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Fascicolo FLC CGIL linee guida contrattazione scuola 2015-2016 · Slide legge 107/15 Pag. 26. 2 PRESENTAZIONE In previsione dei prossimi incontri che si svolgeranno sui territori

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INDICE       

Presentazione                    Pag. 2   Linee guida per il 2015‐2016, la contrattazione integrativa di scuola    Pag. 3   Mappa dei poteri                    Pag. 10   Fondi europei 2014‐2020 e contrattazione di scuola        Pag. 11   La sicurezza nella scuola                  Pag. 13   L’assistenza agli alunni con disabilità, il ruolo delle figure professionali e la questione della somministrazione dei farmaci          Pag. 15   Privacy e trasparenza nelle relazioni sindacali          Pag. 21   Ordine del giorno del comitato direttivo nazionale della FLC CGIL sulla legge del governo sulla scuola              Pag. 23   Slide legge 107/15                   Pag. 26 

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PRESENTAZIONE  In previsione dei prossimi  incontri che si svolgeranno sui  territori con  le Rsu e delle  riunioni dei Comitati direttivi riteniamo di fare cosa utile inviandovi per tempo i materiali di lavoro che trovate in questo fascicolo. I materiali sono di completamento alle “Linee di comportamento unitarie sulla valorizzazione  professionale  dei  docenti  e  di  orientamento  per  gli  OO.CC.”  già  inviate  dal Segretario generale con lettera del 18 agosto scorso per contrastare il cosiddetto “Bonus Scuola”. Essi  hanno  come  scopo  quello  di  agevolare  le  strutture  della  FLC  CGIL,  le  nostre  RSU,  i  nostri militanti e iscritti nella battaglia che apriremo nell’autunno, a partire dal primo settembre, al fine di contrastare gli effetti più nefasti della legge 107/15 approvata il 13 luglio scorso. L’ampiezza  e,  crediamo,  la  completezza  delle  materie  trattate  nel  fascicolo  vogliono  essere all’altezza del compito che sta davanti a noi nella peculiare fase che si apre con  l’avvio dell’anno scolastico. Una fase in cui, in coerenza con le elaborazioni di carattere politico e organizzativo che ha segnato in particolare  il nostro ultimo anno di dibattito  in FLC CGIL, necessariamente entrano  in campo, con un nuovo ruolo e un nuovo protagonismo, le RSU.  Ad esse oggi noi chiediamo non solo di svolgere il tradizionale compito contrattuale che finora ne ha segnato l‘operato, ma anche quello di orientare i nostri iscritti in una battaglia politica a tutto tondo che si svolgerà nelle singole istituzioni scolastiche. E in effetti, le misure della legge 107/15, soprattutto in materia di valutazione e di organizzazione e  salario,  richiedono  un’opera  immediata  di  neutralizzazione  che  solo  una  costante  e  capillare presenza di contrasto e proposta alternativa può portare a risultato.  Da qui la necessità di preparare le nostre RSU ‐ e i materiali soprattutto a questo sono finalizzati ‐ ad una battaglia di  lunga  lena da condurre, certo  in sede contrattuale, ma anche nei Collegi dei Docenti, nei Consigli di  istituto, nelle assemblee Ata, nelle  interlocuzioni con genitori e studenti. Con  l’accortezza,  in  ogni  caso,  che  esse  agiscano  sempre  in  qualità  di  docente/Ata  nei  luoghi decisionali  e  di  dibattito  sopra  citati,  senza  mai  smarrire  la  distinzione  del  ruolo  che  deve contraddistinguere  la  dimensione  professionale  da  quella  sindacale.  E  con  l’assunzione  di  una nuova responsabilità, quale quella di orientare i nostri iscritti e simpatizzanti, laddove la RSU non potrà operare direttamente negli organi collegiali e nelle sedi citati.  Tutti  i materiali allegati sono  il frutto di un  intenso  lavoro svolto da metà  luglio a fine agosto dal Dipartimento,  dalle  compagne  e  dai  compagni  del  centro  nazionale  che  ne  hanno  curato l’elaborazione e  i dettagli. Un  lavoro realizzato nei mesi estivi ma che non potevamo esimerci di fare, proprio per mettere le strutture e i militanti, e in primo luogo le nostre RSU, nelle condizioni di svolgere, fin dal primo settembre, al massimo delle potenzialità, una lotta che si prospetta dura, aspra e complessa. E che noi abbiamo  il dovere di  fare non  solo e non  tanto per  la  tenuta e  la credibilità del nostro  sindacato, ma anche e  soprattutto per  la  scuola  italiana che è  tanta parte della battaglia per la difesa e lo sviluppo democratico del nostro Paese.   Buon lavoro a tutti. 

Anna Maria Santoro 

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LINEE GUIDA PER IL 2015‐2016, LA CONTRATTAZIONE INTEGRATIVA DI SCUOLA  Il “bonus  scuola” e gli  intrecci con  la contrattazione delle  risorse. La  legge 107 e  i  suoi effetti sulle relazioni sindacali, sulla contrattazione di scuola e sul ruolo delle RSU  La  chiamata  diretta  dei  docenti  da  parte  dei  dirigenti  scolastici,  le  deleghe  sulle  più  svariate materie, la costituzione degli ambiti territoriali, la predisposizione del Piano triennale dell’Offerta Formativa  (POF)  sono  misure  da  affrontare  con  tempestività  e  rigore  nel  corso  dell’anno scolastico. Altre richiedono invece scelte immediate, da prendere fin dal primo settembre 2015. È il  caso  del  “bonus  scuola”,  il  premio  che  secondo  la  legge  dovrebbe  essere  unilateralmente attribuito ai docenti da parte del dirigente scolastico. Su  tutte  le misure  derivanti  dall’applicazione  della  legge  107  del  13  luglio  2015,  la  FLC  CGIL, possibilmente  con  le  altre  organizzazioni  sindacali,  promuoverà  iniziative  giudiziarie  per  fare emergere  i  caratteri  anticostituzionali  e  antidemocratici.  Nel  frattempo  in  questa  scheda esaminiamo  gli  aspetti  relativi  al  punto  sul  bonus  scuola  con  tutti  gli  intrecci  rispetto  alla contrattazione di scuola sulle risorse e non solo.  La  valorizzazione  dei  docenti  ha  una  sola  strada:  la  negoziazione  di  istituto  fra  dirigente scolastico e RSU  Come  è  noto,  la  legge  107/15  (art.  1  comma  127)  ha  introdotto  la  possibilità,  per  i  dirigenti scolastici, di assegnare un “bonus”. Questa misura è una “retribuzione accessoria”, assegnata  in base a criteri espressi dal Comitato di valutazione dei docenti e in base a una motivata valutazione redatta dal dirigente scolastico.  Tale “bonus” sarebbe destinato a valorizzare il merito del personale docente di ruolo. Dato che lo stanziamento (pari a 200 milioni di euro annui) decorre dal 2016, si dovrà attendere il Decreto  del  MIUR  per  capire  i  criteri  di  ripartizione  e  per  capire  quante  saranno  le  risorse aggiuntive  rese  disponibili  nella  propria  scuola.  Di  certo  questa  ripartizione  dovrà  avvenire  in proporzione alla dotazione organica e tenendo conto di non meglio precisati fattori di complessità e  delle  aree  a maggiore  rischio  educativo.  Certamente  arriverà  una  quota  ridotta  per  l’anno scolastico 2015/2016, visto che lo stanziamento decorre da gennaio 2016. Questa  novità  contenuta  nella  legge  coinvolgerà  subito  il  Collegio  dei  docenti  di  settembre  e  i Consigli  d’istituto,  organi  che  dovranno  nominare  i  componenti  del  Comitato  di  valutazione  di propria competenza. La procedura coinvolgerà naturalmente i dirigenti scolastici per le funzioni di direzione che essi svolgono.  Ma  questa  novità  dovrà  necessariamente  vedere  mobilitati  i  nostri  iscritti,  le  RSU,  le  nostre strutture  se  vogliamo  mettere  in  atto  sane  e  doverose  contromisure  perché  alla  scuola  non vengano  inferte  profonde  ferite,  che,  se  non  evitate,  rischiano  di  provocare  guasti  profondi  e irreversibili al carattere democratico, pluralista, cooperativo, collegiale e non competitivo alla base del sistema di istruzione del nostro Paese.   Per la FLC CGIL, il bonus scuola così come previsto è inaccettabile e inammissibile per le seguenti ragioni: 

• contrasta  con  il  principio  costituzionale  del  salario  erogato  tramite  la  contrattazione collettiva; 

• viola le leggi vigenti in materia di contrattazione; • attribuisce a una persona  il potere di autorità salariale  in contrasto con ogni prassi e ogni 

regola vigente nel pubblico impiego; 

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• attribuisce poteri in materia didattica al dirigente scolastico in contrasto con il suo profilo, le  sue  competenze  e  le  sue  funzioni  che  sono  di  carattere  gestionale,  amministrativo  e organizzativo, ma non didattico; 

• attribuisce competenze didattiche e valutative a componenti non professionali;  • subordina gli organi collegiali alla volontà di un organo monocratico; • prevede una procedura premiale estranea alla cultura cooperativa e collegiale della scuola 

italiana; • introduce elementi di divisione e frammentazione all’interno del corpo docente; • lede  la  libertà  di  insegnamento  dal  momento  che  il  bonus,  con  il  suo  potere  di 

condizionamento, limita fortemente l’autonomia professionale.  Per questi motivi proponiamo che: 

• le  risorse  del  bonus  (200 milioni)  vengano  ricondotte  tutte  all’interno  della  procedura negoziale fra dirigente scolastico e RSU, affinché,  lungi dal  lasciarle alla discrezionalità del dirigente  scolastico  o  alla  loro  inutilizzabilità,  esse  siano  assegnate  secondo  i  criteri  di merito definiti in un’Intesa fra le parti negoziali scolastiche, come risarcimento delle risorse sottratte in questi anni al FIS; 

• i  200  milioni,  in  questo  senso,  vengano  negoziati  ‐  tramite  specifica  Intesa  ‐  in concomitanza con il negoziato sul FIS di cui faranno parte distinta ma integrata; 

• i  criteri  di  assegnazione  siano  individuati  in  maniera  condivisa  in  sede  negoziale astenendosi  i  componenti  scelti  del  Comitato  di  valutazione  dall’individuarli  perché demandati a quella sede; 

• la partecipazione al Comitato di valutazione sia, invece, piena e completa per la valutazione del servizio del personale docente neo immesso in ruolo. 

 Tutto questo avviene nella piena  legittimità, senza che venga violata nessuna norma e anzi nel rispetto delle norme vigenti non abrogate dalla  legge 107/01  (art. 45  legge Brunetta). Questa impostazione corrisponde a quanto affermato nell’odg approvato dal Comitato Direttivo della FLC CGIL in data 20 luglio 2015.  Tutto  ciò  è  coerente  con  le  idee  e  le  proposte  elaborate  nella  piattaforma  e  approvate  dal Comitato Direttivo Nazionale a dicembre 2014: 

• valorizzazione del lavoro e l’impegno aggiuntivo dei docenti se “condiviso collegialmente”; • indisponibilità ad un sistema di valutazione individuale della prestazione del docente, tanto 

meno da parte di un organo monocratico qual è il dirigente scolastico; • stanziamento di risorse specifiche per valorizzare il lavoro e l’impegno aggiuntivo; • negoziare  nel  CCNL  e  nel  Contratto  di  Istituto  criteri  e  modalità  della  valorizzazione 

docente; • protagonismo delle RSU come elemento di democrazia e di condivisione al livello più vicino 

ai lavoratori.  

In  conclusione,  cosa  proporre,  concretamente,  ai  collegi  dei  docenti,  ai  consigli  d’istituto,  ai dirigenti scolastici e alle RSU?     

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La prima cosa da fare  Nelle  sedute  del  Collegio  dei  docenti  di  settembre  e  poi  nel  Consiglio  di  Istituto,  dedicate  alla programmazione delle attività, qualora si ponga nell’immediato la necessità di scegliere, secondo la legge 107/15, i membri del Comitato di valutazione ‐ ma sarebbe opportuno farsi promotori di una proposta di differimento di  tale  adempimento, per  consentire  ai  tutti di  appropriarsi della materia – occorre procedere nella seguente maniera: 

• dichiarare esplicitamente quali  sono  le  ragioni  che  consigliano di utilizzare  le  risorse del bonus  secondo  la prassi democratica e  condivisa della negoziazione  e non  secondo una prassi  che  si  configura  come divisiva  e  autoritaria  (le  ragioni  sono declinate nella prima parte di questo scritto e nella posizione unitaria dei cinque sindacati rappresentativi); 

• proporre pertanto di eleggere nel Comitato di valutazione solo quei colleghi che, operando nella piena legittimità dei loro poteri, una volta eletti si batteranno affinché in quella sede non vengano individuati i criteri da offrire al dirigente scolastico (che poi assegnerà i fondi nella sua discrezionalità) e che invece vengano devoluti alla sede negoziale; 

• fare  in modo  che  chi  si  candida  ad  essere  eletto  nel  Comitato  di  valutazione  dichiari  a verbale  che  si  comporterà  come  sopra  delineato  (astensione  dall’individuare  i  criteri  di valutazione  e  assegnazione  dei  criteri  alla  sede  negoziale,  e  contestuale  impegno  a partecipare pienamente al Comitato in fase di valutazione del periodo di prova dei docenti neo immessi in ruolo).  

Insomma,  il  nostro  obiettivo  è  far maturare  la  consapevolezza  che  chi  ne  farà  parte  si  debba impegnare a far sì che il Comitato di valutazione non fornisca alcun criterio al dirigente scolastico per la valutazione individuale dei docenti (perché non compete al dirigente scolastico, tanto meno a  genitori  e  studenti);  qualora  rimanga  in  minoranza  non  accetti  la  determinazione  della maggioranza con una sua dichiarazione a verbale coerente con quanto già fatto in sede di Collegio dei docenti o Consiglio di istituto.  La seconda cosa da fare  Chiedere in tutte le scuole con urgenza, come RSU e anche come sindacato, un primo incontro di “informativa sindacale” al dirigente scolastico per chiarire che: 

• la legge 107 non obbliga il dirigente scolastico a nominare il 10% dei docenti perché il testo recita che egli “può” nominare, dandogli la possibilità di procedere in modo diverso; 

• la  legge  107,  nel  consentire  al  dirigente  scolastico  di  nominare  il  10%  dei  docenti  per incarichi organizzativi e didattici, come anche di valutare  sul piano didattico  i docenti,  in realtà entra in contraddizione con altre norme non abrogate: a) l’articolo  25  del  DLgs  165/01  attribuisce  al  dirigente  scolastico  “solo”  compiti 

organizzativi  e  amministrativi,  ma  non  didattici,  tanto  che  egli  può  nominare direttamente  quanti  collaboratori  vuole  ai  quali  delegare  solo  proprie  funzioni gestionali, ma solo due possono essere pagati con fondi contrattuali; 

b) gli articoli 4 e 5 del regolamento dell’Autonomia (DPR 275/99) attribuiscono al Collegio la competenza di individuare gli organismi da costituire e i componenti e i coordinatori di tali organismi; 

c) vanno rispettati dal dirigente scolastico, lo sottolinea la stessa legge 107 al comma 78, l’articolo 21 della legge 59/97 e il Regolamento dell’Autonomia, nonché il DLgs 297/94 sugli Organi collegiali le cui competenze – lo sottolinea la stessa legge 107 (comma 78) vanno rispettati dal dirigente scolastico; 

d) le  leggi  che non vengono esplicitamente abrogate o  sostituite  (come viene  fatto  con l’articolo 3 del DPR 275/99 dalla legge 107) rimangono in vigore. 

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E per chiarire inoltre che:  • è  nell’interesse  di  tutta  la  scuola  e  della  comunità  educante  che  il  dirigente  scolastico 

condivida,  in  collegio docenti, quali  siano  “le attività  e gli  incarichi utili/necessari” per  il buon  funzionamento  della  scuola  (oltre  alle  funzioni  strumentali),  attività  e  incarichi  da inserire ed approvare nel POF  (ad esempio gli  incarichi di  responsabile di plesso/sede, di coordinatore  dei  progetti,  di  coordinatore  di  classe,  di  responsabile  di area/indirizzo/laboratorio, ecc.); 

• è nell’interesse della scuola e della comunità educante che il dirigente scolastico condivida e non imponga i criteri di attribuzione delle risorse del bonus nell’unica sede oggi esistente e deputata dalle norme (l’intesa negoziata con le RSU). 

 È  evidente  che  molte  di  queste  argomentazioni  possono  bene  essere  ripetute  e  sostenute nell’ambito del Collegio dei docenti e del Consiglio di Istituto da tutte le componenti professionali (docenti e Ata), genitoriali e studentesche. Tali chiarimenti saranno indispensabili per sostenere che l’operato del dirigente scolastico è nella piena  legittimità  se  seguirà  la  strada  della  condivisione  e  che  non  si  colloca  affatto  fuori  dalla norma. Ricordando, peraltro, come la condivisione e la conduzione in armonia e collaborazione fra i  soggetti  professionali  e  del  contesto  professionale  saranno  positivi  elementi  di  giudizio sull’operato dello stesso dirigente scolastico. Essi naturalmente varranno a spiegare anche che per la forte valenza valoriale che noi annettiamo a tali questioni, una diversa gestione della legge 107/15 su tali argomenti (non impostata cioè sulla condivisione e  il confronto), porterà  inevitabilmente al contenzioso giudiziario e  sindacale, oltre che  a  una  inevitabile  conflittualità  e  peggioramento  del  clima  scolastico:  tutte  cose  che prescindono  da  qualsiasi  atteggiamento  di  rivalsa  o  di  ritorsioni  che  non  sono  nelle  nostre consuete prassi sindacali.  La terza cosa da fare  Avviare quanto prima il tavolo contrattuale. La FLC CGIL è impegnata al massimo per sollecitare il Miur affinché comunichi rapidamente i parametri di accreditamento delle risorse del MOF e metta in  condizione  tutte  le  scuole  di  poter  avviare  già  entro metà  settembre  la  contrattazione  sulle risorse per poter predisporre il conseguente piano della attività, pur nel limite degli importi ridotti.   Non appena il Miur comunicherà i singoli parametri, la FLC CGIL metterà a disposizione sul proprio sito un foglio di calcolo utilizzabile da parte delle singole scuole e RSU. Nell’avviare  la  consueta  contrattazione  delle  diverse  risorse  del MOF,  occorre  preventivamente affrontare  l’intreccio  inevitabile con  la “partita” della premialità e  l’utilizzo delle connesse risorse aggiuntive.  Mentre  le risorse del FIS seguiranno  la consueta strada della contrattazione di  istituto,  le risorse aggiuntive  dei  200 milioni  di  euro  potranno  essere  affrontate  con  lo  strumento,  distinto ma complementare  ed  integrato,  dell’Intesa  sindacale.  Visto  l’indissolubile  intreccio  fra  le  attività svolte tramite FIS e quelle svolte tramite bonus il negoziato non potrà che essere complementare e integrato seppure poi gli strumenti da firmare saranno distintamente firmati dalle parti.  Tutto ciò in caso di accettazione delle nostre proposte suesposte da parte del dirigente scolastico.  In caso contrario, caso per caso, partirà la conflittualità e la vertenzialità. 

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In questo caso, con la contrattazione del FIS, si deve escludere qualsiasi retribuzione aggiuntiva per attività  o  incarichi  non  previsti  dal  CCNL  (art.  88  c.  2),  cosi  come  va  escluso  il  pagamento  di incarichi o attività stabilite unilateralmente dal dirigente scolastico al di fuori della condivisione in collegio docenti e non approvate nel POF.   In  aggiunta  la  RSU  e  il  sindacato  possono  anche  procedere  a  eventuali  diffide  al  dirigente scolastico a non portare in contrattazione le modalità di utilizzo e i compensi derivanti dall’utilizzo del fondo aggiuntivo e a erogare compensi con modalità discrezionali o  in contrasto con  i criteri definiti dal Comitato di valutazione  Il punto sulla contrattazione integrativa di scuola  La  FLC  CGIL  continua  a  sostenere,  anche  alla  luce  del  DLgs  n.  150/09,  che  nella  scuola  la contrattazione  è pienamente  esigibile  su  tutte  le materie di  cui  all’art.  6 del CCNL/07. Vediamo quali sono le nostre motivazioni sulla diverse materie. 

 1. Il salario accessorio La contrattazione sul riparto del fondo e sulla definizione di alcuni compensi non è stata messa in discussione da nessuno. Oggi si deve aggiungere la contrattazione, anche, sulle modalità di utilizzo e sui compensi derivanti dalla quota di risorse aggiuntive assegnate dai 200 milioni di euro di cui al comma 126 della legge 107/15). Del resto il principio di “corrispettività” (come precisato dalla circolare della Funzione Pubblica n. 7 del  2010)  tra  salario  accessorio  e  prestazione,  nella  scuola  è  rispettato  da  sempre.  Le  diverse risorse contrattuali,  infatti, sono tutte vincolate e destinate a retribuire prestazioni aggiuntive ed incarichi, non per dare salario accessorio  indistinto né a pioggia. Anche nei compensi “forfetari” legati alla flessibilità ed intensificazione è rispettato il principio della corrispettività perché neanche in questo caso si tratta di compensi dati a pioggia, ma connessi sempre, e caso per caso, a maggiori carichi di lavoro o disagio nell’orario di servizio obbligatorio. Anche se, sul salario accessorio, purtroppo,  le scuole scontano  il dimezzamento del Mof, passato da  1,3 miliardi  a  642 milioni di  euro per  effetto dei due Ccnl  separati  (che  la  FLC CGIL non ha firmato)  per  finanziare  il  ripristino  della  validità  degli  anni  2011  e  2012  ai  fini  dei  passaggi  di gradone (bloccati dalle finanziarie di Tremonti).  Nonostante  questa  riduzione  di  risorse  per  il  ripristino  di  un  diritto,  rimane  ancora  irrisolto  il recupero  della  validità  del  2013,  congelato  dalla  legge  di  stabilità  2013.  Questa  scellerata decurtazione di risorse ha imposto negli ultimi anni una revisione significativa dei POF di istituto e delle conseguenti scelte da fare in contrattazione sia sul riparto del FIS che sui compensi.  Nonostante  ciò,  per  la  FLC  CGIL,  la  priorità  rimane  il  rispetto  del  CCNL  (artt.  87,  88,  tabelle compensi orari e indennità) e , quindi, tutte le attività vanno retribuite secondo le tariffe del Ccnl (no  a  prestazioni  con  tariffe  “low‐cost”  o  gratuite).  Occorre  sempre  cercare  di  mantenere l’equilibrio tra le diverse componenti (professionali e ordini di scuola), salvaguardare la dignità del lavoro di tutti, garantire sempre “pari opportunità” a tutti. Dal punto di vista del POF per la FLC si dovranno  favorire, per quanto possibile, scelte contrattuali che sviluppino e qualifichino  l’offerta formativa,  si  dovrà  cercare  di  ricondurre  la  programmazione  ad  unitarietà  evitando  la frammentazione, dando una corsia preferenziale ai progetti di scuola (non quelli “individuali” ma quelli  che  coinvolgono  più  classi,  più  insegnanti,  che  connotano  l’identità  della  scuola,  con maggiore  radicamento  al  territorio,  …)  e  individuando  le  prestazioni  coerenti  con  la missione istituzionale della scuola (integrazione, potenziamento del servizio scolastico, …).  

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2. Relazioni sindacali e organizzazione del lavoro docente ed Ata Negli  ultimi  anni  è  stato,  e  continuerà  a  rimanere,  il  vero  punto  di  scontro  e  contenzioso. Un esempio per tutti: il nodo che ben conosciamo dell’organizzazione degli uffici nel comparto scuola. Inaccettabile  ed  illegittimo,  per  la  FLC  CGIL,  il  tentativo  di  “degradare”  alcune  materie  di contrattazione a mera  informazione.  In particolare  l’organizzazione del  lavoro che  in taluni casi è diventata  oggetto  di  uno  scontro  durissimo  e  con  il  rischio,  nel  comparto  scuola,  di  una vertenzialità molto forte sia a livello di singola istituzione scolastica, che a livello di nazionale. La  FLC  CGIL  ribadisce  con  nettezza  che  le materie  (previste  all’art.  6  del  CCNL/07)  oggetto  di contrattazione integrativa, sia nazionale che di scuola, non invadono affatto le competenze né della dirigenza  del MIUR  né  quelle  specifiche  della  dirigenza  scolastica  (ovvero  le misure  inerenti  la gestione  delle  risorse  umane  e  finanziarie,  nonché  la  direzione  e  l’organizzazione  degli  uffici) perché queste prerogative dirigenziali non sono mai state oggetto di contrattazione. Del resto (ma oggi  sembra  che  nessuno  lo  ricordi  più)  nella  stessa  legge  c’è  anche  una norma  specifica  sulla dirigenza  scolastica (art. 25,  comma 4 del DLgs 165/01 non modificato dal DLgs 150/09 né dalla legge 107/15) che già prevedeva questa competenza sin dal 2001. Per 10 anni questa norma non è mai  stata  in  contrasto  con  la  contrattazione  di  scuola,  per  cui  appare  assolutamente incomprensibile che lo sia diventata ora, secondo le tesi di taluni. Inoltre,  nella  scuola  e  diversamente  da  altri  comparti  pubblici,  ci  sono  anche  altre  norme  da rispettare  (come  si afferma nello  stesso art. 2  comma 1 del DLgs 165/01 modificato dal 150/09) come  quelle  sulle  competenze  degli  organi  collegiali  (DLgs  297/94)  e  quelle  più  recenti sull’autonomia  scolastica  (in particolare  l’art.  16  comma  2 del DPR n.  275/99).  Tutte norme  che sono in vigore e che non sono state modificate dal decreto 150/09.  Anche  la nuova  legge n. 107/15, al comma 78, conferma  l’obbligo per  il dirigente scolastico del rispetto delle competenze degli OO.CC. La  contrattazione di  scuola, a parte  le modalità di esercizio dei diritti  sindacali e  la  sicurezza,  si occupa sostanzialmente dei criteri per  la mobilità  interna  (tra  i vari plessi e/o sedi), dei criteri di utilizzazione del personale, dell’organizzazione dell’orario di  lavoro, della ripartizione delle risorse contrattuali  e  dei  compensi  del  salario  accessorio.  Tutte  materie  che  non  invadono  né  le competenze del collegio docenti, che ha la titolarità su questioni didattiche e tecnico professionali, né quelle del consiglio d’istituto sul funzionamento della scuola intesa, se vogliamo, come ufficio e cioè aspetti quali l’orario del servizio scolastico, il tempo scuola, il calendario scolastico, ecc Certamente  la  contrattazione  di  scuola  non  invade  le  competenze  “gestionali”  del  Dirigente scolastico  che  riguardano,  ad  esempio,  i  provvedimenti  di  assegnazione  dei  singoli  docenti  alle classi e alle cattedre,  il conferimento dei vari  incarichi,  la predisposizione del piano delle attività (che,  tra  l’altro, per  i docenti deve essere approvato dal  collegio),  l’orario  individuale dei  singoli docenti e del personale ATA, ecc… Solo che il dirigente scolastico, nell’espletare le sue competenze, e a differenza di altre dirigenze pubbliche, deve attenersi alle delibere degli Organi Collegiali per gli aspetti  di  funzionamento  generale  e  per  gli  aspetti  didattici  (art.  16  c.  2  DPR  275/99),  e  deve attenersi  poi  ai  criteri  definiti  nel  contratto  di  scuola  per  gli  aspetti  riguardanti  la  mobilità, l’organizzazione del lavoro, l’orario, il salario accessorio (art. 6 del Ccnl/07). Tutto  questo  era  compatibile  con  il  vecchio  quadro  normativo  e  lo  rimane  anche  con  il  nuovo perché  sostanzialmente  immutato.  Per  cui  non  vi  è  alcun  conflitto  tra  l’esigibilità  della contrattazione di scuola per tutte le materie di cui all’art. 6 del Ccnl/07, il decreto 150/09 e la legge 107/15.  Tra  le  materie  oggetto  di  relazioni  sindacali  non  va  trascurata  la  parte  relativa  agli  organici (informativa preventiva e successiva). Essa e’ di fondamentale importanza perché fa da connettore alle altre materie oggetto di contrattazione legate all’organizzazione del lavoro e alla distribuzione del  Fis.  A  questo  argomento  andrà  dedicata  particolare  attenzione  in  corso  d’anno  quando  si tratterà di definire i criteri per utilizzare i docenti in "quota" organico funzionale di scuola. 

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Il  conflitto  nasce  solo  quando  qualcuno  vuole  dare  una  lettura  sbagliata,  tutta  politica  ed ideologica, delle leggi. In questa babele di norme,  il Ccnl  rimane  l’unico punto di  riferimento  certo. Solo attraverso un patto di regole condivise e sottoscritte,  il Dirigente scolastico può contare su un consenso ampio delle  varie  componenti  scolastiche,  concorrendo  cosi  al  rispetto  del  principio  costituzionale  del “buon andamento dei pubblici uffici”, della scuola nel nostro caso (art. 97 della Costituzione).  3. Mobilità  interna  alla  scuola  (assegnazione  del  personale  docente  ed  Ata  ai  plessi  e  sedi 

scolastiche) Per  la FLC CGIL  la definizione dei criteri per  la mobilità  interna del personale docente ed Ata tra  i diversi plessi e sedi scolastiche dello stessa scuola è materia oggetto di contrattazione di scuola. Del  resto,  se  è  vero  che  il Miur  contratta  con  i  sindacati  la mobilità e  le utilizzazioni  in  ambito territoriale nazionale,  regionale e provinciale, non  si capisce per quale  ragione  la  stessa materia non  sarebbe  più  oggetto  di  contrattazione  nell’ambito  delle  diverse  sedi  all’interno  della  stessa scuola,  visto  che  il  decreto  150/09  riguarda  tutti  i  livelli  dell’amministrazione.  Ovviamente  la contrattazione  non  si  esercita  sugli  atti  di  gestione  del  personale,  che  sono  competenza  del dirigente  scolastico  (quali  ed  es.  l’individuazione  dei  nominativi,  i  provvedimenti  formali  di assegnazione, ecc…), ma solo sui criteri. Non a caso, a livello nazionale, è il Miur che stabilisce, con atto proprio (l’ordinanza ministeriale annuale, appunto, in quanto “atto di gestione” e con la quale si dà attuazione al contratto), scadenze, procedure, modulistica e decreti individuali di mobilità. Il tutto  però  nel  rispetto  ed  in  attuazione  dei  criteri  stabiliti  nel  Ccni!  Evidentemente  c’è  chi  fa confusione, ad “arte”,  tra gli atti di gestione di competenza dell’amministrazione  (dirigente nella scuola)  ed  i  criteri  attinenti  alla mobilità,  all’orario  ed  all’organizzazione  del  lavoro,  che  sono materia di pertinenza contrattuale. 

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ATTIVITÀ DOCENTI

ASSEGNAZIONE DOCENTI/ATA AI

PLESSI UTILIZZAZIONE

DOCENTI

FUNZIONI STRUMENTALI

DOCENTI

ORGANIZZAZIONE LAVORO ATA/ORARIO

INCARICHI SPECIFICI PERSONALE ATA

PRIORITÀ UTILIZZO DEL FIS (progetti, attività aggiuntive,

recuperi, debiti formativi)

MISURA COMPENSI INDIVIDUALI

PROGRAMMA ANNUALEATTUAZIONE

NORMATIVA SICUREZZADIRETTIVE DI

MASSIMA

COLLEGIO DOCENTI

Formula proposte al dirigente scolastico per la formazione, la composizione delle classi e l’assegnazione ad esse dei docenti, per la formulazione dell’orario delle

lezioni e per lo svolgimento delle altre attività scolastiche, tenuto conto dei criteri generali indicati dal consiglio di circolo o d’istituto (art. 7 T.U. 297/94). Elabora il POF sulla base degli indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione definiti dal dirigente scolastico (art. 3 DPR 275/1999 come modificato dal comma 14 della legge 107/15 ). Approva il piano delle attività e riduzioni unità oraria (art. 28 Ccnl). Definisce la dimensione

processuale per il percorso di autovalutazione di istituto (circ. Miur 47/14) e inserisce prove Invalsi nel POF. Ha competenze pedagogico-didattiche,

approva i progetti, definisce propri organismi funzionali indicando i criteri di nomina per i loro coordinatori (art 4 e 5 DPR 275/99).

Identifica il numero e la tipologia delle

funzioni necessarie.

Definisce competenze professionali e ambiti di

intervento dei singoli progetti.

PERSONALE ATAÈ sentito dal DSGA sul piano

delle attività (artt. 6 e 53 Ccnl).

È sentito dal Dgsa in occasione della riunione sul piano annuale delle attività (art. 53 Ccnl).

DIRIGENTE SCOLASTICOAssegna l’orario, predispone il piano annuale, conferisce tutti gli incarichi in forma

scritta (art. 28 Ccnl). Definisce gli indirizzi per il POF (vedi Collegio Docenti) e negozia intesa (vedi RSU)

Contratta i criteri con RSU (art. 6 Ccnl). Scrive

e comunica l’atto formale di

assegnazione.

Conferisce gli incarichi e contratta i compensi con le RSU.

Contratta con la RSU i criteri di organizzazione del lavoro

e di individuazione del personale da utilizzare nelle attività retribuite col fondo (art. 6 Ccnl). Adotta il Piano delle attività e ne informa le

RSU (art. 6 Ccnl).

Attribuisce gli incarichi stabiliti nell’ambito del piano delle attività del

Dsga, dopo aver contrattato criteri e

compensi con RSU (artt. 6 e 47 Ccnl).

Contratta con RSU i criteri di ripartizione, dando

priorità alle attività d’aula legate alla didattica (art. 88 Ccnl). Informa le RSU vedi materie art. 6 Ccnl.

Contratta con RSU i compensi individuali dei suoi

collaboratori, funzioni strumentali, incarichi specifici, aree a rischio, ecc. Contratta i compensi forfetari alternativi (es. flessibilità docenti) (artt.

9, 33, 34, 47, 88 Ccnl).

Predispone e attua il programma annuale e

adotta le relative variazioni (artt. 2 e 6 del

Regolamento di contabilità, D.I. 44/01).

È responsabile del rispetto e dell’attuazione della

normativa sulla sicurezza (DLgs 81/08).

Impartite al DSGA dal dirigente scolastico ai

sensi dell’art 25 comma 5 del DLgs

165/01.

DIRETTORE SERVIZI GENERALI E AMM.VI (DSGA)

Sente il personale Ata e predispone il piano delle

attività verificandone la sua puntuale attuazione (art. 53

Ccnl).

Propone tipi di incarico all’interno del piano annuale (art. 47).

Nell’ambito della contrattazione comunica

la consistenza dell’organico, la

disponibilità delle risorse finanziarie compreso il calcolo delle economie. Certifica la compatibilità

economica.

Coadiuva il dirigente nella predisposizione del

programma annuale. Redige la relazione

tecnico-finanziaria da allegare al contratto

scuola.

Sono attuate nell’ambito della sua autonomia operativa

CONSIGLIO D'ISTITUTO

Approva il POF e delibera flessibilità organizzative nel quadro del Pof (art. 3 Dpr 275/99, Regolamento autonomia come modificato dal comma 14 della legge 107/15). Riduce ora di lezione a 50 minuti per causa di forza maggiore (art. 28

Ccnl). Indica i criteri generali per la formazione delle classi e per l’assegnazione ad esse dei singoli docenti. Adatta l’orario delle lezioni e il calendario. (T.U. 297/94, art. 10). Definisce, sulla base delle proposte del Collegio, modalità e criteri per

svolgimento rapporti famiglie/studenti (art. 29 Ccnl)

Stabilisce i criteri generali per l’espletamento del

servizio di segreteria e per la chiusura/apertura dei

locali scolastici (T.U. 297/94, art. 10).

Stabilisce i criteri generali e la misura massima dei compensi del personale esterno. (art. 40 Regolamento contabilità, D.I.

44/01).

Approva il programma annuale.

REVISORI DEI CONTI *Esprimono parere non

vincolante sul programma annuale.

RAPPRESENTANZA SINDACALE UNITARIA (RSU)

Contratta criteri e modalità per l’articolazione dell’orario, per il pagamento di ore eccedenti l’orario obbligatorio di insegnamento (art. 6 Ccnl, lett. o). Ha diritto all’informativa sul piano delle attività (art. 28 Ccnl). Negozia intesa sull’utilizzo delle risorse relative al bonus scuola dei docenti (commi

126-129 art 1 legge 107/15) in alternativa alla modalità di assegnazione unilaterale delle risorse da parte del dirigente scolastico (comma 127 art 1 legge 107/15)

Contratta i criteri con il dirigente scolastico di assegnazione ai plessi (art. 6) Contratta le

modalità di utilizzazione del personale in

relazione al POF e al piano delle attività (art.

6 Ccnl).

Contratta i compensi con il dirigente

scolastico.

Contratta i criteri con il dirigente scolastico e servizi minimi durante assemblee sindacali (artt. 6 e 8 Ccnl)

Contratta criteri e compensi (art. 6 Ccnl).

Contratta con il dirigente scolastico i criteri di

ripartizione tra le diverse componenti e le priorità (artt. 6 e 88). Riceve

l’informazione successiva sui nominativi del

personale retribuito col Fis e sull’utilizzo delle risorse.

Contratta con il dirigente scolastico i compensi

individuali dei collaboratori, delle funzioni strumentali, degli

incarichi specifici, aree a rischio, ecc. Contratta i

compensi forfettari alternativi alla misura oraria (es.

flessibilità docenti). (artt. 9, 33, 34, 47, 88 Ccnl).

Contratta con il dirigente scolastico i criteri per

l’attuazione della normativa sulla sicurezza (art. 6 Ccnl). Designa il Rappresentante

dei lavoratori per la sicurezza, RLS (art. 73

Ccnl).

RAPPRESENTANTE LAVORATORI PER LA SICUREZZA (RLS)

Deve essere informato e consultato sulla sicurezza. Ha diritto a 32 ore annue

formazione (art. 73 Ccnl) e ai permessi retribuiti.

Note

1. Questa griglia indica in orizzontale le competenze e le attribuzioni di ciascun soggetto e/o organismo per ogni materia. Essa non è esaustiva di tutte le competenze degli OOCC/organismi monocratici, ma prende in considerazione essenzialmente le materie di snodo con la contrattazione di istituto.

2. Tutte le materie oggetto di contrattazione sono anche materie di informazione* I revisori dei conti hanno tempo 30 giorni, dalla pre intesa, per certificare la compatibilità dei costi del contratto integrativo con i vincoli di bilancio (art. 48 DLgs 165/01 e art. 6 Ccnl)

CONTRATTAZIONE INTEGRATIVA DI SCUOLA

MAPPA DEI POTERI E DELLE COMPETENZE

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FONDI EUROPEI 2014‐2020 E CONTRATTAZIONE DI SCUOLA  Premessa  A  partire  dall’a.s.  2015/2016  le  scuole  statali  potranno  attingere  ai  fondi  strutturali  e  di investimento europei (fondi SIE) relativi alla programmazione 2014‐2020. Si tratta di un passaggio importante e delicato,  tenuto  conto del  grande  rilievo  che  tali  fondi  assumeranno nei prossimi anni  nell’ambito  dell’arricchimento  dell’offerta  formativa  e  del  miglioramento  delle  dotazioni laboratoriali e infrastrutturali delle istituzioni scolastiche statali. Il Programma Operativo Nazionale di riferimento per le scuole è quello denominato “Per la Scuola – Competenze e Ambienti per l’apprendimento” gestito dal MIUR.  Il PON “Per  la Scuola” ha una dotazione finanziaria di oltre tre miliardi di euro,  la metà dei quali destinati  alla  lotta  alla  dispersione  scolastica.  Rispetto  alla  precedente  programmazione  2007‐2013 le novità più rilevanti sono le seguenti: 

1) Il  PON  riguarda  le  scuole  di  tutte  le  regioni  e  province  autonome  del  paese  e  non  solo quelle della cosiddetta area Convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) 

2) È coinvolta a pieno tiolo la scuola dell’infanzia 3) Sono  previsti  specifici  interventi  per  l’istruzione  degli  adulti,  per  l’apprendimento 

permanente e l’invecchiamento attivo.  Occorre ricordare,  inoltre, che  l’Italia, soprattutto  in  tema di dispersione scolastica, ha garantito all’Unione Europea  interventi coordinati e multilivello sia con  le risorse di altri PON  (ad esempio PON Occupazione, PON  Inclusione, PON Legalità, PON Città Metropolitane), sia con  i Programmi Operativi Regionali (POR).  In particolare nei POR, sono previsti cospicui finanziamenti per il settore scolastico soprattutto  in tema di alternanza scuola lavoro, formazione del personale, laboratori e infrastrutture digitali. Da seguire con grande attenzione le connessione tra interventi per la scuola dell’infanzia del PON e gli interventi per i servizi di cura all’infanzia dei POR, con specifico riferimento alle cosiddette “sezioni primavera” A tutto questo occorre aggiungere,  infine,  le risorse previste da  interventi trasversali o settoriali relativi  all’Agenda  Digitale,  alla  strategia  delle  aree  interne,  al  settore  rurale  e  della  pesca.  È evidente  il  rischio  che  la  mancanza  di  una  regia  regionale  e  nazionale  che  veda  coinvolte pienamente anche  le parti  sociali, potrebbe  comportare una dispersione  senza precedenti delle risorse.  Le ricadute sulla contrattazione  Nell’ambito PON “Per la Scuola – Competenze e Ambienti per l’apprendimento” sono previste due tipologie  di  azioni:  azioni  centralizzate  e  azioni  "a  domanda".  Le  prime  sono  promosse direttamente dall’Autorità di Gestione (AdG) nazionale e riguardano azioni di sistema, le seconde sono  quelle  che  le  scuole  possono  richiedere  sulla  base  dei  bisogni  individuati  nell’analisi  del proprio contesto. Entrambe le modalità sono attivate a seguito dell’emanazione di specifiche note e circolari ministeriali. Le azioni a domanda hanno  le ricadute più rilevanti sulla contrattazione di scuola.  Come è noto il CCNL del 29 novembre 2007 all’art. 6 comma 2 lettera l) prevede che siano materia di contrattazione a  livello di scuola "i criteri per  la ripartizione delle risorse del fondo d’istituto e per l’attribuzione dei compensi accessori, ai sensi dell’art. 45, comma 1, del decreto legislativo n. 165/2001,  al  personale  docente,  educativo  ed  ATA  compresi  i  compensi  relativi  ai  progetti 

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nazionali  e  comunitari".  A  al  proposito  occorre  ricordare  che  i  massimali  dei  compensi  del personale  impegnato  in progetti europei sono definiti per tutti  i settori dal Ministero del Lavoro (per il ciclo 2007‐2013 è la CM 2/09).  Nel caso  in cui tali massimali non siano utilizzati, è evidente che  i compensi andranno definiti  in sede  di  contrattazione  locale,  con  riferimento  alle  specifiche  tabelle  del  CCNL  29/11/2007, naturalmente  nell’ambito  delle  risorse  destinate  a  ciascuna  tipologia  di  attività  prevista nell’autorizzazione del/i progetto/i. Altri aspetti su cui la contrattazione di scuola potrebbe intervenire sono: 

1) l’eventuale definizione di un tetto massimo di accesso  individuale ai compensi previsti sia nell’ambito del singolo progetto che all’interno dei progetti autorizzati per ciascun anno scolastico; 

2) i criteri di  individuazione del personale, tenuto conto che  le figure previste nell’ambito di ciascun  progetto  sono  generalmente  già  definite  nel  bando  nazionale  (ad  es.:  esperti, tutor,  facilitatore/animatore,  referente  per  la  valutazione,  componente  del  Gruppo operativo di Piano, ecc.) 

3) le modalità di utilizzazione del personale.  In  conclusione  le  relazioni  sindacali  in  tema  di  utilizzo  dei  fondi  strutturali  devono  essere finalizzate,  in maniera particolare, a dare effettiva attuazione ai principi della trasparenza e della parità di accesso alle attività e alle opportunità di crescita professionale, per  favorire  insieme  la qualità dell’offerta formativa e lo sviluppo della comunità scolastica.  Particolarmente rilevanti e da seguire con grande attenzione sono le procedure "concorsuali" che le scuole attiveranno per  l’individuazione degli "Esperti" per  l’effettuazione di attività  formative. Oltre  alla  correttezza  formale della procedura,  che prevede  l’approvazione di  apposite delibere degli organi collegali e  il rigoroso rispetto sia del Regolamento di contabilità  (D.I. 44/01) che del “Codice dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (D. Lgs. 163/06) e relativo Regolamento di  esecuzione  (DPR  207/2010),  è  fondamentale  che  i  requisiti  richiesti  ai  candidati  siano rigorosamente ancorati alle finalità del progetto autorizzato.  Da ricordare, infine, che il MIUR ha predisposto una specifica piattaforma informatica, denominata GPU (Gestione della Programmazione Unitaria), accessibile solo al solo personale della scuola, che accompagna nella  fase di predisposizione, attuazione e  rendicontazione delle attività  finanziate, senza alcun bisogno di rivolgersi ad agenzie o esperti esterni.   

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LA SICUREZZA NELLA SCUOLA  Diritti e doveri (in pillole) nelle norme e nel contratto nazionale di lavoro (aspetti retributivi)  Il  rappresentante  dei  lavoratori  per  la  sicurezza  (art.  73  CCNL)  è  una  figura  obbligatoria  (DLGS 81/2008), eletta o designata tra i delegati RSU o, in mancanza, tra i lavoratori della scuola. Nelle  scuole  fino  a  200  dipendenti  si  elegge  un  solo  rappresentante;  in  quelle  con  più  di  200 dipendenti vanno eletti 3 rappresentanti. Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS) ha diritto: 

• a 40 ore annue di permessi retribuiti; • a 32 ore di formazione in orario di servizio; • all’informazione su tutte le materie che attengono alla sicurezza sul luogo di lavoro; • alla consultazione sulla designazione del personale addetto al servizio di prevenzione e 

protezione  (RSPP,  addetti  all’antincendio  ecc,  nomina  del  medico  competente  se previsto dalla valutazione dei rischi); 

• alla riunione periodica (perlomeno una l’anno); • all’accesso  ai  documenti  in  materia  di  sicurezza  ed  in  particolare  a  quelli  sulla 

valutazione dei  rischi,  sullo  stato degli  infortuni all’interno della  scuola e a ogni altro documento attinente l’igiene e la sicurezza. 

 Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza ha l’obbligo di segnalare i rischi al dirigente. Si tratta di una funzione sindacale e quindi non può essere retribuita. Il responsabile della sicurezza (DLgs 81/08) è nominato dal dirigente e retribuito con fondi ordinari della scuola (non dal FIS). Deve possedere idonei titoli previsti dalla legge. È  possibile  nominare  responsabile  per  la  sicurezza  anche  personale  interno,  a  condizione  che possieda  i prescritti requisiti di  legge e  la formazione specifica;  la prestazione si configura  in ogni caso (anche se interno) come contratto di collaborazione. Il Consiglio di istituto definisce criteri e limiti ai quali il dirigente si deve attenere per retribuire tale figura (art. 33 comma 2 lettera g del regolamento di contabilità DI 44/01). L’attuazione della normativa sulla sicurezza nella scuola è materia di contrattazione ai sensi dell’art. 6 lettera e) del CCNL. Le  figure  sensibili  ai  sensi  del DLgs  81/08  sono  l’addetto  alla  prevenzione  incendi  e  l’addetto  al pronto soccorso. Gli addetti (servizio prevenzione, piano di valutazione dei rischi, programmazione, realizzazione e verifica  della  prevenzione  istituti  scolastici)  ai  sensi  DLgs  81/08  devono  essere  rapportati  nel numero  (1  o  più  )  alle  dimensioni  della  scuola.  Li  designa  il  dirigente  scolastico  dopo  aver consultato  il RLS  (art. 8, c. 2 e art. 73 CCNL). Essi hanno  il diritto, che deve essere garantito dal dirigente, di frequentare appositi corsi di formazione. I lavoratori non possono, se non per giustificato motivo, rifiutare la designazione. Come nel caso del responsabile per la sicurezza, anche queste figure non possono essere retribuite con  il  FIS, ma  con  fondi  ordinari  o  economie  di  bilancio  non  vincolate.  Si  tratta  comunque  di compensi forfetari che servono per riconoscere le responsabilità delle suddette figure sensibili. Il dirigente, nella sua qualità di datore di  lavoro, è tenuto a formare e informare tutti  i  lavoratori presenti in istituto e le figure ad esse equiparabili (ad esempio gli studenti degli istituti secondari che  fanno  esercitazioni di  laboratorio) della presenza dei  rischi nella  scuola  e  sulle modalità di rimozione degli stessi.  La  legge  impone  l’obbligo  di  formazione  a  carico  del  datore  di  lavoro.  Essa  deve  essere periodicamente “aggiornata” dal momento che la situazione dal punto di vista legale e dal punto di vista  lavorativo non è statica, ma dinamica: cambiano  le norme, possono cambiare  i profili e  i 

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compiti, cambia la sede di servizio. Es cambiare tipologia di istituto o l’attivazione di nuovi indirizzi di studio può comportare una differenziazione dei rischi presenti nella scuola.  Pertanto  il dirigente  scolastico è  tenuto  verificare  i  contenuti della  formazione e a  rinnovare  la formazione ogni qualvolta un  lavoratore  entra per  la prima  volta,  a  vario  titolo,  in una  scuola. Questo  concetto  è  espresso  nell’art.  15  comma  1  lettera  t)  del  DLgs  81  dove  prevede  “la programmazione delle misure  ritenute opportune per  garantire  il miglioramento nel  tempo dei livelli di sicurezza, anche attraverso l’adozione di codici di condotta e di buone prassi”.  In ogni caso il dirigente scolastico è tenuto ad informare il RLS e la RSU della presenza in istituto dei lavoratori occupati  a  vario  titolo  (es. dipendenti  cooperative,  co.co.co) e dei  lavoratori  chiamati dall’Ente proprietario degli immobili per tutti i lavori di manutenzione.  I lavoratori di aziende che svolgono attività in regime di appalto o subappalto, devono esporre una tessera di riconoscimento, corredata di fotografia, contenente le loro generalità e l’indicazione del datore  di  lavoro.  Tale  obbligo  grava  anche  in  capo  ai  lavoratori  autonomi  che  esercitano direttamente la propria attività nel medesimo luogo di lavoro, i quali sono tenuti a provvedervi per proprio conto.   

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L’ASSISTENZA AGLI ALUNNI CON DISABILITÀ, IL RUOLO DELLE FIGURE PROFESSIONALI E LA QUESTIONE DELLA SOMMINISTRAZIONE DEI FARMACI 

 L’integrazione scolastica   A più di venti anni dalla Legge 104/92 e quasi quaranta dalla Legge 517/77,  l’integrazione delle persone con disabilità è un processo che ha trovato nella scuola pubblica solidarietà, accoglienza, rispetto  delle  differenze.  E  oggi  si  coglie  ‐  in  genere  ‐  la  volontà  di  proseguire  l’esperienza migliorandone l’ efficacia. Certo, esistono ancora difficoltà per chi vive in condizioni di disabilità, come esistono differenze fra istituto  e  istituto.  Ciò  dipende  dalle  capacità  professionali  dei  singoli  operatori, ma  in  buona misura anche dall’assetto organizzativo che la scuola si è data e dal livello di coordinamento delle diverse  azioni.  Ma  il  principio  che  influenza  in  modo  significativo  la  qualità  dei  processi  di integrazione  scolastica  è  il  “coinvolgimento”  di  competenze  e  sensibilità  appartenenti  a  diversi attori: famiglia, aziende sanitarie, enti locali, organi scolastici.  Il gruppo di lavoro  Quali  sono  all’interno  della  scuola  i  luoghi  destinati  all’incontro  delle  diverse  competenze  e professionalità necessarie per elaborare un progetto educativo  interistituzionale completo? Sono il Gruppo di  lavoro per  l’integrazione (GLH) e  il Gruppo di  lavoro che si occupa  in modo specifico del  singolo  studente, entrambi previsti dalla  Legge 104/92.  Il primo ha  competenze generali ed esprime  indirizzi,  criteri,  orientamenti  che  rappresentano  punti  di  riferimento  per  chi  opera nell’Istituzione  scolastica  e  rispecchiano  le  scelte  che  la  scuola  assume  nel  campo dell’integrazione. Il secondo interessa la professionalità anche del collaboratore scolastico.  Nella scuola viene costituito un gruppo di  lavoro per ciascun alunno con disabilità. Il gruppo ha  il compito di redigere il piano educativo individualizzato (PEI), ovvero il progetto educativo e di vita del ragazzo. La composizione del gruppo varia da caso a caso e coinvolge professionalità diverse. In genere è prevista la presenza del dirigente scolastico, dei docenti (curricolari e di sostegno), dei genitori e degli operatori della ASL.  Quando  l’integrazione scolastica prevede  interventi di assistenza,  la composizione del gruppo di lavoro si allarga alle figure professionali, fra le quali anche il collaboratore scolastico. Un “gruppo di  lavoro  sul  caso”  è  completo  con  la  presenza  (di  diritto)  dei  genitori,  talvolta  sottostimata rispetto alla reale potenzialità di contributo che la famiglia può offrire per la definizione del PEI e con  la presenza del  “collaboratore  scolastico”  se  il progetto prevede  interventi di  assistenza di base. In  tale  contesto  il  collaboratore  scolastico  è  parte  significativa  del  gruppo  e  partecipa  alla progettazione del percorso formativo del ragazzo. Per  i  casi gravi,  l’assistenza di base è parte del progetto di  integrazione  scolastica. Nei percorsi educativi di questi alunni esistono  interconnessioni fra attività assistenziale e attività educativa e didattica. L’apporto di ogni figura professionale è significativo e insostituibile. Si tratta di azioni che debbono  concorrere  insieme  all’integrazione  della  persona  con  disabilità  secondo  un  progetto unitario che vede coinvolti tutti gli operatori del gruppo in un unico disegno formativo.  L’interconnessione tra interventi educativi e assistenziali  Le  figure professionali  a  supporto dei processi di  integrazione  scolastica  sono due  insegnanti  e (nelle situazioni che richiedono tali figure) due operatori. 

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Gli  insegnanti,  curricolari  e  di  sostegno.  Hanno  la  stessa  responsabilità  educativa  verso  tutti  i ragazzi,  partecipano  alla  programmazione,  esprimono  la  valutazione  su  tutti  gli  alunni. L’insegnante di sostegno “specializzato” è un aiuto particolare per il ragazzo disabile e una risorsa per la classe. Gli operatori che hanno  il compito di attuare gli  interventi per “l’assistenza all’autonomia ed alla comunicazione”.  Si  tratta  di  due  figure:  l’assistente  specializzato  fornito  dall’Ente  locale  (es. educatore  professionale,  traduttore  della  lingua  dei  segni  per  alunni  non  udenti,  assistente educativo,  ecc.),  che  di  solito  interviene  all’interno  della  classe  per  periodi  di  tempo  anche prolungati; l’assistente di base (collaboratore scolastico), fornito dalla scuola, con compiti di aiuto ai  ragazzi  negli  spostamenti,  nella  cura  della  persona  ecc.  Tali  compiti  hanno  trovato  un riconoscimento, sul piano contrattuale, con l’ art. 7 (valorizzazione del personale Ata) del Ccnl con l’attribuzione di un aumento economico.   Il lavoro di assistenza di base e il ruolo del collaboratore scolastico  A norma del Ccnl, il collaboratore scolastico è tenuto a svolgere il lavoro di assistenza. In primis è tenuto chi ha  la posizione economica, poi chi ha  lo specifico  incarico aggiuntivo e,  infine, chi non ha né posizione né incarico aggiuntivo. In quest’ultimo caso il lavoratore ha diritto a un compenso aggiuntivo a carico del Fis. Trattasi di una priorità rispetto ad altre attività aggiuntive attribuibili agli Ata e il compenso non può essere inferiore a quello già stabilito per la posizione economica.  Il tema dell’assistenza va valutato con riferimento al contesto lavorativo (presenza degli assistenti del comune, età dell’alunna/o, forza lavoro a disposizione della scuola). Sarebbe sbagliato da parte della  scuola  “scaricare”  sul  singolo  collaboratore  il problema dell’assistenza  senza puntare  sulla sua presa  in carico da parte del  team educativo. Ne consegue che  il contratto di  istituto, anche sulla base del Piano delle Attività del Dsga, diventa  lo strumento principe per regolare sul piano fattuale,  l’ambito,  le modalità di  esplicazione di questa  attività,  la  collaborazione  tra  le diverse figure  (docenti, dirigenti,  figure professionali messe a disposizione da Asl e EE.LL.),  le attività di formazione da promuovere e la retribuzione da stabilire. Si tratta di attività che chiamano in causa l’intera  comunità  educante.  Lasciarle  al  caso  o  dare  per  scontato  che  alla  fine  qualcuno  se  ne occuperà sarebbe un errore sul piano educativo e organizzativo, tanto più che la violenza dei tagli apportati agli organici Ata insieme al contenimento delle supplenze imposto dalla legge di stabilità 2015  rendono complicate  le cose da  tutti  i punti di vista, mettendo  la scuola nelle condizioni di dover affrontare un massimalismo di bisogni a fronte di un minimalismo di risorse.   In questo quadro puntare sul valore della collaborazione fra i componenti del gruppo di lavoro è condizione essenziale per elaborare e realizzare  il progetto educativo di  integrazione scolastica e sociale del bambino/ragazzo con disabilità. Fondamentali sono  il ruolo del Dirigente scolastico,  la continuità fra  il personale,  le azioni di formazione e  la definizione di un patto di regole condivise per dare certezza agli operatori e all’utenza.  L’assistenza  ai  disabili  e  la  somministrazione  di  farmaci  a  cura  di  Luca  Benci  (esperto  di legislazione sanitaria)  L’evoluzione  della  figura  del  collaboratore  scolastico  è  in  linea  con  i  mutati  bisogni  della popolazione  scolastica.  Dalla  custodia  degli  anni  Settanta  ai  più  complessi  bisogni  –  anche  di natura  assistenziale  –  che  si manifestano  in  relazione  alla  presenza  degli  alunni  con  disabilità (come oggi si usa correttamente chiamare in luogo delle definizioni più penalizzanti e segregative come  handicappato,  portatore  di  handicap  ecc.)  all’interno  delle  scuole  e  un  tempo sostanzialmente assenti. 

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Importanti  leggi  nazionali  riconoscono  al  minore  disabile  il  diritto  di  essere  assistito:  dalla Costituzione, alle norme  istitutrici del Servizio sanitario nazionale e ad alcune  leggi specifiche.  In particolare  la  legge  104/92  stabilisce  il  “diritto  all’educazione  e  all’istruzione”  del  bambino handicappato a cui è garantito  l’inserimento negli asili nido e poi  in avanti nelle sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle  istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle  istituzioni universitarie. La stessa  legge 104/92 riconosce e promuove  l’integrazione scolastica che “ha come obiettivo  lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata nell’apprendimento, nella comunicazione, nelle  relazioni  e  nella  socializzazione”  e  ha  modo  di  specificare  che  l’esercizio  del  diritto all’educazione e all’istruzione “non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all’handicap”.  Quindi  il minore  con  difficoltà  ha  il  diritto  ad  essere  assistito  anche  nella  scuola  in modo  da rendere effettiva l’integrazione all’interno del percorso formativo e educativo.  Nel  concetto  di  assistenza  alla  persona  rientrano  sicuramente  tutte  le  attribuzioni  legate  al soddisfacimento  dei  bisogni  naturali  della  persona  stessa  (alimentazione,  vestizione,  igiene personale  ecc.)  che  rientrano  nell’alveo  dell’assistenza  di  base  non  qualificata.  Questa  è effettuabile, in ambiente scolastico, in base dell’organizzazione del lavoro, dalle figure con compiti di assistenza (collaboratore/ educatore) che ruotano intorno all’alunno con disabilità. Il  discrimine  tra  l’assistenza  di  base  (effettuabile  da  chiunque)  e  l’assistenza  qualificata (effettuabile solo da professionisti sanitari) passa attraverso la complessità delle azioni da porre in essere  (un atto  che necessita di  formazione qualificata) o dalla  complessità delle  condizioni del disabile (l’atto è semplice ma le condizioni del disabile sono tali da consigliarne l’effettuazione da parte di un professionista della salute). A  titolo esemplificativo  si potrebbero  segnalare – all’interno dell’assistenza di base –  le attività legate alle c.d. “attività di vita” dello studente disabile che sono in diretta relazione ai suoi bisogni fondamentali su cui si deve  incentrare  il supporto al deficit di sufficienza tra cui  incentreremo  la nostra attenzione sui bisogni di alimentazione e di igiene.  Per  il primo,  l’attenzione deve essere posta non soltanto nelle attività semplici di supporto quali imboccare lo studente, ma anche ai suoi diversi regimi dietetici in relazione a eventuali patologie o intolleranze alimentari, al corretto utilizzo di eventuali integratori o prodotti dietoterapici. Diventa  assistenza  qualificata  e  quindi  necessitante  di  professionalità  sanitaria  laddove  si richiedono speciali supporti per l’alimentazione utilizzabili solo da chi ha specifiche conoscenza. È il caso, ad esempio, dell’alimentazione artificiale.  L’igiene personale e sua qualificazione giuridica  Per  il bisogno di  igiene,  invece,  l’opera del collaboratore scolastico o dell’educatore (se previsto) agisce  in  relazione  ai  bisogni  legati  alle  evacuazione  intestinali  e  urinarie  o  all’assistenza  alle ragazze – ovviamente in età fertile – per le problematiche connesse ai cicli mestruali. Non si tratta quindi di un bisogno di igiene all’origine in quanto soddisfatto dalle famiglie prima dell’ingresso a scuola. L’intervento richiesto ed esigibile da parte del collaboratore scolastico/educatore è esattamente quello che viene posto in essere in ambito familiare.  Si  possono  registrare  criticità  e  imbarazzi  legati  alla  non  coincidenza  di  genere  – maschile  e femminile  –  tra  chi  assiste,  il  collaboratore,  e  chi  è  assistito,  lo  studente.  Sono  problematiche conosciute  anche  in  ambito  sanitario  che  possono  trovare  la  soluzione  in  sede  organizzativa prevedendo  sempre  la presenza di un numero adeguato di collaboratori  scolastici di entrambi  i sessi.  Per  rendere  esigile  fino  in  fondo  tale  diritto  sarebbe  opportuna  una  maggiore consapevolezza  del  problema  e  la  creazione  di  un  sistema,  impostato  su  una  solida  base 

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normativa,  che  adesso  non  c’è,  per  l’attribuzione  di  un  numero  aggiuntivo  di  collaboratori scolastici a favore di quelle scuole frequentate da alunni con disabilità. Ma come sappiamo proprio su questo punto i tagli di personale, operati dai decisori politici, aprono molte contraddizioni.  Il  limite  all’assistenza  di  base  può  trovarsi,  anche  in  questo  caso,  nella  presenza  di  particolari presìdi  (cateteri  vescicali,  uretrali,  stomie  intestinali)  che  possono  richiedere  la  presenza  di personale  sanitario  (non  sempre,  in  realtà). Una  parte  di  queste  attività,  ben  potrebbe,  dietro breve attività  formativa, essere svolta dai collaboratori scolastici. Quanto meno nessun ostacolo giuridico al loro svolgimento. Il bisogno di  igiene personale non richiede, se espletato da  terzi – generalmente,  l’intervento di una figura qualificata, quanto meno da un punto di vista strettamente sanitario. Questa si rende necessaria quando per  le modalità necessarie per  l’effettuazione, per  i concomitanti problemi di salute, per  il rischio che tali attività possono comportare,  l’esecuzione di dette attività  impone  la presenza  o  la  diretta  effettuazione  della  figura  di  supporto  (educatore)  oggi  a  disposizione  dei Comuni  e  delle  Aziende  sanitarie  locali.  In  ambiente  ospedaliero  –  va  da  sé  –  che  può  essere necessario anche l’intervento infermieristico.  La problematica della somministrazione dei farmaci a scuola  Un punto di maggiore complessità – viste  le  implicazioni di responsabilità correlate – riguarda  la somministrazione  di  farmaci  per  patologie  acute  o  croniche  con  maggiori  implicazioni  per  le terapie c.d. Salvavita, come per esempio la terapia insulinica a bambini diabetici (ma non solo). È utile  sottolineare  che  il profilo del Collaboratore  scolastico non  fa nessun  richiamo all’attività della somministrazione dei farmaci. Su questo punto è intervenuta una circolare del Ministero del 25 novembre 2005, avente proprio per  oggetto  la  “somministrazione  farmaci  in  orario  scolastico”,  che  ha  recepito  le “Raccomandazioni” approvate dalla Conferenza Stato‐Regioni al cui  interno sono contenute delle “linee guida per la definizione degli interventi finalizzati all’assistenza di studenti che necessitano di somministrazione di farmaci in orario scolastico, al fine di tutelarne il diritto allo studio, la salute ed il benessere all’interno della struttura scolastica”.  I presupposti affinché possa avvenire la somministrazione da parte del personale scolastico sono i seguenti: 

a) l’autorizzazione specifica rilasciata dal competente servizio delle aziende sanitarie locali; b) la  somministrazione  non  deve  richiedere  il  possesso  di  cognizioni  specialistiche  di  tipo 

sanitario; c) la somministrazione non deve richiedere  l’esercizio di discrezionalità tecnica da parte del 

somministrante.  Dopo avere specificato che la somministrazione di farmaci agli alunni in orario scolastico coinvolge le  famiglie,  la  scuola  in  tutte  le  figure  (dirigente  scolastico, personale docente e ATA) e  i  servizi sanitari  citando  esplicitamente  per  questi  ultimi  i medici  di  base  (rectius medici  di medicina generale) e le aziende sanitarie. La  valutazione  della  “fattibilità  delle  somministrazioni  di  farmaci  da  parte  di  personale  non sanitario” competono ai medici di base. I dirigenti  scolastici,  in  seguito alla  richiesta di  somministrazione di  farmaci  in ambito  scolastico devono  concedere  l’autorizzazione  all’accesso  ai  locali  scolastici  durante  l’orario  di  scuola  ai genitori o a loro delegati per la somministrazione di farmaci. Inoltre i dirigenti devono individuare tra  il personale docente e ATA  chi abbia  seguito  specifici  corsi di pronto  soccorso e valutare  la possibilità di provvedere a una specifica formazione. 

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Qualora non vi sia alcuna disponibilità da parte del personale scolastico o  laddove sia necessaria un’assistenza qualificata i dirigenti scolastici dovranno attivare apposite convenzioni con strutture sanitarie e di volontariato. Non sembra una disposizione risolutiva del problema. Si conta infatti sulla mera “disponibilità” del personale  docente  e  ATA  senza  alcuna  reale  indicazione  organizzativa.  Le  uniche  apprezzabili indicazioni  sono  date  dai  presupposti  alla  somministrazione,  soprattutto  laddove  si  vincola  la somministrazione alla mancanza di conoscenze specifiche di assenza di discrezionalità. Sulla  stessa  linea d’onda una Regione,  la  Toscana, è  intervenuta  con un protocollo  terapeutico (reperibile in rete), i cui criteri generali per la somministrazione dei farmaci in ambito scolastico da parte  di  personale  non  sanitario  sono  i  seguenti:  l’assoluta  necessità;  la  somministrazione indispensabile in orario scolastico, la non discrezionalità da parte di chi somministra e la fattibilità della somministrazione da parte di personale non sanitario. Anche  in  questo  caso  –  e  non  potrebbe  essere  altrimenti  vista  la mancanza  di  una  normativa specifica – in presenza di personale “disponibile”. Gli  strumenti  professionali  da  approntare  da  parte  delle  aziende  sanitarie  sono  relativi  alla presenza  di  uno  specifico  piano  di  trattamento  che  renda  ben  chiaro  il  concetto  di  “presa  in carico”  del  bambino  disabile  e  la  limitazione  di  responsabilità  alla  pura  corretta  esecuzione dell’atto da parte del personale scolastico. Altri protocolli d’Intesa sulla somministrazione dei farmaci a scuola sono reperibili in rete come nel caso della regione Emilia Romagna  Altre attività assistenziali  Possiamo  in  via  di  ipotesi  pensare  all’evoluzione  delle  attività  di  carattere  assistenziale  che potranno – nel prossimo  futuro –  rendersi necessarie per una più  compiuta  trasformazione del ruolo del collaboratore scolastico sul versante assistenziale e, soprattutto, per  il soddisfacimento dei  bisogni  assistenziali  crescenti  che  si  verificano  nelle  scuole..  Si  può  pensare  all’obbligatoria frequenza a un corso di primo soccorso, di corsi certificati di pronto soccorso come il B.L.S (Basic life  support),  corsi  per  l’acquisizione  di  conoscenze  relative  alla  alimentazione  tramite  sondino naso‐gastrico, corsi per il supporto alla respirazione ecc. Si  tratta di attività che a domicilio svolgono  i parenti e,  in generale,  i c.d. caregivers, che hanno oramai perso una reale connotazione di carattere professionale per assumere  la caratteristica di attività sanitaria eseguibile dalla popolazione o, al più, di atti sanitari “relativamente liberi” come ha avuto modo di definirli la Corte di cassazione.  L’intervento di altri operatori e professionisti della salute   Concludiamo  con  una  panoramica  delle  figure  che  possono  intervenire  nell’assistenza  allo studente disabile. 

1. L’operatore socio‐sanitario. Si tratta di una figura di assistenza di base di carattere generale che  può  intervenire  se  i  problemi  di  carattere  sanitario  sono  risolvibili  senza  particolari qualificazioni; esiste una figura particolarmente qualificata di operatore socio‐sanitario. Si tratta  di  operatori  socio‐sanitari  di  base  che  hanno  frequentato  un  ulteriore  corso denominato di “formazione complementare”. Le ulteriori conoscenze acquisite lo abilitano alla somministrazione di farmaci per via naturale e intramuscolare; 

2. L’infermiere (professionale).  Interviene  in casi di assistenza sanitaria qualificata  legata alla prevenzione di eventi, al riconoscimento precoce di sintomatologie di quadri clinici di una certa complessità e per  l’esecuzione di  tecniche quali  la somministrazione di  farmaci per via  orale,  intramuscolare,  sottocutanea,  endovenosa.  Compete  all’infermiere  inoltre 

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l’assistenza ad alunni portatori di cateteri vescicali, sondini nasograstrici ecc. È comunque la figura di riferimento dell’operatore socio sanitario; 

3. Il  logopedista. È  lo specialista della riabilitazione del  linguaggio. Interviene quindi  in tutti  i casi di presenza di patologie che provocano disturbi della voce, della parola, del linguaggio orale e scritto e degli handicap comunicativi; 

4. L’educatore professionale. Figura a cavallo tra l’ambito sociale e quello sanitario. Interviene per  le  situazioni  di marginalità,  di  devianza,  di  disturbi  psichici  e  di  tossicodipendenza. Programma, gestisce e verifica  interventi educativi mirati al recupero e allo sviluppo delle potenzialità dei soggetti  in difficoltà per  il raggiungimento di  livelli sempre più avanzati di autonomia. Nell’ambito dei  servizi ha una  funzione assistenziale  in collaborazione con  le altre figure professionali.  

  

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PRIVACY E TRASPARENZA NELLE RELAZIONI SINDACALI  Il  “diritto  alla  protezione  dei  dati  personali”  sancito  dal  DLgs  196  del  30  giugno  2003  è  un prerogativa  fondamentale  della  persona  ‐  come  afferma  anche  l’art.  8  della  Carta  dei  Diritti Fondamentali  dell’Unione  Europea del  7  dicembre  2000  ‐  ed  è  diverso  dal  semplice  diritto  alla riservatezza. La prima regola del Codice Privacy, entrato in vigore il 1. gennaio 2004, è: “Chiunque ha diritto alla protezione dei dati personali che lo riguardano. Il presente testo unico garantisce che il trattamento dei dati personali si svolga nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, nonché della dignità dell’interessato, con particolare riferimento alla riservatezza, all’identità personale e al diritto alla protezione dei dati personali. Il trattamento dei dati personali è disciplinato assicurando un elevato  livello di tutela dei diritti e delle libertà”. Il Codice Privacy ha come finalità sia la difesa della privacy sia la protezione dei dati personali. I dati personali sono: 

• dati  identificativi, che permettono  semplicemente  l’identificazione diretta dell’interessato (ad es. cognome e nome, codice fiscale, codice sanitario, ecc.); 

• dati  comuni  o  ordinari, una qualunque  informazione  relativa  a persona  fisica o  giuridica identificata o identificabile; 

• dati sensibili, idonei a rivelare direttamente o indirettamente: • l’origine razziale ed etnica • le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere • le opinioni politiche • l’adesione a partiti e/o a sindacati • l’adesione  ad  associazioni  od  organizzazioni  a  carattere  religioso,  filosofico,  politico  o 

sindacale • lo  stato  di  salute  (compresi  stati  quali:  handicap,  menomazioni  fisiche,  gravidanza  e 

puerperio, dati genetici e biometrici, infortuni) • la vita sessuale (compresi cambio di sesso, omosessualità, inclinazioni particolari); • dati  giudiziari,  idonei  a  rivelare  direttamente  o  indirettamente  l’iscrizione  nel  casellario 

giudiziale a seguito di condanna penale  (compresa  l’iscrizione nell’anagrafe delle sanzioni amministrative dipendenti da reato), oppure lo stato di imputato o di indagato. 

 Il DLgs 196/03 prevede che il trattamento dei dati sensibili e giudiziari da parte di soggetti pubblici sia consentito solo se autorizzato da espressa disposizione di legge nella quale sono specificati i tipi di  dati  che  possono  essere  trattati,  le  operazioni  su  di  essi  eseguibili  e  le  finalità  di  rilevante interesse pubblico perseguite con quel trattamento.  La norma che autorizza  le  istituzioni scolastiche a  trattare dati sensibili e giudiziari di personale, famiglie e alunni è il Regolamento sui dati sensibili e giudiziari trattati dal MIUR, D.M. n. 305 del 7 dicembre 2006, che elenca in 7 schede tutti i dati sensibili e giudiziari che possono essere trattati, i provvedimenti per i quali i dati sono trattati e le operazioni che su di essi possono essere eseguite, indicando le finalità di rilevante interesse pubblico perseguite e le fonti normative di riferimento.  In base al Codice della Privacy dati personali come, ad esempio, i tabulati relativi alla liquidazione del salario accessorio al personale non sono dati sensibili e pertanto possono essere trattati, per funzioni  istituzionali come è  il caso del mantenimento di corrette relazioni sindacali, anche senza l’autorizzazione dei diretti interessati. In  questo  quadro  la  consegna  di  un  prospetto  riepilogativo  alla  RSU  dei  compensi  erogati  al personale si configura come un passaggio essenziale per garantire quanto prescritto dal contratto 

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(art.  6  comma  2  punto  l):  “verifica  dell’attuazione  della  contrattazione  collettiva  d’istituto sull’utilizzo  delle  risorse.  Dunque,  secondo  il  Ccnl,  la  consegna  di  questi  dati  non  costituisce violazione della privacy ma è funzionale all’esercizio di corrette relazioni sindacali.  Di diverso avviso è  invece  il Garante per  la protezione dei dati personali che sull’argomento si è espresso con  la nota prot. 28510/90946 del 7 ottobre 2014. Esso è del parere che  l’informativa sindacale  sui  compensi  erogati  ai  lavoratori  debba  limitarsi  ai  soli  aggregati  finanziari.  Tale interpretazione a nostro parere non è coerente con  le  finalità e  le volontà delle parti contraenti che,  in sede di  rinnovo del Ccnl, proprio per  la peculiarità delle  funzioni degli organi collegiali e delle  prerogative  stesse  del  Dirigente  Scolastico,  avevano  voluto  garantire  alla  delegazione sindacale  trattante  l’acquisizione,  a  consuntivo,  di  elementi  utili  a  verificare,  la  corretta applicazione  dei  criteri  di  quanto  già  concordato  per  ripartizione  del  fondo  d’istituto  e  per l’attribuzione dei compensi accessori. La giurisprudenza in più occasioni si è espressa a favore del principio della trasparenza, obbligando i dirigenti  scolastici a  fornire al  sindacato  l’informazione  successiva  su nominativi e  sugli  importi percepiti dai lavoratori a titolo di salario accessorio. Pertanto, in attesa del prossimo rinnovo del Ccnl, che è l’unica sede utile a fare chiarezza una volta per tutte, suggeriamo di  inserire nel contratto di  istituto  l’obbligo di questa  informativa da parte del  dirigente  scolastico  alla  RSU  al  solo  fine  di  consentire  al  sindacato  la  verifica  sull’esatta applicazione  del  contratto.  Un  utilizzo  diverso  di  questi  dati  come  la  loro  diffusione,  tramite affissione all’albo, sarebbe contrario ai principi di pertinenza e non eccedenza previsti dallo stesso Codice (artt. 11 e 19).    

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ORDINE DEL GIORNO DEL COMITATO DIRETTIVO NAZIONALE DELLA FLC CGIL SULLA LEGGE DEL GOVERNO SULLA SCUOLA 

 Il Comitato Direttivo nazionale della FLC CGIL, riunitosi il giorno 20 luglio 2015, esprime un giudizio fortemente negativo sulla legge n. 107 e ne rigetta decisamente i contenuti fondamentali. La  legge 107 è  fondata  su di un  impianto arretrato e autoritario, che nega democrazia e diritti, privo  di  una  visione  strategica  e  in  contrasto  con  i  principi  costituzionali  della  libertà  di insegnamento e del diritto allo studio. Peggiorerà  la qualità della scuola pubblica e aumenterà  le disuguaglianze sociali e territoriali del Paese. Essa,  inoltre, favorisce finanziariamente  le scuole private, trasferisce ampi poteri di  intervento al Governo  attraverso  un  numero  eccessivo  di  deleghe,  peraltro  non  ben  delineate  sul  piano  dei principi e dei  criteri  su cui esse devono essere esercitate, afferma una gestione aziendalistica e autoritaria  della  scuola,  scardinando  l’autonomia  scolastica  e  consegnando  le  istituzioni scolastiche a un rapporto subalterno con le imprese.  La FLC CGIL ribadisce anche il giudizio negativo sul Jobs Act e i decreti attuativi che tolgono diritti ai  lavoratori  e  stabiliscono un ulteriore  attacco  all’obbligo  scolastico  con  l’attivazione di  estese sperimentazioni  di  apprendistato,  a  partire  dai  15  anni,  e  il  trasferimento  delle  competenze relative alla scuola secondaria di ll grado al ministero del lavoro. Nonostante le dichiarazioni e la propaganda dei media, allineati al pensiero governativo, non viene risolto il problema del precariato. Le assunzioni sono di gran lunga inferiori a quanto annunciato e vengono  tagliati  fuori decine di migliaia di docenti e Ata che  la giustizia europea ha  imposto di stabilizzare per i diritti da essi maturati, prima che si proceda alla regolare indizione dei concorsi. Con  arroganza  e  supponenza,  attraverso  questa  legge,  il  Governo  ha  voluto  scardinare  la contrattazione sulle materie di pertinenza negoziale e limitare ogni forma d’intervento sindacale. Si vuole cancellare la partecipazione anche attraverso gli organi consultivi istituzionali, come il CSPI appena eletto il 28 aprile 2015. È evidente la volontà di sostituire la contrattazione collettiva con una pratica neocorporativa attribuendo ai dirigenti scolastici e ai comitati di valutazione funzioni e autorità salariali. Coerentemente con quanto  sostenuto nel corso delle  lunghe  lotte unitarie che hanno visto una partecipazione e una mobilitazione, fra le più ampie di sempre, di docenti, Ata, dirigenti, studenti, genitori, mondo accademico, associazioni e movimenti, è prioritario approntare tutti gli strumenti necessari per far sì che le misure destinate a stravolgere i cardini democratici e partecipativi della scuola pubblica non vengano portate a effetto. La nostra mobilitazione contro i contenuti inaccettabili di questa legge deve continuare con forza e determinazione nelle scuole e nel Paese, con  la partecipazione delle RSU e degli organi collegiali. L’azione di contrasto alla  legge e  l’affermazione di una diversa  idea di scuola va coniugata con  la rivendicazione del rinnovo del contratto nazionale nei settori pubblici.  Per questo, il Comitato Direttivo nazionale della FLC CGIL propone un piano di iniziative, a partire dal  primo  giorno  di  scuola,  e  dà mandato  alla  Segreteria  nazionale  di  compiere  tutti  i  passi necessari  per  mantenere  un  profilo  fortemente  unitario  delle  mobilitazioni  con  le  altre Organizzazioni sindacali, coinvolgendo anche studenti, genitori, associazioni, movimenti e  le altre categorie di  lavoratori. La  lotta contro  l’applicazione della  legge deve essere parte fondamentale di quella più generale per  l’alternativa alle politiche del Governo che danneggiano  i  lavoratori,  i pensionati,  i precari.  La battaglia per una vera buona  scuola deve  coinvolgere parti  sempre più ampie  della  società,  perché  da  un’istruzione  di  qualità  e  garantita  a  tutti  dipendono  il  valore attribuito al lavoro, l’uguaglianza sociale e la democrazia.  

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Queste le principali proposte di lavoro e le mobilitazioni di dirigenti, docenti e ATA: • Iniziative  sindacali:  assemblee  unitarie,  negli  istituti  e  fuori,  il  primo  giorno  di  scuola; 

assemblea nazionale unitaria delle RSU l’11 settembre a Roma;  • ricorsi  giudiziari:  valutazione  con  gli  uffici  legali  dei  profili  di  illegittimità  e  di 

incostituzionalità contenuti nel testo normativo (lesione del diritto allo studio, della libertà di  insegnamento, delle prerogative contrattuali, delle prerogative degli Organi collegiali e in particolare del Collegio dei docenti, ecc.); 

• strumenti operativi: apprestare strumenti di lettura e interpretazione del testo di legge e di linee  guida  che  indichino  a  dirigenti  scolastici,  docenti  e  Ata,  nonché  ai  genitori  e  gli studenti le modalità per non applicare le parti che ledono il diritto allo studio, la libertà di insegnamento,  la  collegialità  e  le  prerogative  negoziali  quale  unica  sede  dove  possono essere  discusse  e  attribuite  le  risorse  dei  200  milioni  del  cosiddetto  bonus  docente, togliendolo  al  Comitato  di  valutazione.  Su  queste  risorse  è  indispensabile  che  all’inizio dell’anno scolastico le RSU chiedano ai dirigenti l’apertura immediata del tavolo negoziale, affinché esse  siano utilizzate  con  le  finalità e  i  criteri del  FIS e  in  coerenza  con  i POF. È necessario che i collegi dei docenti sostengano le azioni delle RSU con specifiche delibere. 

• Il Comitato di valutazione deve limitare il suo intervento all’anno di prova dei neo immessi in  ruolo.  I  collegi  dovranno  sostenere,  con  appositi  ordini  del  giorno,  la  battaglia  dei colleghi  che  parteciperanno  ai  Comitati  di  valutazione  per  ricondurre  l’utilizzo  dei finanziamenti  del  bonus  alla  contrattazione  di  istituto,  condividendo  la  decisione  nei consiglio di istituto con genitori e studenti. 

• Inoltre, per ciò che concerne gli aspetti più propriamente professionali, in coerenza con le lotte finora svolte, bisogna impegnarsi a salvaguardare sia l’autonomia docente, tenendola al  riparo  da  una  valutazione mortificante  e  inaccettabile  in  quanto  basata  su  criteri  e meccanismi  che  rompono  il  principio  della  collegialità,  che  l’autonomia  del  dirigente, spogliato  della  sua  specificità  scolastica  e  ridotto  a  un  ruolo  gerarchico‐burocratico  e  a funzione  di  autorità  salariale,  del  tutto  estranei  al  suo  profilo  di  dirigente  educativo  ed esponente di una comunità autonoma e di un organo costituzionale;  

• sul  piano  sindacale  si  apra  una  stagione  di  lotta  (si  lavorerà  per  giungere  ad  una manifestazione  nazionale  a  ottobre  con  sciopero  generale)  per  la  riconquista  dei  tavoli contrattuali nazionali in tutti i settori pubblici. In questo contesto si valuterà l’opportunità di  procedere  al  blocco  delle  attività  aggiuntive  di  docenti  e  ATA.  Tutto  ciò  al  fine  di ottenere nella prossima legge di stabilità uno stanziamento di risorse adeguate al recupero del potere di acquisto dei salari. Si tratta di un diritto esigibile sancito anche dalla recente sentenza della Corte costituzionale. A  settembre ci  sarà  l’audizione  sul  ricorso promosso dalla  FLC  per  rivendicare  il  rinnovo  dei  contratti  in  tutti  i  settori  della  conoscenza.  Tale diritto  non  può  essere  aggirato  con  tecniche  dilatorie  come  quella  della  preventiva  e pregiudiziale  richiesta  di  definizione  dei  comparti  (Legge  Brunetta),  da  rinviare  a  un momento successivo alla conclusione delle trattative. In questa direzione è auspicabile un forte coordinamento della Confederazione che faccia da connettore con  le altre categorie del  pubblico  impiego  per  accelerare  l’apertura  dei  tavoli  negoziali,  parte  economica  e normativa,  e,  in  assenza  di  risposte,  promuovere  le  necessarie  iniziative  di  lotta.  È necessario verificare  la possibilità di definire piattaforme unitarie  in tutti  i comparti della conoscenza, sulla base delle proposte approvate dal Comitato direttivo. 

• Infine, sulla proposta del referendum abrogativo. Pur consapevoli delle criticità e incognite che tale strumento presenta, la FLC ritiene che possa essere una strada da percorrere, nei tempi opportuni, per contrastare questa  legge. Occorre però che  l’iniziativa  referendaria sia sostenuta da un vasto schieramento di forze sociale, di personalità della cultura, partiti e  associazioni.  I  contenuti,  i  tempi  e  i modi  di  procedere  devono  essere  concordati  e 

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condivisi  largamente dal basso e da quanti hanno animato  le mobilitazioni di questi mesi, unitamente  alle  proposte  che  in  questi  anni  abbiamo  fatto  per  rafforzare  e  rilanciare l’assetto e il ruolo democratico della scuola della Costituzione. Il CDN deciderà le forme di adesione e sostegno da parte della FLC. 

 Il Comitato Direttivo Nazionale della FLC CGIL  impegna  tutto  il gruppo dirigente a elaborare un piano di azioni che sia  in grado, a partire dall’ultima decade di agosto, di coinvolgere  le RSU e  il quadro diffuso della nostra organizzazione sulle iniziative di mobilitazione decise  in modo ampio, diffuso e capillare a partire dall’inizio dell’anno scolastico. È fondamentale che la Confederazione, a  tutti  i  livelli,  sostenga  la  mobilitazione  e  valorizzi  la  funzione  sociale  della  scuola  pubblica ricomponendo  lotte  e  vertenze  dell’insieme  del mondo  del  lavoro.  Per  questo,  dal movimento della  scuola deve partire un appello a  tutto  il mondo del  lavoro per  la costruzione di un  fronte comune di iniziative.                        Hanno lavorato alla stesura di questo materiale Americo Campanari Gigi Caramia Gianni Carlini Armando Catalano Stefania Chiodi Roberta Fanfarillo Grazia Frilli Raffaele Miglietta Anna Maria Santoro  In redazione Corrado Mercuriali e Fabio Mancini 

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La legge sulla scuola (L. 107/2015):le valutazioni della FLC CGIL

e le iniziative di contrasto per l’inizio dell’a.s. 2015/2016

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La legge sulla scuola n. 107 del 13 luglio 2015

Il nostro giudizio è fortemente negativo per:

- i gravi aspetti di incostituzionalità

- la lesione delle prerogative contrattuali

- l’attacco ai diritti dei lavoratori (anche precari)

- il ridimensionamento del ruolo degli organi collegiali

- la riduzione del diritto allo studio

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La legge sulla scuola n. 107 del 13 luglio 2015

Aspetti di incostituzionalità della nuova legge:

- colpita la libertà di insegnamento con chiamata diretta dei docenti e sistema premiale autoritario

e discriminatorio

- ridotte le prerogative degli Organi Collegiali in rapporto ai poteri del Dirigente Scolastico

- esautorato il CSPI appena eletto

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Colpite le prerogative contrattuali:

- si interviene per legge su ambiti propri della contrattazione: mobilità, professionalità, retribuzione accessoria, …

- tutte le disposizioni contrattuali in contrasto con la legge vengono disapplicate

La legge sulla scuola n. 107 del 13 luglio 2015

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Altri punti negativi rilevanti:

-non risolto il problema del precariato, anzi aumentano discriminazioni ed esclusioni

-ampi poteri al Governo con le deleghe

-favorito il finanziamento delle scuole private

La legge sulla scuola n. 107 del 13 luglio 2015

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La mobilitazione e le iniziative di contrastoalla L. 107/2015

Occorre assumere fin da subitoazioni di contrasto in grado di impedire

i danni irreparabili che la legge può determinare alla scuolaa partire dagli effetti più immediati

(bonus docenti, comitato valutazione, precariato)

Tali iniziative si dovranno sviluppare a livello nazionale e di scuola

attraverso Collegio Docenti, Consiglio d’Istituto, RSUe dovranno coinvolgere

gli studenti e i genitori oltre che tutti i lavoratorie le organizzazioni sindacali unitariamente

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Iniziative concordate tra FLC CGIL, Cisl scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda

A livello nazionale:

- impugnativa al Tar Lazio del decreto che esclude dalle immissioni in ruolo i precari con i requisiti della Corte di

Giustizia europea

- impugnativa su altri aspetti della legge (chiamata diretta, merito, Cspi, ecc) appena disponibili i decreti attuativi al fine di

accertarne i profili di incostituzionalità

- assemblea nazionale unitaria a Roma delle RSU dell’11 settembre 2015

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Iniziative concordate tra FLC CGIL, Cisl scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda

A scuola:

Il Collegio dei DocentiElegga i suoi due rappresentanti nel Comitato di Valutazione con il

preciso mandato: -che operi per la sola valutazione del periodo di prova ai fini della

conferma in ruolo dei neo assunti-il premio in danaro da distribuire ai docenti sia materia negoziale.

-l’individuazione dei criteri vada trasferita al tavolo di intesa fra DS e RSU.

-non possa esserci alcuna valutazione della qualità individuale dell’insegnamento o sui risultati del singolo docente

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Il Consiglio di Istitutoil Docente, i Genitori, lo Studente (alle scuole superiori) che si

candidano al Comitato di Valutazione aderiscano con una dichiarazione espressa al deliberato del Collegio Docenti

rimettendo la partita salariare al tavolo negoziale.

La non partecipazione ai lavori del Comitato di Valutazione delle su citate componenti invaliderà qualsiasi azione di valutazione

individuale

Iniziative concordate tra FLC CGIL, Cisl scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda

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I Dirigenti ScolasticiRifiutino di entrare in conflitto con le prerogative degli Organi Collegiali, condividano le delibere maggioritarie degli OO.CC. per le scelte organizzativo-didattiche e si affidino alle intese con le RSU per le decisioni in materia retributiva

Qualsiasi ingerenza del DS sul piano organizzativo e didattico e sul piano “dell’impiego” dei docenti (comma 1 art. 5 Regolamento autonomia)entrerebbe in contraddizione con le prerogative degli Organi Collegiali che vigono intatte nella loro integrità.

Iniziative concordate tra FLC CGIL, Cisl scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda

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Il personale ATAComponente del Consiglio di istituto, che si troverà ad eleggere il

rappresentante dei genitori o degli studenti nel Comitato di valutazione richiederà a chi si candida di impegnarsi ad aderire al

deliberato del Collegio dei Docenti sul rinvio al tavolo negoziale dei criteri e dei compensi per la distribuzione di queste risorse

aggiuntive.

Sarà un’altra modalità di protesta contro una legge che li ha totalmente ignorati

Iniziative concordate tra FLC CGIL, Cisl scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda

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Le RSUchiedano l’apertura del confronto sindacale per definire

un’ intesa sui criteri e i compensi per distribuire le risorse aggiuntive (quelle del bonus) al personale docente impegnato in attività

aggiuntive.

Il bonus scuola, attribuito discrezionalmente e selettivamente dal DS, è inaccettabile e inammissibile.

Le risorse del bonus (200 milioni) vanno ricondotte all’interno della procedura negoziale fra DS e RSU per riconoscere l’impegno

collegiale e aggiuntivo dei docenti e come risarcimento delle risorse sottratte in questi anni al FIS

Iniziative concordate tra FLC CGIL, Cisl scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda

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-Legge 107/2015: proseguiranno le azioni (sul piano legale esindacale) nei confronti degli ulteriori effetti della legge (chiamata diretta, mobilità, ecc). Non si esclude ricorso al referendum abrogativo, però a determinate condizioni consapevoli delle criticità e incognite che tale strumento presenta.

-Contratto: riconquista dei tavoli contrattuali nazionali in tuttii settori pubblici per il rinnovo del CCNL dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha ne ha sanzionato il blocco (in previsione una manifestazione nazionale a ottobre con sciopero generale)

Le iniziative successivein via di definizione

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• Rispondere all’emergenza salariale del personale della scuola i cui salari sono fermi da 6 anni

• Ripristinare le risorse tagliate al MOF• Valorizzare il personale con risorse aggiuntive, mediante un sistema

basato sull’esperienza professionale e l’anzianità, riconoscendo il lavoro collegiale e l’impegno aggiuntivo

• Portare a trasparenza l’orario di lavoro, gli obblighi di servizio e l’organizzazione del lavoro docente

• Valorizzare il lavoro Ata nel POF d’istituto• Parità di salario e di diritti senza discriminazioni per il personale

precario• Ripristinare un corretto sistema di relazioni sindacali

Le proposte FLC CGIL per il rinnovo contrattuale

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• Investimenti sulla scuola di 17 miliardi di euro per colmare lo scarto con il resto dell’Europa nel rapporto spesa istruzione/Pil

• Innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni• Istituzione dell’organico funzionale pluriennale stabile per docenti e

Ata per l’ampliamento dell’offerta formativa (generalizzazione delle scuola dell’infanzia, abbassamento del numero di alunni per classe, promozione dell’orientamento, prevenzione della dispersione, apertura al territorio, istituzione della figura tecnica nella scuola del primo ciclo)

• Piano di stabilizzazione del personale docente, educativo ed Ata che superi una volta per tutte il precariato nella scuola, salvaguardando e garantendo i diritti acquisiti di tutti

• Nuovo sistema di reclutamento e di formazione obbligatoria sia iniziale che in servizio

Le proposte FLC CGIL per il rilancio della scuola pubblica