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FONDATO NEL 1950 www.maggioeugubino.com Periodico dell’Associazione Maggio Eugubino Pro Gubbio - Gubbio Perugia Anno LXVIII - N. 2 - Maggio 2016 - Sped. in abb. 45%, Legge 662/96, at. 2, comma 20/B, Filiale di Perugia.

FONDATO NEL 1950 - Associazione Maggio Eugubino · Leopardi, Recanati. Un legame da riscoprire, realizzato su iniziativa dell’Archivio e Biblioteca Diocesani, abbiamo scoperto,

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FONDATO NEL 1950

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DIRETTORE EDITORIALELucio Lupini

DIRETTORE RESPONSABILEUbaldo Gini

CAPO REDATTOREMichela Biccheri

ANNO LXVIII, N. 2maggio 2016

L’EUGUBINO - PERIODICO DI ATTUALITÀ, INFORMAZIONE E CULTURA DELL’ASSOCIAZIONE MAGGIO EUGUBINO PRO-LOCOREDAZIONE: PIAZZA ODERISI - 06024 GUBBIO (PG) - TEL. E FAX 075 9273912 - CC POSTALE N. 15463060

AUT. TRIB. PERUGIA N°. 334 DEL 15/01/1965. SPED. IN ABB. POSTALE 45%, COMMA 20/B, LEGGE 662/96, FILIALE DI PERUGIA.

IL PERIODICO VIENE INVIATO A TUTTI I SOCI DELL’ASSOCIAZIONE MAGGIO EUGUBINO.LE OPINIONI ESPRESSE NEGLI ARTICOLI IMPEGNANO UNICAMENTE LE RESPONSABILITÀ DEI SINGOLI AUTORI.

EDITORIALE

GRAFICAL’Arte Grafica Gubbio

STAMPATipografia Eugubina

Solo ed esclusivamente per memoria: magnesia, biscotti, tubi a spalla, salumi e i tanti marchi e prodotti, ora sempre più anche locali, che utilizzano l’immagine dei Ceri e che ci piovono addosso con sempre maggiore frequenza. Non si tratta ormai di fatti isolati, c’è una matrice unica che è quella della disattenzione culturale nei confronti della Festa dei Ceri. Però a questo punto siamo all' increscioso, allo sgradevole ed all'imbarazzante. Mancano solo slip e boxer ed integratori sportivo alimentari con i simboli dei Santi. Sembra quasi impossibile che si possa agire con tanta sciatteria, sconsideratezza ed irriverenza verso i valori ed i sentimenti di una città. Tutelarne l'immagine non significa certo toccare o intaccare la Festa, la sua essenza, che nessuno può veramente modificare, nemmeno con l’aiuto di chi pensa e fa male. Dobbiamo assolutamente e semplicemente impegnarci nella tutela dell’immagine compresi stemmi, insegne, emblemi, bandiere, gonfaloni, costumi, vestiario, gualdrappe, colori etc. L’alternativa è stizzirsi, infuriarsi, fare proclami, rassegnarsi e... subire.La questione della tutela dell’immagine della Festa è allora improrogabile così come però la grande questione del riconoscimento da parte di tutti della sua identità e dei valori di cui la Festa è messaggera. Ma anche qui alcune colpe sono ascrivibili a noi, alla nostra ritrosia, alla nostra reticenza, alla nostra gelosia fino alla nostra scontrosità. Ma anche alla nostra negligente imperturbabilità ! Nel momento in cui ci candidiamo a patrimonio immateriale universale dell’umanità non possiamo eludere il confronto con gli altri, non possiamo non condividere con gli altri i valori della Festa. Occorre domandarsi dunque se affacciarsi ed aprirsi comporti diminuzioni o rappresenti invece una capacità.Dobbiamo essere consapevoli e certi di un rafforzarsi e non di un impoverirsi nel confronto e nel dialogo perché l’identità è forte e non teme contaminazioni. Essa consente senza rischio di misurarsi con legami e valori, vecchi e nuovi, vicini e lontani, rinfrancandosi anzi e rinvigorendosi nei rapporti, nei collegamenti e nelle relazioni. È assolutamente necessario dunque l’indagare, il ricercare, il confrontarsi con "tutti" in quanto anzi offre la possibilità di far leggere meglio e più la Città, i valori religiosi e civili espressi, la natura ed il sentire della comunità rispetto alla Festa. Esemplare ed eccellente in questo senso il recente in-book "tutti leggono...la festa dei Ceri". Lavoriamo in fretta e bene su questi fronti! Facciamolo! Non sono più rinviabili. BUONA FESTA!

Riusciremo a tutelare l'immagine della Festa e a non eludere il confronto su di essa?

Lucio Lupini Presidente AssociazioneMaggio Eugubino

SOMMARIO

BROCCHE D’AUTORE 8

IN ARRIVO I NUOVI COSTUMI DEI CONSOLI E DELLE CHIARINE 5

VALORI UNIVERSALI DI PASSIONE,CONVIVENZA E FEDE 4

L’ATTESA DELLA FESTA 4

CERI PICCOLI 2016 10

ANNULLO SPECIALE CERI 2016 7

VI ASPETTIAMO AL CONVIVIO DEGLI EUGUBINI LONTANI E VICINI 5

TORNANO I CERI: FESTEGGIAMO COME SI DEVE 13

I CERI E LA FOLLA 14

IL CORTEO DEI CERAIOLI 17

PAOLO VI E IL SANTO DI S. ANTONIO 18

ALLUNGAMENTO: SI ATTENDONO TEMPI PIÙ MATURI 19

SATIRA 20

LA FESTA DEL 2016 22

CERI 2015 L’ULTIMO CASTELLO LIGNEO DEL CAMPANONE 29

SCUSA DANTE, ANZI GRAZIE 25

DUE CERAMICHE ED UNA CONGETTURA 26

AGGIUNTE DOCUMENTARIE ALLA BIO-GRAFIA DI FLAMINIO ALLEGRINI 30

CONOSCERE GUBBIO 18° EDIZIONE 32

IL SENTIERO DI FRANCESCO 33

GUBBIO FA CENTRO CONTINUA A CRESCERE 35TURISMO PROSSIMO VENTURO 36STORIA, ARTE E CULTURA

VITA CITTADINA 39 - 46

VITA CITTADINA

COVER foto PhotoStudio

3L’EUGUBINO

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Come se intervenisse un meccanismo elettronico, nel mese di maggio la vita degli eugubini si polarizza su Ubaldo, il patrono amato da tutti e presente non solo nel cuore di ogni cittadino, ma anche in ogni casa, come dimostrano foto, statue, preghiere. Non conosco altra

città che abbia un rapporto con il proprio patrono come questa. Anche i media si attivano per ravvivare l’attesa della festa, per renderla sempre più partecipata e sempre più fermento di unione. Quest’anno la diocesi ricorda la lettera più famosa della sua antica storia, quella che il 19 marzo 416 papa Innocenzo I inviò al vescovo di Gubbio Decenzio. Nella sala 5° del Palazzo dei Consoli è in mostra il prezioso manoscritto che la contiene, datato agli inizi del VII secolo, che fa parte della cosiddetta Collectio Mutinensis, e concesso dalla diocesi di Modena per essere mostrato nella nostra città. Mentre con i miei collaboratori stavamo preparando questa memoria, mi sono chiesto più volte se Sant’Ubaldo abbia conosciuto questa lettera e se ne abbia fatta qualche commemorazione. Per ora la domanda è rimasta senza risposta. Ma questa è solo una mia curiosità, non so quanto condivisa dagli eugubini. Ma ora è tempo di preparare una degna lode al nostro Patrono. Quest’anno, per la celebrazione del solenne pontificale in Cattedrale, avremo la gioia di ospitare mons. Valter Maggi, vescovo di Ibarra, città nella quale gli eugubini, guidati da don Angelo Fanucci, hanno edificato la cappella di Sant’Ubaldo consacrata dal nostro vescovo emerito mons. Pietro Bottaccioli. La presenza del vescovo Maggi potrà ravvivare il rapporto con quella giovane Chiesa e sostenere anche le opere di promozione umana che si sono sviluppate intorno alla cappella del nostro Patrono.Ma dalla recente pubblicazione del libro Gubbio, i Leopardi, Recanati. Un legame da riscoprire, realizzato su iniziativa dell’Archivio e Biblioteca Diocesani, abbiamo scoperto, tra le altre, una gradita novità. Infatti nella città di Recanati esiste una chiesa dedicata a sant’Ubaldo risalente intorno al 1300, anche se il culto del Santo sembra fosse praticato ancor prima grazie alla presenza degli Avellaniti quando Fonte Avellana dipendeva dalla diocesi di Gubbio. Nella chiesa recanatese è custodita una bellissima tela raffigurante il santo vescovo Ubaldo dal volto particolarmente mite, apparso in maniera impensata e suggestiva proprio in questi giorni che precedono di poco la sua grande festa, quasi a voler ancora raccomandare il valore salvifico della pace e della riconciliazione. E forse anche a voler fare un piccolo dono a tutti i suoi fedeli.

Dopo aver provato lo scorso anno, per la prima volta, il ‘battesimo’ del 15 maggio in veste ufficiale di sindaco di tutti gli eugubini ceraioli, pur senza rinnegare la ‘fede’ del Cero di S. Giorgio, ritengo questa edizione 2016 un banco di prova ancora più importante e impegnativo. Questa Festa, conosciuta in tutto il mondo per la travolgente partecipazione corale, per la bellezza di gesti antichissimi, quali che siano le origini pagane della Corsa o le testimonianze religiose che riconducono comunque alla devozione al Patrono S. Ubaldo, è un riferimento di valori autentici e di universale portata. Soprattutto in tempi di enormi difficoltà di convivenza e dialogo tra popoli, religioni, culture, essa rappresenta un rito corale che richiama ogni anno visitatori dal Mondo, di ogni razza e lingua, colore, stato sociale o credo religioso, diventando essi stessi comunità di ‘umbri’. Nel cuore e nella mente degli eugubini, il 15 maggio è il ‘giorno’, ma esso non appartiene solo ai singoli, che pure sono protagonisti: rappresenta il destino collettivo di un popolo, continuità nel mutare delle generazioni. L’invito e il richiamo a tutte le componenti della Festa, ai Ceraioli che la vivono con spirito di competizione e esaltazione, e a chi accorre a condividerla, sono quelli di saper interpretare con rispetto e consapevolezza quanto ci è stato tramandato. Solo così si esaltano le energie migliori della città e si ritrovano gesti

che superano il tempo e lo spazio, nella millenaria tradizione di forza, bellezza e devozione, di una delle più antiche, se non in assoluto la più remota, manifestazione storica italiana. E così nella ‘Festa dei Ceri’ e nella sfida frenetica di S. Ubaldo, S. Giorgio, S. Antonio, c’è tutta la comunità di vivi e trapassati, che concorre a fondare un’unione capace di regalare un futuro di speranza, amicizia, ospitalità, accoglienza e tolleranza. Non solo per un giorno.

L’ATTESADELLA FESTA

VALORI UNIVERSALI DI PASSIONE, CONVIVENZA E FEDE

Il SindacoFilippo Mario Stirati

Il VescovoMons. Mario Ceccobelli

NELLA “FESTA DEI CERI” TRA MEMORIA, TRADIZIONE, FUTURO

Inedito Volto di Sant’Ubaldo (Recanati)

4 CERI 2016 L’EUGUBINO

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La realizzazione dei costumi dei Consoli e delle Chiarine, sta arrivando alla conclusione. Presto saremo in grado di presentarvi i modelli e di vederli sfilare il 15 maggio, presiedere il ruolo che da secoli li dimora nel Palazzo dei Consoli, impreziosire la scalea. Ne siamo orgogliosi e ampiamente soddisfatti, noi che abbiamo già potuto vedere i modelli indossati, di base rossi e verde e con motivi bianchi. Modelli che attendono le ultime rifiniture e l’arricchimento con accessori, cappelli, stivali, rigorosamente lavorati a mano. Vogliamo ricordare i membri della commissione ai quali si deve il certosino e vasto lavoro compiuto esattamente nei tempi stabiliti. Lavoro che ha legato ricerca, studio, giudizio, buon gusto; ne sono parte: il

Presidente del Maggio Eugubino Lucio Lupini, il consigliere Marco Cancellotti, il consigliere Ettore Sannipoli, Patrizia Biscarini, Filippo Paciotti, Silvia Alunno, Gaetano Rossi, Francesco Mariucci, Claudia Monacelli e con la collaborazione di Fabrizio Cece, Alberto Luongo e Paolo Menichetti. I progetti del Maggio Eugubino, seguono i principi cardine dell’Associazione stessae quindi, la valorizzazione e la salvaguardia della nostra preziosa città.

La presentazione sia dei modelli che del lavoro svolto racchiuso in un documento redatto da Patrizia Biscarini, sarà comunicata a breve anche attraverso il nostro sito.

a cura della Redazione

IN ARRIVO I NUOVI COSTUMI DEI CONSOLI E DELLE CHIARINE

Vi aspettiamo al Convivio degli eugubini lontani e viciniSiamo contenti di potervi rivedere e accogliere al tradizionale convivio che da oltre mezzo secolo runisce gli eugubini all’indomani della Festa più bella del mondo, nel giorno dedicato al Patrono Ubaldo. Una serata per stare insieme, riposarsi e discutere, ripassare i momenti della Corsa, ridere e scherzare, insieme. Durante la serata, anche l’assegnazione degli attestati ai Capitani e ai Capodieci della Festa 2016, di attaccamento a Gubbio e delle Patenti da Matto. Non possiamo anticipare i nomi dei nostri ospiti a cui assegneremo le pergamene, perché ci piace farvi una sorpresa. Prenotate il vostro posto, la serata sarà presso dal Park Hotel ai Cappuccini, il 16 maggio alle ore 20:00.

Per info e prenotazioni: 075/9273912; [email protected] e presso la nostra sede.

Bozzetti e stoffe dei nuovi costumi

5L’EUGUBINOCERI 2016

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L’Arrivo. Un olio su tela di Patrizia Pastorelli è il soggetto che illustra l’annullo posta-le e la cartolina dei Ceri 2016. Patrizia si è formata presso l’istituto d’arte di Gubbio, poi il lavoro e le traiettorie della vita l’hanno portata lontano dalla città natale. Sia all’estero che in Italia, è comunque riuscita a continuare la formazione e l’approfondimento nell’ambito artistico. La distanza non ha attenuato, l’affet-to verso la nostra città, i Ceri e Sant’ Ubaldo, che sono puntualmente rappresentati nella sua arte. È la voglia di raccontare la realtà che anima il pennello di Patrizia ed esalta la sua pittura figurativa, grazie alla quale arriva ad esprimere emozioni e sentimenti nei racconti del quoti-diano. Con questa opera ha voluto raccontare la parte finale della giorna-ta speciale del popolo eugubino. Questa di L'Arrivo è un’immagine immediata, di impatto anche emotivo. In essa si rivede e si avverte l’attimo di arrivo verso la meta, quello sforzo

finale a coronare ancora una volta il legame di affetto del popolo al Santo Patrono. E si sentono le grida, il sudore, la pol-vere e i sentimenti variegati di quegli attimi. Il verde fogliame di maggio e il cielo limpido con le cromie tenui suscitano poi una sensazione di quiete, rappresentano un momento sospeso, superiore alle vicende umane.Sentiamo il dovere di ringraziare Alessandro e Fabio della Tipografia Eugubina per la professionalità e pazienza, Cristina Renzi per la ridu-zione del soggetto in annullo postale, Simone Minelli per la macchina foto-grafica sempre a disposizione e il sig. Francesco Amelia per la competente consulenza.

ANNULLOSPECIALECERI 2016

di Massimo Bei

Come accade ininterrottamente dal 1970, rin-noviamo l’appuntamento con appassionati e non, la mattina del 15 maggio presso la sede del Maggio Eugubino in Piazza Oderisi 6, dove funzionerà uno sportello filatelico distaccato di Poste Italiane.

Patrizia Pastorelli è l’autrice dell’illustrazione per l’annullo speciale e per la cartolina commemorativa dei Ceri 2016. Patrizia Pastorelli – L'arrivo

7L’EUGUBINOCERI 2016

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BROCCHED’AUTOREGubbio, Palazzo dei ConsoliSezione Archeologica del Museo ComunaleVia Gattapone e vetrine dei negozi del Centro Storico 12 maggio – 2 giugno

di Ettore A. Sannipoli

Inaugurazione12 maggio, ore 17

La mostra Brocche d’autore, organizzata dall’Associazione Maggio Eugubino, è giun-ta alla quindicesima edizione. Con le finalità di sempre: allestire una significativa esposi-zione tesa a sottolineare il rapporto tra i Ceri e la ceramica d’arte contemporanea.L’intento della mostra è infatti quello di «arricchire le tradizionali manifestazioni di maggio per mezzo di un’iniziativa culturale pertinente al clima festivo, tale da destare l’interesse sia dei visitatori sia degli eugubini, ma anche opportunamente legata al settore della ceramica di artigianato artistico, assai rilevante nella nostra città, con delle propo-ste di alta qualità relative a uno dei prodotti tipici - anzi emblematici - dell’odierna maio-

lica eugubina, vale a dire le brocche dei Ceri.L’iniziativa consiste nella creazione di inedi-te brocche dei Ceri da parte di artisti della ceramica informati sulla tipologia di questi manufatti, nonché sulla funzione e sul valore simbolico dei ‘contenitori rituali’, secondo le interpretazioni fornite dai principali studiosi della Festa dei Ceri dall’Ottocento ai nostri giorni. Essa rappresenta, quindi, anche un terreno di ricerca intorno a uno specifico e caratteri-stico oggetto, sul quale potranno via via in-tervenire numerosi artisti della ceramica, in-terpretandone forme e decorazioni, tanto da rendere possibile nel tempo la costituzione di una collezione a testimonianza di un gu-

sto e di una creatività che proprio iniziative del genere intendono stimolare e favorire».Anche quest’anno si è deciso di esporre nelle vetrine dei negozi del Centro Storico, grazie alla disponibilità dell’Associazione Gubbio fa Centro, tutte le brocche realizzate nel corso delle precedenti edizioni della mostra.La creazione delle brocche d’autore 2016 è stata affidata all’eugubina Antonella Cappo-ni, alla sigillana Tonina Cecchetti e al pesare-se Renato Bertini.

8 CERI 2016 L’EUGUBINO

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Antonella CapponiNata a Gubbio nel 1965, si diploma all’Isti-tuto Statale d’Arte della sua città nel 1984 e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Perugia nel 1989. Inizia una ricerca definita “pittura liquida da vedere attraver-so”. Nascono le prime sculture aeree, con una delle quali, nel 1988, vince ad Atina il concorso di Scultura riservato agli allievi del-le Accademie di Belle Arti. Nei primi anni novanta compie un’evoluzione dal colore del quadro tradizionale alla purezza del mate-riale: ottiene così fragili lamine che recano all’interno segni minimali. Impegnata in una ricerca sul concetto di limite/soglia, rea-lizza opere i cui elementi di trasparenza sug-geriscono come possibile l’‘attraversamento’

di uno spazio fisico per un ‘oltre’. Nel 2004, nella sua prima personale romana, presenta presso lo Studio Arte Fuori Centro il ciclo dei Venti. Alla ricerca sulla trasparenza, del guardare attraverso, si aggiunge come ele-mento di variabile sensoriale la luce: dappri-ma vengono inserite luci al neon, successi-vamente a led. Prosegue in Avvistamenti, al Castello di Frontone (2004), la sua ricerca sul concetto di limite e soglia. Significativa traccia nel percorso espressivo è il ciclo degli Sviati presentati nella personale romana del 2009. Nel 2011 partecipa al progetto 1000 Artisti per un’indagine eccentrica sull’Arte in Italia presso Palazzo Fava di Bologna, e alla collettiva omaggio a Joseph Beuys presso Craicgrock Castle in Edimburgo. Nel 2012 la Sala S. Ignazio in Arezzo ospita una sua antologica. Nel 2014 viene invitata da Bru-no Corà in Ricognizione 2014 presso Museo d’Arte Contemporanea CIAC di Foligno. La sua ricerca è presente nell’Archivio del XXI Secolo, presso la Soprintendenza Spe-ciale per l’Arte Contemporanea.

Tonina CecchettiNata a Sigillo nel 1961. Si diploma all’Isti-tuto Statale d’Arte di Gubbio e successiva-mente all’Accademia di Belle Arti di Peru-gia. Scultrice, realizza opere ieratiche quan-to inquietanti. La sua raffinata tecnica di esecuzione si avvale di diversi materiali che vanno dal refrattario cerato all’argento, dal ferro alla maiolica. Alle sue opere dà titoli frutto di ironici giochi linguistici, ponendo così l’osservatore di fronte allo spiazzante problema della corrispondenza del nome al soggetto. Inizia la sua attività espositiva nel 1982. In seguito partecipa a numerosissime mostre sia in Italia che all’estero. Nel 2006 viene premiata alla XXIV Biennale di Scul-tura di Gubbio e tiene la mostra Figurazio-ni alla Galleria Varart di Firenze. Nel 2007 prende parte a Terra di Maestri, Artisti umbri del Novecento VI (Spello) e aderisce a Fatto ad Arte. Genius Loci, a cura di Ugo la Pietra (Roma). Nel 2008 tiene una personale alla Galleria Varart di Firenze dal titolo Vèstiti di Vestiti, a cura di Giorgio Bonomi; è in-

vitata dalla Provincia di Perugia alla mostra Migrazioni d’Arte Contemporanea, tenutasi alla Rain Gallery, Fabbrica 798 di Pechino; espone all’Art Gallery di Laren (NL) con la mostra Uit Nodig Ing. Nel 2009 presenta la personale alla Galleria Miralli di Viterbo. Tra le mostre del 2010 si ricordano 8 scultrici in fortezza (Fano) e Creatività Ceramica Ita-liana (Vilnius e Fano), entrambe curate da Gian Carlo Bojani. Tra le mostre del 2014 ricordiamo Ricognizione 2014, a cura di Bruno Corà, Italo Tomassoni e AAVV, pres-so il CIAC di Foligno. Nel 2015 partecipa alla mostra La scultura ceramica contempora-nea in Italia, a cura di Nino Caruso e Maria-stella Margozzi, presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma.

Renato BertiniNato a Pesaro nel 1939. Nel 1954 vince il premio Ministero Industria e Commercio a Faenza per un vaso destinato al Museo Internazionale della Ceramica; ad Albisola, sempre nel ‘54, per un pannello maiolicato vince il primo premio assegnatogli da G.C. Argan. Nel 1956 si diploma presso l’Istitu-to d’Arte della sua città ottenendo il premio Ugolini indetto per la sezione ceramica. Svolge in quegli anni attività di pittore e ce-ramista partecipando a concorsi e a mostre nazionali e internazionali. Dal 1964 al 1966 soggiorna a Zurigo svolgendo attività pitto-rica e grafica, partecipando a mostre collet-tive, tenendo personali etc. Dal 1966 la sua attività artistica si svolge tra Pesaro e Zurigo dove ha uno studio. Tra le principali mostre a cui ha partecipato ricordiamo: Mostra Na-zionale Giovani Artisti, Firenze (1958-1959) – 1° premio 1958; Premio Nazionale Marche, Ancona (1958-1963, 1966-1967, 1989); Mostra Nazionale di Pittura, Terni (1960); Rassegna antologica Arte Italiana contempora-nea, Graphil Galeri, Amsterdam (1962); 20 Schweizerische und Auslaandische Kunstler, Galleria Burdeke, Zurigo (1966); Premio A. Bucci, Fossombrone (1966-1967 – assegnato-gli nel 1967); Artisti per la libertà in Spagna, Galleria Burgdorfer, Zurigo (1967); 2a Mo-stra Nazionale della Grafica, Palazzo Pretorio,

Arezzo (1968); Il Segno nelle Marche, Galleria Giorgi Arte Contemporanea, Firenze (1975); Arti Figurative, Wolfsburg (1977); Dialoghi nell’Arte, Palazzo Ducale, Gubbio (1984); Moderne Italienische Druck Graphikn, Galerie im Stadthaus, Klagenfurt - Kulturhaus, Graz (1988); Ad villam, Prato (1989); Transiti, Pa-lazzo Albani, Urbino (2002); 54a Esposizione internazionale d’arte della biennale di Venezia / Padiglione Italia - Marche (2010).

9L’EUGUBINOCERI 2016

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CERIPICCOLI 2016

PRANZO DEI PICCOLI CERAIOLI SOTTO GLI ARCONI

Sappiamo che i piccoli ceraioli sapranno gioire della Festa dall’inizio alla fine, senza risparma-re nessun gesto di affetto e di giubilo sincero. Come dovrebbe essere. Auguriamo ai piccoli di correre senza essere ostacolati dai grandi, perché l’unico ostacolo, nemmeno la paura, siamo noi. Facciamoci da parte, nella misura in cui il nostro cuore sa accettare di vederli crescere e correre sotto il Cero, come nella vita. Buona Festa dei Ceri piccoli, dal Maggio Eugubino!

Il Maggio Eugubino, come da tradizione organizza il pranzo dei ceraioli sotto gli arconi. Pranzo interamente gratuito, ma per accedere è ne-cessario isibire il biglietto, che potrete prendere solo presso la nostra sede, gratuitamente. Vi aspettiamo!

TAMBURINI dei CERI PICCOLII tamburi sono distribuiti dal Maggio Eugubino, nella sede stessa, solo ai bambini iscritti alla lista, questo per regolarne l’afflusso. Le prove sono catego-riche perché il tamburino suoni il 2 giugno. Vogliamo tutelare ogni bambino. 2004 – 2005 – 2006, sono gli anni che suoneranno il prossimo 2 giugno, salutiamo con tanto affetto tutti i picco-li (grandi ormai) tamburini del 2003 che “lasciano”. Grazie, bambini!

10 CERI 2016 L’EUGUBINO

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Il Comitato dei Ceri Piccoli dell’ Associazione Maggio Eugubino, come ogni anno, ha definito il programma per l’edizione 2016 della Festa del 2 giugno:

Festa di PrimaveraAbbiamo ricevuto apprezzamenti per il ritorno della Festa di Primavera organizzata dal Maggio Eugubino in collaborazione con la Banda Comunale di Gubbio e TRG, Festa mancata lo scorso anno. In molti ci hanno dato appuntamento al prossimo evento di primavera: un’occasione per stare insieme, per parlare della nostra città, dei Ceri, in armonia e festa. Vogliamo ringraziare tutti i partecipanti, amici, soci e simpatizzanti, gli ospiti e l’organizzazione, dai consiglieri al presidente Lucio Lupini, fino al Crico’s e al ristorante La Cia.

Tutti leggono… la Festa dei CeriTutti leggono…la Festa dei Ceri: è un IN-book. Un libro tradotto in simboli da leggere INsieme, adatto all’INfan-zia, per l’INterazione e quindi l’INte-grazione. Un libro fatto di immagini grafiche accompagante dalla parola al-fabetica a cui appartiene. Per aumen-tare il livello di comunicazione, do-nare un’alternativa e rivolgersi a a chi vedendo il mondo in un altro modo, ha difficoltà a condividere uno stesso linguaggio, pur avendo un alta capa-cità intellettiva. La Festa dei Ceri è il concentrato di emozioni mai vissute da ognuno di noi, una sorta di centri-fuga di passato, presente e futuro da essere vissuta ognuno a modo pro-prio. Ecco che questa autentica opera

di traduzione dei sentimenti e dei simboli trova la sua sfida prorpio in questo IN-book, un libro da sfogliare e ascoltare guardando le immagini...ascoltare guardando. Tutti leggono...la Festa dei Ceri è un progetto promosso dal Comune di Gubbio-Biblioteca Sperelliana e dall’Associazione Crisa-lide, in collaborazione con gli istituti scolastici eugubini. Col sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e il patrocinio della Regio-ne Umbria, partecipano La Chiesa Eugubina, L’Università dei Muratori, La Famiglia dei Santubaldari, la Fa-miglia dei ceraioli di San Giorgio, la Famiglia dei Santantoniari e la nostra Associazione, il Maggio Eugubino.

Ore 7,30Cerimonia Cimitero

Ore 8,00Raggruppamento Porta San Pietro e sfilata fino Chiesetta dei Muratori

Ore 8,30S. Messa presso la Chiesetta e a segui-re sfila dei Santi

Ore 10,00S. Lucia – consegna mazzolino e sfila-ta ceraioli

Ore 11,00Alzata

Ore 13,30Pranzo* presso gli Arconi

Ore 18,00Partenza Corsa dei Ceri

Ore 20,00/20,30Discesa dei Santi in città

Ore 5,45Raduno tamburini(a seguire sveglia dei Capodieci)

Ore 6,15Sveglia cuochi (sotto gli Arconi)

Ore 6,30Sveglia dei Capitani

Ore 6,45Colazione presso gli Arconi(a seguire sfilata fino all’arco di Sant’Agostino)

* i biglietti sono disponibili presso la sede. Come da tradizione, la nostra Associazione è orgogliosa di organiz-zare il pranzo dei piccoli ceraioli presso gli arconi.

11L’EUGUBINOCERI 2016

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Valigeria - Pelletteria Corso Garibaldi, 46tel. 075 927 3991

Corso Garibaldi, 43 - Gubbio (PG)tel. 075 922 0887

B.go Crocesfisso - P.le Cimitero06024 GUBBIO (PG)

Piante & Fioridi

Antonella Passeri

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TORNANO I CERI:FESTEGGIAMOLI COME SI DEVE

Potremmo riservare a questo articolo, una grafica degna di Horri-bilia Urbis, ma la nostra passione per il Patrono e per i Ceri, sua celebrazione ci fa frenare l’impulso, quasi a voler negare la verità. È un inizio lapidario, è vero, ma da eugubini speriamo di colpire al cuore, se questa, solo, rapresentasse un’arma. La città dei Ceri si trasforma, non appena i Ceri vengono sistema-ti nell’Arengo, il centro storico cambia aspetto. I club diventano Taverne, ma della peggior specie. Cosa succede nella testa e nel cuore degli eugubini? Certo, non tutti, ma quanto si guarda impotenti, coinvolge un’in-tera città. Salotti a cielo aperto e apparecchiamenti improvvisati bloccano anche la circolazione dei pedoni oltre al respiro, orinatoi e quant’altro si alternano alle gratticole, ai fiaschi di vino, ai rifiuti per vie del centro. Una città stuprata. Tutti immancabilmente ubriachi e ciechi. Da dove parte la nostra responsabilità? Dove finisce? Chi è che dovrebbe supervisionare?

L’abitante fatto prigionero in casa? La fierezza del ceraiolo finisce proprio accanto alla pattumiera. All’angolo bagnato. Sono i Ceri! I Ceri che tornano in Città affinchè si compia il rito, affinchè lo spirito innalzi le menti e produca la più bella delle preghiere e se non la si vuole vedere così, produca la più bella delle manifesta-zioni umane di giubilo e di condivisione. Per il ristoro e il riposo fisico, per la cantata e lo sfogo umano, la risata, la bevuta e la strategia della Corsa (se mai ce ne fosse una) c’è la Taverna, il luogo dei ceraioli in cui si crea un’atmosfera unica di amicizia, per riproporre un sodalizio. Ma se siamo arrivati a dover scrivere il nostro grido di allarme, siamo allora anche testimoni di un cambiamento, per noi per niente positivo. La Festa è mutamento, è divenire, è arricchimento delle vecchie tradizioni con le nuove a passo d’uomo, però, con l’unica costan-te che è la moralità, il decoro che equivale al rispetto, esso stesso nostra immagine.

a cura della Redazione

13L’EUGUBINOCERI 2016

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Del tutto particolare e perciò senza termini di raffronto, nemmeno in via semplicemente analogica, è il rapporto che da sempre lega i Ceri di Gubbio alla folla, anzi alla loro folla. Unica e senza eguali la Festa; unica e senza eguali la moltitudine che l’avviva. Senza la specificità di questa folla i Ceri non sarebbe-ro gli stessi, così come senza le peculiarità dei Ceri la folla che anima quel giorno la città non si distinguerebbe dei tanti assembra-menti umani che capita di vedere nelle circo-stanze e nei luoghi più disparati e cioè nulla più che un coacervo indistinto e amorfo di persone aggregatesi per uno dei più svariati motivi, ma giammai per una circostanza così profondamente unificante e coinvolgente. Se i Ceri fossero nient'altro che uno dei tanti più o meno spettacolari eventi cui capita di assistere, anche se dei più grandiosi e impo-nenti, giammai sarebbero essi in grado, una volta privati del loro straordinario carisma, di istituire un rapporto così stretto ed assoluto come è appunto quello che si instaura tra i medesimi e la folla, fino al punto di formare con essa un'unica entità talché gli uni sareb-bero inconcepibili senza l'altra e viceversa e tutto ciò perché i Ceri non sono un giuoco, non sono commemorazione, non sono cele-brazione, non sono agone (nel senso comu-nemente attribuito a tale termine), così come allo stesso modo non sono strumento di mero svago o di altre consuete e trite utilità, essendo da sempre, così come sempre saran-no, null'altro che un rito, un rito per giunta indefinibile e misterioso che in quanto tale è già di per sé attinente al sacro e per questo motivo aperto a una partecipazione viscerale e illimitata. Anche chi non è in grado di ravvisar-vi questa connaturale essenza, anche chi, avendo la ventura di sperimentarli per la prima volta, li vive superficialmente e senza adeguata partecipazione emotiva, anche chi non riesce a comprenderli o addirittura li rifiuta e li disprezza (i Ceri sono anche una fede e le fedi possono essere liberamente rifiutate), non potrà fare a meno di sentir-si ugualmente coinvolto da un universale empito, da un avvolgente e irresistibile abbraccio percependo, sia pure confusamen-te, che tutto ciò discende da un'unica realtà che altro non è che l'effetto congiunto della

straordinaria energia sprigionantesi dal rito e della vitale partecipazione ad esso di quella folla che unanimemente e intensamente risponde al suo irresistibile richiamo. Senza l'ardore, l'impeto, la sofferenza dei ceraioli non si accenderebbero né si alimenterebbero l'entusiasmo, la passione, il patimento della folla, così come è altrettanto vero che senza l'abbraccio rovente di quest'ultima, senza il suo urlo terribile, senza la sua avvolgente passionalità, non uguali sarebbero l'energia e la motivazione stessa dei primi. Certamente uno spettacolo insensato, privo di vita, quasi spettrale, sarebbe la Corsa qualora si svolges-se in una città priva di quella marea umana. Non esistono, come abbiamo detto, altre folle cui questa realtà possa essere equipara-ta. Più volte da più parti si tenta di operare raffronti, a istituire paralleli, a ravvisare rassomiglianze tra la nostra Festa e questa o quell'altra manifestazione che pur non pre-sentando con essa strette analogie di forme e di svolgimento si connotino per grande concorso di gente, ma sempre l'o-perazione finisce con il riconoscere l'incon-fondibile ruolo svolto, con connotati suoi propri, dalla folla eugubina. Semplicemente improponibile è il raffronto con quanto so-litamente avviene in uno stadio in occasione di un incontro di calcio o di altro infuocato avvenimento agonistico: quivi non è riscon-trabile nulla di sacro e di solenne (e in taluni casi nemmeno di civile) e quanti in esso si agitano scompostamente sbraitando lungo i gironi degli spalti inducono a pensare, nei momenti di più esasperato parossismo, piuttosto ai dannati stipati in una qualche

bolgia dantesca che ai partecipanti ad un umano consesso. Non pertinente altresì il paragone con talune più o meno turbolente e oceaniche adunate di protesta o di sostegno per qualcuno o per qualche causa, per il sem-plice fatto che ciò che unisce in questi casi i partecipanti è soltanto un interesse contin-gente e di parte ben lontano dal distacco da ogni forma di materiale utilità e convenienza proprio dell'animo dei nostri ceraioli e, di riflesso, di quanti a loro moralmente si associano, impegnati tutti a dare esclusiva-mente il meglio di sé a testimonianza dei più alti ideali connaturati alla nostra Festa: la generosità, il coraggio, la fratellanza, il sacrificio. Non è corretto, anche se per certi versi il più appropriato, l'accostamento con taluni giuochi, giostre, quintane, pàli di cui è ricco il nostro paese, poiché in ciascuna di queste manifestazioni si frappone uno steccato che fatalmente divide protagonistie spettatori non consentendo quell'amalgama tra gli unì e gli altri che è elemento fondante dello spirito della nostra Festa. Giustamente sono state invece ravvisate affinità con quel drammatico, spericolato, impressionante spettacolo che è la corsa con i tori per le vie della città spagnola di Pamplona e ciò anche a motivo dei colori e dei vestimenti che conferiscono ad essa una pittoresca vivacità, ma chiaramente assenti risultano in quella massa in tumultuoso movimento tutti quei significati e quei valori che vanno a costituire l'indiscusso patrimonio di sacralità, di nobil-tà, di civiltà proprio del nostro rito.Ma quali emozioni allora, quali specifiche sensazioni emanano dalla moltitudine ceraiola? Taluni

I CERI E LA FOLLAdi Giovanni Rampini

14 CERI 2016 L’EUGUBINO

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scrittori hanno cercato di indagare i segreti delle varie folle facendole oggetto della loro attenzione: tra questi, da par suo, Ed-gard Allan Poe che magistralmente illustrò il senso di inquietudine che generalmente proviene da qualsiasi folla, sia essa anche soltanto quella, come sottolinea anche Charles Baudelaire, in cui quotidianamen-te ci imbattiamo nelle vie di una grande città ove ogni passante è una enigmatica Sfinge nei cui pensieri e nei cui sentimenti è impossibile penetrare e ove ad ogni passo è come se ci si sentisse trascinare da un flusso tendente con la sua forza misteriosa a ghermire e ad annullare la nostra perso-na. Nessuna di queste oscure ed allarmanti emozioni potrà mai essere suscitata nelle nostre strade il 15 maggio dalla varia umanità che le affolla, una umanità dai cui atteggiamenti, dai cui volti, dal cui agire, lungi dal trasparire alcunché di temibile e di inquietante, si irraggia prepotentemente soltanto una solare lieta esaltazione che tutti rassicura nella certezza di avere ac-canto a sé dei propri simili animati da un uguale sentire. Paradossalmente quella for-za occulta e indecifrabile pronta a irretire e a invischiare che così profondamente tur-bava Poe, si tramuta in grembo alla nostra

festa in qualcosa ancor di più assorbente e magnetizzante ma non per questo capace di suscitare l'allarmante esperienza provata dallo scrittore americano poiché, se da un lato ci sentiamo da essa coinvolgere e gher-mire, per altro verso viva è la sensazione di essere noi stessi parte di quell'energia, fonte ciascuno di quella tempesta umana che ci investe e ci trascina. Con una maggiore aderenza alla realtà e con una intuizione che mi sembra degna di nota taluno, a proposito di questa tipologia di umanità straripante e del suo modo di invadere ogni angolo di un luogo, propone il termine di "massa" preferendolo a quello di folla. Ed invero non dissimile da una valanga d'acqua o d’altra materia che tutto invade sommerge è la moltitudine umana che si riversa sulla nostra città, una valanga che proviene da più parti, anche da lontano muovendosi inizialmente in innumerevoli rivi per poi riunirsi in una copiosa fiumana e quindi nuovamente dividersi in più corsi secondo l'andamento del rito per poi tutta insieme riconfluire in piazze e stradoni in tempestose distese lasciando disorientato con questi moti, di regola improvvisi e repentini, quanti non abbiano dimestichezza con le dinamiche della Festa. Molti che hanno assistito alla "calata" si dirigono in massa verso San Martino e San Giuliano, chi era assiepato lungo il Corso si precipita verso il Mercato per riagganciarsi colà alla Corsa, altri per guadagnare tempo si dirigono di già verso il monte incanalandosi su per le strettoie di via Ducale e del "buchetto", altri ancora in gran numero continuano a farsi trascinare dall'immensa fiumana

umana fino a sfociare nell'ampia platea di Piazza Grande. Non ci sono momenti di interruzione, di cesura, di stasi perché ciò impongono i tempi, la logica e la natura stessa della Corsa. Anche nelle brevi fasi di riorganizzazione e di tregua, gravida di tensione resta la stagnazione dell'aria, palpabile l'eccitazione degli animi. In un bellissimo reportage sulla nostra grande giornata il noto giornalista, esploratore e cineasta Folco Quilici parlò acutamente di una città che " tutta quanta ansima " e soffre unita nel comune sforzo di andare oltre il limite, di superare ciascuno se stesso per portare a compimento l'impresa fin lassù, fin sulla vetta del monte, una sensazione questa non percettibile in alcun modo in altre manifestazioni ove ad ansimare e a sudare sono di regola solo pochi individui, per lo più prezzolati, quando non si tratta soltanto di povere bestie. Ritengo che nulla meglio dell'immagine come sopra coniata valga a significare la realtà di una città che vede se stessa immedesimarsi e costituire un unico corpo con tutti coloro che a vario titolo, come attori o come spettatori, come protagonisti o come comprimari entrano a far parte della grande azione corale dei Ceri, in altri termini tutti coloro che contribuiscono a dare corpo a quell’entità multiforme e proteiforme, imprevedibile e incontrollabile che è una componente essenziale della Festa e cioè la folla che fa ad essa da cornice.

Ma quali emozioni allora, quali specifiche sensazioni emanano dalla moltitudine

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Era il 15 maggio 2003 quando all’altezza del Vescovado, il prof. Gioacchino Cancellotti felice e fiero nella sua divisa da Santantoniario, venne colto da malore e si accasciò al suolo; in pratica clinicamente cessò di vivere, anche se la morte effettiva avvenne nel dicembre successivo, in quel momento, a poche decine di metri dall’ingresso in piazza, quando gli squilli del trombettiere sempre più frequenti portavano i cuori oltre soglia.La partecipazione a quel corteo era stata, per Gioacchino, il suo ultimo gesto di ceraiolo, la sua ultima spallata poco distante da Marco e Andrea. Egli va ricordato per il grande attaccamento che ha sempre dimostrato verso la sua amata Gubbio; uomo di profonda cultura e conoscitore come pochi della città e delle sue più belle tradizioni è stato per tutta l’esistenza uno degli esponenti più entusiasti del Maggio Eugubino, nonché per lunghissimi anni direttore responsabile del nostro giornale. Ripensando a quel 15 maggio, alla logica con cui la vita sceglie di prenderti, nel giorno più bello, durante la sfilata, durante la mostra della tua fierezza e del tuo rigore, della tua passione esibita coi canti e con gli abbracci, ho creduto di tentare un commento più ampio sulla qualità delle sfilate di qualche anno a questa parte, perché me ne sento responsabile anche nel mio piccolo, se non lo facessi.

"La sfilata de stamatina uno strazio, transumanza de persone stracche e a sdraginone fino su ‘n piazza grande; le mamme coi passeggini, i ceraioli ‘n cantaeno. Quelli senza divisa! Semo stati fermi in via xx settembre più de tre quarti d’ora; i turisti s’en vestiti da ceraioli per entrà ‘n tel palazzo dei consoli; per i fii c’enno i ceri mezzani; ah una volta quant’erano belle! Sì, ma adesso semo troppi..’na volta quaranta omi per Cero…i fotografi fermeno la sfilata in continuazione…da capo ‘l corso sotto la statua de s. Ubaldo n’altra mezz’ora fermi coi ceraioli che mica se sa que versi faceono..."Negli ultimi anni nonostante i tentativi di apportare qualche miglioria, nessun passo avanti si è fatto, anzi forse qualcuno indietro. È errato presumere che si tratti di una sorta di presentazione della forza delle compagini ceraiole? Un po come si vede durante la cerimonia inaugurale dei giochi olimpici, quando gli atleti sfilano gioiosi ed eleganti dietro il capitano – porta bandiera, cioè l’atleta più carismatico della rappresentativa. Ormai l’organizzazione capillare della Corsa serale ha portato alla conoscenza di nome e cognome, altezza, peso di ogni singolo ceraiolo per cui non sarebbe difficile disporre i Ceraioli in un preciso numero per ogni fila e tutti rigorosamente dietro al proprio capodieci. Se la ridotta spontaneità della Corsa serale

non ha causato peggioramenti, non vedo il motivo per il quale anche la sfilata non debba essere in qualche modo organizzata, prevedendo anche coloro non più in età da Cero, ma ancora entusiasti e vogliosi di stare vicino ai giovani ceraioli, forse i loro stessi figlie e nipoti. Queste sono solo riflessioni raccolte e scritte perché siano condivise e perché no, ragionate.

di Riccardo Farneti

IL CORTEO DEI CERAIOLI

Gioacchino Cancellotticon i figlida i "Ceri.it"

Gruppo di Santantoniari 1951-1952

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I Ceri non sono di nessuno, e dunque sono di tutti. Se la pro-posta di allungare il percorso cade, non viene meno lo spirito di rinnovamento per il bene della Festa dei Ceri, che deve restare acceso e aperto al confronto. Abbiamo lanciato in questi ultimi tempi la proposta di provare a far partire la Corsa dei Ceri da via Baldassini, non lontano dalla cosiddetta casa di Sant’Ubaldo”. Proposta che però ha visto la netta opposizione dei santubal-dari e il no ma con disponibilità a riparlarne, di sangiorgiari e santantoniari. Una duplice posizione che per altro conferma come ormai da tempo ci sia una duplice visione (e un duplice sentire) della Festa dei Ceri, su questo come su molti altri temi. “A prescindere dalla ubicazione esatta della residenza del nostro amato Patrono - scrive Mariani, che torna sulle mo-tivazioni della proposta - è innegabile che quel sito possiede

una notevole quantità di suggestioni che arric-chirebbero l’immagine della Festa. Non abbia-mo ottenuto grande consenso dai vertici delle famiglie ceraiole, anche se, per la verità, ad ogni cantone ricevia-

mo incoraggiamenti da tante persone che ritengono invece validissima l’idea. Del resto era una cosa semplice , proposta con l’esclusivo obietti-vo di migliorare la Festa, vederla più bella, perfezionarsi, senza stravolgimenti, senza lesione alcuna alla sua immutabilità , che è nell’anima e non nelle cose, né nei metri quadrati, ma fusa tra la gente, nella capacità di generare memoria e devozione, tradizio-ne ed esaltazione delle nostre origini, viva di colori e di desiderio di partecipazione. Non è nostra intenzione dividere, ritenia-mo irrinunciabile unire il più possibile e quindi lasciamo cadere la cosa anche se riteniamo che essa rappresenti davvero un’occasione perduta. La proposta non avrebbe comportato nessuna lesione della tradizione, perché come i migliori sanno,

il percorso dei Ceri ben poco ha di sto-rico, avendo subito nel corso del tempo vari cambiamenti. Che senso avrebbe oggi ad esempio un’alzata in via Savelli o in via Fonte Avellana?Non sarebbe nemmeno pensabile. Per fortuna però, qualcu-no ha avuto più coraggio prima e ci ha lasciato qualcosa di migliore, di più bello, rispondendo ad un proprio desiderio e forse anche ad un proprio dovere. La responsabilità che abbia-mo e sentiamo è proprio quella di custodire e preservare, ma anche quella di migliorare. Lo scorcio di via Baldassini con i tre Ceri rimane un miraggio, ma siamo sicuri che qualcuno ripenserà più avanti a questa nostra idea. Noi non ci arrendia-mo e continueremo, in omaggio a quella responsabilità che dicevamo sopra, a proporre. Confidiamo in un dibattito che potrebbe coinvolgere tutti anche su altri temi che ci stanno a cuore, ad esempio la sfilata che merita da anni una riflessione profonda ed un intervento deciso per ricondurla ad essere de-gna di una Città che si mostra a se stessa e al mondo nel suo giorno più importante. Dunque parliamone, del resto i Ceri non sono di nessuno e quindi sono di tutti”.

ALLUNGAMENTO: SI ATTENDONO TEMPI PIÙ MATURI

Lo scorcio di via Baldassini con

i tre Ceri rimane un miraggio.

I Ceri non sono di nessuno, e dunque sono di tutti.

Comunicato Stampa

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AVVISI CERAIOLI

FORSE NON TUTTI SANNO CHE...

Dopo i lavori di manutenzione del corso “dai Meli in giù”, e l’asfalto de l’Alfreda, iniziamo a sospettare che l’allungamento tanto auspicato da generazioni e generazioni di ceraioli, sia cosa fatta... LA CALATA DE L’ALFREDA E’ REALTA’!!

20 CERI 2016 L’EUGUBINO

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I GIOCATORI PREFERITI DAI CERAIOLI...

GUGLIELMOSTENDARDO

FABIOGROSSO

LUCAMEZZANO

FELICEPICCOLO

NICOLÒBARELLA

JURITAMBURINI

KEVINLASAGNA

MARCOCAPODIECI

MASSIMOMACCARONE

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LA FESTA

STEFANO ROSSICapodieci Sant'Ubaldo

MICHELE GAGGIOTTICapodieci Sant'Antonio

MATTEO BATTISTELLI

Capodieci San Giorgio

LUCA PECCIPrimo Capitano

VINCENZO LAURISecondo Capitano

MARCO TASSO Trombettiere

22 CERI 2016 L’EUGUBINO

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DEL 2016

ENRICO TOMARELLICapodieci Sant'Ubaldo

ALESSIO GNAGNI

Capodieci Sant'Ubaldo

NICOLA CAROLI

Capodieci Sant'Antonio

MIRCO BAZZURRICapodieci Sant'Antonio

CRISTIANO FECCHICapodieci San Giorgio

LORENZO CERRICapodieci San Giorgio

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A vent’anni dalla scomparsa dell’Avv. Giorgio Gini (16 aprile 1996) riceviamo da parte di alcuni dipendenti comunali, come si suol dire oggi in meritato riposo, forse una delle sue ultime lettere ufficiali sottolineando il meticoloso lavoro effettuato nelle vidimazioni e chiusure annuali dei registri dello Stato Civile (nascita, morte, matrimoni, pubblicazioni) dei dipendenti Giuseppe Angeletti (“Piccone”) e Gabriella Gaggioli. Un ricordo che supera di per sè l’attività lavorativa lasciando trasparire la passione per la “cosa pubblica” ed il forte senso di responsabilità e di appartenenza alle istituzioni sempre al servizio dei cittadini. Consigliere, socio del Maggio e collaboratore de L’Eugubino, lo ricordiamo con grande nostalgia.

Ci scusi tanto Sommo Poeta se abbiamo trascurato quella che nel gergo ceraiolo viene individuata qua-le “lapide” sul suo “Colle Eletto” ad un passo dalla Prima Capeluccia. Ci scusi tanto caro Dante se il verde pubblico ci ha permesso di coprire quella parte (versi) del Paradiso che ha voluto dedicare alla Città di Ubaldo. È vero ci si è messo di mezzo anche il degrado lapideo, ma certamente lei non ci farà caso. Grazie comunque dei suoi saluti e citazioni e delle sue intramontabili “cartoline” che ricordano Gubbio ed il suo Patrono (Paradiso), i suoi più illustri figli (uno su tutti Oderisi-Purgatorio) ed il territorio cir-costante (Paradiso).

Solerti dipendenti Comunali

SCUSA DANTE, ANZI GRAZIE!

I Ceri donati a Jessup nel Maggio 1978; Mario Rosati

C'ERA UNA VOLTA...

25L’EUGUBINOSTORIA ARTE CULTURA

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Ha sempre destato in me una forte suggestione un piatto a lustro, ora in collezione eugubina, del tutto privo di indicazioni di fabbrica ma riconducibile con fondatezza alla stagione dello Storicismo tardo ottocentesco [Fig. 1]. Nell’ampio cavetto una testa di profilo ben disegnata a sottili tratti incrociati in blu si staglia su di una pulitissima, profonda campitura in rosso rubino, circoscritta con estrema misura da un filetto nel quale emerge il bianco dello smalto e dove risulta alloggiata, lungo l’arco di circonferenza più basso, una scritta con l’indicazione del soggetto: «ASPASIA MOGLIE DI PERICLE ATENIESE POETESSA». È dunque Aspasia di Mileto la giovane donna con elmo raffigurata nel medaglione centrale, maestra di retorica per illustri personaggi dei suoi tempi, primo fra tutti Socrate, il grande filosofo. La tesa del piatto è ornata da un nitido ed elegante decoro nel quale si alternano, sempre a contorni di blu, motivi cuoriformi e pseudo trapezoidali lustrati rispettivamente in rosso e oro, con un effetto distinto e ritagliato che si ritrova, per esempio, in certi piatti cinquecenteschi di Cafaggiolo (cfr. Londra, Victoria and Albert Museum, Inv. C.2129-1910, C.2130-1910). Tali elementi ornamentali sono tipici del secondo Ottocento, e si possono osservare, con alcune varianti, anche in decorazioni parietali come quelle del Palazzo della Provincia di Perugia (per citare un solo caso: le cornici dei dipinti della galleria meridionale, eseguiti da Mariano Piervittori nel 1879).Alla ceramica or ora descritta si può avvicinare un altro esemplare – anch’esso conservato in una collezione di Gubbio – che, pur con qualche incertezza disegnativa, mostra caratteristiche simili, principalmente nella decorazione e nell’uso dei lustri [Fig. 2]. Nella concavità di questo secondo piatto è raffigurato in blu un putto ignudo, dai capelli arruffati, seduto su un cuscino che quasi sembra una nube, intento a scrivere con

lo stilo su di una grande tavoletta. Il fondo è in lustro rosso

rubino, delimitato dal filetto circolare a risparmio che

già conosciamo. Sulla tesa compaiono invece motivi ornamentali cuoriformi arricchiti e intramezzati da inserti fitomorfi, a simulare una tarsia, o meglio, un commesso in bianco, blu, lustro oro e lustro rosso. Anche questi

decori, come si intenderà facilmente, trovano ampio

riscontro in opere pittoriche del secolo decimonono, e

tale fatto permette di orientarci a livello cronologico, dato che la

maiolica in discorso, al pari della prima, risulta priva di qualsiasi data o marchio di fabbrica.Le caratteristiche salienti dei due piatti presi in esame sono,

dunque, individuabili nella pulitezza delle campiture in lustro rubino, che fungono da sfondo alle figure, e nella nitidezza degli ornati. A ciò si aggiunga, nel caso del primo esemplare, l’alta qualità disegnativa del personaggio raffigurato.Pur non essendo possibile, sulla base di questi soli elementi, formulare una convincente ipotesi attributiva (tra l’altro niente ci assicura che le due opere siano dovute ad una stessa bottega), le peculiarità sopra evidenziate ci offrono il destro per formulare con molta prudenza una congettura, relativa ad analoghi raggiungimenti da parte di una fabbrica ottocentesca di cui, allo stato attuale della ricerca, non si conosce alcuna opera certa. Naturalmente l’accostamento che si propone rappresenta – come direbbe il ceramologo Franco Cocchi – una «verità debole» (anzi molto debole), «più utile ad indirizzare le ricerche in una determinata direzione che a trarre conclusioni». È solo così, io credo, che debba essere inteso sostanzialmente.Nell’«Esposizione Umbra Artistica-Industriale-Agraria» (o «Esposizione Provinciale Umbra»), organizzata a Perugia nel 1879, fu premiata con la medaglia d’argento per l’«arte applicata all’industria» la Fabbrica di Montevile (Perugia), produttrice di «ceramica a riverbero sullo stile di Mastro Giorgio». Un riconoscimento più prestigioso di quello che spettò ad

DUE CERAMICHE ED UNA CONGETTURA

di Ettore A. Sannipoli

Fig. 1, Piatto con Aspasia di Mileto, maiolica a lustri metallici, diam. cm 35. Gubbio, collezione privata.Foto di G. Pauselli

26 STORIA ARTE CULTURA L’EUGUBINO

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altri rinomati opifici umbri del tempo, quali la fabbrica eugubina di Giovanni Spinaci o quella gualdese di Paolo Rubboli, entrambe specializzate nella maiolica a lustro di tradizione “giorgesca”.Così l’architetto Guglielmo Calderini commentò i lavori della fabbrica perugina su «Il Giornale dell’Esposizione Provinciale Umbra» (1879): «Resta ora da dire della fabbrica di Monte Vile, ossia di quella iniziata da fu Carlo Giovio di Perugia. Non è certamente l’amore di patria che mi fa affermare essere i lavori di questa fabbrica i migliori degli altri esposti, tanto per la nitidezza e vivacità dei riverberi, quanto per l’eleganza artistica con cui sono condotti i disegni. Qui veramente si rialza l’animo dell’artista nel vedere entrare così bene l’arte a fecondare l’industria, e questo pregio lo si deve al valente disegnatore e pittore sig. Cleomene Marini, il quale con tanta pulitezza e con tanta sicurezza di contorno, dipinse quei piatti. Grande lode pure si deve al sig. Fortunato Vatti, che spalmò con pulitezza veramente commendevole il lustro a riverbero e se una maggiore iridazione esso fosse riuscito ad ottenere, potrebbe ben dire di avere raggiunto la forza e bontà degli antichi lustri ad iride di Mastro Giorgio, quali si veggono nella tegolina che il Marchese Ranghiasci ha esposto nelle sale

dell’arte antica». Altre informazioni sulle opere della Fabbrica di Montevile ce le fornisce Giovanni Giovio nei Lari artistici. Collezioni (1881). Della sua raccolta comasca facevano, infatti, parte:«Quattro piatti incorniciati che servono di sovrapporta, rappresentanti le Sibille, col fondo rosso-rubino a riflesso metallico. – Mi furono donati dal conte Carlo Giovio-Montesperelli, di Perugia, e sono opera sua tanto i disegni che la cottura».«È pure opera sua – continua il nobile

lariano – il piatto appeso al muro col ritratto di Pindaro e collo stesso fondo rosso-

rubino. – E l’ebbi mediante una permuta ottenuta per la cortese adesione del mio carissimo e chiarissimo amico il professore cav. Antonio Galanti».Ognuno si accorgerà che sussistono delle strette assonanze tra le due ceramiche che ho presentato in questo articolo e i commenti o le semplici descrizioni di quelle della Fabbrica di Montevile. Fino a prova contraria, non è da escludere che possa trattarsi della stessa produzione, ma tutto resta ovviamente da provare in modo puntuale e definitivo. Per il momento siamo insomma nel campo delle mere congetture: «un tentativo – per citare ancora Franco Cocchi – di porre un punto fermo in attesa di dimostrazione o di un’evidenza meno debole». Che speriamo, prima o poi, possa arrivare.

Bibliografia essenzialeEsposizione Umbra Artistica-Industriale-Agricola nel 1879 in Perugia sotto il patronato delle LL. MM. il Re e la Regina d’Italia. Premiazione, Perugia 1879, p. 17; G. Calderini, I piatti a riverbero in porcellana e maiolica, in «Il Giornale dell’Esposizione Provinciale Umbra», fasc. 8 e 9, 5 ottobre 1879, pp. 59-60; G. Giovio, Lari artistici. Collezioni, Como 1881, pp. 96-97, nn. 10-11; D. Amoni, Storie e microstorie di Gualdo Tadino dal 1860 al 1920, Gualdo Tadino 2015, pp. 72-73 (dove vengono riportati i brani cit. di Calderini 1879 e Giovio 1881, e fornite brevi notizie su Cleomene Marini e Fortunato Vatti).

Grazie a Daniele Amoni, Giulio Busti e Franco Cocchi.

Fig. 2, Piatto con putto che scrive, maiolica a lustri metallici, diam. cm 43,8. Gubbio, collezione privata.Foto di G. Pauselli

27L’EUGUBINOSTORIA ARTE CULTURA

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Il 20 marzo 1915 l’Ufficio Tecnico del comune di Gubbio trasmise al Sindaco e alla Giunta la perizia dei lavori occorrenti “per la costruzione del castello in legno per il campanone del Palazzo dei Consoli”. La struttura avrebbe dovuto essere realizzata in legno di larice. Tra materiale e mano d’opera per falegname, muratore, fabbro e verniciatura fu stimato un importo di £ 1.900. Lo scoppio della Grande Guerra impose uno stop al progetto e il suo rinvio a miglior data. Se ne tornò a parlare nel Consiglio Comunale dell’otto gennaio 1918 in quanto, già nel settembre del 1917, l’Ufficio Tecnico aveva segnalato l’urgenza di provvedere alla ricostruzione del castello “giacché quello esistente da tanto tempo si è del tutto rovinato per modo di non rendere più possibile il suono della pubblica campana”. Il preventivo, per vari motivi – non esclusa la forte inflazione di guerra – aumentò fino a £ 3.500 circa. La Soprintendenza ai monumenti dell’Umbria aveva dato il suo nulla osta e l’amministrazione comunale aveva provveduto, fin dai mesi di novembre e dicembre 1917, a fare “acquisto di quasi tutto il legname speciale occorrente approfittando di una favorevolissima occasione”. Il progetto di ricostruzione del castello ligneo fu approvato nonostante le giuste osservazioni del consigliere ing. Gatti il quale fece presente che a quei tempi “i castelli delle pubbliche campane” si facevano “con sistemi moderni, ordinariamente in ferro”. Comprendeva, però, che quello non era certo il momento giusto per imbarcarsi in una forte spesa che la

struttura in ferro avrebbe sicuramente comportato e che fu valutata in circa £ 10.000. L’ing. Gatti, ad ogni modo, chiese che per il castello ligneo si fosse almeno redatto un disegno progettuale. Dalla risposta dell’Ufficio Tecnico apprendiamo che si riteneva inutile realizzare un disegno, visto che il castello sarebbe stato ricostruito “in tutte le attuali linee (...) salvo lievi modificazioni come ad esempio per i due bancacci che saranno fatti a spiovente per impedire le infiltrazioni delle acque, per le forazze di collegamento che saranno fatte con doppio battente allo scopo di rendere più salda l’opera”. Il parere dell’ing. Gatti, però, ebbe un seguito, tanto è vero che il disegno progettuale fu realizzato da Giovanni Scavizzi e approvato dal Sopraintendente Pietro Guidi in data 15 aprile 1918. Il 16 dicembre seguente il Consiglio approvò il forte aumento di spesa dovuto al costo della mano d’opera valutato in circa £. 1.500 oltre il preventivo iniziale di £ 3.500. La realizzazione del castello fu completata in poco tempo. Le cose tornarono a farsi drammatiche nel settembre 1954 quando i campanari, capeggiati da Adamo Viola, si rifiutarono di continuare a suonare il Campanone “a distesa a causa delle pessime condizioni del castello di sostegno”. Il sindaco si rivolse alla Soprintendenza per fare presente la situazione e per chiedere un contributo alla realizzazione del nuovo manufatto, questa volta da costruirsi interamente in ferro. Anche di questa struttura si conservano i disegni progettuali. Si tratta proprio del castello che sorregge ancora oggi il Campanone.

di Fabrizio Cece

L’ULTIMO CASTELLO LIGNEO DEL CAMPANONE

1918. Giovanni Scavizzi, progetto per la costruzione del castello in legno del Campanone. Archivio Storico del Comune di Gubbio, b. Restauri fabbricati comunale.

29L’EUGUBINOSTORIA ARTE CULTURA

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di Manuela Nocella

AGGIUNTE DOCUMENTARIE ALLA BIOGRAFIA DI FLAMINIO ALLEGRINI(CANTIANO 1586/87 - ROMA 1666)

L'occasione di questo breve contributo si deve al recente reperimento di una nuova e alquanto corposa documentazione d'archivio riguardante la biografia di Flaminio Allegrini, pittore di origine cantianese ma di formazione e cultura romana.1 Come già trattato in un precedente scritto2, l’artista giunge a Roma quattordicenne nel 1601 circa3 e diviene l'allievo più stretto del Cavalier d'Arpino; la sua presenza è poi documentata a partire dal 1607 come pittore al Ghetto, precisamente nel Vicolo del Pianto.4

Per quel che riguarda la documentazione della sua presenza in Urbe, finora si era a conoscenza dell'acquisto di una casa in Campo Marzio nel 1613, anno in cui sposa Virginia Stella, figlia del pittore bresciano Giacomo5; per più di 30 anni non si ebbero ulteriori notizie sull’artista, precisamente fino al 1645, quando è documentato con tutta la famiglia nella dimora trasteverina alla Lungara, dove morirà nel 1666.

In questa sede si aggiungono ulteriori tasselli biografici che attestano la presenza di Flaminio nel Rione Trevi, e precisamente “nella strada Paolina per andare al Popolo” a partire dal 16256 quando il suo più famoso figlio Francesco aveva 22 mesi.

In un atto notarile del 16357 Flaminio risulta invece abitare a Monti ed è pertanto in questo rione che si stabilisce subito dopo il 1627ca e prima del 16458, quando - come anticipato - vive stabilmente nel Vicolo di San Giacomo alla Lungara.

Gli Stati delle Anime che qui si presentano ci permettono anche di “allargare” la famiglia Allegrini, poichè si ha notizia di altre due figlie del pittore,

la primogenita Silvia Antonia (nata nel 1613ca e presumibilmente morta entro il 1653, anno del testamento di Flaminio in cui vengono nominati tutti gli altri figli) e la terzogenita Porzia Agnese (1617ca - entro il 1653). Gli altri membri della famiglia - come ricordato in altra sede9 - erano la secondogenita Flavia (divenuta poi suor Maria Prudenzia, Roma 1615 - Gubbio post 1684), Brigida (Roma? 1620 - Roma 1678), Francesco (Roma? 1624 - Roma 1684) ed Anna Angelica (Roma 1631ca - Roma 168610).

Altri documenti attestano la partecipazione di Flaminio tra numerosi altri pittori alle riunioni dell'Accademia di San Luca: risulta infatti presente alla Congregatione Generale delli Sig.ri Pittori, et scultori di Roma11 riunitasi il 29 giugno 1625 e in una successiva Congregatio in Academia (...) Pictorum et Recamatorum12 del 2 settembre 162913.

L'ulteriore ed ultima novità documentaria riguarda invece l'anno successivo, il 1630, quando il nostro, a quel tempo “pittore a San Marco”14 compare tra i testimoni della redazione dell'Inventario dei beni del cardinal Giovan Battista Deti (Firenze 1580- Roma 1630) nonchè tra i suoi creditori, per la precisione di 90 scudi. Tale somma è di sicuro un pagamento - o parte di esso - dato che il pittore almeno tra il 1625 ed il 1627 aveva ricevuto alcune commissioni dal famoso cardinale15, la più importante delle quali fu certamente la realizzazione degli affreschi della cosiddetta Galleriola Deti nel Palazzo Aldobrandini poi Chigi16.

Il peccato originale, Palazzo Chigi,

Appartamento Deti

La Creazione di Eva, Palazzo Chigi,

Appartamento Deti.

30 STORIA ARTE CULTURA L’EUGUBINO

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La sibilla Sidonia, Palazzo Chigi, Appartamento Deti

La cacciata di Adamo ed Eva, Palazzo Chigi, Appartamento Deti

1 Per ovvie ragioni editoriali si è preferito pubblicare in questa sede soltanto una selezione dei documenti e in forma ridotta; chi scrive ha infatti in preparazione un ulteriore studio esaustivo sui pittori Flaminio e Francesco Allegrini.2 M. Nocella, Flaminio e Francesco Allegrini Novità documentarie ed aggiunte al corpus delle opere, Città di Castello, GESP, 2007.3 H. Rottgen, Il cavalier Giuseppe Cesari d'Arpino. Un grande pittore nello splendore della fama e nell'incostanza della fortuna, Roma, Ugo Bozzi, 2002.4 Idem, p. 137.5 Cfr. Nocella 2007, p. 20. La data di morte di Giacomo Stella, nato a Brescia nel 1545, finora fissata intorno al 1630 da A. Zuccari 1992, pp. 80-81, deve anticiparsi di qualche anno, come risulta da un atto notarile datato al 14 luglio 1627 in cui si legge “morto gli anni prossimi passati il detto Jacomo in Brescia sua Patria”, ASR, Trenta Notai Capitolini, Ufficio 9, Gargano, f. 267r . La ricognizione di questo nuovo documento attesta inoltre una contesa protrattasi per anni tra Flaminio ed il cognato Onorio Stella che il nostro fece addirittura imprigionare poichè probabilmente non ottenne mai la maggior parte della dote della moglie Virginia.6 ASVR, S.Nicola in Arcione, Stati delle Anime 1625, f. 19r. Il fascicolo della parrocchia in esame copre gli anni dal 1625 al 1629, con lacune per il 1627 ed 1628. Questi -oltre a lui- i presenti nella casa di Flaminio nel 1625 (all'epoca 39enne): Virginia Stella moglie di an. 30/Bartolomeo dal borghetto servitore di an. 18/ Silvia Ant.a figlia di an. 11/ flavia di an.10/ Portia Agnese di an.8/ Brigida di an.5 et Francesco Maria di mesi 22. Come detto, la documentazione degli Stati delle Anime di S.Nicola in Arcione inizia solamente dal 1625 e purtroppo la mancanza degli anni antecedenti questa data non permette di accertare la nascita romana del figlio Francesco. Chi scrive sta procedendo con le ricerche al riguardo; nonostante si abbia ragionevole convinzione di una nascita romana (Flaminio, secondo il Rottgen nel 1624 è a Roma e impegnato nella Sala delle Ore a Palazzo Costaguti; H. Rottgen 2002, p. 536) non si esclude del tutto la possibilità

che Francesco possa essere nato a Napoli, città in cui il padre è ampiamente documentato, almeno fino al 1622 (a tal proposito si veda E.Nappi 1992; A. Delfino 1999; M.Nocella 2007; F. L. Gervasio 2009; L. Calenne 2010).7 ASR, Trenta notai capitolini, ufficio 15, Salvatori, 23 giugno 1635, ff. 712-716v. Alla fine dell'atto si legge: 'Actum Romae in domo solita habitationis...D. Flamini sita Romae in Reg. Montium'. La ricerca tra gli Stati delle Anime delle parrocchie del quartiere Monti (S.Martino ai Monti e San Lorenzo ai Monti) non ha tuttavia permesso di rintracciare gli Allegrini negli anni 30.8 Il pittore nel 1632 aveva ereditato beni ed una casa sulla Lungara da Giulia De Rossi. Si tratta di una donatio inter vivos poiché Giulia morirà otto anni dopo, nel 1640 (Nocella 2007, p. 28, n.20). Il successivo atto del 1635 in cui si legge: Julia de Rubeis ...donavit d. Flaminio Allegrino et D.Flavia, Brigida et Anna Angelica eius filias puellas...super domo...inhabitata posita in via Lungara ci permette di ipotizzare che Flaminio si sposti a vivere a Trastevere tra il 1640 (anno di morte di Giulia de Rossi) ed il 1645. Tra i testimoni dell'atto del 1635 figurano Giovan Battista de Rossi, fratello di Giulia (che tra l'altro sarà l'erede universale dei beni dell'ultima nata in casa Allegrini, ovvero Anna Angelica) e l'architettoVincenzo della Greca (Palermo 1592- Roma 1661). Flaminio quindi, artefice nel 1632 di una delle tele per la chiesa dei SS. Domenico e Sisto, ovvero lo Sposalizio mistico di Santa Caterina conosceva personalmente il Della Greca, architetto della chiesa romana (realizzata in collaborazione con Giacomo Della Porta, Nicola ed Orazio Torriani).9 M. Nocella 2007, p. 19.10 La donna era una miniaturista e non meno di Sangue, che di pennello Germana, et Emola del fratello (Biblioteca Casanatense, ms 2372, ff.1-24). Chi scrive ha in preparazione un contributo sulla prima opera documentata (se pur finora non rintracciata) dell'artista, di cui abbiamo ormai una notevole documentazione biografica ma una quasi inesistente produzione. L'unica proposta a riguardo si deve a C. Zappia che presenta otto tempere su pergamena in collezione privata romana come forse “l'unica traccia superstite dell'attività di miniaturista di Anna

Angelica”; cfr. C.Zappia, Ancora su Francesco Allegrini, 1982, p. 423). Partendo dal fondamentale studio di R. Bonefoit sullo Studiolo di Antonio degli Effetti (cfr. Aurum omnia vincit, Lo studiolo della ricchezza del romano Antonio degli Effetti, in Dialoghi in Storia dell'Arte, n.4/5, 1997, pp. 74-88) ed il successivo approfondimento di L. Laureati (Michelangelo Cerquozzi nella collezione romana di Antonio degli Effetti (e una nota su Sebastiano Baldini) in Paragone, 66, 2015, pp. 45-53) possiamo documentare per la prima volta tutti e tre gli Allegrini artisti (Flaminio, Francesco ed Anna Angelica) presenti con un'opera ciascuno nella collezione romana dell'umanista e abate Antonio degli Effetti.11 ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 15, 1625, f. 717r. Ricordiamo che il figlio Francesco diverrà accademico di San Luca nel 1655 (M. Missirini 1823). Si rimanda ad altra sede lo spoglio dei documenti conservati nell’Archivio storico dell’Accademia Nazionale di San Luca, al momento purtroppo chiuso.12 ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 15, 1629, f. 482r. Nel documento è nominato anche il suocero di Flaminio, il già citato pittore “sistino” Giacomo Stella.13 Al maggio dello stesso anno risale una Societas monetarum a nome di Flaminio, che a sua volta nomina anche il figlio Francesco, all'epoca bambino di 5 anni; in ASR, Notai dell'AC, Musca, vol. 4476, 2 maggio 1629, f. 176r. Chi scrive tornerà sul corposo documento in altra sede.14 ASR, Trenta notai capitolini, ufficio 9, Fonthia, vol. 3112, 14 agosto 1630, f. 937v. Al momento non è possibile confermare questa notizia; tuttavia si può ipotizzare la presenza del pittore in un cantiere pittorico a palazzo Barbo poi Venezia o più probabilmente nella contigua basilica di San Marco dove 23 anni dopo lavora il figlio Francesco. Ricordiamo inoltre che nella stessa zona dell'attuale piazza Venezia in quegli anni viveva il monsignor Alessandro Sperelli (futuro vescovo di Gubbio - eletto nel 1644 - nonché importante committente di Francesco; si veda M. Sarti, 1755, p.235; M. Nocella 2007, p. 35, nn.19 e 20). 15 M. Nocella 2007, p.26, n.9.16 Si veda al riguardo R. Lefevre 1965; 1968; S. Epp, 2001.

31L’EUGUBINOSTORIA ARTE CULTURA

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CONOSCERE GUBBIO 18° EDIZIONE

Edizione molto bella ed affascinante grazie anche alla "lettura" di Francesco Mariucci che si è avvalso della collaborazione di Fabrizio Cece a san Pietro e di Ettore Sannipoli a san Domenico per alcune informazioni sui committenti e per altri approfondimenti sulle cappelle. Un grazie al teatro della Fama con Giuliano Traversini ed Angelo Mischianti che invece hanno letto alcuni brevi testi seicenteschi relativi a Caravaggio e ai suoi seguaci. Si ringraziano le parrocchie ospitanti. Ci vediamo alla diciannovesima edizione di Conoscere Gubbio.

32 VITA DELL’ASSOCIAZIONE L’EUGUBINO

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IL SENTIERO DI FRANCESCO

Domenica 13 marzo si è svolta l’ottava tappa dell’iniziativa “Conoscere il Sentiero”, organizzata dal Maggio Eugubino in collaborazione con la PiccolAccoglienza Gubbio. Una tappa lunga, di circa 18 chilometri da Citerna a Città di Castello, affrontata in un clima di amicizia e condivisione. Le condizioni metereologiche difficili di questa prima parte di marzo, non hanno scoraggiato gli oltre 50 partecipanti. Lungo il percorso, molto bello dal punto di vista paesaggistico.

La comitiva guidata da Deny Tomassoli in un tracciato veramente variegato tra castagneti, boschi, sentieri argillosi, strade poderali e anche asfaltate, ha beneficiato anche dei consigli del tifernate eugubino, Dr. Romano Ciampoletti che ha preso parte alla camminata. Tra i presenti anche Gianluigi Bettin, autore della guida: “La via di Francesco”.

Stefano & Francesca

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33L’EUGUBINOVITA DELL’ASSOCIAZIONE

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Nuova Sede Corso Garibaldi 99

34

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GUBBIO FA CENTRO CONTINUA A CRESCERE

Un biennio su cui investire molto per continuare a promuove-re il centro storico come bene comune della città.Si è presentato così il nuovo consiglio direttivo di Gubbio Fa Centro, l’associazione che rappresenta molti operatori del cen-tro storico sempre attivi per promuovere iniziative tra le mura cittadine. Avviato nel 2011 quando dieci commercianti aderirono al progetto City Mall promosso da Regione Umbria e Camera di Commercio di Perugia per continuare ad investire nelle poten-zialità del centro, in poco più di cinque anni gli associati sono ben ottanta con un crescente numero di iniziative all’attivo. In una città che rileva un rientro di diversi abitanti nel centro storico, l’orgoglio di Gubbio fa Centro è anche quello di regi-strare nuove attività che dal 2016 hanno deciso di spostarsi in centro, invertendo il trend degli ultimi anni.Tra gli altri impegni, continua anche per quest’anno l’ini-ziativa “Brocche d’Autore” in collaborazione con il Maggio Eugubino e l’impegno a supporto di eventi sportivi, culturali e promozionali che rendono ancora più vivo il centro storico. Un impegno serio e continuativo che rappresenta un successo senza precedenti per un progetto cittadino.

Componenti Consiglio Direttivo 2016-2018Consiglio direttivo 2016-2018

Lucia Rossi – Presidente

Elisabetta Bedini – Vice presidente

Claudia Monacelli – Tesoriera

Ilaria Baldinelli - Segretaria

Patrizia Ramacci – Relazioni con Istituzioni

Federico Lucci – Comunicazione e social media

Claudio Smacchi – Consigliere

Francesco Zoppis - Consigliere

Michele Mosca - Consigliere

Il Consiglio riunito

a cura della Redazione

Foto di Davide Brugnoni

35L’EUGUBINOVITA CITTADINA

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L’11 marzo scorso è stato presentato, in un convegno il ceck up commissio-nato dal Comune all’agenzia “Incipit consulting” per capire i difetti e le potenzialità nel settore turistico di Gubbio. Dallo studio, che ha coinvol-to numerose associazioni ed attività sono uscite proposte e linee di inter-vento per il futuro. Vince tutto ciò che attiene alla ri-storazione che resta uno dei motori anche del turismo, mentre l’immagine su cui si dovrebbe in modo più con-vinto spingere l’acceleratore è poten-ziare ciò che esprime la città medioe-vale con riferimento ad esempio alle enormi potenzialità del “fantasy”.La competizione turistica oggi non si gioca più tra città e territori annessi, ma tra linee di prodotto. Le offerte generali infatti sono facil-mente riproducibili ed intercambia-bili, per cui è molto più importante costruire, e se possibile mantenere, un sistema di linee di offerta difficili da copiare, ma che rispondano a nuove esigenze date dalla domanda.

È questo il consiglio di base che l’agenzia ha presentato al nostro Co-mune, “battendo il territorio in ma-niera scrupolosa anche attraverso 32 partner della città, dalle associazioni più importanti fino ai privati che per mestiere operano nel turismo.” E si sono sentite parole nuove: il turi-smo non è compiacimento, cioè ripe-tere slogan ed offrire prodotti desueti, ma è una serie di prodotti che devono “smuovere” le persone.Il primo punto su cui deve puntare la Città dei Ceri è il mondo variegato dell’alimentazione e quindi su tutti gli appuntamenti che da anni ci sono, dal tartufo ai “terzi e quarti” d’Italia ecc. ma con qualcosa in più, perché il turista oggi vuole fare esperienza, ad esempio nella raccolta del tartufo o in cucina, con degustazioni ecc.Il Medioevo, in questa graduatoria , viene subito dopo. Il Festival di cui si attende la seconda edizione, dovrebbe riguardare, accan-to all’aspetto culturale il “fantasy”, il gioco di ruolo.Tra l’altro Gubbio ha delle peculiarità artigianali importanti in questo setto-re, come le fabbriche di armi medioe-vali armature ecc.L’artigianato e l’esperienza del saper fare. Anche qui i laboratori di cera-mica possono offrire l’occasione al turista artista il gusto di pasticciare con l’argilla.Mostre – evento. Dovrebbero far leva sempre sul patrimonio straordinario che Gubbio possiede.Turismo religioso. La presenza di San Francesco che fa di Gubbio la secon-da città francescana dovrebbe essere maggiormente valorizzata. Un benvenuto d’obbligo al collega-mento di recente istituito tra Assisi e Gubbio. Il Sentiero della Pace an-drebbe ugualmente valorizzato e sen-

tito proprio dagli eugubini.“Giocare a Gubbio. Esperienza arti-gianato Fratello Lupo”. Un convegno su cui costruire il turi-smo di oggi e di domani. Per saperne di più abbiamo avvicinato il nuovo assessore al turismo il Dott. Oderisi Nello Fiorucci.Laureato in giurisprudenza, si è spe-cializzato a partire dal 1985 nello stu-dio del marketing e del management applicato alle destinazioni turistiche ed alle imprese del settore del turismo presso il Centro studi sul Turismo di Assisi. Ha insegnato presso i Corsi di laurea di Economia del turismo dell’Univer-sità di Perugia e operato con continu-ità come formatore e consulente.

Lei non è nuovo alla parola Turismo; anzi il suo lavoro è proprio il turismo.Prima di tutto come ha trovato al suo arrivo in giunta lo "stato" di questo set-tore basilare nella economia di Gubbio?

Se andiamo a vedere l’andamento globale di arrivi e presenze, uno degli indicatori più usato per misurare la salute del turismo, dovrei dire che il turismo a Gubbio ha retto alla lunga crisi economica ancora in parte in corso e che il mio predecessore aveva avviato un percorso virtuoso di inizia-tive che vorrei proseguire e ampliare.

Bisogna tuttavia esaminare più a fon-do la situazione per capire l’effettiva reddittività che le imprese turistiche riescono ad ottenere, il loro tasso di nascita e morte, la capacità di creare posti di lavoro e fare rete e, soprattut-to, la ricaduta della spesa dei turisti sul sistema economico complessivo di Gubbio. La mia visione è che il bic-chiere è mezzo pieno ma che ci sono diverse criticità da affrontare per as-

TURISMO PROSSIMO VENTURO

di Pina Pizzichelli

Dott. Oderisi Nello Fiorucci

36 VITA CITTADINA L’EUGUBINO

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sicurarsi una maggiore competitività della destinazione Gubbio.

Idee nuove per un turismo nuovo quelle presentate nel convegno di presentazio-ne dell’analisi di marketing “Check up turistico del Comune di Gubbio”, in una città che forse anche in questo set-tore è rimasta indietro. È ora di cambiare, lei dice. Come e dove?

Voglio prima di tutto sottolineare che non si è trattato di un documento chiuso dove analisi e strategie erano definite unilateralmente e solo comu-nicate alla Consulta per il turismo e alla comunità eugubina tutta.L’obiettivo era di avviare un percorso di collaborazione reale con tutto il sistema di offerta e non solo con gli operatori turistici con individuazione condivisa di strategie, priorità e azio-ni. Per questo si è voluto condividere una corposa sintesi dello studio non per fare un libro dei sogni ma per rendere tutti partecipi e capaci di inte-ragire.

Sono moderatamente soddisfatto ri-spetto a questo primo obiettivo anche se devo lamentare un certo assentei-smo proprio delle imprese ricettive che probabilmente sono demotivate

da tanti tavoli e progetti che non hanno portato grandi risultati. Dovrò trovare altre modalità per recuperare il loro contributo, indi-spensabile per qualsiasi percorso di sviluppo.

Rispetto a come cambiare, ritengo che come Assessore debba prima di tutto fare i compiti a casa mia e crea-re le condizioni affinché gli uffici co-munali migliorino la propria capacità di gestire attività a ricaduta turistica che richiedono l’intervento di uffici diversi, come gli eventi. Su questo mi sento pienamente appoggiato dal Sin-daco Stirati e da tutta la Giunta.

Altro punto chiave è passare da una promozione generica del nostro ter-ritorio ad una per linee di prodotto tematiche, che devono essere pensate per specifici segmenti di domanda, anche solo per nicchie di appassiona-ti, e costruiti insieme ai diversi attori di volta in volta interessati. In questo essenziale sarà il ruolo della Consulta per il turismo che nella mia visione deve essere il luogo di dialogo “operativo” fra Amministrazione ed operatori turistici, imprese dell’arti-gianato artistico, del commercio, del-la cultura e dell’agricoltura. Naturalmente, per costruire prodotti

si deve ragionare con la testa del tu-rista e quindi andare oltre i confini comunali e collaborare con Regione Umbria, Gal Alta Umbria, i comuni limitrofi, ma anche con la Regione Marche ed altre reti territoriali inter-regionali.

Un ultimo punto: nella comunica-zione al turista si dovrà migliorare l’attuale presenza sul web e passare dall’informazione alla narrazione dei nostri valori e delle nostre attrazioni.

Lei dice che il modo di fare turismo a Gubbio deve cambiare. Quanto tempo occorrerà, e quali ener-gie perché il turismo di oggi divenga fin da adesso il turismo di domani?

Alcuni interventi potranno essere re-alizzati in tempi stretti anche perché non richiedono risorse economiche, ma altri dovranno fare i conti non solo con la difficoltà di reperire fi-nanziamenti in quest’anno di avvio dei nuovi fondi comunitari, ma con la necessità di avviare processi di in-novazione di sistema che richiedono il dialogo con tanti soggetti, cambia-menti di cultura manageriale e inve-stimenti sul capitale umano che nel turismo è una risorsa fondamentale.

37L’EUGUBINOVITA CITTADINA

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Bando di Concorso 2016-2017Borse di studio annuali “Lascito Ceccarelli – Spalazzi”

a cura della Redazione

Grande momento per la diocesi eugubina che accoglie una serie di incontri partiti il 18 marzo a Roma, con un convegno internazionale sulla Decretale, poi proseguiti a Gubbio il 19 marzo con ospiti il Cardinale An-tonelli, la professoressa Clara Burini De Lorenzi, il Vescovo Ceccobelli. Una Tavola come ricorderete, seguita da moltissimi; serie di incontri che proseguiranno con la Collectio Muti-nensis da fine marzo fino a settembre. Il decreto pontificio steso in forma di lettera da papa Innocenzo al vescovo di Gubbio Decezio, il 19 marzo 416, come risposta alle richieste accorate del Vescovo eugubino. Richieste legate alla necessità di an-nullare le prassi liturgiche dettati da

criteri libertari. Essa rappresenta, non solo l’intervento pontificio a favore della nostra diocesi, ma anche il basa-mento per le altre e un documento at-tuale utile ad affrontare le sfide che si pongono nella vita delle chiese e della cristianità intera. La Diocesi di Gubbio con Mons. Ma-rio Ceccobelli, ha voluto celebrare i 1600 anni della Decretale, per risco-prire le nostre radici, in quanto nella decretale vengono nominati tutti i predecessori del vescovo Decezio a testimonianza delle origini antichis-sime della nostra diocesi e ha voluto celebrare i 1660 anni per pubblicare il contenuto, che diverrà normativo in tutte le chiese occidentali. Tale decreto dettava soluzioni a que-

stioni di carattere liturgico e dottrina-le. La Decretale di papa Innocenzo I è il documento più antico che testimo-nia la storia della nostra Diocesi.

LA DECRETALE DI PAPA INNOCENZO ALLA DIOCESI DI GUBBIO

Il 10 maggio 2002 con atto a cura del notaio Riganò in Gubbio è stato costituito il Comitato per le Borse di Studio Ceccarelli – Spalazzi, in ottemperanza alle disposizioni testa-mentarie del defunto Luigi Ceccarelli e dell’esecutore testa-mentario Avv. Walter Prosperetti. Detto Comitato è compo-sto dal Vescovo di Gubbio e dal Presidente dell’Associazione Maggio Eugubino, i quali nominano la Commissione per l’assegnazione delle Borse di Studio nei modi previsti dai sopra richiamati atti.Un atto di encomiabile generosità rivolto ai giovani concit-tadini, un piccolo aiuto economico nel percorso scolastico, un gesto di speranza verso l’impegno virtuoso e cosciente; questo il senso del testamento e questi i criteri ispiratori dell’operato di chi si trova oggi ad attualizzare i desideri di Luigi Ceccarelli. Sono beneficiari gli studenti di Gubbio che il testatore ha indicato come “…più bisognosi, di indiscussa moralità, veramente studiosi e meritevoli.”Il Comitato provvede all’individuazione degli assegnatari delle borse di studio per le scuole elementari (una), una per la scuola media (una) e per le scuole superiori (due), in forma diretta, accogliendo i suggerimenti e le valutazioni dei Dirigenti Didattici degli istituti cittadini.Per l’assegnazione invece delle due borse di studio per gli studenti universitari si procederà tramite pubblicazione di un bando avente come scadenza ultima per l’inoltro della domanda il 31 agosto 2016; il Comitato provvederà poi all’individuazione dei vincitori stilando una graduatoria per

merito e per reddito tra tutte le domande valide ricevute.Rimandiamo tutti gli interessati al sito dell’Associazione Maggio Eugubino www.maggioeugubino.com dove, a partire dal 30 aprile 2016, si potranno trovare copia integrale del bando e il modulo per presentare la domanda. La cerimonia di consegna si svolgerà nel prossimo autunno.

La Decretale, Collectio Mutinensis

39L’EUGUBINOVITA CITTADINA

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La storia è vecchia. Gubbio, isolata e fuori dalle grandi vie di comunicazione. Una quattro-corsie sul territorio eugubino resta una pura illusione. Percorrete dai 15 ai 30 Km. in qualsiasi direzione e... “vi si apre il mondo”. Appena superato Cagli trovate il doppio senso di circolazione dopo aver percorso la straziante Contessa irta di salite e rallentamenti (ancora c’è un semaforo lampeggiante e lavori per una “franetta”... da oltre due anni). Verso Umbertide, percorrendo un tragitto tortuoso con scarso scorrimento (mentre scriviamo anche qui c’è un semaforo), la quattro corsie E 45 è a Montecorona appena fuori il Comune di Gubbio. La stessa E45 verso sud si prende a Bosco dopo 30 Km. di supplizio da Via Crucis. Dicevamo storia vecchia che tutti conoscono. Ad alleviare le pene stradali

di Gubbio (solo 14,7 Km. per arrivare a Branca) arriverà la quattro-corsie Perugia-Ancona tratto umbro. Arriverà, ma non nei tempi previsti. All’italiana.

Manca davvero poco, ma tutto è slittato rispetto a quello che dichiaravano gli amministratori regionali.L’assessore della Regione Umbria alle Infrastrutture e Trasporti Silvano Rometti esattamente un anno fa - aprile 2015 - diceva «Per l’ultimazione dei lavori nel tratto umbro della Perugia-Ancona si sta procedendo nel rispetto dei tempi definiti. Il completamento entro la fine del 2015».E che dire di Catiuscia Marini presidente della Regione Umbria che mesi dopo “spostava il tiro”: «L’Anas ha annunciato che entro il primo semestre del 2016 sarà consegnato il tratto umbro della Perugia-Ancona. Una notizia attesa».I tempi si allungano, non di molto, ma si allungano. Se va bene l’ultimazione dell’intero tratto umbro è per fine estate-settembre. Se va male inaugurazione spostata di qualche altro mese. Il grosso è fatto ma porteranno via tempo le opere accessorie come: piazzole di sosta, messa in sicurezza, segnaletica, guard rail, illuminazione e altro.Per il “Quadrilatero” Umbria-Marche l’ultimazione verso Ancona è più lontana si parla del 2017. Tempi più rapidi (entro il 2016) per la Foligno-Civitanova. Incredibile su internet il tratto umbro è uno

MENGARA ADDIO! Sottotitolo: Il tratto umbro della quattro-corsie Perugia-Ancona sarà ultimato a fine estate. Per andare a Perugia passeremo per Branca con 6,5 i chilometri in più ma maggiore comodità. I problemi viari per Gubbio restano.

di Alberto Cappannelli

LAVORI QUASI ULTIMATI PER IL TRATTO UMBRO DELLA PERUGIA ANCONA

I NUMERI DELLABRANCA/SANT'EGIDIO-LIDARNO

I chilometri sono 29,2 così ripartiti:Branca-Sospertole (uscita Sospertole-Schifanoia) 7,2 Km.Sospertole-Valfabbrica (uscita Valfabbrica) 8,4 Km.Valfabbrica-Pianello (uscita Pianello) 8,1 Km.Pianello-Innesto E45 (svincolo Lidarno-Sant'Egidio) 5,5 Km.- 4 gli svincoli-uscita (5 in futuro)- 6 le gallerie;- 13 viadotti (circa 2 Km. in totale).

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dei più “misteriosi” della Perugia-Ancona, (in rete non si trova nessuna planimetria leggibile). Niente sulla Sospertole (Schifanoia) Casacastalda – Valfabbrica niente altro fino a Pianello. Invece sono molti i dettagli in generale sui tratti marchigiani Come mai? Immaginiamo, a inaugurazione avvenuta, di voler andare da Gubbio a Perugia. Facciamo una 15ina di chilometri fino a Branca quindi ci immettiamo sulla quattro-corsie Perugia-Ancona. Percorriamo i primi 7,2 chilometri aperti già da una quindicina di anni e troviamo lo svincolo-uscita “Sospertole” (Schifanoia), Dopo 900 metri la galleria “Casacastalda” lunga 1,5 chilometri. L’uscita vera e propria Casacastalda circa 3 Km da Sospertole è stata realizzata solo in direzione Ancona e non ultimata. Per averla anche lato direzione Perugia mancano i fondi. Attualmente c’è una raccolta firme delle popolazioni interessate per sensibilizzare l’ultimazione lavori. Arriviamo ad un’altra galleria “Picchiarella” di 800 metri e di seguito, dopo una serie di viadotti, una terza galleria “Barcaccia” di 300 metri. Giungiamo così all’uscita “Valfabbrica”. Proseguendo ecco qualche viadotto fino alla galleria “Colle Maggio” di 800 metri e, di seguito, quella artificiale “Della Donna” di 400 metri. Ci sono altri viadotti prima della galleria “San Gregorio” di 1,1 chilometri che porta all’uscita “Pianello”. Da qui gli ultimi 5,5 chilometri, aperti da diversi anni, per arrivare sulla E45 uscita Lidarno-Sant’Egidio. A quel punto siamo vicini a Collestrada-Ponte San Giovanni quindi Perugia.

FUTURO NEROA Gubbio la questione isolamento stradale presenta un futuro dai contorni negativi. Dell’ammodernamento della “Contessa” si parla sempre meno. Mentre bisognerà aspettare per vedere in azione le ruspe sui 3 Km. di variante da Mocaiana al Bivio di Pietralunga. Ci sono problemi per la gara d’appalto. Per quanto riguarda il tratto Bivio Pietralunga-Montecorona non ci sono nè progetti definitivi, nè finanziamenti. Riportando valutazioni di qualche anno fa, qualora per questo tratto scattassero i lavori, durerebbero non meno di 10-12 anni. Svantaggi anche sul fronte del traffico di passaggio verso la costa adriatica.

Adesso chi da Perugia-Roma per raggiungere le Marche o la costa romagnola passa per Gubbio, percorre una 50ina di chilometri di sofferenza della Perugia-Gubbio più “Contessa” magari con sosta-ristoro presso il nostro territorio, ma dopo? Con l’apertura della Perugia-Ancona non lo farà più. Quando poi sarà ultimata anche la E78 dei “Due Mari” Grosseto-Fano, gli stessi perugini per arrivare sulla costa adriatica passeranno per Città di Castello-S.Angelo in Vado-Urbinate-Fano, tutta a quattro-corsie.Gubbio sempre più isolata, anche se tra poco potremo dire “Mengara addio!”.

QUADRILATEROIl Progetto Quadrilatero Marche Umbria prevede la realizzazione di opere infra-strutturali viarie 1) Foligno-Civitanova Marche 2) Perugia-Ancona 3) Pedemontana Fabriano-Muccia/Sfer-

cia e altri interventi viari. Cè il Piano di Area Vasta (PAV) che preve-de di valorizzare i benefici derivanti al ter-ritorio dal potenziamento degli assi viari, trasformandoli in flussi di ricavi attraverso l’insediamento di nuove aree produttive, denominate Aree Leader e Aree di imple-

mentazione, adiacenti alle medesime in-frastrutture stradali. Per info: www.quadrilaterospa.it

TRATTO UMBROLa Quadrilatero spa nasce nel 2003, già nel 1992 era stata aperta la Pianello-In-nesto E45 mentre la Branca Schifanoia nel 1999. L’avanzamento delle opere ha subìto notevoli ritardi dovuti soprattutto all’organizzazione dei contraenti e alle dif-ficoltà finanziarie in generale, per cui non sono stati rispettati i crono-programmi. Fortunatamente è storia vecchia. Apertu-ra totale per la Foligno-Civitanova entro quest’anno e Perugia-Ancona completa-mento nel 2017.

LA "QUADRILATERO" E IL TRATTO UMBRO

DIFFERENZA +6,5 Km

Per andare a Perugia PIÙ LUNGA MA PIÙ COMODAPer andare a Perugia converrà passare per Branca con 6,5 Km in più. La differenza non la farà il tempo di percorrenza ma la comodità. Per molti eugubini la fine della Mengara-Scritto-Belvedere, Piccione-Colombella-Bosco.

Percorso passando per la Perugia-Ancona— Gubbio Centro-Innesto Perugia-Ancona (quattro corsie) a Branca 14,7 Km. — Branca-Innesto E45 (svincolo Lidarno-Sant’Egidio) 29,2 Km. Totale 43,9 km

Percorso Attuale— Gubbio Centro-Innesto E45 (quattro-corsie) a Bosco 31 Km.— Bosco-Innesto Perugia-Ancona (svincolo Lidarno-Sant’Egidio) 6,5 Km.Totale 37,6 km

41L’EUGUBINOVITA CITTADINA

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a cura della Redazione

Gian Franco Corsi Zeffirelli è nato a Fi-renze il 12 febbraio 1923. Regista, attore, sceneggiatore e politi-co, vincitore di innumerevoli premi e riconoscimenti, insignito di altrettante onorificenze è un uomo con la visione artistica della vita, vissuta e realizzata con passione e schiettezza. Toscano dunque, e acceso tifoso della fiorentina, è stato senatore durante il governo Berlusconi, con nutriti incarichi parlamentari. Della sua pricipale attività sappiamo già quasi tutto, inutile elencare tutti i suoi film, ma citiamo i più celebri e amati: La bi-

sbetica domata (1967), Romeo e Giulietta (1968), girato anche a Gubbio, così come Fratello sole, sorella luna (1972), Gesù di Nazareth (1977) Film TV, La traviata (1983), Otello (1986), Il giovane Toscanini (1988), Amleto (1990), Storia di una capi-nera (1993), Jane Eyre (1996), Un tè con Mussolini (1999), Callas Forever (2002), Omaggio a Roma (2009). Così anche la nostra città, come ben sap-piamo, ha contibuito ad ingioiellare que-sta fiorente carriera artistica, con contri-buti scenografici di indubbia famigliarità e bellezza. Gubbio ha voluto ringraziare il

maestro Zeffirelli riconoscendogli la cit-tadinanza onoraria, come si fa con i più illustri, tra i quali annoveriamo l’ultimo, in ordine di tempo, il nostro amico Te-rence Hill. Ammettiamo una simmetria tra attrattiva turistica e businness che possa scaturire da un buquet di attori di lato livello e di amabilità, ma l’arte che sprigiona la sola immagine di Gubbio, da sola essa, favorisce l’interesse artistico di chi sceglie di lavorarci e produrre film dalla eco internazionale. Grazie Maestro per avere guardato la nostra città, così come la guardiamo noi ogni giorno.

OMAGGIO A FRANCO ZEFFIRELLI

Le immagini della consegna della cittadinaza a Zeffirelli, a Roma, il 16 Marzo scorso. Il Sindaco, Filippo Mario Stirati

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Siamo sempre stati attenti a che il degrado non colpisca il no-stro centro storico, così come la natura circostante. Questione di rispetto, ma prima ancora di principi base della vita, dell’umanità. Quando poi apprendiamo che un’eugubina e giovanissima, mette in pratica quanto di più necessario e logico esista oggi e riesca a progettare una soluzione, eludendo certi cardini della modernità, beh non possiamo che esserne sollevati e orgogliosi. È la storia di Francesca Baldinucci, eugubina e da poco laurea-tasi con lode in Ingegneria edile-architettura conseguita all’Uni-versità di Perugia. Ora a Lisbona per vivere un’esperienza all’interno dello studio di Pedro Campos Costa, da dove vince un concorso internazio-nale indetto dal Comune di Arruda dos vinhos, vicino Lisbona: tra il 2017 e il 2018 il parco di Arruda, un’ampia area verde (tre ettari e mezzo) in degrado, sarà resa vivibile, grazie alle idee di Francesca Baldinucci e dei colleghi Mónica Ravazollo e Miguel Lourenço. La peculiarità di questo progetto, che ci tenevamo a sottolineare, sta nel fatto che prevedesse due punti non modifi-cabili: un budget prestabilito per la realizzazione (un milione di euro) e una quattro corsie; ma il secondo punto sia stato corag-giosamente modificato. Il progetto realizzato da Francesca e dai colleghi, ha eluso la quattro corsie, ritenuta non necesaria per il piccolo bacino di fruenza e favorito l’ambiente. Si è tenuto conto dell’importanza storica del luogo e della pre-senza delle vigne e del fiume su cui si basa l’intera economia del piccolo comune. "Nel giudizio – dice Sartore – viene sottolineata l’integrazione con il territorio come elemento distintivo che dà il senso del progetto"."Una coerenza piena e totale – aggiunge – insieme al coraggio di ignorare la futura costruzione della quattro corsie". Vivissimi complimenti a Francesca Baldinucci da parte del Maggio Eugubino, da sempre vicino ai giovani eugubini laurea-ti, specie quando volano lontano da Gubbio. Ci complimentiamo e condividiamo con i genitori Felicita Gini, nostra socia e Pier Federico, questa grande gioia.

di Michela Biccheri

UN PROGETTO AMBIENTALE EUGUBINO FATTO COL CUORE, NELLA LONTANA LISBONA

43L’EUGUBINOVITA CITTADINA

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di Giuliano Panfili

PIETRO UBALDO ANGELETTI: UNA ICONA EUGUBINA CELEBRATA ALTROVE

Il Prof. Pietro Ubaldo Angeletti, (per chi lo ha conosciuto Piero), è stato, nel re-cente passato, un eugubino DOC che ha lasciato una traccia profonda in Italia, in America e nel mondo nella ricerca scien-tifica e nella salute pubblica.

Scomparso prematuramente nel gennaio 1992 è tuttora un riferimento negli am-bienti scientifici internazionali più quali-ficati in Italia e in America; Roma gli ha dedicato una via, a Gubbio lo ricordano una lapide seminascosta a San Girolamo e alcuni scalini in un vicolo contorto dove suo padre, anch’egli medico, professava.

Il Dott. Giuseppe Montanari, con un ar-ticolo sull’Eugubino del 15 maggio 1987, a pagina 29, lo descrisse accanto a Rita Levi Montalcini quale prezioso collabora-tore nella ricerca che le procurò il premio Nobel.

Allego questo articolo perché possa essere nuovamente ripropo-sto da Voi a giusta me-moria per chi, e sono tanti, nel frattempo lo ha dimenticato o mai conosciuto sebbene avesse lasciato eredità scientifiche e dato vita a fondazioni che ancora oggi anche a Gubbio sono presenti e operative.

Fiero, ma umile, di bell’aspetto e gene-roso, lontano da ogni forma di celebrazione, questo nostro concit-tadino avrebbe merita-to altra considerazione e immagine nella propria città, dove proprio... quasi per

definizione, nessuno può essere “profeta”!

Perché non vogliamo e possiamo essere invece fieri e orgogliosi di questi eugubini che, come altri, hanno saputo e sanno tenere alti i valori che effettivamente con-tano nella vita e fra gli uomini per il pre-stigio nel mondo anche delle loro origini?Perché solo le valenze a sfondo politico esaltano, sia pure come fuochi fatui, i me-riti di quelle figure cui si deve poi dare memoria?

Quante occasioni ci sono state dalla sua scomparsa per dare immagine a questo eccelso professionista che certamente

non ha portato voti ma ha arricchito una umanità di valori scientifici e umani con impegno e nobiltà d’animo, cui altre città nel mondo hanno invece dato risalto!Come si può far finta di scordarci di que-sti “figli della Città di Pietra” che, con abnegazione e determinazione, lontani da Gubbio, si sono guadagnati stima e con-siderazione in ambienti molto competi-tivi e selettivi, anziché farne un esempio, un vanto, un riferimento anche per noi e per le successive generazioni.

Invece di combattersi a colpi di reciproci scandali e inefficienze i nostri organi isti-tuzionali e di comunicazione dovrebbero farsi carico morale di evidenziare queste pietre miliari che a ben ragione fanno pure parte dell’aspetto più bello e costrut-tivo della nostra sto ria più recente.

Lui non è più fisicamente con noi; altri stanno forse lavorando nel silenzio che la distanza e le mancate opportunità li sepa-rano da Gubbio. A questi e fra loro specie a chi riesce a porsi in evidenza a tal livello deve andare il ricordo profondo e la memoria di una città di cui loro sono stati e resteranno gli ambasciatori più valenti per il loro talen-to incastonato in una autentica eugubini-tà che hanno sempre portato con loro e che certo non meritano quindi l’oblio e la distratta dimenticanza.

44 VITA CITTADINA L’EUGUBINO

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Il Maggio Eugubino ha cambiato veste, si espande guardando al futuro, circon-dandosi della tradizione di cui è testi-mone, ascoltando in silenzio quanto dal passato giunge ancora vivo.

Tradizionale Convivio degli Eugubini

SABATO16 MAGGIO 2016

ORE 20:00PARK HOTEL AI CAPPUCCINI

Vogliamo condividere con i nostri soci le tante iniziative di cui il Maggio è padre, invitando quanti ancora non si sono avvicina-ti. Iscivetevi alla nostra Associazione diventando parte attiva e creativa della tradizione, dello spirito e della magia dell’essere eugubini. Presso la nostra sede o contattando i nostri Consiglieri.

AssociazioneMaggio Eugubino

PER INFO E PRENOTAZIONI: MAGGIO EUGUBINO E TUTTI I CONSIGLIERI | [email protected]

il tempo passa, la passione no.Il Maggio Eugubino,

vi invita ad iscrivervi alla nostra Associazione che si occupa da sempredi divulgazione e tuteladelle tradizioni.

per info:www.maggioeugubino.it075 927 3912

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Inaugurazione Chiesa Madre del Salvatore Centinaia di fedeli eugubini hanno parte-cipato alla solenne celebrazione per la De-dicazione della nuova chiesa parrocchiale di Madonna del Ponte alla Madre del Sal-vatore. Alla presenza di numerosi parroc-chiani della comunità retta dai Canonici regolari lateranensi, il rito è stato presie-duto dal vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli, affiancato dall'abate generale degli stessi canonici, mons. Giuseppe Ci-polloni, e dal parroco della comunità, don Gabiele Pauletto, insieme a quasi tutto il clero della diocesi eugubina.

Lo spirito della Festa perpetuoIl Maggio Eugubino, proprio nel clima di Festa che si avverte, si avvicina nel ricordo, a quanti non sono più presenti se non nei nostri cuori e nella mente. Ognuno di noi porta dentro a sé un braccie-re speciale, l’appoggio immancabile durante quel giorno dal sapore eterno. Ecco, quel pensiero si svela intimo e per-sonale, tra queste righe, in un’inesauribile saluto.

A Enzo Menichelli; Dante Acciari; Mau-rizio Fumanti; Ubaldo Lauri, integerrimo dipendente comunale, esempio per le nuove generazioni, figura di altri tempi; l’Onore-vole Vinicio Baldelli, il Professor Gennaro Pinna e tutti i ceraioli e ceraiole a noi cari.

Non sono più tra noi...

Dottorato Honoris Causa in Biomendicina e NeuroscienzeAll’illustre eugubino Dott.Luca Cicale, Full Professor di Chirurgia presso la University of Texas Medical Branch di Galveston, Texas, USA, dove è anche Direttore del Centro Trapianti e del programma di chirur-gia epatobiliare nonché fondatore e direttore della Scuola di Specializ-zazione in Chirurgia dei Trapianti, l’Ateneo palermitano ha conferito il titolo di Dottore di Ricerca “Honoris Causa” in Biomedicina e Neuro-scienze. È la prima volta che l’Ateneo di Palermo conferisce il titolo di Dottore di Ricerca “Honoris Causa” ad una personalità illustre come Cicalese. Nella proposta di conferimento del titolo, il Consiglio di Di-partimento di Biomedicina e Neuroscienze Cliniche, ha riconosciuto al prof. Cicalese, il merito di avere creduto per primo alla validità e alla serietà della proposta dell’Università di Palermo di voler internaziona-lizzare il Corso di Dottorato di Ricerca e perché negli ultimi anni la sua attività scientifica e didattica sia risultata significativamente legata all’Ateneo palermitano in particolare per quanto concerne l’avvio e il consolidamento del percorso di internazionalizzazione del nostro dottorato e le collaborazioni scientifiche tra gruppi di ricerca dell’Università di Palermo e dell’UTMB.

Sarà riaperta al pub-blico sabato 7 maggio la Casa di Sant’Ubal-do a seguito di lavori di consolidamento e ristrutturazione effettuati dalla Fonda-zione Cassa di Rispar-mio di Perugia. All’interno è stata riprodotta la colle-zione iconografica del Santo Patrono presente chiaramente sul territorio della diocesi eugubina. Sono state adottate delle soluzione di alto livello architettonico che permetteranno la fruibilità per le atti-vità culturali e sociali proposte dalla Fonda-zione.

Inaugurazione Casa di Sant’Ubaldo

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