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METAFORE SISTEMI Per concettualizzare l’idea d’impresa vengono utilizzate delle metafore. Queste non sono completamente esaustive per qualificare il concetto di impresa,tuttavia sono utili per la semplificare l’analisi sistemica. Impresa come sistema meccanico: si basa sul principio di scomporre l’impresa in tante singole componenti,l’obiettivo è quello di avere la massima efficienza in ogni area. Un esempio può essere l’impresa fordista che si basava appunto su una logica meccanicista e rappresentò il modello dell’industria occidentale nella prima metà del ‘900. La metafora di impresa come sistema meccanico trova la sua massima espressione nella teoria di Taylor,che si concentra sul tema dell’efficienza della manodopera e inoltre ogni addetto alla produzione dovrà minimizzare gli errori umani e gli sprechi e massimizzare la produttività. Impresa come sistema organico: l’impresa viene paragonata ad un essere vivente e come tale si evolve secondo un ciclo vitale,si adatta all’ambiente, utilizza le esperienze per risolvere i problemi attuali. Impresa come sistema cibernetico: L’impresa persegue i propri obiettivi mediante processi di comunicazione,meccanismi di feed-back e auto-regolazione. La logica cibernetica porta a considerare reversibili,entro certi limiti,sia i processi scelti per il raggiungimento dell’obiettivo,sia l’obiettivo stesso. Impresa come sistema auto poietico: L’impresa nella prospettiva auto poietica viene vista come un’entità non dotata di un organo di governo,autoreferenziale e autonoma rispetto all’ambiente. Impresa come sistema cognitivo: L’impresa si qualifica come generatore e diffusore della conoscenza. La probabilità di sopravvivenza dell’impresa dipende dalla sua capacita di alimentare la conoscenza di cui si è dotata. POSTULATI DEL SISTEMA VITALE 1. Un sistema è vitale se può sopravvivere in un determinato ambiente. Ciò avviene grazie ai processi di adattamento e ai continui scambi con l’ambiente esterno.

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METAFORE SISTEMI

Per concettualizzare l’idea d’impresa vengono utilizzate delle metafore. Queste non sono completamente esaustive per qualificare il concetto di impresa,tuttavia sono utili per la semplificare l’analisi sistemica. Impresa come sistema meccanico: si basa sul principio di scomporre l’impresa in tante singole componenti,l’obiettivo è quello di avere la massima efficienza in ogni area. Un esempio può essere l’impresa fordista che si basava appunto su una logica meccanicista e rappresentò il modello dell’industria occidentale nella prima metà del ‘900. La metafora di impresa come sistema meccanico trova la sua massima espressione nella teoria di Taylor,che si concentra sul tema dell’efficienza della manodopera e inoltre ogni addetto alla produzione dovrà minimizzare gli errori umani e gli sprechi e massimizzare la produttività. Impresa come sistema organico: l’impresa viene paragonata ad un essere vivente e come tale si evolve secondo un ciclo vitale,si adatta all’ambiente, utilizza le esperienze per risolvere i problemi attuali. Impresa come sistema cibernetico: L’impresa persegue i propri obiettivi mediante processi di comunicazione,meccanismi di feed-back e auto-regolazione. La logica cibernetica porta a considerare reversibili,entro certi limiti,sia i processi scelti per il raggiungimento dell’obiettivo,sia l’obiettivo stesso. Impresa come sistema auto poietico: L’impresa nella prospettiva auto poietica viene vista come un’entità non dotata di un organo di governo,autoreferenziale e autonoma rispetto all’ambiente. Impresa come sistema cognitivo: L’impresa si qualifica come generatore e diffusore della conoscenza. La probabilità di sopravvivenza dell’impresa dipende dalla sua capacita di alimentare la conoscenza di cui si è dotata.

POSTULATI DEL SISTEMA VITALE

1. Un sistema è vitale se può sopravvivere in un determinato ambiente. Ciò avviene grazie ai processi di adattamento e ai continui scambi con l’ambiente esterno.

2. Il sistema vitale possiede la capacità dell’isotropia. Tutti i sistemi vitali hanno la propria identità,ovvero è possibile sempre riscontrare un organo di governo(area del decidere) e una struttura operativa(area dell’agire).

3. Il sistema vitale è proiettato verso il perseguimento di finalità e il raggiungimento di obiettivi e risulta essere connesso a sovrasistemi da cui trae informazione e subsistemi a cui fornisce informazioni e indirizzi.

4. Un sistema vitale ha la possibilità,sulla base di condizioni di consonanza prima e processi di risonanza poi,di dissolvere se stesse,inteso come ente autonomo,nel sovra sistema a cui,in uno specifico periodo di tempo,si riferisce. La relazione tra sistema e sovra sistema richiede innanzitutto la compatibilità strutturale allo scambio(consonanza). Tale compatibilità può evolvere in sintonia sistemica nello scambio(risonanza).

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MATRICE CONCETTUALE

Si parte da una business idea,idea imprenditoriale, si passa poi ad uno schema organizzativo di massima (input-trasformazione-output) e si passa poi alle varie strutture(logica,fisica,ampliata,specifica)

Struttura logica: insieme delle componenti logiche(marketing,finanzae,ecc). La relazione tra le componenti logiche è data dalle relazioni esistenti tra le menti,gli individui, nell’area marketing,nell’area finanza,ecc. Struttura fisica: vuol dire risorse. Vuol dire quante risorse è possibile attribuire ad ogni componente logica. Struttura ampliata: ampliamento dei confini dell’impresa. Relazione tra capacità interne ed esterne. Struttura specifica: totalità delle capacità disponibili interne ed esterne. E’ il driver dei costi dell’impresa. L’insieme delle risorse determina i COSTI DI STRUTTURA (CS). Quanto e come queste risorse vengono utilizzate determina i COSTI DI UTILIZZO(CU). Noi quindi possiamo avere una trasformazione strutturale che determina un DeltaCS a cui corrisponde un DeltaK(investimenti). Sono entrambi conseguenza dello stesso fenomeno;solo che CS indica l’effetto economico mentre K indica l’effetto finanziario. Una trasformazione orientata alla crescita avrà più CS e più investimenti netti;una trasformazione orientata al ridimensionamento avrà meno CS e più investimenti netti.

Possiamo analizzare il profitto sia in termini statici che in termini dinamici:

STATICI P=TC(R-R_) R_=ricavo d’equilibrio livello di ricavo che determina proffitto=0

Quantità di equilibrio=Q= CS/P – Cu R_= CS/TC

DINAMICI Possiamo rappresentare il profitto rispetto sia ad adeguamenti che a trasformazioni:

Adeguamenti: S1.1 a s1.2

DP= DTC(R1.1-R_) + TC1.2(DR-DR_) DR= -DTC(R1.1) / TC1.2

La variazione del ricavo d’equilibrio è correlata negativamente all’andamento del TC. Al crescere di TC i costi fissi rimangono costanti.

Trasformazione:S1.1 a S2.1

DP= DTC(R1.1-R_)+ TC2.1(DR-DR_) DR= DCS-DTC(R1.1)/TC2.1

Il tasso di contribuzione massimo si ottiene quando non abbiamo un costo di utilizzo unitario.

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5 FORZE DI PORTER

Porter afferma che la strategia competitiva deve nascere dalla conoscenza delle regole della concorrenza. Lo scopo è quello di essere in sintonia con tali regole e idealmente arrivare a cambiarle in favore dell’impresa.

1. Minaccia di nuovi concorrenti: tende a ridurre la profittabilità in quanto le nuove imprese concorrenti attuano politiche ritorsive riducendo i prezzi.

2. Minaccia di sostituti: dipende dalle preferenze dei consumatori che magari preferiscono altri prodotti a discapito di quelli offerti dell’impresa

3. Potere contrattuale dei clienti: dipende dalla capacità di negoziazione del prezzo.4. Potere contrattuale dei fornitori: si individua la capacità delle imprese fornitrici di acquisire

quote di volere nel settore.5. Rivalità dei concorrenti: rappresenta una minaccia in quanto può accadere che l’aggressività dei

competitors spinga i prezzi al di sotto del livello di costo.

MATRICE BCG

Il metodo della matrice BCG è il più famoso strumento di gestione del portafoglio ed è basato sulla teoria del ciclo di vita del prodotto. Tale matrice permette di classificare le attività dell’impresa. Le matrici di portafoglio sono lo strumento di analisi del portafoglio business dell’impresa,tramite il quale il management decide come allocare le risorse nelle varie attività. Disponendo i prodotti nella matrice BCG si hanno quattro categorie: 1.

1. STELLE: altro tasso di crescita e alta quota di mercato(crescita) 2. DILEMMI: alto tasso di crescita e bassa quota di mercato(crescita) 3. MUCCHE DA MUNGERE:basso tasso di crescita e alta quota di mercato.(maturità) 4. PESI MORTI: basso tasso di crescita e bassa quota di mercato.(declino)

ROI E ROE

ROI= RO/K

Ha a che fare con la gestione tipica. Le determinanti del ROI sono efficacia ed efficienza. EFFICACIA: grado secondo cui l’azienda raggiunge gli obiettivi prestabiliti. E’ misurata dal rapporto tra i risultati ottenuti e quelli previsiti/attesi. EFFICIENZA: capacità di rendimento nello svolgere una determinata funzione. E’ il rapporto tra i risultati conseguiti e le risorse utilizzate. Il ROI è indipendente dalla struttura finanziaria in quanto il reddito operativo non è influenzato dagli oneri finanziari,che sono debiti. Ipotizzando una trasformazione strutturale causata da DK,qual è l’effetto sul ROI? Innanzitutto avremo che DROI= RO2/K2 – RO1/K1 quindi DROI= (ROInk – ROI1) X DK/K2 L’intensità di questo effetto dipende da quanto investiamo. ROS= RO/K Turnover= R/K

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ROE: RN/MP

Il livello di leverage è la determinante finanziaria del ROE. Abbiamo due formule:una ci spiega l’effetto leva e l’altra l’effetto moltiplicativo della leva. ROE= ROI+(ROI – i)x d )x (1 – t) prima formula

La leva finanziaria è la leva del debito, l’effetto è rappresentato da (ROI – i)

ROI>i = effetto leva positivo

ROI=i = effetto leva nullo

ROI< i =effetto leva negativo

La formula che ci mostra l’effetto moltiplicativo sulla leva tiene conto del rapporto tra t= aliquota fiscale e q=quoziente di indebitamento.

ROE= (ROI – i x q) x 1 – t/1 – q seconda formula

Qui non vediamo l’effetto leva finanziaria ma sappiamo che se q > t l’effetto viene fortemente amplificato. T diventa quindi un’asticella. Ad esempio se t=30%,per massimizzare l’effetto leva dovremmo avere un livello di Q superiore al 30%.

Assenza di trasformazioni strutturali e finanziarie: DROE=DROI x (1 – t/1 – q) terza formula

Effetto leva in termini statici: ROE – ROE’= (ROI – i x q) x (1 – t / 1 - q) – ROI(1 – t) quarta formula

Effetto leva in termini dinamici: DROE=DROI x (1 – t/1 – q) – DROI( 1 – t ) con q costante. quinta formula

EQUILIBRIO FINANZIARIO

Fabbisogno Finanziario

Il primo driver della gestione finanziaria è il fabbisogno finanziario. Si distinguono tre principali aree nel fabbisogno finanziario: fabbisogno per elasticità di cassa(curva A) indotto dalle esigenze di liquidità immediata,fabbisogno a breve non monetario(curva B),fabbisogno durevole. Il primo va coperto con dei debiti in c/c,il secondo con tutte le passività meno quelle in c/c, il terzo da coprire con i mezzi consolidati(quando c’è autofinanziamento. La curva A,B e C mostrano gli andamenti nel breve periodo. La curva A evidenzia il tipico andamento delle disponibilità liquide ed è quindi caratterizzato da flussi e deflussi di cassa molto ravvicinati nel tempo. La curva B è funzione delle oscillazioni delle componenti non liquide del capitale circolante, la curva assume un andamento più costante rispetto alla curva A,nonostante un arco temporale ristretto anche qui presente. La curva C esprime la rigidità del capitale fisso nel breve periodo.

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ATTIVO CORRENTE NETTO

ACN= AC – PC

La differenza AC – PC corrisponde alla differenza tra mezzi consolidati e immobilizzazioni nette.

AC + IN = PC + MCO

Se ACN >0 avremo una elevata capacità di reddito e una eccedenza di liquidità. Se ad esempio l’impresa emette azioni per finanziare la crescita delle immobilizzazioni e questa crescita risulta superiore al capitale raccolto, allora avremo una eccedenza di liquidità.

Se ACN<0 si determina uno squilibrio per carenza di liquidità,in quanto le attività correnti sono insufficienti alla copertura dei debiti prossimi alla scadenza. Se tale condizione permane nel medio-lungo periodo, emerge una incapacità dell’impresa nel far fronte agli impegni finanziari assunti.

Se ACN=0 abbiamo un perfetto equilibrio temporale tra fonti e impieghi. Tale equilibrio rappresenta un’ipotesi ideale verso cui tendere al fine di evitare conseguenze negative connesse ad un eccesso li liquidità e quelle relative a potenziali crisi di tesoreria. Tuttavia per ragioni prudenziali occorre individuare un divario minimo da AC e PC che consenta di fronteggiare sia riduzioni dell’attivo circolante,sia aumenti delle passività correnti. Una volta individuato un certo margine di sicurezza (m), l’analisi della condizione di equilibrio finanziario statico può essere analizzata secondo le tre fattispecie:

1. Spreco di risorse finanziare 0 < ACN < m2. Equilibrio prudenziale 0 < ACN = m3. Equilibrio non prudenziale 0 = ACN < m

ACN meno tutte le componenti dei mezzi consolidati che non sono mezzi propri(debiti a lungo termine)

Quando è positivo,questo indicatore serve ad individuare quella parte di capitale libera dell’impresa e quindi utilizzabile.

MARGINE TESORERIA E MARGINE DI STRUTTURA

L’analisi dell’ACN viene generalmente integrato mediante il calcolo di due margini,margine di tesoreria e margine di struttura. MT= ACN – S

Dall’attivo corrente netto vengono decurtate le scorte di magazzino. L’opportunità di calcolare il margine di tesoreria dipende dal grado di immobilizzo delle scorte.Se la trasformazione da input ad output avviene nel medio lungo periodo,la rigidità delle scorte risulta essere eccessiva rispetto all’elasticità delle passività correnti.

Il margine di struttura è misurato dallo scarto tra il patrimonio netto e le immobilizzazioni nette

MS= MP – IN Al crescere di tale grandezza l’azienda acquisisce una maggiore capacità di assorbimento del rischio di perdite inattese.

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CASH FLOW

L’elemento determinante dell’equilibrio finanziario è rappresentato dai flussi relativi alle disponibilità liquide.Il cash flow può essere definito come flusso di cassa netto di fondi monetari conseguente ad operazioni d’esercizio ordinarie e straordinarie. Il contenuto specifico del cash flow dipende dal tipo di risorsa monetaria presa in esame. In generale l’andamento della liquidità effettiva è misurato dal divario tra le disponibilità monetarie finali(L1) e quelle iniziali (L0):

CF=L1 – L0

L’analisi delle determinanti di tale divario ha come obiettivo principale l’ottimizzazione delle risorse finanziare,in funzione della solvibilità finanziaria e della redditività.

Le condizioni necessarie al raggiungimento della solvibilità finanziaria sono l’equilibrio statico della struttura finanziaria e l’equilibrio economico.

Relativamente alla redditività occorre considerare che,se da un lato i saldi economici influiscono direttamente sull’aspetto finanziario, dall’altro l’andamento economico è influenzato dal processo di formazione della liquidità.

Per cui il rendiconto delle disponibilità monetarie svolge anche la funzione di evidenziare gli effetti che le modalità di creazione delle risorse monetarie hanno sulla capacità economica.

CASH FLOW AUTOGENERATO E STRUTTURALE

Il cash flow autogenerato corrisponde al risultato d’esercizio depurato di elementi rettificativi, che oltre a riguardare ammortamenti,accantonamenti a fondi e rivalutazioni, considera anche gli elementi positivi e negativi di reddito che pur provocando flussi finanziari non generano flussi monetari. In particolare ,le variazioni delle rimanenze e dei crediti di funzionamento,assumono segno negativo nel calcolo dei flussi di casa monetari autogenerati:mentre le variazioni dei debiti di funzionamento assumono segno positivo. Nella determinazione del cash flow autogenerati si può far riferimento alla medesima classe di flusso dell’ACN(Uf) aumentato dei debiti di funzionamento(Df) e diminuito dei crediti di funzionamento(Cf) e dei movimenti di magazzino(S),otteniamo: CFaut.=Uf – (DS + DCf – DDf)

L’area del flusso di capitale liquido strutturale è invece funzione diretta delle fonti di finanziamento esterne,sia a breve che a lungo termine,che non hanno come contro partita costi d’esercizio.

Partendo dal flusso strutturale di DCN si ha:

CFstrutt.= DACNstrutt. +DDcc + DDfb –DCfb

Dcc= debiti finanziari in conto corrente Dfb= debiti finanziari a breve

Cfb= debiti finanziari a breve(comprensivi dei crediti verso soci)

Le due aree di cash flow considerate agiscono in modo diverso sulla dinamica economico-finanziaria dell’impresa. Per tali flussi valgono le stesse considerazioni in riferimento alla dinamica dell’ACN nel senso

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che da una parte, l’ottimizzazione della gestione monetaria prevede il contenimento delle riserve di liquidità e dall’altra,la gestione della liquidità è tanto più efficiente quanto più la sua formazione dipende da flussi autogenerati.

FREE CASH FLOW

E’ una parte di flusso di cassa liberamente utilizzabile dalle imprese. Presupposto fondamentale è il rispetto dei vincoli di destinazione dei flussi di monetari autogenerati, garanzia per la continuità aziendale. Tale vincolo di rinnovamento va analizzato in modo dinamico tenendo conto dell’andamento aziendale prospettico in termini di stazionarietà e sviluppo. In particolare nelle fasi caratterizzate da stazionarietà il flusso autogenerato deve essere destinato alla ricostituzione dell’attivo nella misura dei beni sacrificati per la produzione;nel caso di prospettive di sviluppo,l’assorbimento del flusso autogenerato eccede il valore dei beni sacrificati. In altri termini,il FCF assume un andamento inverso rispetto alle prospettive aziendali. L’analisi del FCF offre indicazioni di natura quantitativa circa la necessità di raccogliere capitale. Il ricorso a finanziamenti esterni assume un ruolo marginale nelle fasi di stazionarietà e di regresso; mentre diviene fondamentale per favorire lo sviluppo della produzione mediante crescite del capitale circolante e/o fisso. L’analisi del FCF riveste particolare importanza nell’ambito dell’analisi del valore,in quanto si qualifica come ricchezza trasferibile dell’impresa a favore degli stakeholders finanziari. Al crescere del divario tra flussi autogenerati e vincolo di rinnovamento aumenta la capacità dell’impresa di soddisfare i vincoli di remunerazioni che derivano dalla condivisione del rendimento aziendale da parte dello stato,degli azionisti e dei creditori. Possiamo avere un FCF inteso come strumento di analisi e programmazione finanziaria; o un FCF inteso come sintesi delle performance d’impresa di cui beneficiano monetariamente gli stakeholders finanziari. Due principali tipo di FCF: Il FCF to equity che esprime il rendimento per l’azionista al lordo degli oneri tributari ed è quindi calcolato dopo gli interessi passivi e prima delle imposte. Questo flusso è misurato dalla differenza tra il cash flow autogenerato e il vincolo di rinnovamento. Esite anche il FCF to firm. Il primo si differenzia da secondo per il fatto di includere tra i suoi elementi positivi anche le variazioni in aumento dei debiti dovuti alla maturazione degli interessi passivi,dalle imposte sul reddito e dalle obbligazioni assunte con gli azionisti in termini di distribuzione dei dividendi deliberata e non ancora effettuata.

MODELLO COSTI- RICAVI-CONTRIBUZIONE

Logica produttiva: il profitto si intende come ricchezza residua appartenente all’impresa. Il profitto è il semplice rapporto tra ricavi e costi.

Logica distributiva: il profitto è inteso come traguardo necessario. Deve esserci una congrua remunerazione per i soggetti che apportano capitale di rischio.

1. P=R – Ct Ct=Cu+CS P=R-Cu – CS2. P=p x q – Cu x q – CS MC=p – Cu P= q x MC – CS3. P=q x (p – Cu) – CS

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P dipende dal valore del prodotto Cu dipende dal set di fornitori,dal luogo di provenienza q dipende dalla domanda CS dipende dalla scelta di natura strategica

TASSO DI CONTRIBUZIONE

TC= P – Cu/P = R-Cu/R = 1- (Cu /p)

Il tasso di contribuzione esprime il quantum disponibile per ogni euro di ricavo per la copertura dei costi di struttura. Il TC oscilla tra 0 e 1. Può anche essere negativo;magari in un periodo di offerte promozionali oppure in imprese che operano nel campo delle utilities e quindi hanno il tasso di contribuzione sempre inferiore a 0.

AVANZO ECONOMICO q(p-Cu)>CS P>0

EQUILIBRIO ECONOMICO ASSOLUTO q(p-Cu) =CS P=0

DISAVANZO ECONOMICO q(p-Cu)<CS P<0

EQUILIBRIO ECONOMICO RELATIVO q(p-Cu) – CS =H P>0

H = Congrua remunerazione della proprietà

ANALISI BREAK EVEN

Con il break even si studia la relazione che c’è tra i costi di struttura,i costi variabili e i volumi di produzione. E’ fondamentale in quanto rende possibile l’identificazione del cosiddetto PUNTO D’EQUILIBRIO,cioè quel punto dove i costi totali sono uguali ai ricavi totali.

GRAFICO.

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ESEMPIO.

Q= CS /P – Cu

Costi fissi= 150.000 Prezzo=970 Costo variabile=430

150.000/(970-430)=277 Ciò significa che la quantità di equilibrio(Q) da produrre e vendere per pareggiare è rappresentata da 277 unità da vendere a 970.

Questa analisi può però rappresentare dei limiti:

1. E’ un’analisi statica e non dinamica e quindi non considera i flussi di cassa2. Si considera scontato il fatto di vendere tutto ciò che si produce,non tenendo quindi conto delle

rimanenze.3. Costi e ricavi non variano in modo lineare. Sappiamo che i costi variabili variano a secondo della

quantità del prodotto. Ma il costo variabile non è una curva lineare ;quindi se compriamo 10 unità o 100 unità il prezzo per unità scende verso per quante più unità vengono acquistate.

RICAVO D’EQUILIBIRIO

P= p x q

R= p x (CS/P-Cu) P/P-Cu= 1/TC

R_= CS/TC

Il ricavo di equilibrio è correlato positivamente ai costi di struttura e negativamente al TC.

P_= (CS/TC)/Q TC_=(CS/P)/Q CS= TC x R= Q x (P-Cu) = R – Cu

RICAVO PROFITTEVOLE

R – R_= p x q – (CS/TC)

Posto R maggiore del ricavo d’equilibrio, il valore positivo del ricavo profittevole esprime un margine di sicurezza.

SISTEMA FINANZIARIO

E’ un sistema vitale ed è caratterizzato da un ODG e da una struttura operativa. L’ODG persegue obbiettivi di profitto ed efficienza. Una impresa sopravvive se rispetta le sue condizioni specifiche: consonanza e risonanza. Per consonanza si intende una primo approccio alla compatibilità tra sistemi. La consonanza permette iniziale,quindi la compatibilità, permette una condizione di risonanza tra i sistemi, cioè il rapporto di compatibilità va avanti. L’impresa si mantiene nel tempo se è in grado di recepire e soddisfare le richieste che i sovra sistemi proiettano su di essa. La realizzazione di un alto grado di risonanza dipende dall’efficacia nei processi di governo,capacità di identificare i sovra sistemi prioritari e quelli incompatibili, e nell’efficacia della struttura operativa,cioè la capacità delle componenti dell’impresa di attuare ciò che è stato stabilito dall’organo di governo. L’organo di governo è identificato come la componente logica dell’area decisionale.

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L’organo di governo recepisce gli stimoli che provengono dalla struttura operativa;compone e valorizza le risorse presenti nella struttura operativa.

SURPLUS/DEFICIT

Attività finanziarie-Passività finanziarie=Surplus/deficit

AR= AF – PF

SE AF>PF abbiamo un Surplus. Le famiglie sono in surplus perché sostengono prima i ricavi dei costi.

SE AF<PF abbiamo un Deficit Le imprese sono in deficit perché sostengono prima i costi e poi i ricavi.

COMPONENTI DELLA STRUTTURA FINANZIARIA

K= MP + D INVESTIMENTI NETTI

MP= K – D MEZZI PROPRI

D= K – MP DEBITI FINANZIARI

Q= D/K d=D/MP L= K/MP

Quoziente Tasso Leverage indebit. Indebit. Composiz.

Stante l’ugualgianda K=MP + D si ha:

q= d/L L= 1/ 1 – q d= q x L = q/1 – q

il quoziente di indebitamente rimane costante al crescere degli investimenti quando tale crescita è proporzionale allo sviluppo dei debiti,e quindi,dei mezzi propri.

DK/K=DD/D=DMP/MP Dq=0; Dd=0; DL=0:

Al contrario se questa proporzionalità tra le grandezze K,D e MP viene meno avremo:

DK/K =/ DD/D =/ DMP/MP Dq=/0; Dd=/0; DL=/0;

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LEVA DI CONTRIBUZIONE

Esprime le conseguenze sul TC dopo una variazione di CS.

LC= DTC/TC x CS/DCS

Questa leva deve essere valutata contestualmente al saggio di crescita del ricavo profittevole(SCR)

SCR=DR – DR_/R-R_

LEVA OPERATIVA

LO= DP/P x R/DR Esprima l’elasticità del profitto rispetto ai ricavi.

Al crescere della leva operativa aumenta la correlazione tra la variazione dei ricavi e la variazione del profitto.

LO come moltiplicatore del profitto al variare dei ricavi: DP/P= LO x (DR/R) DP= LO x (DR/R) x P

DR>0= DP>0

DR<0=DP<0

Per TC=0 e CS=0

LO=(TC x R)/P =R/R-R_

LO=(R – Cu)/R – CU- CS LO= 1 + (CS/P)

La leva operativa è correlata positivamente ai costi di struttura sostenuti e negativamente al profitto conseguito.

LEVA OPERATIVA E SLACK

La leva operativa è correlata positivamente alle risorse slack da cui originano i costi di struttura.

LO= 1 + CS/P

SLACK

Lo slack organizzativo è inteso come una riserva strategica che agisce da fattore di protezione ed elemento di dinamicità imprenditoriale rispetto alla volatilità esogena ed endogena a cui è soggetto il sistema impresa. Lo slack è inteso come un cuscinetto posto a copertura delle possibili turbolenze aziendale ed è

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uno strumento necessario al mantenimento dell’impresa. Emerge quindi una logica evoluzionistica che vede nella disponibilità di risorse ridondanti uno strumento strategico-operativo potenzialmente sfruttabile rispetto ad obbiettivi di mantenimento e/o sviluppo. Da tale logica consegue la necessità di orientare le decisioni d’investimento verso la massimizzazione delle performance attese nel medio e lungo periodo;iò non significa abbandonare obbiettivi di redditività immediata.

Lo slack assorbito si riferisce ad eccedenze di risorse finalizzate ad usi specifici(eccedenza di macchinari).

Lo slack non assorbito attiene a risorse immediatamente allocabili a favore di svariati percorsi di crescita,innovazione o adattamento. Si tratta di eccedenze libere in quanto costituite da liquidità o attività rapidamente alienabili.

Tali forme di slack tendono quindi ad assumere andamenti inversi; nel senso che al crescere del grado di assorbimento delle risorse eccedenti,si riduce il grado di liquidità dell’attivo;e quindi di quella parte di ridondanza liberamente allocabile.

Il prevalere di una o dell’altra forma di slack si riflette sia sul profilo strategico che sul quello economico. Dal punto di vista strategico al crescere dello slack non assorbito aumentano le opzioni strategiche di attuare cambiamenti in termini di innovazione di prodotto o di processi;mentre uno slack assorbito elevato pone l’impresa nella condizione di ricercare vantaggi di costo attraverso recuperi di efficienza. Dal punto di vista economico lo slack assorbito implica costi operativi diretti,quello non assorbito genera costi gravanti sull’impresa.

Infine sul piano finanziario,la crescita dello slack assorbito e la riduzione di quello non assorbito,aumenta l’intensità di capitale degli investimenti,causando un maggior consolidamento delle fonti di finanziamento;condizione necessaria a salvaguardare l’equilibrio finanziari nelle fasi di sviluppo industriale.

La costante formazione di slack finanziario(eccesso di liquidità potenziale ed effettiva),tipica forma di slack non assorbito, scaturisce da processi di autofinanziamento e da politiche restrittive dei dividendi. Le principali ragioni che spingono le imprese verso l’autogenerazione di liquidità,quindi verso la formazione di un certo slack finanziario sono:-disporre di una certa riserva di liquidità atta a fronteggiare l’emergere dei pagamenti imprevisti. Le riserve di liquidità legate a ragioni precauzionali riguardano soprattutto le piccole imprese. La formazione di slack finanziario dovuta ad obbiettivi di crescita e/o innovazione,caratterizzano imprese,solitamente medio-grandi,che operano in settori dinamici e per i quali esiste un potenziale margine di crescita.

RISCHIO