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RAPPORTO SULLE ASTE DI QUOTE EUROPEE DI EMISSIONE II° TRIMESTRE 2015 Sistema Europeo per lo Scambio di Quote di Emissione (EU ETS)

 · EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015 1 A cura del Gestore dei Servizi Energetici – GSE S.p.A. Il presente approfondimento

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RAPPORTO SULLE ASTE DI QUOTE EUROPEE DI EMISSIONE

II° TRIMESTRE 2015

Sistema Europeo per lo Scambio di Quote di Emissione (EU ETS)

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EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015

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A cura del Gestore dei Servizi Energetici – GSE S.p.A.

Il presente approfondimento è stato redatto nell’ambito dell’attività che il Gestore dei Servizi Energetici - GSE S.p.A. sostiene in qualità di Responsabile del Collocamento delle quote italiane di emissioni ai sensi del d.lgs. 30/3013 e nel rispetto degli adempimenti previsti dalla Convenzione tra Ministero dell’Economia e Finanze e GSE firmata il 9 maggio 2014, Protocollo n.190.

Il GSE ha un ruolo centrale nella promozione, nell’incentivazione e nello sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica in Italia. Azionista unico è il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che esercita i diritti dell’azionista d’intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico. Il GSE è capogruppo delle società controllate Acquirente Unico (AU), Gestore dei Mercati Energetici (GME) e Ricerca sul Sistema Energetico (RSE).

Disclaimer

Il presente documento è pubblicato per scopi puramente divulgativi e informativi, non ha alcun fine di pubblicità

commerciale e non rappresenta un’offerta di vendita di qualsivoglia strumento finanziario o commodity, né costituisce

una sollecitazione all’investimento.

Il Gestore dei Servizi Energetici – GSE S.p.A. (GSE), pur adoperandosi per verificare che i dati accolti nel documento siano aggiornati ed esenti da errori, anche attraverso una previa scrupolosa selezione delle fonti di informazione, non può, comunque, garantire l’accuratezza, la completezza, l’integrità, l’attualità e l’affidabilità delle informazioni riprodotte nel presente documento elaborate da terzi e, pertanto, declina ogni responsabilità per eventuali danni causati da errori, inesattezze od omissioni risultanti da negligenza, caso fortuito o altra causa, rinvenibili nei contenuti pubblicati.

Il presente documento è disponibile sul sito www.gse.it, nella sezione Aste CO2 del menù servizi, sezione Risultati Aste. Per le News dedicate agli operatori relative ad aspetti operativi, all’esito delle aste, e riguardanti modifiche al calendario, si rimanda alla sezione www.gse.it - Gas, CO2 e servizi specialistici - Aste CO2.

© Gestore dei Servizi Energetici – GSE S.p.A. (07/2015). Tutti i diritti riservati

Ogni diritto sui contenuti del presente documento è riservato ai sensi della normativa vigente. La riproduzione, la pubblicazione e la distribuzione, totale o parziale, di tutto il materiale originale contenuto in questo documento sono espressamente vietate in assenza di autorizzazione scritta.

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Premessa

Il presente rapporto intende fornire un aggiornamento sull’andamento delle aste di quote di emissione

nell’ambito dello European Union Emissions Trading Scheme (EU ETS). Il documento si colloca in continuità

con i precedenti rapporti pubblicati dal GSE e, unico a livello europeo, cerca di offrire uno sguardo

d’insieme sul sistema di aste nel contesto della regolazione europea ed internazionale e dei trend del

mercato del carbonio.

Nello specifico, sono riportati i risultati registrati nel secondo trimestre 2015 dalle aste di EUA e EUA A -

dedicate al settore dell’aviazione civile - su tutte le piattaforme d’asta primarie attive in Europa. Il rapporto

include inoltre un approfondimento sulla relazione tra i prezzi delle quote di emissione europee e delle

commodity energetiche.

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Contenuti

Sintesi 9

Acronimi ................................................................................................................................................ 16

1 Il sistema di aste dell’EU ETS: assetto e risultati a giugno 2015 ........................................................... 18

1.1 Piattaforme d’asta operative ...................................................................................................... 18

1.1.1 Piattaforma Transitoria Comune (t-CAP) .......................................................................... 19

1.1.2 Piattaforma definitiva della Germania (EEX DE) .............................................................. 20

1.1.3 Aste presso la Piattaforma definitiva del Regno Unito (ICE UK) ....................................... 21

1.2 Gara d’appalto per la selezione della piattaforma comune definitiva (CAP2) ........................... 22

1.3 Sorvegliante Unico d’Asta ........................................................................................................... 22

2 Il collocamento delle quote di emissione per lo Stato italiano ............................................................. 24

2.1 Aspetti tecnici e operativi ........................................................................................................... 24

2.2 Volumi messi all’asta e proventi ................................................................................................. 24

2.2.1 EUA ................................................................................................................................... 24

2.2.2 EUA A ................................................................................................................................ 26

2.2.3 Prospettive per i proventi nel 2015 ................................................................................... 27

2.3 Gestione dei proventi d’asta ....................................................................................................... 29

2.3.1 Proventi complessivamente generati dalle aste dell’EU ETS dal 2012 ad oggi ................ 29

2.3.2 Proventi trasferiti alla Tesoreria dello Stato al 30 giugno 2015 ....................................... 30

2.3.3 Proventi attualmente sotto la custodia del GSE ............................................................... 31

2.4 Attività di informazione e divulgazione ...................................................................................... 32

2.4.1 Informative settimanali alle Istituzioni ............................................................................. 32

2.4.2 Rapporti GSE sulle Aste ..................................................................................................... 32

2.4.3 Sezione del sito istituzionale GSE dedicata alle aste ........................................................ 34

2.4.4 Contatore Aste CO2 ........................................................................................................... 35

2.4.5 Contact Center e richieste di informazione da parte degli operatori ............................... 36

3 Analisi dei risultati delle aste primarie e confronto con il mercato secondario .................................... 37

3.1 Prezzi ........................................................................................................................................... 39

3.2 Cover Ratio .................................................................................................................................. 42

3.3 Numero dei partecipanti ............................................................................................................. 43

3.4 Andamento del mercato secondario .......................................................................................... 45

4 Politiche europee clima-energia e mercato del carbonio ..................................................................... 47

4.1 Riserva di Stabilità del mercato: raggiunto l’accordo definitivo ................................................. 47

4.2 Adempimenti amministrativi: compliance 2014 e dati sul surplus ............................................. 48

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4.2.1 Emissioni 2014: surplus stabilizzato ................................................................................. 49

4.2.2 Crediti internazionali ......................................................................................................... 49

4.2.3 Rilascio delle quote a titolo gratuito per l’anno 2015 ...................................................... 50

4.3 Il dibattito parlamentare in Italia: riforma dell’EU ETS e uso dei proventi delle aste ................ 51

4.3.1 “Collegato ambientale” e decreto correttivo al D.Lgs. 30/2013: indicazioni su carbon

leakage indiretto ............................................................................................................... 51

4.3.2 “Unione dell’Energia”: competitività al centro della riforma dell’EU ETS ........................ 51

4.3.3 Interrogazioni parlamentari sull’uso dei proventi delle aste ............................................ 52

4.4 Cambiamenti climatici nell’agenda internazionale ..................................................................... 54

4.4.1 Stato del negoziato ONU: “INDCs” per oltre il 50% delle emissioni globali ...................... 55

4.4.2 Il settore oil&gas europeo lancia un appello per un globale unico prezzo del carbonio .. 57

4.4.3 Petersburg Climate Dialogue ............................................................................................ 57

4.4.4 G7: “transizione energetica” per la lotta ai cambiamenti climatici ................................. 58

SPECIALE Analisi delle relazioni tra il mercato del carbonio e le commodity energetiche.......................... 61

I. Premessa: studi precedenti sui determinanti del prezzo del carbonio ...................................... 63

II. Carbonio e commodity utilizzate nel settore elettrico: le dimensioni della relazione ............... 64

II.1 Clean dark spread e clean spark spread ........................................................................... 64

II.2 Switching price .................................................................................................................. 67

II.3 Utility hedging .................................................................................................................. 67

III. Ipotesi sulla relazione tra prezzi del carbonio e prezzi dei combustibili .................................... 69

IV. Analisi dei dati ............................................................................................................................. 70

IV.1 H1: Switching price ........................................................................................................... 71

IV.2 H2: Clean Dark spread ...................................................................................................... 72

IV.3 H3: Clean Spark Spread ..................................................................................................... 73

V. Conclusioni .................................................................................................................................. 74

Bibliografia ............................................................................................................................................ 75

Allegati 76

Indice delle figure

Figura 1: Ripartizione delle quote messe all'asta per piattaforma - II trim. 2015 ........................................... 19

Figura 2: Andamento aste di EUA sulla t-CAP - II trim. 2015 ........................................................................... 20

Figura 3: Andamento aste di EUA su EEX-DE - II trim. 2015 ............................................................................ 21

Figura 4: Andamento aste di EUA su ICE - II trim. 2015 .................................................................................. 22

Figura 5: Andamento aste di EUA per l’Italia - II trim. 2015 ............................................................................ 25

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Figura 6: Proventi d’asta derivanti dal collocamento di EUA per Stato membro - II trim. 2015 ..................... 25

Figura 7: Proventi d’asta derivanti dal collocamento di EUA A per Stato membro - II trim. 2015 ................. 26

Figura 8: Previsioni proventi italiani d'asta 2015 – EUA e EUA A .................................................................... 28

Figura 9: Accessi alla sezione Aste CO2 del sito GSE – II trim. 2015 ................................................................ 34

Figura 10: Andamento degli accessi alla sezione Aste CO2 del sito GSE (ott. 2012 – giu. 2015) ..................... 35

Figura 11: Contatore Aste CO2 ........................................................................................................................ 36

Figura 12: Quote EUA collocate al secondo trimestre 2015 per Stato membro su tutte le piattaforme ....... 37

Figura 13: Quote EUA A collocate al secondo trimestre 2015 per Stato membro su tutte le piattaforme .... 38

Figura 14: Andamento prezzi d'asta di EUA A e EUA sulle diverse piattaforme (apr. - giu.2015)................... 39

Figura 15: Andamento dei prezzi sul mercato primario e secondario - II trim. 2015 ...................................... 40

Figura 16: Cover ratio piattaforme d’asta – II trim. 2015 ................................................................................ 42

Figura 17: Andamento partecipazione aste primarie di quote di emissione sulla t-CAP - II trim. 2015 ......... 43

Figura 18: Valori di concentrazione della t-CAP su indice HHI (gen. 2014 – mar. 2015) ................................. 44

Figura 19: Andamento volumi scambi sul mercato secondario spot di ICE* - II trim. 2015............................ 45

Figura 20: Volumi di scambio contratti EUA futures su ICE*- II trim. 2015 ..................................................... 46

Figura 21: Andamento prezzi EUA futures su ICE - II trim. 2015 ..................................................................... 46

Figura 22: Stato delle assegnazioni gratuite all’industria e produttori di calore per il 2015 - Aggiornato al 12 maggio ............................................................................................................................................................. 50

Figura 23: Andamento EUA-Futures (various vintages) tra 2005 e 2011 ........................................................ 61

Figura 24: Clean Dark Spread nei maggiori paesi EU 2009-2014 .................................................................... 65

Figura 25: Clean Spark Spread nei maggiori paesi EU 2008-2014 ................................................................... 65

Figura 26: Clean Dark e Spark spread dei maggiori paesi EU 2009-2014 ........................................................ 66

Figura 27: Prezzo del carbonio ed utility hedging ........................................................................................... 68

Figura 28: Hedging stagionale utllity energetiche in Europa Centrale* .......................................................... 69

Figura 29: Domanda mensile di quote EUA dovuta all'attività di hedging delle utility ................................... 69

Figura 30: Andamento switching price e prezzo EUA 2007-2014* ................................................................. 71

Figura 31: Andamento prezzi EUA e clean dark spread di Germania e Regno Unito ...................................... 72

Figura 32: Andamento prezzi EUA e clean spark spread di Germania e Regno Unito .................................... 73

Indice delle tabelle

Tabella 1: Proventi d’asta derivanti dal collocamento di EUA per l’Italia - II trim. 2015 ................................ 25

Tabella 2: Proventi d’asta derivanti dal collocamento di EUA A per l’Italia – II trim. 2015 ............................ 26

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Tabella 3: Proventi d’asta complessivamente derivanti dal collocamento di EUA per l’Italia (nov. 2012 - giu. 2015) ................................................................................................................................................................ 29

Tabella 4: Proventi d’asta complessivamente derivanti dal collocamento di EUA A per l’Italia (set. 2014 - giu. 2015) ................................................................................................................................................................ 30

Tabella 5: Proventi derivanti dalle aste di EUA trasferiti alla Tesoreria dello Stato al 30 giugno 2015 .......... 30

Tabella 6: Proventi derivanti dalle aste di EUA A trasferiti alla Tesoreria dello Stato al 30 giugno 2015 ....... 30

Tabella 7: Tassi di interesse riconosciuti ai proventi d’asta in custodia al GSE – I e II trim. 2015 ........ Errore. Il segnalibro non è definito.

Tabella 8: Riepilogo remunerazione proventi EUA per l’Italia al secondo trimestre 2015 ............................. 31

Tabella 9: Riepilogo remunerazione proventi EUA A per l’Italia contabilizzati al 30 giugno 2015 ................. 32

Tabella 10: Tavola sinottica soggetti accreditati sulla t-CAP da gennaio a marzo 2015 ................................. 44

Tabella 11: INDCs presentati al Segretariato UNFCCC al 30 giugno 2015 ....................................................... 56

Tabella 12: Correlazione tra prezzi EUA e switching cost 2007-2015 ............................................................. 71

Tabella 13: Correlazione tra prezzi EUA e Clean Dark spread per Germania e Regno Unito 2009-2014 ........ 73

Tabella 14: Correlazione tra prezzi EUA e Clean Spark spread per Germania e Regno Unito 2008-2014 ...... 74

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EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015

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Sintesi

Nel corso del secondo trimestre del 2015, l’Italia ha collocato oltre 17 milioni di EUA, con proventi per oltre

126 milioni di euro e interessi netti maturati per oltre 218 mila euro. Sono inoltre state collocate 445 mila

quote EUA A con proventi per oltre 3 milioni di euro e interessi netti per quasi 7 mila euro.

Complessivamente, l’Italia si è attestata terza per EUA messe all’asta e proventi generati. In ragione della

distribuzione temporale delle aste di EUA A, più frequenti sulla t-CAP che sulle piattaforme nazionali, l’Italia

è risultata terza anche nel collocamento delle EUA A sebbene, tenendo conto dei dati complessivi, il Paese

sia solo quarto per quantitativi da mettere all’asta. Ciò in quanto le emissioni del settore aereo di

competenza nazionale, in proporzione a quelle degli altri Stati membri, pesano meno di quelle legate ad

industria ed energia.

Volumi di EUA ed EUA A messe all’asta al II trimestre 2015 rispetto al totale da collocare per Stato membro su tutte le piattaforme

Fonte: Elaborazione GSE su dati EEX ed ICE

Considerando l’intero dei proventi delle aste a partire dal 2012, l’EU ETS ha generato risorse finanziarie per

l’Italia per 1,102 miliardi, interessi inclusi, di cui 1,086 miliardi di euro grazie al collocamento delle EUA e

circa 15,7 milioni di euro grazie al collocamento delle EUA A.

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Proventi d’asta complessivamente derivanti dal collocamento di EUA ed EUA A per l’Italia (nov. 2012 - giu. 2015)

*Gli interessi sono maturati sulle risorse finanziarie in giacenza sul conto GSE dedicato alle EUA al 30 giugno. Tali risorse includevano fino al 20 maggio anche i proventi delle aste 2014 e i proventi 2015 accreditati al 30 giugno, tra i quali non sono inclusi quelli dell’asta tenutasi il 30 giugno stesso - circa 3,7 milioni di euro - che sono stati accreditati il 1 luglio. Essi sono comunque riportati per coerenza nel totale dei proventi lordi generati dalle aste nel trimestre.

Il 20 maggio 2015, in coerenza con quanto previsto dalla Convenzione MEF – GSE del 9 maggio 2014, sono

stati trasferiti alla Tesoreria dello Stato i proventi derivanti dalle aste di EUA ed EUA A tenutesi nel corso

del 2014, inclusivi degli interessi maturati al 31 dicembre 2014.

Le somme complessivamente trasferite a partire dal 2012, inclusive degli interessi e al netto dei costi di

gestione del collocamento, ammontano a oltre 828 milioni di euro per il collocamento delle quote EUA e

oltre 5 milioni per il collocamento delle quote EUA A.

Proventi derivanti dalle aste di quote EUA e EUA A trasferiti alla Tesoreria dello Stato al 30 giugno 2015

Assetto del sistema delle aste

Le piattaforme d’asta sono rimaste le stesse già operative dal 2013: la piattaforma comune transitoria (EU

t-CAP) e quella tedesca (EEX DE) gestite da EEX, e la piattaforma del Regno Unito (ICE UK) gestita da ICE.

Non ci sono novità rispetto all’avanzamento del processo di selezione della Piattaforma d’Asta Comune

definitiva (Definitive Common Auction Platform – CAP2) che a fine 2016 dovrebbe sostituire l’attuale t-CAP.

Anno d'asta Competenza quote Data trasferimento Risorse trasferiteEUA 2013 20/05/2014 € 38.100.456,17EUA 2014 20/05/2014 € 38.100.456,17

2013 EUA 2013 20/05/2014 € 388.475.222,512014 EUA 2014 20/05/2015 € 363.774.485,15

Tot. € 828.450.620,00

2012

Anno d'asta Competenza quote Data trasferimento Risorse trasferite2012 N/A - N/A2013 N/A - N/A2014 EUA A 2014 20/05/2015 € 5.248.735,62

Tot. € 5.248.735,62

Periodo d’astaEUA A all'asta

Prezzo medio ponderato

Ricavi

III trimestre 2014 218.000 € 5,70 € 1.242.600,00IV trimestre 2014 655.000 € 6,11 € 4.000.660,00Interessi - - € 5.658,55Totale 2014 873.000 € 6,01 € 5.248.918,55I trimestre 2015 1.092.000 € 6,73 € 7.343.700,00II trimestre 2015 445.000 € 6,94 € 3.089.250,00Interessi 2015 - - € 16.253,97Totale 2015 1.537.000 € 6,79 € 10.449.203,97Totale 2014-2015 2.419.329 € 6,50 € 15.698.122,52

Periodo d’astaEUA

all'astaPrezzo medio

ponderatoRicavi

IV trimestre 2012 11.324.000 € 6,76 € 76.497.240,00Interessi 2012 - - € 95.902,07Totale 2012 11.324.000 € 6,76 € 76.593.142,07I trimestre 2013 23.004.000 € 4,50 € 103.578.565,00II trimestre 2013 23.004.000 € 3,83 € 88.028.640,00III trimestre 2013 20.767.500 € 4,61 € 95.680.665,00IV trimestre 2013 21.097.500 € 4,68 € 98.691.780,00Interessi 2013 - - € 3.742.952,45Totale 2013 87.873.000 € 4,39 € 389.722.602,45I trimestre 2014 23.281.000 € 5,91 € 137.676.580,00II trimestre 2014 13.020.000 € 5,25 € 68.373.600,00III trimestre 2014 12.648.000 € 6,01 € 75.990.300,00IV trimestre 2014 12.226.500 € 6,48 € 79.209.165,00Interessi 2014 - - € 3.772.218,59Totale 2014 61.175.500 € 5,91 € 365.021.863,59I trimestre 2015 18.360.000 € 6,96 € 127.755.000,00II trimestre 2015 17.340.000 € 7,30 € 126.602.400,00Interessi 2015* - - € 648.352,68Totale 2015 35.700.000 € 7,12 € 255.005.752,68Totale 2012-2015 196.072.500 € 5,50 € 1.086.343.360,79

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EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015

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Prezzi in leggero aumento grazie alla chiusura dell’accordo sulla Riserva di Stabilità.

Il compromesso raggiunto sulla Riserva di stabilità del Mercato ha sostenuto il valore delle quote di

emissione europee quasi sempre sopra i 7 euro. Complessivamente, il prezzo medio registrato sulle tre

piattaforme d’asta per le EUA da aprile a giugno è stato pari a 7,29 euro, superiore di circa 0,36 euro a

quello osservato nel trimestre precedente (6,93 euro).

Simile l’andamento dei prezzi registrati per le EUA A, sebbene su livelli assoluti leggermente inferiori come

già osservato a fine 2014 (cfr. Rapporto GSE sulle Aste di quote di emissione europee – I trimestre 2015).

In generale, i prezzi espressi dalle aste sulle diverse piattaforme sono rimasti in linea con quelli registratisi

sul mercato secondario (segmento spot). La dinamica delle quotazioni nel trimestre lascia pensare che,

nonostante essa diverrà operativa solo dal 2019, la Riserva cominci gradualmente a manifestare degli

effetti.

Ancora in calo il livello di partecipazione alle aste, fenomeno riscontrato a partire dall’attuazione del

backloading, che nel trimestre si è attestato regolarmente sotto le 20 unità.

Andamento prezzi d'asta delle EUA A delle EUA1 sulle diverse piattaforme (nov. 2012 - giu. 2015)

Fonte: Elaborazione GSE su dati EEX ed ICE

1 Le aste sulle tre piattaforme avvengono con tempistiche diverse ed in diverse giornate, per ottenere delle linee continue e quindi rendere il grafico maggiormente leggibile, in ogni giornata d’asta di ciascuna piattaforma, sulle altre si ipotizza si registri un prezzo di aggiudicazione uguale all’ultimo registrato.

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Andamento dei prezzi EUA ed EUA A sul mercato primario e secondario2 - novembre 2012 – giugno 2015

Fonte: Elaborazione GSE su dati EEX ed ICE

2 Per il mercato secondario è stato preso a riferimento fino a novembre 2013 il valore fornito da Point Carbon su base giornaliera e formulato su una metodologia basata su cleared brokered prices comunicati a Point Carbon in forma riservata da un pool significativo di broker e traders, dopo novembre 2013 il valore si riferisce al prezzo medio spot giornaliero registrato sulla piattaforma ICE

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Regolazione: il backloading stabilizza il surplus

Gli eventi di maggiore rilevanza dal punto di vista regolatorio nel secondo trimestre 2015 hanno riguardato

la conclusione del processo negoziale che ha delineato in via definitiva la configurazione e i tempi di

introduzione della Riserva di Stabilità.

La Commissione ha pubblicato i dati relativi ad emissioni verificate e all’uso dei crediti internazionali

aggiornati al 2014. Essi indicano una stabilizzazione del surplus nel corso dell’anno dovuta al calo

dell’offerta ovvero all’attuazione del backloading.

Negoziato clima: rinnovabili ed efficienza al centro del dialogo sulle misure di mitigazione

Sul versante internazionale, oltre 40 paesi che in aggregato pesano per quasi il 60% delle emissioni globali

di gas ad effetto serra hanno comunicato formalmente le proprie “Intended Nationally Determined

Contributions (INDCs)” alla definizione di un nuovo regime internazionale sul clima nel post-2020. Ciò

nonostante, non si sono registrati avanzamenti sostanziali nel negoziato ONU verso l’accordo di Parigi.

La Comunità internazionale appare comunque sempre più impegnata a proporre strategie di mitigazione

anche in altri contesti multilaterali, governativi e non. Dal G7 di Elmau e dalla Vienna Energy Conference

sono arrivati importanti impegni su rinnovabili ed efficienza come strumenti di mitigazione. Dal settore

oil&gas europeo è inoltre arrivata una significativa sollecitazione per un unico prezzo globale del carbonio,

in grado di indirizzare gli investimenti energetici a lungo termine.

Italia: sollecitazioni dal Parlamento su carbon leakage indiretto e R&D

Il dibattito parlamentare in Italia ha toccato in diverse occasioni tematiche legate all’EU ETS. In occasione

della visita ufficiale del Commissario Cañete, si è discusso del ruolo del Sistema nell’ambito dell’Unione per

l’Energia. Alta l’attenzione anche su possibili usi alternativi dei proventi delle aste, per i quali diverse

proposte sono state avanzate, tra cui il rimborso dei costi indiretti del carbonio contro il rischio di carbon

leakage nella settori manifatturieri energivori e programmi di ricerca e sviluppo nel settore delle

tecnologie a basso contenuto di carbonio.

Prospettive per i proventi italiani nel 2015

Alla luce dell’osservazione del mercato e di quanto riportato nell’ultima analisi previsionale3 di Thomson

Reuters - Point Carbon – punto di riferimento internazionale per l’analisi del mercato del carbonio – sono

stati considerati tre possibili scenari di prezzo:

Scenario massimo: prezzo medio annuo pari alla previsione Point Carbon (8,00€/ton);

Scenario previsione: prezzo medio annuo pari al prezzo medio registrato sulla t-CAP nel corso dei primi 2

trimestri 2015 (7,12€/ton);

3 POINT CARBON, Carbon Market Analyst: 2030 EU Carbon Price Forecast: what’s next for the EU ETS, 25/05/2015 (Allegato V).

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EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015

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Scenario minimo: prezzo medio annuo pari al prezzo minimo registrato sulla t-CAP nel corso dei primi

due trimestri 2015 (6,36€/ton)

Per quanto riguarda i prezzi delle quote EUA A si è ipotizzato, considerando quanto osservato nel corso del

primi due trimestri 2015, che seguano l’andamento delle EUA mantenendosi però ad un livello leggermente

inferiore (ipotesi: 0,33€ in meno).

Stando agli scenari ipotizzati, i proventi italiani potrebbero variare in un range compreso tra oltre 467 e

522 milioni di euro per le EUA e tra oltre 13 e 14 milioni di euro per le EUA A.

Previsioni proventi italiani d'asta 2015 – EUA e EUA A

EUA EUA A

Quote EUA all'asta nel

2015

Quote EUA all'asta

gen-giu 2015

Ricavi EUA

gen-giu 2015

Quote EUAall' asta

lug-dec 2015

Ipotesi prezzo medio EUA

lug-dec 2015

Ipotesi ricavi EUA

lug-dec 2015

Stima ricavi EUA 2015

Scenario massimo 69.254.000 35.700.000 € 254.357.400 33.554.000 € 8,00 € 268.432.000 € 522.789.400

Scenario previsione 69.254.000 35.700.000 € 254.357.400 33.554.000 € 7,12 € 238.904.480 € 493.261.880

Scenario minimo 69.254.000 35.700.000 € 254.357.400 33.554.000 € 6,36 € 213.403.440 € 467.760.840

Quote EUA A all'asta nel

2015

Quote EUA A all'asta

gen-giu 2015

Ricavi EUA A

gen-giu 2015

Quote EUA Aall' asta

lug-dec 2015

Ipotesi prezzo medio EUA A lug-dec 2015

Ipotesi ricavi EUA A

lug-dec 2015

Stima ricavi EUA A 2015

Scenario massimo 2.048.500 1.537.000 € 10.432.950 511.500 € 7,67 € 3.923.205 € 14.356.155

Scenario previsione 2.048.500 1.537.000 € 10.432.950 511.500 € 6,79 € 3.473.085 € 13.906.035

Scenario minimo 2.048.500 1.537.000 € 10.432.950 511.500 € 6,03 € 3.084.345 € 13.517.295

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EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015

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Speciale – Analisi delle relazioni tra il mercato del carbonio e le commodity energetiche

A quasi tre anni dall’inizio delle aste dell’EU ETS, la regolare osservazione dell’andamento dei prezzi del

carbonio europeo sul mercato primario e secondario induce a ritenere che, nel breve e medio termine (sei

mesi – un anno), la variabile che principalmente ne influenza le oscillazioni sia il prezzo stesso. A questo

sembra essere associata una “dinamica di fondo” legata ai fondamentali del mercato – ovvero il rapporto

tra domanda e offerta di quote di emissione – che dal 2005 ad oggi ha fatto ricadere i prezzi all’interno di

“fasce” a seconda del livello di equilibrio tra domanda e offerta nonché del livello di coerenza dei regolatori

europei percepiti dagli operatori del mercato.

Andamento EUA-Futures (various vintages) tra 2005 e 2011

Queste “fasce di prezzo” non sono facilmente modellizzabili, principalmente in virtù delle incertezze della

regolazione, ma anche per via delle incognite emerse sugli scenari di domanda energetica e produzione

industriale a valle della recente crisi economica.

Ciò nonostante, perché l’EU ETS è uno degli strumenti cardine che l’Unione ha scelto per realizzare quella

che oggi sempre più frequentemente viene definita una vera e propria “transizione energetica” verso un

modello a basso contenuto di carbonio, si è ritenuto opportuno esplorare la relazione tra prezzi della CO2 e

prezzi dei principali combustibili fossili utilizzati in Europa.

I risultati delle analisi effettuate, pur tenendo conto dei limiti del dataset e delle assunzioni, mostrano che

tale relazione è molto debole, per lo meno nel periodo temporale esaminato (2009 - primo trimestre

2015). Non è da escludere comunque che, una volta che l’EU ETS avrà raggiunto una struttura più stabile e

resiliente agli shock esterni e maggiore prevedibilità per gli operatori, il legame tra energia e carbonio possa

risultare.

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EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015

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Acronimi Auctioneer Responsabile del Collocamento delle quote di emissione ai sensi del Regolamento

Aste

CAP2 Definitive Common Auction Platform, piattaforma definitiva comune

Backloading misura di breve termine posta in essere per affrontare il surplus di quote di emissione nel sistema e consistente nel differimento temporale delle aste di quote di emissione, in particolare ritirando temporaneamente 900 milioni di quote nel triennio 2014-2016 per poi re-immetterli nel biennio 2019-2020

CER Certified Emissions Reductions, crediti internazionali derivanti dal Clean Development Mechanism istituito dal Protocollo di Kyoto e utilizzabili per nell’ambito dell’EU ETS per compensare 1 ton/CO2 equivalente

Comitato ETS Comitato nazionale per la gestione della Direttiva 2003/87/CE e per la gestione delle attività di progetto del Protocollo di Kyoto (Comitato ETS)

Direttiva ETS direttiva 2003/87/CE (e successive modificazioni) del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità e successive modificazioni

EEX-DE Piattaforma nazionale d’asta tedesca

ERU Emissions Reduction Units, crediti internazionali derivanti dal meccanismo di Joint Implementation istituito dal Protocollo di Kyoto e utilizzabili nell’ambito dell’EU ETS per compensare 1 ton/CO2 equivalente

EUA European Union Allowances, quota di emissione valevole nell’ambito dell’EU ETS per compensare 1 ton/CO2 equivalente

EUA A European Union Allowances Aviation, quota di emissione valevole nell’ambito dell’EU ETS per compensare 1 ton/CO2 equivalente, utilizzabile esclusivamente da parte degli operatori del settore aereo

ICE-UK Piattaforma nazionale d’asta britannica

ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale

KP Kyoto Protocol

t-CAP Tansitional Common Auction Platform, piattaforma transitoria comune sulla quale sono collocate le quote della maggior parte degli Stati membri

MATTM Ministero dell’Ambiente della Tutela del territorio e del Mare

MEF Ministero dell’Economia e delle Finanze

MiSE Ministero dello Sviluppo Economico

Regolamento Aste Regolamento 1031/2011 (e successive modificazioni) della Commissione del 12 novembre 2010 relativo ai tempi, alla gestione e ad altri aspetti della vendita all'asta delle quote di emissioni dei gas a effetto serra a norma della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un sistema per lo

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EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015

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scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità e successive modificazioni

Riserva di Stabilità La Riserva di Stabilità del Mercato (Market Stability Reserve) è lo strumento concepito per affrontare, nel medio-lungo termine, il problema del persistente surplus di quote in circolazione nell’EU ETS e restituirgli efficacia sul medio-lungo termine nella formazione di un prezzo chiaro e sostenuto della CO2

SAM Sorvegliante Unico d’Asta

UNFCCC United Nation Framework Convention on Climate Change

WTO World Trade Organization

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EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015

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1 Il sistema di aste dell’EU ETS: assetto e risultati a giugno 2015

Lo European Union Emissions Trading Scheme (EU ETS) è il sistema per lo scambio di quote di emissione di

gas serra finalizzato alla riduzione delle emissioni nei settori maggiormente energivori (elettricità, cemento,

acciaio, alluminio, laterizi e ceramiche, vetro, chimica, aviazione, etc.) nell’Unione europea. Dal 2013, salvo

eccezioni legate alla tutela della competitività sui mercati internazionali dei settori manifatturieri,

l’assegnazione delle quote agli impianti avviene a titolo oneroso attraverso piattaforme d’asta gestite da

mercati regolamentati ai sensi del Regolamento Aste n. 1031/2010 e successive modificazioni.

Tutte le quote europee di emissioni sono valevoli per compensare 1 tonnellata di CO2 equivalente, ma ne

esistono di due tipi: le EUA, utilizzabili da tutti i soggetti che ricadono nell’ambito di applicazione dell’EU

ETS, e le EUA A valevoli per i soli operatori aerei.

1.1 Piattaforme d’asta operative

Non vi sono modifiche per quanto riguarda le piattaforme d’asta, che rimangono le stesse operative dal

2013: la piattaforma comune transitoria (EU t-CAP) e quella tedesca (EEX DE) gestite da EEX, e la

piattaforma del Regno Unito (ICE UK) gestita da ICE. Sulla t-CAP operano 25 Stati membri4, mentre resta

ancora in sospeso l’accreditamento dei Paesi EFTA (Islanda, Liechtenstein, Norvegia).

Le aste di EUA si tengono quotidianamente, in finestre temporali diverse e non sovrapposte sulle tre

piattaforme. Le aste di EUA A si svolgono periodicamente, poco più di una al mese, sempre di mercoledì,

tra le 9 e le 11 CET, ma a rotazione sulle diverse piattaforme.

Nel secondo trimestre 2015, complessivamente sono state collocate oltre 159 milioni di EUA e oltre 4

milioni di EUA A.

4 Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria.

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EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015

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Figura 1: Ripartizione delle quote messe all'asta per piattaforma - II trim. 2015

Fonte: Elaborazione GSE su dati EEX ed ICE

A seguire sono riportati i dettagli operativi delle aste sulle tre piattaforme nel trimestre. Per l’analisi e la

comparazione approfondimento delle dinamiche di prezzo e partecipazione si veda il capitolo 3 Analisi dei

risultati delle aste primarie e confronto con il mercato secondario.

1.1.1 Piattaforma Transitoria Comune (t-CAP)

La t-CAP ospita tre sessioni d’asta di quote EUA la settimana, nelle giornate di lunedì, martedì e giovedì

dalle 9 alle 11 CET.

Nel corso del secondo trimestre 2015 si sono svolte un totale di 34 sessioni d’asta, di cui l’ultima tenutasi il

30 giugno. Hanno partecipato i Responsabili del Collocamento di 24 Stati membri5, collocando oltre 99

milioni di quote EUA (99.212.000) e con proventi complessivi per oltre 724 milioni di euro (724.364.320).

(Per i dettagli sulle singole aste cfr. Allegato I).

5 Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria. Cipro ha esaurito il collocamento delle proprie EUA nel primo trimestre del 2014 per via dell’introduzione del backloading, ma ha comunque partecipato alle aste di quote aviation. Islanda, Norvegia e Liechtenstein non hanno ancora completato il processo di accreditamento.

EUA EUA A

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EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015

20

Figura 2: Andamento aste di EUA sulla t-CAP - II trim. 2015

Fonte: Elaborazione GSE su dati EEX

Nel corso del II trimestre 2015 la t-CAP ha ospitato 2 aste di EUA A, che hanno consentito ai Responsabili

del Collocamento dei 25 Stati membri accreditati6 di collocare oltre 4 milioni di EUA A, per un totale di

oltre 16 milioni di euro.

1.1.2 Piattaforma definitiva della Germania (EEX DE)

La Germania colloca EUA ed EUA A presso la propria piattaforma definitiva nazionale (EEX DE).

Le EUA sono collocate con cadenza settimanale il venerdì dalle 9 alle 11 (CET). Nelle 11 sessioni d’asta

svoltesi tra aprile e giugno 2015 sono state collocate oltre 35 milioni di EUA, con un ricavato di oltre 256

milioni di euro.

6 Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria.

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EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015

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Figura 3: Andamento aste di EUA su EEX-DE - II trim. 2015

Fonte: Elaborazione GSE su dati EEX

Per quanto riguarda le EUA A, nel corso del secondo trimestre non si sono svolte aste. Il calendario 2015

prevede infatti solo 2 aste di quote del settore aviazione per la Germania, una svoltasi lo scorso 25 febbraio

ed una prevista per novembre.

1.1.3 Aste presso la Piattaforma definitiva del Regno Unito (ICE UK)

Le sessioni d’asta di EUA del Regno Unito si tengono nella giornata di mercoledì, quasi ogni due

settimane, dalle ore 9 alle 11 CET.

Nel corso delle 7 sessioni d’asta tenutesi del secondo trimestre la Piattaforma definitiva nazionale

britannica (ICE UK) ha collocato oltre 21 milioni di EUA, per un ricavo complessivo di quasi 158 milioni di

euro.

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Figura 4: Andamento aste di EUA su ICE - II trim. 2015

Fonte: Elaborazione GSE su dati ICE

Per quanto riguarda le quote EUA A, la prima asta britannica si è svolta l’8 aprile, quando il Regno Unito ha

messo all’asta oltre 1,6 milioni di quote EUA A ricavandone oltre 11 milioni di euro. La seconda ed ultima

asta di quote britanniche per gli operatori aerei è prevista a novembre.

1.2 Gara d’appalto per la selezione della piattaforma comune definitiva (CAP2)

Come riportato nel Rapporto GSE sulle aste di quote europee di emissione 2014, nel novembre dello scorso

anno la Commissione europea ha lanciato la gara d’appalto per la selezione della Piattaforma d’Asta

Comune (Definitive Common Auction Platform – CAP2) ai sensi dell’art. 27 del Regolamento 1031/2010

sulle aste di quote europee di emissione (vedi Rapporto GSE sulle aste di quote europee di emissione –

annuale 2014).

La prima fase di dialogo competitivo risulta completata, ma per il momento non ci sono novità rispetto alla

pubblicazione delle specifiche di gara.

Per aggiornamenti si può fare riferimento al sito della Commissione europea.

1.3 Sorvegliante Unico d’Asta

Resta ancora sospesa l’individuazione del Sorvegliante Unico d’Asta (SAM), soggetto imparziale che, ai sensi

del Regolamento Aste, svolge per conto di Commissione e Stati membri le funzioni operative di vigilanza sul

sistema delle aste.

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EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015

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In assenza del SAM, al quale sarebbe demandata anche l’attività di reportistica sul sistema delle aste

prevista dalla Direttiva ETS, la Commissione europea, la German Emissions Trading Authority (DEHSt) e il

Department for Energy and Climate Change del governo britannico pubblicano rapporti periodici

riguardanti il funzionamento delle relative piattaforme d’asta. Al momento della redazione del presente

Rapporto, le pubblicazioni sono aggiornate a marzo 2015 per la t-CAP, ad aprile 2015 per la piattaforma

tedesca e a giugno 2015 per la piattaforma britannica (Allegati II, III e IV).

Per i rapporti sulle singole piattaforme relativi a periodi antecedenti si vedano i precedenti Rapporti GSE

sulle aste di quote europee di emissione.

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2 Il collocamento delle quote di emissione per lo Stato italiano

Il GSE assolve alla funzione di Responsabile del Collocamento per l’Italia ai sensi dell’art. 19 del Decreto

Legislativo 30/2013.

Ai sensi del medesimo decreto, il 9 maggio 2014 è stata firmata la Convenzione tra Ministero dell’Economia

e delle Finanze e GSE che disciplina le modalità nelle quali il GSE adempie a tale ruolo, nel rispetto di

quanto già previsto dalla regolazione europea di settore e in particolare dal Regolamento Aste

(Regolamento 1031/2011).

La Convenzione indica i criteri generali per la custodia dei proventi nonché le tempistiche e le modalità per

il loro trasferimento alla Tesoreria dello Stato. Inoltre, definisce le attività che il GSE svolge nell’ambito delle

proprie mansioni di collocamento, tra cui: analisi e monitoraggio del mercato europeo e internazionale del

carbonio, reportistica finalizzata a garantire la tempestiva informazione delle amministrazioni competenti

sui risultati delle aste italiane, attività di informazione pubblica in lingua italiana sul sistema delle aste volta

a diffondere informazione tra gli operatori e ad incrementare la trasparenza delle attività di collocamento.

2.1 Aspetti tecnici e operativi

Nel corso del secondo trimestre, lo Stato italiano ha partecipato a tutte le aste di quote EUA ed EUA A

organizzate da EEX sulla t-CAP.

Le EUA italiane sono state messe all’asta nelle sessioni ordinarie che si tengono tre volte a settimana

(lunedì, martedì, giovedì), dalle 9:00 alle 11:00 CET. Le EUA A sono state collocate nelle due sessioni

previste sulla t-CAP per il trimestre.

2.2 Volumi messi all’asta e proventi

Poiché ai sensi della normativa nazionale i proventi delle EUA e delle EUA A hanno destinazioni d’uso

distinte7, la loro gestione e rendicontazione è separata.

2.2.1 EUA

Nel secondo trimestre sono state collocate per l’Italia oltre 17 milioni di EUA valevoli per il periodo 2013-

2020 (17.340.000), con proventi per oltre 126 milioni di euro (126.602.400). La cifra corrisponde all’11%

del totale dei proventi realizzati su tutte le piattaforme nello stesso periodo. I prezzi di aggiudicazione

ottenuti dall’Italia sono i medesimi registrati per le quote degli altri Stati membri aderenti alla t-CAP, con

una media nel trimestre di 7,30 euro.

7 Ai sensi del decreto legislativo n. 30/2013, i proventi generati dalle aste di quote EUA (art. 19) sono riassegnati ai capitoli dello Stato con decreti del Ministero dell’Economia e Finanze, di concerto con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e del Ministero dello Sviluppo Economico; i proventi delle aste di quote EUA A sono invece riassegnati al bilancio dello Stato (art. 9), con decreto del Ministero dell’Economia e Finanze, di concerto con Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

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EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015

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Figura 5: Andamento aste di EUA per l’Italia - II trim. 2015

Fonte: Elaborazione GSE su dati EEX

Tabella 1: Proventi d’asta derivanti dal collocamento di EUA per l’Italia - II trim. 2015

Figura 6: Proventi d’asta derivanti dal collocamento di EUA per Stato membro - II trim. 20158

Fonte: Elaborazione GSE

8 Norvegia, Liechtenstein, Islanda e Croazia non hanno ancora completato le procedure di accreditamento sulla piattaforma comune e conseguentemente nel corso di questo trimestre non hanno partecipato alle operazioni di collocamento.

Periodo d’astaEUA

all'astaPrezzo medio

ponderatoRicavi

Aprile 6.120.000 € 7,06 € 43.232.700Maggio 4.590.000 € 7,44 € 34.144.500Giugno 6.630.000 € 7,42 € 49.225.200Totale II trimestre 2015 17.340.000 € 7,30 € 126.602.400

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EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015

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2.2.2 EUA A

Nel corso del II trimestre, l’Italia ha partecipato alle due sessioni d’asta di EUA A tenutesi sulla t-CAP,

collocando 445 mila quote e maturando oltre 3 milioni di euro di proventi.

Tabella 2: Proventi d’asta derivanti dal collocamento di EUA A per l’Italia – II trim. 2015

I proventi italiani delle EUA A pesano per l’11% del totale ricavato dagli Stati membri nel trimestre.

Figura 7: Proventi d’asta derivanti dal collocamento di EUA A per Stato membro - II trim. 20159

Fonte: Elaborazione GSE

9 La Commissione ha comunicato che Norvegia, Liechtenstein, Islanda stanno negoziando le condizioni per potersi appoggiare sulla t-CAP per la messa all’asta delle quote EUA A. La Polonia collocherà le proprie quote nel 2015, insieme a quelle 2013 e 2014. La Germania ha esaurito il proprio quantitativo di quote di competenza del 2012 nell’asta tenutasi ad ottobre 2012.

Periodo d’astaEUA Aall'asta

Prezzo medio ponderato

Ricavi

Aprile 274.000 € 6,75 € 1.849.500Maggio 171.000 € 7,25 € 1.239.750Giugno 0 € 0,00 € 0Totale II trimestre 2015 445.000 € 6,94 € 3.089.250

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EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015

27

2.2.3 Prospettive per i proventi nel 2015

Alla luce dell’osservazione del mercato e di quanto riportato nell’ultima analisi previsionale10 di Thomson

Reuters - Point Carbon – punto di riferimento internazionale per l’analisi del mercato del carbonio – sono

stati considerati tre possibili scenari di prezzo:

Scenario massimo: prezzo medio annuo pari alla previsione Point Carbon (8,00€/ton)

Scenario previsione: prezzo medio annuo pari al prezzo medio registrato sulla t-CAP nel corso dei primi 2

trimestri 2015 (7,12€/ton)

Scenario minimo: prezzo medio annuo pari al prezzo minimo registrato sulla t-CAP nel corso dei primi

due trimestri 2015 (6,36€/ton)

Per quanto riguarda i prezzi delle quote EUA A si è ipotizzato, considerando quanto osservato nel corso del

primi due trimestri 2015, che seguano l’andamento delle EUA mantenendosi però ad un livello leggermente

inferiore (ipotesi: 0,33€ in meno).

Stando agli scenari ipotizzati, i proventi italiani potrebbero variare in un range compreso tra oltre 467 e

522 milioni di euro per le EUA e tra oltre 13 e 14 milioni di euro per le EUA A.

10 POINT CARBON, Carbon Market Analyst: 2030 EU Carbon Price Forecast: what’s next for the EU ETS, 25/05/2015 (Allegato V).

Quote EUA all'asta nel

2015

Quote EUA all'asta

gen-giu 2015

Ricavi EUA

gen-giu 2015

Quote EUAall' asta

lug-dec 2015

Ipotesi prezzo medio EUA

lug-dec 2015

Ipotesi ricavi EUA

lug-dec 2015

Stima ricavi EUA 2015

Scenario massimo 69.254.000 35.700.000 € 254.357.400 33.554.000 € 8,00 € 268.432.000 € 522.789.400

Scenario previsione 69.254.000 35.700.000 € 254.357.400 33.554.000 € 7,12 € 238.904.480 € 493.261.880

Scenario minimo 69.254.000 35.700.000 € 254.357.400 33.554.000 € 6,36 € 213.403.440 € 467.760.840

Quote EUA A all'asta nel

2015

Quote EUA A all'asta

gen-giu 2015

Ricavi EUA A

gen-giu 2015

Quote EUA Aall' asta

lug-dec 2015

Ipotesi prezzo medio EUA A lug-dec 2015

Ipotesi ricavi EUA A

lug-dec 2015

Stima ricavi EUA A 2015

Scenario massimo 2.048.500 1.537.000 € 10.432.950 511.500 € 7,67 € 3.923.205 € 14.356.155

Scenario previsione 2.048.500 1.537.000 € 10.432.950 511.500 € 6,79 € 3.473.085 € 13.906.035

Scenario minimo 2.048.500 1.537.000 € 10.432.950 511.500 € 6,03 € 3.084.345 € 13.517.295

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Figura 8: Previsioni proventi italiani d'asta 2015 – EUA e EUA A

EUA EUA A

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2.3 Gestione dei proventi d’asta

Ai sensi della Convenzione MEF – GSE, i proventi delle aste restano sotto la custodia del GSE durante

ciascun anno di riferimento e vengono trasferiti alla Tesoreria dello Stato, insieme agli interessi maturati dal

1 gennaio al 31 dicembre dell’anno di riferimento, in un’unica soluzione entro il 20 maggio dell’anno

successivo.

2.3.1 Proventi complessivamente generati dalle aste dell’EU ETS dal 2012 ad oggi

Guardando all’intero periodo di riferimento (2013-2020), da novembre 2012 al 30 giugno 2015, il GSE ha

collocato 196.072.500 EUA, con un ricavo totale di oltre 1 miliardo di euro e interessi netti per oltre 8

milioni di euro.

Tabella 3: Proventi d’asta complessivamente derivanti dal collocamento di EUA per l’Italia (nov. 2012 - giu. 2015)

* Gli interessi sono maturati sulle risorse finanziarie in giacenza sul conto GSE dedicato alle EUA al 30 giugno. Tali risorse includono i proventi 2015 accreditati al 30 giugno, tra i quali non sono inclusi quelli dell’asta tenutasi il 30 giugno stesso - circa 3,7 milioni di euro - che sono stati accreditati il 1 luglio in virtù di quanto previsto dal Regolamento Aste. Essi sono comunque riportati per coerenza nel totale dei proventi lordi generati dalle aste nel trimestre.

Dalla ripresa delle aste di quote per l’aviazione (settembre 2014), sono inoltre state collocate oltre 2 milioni

di EUA A, con proventi per oltre 15 milioni di euro e interessi netti pari a oltre 16 mila euro.

Periodo d’astaEUA

all'astaPrezzo medio

ponderatoRicavi

IV trimestre 2012 11.324.000 € 6,76 € 76.497.240,00Interessi 2012 - - € 95.902,07Totale 2012 11.324.000 € 6,76 € 76.593.142,07I trimestre 2013 23.004.000 € 4,50 € 103.578.565,00II trimestre 2013 23.004.000 € 3,83 € 88.028.640,00III trimestre 2013 20.767.500 € 4,61 € 95.680.665,00IV trimestre 2013 21.097.500 € 4,68 € 98.691.780,00Interessi 2013 - - € 3.742.952,45Totale 2013 87.873.000 € 4,39 € 389.722.602,45I trimestre 2014 23.281.000 € 5,91 € 137.676.580,00II trimestre 2014 13.020.000 € 5,25 € 68.373.600,00III trimestre 2014 12.648.000 € 6,01 € 75.990.300,00IV trimestre 2014 12.226.500 € 6,48 € 79.209.165,00Interessi 2014 - - € 3.772.218,59Totale 2014 61.175.500 € 5,91 € 365.021.863,59I trimestre 2015 18.360.000 € 6,96 € 127.755.000,00II trimestre 2015 17.340.000 € 7,30 € 126.602.400,00Interessi 2015* - - € 648.352,68Totale 2015 35.700.000 € 7,12 € 255.005.752,68Totale 2012-2015 196.072.500 € 5,50 € 1.086.343.360,79

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Tabella 4: Proventi d’asta complessivamente derivanti dal collocamento di EUA A per l’Italia (set. 2014 - giu. 2015)

2.3.2 Proventi trasferiti alla Tesoreria dello Stato al 30 giugno 2015

Il 20 maggio 2015, in coerenza con quanto previsto dalla Convenzione MEF – GSE del 9 maggio 2014, sono

stati trasferiti alla Tesoreria dello Stato i proventi derivanti dalle aste tenutesi nel corso del 2014. Tali

proventi, inclusivi degli interessi maturati al 31 dicembre 2014 e al netto dei costi di gestione del

collocamento11, ammontano a oltre 828 milioni di euro per le EUA e a 5,2 milioni di euro per le EUA A (cfr.

rendiconti riportati all’Allegato VI).

Le somme complessivamente trasferite a partire dal 2012, suddivise per anno di competenza, sono

riportate nelle Tabelle 5 e 6. Si ricorda che, poiché le early auctions tenutesi nel 2012 hanno collocato

quote di competenza 2013 e 2014, i proventi da esse derivanti sono per il 50% di competenza 2013 e per il

restante 50% di competenza 2014.

Tabella 5: Proventi derivanti dalle aste di EUA trasferiti alla Tesoreria dello Stato al 30 giugno 2015

Tabella 6: Proventi derivanti dalle aste di EUA A trasferiti alla Tesoreria dello Stato al 30 giugno 2015

11 I costi di gestione del collocamento includono gli oneri per il Sorvegliante Unico d’Asta e il corrispettivo per le attività di collocamento.

Periodo d’astaEUA A all'asta

Prezzo medio ponderato

Ricavi

III trimestre 2014 218.000 € 5,70 € 1.242.600,00IV trimestre 2014 655.000 € 6,11 € 4.000.660,00Interessi - - € 5.658,55Totale 2014 873.000 € 6,01 € 5.248.918,55I trimestre 2015 1.092.000 € 6,73 € 7.343.700,00II trimestre 2015 445.000 € 6,94 € 3.089.250,00Interessi 2015 - - € 16.253,97Totale 2015 1.537.000 € 6,79 € 10.449.203,97Totale 2014-2015 2.419.329 € 6,50 € 15.698.122,52

Anno d'asta Competenza quote Data trasferimento Risorse trasferiteEUA 2013 20/05/2014 € 38.100.456,17EUA 2014 20/05/2014 € 38.100.456,17

2013 EUA 2013 20/05/2014 € 388.475.222,512014 EUA 2014 20/05/2015 € 363.774.485,15

Tot. € 828.450.620,00

2012

Anno d'asta Competenza quote Data trasferimento Risorse trasferite2012 N/A - N/A2013 N/A - N/A2014 EUA A 2014 20/05/2015 € 5.248.735,62

Tot. € 5.248.735,62

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2.3.3 Proventi attualmente sotto la custodia del GSE

Il GSE ha attualmente in custodia i proventi ed i relativi interessi generati nei primi due trimestri del 2015

dal collocamento all’asta di EUA ed EUA A. Tali proventi sono depositati presso la Banca Popolare di

Sondrio e contabilizzati su due conti correnti distinti, l’uno dedicato ai flussi finanziari derivanti dalle EUA,

l’altro a quelli derivanti dalle EUA A. Ciò al fine di consentire la gestione separata richiesta dalla normativa

vigente.

Detti proventi e gli interessi maturati dal 1 gennaio al 31 dicembre 2015 resteranno sotto la temporanea

custodia del GSE per tutto l’anno e saranno trasferiti alla Tesoreria, al netto dei costi di gestione, entro e

non oltre il 20 maggio 2016.

EUA

I proventi EUA maturati nel secondo trimestre 2015 sono pari a circa 126 milioni di euro che si sommano

agli oltre 128 del primo trimestre.

Tra il 1 gennaio e il 30 giugno 2015, l’intera somma ha generato interessi netti per circa 648 mila euro, i

quali ai sensi della Convenzione MEF – GSE saranno contabilizzati interamente come di competenza 2015.

A seguire la tabella riepilogativa dei proventi 2015 e relativi interessi al 30 giugno (Tabella 8).

Tabella 7: Riepilogo remunerazione proventi EUA per l’Italia al secondo trimestre 2015

* Gli interessi sono maturati sulle risorse finanziarie sul conto GSE dedicato alle EUA al 30 giugno. Tali risorse includono i proventi 2015 accreditati al 30 giugno, tra i quali non sono inclusi quelli dell’asta tenutasi il 30 giugno stesso - circa 3,7 milioni di euro - che sono stati accreditati il 1 luglio in virtù di quanto previsto dal Regolamento Aste. Essi sono comunque riportati per coerenza nel totale dei proventi lordi generati dalle aste nel trimestre.

EUA A

I proventi EUA A maturati nel secondo trimestre 2015 sono pari a circa 3 milioni di euro ai quali si

aggiungono gli oltre 7,3 milioni del primo trimestre.

Rendicontazione proventi I trimestre II trimestre

Proventi aste LORDI € 127.755.000,00 € 126.602.400,00

Oneri Sorvegliante Unico d'Asta € 0,00 € 0,00

Proventi aste NETTI € 127.755.000,00 € 126.602.400,00

Interessi LORDI* € 580.768,84 € 295.485,44

Ritenuta fiscale del 26% e spese gestione c/c € 151.037,20 € 76.864,40

Interessi NETTI € 429.731,64 € 218.621,04

Imposta di bollo -€ 25,29 -€ 25,44

Totale proventi € 128.184.706,35 € 126.820.995,60Corrispettivo GSE € 170.393,16 € 255.589,74

Totale € 128.014.313,19 € 126.565.405,86

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Tra il 1 gennaio e il 31 marzo 2015, l’intera somma ha generato interessi netti per poco più di 9 mila euro, i

quali ai sensi della Convenzione MEF – GSE saranno contabilizzati interamente come di competenza 2015.

A seguire la tabella riepilogativa dei proventi 2015 e relativi interessi al 31 marzo 2015 (Tabella 9).

Tabella 8: Riepilogo remunerazione proventi EUA A per l’Italia contabilizzati al 30 giugno 2015

* La maturazione degli interessi fino a maggio è avvenuta sul totale degli importi in custodia al GSE che includeva anche i proventi relativi alle aste 2014. **Ai sensi del D. Lgs 30/2013, art 19 comma 6, i corrispettivi GSE per le attività di collocamento sono a carico dei proventi EUA.

2.4 Attività di informazione e divulgazione

In linea con quanto previsto dalla Convenzione MEF – GSE del 9 maggio 2014, il GSE svolge attività di

divulgazione di informazioni relative al sistema delle aste europee di quote di emissione.

2.4.1 Informative settimanali alle Istituzioni

Nel corso del trimestre, il GSE ha settimanalmente inoltrato alle amministrazioni competenti una nota di

sintesi relativa alle quote collocate, ai proventi generati e agli interessi maturati dalle risorse in giacenza nei

conti correnti sotto la custodia del GSE (comunicazioni II trimestre 2015 in Allegato VII).

2.4.2 Rapporti GSE sulle Aste

Ai sensi della Convenzione MEF – GSE del 9 maggio 2014, il 21 aprile 2015 il GSE ha predisposto e inoltrato

alle amministrazioni competenti il Rapporto sull’andamento delle aste di quote europee di emissione

relativo al primo trimestre 2015.

Il Rapporto, successivamente pubblicato sul sito del GSE nella sezione dedicata alle aste (cfr. 2.4.4 Sezione

del sito istituzionale GSE dedicata alle aste), è stato ripreso dalla stampa di settore (Allegato VIII) e

successivamente in Parlamento in relazione all’uso dei proventi delle aste12. Il tema è stato toccato

12 GIULIO DE GASPERIS, Dove sono finiti gli 800 milioni di euro delle aste per le emissioni di CO2?, in La Stampa, 16 aprile 2015.

Rendicontazione proventi I trimestre II trimestre

Proventi aste LORDI € 7.343.700,00 € 3.089.250,00

Oneri Sorvegliante Unico d'Asta € 0,00 € 0,00

Proventi aste NETTI € 7.343.700,00 € 3.089.250,00

Interessi LORDI* € 12.628,93 € 9.378,32

Ritenuta fiscale del 26% e spese gestione c/c € 3.299,52 € 2.453,76

Interessi NETTI € 9.329,41 € 6.924,56

Imposta di bollo -€ 24,99 -€ 24,99

Totale proventi € 7.353.004,42 € 3.096.149,57Corrispettivo GSE 2014** € 0,00 € 0,00

Totale € 7.353.004,42 € 3.096.149,57

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nell’ambito dell’interrogazione parlamentare 50566113, a firma degli on.li Zaratti e Pellegrino, discussa

presso la Commissione Ambiente della Camera dei deputati lo scorso 20 maggio 2015. Inoltre, nell’ambito

della risoluzione 7/00700, il cui primo firmatario è l’onorevole De Rosa, il cui esame è stato avviato in

Commissione Ambiente presso la Camera del 23 giugno (cfr. 4.3.3 Interrogazioni parlamentari sull’uso dei

proventi delle aste).

Il presente Rapporto, relativo al II trimestre 2015, sarà reso pubblico entro il mese di luglio, salvo diverse

indicazioni delle amministrazioni competenti.

13 Precedentemente lo stesso deputato aveva indirizzato al ministro dell’Ambiente l’interrogazione parlamentare 5-05112 nella seduta dell’Aula della Camera di lunedì 23 marzo 2015. Sul tema cfr. Rapporto sull’andamento delle aste di quote europee di emissione - I trimestre 2015. Si rimanda inoltre a < http://www.serviziparlamentari.com/index.php?option=com_mtree&task=viewlink&link_id=7560&Itemid=2 >

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34

2.4.3 Sezione del sito istituzionale GSE dedicata alle aste

Sin dal 2012 all’interno del portale del GSE è attiva una sezione dedicata alle aste di quote CO2

(http://www.gse.it/it/ > Gas servizi energetici > AsteCO2).

La sezione si articola su una pagina principale relativa alle aste (Aste CO2) attraverso la quale sono

accessibili:

- news relative all’andamento delle singole aste partecipate dall’Italia, pubblicate tre volte la

settimana a valle della chiusura delle aste;

- report settimanali relativi ai risultati delle aste di EUA ed EUA A su tutte le piattaforme;

- i rapporti trimestrali sul sistema delle aste (cfr. 2.4.2 Rapporti GSE sulle Aste);

- notizie di interesse per gli operatori ETS, in particolare relative a modifiche dei calendari d’asta e

alla normativa vigente.

La sezione include, inoltre, quattro pagine secondarie che riportano informazioni operative o di contesto e

documentazione rispettivamente su:

- modalità di partecipazione alle aste;

- EU ETS e relativa regolazione;

- Pacchetto EU Clima-Energia;

- Normativa internazionale sul clima rilevate per il mercato del carbonio europeo e per le aste.

La struttura delle pagine è studiata al fine di rendere sempre disponibili le informazioni di base sulle aste ed

il loro contesto. Ciascuna delle pagine della sezione riporta però un box “Ultime novità”.

Figura 9: Accessi alla sezione Aste CO2 del sito GSE – II trim. 2015

Fonte: Elaborazione GSE

Rimane elevato l’interesse soprattutto per le pagine legate al contesto del sistema d’asta, in particolare

quella dedicata alle evoluzioni regolatorie dell’EU ETS, sulle aste più in generale e quella legata al Pacchetto

Clima Energia.

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Figura 10: Andamento degli accessi alla sezione Aste CO2 del sito GSE (ott. 2012 – giu. 2015)

* Dal 1 al 17 aprile 2013 gli accessi sono stati rilevati solo parzialmente a causa di problemi di software

Fonte: Elaborazione GSE

Come evidenziato dai grafici, le pagine che registrano maggiori accessi sono:

Sistema EU ETS e Pacchetto Clima Energia: pagine dedicate alle notizie sul sistema regolatorio

legato all’EU ETS. Rispetto ai periodi precedenti, la pagina dedicata in particolare alle

informazioni riguardanti il Sistema ETS ha riscontrato un aumento degli accessi, probabilmente

in virtù del dibattito in corso sulla riforma del mercato europeo del carbonio per l’introduzione

di una Riserva di Stabilità del mercato;

Aste CO2: pagina che ha registrato circa il 30% degli accessi totali e su cui sono disponibili note

relative ai risultati d’asta delle quote italiane. Le note sono aggiornate quotidianamente. Nella

pagina è altresì disponibile, e periodicamente aggiornato, il “calendario consolidato” delle aste

su tutte le piattaforme attive, scaricabile dalla sezione documentale “Risultati Aste” dalla quale

sono inoltre scaricabili i Rapporti trimestrali del GSE sulle aste di quote europee di emissione,

ed aggiornamenti della normativa di riferimento.

2.4.4 Contatore Aste CO2

Nel 2014 è stato introdotto sulla home page del sito del GSE il “Contatore Aste CO2” al fine di aumentare la

trasparenza e l’accessibilità delle informazioni sui risultati del collocamento delle quote italiane. Lo

strumento permette di conoscere il quantitativo di quote di emissione collocate all’asta e i proventi

generati per l’Italia dal 2012 suddivisi tra EUA ed EUA A.

I dati sono aggiornati settimanalmente il venerdì e riportano anche il prezzo di chiusura della settimana.

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36

Figura 11: Contatore Aste CO2

Fonte: www.gse.it

2.4.5 Contact Center e richieste di informazione da parte degli operatori

Nel rispetto delle proprie funzioni di Responsabile del Collocamento delle quote italiane, il GSE fornisce

informazioni agli operatori nazionali che ne fanno richiesta. Nella sezione Aste CO2 del sito GSE gli operatori

possono consultare alcune FAQ – Frequently Asked Questions - aggiornate in base all’evoluzione della

tematica dell’EU ETS e alle richieste degli operatori.

Dal 2014 il GSE ha consolidato anche la gestione dei quesiti degli operatori attraverso il proprio servizio di

Contact Center. Il servizio è raggiungibile attraverso l’indirizzo di posta elettronica [email protected].

Le procedure interne di gestione del Contact Center assegnano priorità alle domande degli operatori rivolte

al GSE nell’ambito della funzione che la Società esercita in qualità di Responsabile del Collocamento

nazionale. In tutti gli altri casi, le risposte fornite sono state indicative e rimandano l’operatore agli

interlocutori istituzionali di riferimento, tra cui in particolare il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del

Territorio e del Mare, il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero dell’Economia e Finanze, il

Comitato nazionale per la gestione della Direttiva 2003/87/CE e per la gestione delle attività di progetto del

Protocollo di Kyoto (Comitato ETS), ISPRA.

La maggior parte delle richieste di informazioni ricevute nel corso del II trimestre 2015 ha riguardato

aggiornamenti sul quadro regolatorio europeo e sull’evoluzione del dibattito sulla Riserva di Stabilità del

Mercato, nonché chiarimenti sulle modalità di compliance degli impianti italiani di piccole dimensioni e la

conversione dei crediti internazionali.

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3 Analisi dei risultati delle aste primarie e confronto con il mercato secondario

Nel corso del II trimestre 2015, considerando tutte e tre le piattaforme operative, sono state messe all’asta

oltre 163 milioni di quote, di cui 159.105.000 EUA e 4.110.000 EUA A, valevoli per il periodo di obbligo

2013-2020. Le prime hanno generato proventi per oltre 1 miliardo di euro (1.160.060.410 euro), le seconde

per oltre 28 milioni di euro (28.394.965 euro).

L’Italia si è confermata il terzo paese per numero di EUA da collocare all’asta e proventi generati, mentre è

il quarto rispetto alle EUA A. Ciò in quanto le emissioni del traffico aereo di competenza nazionale pesano

meno sul totale delle quote europee per l’aviazione di quanto non pesino le emissioni italiane legate alla

produzione industriale ed energetica comparate a quelle degli altri Stati membri.

Figura 12: Quote EUA collocate al secondo trimestre 2015 per Stato membro su tutte le piattaforme

Fonte: Elaborazione GSE su dati EEX ed ICE

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EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015

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Figura 13: Quote EUA A collocate al secondo trimestre 2015 per Stato membro su tutte le piattaforme

Fonte: Elaborazione GSE su dati EEX ed ICE

Nel secondo trimestre dell’anno sono state collocate all’asta un numero inferiore di quote rispetto al primo

trimestre per via delle numerose festività in concomitanza delle giornate d’asta (lunedì di Pasqua, primo

maggio, Early May Bank Holiday, ascensione, Spring Bank Holiday, Corpus Christi) .

In totale, sia per quanto riguarda le EUA che le EUA A, tra aprile e giugno è stato collocato circa il 25% di

quote dell’anno.

Come già osservato sin dalle prime aste nel 2012 l’andamento delle aste primarie di quote europee di

emissione si conferma omogeneo sulle diverse piattaforme d’asta e in linea con gli andamenti del

mercato secondario (segmento spot).

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Figura 14: Andamento prezzi d'asta di EUA A e EUA14 sulle diverse piattaforme (apr. - giu. 2015)

Fonte: Elaborazione GSE su dati EEX ed ICE

A seguire si riporta una sintesi dell’andamento delle aste nel corso del trimestre, alla luce degli andamenti

registrati sul mercato secondario e sulla base di tre parametri disponibili considerati i più significativi per

acquisirne una panoramica: prezzi, cover ratio e livello di partecipazione. Per il mercato secondario sono

stati presi a riferimento i dati su volumi e prezzi dei mercati spot di ICE e EEX, ove disponibili.

3.1 Prezzi

Nel secondo trimestre dell’anno, benché il fattore “regolatorio” abbia continuato a costituire un input

determinante nelle dinamiche di formazione dei prezzi, un ruolo importante è stato rivestito, come già

registrato lo scorso anno, da dinamiche più prettamente legate al ciclo di compliance e da un ridotto

volume di quote collocate all’asta per il concentrarsi di numerose festività religiose e pause dell’attività

bancaria nel periodo15.

Nella prima fase del trimestre, la fase di pre-compliance, le stime pubblicate dalla Commissione sulle

emissioni 2014 e il tentativo della Presidenza lettone di facilitare un definitivo compromesso sulla Riserva

di stabilità del mercato - poi effettivamente raggiunto a inizio maggio - hanno sostenuto il valore delle

quote di emissione europee quasi sempre sopra i 7 euro. Complessivamente, il trimestre ha proseguito nel

14 Le aste sulle tre piattaforme avvengono con tempistiche diverse ed in diverse giornate, per ottenere delle linee continue e quindi rendere il grafico maggiormente leggibile, in ogni giornata d’asta di ciascuna piattaforma, sulle altre si ipotizza si registri un prezzo di aggiudicazione uguale all’ultimo registrato. 15 Come riportato nel Calendario consolidato delle aste “primarie” di quote CO2 per il 2015 presso la Piattaforma europea comune transitoria (T-CAP), Piattaforma nazionale tedesca (EEX DE) e Piattaforma nazionale britannica (ICE UK), disponibile sul sito ww.gse.it/aste CO2 (riquadro “Avviso agli Operatori”), le aste per il collocamento delle quote di emissione non hanno luogo in occasione delle seguenti festività: 3 aprile (Venerdì Santo); 6 aprile (Lunedì di Pasqua); 1 maggio (Festa dei Lavoratori); 4 maggio (May Day Bank Holiday); 14 maggio (Giorno dell'Ascensione); 25 maggio (Spring Bank Holiday); 4 giugno (Lunedì di Pentecoste); 31 agosto (Summer Bank Holiday).

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trend di rialzo dei prezzi già registrato nel primo trimestre16,+ 0,36 euro sul trimestre precedente, con il

prezzo medio registrato sulle tre piattaforme d’asta pari a 7,29 euro e sempre in linea con i prezzi

registrati anche sul mercato secondario spot (cfr. 3.4. Andamento del mercato secondario). Come osservato

già nel primo trimestre dell’anno, l’andamento delle aste di quote EUA A si è mantenuto in linea con quelle

delle EUA sebbene con valori leggermente inferiori. Tale distacco è probabilmente dovuto alla loro non

completa fungibilità.

Figura 15: Andamento dei prezzi sul mercato primario e secondario17 - II trim. 2015

Fonte: Elaborazione GSE su dati EEX ed ICE

Diversamente da quanto accaduto nel 2014 e in contrasto con le previsioni di alcuni analisti, i prezzi del

secondo trimestre non sembrano avere risentito dei ritardi nel rilascio delle quote per l’anno in corso.

Di seguito un’analisi di dettaglio delle variazioni del prezzo delle quote del trimestre:

L’andamento dei prezzi ad aprile è stato tendenzialmente al rialzo: il picco massimo del mese sul

mercato primario si è attestato a 7,52 euro il 30 aprile mentre il minimo è stato registrato il 14 e 15

aprile a 6,77 euro. In particolare, il mese si è aperto con un incremento significativo (+ 0,35 euro) tra la

sessione d’asta del 31 marzo (t-CAP) e quella del 2 aprile, a valle della comunicazione da parte della

Commissione delle prime stime sulle emissioni verificate per il 201418. Il trend rialzista è stato

successivamente alimentato, come riportato dagli analisti19, dalle consuete dinamiche pre-compliance,

dal clima di fiducia ed attesa in vista del secondo round negoziale sulla Riserva di Stabilità del mercato

(gruppo ambiente del 21 aprile e Coreper20 del 29), ma anche da ridotti volumi di quote scambiate

16 6,96 euro. Cfr. Rapporto sull’andamento delle aste di quote europee di emissione, I trimestre 2015. 17 Per il mercato secondario è stato preso a riferimento il prezzo di chiusura del contratto spot giornaliero registrato sulla piattaforma ICE 18 Cfr. POINT CARBON, European Union to meet CO2 target early after carbon market emission fall, 1 April 2015. NOMISMA ENERGIA, NEt Carbon Market, 6 aprile 2015. 19 NOMISMA ENERGIA, Net Carbon Market, 27 aprile 2015. 20 Comitato dei Rappresentanti Permanenti.

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giornalmente21. Si segnala in particolare una unica e breve parentesi di flessione, registrata nella terza

settimana di aprile (13-17 aprile): l’andamento sembrerebbe riconducibile ad un fisiologico

assestamento del valore della quota conseguente al rapido apprezzamento delle settimane

precedenti. Diversamente da quanto anticipato lo scorso trimestre, il prosieguo del rilascio delle quote

2015 da parte di Polonia e Italia22 nella seconda metà di aprile unitamente al via libera della

Commissione per il rilascio di circa 62,9 milioni di quote per l’ammodernamento del parco di

generazione elettrico degli Stati dell’est Europa (art. 10 c dir. ETS) non ha prodotto impatti negativi sul

valore della quota nell’immediato.

Maggio si è aperto consolidando il trend di crescita di aprile, ma ha fatto registrare successivamente

un arretramento del valore della quota, espressione del prevalere di segnali di incertezza sul

mercato23. La quota di emissione ha, infatti, raggiunto, nel segmento primario, la quotazione massima

di 7,62 euro (12 maggio) a valle dell’intesa24 tra le Istituzioni sul testo istitutivo della Riserva di

stabilità. Il successivo sostegno dell’intesa da parte del Comitato dei Rappresentanti Permanenti

(Coreper) del 13 maggio non ha tuttavia fornito quell’ulteriore “spinta” per consentire alla quota di

superare la soglia degli 8 euro. Secondo alcuni analisti25, il mercato sarebbe dunque entrato in una

fase di attendismo ed incertezza in assenza di chiari segnali “politici”, constatando assenza di effetti da

parte della Riserva di Stabilità prima del 2018. La quota ha, infatti, seguito un andamento declinante

raggiungendo il minimo del mese il 27 maggio nell’asta della piattaforma britannica ed attestandosi a

7,15 euro. Ciò sembrerebbe, inoltre, legato a dinamiche speculative volte a recuperare i margini di

guadagno delle settimane precedenti (c.d. profit taking). Il mese ha continuato a far registrare una

riduzione dei volumi scambiati.

Giugno si è aperto con un consolidamento del valore della quota che è salito raggiungendo il picco

dell’ 11 giugno (7,58 euro) ed ha fatto registrare un successivo calo per attestarsi sopra i 7,30 euro a

fine mese. Il supporto per i ridotti volumi di asta della prima settimana, accompagnato da una

riduzione dei volumi di quote scambiate, ha sostenuto il prezzo nella prima decade del mese. Il

successivo riequilibrio dei volumi di quote da collocare sul mercato primario e le difficoltà del mercato

a “rompere” la soglia dei 7,50 euro ha determinato successivamente una spinta al ribasso del prezzo

della quota.

21 NOMISMA ENERGIA, NEt Carbon Market, 20 aprile 2015: “[…] Il dato preoccupante è il significativo calo dei volumi: 17 milioni di quote scambiate giornalmente, contro i 30 milioni di transazioni della stessa settimana nel 2014, e i 63 milioni del 2013. […]” 22 Rispettivamente per 55 mln e 46 mln di quote. 23 NOMISMA ENERGIA, NEt Carbon Market, 25 maggio 2015. 24 Raggiunta il 5 maggio u.s. 25 NOMISMA ENERGIA, NEt Carbon Market, 18 maggio 2015.

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3.2 Cover Ratio

Rispetto a quanto osservato lo scorso anno e nel primo

trimestre del 2015, il cover ratio ha fatto registrare valori più

contenuti, sebbene si sia mantenuto quasi sempre al di sopra

del valore soglia di 2 punti quantomeno sulla t-CAP.

Le aste di quote britanniche hanno avuto invece un cover ratio

prevalentemente sotto i 2 punti. Storicamente le aste sulle

piattaforme nazionali hanno sempre fatto registrare valori

inferiori dell’indice rispetto alla piattaforma comune. Ciò

nonostante, se la frequenza di valori di cover ratio inferiori a 2

dovesse perdurare si potrebbe ipotizzare una parziale perdita

di interesse degli operatori per i canali di approvvigionamento

meno liquidi.

I picchi più alti si sono registrati in concomitanza con periodi di più intenso dibattito regolatorio, tra fine

aprile e la prima metà di maggio quando è stata raggiunto l’accordo sulla Riserva di Stabilità del Mercato.

Figura 16: Cover ratio piattaforme d’asta – II trim. 2015

Fonte: Elaborazione GSE su dati EEX ed ICE

Cos’è il cover ratio

Per cover ratio si intende il rapporto tra quantità di

quote oggetto di proposta di offerta e quantità

totale allocata sul mercato in una data sessione

d’asta.

Alcuni analisti di settore ritengono che il cover ratio

sia un indicatore utile a misurare il peso delle aste

nella dinamica complessiva del mercato del

carbonio: valori elevati di cover ratio per le aste

evidenzierebbero un ruolo trainante del mercato

primario rispetto al secondario, ovvero che i prezzi

formatisi sulle aste primarie influenzerebbero quelli

delle quote di emissione scambiate sul mercato

secondario, divenendo indicativi anche per le

transazioni bilaterali e Over-the-Counter.

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3.3 Numero dei partecipanti

Il numero di partecipanti alle sessioni d’asta del mercato primario ha proseguito l’andamento declinante

fatto registrare già dalla seconda metà dello scorso anno, con un massimo di 24 partecipanti all’asta del 21

aprile ed una media del periodo di 18, sulla t-CAP.

Figura 17: Andamento partecipazione aste primarie di quote di emissione sulla t-CAP - II trim. 2015

Fonte: Elaborazione GSE su dati EEX

Il calo, registrato in modo più marcato sul numero dei partecipanti che sul numero degli aggiudicatari,

potrebbe in parte dipendere dalla riduzione dei quantitativi di quote collocati per singola asta a valle

dell’attuazione del backloading.

Le informazioni relative all’identità di tali soggetti e degli aggiudicatari delle aste sono classificate come

market sensitive e quindi, in assenza di Sorvegliante Unico d’Asta, sono note solo alle piattaforme. Per la t-

CAP sono disponibili numeri aggregati pubblicati dalla Commissione europea nei sui rapporti sulle aste.

L’ultimo rapporto della Commissione, aggiornato a marzo 2015, indica che non ci sono state nuove richieste

di accreditamento e che quindi i soggetti autorizzati a presentare offerte di acquisto sulla t-CAP restano

66. Si tratta, complessivamente, di:

46 soggetti obbligati, ovvero operatori di impianti fissi o dell’aviazione soggetti alla Direttiva ETS;

14 operatori finanziari;

6 trader di commodity esenti dalla MiFID.

Tranne due operatori, tutti i partecipanti alle aste risultano essere anche iscritti al mercato secondario

(giornaliero o a termine) di EEX, di cui rappresentano il 59,5% (66 su 11126). I dati della Commissione

evidenziano che il 30,3% dei partecipanti accreditati presso la t-CAP sono operatori finanziari, istituti di

credito o trader, di cui solo una parte dichiara di operare per conto di clienti.

26 I dati della Commissione sono stati incrociati con quelli pubblicati dalla stessa EEX sul suo sito (aggiornati a giugno 2015) relativamente agli operatori accreditati ad operare sulle piattaforme gestite dalla società..

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Secondo gli ultimi dati riportati dalla Commissione tra gennaio e marzo 2015, quasi la totalità dei

partecipanti alle aste avrebbe partecipato per proprio conto, con un massimo dello 0,26% che avrebbe

partecipato per conto di clienti.

Tabella 9: Tavola sinottica soggetti accreditati sulla t-CAP da gennaio a marzo 2015

Fonte: Auctions by the transitional common auction platform, Report della Commissione Europea

In mancanza di aggiornamenti da parte della

Commissione, non sono noti gli impatti

dell’ulteriore calo dei partecipanti nel trimestre sui

valori dello Herfindahl-Hirschman Index (HHI). I

dati rilevati dalla Commissione sulla t-CAP fino a

marzo 2015 (cfr.

Figura 18) indicavano una crescita dell’indice di

concentrazione in concomitanza con il calo della partecipazione.

Figura 18: Valori di concentrazione della t-CAP su indice HHI (gen. 2014 – mar. 2015)

Fonte: Auctions by the transitional common auction platform, Report della Commissione Europea

Cos’è lo Herfindahl-Hirschman Index (HHI)

Lo HHI elaborato da EEX misura il grado di concentrazione nelle aste come la somma dei quadrati della percentuale di quote assegnate a ciascun aggiudicatario sul totale di quote messe all’asta. Valori dell’indice sotto i 1.500 sono comunemente interpretati come segno di un mercato non concentrato, valori compresi tra 1.500 e 2.500 sarebbero invece indice di una moderata concentrazione del mercato mentre un indice superiore a 2.500 denoterebbe un mercato fortemente concentrato.

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3.4 Andamento del mercato secondario

Come anticipato al paragrafo 3.1 Prezzi, l’andamento del mercato secondario spot delle quote europee di

emissione è in linea con quello registrato per le aste (vedasi Figura 15).

I volumi di scambio su questo segmento del mercato sono comunque residuali, sia rispetto al mercato

primario che al mercato a termine. I picchi registrati sono da ricondursi soprattutto alle frequenti giornate

festive che hanno caratterizzato questo trimestre nonché dalla scadenza dei termini per la compliance 2014

Figura 19: Andamento volumi scambi27 sul mercato secondario spot di ICE* - II trim. 2015

Nel grafico sono riportati i volumi di scambio su ICE in quanto quelli sulle altre piattaforme, EEX, NASDAQ e NYMEX sono trascurabili.

Fonte: Elaborazione GSE su dati Thomson Reuters

Più vivace soprattutto in termini di volumi il mercato a termine, principalmente concentrato su ICE. La

maggior parte delle contrattazioni riguarda prodotti future a un anno (cfr. Figura 20), seppure il mercato

esprima prezzi anche per prodotti a più lungo termine (2020).

27 Per volume di scambio giornalieri si intende il numero di contratti scambiati nel corso della giornata di trading, ciascuno pari a 1.000 quote EUA.

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Figura 20: Volumi di scambio contratti EUA futures su ICE*- II trim. 2015

Nel grafico sono riportati i volumi di scambio su ICE in quanto quelli sulle altre piattaforme, EEX, NASDAQ e NYMEX sono trascurabili.

Fonte: Elaborazione GSE su dati Thomson Reuters

I prezzi dei prodotti a termine hanno un andamento e oscillazioni simili a quelli del mercato primario, ma

con prezzo maggiore nell’ordine di 10/20 centesimi per le annate a più breve termine (2015 - 2017) e fino a

circa 1 euro per quelle successive fino al 2020.

Figura 21: Andamento prezzi EUA futures su ICE - II trim. 2015

Fonte: Elaborazione GSE su dati Thomson Reuters

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4 Politiche europee clima-energia e mercato del carbonio

Gli eventi di maggiore rilevanza dal punto di vista regolatorio nel secondo trimestre 2015 hanno riguardato

la conclusione del processo negoziale tra Parlamento, Commissione e Consiglio che ha delineato in via

definitiva la configurazione e i tempi di introduzione della Riserva di stabilità, con conseguenze

apprezzabili anche sui movimenti del mercato contribuendo a sostenere il valore della quota sopra i 7 euro

(cfr. paragrafo 3.1 Prezzi).

Il trimestre ha registrato anche la pubblicazione da parte della Commissione dei dati aggiornati al 2014

relativi ad emissioni verificate, all’uso dei crediti internazionali e al surplus di quote in circolazione, nonché

la conclusione degli adempimenti amministrativi per il rilascio delle quote 2015.

Sul versante internazionale non si registrano avanzamenti sostanziali nel processo negoziale verso

l’accordo di Parigi per il contenimento delle emissioni globali nel post-2020. La Comunità internazionale

appare però sempre più impegnata a proporre strategie di mitigazione anche in altri contesti multilaterali,

governativi e non. Dal G7 di Elmau e dalla Vienna Energy Conference sono arrivati importanti impegni su

rinnovabili ed efficienza come strumenti di mitigazione dei cambiamenti climatici. Dal settore privato,

inoltre, una significativa sollecitazione dal settore oil&gas europeo per un unico prezzo globale del carbonio

in grado di indirizzare gli investimenti energetici a lungo termine.

Significativo, infine, il dibattito parlamentare in Italia sul ruolo dell’EU ETS nell’ambito dell’Unione per

l’Energia e su possibili usi alternativi dei proventi delle aste, incluso il rimborso dei costi indiretti del

carbonio contro il rischio di carbon leakage nella settori manifatturieri energivori.

4.1 Riserva di Stabilità del mercato: raggiunto l’accordo definitivo

Il secondo trimestre ha portato a conclusione il negoziato sulla Riserva di Stabilità del Mercato che, come

noto, nasce per affrontare il problema del persistente surplus di quote in circolazione nell’EU ETS e

restituirgli efficacia sul medio-lungo termine nella formazione di un prezzo chiaro e sostenuto della CO2.

Il trilogo tra Parlamento, Consiglio e Commissione, già iniziato durante il primo trimestre (cfr Rapporto

sull’andamento delle aste di quote europee di emissione – I trimestre, 4.1.3 Il trilogo), ha portato ad

un’intesa facilitata dall’ennesimo tentativo di compromesso della Presidenza lettone avanzato in vista del

gruppo Ambiente del Consiglio (WPE) del 21 aprile.

Il compromesso è stato accettato all’unanimità dal Comitato dei Rappresentanti permanenti (Coreper) il

successivo 13 maggio e a fine maggio dalla Commissione Ambiente del Parlamento europeo (ENVI; 49

favorevoli, 8 contrari, 2 astensioni), aprendo le porte all’ultima fase dell’iter legislativo. Il relatore della

Commissione, Yvo Belet (EPP), ha salutato l’intesa raggiunta quale “giusto compromesso tra un’efficace

riforma del Sistema ETS e una solida garanzia per l’industria europea ad alta intensità energetica in

Europa contro il rischio carbon leakage”.

L’8 luglio il Parlamento in seduta plenaria ha approvato il testo che, conformemente alla procedura

legislativa ordinaria (art. 294 TFUE), dovrà avere anche il via libera del Consiglio, presumibilmente a metà

settembre.

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L’intesa è stata trovata grazie al superamento delle divergenze su data di avvio della Riserva e destino

delle quote “non collocate”28 e quattro sono i cardini principali dell’accordo:

- operatività della Riserva già dal 2019;

- sostegno al trasferimento immediato in Riserva delle quote già oggetto di accantonamento

temporaneo per il backloading, evitandone la re-immissione nel mercato nel 2019-2020;

- destinazione temporanea in Riserva delle “quote non collocate” a fine periodo (residue dalla

Riserva Nuovi Entranti o derivanti da mancate assegnazioni per cessazioni e significative riduzioni di

capacità);

- posticipo della decisione definitiva sull’utilizzo di queste ultime ad una successiva proposta della

Commissione nell’ambito della più ampia riforma dell’EU ETS.

Operativamente, la prima quantificazione del surplus di quote per innescare i meccanismi della Riserva

dovrebbe avvenire nel maggio 2017, affinché possano diventare operativi dal gennaio 2019. Per i dettagli di

tali meccanismi vedasi il Rapporto sull’andamento delle aste di quote europee di emissione – I trimestre

2015 – Speciale “Riserva di Stabilità del Mercato”.

Riguardo il destino della quote non collocate, la decisione dovrà essere presa entro il 2021, sebbene

nell’ambito del processo di revisione della Direttiva ETS la Commissione potrebbe avanzare una proposta

rispetto alla possibilità di monetizzare fino a 50 milioni quote “non collocate” come fondo ponte tra

NER300 e NER400, per progetti di innovazione a basso contenuto di carbonio, anche di piccola taglia,

nell’industria.

Il testo contiene, infine, in più passaggi, l’impegno a tutelare la competitività dell’industria contro il rischio

di delocalizzazione per via dei costi del carbonio, sia diretti sia indiretti. Il tema ha fortemente influito anche

sulla determinazione delle modalità per la revisione periodica alla Riserva, fissata nel testo a 3 anni (anziché

5) dall’attivazione operativa del meccanismo e volta eventualmente a rivederne le soglie in funzione degli

impatti riscontrati su competitività e carbon leakage.

4.2 Adempimenti amministrativi: compliance 2014 e dati sul surplus

Il secondo trimestre dell’anno è stato caratterizzato, come di consueto, dalla fase di compliance per gli

operatori del Sistema EU ETS e dalla pubblicazione da parte della Commissione dei dati definitivi per il

2014, che indicano una stabilizzazione del surplus nel corso dell’anno dovuta all’attuazione del

backloading.

28 NOMISMA ENERGIA, NEt Carbon Market, 4 maggio 2015; “[…] Nel meeting dei rappresentanti nazionali dello scorso 29 aprile, la Repubblica Ceca e la Lituania hanno deciso di sfilarsi dal gruppo dei Paesi contrari guidato dalla Polonia, dando il via libera alla presidenza lettone per trovare un accordo tra Parlamento, Consiglio e Commissione al meeting previsto per il prossimo 5 maggio (cosiddetto trilogo) […]”.

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4.2.1 Emissioni 2014: surplus stabilizzato

Il 18 maggio la Commissione ha confermato i dati relativi alle emissioni verificate per l’anno 201429, già

anticipati ad aprile, che attestandosi a 1.812 Mt CO2 eq. segnano un calo del 4,5% rispetto al 201330.

Nonostante questo dato, per la prima volta dal 2008 le emissioni verificate sono risultate maggiori delle

quote complessivamente rilasciate, gratuitamente o tramite asta, nel corso dello stesso anno31. Ciò

principalmente grazie all’entrata in vigore del backloading, che quindi sarebbe riuscito quantomeno a

stabilizzare il surplus32. Il dato cumulato delle quote di emissioni in circolazione nel 2014 sarebbe, infatti,

passato da 2.100 milioni a circa 2.070 milioni nel 201433.

Nel commentare questi dati, il Commissario Cañete ha ricordato che ci sono segnali concreti di decoupling

tra crescita economica e riduzione delle emissioni a livello globale (la Cina l’esempio più evidente) e che

questo costituisce una premessa importante per la Conferenza sul Clima di Parigi del prossimo dicembre. Il

Commissario ha confermato la fiducia della UE nel mercato del carbonio come strumento di riduzione

delle emissioni, enfatizzando l’accordo raggiunto sulla Riserva di Stabilità quale risultato chiave per

correggere i problemi strutturali che avrebbero potuto inficiarne l’efficacia.

4.2.2 Crediti internazionali

Il 4 maggio la Commissione europea ha pubblicato il dato relativo alla quantità di crediti CER-ERU

convertiti in EUA su richiesta degli operatori al 30 aprile, pari a circa 388 milioni di unità34. Il dato fornisce

il numero aggregato di crediti internazionali scambiati in quote di emissione a partire dal marzo 2014 ossia

dal momento in cui lo scambio è divenuto obbligatorio per poter fruire dei crediti in questione nei limiti

indicati dal c.d. Regolamento RICE (cfr. Rapporto annuale sulle aste di quote europee di emissione – 2013).

Sommato all’insieme dei crediti già utilizzati nel periodo 2008-2012 (circa 1.058 milioni di unità35), il dato

indica che il Sistema ha assorbito la quasi totalità dei crediti consentiti, stimata dagli analisti in circa 1.570

milioni al 2020. I crediti rimanenti che gli operatori potranno utilizzare al 2020 si attestano quindi intorno

29 EUROPEAN COMMISSION, Emissions trading: 2014 data shows emissions reduction, Brussels, 18 May 2015. 30 Le emissioni verificate nel 2013 ammontavano a 1.908 Mt CO2. 31 Si considerano le quote assegnate a titolo gratuito all’Industria, per la modernizzazione degli impianti ai sensi dell’art. 10 c della direttiva 2003/87/CE e successive modificazioni, nonché quelle assegnate ai nuovi entranti. Occorre inoltre considerare che circa 90 mln di quote sono state assegnate nell’ambito del programma NER 300 e l’operatività del backloading che ha ridotto i volumi di quote da collocare all’asta nel 2014. Cfr. anche NOMISMA ENERGIA, NEt Carbon Market, 15 giugno 2015; tra le principali economie che hanno registrato le più profondi riduzioni di emissioni, secondo i dati Eurostat, vi è Regno Unito (-8,7% delle emissioni su base annua), Francia (-8,2%), Italia (-6,9%) e Germania (-3,1%). 32 POINT CARBON, EU to meet CO2 target early if carbon market emissions fail, 1 April 2015. 33 Il dato tiene conto dei crediti internazionali scambiati in quote di emissione, della monetizzazione di quote nell’ambito del programma NER 300, delle quote assegnate nel 2014, comprese quelle per il settore aviazione. 34 EUROPEAN COMMISSION, Updated information on Exchange and International Credit Use in the EU ETS, 4 May 2015. Si tratta secondo la Commissione di un incremento di circa 231 milioni di crediti rispetto all’ultimo aggiornamento reso a novembre scorso. Di questi sono circa 196 milioni di crediti CER e circa 192 milioni di ERU. Sul totale dei crediti scambiati, inoltre, il 76,79 % dei CER è stato originato in Cina ed il 6,44 % dall’India. 76,78 % degli ERU derivano da progetti attivati in Ucraina ed il 16,67 % da progetti attivati in territorio russo. 35 < http://ec.europa.eu/clima/policies/ets/registry/documentation_en.htm >.

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a 124 milioni di unità36. Secondo alcuni analisti37, l’esaurirsi della possibilità di far ricorso ai più economici

crediti internazionali, avrà negli anni a venire un impatto rialzista sui prezzi.

4.2.3 Rilascio delle quote a titolo gratuito per l’anno 2015

Il 12 maggio la Commissione ha aggiornato lo stato di avanzamento delle operazioni di rilascio da parte

degli Stati membri delle quote gratuite 2015 per l’industria che, ai sensi della Direttiva ETS, avrebbe

dovuto essere completato entro il 28 febbraio.

Rispetto al trimestre precedente, la Polonia ha pressoché completato le operazioni38 mentre Finlandia e

Italia hanno collocato rispettivamente l’89,7% e il 58,4% delle quote dovute a titolo gratuito.

Figura 22: Stato delle assegnazioni gratuite all’industria e produttori di calore per il 201539 - Aggiornato al 12 maggio

Fonte: Commissione europea– Status Table on the allocation of free allowances for 2015

36 Secondo alcuni analisti il livello di crediti internazionali utilizzabili nel sistema potrebbe essere intorno ai 200 mln di unità. Cfr. NOMISMA ENERGIA, NEt Carbon Market, 11 maggio 2015. 37 POINT CARBON, European companies close to exhausting cheap U.N. carbon credits, 5 May 2015. 38 Con riferimento al rilascio di quote di emissione EUA di competenza 2015, il Comitato ETS ha rilasciato circa 47 milioni di quote con delibere 11/2015 del 17 aprile e 14/2015 del 22 aprile e delibera 17/2015 del 28 aprile. Il rilascio delle quote 2014 si è completato con la deliberazione n. 15/2015 del Comitato ETS. Si rimanda per consultare il testo delle delibere al seguente link < http://www.minambiente.it/pagina/emission-trading >. 39 EUROPEAN COMMISSION, Status table on free allocation to industry and heat production for 2015, 31 March 2015.

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4.3 Il dibattito parlamentare in Italia: riforma dell’EU ETS e uso dei proventi delle aste

Nel trimestre, il Parlamento italiano ha affrontato problematiche legate alla regolazione e

all’implementazione dell’EU ETS, sia nel quadro delle discussioni sul pacchetto per l’ ”Unione dell’Energia”,

che degli iter legislativi relativi al “collegato ambientale” e al decreto correttivo del D.Lgs. 30/2013 che

recepisce in Italia la direttiva 2009/28/CE.

4.3.1 “Collegato ambientale” e decreto correttivo al D.Lgs. 30/2013: indicazioni su carbon

leakage indiretto

Il Senato ha proseguito il lavoro di esame del c.d. Collegato ambientale40, già approvato dalla Camera dei

deputati il 13 novembre 2014. La seduta della Commissione Ambiente del Senato del 21 giugno ha, in

particolare, ha approvato un emendamento che prevede la compensazione dei costi “indiretti” da parte

dei soggetti esposti al carbon leakage 41 tra le misure cui destinare il 50% dei proventi delle aste di quote

di emissione ai sensi dell’art. 19, co. 6 del d.lgs 30 (emendamento 6.6, Sen. Tomaselli, PD).

La Commissione Ambiente della Camera ha invece concluso la formulazione del parere sul decreto

correttivo del d.lgs 30/2013. Tra gli elementi rilevanti del parere42 ci sono un’indicazione favorevole

all’assegnazione di un emolumento, compenso o rimborso spese ai componenti del Comitato ETS, senza

nuovi oneri al bilancio dello Stato, il mantenimento dei poteri sanzionatori al Comitato ETS anziché ai

prefetti come previsto originariamente dall’atto del Governo (n. 155), l’indicazione a dare soluzione

tempestiva alla richiesta di rimborso spettante ai nuovi entranti; un’osservazione affinché il Governo

valuti l'opportunità di riconsiderare nel suo complesso il sistema EU-ETS alla luce dei risultati conseguiti e

la necessità di definire ulteriori misure fiscali di tassazione del carbonio; l’opportunità dell’avvio di un

confronto tra l'esperienza italiana e quanto avviene in altri Paesi come la Germania o il Regno Unito

riguardo alla compensazione dei costi indiretti della CO2 a vantaggio delle industrie maggiormente

energivore.

4.3.2 “Unione dell’Energia”: competitività al centro della riforma dell’EU ETS

Nella seduta delle Commissioni riunite Industria e Ambiente del Senato del 21 maggio u.s., il Ministro

dell’Ambiente Galletti è intervenuto sul tema Unione dell’Energia43, sottolineando l’importanza di attuare

una riforma strutturale dell’EU ETS e di adottare misure efficaci a contrastare il fenomeno del carbon

40 AS 1676. 41 “[…] così come definiti dal paragrafo 26 di cui alla Comunicazione C(2012) 3230 final), con priorità di assegnazione alle imprese accreditate ISO 50001 nella gestione dell’energia”. 42 Si rimanda a CAMERA DEI DEPUTATI, COMMISSIONE AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI (VIII), Parere approvato dalla Commissione (Schema di decreto legislativo recante disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 13 marzo 2013, n. 30, di attuazione della direttiva 2009/29/CE che modifica la direttiva 2003/87/CE al fine di perfezionare ed estendere il sistema comunitario per lo scambio di quote di emissione di gas a effetto serra. Atto n. 155.), martedì 9 Giugno 2015. 43 Si fa riferimento alle tre comunicazioni pubblicate dalla Commissione europea il 25 febbraio u.s. Si rimanda al Rapporto sull’andamento delle aste di quote europee di emissione – I trimestre.

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leakage, sfruttando appieno il potenziale di energie e tecnologie pulite a disposizione, sia in termini di fonti

rinnovabili che di efficienza energetica.

Il 25 giugno u.s., il Commissario Cañete è stato audito in Parlamento presso le Commissioni Ambiente e

attività produttive riunite di Camera e Senato e successivamente ha incontrato il Ministro dello Sviluppo

economico, Federica Guidi44.

Il Commissario ha anticipato la pubblicazione di una serie di comunicazioni a metà luglio. Tra queste, la

proposta relativa al nuovo regime contro il carbon leakage, che sarà orientata a limitare le assegnazioni

gratuite rendendo più stringenti le modalità per l’individuazione dei settori effettivamente a rischio45. Il

Commissario si è inoltre espresso sulle ipotesi di carbon tax sui beni importati in Europa, valutandola non

percorribile, sia perché difficilmente attuabile in termini di quantificazione del contenuto di carbonio nei

beni, sia in termini di compatibilità con le regole del WTO.

Infine, con riferimento alla Conferenza di Parigi sul Clima, il responsabile europeo per il dossier Clima-

Energia ha ricordato la complessità del negoziato in corso ma ha anche riconosciuto come le condizioni

attuali sarebbero favorevoli per la finalizzazione dell’accordo, non da ultimo la dichiarazione del G7 di

Elamu (cfr. para. 4.4.4 G7: “transizione energetica” per la lotta ai cambiamenti climatici).

4.3.3 Interrogazioni parlamentari sull’uso dei proventi delle aste

Nel corso del trimestre sono state presentate un’interrogazione e una risoluzione parlamentare, entrambe

volte a suggerire modifiche nelle disposizioni attualmente vigenti per l’uso dei proventi delle aste di quote

di emissione.

Interrogazione Zaratti – Pellegrino al Ministro dell’Ambiente

L’interrogazione (Allegato IX), rivolta al Ministro dell’Ambiente dagli on. Zaratti e Pellegrino, ha reiterato la

richiesta di chiarimento, già indirizzato lo scorso marzo, relativa alla ripartizione dei proventi derivanti dal

collocamento delle quote di emissione di gas a effetto serra. Gli interroganti hanno posto all’attenzione

della Camera dei Deputati il tema della ripartizione dei proventi derivanti dalle aste ai sensi del decreto

legislativo 30/2013 e chiesto al Ministro elementi informativi in merito a:

utilizzo dei proventi relativi alle aste e agli interessi maturati a valere sulle quote di competenza

degli anni 2012 e 2013 già trasferiti alla Tesoreria dello Stato;

stato dell’arte dei decreti per la ripartizione delle risorse, da emanarsi entro il 31 maggio dell’anno

successivo a quello di effettuazione delle aste a cura del Ministero dell’Ambiente, di concerto con i

Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Economia e Finanze;

44 MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO (Comunicato Stampa), Guidi riceve Arias Cañete: Focus su procedure infrazione energia e nuove interconnessioni elettriche, Giovedì, 25 Giugno 2015 < http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/per-i-media/comunicati-stampa/2032938-guidi-riceve-arias-canete-focus-su-procedure-infrazione-energia-e-nuove-interconnessioni-elettriche >. 45 QUOTIDIANO ENERGIA, Cañete a Roma, focus su infrazioni e interconnessioni, 25 giugno 2015.

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enti e/o istituti coinvolti per la realizzazione delle misure e ammontare di risorse destinato

all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) in virtù delle competenze

ad essa assegnate dal D.lgs n. 30/2013 in materia di abbattimento delle emissioni e all’adattamento

ai cambiamenti climatici.

Il rappresentante del Dicastero oggetto di interrogazione, nella persona del Sotto Segretario Velo, ha

fornito risposta immediata all’interrogazione. Il Sotto Segretario ha dichiarato, relativamente ai proventi

delle aste di competenza dell'anno 2013, che la ripartizione delle risorse è effettuata in base alle

diposizioni di legge ed in particolare:

il 50 per cento, pari a 213,2 milioni di euro, è assegnato al Ministero dello sviluppo economico per

il rimborso dei crediti spettanti agli operatori degli impianti ETS (Emissions Trading System)

cosiddetti «nuovi entranti». Per tali somme, il Ministero dello sviluppo economico sta procedendo

alla liquidazione dei crediti spettanti agli operatori aventi diritto;

il restante 50 per cento, è destinato alle finalità ambientali ed è suddiviso come segue: il 70 per

cento, pari a 149,2 milioni di euro, è assegnato al Ministero dell'ambiente; il rimanente 30 per

cento, pari a 64 milioni di euro, è assegnato al Ministero dello sviluppo economico.

Proseguendo con riferimento a queste ultime risorse destinate a finalità ambientali, il Sotto Segretario ha

dichiarato che il Ministero dell'ambiente e quello dello sviluppo economico stanno dando seguito alla

realizzazione di programmi per l'efficienza energetica (di cui al decreto legislativo n. 102/2014), e di lotta

ai cambiamenti climatici e la mobilità sostenibile. In particolare:

per il programma «Miglioramento della prestazione energetica degli immobili della Pubblica

amministrazione centrale» sono destinati fino a 20 milioni di euro per l'anno 2014 e fino a 30

milioni di euro annui per il periodo 2015/2020;

per il «Fondo nazionale per l'efficienza energetica» sono destinati fino a 50 milioni annui dal 2014

al 2020;

per il «Programma di promozione delle diagnosi energetiche presso le Piccole e Medie Imprese»

sono destinati fino a 15 milioni annui dal 2014 al 2020;

per il «Programma di informazione e formazione per promuovere e facilitare l'uso efficiente

dell'energia» sono destinati fino a 1 milione annuo dal 2015 al 2017;

per il «Programma di verifiche e controlli in relazione alla diagnosi energetica per le grandi

imprese e le imprese a forte consumo di energia» sono destinati fino a 0,3 milioni annui dal 2014

al 2020;

per il «Il Green Climate Fund (GCF)» è destinata una somma pari a 50 milioni di euro nell'ambito

dell'impegno preso dall'Italia;

per il «Fondo mobilità sostenibile» sono destinati fino a 35 milioni di euro (il disegno di legge

cosiddetto «Collegato ambientale», come è noto, è in corso di approvazione al Senato).

In merito all'assegnazione di risorse a ISPRA, il Sotto Segretario ha rilevato che la direttiva di riferimento e il

decreto legislativo n. 30 del 2013 elencano determinate «attività con finalità ambientale» cui destinare il 50

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per cento dei proventi delle aste, non prevedendo una assegnazione diretta a enti e istituti. Ciononostante,

è stato indicato che laddove siano individuate attività e programmi specifici rientranti nell'elenco previsto

dal citato decreto legislativo, potranno essere stipulati appositi accordi e convenzioni anche con ISPRA.

Risoluzione 7-00700 sui criteri di assegnazione dei proventi delle aste

Il dibattito sui proventi delle aste di quote di emissione ed i relativi criteri di ripartizione è proseguito nella

sessione del 23 giugno della Commissione Ambiente della Camera dei deputati. La Commissione ha, infatti,

avviato l’esame della risoluzione 7-00700 dell’on. De Rosa (M5S) sui criteri di assegnazione dei proventi

delle aste (Allegato X).

La risoluzione chiede al Governo impegno su diversi fronti:

una volta espletati gli obblighi di rimborso dei crediti spettanti agli operatori degli impianti

considerati Nuovi Entranti della seconda fase dell’EU ETS, assumere iniziative per modificare le

disposizioni d'assegnazione dei proventi delle aste nella direzione di una maggiore efficienza,

indicando prioritariamente il finanziamento di ricerca e sviluppo di tecnologie e pratiche di

mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici secondo le linee generali espresse dalla

«Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici»;

assicurare trasparenza nella selezione dei membri del Comitato ETS attraverso l'introduzione di

forme di selezione pubblica dei candidati in base alla determinazione di criteri minimi per la

selezione;

potenziare i dispositivi di controllo per eliminare i margini di speculazione finanziaria sui costi di

impresa finalizzati all'abbattimento delle emissioni.

4.4 Cambiamenti climatici nell’agenda internazionale

A livello internazionale, il secondo trimestre del 2015 ha fatto registrare deboli avanzamenti del processo

negoziale in direzione del futuro accordo internazionale sul clima per il post-2020.

A fine giugno, solo il 20% delle Parti aveva presentatore il proprio “INDC”, ovvero il “contributo

determinato a livello nazionale” che ciascun paese sarebbe disponibile a sottoscrivere nell’ambito di un

accodo multilaterale sul clima. Si tratta di una quarantina su 192, inclusi i 28 Stati membri dell’ Unione

europea ed alcuni paesi “chiave”, quali Cina, Russia, USA, Messico e Canada. Complessivamente essi hanno

un peso emissivo pari a quasi il 60% del totale mondiale.

Nel corso dell’ultima sessione negoziale in sede ONU, tenutasi a Bonn in giugno, non sembrano esserci stati

progressi sostanziali, sui temi più critici da dirimere, dalla natura legale dell’accordo, alla tipologia degli

obiettivi da inserirvi, ma solo un consolidamento “editoriale” delle opzioni già enucleate nel testo di

Ginevra (cfr. Rapporto sull’andamento delle aste di quote europee di emissione, I trimestre 2015). Ciò a

meno di sei mesi dalla Conferenza di Parigi e con meno di dieci giorni effettivi a disposizione per negoziare.

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Al contrario, il tema dei cambiamenti climatici è salito nelle agende di altri fora multilaterali di peso

riunitisi nel corso del trimestre, dal G7, al Petersburg Climate Dialogue, al Vienna Energy Forum. Ciò che

in queste sedi è emerso è un passaggio dagli auspici per la definizione di ambiziosi obiettivi di mitigazione

dei cambiamenti climatici alla declinazione di programmi e specifiche misure nel settore energetico da

adottare a livello regionale o di singoli sistemi paese per contenere le emissioni, in particolare attraverso

rinnovabili ed efficienza energetica. Al G7 si è parlato di una vera e propria transizione energetica per il

clima, ma dichiarazioni interessanti sono arrivate anche da paesi storicamente lontani da quest’approccio,

come Arabia Saudita e Kuwait, che a Vienna hanno annunciato ambiziosi piani di sviluppo di energia pulita.

Inoltre, sei tra i maggiori player europei dell’industria dell’ Oil & Gas46 – incluso ENI – hanno scritto una

lettera d’appello ai governi mondiali per chiedere meccanismi che permettano di assegnare un prezzo alle

emissioni di gas serra omogeneo a livello globale.

Infine, di grande impatto anche la presentazione ufficiale il 18 giugno dell’Enciclica di Papa Francesco

“Laudato si’” che, sottolineando il carattere di assoluta priorità rivestito dalla crisi del pianeta legata

cambiamenti climatici in associazione ad una critica molto forte all’attuale sistema economico-finanziario

globale, ha provocato una forte eco mediatica per il valore paradigmatico e di indirizzo etico rivolto non

solo ai cattolici.

4.4.1 Stato del negoziato ONU: “INDCs” per oltre il 50% delle emissioni globali

A fine giugno solo 43 su 192 hanno presentato al segretariato i propri INDCs, i “contributi determinati a

livello nazionale” alla lotta ai cambiamenti climatici da inscrivere nel nuovo accordo post-2020 che, come

concordato Lima, avrebbero dovuti essere presentati entro la fine del primo trimestre 2015 e comunque

entro il primo ottobre 2015 (cfr. Tabella 11). Complessivamente gli impegni notificati coprono quasi il 60%

delle emissioni globali.

Nonostante questa premessa relativamente favorevole, i lavori dell’ad hoc working group on the Durban

Platform for Enhanced Action (ADP) riunitosi a Bonn in giugno non hanno prodotto avanzamenti sostanziali.

A meno di sei mesi dalla Conferenza di Parigi, il gruppo ha lavorato al consolidamento e semplificazione del

testo negoziale di Ginevra, ma sono rimaste sul tavolo tutte le opzioni negoziali così come proposte dai

singoli paesi e raggruppamenti, senza possibilità di sintesi. Ne sono derivati due un documenti informali

che si limitano a razionalizzare le proposte, mentre un terzo atteso dovrebbe presentare una bozza di testo

dell’accordo in una forma ulteriormente semplificata e consolidata. Di fatto, nessuno dei tre documenti

sostituisce il testo di Ginevra.

In sintesi, non ci sono stati progressi nel distinguere gli elementi da includere nell’accordo né sulle azioni

per il periodo antecedente al 2020 per aumentare l’ambizione degli sforzi di mitigazione.

È invece proseguito abbastanza positivamente l’esercizio dei Technical Expert Meeting (TEM), già avviato

nel 2014, su produzione e incentivo alle fonti rinnovabili ed efficienza energetica nell’ambito urbano,

quali azioni concrete ed a portata di mano per ridurre le emissioni di gas climalteranti.

46 BG Group plc, BP plc, Eni S.p.A., Royal Dutch Shell plc, Statoil ASA and Total SA.

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Tabella 10: INDCs presentati al Segretariato UNFCCC al 30 giugno 2015

PAESE TARGET Peso

Emissivo **

Svizzera Mitigazione: -50% al 2030 rispetto al 1990, economy wide 0,11%

UE 28 Mitigazione: -40% al 2030 rispetto al 1990, economy wide 9,82%

Norvegia Mitigazione: -40% al 2030 rispetto al 1990, economy wide 0,11%

Messico Mitigazione: -25% al 2030 rispetto al BAU*, economy wide, -40%condizionato a supporto internazionale Adattamento: resilienza infrastrutture, ecosistemi, protezione comunità, deforestazione

1,62%

USA Mitigazione: -26/28% al 2025 rispetto al 2005, economy wide 13,91%

Gabon Mitigazione: -50 al 2025 rispetto al BAU*, economy wide Adattamento: città costiere e ambiente marino, mangrovie, rifiuti Altro: Accesso a Green Climate Fund per RES, EE, rifiuti, acqua, TT

0,01%

Federazione Russa Mitigazione: -20/25% al 2030 rispetto al 1990, economy wide 5,18%

Liechtenstein Mitigazione: -40% al 2030 rispetto al 1990, economy wide 0,00%

Andorra Mitigazione: -37% tra 2016-2030 rispetto al BAU*, energia e rifiuti Adattamento: acqua, infrastrutture turismo invernale, agricoltura e biodiversità

N/A

Canada Mitigazione: -30% al 2030 rispetto al 2005, economy wide 1,59%

Marocco Mitigazione: -13% al 2030 rispetto al BAU, economy wide, -32% condizionato a supporto internazionale (richiesta: 45 miliardi di USD tra 2015 e 2030) Adattamento: comunità, ecosistemi, agricoltura e turismo

0,16%

Etiopia Mitigazione: -64% al 2030 rispetto a BAU, economy wide Adattamento: comunità, siccità e dissesto idrogeologico, resilienza economico-sociale, coperture assicurative Condizionato a quadro internazionale favorevole a investimenti

0,26%

Serbia Mitigazione: -9,8% al 2030 rispetto al 1990, economy wide Adattamento: agricoltura, assetto idrogeologico, foreste, biodiversità e sanità

0,13%

Islanda Mitigazione: -40% al 2030 rispetto al 1990, economy wide 0,01%

Cina Mitigazione: picco emissivo al 2030, -60/65% intensità carbonica PIL rispetto al 2005, +20% energia primaria non da fonti fossili, +4,5mld m3 stock forestale rispetto al 2005 Adattamento: agricoltura, foreste, risorse idriche, aree costiere Altro: Fondo cooperazione sud-sud per aiutare i PVS Richiede roadmap per target 100mld US$ al 2020

24,49%

Repubblica di Corea

Mitigazione: -37% al 2030 rispetto al BAU*, economy wide Adattamento: sistema idrico, resilienza economica, sistema di risposta eventi estremi

1,55%

TOT: 58,95% *Business as Usual ** Fonte: World Resources Institute, dati 2012, percentuali calcolate rispetto a “Total GHG Emissions Excluding Land-Use Change and Forestry (MtCO2e)

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4.4.2 Il settore oil&gas europeo lancia un appello per un globale unico prezzo del carbonio

Il 29 maggio sei tra i maggiori player dell’industria dell’ Oil & Gas – incluso ENI – hanno scritto una lettera

d’appello ai governi mondiali, al Segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite Christiana

Figueres ed al Presidente della Conferenza di Parigi, ministro francese Laurent Fabius, per sostenere sistemi

che permettano di assegnare un prezzo alle emissioni di gas serra e per favorire la predisposizione di un

comune quadro regolatorio comune a livello internazionale47.

L’iniziativa nasce a valle di un periodo di riflessione avviato dal World Economic Forum di Davos a

gennaio e continuato nella tavola rotonda dei CEO ad Oslo. Il comunicato congiunto delle sei major

europee è infine stato finalizzato, lo scorso mese, nel corso del Oil and Gas Climate Initiative (OGCI), forum

dei major del settore oil creato lo scorso dicembre, a Parigi.

L’appello muove dall’esigenza di avere un quadro di riferimento di lungo termine in uno scenario di

domanda di energia crescente a livello mondiale che dia un indicazione chiara verso gli investimenti volti a

ridurre le emissioni di gas climalteranti. Contestualmente si offre disponibilità ai Governi a contribuire con

la propria expertise alla definizione di meccanismi di carbon pricing coerenti a livello globale che

consentano di superare gli approcci volontaristici (“[…] whatever we do to implement carbon pricing

ourselves will not be sufficient or commercially sustainable unless national governments introduce carbon

pricing even-handedly and eventually enable global linkage between national systems […]”). Sistemi di

carbon pricing, secondo quanto affermato dagli Amministratori delegati firmatari, ridurrebbero l’incertezza

regolatoria incoraggiando investimenti nella direzione di un’economia a basso contenuto di carbonio. Il 25

giugno u.s. il Segretario esecutivo della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite per il Clima, Christiana

Figueres, ha risposto con una lettera aperta48 che accoglie con favore l’offerta del settore privato e invita a

maggiori sforzi di dialogo con i Governi per segnalare quali sono le esigenze reali per traghettare i loro

modelli di business verso uno scenario di decarbonizzazione a fine secolo. In particolare sono sollecitate

indicazioni dal settore privato circa il livello di prezzo del carbonio necessario per uno switch tecnologico

radicale nel settore energetico.

4.4.3 Petersburg Climate Dialogue

Segnali di sostegno ed indirizzo al negoziato sul dossier Clima sono provenuti dal 17 al 19 maggio da Berlino

dove ha avuto luogo il Petersburg Climate Dialogue49. L’evento organizzato dal Governo francese e

tedesco ha visto la partecipazione di 35 Ministri, co-presidenti del gruppo negoziale della Convenzione

Quadro per il Clima in carico di elaborare il futuro accordo per il post-2020 (gruppo ADP), il Segretariato

Generale delle Nazioni Unite, il Presidente francese Hollande e il cancelliere tedesco Merkel. Erano inoltre

presenti inoltre il Ministro francese Fabius e il Ministro tedesco dell’ambiente Hendricks.

47 Letter to Minister Laurent Fabius, President of COP-21 and Executive Secretary of UNFCCC, Christiana Figueres, Oil and Gas majors call for carbon pricing, 29 May 2015, sottoscritta da BG Group plc, BP plc, Eni S.p.A., Royal Dutch Shell plc, Statoil ASA and Total SA – Allegato XI 48 < http://newsroom.unfccc.int/unfccc-newsroom/christiana-figueres-urges-higher-ambition-from-oil-industry/ >. 49 PETERSBURG CLIMATE DIALOGUE, Co-chairs’ conclusions, Berlin, 19th May 2015.

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Le conclusioni del dialogo inter-ministeriale hanno posto l’accento su l’obiettivo primario di definire a Parigi

un accordo bilanciato ed ambizioso, che sia durevole, flessibile e punti verso la decarbonizzazione entro la

fine del secolo per poter rispettare il target del contenimento della temperatura entro 1,5-2°C rispetto alle

temperature della fase pre-industriale. C’è un invito a tutti i paesi affinché propongano “INDCs” –

contributi nazionali - ambiziosi e affinché sia fatta una valutazione del loro effetto aggregato rispetto

all’obiettivo climatico prefisso. Il carattere vincolante del contributo, proseguendo, non dovrebbe

dipendere solo dalla forma giuridico legale dello stesso ma anche da un sistema di trasparenza e

contabilità. Sul concetto dei Means of Implementations (MoI), ossia contributi in termini di finanza,

tecnologia, supporto in termini di capacità, è stata sottolineata l’importanza di una maggiore chiarezza su

come aumentare e raggiungere l’obiettivo di finanza per il clima di 100 miliardi di dollari statunitensi

l’anno a partire dal 2020, sottolineando però che questi flussi debbano integrarsi di una componente

pubblica ma anche privata. In quarto luogo, è stata sottolineata l’importanza di un sistema di tipo rule-

based, ispirato ad un clima conciliativo piuttosto che punitivo.

4.4.4 G7: “transizione energetica” per la lotta ai cambiamenti climatici

Il clima è stato oggetto di discussione anche da parte del G7.

Il G7 Energia di Amburgo ha riconosciuto l’urgenza di profondi tagli alle emissioni. In particolare è stata

sottolineata l’importanza del rafforzamento dell’efficienza energetica e di una maggiore diffusione delle

rinnovabili ed altre forme di tecnologie a basso contenuto di carbonio, accanto a mercati ben funzionanti

ed integrati, come i principali pilastri per uno sviluppo sostenibile del sistema energetico. La

Comunicazione finale richiede a tutti i paesi di avanzare i propri contributi nazionali al nuovo accordo

internazionale (INDC)50 tenendo conto anche di questo.

Anche il Summit G7 di Elmau ha dedicato una specifica sezione al dossier “Clima-Energia e Ambiente”,

abbracciando le conclusioni di Amburgo, sottolineando l’urgenza di una vera e propria transizione

energetica per proseguire nel decoupling tra crescita economica ed emissioni e consentire i “profondi

tagli” ai gas climalteranti indispensabili per raggiungere l’obiettivo dei 2°C. L’accento è stato posti su

accordo vincolate per tutti, trasparente e che ponga tutte le economie mondiali su un percorso di crescita a

basso contenuto di carbonio.

I 7 hanno richiamato l’esigenza di riduzione le emissioni del 70% al 2050 rispetto ai livelli del 2010, e tra le

misure per indurli hanno sottolineato il ruolo che il mercato del carbonio e gli strumenti regolatori ad esso

50 G7 ENERGY MINISTERIAL, Communiqué G7 Hamburg Initiative for Sustainable Energy Security, Hamburg, 12 May 2015; “[…] We reaffirm that deep cuts in global greenhouse gas emissions are required according to the science and underline the urgency of a consequent energy transition to further decouple economic growth from carbon emissions. We call upon all countries to submit their INDCs (Intended Nationally Determined Contributions) well in advance of COP21. In this regard, we reaffirm the crucial importance of COP21 in Paris in December 2015 for concluding a global agreement – a new protocol, another legal instrument or an agreed outcome with legal force under the Convention – that is ambitious, robust and inclusive, and we remain committed to doing our part to effectively limit the increase in global temperature below 2°C above pre-industrial level. […]”

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collegati potrebbero giocare in tutti i paesi. Il Comunicato a tal proposito ha indicato l’esigenza di istituire

una piattaforma di dialogo strategico, a base volontaria, con partener chiave inclusa la Banca Mondiale51.

È stato, infine, ribadito l’impegno in termini di finanza per il clima già indicato già assunto a Copenaghen

nel 2009 e consistente in un impegno finanziario intorno ai 100 miliardi di dollari l’anno dal 2020: i 7 leader

hanno ribadito il ruolo cruciale del settore privato, il ruolo delle Banche multilaterali di sviluppo nel

mobilizzare risorse e sostenere lo sforzo dei paesi verso modelli economici a basso contenuto di carbonio.

A tal fine è stato in particolare l’impegno ad aumentare di 400 milioni le persone in paesi in via di sviluppo

maggiormente esposti ai rischi climatici affinché abbiano accesso a coperture assicurative contro gli impatti

negativi dei fenomeni atmosferici avversi entro il 2020 ed espresso sostegno allo sviluppo di sistemi di early

warning. Inoltre è stato indicato l’impegno ad accelerare l’accesso alla diffusione delle rinnovabili in Africa e

a rendere operativo entro quest’anno il Green Climate Fund52.

51 G7 SUMMIT, Leadersʼ Declaration, 7-8 June 2015; “[…] In order to incentivize investments towards low-carbon growth opportunities we commit to the long-term objective of applying effective policies and actions throughout the global economy, including carbon market-based and regulatory instruments and call on other countries to join us. We are committed to establishing a platform for a strategic dialogue on these issues based on voluntary participation and in cooperation with relevant partners, including the World Bank […]”. 52“ […] to increase by up to 400 million the number of people in the most vulnerable developing countries who have access to direct or indirect insurance coverage against the negative impact of climate change related hazards by 2020 and support the development of early warning systems in the most vulnerable countries. Accelerate access to renewable energy in Africa and developing countries in other regions […] We also reaffirm our ambition to make the Green Climate Fund fully operational in 2015 and a key institution of the future climate finance architecture. […] We remain committed to the elimination of inefficient fossil fuel subsidies […]”

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SPECIALE

Analisi delle relazioni tra il mercato del carbonio e le commodity energetiche

La presente analisi si inscrive nell’ambito di un’attività di modellizzazione a fini analitici dei prezzi europei

del carbonio ai sensi della Convenzione MEF – GSE del 9 maggio 2014 sulle attività di collocamento delle

quote italiane di emissione nell’ambito dell’EU ETS. Essa è la prima di una serie la cui finalità è una migliore

comprensione dei meccanismi di variazione dei prezzi della CO2 a breve, medio e lungo termine.

A quasi tre anni dall’inizio delle aste dell’EU ETS, la regolare osservazione dell’andamento dei prezzi del

carbonio europeo, sul mercato primario come sul secondario, induce a ritenere che nel breve e medio

termine (6 mesi – un anno) la variabile che principalmente ne influenza le oscillazioni sia il prezzo stesso,

almeno nel breve termine. A questo sembra essere associata una “dinamica di fondo” legata ai

fondamentali del mercato – ovvero il rapporto tra domanda e offerta di quote di emissione – che dal 2005

ad oggi ha fatto ricadere i prezzi all’interno di “fasce” a seconda del livello di equilibrio tra domanda e

offerta nonché del livello di coerenza dei regolatori europei percepiti dagli operatori del mercato:

Figura 23: Andamento EUA-Futures (various vintages) tra 2005 e 2011

Fonte: European Environment Agency

tra 20 e 30€ in concomitanza con i periodi di maggiore fiducia da parte del mercato nell’impatto di

medio – lungo termine del Sistema, per esempio tra 2005-2008, al netto degli effetti della non

bancabilità delle quote della “pilot phase” (2005- 2007);

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tra 10 e 20€ in concomitanza con fasi in cui evidenze quantitative hanno fatto emergere una

sovrabbondanza di offerta inattesa. Prezzi in questa fascia si sono manifestati per esempio nel

2006, a valle della conclusione del ciclo di compliance 2005, dal quale emersero le prime evidenze

di sovrallocazioni da parte di alcuni paesi di peso, e successivamente tra 2009 e 2011, quando gli

effetti della crisi economica hanno cominciato a farsi evidenti con emissioni verificate molto al di

sotto delle previsioni sulla cui base erano stati disegnati i cap annuali al 2012;

tra 5 e 10 euro, in concomitanza con fasi di sbilanciamenti tra domanda e offerta non assorbibili dal

sistema nel breve e medio termine. Il periodo attuale per esempio, a valle dell’approvazione delle

misure di backloading e dell’intesa sulla Riserva di Stabilità del Mercato;

sotto i 5, nei momenti in cui il mercato ha perso fiducia nelle intenzioni del regolatore. Prezzi in

questa fascia si sono registrati per esempio in concomitanza con l’accertamenti di un surplus pari a

oltre 2 miliardi di quote al 2020 in combinazione con le esitazioni dei regolatori europei

sull’introduzione di misure correttive per ristabilire rapidamente un rapporto più bilanciato tra

domanda e offerta di quote.

Queste “fasce di prezzo” non sono facilmente modellizzabili, principalmente in virtù delle incertezze della

regolazione, ma anche per via delle incognite emerse sugli scenari di domanda energetica e produzione

industriale a valle della recente crisi economica.

Nella difficoltà di individuare modelli organici di comportamento dei prezzo di lungo termine, si ritiene

comunque utile valutare quali relazioni si sono create nel tempo con le principali tra queste variabili.

Tra queste, si è ritenuto opportuno partire da una valutazione della relazione tra prezzi della CO2 e prezzi

dei principali combustibili fossili utilizzati in Europa. Da un lato perché l’EU ETS è uno degli strumenti

cardine che l’Unione ha scelto per realizzare quella che oggi sempre più frequentemente viene definita una

vera e propria “transizione energetica” verso un modello a basso contenuto di carbonio. Dall’altro perché il

prezzo del carbonio che il mercato europeo ha espresso in questi anni è principalmente frutto delle

attività di trading degli (o svolte in funzione agli) operatori termoelettrici europei.

Questa assunzione vale certamente per il periodo di riferimento attuale (2013-2020), nel quale il grosso del

settore termoelettrico ha perso titolo all’assegnazione gratuita di quote mentre la manifattura ne riceve

ancora considerevoli quantitativi. Essa si ritiene valida però anche per i periodi precedenti in quanto, per

motivi dimensionali e per caratteristiche intrinseche, è questo settore ad aver mosso nel tempo la maggior

parte delle attività di trading.

Lo scopo di questo studio è quindi di valutare se ci sia stata o meno una relazione tra i prezzi dei

combustibili e dell’elettricità in Europa e i prezzi delle quote di emissione dell’EU ETS. Lo studio cercherà di

stabilire se, in base all’analisi dei dati, si riscontrano differenze determinanti negli effetti che la relazione ha

avuto sull’andamento dei prezzi tra seconda fase (2008-2012) ed inizio della terza fase dell’EU ETS (2013-

2020). Sono invece fuori dallo scopo della presente analisi valutazioni legate direttamente all’impatto dei

prezzi della CO2 sui nuovi investimenti, e in particolare ad investimenti in tecnologie per la produzione

energetica a basso contenuto di carbonio, tra cui rinnovabili, CCS e nucleare.

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I. Premessa: studi precedenti sui determinanti del prezzo del carbonio

Secondo la teoria economico-finanziaria, in un mercato ideale il prezzo fornisce un segnale accurato per

un’ottima allocazione delle risorse. Fama53 definisce un mercato “efficiente” se in ogni istante il prezzo

delle attività scambiate riflette pienamente le informazioni rilevanti disponibili per cui non sono possibili

ulteriori operazioni di arbitraggio. La concorrenza, infatti, garantirebbe che i rendimenti delle attività siano

ai loro livelli di equilibrio (eguaglianza tra domanda e offerta). In un mercato efficiente, pertanto, il prezzo

di un bene dipende dalla sua scarsità, effettiva o presunta.

Secondo la teoria economica, quindi, il mercato del carbonio stimolerebbe la riduzione delle emissioni e

investimenti in un sistema produttivo a minor contenuto di carbonio solo se in grado di fornire un segnale

di scarsità adeguato. In un mercato dove l’offerta è fissa e ben definita, modifiche regolatorie a parte, il

prezzo dipenderà principalmente dai cambiamenti nella curva di domanda.

Essendo l’EU ETS un mercato di natura regolatoria dove l’offerta di quote viene definita su base normativa

a livello europeo, la componente maggiormente flessibile del bilancio è la domanda, dalla quale quindi

dipenderanno principalmente i prezzi delle quote. Questa è influenzata da diverse variabili – soprattutto

nel breve-medio termine - che vanno dalla situazione macroeconomica ai prezzi dei combustibili, finanche

dalle condizioni metereologiche.

Dall’introduzione dell’EU ETS c’è stato un intenso dibattito su tali determinanti anche se la gran parte degli

studi sull’argomento risulta oggi un po’ datata. La maggior parte di essi è stata svolta su dati relativi alla

prima fase dell’EU ETS e i loro risultati sono scarsamente utilizzabili per la previsione dei prezzi nell’attuale

e significativamente mutato EU ETS.

Essi offrono comunque strumenti analitici validissimi in principio e spunti molto significativi e in generale

consentono di evincere che modelli diversi, a seconda dell’ottica in cui sono stati concepiti, portano a

conclusioni diverse sui fattori che influenzano il prezzo delle quote di CO2.

Tra gli studi più completi vale la pena citare Benz e Truck (2009)54 che classificano i principali fattori

trainanti dei prezzi delle quote in “aspetti regolatori” e fondamentali di mercato che riguardano la

produzione di CO2. Lo studio degli autori giunge alla conclusione che mentre gli aspetti regolatori hanno

un’influenza nel mercato soprattutto nel lungo termine perché ne determinano gli aspetti strutturali, ma

possono causare anche improvvisi picchi di volatilità e rapidi cambi nei livelli di prezzo, i fattori di mercato –

prezzi delle commodity energetiche, attività economica e condizioni metereologiche – hanno impatti

limitati ed a valersi soprattutto nel breve periodo.

Mansan - Bataller et al. (2007)55 hanno invece basato il loro studio più propriamente su l’equilibrio tra

offerta e domanda di EUA, dove l'offerta è definita dal cap e la domanda dai fattori che influenzano la

produzione di CO2 in Europa, come variabili meteorologiche (temperatura e precipitazioni) e le variabili

legate alla generazione di energia (petrolio, gas, carbone e differenziale tra prezzi di carbone e gas). Gli

autori, attraverso una regressione lineare multivariata sembrano dimostrare che mentre i prezzi della CO2

53 Fama E. F. (1970) “Efficient Capital Markets: A Review of Theory and Empirical Work” 54 Benz, E., Trück, S., 2009, - Modelling the price dynamics of CO2 emission allowances. Energy Economics 31, 4-15. 55 Mansanet-Bataller, M., Pardo, A., Valor, E., 2007, - CO2 prices, energy and weather. The Energy Journal 28 (3), 67–86.

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sembrano influenzati in qualche modo dai prezzi delle commodity energetiche, i dati sulle condizioni

meteorologiche sembrano avere un qualche impatto solamente in caso di temperature estreme.

Altro studio interessante, parzialmente in contrasto con i risultati degli altri due, quello di Taschini e Polella

(2008)56. I due autori, infatti, sembrerebbero intravedere una scarsa influenza delle commodity energetiche

sui prezzi della CO2, soprattutto nel lungo periodo, evidenziando invece una maggiore correlazione con le

condizioni metereologiche.

II. Carbonio e commodity utilizzate nel settore elettrico: le dimensioni della relazione

La relazione tra commodity energetiche e carbonio è intuitiva. Le emissioni antropogeniche di anidride

carbonica sono per la maggior parte un prodotto (oggi quanto mai indesiderabile) della combustione di

combustibili fossili, i quali sono ancora oggi la principale fonte del mix energetico in Europa e nel resto del

mondo.

Tenendo conto che l’EU ETS copre principalmente impianti industriali, la relazione più interessante da

analizzare ai fini del presente studio è quella tra i prezzi del carbonio e quelli dei principali combustibili

fossili usati a livello industriale per produrre energia elettrica e calore, siano essi destinati alla vendita a

terzi o funzionali a processi manifatturieri all’interno dell’impianto in cui vengono generati.

Per comprendere tale relazione è necessario tenere conto del modello di business dei produttori di energia

e in particolare di quelli che sono i margini di profitto per gli impianti che producono energia elettrica che,

tralasciando il calore come sottoprodotto della produzione elettrica, può essere sintetizzato come:

𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑖𝑖𝑡𝑡𝑡𝑡𝑃𝑃 = 𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃 𝑃𝑃𝑒𝑒𝑃𝑃𝑡𝑡𝑡𝑡𝑃𝑃𝑖𝑖𝑒𝑒𝑖𝑖𝑡𝑡à − �𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃 𝑒𝑒𝑃𝑃𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑡𝑡𝑖𝑖𝑐𝑐𝑖𝑖𝑒𝑒𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑖𝑖𝑒𝑒𝑖𝑖𝑃𝑃𝑒𝑒𝑃𝑃𝑒𝑒 𝑡𝑡𝑃𝑃𝑃𝑃𝑐𝑐𝑃𝑃𝑡𝑡𝑖𝑖𝑒𝑒𝑒𝑒𝑐𝑐𝑖𝑖𝑒𝑒𝑒𝑒� �

II.1 Clean dark spread e clean spark spread

I due principali combustibili utilizzati in Europa sono gas naturale e carbone.

L’equazione di cui sopra viene quindi chiamata spark spread quando il combustibile utilizzato è il gas, e

dark spread quando invece è il carbone.

Con l’introduzione delle quote di emissione, l’equazione della profittabilità della produzione elettrica ha

acquisito due nuove componenti: il prezzo del carbonio e il fattore emissivo del carburante. Sono state

quindi coniate due nuove espressioni:

𝐶𝐶𝑒𝑒𝑃𝑃𝑒𝑒𝑒𝑒 𝐷𝐷𝑒𝑒𝑃𝑃𝐷𝐷 𝑆𝑆𝑆𝑆𝑃𝑃𝑃𝑃𝑒𝑒𝑡𝑡 = 𝑃𝑃𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒à − �𝑃𝑃𝑒𝑒𝑐𝑐𝑒𝑒𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑒𝑒 ∗ 1

𝜌𝜌𝑒𝑒𝑐𝑐𝑒𝑒𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑒𝑒+ 𝑃𝑃𝐶𝐶𝐶𝐶2 ∗ 𝐸𝐸𝑒𝑒𝑐𝑐𝑒𝑒𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑒𝑒�

𝐶𝐶𝑒𝑒𝑃𝑃𝑒𝑒𝑒𝑒 𝑆𝑆𝑆𝑆𝑒𝑒𝑃𝑃𝐷𝐷 𝑆𝑆𝑆𝑆𝑃𝑃𝑃𝑃𝑒𝑒𝑡𝑡 = 𝑃𝑃𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒à − �𝑃𝑃𝑔𝑔𝑐𝑐𝑔𝑔 ∗ 1

𝜌𝜌𝑔𝑔𝑐𝑐𝑔𝑔+ 𝑃𝑃𝐶𝐶𝐶𝐶2 ∗ 𝐸𝐸𝑔𝑔𝑐𝑐𝑔𝑔�

Dove 𝜌𝜌𝑒𝑒𝑐𝑐𝑒𝑒𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑒𝑒 e 𝜌𝜌𝑔𝑔𝑐𝑐𝑔𝑔 rappresentano l’efficienza termodinamica dell’impianto produttivo e 𝐸𝐸𝑒𝑒𝑐𝑐𝑒𝑒𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑒𝑒 𝑃𝑃 𝐸𝐸𝑔𝑔𝑐𝑐𝑔𝑔

i fattori emissivi dei due carburanti.

56 TASCHINI, Luca and PAOLELLA, Marc S., 2008, An Econometric Analysis of Emission Trading Allowances, in Journal of Banking and Finance, Vol. 32, No. 10, 2008; Swiss Finance Institute Research Paper No. 06-26.

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Come si può vedere dalle figure 24 e 25, clean dark e clean spark spread assumono andamenti molto

divergenti tra i diversi paesi europei, soprattutto in virtù dei differenti prezzi dell’energia elettrica.

Figura 24: Clean Dark Spread nei maggiori paesi EU 2009-2014

Fonte: Elaborazione GSE su dati Thomson Reuters

Figura 25: Clean Spark Spread nei maggiori paesi EU 2008-2014

Fonte: Elaborazione GSE su dati Thomson Reuters

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In particolare il clean spark spread si è posizionato su valori negativi per quasi tutta la durata del periodo

considerato in alcune tra le maggiori nazioni europee come la Spagna, la Francia i Paesi Bassi, ma anche la

Germania a partire dal 2012.

Gli unici paesi con un clean spark spread quasi sempre al di sopra dello zero sono Regno Unito ed Italia

(Figura 27). Tuttavia anche per queste due nazioni il divario tra clean dark e spark spread è comunque

rimasto ampiamente a favore degli impianti che producono elettricità a partire dal carbone.

Figura 26: Clean Dark e Spark spread dei maggiori paesi EU 2009-2014

Fonte: Elaborazione GSE su dati Thomson Reuters

Considerando quindi la varietà degli andamenti di questi indici, ed anche la disponibilità dei dati, si è deciso

in questo studio di utilizzare come benchmark i clean dark e spark spread dei due maggiori paesi europei

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per quantità di emissioni da termoelettrico annue, Germania e Regno Unito57. Immaginando che, vista la

mole di domanda proveniente da queste due regioni, i loro indici siano quelli che possano avere una

maggiore influenza sull’andamento dei prezzi del carbonio all’interno dell’EU ETS.

E’ importante, inoltre, tenere in considerazione il fatto che sia il clean dark che il clean spark spread

incorporano nella propria formula anche il prezzo delle quote di emissione, quindi la relazione tra questi

indici ed il prezzo del carbonio non può essere considerata ad una direzione ma che invece si influenzino a

vicenda.

II.2 Switching price

Lo switching price rappresenta il prezzo teorico del carbonio al di sopra del quale i produttori di energia

elettrica trarrebbero profitto nel fare il cosiddetto “fuel switch” ovvero passare dalla generazione di

elettricità a partire dal carbone a quella a gas.

Tale prezzo può essere approssimativamente calcolato tenendo conto dell’efficienza dell’impianto e

dell’intensità delle emissioni dei due carburanti analizzati.

Per le industrie europee, gli analisti generalmente utilizzano valori medi di efficienza termica pari a 36% e

50% per gas e carbone rispettivamente, fermo restando che ciascun impianto ha valori diversi in funzione

delle proprie caratteristiche tecniche. Le intensità emissive dei due carburanti sono invece solitamente

fissate a 0,96 tCO2/MWh per il carbone e 0,411 tCO2/MWh per il gas58.

Lo switching price può dunque essere definito come:

𝑐𝑐𝑠𝑠𝑖𝑖𝑡𝑡𝑒𝑒ℎ𝑖𝑖𝑒𝑒𝑖𝑖 𝑆𝑆𝑃𝑃𝑖𝑖𝑒𝑒𝑃𝑃 =�𝑖𝑖𝑒𝑒𝑐𝑐𝑆𝑆𝑃𝑃𝑖𝑖𝑒𝑒𝑃𝑃0,5 � − �𝑒𝑒𝑃𝑃𝑒𝑒𝑒𝑒𝑆𝑆𝑃𝑃𝑖𝑖𝑒𝑒𝑃𝑃0,36 �

0,96 − 0,411

II.3 Utility hedging

Il fenomeno del cosiddetto “utility hedging” - ovvero la tendenza delle utility a vendere la produzione di

energia attesa prima del tempo - è un elemento centrale della dinamica dei prezzi del carbonio a breve

termine. Poiché le società elettriche sono solite vendere la futura generazione di energia e allo stesso

tempo comprare la corrispettiva “indennità” in termini di quote di emissione, la pratica dell’hedging

determina sostanzialmente la quantità di quote di emissione che le società energetiche sono pronte ad

acquistare.

Il legame tra utility hedging ed il prezzo del carbonio

Il motivo principale che spinge le utility a vendere la propria produzione di energia prima del tempo è

quello di ridurre l'esposizione alla volatilità dei prezzi dei carburanti, in particolare carbone e gas. I livelli di

hedging sono, pertanto, solitamente stabiliti dai reparti di risk management di ogni azienda a partire da

obiettivi finanziari prestabiliti. D’altro canto un forte incentivo a regolare le quantità di copertura da

57 Il clean dark e clean spark spread di Germania e Regno Unito sono quelli che anche Thomson Reuters Point Carbon utilizza come riferimento nelle proprie analisi periodiche sull’andamento del mercato del carbonio europeo. 58 Valori utilizzati da Thomson Reuters Point Carbon.

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scegliere per le utility viene anche dalle eventuali opportunità di profitto percepite sul mercato. Le utility

possono, infatti, aumentare i ricavi aumentando la quantità di energia coperta se si aspettano un clean dark

/ spark spread in declino, e viceversa. Nell’ultimo sondaggio di mercato effettuato da Thomson Routers

Point Carbon è stato evidenziato che le scelte di hedging delle utility sono influenzate dai prezzi del

carbonio, ciò probabilmente in virtù del legame tra questo ed il clean dark / spark spread.

Figura 27: Prezzo del carbonio ed utility hedging

Risposte alla domanda : Quanto il prezzo del carbonio influenza la struttura vostra strategia di hedging?

fonte: Thomson Reuters Point Carbon – Carbon market survey 2015

Infine, un altro fattore che può influenzare la strategia di hedging delle utility è quello di bloccare una

maggiore/minore quota dei propri ricavi futuri con lo scopo di influenzare il proprio rating di credito.

Maggiore sarà la loro quota di elettricità “coperta” maggiore sarà infatti la certezza sui propri ricavi futuri e

quindi migliore il loro rating di credito. Quest’ultimo aspetto è particolarmente rilevante in casi in cui

l’accesso al credito sia particolarmente limitato, ovvero in situazioni come la recente crisi economica

mondiale che dal 2008 potrebbe aver incentivato le utility a tenere la propria quota di hedging alta per

mantenere un rating favorevole.

Utility hedging trend in Europa

In un recente studio Thomson Reuters Point Carbon (TR-PC) ha analizzato le abitudini di hedging delle tre

maggiori power utility europee (RWE, Vattenfall ed Enel). Le tre società insieme costituiscono quasi il 70%

delle emissioni del settore termoelettrico in Europa Centrale coperte da EU ETS, regione dove sono

concentrati oltre il 50% degli impianti termoelettrici sotto EU ETS. Si presuppone quindi che le loro

abitudini di hedging abbiano quindi un peso importante sull’equilibrio tra domanda ed offerta di quote

EUA. Queste società, stando a TR-PC hanno l’abitudine di vendere la propria generazione elettrica fino a 3

anni nel futuro.

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Figura 28: Hedging stagionale delle utility energetiche in Europa Centrale*

* pattern di hedging stagionale di RWE, Vattenfall e Enel pesato in base alle propria quota di emissioni di CO2

fonte: Thomson Reuter Point Carbon “Hawks and Doves: Latest trends in Utility Hedging” 25/05/2015

Inoltre, come evidenziato dalla figura 28, l’andamento della strategia di hedging delle utility europee ha

subito un certo cambiamento nel tempo, mantenendo però una tendenza a tenere posizioni più lunghe nei

primi mesi dell’anno e declinando nell’ultimo trimestre.

Sempre secondo le analisi di TR-PC, la domanda di quote EUA derivante dalle attività di hedging delle

utility, sebbene abbia sempre costituito una quota importante della domanda totale, sembrerebbe essere

aumentata significativamente dopo il 2011, probabilmente anche dovuto al fatto che ci si stava avvicinando

alla terza fase dell’EU ETS dove questi impianti non avrebbero più ricevuto quote a titolo gratuito.

Figura 29: Domanda mensile di quote EUA dovuta all'attività di hedging delle utility

fonte: Thomson Reuter Point Carbon “Hawks and Doves: Latest trends in Utility Hedging” 25/05/2015

III. Ipotesi sulla relazione tra prezzi del carbonio e prezzi dei combustibili

Da quanto discusso nei paragrafi precedenti, la relazione tra prezzi del carbonio e commodity energetiche si

potrebbe riassumere in tre ipotesi fondamentali:

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H1: lo switching price ha un impatto positivo sul prezzo delle EUA. Maggiore sarà la differenza tra il prezzo

del gas ed il prezzo del carbone, minore sarà il numero di impianti che decideranno di utilizzare il gas

piuttosto del carbone, spingendo quindi il prezzo delle emissioni verso l’alto

H2: Il clean dark spread ha un impatto positivo sul prezzo delle EUA. Il clean dark spread, essendo una

misura del profitto degli impianti che girano a carbone dovrebbe essere correlato positivamente con il

prezzo delle EUA. Maggiore sarà il profitto dal carbone, maggiori saranno quindi le emissioni e la richiesta di

quote EUA, spingendone il prezzo verso l’alto.

H3: Il clean spark spread ha un impatto negativo sul prezzo delle EUA. Il clean spark spread, essendo una

misura di profitto degli impianti a gas dovrebbe essere correlato negativamente con il prezzo delle EUA.

Maggiormente sarà proficuo usare il gas minori saranno le emissioni di carbonio e più bassa quindi la

domanda di quote EUA, spingendone il prezzo verso il basso.

IV. Analisi dei dati

I dati campione che si è deciso di utilizzare per analizzare le tre ipotesi sopra elencate sono:

Switching price:

- Prezzo dell’elettricità: prezzi dei contratti futures year ahead scambiati su EEX espressi in euro per

MWh;

- Prezzo delle EUA: prezzi dei contratti futures year ahead scambiati su ICE espressi in euro per tCO2.

Per i clean dark e spark spread sono stati utilizzati gli indici calcolati da TR-PC sui contratti futures year

ahead considerando un efficienza del 36% per i due paesi europei con maggior quantità di emissioni

(Germania e Regno Unito).

Solitamente in finanza, più che la correlazione tra i prezzi nella loro versione pura si analizza la correlazione

tra i loro rendimenti. I rendimenti, infatti, al di là dell’essere più interessanti per gli investitori, hanno

alcune proprietà statistiche che rendono l’analisi del loro andamento più solida, come quella di essere

stazionari59 ed ergodici60, proprietà che eliminano la disturbanza dovuta dalla dipendenza della struttura

della serie storica dal tempo. In particolare solitamente vengono utilizzati i ritorni logaritmici, assumendo

che questi abbiano una distribuzione normale61.

59 Una serie storica si dice stazionaria se: 1. La sua media è costante nel tempo (stazionarietà in media); 2. La sua varianza è costante nel tempo (stazionarietà in varianza); 3. Analizzando il rapporto di dipendenza tra valori della serie distanti k periodi, questa è influenzata solo da k, non dal punto della serie in cui viene calcolata (stazionarità in covarianza).

60 Si definisce ergodico un processo statistico che passa per tutti i punti possibili di lavoro. Nell'ambito dei processi stocastici, un processo stocastico si dice ergodico ad un dato momento t, se la sua stima temporale converge, in media quadratica, a tale parametro, con autocorrelazione che tende a 0 al crescere dei valori di t. 61 In teoria delle probabilità la distribuzione lognormale, o log-normale, è la distribuzione di probabilità di una variabile aleatoria X il cui logaritmo segue una distribuzione normale. Nella teoria della probabilità la distribuzione normale, o di Gauss, è una distribuzione di probabilità continua che è spesso usata come prima approssimazione per descrivere

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I rendimenti, o ritorni, logaritmici sono quindi definiti come :

𝑃𝑃𝑒𝑒 = 𝑒𝑒𝑃𝑃𝑖𝑖 �𝑃𝑃𝑒𝑒𝑃𝑃𝑒𝑒−1

IV.1 H1: Switching price

Figura 30: Andamento switching price e prezzo EUA 2007-2014*

*EUA: prezzi contratti futures year ahead, per carbone e gas sono stati utilizzati contratti futures year ahead scambiati su EEX

Fonte: Elaborazione GSE su dati Thomson Reuters

Da una prima osservazione dei dati, per quanto riguarda la prima fase dell’EU ETS sembrerebbe

confermarsi la tesi dell’ipotesi 1, ovvero una correlazione positiva tra prezzo del carbonio e switching price.

Andamento che però non sarebbe confermato nella terza fase. A partire da fine 2012 infatti gli andamenti

delle due curve sembrerebbero scollegati se non muoversi in senso opposto.

Tabella 11: Correlazione tra prezzi EUA e switching cost 2007-2015

Fonte: Elaborazione GSE su dati Thomson Reuters

variabili casuali a valori reali che tendono a concentrarsi attorno a un singolo valor medio. Il grafico della funzione di densità di probabilità associata è simmetrico e ha una forma a campana, nota come Campana di Gauss (o anche come curva degli errori, curva a campana, ogiva).

Correlazione tra prezzi EUA e Switching costPrezzi -0,22Rendimenti 0,11Prezzi 0,46Rendimenti 0,14Prezzi -0,51Rendimenti 0,09

2007-2015

2007-2012

2012-2015

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EU ETS: Rapporto sulle aste di quote europee di emissione – II trimestre 2015

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Come si può vedere in tabella 12, benché le serie dei prezzi puri sembrino presentare una discreta

correlazione, in quelle dei ritorni il legame tra le due variabili risulterebbe molto più labile. In particolare si

può notare che mentre per le serie dei prezzi puri, come si deduceva dall’osservazione del grafico il legame

tra switching price e prezzi EUA cambia direzione tra seconda e terza fase, nella serie dei ritorni la relazione

risulta sempre positiva (come da H1), benché statisticamente non significante.

IV.2 H2: Clean Dark spread

Come da H1 anche dalla visualizzazione grafica degli andamenti del clean dark spread e di Germania e

Regno Unito comparati con quelli del prezzo delle EUA, sembrerebbe esserci una relazione di tipo positivo

per lo meno fino al 2011 e per parte del 2013. Al contrario, nel corso del 2011 e a partire dal 2014 le tre

curve sembrerebbero assumere andamenti opposti o comunque scollegati.

Figura 31: Andamento prezzi EUA e clean dark spread di Germania e Regno Unito

Fonte: Elaborazione GSE su dati Thomson Reuters

L’analisi statistica tuttavia rileva una relazione di tipo negativo tra prezzi EUA e clean dark spread per quasi

tutta la durata del periodo, in particolare per l’indice del Regno Unito e nel corso della seconda fase dell’EU

ETS. Eliminando però l’influenza del tempo e considerando i rendimenti, questo legame sembrerebbe

praticamente inesistente, in particolare per la Germania dove la correlazione assume valori intorno all’1%.

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Tabella 12: Correlazione tra prezzi EUA e Clean Dark spread per Germania e Regno Unito 2009-2014

Fonte: Elaborazione GSE su dati Thomson Reuters

IV.3 H3: Clean Spark Spread

Contrariamente a quanto ipotizzato in H3 invece, dall’analisi visiva le curve di clean spark spread di

Germania e Regno Unito sembrano muoversi nella stessa direzione del prezzo delle EUA, ad eccezione forse

del periodo che va dalla fine del 2010 e la prima parte del 2011.

Figura 32: Andamento prezzi EUA e clean spark spread di Germania e Regno Unito

Fonte: Elaborazione GSE su dati Thomson Reuters

Anche in questo caso l’analisi statistica conferma la labilità della relazione tra questi indici ed il prezzo delle

EUA, almeno per il periodo considerato, con andamenti quasi opposti per quanto riguarda quello della

Germania e quello del Regno Unito. In particolare la relazione positiva sia tra i prezzi che tra i rendimenti

sembrerebbe essere più spiccata nel corso della II fase dell’EU ETS

Correlazione tra prezzi EUA e Clean Dark spread GermaniaPrezzi -0,30Rendimenti -0,01Prezzi -0,23Rendimenti 0,01Prezzi 0,38Rendimenti -0,06

2009-2014

2009-2012

2012-2014

Correlazione tra prezzi EUA e Clean Dark spread Regno UnitoPrezzi -0,85Rendimenti -0,08Prezzi -0,62Rendimenti -0,12Prezzi -0,45Rendimenti -0,08

2009-2014

2009-2012

2012-2014

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Tabella 13: Correlazione tra prezzi EUA e Clean Spark spread per Germania e Regno Unito 2008-2014

Fonte: Elaborazione GSE su dati Thomson Reuters

V. Conclusioni

I risultati delle analisi effettuate, pur tenendo conto dei limiti del dataset e delle assunzioni prese, mostrano

che il legame tra prezzi delle commodity e prezzi del carbonio è molto debole, per lo meno nel periodo

temporale esaminato (2009 - primo trimestre 2015).

Sebbene labile nel lungo periodo, è possibile che il legame tra prezzi delle commodity e prezzi EUA si faccia

più evidente negli brevissimo periodo (scambi intraday). Questa analisi richiederebbe un diverso e più

ampio dataset e per il momento si è ritenuto di non affrontarla in quanto di fatto al di fuori degli obiettivi

generali dell’esercizio di modellizzazione dei prezzi.

Non è da escludere che una volta che il mercato avrà raggiunto una maturità regolatoria maggiore e gli

operatori avranno maggiore fiducia nel suo efficace funzionamento, tolti quindi i “disturbi” di natura

politica, il legame tra energia e carbonio possa risultare più evidente.

Allo stato attuale, comunque, le analisi sembrerebbero confermare quanto si è ipotizzato anche nei

precedenti Rapporti GSE sulle aste di quote europee di emissione, ovvero che il fattore principale che

influenza il prezzo delle quote EUA è il dibattito regolatorio europeo, il quale cambia le aspettative e la

fiducia degli operatori nel mercato spingendoli a comprare o vendere quote.

Tale conclusione induce a ipotizzare che, di fatto, il fattore principale per le variazioni di breve termine sui

prezzi della CO2 sia il prezzo stesso della CO2.

Correlazione tra prezzi EUA e Clean Spark spread GermaniaPrezzi 0,83Rendimenti 0,02Prezzi 0,56Rendimenti 0,02Prezzi 0,74Rendimenti 0,13

2012-2014

2009-2014

2009-2012

Correlazione tra prezzi EUA e Clean Spark spread Regno UnitoPrezzi 0,60Rendimenti -0,02Prezzi 0,61Rendimenti 0,03Prezzi -0,28Rendimenti -0,10

2012-2014

2008-2014

2008-2012

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CHESNEY, MARC AND TASCHINI, LUCA, 2009, The Endogenous Price Dynamics of Emission Allowances: An Application to CO2 Option Pricing, Swiss Finance Institute Research Paper No. 08-02; EFA 2008 Athens Meetings Paper;

CHRISTIANSEN, A. C. AND ARVANITAKIS, A., What determines the price of carbon in the European Union?, in Working Paper, European Climate Exchange, 2004;

DASKALAKIS, GEORGE, PSYCHOYIOS, DIMITRIS AND MARKELLOS, RAPHAEL N., Modeling CO2 Emission Allowance Prices and Derivatives: Evidence from the European Trading Scheme, in Journal of Banking & Finance, Vol. 33, No. 7, pp. 1230-1241, 2008;

FAMA E. F., Efficient Capital Markets: A Review of Theory and Empirical Work, 1970;

GERMAN FEDERAL ENVIRONMENT AGENCY, 2012, - Price determinants of the European Carbon Market and Interactions with Energy Markets, Climate Change 11/2012

MANSANET-BATALLER, M., PARDO, A., VALOR, E., CO2 prices, energy and weather, in The Energy Journal 28 (3), 67–86, 2007;

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THOMSON REUTER - POINT CARBON, Hawks and Doves: Latest trends in Utility Hedging, 25/05/2015;

THOMSON REUTERS - POINT CARBON – Carbon market survey 2015, 13/05/2015 ;

THOMSON REUTERS - POINT CARBON, 2014, - Methodology – Short run marginal cost model, Commodities research & forecasts, 19/05/2014.

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Allegati

Allegato I. Dettagli aste su tutte le piattaforme - II trim. 2015;

Allegato II. EUROPEAN COMMISSION, Auctions by the transitional common auction plat form, Report

gennaio - marzo 2015;

Allegato III. GERMAN EMISSIONS TRADING AUTHORITY (DEHSt), Auctioning, Periodical Report: March-May

2015;

Allegato IV. DEPARTMENT OF ENERGY AND CLIMATE CHANGE, UK Phase III Auction Platform Report, April – June

2015;

Allegato V. THOMSON REUTERS - POINT CARBON: Carbon Market Analyst 2030;

Allegato VI. Rendiconti dei proventi delle aste di quote EUA ed EUA A tenutesi nel 2014;

Allegato VII. Report settimanali istituzionali relativi ai proventi delle aste – II trim. 2015;

Allegato VIII. QUOTIDIANO ENERGIA, Aste CO2: il rapporto trimestrale del GSE, 4 maggio 2015;

Allegato IX. CAMERA DEI DEPUTATI, Interrogazione parlamentare n. 5‐05661, 21 maggio 2015;

Allegato X. CAMERA DEI DEPUTATI, Risoluzione 7-00700, 10 giugno 2015;

Allegato XI. Letter to Minister Fabius and Ms. Figueres.

In caso di interesse a ricevere gli allegati, e per ogni esigenza di chiarimenti ed approfondimento, è possibile fare riferimento ai contatti indicati nella pagina seguente

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Contatti