diminutivo di oculus “occhio”; pertanto il termine vale “occhio di bambino”.

*PALELLA: variante di Paolella, femminile di Paolello, diminutivo di Paolo.

*PARATORE: dal latino parator, -oris “gestore” di un paratorium “gualchiera”.

*PUGLIA: aferesi del latino Apulia “Puglia”.*RESTIFO: dal latino restitivus “riluttante”.*RICCIARDI: dal francese antico Richart “Riccardo”. *RIZZO: dal siciliano rizzu “ricciuto”.*ROVITO: dal latino rubetum “roveto”. *SAGLIMBENI: da collegare col latino salio “salgo”. Pertanto il termine vale “chi sale in bene”.

*SAGNIMBENI: v. SAGLIMBENI.*SALIMBENE: v. SAGLIMBENI.*SALIMBENI: v. SAGLIMBENI.*SANGLIMBENI. v. SAGLIMBENI.*SCALDARA: dal latino caldaria “caldaia”.

*SCARCELLA: dal latino scarsella “borsa”.*SCUDERI: dal francese scuyer “scudiero”.*SILIGATO: dal latino silex, -icis”selciato”.*SPADARO: dal siciliano spataru “spadaio”.

*SPATARO: v. SPADARO.*ZACCARIA: dall’arabo sa’ra “terreno boscoso”.

CULTURA

I Cognomi Liminesi

15LA VOCE di Limina LA VOCE di Limina

CULTURA

Le Cave Di “Ficari Niuri”Giuseppe Cavarra

Parrava Cu Diu Giovanni Lo Turco

Caro Bizzeffi …Giuseppe Cavarra

Com’è avvenuto di tanti altri manufatti che conferivano al paese di Limina una fisionomia inconfondibile, la politica della cementificazione ad ogni costo ha spazzato via senza pietà anche i portali in pietra. Ce n’erano tanti, realizzati dalle maestranze liminesi. Conosciamosolo qualche nome: Sebastiano Scarcella, Pietro Saglimbeni, Sebastiano Campo; degli altri si è perduta ogni traccia. A quel che ci è stato riferito, sarebbero nati in quelle cave i versi che qui di seguito riportiamo. Per alleviare la fatica, gli scalpellini cantavano canzuni composte da loro. Il canto è stato sempre un mezzo primario per alleviare la fatica. I pastori presenti negli idilli del siracusano Teocrito e del mantovano Virgilio non cantano più quando le tragedie del vivere si abbattono su di essi. A quanto pare, anche Limina ha avuto in passato il suo Petru Fudduni. Era Pietro Fullone un poeta palermitano, vissuto – secondo una tradizione – tra il 1604 e il 1675. Faceva il cavatore di pietre (u pirriaturi). Gli si attribuisce un gran numero di versi, improvvisati per lo più nel corso delle sfide lanciategli dai poeti del tempo.Questi i versi da noi recentemente recuperati:

O Petru di li petri fatti petri,o di li petri fatti tunni e quatri,dimmi: chi fai dî sordi di ssi petri?Si li mància ddha tròia di ta matri …

[O Pietro delle pietre fatte pietre, / o delle pietre fatte tonde e quadrate, / dimmi: che ne fai dei soldi di codeste pietre? / Se li mangia quella scrofa di tua madre …]

La pietra che i pirriaturi di Limina lavoravano nelle cave di Ficari Nìuri (Fichi Neri) era detta petra i ntàgghju: una pietra tènnira (tenera), non molto dura, assai usata in passato per affilare coltelli, falci e lame in genere.

Lo sapete che stanno facendo di tutto per non fare apparire il vostro nome negli annali di Limina? Si stampano libri, si stampano giornali, si stampano calendari e voi non ci siete. In quelle carte c’è Peppino, c’è Filippo, c’è Bastiano … Non ci siamo voi ed io. Io non sono nessuno, ma dimenticare il vostro nome … Pazienza! Voi volate troppo alto e potete anche fottervene di queste miserie, ma io sono ancora coinvolto nelle faccende del vivere…Ormai ho optato da tempo per la “tecnica della lentezza”, come la definisce un nostro contemporaneo. È più veloce Achille o la tartaruga? maestri del pensiero non si sono ancora pronunciati. In tempi in cui il “principio di causalità” conta sempre meno nel dipanare la matassa esistenziale meglio muoversi con passo di formica. Sapete com’è… Dinanzi a certi modi di comportarsi la perplessità prende talora il sopravvento… Dalle nostre parti ormai si fa tutto per puntiglio, per ripicca e in qualche caso si vibrano certi fendenti … La storia è sempre quella: Orbu paisi, orbi l’abitanti … [Cieco paese, ciechi gli abitanti …]. C’è chi si dice convinto che quell’ottava non è vostra. Io metto la mano sul fuoco: se quei versi non li avete composti voi, li ha composti uno che voleva troppo bene al suo paese. Ci risentiremo.

Ô me paisi cc’era n’omu:faciva chiddu ca putiva,

ma non dava pinzeri a nuddu.M’u riordu câ barba ianca,

a pipa ntâ ucca,na scàtula d’accenni i lignu ntê mani,

i vertuli supra a spadda,a ccetta ô çiancu.

U cercàunu mi cci fannu fari i travagghica l’àutri non facìunu.

U cumpenzu: mpezzu i pani,ddu côccia di ulivi i barrili,

mbiccheri i vinu.A sira gghicatu

si ricugghiva pâ casa:parrava sulu,

ma parrava cu Diu.

PARLAV A CON DIO Al mio paese c’era un uomo: \ faceva quello che poteva, \ ma non dava fastidio a nessuno. \ Me lo ricordo con la barba bianca, \ la pipa in bocca, \ una scatola di fiammiferi di legno nelle mani, \ una bisaccia sulla spalla, \ la scure al fianco. \ Lo cercavano per qualche lavoretto \ che gli altri non facevano. \ Il compenso: un tozzo di pane, \ due olive in salamoia, \ un bicchiere di vino. \ La sera

piegato \ se ne tornava verso casa: / parlava da solo, \ ma parlava con Dio.

16LA VOCE di Limina