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ESEMPI DI ARCHITETTURA Spazi di riflessione 28

ESEMPI DI ARCHITETTURApensiero di Werner Heisenberg, Premio Nobel per la Fisica nel 1932. È probabilmente vero, in linea di massima, che nella storia del pensieroumano gli sviluppi

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Page 1: ESEMPI DI ARCHITETTURApensiero di Werner Heisenberg, Premio Nobel per la Fisica nel 1932. È probabilmente vero, in linea di massima, che nella storia del pensieroumano gli sviluppi

ESEMPI DI ARCHITETTURA

Spazi di riflessione

28

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DirettoreOlimpia Niglio Kyoto University, Japan

Comitato scientificoTaisuke KurodaKanto Gakuin University, Yokohama, JapanRubén Hernández Molina Universidad Nacional, Bogotá, ColombiaAlberto Parducci Università degli Studi di PerugiaEnzo SivieroUniversità Iuav di Venezia, VeneziaAlberto SpositoUniversità degli Studi di PalermoKarin TemplinUniversity of Cambridge, Cambridge, UK

Comitato di redazioneGiuseppe de Giovanni Università degli Studi di PalermoMarzia Marandola Sapienza Università di RomaMabel Matamoros TumaInstituto Superior Politécnico José a. Echeverría, La Habana, CubaAlessio Pipinato Università degli Studi di PadovaBruno PeluccaUniversità degli Studi di FirenzeChiara VisentinUniversità IUAV di Venezia

EdA – Collana editoriale internazionale con obbligo del Peer review (SSD A08 – Ingegneria Civile e Architettura), in ottemperanza alle direttive del Consiglio Universitario Nazionale (CUN), dell’Agenzia Nazionale del si-stema Universitario e della Ricerca (ANVUR) e della Valutazione Qualità della Ricerca (VQR). Peer Review per conto della Direzione o di un mem-bro della Redazione e di un Esperto Esterno (clear peer review).

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ESEMPI DI ARCHITETTURA

La collana editoriale Esempi di Architettura nasce per divulgare pubblicazioni scientifiche edite dal mondo universitario e dai centri di ricerca, che focalizzino l’attenzione sulla lettura critica dei proget ti. Si vuole così creare un luogo per un dibattito culturale su argomenti interdisciplinari con la finalità di approfondire tematiche attinenti a differenti ambiti di studio che vadano dalla storia, al restauro, alla progettazione architettonica e strutturale, all’analisi tecnologica, al paesaggio e alla città.

Le finalità scientifiche e culturali del progetto EDA trovano le ragioni nel pensiero di Werner Heisenberg, Premio Nobel per la Fisica nel 1932.

È probabilmente vero, in linea di massima, che nella storia del pensiero umano gli sviluppi più fruttuosi si verificano spesso nei punti d’interferenza tra diverse linee di pensiero. Queste linee possono avere le loro radici in parti assolutamente diverse della cultura umana, in diversi tempi ed in ambienti culturali diversi o di diverse tradizioni religiose; perciò, se esse veramente si incontrano, cioè, se vengono a trovarsi in rapporti sufficientemente stretti da dare origine ad un’effettiva interazione, si può allora sperare che possano seguire nuovi ed interessanti sviluppi.

Spazi di rif lessione

La sezione Spazi di rif lessione della collana EdA, Esempi di Architettura, si propone di contribuire alla conoscenza e alla diffusione, attraverso un costruttivo confronto di idee e di esperienze, di attività di ricerca interdisciplinari svolte in ambito sia nazionale che internazionale. La collana, con particolare attenzione ai temi della conservazione del patrimonio costruito nonché dell’evoluzione del processo costruttivo anche in ambito ingegneristico, è finalizzata ad approfondire temi teorici e metodologici propri della progettazione, a conoscere i protagonisti promotori di percorsi evolutivi nonché ad accogliere testimonianze operative e di attualità in grado di apportare validi contributi scientifici. Le attività di ricerca accolte nella collana EdA e nella sezione Spazi di rif lessione possono essere in lingua straniera.

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Si ringrazia la Fondazione Italia Giappone

1866-2016 | 150° Anniversario delle Relazioni bilaterali tra Italia e Giappone

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Olimpia Niglio

Avvicinamento alla storiadell’architettura giapponese

Dal periodo Nara al periodo Meiji

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Aracne editrice

[email protected]

Copyright © MMXVIGioacchino Onorati editore S.r.l. – unipersonale

[email protected]

via Sotto le mura, 5400020 Canterano (RM)

(06) 93781065

isbn 978–88–548–8946–0

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: settembre 2016

INDICE

9 PREMESSA

LA STORIA

15 VERSO UNA STORIA DELL’ARCHITETTURA GIAPPONESE

Prime esperienze architettoniche

Il modello ideale delle città di nuova fondazione Da Heian al periodo Muromachi

Il periodo Azuchi-Momoyama Dal Periodo Edo verso la Restaurazione Meiji

51

IL GIAPPONE INCONTRA L’OCCIDENTE

Primi contatti interculturali tra Europa e Giappone L’imperatore Meiji e l’Occidente

Cultura, arte ed architettura in Giappone nel periodo Meiji

79 ARTISTI ITALIANI IN GIAPPONE ALLA FINE DEL XIX SECOLO

Premesse storiche

Vincenzo Ragusa, artista siciliano tra Tokyo e Yokohama

87 GIAN VINCENZO CAPPELLETTI (1843-1891)

UN ARCHITETTO TRA MILANO, TOKYO E SAN FRANCISCO Denise Ulivieri

Milano 1855-1876. Gian Vincenzo Cappelletti e gli anni all’Accademia di Brera

Tokyo 1876-1885. Gian Vincenzo Cappelletti tra didattica e attività professionale San Francisco 1885-1891. La fine del viaggio

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INDICE

9 PREMESSA

LA STORIA

15 VERSO UNA STORIA DELL’ARCHITETTURA GIAPPONESE

Prime esperienze architettoniche

Il modello ideale delle città di nuova fondazione Da Heian al periodo Muromachi

Il periodo Azuchi-Momoyama Dal Periodo Edo verso la Restaurazione Meiji

51

IL GIAPPONE INCONTRA L’OCCIDENTE

Primi contatti interculturali tra Europa e Giappone L’imperatore Meiji e l’Occidente

Cultura, arte ed architettura in Giappone nel periodo Meiji

79 ARTISTI ITALIANI IN GIAPPONE ALLA FINE DEL XIX SECOLO

Premesse storiche

Vincenzo Ragusa, artista siciliano tra Tokyo e Yokohama

87 GIAN VINCENZO CAPPELLETTI (1843-1891)

UN ARCHITETTO TRA MILANO, TOKYO E SAN FRANCISCO Denise Ulivieri

Milano 1855-1876. Gian Vincenzo Cappelletti e gli anni all’Accademia di Brera

Tokyo 1876-1885. Gian Vincenzo Cappelletti tra didattica e attività professionale San Francisco 1885-1891. La fine del viaggio

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107 IL CONTRIBUTO DELLA CULTURA ARCHITETTONICA INGLESE IN GIAPPONE

Josiah Conder architetto (1852 - 1920)

Arthur Lindsay Sadler (1882-1970)

119 RIFLESSIONI SUL VALORE DEL PATRIMONIO CULTURALE

JOHN RUSKIN E SOETSU YANAGI

John Ruskin e la teoria mingei John Ruskin e William Morris in Giappone

L’EREDITÁ CULTURALE

129 CULTURA E CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO IN GIAPPONE

Istituzionalizzazione della conservazione del patrimonio culturale Prime teorizzazioni in materia di conservazione: Zennosuke Tsuji

Restauro della Porta Imperiale (Kara-mon) del castello di Nijō-jō a Kyoto

147

IL RESTAURO DEI TEMPLI IN GIAPPONE. TRA TANGIBILITÀ ED INTANGIBILITÀ

Riferimenti storici ed analisi terminologiche Breve glossario. Terminologia tecnica nel settore del patrimonio in Giappone

Differenti approcci metodologici e culturali La cultura del restauro presso i templi ed i santuari

Il Tempio Byodo-in a Uji

Il Tempio di Daitoku-ji a Kyoto

161 BIBLIOGRAFIA

9

PREMESSA Il succedersi di influenze culturali differenti, che hanno condizionato il Giappone

(日本) soprattutto a partire dalla metà del XIX secolo, non ha mutato significativamente i caratteri culturali di questa nazione. Nell’avvicinarci alla cultura del Sole Levante la maggiore difficoltà per noi occidentali sta soprattutto nel comprendere le ragioni di una moltitudine di comportamenti e di metodi difficili da percepire, perché numerosi e di non semplice interpretazione. Infatti «per gli architetti occidentali - scrive Kakuzo Okakura – educati secondo il metodo tradizionale delle costruzioni in pietra e mattoni, la tecnica giapponese, che utilizza il legno e il bambù, non è degna di essere considera-ta architettura. Solo di recente uno studioso occidentale ha riconosciuto e onorato la mirabile perfezione dei grandi templi giapponesi. Se questa incomprensione investe la nostra architettura classica, non potremo certo aspettarci che uno straniero apprezzi la sottile bellezza della stanza del tè, i cui principi costruttivi e decorativi sono completa-mente diversi da quelli occidentali»1.

Le motivazioni di queste difficoltà sono da ricercare principalmente nell’attitudine alla razionalizzazione che caratterizza il pensiero occidentale e che non sempre favori-sce un dialogo incondizionato con culture differenti ed anche molto distanti non solo geograficamente.

Con particolare riguardo alla cultura architettonica oggi il Giappone rappresenta, nell’immaginario collettivo, un luogo di estrema innovazione e sperimentazione. Ana-lizzando nel dettaglio la realtà ciò che emerge è l’immagine di una forte diversificazio-ne culturale: da un lato lo stile tradizionale, sublime, intuitivo, evocativo, popolare e poco preoccupato delle distinzioni di classe; dall’altro lo stile contemporaneo impositi-vo, esclusivo, tecnologico, ma non immagine di tutto il suo popolo.

Cercando di interpretare le filosofie poste alla base del progetto dell’architettura giapponese, oggi sempre più pervasa da tentativi di conciliazione culturale tra Oriente ed Occidente, si può tentare di comprendere, sia pure con non poche difficoltà, alcuni dei principali aspetti che, sin da un passato molto lontano, sono stati alla base dello svi-luppo concettuale del costruire.

Con riferimento allo studio dell’architettura e della sua evoluzione storica questo volume ha inteso affrontare una tematica piuttosto complessa, ossia di tentare di scri-vere una piccola storia dell’architettura per avvicinare studiosi occidentali a metodi e

1 KAKUZO OKAKURA (2007), Lo Zen e la Cerimonia del Tè, Milano, p. 43; CRAM R.N. (1905), Impression of Japa-nese Architecture and the Allied Arts, The Baker & Taylor Co., New York.

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107 IL CONTRIBUTO DELLA CULTURA ARCHITETTONICA INGLESE IN GIAPPONE

Josiah Conder architetto (1852 - 1920)

Arthur Lindsay Sadler (1882-1970)

119 RIFLESSIONI SUL VALORE DEL PATRIMONIO CULTURALE

JOHN RUSKIN E SOETSU YANAGI

John Ruskin e la teoria mingei John Ruskin e William Morris in Giappone

L’EREDITÁ CULTURALE

129 CULTURA E CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO IN GIAPPONE

Istituzionalizzazione della conservazione del patrimonio culturale Prime teorizzazioni in materia di conservazione: Zennosuke Tsuji

Restauro della Porta Imperiale (Kara-mon) del castello di Nijō-jō a Kyoto

147

IL RESTAURO DEI TEMPLI IN GIAPPONE. TRA TANGIBILITÀ ED INTANGIBILITÀ

Riferimenti storici ed analisi terminologiche Breve glossario. Terminologia tecnica nel settore del patrimonio in Giappone

Differenti approcci metodologici e culturali La cultura del restauro presso i templi ed i santuari

Il Tempio Byodo-in a Uji

Il Tempio di Daitoku-ji a Kyoto

161 BIBLIOGRAFIA

9

PREMESSA Il succedersi di influenze culturali differenti, che hanno condizionato il Giappone

(日本) soprattutto a partire dalla metà del XIX secolo, non ha mutato significativamente i caratteri culturali di questa nazione. Nell’avvicinarci alla cultura del Sole Levante la maggiore difficoltà per noi occidentali sta soprattutto nel comprendere le ragioni di una moltitudine di comportamenti e di metodi difficili da percepire, perché numerosi e di non semplice interpretazione. Infatti «per gli architetti occidentali - scrive Kakuzo Okakura – educati secondo il metodo tradizionale delle costruzioni in pietra e mattoni, la tecnica giapponese, che utilizza il legno e il bambù, non è degna di essere considera-ta architettura. Solo di recente uno studioso occidentale ha riconosciuto e onorato la mirabile perfezione dei grandi templi giapponesi. Se questa incomprensione investe la nostra architettura classica, non potremo certo aspettarci che uno straniero apprezzi la sottile bellezza della stanza del tè, i cui principi costruttivi e decorativi sono completa-mente diversi da quelli occidentali»1.

Le motivazioni di queste difficoltà sono da ricercare principalmente nell’attitudine alla razionalizzazione che caratterizza il pensiero occidentale e che non sempre favori-sce un dialogo incondizionato con culture differenti ed anche molto distanti non solo geograficamente.

Con particolare riguardo alla cultura architettonica oggi il Giappone rappresenta, nell’immaginario collettivo, un luogo di estrema innovazione e sperimentazione. Ana-lizzando nel dettaglio la realtà ciò che emerge è l’immagine di una forte diversificazio-ne culturale: da un lato lo stile tradizionale, sublime, intuitivo, evocativo, popolare e poco preoccupato delle distinzioni di classe; dall’altro lo stile contemporaneo impositi-vo, esclusivo, tecnologico, ma non immagine di tutto il suo popolo.

Cercando di interpretare le filosofie poste alla base del progetto dell’architettura giapponese, oggi sempre più pervasa da tentativi di conciliazione culturale tra Oriente ed Occidente, si può tentare di comprendere, sia pure con non poche difficoltà, alcuni dei principali aspetti che, sin da un passato molto lontano, sono stati alla base dello svi-luppo concettuale del costruire.

Con riferimento allo studio dell’architettura e della sua evoluzione storica questo volume ha inteso affrontare una tematica piuttosto complessa, ossia di tentare di scri-vere una piccola storia dell’architettura per avvicinare studiosi occidentali a metodi e

1 KAKUZO OKAKURA (2007), Lo Zen e la Cerimonia del Tè, Milano, p. 43; CRAM R.N. (1905), Impression of Japa-nese Architecture and the Allied Arts, The Baker & Taylor Co., New York.

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PREMESSA 10

criteri operativi le cui ragioni vanno ricercate proprio in quelle filosofie di vita che sono alla base della cultura orientale.

Al fine di intraprendere al meglio questo percorso sono stati fondamentali quattro riferimenti bibliografici: Impression of Japanese Architecture and the Allied Arts di Ralfh Adams Cram edito nel 1905; l’opera The Art and Architecture of Japan a cura di Robert Treat Paine e Alexander Soper pubblicata a Londra in una prima edizione nel 1955; gli studi dell’inglese Arthur Lindsay Sadler che lavorò in Giappone dal 1909 al 1922 e che nel 1963 diede alle stampe uno straordinario libro dal titolo A Short History of Japanese Architecture ed ancora il più recente volume di Arata Isozaki, Japan-ness in Architecture, edito a Cambridge Massachessetts nel 2006, nella sua versione in lingua inglese.

Inoltre miei precedenti saggi pubblicati in riviste internazionali e le tre monografie Giappone. Tutela e conservazione di antiche tradizioni (con Koji Kuwakino) edito in Pisa nel 2010, Twelve houses restored in Japan and Italy (con Taisuke Kuroda) pubblicato a Roma nel 2011 ed ancora El valor del patrimonio cultural entre extremo Oriente y extremo Occiden-te, stampato in Roma nel 2015, hanno costituito una solida base per lo sviluppo degli studi sulla cultura del Sol Levante giunti fino alla redazione di questo libro.

Tutti questi contributi, per differenti approcci interpretativi e di orientamento cultu-rale sono stati fondamentali per la redazione delle pagine che seguiranno.

Certamente il volume Avvicinamento alla storia dell’architettura giapponese rappresenta il risultato base di un lungo lavoro di ricerca iniziato nel 2009 durante i primi viaggi in Giappone per motivi di studio a cui sono seguite poi lunghe permanenze di lavoro ac-cademico e di ricerca come docente straniero presso la Kyoto University, Graduate School of Human and Environmental Studies ed ancora tanti altri impegni intrapresi come membro Icomos (International Council on Monuments and Sites) per istituzioni governative. A questi vanno aggiunte importanti iniziative culturali realizzate presso l’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo tra il 2011 ed il 2014 anche in collaborazione con l’ufficio Scienza e Tecnologia dell’Ambasciata d’Italia a Tokyo.

Il lavoro di ricerca ha richiesto un attento studio di quei principi filosofici di vita che sono alla base della cultura orientale e dai quali non è possibile distaccarci se inten-diamo intraprendere un percorso di avvicinamento alla conoscenza della storia dell’architettura dell’Estremo Oriente. Certamente questi studi sono stati anche forte-mente coadiuvati da altre importanti esperienze che, già dal 2006, ho realizzato in A-merica Latina, un territorio apparentemente distante ma invece molto più prossimo al-la cultura orientale di quanto si possa immaginare, così come dimostrano i numerosi scambi culturali nonché le numerose comunità asiatiche che da tempi immemorabili si sono stabilite in molte regione andine e dell’area Mesoamericana. Pertanto questo ricco bagaglio culturale, tra estremo Oriente ed estremo Occidente rispetto al quale mi sono formata, in particolare nell’ultimo decennio (2006-2016), è stato fondamentale per un approccio sistematico nella redazione di questo lavoro di ricerca.

Il volume si compone di due parti: La Storia e L’Eredità Culturale. Nella sezione dedi-cata alla storia un primo capitolo analizza le fasi salienti del percorso evolutivo dell’architettura giapponese dal periodo Nara (710-794) a tutta la Restaurazione Meiji (1868-1912). Sono descritti i metodi costruttivi, gli stili architettonici ed illustrati alcuni

PREMESSA 11

casi esemplificativi che fanno riferimento anche a specifiche terminologie. Un secondo capitolo dal titolo “Il Giappone incontra l’Occidente” è finalizzato all’analisi dei primi contatti documentati tra Oriente ed Occidente a partire dalla metà del XVI secolo con le missioni religiose ed gli scambi commerciali con la comunità portoghese e spagnola. Questo capitolo intende anche analizzare le ragioni che hanno poi caratterizzato l’arte e l’architettura giapponese a seguito dell’influenza occidentale ben manifesta soprattutto a partire dalla Restaurazione Meiji. Proprio a quest’ultimo periodo sono specificamente dedicati i capitoli successivi che illustrano il contributo di artisti, architetti ed intellet-tuali europei giunti in Giappone a partire dalla metà del XIX secolo. Particolare atten-zione è dedicata a due artisti italiani, Vincenzo Ragusa e Gian Vincenzo Cappelletti, quest’ultimo con un interessante contributo redatto da Denise Ulivieri dell’Università di Pisa, nonché al ruolo svolto da studiosi inglesi quali Josiah Conder (1852 - 1920) e Arthur Lindsay Sadler (1882-1970) che hanno ricoperto un compito determinante per lo sviluppo delle attività accademiche universitarie in Giappone nonché contribuito for-temente alla diffusione della cultura orientale in Occidente. Conclude la prima parte dedicata alla storia un saggio su brevi riflessioni relative al concetto di valore del pa-trimonio culturale che mettono in relazione le teorie dell’inglese John Ruskin con quel-le del filosofo giapponese Soetsu Yanagi e la teoria mingei.

La seconda parte del volume, L’Eredità Culturale, è suddivisa in due capitoli la cui finalità è di avvicinare il cultore ai principi propri della conservazione dell’architettura in Giappone. Quindi una volta acquisite le conoscenze di base della storia il lettore è invitato a riflettere su quelle che sono tematiche molto controverse, tra Oriente ed Oc-cidente, in merito ai criteri che sottintendono il restauro dell’architettura. Anche in questo caso per entrare nel merito della tematica è stato fondamentale elaborare un’analisi terminologica e quindi intendere il significato di vocaboli autoctoni come shuri (riparazione), shufuku (restauro) e hozon (conservazione) e la loro specifica appli-cazione. Tuttavia dalla lettura della storia e dall’analisi di cantieri di restauro dei tem-pli buddhisti, dettagliatamente esaminati da Zennosuke Tsuji (1877-1955), professore presso la Tokyo Imperial University, è emerso che la pratica conservativa dell’architettura in Giappone è molto antica ed investe allo stesso tempo sia l’ambito tangibile che quello intangibile come ben dichiarato anche nella legge di tutela del pa-trimonio culturale del 1950 e tuttora in vigore. Fondamentale, al riguardo, è stata la frequentazione di tre cantieri di opere monumentali (la Porta Imperiale -Kara-mon- del castello di Nijō-jō a Kyoto, la grande sala di lettura del tempio di Daitoku-ji a Kyoto ed il restauro del Tempio Byodo-in a Uji) che hanno consentito di verificare in loco proce-dimenti e criteri operativi imprescindibili per il restauro dell’architettura storica giap-ponese.

Il percorso storico termina con la Restaurazione Meiji, quindi con i primi anni del XX secolo, in quanto l’attività di ricerca volutamente si è concentrata su quei periodi più complessi della storia dell’architettura giapponese e meno noti in Occidente, ma fondamentali al fine di analizzare con maggiore consapevolezza l’evoluzione che l’architettura ha avuto soprattutto a partire dal XX secolo ed il cui bagaglio culturale è alla base dei progetti che caratterizzano l’immagine contemporanea del Sol Levante.

Page 11: ESEMPI DI ARCHITETTURApensiero di Werner Heisenberg, Premio Nobel per la Fisica nel 1932. È probabilmente vero, in linea di massima, che nella storia del pensieroumano gli sviluppi

PREMESSA 10

criteri operativi le cui ragioni vanno ricercate proprio in quelle filosofie di vita che sono alla base della cultura orientale.

Al fine di intraprendere al meglio questo percorso sono stati fondamentali quattro riferimenti bibliografici: Impression of Japanese Architecture and the Allied Arts di Ralfh Adams Cram edito nel 1905; l’opera The Art and Architecture of Japan a cura di Robert Treat Paine e Alexander Soper pubblicata a Londra in una prima edizione nel 1955; gli studi dell’inglese Arthur Lindsay Sadler che lavorò in Giappone dal 1909 al 1922 e che nel 1963 diede alle stampe uno straordinario libro dal titolo A Short History of Japanese Architecture ed ancora il più recente volume di Arata Isozaki, Japan-ness in Architecture, edito a Cambridge Massachessetts nel 2006, nella sua versione in lingua inglese.

Inoltre miei precedenti saggi pubblicati in riviste internazionali e le tre monografie Giappone. Tutela e conservazione di antiche tradizioni (con Koji Kuwakino) edito in Pisa nel 2010, Twelve houses restored in Japan and Italy (con Taisuke Kuroda) pubblicato a Roma nel 2011 ed ancora El valor del patrimonio cultural entre extremo Oriente y extremo Occiden-te, stampato in Roma nel 2015, hanno costituito una solida base per lo sviluppo degli studi sulla cultura del Sol Levante giunti fino alla redazione di questo libro.

Tutti questi contributi, per differenti approcci interpretativi e di orientamento cultu-rale sono stati fondamentali per la redazione delle pagine che seguiranno.

Certamente il volume Avvicinamento alla storia dell’architettura giapponese rappresenta il risultato base di un lungo lavoro di ricerca iniziato nel 2009 durante i primi viaggi in Giappone per motivi di studio a cui sono seguite poi lunghe permanenze di lavoro ac-cademico e di ricerca come docente straniero presso la Kyoto University, Graduate School of Human and Environmental Studies ed ancora tanti altri impegni intrapresi come membro Icomos (International Council on Monuments and Sites) per istituzioni governative. A questi vanno aggiunte importanti iniziative culturali realizzate presso l’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo tra il 2011 ed il 2014 anche in collaborazione con l’ufficio Scienza e Tecnologia dell’Ambasciata d’Italia a Tokyo.

Il lavoro di ricerca ha richiesto un attento studio di quei principi filosofici di vita che sono alla base della cultura orientale e dai quali non è possibile distaccarci se inten-diamo intraprendere un percorso di avvicinamento alla conoscenza della storia dell’architettura dell’Estremo Oriente. Certamente questi studi sono stati anche forte-mente coadiuvati da altre importanti esperienze che, già dal 2006, ho realizzato in A-merica Latina, un territorio apparentemente distante ma invece molto più prossimo al-la cultura orientale di quanto si possa immaginare, così come dimostrano i numerosi scambi culturali nonché le numerose comunità asiatiche che da tempi immemorabili si sono stabilite in molte regione andine e dell’area Mesoamericana. Pertanto questo ricco bagaglio culturale, tra estremo Oriente ed estremo Occidente rispetto al quale mi sono formata, in particolare nell’ultimo decennio (2006-2016), è stato fondamentale per un approccio sistematico nella redazione di questo lavoro di ricerca.

Il volume si compone di due parti: La Storia e L’Eredità Culturale. Nella sezione dedi-cata alla storia un primo capitolo analizza le fasi salienti del percorso evolutivo dell’architettura giapponese dal periodo Nara (710-794) a tutta la Restaurazione Meiji (1868-1912). Sono descritti i metodi costruttivi, gli stili architettonici ed illustrati alcuni

PREMESSA 11

casi esemplificativi che fanno riferimento anche a specifiche terminologie. Un secondo capitolo dal titolo “Il Giappone incontra l’Occidente” è finalizzato all’analisi dei primi contatti documentati tra Oriente ed Occidente a partire dalla metà del XVI secolo con le missioni religiose ed gli scambi commerciali con la comunità portoghese e spagnola. Questo capitolo intende anche analizzare le ragioni che hanno poi caratterizzato l’arte e l’architettura giapponese a seguito dell’influenza occidentale ben manifesta soprattutto a partire dalla Restaurazione Meiji. Proprio a quest’ultimo periodo sono specificamente dedicati i capitoli successivi che illustrano il contributo di artisti, architetti ed intellet-tuali europei giunti in Giappone a partire dalla metà del XIX secolo. Particolare atten-zione è dedicata a due artisti italiani, Vincenzo Ragusa e Gian Vincenzo Cappelletti, quest’ultimo con un interessante contributo redatto da Denise Ulivieri dell’Università di Pisa, nonché al ruolo svolto da studiosi inglesi quali Josiah Conder (1852 - 1920) e Arthur Lindsay Sadler (1882-1970) che hanno ricoperto un compito determinante per lo sviluppo delle attività accademiche universitarie in Giappone nonché contribuito for-temente alla diffusione della cultura orientale in Occidente. Conclude la prima parte dedicata alla storia un saggio su brevi riflessioni relative al concetto di valore del pa-trimonio culturale che mettono in relazione le teorie dell’inglese John Ruskin con quel-le del filosofo giapponese Soetsu Yanagi e la teoria mingei.

La seconda parte del volume, L’Eredità Culturale, è suddivisa in due capitoli la cui finalità è di avvicinare il cultore ai principi propri della conservazione dell’architettura in Giappone. Quindi una volta acquisite le conoscenze di base della storia il lettore è invitato a riflettere su quelle che sono tematiche molto controverse, tra Oriente ed Oc-cidente, in merito ai criteri che sottintendono il restauro dell’architettura. Anche in questo caso per entrare nel merito della tematica è stato fondamentale elaborare un’analisi terminologica e quindi intendere il significato di vocaboli autoctoni come shuri (riparazione), shufuku (restauro) e hozon (conservazione) e la loro specifica appli-cazione. Tuttavia dalla lettura della storia e dall’analisi di cantieri di restauro dei tem-pli buddhisti, dettagliatamente esaminati da Zennosuke Tsuji (1877-1955), professore presso la Tokyo Imperial University, è emerso che la pratica conservativa dell’architettura in Giappone è molto antica ed investe allo stesso tempo sia l’ambito tangibile che quello intangibile come ben dichiarato anche nella legge di tutela del pa-trimonio culturale del 1950 e tuttora in vigore. Fondamentale, al riguardo, è stata la frequentazione di tre cantieri di opere monumentali (la Porta Imperiale -Kara-mon- del castello di Nijō-jō a Kyoto, la grande sala di lettura del tempio di Daitoku-ji a Kyoto ed il restauro del Tempio Byodo-in a Uji) che hanno consentito di verificare in loco proce-dimenti e criteri operativi imprescindibili per il restauro dell’architettura storica giap-ponese.

Il percorso storico termina con la Restaurazione Meiji, quindi con i primi anni del XX secolo, in quanto l’attività di ricerca volutamente si è concentrata su quei periodi più complessi della storia dell’architettura giapponese e meno noti in Occidente, ma fondamentali al fine di analizzare con maggiore consapevolezza l’evoluzione che l’architettura ha avuto soprattutto a partire dal XX secolo ed il cui bagaglio culturale è alla base dei progetti che caratterizzano l’immagine contemporanea del Sol Levante.

Page 12: ESEMPI DI ARCHITETTURApensiero di Werner Heisenberg, Premio Nobel per la Fisica nel 1932. È probabilmente vero, in linea di massima, che nella storia del pensieroumano gli sviluppi

PREMESSA 12

Tutto questo lavoro di ricerca non sarebbe stato possibile senza la stretta e costante collaborazione di tante persone.

Immensa gratitudine è rivolta al professore Atsushi Okada della Kyoto University, alla professoressa Noriko Inoue della Otemon Gakuin University di Osaka ed al pro-fessore Taisuke Kuroda della Kanto Gakuin University di Yokohama per i costanti e preziosi dialoghi nonché per i confronti culturali sul tema del patrimonio culturale in Giappone, iniziati a partire dal 2009 e continuati sempre con grande attenzione, colla-borazione ed entusiasmo.

In particolare si ringrazia Kozo Hirakate, Direttore Ufficio Cultura della Municipali-tà di Kyoto, l’architetto Tamaki Goto, Municipalità di Kyoto, responsabile del restauro della Porta Imperiale di Nijō-jō Castle, Sugimoto Hiroshi per la visita al cantiere di re-stauro del Tempio Byodo-in a Uji.

Un ringraziamento molto speciale ai monaci della comunità di Daitoku-ji Temple a Kyoto e a tutti gli allievi della scuola di dottorato coordinata da Atsushi Okada della Kyoto University, Graduate School of Human and Environmental Studies, con partico-lare riguardo a Mina Yamane, Jin Ogawa e Kaori Taguchi.

Un sentito ringraziamento all’Ambasciatore Umberto Vattani e al Dott. Umberto Donati della Fondazione Italia Giappone per il patrocinio culturale ed istituzionale.

Lucca, luglio 2016

Olimpia Niglio

LA STORIA

Page 13: ESEMPI DI ARCHITETTURApensiero di Werner Heisenberg, Premio Nobel per la Fisica nel 1932. È probabilmente vero, in linea di massima, che nella storia del pensieroumano gli sviluppi

PREMESSA 12

Tutto questo lavoro di ricerca non sarebbe stato possibile senza la stretta e costante collaborazione di tante persone.

Immensa gratitudine è rivolta al professore Atsushi Okada della Kyoto University, alla professoressa Noriko Inoue della Otemon Gakuin University di Osaka ed al pro-fessore Taisuke Kuroda della Kanto Gakuin University di Yokohama per i costanti e preziosi dialoghi nonché per i confronti culturali sul tema del patrimonio culturale in Giappone, iniziati a partire dal 2009 e continuati sempre con grande attenzione, colla-borazione ed entusiasmo.

In particolare si ringrazia Kozo Hirakate, Direttore Ufficio Cultura della Municipali-tà di Kyoto, l’architetto Tamaki Goto, Municipalità di Kyoto, responsabile del restauro della Porta Imperiale di Nijō-jō Castle, Sugimoto Hiroshi per la visita al cantiere di re-stauro del Tempio Byodo-in a Uji.

Un ringraziamento molto speciale ai monaci della comunità di Daitoku-ji Temple a Kyoto e a tutti gli allievi della scuola di dottorato coordinata da Atsushi Okada della Kyoto University, Graduate School of Human and Environmental Studies, con partico-lare riguardo a Mina Yamane, Jin Ogawa e Kaori Taguchi.

Un sentito ringraziamento all’Ambasciatore Umberto Vattani e al Dott. Umberto Donati della Fondazione Italia Giappone per il patrocinio culturale ed istituzionale.

Lucca, luglio 2016

Olimpia Niglio

LA STORIA

Page 14: ESEMPI DI ARCHITETTURApensiero di Werner Heisenberg, Premio Nobel per la Fisica nel 1932. È probabilmente vero, in linea di massima, che nella storia del pensieroumano gli sviluppi

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VERSO UNA STORIA DELL’ARCHITETTURA GIAPPONESE

Prime esperienze architettoniche Analizzare il tema della storia e della conservazione dell’architettura giapponese ri-

sulta molto complesso se prima non si esplora lo sviluppo che questa disciplina ha a-vuto a partire dall’introduzione della cultura buddista in Sol Levante. Questo percorso storico dell’architettura giapponese è stato analizzato con il supporto scientifico del vo-lume The art and architecture of Japan curato da Robert Treat Paine e Alexander Soper pubblicato a Londra in una prima edizione nel 1955 ed in una seconda aggiornata nel 19601.

La storia ci tramanda due importanti testi storici a cui si riferisce la storia del Giap-pone: il Kojiki ed il Nihon Shoki. Il Kojiki, letteralmente “cronaca di antichi eventi”, è un’opera scritta in giapponese misto al cinese e narra della storia della famiglia impe-riale fino al periodo Suiko (604-628); il Nihon Shoki , letteralmente “annali del Giappo-ne” è certamente il secondo libro più importante della storia nipponica e narra princi-palmente di aspetti religiosi e della famiglia imperiale. Si tratta di un’opera in trenta volumi che descrive in modo molto accurato la storia del Giappone fino al 697 d.C.2 Questi due documenti costituiscono un riferimento fondamentale perché narrano dell’ingresso della cultura buddista in Giappone, proveniente da sud-ovest e quindi dalla Cina e dalla Corea nel periodo Suiko. Ovviamente l’ingresso del buddismo rap-presentò per la popolazione indigena delle isole nipponiche anche un primo importan-te contatto con culture straniere. Tuttavia studi archeologici e preesistenze architettoni-che testimoniano stili e sistemi costruttivi nipponici precedenti alla cultura buddista e certamente un riferimento importante è individuato nel complesso dei templi consacra-ti alla dea Amaterasu Omikami presso la città di Ise nella regione del Kansai, prefettura di Mie 3.

1 TREAT PAINE R., SOPER A. (1960), The art and architecture of Japan, London, Penguin Books 2 E’ possibile consultare Nihon Shoki sul portale curato da University of California at Berkeley. http://ucblibrary3.berkeley.edu/jhti/Nihon%20shoki.html 3 In questo contesto non si tratta il tema della cultura pre-buddista ma per eventuali approfondimenti sul tema si rimanda al volume di Robert Treat Paine, Alexander Soper su citato, capitolo 17, Architecture of the pre-buddist age, 1960, pp. 159-171. Per ulteriori letture consultare CRAM R. A. (1905), Impression of Japanese Architecture and the Allied Arts, New York;LINDUFF K.M. (2000), Shinto Shrine Complex at Ise, in Art Past/ Art Present, by D. Wilkins, B. Schultz, and K. Linduff, New York; REYNOLDS J.M. (2001), Ise Shrine and a Mod-ernist Construction of Japanese Tradition, in The Art Bulletin, Vol. 83, n. 2, pp. 316-341; ISOZAKI A. (2006), The problematic called “Ise”, in “Japan-ness in Architecture”, Massachusetts Institute of Technology, Cambridge,

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VERSO UNA STORIA DELL’ARCHITETTURA GIAPPONESE

Prime esperienze architettoniche Analizzare il tema della storia e della conservazione dell’architettura giapponese ri-

sulta molto complesso se prima non si esplora lo sviluppo che questa disciplina ha a-vuto a partire dall’introduzione della cultura buddista in Sol Levante. Questo percorso storico dell’architettura giapponese è stato analizzato con il supporto scientifico del vo-lume The art and architecture of Japan curato da Robert Treat Paine e Alexander Soper pubblicato a Londra in una prima edizione nel 1955 ed in una seconda aggiornata nel 19601.

La storia ci tramanda due importanti testi storici a cui si riferisce la storia del Giap-pone: il Kojiki ed il Nihon Shoki. Il Kojiki, letteralmente “cronaca di antichi eventi”, è un’opera scritta in giapponese misto al cinese e narra della storia della famiglia impe-riale fino al periodo Suiko (604-628); il Nihon Shoki , letteralmente “annali del Giappo-ne” è certamente il secondo libro più importante della storia nipponica e narra princi-palmente di aspetti religiosi e della famiglia imperiale. Si tratta di un’opera in trenta volumi che descrive in modo molto accurato la storia del Giappone fino al 697 d.C.2 Questi due documenti costituiscono un riferimento fondamentale perché narrano dell’ingresso della cultura buddista in Giappone, proveniente da sud-ovest e quindi dalla Cina e dalla Corea nel periodo Suiko. Ovviamente l’ingresso del buddismo rap-presentò per la popolazione indigena delle isole nipponiche anche un primo importan-te contatto con culture straniere. Tuttavia studi archeologici e preesistenze architettoni-che testimoniano stili e sistemi costruttivi nipponici precedenti alla cultura buddista e certamente un riferimento importante è individuato nel complesso dei templi consacra-ti alla dea Amaterasu Omikami presso la città di Ise nella regione del Kansai, prefettura di Mie 3.

1 TREAT PAINE R., SOPER A. (1960), The art and architecture of Japan, London, Penguin Books 2 E’ possibile consultare Nihon Shoki sul portale curato da University of California at Berkeley. http://ucblibrary3.berkeley.edu/jhti/Nihon%20shoki.html 3 In questo contesto non si tratta il tema della cultura pre-buddista ma per eventuali approfondimenti sul tema si rimanda al volume di Robert Treat Paine, Alexander Soper su citato, capitolo 17, Architecture of the pre-buddist age, 1960, pp. 159-171. Per ulteriori letture consultare CRAM R. A. (1905), Impression of Japanese Architecture and the Allied Arts, New York;LINDUFF K.M. (2000), Shinto Shrine Complex at Ise, in Art Past/ Art Present, by D. Wilkins, B. Schultz, and K. Linduff, New York; REYNOLDS J.M. (2001), Ise Shrine and a Mod-ernist Construction of Japanese Tradition, in The Art Bulletin, Vol. 83, n. 2, pp. 316-341; ISOZAKI A. (2006), The problematic called “Ise”, in “Japan-ness in Architecture”, Massachusetts Institute of Technology, Cambridge,

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OLIMPIA NIGLIO 16

1 2 Figg. 1-2. Ise Jingu Naku. Regione del Kansai (disegno e foto dell’autore, 2013)

Questi templi sono anche definiti in “stile puro” ossia con colonne e pareti di legno naturale, tetti di paglia con punte che sporgono in sommità. Solo dopo il VI secolo, quando fu introdotto il buddismo, questi templi si arricchirono di elementi nuovi Tali caratteristiche "cinesi" hanno incluso elementi con colorazioni in rosso, pareti e colon-ne di colore bianco, tetti con tegole, gronde rovesciate e sculture dettagliate e ornamen-ti del sottogronda. In particolare i templi shintoisti sono caratterizzati da grandi corde di nappa o paglia di riso (shimenawa) e strisce di carta bianca (gohei) che tuttora vengo-no molto usate per delimitare i luoghi sacri. Le shimenawa vengono disposte sopra l'in-gresso dei templi principali per segnalare il luogo come sacro. Possono essere enormi: le corde possono pesare fino anche a 200 kg e le nappe, che assomigliano a fasci di es-siccazione del riso, misurano anche 1,5 metri di altezza. Le corde più larghe sono quelle del santuario di Izumo, uno dei più antichi del Giappone. Versioni più piccole di que-ste corde sono conservate in quasi tutti i santuari shintoisti per allontanare gli spiriti maligni. La corda più grande al mondo è di 15 metri di lunghezza, 5 metri di diametro, è stata realizzata in paglia di riso per il festival annuale di Naha ad Okinawa nel mese di ottobre del 1995.

L’ingresso all’area templare è preceduta da portali di legno in cipresso. Un portale dipinto di rosso mostra l'influenza cinese-buddhista. Questi portali sono detti torii e in base all’importanza del tempio se ne possono incontrare anche più di uno lungo il cammino che conduce al tempio. Con il buddismo il percorso al santuario è stato poi contrassegnato anche dall’uso di lanterne di pietra donate dai fedeli. Il design utilizza-to nella maggior parte delle lanterne proviene dalla Corea. Ancora oggi molti scalpelli-ni viaggiano regolarmente in Corea del Sud per apprendere le tecniche ed avere l'ispi-razione dagli artigiani locali per la realizzazione delle lanterne di pietra. E’ molto im-portante conoscere questi aspetti stilistici al fine di poter distinguere correttamente un santuario shintoista da un tempio buddista. pp. 119-146; ZENNO Y. (2006), Finding Mononoke at Ise Shrine: Kenzo Tange’s search for Proto-Japanese Architec-ture, in Modern Architecture from Asia a cura di Y. Zenno e J. Shah, Osaka, pp. 104-117.

VERSO UNA STORIA DELL’ARCHITETTURA GIAPPONESE 17

Fig.3. Isola di Sado (Niigata). Un esempio significativo di ingresso al santuario con un portale di legno (to-rii), le lanterne scolpite in pietra e la corde di paglia di riso (shimenawa) con strisce di carta bianca (gohei) per delimitare il luogo sacro (ON, 2014)

Fig. 4 Taisha (prefettura di Shimane), Izumo temple (Izumo Ōyashiro). Insieme a quello di Ise è uno dei san-tuari più antichi ed importanti del Giappone. E’ famoso per la grande corda di paglia di riso (ON, 2013).

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1 2 Figg. 1-2. Ise Jingu Naku. Regione del Kansai (disegno e foto dell’autore, 2013)

Questi templi sono anche definiti in “stile puro” ossia con colonne e pareti di legno naturale, tetti di paglia con punte che sporgono in sommità. Solo dopo il VI secolo, quando fu introdotto il buddismo, questi templi si arricchirono di elementi nuovi Tali caratteristiche "cinesi" hanno incluso elementi con colorazioni in rosso, pareti e colon-ne di colore bianco, tetti con tegole, gronde rovesciate e sculture dettagliate e ornamen-ti del sottogronda. In particolare i templi shintoisti sono caratterizzati da grandi corde di nappa o paglia di riso (shimenawa) e strisce di carta bianca (gohei) che tuttora vengo-no molto usate per delimitare i luoghi sacri. Le shimenawa vengono disposte sopra l'in-gresso dei templi principali per segnalare il luogo come sacro. Possono essere enormi: le corde possono pesare fino anche a 200 kg e le nappe, che assomigliano a fasci di es-siccazione del riso, misurano anche 1,5 metri di altezza. Le corde più larghe sono quelle del santuario di Izumo, uno dei più antichi del Giappone. Versioni più piccole di que-ste corde sono conservate in quasi tutti i santuari shintoisti per allontanare gli spiriti maligni. La corda più grande al mondo è di 15 metri di lunghezza, 5 metri di diametro, è stata realizzata in paglia di riso per il festival annuale di Naha ad Okinawa nel mese di ottobre del 1995.

L’ingresso all’area templare è preceduta da portali di legno in cipresso. Un portale dipinto di rosso mostra l'influenza cinese-buddhista. Questi portali sono detti torii e in base all’importanza del tempio se ne possono incontrare anche più di uno lungo il cammino che conduce al tempio. Con il buddismo il percorso al santuario è stato poi contrassegnato anche dall’uso di lanterne di pietra donate dai fedeli. Il design utilizza-to nella maggior parte delle lanterne proviene dalla Corea. Ancora oggi molti scalpelli-ni viaggiano regolarmente in Corea del Sud per apprendere le tecniche ed avere l'ispi-razione dagli artigiani locali per la realizzazione delle lanterne di pietra. E’ molto im-portante conoscere questi aspetti stilistici al fine di poter distinguere correttamente un santuario shintoista da un tempio buddista. pp. 119-146; ZENNO Y. (2006), Finding Mononoke at Ise Shrine: Kenzo Tange’s search for Proto-Japanese Architec-ture, in Modern Architecture from Asia a cura di Y. Zenno e J. Shah, Osaka, pp. 104-117.

VERSO UNA STORIA DELL’ARCHITETTURA GIAPPONESE 17

Fig.3. Isola di Sado (Niigata). Un esempio significativo di ingresso al santuario con un portale di legno (to-rii), le lanterne scolpite in pietra e la corde di paglia di riso (shimenawa) con strisce di carta bianca (gohei) per delimitare il luogo sacro (ON, 2014)

Fig. 4 Taisha (prefettura di Shimane), Izumo temple (Izumo Ōyashiro). Insieme a quello di Ise è uno dei san-tuari più antichi ed importanti del Giappone. E’ famoso per la grande corda di paglia di riso (ON, 2013).