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Figlia del porto e del Mediterraneo, Trapani, fin dalle origini, è un luogo e poi una città di o sul confine. Tutte le città mediterranee, in realtà, lo sono; ma Trapani lo è più di molte altre, fin dall’antichità. Stette sul confine fra lo spazio romano e quello punico; poi sul limes fra il mondo bizantino e quello islamico; con la conquista normanna, divenne il lembo d’Europa neola- tina e cristiana più vicino al Maghrib musulmano. Questa tradizionale fruntera di mori nel XVI secolo diviene il luogo dello scontro fra il blocco asburgico e l’impero turco. Trapani divenne allora la piazzaforte del- la Sicilia occidentale. Ma quello con l’islam non è l’uni- co confine. Con il Vespro Trapani era divenuta il termi- nale siciliano delle comunicazioni con il regno d’Ara- gona, una porta da conservare sicura e ben difesa. La storia delle fortificazioni trapanesi è quindi anche la sto- ria delle varie frontiere mediterranee. In mancanza di fondazioni ufficiali, l’atto di nascita di Trapani come centro urbano può farsi coincidere con la costruzione o il rafforzamento delle mura verso il 260- 259 a. C. Scrive Diodoro Siculo che Amilcare Barca “cinse di mura Trapani e la rese città”: το δε ∆ρεπανον τειχισας και πολιν καταστησας 1 . A ciò seguì il trasferimento a Trapani della popolazione di Erice. Nei secoli passati ∆ρεπανον era vissuta nell’om- bra di Erice, svolgendo il ruolo di porto ed emporio 2 . Ora il porto di Erice sembra prendere il sopravvento sul- la città del monte, affacciandosi alla storia con una sua distinta identità, divenendo o cominciando a divenire cit- tà. La differenza è rappresentata proprio dalle mura; dalla possibilità di concentrare, controllare e proteggere al loro interno un presidio e una popolazione più cospi- cua rispetto al passato. Mura e città: un binomio inscin- dibile anche nel caso della più antica Trapani. Al momento della battaglia delle Egadi, che nel 241 a. C. decise le sorti della I Guerra Punica, Trapani è sempre un ottimo λιµην ma è già anche una πολις 3 . Di questa più antica Trapani sappiamo veramente poco. Che occupasse l’area degli attuali quartieri San Pietro e San Nicolò è tradizione antica, attestata dallo scrittore cinquecentesco che si cela dietro lo pseudonimo di Pugnatore 4 e accolta in genere dagli studiosi più recenti 5 . Oltre un miglio sarebbe stato lungo il perimetro quadrangolare delle mura di Trapani antica 6 (fig. 1). Sul lato est avrebbero avuto un andamento quasi rettili- neo in senso nord-sud, ipoteticamente lungo la direttrice dell’attuale via XXX Gennaio, com’è certo per il medioevo. Su questo tratto si sarebbero aperte due por- te. Per il sito della prima, gli studiosi dissentono, 7 anche se vi è qualche possibilità che corrisponda almeno come ubicazione a quella detta da documenti del XV secolo porta vetus, ubicata da alcuni all’altezza dell’edificio del- la Prefettura 8 . Dovrebbe trattarsi della stessa apertura anche detta porta di terra, che altri localizzano però all’altezza di via Giudecca 9 . La seconda porta, identificata nel sito della futura porta dei Pali, si sarebbe aperta in prossimità dell’ango- lo formato da muro orientale e muro meridionale, quasi appoggiata alla torre ivi esistente 10 . Sul lato occidentale delle mura, ipoteticamente poste lungo la direttrice del- l’attuale via Torrearsa o Loggia, si sarebbero aperte, sempre secondo Pugnatore, due porte, quasi in corri- spondenza di quelle del settore opposto 11 . Una sarebbe stata ubicata presso le attuali fontana di Saturno e chie- sa di Sant’Agostino, all’incontra della strada dritta che conduce infin oggi dentro della città vecchia. La secon- da si sarebbe trovata poco più a nord e corrispondereb- be al sito dell’attuale porta Oscura o dell’Orologio, sot- to il Palazzo Senatorio 12 , anch’essa sulla via Torrearsa o Loggia 13 . Due o tre, secondo il Pugnatore, sarebbero state le porte antiche del lato meridionale d’oscura appa- renza, come fors’anco erano di ignobil passaggio e quin- di non localizzate dall’autore. Su questo lato l’andamen- to delle mura antiche è ipoteticamente ricostruibile sulla via Biscottai e piazza Scarlatti o, come ha sostenuto Filippi 14 , lungo il modesto salto di quota fra le vie Biscottai e San Pietro. È solo ipotizzabile che altrettan- te porte si aprissero sul lato settentrionale delle mura, il cui percorso può ipoteticamente ricostruirsi lungo le attuali via Poeta Calvino e via Cavour. Lo stesso Pugna- 75 Le fortificazioni di Trapani nel Medioevo e in età moderna (secoli X-XVI) Ferdinando Maurici

Fortificazioni Di Trapani Maurici

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  • Figlia del porto e del Mediterraneo, Trapani, findalle origini, un luogo e poi una citt di o sul confine.Tutte le citt mediterranee, in realt, lo sono; maTrapani lo pi di molte altre, fin dallantichit. Stettesul confine fra lo spazio romano e quello punico; poi sullimes fra il mondo bizantino e quello islamico; con laconquista normanna, divenne il lembo dEuropa neola-tina e cristiana pi vicino al Maghrib musulmano.Questa tradizionale fruntera di mori nel XVI secolodiviene il luogo dello scontro fra il blocco asburgico elimpero turco. Trapani divenne allora la piazzaforte del-la Sicilia occidentale. Ma quello con lislam non luni-co confine. Con il Vespro Trapani era divenuta il termi-nale siciliano delle comunicazioni con il regno dAra-gona, una porta da conservare sicura e ben difesa. Lastoria delle fortificazioni trapanesi quindi anche la sto-ria delle varie frontiere mediterranee.

    In mancanza di fondazioni ufficiali, latto di nascitadi Trapani come centro urbano pu farsi coincidere conla costruzione o il rafforzamento delle mura verso il 260-259 a. C. Scrive Diodoro Siculo che Amilcare Barcacinse di mura Trapani e la rese citt: 1. Aci segu il trasferimento a Trapani della popolazione diErice. Nei secoli passati era vissuta nellom-bra di Erice, svolgendo il ruolo di porto ed emporio2.Ora il porto di Erice sembra prendere il sopravvento sul-la citt del monte, affacciandosi alla storia con una suadistinta identit, divenendo o cominciando a divenire cit-t. La differenza rappresentata proprio dalle mura;dalla possibilit di concentrare, controllare e proteggereal loro interno un presidio e una popolazione pi cospi-cua rispetto al passato. Mura e citt: un binomio inscin-dibile anche nel caso della pi antica Trapani. Almomento della battaglia delle Egadi, che nel 241 a. C.decise le sorti della I Guerra Punica, Trapani sempreun ottimo ma gi anche una 3.

    Di questa pi antica Trapani sappiamo veramentepoco. Che occupasse larea degli attuali quartieri SanPietro e San Nicol tradizione antica, attestata dallo

    scrittore cinquecentesco che si cela dietro lo pseudonimodi Pugnatore4 e accolta in genere dagli studiosi pirecenti5. Oltre un miglio sarebbe stato lungo il perimetroquadrangolare delle mura di Trapani antica6 (fig. 1).Sul lato est avrebbero avuto un andamento quasi rettili-neo in senso nord-sud, ipoteticamente lungo la direttricedellattuale via XXX Gennaio, com certo per ilmedioevo. Su questo tratto si sarebbero aperte due por-te. Per il sito della prima, gli studiosi dissentono,7 anchese vi qualche possibilit che corrisponda almeno comeubicazione a quella detta da documenti del XV secoloporta vetus, ubicata da alcuni allaltezza delledificio del-la Prefettura8. Dovrebbe trattarsi della stessa aperturaanche detta porta di terra, che altri localizzano perallaltezza di via Giudecca9.

    La seconda porta, identificata nel sito della futuraporta dei Pali, si sarebbe aperta in prossimit dellango-lo formato da muro orientale e muro meridionale, quasiappoggiata alla torre ivi esistente10. Sul lato occidentaledelle mura, ipoteticamente poste lungo la direttrice del-lattuale via Torrearsa o Loggia, si sarebbero aperte,sempre secondo Pugnatore, due porte, quasi in corri-spondenza di quelle del settore opposto11. Una sarebbestata ubicata presso le attuali fontana di Saturno e chie-sa di SantAgostino, allincontra della strada dritta checonduce infin oggi dentro della citt vecchia. La secon-da si sarebbe trovata poco pi a nord e corrispondereb-be al sito dellattuale porta Oscura o dellOrologio, sot-to il Palazzo Senatorio12, anchessa sulla via Torrearsa oLoggia13. Due o tre, secondo il Pugnatore, sarebberostate le porte antiche del lato meridionale doscura appa-renza, come forsanco erano di ignobil passaggio e quin-di non localizzate dallautore. Su questo lato landamen-to delle mura antiche ipoteticamente ricostruibile sullavia Biscottai e piazza Scarlatti o, come ha sostenutoFilippi14, lungo il modesto salto di quota fra le vieBiscottai e San Pietro. solo ipotizzabile che altrettan-te porte si aprissero sul lato settentrionale delle mura, ilcui percorso pu ipoteticamente ricostruirsi lungo leattuali via Poeta Calvino e via Cavour. Lo stesso Pugna-

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    Le fortificazioni di Trapani nel Medioevo e in etmoderna (secoli X-XVI)

    Ferdinando Maurici

  • tore ritenne che la cinta antica di Trapani presentasseuna torre su ognuno dei quattro angoli: ad esse allude-rebbero quattro delle cinque torri dello stemma urbano;la quinta sarebbe la torre della Colombara (o Colom-baia) o una torre mediana del muro occidentale15. Taletradizione non per da prendersi obbligatoriamentealla lettera. In realt non sappiamo assolutamente quan-te torri avesse la pi antica cinta urbana trapanese. Neifatti, un circuito murario quadrangolare lungo oltre unmiglio con sole quattro torri agli angoli sarebbe statopiuttosto debole. Non si pu quindi escludere che esi-stesse un numero maggiore di torri mediane.

    Unaltra tradizione risalente almeno a Fazello, ripre-sa da Pugnatore e poi accolta senza critiche fino ad oggida vari autori, relativa alle presunte origini cartaginesidella torre della Colombara, o piuttosto alla presenzasullisolotto della Colombara di una torre fin da et car-taginese16. Lappiglio offerto dal racconto di CassioDione tramandato da Zonara17. Un isolotto chiamato (Peliade) viene menzionato a proposito delblocco posto dai romani a nel 247 a. C.,durante la I Guerra Punica. Lisolotto, evidentementevicinissimo alla citt, era presidiato dai cartaginesi: iromani se ne impadronirono con un colpo di mano not-turno, uccidendo la guarnigione ma venendo a loro vol-ta contrattaccati da Amilcare. Il console Numerio Fabioassal allora direttamente Trapani provocando il rientrofra le mura di Amilcare. I romani congiunsero alloraartificialmente alla terraferma con un terrapie-no, imprimendo nuovo vigore alle operazioni.

    In realt, nulla prova con certezza che Peliade corri-sponda allisolotto della Colombara, nonostante lauto-revole parere di Cluverio e di Holm18. Potrebbe ancheessere il Lazzaretto, lisolotto del villino Nasi o ipoteti-camente anche un altro dei lembi di terra affioranti nelpassato dalle acque a ovest del sito urbano di Trapani esolo pi tardi inglobati nella falce. In tal senso Manni hagiustamente espresso forti dubbi sulla tradizione19, men-tre Columba aveva proposto di identificare Peliade conlisolotto di SantAntonio (il Lazzaretto)20. Di recenteFilippi ha ipotizzato, anche sulla scorta di un particola-re presente nella pianta prospettica di Trapani diGiovanni Orlandi (fine sec. XVI), che i romani abbia-no congiunto fra loro con un riempimento di terra le dueisolette della Colombara e di SantAntonio e questulti-ma con la terraferma21. Pur ammettendo in via di ipote-si che la di Zonara possa identificarsi con li-solotto della Colombara, ci non comporta automatica-mente la costruzione di un primo e pi antico nucleo del-la torre o castello della Colombara gi in et cartagine-se. Le fonti non danno alcun cenno sulla natura delleeventuali fortificazioni presenti su Peliade; inoltre sulli-solotto non sembrano sussistere elementi murari che pos-sano far pensare a un intervento cos antico, anche se da precisarsi subito che lo straordinario monumento etutto il sito attendono ancora uno studio esaustivo e son-daggi archeologici. Per quanto concerne lipotesi di ori-gini cartaginesi anche per il castello di terra22, i saggiarcheologici col effettuali hanno s restituito materialiceramici di et punica, ma non permettono, almeno fino

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    Ferdinando Maurici

    Fig. 1. Ipotesi di ricostruzione del perimetro della cinta muraria di Trapani fino ad epoca islamica e normanna (secc. X-XII)

  • ad ora, di parlare di origini cos antiche per quel com-plesso fortificato23.

    Non possediamo alcuna notizia sulle fortificazionitrapanesi fra et bizantina e islamica. Verso il 900Trapani venne assediata da Abu al-Abbas Abd Allah,figlio del famigerato emiro Ibrahim24: le fortificazionierano quindi efficienti. Come citt murata Trapani esplicitamente menzionata da al-Muqaddasi25 nellaseconda met del X secolo. Solo con la conquista nor-manna iniziamo a disporre di documentazione menorara ed episodica. Goffredo Malaterra racconta la resaai normanni della Trapani islamica nel 107726. Le for-ze normanne piombarono su Itrabanis a maggio; la spe-dizione si mosse per terra e per mare, cos come impo-nevano le caratteristiche della citt. La caduta della cit-t fu determinata da un audace colpo di mano del figliodi Ruggero, Giordano. Di fronte a Trapani si estendevauna stretta striscia di terra circondata dal mare che dove-va consistere nella parte finale della falce, allora esternaalla citt. Qui gli abitanti, hostili tempore, portavano alpascolo il loro bestiame, come in una sorta di naturalealbacar, la grande area cintata destinata agli armenti nel-le citt e fortezze dellAndalus islamico. Giordano Alta-villa si accost di notte alla penisola con un certo nume-ro di imbarcazioni e rimase silenziosamente in agguato.Con il sorgere del giorno, i trapanesi condussero, comedi consueto, il bestiame al pascolo. Quando Giordanovalut che gli armenti fossero abbastanza lontani dallacitt, usc con i suoi uomini dai nascondigli: rastrellati glianimali, li condussero verso le proprie navi. A quel pun-to gli abitanti di Trapani effettuarono una sortita in mas-sa: quasi diecimila, racconta Malaterra con iperbole evi-dente, furono quelli che uscirono dalla citt. Giordano ei suoi ruppero per limpeto dei nemici, incalzandolifino alle porte urbane. Ricacciata indietro la sortita, inormanni poterono tranquillamente reimbarcarsi con ilbestiame razziato. I trapanesi, sconfitti sanguinosamentee privati delle proteine, dovettero arrendersi e consegna-re la citt.

    Come di consueto, i normanni assunsero il controllodelle fortificazioni urbane e le rafforzarono. Comes ita-que, urbem nactus, pro libitu suo castro et caeteris muni-tionibus ordinat, militibus et iis, quae necessaria erant,munit, turribus et propugnaculis undique vallans27. Perci che riguarda il castello, possibile supporre tanto lariparazione e ladeguamento di un complesso preesisten-te che, pi probabilmente, la costruzione di un nuovocastrum. Lubicazione di questo primo castello trapane-se rimane comunque assolutamente incerta. Chi scriveha altrove proposto di ubicarlo nel sito del futuro castel-lo di terra28, unarea che, per quanto ne sappiamo, ver-

    so la fine del XI secolo era ancora esterna allambitourbano. Un castello normanno completamente esternoad una cerchia muraria non sarebbe un fatto isolato,come suggerisce il caso di Petralia Soprana29. I sondag-gi archeologici effettuati nel castello di terra a Trapani,per, sembrerebbero escludere la sua origine in epocanormanna e confermare invece la tradizione che lo vuo-le realizzato nella prima et aragonese30. E quindi ipo-tizzabile che il castrum di Ruggero I sia da localizzarsialtrove31.

    La caratteristica di citt murata ben evidente nelladescrizione di Idrisi. Trapani circondata dal mare, nonentrandosi se non che per un ponte dalla parte di levan-te e dinanzi la porta della citt giace una salina32.Verosimilmente esisteva dunque di gi un fossato cheisolava la citt dalla parte di terra; quanto meno certalesistenza di un fosso a protezione della porta sul latoorientale, dal momento che laccesso era consentito soloda un ponte. La bella visione prospettica di GiovanniOrlandi, pur relativa alla realt di fine XVI secolo, purendere unidea di tale situazione topografica33. Il fattoche Idrisi, pur citando la porta sul lato orientale, nonnomini esplicitamente le mura ha fatto ritenere a Asthorche esse alla fine del dominio musulmano fossero anda-te in rovina34. Laffermazione sembra per priva diappoggio logico, oltre che documentario. Nel 1077,come attesta Malaterra, Trapani era infatti citt certa-mente fortificata e le sue difese, dopo la resa del 1077,erano state oggetto di cure da parte del gran conte. Eche esistessero mura anche in et normanna attestatoda Ibn Giubayr che soggiorn a Trapani nellinverno1185: Questa citt poco spaziosa, ha dimensioni nongrandi, cinta di mura, bianca come una colomba35. Perlet normanna non abbiamo invece alcun accenno docu-mentario sulla Colombara.

    probabile che lespansione edilizia verso lestremi-t della falce sia cominciata gi alla fine del XII secolo36.Laura Sciascia ha poi datato in et federiciana unaimportante fase di crescita economica e demografica diTrapani, arricchitasi in effetti allora di novi habitato-res37. In et sveva arrivano a Trapani anche carmelitani,domenicani e francescani: questi ultimi, in particolare, siinsediarono ben oltre le mura urbane38, verso lestremitoccidentale della falce. Nella documentazione federicia-na fa una timida comparsa un castello trapanese, presu-mibilmente ancora lo stesso edificato o rafforzato daRuggero gran conte39. Ad et federiciana risalirebbeanche la prima esplicita menzione della Colombara, inun documento giunto per solo in copia e di assai dub-bia autenticit, per non dire di certa contraffazione. Nel1223 tale Alberto da Milo sarebbe stato nominato capi-

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    Le fortificazioni di Trapani nel Medioevo e in et moderna (secoli X-XVI)

  • tano di guerra per Trapani e Monte San Giuliano, non-ch castellano dei castra di quelle citt e della turrisColumbarie40. La capitania a guerra un istituto tipicodellet aragonese, cos come del XIV secolo tipico ilcumulo delle cariche: vi quindi la concretissima possi-bilit, per non dire la certezza, che il documento sia unfalso41.

    Trapani compie il definitivo salto di qualit nella pri-ma et aragonese, pur con i limiti di recente puntualiz-zati da Costanza42. Dopo il Vespro, linserimento dellaSicilia nella compagine della corona dAragona fece diTrapani il primo porto siciliano sulla rotta da e per laCatalogna. Trapani divenne cos il porto dei re43 : quisbarcarono tanto Pietro III nel 1282 che, centodiecianni dopo, i Martini con la regina Maria; qui, ovvia-mente in un contesto del tutto diverso, sbarcher CarloV dopo la vittoriosa impresa di Tunisi. Limportanzaattribuita a Trapani negli anni dopo il Vespro attesta-ta e incarnata dallespansione del tessuto urbano e dal-lampliamento delle mura attribuito a Giacomo II re diSicilia (1291-1295) dal Pugnatore e quindi perpetuatadagli storici e cronisti successivi.

    Scrive dunque il Pugnatore che Giacomo II aggran-d e fortific la citt di Trapani, in modo che, quantoella fuor della regione, cora Casalicchio si chiama, equasi tutto il cerchio di muri che have, a lui da Trapa-nesi si devono aggrand la citt aggiungendole tuttaquella parte, inverso tramontana, che fu poi Ruga novachiamata, e tutta quellaltra pure, inverso ponente, chePalazzo fu allor similmente nominata Oltre a ci,ancora lallarg tanto dalla banda di mezzo di quantog-gi fra le case et il pubblico muro, il quale fu parimentifatto da lui, allor chegli cinse dognintorno la Ruganova et il Palazzo di quelle muraglie che insino al pre-sente vi sono: ma senza per i cavalieri, essendo eglinoopera di tempi moderni44.

    necessario chiarire brevemente i termini di questaespansione che raddoppi, se non di pi, la superficieurbana di Trapani. Il primo ampliamento, modesto intermini di superficie interessata, si verific in direzionenord, verso il Tirreno (localmente, il mare di tramonta-na), con la realizzazione della Ruga nova, oggi viaGaribaldi. Nellopposta direzione si verific un ancorpi lieve avanzamento delle mura urbane verso il porto.La vera grande addizione fu quella in direzione ovest,verso il convento di San Francesco e la punta della fal-ce, un tempo acquitrinosa, di cui verosimilmente eraormai completata la colmata e la regolarizzazione. Inquesta area abbastanza vasta pot realizzarsi un vero eproprio raddoppiamento della citt secondo forme emodelli tipici dellurbanistica del XIII secolo45.

    La nuova Trapani aragonese ebbe una griglia rego-lare, sviluppandosi a ovest delle vecchie mura, segnateoggi dalla Loggia. Per la nuova parte della citt docu-mentato, almeno gi da piante del primo XVIII seco-lo46, un impianto caratterizzato da due fasci composticiascuno di due strade orientate in senso est-ovest. Sitratta rispettivamente delle attuali vie Vittorio Emanuelee Nunzio Nasi e delle vie San Francesco e Cassaretto,solo leggermente divergenti. Gli assi longitudinali sonointersecati da una serie di pi brevi cardini come leattuali via Roma e via Torretta, via Giovanni XXIII evia Giglio e cos di seguito. verosimile che tale confor-mazione sia stata data fin dalle origini delladdizionegiacomita. Una pianta di Trapani attribuita al sacerdo-te-architetto Natale Masuccio47 e databile al 1613 pre-senta una situazione diversa, con uno schema ancora piregolare composto da sette vie in senso est-ovest (oltre ledue di pomerio) e cinque strade orientate nord-sud. Sitratterebbe di una rete perfettamente geometrica e orto-gonale con isolati di eguale dimensione: quasi certamen-te la pianta presenta per un certo distacco dalla realt,tendendo a un modello di perfezione teorica.

    I grandi lavori cinquecenteschi di fortificazione soloin qualche punto alterarono il circuito murario medieva-le48 realizzato alla fine del XIII secolo. La cinta mura-ria rappresentata nello sciupato disegno, pur qualcheulteriore adattamento, sostanzialmente quella cinque-centesca, il cui circuito comunque non si allontan mol-to da quello preesistente. Si pu dunque abbozzare conaccettabile approssimazione una ricostruzione della cin-ta dopo lintervento voluto da Giacomo II dAragona(fig. 2).

    Sul lato orientale della citt rimasero probabilmentein uso le vecchie mura, prolungate leggermente versonord in funzione dellespansione della Ruga Nova. Illoro tracciato doveva seguire lattuale via XXX Gen-naio. Dopo la vecchia torre dellangolo sud-orientale(torre Pali) le mura giravano verso ovest, probabilmentelungo lodierna via Saraceni e quindi lungo la linea deifabbricati lungo lattuale via Staiti, a pochi passi dal por-to. Superata lattuale piazza Garibaldi, le mura meridio-nali continuavano lungo la linea oggi occupata dalla sce-na edilizia di viale Regina Elena. Svoltavano poi versonord-ovest formando un angolo ottuso, pi o meno nelpunto ove nel XVI secolo verr eretto il bastione di SanFrancesco. Proseguivano quindi lungo lattuale quintaedilizia di via Duca dAosta fino al mare Tirreno sullato di tramontana, laddove verr eretto il bastioneImperiale o di SantAnna, presso lomonimo convento.Continuavano poi fino al piccolo promontorio ove sorge-r il bastione Conca e quindi, lungo lattuale via Mura

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    Ferdinando Maurici

  • di Tramontana e il lungomare Dante Alighieri, fino acongiungersi al castello di terra.

    Nessuna citt siciliana ha conosciuto, fra XIII eXIV secolo, unespansione del tessuto ed un allarga-mento della cerchia muraria paragonabile al caso trapa-nese. Laddizione giacomita di Trapani, con le fonda-zioni federiciane di Eraclea (oggi Gela) e Augusta, siiscrive dunque a pieno diritto, e come testo particolar-mente significativo, nella storia dellurbanistica dugente-sca: una storia che continua a farsi, in Italia, in una pro-spettiva essenzialmente, quando non esclusivamente,comunale.

    Nella cerchia muraria cos ampliata (per un perime-tro complessivo di circa 3 km)49 lintervento di re Giaco-mo avrebbe determinato lesistenza in totale di undiciporte50. Cinque si aprivano sulle mura sud. La porta deiPescatori (al n. 52 nella veduta di Trapani qui edita, tav.1, 4), in corrispondenza dellattuale omonimo vicolo,era detta anche porta della Grazia per la vicinanza del-la chiesa con quella intitolazione51; la porta Putitelle,ricordata da Pugnatore ma non da Di Ferro nel 1825,doveva aprirsi appena a sud dellattuale BibliotecaFardelliana; la porta della Dogana52 o di San Filippo oporta di Mare53 esisteva in corrispondenza della Loggia,non lontano dallattuale palazzo della Dogana. Pocooltre, sempre in direzione ovest, forse alla fine del XIVsecolo, fu aperta unulteriore porta, chiamata della Regi-na, da usarsi, almeno nel progetto iniziale, solo eccezio-nalmente54. Nel XVI secolo la porta della Dogana ven-ne chiusa e aperta stabilmente al suo posto quella della

    Regina: per la loro vicinanza le due porte sono state avolte confuse ma si trattava in origini di due realt distin-te. Nello sciupato disegno (al n. 53, tav. 1, 3) si vede laporta della Regina, allora ancora in uso. Seguiva la por-ta dei Genovesi, poi detta di SantAntonio, che dovevaaprirsi allaltezza dellomonimo ospedale, fra le attualipiazza Dalla Chiesa e via Verdi. Il nostro sciupato dise-gno presenta solo una porta murata fra la porta dellaRegina e la successiva, oggi non pi esistente, che eralultima sul lato meridionale (n. 54 nello sciupato dise-gno, tav. 1, 2): la porta Serisso. Era cos detta dal nomedel ricco mercante Felice Serisso, reale o romanzato pro-tagonista di una storia di corna e sangue, che nei pressiavrebbe avuto le sue case e che ha lasciato la denomina-zione anche ad una via attuale55. Dal 1612 sar dettaanche porta dOssuna, in onore del vicer Pedro Girnde Osuna56. Fra le porte meridionali delle mura di reGiacomo, il c.d. Pugnatore non menziona, perch aper-ta ai suoi tempi, la porta dei Galli, la cui ubicazione segnalata oggi da una via e una piazzetta porta Gallipresso langolo sud-orientale dellantica cinta. La portaera anche detta porta Lucadella in onore del capitanoVincenzo Locadello che la fece realizzare nellet diFilippo II. riprodotta nel nostro sciupato disegno (aln. 51, tav. 1, 5) protetta da uninferriata. Nel 1825,secondo la testimonianza del Di Ferro57, era inutilizzata.

    Una sola apertura avevano le mura del tardo XIIIsecolo a occidente: la porta dei Pescatori del Palazzo,cos chiamata dalla denominazione (Palazzo, appunto)della parte pi occidentale della falce trapanese. Tale

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    Le fortificazioni di Trapani nel Medioevo e in et moderna (secoli X-XVI)

    Fig. 2. Ipotesi di ricostruzione del perimetro della cinta muraria di Trapani bassomedievale (tardo XIII sec. - XV sec.)

  • porta si trovava forse presso lattuale Passo della Spu-gna. Secoli dopo (verso il 1618) unaltra porta venneaperta su questo lato delle mura, in prossimit dellosbocco su piazza Scio dellattuale corso Vittorio Ema-nuele. Per la vicinanza al convento dei Cappuccini extramoenia fu detta porta dei Cappuccini. Alla met delXVIII secolo venne ingrandita per volere del vicerEustachio Laviefuille e per questo anche chiamata por-ta Eustachia58.

    Sulle mura di tramontana sembra che la cinta mura-ria di re Giacomo presentasse tre porte. La prima, con-tinuando la ricognizione in senso orario, era la porta del-le Botteghelle 59, lunica porta trapanese ancora oggi esi-stente, oltre la porta Oscura sul lato occidentale delleprimissime mura, ormai interno rispetto alla cinta di reGiacomo. La porta Botteghelle si apriva e si apre anco-ra allestremit nord del medesimo asse della distruttaporta Serisso. Seguiva la porta della Madonna di Galloche ai tempi del c.d. Pugnatore era gi stata chiusa60: da localizzarsi pi o meno allaltezza della via Lombar-di61. Successiva era la porta Felice o delle Bocciarie, coschiamata per la vicinanza dei macelli62. Si apriva in cor-rispondenza della Pescaria, allestremit nord della viaTorrearsa: a sud le corrispondeva la porta della Dogana.Sul fronte orientale lintervento di re Giacomo avrebbelasciato le due preesistenti porte (porta di Terra e portadi torre Pali) e ne avrebbe aperta una terza, la portaReale o Nova, appena a sud del castello di terra, sulla-rea dellattuale piazza Vittorio Veneto63. Riferisce ilPugnatore che davanti questa porta fu edificata dallaparte di fuora per sua maggiore sicurezza una torrequadrata, con unaltra controporta dentro di essa. Unatorre simile fu eretta anche a protezione della porta deiGenovesi o di SantAntonio, che era, sul fronte del por-to, laltro accesso principale alla citt64. Altre torri, can-cellate dagli interventi cinquecenteschi, dovevano quasicertamente esistere anche su altri settori delle mura.

    Le mura preesistenti, ormai inutili sui lati nord, sude soprattutto ovest dellantico perimetro, furono parterotte e parte concesse in uso di edifizj privati65. Sulleantiche mura occidentali, ormai interne al tessuto urba-no, rimase la porta Oscura (o dellOrologio), mentre ilricordo della porta un tempo esistente presso la chiesa diSantAgostino fu perpetuato dalla benedizione che veni-va impartita in questo luogo la domenica delle Palme,quando si aspergevano tutte le porte della citt e ancheil sito di questa, non pi esistente66.

    Dallingrandimento del tessuto urbano e dallacostruzione della nuova cinta muraria, Trapani risultsuddivisa in cinque quartieri: Casalicchio fu la denomi-nazione del nucleo pi antico; Rua Nova fu il nome ori-

    ginario dellattuale via Garibaldi e del quartiere da essagenerato; larea fra questultimo ed il Casalicchio fu det-ta Quartiere di mezzo. Laddizione pi vasta, nella zonaoccidentale complessivamente detta Palazzo, fu poi sud-divisa nei quartieri di San Lorenzo e di San Francesco,questultimo nella parte pi occidentale del perimetromurario67. In pratica, Trapani rester allinterno di que-sta cinta fino al XIX secolo, se si esclude un piccoloavanzamento cinquecentesco delle mura sul lato est. Ilbattesimo del fuoco le nuove mura di Trapani lo ebberocon lassedio angioino dellestate 1314.

    Il c.d. Pugnatore attribuisce alliniziativa di re Gia-como anche lulteriore fortificazione del castello di terra(al n. 8 dello sciupato disegno, tav. 1, 5), con la realiz-zazione di un contromuro. Si gi accennato al fattoche lo storico cinquecentesco menziona, per criticarla,lopinione di quanti ritenevano ai suoi tempi che tutto ilcastello, e non il solo contromuro, fosse una realizzazio-ne ex novo dellet di Giacomo68; e si visto anche chei sondaggi archeologici danno invece valore a tale ipote-si. Che il castello di terra sia stato costruito alla fine delXIII secolo insieme alla nuova cinta muraria, sullango-lo nord-est di questultima, ipotesi molto ragionevole.Attualmente ne restano in piedi le mura settentrionalicon una torre mediana semicilindrica e la torre rettan-golare dellangolo nord-est; rimane inoltre circa metdel lato orientale con una torre mediana pentagonale(fig. 3).

    Aveva pianta rettangolare o piuttosto, sembra, lieve-mente trapezoidale, con il lato lungo settentrionale leg-germente fuori squadro. Tale particolarit riscontrabi-le su rilievi recenti69, sulla cartografia urbana alla scala1:50070 e anche su varie planimetrie storiche che accen-tuano, pi o meno, lirregolarit71. Il muro settentriona-le, ancora esistente nella sua interezza, misura circa 65metri, oltre le torri dangolo aggettanti dal perimetro, peruna lunghezza complessiva originaria di oltre 80 m.Laltezza delle mura dal piano di calpestio odierno e dica. 11 m. Sulla base del tratto esistente e delle planime-trie pu calcolarsi che il muro orientale misurasse unaquarantina di metri; lunghezza allincirca analoga aveva

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    Ferdinando Maurici

    Fig. 3. Planimetria del castello di terra (disegno dell arch. G. Cosentino)

  • quello occidentale. Sui quattro spigoli aggettavano torria pianta rettangolare; in mezzeria, lungo le due cortinedi mezzogiorno e tramontana, erano intercalate due tor-ri semicilindriche di cui rimane solo quella del muronord (diametro ca. m 7). Sopravvive inoltre, come si visto, la torre mediana pentagonale del muro est (lati ca.m 5, base ca. m 8) ed quasi certa lesistenza di un ele-mento analogo anche sul muro ovest.

    Licnografia regolare del castello di terra trapanesepresuppone lesperienza dei castra federiciani: torri ret-tangolari sugli spigoli sono gi presenti nel castello diAugusta; torri semicircolari in mezzeria caratterizzanocastello Ursino a Catania e torri pentagonali medianeritornano nella stessa Augusta oltre che nel castello diPrato. La regolarit del disegno di pianta (appena alte-rata, forse solo per un mero errore esecutivo) e la coeren-za progettuale del castello di terra trovano inoltre nume-rose corrispondenze nellarchitettura castrale del tardoXIII e del XIV secolo in Italia e in Europa72. Su scalalocale, il castello di terra di Trapani potrebbe avereinfluenzato la realizzazione dei non lontani castelli tre-centeschi di Monte Bonifato (eretto dopo il 1314) e diAlcamo (ca. 1350)73.

    La mancanza di fonti attendibili rende problematicala datazione dellaltro castello trapanese, la torre ottago-nale della Colombara o Colombaia (al n. 16 del nostrosciupato disegno, tav. 1, 7): anchessa comunque, comeil castello di terra, presuppone quasi certamente la gran-de esperienza dellarchitettura sveva. La prima menzio-ne della Colombara, come si visto, contenuta in undocumento del marzo 1223 fortemente sospetto. Il cro-nista Bartolomeo da Neocastro parla di gemina castra74nella Trapani degli anni del Vespro, ma non nominaespressamente la Colombara. Le prime fonti certe sonodella met del XIV secolo, quando la turris Columbarie espressamente ricordata insieme allaltro castello trapa-nese75.

    La Colombara (fig. 4) un complesso fortificato dieccezionale interesse e suggestione. Sorge su un isolottoallimboccatura del porto di Trapani ed ha conservatouna grande importanza militare che nel corso dei secolisi tradotta in numerosi interventi di ricostruzione e tra-sformazione. Spogliato dei corpi di fabbrica e dellebastionature cinque e seicentesche, il nucleo medievaledel complesso chiaramente individuabile nello splendi-do donjon ottagonale: esso inglobato fino a circa metdella sua altezza da un grande edificio cinquecentesco apianta ellittica con corte centrale; nello stesso corpo difabbrica si inserisce oggi come un saliente una secondatorre poligonale pi piccola della prima. Alla grandetorre ottagona, stricto sensu, spetta la denominazione di

    Colombara. alta ca. 32 m e presenta allesterno un belparamento di conci regolari di calcarenite. Laspettomassiccio e solidamente geometrico appena animatodalle riseghe in corrispondenza dei cambi di piano.Allinterno la costruzione infatti divisa in quattro livel-li. Il pi basso, in parte seminterrato e ricavato nella roc-cia viva, una cisterna a pianta circolare coperta dacalotta e collegata da botola al piano sovrastante. Que-sto, attualmente accessibile mediante una scalinata rea-lizzata allinterno della posteriore fabbrica ellittica, pre-senta ununica grande sala ottagonale coperta da unsolaio ligneo, le cui travi portanti poggiavano su ottopilastri addossati alle pareti e su mensoloni litici. Ilsolaio stato ripristinato nel corso di interventi di restau-ro negli anni 90 del XX secolo. Una scala in pietra adue rampe in aggetto conduce al secondo piano, che pre-senta caratteristiche del tutto simili al primo, anche perquanto riguarda la copertura e lulteriore scala che con-

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    Le fortificazioni di Trapani nel Medioevo e in et moderna (secoli X-XVI)

    Fig. 4. Trapani. Torre e fortezza della Colombara. Rilievi: A. pianta; B.prospetto nord; C. prospetto sud (da Fatta 2002)

  • duce allultimo piano. Questo, a differenza degli altridue, coperto da una splendida volta ad ombrello concostoloni smussati poggianti su otto semicolonne concapitelli. Sulla linea dappoggio dei costoloni si innesta-no arcate ogivali annegate nelle murature degli otto lati.Da questultimo piano una scaletta alloggiata negli spes-sori murari conduce alla terrazza, dalla quale stata eli-minata la lanterna esistente fino a pochi lustri fa.

    Linteresse precipuo della Colombara sta in primoluogo proprio nella pianta ottagona, che rimanda subitoal ben pi celebre Castel del Monte. Con tutto ci, nonsi pu facilmente sostenere una datazione ad et sveva diquesto torrione ottagonale. Neanche il confronto con latorre di Federico a Enna in tal senso probante, dalmomento che la datazione di questultima agli anni diFederico II di Svevia non per nulla certa; ad essa sioppone infatti lattribuzione tradizionale a Federico III ilGrande re di Sicilia (1296-1337), accettata fino allafine del XIX secolo e fino allopera di Giuseppe Agnel-lo del 1935. Vincenzo Scuderi dat il monumento tra-panese ai primi del Trecento, unipotesi che si ritienecondivisibile76. La Colombara probabilmente una rea-lizzazione di et aragonese anche se con innegabiliinflussi svevi. Si pu, comunque, ripetere anche per laColombara ci che Wolfgang Krnig scrisse per la tor-re di Federico di Enna: si tratta, nelluno e nellaltrocaso, di donjons nordici trapiantati nel Sud77. E se ilmonumento ennese per molti giorni dellanno vive quasisospeso fra le nebbie che lo avvolgono, a Trapani, lim-mersione del prisma ottagono nellambiente e nella lucemediterranei accresce ulteriormente il fascino e la sugge-stione della Colombara.

    La castellania di entrambi i castra trapanesi nellaprima met del XIV secolo si trasmetteva allinterno del-la famiglia pi eminente della citt, gli Abbate, chelocalmente si sostituiscono in tutto e per tutto al potereregio78. A Riccardo Abbate, caduto prigioniero, succes-se nella carica il figlio Nicol79. Tornato libero, Riccar-do riprende possesso della castellania, con lincaricoanche di soprintendere super opere fabrice seu maram-matis 80 del castello di terra.

    Dopo il 1360 alla signoria degli Abbate si avvicen-der quella dei Ventimiglia. Nel frattempo Trapani, pro-strata gravemente dalla peste nera del 1347-1348, ave-va perso un gran numero di abitanti: quasi populoviduata remansit, secondo il cronista Michele da Piaz-za81. Francesco Ventimiglia, custode e di fatto per annipadrone del debole re Federico IV, insedi come castel-lano e capitano della citt il fratello Guido, uomo peni-tus misericordie oblitus 82. Anche i Ventimiglia agivanoin citt da padroni assoluti, allinterno di una linea di

    condotta politica che, nel marasma siciliano di queglianni, si basava sul controllo ed il condizionamento delsovrano. Nellinverno 1361, il castellano e capitanoGuido proibir a Costanza, figlia di Pietro il cerimonio-so re dAragona e futura sposa di Federico IV re diSicilia, di sbarcare a Trapani, volendo impedire le noz-ze che avrebbero assicurato al debole re siciliano lap-poggio della corona dAragona. Costanza ed il suoseguito dovettero attendere in quodam portu dicto laColumbara, a predicata terra Trapani modicum distan-te83. La futura regina ed il suo seguito furono verosimil-mente ospitati nella torre.

    Sfuggito il re alla custodia di Federico Ventimiglia,dopo una serie di inganni e trucchi, gli sposi regali pote-rono incontrarsi a Catania, ove il 15 aprile 1361 saran-no celebrate le nozze. Per tutta risposta, il conte Fran-cesco Ventimiglia ed il suo alleato Federico Chiaramon-te fortificarono le citt demaniali in loro potere fossis,muris atque diversis cementis ac si hostium prestola-rent adventum. In particolare, il gi noto Guido Venti-miglia miro modo terram Trapani novis construxitmaragmatibus: ricostru (o piuttosto restaur) le mura diTrapani magnificamente, facendo inoltre attentamentesorvegliare la citt anche di notte84. Lo stretto controlloe lulteriore fortificazione di Trapani da parte dei Venti-miglia mirava a proteggere la porta occidentale dellaSicilia da un eventuale intervento aragonese in favore diFederico IV e della regina Costanza.

    Perch Trapani ritorni stabilmente alla corona occor-re attendere lo sbarco dei Martini, che nel 1392 giunse-ro a Favignana e quindi a Trapani, ancora una voltaporto dei re. La riorganizzazione del demanio reale,sancita dal parlamento di Siracusa del 1398, rinnovper Trapani lo status di citt regia.

    Un inventario del 1409 ci mostra in efficienza tantola Colombara che il castello di terra. La torre aveva unaguarnigione di appena tre uomini, oltre il castellano; ilcastello di terra era invece sorvegliato da quindici ser-vientes, pi il castellano. Differente era il salario dei duecomandanti, commisurato evidentemente alla diversaimportanza militare dei due fortilizi: il castellano di ter-ra percepiva 18 onze lanno, contro le appena 6 del col-lega della Colombara; di 4 onze annuali era invece ilsalario dei servientes delluno e dellaltro castrum. Qual-che anno dopo, gi nel 1414, al castellano di terra siaffiancava un vice castellano con salario di 6 onzeannuali, mentre i serventi percepivano ora 24 tar annuiin pi rispetto al 140985. Le retribuzioni saranno asso-lutamente identiche anche oltre la met del XV secolo86.

    I salari annui del personale ammontavano complessi-vamente, almeno fin verso il 1460, ad onze 110 e 12 tar

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  • per il castello di terra e onze 20 e 12 tar per la Colom-bara. Tale spesa gravava sulle entrate della locale secre-zia e i salari venivano versati non senza ritardi, questio-ni e lamentele87. Al momento del pagamento, di normamensile, si sottraevano i giorni di assenza per ciascuno eveniva rilasciata una ricevuta o apoca registrata negli attidi un notaio trapanese88. I nomi dei serventi, documen-tati dagli inventari e dalle apoche dei salari, mostranouna piccola umanit presumibilmente di origini svariatedal regno di Sicilia (de Randacio, de Agrigento, deCaltanissetta, de Francavilla, de Malta), dallItalia (deScilla, dAncona, de Florentia, de Iscla), dalla penisolaiberica (de Calatayud, Gutierrez de Vega).

    Alcuni serventi svolgevano altre attivit fuori dalcastello, come nel caso di un tale Andrea de Scillabucherio, macellaio, che prese in affitto nel 1458 unachanca (bottega di macellaio)89 risultando nello stessoanno, se non si tratta di omonimia, in forza alla guarni-gione del castello di terra. Tale usanza del doppio lavo-ro veniva facilitata dalla possibilit di assentarsi dal ser-vizio di guardia al castello facendosi sostituire da qual-cuno che poi intascava il salario al posto del titolare.

    Il compito delle guarnigioni era esclusivamente quel-lo di provvedere alla continua guardia dei castelli ed allacustodia dei prigionieri eventualmente ivi detenuti90.Castellano e servientes non dovevano in alcun modointerferire con lamministrazione cittadina: la frequenzacon cui nel XV secolo tale divisione dei compiti venivaribadita per chiaro indice della sua non puntualeosservanza.

    Gli uomini di guarnigione, tanto al castello di terrache alla Colombara, disponevano di corazze complete dielmi, di gorgiere (guriali), di grandi scudi (pavisi), dilance o piuttosto picche (lanzi lonki), di balestre di variotipo (a staffa o di pedi, a leva, a arganello). Smontati emessi in magazzino a marcire i vecchi trabucchi, eranogi comuni le artiglierie a polvere. Il castello di terra ave-va nel 1409 ben sette bombarde, fra cui una grandi, rea-lizzata parte in ferro e parte (la canna) in mitallu, cioin bronzo; il pezzo poteva sparare un proiettile del pesodi oltre trenta rotoli (circa 24 kg). Una bombarda pipiccola, esistente nel castello di terra nel 1409, tirava unproiettile da 10 rotoli (kg. 7,93): era detta la Gazzel-la91. Era presente inoltre, sempre nel castello di terra,unarma da fuoco pi piccola, forse portatile: uno tronudi ferru lu quali iecta una ballotta. La polvere da sparoera fabbricata in loco, usando carbone, zolfo e salnitroconservati nello stesso castello.

    Anche la Colombara era armata di artiglieria: nel1409 il suo arsenale comprendeva una bombarda dimitallu, una di ferro, una terza pichula ed altre due rotte.

    Entrambi i castelli avevano sufficienti risorse alimen-tari. Nel magazzino viveri del castello di terra si ammas-savano grano in abbondanza, formaggio, olio, aceto. Unmulino a trazione animale (ma privo della bestia) con-sentiva di ricavare farina e panificare: anche in caso diattacco a sorpresa, la guarnigione dunque avrebbe avutoassicurato per lungo tempo il nutrimento di base. Eranopoi presenti attrezzi e materiali vari (legname, corde, unargano, una forgia completa, arnesi da carpentiere e damuratore) che ulteriormente rendevano il castello di ter-ra una realt almeno in parte autosufficiente. Anche laColombara aveva il suo chintimulu e un mulinello di bra-za, oltre ad un tinello per conservare il pane. La torreprincipale (detta la mastra turri) era furnuta di mantillit-ti, sportelli lignei collocati fra i merli: per rendersi neces-sario lutilizzo della denominazione di mastra turri, ilcomplesso della Colombara fin dal XV secolo constavaprobabilmente di altri corpi edilizi oltre al grande torrio-ne ottagonale. A causa dellubicazione della Colombarasu un isolotto, la guarnigione disponeva di una barcacum quatru remi, indispensabile per i collegamenti.Presente inoltre una campana pir la guardia e unu fana-ru di ferru che verosimilmente veniva acceso la notte,svolgendo probabilmente la torre, fin da allora, anchefunzione di faro. Lacqua piovana era raccolta in unacisterna dotata di unu siglu di rami. Viveri, armamenti,munizioni e materiali vari dovevano periodicamenteessere rinnovati e/o integrati. Anche le spese per questeforniture (olio, granaglie, legumi, legname; carbone zol-fo e salnitro per la polvere da sparo; pietre da bombar-da e quantaltro) erano a carico della locale secrezia92.

    Anche le fortificazioni di Trapani avevano costantebisogno di manutenzione. La documentazione darchi-vio del XV secolo mostra, anche per Trapani, una situa-zione di degrado preoccupante e spesso drammatica. Perogni castello demaniale era allora prevista una spesa diappena tre onze annue per lordinaria manutenzione93.Era una cifra modesta e risultava del tutto insufficiente afar fronte alla necessit di fabbriche architettoniche vec-chie di alcuni secoli. Lacquisto, nel 1414, di zappe,zapponi, pali di ferro pi sterrari, picconi e coffitelli diverghi (contenitori vegetali)94 fa pensare a lavori forseurgenti al castello di terra. Nel 1450 lo stesso castello diterra veniva munito, oltre che degli ingredienti per lapolvere, di palle di pietra grezze da rifinire, di cunei dabombarda e di legna per le bertesche, anche di tegoleper coprire alcuni ambienti, di due libani (grosse corde)ad opus tirandi lapides e duna toppa nuova per la por-ta. Erano, come si vede, interventi modesti, a volte pro-babilmente estemporanei e dettati da emergenze, del tut-to inadeguati a fermare il degrado: nel 1438, infatti, si

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    Le fortificazioni di Trapani nel Medioevo e in et moderna (secoli X-XVI)

  • prendeva atto ufficialmente che il castello di terra diTrapani minacciava la rovina totale95.

    Unattenta ricerca darchivio (qui non effettuata)documenterebbe di certo altri interventi di restauro,manutenzione e probabilmente anche di adeguamentoper i due castelli e per le mura trapanesi nel corso delXV secolo. Sar per il Cinquecento, con il perfeziona-mento dellartiglieria e la minaccia turco-barbaresca, adeterminare, anche a Trapani come in altre citt costie-re della Sicilia, una vera rivoluzione nellaspetto dellefortificazioni.

    La tenaglia islamica si stringer contro la Sicilia apartire dagli anni 20 del 500, quando la tradizionalecorsa barbaresca per lopera di Khair ad-Din Bar-barossa confluir nellespansionismo mediterraneodellimpero turco. Una grande e complessa evoluzionedella realt geopolitica si era messa in moto in seguitoallavanzata turca nella penisola balcanica. Fra la cadu-ta di Costantinopoli e gli inizi del XVI secolo, la defini-tiva conquista dei Balcani (Atene 1456, Morea 1460,Bosnia 1462-1466, Erzegovina 1481, Scutari 1476,Durazzo 1501, Belgrado 1521) spalanc ai turchi loJonio e dunque il Mediterraneo occidentale, oltre che leporte dellEuropa danubiana. Negli stessi anni la Spa-gna unificata, terminata la reconquista sul suolo iberico,eredit la potenza e le tradizioni mediterranee dellacorona dAragona. Nel 1519 Carlo di Gand, Carlo I diSpagna, divenne Carlo V imperatore. Due imperi, lot-tomano e lasburgico, signoreggiano il Mediterraneo, ilprimo in oriente, il secondo in occidente: al centro delmare, la penisola italiana e la Sicilia fanno da spartiac-que. La grande isola, in particolare, controllava le duechiavi del Mediterraneo occidentale: lo stretto di Messi-na e il Canale. Al di l di questultimo breve corridoiomarittimo c Tunisi, cera il Maghrib con le sue cittportuali, i suoi corsari, i moriscos scacciati dai re Catto-lici, i presidi spagnoli che punteggiavano la costa daOrano a Tripoli. Un mondo instabile, infido, politica-mente caotico, che attraeva avventurieri cui non difetta-va di certo il coraggio per tentare la sorte sul mare,andando in corso.

    Uno di questi avventurieri, nativo della greca Miti-lene, era destinato ad un grande futuro: Khizr, appella-to poi onorificamente Khair ad-Din (Il Migliore dellaReligione), meglio noto in occidente come Barbaros-sa96. Giunse in Berberia, a Tunisi, agli inizi del XVIsecolo al seguito del fratello maggiore Aru? (o Aruj), alquale per primo era gi stato attribuito il soprannome diBarbarossa. I due avviarono o meglio rilanciarono latti-vit di corsari gi intrapresa con modesta sorte nelleacque egee ed orientali. Questa volta furono ben pi for-

    tunati e una serie di ricche prese trasformarono prestoAru? e Khizr in capitani corsari ricchi e temuti.

    I due fratelli Barbarossa ampliarono e rafforzaronoin breve la loro presenza sulle coste maghribine. Nel1516 Aru? si rese padrone di Algeri, pur con la spinanel fianco del Pen, la fortezza allimboccatura del por-to, difesa da una guarnigione spagnola. Da Algeri,Aru? estese ulteriormente il suo dominio a quasi tuttalattuale Algeria settentrionale. Dopo la sua morte, avve-nuta nel 1518, il fratello minore, il futuro Khair ad-Din,comp un vero capolavoro politico, inviando al sultanoturco Selim una ambasceria per richiedere assistenza,favore e protezione ed ottenendone in cambio la nominaa governatore (beylerbey) di Algeri. A questo puntoBarbarossa agiva sotto la copertura ed in nome dellim-pero turco, che quindi entrava ufficialmente nel cuoredel Mediterraneo occidentale. La tenaglia si era chiusae nei decenni successivi le imbarcazioni dei corsari nord-africani divennero in sostanza una sorta di forza ausilia-ria operante o al fianco o per conto della squadra nava-le ottomana contro la Spagna e i suoi alleati97.

    Allapprossimarsi del grande scontro ispano-turco,la Sicilia era quasi disarmata, protetta solo da vecchicastelli, da mura urbane e da poche torri costiere medie-vali: erano fortificazioni ormai superate e del tutto ina-datte a sostenere attacchi condotti ormai con grandi par-chi dartiglieria. Fu quindi necessario un immenso sfor-zo finalizzato alla difesa delle principali citt portuali98,quelle ove si temeva che potesse sbarcare larmata delturco inimico: Palermo, Milazzo, Messina, Augusta,Siracusa e Trapani, fra tutte la pi vicina alla costa delMaghrib e dunque alle basi nemiche.

    In tale contesto, il radicale ammodernamento anchedelle fortificazioni trapanesi, sollecitato continuamentedallamministrazione cittadina, divenne un punto nonsecondario nellagenda dei vicer di Sicilia, a partirealmeno dal governo di Ettore Pignatelli duca di Monte-leone.

    Trapani venne scelta obbligatoriamente come unicapiazzaforte nella parte pi occidentale della Sicilia,rinunciandosi a puntare anche su Marsala e Mazara cheverranno fortificate solo modestamente. Nei fatti, legrandi e continue difficolt economiche99, la necessit diprovvedere contemporaneamente alla difesa di altrepiazze della Sicilia orientale, il variare delle contingenzepolitico-militari, determinarono, ancor pi che per altrecitt, un andamento stop and go dei lavori di fortificazio-ne di Trapani: le opere, cio, subivano unaccelerazionequando il pericolo turco era o sembrava imminente e sirendevano disponibili le necessarie somme di denaro;rallentavano quando la tensione si allentava, per ripren-

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  • dere in seguito ad un nuovo allarme e/o grazie a nuovifinanziamenti100.

    Lo stato delle fortificazioni trapanesi era miserandoe del tutto inadeguato al pericolo profilatosi pi volte conlapparire della flotta turco-barbaresca: ad esempio nel1525, quando comparve una squadra di venticinquegalere e si temette fosse lavanguardia di un grandearmata; o nel 1533, quando Khair ad-Din Barbarossasost a Favignana facendo temere un prossimo assalto.La citt era quasi indifesa per la debolezza che a queltempo avevano lantiche sue mura incontra la violenzadel novuso dellartegliarie, come notava il c. d. Pugna-tore101. Nel 1534 era la stessa amministrazione cittadi-na a certificare lindifendibilit di Trapani in caso diassalto turco: la citati sta tutta aperta di multi bandi diforma chi quando, quod absit, suchedissi repentinoinsulto non si porriano difendere con altri armi n murisi non con li nostri petti provvisti di preparato animo perla fedelt et servicio di la Maest Cesarea102.

    Le autorit locali sollecitarono pi volte gi agli ini-zi del secolo (ad esempio nel 1517 e nel 1521) linter-vento dellamministrazione centrale, lamentando cheTrapani era multo debili di marammi e di artiglieria103 e,al tempo stesso, dichiarando limpossibilit a far frontealle spese da parte della citt che non havi da potirispendiri quanto vali uno foglio di carta104.

    Secondo Jos Ramn Soraluce Blond, opere di for-tificazione vennero realizzate a Trapani fin dal viceregnodi Juan de La Nuza (1495-1506), sotto Ferdinando ilCattolico. Sempre secondo lo studioso spagnolo, nondovette trattarsi di opere di bastionamento, ma forse del-la costruzione di torrioni che durante i decenni inizialidel XVI secolo convivranno con i primi timidos baluar-tes de escasas dimensiones105. Il c. d. Pugnatore riferisceche le prime opere di bastionamento vennero realizzatea partire dal 1526, sotto il vicer Pignatelli, anche per lapaura di un possibile attacco francese. Per il momento,ci si limit a bastionar solamente con terra e fasci dilegna tutti quei lochi, i quali dapoi, copertisi che col tem-po furon di mura, rimaser formati in quei cavalieri chequivi insino al presente si veggono106. Vennero cio rea-lizzati dei primi terrapieni contenuti con legname e fasci-ne. Fu anche distrutta la cappella esistente sullo scogliodi SantAntonio (oggi Lazzaretto) acci che in tempodassedio non potesse essere di comodo alcuno a nimi-ci107; stessa sorte, per lo stesso motivo, sub la chiesa diSanta Maria del Parto, vicina al castello di terra.

    Il fronte di terra (est) ricevette le prime attenzioni.La cortina muraria venne ricostruita in posizione piavanzata di almeno cinquanta metri rispetto al vecchioandamento. Le mura preesistenti furono smantellate, ma

    le loro tracce ad altezza del suolo erano ben visibili allafine del XVI secolo, come attesta Pugnatore. La vecchiaporta di terra venne anchessa distrutta ma pi o menoalla stessa altezza se ne apr unaltra nelle nuove mura,che ricevette la stessa denominazione. Venne distrutto ilconvento dei frati zoccolanti, che, originariamente fuorile vecchie mura, saria stato di grande impedimento alterrapieno che vi si aveva da fare di dentro108. Allestre-mit sud-orientale della cinta si incominci quindi a rea-lizzare con cortine in muratura il bastione detto dellIm-possibile per le difficolt costruttive109. Anche lantichis-sima porta Pali, accanto alla torre omonima, fu alloradistrutta, venendone aperta una nuova pi vicina albastione che si andava costruendo.

    Sul fronte settentrionale ci si limit per il momento agettare in mare una barriera di massi, dal castello di ter-ra al sito ove poi sorger il bastione Conca per impedireche navi nemiche potessero avvicinarsi pericolosamente.Prima del 1534 vennero anche realizzati alcuni lavorialla Colombara110.

    Erano opere importanti ma ancora insufficienti.Nuove richieste daiuto della citt furono inviate allau-torit viceregia nellottobre 1533, con Barbarossa alleporte e i trapanesi sprovvisti di tutto il necessario perresistere111. La flotta turca pass oltre e ai primi di feb-braio 1534 il vicer Monteleone assicurava allimperato-re di avere disposto linvio a Trapani dellingegnereAntonio Ferramolino e del conservatore del real patri-monio, in qualit di capitan darmi, per risarcire quellacitt il meglio che si possa112. La prima operazione fuquella di eliminare i cumuli di rifiuti sotto le mura e chiu-derne i pertugi113. Esisteva una certa disponibilit finan-ziaria, dal momento che il parlamento del 1534 avevavotato la rilevante somma di 100.000 fiorini come con-tributo straordinario per aiuto di li fabbrichi di alcuniterri importanti114, in particolare Trapani, Milazzo,Siracusa, tre citt su siti peninsulari. Trapani, una cittnon grande e certamente non ricca, cerc di fare la suaparte, evitando fin che possibile di approntare somme didenaro: ad esempio, i proprietari di schiavi mori, di cuiera stato ordinato lallontanamento per impedire lipote-tico costituirsi di una quinta colonna, dettero la propriadisponibilit a prestare il loro capitale umano per leopere di fortificazione per il tempo di tre mesi115.

    Nel 1535, dopo la morte del predecessore Monte-leone, Ferrante Gongaza fu nominato vicer di Sicilia.La relazione presentata nellatto di lasciare la carica nel1546 costituisce fonte insostituibile per la storia dellafortificazione della Sicilia nel corso della prima met delXVI secolo, anche tenendo in conto la comprensibilevolont di enfatizzare il proprio operato. comunque

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    Le fortificazioni di Trapani nel Medioevo e in et moderna (secoli X-XVI)

  • indiscutibile che allatto di prendere le redini del gover-no del regno isolano, Gonzaga lo trov molto debile etaperto116. Per ci che concerne Trapani, posta in bellis-simo sito, il nuovo vicer la giudic fortificata dalla par-te di terra molto bene, ma dalla parte di mare apertissi-ma e senzalcun riparo117. Si visto, in effetti, come iprimi lavori avessero interessato quasi unicamente ilfronte di terra, quello orientale. Si riprese quindi, al soli-to con scarsit di fondi, interruzioni, riprese e nuovepause, a fortificare anche gli altri lati della citt, il cuiperimetro era assimilabile ad un irregolare ed allungatotrapezio con una sorta di appendice a occidente. I perio-di di assenza del vicer Gonzaga, sostituito da un presi-dente del regno, ovviamente non potevano giovare allaspeditezza delle opere, favorendo al contrario il loroandamento a singhiozzo. Continuarono quindi gli appel-li da parte dellamministrazione trapanese che pi e pivolte lament con enfasi e iperboli la poca defensione diquista cit, protetta quasi unicamente dagli animi di tut-ti citatini intenti como fideli vassalli di serviri per mura-glia et artiglieria et moriri in servicio di sua imperialcorona118. Nel 1536 si scriveva che Trapani era ancoraquasi senza mura, che de ogni parte vanno a royna degiorno in giorno, mentre le moraglioni di la chita incom-pleti et li bastioni roynati non su altro che apertura diinimichi; lo stesso poteva dirsi della trinchera incomen-zata ma non finita119.

    Nellaprile 1537 Gonzaga, tornato al suo comandoin Sicilia, comunicava allimperatore, fra le altre cose,che a Trapani era stato scavato uno larghissimo fosso:dovrebbe trattarsi della trinchera incomenzata gi citatanel documento dellanno precedente e corrispondentequasi certamente al fossato sul fronte di terra, ad est del-le mura gi ricostruite su questo lato. Seguirono nuoveassenze del vicer, nuovi rallentamenti o blocchi deilavori e nuove riprese, sempre sotto la direzione tecnicadi Antonio Ferramolino120 e del conservatore del realpatrimonio. I due, lingegnere e il burocrate, sembranoaver interagito piuttosto bene e verso il 1540, era statocostruito pi alto che non era prima el muro de tramon-tana de novo per essere tutto fracido121; restava per darealizzare dalla parte interna il necessario terrapieno.Per questo lavoro era necessario provvedere allesproprioed alla distruzione di alcune case. Il conservatore delpatrimonio si sforz di mettere in atto la misura impopo-lare, spiegando ai proprietari che tale sacrificio era asso-lutamente necessario perch in caso di assalto dalla par-te di mare non ci essendo il terrapieno le case che sonnoa quilla frontera ne patierien e pi dile altre122. E vi erapoi il problema, secolare e destinato a durare nel futuro,dellapprovvigionamento idrico. Scrivevano i giurati nel

    luglio 1541 che, senza un acquedotto che portasse lac-qua in citt, in caso dassedio per certo poco serviria laregia corte havere speso tanta quantit di moneta per lafortificatione di questa cit123. A questa fase di operosi-t segu una nuova sospensione causata, al solito, dallamancanza di fondi. Nellatmosfera di angoscia provoca-ta dalla presenza della flotta di Barbarossa nel Tirreno,la citt decise nellagosto 1543 di contribuire alla fortifi-cazione con 5000 scudi da racimolarsi attraverso limpo-sizione di una nuova gabella. Quindi giungeva di nuovoa Trapani Ferramolino, ma ripartiva poco dopo124. Latragica crociera tirrenica di Barbarossa del 1544 dovet-te dare ulteriore impulso ai lavori. Venne a Trapani ilmarchese di Terranova come capitan darmi e vicario erisultano quellanno in costruzione il bastione dilo Impe-riale, allestremit occidentale del perimetro murario (aln. 14 dello sciupato disegno; tavv. 1, 1; 1, 2) e, sul latosud, presso la porta dei Pescatori, il belguardo de SantoAndrea125. Questultimo appare nella pianta prospetticadi Trapani di Giovanni Orlandi (fine XVI-inizi XVIIsecolo) con il nome, probabilmente dovuto ad un equi-voco, di forte della terra. In tale documento iconograficoil baluardo appare inoltre come un torrione circolarescarpato126. Non si pu escludere che tale aspetto siadovuto solo a unapprossimazione dellincisore; peroanche possibile che in origine tale baluardo avesse real-mente questo aspetto, tanto pi che nel 1536 un docu-mento relativo alle fortificazioni di Trapani accennaallesistenza di torrioni127. Se effettivamente il baluar-do di SantAndrea fu in origine un torrione circolare,dovette assumere per ben presto un aspetto diverso: giin una pianta della seconda met del XVI secolo128 pre-senta infatti la pianta poligonale che mantenne fino allasua distruzione 129 e che, con qualche approssimazione,mostra nel nostro sciupato disegno (al n. 11; tav. 1, 4),con la denominazione di bastione del Gatto. Si giricordato, daltra parte, che grossi torrioni circolari con-vivono, nelle fortificazioni di inizi del XVI secolo, con iprimi bastioni.

    Due torrioni, infatti, furono edificati sotto il vicerGonzaga a ulteriore protezione del castello di terra, sulcontromuro meridionale130. E probabile che, sul frontedel porto, fosse gi stato incominciato al tempo di Gon-zaga, se non prima, anche quello che poi verr chiama-to bastione principale o forte della dogana, bastio-ne del Salvatore o, nella copia novecentesca del nostrosciupato disegno (al n. 12; tav. 2, 3), bastione del por-to. Secondo Pugnatore, Gonzaga La parte di maremedesimamente prese a fortificar, armando i bastioniche gi (com detto) vi eran di terra a lochi opportunidisposti, di forti e ben ordinate muraglie, nella cui edifi-

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  • cazione fu rinchiusa quella porta, detta della Dogana, alcui posto fu aperta nelle vicinanze la porta della Regi-na131.

    Nel lasciare lincarico, Gonzaga si vantava di averfortificato Trapani dalla parte del mare talmente, che daquella banda ella fortissima132. Riconosceva per che ilcastello della Colombara allimboccatura del porto costi-tuiva piuttosto un pericolo che un vantaggio. E ci per-ch esso era piccolissimo, privo di fianchi, tale da potereessere facilmente espugnato e quindi utilizzato dal nemi-co come cavaliere per battere le difese di Trapani ed inparticolare il bastione che si aveva a cominciare nomina-to Santo Francesco (al n. 13 dello sciupato disegno; tav.1, 2) per la vicinanza al convento dei francescani.Gonzaga quindi auspicava la distruzione dellaColombara e la rapida edificazione del bastione di SanFrancesco, che a suo giudizio avrebbe potuto guardare labocca del porto non correndo il rischio di essere facil-mente espugnato133. Per fortuna Gonzaga lasci laSicilia prima di aver potuto realizzare il progetto.

    In realt rimaneva ancora moltissimo da fare. Perdirla col Pugnatore, era la fortificazione di Trapani assaiancora imperfetta134. Il viceregno di Juan de Vega, suc-cessore di Gonzaga, fu quindi caratterizzato da unin-tensissima attivit volta alla difesa dellisola; tale sforzocontempl, in primo luogo, la continuazione e lamplia-mento, con pi rigida e precisa organizzazione, delleopere di fortificazione gi realizzate da Gonzaga135.

    Continu quindi a Trapani lopera di sistemazione deiterrapieni136 e lapprofondimento del fossato orientalefino a che, pare, lacqua del mare pot penetrarvi tantoda nord che da sud137. Venne quindi realizzato un pon-te che super il fossato; in corrispondenza fu aperta unanuova porta e venne chiusa, tranne che per il periododella vendemmia, la porta pi antica esistente su questotratto di mura. Venne inoltre chiusa definitivamente lan-tica porta di terra.

    Alla Colombara venne aggiunta quella parte chealloriente iemale risguarda, la quale se ben di essa tor-re pi bassa, pur assai ampia e forte laonde di sem-plice torre, che era gi in prima, rimase ridotta in formadi un picciolo ma per assai forte castello138. TantoSpannocchi che Camilliani, alla fine del XVI secolo,rappresentano la torre ottagona inglobata e circondatada tale grande edificio a pianta ellittica139. Quanto alcastello di terra, siamo informati di lavori di adeguamen-to con la cimatura delle parti pi elevate140, le pi debo-li, come successo anche al Palazzo Reale di Palermo141.

    Alla met circa del XVI secolo le fortificazioni diTrapani avevano gi assunto il loro assetto moderno (fig.5); e questo, per quanto possibile ricostruire, soprattut-to sulla base dellattivit di Antonio Ferramolino. Fazellodefin nel 1558 Trapani la pi munita roccaforte diSicilia142. Nel 1573 lingegnere Giulio Cesare Bran-caccio parlava di Trapana fortissimo da tutte le parti143.Alcune piante della seconda met del Cinquecento144, le

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    Le fortificazioni di Trapani nel Medioevo e in et moderna (secoli X-XVI)

    Fig. 5. La citt murata cinquecentesca, con lindicazione delle porte (in rosso) e dei bastioni (in verde): 1. Porta Nuova; 2. Bastione Impossibile; 3. Porta dellImpossibile o Lucadella; 4. Bastione di SantAndrea; 5. Porta dei Pescatori; 6. Bastione Principale o dellaDogana o del Comune; 7. Porta Regina o della Dogana; 8. Porta di SantAntonio; 9. Porta dOssuna o di Serisso; 10. Bastione San Francesco; 11. Porta dei

    Pescatori o del Palazzo o della Conciaria; 12. Bastione Imperiale; 13. Bastione Conca; 14. Porta Botteghelle; 15. Porta Felice detta anche della Bocceria

  • belle vedute a volo duccello di Spannocchi eCamilliani145 e quella, gi ricordata, di GiovanniOrlandi (tav. 3) ci mostrano la citt fra i due mari, rin-serrata nella sua cinta, ora munita di vari bastioni. Eraun assetto destinato ancora a continui e costosissimirestauri e ammodernamenti, ma non pi a radicali tra-sformazioni146. Ulteriormente integrato dalla costruzionenel 1671 della bellissima torre di Ligny147 e del bastio-ne della Colombara148, tale assetto sostanzialmentequello documentato anche dal nostro sciupato disegno.

    Oggi Trapani citt murata solo un ricordo. In con-fronto al grandioso dispositivo difensivo ancora in piedialla met del XIX secolo, delle fortificazioni cittadineoggi rimane solo una parte: il castello di terra, dimezza-to con la facilit con cui si distrugge un castello di sab-bia; il bastione dellImpossibile; la splendida torre dellaColombara, il bastione Conca, le mura di Tramontanacon la porta Botteghelle, la torre di Ligny, il bastioneImperiale. Di fronte a queste splendide testimonianzesuperstiti cresce la nostalgia per ci che non si conser-vato; potrebbe anche insorgere un non malevolo senti-mento di invidia nei confronti di altre citt europee dovele mura, conservate fino ad oggi, hanno di recente deci-

    samente contribuito al loro lancio turistico: Lugo inGalizia e Dubrovnik-Ragusa sono due fra gli esempi piinvidiabili.

    A Trapani dobbiamo accontentarci di ci che resta,e non poco. Negli ultimi anni molto stato meritoria-mente fatto per la salvaguardia ed il restauro di questostraordinario patrimonio. Molto rimane per ancora dafare; il complesso e senza dubbio assai costoso riscattodella Colombara appare la priorit pi importante.

    A Carlo V, imperatore romano e re di Sicilia, gliabitanti di Trapani promisero, se fosse necessario, di farecon i propri corpi da muraglia et artigliaria et moriri inservicio di sua imperial corona. Il quel secolo di ferro,anche gli uomini erano forgiati di duro metallo: nel benema, spesso, ancor pi nel male. Si pu dunque credereche i fedeli sudditi trapanesi, se mai il turco inimico fos-se sbarcato ed avesse assalito la loro citt, avrebberotenuto fede allimpegnativa promessa: altri lo fecero,come gli abitanti e la guarnigione di Famagosta, pagan-do un prezzo altissimo. Ai trapanesi di oggi tocca uncompito tutto sommato assai pi lieve: difendere e valo-rizzare ci che ancora resta a testimoniare quei tempigrandiosi e durissimi, ormai cos lontani.

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  • 1 Diodoro Siculo, XXIII 9,4. Si veda inoltre Manni 1981, p. 164;Filippi 2005, pp. 44-45. In linea di principio non si pu comun-que del tutto escludere che lintervento si sia concretizzato in un raf-forzamento di mura preesistenti, come ha ritenuto Tamburello(1995, p. 403). Gi Holm (1896-1901, I, p. 202 e III, p. 31)parlava per di fondazione di Trapani in questa occasione.

    2 Si veda Diodoro Siculo, XV 73, 2-4, cit. in Filippi 2005, p. 44.3 Polibio I 46, 1-3; I 59, 8, cit. in Filippi 2005, p. 34 e p. 42.4 Si tratterebbe, come ritenuto da Costanza, del capitan darmi Laz-

    zaro Locadello (Costanza 2005, p. 382).5 Pugnatore, pp. 32-35; Del Bono, Nobili 1986, p. 13; Sciascia

    1996, p. 128 (parla del solo quartiere Casalicchio o San Pietro);Costanza 2005, p. 20; Filippi 2005, pp. 124-126. Del Bono eNobili ritengono che le mura ovest corressero lungo lattuale viaTorrearsa; Filippi ipotizza unulteriore espansione della citt (epresumibilmente della cinta antica) sul lato occidentale. Sulla topo-grafia di cfr. inoltre Tamburello 1995.

    6 Pugnatore, p. 32.7 Pugnatore la dice ubicata presso la chiesa di San Giuliano o di

    Santa Maria della Luce (p. 32). De Bono e Nobili (1986, p. 159nota 5) correggono per la tradizione negando la localizzazionedella porta presso la chiesa di San Giuliano o della Madonna del-la Luce e riferiscono di una seconda cappella di Santa Maria del-la Nuova Luce o Madonna della Porta. Di Ferro (Di Ferro 1825,p. 257) testimonia, mi sembra con maggiore chiarezza, cheMadonna della Porta era detta almeno gi in epoca angioina unim-magine della Vergine collocata su una porta delle mura orientali esolo dopo spostata nella chiesa di San Giuliano, da allora detta del-la Madonna della Luce e quindi, ai suoi tempi (1825), Compagniadella Nuova Luce. La localizzazione topografica della Compagniadella Nuova Luce in luogo relativamente lontano dalle mura orien-tali attestata da una Numerazione delle case della citt di Trapanidel 1748 (Del Bono, Nobili 1986, Appendice, senza numerazio-ne di pagine). Sembrerebbe quindi che limmagine sacra, in origi-ne collocata su questa porta delle mura orientali, sia stata poi rimos-sa e trasferita in una chiesa non immediatamente prossima allemura est.

    8 Asthor 1982, p. 33.9 Del Bono, Nobili 1986, p. 25.10 Presso lattuale vicolo torre Pali. Cfr. Pugnatore, p. 32. 11 Laccento posto da Pugnatore fra la corripondenza delle porte sul

    lato est e su quello ovest avvalorerebbe lipotesi, brillantemente pro-posta da Filippi, di un primitivo impianto regolare con plateiai estenopoi per Trapani punica (Filippi 2005, pp. 124-126).

    12 Ivi, p. 33.13 Come gi accennato, Filippi ha di recente ipotizzato che la citt

    antica in realt occupasse anche alcune aree al di l della Loggia eche il limite urbano indicato dal Pugnatore sia quello delle fortifi-cazioni realizzate dai Normanni dopo la conquista della citt(Filippi 2005, p. 126). Non mi sembra per che la documentazio-ne archeologica attentamente censita da Filippi dimostri senza dub-bio unespansione della citt antica ad ovest oltre la Loggia (o viaTorrearsa); n esiste alcun indizio documentario, archeologico eurbanistico di uno sbarramento murario orientato in senso nord-sudesistente a occidente della Loggia. I reperti archeologici citatipotrebbero essere relativi a aree sepolcrali o anche a qualche zonaabitata ultra moenia nel settore occidentale. Lipotesi di Filippi comunque degna di considerazione e di verifica.

    14 Filippi 2005, p. 28 e p. 126.15 Pugnatore, pp. 34-35.

    16 Fazello, I, VII, I, p. 336; Pugnatore, pp. 44-45; Di Ferro 1825,p. 221; Del Bono, Nobili 1986, p. 12 (per le quali sarebbe puni-co anche il primo nucleo del castello di terra); Costantino 1996, p.17; Costantino 2005, p. 7.

    17 Zonara, 8. 16, cit. e tradotto in Filippi 2005, p. 54. 18 Cluverio 1619, p. 238; Holm 1896-1906, III, p. 55 nota 96. Fra

    i contemporanei, in particolare Costantino (1996, p. 19; 2005, p.7) non ha alcun dubbio sulla fondazione antica della Colombara(cartaginese o anche precedente) e sulla equazione Peliade-Colom-bara.

    19 Manni 1981, p. 76.20 Columba 1906, p. 270.21 Filippi 2005, pp. 122-123. Filippi sottolinea la modesta superficie

    di SantAntonio, non adatta secondo lui ad un numeroso concen-tramento di truppe

    22 Del Bono, Nobili 1986, p. 12; Tamburello 1995, p. 402.23 Lesnes, Maurici 1994, p. 390.24 Amari 1933-1939, II, p. 84.25 Amari 1880-1881, II, p. 671.26 Malaterra, V, 1, pp. 62-63.27 Ibidem.28 Maurici 1992, p. 377.29 Ivi, p. 346.30 Alla tradizione che vuole re Giacomo fondatore del castello fa rife-

    rimento, pur criticandola, Pugnatore (p. 111). I risultati dei son-daggi di scavo sembrano invece confermare tale possibilit (Lesnes,Maurici 1994, p. 376 e p. 399).

    31 Cfr. E. Lesnes, in Aa. Vv. 2001, p. 444.32 Idrisi, in Amari 1880-1881, I, pp. 79-80. Cfr. inoltre Asthor

    1982, p. 33.33 La si veda in Del Bono, Nobili 1986, p. 60 e Maurici 2002, p.

    34.34 Asthor 1982, p. 34.35 In Amari 1880-1881, I, p. 165. Tale passo di Ibn Giubayr cita-

    to da Asthor (1982, p. 35) che poco prima aveva ritenuto che lemura fossero in rovina nella tarda et islamica (ivi, p. 34). Da IbnGiubayr e Idrisi dipende la descrizione di Trapani compilata nelXIV da al-Himyari (cfr. De Simone 1980, Stasolla 1983, pp.166-167).

    36 Sciascia 1996, p. 130.37 Ivi, pp. 131-132.; Costanza 2005, p. 31. La notizia dei novi habi-

    tatores contenuta in Huillard-Brholles 1852-1861, V, 2, p. 668.38 Del Bono, Nobili 1986, p. 23; Sciascia 1996, p. 133; 39 Huillard-Brholles 1852-1861, V, p. 506. Cfr. inoltre Maurici

    1997, p. 137.40 Winkelmann 1880, I, p. 208. Il documento venne ritenuto auten-

    tico tanto da Winkelmann che da Giuseppe Agnello (1935, p. 21nota 3).

    41 Linvito alla prudenza venuto, con la consueta gentilezza e dispo-nibilit, da Henri Bresc. Cfr. Maurici 1997, pp. 390-391. Allacostruzione federiciana della Colombara crede invece Laura Scia-scia (1996, p. 133), sulla base soprattutto della pianta ottagonaledella torre.

    42 Costanza 2005, p. 32.43 La felice definizione di Laura Sciascia (1996, p. 133).44 Pugnatore, pp. 107-108.

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    Le fortificazioni di Trapani nel Medioevo e in et moderna (secoli X-XVI)

  • 45 Si veda Guidoni1989.46 Si veda la pianta del 1719, in Del Bono Nobili 1986, p. 100.47 Del Bono Nobili 1986, p. 75.48 Questo fatto chiaramente testimoniato da Pugnatore, p. 153.49 Di Ferro (1825, p. 124) indica in due miglia il perimetro della cit-

    t che ai suoi tempi non era differente da quello della Trapani tar-do medievale o dei secoli XVI-XVIII.

    50 Pugnatore, p. 108. E probabile che su questi fatti51 Di Ferro 1825, p. 124. 52 Cos Pugnatore (p. 108)53 Le altre due denominazioni sono riportate da Di Ferro (1825, p.

    125).54 Del Bono, Nobili 1986, p. 3055 Secondo la versione popolare della storia (riportata fra gli altri da

    Benigno di Santa Caterina) la moglie di Serisso sarebbe fuggita aTunisi con uno schiavo musulmano. Serisso a sua volta sarebbe sta-to catturato dai corsari barbareschi e venduto proprio al suo exschiavo. Riusc per a vendicarsi uccidendo entrambi; torn quindia Trapani portando con s la testa della moglie che avrebbe appe-sa ad un angolo della sua casa. Masuccio Salernitano (Il Novellino,nov. XXII) aveva gi narrato la stessa storia: il protagonista si chia-mava Nicolao dAguito, corsaro trapanese, mentre la citt nordafri-cana ove si svolge lepicolo della vicenda Tripoli e non Tunisi. Laporta Serisso corrisponde al nr. 54 del nostro sciupato disegno, incui chiamata erroneamente Porta Salissimo.

    56 Benigno da Santa Caterina; Di Ferro 1825, p. 125. La dedica aOsuna attestata dallepigrafe sul concio di chiave custodito alMuseo Pepoli (Del Bono, Nobili 1986, p. 51). Erroneamentealcuni autori moderni chiamano porta Ossuna la porta Botteghelle.La confusione probabilmente dovuta al fatto che le due porte sitrovavano rispettivamente alle estremit nord e sud dello stesso asse.Lerrore avallato dallodierna toponomastica che chiama via por-ta dOssuna la via che termina con la porta Botteghelle.

    57 Di Ferro 1825, p. 124.58 Ivi, p. 125. La denominazione rimasta oggi al cortile Porta

    Eustachia.59 Pugnatore, p. 108; Di Ferro 1825, p. 125.60 Pugnatore, p. 108. Il Di Ferro non la nomina: Di Ferro 1825, p.

    125.61 Del Bono, Nobili 1986, p. 37.62 Pugnatore, p. 108; Di Ferro 1825, p. 125.63 Porta Reale la chiama Pugnatore (p. 108); porta Nova detta nel-

    la pianta prospettica di Giovanni Orlandi (Del Bono, Nobili, p.60). Stessa denominazione riporta Di Ferro (1825, p. 124).

    64 Pugnatore, p. 108.65 Ivi, p. 109.66 Ibidem.67 Pugnatore, pp. 110-111; Del Bono, Nobili 1986, pp. 28-30. 68 In una prima stesura dellopera per anche Pugnatore aveva sposa-

    to tale opinione. Pugnatore, p. 224, nota 3; cfr. inoltre Lesnes,Maurici 1994, p. 378.

    69 Rilievo di G. Cosentino, in Lesnes, Maurici 1994, p. 387, fig. 2.70 Comune di Trapani, Rilievo aerofotogrammetrico del centro stori-

    co, f. 2.71 Ad esempio, quasi impercettibile lirregolarit in una pianta

    anonima degli inizi del XVIII secolo (Dufour 1992, p. 480, fig.463); anche una planimetria del 1880 presenta minima irregolari-

    t (Aa. Vv. 1997). Assai accentuata invece la pianta di irregola-re trapezio nella planimetria di G. Merelli del 1677 (Dufour 1992,p. 477, fig. 461).

    72 Cfr. Gromann 2005, p. 174, p. 179, p. 207 e passim.73 Cfr. Aa. Vv. 2001, p. 420.74 Bartolomeo da Neocastro, p. 30. 75 Cfr. Aa. Vv. 2001, p. 443.76 Scuderi 1978, p. 51.77 Krnig, in Prandi 1978, p. 947. 78 Cfr. Sciascia 1996, p. 139.79 Cosentino 1886, doc. CXXXIV, pp. 111-112.80 Ivi, doc. DCXCI, p. 469.81 Ivi, cap. 29, p. 86.82 Michele da Piazza, cap. 49, pp. 376-377.83 Ivi, cap. 60, p. 401.84 Ivi, cap. 68, p. 409. Cfr. inoltre Sciascia 1996, p. 141.85 A.S.P., Regia Cancelleria, 49, c. 162r, 1414 feb. 1. 86 Ad esempio nel 1458 (A.S.P., Regia Cancelleria, 107, c. 40r).87 Nel 1416 il vicer Giovanni di Peafiel ingiunge al secreto di

    Trapani di pagare interamente gli stipendi al castellano e serventievitando cos qualsiasi motivo di giusta lamentela (A.S.P., RegiaCancelleria, 51, c. 280v).

    88 Ad esempio si veda A.S.T. , not. Giovanni Scannatello, 8559,1457 marzo 4; ivi, 8559, 1458 gen. 3.

    89 A. S. T., not. G. Scannatelo, 8559, 1458, ago. 12.90 Nel 1349 nel castello di terra erano prigioniere le figlie del defun-

    to conte Raimondo Peralta (Aa. Vv. 2001, p. 443).91 Linventario si trova a Barcellona: Archivo de la Corona de

    Aragn, Maestro Racional 2506. La parte relativa al castello diterra di Trapani pubblicata in Lesnes, Maurici 1994, pp. 384-385.

    92 Si veda ad esempio A. S. P., Regia Cancelleria, 49, c. 161r, 1414feb. 5; A. S. T. , not. G. Scannatelo, 8555, 1450 genn. 22.

    93 La somma era di norma versata dal maestro secreto del regno. Peril castello di terra di Trapani, si veda ad esempio A. S. P. , RegiaCancelleria, 107, c. 40v, 1458 sett. 4.

    94 A. S. P. , Regia Cancelleria, 49, c. 161r, 1414 feb. 595 Archivo de la Corona de Aragn, Cancillera, 2830, c. 213v,

    1438 mar. 13.96 Su Khair ad-Din Barbarossa, senza alcuna pretesa di fornire una

    bibliografia completa, si segnalano S. Bono 1997, pp. 17-18;Heers 2003, pp. 68-108; Feijoo 2003, pp. 74-97; Lenci 2006,pp. 19-22; La vita e le opere di Ariadeno Barbarossa. Si ricordainoltre la biografia divulgativa di E. Bradford (1972). Devo la tra-duzione dellappellativo Khair ad-Din come Il Migliore dellaReligione allamico Prof. Jeremy Johns dellUniversit di Oxford.

    97 Maurici 2002, p. 74.98 Numerosi lavori sono stati dedicati alla storia delle fortificazioni

    siciliane del XVI secolo. Senza alcuna pretesa di completezza, sisegnalano qui solo alcuni studi particolarmente significativi: Tadini1977; Santoro 1978; Santoro 1979; Giuffr 1980; Dufour 1989;Russo 1994; Aa. Vv. 2008.

    99 Pi pesanti a Trapani che in altre citt, cfr. Giuffr 1980, p. 65.100 Cfr. Vitale 1904, p. 298.101 Pugnatore, p. 152.102 Vitale 1904, p. 282. I lavori di fortificazione, in realt, erano allo-

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    Ferdinando Maurici

  • ra gi iniziati ma, abbattute in parte le vecchie mura, le nuove nonerano ancora ultimate, con il risultato lamentato dallamministrazio-ne cittadina; cfr. Tadini 1977, p. 64.

    103 Costanza 2005, p. 78 e p. 98, nota 3.104 Vitale 1904, p. 258.105 Soraluce Blond 1998, p. 85.106 Pugnatore, p. 153.107 Ibidem.108 Ibidem.109 il qual fu cos nominato perci che, essendosi egli allora non pur

    dentro al mare fondato in circa otto canne daltezza, ma anco sopracerti bollicami di acque tanto voraci che erano insin a coloro che vinatavano accanto spaventevoli, era da tutti cosa impossibil tenutoche egli mai vi si avesse stabilir potuto, Pugnatore, p. 154.

    110 Il vicer Monteleone nel febbraio 1534 assicurava a Carlo V diavere gi disposto linvio a Trapani dellingegnere Ferramolino per-ch provvedesse alla difesa della citt, fra laltro portando a compi-mento una parte della fabbrica, che resta ad eseguirsi sulla torredella Colombaia (Di Giovanni 1896, p. 93).

    111 Vitale 1904, p. 257.112 Di Giovanni 1896, p. 94.113 Vitale 1904, p. 258; cfr. inoltre Tadini 1977, p. 60.114 Mongitore 1749, I, pp. 173-175; 190-193. Si veda inoltre Tadini

    1977, p. 62. 115 Cfr. Tadini 1977, p. 63.116 Carreri 1896, p. 5.117 Ivi, p. 6.118 Vitale 1904, pp. 313-314; Tadini 1977, p. 64.119 Ibidem.120 Cfr. Tadini 1977, p. 66.121 Vitale 1904, p. 318.122 Ibidem.123 Cfr. ivi, pp. 319-320; inoltre Tadini 1977, p. 67.124 Cfr. Tadini 1977, p. 67.125 Cfr. Vitale 1904, p. 299 e p. 322; Tadini 1977, p. 68.126 Del Bono, Nobili 1986, p. 60. La stessa forma e la medesima

    denominazione di fort de la terre in una anonima veduta del XVIIsecolo (Dufour 1992, p. 467, n. 444).

    127 Cfr. Vitale 1904, p. 281.128 Del Bono, Nobili 1986, p. 58.129 Compare, con il nome di bastione del Gatto, in una pianta del

    1718 (Dufour 1992, p. 483, n. 469) e ancora in una pianta del1893 (Aa. Vv. 1997, senza numero di pagina).

    130 Pugnatore, p. 164. I due torrioni sono visibili chiaramente nellacitata visione prospettica di Giovanni Orlandi (tav. 3).

    131 Pugnatore, p. 164.132 Ibidem.133 Carreri 1896, p. 7.134 Pugnatore, pp. 164-165.135 Si veda Giuffrida 2007; Gallo 1979. In particolare, per Trapani,

    si veda anche il datato e modesto Guida 1930; inoltre Costanza2005, p. 80.

    136 Guida 1930, p. 68.137 Di tali lavori, in corso ai suoi tempi, riferisce Fazello (I, VII, I, p.

    337).

    138 Pugnatore, p. 165. Ai lavori di adeguamento della Colombara sot-to il vicer de Vega fa cenno anche Fazello (I, VII, II, p. 336)

    139 Spannocchi, c. LX e c. LXII; Camilliani, in Scarlata 1993, pp.222-223, figg. 7-8; cfr. inoltre Maurici 2008, II, pp. 410-415.

    140 Cfr. Soraluce Blond 1998, p. 86.141 Cfr. Di Giovanni 1896, pp. 60-63.142 Fazello I, VII, I, p. 337.143 Cfr. Costanza 2005, p. 86.144 Cfr. ivi, p. 89; Del Bono, Nobili 1985, p. 59 e p. 61; Dufour

    1992, pp. 472-473, figg. 449-453.145 Camilliani ha prodotto anche una precisa pianta. Cfr. Scarlata

    1992, p. 220, fig. 7; pp. 486-487, fig. 121; ed ancora riproduzio-ni in Dufour 1992, p. 455 e p. 457. La veduta a volo duccello diCamilliani, piuttosto sbiadita, non di agevole utilizzo.

    146 Cfr. Soraluce Blond 1998, p. 89. Non ebbe alcun seguito un sin-golare quanto difficilmente attuabile progetto di ampliamento redat-to sotto il vicer Pescara (1568-1571). Esso avrebbe previsto lacostruzione di due cortine bastionate: una nel mare di Tramontanae la seconda in una zona di bassi fondali del porto con la creazionedi due nuove aree di espansione (cfr. Del Bono, Nobili 1986, pp.49-50).

    147 Su cui si veda Denaro 2008, II, pp. 403-409.148 Cfr. F. Maurici 2008, II, p. 414.

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    Le fortificazioni di Trapani nel Medioevo e in et moderna (secoli X-XVI)