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1 Lingua tedesca I a.a. 2007-2008 Prof. Elena Di Venosa FONO-MORFOLOGIA DEL TEDESCO ESEMPI TRATTI DA POESIE SULLA NATURA LEGGERE ATTENTAMENTE PRIMA DI INIZIARE A STUDIARE E RILEGGERE PRIMA DI PRESENTARSI ALL’ESAME: 1) verificare di aver tutto il materiale richiesto dal programma : - gli appunti del modulo monografico (ovvero questa dispensa) fare attenzione che i simboli fonetici siano visualizzati e stampati correttamente . - l’antologia di U. Remmers, U. Warmbold (edd.), Von der Erde bis zum Mond (Reclam); - il libro di esercizi di fonetica Kursbuch Phonetik, Lehr- und Übungsbuch (Hueber) (facoltativo per gli studenti non specialisti). I file audio sono in mediateca. 2) Indicazioni per l’esame: In questo corso verranno approfonditi aspetti della fonologia e morfologia del tedesco basandosi su poesie ispirate alla Natura. All’esame verrà richiesta lettura e la traduzione letterale di una o più delle poesie analizzate. Sarà valutata la capacità di riconoscere e ragionare sui fenomeni linguistici incontrati. Dovranno essere studiati i sostantivi (soprattutto quelli appartenenti al Grundwortschatz e al lessico specifico), i verbi e gli aggettivi che emergeranno nel corso, inclusi gli esempi; all’esame potrebbe essere chiesto il significato della parola, il genere grammaticale e la desinenza del plurale in caso di sostantivo, il paradigma se è un verbo. Sarà valutata anche la correttezza della pronuncia sia in base alla lettura della poesia, sia in base agli esercizi del Kursbuch Phonetik. Le poesie da studiare sono: Wie ist doch die Erde so schön (p. 18) Der Mops und der Mond (p. 19) Das große Karussell (p. 21) Ein-, Eich- & Mondhorn (p. 22) Der Mann im Mond (p. 23) Der kleine Baum hat einen Traum (p. 24) Heine – Fichtenbaum (p. 25) Wer mäuschenstill am Bache sitzt (p. 26) Der Stein (p. 27) Ballade (p. 28) Raumfahrer (p. 29) Vom Träumen und Wachsein (p. 31) Schlafreime (p. 33) Rotkehlchen (p. 34) Amsel und Grille (p. 40) Wolken, Wind und Wasser (p. 43) Der Papierdrachen (p. 45) Regengesicht (p. 47) Wetterspruch (p. 48) Der Albi (p. 48) Vorm Gewitter (p. 49) Heine – Der Wind (p. 52) Heine – Gemüt (p. 56) Der Kirschbaum (p. 58) Rot leuchten die Johannisbeeren (p. 59) Der Rittersporn (p. 61) Von Mäusen (p. 62) Der Kuckuck (p. 63) Elfenreigen (p. 65) Sonntagsbild (p. 67) Die Welt ist allzeit schön (p. 68)

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    Lingua tedesca I

    a.a. 2007-2008

    Prof. Elena Di Venosa

    FONO-MORFOLOGIA DEL TEDESCO – ESEMPI TRATTI DA POESIE SULLA NATURA

    LEGGERE ATTENTAMENTE PRIMA DI INIZIARE A STUDIARE E RILEGGERE PRIMA DI PRESENTARSI ALL’ESAME: 1) verificare di aver tutto il materiale richiesto dal programma: - gli appunti del modulo monografico (ovvero questa dispensa) fare attenzione che i simboli fonetici siano visualizzati e stampati correttamente. - l’antologia di U. Remmers, U. Warmbold (edd.), Von der Erde bis zum Mond (Reclam); - il libro di esercizi di fonetica Kursbuch Phonetik, Lehr- und Übungsbuch (Hueber) (facoltativo per gli studenti non specialisti). I file audio sono in mediateca. 2) Indicazioni per l’esame: In questo corso verranno approfonditi aspetti della fonologia e morfologia del tedesco basandosi su poesie ispirate alla Natura. All’esame verrà richiesta lettura e la traduzione letterale di una o più delle poesie analizzate. Sarà valutata la capacità di riconoscere e ragionare sui fenomeni linguistici incontrati. Dovranno essere studiati i sostantivi (soprattutto quelli appartenenti al Grundwortschatz e al lessico specifico), i verbi e gli aggettivi che emergeranno nel corso, inclusi gli esempi; all’esame potrebbe essere chiesto il significato della parola, il genere grammaticale e la desinenza del plurale in caso di sostantivo, il paradigma se è un verbo. Sarà valutata anche la correttezza della pronuncia sia in base alla lettura della poesia, sia in base agli esercizi del Kursbuch Phonetik. Le poesie da studiare sono: Wie ist doch die Erde so schön (p. 18) Der Mops und der Mond (p. 19) Das große Karussell (p. 21) Ein-, Eich- & Mondhorn (p. 22) Der Mann im Mond (p. 23) Der kleine Baum hat einen Traum (p. 24) Heine – Fichtenbaum (p. 25) Wer mäuschenstill am Bache sitzt (p. 26) Der Stein (p. 27) Ballade (p. 28) Raumfahrer (p. 29) Vom Träumen und Wachsein (p. 31) Schlafreime (p. 33) Rotkehlchen (p. 34) Amsel und Grille (p. 40) Wolken, Wind und Wasser (p. 43)

    Der Papierdrachen (p. 45) Regengesicht (p. 47) Wetterspruch (p. 48) Der Albi (p. 48) Vorm Gewitter (p. 49) Heine – Der Wind (p. 52) Heine – Gemüt (p. 56) Der Kirschbaum (p. 58) Rot leuchten die Johannisbeeren (p. 59) Der Rittersporn (p. 61) Von Mäusen (p. 62) Der Kuckuck (p. 63) Elfenreigen (p. 65) Sonntagsbild (p. 67) Die Welt ist allzeit schön (p. 68)

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    Primi concetti: La grammatica si divide in: ORTOEPIA: è lo studio della corretta pronuncia delle parole; la stabilità della pronuncia dipende da considerazioni storiche e normative. ORTOGRAFIA: è lo studio dei fenomeni grafici. Indica il modo di scrivere correttamente le parole; codifica le regole, che possono cambiare nel tempo in base all’uso; codifica l’uso dei segni paragrafematici (punteggiatura, apostrofi, ecc.) FONETICA E FONOLOGIA:

    - la fonetica: è lo studio degli aspetti fisici inerenti alla produzione dei foni delle lingue naturali. In pratica studia i fenomeni acustici, i suoni prodotti dall’apparato fonatorio umano. I suoni realizzati vengono indicati tra [ ] La fonetica si distingue da – ed è collegata alla –

    - fonologia: è lo studio dei fonemi, cioè dei suoni che fanno parte di un sistema linguistico astratto. I fonemi vengono indicati tra barre / / e servono a differenziare il significato delle parole. Per es. Nabel “ombelico” ~ Nebel “nebbia” si differenziano solo per la vocale /a:/ ~ /e:/ /'na:bəl/ ~ /'ne:bəl/ = ['na:bļ] ~ ['ne:bļ].

    PROSODIA: è lo studio (che fa parte della fonetica e della fonologia) di tutte le particolarità accessorie di un suono (quantità, intonazione, ritmo) che concorrono ad attuarlo, anche se sono indipendenti dalla articolazione fondamentale. MORFOLOGIA: è lo studio della struttura e della forma delle parole, e di come queste si formano o si trasformano. La morfologia è flessiva quando studia la flessione (cioè la distinzione delle categorie grammaticali: numero, genere, caso, persona); è derivativa quando studia gli affissi (prefissi, infissi, suffissi) e la composizione lessicale. La morfologia studia il morfema, cioè l’unità minima dotata di significato sul piano della articolazione linguistica. Il morfema può essere lessicale oppure grammaticale, es. Freund = morfema lessicale (tema, base); Freund-e = morfema lessicale + -e, morfema grammaticale (la desinenza). In tedesco i morfemi lessicali possono essere liberi (cioè avere senso anche da soli, come Freund); in italiano i morfemi lessicali possono essere solo legati (es. amic-o: amic- è il morfema lessicale, ma si deve sempre legale a un morfema grammaticale, in questo caso -o). LESSICOLOGIA: è lo studio del lessico nella sua totalità, l’insieme delle parole e delle locuzioni di una lingua intera (tedesco, italiano, ecc.) o settoriale (es. il lessico economico, il lessico schilleriano, il lessico infantile). Le singole parole che formano il lessico si chiamano lessemi, che sono unità virtuali, appartenenti alla langue. I lessemi si distinguono dai vocaboli, che invece sono parole attualizzate nel discorso (le loro relazioni, i cambiamenti di forma e di significato nel tempo) e appartengono alla parole (cfr. Saussure!). SINTASSI: è lo studio delle regole che sovrintendono alle relazioni tra categorie grammaticali. Analizza le modalità con cui le parole (morfemi e lessemi) si combinano in unità maggiori, le frasi, che a loro volta formano proposizioni e periodi. Le relazioni di tipo sintattico dipendono dalla funzione di ogni elemento e dalla loro forma. Le parole sono parti del discorso, che possono essere variabili (soggette a flessione, es. nome, verbo, aggettivo) e invariabili (preposizioni, congiunzioni, avverbi, ecc.). Utilità dello studio della fonetica e della fonologia: in tedesco basta una piccola sfumatura nella pronuncia che può cambiare il significato della parola. Pensiamo a schon (avverbio) / schön (aggettivo), Mutter (singolare) / Mütter (plurale), ecc. È quindi indispensabile capire bene le sfumature dei suoni, per esprimersi correttamente, farsi capire e capire gli altri senza fraintendimenti. Utilità dello studio della morfologia: in tedesco è necessario essere precisi nella flessione nominale e verbale, per farsi capire correttamente e per capire un testo. Per es. sono molto diverse tra loro le frasi Kauf mir die Zeitung heute! e Ich kaufe mir die Zeitungen heute. In questo caso non cambia

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    solo il modo verbale, ma anche la quantità del complemento oggetto e l’intonazione. Con morfologia intendiamo anche la formazione del nome: è importante saper scindere i composti e i derivati nei loro singoli elementi, per es. Festlichkeit = Fest+lich+keit. Utilità dello studio del lessico: non si può parlare e capire una lingua se non si conoscono le parole! È importante studiare il lessico di base e ampliare prima possibile il lessico, imparando sempre le parole con articolo e plurale. È utile soprattutto capire il meccanismo di composti e derivati, che in tedesco rendono il lessico molto più trasparente di quello italiano. Per es. accappatoio: in italiano questa parola non è immediatamente comprensibile per uno straniero, mentre il corrispondente tedesco Bademantel (baden + Mantel) è di significato immediato. Utilità dello studio della sintassi: per capire il significato di un testo è importante saper individuare subito il soggetto e il verbo; poi si deve imparare a scomporre la frase nei suoi elementi. Ricordiamo che nella grammatica tedesca le parti della frase, i complementi, si distinguono in due tipi, a seconda della “valenza” del verbo (ovvero a seconda di quanti complementi obbligatori devono essere abbinati al verbo): die ERGÄNZUNG = complemento obbligatorio die ANGABE = complemento facoltativo Per es. il verbo geben (“dare”) in tedesco è “trivalente” e richiede tre elementi obbligatori: - il soggetto (Subjekt), - il complemento oggetto (Akkusativobjekt), - il complemento di termine (Dativobjekt):

    Ich + gebe + dem Kind + einen Apfel: Io do (che cosa?) una mela (a chi?) al bambino

    Poi si possono aggiungere altri elementi (Angaben) come il complemento di luogo o di tempo o un attributo: Es. Heute gebe ich dem Kind einen (roten) Apfel ****************** IL LESSICO DELLA NATURA Nel mondo naturale possiamo distinguere tra: - Toponymie (< gr. tópos “luogo”) - Hydronymie (< gr. hýdor “acqua”) - Oronymie (< gr. óros “monte”) - Terionymie (< gr. thérion “animale”) - Phytonymie (< gr. phytón “pianta”) - Petronymie (< gr. pétros “pietra”) La concezione del mondo tra le popolazioni arcaiche ha portato alla creazione di un lessico uniforme, che combacia in molte lingue indoeuropee (= ie.), almeno per quanto riguarda il nome dei fiumi (idronimi, i fiumi erano fondamentali per la vita, gli insediamenti di solito sorgevano proprio lungo un fiume), i nomi di piante, e degli elementi della natura come i monti, i venti, ecc. Per es. die Elbe, il fiume Elba: il nome ha origine ie., si lega all’antico ted. alb, alp, che ha lo stesso significato del lat. albus “bianco” (anche le Alpi). La concezione del mondo secondo i Germani, così come la conosciamo da fonti nordiche: per loro il mondo si chiamava Yggdrasil ed era piatto e rotondo, una specie di disco sorretto da un frassino o da un tasso, entrambe piante sacre nel nord Europa. Il nome è stato interpretato come “cavallo di Yggr, Odino”, o “forca di Odino”, perché secondo la tradizione Odino, per cercare la sapienza superiore, rimase appeso per nove giorni e nove notti all’albero cosmico che sorregge il mondo (si

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    noti una certa somiglianza con l’albero della conoscenza nella Bibbia, al quale Adamo ed Eva non avrebbero dovuto attingere). Più in particolare i rami dell’albero cosmico sorreggono nove mondi, quello degli dei, quelli dei nani, dei giganti, quello dei morti, quello degli uomini, ecc. Le radici sprofondano negli inferi, mentre i rami più alti sorreggono la volta celeste, come mostra l’immagine:

    A quei tempi non si concepiva l’universo come oggi: la volta celeste era il “coperchio” del mondo. Infatti i termini per “universo” sono molto tardi. In tedesco abbiamo: - das Universum (-sen), un prestito dal latino ūniversum risalente al XVII sec., forma neutra del lat. ūniversus “completo”, da ūnus “uno” + versus “volto, girato”. - das (Welt)all, un composto creato sempre nel XVII sec. per contrastare l’introduzione di un prestito latino (all’epoca del “purismo”, quando si cercavano o si inventavano sinonimi “germanici” di prestiti, es. Bibliothek > Bücherei). - der Kosmos, prestito dal greco kósmos “ordine (del mondo)” risalente al XIX sec. - der Raum viene dal termine germ. *rūma, “spazio”, “posto” (l’asterisco * indica che la parola non è attestata, è ricostruita). È la forma sostantivata dell’agg. “spazioso”. Confronti con altre lingue ie. fanno pensare a un concetto di spaziosità, di terreno ampio. Il termine assume il significato di “spazio” celeste solo in età contemporanea, quando anche nelle altre lingue si estende il concetto di spazio al cosmo. Il termine per “mondo” invece è pangermanico: il tedesco die Welt (-en) corrisponde all’inglese world. Il termine deriva dal germ. *wer- “uomo” + *ald “età”, “vita dell’uomo”, “vita terrena” (per influsso del latino saeculum “tempo finito”, “mondo terreno”), quindi il mondo è ciò che è terreno, che segue la vita dell’uomo. Il termine per “terra” invece è ancora più antico, è di origine ie. (anche se non è stata ricostruita una radice ie.): il tedesco die Erde corrisponde all’inglese earth ed è analogo al greco éra, érāze “terra, sulla terra”, con un ampliamento in dentale. In norreno una variante in labiale jörfi significa “sabbia”, e questo ci fa capire come questo termine sia effettivamente antichissimo, risalente a un’epoca in cui era la “terra” concreta, il “suolo”, il simbolo del mondo circostante, precedente qualsiasi astrazione. La storia del termine per “cielo” è difficile da ricostruire: probabilmente anche der Himmel ha origine ie. Se pensiamo al concetto di “cielo” come di “copertura del mondo”, immagine presente non solo nel mondo germanico ma in tutte le civiltà arcaiche, la rad. ie. sarebbe *kel- / *kem- (la k ie. > h nelle lingue germ.), che porta anche al lat. celare, e quindi all’italiano cielo (ma anche per l’italiano l’etimologia è considerata incerta). La difficoltà dipende soprattutto dalle varianti con diverso consonantismo nelle varie lingue, come dimostra la differenza tra il tedesco, in nasale

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    Himmel, e l’inglese, in spirante labiale, heaven. Tra l’altro il termine inglese ha subito uno spostamento di significato in epoca cristiana, lasciando il posto a sky. Le varie proposte etimologiche comunque sono affascinanti, perché sono stati trovati collegamenti anche con termini simili che in alcune lingue (del ceppo iranico) significano “pietra”. Se pensiamo che anche Hammer “martello” potrebbe derivare dalla radice *kem-, allora avremmo un richiamo alla divinità di Thor, che lanciava il martello in aria. Una pietra che cade dal cielo potrebbe essere stata un meteorite, quindi il termine potrebbe essere sorto dopo un evento naturale quale la caduta di meteoriti, che ha portato all’analogia tra pietra e cielo. Lettura delle poesie:

    Wie ist doch die Erde so schön (p. 18) v. 7: Flüss’ = Flüsse v. 9: Städt = Städte

    Der Raumfahrer (p. 29) ************************ Presentazione dell’eserciziario di fonetica Evelyn Frey, Kursbuch Phonetik. Serve per esercitarsi da soli a casa, autocorreggendosi con il cd. Struttura del libro: - lez. 1-2: gli esercizi riguardano i suoni della lingua standard in relazione alla scrittura; - lez. 3-7: gli esercizi richiedono l’applicazione di diversi metodi per migliorare la pronuncia; - lez. 8: esercizi individuali che mirano a correggere gli errori personali; - appendice (p. 71ss.): contiene un riassunto dei suoni e dei simboli, uno schema dell’apparato fonatorio (p. 78) e un glossarietto dei termini tecnici (p. 79). Lez. 1: a p. 6-7 sono indicati i suoni più utili, non si fa uso di tutti i simboli fonetici dell’IPA (International Phonetic Alphabet). In questa unità si fornisce una panoramica della fonetica tedesca. Gli esercizi più utili della lezione 1 sono: 1, 3, 5, 8, 10. Lez. 2: qui si imparano a distinguere le varianti grafiche dei suoni. La lista completa è in appendice, qui ci sono solo quelle più importanti da utilizzare negli esercizi. Gli esercizi più utili sono dal n. 14 in poi, e servono a imparare a trascrivere le parole con i simboli fonetici. È importante capire che un suono più essere espresso da più grafemi, e allo stesso tempo che ci sono più pronunce per lo stesso grafema. Lez. 3: esercizi sulla “aspirazione” delle occlusive (cfr. dispensa p. 11). Lez. 4: gli esercizi devono essere svolti “bisbigliando” (flüstern). Quando si bisbiglia si sente che le corde vocali non sono coinvolte. È stato notato che in questo modo la pronuncia migliora molto. Se gli esercizi vengono svolti regolarmente, aumenta il volume del fiato, la voce diventa più forte e la pronuncia più chiara. Lez. 5: qui invece non si tratta di bisbigliare, ma di “borbottare” (brummen). Questo metodo è molto utile per rendere l’ascolto più sensibile alle caratteristiche prosodiche del discorso: Wortintonation e Satzmelodie, che in questo modo sono più riconoscibili nel loro schema di sillabe e accenti. Lez. 6: la chiarezza nella pronuncia può essere migliorata anche grazie a una lettura consapevole e corretta. In questa unità si usano diverse tecniche di lettura: - Gli es. 43-52 si basano sulla tecnica della lettura all’indietro (von hinten lesen): una frase viene letta parola per parola iniziando dal fondo e man mano aggiungendo una parola. In questo modo si fa più attenzione all’intonazione e agli accenti della frase. Es. Ich habe sehr gehofft, dass er heute kommt. kommt. heute kommt. er heute kommt. ecc. Fondamentale è distinguere l’intonazione discendente (fallende Intonation) quando la frase è affermativa, e intonazione ascendente (steigende Intonation) quando la frase è interrogativa.

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    L’accento può cadere anche sul punto che vogliamo sottolineare, es. Sie fährt heute nach München (oggi, non domani) ≠ Sie fährt heute nach München (lei, non lui) ≠ Sie fährt heute nach München (normale, senza particolari sottolineature). - Gli es. 53-57 riguardano la tecnica della lettura all’incontrario (rückwärts lesen). È un esercizio fonetico che consiste nel leggere una parola suono per suono partendo dal fondo, es. Plattenspieler

    /–/, /l/, /i:/, /p/, /É/, /n/. /Ÿ/, /t/, /—/, /l/, /p/. Questo insegna che leggendo (mentalmente o a voce alta) le parole non vengono pronunciate lettera per lettera. L’occhio di solito legge solo l’inizio di una parola, cioè la parte che ha un senso, e non ha bisogno di leggerla fino in fondo, saltando direttamente alla prima sillaba che di nuovo fornisce un significato alla frase. Questo meccanismo funziona soprattutto nella lingua madre perché il lettore conosce sufficienti parole e le identifica più velocemente. Questi esercizi aiutano lo studente ad applicare questo meccanismo correttamente anche alla lingua tedesca. Leggendo all’incontrario lo studente non può riconoscere la parola già dopo tre o quattro lettere e si deve concentrare sulla corretta articolazione dei singoli suoni. - Gli es. 58-60 riguardano il metodo della lettura di un testo unito (einen zusammenhängenden Text lesen). Qui abbiamo un testo dove tutte le parole sono scritte una attaccata all’altra senza interpunzione né maiuscole. Lo studente, in base all’ortografia, deve distinguere le parole e poi leggere la frase, es. eswareinmalineinemdorfeinkleinesmädchendashübschestedasmansichvorstellenkonnte (= Es war einmal in einem Dorf ein kleines Mädchen das Hübscheste, das man sich vorstellen konnte). Lez. 7: Qui viene trattato il “metodo Frey” (di Evelyn Frey): è una combinazione di “fago-fonetica” (Phago-Phonetik) e di scioglilingua (Zungenbrecher). Il prefisso “fago-” viene dal greco phagein “mangiare”. Il metodo della fago-fonetica consiste nel parlare a bocca piena nel modo più nitido possibile. Si consiglia di provare con mezza michetta sbriciolata, che si scioglie più lentamente. La difficoltà consiste nel trattenersi dal masticare e ingoiare i pezzetti di pane. Gli scioglilingua, che contengono suoni difficilmente producibili oppure serie di suoni difficilmente combinabili, sono, da soli, un esercizio che stanca presto perché è facile sbagliare. Se invece si prova a pronunciare gli scioglilingua con la fago-fonetica, la lettura è più lenta, ci si concentra di più sui singoli suoni, e la lettura è più chiara. ********************** Termini principali: - das Alphabet (-e) - das ABC - das c, das a, ecc. - der Buchstabe (-n) “lettera” - der Laut (-e) “suono” - der Vokal (-e) - der Konsonant (-en) - der Diphthong (-e) - das Phonem (-e) - das Graphem (-e) ************************

    Die Vokale Di solito le vocali sono rappresentate in un trapezio (das Vokalviereck) che simboleggia l’apparato fonatorio:

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    vocali anteriori vocali posteriori lunghe o brevi lunghe o brevi

    Il lato inferiore corrisponde al massimo grado di apertura, dove la vocale viene pronunciata tenendo la lingua abbassata; il lato superiore rappresenta il palato, la parte verso la quale si alza la lingua per pronunciare le vocali chiuse. aperte: /a/ (breve, come in Stadt), /—/ (lunga, come in Staat) semiaperte anteriori: /ε/ (breve, come in älter), /ε:/ (lunga, come in Bär) semiaperta posteriore: /‘/ (solo breve, come in Stoff) semichiusa anteriore: /e/ (solo lunga, come in See), semichiusa posteriore: /o/ (solo lunga, come in Mond) chiuse anteriori: /Í/ (breve, come in bitten), /i/ (lunga, come in bieten) chiuse posteriori: /ä/ (breve, come in Lust), /u/ (lunga, come in gut) Per semplificare, useremo /e:/, /i:/ e /u:/ per indicare le lunghe. Al centro del trapezio ci sono due suoni “indistinti” presenti solo in sillaba atona: - /ə/ (schwa): nel suff. -en (es. sagen), in fine di parola (es. Sache), nei prefissi atoni be- e ge- (es. gesehen, Bedeutung). - /–/: nella sillaba -er, e con /e/, /i/, /o/, /u/ + -r (es. Lehrer, ihr, Ohr, Spur). **************************** La metafonia / der Umlaut (-e) Le vocali possono anche essere “metafonizzate”. La metafonia è il fenomeno con il quale le vocali posteriori si spostano in avanti per influsso di una /i/ successiva (esistente in passato, oggi non è detto che sia più visibile):

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    Quindi: /a/ > /¤/ (), es. du fährst /‘/ > /ó/ (), es. die Hölle /o:/ > /ø:/ (), es. die Möwe /u/ > /y/ (), es. fühlen, Wüste ****************************

    Die Diphthonge - /ai/ , (la grafia può avere valore distintivo, cfr. die Seite “pagina” ~ die Saite “corda musicale”) - /au/ (es. der Baum) - /uy/ (es. Pfui, das Etui) (questo dittongo si trova solo in prestiti o a contatto tra due sillabe) - /au/ può anche essere metafonizzato: /au/ > /‘y/ , (es. Bäume, das Feuer). Le vocali lunghe possono essere indicate in vario modo: - semplicemente con la vocale:

    /a:/ baden, /e:/ reden, /i:/ Igel, /o:/ Rose, /u:/ Ufer - con la vocale seguita da :

    /a:/ Ahnung, /e:/ Ehre, /i:/ di ihnen, /o:/ di ohne, /u:/ di Ruhe - con la vocale ripetuta:

    /a:/ Staat, /e:/ See, /o:/ Boot. Con ci sono solo vocali lunghe in sillabe a contatto, es. liieren (solo in prestiti). Anche si trova solo quando due sillabe entrano in contatto, come in Anschauung. La vocale /i:/ può essere rappresentata anche da (Biene), o da (ziehen). Le vocali lunghe metafonizzate possono essere rappresentate dal segno semplice o dal segno seguito da . Non esiste la grafia con la doppia vocale: /¤:/ = Wärme zäh /ø:/ = blöd Höhle /y:/ = müde kühn Alcuni errori comuni di pronuncia (Aussprachefehler): Cfr. lezione 8 del manuale di fonetica: qui sono raccolti esercizi mirati alla correzione di singoli errori, che sono individuali e dipendono dalla lingua madre dello studente. Frasi tratte dalla Frey: - le vocali lunghe devono essere pronunciate lunghe, per es. in: /a:/ Lebt er an der Lahn? /¤:/ Ißt du den Käse? /e:/ Tut das weh?

    /i/ /y/

    /ε/

    /o/

    /u/

    /a/

    /‘/

    /ó/

    / ø:/

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    /i:/ Siehst du die Diebe? /o:/ Kaufst du die rote Dose? /u:/ Willst du ein Stück Kuchen? - le vocali brevi devono essere pronunciate brevi, per es. in: /a/ Dort steht eine Bank /e/ Geh ins Bett! /i/ Ich sehe das Kind /‘/ Er liegt seit Stunden in der Sonne /u/ Er liebt seinen Hund NB: la lunghezza vocalica si può riconoscere spesso dalla consonante successiva: se la consonante è semplice, la vocale è lunga (Käse, Diebe…) ; se ci sono due consonanti o una consonante geminata, la vocale precedente è breve (Bank, Sonne…). - si devono distinguere bene le vocali semplici da quelle metafonizzate, per es. in: /‘/ ≠ /ó/ Gott ≠ Götter

    Kopf ≠ Köpfe /o:/ ≠ /ø:/ groß ≠ Größe

    hoch ≠ Höhe /u/ ≠ /y/ Lust ≠ Lüste

    Mutter ≠ Mütter /u:/ ≠ /y:/ Kuh ≠ Kühe

    Demut ≠ demütig ************************* Die Konsonanten

    die Liquida (-iden) “liquida” der Nasal (-e) “nasale” der Frikativ (-e) / der Reibelaut (-e) “fricativa”, “spirante” der Plosiv (-e) “occlusiva” stimmhaft “sonora” stimmlos “sorda” die Affrikata (-ten) “affricata”

    der Hauchlaut (-e) “aspirata” (/h/) Distinguere: MODI di articolazione: - occlusiva, spirante (fricativa) e affricata. - sorda, sonora

    LUOGHI di articolazione: - labiale, dentale, velare

    Die Liquiden - Il fonema /l/ è una liquida laterale apicodentale. Si pronuncia [l] all’inizio (Lob), all’interno (malen, bellen) e in fine di parola (Mehl, hell). Può essere rappresentato dal grafema oppure . In entrambi i casi la pronuncia è [l], la presenza della doppia serve solo a indicare che la vocale precedente è breve. - Il fonema /r/ è una liquida che può avere pronuncia vibrante (= occlusiva) o spirante. Il fonema può essere rappresentato da oppure (come per /l/, la pronuncia non è comunque “semplice”, serve solo a indicare la lunghezza della vocale precedente). Si può incontrare all’inizio di parola (Rat), all’interno (hören, sperren), e in fine di parola (Lehrer, Narr). La /r/ ha diversi allofoni (das Allophon, -e), cioè modi diversi di realizzare il fonema: [r] = vibrante apicale (è la variante bavarese e italiana)

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    [R] = vibrante uvulare (è la variante più comune in Germania) In tedesco si deve fare attenzione inoltre alla variante vocalizzata (vista prima): [–] (es. das Gehör [gŸ»hø:–]) Die Nasale - Il fonema /m/ è la nasale bilabiale. Si pronuncia [m] in tutte le posizioni: all’inizio di parola (mild), all’interno (Blume, kommen) e in fine di parola (Ruhm, komm!). Il fonema può essere rappresentato da o (sempre [m]!). - Il fonema /n/ è la nasale apicodentale. È resa graficamente da o e la pronuncia è sempre [n]. Si incontra all’inizio di parola (Nacht), all’interno (Bühne, kennen) e in fine di parola (Bahn, kann). - Il fonema /ŋ/ è la nasale velare (in italiano si trova in parole come cinque, panca). In tedesco è rappresentata dal digrafo (das Digraph, -e) (che deve essere pronunciato [ŋ], non [n+g]!). Il suono si incontra solo all’interno di parola (singen) o in fine di parola (Klang). Errore di pronuncia: attenzione a non pronunciare mai la “vocale di appoggio” quando una parola termina per consonante! (es. *klang-e, ma anche nacht-e, und-e ecc.), come nella frase pronunciata da un personaggio del romanzo di Jan Weiler, Maria, ihm schmeckt’s nicht!, un italiano emigrato in Germania: I binne de Vater von de schöne Braut hier. Darfe i fragene, wer Sie denne sinde? Questo è il modo in cui un tedesco percepisce la pronuncia di un italiano che parla (male) tedesco. ************************ Lettura della poesia Die Welt ist allzeit schön (p. 68) prangen “splendere” im Herbste = im Herbst Qui ci sono i nomi delle quattro stagioni: - der Frühling / das Frühjahr: deriva da früh- “presto”; è un nome recente, risale al XV sec., che si contrappone a Spätling, Spätjahr (termine arcaico e letterario per “autunno”). Termini più antichi per “primavera” sono Lenz e la variante regionale Glenz. Lenz è ancora diffuso ai tempi di Lutero, deriva dal germ. *langa tīna “giorni lunghi”, dove *tīn è un antico termine per “giorno”. Frühling era la prima parte della primavera, quindi potrebbe essere un calco dal lat. primo vēre, cioè “parte iniziale della primavera”. - der Sommer: < ie. *sem- “mezzo” + suff. germ. -ru- (anche in Winter). - der Herbst (cfr. ingl. harvest) era la stagione del raccolto, < ie. *karp- “raccogliere”, lat. carpere. - der Winter: forse < ie. wed- “bagnare”, la stessa radice di Wasser. ************************ Proseguimento delle serie fonetiche: Die Plosive: labiali

    labiale Laute dentali dentale Laute

    velari velare Laute

    SORDE stimmlos

    /p/ [p], [ph]

    /t/ [t], [th]

    /k/ [k], [kh]

    SONORE stimmhaft

    /b/ [b], [ph]

    /d/ [d], [th]

    /g/ [g], [kh], [ç]

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    Die labialen Plosive - Il fonema /p/ è la occlusiva labiale sorda. Si può incontrare in tutte le posizioni. Il suono è reso graficamente con

    e, all’interno e in fine di parola, anche con (sempre con pronuncia “singola”!). Es. Paar, Hupe, Treppe, Typ, Stopp. La /p/ può essere pronunciata [p] oppure [ph]. In tedesco è frequente la pronuncia [ph], soprattutto in fine di parola (ma si può sentire in tutte le posizioni). Si tratta di una pronuncia di /p/ seguita da una lieve “esplosione” o “aspirazione”, che fa fuoriuscire l’aria di colpo. Cfr. libro di fonetica: la lezione 3 è dedicata a questa particolarità della lingua tedesca. Gli esercizi sono chiamati Blatt- und Kerzenübungen perché dovrebbero essere svolti tenendo davanti a sé un foglio oppure una candela accesa: se le occlusive vengono pronunciate correttamente con la “esplosione”, il foglio dovrebbe muoversi oppure la candela spegnersi. - Il fonema /b/ è la occlusiva labiale sonora. All’inizio e all’interno di parola si pronuncia [b], in fine di parola si ASSORDA (oltre ad avere la leggera “esplosione”). La grafia può essere all’inizio di parola (Bein), o all’interno di parola (haben, Ebbe) (sempre con pronuncia “singola”!) e in fine di parola (gelb). NB. In fine di parola tutti i suoni sonori sono sempre pronunciati SORDI. Nel caso delle occlusive, inoltre, la consonante, diventata sorda, è pronunciata con la “esplosione”, es. gelb [g¤lph]. Die dentalen Plosive - Il fonema /t/ è la occlusiva dentale sorda. Si può incontrare in tutte le posizioni e può essere pronunciato con l’aspirazione [th]. Il suono è reso graficamente all’inizio di parola con (Tee), all’interno di parola con e (sempre con pronuncia “singola”, per indicare che la vocale precedente è breve!) (Vater, Ratte), e in fine di parola con , o (Rat, matt, Stadt). - Il fonema /d/ è la occlusiva dentale sonora. Si pronuncia sonoro all’inizio e all’interno di parola, e sordo in fine di parola, anche in questo caso con l’esplosione. Il grafema che rappresenta /d/ può essere all’inizio di parola (dieser), all’interno di parola o (oder, Widder) e in fine di parola solo (Rad). NB. Rad si pronuncia [ra:th], esattamente come Rat! I due termini sono quindi omofoni, anche se non omografi, ed è solo la grafia (oltre che il contesto) che permette di distinguerne il significato. Die velaren Plosive - Il fonema /k/ è la occlusiva velare sorda. Si può incontrare in tutte le posizioni e può essere pronunciato [kh]. La grafia è all’inizio di parola (kalt), o all’interno di parola (Haken, Decke) e in fine di parola (buk, Bank, Druck). In fine di parola la grafia è rara: si trova nel preterito di alcuni verbi forti come backen-buk-gebacken “cuocere al forno” (oggi si usa prevalentemente debole, cioè backen – backte – gebackt) o dopo (Bank, danke). In alcuni prestiti si può trovare anche la grafia (Charakter). - Il fonema /g/ è la occlusiva velare sonora. La grafia può essere e, all’interno di parola, anche . Si pronuncia sonora all’inizio e all’interno di parola (Geld, legen, Flagge), mentre in fine di parola ci sono due possibilità: può essere pronunciata sorda [kh] oppure spirante [ç]. La pronuncia è spirante quando la parola termina con -ig. Es. Weg [ve:kh], König [kø:niç] (in Baviera: kø:nikh]). Die Frikative (Reibelaute) Halbvokal (semivocale) - /j/ è la fricativa dorsopalatale sonora. Può essere considerata anche semivocale o semiconsonante e si incontra vicino a una vocale. Si rende graficamente con e si incontra solo all’inizio (Jäger) o all’interno di parola (Boje). Altra grafia è in prestiti, es. Yoga. Yacht si scrive anche Jacht, e questa grafia sarebbe più corretta, perché la variante in è stata introdotta dall’inglese, ma la parola inglese è di origine tedesca (infatti si legge [jaxt]). (Origine di Jacht: è l’abbreviazione di Jachtschiff, con una grafia adattata dal bassotedesco. Corrisponde alla parola das Jagdschiff “nave da caccia”, cioè una nave molto veloce.)

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    Die Labialen Frikative - /f/ è la spirante sorda labiodentale. Si rende graficamente con , oppure (all’interno e in fine di parola) con o con : der Fleck, fallen, der Hafen, der Affe, der Beruf, das Schiff. Anche qui la consonante doppia serve solo a indicare la voc. precedente breve. La grafia invece non appare mai doppia. Si trova in tutte le posizioni: viel, nerven, das Passiv, anche se all’interno e in fine di parola si tratta solo di termini di origine straniera. - /v/ è l’equivalente sonora. Anche /v/ si rende graficamente con in alcuni prestiti: die Vase, oval, aktiv (anche se la pronuncia tende a essere “tedeschizzata” con [f] soprattutto alla fine di parola). Altra grafia, più comune in tedesco, è (che non si pronuncia semivocale [w] come in inglese!). La grafia si trova solo all’inizio e all’interno di parola: Wald, Möwe, mentre in fine di parola si trova solo in prestiti, es. Show (ma la pronuncia è vocalizzata [Éoä]) o quando la parola si apocopa nella lingua parlata (Löwe > Löw). In questi casi la pronuncia si assorda ([lø:f]), come nel caso delle occlusive. Die dentalen Frikative - /s/ è la spirante alveolare sorda, - /z/ è la corrispondente sonora. Quando la grafia è o o : Inizio di parola: sempre sonora [z] (so, die Sache) interno di parola: sonora [z] in posizione intervocalica (reisen)

    sorda [s] vicino a /t/ (kosten) nella geminata (reißen, das Messer)

    Fine di parola: la pronuncia è sempre SORDA (der Reis, heiß, der Riss). In base alle nuove regole ortografiche, si usa quando la vocale precedente è breve (Kasse, Kuss, müssen), quando la vocale precedente è lunga (Soße, Gruß). A differenza delle altre consonanti, che indicano la vocale breve se sono doppie, davanti a , o la vocale può essere breve o lunga. Die Palatalen Frikative - /í/ È una fricativa palatoalveolare sonora. Si incontra all’inizio e all’interno di parola solo in prestiti, es. das Genie, die Garage. - /É/ è la corrispondente fricativa palatoalveolare sorda. Si scrive oppure . Si incontra all’inizio di parola quando è seguito da /p/ o /t/, quindi il nesso si legge [Ét] e [Ép] (Stein, sparen). La spirante /É/ però più frequentemente viene rappresentata dal grafema , che si trova in tutte le posizioni (der Schaum, die Nische, der Tisch). Si può trovare anche la grafia in prestiti, es. Chalet. Der velare Frikativ /h/ La spirante velare sorda /h/ si scrive all’inizio di parola: es. Haus. È raro all’interno di parola, es. der Uhu. Si distingue tra Ich-Laut e Ach-Laut. Lo Ich-Laut [ç] è propriamente palatale, o comunque con una pronuncia più avanzata rispetto allo Ach-Laut [x], che si articola vicino alla /a/. La grafia più comune in entrambi i casi è : Inizio di parola: solo in prestiti, es. die Chemie Interno di parola: la pronuncia palatale o velare dipende dalla vocale vicina: (palatale) “Ich-Laut” [ç] es. weichen, dich, (velare) “Ach-Laut” [x] es. wachen, nach.

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    Die Affrikaten Le affricate sono due suoni di articolazione vicina che si pronunciano insieme, uno occlusivo e uno fricativo: labiale: /pf/ Pferd, opfern, Kopf dentale: /ts/ Cäcilie solo all’interno e in fine di parola (sitzen, Satz). solo in fine di parola (stets, vorwärts)

    in tutte le posizioni: (der Zettel, heizen, der Pilz). Altri nessi: - /kv/ è la affricata labiodentale. Si incontra solo all’inizio e all’interno di parola. La grafia è , es. Quelle, bequem. - /ks/ è una affricata formata da occlusiva velare + fricativa dentale. Grafie: si trova solo all’interno di parola (Hexe). All’inizio e alla fine di parola si trova solo in prestiti (xenophob, fix). / : queste grafie si trovano solo all’interno o in fine di parola, es. Ochse, Wachs, knicksen (“spezzare”, ma anche “inchinarsi”), stracks (“subito”, “direttamente”). Lettura di Wetterspruch (p. 48)

    Heinrich Heine, Fichtenbaum (p. 25) v. 3: ihn schläfert = uso impersonale “ha sonno”. I punti cardinali (die Himmelsrichtungen) (da: Sandra Bosco Coletsos, Le parole del tedesco, Garzanti): I nomi derivano dalla mitologia nordica: sono i quattro nani nati dall’uomo primigenio, Ymir (secondo l’Edda di Snorri), che indicano i confini del mondo conosciuto: Austri Ost, Osten < germ. *austa “le prime luci del giorno”, (cfr. lat. aurōra, ingl. east,

    russo utro). Vestri West, Westen < ie. *wes- t “abitare”, cioè si riferisce alla parte dell’orizzonte dove

    “abita” il sole (cfr. lat. vesper, gr. hésperos, ingl. west). Nordhri Nord, Norden < rad. ? Cfr. umbro nertro “sinistra”, gr. nérteros “interiore,

    sotterraneo”, norr. Niördhr (dio del mare), scr. nara “acqua”. Considerate le attestazioni più vicine, il significato potrebbe essere collegato alla posizione a sinistra del sole, oppure potrebbe aver indicato un vento proveniente dal Baltico o dal mare del Nord.

    Sudhri Süd, Süden < germ. *suenth “forte, destro”, opp. *sonnon “sole”, quindi potrebbe indicare la terra a destra del sole.

    I nomi dei punti cardinali sono stati mutuati poi anche dalle lingue romanze. ******************** Nella poesia di p. 25 abbiamo visto al v. 2 la parola Höh = Höhe. In questo caso è caduta la e finale, si tratta di un caso di apocope. Nel Wetterspruch di p. 48 c’era deutet’s = deutet es, dove è caduta la e inziale del pronome: questo è un caso di aferesi. Nella poesia di p. 68, invece, avevamo trovato al penultimo verso sehn = sehen, dove è caduta la e all’interno della parola: questo è un caso di sincope. Questi sono tutti fenomeni legati alla lingua parlata: quando le parole vengono pronunciate velocemente, alcuni suoni (atoni) si perdono: - apocope (die Apokope): è la caduta di una vocale in fine di parola, es. habe > [haph] (hab). In

    fine di parola può anche cadere una consonante, es. schon [Éo:], nicht [niç], und [un]. - aferesi (die Aphärese): è la caduta di un suono all’inizio di parola, di solito cade il dittongo

    dell’art. indet. einen [nen] (‘nen), ma può cadere anche una consonante, es. dem [em] (‘em).

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    - sincope (die Synkope): è la caduta di vocale all’interno di parola, sia quando nella sillaba finale c’è l, m, n: es. reden [re:dn] (redn), sia quando c’è il prefisso ge-, es. Geduld [gdult] (Gduld).

    Altri due fenomeni di questo tipo, che però più raramente sono registrati graficamente, sono: - contrazione (die Kontraktion): è la fusione di due sillabe in una, es. (wir) haben [ham], auf dem

    [aufm], wenn es [v¤ns] (wenns, wenn’s: in quest’ultimo caso si può parlare anche di aferesi di es).

    - indebolimento (die Abschwächung): la vocale (atona) finale di parola o di frase tende ad essere pronunciata schwa: es. hast du [hastŸ], haben sie [hamzŸ] (nel secondo caso c’è anche contrazione).

    lettura di Der Mops und der Mond, p. 19.

    Qui ritroviamo: . la sincope: gehn = gehen (v. 2) . l’apocope: Quer’= Quere (v. 4) (in die Quere “di traverso”) . l’aferesi: ging’s = ging es (v. 21) v. 8: von wegen “a causa di” v. 10: ersaufen = ertrinken “affogare” v. 13: sein eigen Wort = sein eigenes Wort v. 17: schalt = schelten (a, o) “rimproverare” v. 21: angehen “interessare, importare” Al v. 17 si cita il Bärenhäuter: questo termine, che letteralmente ha a che fare con la “pelle dell’orso” (“colui che spella l’orso”) può essere tradotto con “fannullone”. Si riferisce al protagonista di una fiaba, secondo cui un giovane soldato tornato dalla guerra fa un patto con il diavolo: il diavolo lo rende ricco purché il giovane riesca a vivere sette anni senza fare nulla, nemmeno lavarsi né pettinarsi, coperto solo di una pelle d’orso. Il giovane dona il denaro a un uomo, che per ricompensa gli offre una figlia in sposa. Una figlia lo rifiuta, l’altra lo accetta, e allo scadere dei sette anni lui si trasforma in un bel giovane. La sorella che lo aveva rifiutato si suicida, così anche il diavolo è contento di aver guadagnato un’anima. ********************** Wortbetonung: accento della parola. Regola generale: l’accento cade sulla sillaba radicale, e sulla prima parola nel caso dei composti. Quando l’accento non cade sulla sillaba radicale, si tratta di una parola di origine straniera, un prestito abbastanza recente da non essersi ancora adattato alla pronuncia tedesca. - parole semplici: la sillaba tonica è la prima, come nelle parole Mops, Esel, Schlingel. - formazioni con i prefissi be-, er-, ent-, ge-, ver-, zer-: questi prefissi non sono accentati, quindi

    l’accento cade sulla sillaba radicale dell’elemento base, es. ersaufen, bekannt, genannt (anche i sostantivi, es. Gefahr). Altri esempi con prefissi non presenti nel testo: verlassen, zerreißen.

    - parole composte da due elementi: la sillaba tonica è la prima, es. Mondschein, jedermann. Ci può essere un accento secondario sul secondo elemento, es. Bärenhäuter.

    - parole composte da tre o più elementi: l’accendo principale è sul primo elemento, l’accento secondario può essere sul secondo o sul terzo elemento, a seconda del peso che si vuole dare ai singoli elementi, es. Dampf|schiff|fahrt (si può sottolineare Schifffahrt oppure Dampfschiff).

    - le parole con prefisso ab-, an-, aus-, bei-, ein-, fort-, nach- e wieder- hanno l’accento prevalentemente sul prefisso stesso, es. abheben, der Anfang, ausdrücken, beibringen, einkaufen, fortfahren, die Nachhilfe, wiederkehren (attenzione alla pronuncia: si deve sentire che i due elementi sono separati, es. abheben ab-heben [aphhe:bən]).

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    - i prefissi da-, dar-, durch-, her-, hier-, hin-, hinter-, in-, miss-, ob-, über-, um-, un-, voll-, vor-, wider-, zu- possono essere accentati o atoni, es. gli avverbi con da- (dadurch opp. dadurch), verbi come durchgehen / durchgehen, (alles) inbegriffen, prep./avv. infolge, Misserfolg, misshandeln (i dizionari indicano sempre dove cade l’accento).

    - i sostantivi in -ei e i verbi in -ieren hanno l’accento sulla parte finale, es. Partei, Abtei, Arznei, Datei, polieren, trainieren, telefonieren, kapieren.

    - le abbreviazioni hanno l’accento sull’ultimo elemento, es. LKW (Lastkraftwagen) = ElKaWe, PKW (Personenkraftwagen) = PeKaWe.

    - i nomi propri non seguono una regola e l’accento può cadere su qualsiasi sillaba, es. Fontane, Mörike, Berlin, Hamburg.

    - I nomi che terminano in -ik hanno prevalentemente l’accento sulla prima o seconda sillaba, raramente sull’ultima (dipende dall’influsso della lingua da cui è tratta la parola). Hanno l’accento sulla sillaba finale: Musik, Politik, Republik, antik, Physik, Fabrik, Kritik. Tutti gli altri hanno l’accento sulla prima o sulla seconda sillaba, es. Lyrik, Technik, Chronik, Grammatik, Ethik, Rhetorik, Romantik, Linguistik.

    ************************ Silbentrennung: suddivisione in sillabe. La sillaba è una unità di lettura, quindi quando si va a capo è bene separare le sillabe così come si leggono. - i monosillabi non si separano, es. Mops, Wort, Ochs, fett, dick, wahr. - nelle parole semplici le parole si separano in base alla scansione delle sillabe come durante una

    lettura lenta. Esempi: mit-ten, E-sel, Schel-ten, Gra-ben. Secondo le vecchie regole ortografiche non si poteva separare la parola dopo una sola lettera, ma ora si può, come appunto in E-sel.

    - nel caso in cui una parola contenga “muta”, cioè il segno grafico che indica la vocale lunga precedente, la si pone all’inizio della sillaba successiva, anche se è legata alla vocale precedente, es: ge-hen, dro-hen, se-hen, Krä-he, Mü-he, Ru-he.

    - in caso di presenza di dittongo, questo non viene separato, es.: freu-en, Trau-er, rau-es, Wei-he.

    - quando la parola contiene consonanti doppie, queste vengono separate, es.: Wat-te, Map-pe, Waf-fe, Kas-se, Kan-ne, Kral-le.

    - in caso di altri nessi consonantici, ci sono due possibilità: quando il nesso rappresenta suoni singoli, si separa, es.: - il nesso , es.: Kan-te, Ern-te, Flin-te. - il nesso (che secondo le vecchie regole non si poteva separare), es.:

    bas-teln, Hus-ten, Kas-ten, Meis-ter. - il nesso , es.: Lam-pe, pum-pen, Tem-pel. - il nesso , es.: Ker-ze, kür-zen, stür-zen. (sono possibili anche altri nessi)

    quando il nesso rappresenta un unico suono, non si separa, es.: - i nessi ([x], [ç]) e [É], es.:

    Bü-cher, wa-schen, rau-chen, rau-schen, wach-sen, Bü-schel. - il nesso [k], es.:

    Ba-cke, Zu-cker, De-cke (una volta si trasformavano in Bak-ke / Zuk-ker / Dek-ke). Eccezioni: i seguenti nessi si separano anche se rappresentano un suono solo:

    - il nesso ([ñ]), es.: sin-gen, Schlin-gel, Fin-ger. - il nesso , che rappresenta l’affricata [ts], es.: Kat-ze, set-zen, Müt-ze.

    La suddivisione in sillabe può avvenire anche in base alla morfologia della parola:

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    - nei casi in cui la parola è composta o derivata, se si riesce a distinguerne gli elementi, e la suddivisione avviene appunto separando i morfemi (prefissi, suffissi e radice), es.: Buch-druck, Pro-gramm, wirk-lich, Er-laub-nis, ent-decken, auf-essen, ver-laufen. - Gli altri elementi dei composti si separano normalmente, es.: Kon-zert-di-rek-tor, Fla-schen-hals. - A volte il parlante non riconosce più i morfemi che compongono la parola, quindi anche i composti e i derivati possono essere suddivisi secondo il criterio sillabico, es.: ei-nan-der, hi-nein, wa-rum. Suddivisione in sillabe delle parole di origine straniera: - si possono suddividere secondo le regole tedesche oppure quelle della lingua di origine, es.: Pä-da-go-ge oppure Päd-ago-ge (secondo le regole della lingua greca). - composti o derivati misti, con elementi indigeni e elementi stranieri, si possono suddividere sia in base ai singoli elementi, sia in base alla suddivisione sillabica, es.: in-akzeptabel, Kapital-bewegung. - alcuni nessi non si possono separare: , , , , es.: Al-pha-bet, A-rhyt-mie, Eng-lish-waltz, Pa-tho-lo-gie. - se il prestito composto o derivato non è più sentito come tale, si può suddividere anche su base sillabica, es.: Inte-resse, Tee-nager.

    lettura di Sonntagsbild, p. 67. Storia di Sonne e Mond: notare che il loro genere grammaticale è opposto a quello delle lingue romanze. die Sonne it. il sole, fr. le soleil, spagn. el sol der Mond it. la luna, fr. la lune, spagn. la luna L’attribuzione del genere grammaticale a oggetti inanimati ha antiche radici antropologiche, culturali, religiose. Secondo Humboldt e Grimm dipendeva dalla fantasia dell’uomo, e per gli elementi naturali hanno proposto la fase della “prosopopea”, cioè della “personificazione”. Ovvero secondo loro c’è stata una fase dell’evoluzione dell’uomo in cui gli elementi naturali sono stati personificati in dei, visti come di sesso maschile o femminile. È possibile che prima sia avvenuta la sessualizzazione, e poi l’assegnazione di un genere. Questo vale anche per il concetto di morte: in tedesco è der Tod, in italiano è femminile: quando abbiamo la rappresentazione della morte, in area germanica le immagini mostreranno un uomo, in area romanza una donna. La prosopopea, la personificazione, si collega ad antiche religioni animiste: gli elementi naturali erano visti come dei o demoni. Anche gli oggetti erano visti come viventi o contenenti in sé una forza, come le armi, la casa, che ricevevano un nome. Per es. le armi venivano invocate con il proprio nome perché venissero in aiuto dei loro possessori. Il sole e la luna sono di genere opposto perché visti come una “coppia” di divinità, che si completano: lo stesso vale per der Himmel / die Erde, der Tag / die Nacht, e persino die Hand / der Fuss. Per quanto riguarda l’etimologia di Sonne e Mond: Sonne: risale a una rad. ie., *sāu- /*su- “sole”, infatti il termine è simile in tutte le lingue, anche se la radice viene ampliata in -l- nelle lingue romanze, e in -n- nelle lg. germ. (Sonne, sun, però svedese e norvegese sol!).

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    Mond: risale a una rad. ie. *mē- “misurare”, in quanto la luna serviva a misurare il tempo. Nelle lingue germaniche abbiamo forme che escono in -n-, cioè la radice ha avuto un ampliamento in nasale, questo vale anche per la forma tedesca, dove si è aggiunta una dentale in analogia a Monat, il mese, che ha la stessa origine. In italiano abbiamo “mese” che deriva da *mē-, mentre luna deriva dalla rad. ie. *leuk- “splendere”, quindi era l’astro luminoso. Le coppie minime: Il fonema è la più piccola unità del sistema linguistico, e permette di distinguere i significati: questo emerge chiaramente nel caso di due parole che siano del tutto identiche tranne che per un suono. Queste due parole quasi uguali si chiamano coppie minime (das Minimalpaar -e): Wand – Hand /vant/ - /hant/ Pfahl – fahl /pfa:l/ - /fa:l/ sinnen – singen /zinən/ - /ziŋən/ kalt – Kalb /kalt/ - /kalph/ Lo stesso vale per la presenza ~ assenza di un fonema, come nel caso di: armlos – harmlos /armlo:s/ - /harmlo:s/ Bau – Bauch /bau/ - /baux/ ringen – bringen /riŋən/ - /briŋən/ (NB: si deve fare attenzione a pronunciare correttamente la /h/ iniziale! altrimenti potrebbe cambiare il significato, es. harmloser Henkel “manico innocuo” - armloser Enkel “nipote senza braccia”.) ********************

    lettura di Der Mann im Mond, p. 23 v. 3 allnächtlich “tutte le notti” v. 7 durchwirkt “intessuto” L’uomo sulla luna è anche il protagonista di una fiaba: Vor langer, langer Zeit ging einmal ein Mann am heiligen Sonntag in den Wald, um Holz zu hacken. Als er ein großes Bündel Holz beisammen hatte, lud er es auf seine Schultern und machte sich auf den Heimweg. Da begegnete ihm ein junger Mann in Sonntagskleidern, der in die Kirche gehen wollte. Er blieb stehen und sagte zu dem Holzträger: "Weißt du nicht, dass heute Sonntag ist, der Tag, an dem die Arbeit ruhen soll?" Der Holzhacker entgegnete mürrisch: "Sonntag oder Montag - was schert mich das und was geht das dich an?" Der junge Mann aber, der niemand anders als der liebe Gott selber war, sagte: "Dann sollst du dein Holzbündel ewig tragen! Und weil du dich um die Gebote auf der Erde so wenig kümmerst, sollst du von nun an im Mond stehen!" Seit der Zeit steht der Mann mit dem Holzbündel im Mond als Warnung für alle, die den Sonntag nicht in Ehren halten - und wenn du genau hinsiehst, kannst du ihn sehen! Qui si parla del Sonntag, giorno del sole, e del Mondtag (Montag), giorno della luna. Vediamo i termini per “settimana” e i nomi dei giorni della settimana: Woche < ie. *weig- “piegare”, “curvare” stessa radice di Wechsel, quindi indica un “avvicendamento”, “cambio”, “alternanza” (in italiano la rad. porta a vice, avvicendarsi). Quindi la settimana indica l’alternanza dei sette giorni. Stranamente le lingue germaniche non prendono spunto dal lat. septimāna con un calco, come invece avviene con i giorni della settimana, che risentono chiaramente dell’influsso latino.

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    calco: quando una parola composta passa a un’altra lingua con la traduzione dei singoli elementi del composto. Il dizionario di De Mauro dà come es. “datore di lavoro”, un calco sul tedesco Arbeitsgeber. (Quindi settimana > qualcosa come *sieben-Woche?);

    prestito: quando una parola viene introdotta in un’altra lingua (a volte adattandolo alla fono-morfologia della lingua di destinazione), per es. Hinterland, prestito dal ted. in italiano. La suddivisione in sette giorni perviene al calendario germanico già in epoca precristiana in seguito ai primi contatti con la civiltà latina. Anche la dedica di ogni giorno a un dio deriva già dall’oriente precristiano, passa per la Grecia e poi arriva in area latina. In tedesco si tratta perlopiù di calchi delle corrispondenti espressioni latine: Sonntag < lat. sōlis diēs < gr. hēméra hēlíu. Solo su influsso del cristianesimo in latino si cambia il nome a questo giorno, diventa (diēs) dominica. Nel tedesco antico c’era un calco su diēs dominica: frontag, da frō “signore”. Montag < lat. lūnae diēs > Mond-tag (+ assimilazione dt > t). Dienstag < lat. Martis diēs. Marte è il dio della guerra, che nell’olimpo germanico corrisponde a Ziu (germ. *tīwaz), che porta al calco del nome ted. antico zīestag. Da questa forma si arriva a quella moderna passando per Thingsus, adattamento basso renano al termine Thing, il Ding, il “parlamento” germanico, di cui Marte era il protettore. Mittwoch < lat. cristiano media hebdomas (dal greco hebdomás = sette, settimana). Prima era lat. Mercurii diēs (> mercoledì). Mercurio corrisponde al dio germanico Wodan, infatti nelle altre lingue germ. abbiamo il nome del giorno dedicato a Odino: wednesday, sved. onsdag. Donnerstag < lat. Iouis diēs. A Giove corrisponde il dio germanico Donar, Donner. Freitag < lat. Veneris diēs. A Venere corrisponde Freia, la dea dell’amore. Samstag, Sonnabend (Sonnabend si usa soprattutto nella Germania settentrionale; Samstag prevalentemente nella Germania sud-occidentale, in Austria e in Svizzera). Samstag < gr. sábbaton < ebraico Sabbat “riposo”, forse è mediato dal gotico, che era a contatto con il greco. Da questo termine deriva anche l’italiano sabato. Sonnabend: è più recente, probabilmente è stato introdotto dai missionari anglosassoni che usavano il termine sunnanæfen = sunnandæg + æfen = “sera prima della domenica”. Però l’inglese saturday deriva da Saturni diēs. ******************** La formazione del nome mediante metafonia: Nella poesia di p. 23 ci sono molti casi di metafonia: v. 1 Träume = plurale di Traum v. 3 Bäume = plurale di Baum v. 3 allnächtlich = all + Nacht + lich v. 4 Lächeln < lachen v. 8 Mädel < Magd + lich v. 11 Schnüren = dativo plurale di Schnur. La metafonia quindi ha valore morfologico e lessicale: serve a creare il plurale oppure si trova nella derivazione (nächt-lich, Mädchen). Serve anche a creare parole corradicali (lachen > Lächeln). Con la metafonia si creano anche delle coppie minime di corradicali: - fallen ~ fällen “cadere” ~ “far cadere, abbattere” - drucken ~ drücken “stampare” ~ “premere” - dampfen ~ dämpfen “esalare vapori, fumare” ~ “cuocere a vapore” (der Dampf, “vapore”) (però

    dämpfen significa anche “smorzare, attuture”) - zahlen ~ zählen “pagare” ~ “contare” (er-zählen, così come l’italiano rac-contare, significano

    “e-numerare una serie di fatti”)

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    - saugen ~ säugen “succhiare, aspirare” (cfr. der Staubsauger!) ~ “allattare”. Attenzione a un falso corradicale: sagen ~ sägen “dire” ~ “segare” (da die Säge, -n, “sega”, dal lat. secare “tagliare”)! Ancora più interessanti sono le coppie minime (però non di corradicali!) dove le due parole si differenziano solo per una vocale: Kamm – kam /kam/ - /ka:m/ Mitte – Miete /mitə/ - /mi:tə/ Busse – Buße /buse/ - /bu:se/ fülle – fühle /fylə/ - /fy:lə/ In questi casi ha valore distintivo la diversa quantità della stessa vocale. L’apofonia (Ablaut): Anche la qualità vocalica ha valore distintivo, cioè si possono creare nuove parole cambiando la vocale radicale. L’apofonia, o alternanza vocalica (Ablaut) è un fenomeno molto importante in tutte le lingue ie. e ha funzione morfologica e lessicale come la metafonia: cambiando la vocale non solo si creano parole nuove, ma la stessa parola può assumere una funzione morfologica diversa. Mentre la metafonia ha una vocale “base” che si metafonizza (es. lachen / lächeln, schlafen / einschläfern, p. 25), l’apofonia è un’alternanza tra vocali diverse che ha funzione morfologica. L’es. più importante è il paradigma dei verbi forti: singen – sang – gesungen lesen – las – gelesen schreiben – schrieb – geschrieben hängen – hing – gehangen ecc. Questo meccanismo si trova in tutte le lingue indoeuropee, per es. in ital. sapere / so / seppi opp. devo ~ dobbiamo…, ingl. goose / geese; mouse / mice, foot / feet; ma anche nelle lingue semitiche (es. katab = scrivere; kitab = libro). L’apofonia serve anche a creare Wortfamilien, ovvero famiglie di “corradicali”: da una stessa radice si creano più parole con semantica simile e, a volte, diversa morfologia, es. sitzen ~ setzen (verbo forte, intransitivo (sitzen, saß, gesessen) ~ verbo debole, transitivo) liegen ~ legen (verbo forte, intransitivo (liegen, lag, gelegen) ~ verbo debole, transitivo) Le Wortfamilien si possono formare per metafonia o apofonia: - trinken ~ tränken “bere” ~ “abbeverare” - liegen ~ legen “giacere” ~ “porre in posizione orizzontale” - bitten ~ beten (bitten, bat, gebeten) “pregare, chiedere” ~ “pregare, dire preghiere” - ziehen ~ züchten “tirare” ~ “allevare” (qui la “parentela” non è più chiara). Oltre che nei verbi forti, l’apofonia si utilizza per creare sostantivi tratti da verbi forti; la vocale scelta di solito è una di quelle usate nel paradigma o nella coniugazione, es. reiten, ritt, geritten: “cavalcare” der Ritt “cavalcata”,

    der Ritter “cavaliere” (dal pret.); der Reiter “cavaliere” (dal vocalismo del presente)

    reißen, riss, gerissen “strappare” der Riss “lo strappo” (dal pret.) tun, tat, getan “fare” die Tat “azione” (dal pret.) stechen, er sticht, stach, gestochen “pungere” der Stich “puntura” (dalla voc. della 2a o 3a pers. sing.)

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    treten, er tritt, trat, getreten “dare un calcio” der Tritt “calcio” (dalla voc. della 2a o 3a pers. sing.) schließen, schloss, geschlossen “chiudere” das Schloss “serratura”, “castello” (dal pret.),

    der Schluss “la fine”, (dal part. pass., o > u). sprechen, sprach, gesprochen “parlare” die Sprache (dal pret.),

    der Spruch “il detto” (dal part. pass., o > u). fliegen, flog, geflogen “volare” der Flug “volo”,

    der Flügel “ala” (dal part. pass., o > u) gebären, gebar, geboren “partorire” die Geburt “nascita” (dal part. pass., o > u) werfen, warf, geworfen “gettare” der Wurf “il lancio” (dal part. pass., o > u) fließen, floss, geflossen “scorrere” der Fluss “fiume” (dal part. pass., o > u) *********************

    lettura di Ballade, p. 28. Qui troviamo il termine Ritt, da reiten. v. 5 sie schalt sie: il primo sie è tautologico, ripete il soggetto già espresso da die Sonne. v. 6 brenn’ = brenne (apocope); goldnen = goldenen (sincope). v. 13 Äugelein = Äuglein: potrebbe essere un caso di epitesi (aggiunta di un suono), ma qui è più probabilmente una forma più arcaica del diminutivo, in cui è mancata l’apocope di -e. Anche verbrennet (v. 13, oggi è verbrennt) e verstehet (v. 17, oggi è versteht). Ci sono tre fenomeni di aggiunta di un suono: Prostesi / protesi (die Prothese) = aggiunta di un suono non etimologico all’inizio di parola, es. per iscritto < scritto der Esprit < spiritus Epentesi (die Epenthese) = aggiunta di un suono non etimologico all’interno di parola, es. casta < casa wesentlich < wesen-lich Epitesi (die Epithese) = aggiunta di un suono non etimologico alla fine di parola, es. Davide < David niemand < nie-man In questa poesia si parla della “cavalcata” del sole, che ci ricorda l’immagine del “carro del sole” presente in tante civiltà arcaiche, come nelle seguenti foto:

    La prima è un’immagine di provenienza ellenica, la seconda si riferisce a un carro del sole risalente al 1400 a.C. ritrovato a Trundholm in Danimarca. Il sole è un disco di bronzo coperto di una lamina d’oro, portato da un carro e da cavalli. Nella poesia si parla anche di stelle. Etimologia di Stern < ie. *Ÿstēr + -n (lo stesso ampliamento in nasale che avevamo già visto per mo-nd e so-nne) (lat. ital. > astrum, astro, anche stēlla, da sterula, diminutivo, con assimilazione e

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    sincope). La rad. ie. significava probabilmente “diffondere, propagare”, forse per l’immagine di quanto le stelle siano disseminate nel cielo. Alcuni hanno proposto anche un legame con streuen “spargere” e Strahl “raggio”, “saetta”, che poi è stato prestato all’italiano strale.

    lettura di Der Rittersporn, p. 61 (presenza del termine Ritter, anch’esso derivato dal verbo reiten). Rittersporn è il nome di una pianta chiamata in italiano “speronella” (infatti Sporn “sperone”). **************************

    lettura di Regengesicht, p. 47. Qui l’autrice sfrutta la figura retorica del poliptoto (das Polyptoton), cioè ripete la stessa parola (o corradicali o parole omografe) con funzioni sintattiche diverse. Non è un caso che qui abbia scelto di non distinguere i sostantivi con la maiuscola. Abbiamo per es. der Regen “la pioggia”, il verbo regnen “piovere”, forse anche l’aggettivo rege (flesso > regen) “vivace”, e il verbo regen, sich regen “muovere”, “muoversi”. Poi abbiamo pfeifen “fischiare”, der Pfeifer “colui che fischia”, anche “pifferaio”, ma anche pfeif, forma apocopata di die Pfeife “il piffero”. Il “fischio” invece si dice der Pfiff. Notare che die Pfeife significa anche “pipa”. La parola Una frase è composta da parole, che possono essere singoli lessemi (cioè unità, lemmi del vocabolario, che esprimono un concetto), oppure elementi di una sequenza sintattica: in questo secondo caso si tratta non solo di sostantivi o verbi (che sono le parti primarie del discorso), ma anche di aggettivi, articoli, preposizioni, ecc., che completano la frase. Nella frase (un altro poliptoto): Wenn hinter Fliegen eine Fliege fliegt, fliegt eine Fliege Fliegen nach. le parole sono in numero diverso a seconda di come le si considera: - se si contano tutti gli elementi, sono 11 parole; - se si contano i lessemi, Fliegen e Fliege sono due forme della stessa parola, così come fliegt, ripetuto due volte, è lo stesso verbo; quindi nella frase ci sono 7 parole diverse. - ancora meno parole sono contenute nella frase se si considerano Fliegen, Fliege e fliegt la stessa parola, o meglio, elementi della stessa Wortfamilie, in quanto si tratta della stessa radice dalla quale è sorto sia un sostantivo che un verbo. Le famiglie di parole sono quindi un insieme di parole corradicali: abbiamo già visto che nuove parole si possono formare per metafonia o per apofonia. Un po’ diverso il caso di Regen / regnen, dove regnen < reganōn, è un verbo debole derivato dal sostantivo con infisso in nasale, ma sono chiari i casi di: fliegen > die Fliege “mosca” / der Flug “volo” / der Flügel “ala” / der Flieger “pilota, aereo”; pfeifen > der Pfeifer “colui che fischia, pifferaio” / die Pfeife “piffero” “pipa” / der Pfiff “fischio”. Però non c’è sempre una logica nella creazione delle parole. Sappiamo che le lingue sono arbitrarie da questo punto di vista. Arbitrarietät des Sprachzeichens (arbitrarietà del segno linguistico): Nell’antichità si diceva che nominare fosse il primo atto di conoscenza che l’uomo riesce a compiere, infatti il nome ha una fondamentale funzione denotativa che consente ai parlanti delle singole lingue di rappresentare e classificare la realtà extralinguistica. Quindi la prima particolarità del nome è quella di classificare la realtà extralinguistica, ma questo pone il problema della arbitrarietà, cioè del rapporto tra suono e senso. In genere i segni sono arbitrari, cioè le parole si associano a un oggetto per motivi puramente convenzionali (convenzioni

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    accettate da tutta una comunità di parlanti, altrimenti non ci sarebbe comunicazione), diversi in ogni lingua. Di solito una parola in una lingua non è trasparente: non c’è nessun motivo per ritenere, per es., che il “cane” debba chiamarsi cane piuttosto che dog o Hund. Inoltre ogni lingua ha le sue convenzioni. Per es. in italiano un unico termine può rappresentare più concetti, che in un’altra lingua sono rappresentati da diversi termini, o viceversa, per es.: “tempo” das Wetter die Zeit das Tempus (-ora) das Tempo (-i) (in musica) “Land” Paese, terra, campagna Diverso è il caso delle onomatopee (die Onomatopöie, -n, die Lautmalerei) (dal greco onoma “nome” e poiesis “creazione”), dove i suoni rappresentano il concetto, cioè si inventano parole che riproducono suoni, rumori o anche voci di animali trascritti secondo le regole fonologiche e grafematiche delle singole lingue. Si trova spesso con i nomi di animali, es. die Grille “grillo”, die Krähe “corvo”, der Kuckuck “cucù”, die Turteltaube “tortora”, der Uhu “gufo”, der Welpe “cucciolo di cane, lupo, volpe”. Distinguiamo inoltre tra: - onomatopee pure (estranee al linguaggio grammaticale), es. gack, gack “coccodè” (in questo caso si tratta di un raddoppiamento fonico, cioè la stessa parola viene ripetuta), opp. bim, bam “din don” (in questo caso si parla di antifonia, come quando si cantava l’antifona, con due voci, perché cambia la vocale). - allitterazioni (cioè quando si ripetono parole che hanno gli stessi suoni iniziali o all’interno di parola, o si susseguono le stesse sequenze di suoni), es. da Schiller, Das Lied von der Glocke: Glühn die Lüfte, Balken krachen, Pfosten stürzen, Fenster klirren, Kinder jammern, Mütter irren, Tiere wimmern Unter Trümmern; Alles rennet, rettet, flüchtet,

    lettura di der Kuckuck, p. 63: qui abbiamo il nome del cuculo, che è onomatopeico, e poi la riproduzione del suo verso (Kuckuck), una onomatopea pura con raddoppiamento. v. 2 ward = wurde

    lettura di Wer mäuschenstill am Bache sitzt, p. 26. mäuschenstill significa “zitto zitto”, es war mäuschenstill viene tradotto con “non si sentiva volare una mosca”. Anche qui ci sono molti verbi onomatopeici: flitzen “sfrecciare”, lauschen “origliare”, rauschen “scrosciare”, brummen “borbottare”, summen “ronzare”. am Bache (v. 1), im Grase (v. 3), im Bette (v. 5): la desinenza -e del dativo è arcaica.

    lettura di Rotkehlchen, p. 34: qui abbiamo un nome di animale che descrive il suo aspetto fisico, “pettirosso”, poi una serie di verbi onomatopeici che riproducono il suono di certe azioni: wipp wipp: dal verbo wippen “oscillare”; knipp knipp = knips knips: “clic, tic”, rumore di qualcosa che viene staccato (abzupfen); stipp stipp nipp nipp: stippen “inzuppare”, nippen “sorseggiare”; zipp zipp zipp zipp trili: riproduce il cinguettio, il trillo del pettirosso.

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    Proseguimento del discorso sull’arbitrarietà: Già Aristotele pensava che le parole avessero un certo significato solo per convenzione, e questa concezione si è conservata nella cultura occidentale fino a Saussure, cioè si è continuato a pensare che l’associazione tra segno e significato fosse arbitraria. Questo è importante perché un segno, se è arbitrario, è soggetto a mutabilità. Questo è uno dei motivi per cui si deve studiare la storia della lingua, perché nel tempo i segni, per rappresentare un certo concetto, mutano. Con lo strutturalismo, a partire da Saussure, invece, la questione si complica, perché si instaura il concetto del rapporto tra “significante” e “significato”, oltre che di “concetto” e “segno”, perché non solo ogni parola si associa a un determinato concetto, ma si deve tenere presente anche il contesto culturale in cui la parola è usata, perché il concetto, per es., di “cane” non è uguale dappertutto: anche se si può pensare che la realtà extralinguistica sia la stessa (un cane è un cane), vediamo che la stessa realtà viene suddivisa, organizzata e classificata in modo diverso in ogni lingua (es. il cane come compagno di giochi di un bambino, o come pasto per i cinesi). Anche i grammatici generativisti non credono nella semplice arbitrarietà, perché hanno notato che alcune strutture sorgono spontaneamente nella mente umana in tutte le lingue, ci sono dei principi universali, per es. l’aggiunta di un prefisso per esprimere maggiore intenzionalità, come inseguire e seguire = in tedesco verfolgen e folgen. Quindi tutte le lingue hanno insite la necessità di distinguere le sfumature di significato. Anche il ritmo e l’intonazione hanno qualcosa in comune in tutte le lingue (si parla di “iconicità” della lingua). Per es. il ritmo di piano, piano, piano è più lento di presto, presto, presto, e così in tedesco langsam, langsam, langsam e schnell, schnell, schnell (anche in francese, inglese, ecc.).

    lettura di Der kleine Baum hat einen Traum, p. 24, dove viene ripetuto il verbo wächst, in modo da sottolineare l’azione continua e ripetitiva. v. 10 wer = jemand L’invenzione di termini però non è infinita. Dato che le esigenze comunicative cambiano in continuazione, in teoria ogni giorno si dovrebbero inventare dal nulla parole nuove che indichino i nuovi concetti. Ma questo capita raramente. Di solito si usano dei meccanismi, come appunto la metafonia, l’apofonia e l’onomatopea. Un altro modo di creare parole è la trasposizione di significato (Bedeutungsübertragung), cioè mediante l’uso metaforico di un termine, es.

    Pferd = cavallo animale; attrezzo ginnico; figura degli scacchi (detta anche Springer). Flügel = ala di un uccello; battente (di una porta, una finestra, ecc.); pianoforte a coda. lesen = leggere; raccogliere. der Strom “corrente” di un fiume > corrente elettrica. das Knie “ginocchio” > la piegatura “a gomito” di un tubo. die Pfeife “piffero” > pipa (onomatopeico) > “fischiare” (anche “piva” ecc.)

    In questo caso si parla anche di termini polisemici: la polisemia in tedesco si dice Polysemie oppure Mehrdeutigkeit, e si ha quando una parola (una stessa parola: stessa forma, stessa pronuncia, stesso genere grammaticale, stesso plurale), un “significante” per Saussure, ha più “significati” (anche se se ne può dedurre una parentela per analogia). Quindi il problema dell’associazione di un suono o di una catena di suoni a un significato è complicato anche dal fatto che a volte la stessa parola ha due o più significati. Abbiamo visto, per es., der Flügel, che significa “ala”, “battente” e “pianoforte a coda”, per effetto della trasposizione di significato: un pianoforte a coda e un battente infatti assomigliano a un’ala.

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    Altri casi di polisemia: das Fach (ä-er) cassetto materia (di scuola) der Zug (ü-e) treno mossa (scacchi) tratto (del viso) corrente (Luftzug) die Tafel (-n) lavagna tavola tabella (Rechentafel) das Glück fortuna felicità die Bank (ä-e) panca banco (scuola, nebbia, sabbia) der Wagen (-) automobile vagone carrozzina (Kinderwagen) ecc. der Stift (-e) matita (bleistift) perno bar contante nudo der Nagel (ä) chiodo unghia Oltre alla polisemia abbiamo la omonimia: I termini sono omonimi (das Homonym, -e) quando due o più parole sono identiche, presentano la stessa sequenza di grafemi e fonemi (cioè si scrivono e si pronunciano allo stesso modo), ma hanno significato diverso, perché hanno etimologia diversa, oppure perché appartengono a classi grammaticali diverse: - diversa etimologia (spesso), es. kosten “assaggiare” (< kiesen “scegliere”)

    kosten “costare” (< fr. coster, lat. constare) - diverso plurale, es. das Band (ä-er) “il nastro”

    der Band (ä-e) “il volume (di un libro)” das Band (-e) “la catena”

    - diversa categoria grammaticale, es. hängen “appendere qc.” (transitivo) hängen “pendere” (hing, gehangen) (intransitivo)

    - diverso genere grammaticale, es. der Leiter “direttore” die Leiter (-n) “scala”

    Altri casi di omonimia (cfr. tabella dei termini polisemici qui sopra): die Bank (ä-e) die Bank (-en) “banca” der Wagen (-) wagen “osare” der Stift (-e) das Stift (-e) “convento” der See (-n) “lago” die See (-n) “mare” bar die Bar (-s) “bar” Il caso di der/das Band e di die Band è solo un caso di omografia: le parole si scrivono allo stesso modo, ma si pronunciano in modo diverso, infatti die Band si pronuncia come in inglese. Lo stesso vale per der Bug (-e) “prua”, che è omografo di der Bug (-s) “baco del computer”, che però si pronuncia come in inglese. Altri casi di omografia si distiguono solo per lo spostamento di accento: modern “marcire” – modern “moderno” der Tenor (-ö-e) “voce tenore” – der Tenor “tenore (di vita)” L’omofonia (Homophonie) è il contrario: si incontra quando due parole si leggono allo stesso modo, ma si scrivono diversamente, e ovviamente hanno un significato diverso, es. die Leere “il vuoto” – die Lehre “insegnamento” die Statt “luogo” – die Stadt “città” die Laien “laici, profani, non esperti” – leihen “dare in prestito”. La sinonimia (Synonymie) si ha invece quando due o più parole diverse hanno lo stesso significato. Dire “stesso significato” però non è preciso, perché due sinonimi non sono mai perfettamente equivalenti. La sinonimia è più precisamente un fenomeno di “somiglianza semantica”. Es.

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    BIBLIOTECA: die Bibliothek (-en) = “biblioteca” oppure “raccolta di libri” die Bücherei (-en) = “biblioteca”, di solito più piccola di una Bibliothek, es. Stadtbücherei (non si direbbe mai Nationalbücherei!)

    RIVISTA: die Zeitschrift (-en) = rivista di livello culturale più alto (es. rivista scientifica) das Magazin (-e) = rivista di intrattenimento o di stampa popolare

    MAGAZZINO: das Magazin (-e) (omonimo del termine per “rivista”) è il magazzino di un museo o di una biblioteca (quindi per conservare); das Lager (-) “accampamento”, “magazzino” (di un negozio, quindi per fare scorte). La differenza tra sinonimi può dipendere da un diverso: - registro linguistico, es. sich betrinken “ubriacarsi” / sich besaufen “sbronzarsi” - valore affettivo, es. Mutter “madre” / Mutti “mamma” - contesto dialettale, es. die Semmel “panino” (in Baviera) / das Brötchen - linguaggio specialistico, es. starten (sport) / beginnen ******************* Oltre ai meccanismi visti finora per creare nuove parole, abbiamo due meccanismi che in tedesco sono molto produttivi: - derivazione (mediante suffissi, prefissi, ecc.), es. kaufen – verkaufen comprare – vendere mieten – vermieten affittare (dare / prendere in affitto) sich anziehen – sich umziehen – sich ausziehen vestirsi, cambiarsi, svestirsi - composizione (unione di più lessemi) Il tedesco predilige forme sintetiche e più compatte rispetto all’italiano, che ricorre più spesso a forme analitiche, per es. con sintagmi preposizionali, es. Heizschalttafel “quadro dei comandi dell’impianto di riscaldamento”. Il meccanismo della composizione è molto comodo, ma può portare a parole lunghissime, es. Autobahnraststättewaschraum = Waschraum “bagno” + Raststäte “area di servizio” + Autobahn “autostrada” = “bagno dell’area di servizio in autostrada” (notare che i tre elementi sono a loro volta dei composti). La composizione può causare anche fraintendimenti, soprattutto se uno straniero non è in grado di separarne gli elementi al punto giusto, es. MAISTURM = Mai|sturm “temporale di maggio” / Mais|turm “torre, montagna di mais”; KURSPASS = Kur|spass “divertimento alle terme” / Kurs|pass “documento di [partecipazione a] un corso”; MUSIKERLEBEN = Musik|erleben “esperienza di musica” oppure Musiker|leben “vita da musicista”. Nella lingua tedesca questi ultimi due meccanismi sono molto evidenti. È stato calcolato che su circa 150.000 parole di un vocabolario solo il 10% è costituito da parole base. Il resto è formato da composti e derivati. Il meccanismo della composizione e della derivazione permette una forte economia linguistica rispetto all’italiano, dove invece si ricorre più frequentemente a radici diverse o a omonimi (appunto come nel caso di “affittare”).

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    La Zusammensetzung “composizione”: È l’insieme di due o più parole. L’insieme è formato da un determinante (Bestimmungswort) e da un determinato (Grundwort). Es. Haus (determinante) + Tür (determinato) = Haustür “porta di casa”; Stroh + Hut = Strohhut “cappello di paglia”. A seconda di come sono posti i due elementi, cambia il significato del composto, es. Wiesenblume “fiore di campo”; Blumenwiese “campo fiorito”. La parola determinata si trova sempre all’ultimo posto, ed è questa che determina il genere grammaticale del composto intero, es. das Fenster + die Bank = die Fensterbank “davanzale della finestra”. Però alcuni composti dove il determinato è der Mut “coraggio, animo”, hanno cambiato genere e sono diventati femminili (forse perché non sono sentiti più come composti, oppure perché la maggior parte dei sostantivi astratti è femminile):

    Maschili Femminili Edelmut = nobiltà d’animo, magnanimità Freimut = franchezza Gleichmut = imperturbabilità Heldenmut = eroismo Hochmut = superbia, alterigia Kleinmut = pusillanimità Missmut = malumore Übermut = spavalderia Unmut = indignazione Wagemut = temerarietà, audacia, ardimento Wankelmut = volubilità, incostanza

    Anmut = leggiadria, grazia, avvenenza Armut = povertà, miseria Demut = umiltà Großmut = magnanimità, generosità Langmut = pazienza Sanftmut = mansuetudine, mitezza Schwermut = malinconia Wehmut = malinconia, tristezza, mestizia

    lettura di Ein-, Eich- & Mondhorn, p. 22.

    Qui troviamo tre composti: Einhorn “unicorno”, Eichhorn “scoiattolo”; Mondhorn “mezza luna, corni della luna”. v. 7 kam angesprungen “venne balzando” v. 10 dreie = drei (epitesi, anche al v. 19 herbeie = herbei); qui è sottinteso il verbo essere: da aller guten Dinge drei(e) [sind] “poiché non c’è il due senza il tre”. v. 18 Weise “melodia”. Spesso il composto è formato da sostantivi, ma è possibile trovare anche un insieme di: - sostantivo + aggettivo, es. das Wunder + schön = wunderschön “meraviglioso”

    das Mäuschen + still = mäuschenstill “zitto zitto” - aggettivo + sostantivo, es. fertig + das Gericht = das Fertiggericht “piatto pronto” - sostantivo + verbo, es. der Rücken + schwimmen = rückenschwimmen “nuoto a dorso” Il determinante può essere anche:

    verbo das Strickgarn “filo per maglieria” aggettivo das Roheisen “ferro grezzo” numerale das Einhorn “unicorno” pronome die Ichsucht “egoismo” preposizione der Vorort “sobborgo”

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    lettura della poesia di Heinrich Heine, p. 56. v. 3 Frühlingslied “canto di primavera” v. 5 sprießen (o-o) “germogliare” (cfr. die Sommersprossen “lentiggini”).

    lettura di Der Kirschbaum, p. 58. v. 1 Sommerszeit = Sommerzeit (cfr. Sommerzeit alla poesia di p. 59). Das Fugenelement (elemento di giunzione): Tra un elemento e l’altro a volte si inserisce un elemento di giunzione che dovrebbe facilitare la pronuncia del composto. Es. der Frühling + das Lied = das Frühlingslied “canto di primavera”. Non esiste una regola per la presenza o assenza dell’elemento di giunzione, ma possiamo notare diverse tendenze: - i femminili che terminano in -e possono apocoparsi e non avere nessun elemento di giunzione, es. die Kirsche > der Kirschbaum “ciliegio”, die Kirche > der Kirchturm “campanile”, die Birne der Birnbaum. Ma lo stesso determinante può prendere un diverso elemento di giunzione a seconda del composto, es. die Mühle (-n) “mulino” der Mühlstein “macina” das Mühlespiel “tavola mulino” (gioco chiamato anche “filetto”) der Mühlenbauer “costruttore di mulini” (non: Bauer “contadino”!) die Hilfe der Hilferuf die Hilfsaktion die Erde (-n) die Erdkarte

    die Erdbewohner / die Erdenbewohner - la -s- o -(e)ns- di giunzione, che indica un antico genitivo singolare maschile o neutro, si trova anche dopo femminili, quindi si capisce che oggi ha solo una funzione eufonica, es. die Liebe > der Liebesbrief “lettera d’amore”, die Aktion > das Aktionsfeld “campo d’azione”, ecc. Esempi di maschili e neutri: der König > die Königskrone “corona del re”, der Glaube (-ns) “fede” > der Glaubenskrieg “guerra di religione”. - l’elemento di giunzione -s- compare sempre dopo suffisso -heit, -ing, -ion, -keit, -ling, -schaft, -tät, -tum, -ung, es. der Freiheitskrieg “guerra per la libertà”, der Faschingsprinz “il principe del carnevale”, der Universitätsprofessor “professore universitario”, die Altertumskunde “archeologia”. - un’antica desinenza di genitivo singolare maschile e femminile era -(e)n-, che ora può apparire come elemento di giunzione con nomi di tutti e tre i generi, es. die Sonne > der Sonnenschirm “ombrellone”, der Bär (-en) > die Bärentatze “zampa d’orso”, das Dokument (-e) > die Dokumentenmappe “cartelletta dei documenti”. Si trova più spesso dove il determinante è un sostantivo debole. - alcuni determinanti possono avere il suono di giunzione solo in alcuni composti, es. der König > die Königskrone, però das Königreich “regno”, die Liebe > Liebesbrief, però liebevoll “amorevole”. - alcuni composti a due termini possono non avere il Fugenelement, però è possibile incontrarlo quando questo composto si lega a un altro determinante, così formando una catena di parole, es. Fahrterlaubnis “permesso di viaggio”, però Durchfahrtserlaubnis “permesso di passaggio”; Hoftor “portone del cortile”, però Kirchhofstor “portone del cimitero”. Nel caso di verbi, aggettivi e preposizioni come determinanti:

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    - i verbi si legano al determinato solo mediante la radice, es. heizen > die Heizanlage “impianto di riscaldamento”; - i verbi con infisso in nasale (cioè che terminano in -nen) perdono solo la prima -n, es. zeichnen “disegnare” > das Zeichenpapier “carta da disegno”; trocknen > die Trockenhaube “casco per asciugare i capelli”. - gli aggettivi e le preposizioni si legano al determinato sempre nella forma non flessa e senza elemento di giunzione, es. Starkbier “birra forte”, Kleinwohnung “miniappartamento”; das Hinterhaus “casa interiore” (o “parte interiore della casa”); - fa eccezione Langeweile “noia” (anche se esiste anche Langweile). La giunzione può essere di due tipi: - giunzione paradigmatica (paradigmatisches Fugenelement): al determinante si aggiunge una desinenza grammaticamente corretta, es. genitivo opp. plurale, anche se non sempre ha senso nel composto: der Geist (-e) “cervello, ingegno” der Geistesblitz “lampo di genio”

    der Geist (-er) “fantasma”, qui: “spirito, anima” der Geisterfahrer “guidatore contro mano” (determinante al plurale, anche se si riferisce a una persona sola)

    der Hund (-e) die Hundehütte (anche se è per un cane solo) die Frau (-en) die Frauenhaar (anche se si riferisce alla donna singola). - giunzione non paradigmatica (unparadigmatisches Fugenelement): quando al determinante si aggiunge un elemento non giustificabile dal punto di vista grammaticale: die Liebe das Liebeslied (i sost. femm. non hanno mai desinenza -s) die Armut das Armutszeugnis “certificato di povertà” (anche qui desinenza -s) die Erde das Erdenleben (poetico: “vita sulla terra”) (la “Terra” non ha plurale!). In alcuni casi il composto è idiomatizzato (idiomatisierte Zusammensetzung), cioè l’insieme ha un significato proprio che non è più la somma dei singoli significati: der Bahnhof (ö-e) “stazione” = “cortile della ferrovia” die Ohrfeige (-n) “schiaffo” = “spazzolata dell’orecchio” (das Ohr, -en) der Junggeselle (-n) “scapolo” = “compagno giovane” der Großvater (ä) “nonno” = “padre grande” der Augenblick (-e) “attimo” = “sguardo dell’occhio”

    lettura di Rot leuchten die Johannisbeeren, p. 59. Qui troviamo il composto Sommerzeit (cfr. p. 58 Sommerszeit) e altri composti: Mittagsstille “silenzio del mezzogiorno”, Gartenwelt “mondo del giardino”, Vogelwesen “l’essere pennuto, il volatile”, stillvergnügt “intimamente soddisfatto”, Mahlzeit “pasto”, Sommerglück “felicità dell’estate”. die Johannisbeere è il ribes. I frutti di bosco sono tutti composti con die Beere (-n): Brombeere mora (< ted. antico brāma “cespuglio”) Erdbeere fragola (Erde “terra”) Heidelbeere mirtillo (die Heide “brughiera”) Himbeere lampone (< hinta “cerva”) Johannisbeere ribes (St. Johannis, festa di San Giovanni il 24.6, periodo in cui matura il ribes) Stachelbeere uva spina (der Stachel “spina”) (der Lorbeer (-en) “alloro”, è un composto simile; l’albero di alloro è Lorbeerbaum). ***************************

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    Altri modi di creare parole: 1. Wortkürzung (accorciamento) È il processo (e il risultato) di abbreviazione di sostantivi lunghi. È un processo molto produttivo e può avvenire in vari modi: - Initialwörter / Akronyme (l’acronimo è un nome costituito da una o più lettere iniziali di altre parole): . con pronuncia alfabetica, scandendo ogni lettera, es.

    das KaDeWe < Kaufhaus des Westens (qui l’acronimo trascrive la pronuncia) der PKW [pe:ka've] < Personenkraftwagen das ISDN [i:εsde'εn] < integrated services digital network

    . con pronuncia ortoepica, cioè l’acronimo si legge come se fosse una parola intera, es. der/das Radar < radio detecting and ranging die NATO < North Atlantic Treaty Organization die Kripo < Kriminalpolizei - Kurzwörter (sono nomi costituiti da una parte della parola base): . Schwanzwort (mediante aferesi), quando cade la parte iniziale della parola base: der Bus < der Omnibus die Cola < Coca Cola das Fon < das Telefon (sui biglietti da visita) . Kopfwort (mediante apocope), quando cade la parte finale della parola base: die/das Limo < die Limonade die Uni < die Universität das Abi < das Abitur . Kopf-Schwanz-Wort (mediante sincope) quando cade la parte centrale di un composto: der Kudamm < der Kurfürstendamm der/das Deospray < der/das Deodorantspray Ci sono anche Kurzwörter in -i che non si giustificano più, ma che prendono la -i in analogia ai troncamenti come Uni, Abi: der Ami (-s) < der Amerikaner (-) der Profi (-s) < der Professional (-e) “professionista” der Pulli (-s) < der Pullover (-) In questi casi il parlante spesso non sa nemmeno cosa significhino queste sigle, quindi sono a tutti gli effetti “parole” (anche se non tutti sono d’accordo). Sono da considerare “parole piene” anche perché queste forme abbreviate possono essere usate in composti, es. die U-Bahn < Untergrundbahn (calco sull’inglese underground railway) der Schokoriegel < Schokoladenriegel ************************* La Ableitung (derivazione):

    lettura di Vom Träumen und Wachsein, p. 31. Qui troviamo die Schwester / das Geschwister: “sorella” e “fratello e sorella”: Geschwister è un derivato di Schwester con apofonia e prefisso collettivo ge- che rende neutro il nome. Un’altra parola derivata qui è un-mög-lich, anche se la radice si è modificata e non è più riconoscibile: si tratta del verbo mögen, che una volta significava “potere”.

    lettura di Wolken, Wind und Wasser, p. 43 (qui troviamo i derivati con suffisso -los “senza”).

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    All’inizio del corso avevamo visto che la morfologia è derivativa quando studia i morfemi lessicali (la radice, der Wortstamm) legati ai morfemi derivativi. Questi ultimi sono: suffisso (das Suffix, die Nachsilbe) prefisso (das Präfix, die Vorsilbe). La stessa parola Deutsch è l’esito di un derivato: deriva dal ted. antico diut “popolo” + il suff. -isch “-esco”) poi diut-isch si evolve in doit(i)sch con mutamenti nel vocalismo. Quindi deutsch letteralmente significa “caratteristico del popolo”, per indicare la lingua parlata dalla gente risp