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IGLESIAS Le fortificazioni medievali

IGLESIAS fortificazioni DEF copia · Demoliti recinti e casupole, riconquista la scena l’antico splendore delle fortificazioni medievali. Via Lanusei: gli orti privati diventano

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IGLESIASLe fortificazioni medievali

Comune di Iglesias

Unione Europea

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Impaginazione e stampa: Scuola Sarda Editrice, 2009

Via Tangheroni: la salita al colle della Madonna di Buoncammino cambia volto.

Demoliti recinti e casupole, riconquista la scena l’antico splendore delle fortificazioni medievali.

Via Lanusei: gli orti privati diventano giardini pubblici, un ponte tra Sa Costera e il colle.

Via Lanusei: tra le rovine si apre un nuovo percorso lungo le antiche mura.

Questo terzo quaderno della serie “Memoria, Identità, Futuro” vede laluce nel giorno del gemellaggio tra le città di Iglesias e Pisa. In sette se-coli si è passati dalla dominazione di un popolo su un altro alla cele-brazione della fratellanza tra le due comunità.Tale occasione coincide con il decennale della cittadinanza onorariaconferita dal Consiglio comunale di Iglesias allo storico pisano MarcoTangheroni, illustre docente universitario, autore de La Città dell’argen-to, al quale viene oggi intitolato il tratto più significativo delle fortifi-cazioni medievali.

Iglesias, 13 agosto 2009

Si ringraziano Marco Filippeschi (sindaco di Pisa), Titina Maccioni (pre-sidente del Consiglio comunale di Pisa), Patrizia Paoletti Tangheronie Barbara Fois. Questa pubblicazione si è potuta realizzare grazie allavoro competente e generoso di Efisio Fanni e Miriam Cappa per i te-sti in italiano, Gianni Persico per i testi in inglese, Alberto Rabacchi perle illustrazioni, Angelo Cucca per le fotografie e Giorgio Noli della ScuolaSarda Editrice per l’impaginazione. Il restauro delle fortificazioni è ilrisultato di un grande lavoro di gruppo per il quale si ringraziano inparticolare Franco Piga, Felice Carta, Stefania Pusceddu, tutti gli am-ministratori e i tecnici comunali che hanno collaborato a vario titolo.

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IGLESIASLe mura medievali cingono Iglesias da settesecoli quasi a custodirne i segreti, la storia ela cultura. Nell’evolversi del quadrogeopolitico le mura sono state dismesse e ilborgo medievale è stato scalzato dalla cittàmineraria. In questo periodo, spesso oscuro,parti rilevanti delle fortificazioni sono statedemolite, danneggiate o inglobatenell’edificato urbano. Oggi, finalmente, si èacquisita coscienza del valore storico,culturale ed economico di questopatrimonio. Con coraggio sono stati attuatiespropri ed eseguite demolizioni di edificipubblici e privati accompagnandoli con ilrestauro e la valorizzazione dell’insieme. Ilprimo risultato è sorprendente e la vecchiaVilla Ecclesiae, scrostata dalla patinadell’abbandono, ora si mostra e si raccontain tutto il suo fascino.

Il Sindaco

SommarioLe origini 2

Simulazione d’opera di uncantiere medievale 6

Ugolino: re in Sardegnaed in Pisa cittadino 9

Il castello e le mura allacorte del Regno di Sardegna 11

Il mistero di San Guantino 16

Le mura 200 anni dopo 20

Sanfilippo-Fois: la vexata quaestio delle mura 24

A spasso intorno alle mura 29

Estate Medievale 34

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Le origini

Non sono state costruite dal dio Apollo e daNettuno come quelle di Troia ma, le mura diIglesias, con un circuito iniziale di 1600 metri,

resistono fra luci e ombre da circa sette secoli e lastoria insegna che solo la fame e la malariariuscirono ad espugnarle.L’erezione di una cinta muraria per proteggere lacittà si colloca intorno alla fine anni 80 del XIIIsecolo, quando il centro apparteneva ai dominidella Repubblica di Pisa e veniva chiamato Villa diChiesa. Le mura rientrano nel processo diurbanizzazione del territorio avviato da Ugolinodella Gheradesca, proseguito dai successori, esarebbero contemporanee, quindi, alla cattedraleSanta Chiara, Nostra Signora di Valverde, SantaMaria delle Grazie, San Francesco e al Castello diSan Guantino sul colle Salvaterra. Nonostante ilnome dei Gheradesca resti indissolubilmente legatoal truce ritratto dantesco del fiero pasto di Ugolino,i conti di Donoratico lasciarono al restauratogoverno pisano una Villa di Chiesa efficiente eall’avanguardia soprattutto dal punto di vista delleattività estrattive. Il sottosuolo era ricchissimo:galena e argento tanto da poter costruire una zeccaper battere moneta direttamente in loco. Siconiarono così il grosso tornese e i grossetti oaquilini. Una risorsa da salvaguardare specie con itempi che correvano. Il pericolo era dappertutto:sarebbe potuto provenire sia dai Giudicati vicini ad

The originsThe 1,600-metre long citywalls did not originate fromany divinity, nor from classicalmyths; in ancient times, onlystarvation and malaria couldbeat them. Today theyhaughtily stand despite theirvenerable age, 700 years old todate, in fairly good shape. ThePisan nobleman Ugolino dellaGherardesca started buildingthe city called “Villa diChiesa” and its walls at theend of 13th c.; quite likely,they were contemporary to theCathedral and most of the citychurches, such as Santa Mariadi Valverde and San Francesco.No doubt Ugolino mainlyowed his immortal fame toDante’s Commedia, but healso proved quite clever inexpanding and regulating themining activities around Villadi Chiesa. Lead and silver wereextracted, the latter in quantityenough to coin aquilini ortornese in the local mint.

Antioco Mainas, Retablo diSan Francesco di Iglesias (1537-71),

Chiesa di San Francesco.

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esempio l’Arborea in continua espansioneterritoriale, sia al di fuori dell’Isola. Non lontanoera in corso la Guerra del Vespro per la successioneal Regno di Sicilia che coinvolgeva le grandisuperpotenze come Napoli, Francia e la Corona diAragona. Proprio alla ricerca di una soluzione nel1297 papa Bonifacio VIII per distogliere l’interesseiberico dalla terra di Sicilia infeudò Giacomo IId’Aragona, detto il Giusto, con un reame creato exnovo per l’occasione: il Regnum Sardiniae etCorsicae.

Una città fortificata

La Corona di Aragonaprima di passare all’azioneper la conquista del nuovo

stato satellite, punto strategicovitale per la supremazia nelMediterraneo, avrebbe dovutoagire per via diplomatica.Nella donazione papale eranostate poste delle clausole: ilRegno di Sardegna e Corsicanon avrebbe dovuto esseremai diviso e i suoi governanti sarebbero stati sempregli stessi re che guidavano l’Aragona. Una telaintessuta per 26 anni fra oculate politichematrimoniali, alleanze e il progressivoindebolimento della Repubblica di Pisa. La marcatura è stretta: sono precise le informazioniche il re Giacomo II d’Aragona prende su Villa diChiesa, cuore produttivo pisano. In un dossier del1308 si rivela al sovrano che il nucleo abitato eraracchiuso da una cerchia di alte mura merlate,intervallate da 20 torri a formare una piantapoligonale. Di fronte alla cortina di mura si trovavauna palizzata di legno, con funzione di difesa,rafforzata da un fossato che serviva a tenere lontanetruppe e macchine da guerra. Le mura avevano lapeculiarità di avere facciate cieche realizzate conpietrame misto disposto in corsie orizzontali,creando una disomogeneità che garantiva granderesistenza agli attacchi. Era possibile accedere allacittà da quattro porte: Porta Maestra o San Sebastianosituata frontalmente alla strada per Castel di Castro(Cagliari); Porta Castello in corrispondenza dellachiesa di Santa Maria di Valverde; Porta Sant’Antonio

A fortified cityAragon soon tried to set itsdomination throughdiplomacy, since the Popishdonation stated theindivisibility of the kingdom;26 years of marriages andalliances followed, so as toweaken the Pisandomination. Muchinformation upon Villa diChiesa was then gathered byAragon: in a 1308 report, thecity displayed huge walls with20 watchtowers, a ditch anda palisade around to stave offmilitary engines. The wallswere unevenly built, withhorizontally laid stonesgranting them higher strength.Four gates ruled the access tothe city: Porta Maestra on thehighway to Castel di Castro(Cagliari), Porta Castello onthe way leading to SantaMaria di Valverde church;

Such a wealthy town was firstthreatened by Giudicatod’Arborea (Kingdom ofArborea), in its attempts toexpand its domination overthe southern part of theisland, then by the strugglefor the supremacy over Italy,between France, Naples andthe Spanish kingdom ofAragon. Finally in 1297 PopeBoniface VIII, endowed JamesII of Aragon with a brand-new kingdom that includedSardinia and Corsica.

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verso la strada per Flumini Maggiore e Porta Nuova odi Monte Barlao sulla strada per Gonnesa. Nelcomplesso, la fortificazione è strettamente legata allastruttura naturale del territorio ed il Castello,costruito sul colle Salvaterra, traeva valore difensivograzie alla sua posizione: da quel punto, visibile aocchio nudo, era possibile comunicare con gli altricastelli della zona attraverso il consolidato codice deisegnali trasmessi dal bagliore del fuoco acceso ospento. Una linea rossa che rendeva tempestivo loscambio di informazioni fra i nodi pisani di tutta lazona: San Guantino (Villa di Chiesa),Gioiosaguardia (Villamassargia), Acquafredda(Siliqua) e Castel di Castro e San Michele (Cagliari)erano così in rete.Nel carteggio del 1308 viene segnalato,in quest’ottica, che la Repubblica diPisa aveva intenzione di disfare ilCastello di San Guantino sul colleSalvaterra, abbattere mura e torri,distruggere l’antemurale ligneo eriempire i fossati di terra. Da partetoscana quindi si studiavano giàcontromosse nell’eventualità di unosbarco dell’esercito aragonese.

L’assedio

Nel 1323 tutto era pronto per lo sbarco delventiquattrenne Infante Alfonso a Palma diSulci in agro di San Giovanni Suergiu.

L’obiettivo era Villa di Chiesa: il giudice Ugone II diArborea aveva oculatamente individuato la meta. Daparecchio tempo Ugone II cercava di impossessarsidella città con le sue ricchezze: l’esercito d’oltremare,nelle sue trame, avrebbe fatto da cavallo di Troia.L’approdo nel Sulcis era preferibile rispetto ad unattacco diretto nel cagliaritano: si sarebbe potutigiungere agevolmente alla conquista Villa di Chiesa,fonte dell’argento della Repubblica di Pisa, e, unavolta caduta, far capitolare Castel di Castro sarebbestato quasi automatico. Senza una tessera il dominodella rete dei castelli pisani sarebbe stato fortementecompromesso. Sulla carta ci si aspettava una guerralampo ma in realtà la situazione si evolsediversamente.La Cronaca di Pietro IV, figlio dell’infante Alfonso, èl’unico documento che abbiamo a disposizione e

Porta Sant’ Antonio leadingto the mountains and PortaNuova towards Gonnesa. Thedefence pivoted around theCastle on the Salvaterra hilloverlooking the city; by usingfire signals, one couldcommunicate with the othercastles in the area. In the1308 report, Pisa wasapparently intended torearrange the whole defensivelayout, in order to face theinvasion from the sea byAragon.

The siegeIn 1323 the Kingdom ofAragon army led by 24-year-old Prince Alfonso landed onthe shores of Sulcis. Favouredby Giudice Ugone II ofArborea, who sought toextend his influence uponPisan territories, theexpeditionary force soonmoved eastwards to Villa diChiesa, whose castle andproduction of silver wereimportant for Pisa. Byconquering this city, PrinceAlfonso thought that Casteldi Castro would have quicklysurrendered next. Apparentlyeasy to accomplish, themission proved to be harderthan expected.

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racconta dettagliatamente che la spedizione paternacominciò subito sotto cattivi auspici. Il mare eragrosso e nel fare rifornimento alle Baleari vi eranostati non pochi tafferugli; qualche testa era già saltataprima di arrivare a destinazione e trovare i messi delgiudice d’Arborea che condussero le milizie a Villa diChiesa davanti alla Porta Castello, dove l’esercito diUgone II aveva già avviato le prime scaramucce. Letruppe si stanziarono a Valverde, davanti alla chiesadi Santa Maria. L’assedio iniziò. Le mura pisaneerano una roccaforte solida difesa da circa 700soldati e ricca di feritoie da cui gli abilissimibalestrieri, circa 128, indisturbati riuscivano ascagliare una pioggia di dardi. A complicare lasituazione c’era il problema del clima. Occupatori eassediati si trovarono presto a fronteggiare un nemicocomune e potente, un’estate caldo-umida che generòsubito condizioni igieniche decisamente precarie inentrambi gli schieramenti. Scoppiò un’epidemia,quasi sicuramente malaria, che fece strage senzadistinzione di bandiera. Nell’accampamento diValverde si ammalarono gli stessi Infanti. La veraguerra si giocò così sul piano della resistenza.L’esercito dell’alleanza aragonese iniziò a tagliare ogniforma di approvvigionamento: per sette mesi gliabitanti della Villa vissero al limite delle propriepossibilità e le scorte ormai erano terminate datempo. Nella città si va avanti ad oltranza ma, al di làdelle mura, gli abitanti sono larve umane: malridotti,affamati e malati. Dopo lunghe trattative fra cui larettifica del Breve, il 7 febbraio 1324 Villa di Chiesaaprì le sue porte arrendendosi all’esercito aragonese.All’entrata delle truppe, in città non è rimasto piùnulla: è stato mangiato quanto commestibile, perfinoi topi, gli animali domestici o gli uccelli. Unprofondo rispetto nacque nel cuore dei vincitori, peril valore ed il coraggio dimostrato dagli avversari. Liscortarono, così, fino all’ingresso del castello diCagliari, dove furono ospitati e assistiti dai pisaniloro connazionali.La presa della città costò alle parti più di 12.000combattenti.Villa di Chiesa, col nuovo nome catalanizzatoIglesias, è il primo baluardo dell’ormai concretizzatoRegno di Sardegna e Corsica dal quale, per annessionisuccessive, nel 1861 si costituì il Regno d’Italia chedivenne l’attuale Repubblica Italiana nel 1946.

Adattamento basato su:Barbara Fois, Le mura Pisane a Iglesias,

in “Scuola Civica di Storia di Iglesias 2007”.

We know from “Chronicle” byPeter IV, Alfonso’s son, thatthe mission had started underthe worst circumstances.Aragona troops finally settlednear the Valverde church andthe siege began. The wallswere strong enough to allow700 soldiers and about 128crossbowmen to fight back thearmy. Then, hot summerweather and malariaepidemic crushed both thearmy and the defenders, andthe siege became a desperatedefence. Food supplies weresoon cut, yet the inhabitantswent on resisting; finally,starvation and the winterovercame them: on 7thFebruary 1324 Villa diChiesa surrendered.Aragon army respectfullypraised the inhabitants andescorted the survivors as far asCagliari. Over 12,000people,on both sides, had died.Villa di Chiesa soon changedits name into Iglesias.

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Simulazione d’opera diun cantiere medievale

La costruzione delle mura, avvenutasotto la pressione della fretta e dellaguerra, avrebbe potuto durare soli

sei mesi. Tra quelle pietre rapidamentesbozzate, nelle pieghe del fango e dellacalcina, risuona ancora il fervore di uncantiere medievale di incredibileefficienza: le mura potevano avanzarealla ragguardevole velocità di ventimetri al giorno. Ogni settimana vieneaggiunta una torre; lo stesso tempobasta per inserire una porta. Si scava unfossato di difesa, il cui fango costituisceanche materiale da impastoimmediatamente reperibile in loco.Ogni giorno il cantiere vieneapprovvigionato con centocinquantacarri di pietrame proveniente dalle caveaperte ovunque intorno. Si impiantanonuovi forni di calce, attingendo laroccia calcarea dai piedi del Marganai edal Monte di San Giovanni.L’economia mineraria trattiene il fiato,

pressoché interamente riconvertita inquell’impresa.Anche la città si prepara alla guerra colfiato sospeso. Non abbiamo documentisulla contabilità di quel cantiere, maquei venti metri di mura al giorno,circa 300 metri cubi di opera ogniventiquattro ore, corrispondono a nonmeno di duecento muratori e circaaltrettanti operai, suddivisi tracarpentieri, carradori, cavatori. Sono circa quattrocento bocche dasfamare. Per non contare i molti fabbriintenti a produrre in quei mesi unagran quantità di balestre e di alabarde.

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La guerra è, di necessità, impresa di popolo:immaginiamo le molte donne intente a offrireuna quantità straordinaria di pasti, i ragazzini

che fanno la spola dai cantieri alle fontane con lebrocche dell’acqua, i molti anziani che accudiscono igioghi per i carri. Intanto, chiudendosi nellaghirlanda delle mura come in uno scrigno, la città siinterroga per la prima volta sulla sua forma urbana.Le quattro porte suggellano definitivamente iquattro percorsi di fondovalle che raccordano lacittà al territorio: quattro porte e quattro strade checonservano fino al tardo Ottocento il nome deiquattro quartieri medievali.Quasi certamente, come usava allora, le muraprendono forma in corso d’opera: assecondano unpiano ma non seguono un disegno particolareggiato.Si procede come facevano gli antichi, tirandocordini per verificare gli allineamenti, usando mirinia squadra dove servono angoli retti, leggendo arcaiciarchipendoli per controllare le pendenze. La cosache più conta è intervallare le torri secondo uncriterio corretto: è la relazione torre-cortina chegenera il disegno. Il tracciamento del cantiere sulsuolo è verosimilmente accompagnato da provebalistiche all’arco e alla balestra. La torre difende la cortina: i suoi fianchi sonoprogettati per consentire il tiro radente di arcieri ebalestrieri contro eventuali tentativi di arrampicatadegli invasori. Guai se due torri consecutivedistassero tra loro più di due tiri di balestra: lacortina risulterebbe sguarnita.Ogni torre reca sul fronte una feritoia ben centinatache accoglie al suo interno una balestra da banco alunga gittata, efficace argomento di dissuasione pergli assalitori in avvicinamento. L’opera progrediscerapidamente ma quasi a tentoni. Si costruisce perrettilinei brevi, consecutivi ma non del tuttoallineati, con piccoli scarti rispetto alla linea retta.Le impalcature salgono ma, soprattutto, traslano:smontate e tirate avanti a giornata peraccompagnare passo passo la progressione dei lavori.L’andamento dell’opera, agile e variegato, assecondala naturale conformazione del terreno. Per lunghitratti le mura corrono sinuosamente adagiate allamedesima quota di fondazione, poi scivolano lungochine precipitose per accompagnare le piccole valliche entrano in città; si arrampicano infine suifianchi del colle di Salvaterra per incorporarne lacima, dove culminano nel castello.

Nella torre sono ancora benvisibili i fori di fissaggio

delle impalcature.

La cinta muraria seguel’orografia diventando parte

integrante del paesaggio.

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“Di contrapposte armi, all’esito e al cimento”

Èdel 6 luglio1323 il primo tentativo d’assalto, costatogravi perdite agli Aragonesi. Erano in quel luogocinque bandiere d’uomini d’arme al soldo di Pisa; in

ogni bandiera venticinque uomini d’arme col loro cavallo, eventicinque ronzini; ed erano comandati da cinqueconestabili, Vero da Citona, Ciocolo da Rimini, Maffolo diCittà di Castello, Pietro Rustico da Samminiato, e CorradoTedesco. Eranvi inoltre da trenta cavalli di borghesi di Villa.Gli uomini a soldo a piedi erano quaranta bandiere; in ognibandiera da venticinque a trenta uomini, sì che si in tuttopotevano calcolarsi poco oltre i mille uomini; ed inoltre circaseicento borghesi atti alle armi. (Da Carlo Baudi di Vesme).Sulle cortine 1600 difensori, sotto le cortine oltre 150cavalli. La presenza dei ronzini, oltre a indicare lapresenza di altrettanti scudieri, porta a 280 unità ilpotenziale d’urto della cavalleria di Villa di Chiesa incaso di sortita. Costituisce inoltre una discreta scortaalimentare in caso di necessità. Gli assedianti ricorseroanche alle macchine: sono state rinvenute palle dicatapulta scolpite in arenaria. Accatastate in buonordine a circa trecento metri dalle mura, avevanodimensioni ragguardevoli: diametro 55 cm, peso 215kg. Il loro impatto era capace di esercitare una spinta dioltre dieci tonnellate: dietro i soldati, quindi, gliingegneri. Le mura mostrano una concezionestrutturale a prova di urto. Gli strati esterni, in pietrascistosa che si lascia facilmente spianare di sopra e disotto, sono disposti a ricorsi orizzontali; all’interno,trattenuto come un sandwich, si getta un nucleo fattodi fango, calcina e sassi più piccoli: una sorta diammortizzatore capace di trasformare gli urti inmodeste deformazioni “plastiche”. È la logica del muroa sacco. Nelle torri, che sono più snelle delle cortine, ilmuro è armato con una serie di quadri orizzontali inpali del locale ginepro, con puntali (ancora visibili nellatorre di Via Crispi) solidamente incatenati tra loro aformare un contorno “cerchiante” che presidia il crash“per distacco” dei fianchi della torre. Potentissime maimprecise, le macchine d’assedio degli Aragonesi cihanno tramandato non pochi proiettili; tuttavia lecronache registrano un solo colpo serio inferto allasolidità delle mura. Nell’assalto del 20 luglio fu ricavatauna breccia che rovinò una postierla presso la PortaMaestra: la cronaca non si attarda sui dettagli ma èpressoché impensabile attribuire lo scasso alla sola forzadi braccia, considerando che gli assedianti sono costrettiad agire sotto il tiro continuato delle balestre.

A look into thebuilding siteLet us have a look at thebuilding site: people carryingstones or water, rushing toand fro by the new city gates;the rustling of people in thenarrow streets; tools andweapons together design theright span and height oftowers and walls, so theyshall better defend the city;crossbows peeping from theloopholes, archers on thetowers shoot to find the bestposition. The work progressesquickly, following the terrain,climbing up or going down,then steeply stretching on thehill overlooking the city,where San Guantino Castleis being built.

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Di Ugolino della Gherdesca (Pisa,forse 1220 – Pisa, marzo 1289)conte di Donoratico, Signore del

Cixerri terza parte del Cagliaritano, adispetto dei propri sforzi e delleindubbie qualità di statista,probabilmente non si sarebbe piùsentito parlare se Dante Alighieri nonlo avesse letterariamente all’Inferno(XXXII- XXXIII). Così Dante relega ilpromotore delle Mura pisaneall’interno di una cerchia altrettantosolida, quella della la città di Dite.Ugolino è colpevole del peccato difrode contro chi si fida oltre che diessere politicamente avverso al poetafiorentino, amico invece del nipote ilgiudice Nin gentil (Ugolino Viscontigiudice di Gallura col quale il conteaveva condiviso la diarchia su Pisa ebandito in seguito ad un colpo distato). La pena si sconta nell’Antenora,la seconda zona del Cocito, lago dalleacque perennemente ghiacciate nellaparte più bassa del regno di Lucifero. Ilpeccato è aver violato il patto di che la

fede spezïal si cria, quello tra personepropense a fidarsi per i vincoli specialidi parentela, di dovere civico, diospitalità e di benevolenza. Il conte èirriconoscibile: per metà ha il corpoghiacciato ma, con la parte libera,divora la nuca di un altro dannatol’arcivescovo Ruggeri, colui che loaveva fatto rinchiudere nella Torredella Fame. Quando la bocca sollevò dalfiero pasto è lo stesso signore del Cixerriche racconta i suoi ultimi istanti:

Poscia che fummo al quarto dì venutiGaddo mi si gettò disteso a’ piedi,

e disse: “Padre mio, ché non m’aiuti?”.Quivi morì; e come tu mi vedi,

vid’io cascar li tre ad uno ad unotra il quinto dì e ‘l sesto; ond’io mi diedi,

già cieco, a brancolar sovra ciascuno,e due dì li chiamai, poi che fur morti

Poscia, più che il dolor, poté il digiuno.

Secondo Dante i prigionieri quindi sispensero per inedia lentamente traatroci sofferenze e, prima di morire, ifigli di Ugolino lo pregarono di cibarsi

Ugolino: re in Sardegnaed in Pisa cittadino

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delle loro carni. Con Più che il dolor poté il digiunonon si esclude alcuna ipotesi: in un caso, il conteormai impazzito si ciba della progenie; nell’altroresiste e lascia che sia la fame a dare il colpo di graziaad un uomo già distrutto dal dolore per la perditadei figli e nipoti.

Un settantenne sdentato:la Scientifica scagiona Ugolino

Ogni dubbio di un Ugolino mangia uomini pareperò dissolto nel 2008 dalla Soprintendenza aiBeni Archivistici della Toscana in seguito al

ritrovamento, da parte dell’antropologo FrancescoMalegni, dei resti del Donoratico e nipoti. Le analisidelle costole del presunto scheletro di Ugolinohanno rivelato tracce di magnesio ma non di zincoche sarebbe invece evidente nel caso in cui avesseconsumato carne nelle settimane prima del decesso.Evidente, invece, l’inedia di cui hanno sofferto levittime prima della morte: Ugolino era unmatusalemme per i suoi tempi, ultra settantenne, equasi senza denti quando fu imprigionato. Un alibidi ferro. Il più anziano degli scheletri aveva lascatola cranica danneggiata: se si trattasse delGheradesca la malnutrizione ne avrebbe peggioratosensibilmente le condizioni ma non ne sarebbe statal’unica causa di morte.

The mysteries of UgolinoUgolino ranks definitelyamong the favourite victimsof Dante’s anger in theComedy. Charged with fraudand treason, he squanders hiseternal time by crunching hisbest friend’s nape in thefrozen Antenora. Not aglorious ending for a man,whose life was beset byunlucky matters; yet, he was70 years old, pretty long lifefor his times, when he died inprison along with his sons. A2008 survey on his skullproved that he was almosttoothless; this would be theperfect alibi to quit him frombeing the atrocious cannibaldepicted in the Comedy.

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Èil 28 febbraio 1325, come recitava una lapideinfissa su un portale del castello, e Giacomo IId’Aragona vanta di dare principio alla sua

costruzione.Ma il castello non c’era già? Certamente sì maprobabilmente non era usato a scopo residenziale inquanto Palazzo Donoratico si trovava in Piazza dellaCorte al posto della odierna chiesa del Collegio. Lo descrive sotto interrogatorio un corriere al soldodi Pisa, Guiccio da Fabriano, caduto in mano nemicaalla vigilia dell’assedio: riferisce di una città tuttacircondata da fossato e palizzata, murata solo a metà,con venti torri e quattro marchingegni da guerra diquelli “che chiamano macchine”. E parla di uncastello sul colle; è dedicato a San Guantino, èmunito di una torre murata ed un’altra solo fondata.Quel castello arriverà ai giorni nostri gravementerimaneggiato, quel che ne resta mortificato sotto unapelle ottocentesca ma ancora si riconoscono duestrutture aderenti al perimetro con robustefondazioni a pianta rettangolare. Si direbbe lo stessoschema di edificio descritto dal povero corrierepisano. Tuttavia le opere intraprese dagli aragonesinon dovevano essere di poco conto, visto chepermettono al re di dichiarare il castello “nuovacostruzione”. Di sicuro a un anno e due settimane

The castle and thewalls during theKingdom of Sardinia Palazzo Donoratico, theactual residence of the Pisanrulers, was on the site wheretoday we can see the Collegiochurch, inside the city walls.San Guantino castle, on thehill, just displayed a singletower, while the building ofanother was in progress beforethe 1323 siege.What happened to sanGuantino? A plaque on agate put by the conqueror,James II, marked thebuilding of a new castle on28th February 1325. Quitelikely, the Aragoneseundertook its restoration andstrengthening, though theydid not modify its formerrectangular plan.

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dalla capitolazione della città, gli aragonesi lavoranoalacremente. Completano le fortificazioni munite diventitre torri, includendo anche quella fagocitata adestra di Porta Sant’Antonio, già rilevata nella Cartadel Maina e oggi ben visibile dal satellite.

Iglesias Aragonese: corte,personaggi e curiosità all’internodelle Porte

Giacomo II d’Aragona il soprannome il Giustolo guadagnò sul campo. Rispettò tutti i pattiche il figlio Alfonso aveva sottoscritto nel 1324

alla resa della città: confermò il Breve, gli ufficialilocali, e scelse sempre sardi come ufficiali giudiziariad iniziare dal capitano, il suo vicario. All’indomanidell’assedio fu nominato Berengario Carroz, figliodell’eroico ammiraglio. Secondo statuto è il migliorpartito della città: aveva puro et mero imperio etiurisdicione e potestà di coltello. Amministrava lagiustizia tramite lo iudice de lege fino alle penemassime come mutilazione o morte. Nel 1416 fusostituito dal castellano. Subordinato al capitano erail giudice del tribunale civile, il baiulo o balivo,decideva riguardo alle questioni penali in primogrado e si occupava anche di l’ordine pubblico:sorvegliare le botteghe degli armaioli, controllarel’attività della comunità ebraica e così via.Temutissimo e rispettato doveva essere il procuratorefiscale, l’uomo che avviava le cause e in esserappresentava la pubblica accusa e gli interessi delfisco. Altro mestiere ingrato, per chi se lo dovevatrovare davanti, era quello del camerlengo o mestre deport dal XIV, l’esattore che percepiva, direttamente otramite ufficiali regi, le tasse spettanti al re permantenere la corte locale. Importantissimi eabbondanti erano, inoltre, gli ufficiali della zeccatutti abili ingranaggi di una catena di montaggio:ognuno aveva la sua parte. Vigilava il maestre dellamoneda, capo responsabile, ma la baracca andavamaterialmente avanti grazie ad una serie di figureprofessionali legate alla lavorazione dei metalli:l’assajador che verificava la purezza dei minerali, ilfunditor professionista della fusione, il tallador,addetto al taglio e l’emblanquinador per larifinitura delle monete.

Aragonese IglesiasJames II kept the 1324agreements with Villa diChiesa: the city officers, theBreve constitution, everythingalready stated under the Pisandomination. The first new“capitano”, in charge with thejustice administration, wasBerengario Carroz. After1416, such charge wassuperseded by the “castellano”.Several other officersadministered the home affairs( baiulo or bailiff ) ormanaged the local revenues,while the mint was run by“maestre de moneda”(literally: master of coinage)and his staff.

Alfonsino d’argento coniato nellazecca di Villa di Chiesa.

Surely, just in a year and ahalf, Aragonese worked hardto rebuild the walls, the castleand 23 towers.

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Per i quartieri di Iglesias inoltre si potevanoincontrare militari (dal capitano generale alcastellano), magazzinieri, guardiani, armaioli,salinieri, misuratori e naturalmente il cappellano etanti religiosi (parroci, clarisse, francescani,cappuccini) e dal 1503, anno in cui papa Giulio IItrasferì la sede della Diocesi da Tratalias in città, lostesso Vescovo.

Un castello per due:il Giudicato di Arborea controil Regno di Sardegna

Chi sopraffa un regno con la forza lo conquistasoltanto a metà: su questo fecero leva i giudicidi Arborea, che come ultimo regno sardo,

sentivano di dover unificare tutta la regione sotto leproprie insegne. In questo piano le miniere diIglesias avevano un ruolo fondamentale.La guerra contro Pisa aveva dimostrato che le Muraerano resistentissime, quasi inespugnabili. Il giudiceMariano IV quindi trovò il modo di entrare comeospite. Nonostante gli aragonesi avessero tentatoun’occupazione pacifica migliorando soprattutto ilCastello Salvaterra, anche in senso residenziale,rimanevano una ventina di stranieri in una città incui ancora non si parlava nemmeno del tutto lastessa lingua.Così nel 1352 infranse l’alleanza con la Corona diAragona per correre in soccorso della “Città delleChiese”, che per prima in Sardegna, lo accogliecome liberatore. Due anni dopo lo status quo saràristabilito ma Pietro IV troverà una città fantasma:solo il Breve si è salvato dall’incendio che gli stessiabitanti hanno acceso prima di restituirgli le chiavidella città.Il re è clemente: per la prima volta convoca ilParlamento sardo e, con un grande editto diperdono, richiama i ribelli e ne ricostruisce le case.Offre speciali risarcimenti ai pochi che, durante larivolta, gli sono rimasti fedeli. Ristabilisce le torri ele cortine. È il 1 febbraio 1355. È anche l’ultimoatto significativo per la storia architettonica dellemura in età medievale. Il progetto prevede che, nelcorso della ricostruzione delle mura, la città siachiusa entro più stretta cerchia. Dopo tutto

A castle for twoGiudici d’Arborea had longcast their eyes upon theIglesiente silver mines: in1352 Giudice Mariano IVbroke the alliance withKingdom of Aragon andcaught the city. Two yearslater, Iglesias was back intoAragonese hands, after theinhabitants had almosttotally burnt it beforesurrendering again,. Nevertheless, King Peter IVproved to be merciful: hesummoned the Parliamentand forgave the rebels; then,on 1st February 1355, heordered to rebuild houses,walls and towers within anarrower circle of walls.

Many religious orders settledin the city, while in 1503 thebishop see moved fromTratalias to Iglesias.

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l’espansione urbanistica verso le miniere, promossadai Pisani tra il Duomo e Porta Nuova, non è piùfunzionale alla nuova economia. L’ultimo ordinearriverà nel 1358 in cui re Pietro IV ribadì al nuovocapitano Gianfrido Gilabertino de Crudiliis dicustodire e mantenere in efficienza il Castello diSalvaterra.Mariano IV non si diede per vinto, continuò conostinazione la lotta contro la Corona d’Aragona. Ungiudice sardo non avrebbe mai potuto essere vassallodi un altro re nonostante a Madrid le avesserotentate tutte per mantenere buoni rapporti. Nel1365, riprese apertamente le ostilità, il Regno diSardegna viene ridotto alle sole Cagliari e Alghero.Iglesias ritorna al suo antico nome mentre spalancale porte alle “mute” al comando di AlibrandoAtzeni. Questa volta i sardi di Arborea rimaseronella città per circa 40 anni. Oltre Mariano IV Villadi Chiesa conobbe Ugone III e la giudicessareggente Eleonora.

L’armata Brancaleone

Durante il regno di Eleonora il CastelloSalvaterra dimostrò quanto l’interesse di tuttii re della Corona d’Aragona per mantenerlo

efficiente non fosse oro sprecato: era diventato uncapolavoro di tecnologia militare da cui unmanipolo di uomini resistette 4 mesi control’intero esercito di Brancaleone Doria. Nel 1390la guerra fra l’Arborea e il Regno di Sardegnacontinuava: il 3 ottobre, dopo aver già assediatoSassari e Gallura, anche Villa di Chiesa apriva leporte a Brancaleone, che liberato dalla prigionianemica, al comando di mille fanti e trecentocavalieri riconquistava il perduto. All’ora delvespro il castello era cinto d’assedio: all’internoresistevano ad oltranza il castellano Vinciguerra diValguarnera con una corte di 14 fedelissimi, più omeno 60 starelli di grano, due di fave, 63 pezze diformaggio, 4 quartams d’olio, 15 cortes di aceto etre carri di legna. Brancaleone fece la sua offerta alcastellano: 10.000 fiorini per la resa maValguarnera era pronto a combattere. Il giudice diArborea, prevedendo tempi lunghi, lasciò la cittàalla guarnigione del suo capitano Arzocco Mereu.Il castello fu circondato da un’alta palizzata

By then, Aragonese were nolonger intended to exploit themines. In 1365 Iglesias fellone more time under Arboreaand got back its pristinename, Villa di Chiesa;apparently, the mint coinedfor the new masters. In theensuing decades, the city sawits flag colours change inturns several times. In 1391the castle was besieged againby Brancaleone Doria’s army,1000 soldiers and 300horsemen: incredibly enough,the 14-men-strong Aragonesegarrison, under castellanoVinciguerra de Valguarnera,bravely resisted for over 4months until February 1392.The castle fortifications hadproved once again to beimpregnable.

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munita subito dibalestrieri ma nientesembrava spaventare gliabitanti del castello.Brancaleone Doria tornòcon rinforzi, carichi diferro e munizioni. Nelcastello iniziava a cadereil morale: fame e freddospadroneggiavano, eraormai dicembre, i soldatisi ammalavano e c’erastato anche un morto.Valguarnera nellasperanza che arrivassero isoccorsi dalla Spagnachiese una tregua di unmese e mezzo mal’esercito del governatoreGiovanni de Montbuynon arrivò mai. Il 1 febbraio 1392 il castelloSalvaterra si arrese secondo i patti. Vinciguerra e isuoi furono scortati a Cagliari ultima rocca delRegno di Sardegna. Brancaleone Doria avevariconquistato Villa di Chiesa per la sua Eleonora eaveva anche un’abbondante riserva di argento perassoldare nuove truppe contro la Corona.I giochi finirono nel 1409: dopo la battaglia diSanluri e la capitolazione dell’ultimo giudicatosardo, Iglesias rientrò definitivamente nei ranghi delRegno di Sardegna.Il castello Salvaterra da allora ebbe diversi inquilini:il sardo Giovanni de Sena, che per primo erariuscito ad espugnare la città ai tempi dellaribellione, per poi passare nel 1440 alla vedova diBerengario Carroz, Eleonora di Quirra, cheriacquistò l’antico feudo di famiglia per 5000fiorini. Iglesias confluì con tutte le sue pertinenze nelpatrimonio demaniale della Corona d’Aragona nel1479 ed il popolo fu premiato per aver consegnatoil castello al governatore del Regno, don Luigid’Argall. Il re Ferdinando il Cattolico garantiva unasomma annua per la manutenzione dellefortificazioni che, nel tempo, sarebbero stateadeguate ai nuovi tipi di arma da fuoco. Così anchele mura di Iglesias dai balestrieri passano agliarchibugi, alle piques, lance, palle di piombo per icannoni e alle corde da miccia per accenderepolvere da sparo.

Un suggestivo scorcio della Torre Spano.

From swords to guns In 1409 Arborea was finallydefeated in the battle ofSanluri and Iglesias got backunder Kingdom of Aragon.In the meantime, Salvaterracastle hosted many importantnoblemen and dames;Giovanni de Sena, who hadput down the rebellious city,then Berengario Carroz’swidow Eleonora di Quirra,who bought her feud back in1440. After 1479 Iglesiasand its domain became partof the King’s properties andnew provisions were affordedto maintain and adapt thecity walls to the brand newfirearms. No crossbows norpikes were seen on the citywalls any longer: hackbuts,powder and gunballs hadsuperseded them for good.

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Ci sarebbe stato anche lo spazio diDio: il Castello avrebbe avuto lapropria cappella dedicata a San

Guantino, cui sarebbe stato intitolatal’intera fortezza. Un santo non pisano,un culto più antico della città stessa,Guantine o Antine potrebbe esserel’imperatore Costantino I il Grande,paladino della fede, cui la Sardegna,provincia bizantina, era particolarmentedevota come suggeriscono ancora oggi inomi di molte città sparse per la regioneo gli stessi Condaghes, i documentiscritti più antichi della lingua sarda.Alcuni avanzano l’ipotesi che sul colleSalvaterra un luogo di culto in onoredell’imperatore che cristianizzò Romapotesse esistere già da tempo:un’ulteriore analogia col castello diCagliari che insite su una piccola chiesapiù antica per di più connessa ad unaltro santo combattente, l’arcangeloMichele, molto amato sia in epocabizantina che giudicale. In quest’otticasarebbe da ridiscutere lo stesso nome

Villa di Chiesa considerando lapossibilità che l’edificio cui si fariferimento fosse la chiesetta di SanGuantino, per antichità od uso quindipiù importante della periferica SanSalvatore.Sotto i pali di Aragona la chiesapalaziale cambiò santo cui votarsi. Apartire dal nome della galea con cui erasbarcato a Palmas, secondo l’InfanteAlfonso ogni segno pareva ricondurrealla martire bambina di Barcellona,Sant’Eulalia: il principe scriveva alpadre Giacomo II che la stessa datadella resa iglesiente, il 12 febbraio,giorno di Sant’Eulalia en la qual nosavem gran fe non poteva trattarsi di unacoincidenza e con tutto se stesso sisarebbe impegnato a rendere adeguatoomaggio alla patrona così come sifaceva a Barcellona con i festeggiamentiin onore della santa. Suo figlio PietroIV intensificò la devozione paterna: suamaestà ordinò che la cappella fosserifornita di testi sacri ed addobbi

Il mistero di San Guantino

Dall’alto delle fortificazioni settentrionali si ammira il Castello di Salvaterra.

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liturgici adeguati a quelli delle chieseconsimili della Corona di Aragona. Inoltreparticolari privilegi erano accordati aireligiosi cui era affidata la chiesa, tutticatalani e di conseguenza fuori dallagiurisdizione del vescovo di Sulci.Successivamente sembra essere stataaggiunta un’ulteriore dedicazione datoche nel 1363 un documento descrivepadre Calvet capellano ecclesiae SanctiTrinitatis castri de Salvaterra, dove sicelebrano messe in suffragio di reAlfonso, evidentemente perché ne è ilfondatore e, nello stesso tempo, siidentifica il religioso come beneficiatoecclesiae Sancti Trinitatis castri deSalvaterra. Nel Regno di Sardegna, peril XVI, secolo godeva di tale status solola capella di Sant Cantni del Castell de laVila de Sglèsies. Queste attenzioni daparte degli Aragona lasciano aperteparecchie ipotesi. Non è affatto scontatoche San Guantino - Sant’Eulalia fosseall’interno del mastio: simili privilegidovevano andare di pari passo ad unaspetto e un rilievo monumentaleadeguati alla funzione di rappresentanza.Una conferma la fornisce una passio delSeicento Vida, Martirio, y Milagros de SanAntiogo Sulcitano del frate Salvadore VidalMinore Osservante, Teologo e Predicatoregenerale della Provincia di Toscana. Nellaricostruzione della vita del Santo patrono,le cui spoglie erano state ritrovate nel 1615,si racconta della madre Santa Rosa. Di lei sitrovano varie raffigurazioni: la pintan y lapintaron sempre in Sardegna con alcunerose nella mano sinistra. Così appare en layglesia antigua de S. Guantyno, nel Castellodi Iglesias, associata ad otras imagines desantos. Vidal, dunque, sembra lasciarintendere che la chiesa di San Guantinofosse ornata anche da vari affreschi i quali,probabilmente, aveva visto di persona nelsuo soggiorno in città dove nel 1638,ospitato nel convento dei francescani, avevacomposto la sacra rappresentazione estudiato la storia locale. D’altra parte aDonoratico nel Castello Gherardesca lachiesa palaziale era un edificioindipendente.

The mystery of San GuantinoOfficially, no San Guantino has everexisted. Actually, such a cult dates backto Byzantium times, being the RomanEmperor Constantine the Great, neveracknowledged by the Catholic Church.Nonetheless, in Sardinia, ruled byByzantines for centuries, there are somany evidences of an ancient cult withSardinian names, e.g. Antine orBantine. Supposedly, on the hill overlooking VillaEcclesiae there had been a churchdedicated to San Guantino. When thePisans built Villa di Chiesa, they mighthave given its name to the castle - and toits chapel.Eventually, the Aragonese dedicated thechurch to saint Eulalia, Barcelona’spatron saint. King Pere IV not onlyembellished and enriched the chapel, butalso granted independence to theCatalan clergy from the local bishop.Throughout the following centuries, wehave evidence of the special status gainedby this church, maybe considered as arepresentative monument rather than areligious place.

Castello di Salvaterra o San Guantino

Chiesa altomedievale San Salvatore