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Nuova Umanità XXII (2000/3-4) 129-130, 447-461 IN DIFESA DELL’ANARCHISMO EPISTEMOLOGICO DI PAUL K. FEYERABEND «Ammetto che due più due fa quattro sia una cosa eccellente, ma, se si deve oramai fare l’elogio di tutto, vi dirò che anche due più due fa cinque è una cosina interessante». DOSTOEVSKIJ 1. A mo’ di giustificazione Uno dei tratti caratteristici delle idee, dello stile e della vita di Paul K. Feyerabend è sicuramente l’irriverenza e la vis polemi- ca. L’essere sempre fuori dagli schemi, nel pensiero come nei comportamenti, ha fatto sì che gli studiosi, che di lui si sono inte- ressati, subissero una sorta di processo di selezione naturale, che ha portato molti a liquidare in maniera superficiale il pensatore, troppo «anarchico», altri a sopravvalutare l’aspetto ironico pro- vocatorio delle sue argomentazioni. Esiste anche una terza posi- zione, che potremmo definire mediana, rispetto alle due sopra in- dicate, e cioè la posizione di chi, riconoscendo il valore, il rigore e l’originalità delle opere di Feyerabend, vorrebbe ricondurre le idee del filosofo austriaco nell’ambito dell’ortodossia. Ciò che colpisce però, è l’alto prezzo che occorre pagare affinché questa annessione del pensatore «dadaista» si compia. È questo che ci spinge a scrivere questa difesa. Una difesa dell’indifendibile. 2. Alla ricerca dei «princìpi» È certamente vero che «l’atteggiamento nei confronti di Paul K. Feyerabend di buona parte degli studiosi che se ne sono

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  • Nuova UmanitXXII (2000/3-4) 129-130, 447-461

    IN DIFESA DELLANARCHISMO EPISTEMOLOGICODI PAUL K. FEYERABEND

    Ammetto che due pi due fa quattrosia una cosa eccellente, ma, se si deveoramai fare lelogio di tutto, vi dirche anche due pi due fa cinque unacosina interessante.

    DOSTOEVSKIJ

    1. A mo di giustificazione

    Uno dei tratti caratteristici delle idee, dello stile e della vitadi Paul K. Feyerabend sicuramente lirriverenza e la vis polemi-ca. Lessere sempre fuori dagli schemi, nel pensiero come neicomportamenti, ha fatto s che gli studiosi, che di lui si sono inte-ressati, subissero una sorta di processo di selezione naturale, cheha portato molti a liquidare in maniera superficiale il pensatore,troppo anarchico, altri a sopravvalutare laspetto ironico pro-vocatorio delle sue argomentazioni. Esiste anche una terza posi-zione, che potremmo definire mediana, rispetto alle due sopra in-dicate, e cio la posizione di chi, riconoscendo il valore, il rigore eloriginalit delle opere di Feyerabend, vorrebbe ricondurre leidee del filosofo austriaco nellambito dellortodossia. Ci checolpisce per, lalto prezzo che occorre pagare affinch questaannessione del pensatore dadaista si compia. questo che cispinge a scrivere questa difesa. Una difesa dellindifendibile.

    2. Alla ricerca dei princpi

    certamente vero che latteggiamento nei confronti diPaul K. Feyerabend di buona parte degli studiosi che se ne sono

  • occupati e la valutazione della sua opera sono il larga misura in-fluenzati e condizionati dal tono volutamente provocatorio e irri-verente dei suoi scritti1. Questa presa di coscienza, che costitui-sce la prima fase del processo di annessione di cui sopra, sicura-mente positiva, perch mira ad addolcire la posizione di quei cri-tici troppo radicali o analfabeti e ad interessare maggiormente icosiddetti lettori della domenica 2; non significa per, per que-sto, che per dare credibilit alle tesi in esame, debbano venire tra-lasciati tutti quegli aspetti scomodi del pensiero anarchico, li-quidandoli semplicisticamente come provocazioni o eccessipolemici. Questo comportamento sembra infatti molto simile aquello tenuto da certi studiosi, come Laktos per esempio (chepure lo considerava, oltre che un grande amico, come il pi pro-fondo studioso di metodo scientifico dellultima met del secoloscorso), che Feyerabend definisce propagandisti i quali, purcomprendendo bene la forza delle sue argomentazione [le] tra-sformano sottomano [] in idee completamente diverse, che poicriticano o mettono in ridicolo 3; scrive ancora: Leggevano [icritici] insinuazioni come esposizioni dei fatti e scherzi comecommenti seri 4. Seppur preparato ed abituato allimpopolarit,umanamente soffr molto, fino alla depressione, a causa dellat-teggiamento ostile, della gelida accoglienza, ma soprattutto delgenerale fraintendimento che gli ambienti accademici mostraronorispetto alla sua opera principale Contro il Metodo 5. Questa co-munit [...] sembr provare un certo interesse per me, il che signi-fica che mi elev alla sua altezza, mi squadr rapidamente e mi la-sci di nuovo cadere. Mi fece apparire pi importante di quantonon avessi mai pensato di essere, mise in luce le mie insufficienze e

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    1 S. Tagliagambe, I presupposti dellanarchismo epistemologico di Paul K.Feyerabend, mimeo, 1995.

    2 Cos Feyerabend definisce alcuni tra i suoi critici, replicando agli stessinel capitolo 7 del suo La scienza in una societ libera, Feltrinelli, Milano 1981, p.81.

    3 Ibid., p. 86.4 P. K. Feyerabend, Ammazzando il tempo, Laterza, Bari 1994, p. 164.5 P. K. Feyerabend, Contro il Metodo: Abbozzo di una teoria anarchica della

    conoscenza, Feltrinelli, Milano 1979.

  • mi ricolloc nella posizione precedente. Questo mi disorientmolto 6.

    Affinch, per, la riabilitazione possa avvenire senza troppedifficolt e le sue idee possano venire liberamente propaganda-te, occorre, ed questo lalto prezzo da pagare di cui parlavo inapertura, sfrondare il pensiero anarchico di tutto ci che, trop-po anarchico, potrebbe influire in maniera rilevante sul main-stream filosofico: Oggi che questo pensatore critico e contestato-re non pi tra noi, (e non pu pi replicare) forse il caso dichiedersi che cosa ci sia dietro la scena del suo attacco contro ilmetodo 7. Andare alla ricerca dei princpi della filosofia di Fe-yerabend, del suo sistema, liberando le sue idee dal superfluocorredo di considerazioni antropologiche, artistiche, letterarie emetafisiche (questa , infatti, la seconda parte del processo diannessione), costituisce, a mio avviso, un tradimento dello spi-rito e delle finalit per cui queste idee sono state proposte. Ripor-tarle allinterno dellalveo della filosofia tradizionale, organica,equivarrebbe ad uno snaturamento dellintera opera del nostro.Prima di tutto perch questa, deliberatamente, non costituisce unsistema, e tantomeno vi si possono trovare dei princpi, dei det-tami metodologici validi in assoluto. Anything goes, [qualsiasicosa pu andare bene] infatti, scrive replicando alle critichepiovute su Contro il Metodo non lunico principio di unanuova metodologia da me raccomandata. Io non raccomando al-cuna metodologia, ma al contrario, affermo che linvenzione, laverifica, lapplicazione di regole e di criteri metodologici sono dicompetenza della ricerca scientifica concreta e non dei sogni deifilosofi 8.

    Una peculiarit delle idee di Feyerabend che esse si pon-gono non solo contro il metodo, ma soprattutto oltre il meto-do; si trovano cio due distinti livelli sui quali si muove la di-scussione: il primo livello quello adoperato per rivolgersi ai ra-

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    6 Ibid., pp.165-166.7 S. Tagliagambe, I presupposti dellanarchismo epistemologico di Paul K.

    Feyerabend, cit.8 P. K. Feyerabend, La scienza in una societ libera, cit., p. 78.

  • zionalisti, utilizzando le loro stesse armi (concetti, ragionamenti,idee, tipici della filosofia della scienza popperiana), per mostrarela debolezza, davanti alla storia delle scienze, di un ragionamen-to scientista e totalizzante; trovo appropriata in questo sensounespressione che C. Milosz utilizza per descrivere il filosoforusso Lev estov: Paradossalmente scrive Milosz intrapren-deva la sua guerra antirazionalistica usando come arma il pensie-ro razionale 9. Il secondo livello del discorso, invece, che possia-mo definire il suo metalinguaggio, non solo non utilizza gli stessistrumenti, ma anzi, ne nega la validit in termini assoluti: Mi sempre piaciuto discutere con i miei amici di religione, di arte, dipolitica, di sesso, di omicidi, di teatro, della teoria quantistica del-la misurazione e di molti altri argomenti. In queste discussioniprendevo ora una posizione ora laltra: cambiavo posizioni espesso anche il mio modo di vivere in parte per sfuggire allanoia, in parte perch sono un bastian contrario e in parte per lamia crescente convinzione che persino il punto di vista pi stupi-do e disumano ha qualche merito e vale la pena di provare a di-fenderlo 10.

    La principale lezione che pu dare oggi lanarchismo meto-dologico riguarda la priorit assegnata alla pratica scientifica sullariflessione epistemologica che, imponendosi ex-ante, corre il ri-schio di diventare autoritaria, impossessandosi ingiustamente deimeriti della scienza, con la quale per, a detta di Feyerabend,condivide solo il nome; questa epistemologia, dettando princpi ecriteri astratti, rigidi e semplicistici, non solo non aiuta il lavorodello scienziato, ma anzi lo vincola e lo costringe entro gabbie ar-tificiali che non gli sono proprie: Nel corso della loro ricerca infatti gli scienziati modificano i loro metodi, i loro procedi-menti, i loro criteri di razionalit, nello stesso modo in cui modifi-cano i loro strumenti di misura e le loro teorie, [...] non esisteneppure una regola, per quanto plausibile e logica possa sem-

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    9 estov o la purezza della disperazione, postfazione a Lev estov, Sulla bi-lancia di Giobbe, Adelphi, Milano 1991, p. 500.

    10 P. K. Feyerabend, Addio alla ragione, in Addio alla ragione, Armando,Roma 1990, p. 312.

  • brare, che non sia stata spesso violata durante lo sviluppo dellesingole scienze. Tali violazioni non furono eventi accidentali oconseguenze evitabili dellignoranza o della disattenzione 11.

    3. La morale storiografica o del sono tutte storie

    Analizzare lanarchismo metodologico o il dadaismonei termini di una nuova metodologia, interpretarlo in terminiprescrittivi, come una serie di criteri astratti per risolvere i tradi-zionali quesiti epistemologici come il problema della demarcazio-ne, per esempio, significa travisarne completamente le finalit,costituisce il secondo aspetto del tradimento.

    Tra i punti principali della metodologia neopositivistica, nelmirino delle critiche di Feyerabend, oltre a quello della ricercadelloggettivit la scienza infatti oggettiva, perch valuta egiudica le proprie teorie con criteri indipendenti da queste stesseteorie, controllandole con una serie di dati osservativi neutrali 12 c un altro argomento caro ai post-empiristi, e cio quello delladescrizione dei caratteri generali della scienza, i c.d. universali.Anche questo punto viene affrontato in modo radicale, fantasioso,ma sempre ben documentato: Possiamo sapere cos la scienza[] possiamo descriverla in termini generali? Dipende dal modoin cui vengono interpretati i termini universali, o gli universali.[] Possono essere usati come contenitori di particolari che noninterferiscono con le loro idiosincrasie o possono essere usati permodellare i particolari sul loro stampo. Nella storia della filosofiail primo uso noto come nominalismo, il secondo come realismo oconcettualismo [...]. Per un nominalista conoscere gli esseri umanisignifica aver messo insieme (attraverso amicizie, viaggi, lavoro inposti lontani, ecc.) informazioni particolari su individui, gruppi,nazioni. Queste informazioni, sempre incomplete, e che non pos-sono essere messe completamente per iscritto, costituiscono la co-

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    11 P. K. Feyerabend, La scienza in una societ libera, cit., pp. 150-151.12 C. Bicchieri, Ragioni per credere, ragioni per fare. Convenzioni e vincoli

    nel metodo scientifico, Feltrinelli, Milano 1988, p. 83.

  • noscenza []; un nominalista continuer ad usare quelle bellissi-me teorie che oggi esistono [...] ma le interpreter come collezio-ni di intuizioni specifiche, non come tratti intrinseci del mondo[...]; considerando i termini universali come simboli che alludonosoltanto a una certa materia, esso [lapproccio nominalistico] faci-lita anche la soluzione di problemi che potrebbero apparire didifficolt insormontabile. cos che Wolfgang Pauli, uno dei pigrandi fisici di questo secolo, sperava di giungere a una visionedel mondo che superasse la frammentazione della nostra era. Coscome linconscio non parla direttamente, ma in maniera obliqua,allo stesso modo, egli diceva, i pi antichi resoconti universalisticipossono essere considerati simbolici, cio unificazioni oblique diuna materia la cui unit interna, come lunit interna di un esseredivino onnipotente, non pu mai essere colta direttamente dallamente umana. Concordo sul fatto che molti filosofi non sopravvi-verebbero a un simile approccio. Le cose saranno pi semplici epi trasparenti dopo la loro scomparsa 13.

    Lindignazione, chiaramente, non pu sostituire in nessuncaso unargomentazione; per questo lanalisi dei cosiddetti casestudies costituisce uno strumento fondamentale per attingere dal-la storia delle scienze i suggerimenti e i consigli che formeranno ilsuo non-metodo anarchico. Partendo dal caso Galileo, ban-diera dei neopositivisti, per ragioni ideologiche oltre che filosofi-che, Feyerabend analizza in modo estremamente approfondito larelazione tra teoria e verifica, tra dati empirici e aspettative psico-logiche tenendo conto non solo della originalit e novit del me-todo sperimentale galileiano, ma anche, nel caso dellapologia delcopernicanesimo, delle sottigliezze retoriche e delle arguzie diGalileo, dei suoi pregiudizi, delle sue ambizioni, della situazionepolitica e culturale, delle concezioni artistiche, estetiche e perfino,cosa di grande importanza, delle simpatie e antipatie per gliscienziati e gli altri uomini illustri del suo tempo. Il conflitto con igesuiti, il rigetto che provava nei confronti delle idee di Keplero

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    13 P.K. Feyerabend, La diversit della scienza, in L. Preta (a cura di), Im-magini e metafore della scienza, Laterza, Bari 1993, p. 162 (corsivo mio).

  • (orbite ellittiche e teoria ottica), la facilit con cui colse le ragionidella particolare forma frastagliata del terminatore (contrariamen-te allesperto matematico, cartografo e astronomo londinese Tho-mas Harriot), possono essere comprese e spiegate attraverso la-nalisi di queste cosiddette condizioni esterne 14. Sfidando nel loroproprio campo razionalisti e positivisti, dimostra, non sulla scortadi astratti princpi ma di unaccurata ricostruzione storica, che selo scienziato pisano avesse per davvero seguito i dettami di unfantomatico Metodo con la emme maiuscola, unico ed immuta-bile, non solo non sarebbe arrivato ai risultati ai quali pervenu-to, ma avrebbe pesantemente compromesso la riuscita del suoprogramma di ricerca 15.

    Questo aspetto della ricostruzione storica, se applicato inmodo autoreferenziale al caso Feyerabend in esame, pu anco-ra meglio farci comprendere i rischi che si corrono quando si ten-ta di estrapolare dalle opere del filosofo un nocciolo duro di pre-scrizioni metodologiche. Accade spesso, infatti, che la storia diuna determinata disciplina, perch orientata a suffragare ora que-sta tesi (attuale), ora questaltra (attuale), sia soggetta a quel feno-meno che gli storiografi chiamano whiggism: la tendenza, cio, agiudicare idee del passato sulla base di criteri presenti anzich in-vestigarle con criteri autonomi 16. A mio avviso dice durante

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    14 Altri studiosi, per lo pi storici, hanno dato grande importanza alle c.d.condizioni esterne (ma esterne a cosa?, vista la loro grande influenza). Perquanto riguarda le concezioni delluniverso dai pitagorici a Newton, per esem-pio, vedi A. Koestler, I sonnambuli, Jaca Book, Milano 1981. Per quanto riguardale concezioni artistiche di Galileo, la loro influenza sulla comprensione delle teo-rie di Keplero, e sui resoconti delle osservazioni del terminatore fatte al can-nocchiale, si veda G. Holton, Limmaginazione nella scienza, in L. Preta (a cu-ra di), Immagini e metafore della scienza, cit.

    15 Per una pi esauriente e specifica trattazione dei caso Galileo si veda-no i capitoli dal 6 al 13 di Contro il Metodo. Abbozzo di una teoria anarchica dellaconoscenza, cit. Per quanto riguarda laspetto pi legato al processo e alle argo-mentazioni di Galileo a favore di Copernico e quelle di Roberto Bellarmino a fa-vore di uninterpretazione strumentalistica della teoria eliocentrica, costruita edutilizzata, cio, per salvare le apparenze, si veda il saggio Galileo e la tiranniadella verit contenuto in P.K. Feyerabend, Addio alla ragione, cit., p. 254.

    16 Per degli esempi storici di questo modo di intendere e interpretare lastoria delle scienze vedi B. Cohen, Scienze della natura e scienze sociali, Laterza,Bari 1994, p. 9.

  • una conferenza nel 1985 il modo migliore di introdurre un con-flitto storico quello di introdurre gli individui che lo crearono,descrivere il loro temperamento, i loro interessi, le loro speranzee le loro ambizioni, linformazione che avevano a disposizione, losfondo sociale [...] e molte cose di questo genere 17. Lo stessotrattamento ermeneutico occorrerebbe riservarlo al pensiero e al-le opere di Feyerabend; non si pu comprendere appieno il pen-siero se non si colgono i tratti essenziali della sua vita, la sua for-mazione scientifica, la sua invalidit fisica, il suo amore per il tea-tro (nel 49 gli venne offerto un posto di lavoro come assistente diBertold Brecht), il canto lirico, lItalia, e il wrestling, le sue amici-zie... Cos come non si comprendono appieno le opere se si sotto-valutano tutte quelle parti, quelle affermazioni che possono sem-brare estreme; rischiamo di perdere tempo andando alla ricercadi significati reconditi quando il significato invece palese, do-vremmo abbandonare i significati e contemplare gli enunciati,considerare ci che diciamo, non ci che intendiamo 18. Credoche un pensatore della forza e delloriginalit di Feyerabend meri-ti rispetto 19.

    Tra laltro, un ulteriore rischio che si corre nel compiere ilprocesso di addolcimento per rendere cos possibile lannessio-ne dellepistemologia anarchica al mainstream, quello di svilirnela forza delle argomentazioni, rendendo inoltre incerto ed eccessi-vamente sfumato il confine autentico che separa la dimostrazionedalla provocazione, il serio dal faceto, lautorit dalla pratica. Se sivuole combattere un avversario, non si pu utilizzare unalancia dopo averla precedentemente spuntata (mi si passi lana-logia guerresca). Si vorrebbe sostituire infatti limmagine dellascienza che scaturisce dal paradigma originato in seno al VereinErnst Mach (il circolo di Vienna), che porta direttamente ad

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    17 P. K. Feyerabend, Galileo e la tirannia della verit, in Addio alla ragio-ne, cit., p. 254.

    18 I.H. Lacking, Linguaggio e filosofia, Cortina Editore, Milano 1994, p.156.

    19 S. Tagliagambe, I presupposti dellanarchismo epistemologico di Paul K.Feyerabend, cit.

  • un[] idea della ricerca scientifica come monologo 20. Si evi-denzia giustamente come largomentazione prodotta da Feyera-bend converge [] nellorientare verso lesigenza di un supera-mento dellidea stessa 21, ma poi si ingrana la retromarcia asseren-do che lopera di Feyerabend pu essere oggi meglio valutata sela si sfronda di tutte le provocazioni di cui punteggiata e la si ri-conduce al nocciolo duro 22. Occorrerebbe meglio precisare i si-gnificati e le valenze dei verbi valutare e ricondurre, per com-prendere appieno lintento che la frase indica. Perch, se valutare,infatti, significasse apprezzare, e ricondurre indicasse quellopera-zione effettuata dai propagandisti alla Laktos 23, le intuizionidel filosofo verrebbero in questo modo stravolte e strumentalizza-te. Ed cos che la lancia perderebbe la sua efficacia.

    4. Per essere veri dadaisti occorre essere antidadaisti

    Le opere di Feyerabend sono pi che una ordinata raccoltadi princpi; non sono sistematiche, infatti, ma sono eclettiche, biz-zarre, indicano piuttosto un atteggiamento con il quale occorre-rebbe porsi nei confronti della scienza, della filosofia, della socie-t, delluomo. Per capire appieno questa disposizione, non si pusfrondare, non si pu manipolare, si pu accettare o rifiutare,guardare o capire, teorizzare o agire. La scienza solo una partedella cultura e ha bisogno di altri ingredienti per arrivare alla pie-nezza della vita 24. La faticosa sintesi compiuta, grazie ad unagrande intelligenza nutrita da fertili amicizie, stimolanti incontri euna prodigiosa quantit e strabiliante variet [di] letture 25, co-me testimonia la moglie Grazia Borrini, non merita di essere arbi-trariamente sezionata, frantumata e rimescolata. La scienza, come

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    20 Ibid., p. 4.21 Ibid.22 Ibid., p. 17.23 Per il significato dellespressione propagandista vedi nota 2.24 P.K. Feyerabend, Addio alla ragione, in Addio alla ragione, cit., p.

    314.25 Conclusione di P.K. Feyerabend, Ammazzando il tempo, cit., p. 206.

  • tradizione, apprende, attraverso gli uomini che la praticano (cheperci non dovrebbero avere pregiudizi ma essere audaci e op-portunisti) dallarte, dalla letteratura, dalle trib primitive, dalladiversit di razza, dalle religioni, dalla logica cos come dalla me-tafisica. Costituendo una struttura transdisciplinare di interrela-zioni multilaterali. Non appena lepistemologo che va in cerca diun sistema chiaro, vede coronati i propri sforzi, tende ad inter-pretare il contenuto della scienza nel senso del suo sistema, e a re-spingere qualunque cosa non vi si adatti. Lo scienziato tuttavia,non pu permettere che le proprie tendenze sistematiche si spin-gano fino a quel punto []; le condizioni esterne che si pongono[allo scienziato] non gli consentono di lasciarsi limitare, nella co-struzione del suo mondo concettuale, dalla sua fedelt a un siste-ma gnoseologico. Egli deve perci apparire inevitabilmente unopportunista senza scrupoli agli occhi di un epistemologo siste-matico... 26.

    Circa lopportunismo ed i metodi non sempre corretti (me-todologicamente) dei ricercatori, qualche tempo fa nellambientedegli economisti di Cambridge circolava una battuta: Da duecose, in futuro, voglio stare alla larga, dopo aver visto come ven-gono fabbricate: le salsicce e i dati sperimentali. Sembra perciche latteggiamento ortodosso, losservanza del Metodo, come ga-ranzia di purezza, sia pi un sogno dei filosofi, un atteggiamentofarisaico, che una realt Heisenberg attinse idee fondamentalidal Timeo e, in seguito, da Anassimandro. Princpi metafisici ven-gono utilizzati per poter portare avanti la ricerca, leggi logiche econsiderazioni metodologiche vengono sospese in quanto com-portano limitazioni indesiderate, concezioni e procedimenti av-venturosi ed irrazionali abbondano da ogni lato. Il bravo ricerca-tore un uomo colto (non dice deve essere, ma semplicemente, si tratta di una constatazione, non di una prescrizione n.d.r),conosce molti trucchi, idee, terminologie, conosce particolari del-la storia della sua disciplina, cos come anche astrazioni cosmolo-

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    26 P.A. Schlipp (a cura di), Albert Einstein, scienziato e filosofo, Einaudi,Torino 1958, citato da P.K. Feyerabend, La scienza in una societ libera, cit., p.206.

  • giche, voci oltre che fatti, in grado di combinare assieme fram-menti molto diversi fra loro e di passare rapidamente da un ambi-to ad un altro del tutto diverso ed incommensurabile... 27. Hoscritto Contro il Metodo, in parte per prendere in giro Imre Lak-tos, e in parte per difendere la pratica scientifica dalla tiranniadelle leggi filosofiche 28.

    5. Ma non solo una questione di stile

    giunto il tempo di porre un grande non davanti allordi-ne di Spinoza, non ridere, non lugere, neque detestari sed intel-ligere. Una piccola costante logica, per affrancare la praticascientifica dalle gabbie del due pi due fa sempre quattro. An-cora meno di estov, neanche Feyerabend era contro la scienza;ci che lo caratterizza, per, un malcelato terrore per una Wel-tanschauung puramente quantitativa. Come chiaramente indicatoda Erwing Schrodinger, ci troviamo, noi moderni, di fronte adun dilemma: la nostra cultura greco-occidentale ci ha trasmessolideale di una scienza unificata, una scienza del tutto; con lesten-sione sia in larghezza che in profondit delle conoscenze, ci ren-diamo conto che solo ora cominciamo a raccogliere materiale affi-dabile per cercare di saldare insieme le parti di quel puzzle che ilvizio cartesiano, la superspecializzazione, ha frantumato in millepezzi; del resto Se desideriamo comprendere la natura, se vo-gliamo padroneggiare il nostro ambiente fisico, dobbiamo usaretutte le idee, tutti i metodi, non soltanto una piccola scelta di es-si 29. Fa da rovescio della medaglia, per, la chiara impossibilitda parte dei singoli di dominare se non una ristrettissima partedel sapere. Come per il Nobel viennese, anche per Feyerabend lasoluzione una: Non so vedere altra via duscita a questo dilem-

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    27 P.K. Feyerabend, La scienza in una societ libera, cit., p. 207. 28 P.K. Feyerabend, Addio alla ragione, in Addio alla ragione, cit., p.

    312.29 P.K. Feyerabend, Contro il Metodo. Abbozzo di una teoria anarchica del-

    la conoscenza, cit., p. 249.

  • ma (a meno di non rinunciare per sempre al nostro scopo) allin-fuori di quella che qualcuno di noi si avventuri a tentare una sin-tesi di fatti e teorie, pur con una conoscenza di seconda mano eincompleta di alcune di esse, e a correre il rischio di farsi rideredietro 30. Da questo spirito dovrebbe essere animata la ricerca,non da astratti dettami epistemologici, ma da arguzia e creativit;...anzich pensatori audaci, pronti a sostenere idee feconde an-che se non plausibili contro un numero preponderante di avver-sari, oggi abbiamo timidi roditori accademici che nascondono laloro insicurezza dietro unoscura difesa dello status quo 31. Peralleggerire la filosofia della scienza, ma soprattutto la scienza dalfardello dellegemonia, anche politica, del neopositivismo logico,che ha portato, s, un notevole carico di novit e chiarezza ( pro-prio la chiarezza uno degli aspetti che Feyerabend pi ammira-va nellopera di Rudolf Carnap) ma anche, purtroppo, di rigididogmi ed eccessivi formalismi, Feyerabend auspica una forte ri-presa dellaspetto inventivo, di rottura, audace della ricer-ca: in una parola la scienza come arte dada: Lo stile dada erachiaro, luminoso, semplice senza essere banale, preciso senza es-sere angusto; con esso si potevano esprimere idee e anche senti-menti 32. E lo stile, il linguaggio riveste un ruolo importantissimonelle sue analisi, non solo per quanto riguarda il valore persuasivosvolto dalla retorica e dalla bellezza ed eleganza delle argomenta-zioni scientifiche, ma anche e soprattutto per il ruolo di interfac-cia che il linguaggio assume tra soggetto conoscente e oggetto co-nosciuto. Come fa notare N. Campbell Un concetto una pa-rola che denota unidea che dipende, per il suo significato o perla sua significanza, dalla verit di unaltra legge 33. Deriva cos,che se il significato dei termini teorici ed il loro valore di verit di-pende dalla validit, o meglio dallaccettazione di una teoria, nelmomento in cui la teoria viene riveduta o abbandonata, anche il

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    30 Erwing Schrodinger, Che cos la vita, Adelphi, Milano 1995, p. 14.31 P.K. Feyerabend, La scienza in una societ libera, cit., p. 213. 32 Ibid., p. 181.33 N. Campbell, Foundations of science, citato da I. Hacking, Linguaggio e

    filosofia, cit., p. 152.

  • concetto in esame, seppur formalmente presente in una nuovateoria sostituita, muta, viene a perdere il suo significato. Il termi-ne teoria, per, non da intendersi in senso stretto, tradizionale,ma, usato qui in unaccezione pi ampia: infatti una teoria un modo di vedere il mondo, una metafisica, una visione di fondo[che comprende anche] le normali credenze, i miti, le credenzereligiose, ecc. In breve, ogni punto di vista sufficientemente gene-rale concernente questioni di fatto 34. Questo implica secondoFeyerabend sia il fatto che il progresso, come gi peraltro eviden-ziato da Thomas Kuhn, non possa procedere in modo lineare persussunzione deduttiva di una teoria in unaltra, sia limpossibilitdi effettuare un experimentum crucis tra teorie rivali, proprio acausa dellincommensurabilit sostanziale dei termini utilizzati;non esiste, infatti, alcun asserto teorico il quale possegga un signi-ficato ben definito, vero in una teoria e, proprio nel medesimosenso, falso nellaltra. Non c modo di tradurre i termini da unateoria ad unaltra con la ragionevole speranza di mantenere unin-varianza di significato. Non questo il luogo per entrare nei det-tagli dellanalisi linguistica tipica della filosofia di Feyerabend, ciche mi preme evidenziare che lhard core del suo pensiero nonpu essere estrapolato dal suo contesto, che fatto anche di pro-vocazione, se non correndo il rischio di un fraintendimento e diuna strumentalizzazione. Non si pu semplicemente prendere ciche ci va bene e scartare il resto, della filosofia di Feyerabend,perch quello che ci rimarrebbe in mano, dopo aver potato qua el, non sarebbe pi la filosofia di Feyerabend; non parlo in questocaso del suo linguaggio-oggetto (del primo livello), delle sue tesi,delle sue idee, al quale egli stesso avrebbe volentieri rinunciatose non avesse dovuto confrontarsi con determinati interlocutori(post-empiristi e popperiani), ma del suo metalinguaggio (il se-condo livello, pi generale), che investe s la scienza, ma anche lavita e la persona nella sua totalit.

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    34 Il significato attribuito al termine teoria, da vari autori tra i quali R.Carnap, K.R. Popper, T. Kuhn, oltre che P.K. Feyerabend, viene discusso nel ca-pitolo quarto di C. Bicchieri, Ragioni per credere, ragioni per fare. Convenzioni evincoli nel metodo scientifico, Feltrinelli, Milano 1988, p. 88.

  • 6. Conclusione

    ...per essere veri dadaisti si deve essere antidadaisti 35. unatteggiamento che va oltre la scienza; questultima, infatti, non che un modo tra tanti che abbiamo a disposizione per conoscere ilmondo che ci circonda; forse, se per mondo intendiamo non soloalberi e montagne, oceani e stelle, protoni e campi magnetici, maanche uomini e donne, razze e culture diverse, non neanche il mi-gliore. Parafrasando Sergio Quinzio, possiamo affermare che, al-meno allo stato attuale, la scienza solo una variazione sul temadella vita. Mettendo in dubbio la potenza miracolosa delle ideescientifiche, Feyerabend ha lottato perch la loro prerogativa su-prema: quella di decidere e giudicare del possibile e dellimpossibi-le, di determinare il limite tra realt e sogno, tra bene e male, traci che si deve fare e ci che non si deve fare 36, venga sottopostaal controllo democratico, ad un controllo diffuso. Una volta dimo-strato che la scienza non constata, ma giudica. Non riflette larealt, ma crea la verit secondo le proprie autonome leggi che essastessa ha forgiato 37. La scienza e la vita rischiano in questo mododi venire sottoposte ad un processo dal quale scaturisce uniformite non vera comprensione. Questa uniformit a priori , nel pensie-ro di Feyerabend, regressiva e non progressiva, perch propriodal contrario delluniformit, la diversit, che deriva la crescita.Perch citando il noto sorite di Thomas Mann possiamo affermare,infatti, che la diversit crea il confronto, il confronto linquietu-dine, linquietudine la meraviglia, la meraviglia lammirazione e ildesiderio di scambio e di unione 38. Il passo immediatamente suc-cessivo quello volto a sottrarre la vita al tribunale della Ragione,per far s che le sentenze vengano emesse dagli imputati stessi, nonluomo, ma gli uomini; il controllo dovrebbe essere diritto di tutti,non solo di super-settorializzati specialisti.

    In difesa dellanarchismo epistemologico di P.K. Feyerabend460

    35 Per i problemi linguistici legati allidea di teorie incommensurabili, vediHacking, Linguaggio e filosofia, cit., p. 153.

    36 Lev estov, Sulla bilancia di Giobbe, cit., p. 64.37 P.K. Feyerabend, Ammazzando il tempo, cit., p. 205.38 Citato in G. Galli, Psicologia delle vir sociali, Clueb, Bologna 1999, p. 42.

  • Non si pu, con questo spirito, non capire il senso del desi-derio che Feyerabend ha consegnato alle ultime righe scritte pocoprima di morire: Vorrei che dopo la mia dipartita resti qualcosadi me non saggi, non dichiarazioni filosofiche definitive, maamore [...] ecco ci che vorrei, che a sopravvivere non fosse nien-te di intellettuale, ma solo amore 39.

    VITTORIO PELLIGRA

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    39 P.K. Feyerabend, Ammazzando il tempo, cit., p. 205.