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Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

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Una raccolta di scritti su cicisbei; un'orazione ( altissimo divertimento) del grande economista Ferdinando Galiani sull'uso settecentesco di tirare a sorte cicisbei e cicisbee ; il secondo capitolo ("Delle persone maritate") della pungente "Relazione degli usi e costumi d'Italia" di Giuseppe Baretti: un lungo e dotto saggio di Abd-El_Kader Salza sul 'cicisbeato' nella storia e nelle letteratura del Settecento.

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Cicisbei ill rosa vvv .bmpCicisbei ill rosa vvv .bmpCicisbei ill rosa vvv .bmpCicisbei ill rosa vvv .bmp

I CICISBEI

Ferdinando GalianiOrazione sul tirare a sorte i Cicisbei e le Cicisbee

Giuseppe BarettiGli Italiani - Relazione sugli usi e costumi d'Italia

Capitolo II Le persone maritate

Abd-El-Karam SalzaI cicisbei

Ancora dei cicisbei

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FRONTESPIZIO DEFINITIVO.pngFRONTESPIZIO DEFINITIVO.pngFRONTESPIZIO DEFINITIVO.pngFRONTESPIZIO DEFINITIVO.png

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· - \

..

OR ,AZIONEllE C ITATA I N UNA A S S E MB L E A

}li E L C A P O D E L L ' A N N O

MD CCLlX.

IN OC C .ASIONE

Di tir are Cl forte

I

CICISBEI, E LE. CrCr5BEE.

Page 5: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

i ,. ~

oC5 )o

L'E D I T O R E.A c fil L E G G E .

I è capitata cafualmente nelle ma­ni la : prefente fpiritofa produzio­ne dell' Abate Galiani , di cui re­

centemente fi è fatta, perdita _ Ella è un"

Orazione [ come fi vede dal titolo] re­tirata in una fioritiffima Aflernblea nel

Capo d'anno del 1759- hl occafione diti rar fi a forte j Cicisbei, e le Cicisbee ,

Lettala con rapidità, mi accertai fubirodi efler parto fuo ; e chi per tale nonla riconofcerà allo flile , "ai penfieri, ed

alle grazie, che vi fono Iparfe? Per viej •

A " più

Page 6: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

piìl aflicur rmene ne dornan ai l' Avvo­cato D. Fr tlafca A '{'{;1riri di lui Nipo.te, ch' 1'ercd-= delle Iue ' letterarie fati­ghe. Egli mi dille di non ave rla pun..t o ritrovata tra le fue carte; ma di co­flargli beniflirno , che n' aveva molti an­ni fa cfiemporaneamente com polla una~raz iofi (1ì ma fu quello foggetto, e di nonpotcrfi dubitare di efler appunto quella,che . io gli moftrava , tanto più ch' eratutta fcritta di carattere del fuo Ama­nuenfe a lui ben noto . Mi ~ fembratoun peccato privarne il Pubblico ~ che hafernpre ben accolto le produzioni di qua­l unque genere foflero , di q ueflo ill uflreletterato, il quale e di fommo onore, egloria, e di piacere infieme è fiato allaNazione . Credo adunque che Tu, o'Lettore , me ne debbi efler grato . E fe

mi

r

oC5 )0

mi domandi, perch è tra le opere, chel' A bare Galialli ha lafciate manofcrirte ,non ne abbia cercata un' altra di più uri­le, e più inrereflante argomento, ti ri­fpondo, che io non ne ho altra, nè hoi mezzi da poterne far l'acquiflo , CercaTu , Ce hai amor per le lettere, fe timuove l' onor della patria, chi le abbia,convien lo innanzi al Tribunal della ra-.glOne, e fallo afiringere a pubblicarle ,Quello è quel , che poflo dirti , e vivifelice .

ORA~

Page 7: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

o R ·A Z J o N E·..·

•-

i~· .i I •

: Q i~ ,U EST ç lodevoliffimo Ifliruro', che la pre;

~~lt fente nobiliffima Atfemblea religiofa-I I

mente offerva , e mantiene, febbene fia fiato gi3parecchie .volt e da me meditato, e fecondo che

li con~eniva,. iodato, ed ammirato ,; pure ella èt~nta jla ~rof.ondità de' fuoi pregi, la grandezza.

de' fuoi vanraggi , che ogni qual 'volta , che io ri- .torno a parlarne , trovo la matèria non folamen-

.. 1"1 Jf

te. no~ riflretta , ma incredi bilmente crefciuta ;

ed ayanzata. E non altrimenti, che l'Ernie

a~q~ofe (che volgarmerne diconfi Palloni) coll'

andar degli anni fem pre più crefcono, ed ingi-. . I ,

gandifconfi ; così avviene in me, che. ogni anno

Fiù mi crefce il campo, e l'argomento di ra-,gionare • Pe"r la. qual cofa , io che non voglio

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( 8

l'lè man are Il' . ic ilr ut 1l~ alla oflra

alpettazione , Udirori , a guifa di coloro , che

per fervire attentamente gli ammalati buttano

con ogni pre Ilezza gli urinali per le finefire ;così io per Iervirvi verferò aila ,pegsio, e fen­

za alcuna ricercatezza nel dire queflo inlìpido t emalacconcio ragionamenro , E poicchè a divi ....

fione de', punti ~..tanto giove~ole , e preziofa agli Of"arori, .quanto la riun i6d~ ere' pu tit1.tile a Cot1giategan}i; ecco io dividerò in quefla

• t ' f . ,r r I .. ... t.' r

guifa Il mio dire, l ' collume d. tiraré a fortel .

nd primo dì dell' anno: Cicisb~l, ~ le Dame,e nobile per la. fua orlzirìe : ~rilé nella ~ (u~ Co. '

. b . , / r rt ..

ftituzione; pio in teorica ] meritorio' rn pra~'. (

tica ,

EGLI è abbailanza. l1oto , che il primo co.minciamento della ufanza , di cui' favellta'mo, fi.tnella Germania; e quantunque alcuni ignoranti

vogliono ripererne il principio O da' famof qava;

lieri della T avola Ritonda, che l' Inghilrerra pro.

duffe, o dalle celebra e Corti' d'A.;nore dagli anti­

chi Conti di Prove~za imagiaate (nelle 'quali ebbe" r~ .;

( I) (J

l'onorato p()fié dr Portiere il Petrarca ),ed altri fio.nalrn nte vi fiano che n 111 Corte di Carlo M a. ,{no lo vogliorio i tl ituiro , e .Ioftengoa etfere ~a.

-to Monfig or Turp ina il primo Gran Cancelliere

dell' O rdine ; pure ti fatte opinioni non hanno fuf­fifìenz veru àa , fi ccorne ha dottamente dimofira­

te il nofìro Ta./Jone- nel fuo libro De Antefato,

Iaddove di tutte le umane cofè confufamenre ra­

giona . E quantunque ' il mio privato .intere~e

poteIT~ . con gliarmi a. dièhiàrarne au~~e Il' Re P~pino, dall l cui generofa fìirp è per diritta, .e P:l-

ozenira linea. io difcendo ; pure a. me non pia-b "

ce tradire l verità per tirarne a cnn privato pro-

fitto L Refij a, nque decifo , che I' invenzione' dia ì gloria ra. cofa è rutr do r"ta alla Germania;ella quale fecondo che io 'leggo i m,alte anri­

he Croniche, nella Città d" Popp.:ring.:r (d~ta co-

(sì dal nafcervi, p pput« le donne) fa la prima.

~ yolta penfata 1 e meffa in pratica. Ora qual al­

tro argomento di bifogno abbia noi per dimo­{trame la" obiltà? Chi non sa , che. 1 Genes-

. QO'ifii. ogni qualun ue '3. fanno difcenderdalla.

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o( 10 "Ò

dalleGermania (vero, o falfo che 6a ) per render.;

la Nobile ? Q uafi in niun altro paefe fi poteffe

efler nobile, fuorchè in Germania. Olt racciò

chi non sa , che la Germania è la fame e la,fcaturigine di ogni cofa buona? D i Germania èvenuto il taice ; il più genti le incitamento dell'

.impuro Amore. . Di . Germania, e propriamente

dalla Svezia, vengono preziofi prefciurti , eccellen­

ti cafci , tele finiilime , butiri incomparabili, or..

timo pane '. J Ma quel che è più, tutte le fami­

gerate galanterie di Venezia dalla Germania ven­

gono '; non fi. lavorano in Venezia. Or fe l'amo­

re, e la galanteria fono una fìefla cofa, chipotrà negarmi , che l'Amore per effer galan,

te, gentile, e nobile ha da venir dalla Ger­

mania ? Altrimenti egli farà bf'ltale, e fuc­

-cido , giacchè fenza il dono delle galanterie

non Cl può fare generofarnenre , e con profitto

l'amore. Le Navi Inglefi , e Francefi per

.contrario portano a noi il baccalà le arinzhe, b'le farache, .il tarantello , ed altre fimili porcherie.

Perlocchè egli è ficurc ., ed incontraflabile-, che

J quanto

•<>( 11

quanto cede il baccalà al prefciutto, le aring

al cafcio , il tarantello ai- butiri , tanto deve ce­

dere l' amor Francefe, e l' Inglefe al . Tedefco

nella polizia, e nel buon fapore ,CHE fe nobiliffimo è il nofìro ifiit uto per

la Iua origine Germanica, utiliffimo è nella fua.coftituz.ione • . Certa cofa è, che il principio di

ogni umano piacere fia fondato nella Società ~

fenza la quale gli uomini firnili ai bruti vivereb­bero vita mifera , e fientata. Non parlo io di

quelle Società, che i Mercanti formano per fo­

lo •fine di lucro , nella quale ciafcuno poffiedc

qtialèhe carata. E nemmeno parlo di quelle So~

detà (volgarmente dette './/jJaciazioni) , colle qua~

li Cl truffano gli antecipati prezzi de' libri dagli

Sramparori ; nè di quelle altre airociazioni, colle

quali lugubremente fi vanno ad aflociare , e fe­

pelli re i morti. lo intendo di quella Società,

fecondo la quale l'uomo non per carate, ma. in­rierarnente , e pacificamente . poffiede tutto log­getto amato. E , certamente I fe vi è cof~ in­

comoda , e nojofa , ella è quella . di far l' amor

B per

Page 10: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

·1oC u .

per earar t. flccorne per difgrazia avra qualcun.

di Noi qualche vol ta fperimenrato.. Quefia no­

biliflima t e sublime. Società. ha. la fua fede. nell'

amore ; per la qual. cofa. tutte. le inv enzioni, chealla purificazione dell' amore conducono , tutte fo­no daverfi. per utili, e giovevoliffime, E' 1' a

more. un. punto di mezzo, t rà l ' a micizia , ' e la li­

bidine, D ovunque trabocch i diventa viziofc ,

E ficcarne. l'alino ,. qualora. non fia equilibrata).

e giuflamente, divifa in: eguali pefi la fua fama,

non . può. innanzi andare " così avviene nel ca rn­

mino et amore. a. tutti gl"infelicf viandanti , Pe;~Iocchè - eflendo il piacere.. fondato nella Soci èrà t

c: quefia. nell"amore" ed. effendo l'amore pe r cf.

fer lu ngo , e felice tutto fondato. nell' efattezza

de' contrapefi ,. chi. potrà. nega re eflere uriliffì,

ma, e perfetta 'quell a. ifiituzione, che equlii bra.

e conrrapefa gli oppofii ingredienti dell' amore ~

Tale per appunto è la nofìra, Ella non giova

ad incominciar le amicizie, ch'e fi fuppcngone già

contratte. tra ' coloro, che nell' Urna .fatale efpon-

ono. i loro. nomi, Nemmeno, può fervire acl

" ali--

~~ ~ 3 )

~Hmentare la. concup,lfcenza, dipendendo dal ca­

fo J e non dalla libera [celta; e niuno è, che

coucupifca acaro , e.cl al )puro azzardo; fuorchè

~010r9) .che ii trovano lenza quatrini , de' qualiro 10n certo, che niuno è tra di voi nobi­

liffimi Uditori. D unque quefìo no/ho :o11um-~manrenend quel perfett o mezzo , che 1ì richiede.

al puro, e 'dure vole amore , fa rà utiliflimo , eda mmirab ile, e fuperiore ad ogni mald icenza, efofpetto, Il che è tantp ;v,ero ) che io.... non Jlxrò

2lcuna difficoltà. di \~h j;tJ11arlo. pio l ' e virtuofo,En in vero febbene, (che il Ciel non vogli~j

poflà avvenire, che egli in pratica ii 'cor rompa'. ~ .

e dal ' l UO naturale principio efca e ii guafii ~. . . t •

pure non pqtrà mai negarfi , che teoricamente

riguardato) egli non fia , come io diffi , pio, evÌrtuofo. , E di grazia qual , 'altra cofa, è la pl(i.

t. , che la ram gnaaione ~ . Del che :fe alcuno ar­

d~ire dubitare ~ confideri 11 Sacro Monte della Pie...·

tà, e vedrà in ciro primieramente raflegnare tan­

t e te tante: robe, che ,11 può dire e(fer quel lq~

iO d.~ninato) e fondato a farvi paflare la , raffe~

B ì gna~

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( if )0

~na generale di tutti i migliori galantucmlaj ,

In fecondo luogo non folarnente la gen e 11a raf;

fegnata alla' fed elt à di quei, che cuflodifcono le

loro . robe, ma fìa ancora raffegnatiflima al Di­

vino volere ful quanto, e ful come, e con quaimezzi potrà finalmente una volta ancorchè ro fe,c tarlate farle ufcir di là. Pietà, e raìfegna-

eione fono dunque la medefima cofa ; e la virtù che

alt ra cofa- è ; fuorchè la coflanza contro gli avvertì

o incerti cafi della Fortuna? A chi dunque raffe­

gnando' le Iue generali inclinazioni s'e fpone al dub..

biofo evento della cieca forte, non dovrà. com­

peterli il titolo di pio, e virtuofo ~

MA perchè molti faranno, che ardiranno

forse 'chiamare fìoltezza , e temerità quefta, a

creder mi ,vera virtù, refìeranno effi- certa..

mente confufi, quando riguarderanno, quanto la

noflra nobile, éw ut e, e pia coflhmanza -fia me­

ritoria in ' pratica. O voi , anime grandi , e ge­

nerofe di coloro, che brutte, o vecchie mogli

avete fpof-Jte, voi foflenere :il mio 'dire- e ' narra,

eci voi, re la b av ra di 4fçqvo/a, che J tenne-fer­ma.

o( 15 )0

ma la mano Iul fuoco, f e l' eroi fmo di Caton~,

che p revenne colla fua morte il fato infelice di

Roma; fia paragonabile al voftro , o fìa , come ' io

credo, di "gran lunga minore. lo fon ficuro , he

il tormento di quel Tiranno, che il corpo di ' un

cadavere legò a quello .d' uomo vivo, poffa Ialo

darci una imperfetta idea dell' afprezza del tor­

mento che foffre un Giovine nell' avere un'an-,rica , e Iquallida Donna vicino; o che [offre una.

Giovine, e fanguigna Donna nell' aver accanto

un vecchio, e bavofo o amante, o marito. Irn­

perfena idea, io dilli, perchè la pena di quel

, Tiranno era dalla profIima morte allegerito; ma.

quefta, dapoichè l'ufo giovevole di certe acquette

è mancat~, non fi trova più via , nè modo da.

farla finire. Ma lafciarno querte molefie imma­

gini; lafciarno parimenti quelli argomenti, che

dall' aver dirnoflrata noi utile, e pia la prefente

cofiumanza fervirebbero del pari a dlmofirarla

meritoria ; ed andiamo solo a quell' ineluttabile,

iuvincibile A',"hilleo argomento, che solo ' può ba­

tiare a render vano ' ogni sforzo 'de' nofìr] Avver-. fa-

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c(J4 )0,

_rj. Dicamifi di grazia, l'opera meritoria

che con !ile? ell' abnegaaione della propria ve­

lontà 'e rd' I querfta, ~ab? ia m~ I abbafìanza ragiona,t .) , e nella perfetta 'mort ifi cazione , e di queflavengo a parlare , Il ooftroperfenìììlmo iftiruto

richiede per legge fondamentAle ' ed efige che'alla forruitarnenre eletta, Cicisbea faccianfi fre­quenti, e copiof regali. E quale ( lasciatemi escla,

mare anzi dirò meglio ) lasciaremi urlare ) qual. ,più perfetta , p ;ù pura , più difficile., più mira­colo a mort ifìcaz.ione, che quefia del regalare ~

La disciplina è mortificaaicne, ma toglie un san­gue impuro , talvolta 'soprabbondanre , e necefla­rio a cavarfi, e sempre facile '! rigenerarfi .: mail regalare toglie 'il sangue puriffimo dell'oro, chenon è mai bafievole a niuno , e che mai, e poimai fi può riacqui fìare , Il digiunare è morrifi,:cazione , ma potrebbe eiTeç effetto di lefina ; oalmeno è certo) che ch' f mortifica digiunando',fi consola pensando ) che non ha da firmar la lifladella-spesa del Coco per quel giorno. Ma il re.

&alare tutto è tormento ~ Chi fa .la penitenza

d'ano:

I f

I0C 17 )0.

d'andar scalzo, almeno. non firugge le scarpe'; eda. parer mio, è minore mortificazione andare a

piedi scalzi , cIre. andar' senza. scarpe , ma' conle. calzette; perchè così yanno a. malora i peda­

lini •. In. fine. chi va nudo non fl:rugge vefliti; chì

dorme in terra, risparmia la lana di T unifi • Ma

nel regalare. qual risparmio." qual consolazione 1­

qual cornpenso ? O puriffima-, e sublimiflirna mor­tificaz:one ,. mal conosciuta. dagli uomini, e nienteesercitata ,. Deh. poffa il Mondo, riempirfi, di que.

Ila. santa. morti ficazione r io la. defiderò. di veroCuore, e n'avrei fingolare. bisogno •.

V lA su dunque', dilettiffimi miei ,. nobilitare­

vi coll': iniziarvi alla. noflra. famofa. cofìumanzarrendetevi utili alla. Società coll' incircoscritto, e.casuale amore: vi fi accenda la pietà: colla. me­dirazione. d~lla.. raffegnaaione i . morti fi carev i. col

regalare ,. ma. morrificatevi uJquc· ad fanguin~9

eifu./ionem , se volete. acquifìarne. merito.. , E Vl~

yete. felici •.

1.. L, F 1. N E ..

Page 13: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

6'. IV, 230

G L' I T A L I A N ro s u.

RELAZIO NEDEGLI IJSI E COSTUMI D' ITALIA

DI

GIUSEPPE BARETTIT r..l.D o T T.~ DALt..' I N G L E S E

CO N tio'T); UF.L T lI A.DtlTTOI\.I>.

M IL A NOT' Jm G J O V AN :n l 'I l\OT T A

in Sapla nad~go lld"

'!Ii . pece. xvrt r ,

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.,. 'd •

I L TR A D U TT O R.E.

I l )' a d(1 (rftu n 'Iu'il f atit r{fIl1i!r s irim semcnl ,J I!'$ tJbsuniit.'.sdal' l ilftUd ril'e ; eI MS ",e,O$UIl5"$

'Iu'il faut !'t/wU$,,!:r alJu force-

La presente venionl!' vi..n" l"'sta IOIt" lo lul..l'*delle le;;;;; . e$Hudoii adtm pito a qua ntI>esn J>1'~ri ,OIlo.

S Al'tIUELLO Sbar p (I ), ch iru rgo inglese ri nu­marissiruo , d opo avere rapidamente scorsal' Italia ritornato in Inghilterra, vi pubbli còcer te sue lettere irineraric in titol a te : Lettere,SI' r Italia , descriventi i costumi c le usanze diquella contrarla negli anni 1765-66 . con unaw iso a' gentiluomini che vogliono passare led/pi ; opera pieua di ridicole e infami ingiu­rie co ntro gli usi d'Italia e cont ro i rilidella Chiesa Roman a. - Le Lett ere di Shar pcap ita rono alt e mani III G iuseppe Baretti ,

c.) T.or m zo Sr erne , u omo di in gt!'gno acullUlmo.p arl an do ili She ep , al quale egli aMl'gna il nome ili.M tl l'lP UIliGUS i cosi i i esprime : .. J\ h .r!l Ol,lIliGOS e la sua• steemiua ra op ulenta p er co rser o tuu c i l gran gi ru ,.. endando da Roma a Napoli _ da Napoli a V..neaia e­

Ol d a Venezia a v ieene , a Dresda , a Berl ino . e non., r iporlo ne la ri lllt lnbr anza il' una sole gener osa uurl­.. cizia • ne un solo piacll!Tole aneddoto da r aceonter el' sorr idendo : cor re va sem pr e dir itto • senza guerdereOl ne a sinistra . nè a destre , te mendo non la ecmp as­l' ~ivne O l' amore l' ad escassero fuor di strada - .

T.Tince, sento , cap. X Y I Il.

Page 15: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

X P REFAZIONE DEL TRADUTTORE.

(Ii Appendice . du e no te dd benemerito tra­Ùutt or e (Iella Drammaturgia di Sch legel • nellequali vengono giud iziosa mente esp ost i &1 ip iceioli dift:t1 i, che i grandi p regi (lei mag­gior Com ico it aliano.

Il t imore d i esse re biasimato per aver \'0­

Imo Ilare una trad uzione italiana di un'Operadel Bareui. eenz' essere capace di mante­neni lo st ile b rillau tiesimo e tu tt o pro priod i q uell' i llg r.gn0 50 autore , i cui ecr irt i 50110

le delizie C! t"gli uomini d i gusto , me ne ave vaquasi fatto abbandonare il peueier o ; ma labrama IIi far cou oecere agl' I talian i qu est' Ope­r a , la qu ale è appena nota pel 8 110 ti to lo inItalia . mi ha animate 3 mand are ad effettoil mio divi eamcnto , e oso Jusingar mi chequc' lettori i qu ali proverann o q ualche .fi­lett o vedendo co me il Bare tti st" ppc dipi n­gerci agl' Ingl ~t i , vo rrann o perdonar e al mios tile , e mi lfap ranuo buon grado d i aver resoIlota in I talia questo suo scritto.

G J&oLAU O P OZZOLI.

PREF AZ IONE

D EL I: AUTORE.

LApresente Opera non fn intrapresa al

solo scopo di confutare le osservazionifatte dal sig. Sh:lrp p. ,la quegli altri

scrittori inglesi, che dopo aver fatto un

breve giro, si sono avventurati a descri­

vere l' Italia e gr I taliani. Molto meno

sono per darla a' miei lettori come un a.

compiut a e soddisfacente relazione in­

torno quel celebre paese , preso in tutti

quegli aspetti sotto i quali può essere

considerato , e spero che nessuno vorrà

appcrmi U11 simile disegno.

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Page 16: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

l' REr AZIONE

l o 3 Ve \?3 già da lunga pezza osservato

Con qu alche sdeg no ~ che i più degli

scrittori di viaggi possono dirigere la

r iflessione di que' giovani che viaggiano:

ad oggetti frivoli C di nissun van tuaa ic0 0 ,

avvezzandoli a dare giudizj prematuri e

in consid emn su tutte le Cose che vee-egan a . Ho quindi pigliato occasione ,

massime dal libro del sig. Sharp , perfarli accorti , se posso , d egli errori in

cui sono indotti ~ c in dicar loro degli

ogge tti d i ricerche pih merit evoli della

cur iosità delle persone seusate , reuden-,

doli più cauti nel oondannara tu tto che

non hanno veduto nel loro paese. Un a

cieca ammi razione delle usan ze e dei

Costumi stranieri mostra indizio di stol­

tezza; ma una censura che no n fa distin­

zione , è pal.l.a e maliziosa .

Nel 1700 ritornai in I talia ~ d opo avere

soggiornato dieci anni in qu esto regno

( l' Inghilterra ) , e tro vai colà che i miei

fratelli avevano ri unito in alcuni volu mi

DELL' AUTORE. XIII

tutte le lettere ch' io aveva scritte a loro ­

in quel lungo spazio di tempo. Un n~a- .

turale impulso mc li Ie' scorrerc : Ula.J.it rovai ( il primo specialmente cd il ~e..

condo) così ripieni di st rambi giudizi

su gli uomini e le cose , desunti da

primitive e superficiali impressioni, che

mi credetti ben fortunato di paterne

stracciare ciasch edun foglio , proceden do

nella lettura di una tale serie di osser­vazioni.

l o d omando perdono per questo insi­

gnificante aned doto, che sente forse

Iroppo di parzialità, Ma quello che è

avvenuto a me, sarebbe avvenuto in si­

mile circostanza al sig. Sharp , e a quasi

tutt i gli scritto ri di \"iaggi cb' io lessi in

vira mia. - D alla lettura tic' susseguenti

fogli sarò tenuto parziale verso il mio

paese , nè saprei se potessi interamente

giustificarmi d'una tale taccia : ma spero

che la mia predilezione non si rite rrà

disgiunta da qualche cognizione ed espe-

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Page 17: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

XIV P REF AZIONE DELL' AUTORE .

rienza degli argomenti che tratto. Il

lettore avrà almeno dalle seguenLi di­

SCUSSlOUl il vantag gio di aver pi ù ah­

bendanti materie per dirigere il suo pr o­

prio giudizio.

e --

G L' I T A L I A N I,o SIA

RELAZION E

D f; GL I

USI E COSTU:m D' ITALIA.

- -CAPITOLO r.

De i ~·iaggiatori . - Grande varietà nel: caratteredei divIn i popoli u Italia. _ . .41/ezione degliIta liani pc' f orestieri. - Loro condotta .riguardo agli attori. nei teatri. - Il popolofr ugale c laborioso.

POCRE sono le opere !il favorevolmente ac­colte dal pllbbl ico, co me quelle in cui do­minano la maldic cnza e le ingiurie ~ per~;ò

furono tanto in voga tutte le re lazioni diviaggi pubblicate ;l' miei giorni : \' engOlI() e-ser icercate c lette con la maesima avid irà, almenoper qu alche tempo, perchè sono la censuraanzi cbè la sto ria de i p opoli che si pretende

Bar~ttL )

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Page 18: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

d an e ; e q uando partite, non fanno come I

contad ini e gli alt ri operai cl' Iughiherra chechit'do no q ualc he coea pe[' be re. - L' Ira­Iiauo non chiede mai nulla, r ifiuta anzi ciòche gli i i vuol dare , e brama che non lop rend iate pe r un uomo capac(~ cii men d icare.

Il sig. Sh aep OliSCJ'\'3 che il ter ritorio d iT~~ cana è ('oper to d i poderi e .li villaggi leCIII ca~c non so no farre d i terra e di stoppiacome In Francia ed in Ingh ilterra , ma chesono Iabb ricete d i pierre e d i man oni , e chei co~ua~i ni vi sono agiati e assai beu vei l i ti. ­S e Il sig. Sha r p avee..e vo luto p igliarei l' inco­modo cii baderc i , avrebbe veduto Ja ereeeacosa nelle alite part i d' It alia, senza ecce r­t uam e i. flo ~n i ll j di Napol i e dr! Papa, - Ilno.st ro " laggla tore si dA. molta b riga pe r iseo ­p rue q uale pOled esee re la ragione di q uestos tato florido dei contadini de lla T oscana e. .con'l{l~ ra la loro o pulen za come effetto d~i

benefiz.] che hanno ricevuti dalla casa dei. AIe­dic ì , anzichè attr ib uirlo all a sua vera causavog lio d ire alla loro sobrietà ed al loroa more pel rravaglio ; e se queste non sonole vere ca ule del loro aspetto opulento , bi­segua crcdr-re che ciascun contadin o toscanoabbia eredlta ro un pod ere dal suo ant enatoil .q uale ne :l ' ..eese fa tto I' ac q uist o so no iìfeh~e. rr gllo de lla famiglia de! Med ici: 8UP­pos lz l~ ne che ~a.r('Lbe un po' IrOppO assu rda,

S(" I ~olltadllll nella Toscana godono di lillacert a »giatceaa , e se quel li del te rri to rio de llaRt" pubb lica di Genova ban no delle abuazioulche li prenderebbero p er case di geut iluo..

,o GL· ITALlA1.'il.

,

'::: APITOLO J. ! !

rollII, non debbo no q uesti vantaggi "che allaJoro sobrietà ed al lo ro amo re (Id la voro t

qualità che da eeel &011 0 po rta~e ad ,un &ra~loincredibile. Arrivano a l!C'gno (li ta.ghar e 9t1z­z.onrallht'lIle un maeev vivo, co prirlu d i ter ra,portat a ral volra da luoghi assai lon talJi, epi anta rvi "' iti , a fich i , o lcguml , il che hadato luogo al p ro\"Crb io che in Ind ia i con­tadini m.angiano sassi. Aeca( l~ lo ro q ua lchevol ta di d ov er lavorare anche di notte alchiarore de lla Juua , nell e , ·iglle e ne' campi ,mentre le lo ro do nne e i loro figl i sono im­mersi Del 500no. - La eteua COla bo ioved uta nel reano d' Aragona e nella Cara­Ja Gna , e no:: per tauro ~li Spagnu oli pas­!l 1l~O genera lmente per intio gerd i e dormi.gliooi, almen o a (Iella d ell a .. ,aggio r parredei viagg iato ri , eenza dubbio iuslrun i ed esa n icseerva to rì al pari del sig. Sha rp ,

CAPITOLO Il.

Dift:.UO f1' cseC'Uz.innr. detlc leggi.P elle per.slJnc maritate.

La tardir à con la q uale ne i tri bu nali d' Ir a­ha si ordinano i pro l l·S"j de' rei , d ic/IC' oc­cee.one al lòlg:. Shar!, ci i fnre le più odioset ifi . e-ioni sul gb\ e rno irat iauo. Egli è l'CI Òv. ra ('hl' in It alia la puui zionr - nou 8('gU t' &1tc-u. il d t>li tt u , C' c h e, l u ll ClIlt' il Prcu.out e, O \"G

la giueuzia in caso di omicidio è p iurtoeto.

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Page 19: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

CL' IULl .-na .

sp cdi riva , pare che in ogll i altra parte sin 'Si troppa len tezza nell' esecuzione delle It'ggi :in Vene zia e in Roma un aeeasaino 110 11 vienegiudicare dcfìuiriva mente ee non dopo pifimesi <li prigionia.

Ma v' è in ltaha un' invinci bile cau sa chep uò sottrar re alle volte un omicida dal 6 U p~

p lizic ~ ed è la facil ità <l i fugg.i re dal ter ri­tor io ave ba com-nesso il deli rro.

Ognuno S3 che l'Italia è divisa in più princi­p ati ; pn la qual cosa se un reo trovasi in qual.che di stanaa flal cent ro d'uno di essi ilei 010·

... mento ch e commette un delitto. può pre§to giu­gnere alle fro nt iere e pa ssa re nello stato vicino,Tutta la vigil anza d e! magi!lt ra to pr r arrestareil del inqu ente debb'ees-re in 3110r3 infruttuosa,

D' alt ro nde un It aliano non si laeeia eìfacilmente ar restare come un l ngl esf' ; tostoch' egli è l'crm a!o che cadendo nelle manidella giust izia sarà impi ccat o o mandato inga lera, si lascia uccidere anzi. che renderai ,e si d ifende d ill !H>ra ta ml'n te fino alla mone. _Si ebbe uh ima meut e in Inghilt erra un esempiodel furore it al iano. - Inolt re il popolo d' It alia,p er nn falso l'un to d' onore o per I1n mal inteseprincipi o di uma l,lit" , non darebbe il minimo8 ()CC0f80 ag li ufficiali d ella e ius tiz ia od aglisbirri, I mag ist rali fono llunque obbligati difar i1I1If'SlIire i co ll't' vo li da un a num erosa e!len arma ta compagnia cii guardie a cava llo ,11 che rich iede del tempo, e il malfa tto repa ssa le Iruntiere de llo Srato a van ti l'be siI l,os,sa . rnggi u9nerlo . Vèro è che molti p rin ­ell'l In I talia Ili rendono scambievolmen te

cn n OLv Il.

. Ielinqucuti quando po ssono ar reetarl i ç . e, , , l ' .funci li l conte Nogarola , il qua c craer n ug.g. II,o . n~

l' I(>llIoute dopo ave re commesso UI~ omicidioin Verona , fu a rrest ato presso .To ~ l1! o (' lJlan~

d ato li Venezia ove venne glU&UZUHO. l\Ial iflcllemlo\l i , uu uo mo giudizioso co nqaceràc he Ull tale espediente 110n p uò essere moltoeflìcace contro queeto male in un pae secome l'Italia costituito .. l\ ('cadde una vol ta in Venezia che si ' tro\'bnn forua]o pre!lW un uomo che era statoeriletrato ; il coltello era anco ra Il,,1 eadavere ,e il foru a]o aveva in tasca nn fod ero cheparna tatto lJer que l coltello : al m~:uuento

egli fu arrestato , cOlHIaI~nalO. ~ ,npllIcca to ~

beuch è innocente in quell O Ul ICld IO , C~"IH~ I lscoperllC roseo dopo. QUCjl O .a ~ \· eU : IlH~n ~O

diede Iuc zo ad un uso che UUTO 111 ' CU(' ZI.3

I )~: più !ò'~col i e che .sar.ehl~e, arato belle ilcou eerva rlo s q uando 1 glull lC' erano per p,ro­nunziare una sentenza dì mor te , uu officiale{Z,I idava loro: Riconku eci del , )Oliera Fom oi o,Da indi in poi , i gilldici in Venez.ia e n ellea lt re parti , I("W Italia sono d ifficilissimi sull ep ro\'e che dcbbou c far co ndanuure qualcunoa morte ; e fii q ui WI!lCOnO le lunghe forma­li là che si udoprano 1H' lIa fon naaione dc' pro­cceai criminal i. - ~la i for eerler! ordina­ria mente so no fal"' ilissimi a cene urare t nonIli C'urano d'ill foTmarsi delle cause che p ro·llu lI!lerO ce rte usanze , delle qual i heu ai co­l JO l:ò CUIiO gl' iuco uvenie uti . Il sig . Shurp vuolerifl'I'ir ruuo ag li us i del I UO p u (~ se ; t"ssi sonoJ;J norma di run e le sue decielcni, T utto che

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GL' ITALf.U a .

non viene fatt o altro ve co me in Inghilterra 'è (laIla !l L13 rara r;aga cità gi ud icato etol roe de teerabil e. Questo modo di ragionare èproprio fii 1111 Inglese affezionato alla suapatria : ma 11 0 n gli lU il d ir itt o d i pretenderei l t ito lo di oeee rvarore imparziale delle alt renazioni ; f> sebbene alcuni I taliani aieno ca­p aci d i tiare una pu gnalata Oli loro r ivali o da lle 10 m helle , per un eccesso d i gelosia , ciònon lo .1II lurizza 3 presentare i l minu to po­p olo d'I talia come u na t urba d i uomin i malvagie perverei , ,c-mpre p ronti ad am mazzarsi .Un' ind lll31.IOlle coel lIullifei t d farebbe Sl1p­po r re 11 1;" 1 po p lOlo un ca ra t tere natu ralmentecrud ele ~ I1I d ,. alleg r ia e la compassioue ,q 'lalllà domi uau u negl' Italiani, IIOli Ili accor­ft~ 1I0 p U li to co n questa pret esa crudeltà,D ietro la logica olt raggiosa del eig, Sharp ,UII Italiano potrebbe a b uon dritt o r iguar­d are il popolo inglese come un a turba diIn- eudì ar] , perchè vede all e vol te ne' fogljpubblici delle pro me 6se di ri com pensa achiunqu e scol,ri rà ..Ii a utori di le tt ere ano .... oOlmi: scr itt e d a ince ud iarj. Qu aure amare ri fles­sion i non avrebb' ..gli fatte su noi , se g li fossestato detto in Ita lia , che uua figlia av eva ,come accadde in l ughiherra , avvelena to SIl O

pa"~e ~ uua nipote 11110 zio , una moglie suomanto ? Se gl i avessero raccontat o che q uaurogua rdre clelia gius tizia av evano formato r o r­r ibile n-aura d . far giust iziare cinquanta o8ell~a n ta sven tu ra ti per la lusinga fii ili) me­echino guallllf7 11o , e che niunc di q uesti eee l...lcra ti fu f'ltto° mori re da lla giustizia p ubbl ica ~

CAPITO LO Il .

per man can za d i lilla Icgge che ~ lj tl ic3 ' s.c:q uesto caso I~a rtico l a re ? Con I Uft? ~~ò ~11 f" IH'd elitt i c mohl altri non me no or ribil i SI co m­mettono l'res..o le p iù pul ite uaaion i ; f': ql1 r:~~iscr itt ori che att r ilm i"con o qu est i fat ti parn~

cola r! al cara tt e re gcnf' r~ le di. un a na1;ipn c",d ebbou essere cous ide ran sto lti o c3lun llla ton.

II f!.ig . Sha rp .. dopo .''''e re ficng!iato c~ntr~il comun po po lo i p i ù pungen tt dard i dimald icenza , non r iiparmia le persone distint e:eee-riece clic iu It alia i costumi sono 3550 "'1

lurnmente co rro t t i , e che i due seu i eone in'p reda alla pi ìl o r r ibile efcenatez za.

Il metodo del quale egli si ser ve per dar ealle eue impoeru re UII' appar enza d i verl tà , l'a ssai ma lizioso. Egli comincia ad a\' vertire i"no i lett ori che per lo pa!l!lato in Italia ledonne era no Ir re prcnsibi li ne lla condot ta enei co stumi , e che i marit i erano gelc ei ;ma che oggidl non ci sono d onn e l una terrnpiù impud iche e pi ù di ssolute \Id lc It aliane ,e che in Ita lia la parola gclo.sia è di ventatafuor i d' lISO.

l o lascicrè ari nIt ri la cura di esaminarefine a qual punto q uest o bel prelud io !liaccord i con le id ee de i filosofi 8 U l' or igine ..eui progrt's si e su gli effett i ddlf! nostre pali­aioui : c 1I 0 1t cerch t"l"ò di provare che l' a­more e la gclol:l ia , a! pari di tutte le alt reumane affezioni , eone ugu almente sp'lTl.\i fra imo rtali , c ch e Sii eflcr ri che Ile risultano,so no unifonuemenre gli stceei U\'Ullll ue n-o­vuuai uo mini. Vorrei pi uttosto dim ostrare chei lioni cd i ecrci non sono llè lioni, uè scrci

.

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Page 21: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

IO GL' IHLU Nl.

c he in certi paesi , e che In altri paesi SOIlO

gatt i o pip ieuvlli ,Secondo il llig. Sharp ~ m Ita lia ncn c· è

donna moriuua che non abbia il suo cici­~bcu .( 1) ,. ,"~ I e [l d ire C'h' e lla ba un gi1uiue,d CUI p rincipale impiego è di disonora re suomarito ; . e la sig nora ha (ii poco rig.u.mlo ,che a ness uno è ignota la persona ch ' l' ssaonora della lilla eceha e della sua co rteeia.

.. I l cicisbeo. oltre a qucsta nobile uccu/Ja .li. zione , è o bbligato di accompagnarla al­« F o pe ra, di se lle re con es..a tl3 eo!o il

Il sole nel 8l1~ palchett o , Ù'" dev e è i1l' pt-.uaOl. vetl.uto dagli spett ato ri , perchè i re.nri in.. Italia eone male illuminat i. Dopo l' -opt'ca,.. la conduce al caeiuo di lei , e vi ruunn­.. gallo ~lIe volte rutt a la notte soli, 1I0n.. tralasciand o alla manina (Ii recars i allafl; mes sa prima (li srpararsi. )I l '3il110 è U l l ol

« sta nza ( ..I) presa ili affitto Jlcr 1.111 in tero

I

CAPITOLO II. 1"I

« ann o (il signo r Sha rp si tlime~ti c~, -d ia: di rci se dal cicisbeo o dalla elgno ra ).;Il: in luogo d istant e d all' abitazione .delle« signora , ed è per C 81i1a e r ei suo .eìci­« sbeo un asilo in violabile : lo ' p080 non« v i si a vv icina gia mmai , Un mari t a che« foss e ab bas tanza mala ccorto Ili voler t ur­e: ba re i nostri amanti , passerebbe gencral­« mente per un uomo senza esperien za d i« mondo, c ili (u n i i crocchj dove compa­a: risse, sa rebbe l"uggett o delle pi ll pungen tia: beffe. In Italia è cosa ta nto r i ticola per

.« gli sposi il tro varsi insiem e , che non viIl: ~ esempio di simile fen om eno. Se una gen­<l rildonna volesse pro po rsi di conserva re :1

.. suo ma~i!o la fedel t à conjuga le, e stare

.. l5~nz;a c!clsbeo , ella sarebbe obbligata di« vrvc re II) casa s ila come in una so litudine ;.« uiu u' altra gentildo lUu vo rreb be moetrnrei« in pubblico con lei. -- La re pubblica d l« Venezia è una secon da Cipro, ave ambi i« sessi di ogni sta to si co nsac rano a Vcnere,a: Quivl i parenti hanno pochissi mo affetto« pc' loro figli : i maschi vengono coneide­a: rar i .come 6g lil1oli della repubbl ica , e lea: fanci ulle rucch iudonai di bonieehu' ora nei« c~nvc nti . , dove i loro gc niw ri li visitan o« III ~ad.o o . mai. -- I .cici sbei sono in part e« schiav i e III par te tiranni d ell e loro ei­GI: g!l?re! e le sig nore so uo gelOllC de' loro« c~c'sbe"1 qU,anto in altri paesi de'loro sposi.Gt No n 61 p uo a meno di r idere ved endo an­a: dare <1.\ ca !3 i ll~ nomini Ilei pii'! grave ca ­rr. rattere , e tah che pctrehbono ca dere in

B areuì,

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18 CL·lTALU J:<; I.

tt sospetto l,iù cl ' ipocri sia, fIi eupcretizio ueCI; e di fanatismo , che di galanteria )l .

Pare che un au rore dopo una sì ecanda­le sa descrizione (Ielle usanze e dei costu mid i un paese, do vrebbe cessare per te ma diessere tenuto per u n calunniatore ubbr iaco ,anc he rrcs~o i più creduli ; ma il sig. Shcrpè ben lourcno di ave re eiffat ro tim ore, troppovile per lui , e con tinua CO li una teme ri ~ .iassa i pi l'l sfacciata , Eg li ha alt resì l' a udaciadi pro tes ta re nel pi ~, so lenne modo che leflu e asserzion i « sono da tener si per vere ,slllt onor suo J poic!lè t'gli parla sopra buonif ondamenti J c 11M mosso da UIl O spirito dimaldicenza ».

« Un affetto tenero e- scamb iev ole fr~ glite 'posi è nel clima d' Italia una p assio ne.: igno ta . Gli uo min i e le d onne si uniscon oc in mat rimonio senza la minima pa et ioipa­c zione per loro parte , e d i rado eaiandioCl int er viene che le p ar ti interessate si co­c noscauo p rima di epo ears i. La fan ciulla èe: in lUI conven to , o ve il p iù d elle vol te nonCl vede il suo futu ro SpOl>O , e da dove c1 1.1o: non es ce se non che il g iorno della cc­o: Ichruzione de l rnatr itnonio. L ' uso abbomi...t'( nevole e infern ale d i prendere al 5 UO ser­e: vlelo , par tendo d ali' al ta re , un cici sb eoCl: (s' intende per tutta r Italia ) , estingue frali: gli sposi ogni tenero sent imento. I figlic Ilen 'olio poco a mantenere l'amicizia eli'. l' a rmonia ilei matrimonio , perch è lo spos o,o: inti mamente persuaso dell' a ttaccamen toGo J clla S UI' sposa p er un amante , non p uò

,

CAPITOLO U . 1 9

« ave r amo l'e p er essa '~è n{f('tt~ pc' Ggli .o: Le fanciu lle non co mp aJono mal ali alcunc; eon vlro , giacche ili I tal i ~ la loro inno­l( ce ns a e viva cit à è u n pIacer e rotalmeu teO( sconosciuto o negletto. Un mari to è ce r toCl, che i l primo genito appaerien e a lui "5 01 0 ,« sempre~hè nasca nel p ri mo 0311110 ( ~ e l su o4: matrimoni o . S e la metà d elle gentl ldo lllle« maritate non volesse cicisbei o vives se con.. essi in mod o inn ocente. l' altra mcd leo: d isp rezzerebbe. Ho vell uto io s tesso a Na­Il po li (dove egli non efj.t~ò mai n~lJa. casa,( ct alcun gentiluom? . o prioatc } prlllc~l~e lS se

l( e du chesse col CICI..beo a l fianco vrsuarea; i loro amici se nza d ars i il mini mo pensiero ,<I Se inv i ta te cinque gentililo nne a pranzo ,• b isogna far mettere d icci pOMte ., pecch~

ot ciascuna gen ti ldo n na mena ecco I l SIlO CI_I,( cisbeo . L a natura ciel cli ma rende gli uo­l( mini sì natura lmente vol ubili ( questo glielo.. avrà detto qualche autorCi-'Ole uapoìetano , f orselIt gran macreoìogista }, che pochi mesi di ma­Il trimonio ba stano per cstine ucre le Gammeo .l( d el l' imeneo. Egli è dunque neceeaano pcrCl: le po"ere do n ne d i av e re d e' cicisbei al.. loro eerviaio. La d istinzion e d el bene e<;( d el male 1 le idee di in no cenza , di de­« coro . d i castità 8 011 0 appena not e in I talia.« In Fi renze le ge ntildo nne h uun o gene ra l­" mente t re cicis be i p er ciascu na : il primo« è il cicisbeo d' ono re; il seco ndo è quello({ incat i.t:at o Ili raccoglie re i guanti Il a " Cl1:

" ta nlio, se nvvie ue che cadano da lle mam" cl elIa signo ra ; i l t erzo è il cicisbeo so­" sU1IJ1.i,l!e » ,

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2.0 Ct.'l TALU Ni ,

ì\Ii sa rei g r:lIldelllcnte l.n3~3\,jgli.1 to ( l e ll~

temer ità di Cj ueM t:" o 5sen'3 7. IOOl~ se UOII fOi.l ~ '

stato infor mato d ella sorge nte nella quale Ilsig. Sb arp aveva attinto eiffartc Il o c i ~ ic . S epp ~che l' oraco lo cii' eg li consu lta va 5 111 coetunue fò ll le u sanze d' Jtalin , era nn gahnue scr­vito re per nome Anto nio, ch' egli ave va pres~

:\1 su o eervixio in Napo li. 1\13 co me osò marllrcsulllcrc Il sig. ~harp . eh" egl,i ~Crs U 3­

dereb be tutta l' Illgluhcrra ~ che v è III Eu­r op a un ,"3 5tO p~ es e ~ " e j ma~i ti l!olf~onocbc le loro mogli , sub ito do~o Il matri mo­nio li disonorino nel p iù infame mod o ?che 'conv inti d el loro d isonore, ma i lHl i (f~­rentl su q u('sto punto , continuino n " i\"er~

sotto lo steeeo letto con le loro dorm e e COI

loro figli , senza am ore per le uue , nè af-fetto per gli altri ? .

G li sposi in Italia non han no Ietti ~cpa~

rati , nuc he n ei. più ca ldi mes i dell ' ~nn? :c iò è not o ad ognuno , Come d unque Il s Ig.Sha rp p Olè sp e ra re di far credere C~ IC i ID3:

ric i ri CC\' IUl O nei loro letti le propn e mogl iuscite (bile mani della proarituaionc ? che ledonne , to sto dopo il matrimonio , s i abban­donino a tutti gli eccessi (Iella d issolutezza ?e c iò in Ull paese ave le m ent i 60110, se .condo lui, ,wggiogate dalla superstizione , e110\'c le fan ciulle, mceee ne' conventi nell a. 01"0 più tenera gio viuez za , vengo no cducat~in tutte le pra tiche c con tutt i i sent imentic he può "inepirnre la religione? Come ! dopouna simile cducazio ne , u scendo da l con­vento, non s i troverebbe plù in esse verun

C.UITOLO II.

p rincipio eli religione ? in es..e .che dai "o~o

Iliù tene ri a nn i fino alla maturi t à mnrrun o­. II'~ . 'niale no u hanno ':l p p l' l' 11 0 ql1a~1 ~l U n ~IU •

Non vi sarebbe nè ti more , Il(l .H' rgogna ,nè modes t ia u è eontiuenaa in uu sessoper na tu ra '~ergognoso , . tim.illo , modestoc co n tiucnte ? e non ' "I 81 ved rebbe nèg~ I05 i3 , uè collera, nè il min imo risen:rimemo IIcgli uomini ~h.c la na tu~a " ha. fa ttitanto audaci ir,a seiLtll , COIlUICI , IInpe­tuosi ? D..1 t;n lato il pill sfrenato Jlber ri­naggio , e (!~lI'" alt ro u na int iera e perfettaitpa tia ? e CIO III un paese Canto noto pe!caratte re foco so e p er l' arden te fanraela d~

su oi abi rauri ? E il sig. Sha rp r-it iene che. eu n fen om eno il cedervi d ue epos! cO.llIpar~re

ineie rne in pubb lìco ? e quelle fenuniue (tu:sol ute c redcrehbon ai d ieouora te rrovandoslin com pagnia d i una do~na OIl.CS I~ ? • • Seq uceri nou sono i vaueggram en u (11 no se r ve

o i l . r "di piazza, a ch i d eeei d u,ulu e arm Hm I •"' la oserò d imaudare al sig. Sbarp se cale,.

è l' ord ine comun e c1c1 b na tur a , o Ile S,Inom ini e le donne in It alia 50no di speciedifferente (Ii q uelli degl i alt l"i pat'lli? S' eglivuole servirsi Ilella sua ragione , mi r iepou­dcrà certamente che la natura è dappel"lutt ouniforme e che in Ita lia gli uomi ni nonsono div;rsi di quelli degli alcri .c1 imi. 1\l ase so no di egua le spec ie, perché Iill conduconessi tutt' alr ti me nti ilei matr imo nio , che èil p iù impo rtante affar e della vita? in Ull

affare che più di ogni alt ro int eressa allageneralit à degli eeeer t uma ui ? Oserà p1"e te ll ~

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Page 24: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

c1.c~e. il sig. Sba rp l'Ile il clima rende i ma­J ili meostauti ? l'la non vede ella . sig. filo­sofo britau uicc , che 11011 v' è cosa p il'l all~

su rda Il i att rib uire al clima il poter e"(li ren­dccc st upi di gli uomini? ch e lo stesso 8UO

servo el i piazza arrossirebbe d i essere accu­lato <li UII sI s tol te n1g,io na m c llto SII bila.tura umana ? Ma se il cl ima fa deg l' I talianitan ti eutom at l , e se le lo ro affezion i cdazion i sa n regolate dal clima, e non da loroetcesi , pecchi: dipiosu li sot to un el odiosoaspetto, e tentare ogn i mezzo di fende rlisp rl"gf'\'oli agli occhi de' comparrio rrl d i lei ?Se 1I0n è pe r e lezio ne , m a irresis t ibi lmente ,che (Ii..· cn ~ i tlo dissolu t i e lD alvagi, q ual r im­! JfOHfO 81 può far loro ?

lo conv~'r~ò faci lmen te che in Inghilterrala generali t à delle donne si cond uce CO li

fI~3ggi?re ci rco.spezione e r itenntezzn che quellecl [ tulia r voglio crede re che nè i l teat ro del­l' Opern , nè quello della com me dia , I l è ilR cnclagh , nè i l Vauxbal l nè l' assemblea(l' Almak, nè q uelle clelia 's i17llo ra Corncl yn on fa c~ iall o il minimo pregiudizio alla virtùp ura e lIIll'g ra delle geurildo nne ing!t'si ; con.verrò Ilurc che Venezia , in parti colare , èun". citt à multo pi lì co rrotta, in punto d icest it ù che Lo nd ra ; e che in Venez.ia (leiP?ri che in al cune alt re grandi ci ttà dell'I talia ,VI sono d elle do uue Ò I q ualit à le quali nonfanno alc un con to del ln decenza , e si ab­bandon nuo alla più ve rgognosa !H'lle. t;mzio nc,s~ lI;'.a nemmen o pl' t1l'11UI' a copri r e la lo r odisoucsrù co l ve lo dei mierero ; ma facendo

CAPiTo LO II. 25

q uesta eoufessione al ~ig . Sharp , dcc ancheesso con cedermi che 1 ~, lt~ lIe lJleSSC donne leq uali in hali~ si sono rese . j ~l fa tlli agl~ ~ c c­C'Il i d ella ragione e <Iella rcligioue-, pou o noessere facilm en te nominate; c che q uestap ceeibilità d i uom inarle most ra e" idente lucllteche la classe di queste donne noli è Il,ume­rosa. Egli dcc eai andio confessa re che Il ?u­mero d i quelle le quali in quest c 6Iese.~ ciuàcon ser vano u na ripll tazione Inco neau nn ata ,è bastante ment e considerabile per far Suar .l' are le sue ac cuse genera li come UII am­masso di sp regevoli ca lunnie. E cl' altrondeper .ll uanto eicn c corrotti i ccsuuni di unpicciol numero di donne ( o di molt e , se cos~vu ole il sig. Sha rp ) iII alcune delle gralH.hciu à d'Italia, egli è alm eno cosa ce r ta chenelle citt A piccole esse non sono uè migliori,nè peggiori che nelle altre piccole città dci­l'Euro pa , a ve la mancan za di occaaic ui" iziose , la rarirà de' ca ttivi es empj , ilti more della maldicenza, e cento alt r i mc­ti vi d i maggior con side ra zione teo gollo indo ve re le donne.

Se il eig. Sharp fosse s tato capace Ili fareques te r iflession i , si sarebbe acco r te che ilcarattere di. una numerosa nazione n oli di­pende da alcu ne per son e spa rlic in cinq ue osei grand i città , ma che se ne dee giud icareso p ra molti milioni d'uom ini sp t"\rs i in d u­gellto o trecento piccole cirr à e ne" loroterritori . S' egli avesse detto che la mie gen ~

tildouua in Ven ezic , la ta l princi pcsea in Na­p oli disringuonei gene ralmente per la loro

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Page 25: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

";'L' I TALIA NI .

malu condo tt a , o pcr Ja dieeolurczza de' loroco ~ tu lll i, mi a\"rt"bbc tr ovato d' acco rd o ecului. Ala Cj l1un.! o fa \I l:'O d i termin i colletti vi;quando dic e : le gentildonne veneziane le gen­tiktonne napoletane, le gentildonne {wrmtine. cciò che è pcggio , L E GE2\'T UDONNE I T,A­

LlA N E , egli mi p ermetterà di d irgli che èun imposto re c l U I cal unniatore.

lo vor rei sapere chi sono i rnallevadori~ el .sig. Sharp quauri' egli ass~risce ch e gl' h a­lian i 1I0 n portano affezione a loro figli Que­8t' accusa . ch' eg li 1I0n si cu ra (Ii pro'"are,è COlitra natura , e non ei combiua coicost um i fii un popolo il CIIi cara ttere , d o­m inan te è l' umore c la sensib ilità. _ E Bur­ner ( I) el ice che gl' It aliani hanno pc' 10 1"0.figli un ' affez ione ch e è ign ota ali' a ltre na­zi.o ~l i . .Q ~cllta ossCf.vazione è certa ureute gi u­J1 ZIO lll &5IUl3, perciocchè se gl' It aliani mer i­tane qualche r illlprovl'fO a qu esto ri ...uardo ,s i è di a vere un eccceeivo affetto ~e' lorofigli. III Ycneei e , che è la ci tt à la p iù cor­r otta di t utt a Italia , i padri c le madri ,le eteeeo p ersone pil' dis tinte fanno pas- "

( I ) Gilbcr lo Bl.lr?et , veseovc di Sa l i ~Lu ry Il prt'­ce rtc re del duca d i Clocesrer , lI~cq ue nel 1643 in};dimbur.go. Egli. ua considerato in Inghilterra comeBouu et In Fr anCIa ; ma lo Sccer ese aVl':va meno geniodel francese . men o condona e meno DlOderazi"ne esaviezza.. - ~1ori Burnet nel 1715, lasciando ruelteop ere d. storia l'i (li ccrurov er sia e la tel azi,",.e ùelsuo 'tiaggio uell a Svieeera e nell' Italii l • JI SIIO odiocontro fa chiesa r omana ha disono..aeo la r l"rma e leopere di. lui. ( Nota d el T rad. )

,CAPITOLO U. ~ J

if"p;gi a re sulla p iazza di Sa n Marco lo'l?fig li , estili (la useari , (fa euh aue , da Pih to fl.da pasLO rell e , c ne din-c st rnn o COl1lpw,çt'nza:il eh e il sig. S harp sa , e 11 011 ·,\ Ia l ~(.n u torealascia re (li farne Ct'1I1l0; ma era sua uuen­aioue d i rende re odiosi gl' I taliani. Ed-è conquesta lIl ('d c!i l~a il1 r,CIIZi? l1 e cl..' <'gli ,;].n l i ~cc(li asser ire che m I talia gh 6 1'0 10 1 non 9 1 sonoved uti dUI" volt e ava nti le lo ro lIozze . lllCII·

trecbè nella ste ssa Vt'llI'zia v' ~ l' 11S0 gc nc­r nl urer ne sra bil u o , anche Ira i principal i no­b ili , di differire d i più mes i , e qualche ~"?ltad i u n iut iero a nno UII ma trimonio 8t311111tO,affiucb è i giovani ama nti possano concep ir.camo re r uno prr l' altro . Al' rlll~to poco pr!.m a d t'"1I' a rr ivo dci s ig . S hurp In Ye nezin Ilmanimonio progt'uaw d ella daOl igd t t Bai ba ­r igo e del fi~lio tl cI procuralOl"e Zco , . duedelle p iù co sp icue f.lm iglie (Ii (l'Ie lla rc p u b­b hc a , e rasi r o tto ; h encbè le par li fosse rop romesse gil da più di un cu uc e fO ~9 t'1"O

già farri i p reparativi (Ielle nozzc ; e (luestar ottura 1I 0n ebbe alt ra ca usa se IIllII l' avve r­sione che concepì la d amigella pel giovine ilq uale avev a ce ssato di fasle la corre con lasolita regolar ità gio i naliera. Qllt·!t ~ fatt o ccent' altri eimili avrebbero dovuto meegna real 6ig. Sharp c he i mar itaggi ccn rraeva uel iIIIralìu come nelle altre pani d(~II' Europa : nellanobilt à per fare una splend ida alleanza \ o permir e d' inte resse, e nel p opolo . co me m In ­ghiltcern , per ben accompagnar si.

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Page 26: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

^ ABD-EL-KADEK SBALZA

.^

I CICISBEI

ESTRATTO DAL FASCICOLO DI SETTEMBRE I9IO

Rivista d'Italia

ROMAPIAZZA CAVOUR

Roma — Tipoftrafia dell' Uniotie Kdltrice. via Federico Cesi 45-

Page 27: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEINELLA. VITA E NELIA LETTERATURA DEL SETTECENTO

(NUOVI CONTRIBUTI).

Il Settecento fu in tutta Europa, e in Italia più che altrove,

il secolo della galanteria. Il costume leggero di quella società

incipriata, la quale sulla china dei facili amori e degli spassi

geniali si avvicinava inconscia a quella terribile catastrofe che fu

la Rivoluzione, ci è rivelato, oltre che dalle numerose testimo-

nianze storiche, dalle più varie manifestazioni dell'arte e della

letteratura. La poesia che meglio fiori in quel tempo, e vi trovò

più sicuro favore e più intimo consenso, fu quella erotica: pro-

cedendo dal platonismo non sincero della rinata imitazione pe-

trarchesca, dall'apparente ingenuità del costume pastorale, dalla

prima espressione dell'Arcadia — canzoni e sonetti e madrigali

a centinaia, a migliaia — essa va sdrucciolando per la via galante

e licenziosa bene spesso, che le dischiude con gli altri anacreontici

il Frugoni, e di cui non è proprio una deviazione quella, a capo

della quale sta, maestro di lubricità, l'abate che di casto ebbe

solo il nome. Le scene del costume settecentesco ci sorridono

anche oggi nei vivaci colori delle ceramiche di Sassonia, nelle

pitture di scuola francese, che le stampe incise riprodussero a

migliaia per tutta Europa. Il Watteau col suo capolavoro VEm-barquement pour Cythère ci dava la più idealmente vera figura-

zione del suo secolo, e negli altri suoi quadri erotici egli ne

compiva il ritratto. Il Boucher, mentre dipingeva, nell'età della

Marchesa di Pompadour, l'idillio pastorale, dando alle sue pasto-

relle i tratti gentili e le pose molli delle dame e ai pastori i

lineamenti fini dei cavalieri, dalla mitologia traeva soggetti di

più ardente sensualità; e il Fragonard, spesso licenzioso, denu-

dava la bellezza muliebre, la collocava audacemente in mezzo al

lusso voluttuoso dell'alcova, le offriva gli atteggiamenti più pro-

vocanti. L'amore, di cui quella società parve più d'ogni altra

sentir il fascino sottile e tonace, la tirannia forte e soave, si

Page 28: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI 185

esprimeva simbolicamente in quegl' infiniti Amorini, paffuti bam-

binelli dallo sguardo ridente e leggermente malizioso, che scher-

zano nelle poesie, e sciamano dalla fantasia degli artisti nei

quadri, negli affreschi delle camere, nelle soprapporte, nelle de-

corazioni dei mobili, sui paraventi, sui parafochi, nei ventagli,

nelle incisioni dei libri ; e si ripetono, trasmutandosi in angeli,

negli stucchi delle chiese. La musica, con la dolce armonia delle

sue arie, accompagnava in molle ritmo le tenui favole sentimen-

tali che s'intrecciavano così frequenti in quella società innamo-

rata, essendone attori le giovani dame e gli attillati cici.sbei.

Alla storia, del costume italiano del Settecento, per quel che

riguarda i cicisbei, il miglior contributo fu dato, son già molti

anni, da Achille Neri, i ricercatore diligente di quelle che ai

facili improvvisatori sembrano minuterie erudite, mentre sono,

nel loro complesso, parte integrante della storia, tanto più no-

tevoli, quando illustrino il costume d'un* età tosi importante,

come il secolo dell'Arcadia e della Rivoluzione. Dopo il Neri,

che non volle, e poteva, darci la f^toria compiuta dei cicisbei,

si ebbero altri contributi, più o meno importanti, per opera di

diversi ricercatori; ma in realtà, dopo il Cantù e dopo il Neri.

molto più ricco d'informazioni, e il Malamani che s'occupò par-

ticolarmente di Venezia, non possiam dire che si sian rintrac-

ciate molte testimonianze nuove intorno al cicisbeismo: si sono

invece ripetute senza troppe aggiunte le notizie raccolte dai primi

indagatori. 2

' Achille Neri. / Cicisbei a Genova (in Costumanze e sollazzi, Ge-

nova, 18S8, pag. 117 e segg '. Il nome cicisbeo, d'etimologia incerta, si trova

usato la prima volta da Cesare Caporali 1531-ltiOl), in un'apostrofe citata

dal Neri (pag. 125):

« cicisbei ! Di quanto mal cagione

In ogni etade foste, in ogni loco! >.

(Caporali, liime, Perugia, iTTo, j.ag. UH . Nel Settecento a questo particolar

costume della nostra vita, di cui eran protagonisti i cavalieri serventi o

cicisbei, e le cicisbea, i patiti e le patiti-, le « pariades de pigeons > lome le

diceva l'arguto presidente De Brosses, si diedero i nomi poco armoniosi di

cicisbeato e galanteo.

' C. Canti-, L'ab. Panni e la Lombardia nel secolo passato, Milano, I80J.

pag. 119 e segg.; E. De Mmuhi, Lettere e letterati italiani nel secolo xvin.

Page 29: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

186 I CICISBEI

Eppure la letteratura del secolo xviii oiFre in gran numero

altri documenti intorno ai cicisbei, che nella società d'allora

ebbero un'importanza ed esercitarono un influsso quale noi pos-

siamo appena intravvedere nelle opere che mirarono a satireg-

giarli e a combatterli. Se essi non sono una degenerazione dei

« cavalieri antiqui » , come fu detto, certo li sostituiscono nella

servitù verso la donna ; ed il « galanteo » può dirsi l'istituzione

che succedette alla cavalleria, quand'essa decadde nel traviamento

del Seicento, che anche nelle relazioni tra uomini e donne so-

stituì la smanceria alla cortesia, l'umiliazione servile alla devo-

zione signorilmente dignitosa.

Se la galanteria fu nel 700 propria di quasi tutta 1' Europa,'

il cicisbeismo è costumanza propria dell'Italia: troppi stranieri,

venuti da noi in quel secolo, l'aifermarono, perchè possiamo so-

stenere il contrario. Il cicisbeismo fu pur troppo italiano, seb-

Milano, 1882, pag. 815-21 ; G. Carducci, Storia del (riorno (nelle sue Opere, XIWpag 43 segg i

; V. Malamani, // Settecento a Venezia : I, Satira del costume,

2" ediz., Tt)rino, Roux e G., 1891, pag. 89 segg. ; G. B. Gerini, // cicisheiftmo

ritratto da Paolo Mattia Doria (nel Giornale stor. di letter. italiana, XXXIV,460-3), con alcuni particolari tratti dall'opera del Doria, flettere e ragiona-

menti varii, Perugia, 1741 (voi. II, P. I.' ; C. Zacchetti, // « Ricx^iardetto •»

di N. Forteguerri, P. II, Torino, Paravia, 1899, pag. 33-39. Nessun valore

hii un opuscoletto di C. Ronconi, Il Parini e la società incipriata, Torino,

Scioldo, 1903; scarsa novità, se ne togli alcuni passi curiosi tratti ilalle

Ijettere critiche, giocose e morali del co. Agostino Costantini (Venezia, Bas-

saglia, 1751), contiene un articolo di Antonio Marenduzzo, / cicisbei nel

Settecento inella Rivista d' Italia, agosto 1905, pag. H71 82), che si giova spe-

cialmente dello studio del Neri e di un articoletto di Pompeo Moi.menti,

/ cicisbei a Venezia inella Passegna Nazionale, IH gennaio 1901, pag. 19S-201I.

Mantiene poco le promesse del titolo lo studio di Antonio Fortina, // cici-

stmsmo con riguardo speciale ni <i Giorno» di G. Parini e alla satira con-

temporanea al Parini, Arona, Brusa, 1906. Qualche notizia sui cicisbei dà

anche Adolfo Sassi, // < degno amore » di V. Alfieri (nella Nuox^a Antologia,

1 settembre 19<^»3. Ricordinsi amora Moroni, Minnetti, Roma, Voghera. 1880,

e RoGOERit, // 1<I0 galante, Milano, dalli Oniodei e Guindani, 189(5. Altri

scritti sul nostro argomento saranno ricordati più avanti.

' Cfr. per la sola società francese E. et .1. de Goncourt, IjU f'etnme mi

dir huitième siede, Nouv. édition, Paris, Charpentier, 1882, dov'è un capitolo

sulPamore; e anche l'altra splendida opera degli stessi su Madame de Pom-

padour, Nouv. édition, Paris, Firmin Didot et C.ie, 1888. (guanti soggetti

la vita galante effeminata e amorosa offrisse in quel tempo all'arte francese

può vedere chiunque sfogli un catalogo delle stampe che essa is])irò a cen-

tinaia (cfr. Gustave Bourc^ard, Dessins, gouaches, estampes et tableaux dudi.r- fi nitienw sii'cle, Paris, Damascène Morgand, lH93i: in esse assai spesso

la galanteria sdruc-.cicla nella liiliricità.

Page 30: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

1 CICISBEI 187

bene avesse stretta parentela con la galanteria francese e inglese

e austriaca del secolo xviii: e però schiettamente italiano è il

Giorno del Parini, come schiettamente inglese il Riccio rapito

del Pope, che tanta fortuna di traduzioni ebbe in Italia, sebbene

una indiscutibile affinità d' inspirazione li ravvicini, nonostante

la diversa virtù degl'intenti. 11 cicisbeismo invase tutta la nostra

vita del 700, oltre che sul serio, anche per burla. Ferdinando (ia-

liani, il quale definì l'amore « un punto di mezzo tra l'amicizia e

la libidine », e scrisse, in francese, un dialogo poco notevole sulle

donne, nel 1750 fece un'orazione sui cicisbei, per lodare un giuoco

che in quel secolo si usava il primo d'ogni anno nelle società

« galanti ».i Ecco come ce lo descrive l'editore degli Opuscoli del

Galiani (1825). Si sorteggiavano i cicisbei e le cicisbee, che il

capriccio della sorte, e spesso la malizia di chi dirigeva il giuoco,

obbligava a curiosi appaiamenti. « Si riponevano a tale oggetto

in un'urna egual numero di nomi di persone d'ambo i sessi, che

trovavansi presenti, apponendo ad ogni cartella un analogo mottotalvolta derisorio, e tal'altra atto a seminare amorose discordie; né

siometteva di porre in opra ogni frode per far sì che le coppie

si componessero da persone comunemente conosciute per reci-

proca antipatia. Dovendo quindi per obbligo il cicisbeo danzare

con la dama che gli era toccata in sorte, corteggiarla durante

la serata, e presentarle un qualche donativo, mille intrighi e mille

gelosie vi avevan luogo, soggetti di riso e d'allegria ». Chi abbia

sfogliato le curiose raccolte di giuochi senesi del secolo xvi, ri-

conoscerà con noi che questo giuoco settecentesco del sorteggio

de' cicisbei ha parentela d'invenzione con alcuni di quelli ele-

ganti e vari del nostro squisito Rinascimento.

Il cavalier servente fu proprio di tutta Italia, sebbene nelle

varie città cambiasse un po' aspetto e costume, secondo il di-

verso modo di vita de' vari centri italiani. Teneva il primato

del cicisbeismo Genova, - tra le città italiane ritenuta, a torto

' Ferdinando Gauani, Opuscoli, Napoli, 182 >, 4" 0;^ i^c .lo.

- Per il cicisbeismo a Genova in particolare, vedi Neri, Op. cit., cap. II

e IV. 11 Neri nel cap. II tratta diffusamente della corruzione a Genova nel 5<X),

donde la città Ligur.' ritrasse quella fama non buona che le rimase anchedopo; ma torse le testimonianze, a cui si attiene, di comici e trattatisti del

secolo XVI, sono esagerate: e ad ogni modo gli studiosi del costume sannoche Venezia e Roma, in quel secolo, erano anche più corrotte di Genova.Per il Settecento ricordo che mons. Nicolò Forte.tì;uerri. in Arcadia NidalmoTiseo, lodò le belle dame genovesi in una lunga anacreontica poliiiietra

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j^ggI CICISBEI

o a ragione, la più proclive agli amori, come Venezia era il

centro internazionale degli amori venali. Facciamo un rapido

giro per le principali città d'Italia, alla ricerca dei nostri eroi.

Ci accompagnerà, amabilissima guida, il piccolo presidente Charles

De Brosses (1709-1777ì, che viaggiò l'Italia negli anni 1739-40.

e dei nostri costumi fu osservatore argutissimo e acuto, e te cui

Lettres famiUères non sono ancora state messe a profitto inte-

ramente per ciò che riguarda i cicisbei. Veramente curiose sono

le informazioni che egli ci dà sui cicisbei genovesi: « Que penser

des abbés et des petits-maìtres, cent fois plus agréables et plus

papillons auprès des femmes qu'en FranceV Nous voyons ici une

chose singulière a nos yeux; une femme tete à tète avec un

homme aux spectacles, aux promenades, en chaise. La premiere

fois que l'aliai à la comédie, j'y vis, à ma grande surprise. un

jeune homme et une jeune femme fort jolie entrer ensemble

dans une loge ; ils v écoutèrent un acte ou deux en caquetant

avec assez de vivacité ;après quoi ils se dérobèrent à la vue du

spectacle et des spectateurs, entirant sur eux des rideaux de

taffetas vert qui fermaient le devant de la loge; ce n'est pas

qu'ils voulussent prendre ici leur camp de bataiUe pour rien de

secret, qu'ils ne faisaient peut-ètre pas méme chez eux; aussi

personne que moi ne fut-il choqué de cette aventure. A Paris,

la décence est aussi grande dans les usages que Tindécence 1 est

dans les moeurs. Ici c'est peut-ètre le contraire «.i Quest'ultimo

contronto torna in eerto modo ad onore degl'Italiani, per quanto

il « peut-étre » del piccolo presidente nasconda il veleno del suo

mondano scetticismo. Il cicisbeismo era in fiore anche a Milano,

sebbene il De Brosses ce ne lasci soltanto breve memoria : « Les

femmes ne vont guère avec les femmes ;mais on voit souvent

une femme avec un ou plusiem-s hommes, du nombre desquels

le mari n'est jamais ».-^ Ognun sa che specialmente contro i ci-

cisbei milanesi il Parini avventò gli strali del Giorno, ^ e noi ve-

, nelle Rime degli Arcadi, Roma, De Rossi. 1718, II, pag. 314 e segg. e che il

Frugoni in una canzonetta si trattenne a parlare delle conversazimn degli

abbigliamenti e dei divertimenti delle sue concittadine genovesi (v. C. 1. t ri -

GONI, Poesie, Parma, Bodoni, ITTU. VI. 454 e segg. .

^

. Ch De Bkosses, Lettres familières, Paris, 18-08, 1, pag. Hb. Citiamo

sempre da questa edizione, non avendo avuto agio di vedere l'ultima la o» :

Paris, Perrin, 1904. Per l'aneddoto narrato dal De Brosses. ctr. Parisi, Mat-

tino, V. 877 e segg).

- T>K Brosses, Lettres faviiiH'.res, I, l'>8.

=> Non sarà inutile richiamar i versi del Parini, in cui si accenna ai

Page 32: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI 189

dremo più oltre che già sul finir del Seicento lo spirito timorato

di Carlo Maria Maggi insorgeva contro il costume dei cavalieri

serventi.

A Venezia le cose procedevano anche peggio. Il De Brosses

ci dà una ben strana narrazione del costume delle famiglie pa-

trizie, e del modo con cui esse si assicuravano la discendenza

del sangue attraverso i « magnanimi lombi ». « Dès qu'une fille,

entre nobles, esi: promise, elle met une masque, et personne ne

la voit plus que son futur, ou ceux à qui il le permet, ce qui est

fort rare. En se mariant, elle devient un meublé de communauté

pour tonte la famille, chose assez bien imaginée, puisque cela

supprime l'embarras de la précaution, et que l'on est sur d'avoir

des héritiers du sang. C'est souvent l'apanage du cadet de porter

le nom de mari; mais, outre cela, il est de regie qu'il 3' ait ùn_

amant ; ce serait méme une espèce de déshonneur à une femmesi elle n'avait pas un homme publiquement sur son compte».^

Quest'ultimo doveva esser naturalmente un nobile. Non bastava

adunque il concorso di tutto l'elemento virile della casa ; ma si

richiedeva anche l'amante, o meglio il cicisbeo, quello di cui si

faceva spesso il nome nel contratto nuziale. Del resto il De Brosses,

dopo quelle piccole accuse contro le dame veneziane, mitigava

i sospetti, che la presenza d'un cavalier servente potrebbe far

sorgere, con quest'altra informazione che ha valore per la fonte

da cui gli proveniva: « Il faut cependant rendre justice à la verité;

notre ambassadeur me disait, l'autre jour, qu'il ne connaissait

pas plus d'une cinquantaine de femmes de qualité qui couchassent

avec leurs amants. Le reste est retenu par la dévotion. Les

confesseurs ont traité avec elles, qu'elles s'abstiendraient de l'ar-

ticle essentiel ; moyennant quoi, ils leur font bon marche du reste

tout aussi loin qu'il puisse s'étendre ».

legami stabilitisi fra il « giovin signore » e la sua cicisbea ^ Mattino,

vv. B9ó e segg.):

< Tu volgi intanto

A' versi miei l'orecchio, et odi or quale

Cura al mattin tu debbi aver di lei,

Che spontanea o pregata a te donossi

Per tua Dama quel di lieto che a fida

Carta, non senza testimonj, furo

A vicenda commessi i patti santi,

E le condizion del caro nodo».

' Dk Brosses, I, pag. 175.

- De Brosses, I, pag. 176. Il De Brosses dice che a Venezia, dove il

numero delle cortigiane era il doppio di quelle di Parigi, sulla piazza di

Page 33: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

190 I CICISBEI

Né gl'intrighi veneziani si ordivano solo nei palazzi e nelle gon-

dole, a teatro o nei ridotti ;ma anche nei monasteri. Le monache

veneziane del Settecento non diiFerivan molto da quelle del Cin-

quecento e del Seicento, che tante mormorazioni avevan provocato,

e deliberazioni dei governanti, coi loro liberi costumi. Mentre le

dame facevano grande uso di maschera e bautta, esse invece

rinunziavano ai veli religiosi. Il De Brosses ce le descrive cosi:

« Elles ont une petite coiffure charmante, un habit simple, mais

bien entendu, presque toujours blanc. qui leur découvre les épaules

et la gorge, ni plus ni moins que les habits à la romaine de nos

comédiennes ». 1 Delle monache che rassomigliavano alle donne

di teatro ! E non basta. Questo stesso presidente De Brosses,

reporter della maldicenza e della cronaca galante, in servigio

(sia detto a scusa delle dame italiane d'allora) delle signore

francesi sue amiche, ci parla anche di dissidi sorti fra tre mo-

nasteri veneziani « pour savoir lequel aura Tavantage de donner

une maitresse au nouveau uonce qui vient d'arriver ». Avevano

ben diritto gli abati di corteggiare a loro agio le gentildonne,

e spesso senza conseguenze, quando gli alti prelati variavano

la monotonia della nunziatura con gli amori monastici. Il libero

San Marco v'eran mezzani, » courtiers d'amour », che oftVivano anche donne

di elevata condizione datesi al meretricio (I, 177). Anche il Lalaxde [Voyage

d'un franrois en Italie, I7t>r)-H. Venise [Paris], Desaint, 1769, Vili, 175 esegg.»

parla dei cicisbei veneziani, e dice, d'accordo col De Brosses, e contro lo

Sharp {Letters front Itali/, 1767), che essi eran per lo più di convenienza.

' De Brosses, I, pag. 177. Sulla vita monastica femminile del Settecento

V. r incompleto articolo di E. Rudocaxachi, Le nonnes en Italie dii xiv au xviii

Mède nel Bnllettin italien, V. 1''), a cui sono da aggiungere, tra i contri-

buti più recenti, i curiosi ragguagli offerti da Antonio Pilot in Una capa-

tina in alcuni monasteri veneziani del ,500 {neUa. /divista d'Italia, luglio I910i.

E sulle monache veneziane è soprattutto da vedere P. Molmenti, che stu-

diando nella sua opei-a monumentale La storia di Venezia nella vita privata

dalle origini alla caduta della repubblica (Bergamo, Arti grafiche, lW5-9i,

ha dedicato un capitolo interessantissimo al costume femminile del Sette-

cento (voi. Ili, cap. 12°), in cui illustra assai bene anche la vita e le usanze

mondane delle monache di Venezia (pag. 414 e seggi. Il Molmenti iIII, pa-

gina 418; non crede che il Patriarca di Venezia avesse un'amasia, ciò che

noi invece vediamf) affermato dal De Brosses. L'ambasciatore francese, che

il De Bross"s ci dimostra cosi addentro nella conoscenza dei costumi vene-

ziani, era il FrouUay, di cui giusto in quel tempo furono scandalosi gli

amori con la monaca patrizia Maria Da Riva (cfr. Molmenti, III, 11?'.

Nell'opera del Molmenti sono anche illustrate con belle incisioni le con-

versazioni nei parlatori veneti.

Page 34: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

1 CICISBEI 191

costume dei monasteri veneziani, 'li cui veiremo più oltre la

satira, era già stato osservato da altri viaggiatori, anteriori la

De Brosses. Nel 1664 l'abate Pizzichi, parlando del monastero

delle Benedettine, che accoglieva più di cento suore gentildonne,

aveva detto di esse: «Vestono leggiadrissimamente con abito

bianco come alla francese, il busto di bisso a piegoline ... ; velo

piccolo cinge loro la fronte, sotto la quale {fficj escono i capelli

arricciati e lindamente accomodati: seno mezzo scoperto, e tutto

insieme abito più da ninfe che da monache ». E il barone

Ch. Louis Poellnitz (lOlJ'i-lTTòi, celebre avventuriero, nei suoi

Méinolrex, stampate dal 17.'i4 al 1747 aveva fatto delle monache

veneziane questo ritratto : « L'habillement des Religieuses est

plus galant que modeste: elles portent leurs chevaux tressés,

comrae les fìlles de Strasbourg: leurs jupes sont assez courtes

pourqu'on leur voye la cheville du pied : pour corps de jupes

elles portent des casaques à basques courtes, qui sont trés-avan-

tageuses aux belles tailles : leur gorge est découverte . . . '>.'

A Bologna trioni'ava il genio francese, anche nel salotto del

conte e della contessa Rossi, dove il De Brosses si recò, e tra le

dame che vi convenivano, graziosissime « et beaucoup plus que

coquettes».^ Dame, che riunite in «circoli», mentre facevano

della « causerie » con gli amanti, parlavano quasi tutte francese,

ma conoscevano anche i poeti italiani: inoltre « elles citent Ra-

cine et Molière, chantent le mirliton et la béquille, jurent le diable

et n'y croyent gnère ». E al disopra di tante testine piene di

grilli e di tante parrucche incipriate, l'arcivescovo di Bologna,

il Cardinale Lambertini, il futuro Benedetto XI\'. < bonhommesans facon »

,pieno di spirito, gaio, colto, di ottimi costumi, fa-

ceva sentire la sua arguta conversazione, nella quale si serviva

« de certaines particules explétives peu cardinaliques » : egli fece

al De Brosses « de bien bons contes de fìlles, ou de la coui' de

Rome», e gli chiese delle avventure del Reggente e del sm>

confidente il Cardinale Dubois. ^ L'opera in musica era a Bologna.

" Sull'ai). Pizziilii e sul Pollnitz e su queste loro testimonianze, vedasi

A D'Ancona, L'Ifalia alla fine del secolo xvi. Giornale del viaggio di Micini

de Montaigne in Italia nel J^SO e 15S1, Città di Castello, Lapi, 188i>.

pag. G75 e seg.

" De Brosses, I, 249 e seg.

' Dk Bkossrs, I, 250 e seg. Della nobiltà bolognese, potili anni juinia

del De Brosses, Etienne de Silhouette, di cui riparleremo, scriveva: «elle

s'amuse le plus noblement et le plus utilement» il, 172i.

Page 35: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI

19'^ '^.... P delle pefites-

,,....«...«— «""•""'*,„„.

B,ote' non accenni a -P^^^^Jf\, 'f^ma di nemici delle

f::^ conservavano^^a^aU—^^^^

^^^_^^^-f

^ ^^

t

donne. e d'uom^nx P^-^^^^^;^^^^^. ,,, convenga nsahre ala te

i.vo Quella fama non so, ^e pi^^^^^^i e agh altri che

loio quellaintorno a Brunetto

,.,,ga oscena

stimomanza di UauL^^^^^. ^^^^ ^qO 1 accus

^ r-on lui sotto le tawe ugl'italiani, ed ancne

vanno con lui.^itanto, ma a tutti gì

„^dunavannnu fu lanciata a loro

^i^uori fiorentini bi raauinon lu

Settecento i signoiBrosses vide

co-li stranieri- Jsei ^^.

-i -^yesidentc uè oiuo

leutieri nelle ^^^^^. '^Jj.o di .-ente d.™e^-

q,„v. riccissime ed -«» *^^. „to uonun. sun.uo.amente

tiUant, di d.a,nant,, e

, , ,, e nser-

-txapoU ii De B.osses .evo ^ ^^ ST^ie p.even-

• 4.^ fl'\lessandro viu,, . ^.^ ^i; niemente Xl,

toboni. nipote d Alessa^^^^^i, nipote di^^^u

lière trte d« collège et le plu^-^ ^^ ^^,^^^^ g,, ,pet

Tdedicava ^^jfZS:^^^-^^S^^l. grand dé^rideu^- d^ «le^^ ^P^^

^ 3^

'»'^*"^"';^r a bX^Pr'''^roXerX cannella.. ^--X^Cin^rcento, che

-Ìttri:rrecclesia.icanona—e.^

- De Brossks, 1,-^J-

,ochi cicisbei a Napoli

. De Brosses, H, 22H

Page 36: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI 103

se non uomini; ma in compenso abbondavano le riunioni e le

belle dame: ^ la principessa Borghese, la duchessa di Caserta, la

baronessa Piccolomini, e le signore Petroni, Ricci, Falconieri,

Sampieri, Bolognetti, Patrizi. Nei salotti e nelle conversazioni

v'eran numerose coppie cicisbee, che s' incontravan dovunque,

sempre insieme, e facevano a lor posta « la petite jaserie » finche

non si mettevano a giocare a carte. Il De Brosses, a proposito

della società romana, ci regala alcune riflessioni sul cicisbeismo,

che era stimato « sans consequences », mentre in Italia sarebbe

stata scandalosa la « coquetterie » delle signore francesi dai molti

amanti e corteggiatori. Al De Brosses pareva significativo il fatto

che delle donne eran solo disponibili le brutte, mentre le belle

eran tutte . . . occu])ate: la Ricci, « jolie et mignonne au possible »,

era eternamente accompagnata dal bello don Paolo Borghese

(il De Brosses dice che gli uomini di casa Borghese eran bella

gente, come i De Rohans francesi); l'amabile e gaia Bentivoglio

sempre dal cugino, un marchese Bevilacqua (« on ne les voit

jamais l'un sans rautre»)^; e cosi sappiamo che il Cardinale

Alessandro Albani assisteva madama Grimaldi, la quale fece di-

vorzio dal marito (uu Cozzadini di Bologna), accusato d'incapa-

cità alle funzioni maritali ;^ e pochi anni prima Roma vide

l'abate Lorenzini, custode d'Arcadia, che pure ci vien descritto

poco pulito e sordido nel vestire, fare da cavalier servente alla

bella Valdambrjni. Vero è che i galanti (certe coppie duravan

fedeli anche venti anni) con la loro assiduità divenivano altret-

tanti Arghi, peggio che i mariti. « Cette odieuse race de sigisbés

épouse les femmes dix fois plus que les époux », conclude a

questo proposito il De Brosses, * riferendosi, speriamo, alla sor-

veglianza che il cicisbeo esercitava sulla cicisbea.

11 più frequentato dei salotti romani era quello della princi-

' Sui costumi romani nel Settecento vedi De Brosses, II, 2(Jt) e segg.

Cfr. un articoletto di Pietro Tommasini Mattiucci, Pagine romane: Il Pre-

sidente De Brosses i nella Pivista di Roma, XIV, 2», 25 gennaio 191U). Tra le

dame romane ricordate dal De Brosses una è Marianna Cenci Bolognetti,

amata o almeno ammirata molto da mons. Nicolò Forteguerri. che la lodò

nel Ricciardetto, XXIII, 4H-7. Su questo tardivo atìetto del Forteguerri. e su

due lettere di lui alla dama, v. Guido Zaccagnixi, Un'avventura amorosa

di Niccolò Forteguerri (nel Bullettino storico pistoiese, V, 1908, pag. 99-103).

Sulla società romana vedi anche Lalande, Voi,age cit., V. 142 segg.

- De Brosses. IL 217 segg.

" De Brosses, II, 223 segg.

* Db Brosses, II, 217.

VA — Hivistd d'Itiilìu. anno XIII. voi. II, tasf. Vili (Agosto 1910\

Page 37: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

194 I CICISBEI

pessa Borghese, nata Colonna, che anche soleva ricever gl'intimi

o quelli cui si dava per deferenza lo stesso diritto, nella sua ca-

mera da letto, essendo essa ancora coricata, a discorrer d'intrighi

e di belle donne. ^ Nella sua casa, frequentata da ricchi inglesi,

c'era banco da giuocare, e vi si giocava disperatamente : la prin-

cipessa, sul conto della quale correvano delle maldicenze, accet-

tava la corte dell'ambasciatore veneto, il cav. Marco Foscarini,

fra qualche anno erudito storico della patria letteratura e Doge,

per allora spasimante d'amore, uomo di spirito e giocatore acca-

nito di faraone.

La ricchissima letteratura dei viaggi del Settecento oifre

molte conferme alle osservazioni del De Brosses e nuovi rag-

guagli. Cominciamo dalle informazioni che ci offre l'epistolario

d'una celebre gentildonna inglese, briosa scrittrice e arguta os-

servatrice, della quale torneremo a discorrere. Lady Montagu.

Tornando dall'Oriente essa traversò l'Italia, e scrivendo da Gi-e-

nova ad un'amica (28 agosto 1718) parlava delle signore di quella

città, dicendole belle e abbigliate alla moda francese, e ricono-

sceva la singolarità dei cicisbei, che secondo il suo parere, si

videro primamente a Genova, donde se ne diffuse il costume

per tutta Italia:- né credeva al platonismo delle coppie cici-

sbee. Due anni innanzi, passando da Vienna, aveva dato un

giudizio ben severo dei costumi di quella capitale, ^ dove tutte

* Sull'uso delle donne, di tener conversazione essendo in letto, vedasi

anrhe l'opera cit. dei De Goncourt. La femme an xviii siede, pag. 1.57.

Anche l'inglese Brooke ufr. D'Ancona, Op. cit., pag. 58<ie segg i nel 1794

a Roma fece visita ad una dama che era ancor in letto: seppe da lei che le

signore costumavan dormire senza camicia, e su ciò ebbe con essa una di-

scussione. Su questo particolare del costume passato hanno scritto parecchi :

M. ScHERiLLO {L'uso della camicia nei secoli xiv e \v a proposito di unosimilitudine dantesca, in La Lettura, II, 4, anno 1902), Fkdele RomaniI Noterella sull'uso della camicia nel Medioevo, nella Miscellanea per nozze

Scherillo-Negri, Milano, Hoepli, 1904i e V. Gian (Sull'uso della camicia, nel

Giornale stor. d. letter. italiana, XX.VI, 2.57 seg.).

' Lettres de Miladji Wortlay Montagute \sic) etc, traduites de l'an-

glais etc, Londres (Paris, Duchesne), 17<>4, li, 179-81.

' IMtres cit., I, 60 sgg. Solo in parte contrasta con la testimonianza

della Montagu (e ad ogni modo non esclude che le dame viennesi avessero

in buon numero degli amanti) il Metastasio, che nel 1747 scriveva a Garlo

Broschi il Farinello, allora idolo delle ardenti dame madrilene: «Qui gli

odii e gli amori non tolgono mai il sonno: qui l'anima s'impaccia pochis-

simo degli affari del corjx): la sera siete il favorito, la mattina l'incognito.

Le premure, le agitazioni, le sollecitudini, le piccole guerre, le frH<]iienti

Page 38: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI 195

le dame avevano un amante . . ., anche le vecchie. E i mariti

viennesi gareggiavano con gl'italiani per la mansuetudine: " Ils

ont autant d'attentions pour les amans de leurs femmes, que

pour un commis qui les décharge de la partie la plus emVjar-

rassante de leurs affaires »; e alla loro volta l'anno lo stesso

ufficio presso un'altra dama. <' En un mot. c'est la coutume à

Vienne, que chaque l'emme ait deux maris, l'un qui en port le

nom, l'autre qui en fait les fonctions »; talché chi invitava a una

fesra una dama doveva invitar anche l'amante di lei: tali coppie

eran notissime, e duravano talvolta anche vent'anni, e spesso

l'amante passava una pensione alla dama. Fra i tanti riscontri

che si son cercati ai cicisbei italiani presso le altre nazioni, nes-

.suno, mi pare, è j)iù calzante di questo viennese. '

Ed ecco la testimonianza curiosa di altri viaggiatori: TAr-

chenholz descrive i cicisbei di Genova :^ Etienne de Silhouette

paci, le gratitudini, le vendette, il parlar degli occhi, l'eloquenza del si-

lenzio, in somma tutto ciò che può dar di piacevole o di tormentoso il

commercio delicato delle anime, è paese non conosciuto, se non che come

ridicolo ornamento de' romanzi. E cosa incredibile a qual segno arrivi l'in-

dolenza di queste placidissime ninfe. Io dispererei di trovarvi una sola ca-

pace di trascurare un giuoco di piquet per la perdita o per la morte d'un

carissimo amante; ve ne troverei ben quante mai ne volessi di quelle che

non interromperanno l'insipido lavoro de' lor nodetti fra gli eccessi dell'estro

più imperioso >. Metastasi*), Lettere disperse e inedite a cura di 6. Carducci,

Bologna, Zanichelli, 1883, I, pag. 20B sg.

' Il Neri [Op. cit., pag. 121 sg.j ritiene che il cicisbeo italiano fosse af-

fine al galanteos e al cortejos spagnuolo, all'ami de la maison e a.]Valcoriste.,

per quanto innocuo, di Parigi. L'affinità non può negarsi, ma il cicisbeo

italiano si distingueva per caratteri suoi specialissimi, rilevati chiaramente

da tutti gli stranieri, dei quali uno o due soltanto attermarono le somiglianze

del costume italiano con quello dei loro paesi. A me non occorre trattar

l'intricata questione dell'origine dei cicisbei. Il Muratori citato dal Neri

{Annali, 1707) disse il cicisbeato eredità del dominio francese; ma non si

appose, perchè esso era già nel costume italiano dalla fine del '6<MÌ, come

ci attesterà fra poco il Maggi, di cui non si è rilevato il va'ore a questo

proposito. Il Neri (pag. i;-58 sg.), citando anche da autori del Cinquecento,

dimostra quanto sul costume dei cicisbei inHuissero le idee del secolo "xvi

sull'amor platonico. A nostro avviso si tratta d'un fenomeno che ebbe varie

cause: la galanteria secentesca, il rifiorire dell'amor platonico con le nuove

accademie letterarie e specialmente con r.\rcadia, in cui la galanteria e il

corteggiamento penetrarono con molta fortuna, e gli ultimi resti traviati

della protezione cavalleresca verso la donna.

- Cfr. D'Ancona, Op. cit., pag. "HìS.

Page 39: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

196 1 CICISBEI

uotò poco di speciale a Milano, ' ma a Venezia, con grande ri-

lassatezza di costumi e amore del piacere, donne con « des fa-

(.ons lascive et attraj^antes . . ., ardentes dans leurs amours et

vindicatives » :

"^

il Dupaty nel 1785 lamentava la corruzione di

Genova e la sopravvivenza dei cicisbei, pur osservando che « le

.sygisbé représente à-peu près à Gènes Vami de la maison à Paris >^.^

E dei cicisbei tornano a parlare l'inglese Brooke nel 1794* e

l'abate Co3-er.5

Del Piemonte finora poco o nulla ci hanno discorso gli au-

tori veduti; in realtà lady Montagu nel 1718 a Torino trovò

una Corte molto devota, e osservava che « la galanterie y est

regarde comme un crime irréraissible >.^ E anche più tardi, nel

Voi/aye en Piemont del Breton de la Martiniere e del Brion. ci

si dice che a Torino i costumi eran migliori che altrove e i ci-

cisbei vi eran quasi sconosciuti. ^ Che i costumi torinesi, per

questo riguardo, fossero più lodevoli che in altre città italiane,

oltre questa testimonianza, dimostra anche un curioso aneddoto

narrato dal conte di Blondel, ministro di Francia alla Corte di

Torino sotto Vittorio Amedeo III e Carlo Emanuele IH. Do-

vendo la regina, moglie di Carlo Emanuele III, andare alla fiera

di Alessandria nel 1730, il re elesse sei dame che l'accompa-

gnassero, e poiché ad Alessandria sarebbero convenute anche

dame genovesi, milanesi, fiorentine e d'altre città, nominò alle

sei dame altrettanti cicisbei « pour se conformer à la mode ita-

' Voyage de France, d'Espagne, de Porhtgal et d'Italie par M. ,S'***

(Etienne de Silhouette! du 22 avril 1729 au 6 tevrier 1730, Paris, Merlin, 1770,

I, 83. La nobiltà milanese soleva passeggiare sulla piazza del Duomo: «Les

hommes mettent pied à terre et vont causer avec les Daiiies qui restent

dans leurs carosses .

- Voyage cit., I, Kjo.

' Cfr. D'Ancona, Op. cit., pag. (>11.

* Cfr. D'Ancona, pag. 58<J sg.

" D'Ancona, pag. 591 sg.

" MoNTAGi', Letirea cit., II, 189.

''

Il Voi/age en Piemont fu stampato a Parigi nei primi anni del se-

colo xix {cA'r. D'Ancona, Op. cit., pag. 578 sg.). Contiene un interesuante

capitolo sul cicisbeismo, di cui vede una delle cause più probabili: «Catte

coutume a pour Vjase la manie de l'amour ])latonique et pastoral, que l'en-

thousiasme pour les ouvrages de Pétrarque a introduit en Italie. Tous

les gens d'esprit furent obligés, sous peine de pasaer pour insensibles,

d'ador«T une chaste Laure, mais en tout bien et tout honneur . (Cfr. D'An-

cona, pag. 579).

Page 40: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI 197

Henne", dalla <[uale differiva quella piemontese.' Al Blondel

toccò far da < avalier servente alla contessa Innocenza Cristina

Provana di Frossasco, nata contessa della Trinità. <' ag^e de

18 ans et très-belle». Ma l'ufficio era faticosissimo, attesta il

conte, per quanto bella fosse la dama servita: il cicisbeo doveva

dar la mano alla signora mentre saliva in carrozza, levarle i

guanti, metterglieli, danzare con lei quando essa desiderava e

non aveva altri ballerini, e fare altri simili favori; e poi ricon-

durla a notte avanzata a casa: < et pour tonte récompense de

mes peines — conclude l'arguto cicisbeo improvvisato — elle medonnait sa main à baiser et je retournais chez moi-.-

II costume della Corte e della società torinese non era stato

sempre così severo: a tutti son noti gli amori e gli scandali del

tempo delle due Madame reali e di alcune dame, tra le quali

famosa la Verrua, l'amante di Vittorio Amedeo li.'' Non v'erano

i cicisbei, ma una specie di cavalier servente avevano quasi

tutte le dame e damigelle della seconda Madama reale, Gio-

vanna Battista.* V'era anche in Turino un particolare costume,

che non ha riscontro, ch'io sappia, in altre città. Il Millin

(1759-1818) parlando del castello del Valentino che sorge nel

bellissimo parco sulle rive del Po. dice: < Un donnoit autrefois

dans ce chàteau une fète le jour de S. Valentin, le 14 de fé-

vrier. Chaque dame appeloit le chevalier qui la servoit, son Va-lentin. C'est de la qu'est venu le nom de eette demeiu-e >>.»Ma

la notizia del Millin è poco particolareggiata. Più preciso è

quel che scrisse il p. .J.-B. Labat (1B63-1738), che viaggiò l'Italia

' Il Neri, a cui è nota questa testimonianza, crede che essa provi l'esi-

stenza del cicisbeato a Torino; ma a noi pare che dimostri invece il con-

trario, e che dia ragione all'affermazione che abbiamo trovato nelle Leftres

della Montagu. Cfr. Neri, Op. cif., pag. IS'd sg , in nota.

* 11 documento fu edito da Vincenzo Promis nella Miscellanea di .storia

italiana della li. Deputazione di .storia patria, voi. XIll. Torino. ISTI, pa-

gina 522 sg.

* Gaudenzio Cl.\|{etta. La corte e la società torinese dalla metà del

secolo XVII al principio del XVIII (nella Rassegna Nazionale, voi. LXXIIIe LXXIV, 18!J3i: la lunga, interessante monogra6a è fondata sulle memoriedi N. de Grandchamp [La (/ueì'ro d'Italie, memoires dii coìnte..., Colo-

nia, 1710).

* Claketta, La corte e la socittà torinese, ecc., pag. 66 delTestratto.

" Millin Aihin Louis (17.5W-1818), Voi/age en Piémont, à Xice et à Gènes.

Paris, Wassermann, 1816, I, H40. (Cito dal D'Ancona, Op. cit., pag. 642).

Vedi anche D'Ancona, pag. ^ìi^(ì sg.

Page 41: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

198 I CICISBEI

al principio del "700, sebbene egli riferisca in generale all'Italia

il costume dei « valentini », clie ritengo vedesse solo a Torino:

« Je n'ai janiais pù scavoir assez au juste la raison de ceb

usage, mais il est établi il y a bien des années. Les lilles choi-

sissent des gareons, qu'elles envoyent avertir qu'elles les ont

pris pour leurs Valentins. Les gareons y répondent d'abord par

un bouquet, qu'ils envoyent à leurs Valentines et les mariages

suivent assez souvent ces petites unions dont personne n'est

scandalisé, parce qu'elles sont innocentes. et que les titres de

Valentin et Valentine ne dispensent pas les parens de veiller

à l'ordinaire sur la conduite de celles dont ils sont chargéz.

()n se fait de présens pendant le cours de l'année, on se visite,

on se trouve, aux assemblées et aux promenades: et lannée

finie sans engagement, on songe a faire de nouveaux Valentins

et de nouvelles Valentines. car il est juste qu'ou recommence

un nouveau bail. Les religieux mémes ne sont pas dispensez

d'étre choisis pour Valentins, et comme tout se passe dans cette

petite union selon toutes le régles de la bienséance la plus se-

vere, on n"3' trouve point à redire ». ' Anche più interessante è

una testimonianza fatta conoscere più recentemente, che fa ri-

salire il costume dei « valentini » alla seconda metà del secolo xvii.

Nel Ceremoniale ancor inedito del conte 8caravello, maestro di

cerimonie della Corte piemontese, alla data 14 febbraio 1677.

si legge: <> ^Madama Reale ha comandato che si rinnovasse la

funzione di fare li « Valentini » alle dame; sì che, la sera, nel

(gabinetto di M. R., ov'era S. A. R., la Ser.'"* Principessa e

Ser.*"' prencipi con tutte le dame e cavalieri della Corte, se ne

fece l'estrazione nelFinfrascritta forma: fu fatta una lista di

tutte le dame d'honore e figlie d'honore della Corte, e fatti

altrettanti pollicini {polizze) col nome dei cavalieri, e messi

in un vaso d'argento dorato, qual tenevo io come mastro delle

cerimonie, e m.'' De l'Echeraine, 1° secretano di G-abinetto di

S. A. R., leggeva ad alta voce i descritti nella detta lista, co-

minciando da M. R., Ser.""* principessa e tutte le altre dame e

figlie d'honore, senza distintione di precedenza;quali conforme

erano nominate, si presentavano avanti Madama Reale, e tira-

vano a sorte uno de' pollicini, e subito aperto si nominava il

cavaliere flescritto, qual doveva restar <' Valentino » della damachn l'avf-va estratto, alla quale detto cavaliere doveva far qualche

' Il passo è riterito dal D'Ancona, pag. i>41 sj;g.

Page 42: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI 199

regalo di fiori e nastri '>.i A Maria Giovanna Battista di Sa-

voja-Némoiirs spetta adunque il merito d'aver ripristinato questa

istituzione di galanteria: a noi non è dato spiegarci l'origine

(li essa, sebbene vi si possa veder la derivazione di una consi-

mile usanza dalla Corte di Francia. Nei Vaìentini è qualche

somiglianza indiscutibile coi cavalieri serventi del secolo suc-

cessivo: ma noi non riteniamo che questi abbiano avuto origine

da quelli, come ad altri è sembrato, e perchè i Valentiui servi-

vano anche le fanciulle, e non solo le maritate, e perchè essi

sopravvissero, come le testimonianze vedute ci dicono, al trion-

fare dei cicisbei. I quali nella seconda metà del secolo xviii non

eran più a Torino una rarità, come abbiam veduto nel 1730: il

Millin riteneva perciò erronea l'opinione che il cicisbeismo fosse

nato a Genova, mentre per lui cominciava appunto a Torino,

e offriva i più perfetti tipi di cavalieri serventi a Venezia e in

Toscana; 2 nel 1795 lo storico Gibbon, parlando delle conversa-

zioni torinesi, affermava che « ogni dama bada solo al proprio

cicisbeo, e un povero inglese che non sappia parlare piemontese

e non conosca il giuoco dei tarocchi rimane nel suo cantuccio

senza un cane che gli rivolga la parola »; e nel medesimo anno

il marchese Enrico Costa osservava: « Non mai fu veduta simile

fiera di cicisbei; le dame che ne sono già provviste e vogliono

assicurarsene uno per sempre, accordano mezze pensioni e no-

minano coadiutori con futura successione».'^

A compiere la geografia italiana dei cicisbei manca ancora

la Sicilia. In essa, come già diceva di Napoli il De Brosses,

le donne non eran cosi libere come nel continente. Questo ci

' 11 brano è riferito in ano ftei curiosi articoli su Torino e i Torine.'<i

che av All)erto Virigli© i è venuto pubblicando sulla quotidiana Gazzetta

del Popolo di Torino numero del IT novembre 19o5: Esposizioni del pas-

sato . Il nume di Vaìentini, che il Viriglio non sa donde provenisse, deri-

vava probabilmente dal giorno in cui si taceva quella festa, che era annuale,

il 14 febbraio, giorno di S. Valentino. Se poi il castello, che era stato rie-

dificato dalla prima Madama Reale, Cristina di Francia sorella di Luigi XIII,

prendesse il nome dalla festa dei valentiui. come asserisce il Mallin, non

saprei affermare. (Questa costumanza dei patentini ricorda il giuoco di società

fattoci conoscere da Ferdinando Galiani.

Ctr. D'Ancona, (tp. cit., pag. GtU.

' Costa de Beaurrgard C. A., Un homme d'autì-efois, Paris, Plon. 1891.

pag. 271 sg., e per la testimonianza del Gibbon, pag. 272. Abbiamo citato

da una versione di questo libro ^Uii uojuo d'altri tempi. Torino, tip. Arti-

gianelli, 1.S79. pag. 208 sgg. 1.

Page 43: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

200 I CICISBEI

attesta il viaggiatore inglese Brydone. il quale \'isitò la Sicilia

nel 1770. e lodava il costume, seguito in molte famiglie, di educar

le fanciulle presso la madre, anziché nei conventi. La galan-

teria, sempre secondo lo stesso autore, era però simile a quella

del resto d'Italia : i cicisbei erano abbastanza numerosi, ma non

quanto nelle altre regioni italiane, i

II.

La galanteria della vita privata non poteva non riflettersi

nella letteratura. Nella prima metà del secolo xviii sono quasi

unicamente i religiosi e i moralisti, che scrivono trattati pieni

d'ammaestramenti morali, accumulando autorità sacre per di-

mo-strare il pericolo delle troppo assidue e libere conversazioni

che il secolo consentiva tra individui dei due sessi. Ma a poco

valero i loro sermoni, che la società non solo accettava, mafavoriva le coppie cicisbee, e il cicisbeismo divenne uua squi-

sitezza caratteristica del ceto aritocratico dapprima, poi delle

classi meno elevate, e col tempo di tutte, eccettuata la plebea.

La poesia si compiacque d'ispirarsi alla gaia costumanza e con

fervido sentimento erotico espresse lo spirito galante e delica-

tamente corrottp di quel mondo di spigliate e capricciose da-

mine, di effeminati cavalieri serventi: molte delle Dori e delle

Filli, che s'atteggiano a ingenue pastorelle nelle anacreontiche

della prima metà del Settecento e nelle canzonette e nei sonetti

arcadici, sono appunto graziose cicisbee, per le quali l'amore e

il corteggiamento costituiscono una bella creanza. Fra le troppe

liriche del Frugoni, che servì tante vivaci e garbate signore,

sarebbe agevole fare una raccolta di poe.sie da cicisbei: la li-

bertà che spesso confina con l'indecenza, la malvelata sensualità

di esse sono proprie, è vero, di quello sboccato epicureo che fu

Cornante; ma egli è uno dei più caratteristici uomini del suo

secolo spensierato e amante del piacere. ^

' Sul Brydone cfr. D'Ancona, Op. cj7., pag. 582 sg. E sul costume sici-

liano in {genere e pel nostro tema v. Isidoro La Limia, I.a Sicilia di nn

secolo addietro secondo i viaggiatori stranieri (nella Nvova Antologia, aprile

1H7*)).

* Per questo aspetto delle poesie del Frugoni mi si conceda di riman-

dare a quel che ne ho scritto nel mio volume in corso di pubblicazione su

/m lirica italiana dall'Arcadia ai tempi moderni, pag. 21»} sgg. (nella iSYor/a

dei generi letterari italiani edita dalla casa Francesco Vallardi di Milano .

Page 44: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI 201

Anohe ali infuori della lirica eroti< a del l-'rugoni e dei suoi

imitatori, la vita di quel secolo, e il libero costume ci sono rap-

presentati in altre forme e maniere di- poesia, senza intenzione

alcuna di ridicolo e di censura. Kfco un altro uomo del 'TOJ,

diverso in gran parte dal Frugoni, l'Algarotti, Ahjarottuliis

nosfer, come gli amici bolognesi lo chiamavano, il compagnod'avventure del grande Federico di Prussia, che ad un'amica

discreta, a Lesbia, in un'epistola in versi, parla d'un suo amore

giovanile, troncato bruscamente e poi ridesto, quando purtroppo

l'amata era già sposa d'altri. Purtroppo? Chi sa? Certo non

mancavano speranze al eonte veneziano:

I dolci sdej^ni, e le più dolci paci,

II parlare, e il tacer già d'una volta

Si risvegliare al cuor; ne centra lei

Fresca immago di Londra o di Parigi.

Né valse lunga ussenzia. o mille leghe.

Nel letto il mezzogiorno, e il cioccolatte

In leggiadro atto assisa ella attendea

D'un gentil zamberlucco il seno involta

Che un sol ago tenea dinanzi chiuso.

Languidamente ella girava gli occhi

De' notturni piacer segnati ancora.

Che troppo mi diceano: altri è felice.

Il mio sguardo vagava or sul confuso

Crin dalle Grazie, or sulle due pozzette.

Or sul vario disordine del letto.

Che Imeneo, non Amor turbato avea...'

È la solita contesa tra Amore e Imeneo, così opportuna —qualunque sia il giudizio che altri ne reca — nel (Giorno del

Parini, di cui costituisce l'invenzione intorno a cui s'aggira

tutta la varia favola del poema, in quanto mira a rappresentarci,

con l'ornamento dei vivaci colori mitologici graditi a quel se-

colo, come sorgesse l'uso del cavaliere servente, spesso tanto

caro al cuore della dama gentile, quanto tollerato era il marito,

che si rifaceva a sua volta nel nido altrui. E questa sposina,

descrittaci dall' Algarotti, è certo una cicisbea in formazione,

essa che riceve l'innamorato della prima gioventù in camera,

essendo ancora in letto (come faceva in Roma la principessa

Borghese con la folla de' suoi ammiratori e conoscenti), e non

teme che l'antica fiamma si ridesti, a provar se i baci d'amore

' Algarotti F., Epistole in verni, Venezia. Novelli. lT»>o. pag. tìT sg.

Page 45: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

202 I CICISBEI

sian più dolci di quelli d'Imeneo. Anche Durante Duranti, uno

dei molti imitatori che s'ebbe subito il Parini, in un episodio

del suo poemetto L'Uso, parlò di parecchi vagheggini, o «Nar-

cisi » come li dice, novelli Proci che vanno a far visita ad una

dama che è ancora in letto:

Ognuno a gara

S'accosta ardito, e chi vicin s'asside,

Chi l'una man le stringe, e chi dell'altra

O delle molli ritondette braccia

Sugge i candidi avori; e chi sdraiarsi

Gode persin sullo scomposto letto...

L' USO permetteva libertà di gusto assai discutibile, come

ognun vede. Che se la dama è levata e attende alla sua toe-

letta, non mancherà qualche innamorato, poeta o no, che l'aiuti

nel delicato lavoro. Il barone Antonio Caraccio di Nardo, in

Arcadia Lacone Croraizio, celebratore di Cristina di Svezia, in

una canzone ci si ritrae tutto intento a pettinar la sua Dorinda,

adattandole sui capelli nastri e legami, e tessendo nodi e anella:

vero è che non dimenticherà di paragonarsi classicamente ad

Ercole debellato da (.)nfale. i

Ad un'altra costumanza del Settecento, ai lunghi viaggi nelle

pesanti e monumentali diligenze, si riferiscono alcuni altri cu-

riosi poemetti. Eccone intanto uno del medico Lodovico Bian-

coni (1 717-1 7B1), intitolato Viaggio d'Amore e Dori a Roma,

pubblicato la prima volta, credo, nel 1766.- Che questi viaggi

avevano pure la loro poesia, e non eran niente aifatto spiace-

voli se venivano intrapresi per tener compagnia ad una gentile

signora: a tutti è noto che uno appunto di questi viaggi favorì,

mezzo secolo dopo quello descrittoci dal Bianconi, e il divam-

pare dell'amore di Lord Byron e della Guiccioli. Ma torniamo

al medico settecentista. La Dori, che egli ci presenta, è una

dama veronese a cui egli è compagno di viaggio fino a Roma.I versi del Bianconi non sono brutti, anzi s'atteggiano alla ner-

vosa e succosa precisione degli sciolti pariniani, di cui da pochi

anni l'Italia aveva sentito il sapore, soave })er gli uni, agro per

' Nelle Rime deijli Arcadi, \ul. IV, paj;-. 15:5 sgg.

- Viaggio di Amore o Dori a Uoma, Venezia, Sansoni, iTdtJ. Senza nomed'autore. Troviamo poi questo poemetto nel Parnaso italiano dello Zatta,

Venezia, voi. •")1, pag. l'M sgg.

Page 46: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI 203

gli altri. Il nostro verseggiatore e medico va a destar Dori per

la partenza:

Dalle t'elici sue notturne piume

Il giovin fianco e il rilevato seno

A che più tardi a trar. leggiadra Dori?

Tu dormi ancor tranquilla e non t'accorgi.

Che alta rosseggia in Oriente e splende,

Quasi rinfacci a te le tue dimore.

La rugiadosa moglie di Titone.

La carrozza è già pronta ad aspettarla:

Odi il cocchier, che a le tue soglie assorda

Col rauco corno, e col flagel nodoso

I sonnacchiosi abitator vicini.

E intanto i destrier fervidi inquieti

Battendo van col pie ferrato il suolo.

Il nostro autore entra liberamente nella camera della pigra

signora, che sta giusto allora svegliandosi; ed ecco anche la

vigile cameriera. E una scenetta che merita d'essere letta nei

versi del Bianconi, di schietto stile settecentesco:

Ah Lisetta gentile, entra: te pure

B-iveggio volentier; depon sul letto

I bianchi lini profumati e molli,

Ch'entro fragrante e gallico canestro

Vigile ancella a la tua donna apporti,

E in segno d'amistà dammi la destra.

Calza a Dori il bel pie, rivesti il fianco,

E mentre che a l'argenteo, e mattutino

Desco d'Amor ministra le alimenti

Col pingue nardo, con la bianca polve

II lungo ondoso crin iisciolto e sparso,

E in viril treccia lo componi e annodi.

Io qui mi assido. ..

Bevi, o Dori, frattanto, e al caldo latte

Mesci la fervid'onda, che al tuo lato

Sopra l'inglese e bel tripode bolle

Con l'odorosa foglia giapponese,

Grato conforto al cor. grato a la bocca,

E una tazza a me pur ne porgi ...

Non ci meravigliamo che il nostro medico poeta assista al

levarsi della gentile Dori, di cui ci si rivela invaghito: eran

costumanze che il secolo gradiva. Ormai i nostri due eroi sono

Page 47: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

204 I CICISBEI

in viaggio: un viaggio turbato dalla polvere che le ruote pesanti

sollevano ; e la signora è costretta a difendersi da essa, per con-

siglio anche del suo compagno :

Ma, oh Dio, che fai? Col bianco lin deh copri,

Copri quella venusta e corallina

Bocca gentile, acciocch'essa non beva

Questa che innalzan le ferventi ruote

Nube di polve da l'adusta strada:

Se tu noi sai, quella tua bocca, o Dori,

A tutt'altro, che a polve amor destina.

Né qui si fermano le attenzioni del compagno di Dori. Egli,

appena il sole appare e penetra nella carrozza, così dice alla

bella viaggiatrice:

Lascia ch'io chiuda col sottile e verde

Serico velo, al destro lato il cocchio,

Perchè non entri de l'adulto sole

Il ca,ldo raggio ad imbrunirti il volto.

Giunti sull'Appennino, i due viaggiatori si fermano ad un

albergo, e si ristorano : la dama si fa dar la cioccolata, e sor-

bendola

Tinge di brun le la])bra di corallo.

Noi auguriamo loro il buon viaggio.

Al Bianconi possiamo unire l'abate Clemente Bondi, che ci

dà una Descrizione d'un breve viaggio da l'adova a Milano.^ Egli

si mette in viaggio in cocchio con Nice, e le fa da cicerone :

questo era tra gli uffici dei cicisbei uno dei meno sgraditi, quando

la compagna era leggiadra e briosa. Il Bondi ci offre con minu-

ziosa compiacenza la descrizione dell'abbigliamento da viaggio

di Nice :

E pria succinta Amazzone l'usata

Vestì semi virile, orlata intorno

D'un aureo giro, al rilevato fianco

Stringi adattando e agli omeri gentili,

Che il sen chiuda affibbiata: e come è l'uso.

Al liscio eburneo collo avvolgi intorno

Della gallica benda il lungo ingombro,

' B()Ni>i, Poesie, Vienna, 1H08, II, pag 254 e segg. D'un altro viaggio da

Padova a Ferrara, ma non più con una dama, tratta un' altra poesia ilei

Bondi, intitolata II sogno, pag. 276 e segg.

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I CICISBEI 205

Né l'indica sottil pieghevol canna

Non obliar, dell'oziosa manoLieve trastullo; e il Vjiondo crin sul dorso

Negletto ad arte in lunga treccia copri

Dell'anglico cappel, cui l'ala estesa

Serico fil circonda, e d'augel raro

Oman le fosclie tremolanti piume.

Di questa forma di poesia parrebbe talvolta aver voluto far la

parodia il Parini nella sua satira poderosa, sebbene anch'egli,

figlio del secolo, sapesse a suo tempo esser galante con le belle

signore; ma lo stesso Bondi, messosi sulle orme del grande poeta

brianzuolo, non fu degli ultimi tra quelli che volsero la loro Musaa ritrarre i difetti della loro età per correggerli. Nel poemetto

La Moda egli si ride della schiavitù a cui la società si sottopone

per seguire i capricci della volubile dea, e ci trattiene nella de-

scrizione (iella toeletta a cui le dame dedicano tanta parte della,

loro giornata.! Nell'altro poemetto La Felicità, paragonando il

costume dell'età aurea a quello del suo tempo, dice che ben di-

versi erano allora i giovani:

Che non del tardo di spendevan l'ore

Inanellando il crin, pingendo il viso;

Jsè fra l'occulto amante, e quel di onore

Ai varj ufficj era il mattin diviso.

Con libero candor era ogni core

A un solo aifetto, a un volto sol deciso.

E il gentil sesso, che fra noi si onora.

Non si serviva, ma si amava allora. -

Di quella società mondana del Settecento, il Bondi che la

frequentò e conobbe ci descrive il costume e i trastulli, e i mezzi

con cui essa va alla ricerca della felicità: il giuoco, i passeggi,

i convegni nei giardini fiorenti. Citiamo alcuni versi, in cui

par di leggere la spiegazione di una delle scene campestri del

Watteau :

Molti su le fiorite ei'be novelle

Traggono all'ombra le piacevoli ore.

Di ninfe al fianco lusinghiere e belle.

Di reciproca fiamma accesi il core. *

' BoNoi, Poesie, Padova, Penada, 1778. I. pag. 1S6 e 198 e segg.'^ Bondi, Poesie, Vienna, 1808, I, pag. 123.

* Bondi, Poe.s?>, Padova, Penada. 1778, 1, pag. 172. Sui poemetti del Bondi.

cfr. anche G. Agnelli, Precursori e imitatori del 'Giorno^ di G. Porini.

Bologna, Zanichelli, 1888. pag. 68 e segg.

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206 I CICISBEI

Più. varia e riuscita è la caricatura contenuta nel poemetto

La Conversazione^ in cui il Bondi ci descrive argutamente tutti

i tipi che più frequenti si trovavano in quelle riunioni, ove di

preferenza facevano la loro apparizione le coppie cicisbee.

Con questi poemetti del Bondi abbiam fatto una digressione

nel campo della satira, che ci riserbiamo di percorrere più oltre.

Torniamo quindi alla letteratura che s'inspirò seriamente al co-

stume galante del secolo xviii. Ognun sa la passione che le dame

d'allora ebbero per i cagnolini : non v'è in quel tempo poeta in

voga, il quale non abbia una poesia per qualche cagnolina, o

« vergine cuccia ». Il famoso episodio pariniano pose un freno

a tutta quella poesia canina a cui il Frugoni contribuì larga-

mente, a cui l'abate Casti diede il suo epicedio ben noto. Ma le

sensibili signore non amavan meno i canarini, e non mancò chi,

in un poemetto didascalico, naturalmente in isciolti, cantasse di

proposito :

Quell'augellin da i si soavi carmi

E dalle verdi e candidette piume.

Fu uno di quei veronesi, che nel Settecento ebbero la spe-

cialità della poesia didascalica, il conte Ignazio da Persico, e

l'opera sua ebbe, con due edizioni, le lodi di parecchi benevoli,

tra' quali Giulio Cesare Becelli. i

Fiori e cagnolini porsero al Bettinelli l'occasione di scrivere

un supposto carteggio tra due amiche, le quali concludono la

loro conversazione epistolare in modo poco lusinghiero per i

cavalieri serventi, esaltando e fiori e cani al disopra degli uomini:

tanto le avevan seccate i cicisbei! L'operetta del Bettinelli girò

anonima, pubblicata per nozze, ed ha una blanda intonazione

satirica. -

' / canarini, V-erona, Tumermani, 1728. Un'altra edizione con note fu

fatta a Torino, Stamperia reale, 1765, e ad essa va unita l'anacreontica del

Frugoni sul canarino di Crinatea: / più bei numeri Casfalia Dea, ecc. (pa-

gina XLV e segg.i

" / fiori, e i cagnolini: carteggio tra due amiche dedicato agli illustri, e

nobilissimi signori conte D. Gius. Schinchinelli, e contessa Donna Maria

Borromeo in occasione delle loro faustissime nozze, Cremona, Manini, 1793.

Che l'autore sia il Bettinelli è affermato nella liihlioteca oltremontana ili

Torino, 17HH, voi. I, pag. 251-1)0. Sui cani, delizia delle dame nel sec. xviii

e piima e dopo, vedi Marchksi G. B., op. cit. più oltre, pag. 317 segg e 3t)2

segg., a proposito delle satiriche Avvent^ire di Lillo cagnuolo fìolognese (Ve-

nezia, Zatta, 1760'.

L

Page 50: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI 207

Ma ben seriamente il conte Antonio Cerati trattò dei giuochi

di società e di fortuna: biribisso, tric-trac, tressette, scacchi, ecc. ^

Il Settecento era il secolo dei più arrabbiati giuocatori. La du-

chessa di Modena, Carlotta Aglae d'Orléans, che era venuta in

Italia preceduta dalla fama non bella de' suoi amori <ol duca di

Richelieu, poteva vantarsi di avervi importati, nella prima metà del

secolo, i giuochi d'azzardo, dei quali era tanto appassionata che

faceva della notte giorno : giuocava a « biribi » tutta la notte,

cessava alle 6 del mattino, si coricava alle 8 per levansi alle

5 pomeridiane."'^ Sale da giuoco abbiam già veduto a Roma presso

la principessa Borghese : giocatrici impenitenti erano non poch^^

delle belle signore parmigiane cantate dal Frugoni, e tra esse

la spiritosa e leggiadra marchesa Anna Malaspina. Non a vuoto

flunque colpiva il Parini quando in più episodi del Giorno^ e

specialmente in quello dell'invenzione del tric-trac^ denunziava

il vizio del giuoco come uno dei più gravi della società del suo

tempo. ^

Non pare che dai cicisbei traessero materia abbondante i ro

manzi del Settecento, tra i quali basterà citare i V'iagyi di Enrico

Wanton del veneziano Zaccaria Sceriman (Venezia, 1749).* Invece

a mettere in caricatura e ad esporre al ridicolo i cavalieri ser-

venti contribuì certo con efficacia il teatro comico, del quale ci

sarebbe materia da far un lungo discorso ; ma a noi basterà ac-

* Jj'isola del giuoco, in Cerati. (JpuscoU, Parma, 1797, pag. '2ti e segg.

- Ct'r. Dr Brosses, Lettres famìlières, Paris, 1858, I, pag. 45H e segg^ Sui vari giuochi del 700 non sarebbe difficile trovar una letteratui-a

poetica abbastanza ricca Al Parini e al Cerati aggiungiamo il Bettinelli,

che scrisse un poemetto sul Giuoco delle carte e il Bondi, che descrisse il

Biribisso nel poemetto La Felicità (e. II). Cfr. le sue Poesie, Vienna, 1808,

I, 160 e seg. Dal Molmenti (La storia di Venezia nella vita prirafa. ecc.,

ni, 242, n. Il tolgo la seguente indicazione bibliografica: «Il trionfo del

tresette poema in versi sciolti di un patrizio veneto [Lodovico Morelli], Ve-

nezia, Zatta, 1756»; e ad essa aggiungo quest'altra: « // Faraone. Poemetto

giocoso. In Modena mdccl.\xix. Presso la società tipografica». Il Faraone è

un breve poemetto ipagg. 12) in distici ottonari di valore assai scarso. Sui

ridotti e sul giuoco a Venezia nel Settecento, vedi Molmenti, op. cit., III.

241 e seg. Il Parini, è noto, espose argutamente l'invenzione del tric-trac

nel Mezzogiorno^ vv 1112 e segg. Su d'uno sconcio equivoco si svolge la

poesia veneziana Una partia a la bassèta (vedila in Malamani, op. cit.. II.

pag. 191 e segg).

* Cfr. G. B. Marchesi, Studi e ricerche intorno ai nostri romanzi e m-manzieri del Settecento, Bergamo, Istituto italiano d'arti grafiche, UXDi,

pag. 229 segg. e pagg. 2H2 specialmente.

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208 I CICISBEI

cennare quanto ci giovi a colorir meglio il quadro che stiamo

rapidamente delineando. Tra le commedie del Fagiuoli troviamo

// cibisheo sconsolato, che nel 1732 si rappresentava a Vienna ;i

l'Albergati dei cicisbei rise in più commedie, specialmente nei

Pregiudizi del falso onore, e nelle due che s' intitolano il Saggio

amico.^ In questa serie van messe anche talune del Chiari, La con-

cersazione e La galanteria, e quella più aspra e forte di tutte,

opera dell'Alfieri. // divorzio ^. Delle commedie del Goldoni, la

parte che riguarda i cicisbei è stata di recente studiata in modolodevole: ^ le commedie dell'avvocato veneziano, che per questo

rispetto c'interessano, non son poche, ^ e in -esse l'autore non ha

voluto esser mai aspro, come forse avrebbe dovuto. I mariti che

egli ci ritrae sono di solito deboli, o trascurati, o svogliati, o

servono un'altra dama, e rarissimi sono i gelosi ; i cicisbei sono

gli esseri più innocui di questo mondo, nella rappresentazione che

ce ne dà il Goldoni; le dame poi armonizzano coi mariti e coi

cicisbei: svogliate coi primi, fatue coi secondi, e della infedeltà

vera o apparente dei mariti rarissimamente gelose.

Anche l'opera in musica fece posto, com'era dovere, ai cicisbei,

per esporli allo scherno e al dileggio : nella sola Bologna, per

non ricercar di altri luoghi, nel 1747 si recitavano / tre cici'ibe?

con musica di Natale Resta; nel 1749 La rirfuosa corteggiata

da tre cicisbei ridicoli, un dramma giocoso di Carlo Antonio

Vasini musicato da Matteo Buini ; nel 1759 La conversazione,

musica di Giuseppe Scolari; nel 1761 / tre amanti ridicoli, opera

(Ji Baldassarre Galuppi, e nel 1764 // cicisbeo burlato, messo in

musica da Tommaso Porta.^

' Così scriveva il Metastasio alla sua Romaniiia (Mktasi'Asio. Opere

postume date alla luce dall'ab. conte D'Ayala, Vienna, Alberti, 175*5, 1, 146).

Questa commedia ha anche il titolo Ciò che pare non è.

Vedi E. Masi, Francesco Albergati^ Bologna, Zanichelli, 1H78, cap VII.

" Su <|uesta commedia dell'Alfieri, vedi F. Novati, Studi critici e let-

terari, Torino, Loescher, 18Hi>, pag. 78 segg. Non ho creduto necessario fer-

iiianui sulla nota satira alhsriana, intitolata II cavalier servente rcteraiio,

di cui tutti sanno le vigorose terzine.

* Maria Mp:ri.ato, Mariti e cavalier sermnti nelle commedie del (•O/doni,

Firenze, Carnesecchi, 1906. Dei cicisbei in particolare, pag. ;{1 e segg.' Sono H cavaliere e la dama (che avrebbe d(jvuto aver il titolo: / cici-

sbei), Im donna prudente, Ixt famiglia dell'antiquario, IjC femmiui' j)iin/i-

gliosf. Il festino, ecc.

'• Vedi Corrado Ri(( i, / fcatridi Bologna, Bologna, Monti, 1888, pag. 46;{,

461, 475, 478, 484. Non so se l'ultimo melodramma sia una cosa sola con

// cicisbeo burlati), dramma giocoso per musica di Angelo Anelli, musica di

Page 52: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI 209

Nemmeno in quella feconda e curiosa letteratura degli alma-

nacchi, che da noi ha tradizioni molto lontane, nei l'ronoxfici

del Rinascimento (famosi quelli di Pietro Aretino), e che era

molto in voga sul finire del '700 e nei primi dell'HOO, non man-cano allusioni al cicisbeato.

Ne ha dato un saggio curioso il Neri,* e tra i molti ch'egli

fece conoscere, alcuni sono satirici h galanti, come II gran parco

di Londra (1794) e // giardino d'Armida (1795). Nel secondo dei

quali si mettono in caricatura quelle pseudoletterate che allora

avevano ammiratori e di cui diremo, le dame di spirito e i loro

cavalieri serventi, che non erano spariti del tutto, sebbene fos-

sero scemati di numero : le « seducenti Armide » e i molti Rinaldi,

« che a somiglianza di quello dell'immortale poeta, si perdono

nell'ozio e negli amori ».'^ Altri calendari passavano in rassegna

il costume in genere, come // mondo alla moda ossia galanterie

di ultimo gusto; ed altri eran bene indiscreti, poiché, come quello

intitolato La toletta del bel senso, dei principi del secolo xix,

parlavano della toeletta delle dame, e non solo di quella palese

che esse facevano spesso avanti al cicisbeo e ai loro ammiratori,

ma anche di quella intima, cui è sperabile non assistesse nem-

meno il cavalier servente.' Affini agli almanacchi erano le Pre-

dizioni, che si pubblicaron certo in buon numero : noi citeremo

quella del 1 756, nella quale si prende di mira specialmente il

sesso maschile etferainato.* La profezia, che fa l'autore, è questa :

« Si cambieranno gli uomini in donne, e le donne in uomini »

(pag. V); e ad essa lo induce il veder gli uomini del suo tempo.

Ferdinando Orland (Milano, Classicii, che fu recitato alla Scala nel lsi-2.

Sul melodramma del Oaluppi v. A. Wotql'ennk nella I/ivista musicali^ ita-

liana, VI. 5(>7.

' A Neri, Veccfii almaaaccfii milanesi, ne' suoi Studi bibliografici e let-

terari. Genova, Sordomuti, 185)0, pag 2()1 e segg.

- Neri, loc. cit., pag. 274.

•' Neri. loc. cit., pag. 2S4. Della toeletta, di cui tratteremo più oltre, si

occupano molt'altri almanacchi segnalati dal Nei'i. Ricordiamo ancora, tra

gli almanacchi attrihniti a Isidoro Bianchi cremonese, i seguenti che per i

loro titoli si riferiscono ai vari argomenti da noi studiati: La conversazione

(Cremona, 1779i, Tm donna di talento (Cremona, 1783), Idee d'un orientai*-

sul giuoco del Faraone i Cremona, 1705), Idee d'un Egiziano sul giuoco del

Tarocco iX'reniona. 17!><)). Ct'r. Melzi, Dizionario di opere anonime ^ jtseu-

tlonimr di scrittori italiani, ecc., I, pag. B7ì.

' L'anno niaroriglioso. Predizione del 1748. Col compimento di essa

del Jl.'td. E una lettef^a inforno all'acconciare i capelli, Yenezia. Occhi. 17.^H.

La lettera sui ca])elli tratta dell'acconciatura delle signore.

14 — h'ifisto tritatili, anno MH. voi. II. tHs.-. Vili, ^Agosto IHIO).

Page 53: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

210 I CICISBEI

sempre più effeminati, « dare altrui udienza a letto fino a mez-

zogiorno ; rompere a mezzo un discorso grave per far conver-

sazione ad un cane, parlare con l'effigie loro ad uno specchio,

accarezzare i merletti de' loro manicottoli, dar nelle smanie,

se si spezza loro qualche galanteria da nulla, cadere svenuti

sopra un pappagallo o un canarino malato, e insomma rubare

all'altro sesso tutte le sue gentilezze » (pag. IX). Il quale « altro

sesso » s'è dato agli studi prima riserbati agli uomini, sicché la

concorrenza è reciproca : « Anch'esse compongono libri. La gen-

tile Poesia è divenuta un passatempo de' loro freschi anni, e non

più. S' hanno posto alla bocca fino la tromba del Milton, agli

uomini lasciano le fabbriche de' romanzi ... e son fino a viva

forza entrate ne" più occulti gabinetti delle scienze » (pag. xii).

E veniamo alla satira propriamente detta.

III.

Essa cominciò a sferzare il costume, di cui ci stiamo occu-

pando, verso la metà del secolo, e lo fece con varia violenza e

con maggior frec^uenza che prima non avessero fatto i moralisti

e i trattatisti. La satira milanese contro il cicisbeismo ha per

suo principal campione Giuseppe Parini, il quale, col Giorno,

mirava appunto a mettere in ridicolo un & giovin signore » , di

quelli che l'usanza della casta a cui appartenevano destinava a

servir la donna d'altri, e la società frivola nella quale egli s'ag-

girava e di cui era l'eroe infrollito, i Ma noi, dopo la ritorta che

' Abbiamo già citato il passo del Mattino, in cui il Parini accenna pri-

mamente alla cicisbea. In qualche altro luogo delle sue poesie minori, con

meno lindezza di poesia, e più aspro vigor di satira, il Parini castigò il

ricisbeismo. Citiamo il sermone II teatro (Parini, Opere, ed. Reina, III.

pag. I<i5 e segg.), in cui il poeta entra in teatro con quella sua Musa non

pari a putta » , e cosi le dice :

Entriam dopo costui che tanto a uscire

Sta di carrozza, e seco al fianco valli

L'altrui moglie ch'egli ha tolto a servire.

Il marito aspettando a casa stalli:

E de la melonaggin del maritoRidono i consapevoli cavalli.

Stimasi oggi un error d'esser punito.

Non che da tinger per rotisor le guance,Veder lo sposo a la sua uìoglie unito.

— E finita la gelosia, prosegue, e non si teme più il « cimiero •

Ch'ebbe a tempi più rei si mala voce.

Altre coppie ugualmente curiose entrano a teatro, e noi le vedremo più oltre.

Si ricordi il bellissimo passo della gelosia nel Mezzogiorno, vv. 1<»2 segg.

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1 CICISBEI 21 1

del (Homo ci ha dato il Carducci, non discorreremo del Parini.

se non. per richiamar le somiglianze che le satire di cui ci occu-

peremo hanno con alcuni tratti della sua opera.

Quel che fossero i costumi veneziani abbiamo in parte ve-

duto nella narrazione del De Brosses ;^ solo in parte, perchè

molte cose sfuggirono all'acuto e arguto francese, come ci di-

mostrano le notizie abbondanti e curiose raccolte dal Malamani.

Dai cicisbei veneziani tolse argomento per (jualche caricatura

anche la musa popolareggiante, che in quel secolo fu così feconda

nella città della laguna. Tra i molti canti popolari, che ci son

noti,'* uno ha appunto il titolo Et servente: il cavaliere ci è

rappresentato mentre assiste alla toeletta serale della dama, ed

esprime la sua ammirazione col ritornello:

La xe pur bela.

Signora sì,

Quanto una stela,

Pofar de mi I

Più che la vardo

Più la xe bela,

Signora si.

Di lei loda i capelli, il tupè, la fronte, gli occhi, e non

guarda oltre, e di quel che, se fosse più indiscreto, gli reste-

rebbe da ammirare, dà im giudizio encomiastico complessivo:

Mi no m' inoltro,

Ma ben l'aderto

Che se più abasso

Per a(,i dente

Con l'occhio passo,

De megio certo

No se poi dar.

' Sul costume veneziano, oltre l'opera citata del Molmenti, e gli altri

scritti minori già indicati, si vedano E. Masi, La vita, i tevipi, gli amici

di Francesco Albergati, ecc., Bologna, Zanichelli, 1878, pag. 2Sb e segg., main particolare il bel volume di Philippe Monnier, Venise aie A'TV//»' siede,

Paris, Perrin, 1907 : quivi specialmente quel che è detto delle donne (pa-

gina 81 e segg). Non molto di nuovo il Monnier dice a proposito dei cici-

sbei ipag. 10(1 e segg.) Caratteristiche pitture del costume femminile vene-

ziano sono le leggiadre Stagioni, di Antonio Lamberti i l7.57-18o2ì, che puoi

vedere tra le Poesie veneziane scelte e illustrate da Ratìaello Barbiera. Fi-

renze, Barbèra, 188G, pag. 146 e segg.

^ Ci furon fatti conoscere da V. Mai, amasi, // Settecento a Venezia, II : Iai

Mnsa popolare, Torino, Roax, 1892. Oltre El servente i pag. 269 e segg. , vedasi

un'altra canzonetta intitolata / morosi in rasa, e un'altra (pag. 271 n,> in

cui è detto che anche i fanciulli giocavano alla dama e al cavalier servente.

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212 I CICISBEI

La satira vera e propria, mentre Venezia continuava a di-

vertirsi, si diffondeva a berteggiarne e sferzarne il costume. Così

faceva G-aspare Grozzi, ne' suoi belli ma un po' freddi sermoni,

in cui traccia bravamente dei quadretti riuscitissimi di tipi vari

e curiosi di quella società a lui ben nota : nel sermone Del pas-

seggiare la sera in piazza, cosi egli ci descrive in pochi tratti

una dama:Quella procede anzi veleggia intorno

Qual caravella, con immenso grembo

Di guardinfante, pettoruta e gonfia;

e così ci rappresenta le signore che passeggiano :

Ha ciascheduna passeggiando intanto

Due maschi a lato, e men felice turba

Che indietro segue. La beata coppia

Confitta a' fianchi, ad ogni muover d'anca

Della signora sua, misura i passi . . .

'

Altrove descrive argutamente ad una dama la passeggiata

fatta con lei in maschera sul Listone,^ a quel modo che l'abate

Frugoni aveva sognato di ritrovarvisi con la sua « Aurisbe », la

bella Cornelia Barbaro Gritti ;3 e in altro luogo, delineando il

notissimo Ritratto degl' innamorati moderni, sorride dei tanti

gingilli di cui il bel costume li costringeva ad andar forniti. *

L'ab. Angelo Maria Labia (1709-1775) descriveva più severamente

le donne veneziane :.

Concier da furie, mate spiritae,

Cavei sul muso mezzi sparpagnai,

Colo nuo afato e in colo ben spalae

E do peti mostrar sempre spacai . .

.

Cotole e veste curte, e curte assae,

E stìamesanti veli sui cendai.

Calza bianca e mulete e gran cordale,

Puzae con languidezza sul servente...

Occhio lascivo in ziro e seducente.

Sedizioso el parlar...''

Certo queste dame non eran modelli di serietà, e se ne videro

di quelle, accompagnate dai cavalier servente, che si picchiavano

' (jr. G(i/j7A, (Jpere, Padova, Minerva. 1S-J((, XI, Hhi^ ^egg.'• Gozzi, op. cit., XIII, no5 segg.

" Sul Frugoni cfr. ancora il mio cit. voi. .su /jn Urica, ecc., pag. 2'2'2 e seg-

' Gozzi, op. cit., XI, 339 e segg. Cfr Paki.m, Mattino, vv. KVJ e segg."• MaIvA-MANI, // Settecento a Venezia, 1: l,a satira del costume, ediz. cit.,

pag. 2!' (^ seg.

Page 56: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I cicisBKi 21:;

plebeamente sotto le Procuratie vecchie. Di .scandali, è noto, fu

piena la vita delle due cognate, Caterina Dolfin Tron e Cecilia

Tron, che erano, specialmente la seconda a cui toccò la ven-

tura d'esser esaltata dal Parini) (jualcosa di peggio che .semplici

cicisbee: amante la prima di Carlo Grezzi e d'altri e causa della

famosa questione del gentiluomo Gratarol, amante la seconda di

Cagliostro e d'altri assai.' Sicché i loro salotti erano assai poco

reputati, sebbene sappiamo che poco oneste erano anche in ge-

nerale le conversazioni che si facevano dopo il teatro: 2 quest'ul-

timo pregio non era proprio soltanto di Venezia, jjoichè a Romasul finire del Seicento il teatro di Tor di Nona fu demolito per

porre fine alle oscenità che si commettevano nei camerini e nei

palchi.

La rilassatezza del costume era anche nel clero : quante ca-

ricature sono toccate per questo agli abatini del secolo xviirl

Che l'abate in quel tempo fa il paio col cicisbeo, e spesso, comevedremo, è una sola persona con esso. Di un abate zerbinotto,

dalle scarpine sempre lucide, il Frugoni chiamandolo < abate

Tulipano » immagina che Venere stessa gli mandi un messo per

avere una di quelle sue scarpine di cui essa s'è invaghita, e che

gliene scriva proprio cosi :

Abate, anilina mia. datemi «{uella

Cosi rara scarpetta, e mi vedrete

Pisciarvi dentro, e poi cangiai la in stella."

In una poesia satirica veneziana si lamenta qualcosa di peggio:

Vedo più de un abate a dar el brazz<

A Ninfe che frequenta vie remote. *

' Su Caterina Uolfiu Tron v. Ph. Monxibr, op. cit., pag. 18 e seg. e Ma-

LA.MANI. op. cit., I, pag. l'29 segg. Su ambedue, ma in particolare su Caterina,

vedi Enrico Ca.stelni;()vo, Una dama reneziana del spcoIo XVIII (nella

Nuova Antologia, 15 giugno 188*2i.'che ne ha tentato una difesa.

- Maij\.mani, I, 86 e segg.'•' Frugoni, Poesie, Lucca, Bonsignori, l78o, XV', pag. 120. Degli abati

cicisbei si rideva anche il Borsetti icfr. E. Rertaxa in (iiornole stnr. di'llo

letter. ital., Supplemento 1, pag. 25, n. ;>

.

* Mai.amani, 1, pag. 107.

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214 I CICISBEI

E agli abati non la cedono in questo i preti :

A. prender el frescheto su la bruna

Anch'eli va co la so ninfa al fianco,

E el viazo va a finir su qualche banco

Per contemplar i quarti de la luna.'

Più discreta è la satira veneziana nel parlare del costume

delle monache, ^ di cui abbiam già veduto quel che dicono altre

testimonianze, tuttavia un satirico fa una riserva che conferma

in parte quel che già ne sappiamo :

Sì ben che se averave assae da dir

Sui vizi che le porta, e sul vestir

Che le ha introdoto ancuo per parer bele.

Compendiava i vizi del sesso femminile veneziano una satira

efficace, la quale si rivolgeva alle donne perchè mutassero vita . .

.

in occasione del giubileo del 1777:

Licenziè afato el cavalier servente

Che v'ha fato ogni di da belo e scaltro.

Diseghe pur che za no volè altro

Far de più mormorar tuta la zente.

Lascino i « casini »; allontanino i parrucchieri, « zerbini in-

fami e ganimedi impuri »; non faccian più maldicenze nelle con-

versazioni, al caffè. Si correggano anche da altri difetti e usanze

non belle:

Quel andar in remorchio o pur al corao

Butae zo in trasto in atto lussurioso,

' Malamani, I. pag. l'J8. A questo lamento dei satirici veneziani ta

riscontro quello del Parini nel sermone 11 teatro, che abbiamo già ricordato:

il fiero poeta ci dice che a teatro andavano anche frati mascherati (e ne

traccia una figura comica e laida), e abati:

Debl»' io tacer però che spesso misti

Anzi allacciati in un con Clori e Filli

I vezzosi abatin giunger ci ho visti?

E grondar tutti di odorose stille

Co' manichetti candidi d'Ohinda,

E i ricci in su la testa a mille a mille?

'•' Mai.amani, 1, pag. Il»; e seg.

k

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I CICISBEI 215

Col servente viciri o col moroso,

Perchè d'of^ni riguardo el rompa el UK^rso;

Quel permetter che el busto lu ghe impira

Senza più incomodar la camariera.

Far che in camera el staga anca la sera

Fin che in letto spogiae le se destira;

Le xe al mio creder cosse disoneste

Che fa scandalizzar i servi in casa,

E che no gh'è pericolo die i tasa...'

Fj passiamo alla Toscana. Quivi non sarà senza curiosità

cominciare da una cantata <' a una voce » composta dall'improv-

visatore Bernardino Perfetti, celeberrimo a' suoi dì, intitolata

ì'ericoli del cicisheato.''

Una nuvola leggera

L'altro giorno s' inalzò,

Ma dal Sol ])0Ì riscaldata

E cresciuta e condensata,

Ad un tratto si fé nera,

E con grandine e con lampi

Le capanne e i nostri campi

Quella nube rovinò.

Questo racconto fa ad un saggio pastore un'arcadica Glori, e

quello spiega moraleggiando che anche l'affetto per il cicisbeo,

che nasce nel cuore della bella Glori, può mutarsi in « nera e

torbida passione ». Più vivace intenzione satirica si prefisse Lo-

renzo Pignotti in quel suo poema La treccia donata di dieci canti

in sestine, inspiratogli dal Riccio rapito del Pope. Il secondo

canto ha per titolo Origine del cavalier servente, e in esso il

Pignotti immagina che Amore, inorridito per le tante atroci

tragedie coniugali, provocate in Italia nei secoli scorsi dalla

gelosia, abbia impetrato da Venere che i mariti divenissero di

cuore più mite:

Regnar le donne allora, e con industri

Arti cercar per celebri avventuie

Di rendere i lor nomi al mondo illustri."

^ Malamani, I, pag. 152 e segg.

^ B. Perfetti, Saggio dì poesie, Firenze, stamperia Bonducciana. 1774.

pag. HH() e seg.

'' L. Pignotti, Poesie, Firenze, Molini, 1820, pag. 5GG. Su questo poemadel Pignotti, vedi L. Rossi, La freccia donata, poemetto eroicoìnico di L. P..

Padova, tip. (Jallina. U»(t(i.

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216 I CICISBEI

Allora esse pretesero l'omaggio e la servitù d' un cicisbeo;

anzi alcune non contente di quello del cuore, ne ebbero più

d' uno d'etichetta :

Al molle braccio altri è sostegno eletto :

Dell'angle cagnolin quello è custode:

All'argenteo scaldino è questo addetto:

Tutti lian mercè : con dolce nome s'ode

Quegli appellar, questi un sorriso, ed have

Un guardo o un tocco della man soave.

Anzi i cicisbei piacquero anche alle vedove. Il Frugoni, che

in un sonetto (// moderno cicisbeato)^ aveva denunciato comeassai pericolosi i cavalieri serventi, egli che non fu mai stanco

di cicisbeare e di corteggiare le belle donne, in un'altra sua

poesia consigliava alle vedove di non rimaritarsi, ma di sce-

gliersi un cicisbeo « discreto ».- Ora una novella di U. De Cou-

reil * ci offre la storia d'una vedova, che alla morte del con-

sorte parve e tu creduta inconsolabile :

[1 cicisbeo medesimoChe del consorte in vita

L'avea costante e assiduo

Di braccio ognor servita.

Invan quel pianto a tergere

Adopra ogni ragione.

Usa invano artiHzio,

Lusinghe, adulazione.

Ma che ella si fosse consolata, rinnovando ancor una volta

la storia della matrona d' Efeso rinarrata nel Settecento da Eu-

stachio Manfredi, dimostrò il fatto che dopo parecchi mesi le

nacque un figlio, che era . . . troppo postumo : il cicisbeo aveva

certo saputo mettere in pace il cuore della vedova desolata.

Ahbiam veduto quanta parte alla vita mondana prendessero

* Frugoni, Poesie, Lucca, 1780, voi. XV, pag. -JUti.

- Fku<ìON1. Poesie, Parma, Bodoni, l77!t, TX, ISS e segg.

' Opere poetiche det co. Giov. De CointEiL, Firenze, I7f>'i, Grazioli, tomo I.

pag. 144 e segg.: Novella IIL II Dio Courkii,, lop. cit.. I, pag. 54 e seg.i in

una sua tavola ilib. I, fav. 20*: L'anatra, la gallina e i pulcini), nell'anitra

che dà le uova da covare alla gallina, e nei pulcini che poi non riconoscono

pili per madre l'anitra, volle satireggiare, come non pochi altri autori del

Settecento, tra cui il Parini, il costume di «lar i tigli da nutrire e allevare

ad estranei (ctV. 1'.\rini, .\fezzogiorno, vv. ó70 e segg).

L

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I CICISBEI 217

in Roma cardinali e altri prelati: (;hi sa (luariti intrighi non

arcadici né platonici si avviarono tra le compiacenti ombre del

Bosco Parrasio, e quanti pastori e quante pastorelle provarono

nella realtà sentimenti vivaci e turbamenti di passione che ve-

larono poi di platonismo j)etrarchevole e rinverdirono di fronde

pastorali nei sonetti che noi oggi accusiamo di pochissima sin-

cerità! Da due ecclesiastici muove nel primo trentennio del Set-

tecento la satira romana contro le r-oppie cicisbea : di mons. Ni-

colò Forteguerri abbiamo un capitolo in derisione de' cicisbei,

al padre Ijiborio Venerosi pisano ;i ed a mons. Lodovico Ser-

gardi dobbiamo la curiosissima satira intitolata: La con Kernazione

delle dame di Roma, dialogo fra Pasquino e Marforio. 2 Quivi

l'arguto Quinto Settano {La convei-Hazione è una delle satire più

gustose del secolo xviri) immagina che i due rappresentanti

dello spirito satirico romanesco sian divenuti nobili, e discu

tano fra loro sulla convenienza d'accettare, con gli altri privi-

legi del loro nuovo stato, anche l'uso del cicisbeismo. Marforio

esalta questa istituzione, che ha fatte più discrete le riunioni,

più mite il costume, più placidi i mariti e i parenti delle belle

signore; ed è tutto per il nuovo galateo, in virtù del quale una

damaGli ossequi può d' un cavalier gradire

Sotto nome gentil di cicisbeo.

Ma non vi si può adattar Pasquino, nel quale è rimasto più vivo

il buon senso plebeo. Dalla parte sua Marforio combatte la ge-

' in alcune edizioni ha il titolo di Critica della cicixheatura. Comincia

Odi, Liborio mio, e Fautore toglie occasione a criticar fieramente i cicÌ3l>ei

dall'invito che una hella signora gli fa invano di divenir suo cavalier ser-

vente. Contro le dame cicisbee sono anche talune terzine del capitolo pre-

messo al Ricciardetto :

Consumau la lor vita e i lor talenti

Maneggiando le carte od a lo specchio

O in dire e far co i cavalier serventi.

- « La con oersazione delle Dame di Roma, dialogo fra l'asquino e Mar-

forio Di fresco venuti alla nobiltà, in cui Martorio persuade Pasquino ad

accomodarsi alla moda della conversazione provandogli ad evidenza, che tra

Dama e Cavaliere, stante la nobiltà, non può esservi punto di male, né da

fare inombrire alcuno, benché premurosissimo dell'onore ». iln Giulio Cer-

cano, Raccolta di poeti satirici italiani. Torino, Biblioteca d. comuni ita-

liani, 185;i, voi. II, pag. 677-701). Ne conosciamo un esemplare manoscritto

nella comunale di Perugia icod. M. 15, ce. UH-UJiH. in cui gl'interlocutori

sono ribattezzati in Fabio e Persico.

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218 I CICISBEI

losia, inutile ed oltraggiosa, se eleva sospetti sui diportamenti

d' una dama e d' un cavaliere, entrambi nobili. Pasquino trase-

cola: non riesce a capire come mai possano un giovane signore

e una giovine signora, star da solo a sola per ore ed ore senza

far del male. Virtù soltanto, virtù esclusiva, rincalza Marforio,

della nobiltà di sangue,

Che gli aifetti volgar tenendo a freno,

Opera che la parte intellettiva

Del sensuale amor sprezzi il veleno:

E da questo disprezzo ancor deriva

Un magnanimo sdegno ad ogni eccesso,

Che offender può la nobiltà nativa.

Tutto ciò riesce incomprensibile a Pasquino, il quale obbietta

un argomento che gli pare formidabile:

Dimmi, non è la carne di costoro

Carne come la tua, come la mia?

Allora Marforio fa una lunga, imbrogliata spiegazione sulla

nobiltà di sangue e un parallelo tra nobile e plebeo, dove l' ironia

s' affacci a qua e là tra verso e verso. Ma Pasquino ha l'obbie-

zione anche a questa spiegazione gentilizia : o come va, chiede

all'amico, che soltanto le dame belle e giovani hanno il servente,

mentre le brutte invecchiano imbronciate e solitarie ? Allora Mar-

forio, da personaggio del suo tempo, sfodera una sua teoria pla-

tonica del bello, la stessa del resto in cento sonetti proclamata

dall'accademia di Arcadia in quegli anni di ridesto petrarchismo ;

ed al suo compagno, che ragiona ancora materialmente, spiega

la beltà divina infusa nella donna, sicché chi ama il bello mu-

liebre, ama il riflesso della bellezza celeste; e conclude trion-

falmente che hanno mille ragioni i cavalieri, ad amar le belle,

« essendo la beltà dono di Dio ». Pasquino per ora è vinto.

Quindi Marforio comincia a parlargli dei trattenimenti signorili,

delle conversazioni, così animate

('he tu sempre veiirai, che corteggiate

Sono le dame, e in stretta confidenza

con il cavaliere, o con il frate.

— Come? anche i frati? interrompe quel buon uomo di Pa-

squino, a cui tutte codeste diavolerie di costumi aristocratici

non vali giù. — Frati, sicuro, risponde l'altro; né la cocolla ci

fi.

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I CICISBEI 219

perde : vedrai frati che giuocano a carte, frati che vanno in giro

in maschera con la dama

Travestiti da Zanni o da Cuviello; '

persino i gesuiti stanno al giuoco. E prosegue: immaginiamo di

trovarci in una casa nell'ora della conversazione : ad un balcone

vedi la dama che ascolta le dichiarazioni del cicisbeo :

Si, ma questo non causa, ombra di male;

Scherzan fra lor con innocente amore,

E non entrano mai nel criminale.

Si fa all'amore per ispasso, senz'ombra di male : vedi pre-

senti, testimoni compiacenti, mariti, fratelli, padri, senza che

alcun d'essi s' ingelosisca. Poi vien portato il tavolino della bas-

setta e si giucca. E poi si fa il giuoco dei pegni, quello predi-

letto dalle coppie cicisbee, che mettendo in esecuzione mille in-

gegnose invenzioni, una più ardita e pericolosa dell'altra, danno

prova di valore e di sangue freddo che invano cercheresti in un

plebeo:

Mira colà quel che contento e senza

Toccar le labbra, toglie dalla bocca

Della Dama lo spillo loh che avvertenza!;

Mira quell'altro dee spuntar la rocca

Tra il petto e '1 busto di colei confitta,

Ed è destro così, che non la tocca.

Quell'altro deve della gamba dritta

Di quella Dama (osserva il gi-an cimento i

Senza scoprirla, sciogliergli la vitta.

È insomma il trionfo dei cicisbei e dei « milordi >. che si equi-

valgono, e di cui Marforio sa tracciarci due arguti ritratti. Dopo

tutto questo Marforio termina con un evviva all' uso nuovo che

Accorda fra l'amore ed il decoro

L" innocente armonia, e fa tornare

Al mondo il già perduto secol d'oro.

Pasquino è ormai arciconvinto della bontà del cicisbeismo.

Da Roma risaliamo a Bologna, donde il p. Appiano Buona-

fede, a tutti noto per l'acre polemica ohe sostenne col Baretti.

ma di cui non tutti sanno ch'egli fu uomo di sodissima coltura

' Si ricordi la testimonianza, già veduta, del Tariui // teatri' .

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220 I CICISBEI

e uno de' primissimi banditori d'un nuovo verbo filosofico e poe-

tico in Italia, e' invia i suoi Versi liberi, e ad essi manda in-

nanzi un'interessante prefazione, ricca d'idee moderne e ardite

per quei tempi. ' Di molte cose egli tratta in questi versi, che

s'armano spesso degli strali satirici, né gli sfuggono i vizi del

suo secolo; e mentre esprime idee coraggiosamente democratiche,

critica aspramente il costume muliebre : come là dove descrive

Licori, tardi uscita di letto, dopo un sonno agitato, la quale

perde gran tempo

A quella tavoletta che d' inganni

E di compre bellezze è la custode,

per restam'are la compromessa beltà del viso ; e che poi esce a

braccio dell'amante per divertirsi. - Ma ecco uu bozzetto, in cui

' Versi liberi di Ayatopisto Croìnaziano il Buonafede) messi in luce da

Timoleonte Corintio con una epistola della libertà poetica, Cesena, Bia-

sini, 176B.

' Versi liberi cit., pag. Mó e segg Quanti autori nel Settecento trattaroim

di quel sacrario della bellezza che fu in ogni tempo la toeletta! Il Bondi

nel suo poemetto su La Moda [Poesie,Yieiina., 1803,1, pag. 205 e segg.) descrisse

il gabinetto di toeletta delle dame alla moda;per un'ode ne prese argomento

il genovese F. Gastaldi (cfr. V. A. Arullani, Lirica e lirici nel Settecento,

Torino, Clausen, 1893, pag. 121 1. Garbato è un ditirambo, che prende occa-

sione dalla toeletta, di Tommaso Gargallu ili Poeta e la Toletta, ditirambi,

Palermo, Lorenzo Date, 1822) : una dama matura, mentre sta a rinfronzirsi

allo specchio, ha la sventui'a di scoprire un biglietto galante che il suo

cicisbeo ha scritto alla sua stessa cameriera, meno nobile certo ma e più

giovane e più appetitosu. Interessante è specialmente una relazione in

prosa, del 1795, di G. Gherardo De' Rossi, il quale assiste alla toeletta d'una

signora e del suo cicisbeo icfr. Do-MENICO Gxoli, La « Toletta d'una signora •

di G. G. De Rossi, ne' suoi Studi letterari, Bologna, Zanichelli, 1883, pa-

gina 341 e segg.). Un altro poeta ci rappresentò una dama alla toeletta,

mentre s'incipiiava ((tIov. Ant. Vor.i'i, Rime, 2-' ediz., Padova, Cornino, 1741,

pag. 189):

Quella che fa ne' cor piaghe profonde,

E scema i pregi a Palla e a Citerea,

Bianca polve trattava, e ne spargea

L'oro forbito delle trecce bionde.

Ma l'autore disapprova l'uso della polvere, di cui fra (jaHlclie anno il grande'

Pariui doveva ironicamente esaltare l'invenzione:

Non dee chioma si ricca, o si l»el viso

Vani ornamenti ricercar dall'arte.

Una poesia intitolata Ixi Toeletta è tra quelle di (Juskim'k Passkki

{Saggio di poesie, Napoli, 17<if)i, diretta ^ donna Vittoria Giievar» diKjhessa Ca-

L

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I CICISBEI 221

la satira del si volge ad intento nociale, e ci fa sentire gli stessi

principi che in quegli anni, o poco dopo, l'abate di Bosisio faceva

rafa di Maddaloni. 11 Parini descrisse, è noto, largamente la toeletta del giovine

signore {Mattino, vv. 469 e segg.), e vi incluse la favola dell'invenzione della

cipria (Afrt//mo, vv. 750 e segg.); e poi accennò più lirevemente alla toeletta

della cicisbea { Mezzo;fiorno, vv. 30 e segg j.

Ne pochi poeti cantarono altre cose relative all'acconciatura muliebre

nel Settecento. Si ha un poemetto / nei (Venezia, Graziosi, IT'JHi, forse di-

verso da un altro del Vittorelli (cfr. Agnelli, Precursori e imitatori del

Parmi, pag. 58 59). Il Tape fu cantato dal Vittorelli; (cfr. Agnbli>i, Precur-

sori e imitatori del Parini, pag. 66 sgg.); e Gaspare Gozzi scrisse In lode del

tiipè un capitolo di scarso valore (Gozzi, Opere, Padova, Minerva, 1820, XIV,

pag 12r) sgg ). Delle pettinature .si occupò l'autore di quella predizione del 174H,

Jj''anno meraviglioso, che abbiam già veduto: < Vedevansi capelli leggeri, on-

deggianti, che leggiadri cascavano di qua e di là sulle guance, facendo al viso

come un (jontorno, o gentilissima frangia, che l'orlava con un vistoso garbo,

e con una pittoresca delicatezza; standosi quasi tutto coperto l'orecchio,

salvo quella poca polpa vermigliuzza dove gli orecchini si sospendono. Og-

gidì aH'inconti'o. tutti i capelli tiraiisi all'insù, se ne fa una massa solida,

che lascia tutti gli orecchi scoperti, e non solo gli orecchi, ma tutto il collo

per lungo e per largo» (pag- LIV sg.). Altri si occ iparono dei vestiti : e lo

stesso autore di questa predizione trattava del vestire «d'amazzone,...

molto somigliante a quello de' maschi» ipag. XXIV sg.). Il Frugoni ci de-

scrive la perfetta acconciatura del capo fatta da un industre parrucchiere

francese alla marchesa Fiordcspina Zavaglia di Ferrara, che venuta a Parmabrillò all'Opera e alla Corte (Frugoni, Poesie, ediz. di Parma, X. 184 sg. .

Come poteva il Frugoni, ammiratore impenitente delle belle signore, non

ammirarne anche e cantarne le vesti che davano risalto alla loro leggiadria ?

Quando la contessa Giusti Boni, una sua fiamma parmense, indossò una

andrienne di tela bianca ricamata a fiori di seta, venutale da Parigi ( « Senna

maestra del vestir gentile », come diceva il Frugoni, ne esaltò la perfe-

zione in un sonetto (Poesie, ed. di Parma, II. 213ì. Di quella foggia sette-

centesca, che fu Vandrienne, sci-issero anche il Roberti e il Baruffaldi (vedi

Vandrienne nel Volume primo de' Baccanali, di Girolamo Bariffalpi,2' ediz.. Bologna, della Volpe, 1758). Il petanler, leggiadro vestito, fu can-

tato dal Frugoni stesso in una vivace canzonetta {Il petanler color di rosa.

in Poesie, ediz. di Parma, VI, 148 sgg.i, ed è ricordato anche nelle satire

veneziane (Malamani, Op. cit., II. pag. 251 sg.). Che dire dei manicotti/

Alla fine del '500 Angelo Ingegneri scrisse una canzone Per una maniza

donadagfie da la so' morosa {Poesie veneziane, scelte ecc. da R. Barbiera.

citate, pag. 12 sgg.) ;e il Frugoni [Poesie, ed. di Parma. II, 28!M ne cantò

un'altra d'una contessa parmigiana. Nel '500 il ventaglio era stato argo-

mento di versi per Francesco Sansovino (Sopra i ventai de le donile, nella

raccolta Dell'opere burlesche di m. F. Berni, ecc., Usecht, 1726, III, pag. 50 sgg. i;

e quanti se ne scrissero nel '7(X)! E basti di questa nota, che potrebbe as-

sumere ben altre proporzioni, se volessimo trattar con la necessaria accu-

ratezza il tema attraente, in cui rientra, con ben diversa intonazione ed

Page 65: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

222 I CICISBEI

squillare ne" suoi versi sciolti bruniti suil* incudine e martellati

con muscoli plebei :

Era scorso il meriggio e Fille avea

Compiuto a stento il pigro sacrifizio

A Venere marina. Adorna e pinta

D'infinite lascivie era Timmago.Era ogni parte in lei fulgida e colta

Fuor che il celabro sol che in lei non era.

Tirsi sollievo de' donneschi affanni

E della maritai noia ristoro,

Tirsi per vanità di capo eguale

Alla sua vaga belva in volto umane»

Seco dolcezze e favole mescea.

Quando colà dove teneano insieme

I due novellatori il parlamento.

Un villanel di polve e di sudore

-asperso venne e l'ode rosa Fille

Gravemente ferì d'ettìuvio ingrato,

Tal che impedite al respirar le vie,

Chiuse i begli occhi e svenne: e Tirsi vinto

Da pi etate e da sdegno, aperto in prima

II cristal colmo d'odorifer'onda

Sacro arnese de' molli, i spirti erranti

Chiamò all'uffizio usato, e Fille visse.

Indi tal fé' del villanel vendetta

Che il campo suo ne senti lungo il danno. *

Poesia scadente davvero, se ne togli il concetto. Dozzinale

è anche quella che ci viene da Napoli in un poemetto di metro

anacreontico, che s'intitola Amore disarmato, e di cui ci è ri-

masto ignoto l'autore. 1 Ma quante verità messe bravamente a

nudo in que' sei canti di sestine ottonarie, quanti colpi bene

aggiustati al secolo corrotto e crollante, quante invenzioni sa-

tiriche degne di miglior poesia! In fine al poemetto, un nobi-

elevatezza, l'ode pariniana A Silvia Rimandiamo pertanto i lettori ad al-

cuni articoli, curiosi anche per le illustrazioni che li adornano, relativi a

questa parte del costume muliebre settecentesco: A. Bisconti, /m dama e

la sua toletta nel Settecento lin Natui-a e arte, 1895», n. 19), P. Nuhra, Unapagina di storia del costume femminile lin Emporium, marzo 19<X>, pagg. *214-

231), AcHiLLK FiMiMMNi Fantoni, // ventaglio e la SUO storia {\n Eviporium,

luglio 1895, pagg. 52-70), Jacopo Gelli, Vn po'* di storia del busto e della

fascetta (in Emporium,, giugno 1903, pag. 459 sgg).

' Versi liberi, di Aoatopisto Cro.maziano, già cit,pag. 24 sgg.

' Amore disarmato. Poemetto. Napoli, nella stamperia Poraatelli al segno

del disinganno, 1768.

L

Page 66: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI 22.'5

lissimo motto di Erasmo : « Admoiiere voliiimus, non mordere :

prodesse, non laedere: oonsulere moribus hominura, non officere ».

In effetto l'intenzione dell'anonimo poeta è elevatissima: egli

deplora lo sfacelo della famiglia, causa del deperimento della

nazione italiana, e la decadenza intellettuale di essa:

Da ciascun veggo adorata

La più vii fatuità,

l'erch'è d'oro, e d'ostro ornata,

E di mille vanità;

Pure ascoi tan suoi precetti

Vecchi stolti e i giovinetti (pag. 9).

Il poemetto ha il titolo dalle strane avventure d'Amore,

esautorato da una Nice ; ma il poeta ne prende occasione per

mettere in satira tutti i difetti e le classi de' suoi tempi. Tocca

motivi ormai frequenti nella poesia satirica e burlesca di quel

secolo, quando si scaglia (;ontro i poeti :

Si i'ecida un l)iondù crine.

Od un secco allor si doni.

Si mariti Fabio, o Frine,

dal pulpito un ragioni.

Da costoro pur s'aspetti

Un profluvio di sonetti (pag. òS):

contro la moda e il lusso (pag. 61); contro il « punto d'onore »

che pone la ragione sul filo d'una spada, ma poi non vieta tante

e tante azioni disoneste:

Chi è ripien d' un Dio si forte,

L'altrui ben ruba, e smantella.

Può sedur l'altrui consorte.

Violare una donzella,

Esser empio, e traditore.

Senza mai perder l'onore ipag. 5Si.

Il nostro anonimo ci dà più oltre il ritratto d'una dama, che

amava gli studi degli uomini, compresa la « profonda matema-

tica » (pag. 74 e segg.), e mette in caricatura le donne scienziate

del suo tempo, come già il Martelli nelle sue satire aveva sma-

scherate tante pastorelle d'Arcadia, che passavano per poetesse

petrarcheggianti con dei sonetti che si facevan fare da poeti di

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224 I CICISBEI

professione pagandoli con delle concessioni di genere non pla-

tonico :

Tutte san la teoria

Sin de' moti della Luna.

E ineguale perchè sia.

Noto è '1 metodo a ciascuna

Delle linee curve, e quale

Calcol sia diifei-enziale (pag. Hi).

E si domanda con finta ingenuità:

Pure a voi, t'emminiiiei spirti,

Imparare or si permette

Tante scienze alla Toilette?

Ma il nostro satirico T ha a morte specialmente contro i

cicisbei :

Peste rea dell' uman genere.

6ozzi osceni Cicisbei,

Sagri a vile infame Venere.

Mentre io scrivo i versi miei

collo .stil ferreo, venite

Ch'io vi guati, e poi fuggite.

Al color pallido e fosco,

Ch'è di moi'te il reo colore,

Infelici io vi conosco.

Il piacere insidiatore

Nuovo morbo a quel vi apprese,

(Jhe «lai lombi aviti scese (pag. 81).

Noi tutti italiani, che altro siamo, grida, se non una razza di

cicisbei, smidollata e scervellata, buona a nulla?

Da una schiatta tosi frale,

Cosi stupida, e leggiera,

E vii serva <iel su(» male.

Or la Patria indai-no spera

La difesa, o])re, o consigli;

Ma essa ])ur langue coi tigli pag. H2i.

r)r non hanno dunque ragione i] negli oltramontani (il La-

niartine ebbe in (|uesto, chi noi sapesse, dei j)re(ursori), i (juali

dicono

Fatta già l'Italia al fine

Vun ti>ml)a alta «li polve,

Page 68: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI 225

Urne, scheletri, e rovine,

E corrosi marmi involve,

Né altro più presenta a noi

Ch'ombre vane, e vecchi eroi pag. 84 1.

C'è bensì un letteratone, di cui il poeta ci fa il ritratto, che

pubblicò assai libri, e li regalò per divulgarli '^pag. 89j:

(Mille tomi ei cacciò fuori,

E ognun sa che dotti sono);

egli ora, forte della propria grandezza, s'è presa la briga di

difender l'Italia contro gli attacchi degli stranieri, che la ve-

dono estranea al movimento intellettuale che si va maturando

in Europa; ma a che varrà la sua dottrina? A chi si possa al-

ludere in questo tratto non sapremmo. Il nostro anonimo, da

uomo moderno, non vuol tanti poeti né tanti dotti, e però con-

siglia i genitori a dare i figli al commercio :

Quel raestier che dà dell'oro,

No, per Dio, no» è un disdoro ipag. 91 1.

Egli penetra anche nei monasteri, dove per varie testimo-

nianze abbiam veduto che la castità aveva gettato alcuni dei

suoi veli. Che fanno esse nel chiostro

Molte belle monachine

Giovinette tenerineV

Mettono in pratica del loro meglio una ricetta che Amore ha

loro lasciato, per cacciar la malinconia :

Recipe: nel dormitorio

Libbre sei di libertà,

Ore tre di parlatorio

Con virile società,

E si chiuda a un tempo istesso

Agli scrupoli l'ingresso (pag. 100).

Le allusioni e le caricature satiriche s' inseguono rapidissime:

ora contro il teatro, dove la follìa ha il suo seggio :

Sul Teatro quindi lian corso

Uomin, bestie, e vaghi suoni :

Correli tutti a veder l'Orso,

E il confuso ordin d'azioni ipag. 103i;

15 _ liicisUi dlUtUa, anuo XIII. voi. Il, taso. Vili, (Agosto 1910).

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226 I CICISBEI

ora contro i nobili, die fanno far anticamere lunghissime a chi

non è di nascita aristocratica :

Eppur quanti servidori

Hanno un'aria signorile.

Perchè figli de' Signori?

Quanti poi d'aspetto vile

V'ha signor, perch'essi afte

Son figliuoli di Lacchè V

Qui la satira sibila come una frusta agitata con violenza. Se-

guono altre macchiette: ecco un predicatore che provvide a

farsi un uditorio di donne famose per nobiltà e leggiadria, e

che sarebbe stato ugualmente buon commediante :

Non mai l'alme egli contò,

Che compunse e converti.

Ma ben sempre numerò

Le carrozze, ch'ogni dì

V'eran per lunga distesa

Alla porta di sua Chiesa ipag. 109 segg.);

ecco un marchese che soifre di « consumazione dorsale » per

stravizi ; ecco una dama, Erina, che soffre « di fantasia » : ha

preso caffè, legge distratta, piglia tabacco, sbadiglia, e lo specchio

dinanzi al quale si sta pettinando la spaventa perchè vi si vede

ammalata. Mentre le cameriere l'acconciano.

L'adorata diva, e bella

Bacia intanto un canarino;

Stride e sgrida una donzella,

vezzeggia un cagnolino.

Oppur chiacchiera, o tempesta

Contro quella cosa o questa.

Se talor le siede a lato,

Come l'uso oggi fa legge,

Scaltro abate effeminato.

Sorridendo ella corregge

Lenta col ventaglio i diti

Lascivetti, avidi, arditi ipag. 114).

Negli ultimi due canti il poeta si occupa in particolare della

vita coniugale: ahimè! Imeneo è pericolante, percliè il vero amore

non unisce più gli sposi, e le donne, « liberali » j)iii che in ogni

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I CICISBEI 22.7

altra età^ vogliono ai fianchi « uno stuol d'innamorati " pag- 131 ..

E il nostro satirico tocca dei tasti, che diremmo pariniani, lamen-

tando che i cicisbei guastino l'animo delle donne e If- rendano

ribelli ai loro mariti:

L'altrui sposa negli amori

Oggi serve del bel niornlo

Agli oziosi abitatori.

Della moglie intanto il pondo

Hanno i docili mariti;

E alla mensa i parassiti,

Coi cascanti cicisbei

L'altrui sposa il giorno spende;

Se la notte star con lei

Il marito poi pretende,

Increspando allora il ciglio,

Va fingendo alcun periglio <pag. 13-2 .

E poco più oltre, un altro particolare prezioso per conoscere le

relazioni coniugali della cicisbea :

Sposa tenera innocente

Se trovar nel letto crede

Quinci '1 sonno e Imene sente.

Presto il gomito, ed il piede

Via ritraggo, e si s'offende

Che l'anelito sospende (pag. 133 1.

'

Che le sante ironie del Parini fossero ripetute era cosa ne-

cessaria e provvida, anche a costo di esser guaste come nella

strofa precedente che ritrae il ribrezzo della cicisbea di fronte ai

diritti d'Imeneo. Conseguenza di queste relazioni tra i coniugi

* Si confrontino rjuesti versi con quelli bellissimi del Parini (Mezzo-

giorno, vv. 41B sgg ] :

Oh come spesso

La Dama dilicata invoca il Sonno

Che al talamo presieda, e seco invece

Trova Imeneo; e stupida rimane

Quasi al meriggio stanca villanella

Che tra l'erbe innocenti adagia il fianco

Queta e sicura; e d'improvviso vede

L"'^n serpe . .

.

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228 I CICISBEI

è il poco amore delle madri per i figli concepiti in amplessi

svogliati e sonnacchiosi:

Nascon simili ai parenti

Con un'indole infelice

Empi i figli ed indolenti.

Per poter la genitrice

Vezzeggiar poi cani e gatti,

Solft-e ch'altra i figli allatti pag 1351.

(Quindi anche i matrimoni son divenuti meno frequenti, mentre

A capire i naturali

Sparsi figli della sorte

Più non bastau gli spedali pag. 146 1.

Cosi amore ha cangiato natura, dopo che i cicisbei han so-

stituito i mariti. Eppure quanta felicità in quelle coppie che

l'amore ha congiunte e rende felici ! In esse vede il nostro buon

autore l'avvenire della nazione:

Ecco già ne" tìgli AmoreVersar sue grazie leggiadre,

La virtù del genitore,

La bellezza della madre ip. 154).

Con questo augurio si chiude il satirico poemetto, così no-

bilmente ispirato pur nella sua disadorna veste poetica, nel quale

da Napoli una voce onesta faceva eco a quella del Parini.

Questa letteratura, che metteva in parodia o satireggiava

aspramente il mondo dei cicisbei, ebbe ditlusione appimto dopo

il Parini, e noi ci intratterremo ancora intorno ad alcuni minori

prodotti di questa imitazione pariniana, che altri hanno già

studiata. Una Scuola degli amanti del 1779, danonimo, i imita

volgarmente il Parini insegnando ai giovani inesperti l'arte di

vincere e tradir le donne. Vi si dice quali doti deve possedere

il giovane galante: sia sempre provvisto di notizie delle quali

si pasca la curiosità mondana delle signore; sappia

Qual di Temi seguace, o Guerrier duce

NaiTÌ avvolto la fama in nuovo aifanno

Per la vezzosa danzatrice, a cui

Il parterre profonde i plausi suoi ip. ìJO);

' Scuola degli cinaufi, Venezia, Palese, 177!>: sono due canti in ot-

tava rima.

L

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I CICISBEI^'^^

sappia anche descrivere minutamente e da buon intenditore

eguale all'esterno vespt-rtin passeggio

iNuova brillasse ed avveduta Frine,

e di (luali vesti fosse adorna, i Inoltre, secondo gli avvertimenti

già dati dal Parmi e dal Gozzi, possegga un astuccio inglese

con pinzette, forbicine, spilli; e

Colmo cristal di spiriti e licori,

Quando il finge una donna, oppur vien meno.

Abbi, che all'uopo i pali)iti e i vapori

Sedi, o qual altro mal le serpe in seno.

Il galante cavaliere compirà i suoi pregi parlando francese e

sapendo a tempo offrire alla dama una poesia, o sua o. che

fa lo stesso, scritta da qualche rimatore affamato per lui (p. B4).

A proposito degli svenimenti e dei deliquii, in cui facilmente ca-

devano le sensibili dame del '7(X), vi fu chi dedicò ai cicisbei,

damerini e amatori languenti, una sua predica morale, m forma

scherzosa, su Le convulsioni delle signore di beilo spinto.-'

Come c'era stato un maestro dei cicisbei, cosi si ebbe chi

scrisse nello stesso anno La scuola delle dame, dedicandola alle

' Questi versi ne richiamano ad ognuno altri ben noti del Parini I Mattino,

vv 208-216). Anche Clemente Bondi, nelle Conversazioui iBondi. Poesie,

Padova, Penada, 1778, I. pag. 38) fa intervenir l'avventuriero che sa tutte

le informazioni mondane:

Chiedasi a lai, se hai di saper desio

Qual su le scene giungerà tra poco

Musica Frine, o Danzator Narciso,

Questo all'itale spose, e cara quella

Agl'itali mariti.

•= Le convulsioni delle signore di bello spirito, di quelle che affettan let-

teratura e deWaltre attaccate dalla dolce passione d'amore vudattia d, questo

secolo Con l'anatomia di alcuni cuori e cervelli di esse. Del signor dott. Gio-

VANN-i PiRANi di Cento, Venezia. Graziosi, 1789. Il canto V del poema La

treccia donata del Pignotti ha il titolo Eurilla in convulsioni ìPignotti,

Poeùe, ediz. cit., pag. 594 sgg.) ; una commedia dell'Albergati e intitolata

appunto Le convulsioni (1784. E degli svenimenti femminili, come di ot-

timo espediente comico, si giovò naturalmente il Goldoni in più commedie

(cfr lo studio già cit. della Merlato, pag 21). Il Parini. che e. descrisse

le convulsioni della cicisbea nell'episodio della «vergine cuccia^ iMezz^y-

giorno vv. 5B4 sgg.), e specialmente in un meraviglioso passo del I espro

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230 I CICISBEI

signore fiorentine. ^ Le cicisbee vagheggiate da questo rimatore

nelle sue divagazioni debbono possedere una certa coltura : LaBruj^ère, Molière, la Zaira : e non siano trascurate le scienze :

sulla toeletta della dama sia un mappamondo e un atlante, sì

ch'ella sappia di geografìa, e conosca la storia. Sappia discor-

rere della teoria newtoniana sulla luce i^non l'aveva adattata al-

l'ingegno femminile il famoso Algarotti?); e d'astronomia parli

con la guida di Fontenelle, che non è solo l'autore di pasto-

rali e di lettere galanti e piccanti, ma anche di quella Pluralité

des mondes, che in quegli anni si traduceva in Italia con le altre

sue opere. Ma il poeta educatore insiste perchè le dame fuggano

la lettura di altre opere perniciosissime ; e se v'insiste, segno è

che molte di quelle signore del '700 le leggevano e forse se le

facevano interpretare e commentare dall'abate o dal cavalier

servente: respingano adunque l'Aretino (vedi fortuna settecentesca

di questo lubricissimo tra i pornografi del cinquecento!) e tante

altre sconce opere, di cui la paternità è del secolo xvii e del xviii:

// portiero certosino, Margherita acconciatrice, La Teresa, La

Fuicella, e l'Accademia delle dame, « empia e infame ». Che

cosa siano alcune di queste opere fangose, che pervertivano le

dame in andrienne e in guardinfante, non sappiamo, né la loro

(vv. 189-213), ne accennò un'altra causa in uno de' suoi scherzi sul para-

foco {Opere, ed. Reina, III, pag. 4):

Le convulsion vi assalgono,

Allor che andate in collera

Col perfido amator.

Allora spezzano parafochi e ventagli, quei parat'ochi che altra volta servi-

rono con arguto inganno a coprir agli occhi del marito un piccolo furto,

un «bacio desiato », che col discreto riparo del parafoco fu dato e rido-

nato » (Opere del Parini, ed. Reina, III, pag. 8 sg.j. Vedi anche un canto

popolare veneziano, Le comndsion (in Malamani, Op. cit., II, pag. 93 sgg.).

* La scuola delle dome, versi di Francesco ZACCnniOLi, Firenze, 1779.

Sono versi di vario metro, per lo più distici ottonari (pagg. Ifi). Insegna-

menti più seri dava e a uomini e a donne del suo tempo il canonico par-

mense Aldighiero Fontana, in due opere sue: La donna maritata d'ogni

grado instriiita per santamente vivere, Ancona, Mancinelli e Ramini, 1719,

e 11 cavaliere espresso in ogni stato, di giovine, di ammogliato, di vedovo, ecc.,

Venezia, Poletti, 1720 (cfr. Akfò-Pkz/ana, Scrittori e letterati ptirmigiaììi,

VII, pag. .SI I. Del poemetto dello Zacchiroii la parte che riguarda le letture

delle dame può esser confrontata con un passo noto ilei Parini 'Mattino,

vv. 598-019 .

L

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I CICISBEI 231

indole merita che si ricerchi ; Fai Pulcella è forse il noto poemaflel Voltaire^ i

IV.

Ormai siamo sul declinare del Settecento, quando al cicisbeo

che non moriva mai d'amore, corteggiatore leggero, fatuo, in

un secolo frivolo, dove la colpa prendeva i veli della lecita ga-

lanteria, sta per succedere Jacopo Ortis, che ama disperatamente

e porta la sua passione alla tragica fine, perchè non può aver

tutta sua la donna amata. Tuttavia, prima che il sentimenta-

lismo settecentesco divenga tragico, e il romanticismo nordico

spinga nei cieli sereni che ridono ai boschetti d'Arcadia le nu-

vole malinconiche e le tetraggini notturne, abbiamo l'età delle

dame erudite, - che dividono il loro cuore tra la filosofia,

come allora dicevano, e il galante ; e come prima la servitù e

la devozione cavalleresca avevan fatto da maschera alla non

sempre innocente schermaglia amorosa, cosi l'entusiasmo per la

' Nella Bibliographie des ouvrages relatifs à l'amour aux femmes, au

mariage (Tarin-Londres, 1871) c'è l'indicazione bibliogratica de VAcadémie

dès dam.es (Venezia, verso il 1680) e del Portier des Chartreux ou Mémoires

de Satuniin (Roma, verso il 1745).

^ Degli studi muliebri ognun sa che il Parini si dimostrò fautore nel-

l'ode La laurea. Tra le donne illustri per studi e per ingegno, che il Set-

tecento ebbe numerose, una delle più celebri, la Agnesi, appena novenne,

aveva detto una Oratìo qua ostenditur artium liberalium studia a femineo

sexìi neutiquam abhorrere (1727), che fu pubblicata con rime di vari autori,

alcune delle quali scherzose, sullo stesso tema (Mediolani, in Curia Regia,

per Joseph Richinum Malatestam, 1727). Questo tema provocò nel 1723 un

lungo e noto dibattito nell'Accademia dei Ricovrati di Padova, da cui usci

il volume dei Discorsi accademici di vari autori intorno agli studi delle

donne, ecc., Padova, stamp. del Seminario, presso Giovanni Manfrè, 1729 .

Cfr. su questa discussione G. B. Gerini, Una discussione siigli studi della

donna in Italia nella prima metà del sec. XVIII (nel suo voi. Gli scrittori

pedagogici italiani del sec. XVI II, Torino, Paravia, 19(»1, pag. 77 sgg. ,su

cui cfr. E. Bkrtana (nel Giani, stor. d. lett. ital , voi. XL, pag. 235i, e

Luigi Bonfigli, Una vittoria femminista nel primo Settecento [lìeWa lìivista

d'Italia, gennaio 1905). La questione però fu agitata anche più tardi, dal

P. Bandiera, e dal senese abate Melani : quest'ultimo verso il 1758 stampò

un'opera che non abbiamo veduta, << Il libro per le donne. Tomo primo, che

contiene otto dialoghi intorno allo spirito delle donne, al lor valore ed abi-

lità nelle scienze, ecc. >, di cui trattò il p. F. A. Z.\cc.\ria, che si dichiarava

contrario all'istruzione femminile superiore (V. Annali letterari d^Italia,

Modena, 17G4, III, pag. 414 sgg.

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23 J I CICISBEI

cultura e la scienza tenta spesso di nascondere ed onestare l'in-

trigo d'amore. Il Bettinelli nel poemetto su Le raccolte rilevò

con molt'altri questo capriccio intellettuale delle signore del suo

secolo :

nel cocchio, o nella gondoletta

La più giovane sposa cicisbea

Legge pnr franca, s'ella è mai soletta,

Tradotta, intesa no, la Teodicea;

Tien pur tra i nastri e i nei su la toletta

Di Loke il saggio (Canto I, st. 49).

Ma alle dottrine di Leibniz, di Locke e degli altri intelletti

migliori di quella età, a diflPerenza di quel che dice il Bettinelli,

le signore s'accostarono non sempre sole, anzi più spesso in com-

pagnia ben gradita. Intermediari tra la scienza e il « docile ce-

rebro » delle dame furon bene spesso gli abati, contro i quali

si appuntarono tanti strali satirici e tanti rabbuffi di moralità.

Clementine Vannetti, uomo che ai buoni studi uni una co-

noscenza non iscarsa del costume de' suoi tempi, così ci dipin-

geva uno di questi abatini, a cui non era sembrato sconveniente

anche l'ufficio di cicisbei: «Un abatino di naso profilato, che

va leggero per la via collo zazzerino ben liscio, che dalla sua

iniqua stella è stato condannato all'istituzione di nobili ragazzi,

e dalla sua poca scienza costretto a contenersi entro i limiti della

grammatica, ma che per un genio superiore si sdegna della pro-

pria fortuna, e tenta sovente innalzarsi, che si coltiva il fa-

vore d'una giovane, che legge opere di spirito, che sa recitare

con della grazia e del gesto i madrigali e le anacreontiche, che

compone egli stesso de' martelliani, o qualche sonettino, in cui

non manchi ne il mormorio del ruscello, ne il garrire de' pinti

augelli, per farsi merito presso alla sua letterata ». ^ Lo stesso

Vannetti, in un arguto dialogo, - mette in caricatura una dama,

che sfoggia letteratura, si tiene in relazione con molti letterati,

ama avere alla sua mensa degl'improvvisatori (ai quali non manchi

bella presenza e bella voce), e ai suoi ospiti fa sentir per forza

le sue poesie, centoni di versi altrui e di versi suoi zoppicanti.

Consigliere e correttore dei carmi le è un giovane abate, che

.sa far versi h commenta le parole di lei con strofette metasta-

siane, nelle quali esala l'amore languido che prova per la bella

' C. Vannetti, Opere, Venezia, Alvisopoli, 1827-;U. voi. II. pag. l'.'.

' Vannktti, Opere cit., I, pag. 2!» sgg.

L

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I CICISBEI 33

indotta. E certo ne f^ode anche favori meno intellettuali, comt-

suppone un cavaliere viaggiatore (un altro tipo settecentesco,

che il Goldoni non mancò di prender sotto braccio e condurre

sulla sua scena), il quale è della brigata e parla un linguaggio

misto di francese e d'italiano imbarbarito. La dama è divisa

dal marito, ed ha un figlio, che fortunatamente ha da da passar

ancora degli anni in un collegio ; sicché ella ha tutto l'agio di

farsi correggere i versi dall'abatino intraprendente. A questa

signora descrittaci dal Vannetti noi saremmo tentati, se non

fosse malignità indiscreta, di mettere il nome di più d'una dama,

che nel settecento s'atteggiò a donna superiore in qualche sa-

lotto, e di qualche altra che fece accogliere il suo nome nella

storia della nostra letteratura.

Un altro scrittore, di non molto merito, vissuto tra la fine

del settecento e l'ottocento, Matteo Borsa, nipote del Bettinelli,

in un suo Elogio di se .sfesso, ^ autobiografia bizzarra e fanta-

stica, di gustoso e interessante spirito satirico, ])unse molte abi-

tudini e caratteristiche del secolo che finiva. In un curioso ca-

pitolo - son messi a confronto due salotti di due dame difi*erenti.

Il primo era un salotto serio, dove si radunavan letterati seri,

dove si facevan pochi discorsi ma seri, e si prendeva la letteratura

sul serio: un fastidio! Il secondo invece era popolato d'una folla

multiforme e multiloqua, « un quadro da fiammingo » per la va-

rietà che vi regnava: «gruppi or di giovani spose coi primi

amanti nelle penombre delle anticamere, or di gente da traffico

e da maneggio negli angoli più trasandati : or di novellisti, di

musici, di maldicenti seduti al fuoco, o veramente sdraiati su

diversi soffà ». Per tutti aveva uno sguardo e una parola la pa-

drona di casa, che aveva « finito d'esser giovane » e « non avea

grand'ingegno ; ma il compensava colla dissipazione continua

del divertimento e colla inesauribilità della stravaganza ». In

questo secondo salotto, oltre che d'amore (quest'era l'argomento

proprio delle coppie novelline, che preferivano starsene in di.

sparte), si parlava di politica, di filosofia, di morale, e vi si

recitavano poesie strazianti.

Il protagonista di t[uesto Elogio di se stesso ci confida che

s'innamorò di una Zelinda e la corteggiava visitandola in casa.

Questa Zelinda non era una cicisbea al modo delle antiche:

' M. Borsa, Opere. Mantova, Agazzi. 1817. voi. V, pag. ISi' sgg.

^ Il V, pag. 259 sgg.

Page 77: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

234 I CICISBEI

aveva una predilezione particolare per il Voltaire : « Sulla ca-

miniera aveva un tometto del Dizionario filosofico ; sul tavolino-

la Pulcella d' Orléans^ ed in mano le Lettere d' Eugenio. Vita

mia, che mano ! Come ne risaltava il candore al contrapposto

di qualche macchietta d'inchiostro che accortamente ne ingem-

mava le dita, superbe di queste insegne studiose ! Com'era rapitor

quel sorriso nel condirsi di lodi cosi fine! Come animavansi

d'una parca virilità quei suoi tratti, quando stavam disputando

su la religion naturale, su la degradazione dell'uomo, su la so-

vranità della ragione!» (pag. '281).

In molte critiche fatte alla classe privilegiata dalla fortuna

consentiva un patrizio torinese, il conte Benvenuto Rebbio di

S. Raffaele, autore di parecchi romanzi e d'altre opere d'intento

educativo: e scrivendo Del gran mondo (1786) ^ voleva persua-

dere i nobili che non è vero « che i grandi sono nati a godere,

siccome il popolo a lavorare ». Pur non ricorrendo alla violenza

satirica, censurava la istituzione del cavalier servente, che « sta

le tante ore testa testa con una gentildonna, di cui si dichiara

fedelissimo, ed è talora seccatissimo servidore » (pag. 1-1); disap-

provava la lettura dei libri nuovi e cosidetti «geniali», dai quali

appena si può attendere una coltura superficiale trarre idee sba-

gliate, e le conversazioni, dove si fa la satira e la maldicenza, e

dove spesso il linguaggio ofiende gli orecchi delicati e gentili

delle dame ingenue con l'« equivoco licenziosetto » e con qualche

« motto arditello ».^ Disapprovava il lusso e le danze, specialmente

queste, delle quali diceva: « l^e danze gravi e maestose, se non

esprimono passioni accesissime, come il fandango spagnuolo, non

recan diletto, né a chi l'eseguisce, perchè sono difficili e faticose,

né a chi vi assiste, perché non han brio, né prestezza. Perciò il

minuetto e gli altri balli serj e contegnosi fan poca fortuna ; ed

aver sogliono miglior incontro le contraddanze, dove il saltellare.

' Del gran Mondo. In Milano, per Cesare Orena nella stamperia Mala-

latesta, MDCCLXXXVI. Al costume <iel Settecento si riferiscono per la

maggior parte anche le altre opere che il conte di S. Raffaele scrisse con

intenti religiosi e morali.

" Noiosa e pedantesca opei-a è quella del gesuita Dome.nico Maria An-

TiNORi. Le veglie d'oggidì, overo Discorsi .ut l'uso delle veglie, Venezia, Occhi,

1757; se ne biasimano tra l'altre cose la libertà del parlare, (Disc. XII), i

giuochi e le danze che vi si fanno (Disc. XIV). Sulla «elegante Licenza >

e sul 'gentil Motteggio» delle conversazioni richiamiamo il Paui.ni iMcz-

zogiryrno, vv. :3(;4-:iH2|.

k

Page 78: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI 235

il v(.lteggiare, l'incrocicchiar le braccia, il batter di mano, e fin gli

stessi errori, che si commettono dai ballerini, producono allegria,

vivezza d'occhi, obblivion di contegno, alcune volte maggior di

quella, che al matronal decoro può convenire >. (pag. 46). Ognun

sa quanto aveva apprezzato la zighediylia e il fandango, appas-

sionate danze, Giuseppe Baretti, quando le vide ballate dalla

bella Catalina e dalla sorella di lei dagli occhi ardenti, le due

venustissime spagnuole di Badajoz, che gli rallegrarono, special-

mente la seconda, la monotonia del viaggio attraverso la peni-

sola iberica. ^

A meglio illustrare questo caratteristico costume della società

settecentesca, che è il cicisbeismo, ci gioverà una rapida scorsa

attraverso i trattati, che furono scritti per combatterlo. La serie

di essi è ben lunga, e noi di sicuro non ne ricorderemo se non

una parte. Nel penultimo decennio del secolo xvii, Carlo Maria

Maggi, il poeta milanese, che occupa un posto notevole nella

storia dei principi dell'accademia d'Arcadia, tradusse un'opera

ascetica dal francese e la fece seguire da una sua scrittura di

non lieve importanza, im Trattenimento intorno ai diversi sog-

getti della vanità delle donne.- Il Maggi, uomo di gran devo-

zione, specialmente negli ultimi suoi anni, amico dei gesuiti, tra

cui il celebre padre Segneri, precorse, come altri notò, col suo

Trattenimento, il Giorno del Parini: modestamente, s'intende.

E mirò ad esporre i « disordini della vita della dama milanese »:

la differenza tra i due moralisti sta nel fatto che la riforma con-

sigliata dal Maggi è tutta fondata su principi mistici e religiosi.

Il Maggi fa rilevare la brevità fugace dei piaceri, e rimprovera

alle dame del suo tempa esagerata cura del corpo e del viso, il

lusso delle vesti e quello delle suppellettili. Lamenta l'abuso che

nelle cae si fa di affreschi e di quadri atti a « stimolare la concu-

piscenza con nudità vergognose... Si veggono appiè del letto e ai

lati del letto, nelle pareti, nel soffitto, con mille vaghezze di n-

Baretti, Opere, Milano, Mussi, ISU, voi. V. pag. 'iin» e seg. Sul mi-

nuetto ctV. Cantù, Parini, cit., pag. 3in e seg.

2 L'opera tradotta dal francese è la seguente: Ritiramento per le Dame

con gli esercizi da farsi in mo del li. Padre Francesco Guiuliorè ^sic,,

Milano 1687. La Retraite pour les dames del Giillorè (1615-ir,m) tu stam-

pata per la prima volta a Parigi nel UìS4.

Page 79: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

236 I CICISBEI

tratti ». Biasima ancora i pregiudizi della società, la conversa-

zione, il giuoco, a cui le donne prendon parte con trasporto, l'as-

sistere alle commedie, il ballo moderno e le mode, tra cui egli

giudica una delle peggiori quella che fa le dame amantissime di

un cagnolino, sì che una bestia ruba ai figlioletti di esse le ca-

rezze materne. Ed ha un capitolo intero, l'XI, Intorno ai galanteo^

che egli definisce « quel particolare corteggio, e quella servitù che

un cavaliere prende a fare ad una dama procurando ad ogni suo

potere di conseguirne la grazia e di sostenerne ed accrescerne la

gloria, con dichiarazione di non volere cosa alcuna che punto si

opponga all'onestà della medesima». E le dame giurano che

queste loro relazioni sono pure ed innocenti : ma il Maggi le

mette in guardia contro la effeminatezza e le arti seduttrici dei

« damerini », che ad altro non tendono che a vincere l'onestà

delle dame : « aspirano a profanare e ad imbrattare delle loro

lascivie il sacrario del vostro decoro e a rapirvi il pregio sublime

del vostro sesso e della vostra condizione ». Curiosa veramente

questa lezione di morale, che un nobile milanese dava ai suoi

pari ottant'anni prima che con altro stile ad essi ne apprestasse

una più efficace e vigorosa un poeta plebeo.

Chi crederebbe che la seconda opera contro le conversazioni

€ contro i damerini e gli abati vagheggini, ci venga dal Belgio V

Giustamente considerando il cicisbeismo come un frutto di ga-

lanteria maturato sotto questo bel sole italico, che accende gli

estri e i cuori, noi dimentichiamo troppo spesso che la galan-

teria, la bella creanza d'amore, fu propria di tutte le società

europee del Settecento, da Londra a Vienna, da Roma a Parigi,

sebbene assumesse particolari aspetti nelle varie nazioni. Abatini

anelanti a godimenti mondani se ne videro dovunque, e di loro

parlava appunto copli che scrisse Le commerce dangereu.r entrc

le.s deii.r se.res, stampato nel 1715 a Bruxelles, ^ e quaranta anni

dopo tradotto in italiano da un sacerdote.- Nel trattato origi-

' « Traité moial et liistorique », Bruxelles, Rodolphe, 1715. L'autore è

G. B. Drouet de Maupertuy, secondo il Melzi, Dizionario di opere anonivìf

e pseudonime ecc., 1, 22(1.

"Venezia, Tavernini, 175(). Questa traduzione non ral)l)iani veduta; il

Malam.wi (Op. cit , I, iiH ».) cita // cominercio pericoloso fra li due sessi

fuori del matrimonio, Venezia, Rosa, 175H (^ma stampato sulla fine del 1755:

traduzione dal francese i, e deve essere la stessa versione del trattate» che

esaminiamo. Autore di questa traduzione, che ebbe la prima edizione a Lu-

gano, 1755, fu (secondo il Mblzi, Op. cit., loc. cit., il P. Gio. Battista Negri

teatino.

k.

Page 80: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI 237

naie, sebbene non si parli esplicitamente di cavalieri serventi,

si biasima ogni specie di (conversazione che provochi relazioni

assidue di uomini e donne, e specialmente si muove rimprovero

agli ecclesiastici, che praticano la compagnia di donne, se anche

non abbiano cattive intenzioni. E all'autore giovava, come poi

ad altri che ripeterono le sue lagnanze, citar le parole di S. Gi-

rolamo contro gli ecclesiastiii mondani, e censurava aspramente

quelli che dice « abbez de ruelle » i quali sembrano sposi no-

velli, cosi lindi e ricciuti come sono, dopo molte ore di specchio,

quando vanno a far visita alle signore : <' Vous les voyez marcher

le chapeau sous le bras, de crainte che son poids, quoique leger,

ne vint à déranger la simétrie de leur frisure. A peine touchent-ils

le pavé, tant ils ont peur que leur galante chaussure ne se sa-

lisse ». Del resto in Francia già La Bruyère aveva consigliato i

direttori spirituali a fuggir le donne, anche a rischio di non

curarne la salute dell'anima, per non perdere la propria, i

Nemmeno in Italia mancaron moralisti, che protestassero

— e non pare con molto risultato — contro la facilità con cui

gli ecclesiastici frequentavan le signore. JNon sempre innocente

era l'intento di quel prete o frate che s'insinuava nelle case. Unautore, un abate, 2 .scriveva a questo proposito ch'egli detestava

« i tanti raggiri, con i quali gli ecclesiastici, e i regolari in specie,

s'insinuano nelle nostre case, quando in esse abiti qualche fem-

mina di non disprezzabile aspetto. Vi compariscono essi a pren-

dere la cioccolata ed il latte, ora se ne vengono portando i libri

in prestito... » (pag. 5): le arti insomma che l'ipocrisia usò sempre,

e che nel Settecento non era solo il Parini a smascherare neìVIm-

postura. Ma poi il nostro autore prosegue la discussione rivol-

gendosi a quegli ecclesiastici che avvicinan le donne in buona

fede e senza fine cattivo : il pericolo non è meno grave per questo;

non sanno essi che l'amore verso il bel sesso è naturale ed ir-

resistibile? e che non se ne ottiene vittoria nemmeno allonta-

nandosi atìatto dal mondo ? Credon seriamente di poter aste-

nersi da ogni idea non casta « coU'assiduo sedere al fianco di

una tenera giovinetta, o per insegnargli {sic) scioglier la lingua

' Cfr. Le Commerce dangereu.r, pag. 2G1.

" Discorso accademico sopra Vahuso di (nielli ecclesiastici che insegnano

alle donne leggere, scrivere, il canto, il suono, il disegno, la poesia, le scienze,

le lingue, scritto dall'abate O. G., scolare pisano, Livorno, MDCCLXI. Per

Gio. Paolo Fanteclii all'insegna della Verità.

Page 81: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

2S8 I CICISBEI

a,l canto, o per istruire le sue morvide mani alla pratica di ar-

monioso strumento r* » i (pag. 13 e segg.).

Le leggi sacre, di cui l'autore cita molti passi, proibiscono

<iuesti congressus muì/erum, che possono screditare intere comu-nità di religiosi, e gettare lo scandalo su famiglie onorate, poi-

ché il popolo ne giudica per lo più sfavorevolmente, anche se si

tratti di relazioni non colpevoli. Ad ogni modo temibile e più

facile è il danno personale, perchè quei congressus turbano la

coscienza e i sensi dei precettori, e spesso nella china dei di-

scorsi confidenti e tentatori « minano le anime delle più inno-

centi colombe» (pag. 21): infatti, afferma l'autore (pag. 35), la

alunna di solito non è « donna attempata, ma bensì bizzarra

giovinetta, e di non spiacevole aspetto », e può porre al precet-

tore un affetto più profondo e pericoloso di quello che le loro

relazioni potrebbero giustificare.'^

Ma torniamo al Commerce dangereux, di cui parlavamo. Pa-

gine interessanti di esso, più di quelle dove spesseggiano le ci-

tazioni dei Santi Padri, son le altre in cui l'autore discorre delle

donne maritate del suo tempo, affermando che per la grande li-

bertà che godono « elles prenent du mariage ce qnil a d'agréable,

«t rejettent ce qu'il a de penible. L'habitude qu'elles ont de vivre

avec un homme, fait, qu'elles ne peuvent plus s'en passer. Mais

elles veulent un ami au lieu d'un époux ». Questo era il male, e

• L'Alfieri nella notissima satira su VEducazionc, tra le occupazioni

che in casa del « nobil conte » toccheranno all'abate D. Raglia da Baatiero,

pone anche quella di esercitare la contessina a canticchiare « Metast6sio, le

ariette. . . »

.

* Accadeva spesso che questa famigliarità tra uomini e donne si strin-

gesse sotto aspetto di relazione tutt'affatto spirituale. Il Parini immagi-nando che una Elisa, signora un tempo dedita alla galanteria, voglia darisi

alla devozione, eleggendo come suo direttore spirituale un certo conte N. N.,

fa scrivere da costui tre lettere alla convertita, in un tono di arguta ironia.

Il conte dice alla dama ch'ella è ormai in un'età propizia al suo proponi-

mento : « I giovani amici cominciano a poter vivei'e senza di voi ; la vostra

età principia a lagnarsi di qualche lustro superfluo. Oh bella cosa ch'è la

divozione quando si giugne ad un certo numero d'anni!» (P.vkini, Opere..

ed. Reina, IV, pag. 206). E nella prima lettera il <> consigliei'e spirituale»

si mostra poco tranquillo e sicuro della sua resistenza alle tentazioni : «Oh!

la sarebbe poi bella, che il diavolo facesse che col nostro lungo commerzio

di lettere io mi innamorassi di voi, come accade spesse volte a' direttori,

che prendono a guidare sul cammino della divozione qualche ancor fresca

e spiritosa penitente > Pakini. (>/>ere, IV, 204'. L'al)ate di Bosisio conosceva

il suo mondo.

Page 82: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI 239

per (juante cagioni si cadeva in esso I L'arguto autore distingue

le donne che si fanno l'amante per vendicarsi del marito infe-

dele, o per sensualità, o per vanità, o per lusso, o per la moda,

o per passatempo sentimentale, e cosi via. Come meravigliarsi,

che fossero rarissime quelle signore che potevano fare a menocorteggiatore, fosse o no sollevato all'ufficio di amante ?!

Un buon numero di trattati sul costume dei cicisbei .si ebbe

in Italia. Ma coloro che s'occuparono del nostro tema hanno solo

citato quello di Costantino Roncaglia, venuto in luce a Lucca

nel 1720 e ristampato nel 1736. - Dopo aver lamentati tutti i

danni morali del cicisbeismo, e aver messo in/ guardia contro i

pericoli di esso, enumerando tutti i peccati (quanti!) mortali e ve-

niali, in cui si cade nella conversazione, il Roncaglia lamenta la

diversità del costume del tempo suo da quello di mezzo secolo

prima, allorquando se « ritrovata si fosse una giovane maritata

in camera solitaria con persona di sesso diverso, e di sua con-

fidenza, sarebbesi ciò reputato bastevol cagione di sanguinosi

duelli ed irreconciliabili inimicizie»: e rileva il decadimento e la

rovina della compagine domestica, dove la donna, amante del

marito, educatrice dei figli, viene a mancare. Egli vorrebbe che

le madri non dessero ai figli e alle figlie il cattivo esempio del

cicisbeato, che i mariti proibissero il cicisbeo alle mogli, e queste

non disubbidissero ; ma soprattutto vorrebbe che gli ecclesiastici

non cadessero nella colpa di farsi cicisbei. Sono al solito gli

abati quelli presi di mira, e non sarà inutile riferire il ritratto

* Poiché abbiamo accennato ad un trattato straniei-o sul costume sette-

centesco, ricoidiamo che prima del Commerce dangereit.r a Bruxelles s'era

pubblicato nel 1G75 un altro curioso trattateilo De Vabus des nuditez de

gorge, di cui alcuni (secondo il Brunet, Manuel) fanno autore Jacques Boi-

leau, ed altri un Mr. de Neuilly, « cure de Beauvais», e che in cinque anni

ebbe altre due edizioni a Parigi (nel l<iT7 e nel 1680). L'editore dice che il

libro fu scritto da un gentiluomo scandalizzato nel veder le donne fiam-

minghe andar mostrando la gola e le spalle e il seno nudo: il timorato

gentiluomo francese non si lasciò prendere all'incanto di cosi bella nudità,

sebbene riconoscesse che « la veuè d'un beau sein n'est pas moins dange-

reuse pour nous que celle d'un basilic ^ *pag. 12). Ricorderemo anche un

lungo trattato di più di quattrocento pagine scritto da Jean Fraix or Tkem-MLAY col titolo Conversofioiis moroles sur les jeu.r et les divertissements i Paris,

Pralard, lH85i.

* Le moderne conversazioni volgarmente dette dei cicisbei, esaminate daCostantino Roncaglia della Congregazione della Madre di Dio, ri* ed. ac-

cresciuta), Lucca, Venturini, 173G. Del Roncaglia s"è giovato particolarmente

il Carducci, trattando del cavalier servente.

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240 I CICISBEI

(he uè traccia il Roncaglia, per confrontarlo con quelli veduti

innanzi : « Voi dunque li vedrete primieramente con una zazzera,

che ognun giudicherà, che sia stata ben disposta per più tempo

allo specchio ... Le loro vesti, a riserva del colore, sono quali

le desidera un cicisheo secolare ; e procurano talvolta ancora di-

scostarsi quanto possono dal color nero, quasi vergognandosi

dell'abito che vien dalla Chiesa loro prescritto » (pag. 228).

E prosegue : « Arrivano finalmente a così disonorare il loro stato,

che vedonsi ne' carnevali con una abominevol maschera .servire

con ogni libertà la cicisbea. Se poi niente niente le loro azioni

osserverete, reste^jete ammirato vedendole leggiere, scomposte,

e che danno manifesti indizi di vanità, camminando eziandio

per la città con tutto quel brio, con cui un giovinetto secolare

etfeminatissimo, innamorato, dà scioccamente ad intendersi di

farsi credere qualche cosa » (pag. 229).

Ma prima del Roncaglia altri avevano trattato la stessa ma-

teria. Un anonimo, religioso della Congregazione della Madre

di Dio, come il Roncaglia, nel 1711, pubblicava a Ferrara un

opuscolo su Alcune conrersazioni e loro difese esaminate coi prin-

cipj delia Teologia,^ in cui diceva « doversi stimare materia di

erubescenza et un mancare al proprio decoro, se una donna li-

bera, e molto più congiunta, ammessa una continua, libera e

confidente conversazione con qualche persona particolare, dà

fondamento di sospettare, ecc. », e si lagnava che a siffatte con-

versazioni si desse in alcune città il « titolo di lecito diverti-

mento, o di ossequiosa servitù dovuta alle dame, benché legate di

fede col santo vincolo del sacramento del matrimonio » . Per non

lasciar equivoci l'autore determinava, come il Roncaglia, di qual

conversare egli intendesse far censura : « Io per questo conver-

sare intendo quella familiare conversazione, che è determinata

per lo più ad un solo, né é determinata ad ore, ed a giorni, masi suole prolungare per più mesi et ancora anni; quell'assistenza

continua a quella cui si dice servire nella conversazione, nel

giuoco, nel passeggio; quella libertà di parlare in segreto al-

l'orecchio, e talvolta ancora d'introdursi in casa, sebbene l'ora

impropria possa far sospettare, che il vestito non sarà in tutto

decente; «luel pretendere i di lei sguardi fino nel Santuario,

' Ferrara, Barbieri, 1711: dubito clie sia la prima edizionf. Tra questo

opuscolo e l'opera del Roncaglia ho notato alcune relazioni : il Roncaglia

conoì)be certamente il libretto ferrarese del 1711.

L

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I CICISBEI 241

e avanti l'istesso Altissimo " (pag. 5 e segg.;. A Ferrara stessa

nel 1 714 si divulgava la RÌHpoxta d'un teologo ad un amico sopra

diclini casi di coscienza concernenti al vivere d'oggidì. L'autore

non si svelava, ma pare che le donne e i cicisbei ferraresi riu-

scissero a scoprirlo e se ne vendicassero : difatti una nota ma-

noscritta, posta da un contemporaneo sopra un esemplare di

questo trattatello, ^ lo dice « opera di D. (Giandomenico Barile

C. R. Teatino, contro del quale si suscitò una fierissima perse-

cuzione de' Ferraresi, per cui da quella città dovè partire »,

Dei resto non si può dire che il Barile adoperasse espres-

sioni più gravi degli altri che combattevano il cicisbeismo: egli

denominava « diabolico ritrovamento » quello delle conversazioni

tra donne e uomini, e sosteneva che gli amori iniziati e prose-

guiti nelle veglie non sono innocenti, « mentre veggonsi chia-

ramente li tali e le tali or fare scherzi assieme, da più che offi-

ciosi, or parlarsi all'orecchio, e sovente l'uno all'altra in ginocchio».

Che scherzi e che giuochi fossero leciti in quelle veglie di cicisbei,

ci ha detto già monsignor Lodovico Sergardi.

Nonostante la persecuzione, che lo allontanò da Ferrara, anzi

forse appunto per essa, il Barile, due anni dopo, ristampava ac-

cresciuto il suo trattato, a Roma, col proprio nome e col titolo :

Le moderne conversazioni giudicate nel tribunale della coscienza.'^

Contro il cicisbeismo si continuò a predicare e a teorizzare

durante tutto il Settecento, e nell'ultimo ventennio del secolo

un anonimo scrisse certe Riflessioni filosofiche e poetiche sul genio

e carattere dei cavalieri detti serventi secondo le massime del se-

colo XVIII (1783),'^ e un anno dopo uscivano altre Riflessioni,

con lo stesso titolo, ma sul carattere « delle dame dette servite »

.

Era come una ricapitolazione storica : il regno dei cicisbei stava

per terminare. In una lettera di Lorenzo Mascheroni ad un amico

(Pavia, 9 novembre, 1796), ricorre ancora questa testimonianza:

« Sento dire che la cittadina Teresina Diletti Barbieri sia dive-

nuta poetessa, ed è servita dal comandante francese di questa

piazza»; 4 e nel 1805 il De Rémusat trovava ancora Tuso del

cavalier servente. Ma non va dimenticato, che Ugo Foscolo,

' Ferrara, Barbieri, 1714. L'esemplare da noi veduto, che attribuisce la

h'i.sposta al Barile è nella R. Bibl. di Parma (Miscellanee in-8, n. 261;.

^ Roma, Bernabò, 1716.

^ Venezia, Zatta, 178:^.

* Cfr. i Coniribìiti alla biografia ili Lorenzo Mascheroni, Bergamo, Arti

Gi-afiche. 1!>04, pag. 114. E v. M.^: De Rbmusat, Mémoires, Parigi, II, 139.

Hi — Riiistii dlUiUa, anno XIll, voi. II. taso. Vili, (Agosto ItUO).

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242 I CICISBEI

esperto conoscitore di quel mondo di cittadine e d'altre signore

facili alla capitolazione in quell'era napoleonica, nel saggio su

Le donne italiane^ ^ parlando del cavalier servente e della sua

dannosa efficacia, ci attestava il tempo in cui un atto di onesta

sovranità ne segnava ufficialmente la decadenza in Milano : « Il

sistema dei cavalieri serventi, sebbene a prima vista possa sem-

brare degno unicamente di ridicolo e di disprezzo, agiva come le

potenze negative nelle matematiche, condannando le potenze at-

tive all'inerzia. L'uso era frutto della condizione religiosa degli

Italiani, 2 e le condizioni politiche lo perpetuavano. Questo per-

sonaggio anomalo disparve quasi istantaneamente nel setten-

trione della penisola, appena l'amabile figlia del Re di Baviera

vi comparve moglie di Eugenio Beuharnais, e modello di tutte

le virtù domestiche » .^ La vice regina non ammise a Corte le

signore non accompagnate dal marito: e allora i cicisbei si ri-

trassero e le signore comparvero in pubblico e agli inviti della

gentile principessa dando il braccio al proprio marito senza più

temere di esporsi al ridicolo.

Giunti a questo punto, dopo tante testimonianze nelle quali

andò malamente compromessa la buona fama delle donne ita-

liane del Settecento, non sarà un danno né una contraddizione

che noi concludiamo il nostro discorso con alcune altre infor-

mazioni che tornano a loro onore : che se il costume frivolo por-

tava in quell'età la donna verso i rischi del « galanteo » e del

« cicisbeato » come allora dicevano, sarebbe ingiusto dar valore

generale alle prove che possediamo in proposito, e tacere di

quelle altre, che parrebbero eccezioni, e forse non erano così

' U. F0.SCOLO, Opere, Firenze, Le Monnier, 1882, voi. II, pag. 35 e segg.

Il Foscolo sostiene che una delle cause, anzi « la più profonda e velenosa»

,

della decadenza politica d'Italia fosse l'abitudine di certe classi di profanare,

come per privilegio, la santità del matrimonio (pag. Ho). Però lo stesso Fo-

scolo {Opere, XI, 60 e seg.) trovava ancora vestigia di cicisbeismo nel 182H

(Cfr. Parini, Le Odi, Il Giorno, ecc., con note di Guido Mazzoni, Firenze,

Barbèra, 19fX), pag. 170 1.

- Il Foscolo reputa causa principale di quest'uso il celibato dei preti.

Noi .sappiamo ormai che questa affermazione non corrisponde al vero, se non

in parte.

^ Fu.scoLO, loc. cit., pag. 3iJ.

Page 86: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI 243

rare come potrebbe credersi, e sono certamente molto lu*!Ìn-

ghiere. Non tutte le donne del Settecento furono fatue, leggiere

e amanti della corte dei ridicoli cicisbei: il Goldoni, dipintore me-raviglioso della società dei suoi tempi, ritrasse sì le dame piene

di capricci e di smorfie, ma non trascurò quelle migliori; e le

donne amanti del marito e della casa meglio che dei cicisbei e

delle conversazioni mondane sono più numerose, nelle sue com-medie, di quelle che alla famiglia concedevano la minor parte

dei loro affetti. E la letteratura che satireggiò il non lodevole

costume muliebre, fu ricca ed ebbe fortuna,i non mancò chi del-

l'indolee del carattere femminile trattò con maggior benevolenzae cortese deferenza. A noi basterà dar saggio delle opere e degli

autori che del sesso gentile ebbero più rispettoso concetto/'' Ecitiamo prima il padovano abate Antonio Conti, noto come tra-

gico e come filosofo, uomo di vastissima cultura e di grandeingegno, ricco di idee moderne accolte nel suo lungo soggiornoall'estero. Una lettera da lui scritta su tal soggetto, in francese,

e inserita fra le sue opere, fu nel 1773 aggiunta ad una tradu-

zione del Saggio Hopra il carattere i costumi e lo spirito delle

donne ne' varj .secoli del sig. Thomas dell' Accademia francese^"^

opera già prima tradotta in italiano, favorevole al bel sesso, e

particolarmente interessante là dove considera il costume fem-

minile da Luigi XIII a Luigi XV e alla Reggenza, in quei tempiin cui la decenza onde s'era velata la galanteria, anche se li-

cenziosa, fu posta del tutto in bando.

Qualche testimonianza più leggiadra ci porgerà la poesia, e

noi ci fermeremo a due esempi, che si compiono l'un Taltro, e

ci mostrano la donna del Settecento in mezzo alla vita dome-

' A quella fin qui ricordata aggiungiamo : Le donne. Quadro poetico mo-rale di Evandro Aminta, Torino, Stamperia reale, 1791 : due brevi canti in

versi sciolti.

•^ Non sarebbe difficile nella poesia, e in genere nella letteratura del

Settecento, raccogliere materia per uno studio sui sentimenti e sugli addetti

coniugali e famigliari. Ci accontentiamo di citare un breve stadio, che è

anche un buon saggio intorno a questo tema, di B. Chiurlo, Gli affetti fa-

migliari di un poeta friulano (nel periodico La patria del Friuli, di Udine,28 dicembre 1908): il poeta è il co. Daniele Florio, che fu in relazione col

Metastasio.'' «Traduzione italiana corredata di annotazioni storico-critiche: ed ac-

cresciuta di una lettera dell'abate Conti P. V. intorno lo stesso argomento ».

Venezia, Vitto, 1778. Ricordiamo Ancora a questo punto il trattato di Al-

dighiero Fontana su Fm donna, già citato il719).

Page 87: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

244 I CICISBEI

stica. uou più. fastidiosa e tediosa per lei, come le appariva nelle

opere fin qui vedute, ma gradita e soave.

Ecco una raccolta di versi (si ricordi che il Settecento fu il

secolo delle raccolte, per tutte le solenni circostanze pubbliche

e private) fatta per le nozze del conte Gian Fioravante Nicelli,

piacentino, e della marchesa Isabella de' Franceschi, genovese.

Un buon numero di verseggiatori si proposero di descrivere e

quasi formare alla nuova sposa (si era nel 1792) il suo salottino

di toeletta, e alla raccolta diedero nome lì gabinetto. ^ Giampaolo

Maggi cominciò a tracciarne Le dipinture^ che lo dovevano ador-

nare. La pittura pastorale e mitologica francese del secolo xviii

aveva sparse dovunque, con la grande imitazione fattasi delle

scene del Watteau, del Boucher, del Fragonard e dei loro se-

guaci, scene d'amore e di passione, tutte pervase da un molle

carattere di sensualità. Un altro Maggi, da noi, Carlo Maria,

aveva già lamentato, come vedemmo, l'abuso di pitture d'argo-

mento lascivo ; Giampaolo Maggi non vuole nel gabinetto della

sposa le disoneste figure, che

Ornar di Cloe, e di Lalage

Le insidiose muraPoterò, e l'altrui rendere

Procacità secura:

l'artista tlipinga invece le sorti dell'amore grande ed eroica-

mente virtuoso di Alceste per Admeto, e la morte di lei, e lei

restituita al marito dalle divinità pietose di sì grande affetto

coniugale. Il conte Federico Scotti della Scala cantò La toeletta^

il piccolo altare della bellezza, a cui si assiderà la giovane donna

appena uscita dal talamo nuziale,

Se il pie succinto e tepido

Un solo passo avanza

Oltre l'amica soglia

De la notturna stanza. "

Un tema più delicato toccò al marchese Francesco Appiani

d'Aragona di Piombino, arciconsole dell'Accademia piacentina

' Il Gabinetto. Versi per le t'austissinie nozze dt-l n()l)il uomo il signor

conte Don Gian-Fioravante Nicelli Piacentino con la nubil donna la signora

marcliesa Donna Isabella de' Franceschi Genovese, 1792, [Piacenza], presso

Giuseppe Tedeschi.

* Richiamiamo qui la letteratura già citata sulla toeletta.

Page 88: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI i45

degli Ortolani, alla quale apparteugouo tutti i poeti della rac-

coltina che esaminiamo : egli cantò // sofà^ i

Piacevol ospite

D'ogni aureo tetto,

GradevoI emulo

D'ogni ampio letto."

Né per esso sarà posta a dura j)rova la modestia della sposa :

Tema il cor gelida

Però non stringa,

Le gote ingenue

Rossor non tinga

Di lei che ascoltami

Sposa gentile:

l'autore sa che vi son divani ove l' ignobile voluttà elegge il

suo campo, ma questo ch'egli canta accoglierà una giovine

donna, di cui la bellezza maggiore è la virtù, e ad esso rivol-

gendosi così gli dice :

Mentrella a placido

Sonno tranquille

Ama concedere

Le sue pupille.

Le membra languide

Tu accoglierai :

Il volto roseo

Ne sosterrai,

Ov'ella togliers"!

A troppo gravi

Cure domestiche

Ed insoavi;

Ov'ella pascere

In dolce calma

Di saper aureo

L'ingegno e l'alma:

' Anche il sofà ebbe una sua letteratura nel Settecento. Ricordiamo //

Sofà, del veneziano Lamberti, in dialetto, ristampato dal Mal.\maxi lOp.

cit., II, pag. 133e seg.), e l'episodio notissimo del Parini su l'invenzione del

caìiopè {Notte, v. 275 e segg.)

- Anche il Parini aveva detto del canapè Xofte. vv. 819-32o) :

E fama è che talor invidia mosseAnco a i talami stessi.

Page 89: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

24tì I CICISBEI

Ov'ella piacciasi

Fuggir di cento

Languenti il tedio

O l'ardimento.

In sen dell'ampio

Molle tuo piano,

Ora all' industrie

Dell'agii mano

Farà suo genio

Contento e pago,

Alternand'opere

Di maglia o d'ago;

Ora su pagine

Dotte, ingegnose

Cui franca od itala

Penna compose,

Intenta ed avida

Corrà le idee

Native ed utili,

Cui saggio hee{sic).

Versi non belli: ma a noi importa il concetto che il poco apol-

lineo arciconsole ha voluto esporre alla sposa, attorno alla quale

egli vede fra non molto, su quello stesso divano, i figliuoletti

avidi del suo bacio e delle molli carezze materne.

Scienza in versi, secondo l'uso non più nuovo della poesia

d'allora, offre alla sposa Luigi Bramieri, nome non ignoto agli

studiosi del Parini^ descrivendo L'orinolo a pendolo: comincia

dal discorrere del « Sofo maggior de l'Arno », Galileo, e poi del

batavo Ugenio, Huygens,

(Il pondo egli vibratile

A l'oriuolo appose

E al navigar si dubbio

Legge novella impose);

e seguita con tali leggiadrie poetiche, finché si ravvede :

E che varrìa, di vertice

Se a Te, di base e d'osse,

Di generante circolo

Parlar mio labbro osasse?

A si severo studio,

A l'aspre voci astruse

Mal l'armonia maritano

Del plettro lor le Muse.

Page 90: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBEI 247

Male davvero, e l'autore poteva essersene avveduto prima. Sog-

getto meno scientifico, / casi da serbare i fiori, toccò all'ab. Bar-

tolomeo Boccaccio. Questo abate dal celebre cognome parla dei

fiori, che nel « tempietto adorno '>, nel segreto gabinetto della

sposa, emergono

Dal sen capace e diafano

Di pechinese argilla:

(^uei fiori anelano l'onore d'ornarle il petto, sebben temano di

esser vinti (è facile indovinarlo) al confronto delle nevi del seno

e delle rosee guancie di lei : essi parlano alla giovane donna il

loro simbolico linguaggio, ricco di gentili e amorosi pensieri. Eil dottore Vincenzo Devoti svolse l'ultimo tema, caratteristico

del tempo, su / libri^ che avrebbero dato una nota intellettuale

al gabinetto di toeletta della nuova dama. Il poeta non vuole

ch'essa gravi la mente e la parola d' inameni concetti scientifici

e filosofici :

Dolci, non gravi sorgano

Voci sa roseo labro:

E Sotìa no, ma Venere

Parli da bel cinabro.

Donna gentil coll'occhio

Cerchi le vie de' cori,

E non armata d'anglica

Lente le stelle esplori.

In questo luogo, ove domina la Moda co' suoi riti, non manche-

ranno tuttavia aurei volumi (sentasi curiosa miscellanea d'opere

discordi), la Bibbia, Molière, la iJidone del Metastasio, e Cla-

rissa,

la bella Inglese

Che per le vinte insidie

A maggior gloria ascese.

Quanti begli occhi di donne s' inumidirono di lagrime pietose,

nel Settecento, leggendo la storia dell'eroina del Richardson I

Qua! ninfa d'alma tenera,

D' ingenui modi ha il vanto,

Che di Clarissa ai miseri

Casi non sacri il pianto?'

* Cfr. l'opera citata di G. B. Marchesi sui romanzi del "TiK,). pag. •2'i

e passim.

Page 91: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

248 I CICISBEI

Nella raccoltina su cui ci siamo indugiati non abbiamo più

la dama cicisbea, ma nel signorile e civettuolo gabinetto che i

verseggiatori piacentini preparavano all'aristocratica sposina,

rimane ancora come diffusa un'aura di leggerezza e di frivo-

lezza.

i

Per altre nozze, della N. D. Lucrezia Nani col N. U. Lorenzo

Sangiantoifetti, a Venezia, si pubblicò nello stesso anno La vita

coniugale^ da prosa inglese di Mi/lady Montaigne, recata in

verso italiano dall' Abate Antonio Conti P. V.'- Il Conti ebbe

lode dal Foscolo per la vigoria e maestria con cui trattò l'ende-

casillabo : un altro dei pregi di questo tragico padovano, del

quale abbiam già discorso. Il trattatello della dama inglese, seb-

bene scritto in prosa, è ricco di poesia, e in esso passa un soffio

di squisita femminilità, come in molte delle cose scritte da questa

donna di mente superiore. La Montagu vuole che nella vita co-

niugale amore suggerisca la scelta, la fedeltà e la costanza la

mantengano. E per provare quanto la società e gli usi suoi tol-

gano delle cure muliebri al marito, essa, che stette alcun tempoa Costantinopoli (dal 171(3 al 1718), essendo moglie dell'amba-

sciatore inglese, ricorda le parole dette a lei dall' « amabile Sul-

tana », che si scandalizzava della libertà delle donne europee,

le quali conversavano con tanta frequenza con gli uomini. Néla risposta della gentildonna inglese appagò la Sultana, perchè

essa ribattè:

Oh gran bontà degli Europei mariti.

Se fedeltà si limitata e scarsa

Gli appaga! Non son forse a pubblic'uso

Le vostre mani, il vostro volto, e il core,

E le parole? E che mai pretendete

Riservare a gli sposi ?

A questa prima versione, nella elegantissima pubblicazione

nuziale segue la traduzione d'una lettera della stessa Montagu

ad una sua amica. Ed è una cosa deliziosa, questa lettera, una

' La biblioteca era ornamento ambito dei gabinetti di toeletta. Una ricca

raccolta di novelle del '7CX) ha appunto questo titolo: La toelette ossia rar-

colta galante di prose e versi toscani dedicata alle dame italiane (Firenze.

Allegrini, Pisoni e C, 1770-1771j.'' Venezia, Zatta, 1792. Le due traduzioni del Conti .si trovavano già

nella raccolta delle sue Prose e poesie (Venezia, Pasquali, voi. I, 173!>, e

voi. II, 175G), nel voi. II, parte 2», pag. ii e segg. e pag. xm e segg.

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I CICISBEI 249

amabile fantasia giovanile, in cui la scrittrice traccia il ritratto

dell'uomo ideale a cui darebbe il suo amore, e pregusta con la

immaginazione le gioie che con esso vorrebbe godere. L'uomo

che essa desidera dovrebbe accoppiare l'onestà al senno, non

esser troppo severo, e nemmeno scioccamente baldanzoso :

Giusto decoro in publilico con8er%'i;

In me confidi, e ne' suoi sguardi il mostri.

Mi si appressi di rado e con rispetto;

Ma senza sciocca languidezza, e senza

Dimestichezza ardita ei mi saluti.

Allora poi che delle pubbliche ore

Sia passata la noia, ed a secreta

Mensa concesso di gustar ne sia

Vin di Sciampagna e dilicati ])o]li,

Possan le più piacevoli pazzie

Lusinghiera recarci ora felice

Da lunge ogni timor ci stia, da lunge

Ogni discreto e timido contegno;

E l'arti dispregiando e le sembianze

Tra la folla affettate alfin scordiamci

Ei d'esser rispettoso, io d'esser fiera.

A lui sia dato il dimostrarsi audace;

Ne disconvenga a me eh' io gli perdoni.

È una scena d' intimità spensierata e birichina ; anzi le pa-

role della Montagu ci lascerebbero dubbiosi che essa avesse vo-

luto parlare di un amore non consacrato dal rito nuziale, se non

dovessimo pensare ch'ella desiderasse di trovare nel marito, nel

compagno da lei scelto, l'amante : così appunto interpretò la

leggiadra descrizione della scrittrice inglese ehi la offerse, pub-

blicandola, ad una sposa novella. ^ Lady Montagu '- aveva spo-

' Si noti che nella Vita coniugale la Montagu ha parole roventi contro

i zerbini e i seduttori e contro il loro amore disonorante, mentre esalta

quello coniugale.

- Lady Mary Wortley Montagu (KjltO-lTtói, nata Pieirepont, figlia del

Duca di Kingston, rimasta orfana di madre, ebbe un'educazione libera e

audace, ma irreprensibile. Brillò fin da fanciulla per la sua grazia e viva-

cità d'ingegno nella s )cietà di (ì-iorgio I: aml)iziosa e desiderosa d'essere

ammirata. Tenne una corrispondenza, troppo spregiudicata per una fanciulla,

con Anna Wortley, sorella di Edward, che Mary amò riamata, e ohe sposò

di nascosto, per vincere l'opposizione poco giustificata del padre suo. Dopo

il soggiorno in Oriente, tornò a Londra, e il suo temperamento le procurò

noie e dispiaceri, in cui entrò anche il Pope, divenutole, pare, nemico, perchè

la dama spiritosa aveva respinto una dichiarazione del poeta. Per notizie

Page 93: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

250 I CICISBEI

sato nel 17 L2 un uomo ch'essa amava assai, e dopo aver bril-

lato qualche anno nella miglior società londinese dei tempi di

Giorgio T, ammirata e corteggiata, lo segui in Turchia; di qui

tornò in patria nel 1718, e vi stette fino al 1739, dopo il quale

anno si stabilì in Italia, lasciando la famiglia, in cui aveva

avuto gravi dolori, per opera specialmente del figlio Edward, i

A questo figlio essa, essendo in Turchia, fece innestare il vac-

cino, secondo l'uso veduto fra gU orientai, dando coi, prima

fra le madri europee, un esempio che dopo di lei fu imitato e

diffuso : e ad ognuno è nota la menzione gloriosa che del nobi-

lissimo e pietoso ardimento della Montagu, suggerito dall'amor

materno, fece Giuseppe Parini nell'ode famosa. - Questa donna

onora il suo secolo ; e non senza ragione il fiero poeta, che

espose al ridicolo e s.'erzò con la sua ironia le coppie cicisbee,

ma più volte rappresentò il lieto ed onesto affetto consacrato

dalle nozze, e seppe, nell'ode Alla Musa, descrivere una cosi

gentile scena d'amore coniugale, volle, fra le migliori donne

dell'età sua, esaltata questa dama inglese, che col suo esempio

tante giovani esistenze sottrasse al terribile morbo, e con senti-

mento cosi squisito di donna seppe rappresentare l' intimità do-

mestica allietata dall'amore,-'' Che se poi la storia fa le sue

sulla Montagu rimando ad un articolo di Camille Skldex [Vie et lettres

de Lady Mary Wortley Moyitaym, nella Bevue des deux Mondes, 15 ot-

tobre 1869).

' Nel 174() la Montagu. dop'> di aver soggiornato ad .Avignone e a

Brescia, si stabilì a Lovere, sul lago d'Iseo. Una testimonianza contempo-

ranea dice che e^sa era allora «servita da Ugolino Palazzi», un conte bre-

sciano. E da notare che la maldicenza perseguitò la Montagu anche in

Italia. Uno studioso, che s'è occupato con qualche diligenza della dimora

della dama a Lovere, non crede che la fierrifù del Palazzi alla Montagunasconda un intrigo: e noi facciamo rilevare che la gentildonna famosa

aveva allora 56 anni. Cfi-. C. P. L. Marinoni, Lady Montagu Wortley e la

sua decennale dimora alle rive del lago d'Iseo, Lovere, tip. editrice Luigi

Filippi, irKj4, pag. 11. Dello stesso Marinoni è un altro lavoro, \\\\ difet-

toso, su Lady Montagu Wortley prima della sita venuta alle rive del Sebiiio

(Lovere, tip. Filippi, 1903i.

" Ode su L'innesto del vainolo (vv. KMJ-IOSì:

<) Montegù, fiual peregrina nave...

Portò si gran tesauro

Che a pareggiare non che a vincer basti

Quel che tu dall' Eussino a noi recasti V

' Si ricordi la canzonetta Per nozze, che contiene nella prima parte una

cosi leggiadra descrizione della sposa dormiente ancora al mattino e dtl

Page 94: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

I CICISBKI 251

prudenti riserve su qualche atto dell'età più matura della Mon-tagu, riesce forse per questo a cancellare le benemerenze, per le

quali ebbe il plauso dell'austero poeta, che fu cosi parco tes-

sitore di lodi?

Abd-el-Kader Salza.

suo destarsi, e il frammento Per nozze .«Era gioconda immagine»). Ricor-

deremo anche il capitolo nuziale del Parisi, « Signora Rusa mia saggia e

dabbene» {Opere, ediz. Reina, III, 133 segg.), in cui il poeta in torma scher-

zosa dà consigli pieni di saviezza, e questo prima d'ogni altro:

Voi vi dovete, o sposi, sempre amare,

Non già voltarvi in capo a pochi mesi

L'una al servente, e l'altro a la comare

Già E. Bp]RTANA Studi parhiiani, Spezia, Zappa, 1893, pag. i^i segg.i notò

clie al Parini, prete e derisore della vita domestica priva d'affetti virtuosi,

e sferzatore de' cicisbei, toccò il nobile ufficio di elevar il concetto della

famiglia, nelle Nozze e nell'ode Alla Musa, <• non coi rigidi precetti della

morale e con le solenni sentenze della sapienza, ma con le grazie scavi

e calde del sentimento ».

Page 95: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei
Page 96: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

AHD-EL-T\: Anl'~H BA LZA

I

ANCORA DEI CICISBEI

ESTRATTO DAL FASCICOLO DI SETTE~lllRE 1910

DELlA

Rivista d'Italia

ROMAPIAZZA CAVO UH

Roma - ripoJ,:rafi:l dell' l tu ion e Elllll ic('. vb Fcdcrico Cesi 45.

Page 97: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

ANCORA DEl CICISBEI

L'articolo intorno ai Cicisbei nella cita e nella lett eraturadel Set tecento, da me inserito ne l fas cicolo dell'agosto sco rso diquesta Ricista , fu pubblicato con le sole correzioni fatte sulleprime bozze; della seconda revisione , che compre nd eva l'ag­giunta di qualche testimonianza e cii qualche utile ind icazion ebibliografica, non si potè più, pe r varie ragioni, t enere alcunconto. Alle scorrettezze tipografiche avrà provveduto l' accor­tezza del lettore; l alle omissioni intendo qui riparare io me­desimo, giovandomi ancora de lla cortese ospitalità de lla Iii­cista.

Darò il primo luogo ad un documento, che ebbi il t orto ditra-curare, per un tiro giocatomi dalla mem oria. Parland o de ll asatira settecentesca rivolta a sfe rzare e cast igare i cic isbei, iotralasciai deliberatamente di riferire quasi t ut te le te stimonianzenote già per gli studi di Achille Neri e d i a lt ri ben emeri ti emisi in rilievo solo quelle del t utto nu ove o im perfettamenteconosciute. :'.l a nella non breve en ume razione la sciai fuori un asatira, che pur conoscevo e su cui m'ero promesso di soffer­marmi. Xe dobbiamo la conoscenza al chiarissimo prof. LuigiValmaggi del]' Uni versitù di 'l'orino, che' la pubbl icò in un oJlu­scolo nuziale 2 e gentilmente me ne offerse un a copia: è la Xa

, Ecco tuttavia le più necessarie: A p. 1~11 li nea I l in luogo di sta 111­pale corregg] stampati; p. 19(; lino 3, {ascice corro iuscir rs; p. 19!J n . l li n. H,Jfallin corro Jfillin; p. ~O(J I. W, calero corro ralsero: p. :!Ul li n. HO, di CIIi

C. perrhè: p. :W:! liu. 2~1, e il dicampare corro il d ioumpa rc; p. ~I):l li u, :1, su ecorro tue: P: 210 lin. 11;, V('/'.~O la met« corro !/ili nell a prima m et ù; p. 2:!1Iin, 1, la satira del corro {a satira; p. 2:28 lino 15, [ctic! co rro (t'de/ i: p. 2;1:2lino Ili, di moralità corro di moralisti; p. 2:l l l in. :2 1, s/lpcl'/il'ia{e t I'W ' I'(' corro

sllJII'/'/ìcial" o trarre: p. :!::l~J lino :2tl, tempa co rro l rm po la , o li n. :\0, ('II"

corro N/SI'; p. ~:llj lin. :IU, COIJli corr. eolui ; l'. :2R!1 lin. 5, a mello con, Il

11/1'1/0 "'/111" p. :!I:~ lin. ~', I,; {a curr. ....·e {II : p. 2:iIJ li no H, col corr. (,IISì.

, SOZZI' Fontuna-lticaidour, 'l'orino, nprilo )I C~II.x.

Page 98: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

.-\~CORA D EI CIC I S B E I 51 U

di dodici sat ire l scritt« d a un sc t t -o - ut istn fiorentino. ( rir)va n ni(~iroJamo Paxzi, del quale c' iuforrn eru l' f'gr r>gio p rofessor Lu ig iFassò, e iII essa l' aut ore « esag era il costume chr- u'ngono i no­bili giovani cic isbe i n el se r vire a lle loro d amo » .

È da vve ro un co rn poni meut o di sca rxiss irno valnr e "~ttr~ra.rio,

iufarcito d 'idi oti smi e di vo caboli rir -r-rca t i : ma v i -ono qua ,~

Jil aooenni curiosi, pa r t icol a ri n on inutil i a di i f:v'(,ia la storia.del ci cisb eismo i è a d ogni modo u n nuovo non trascurabile do­cu me nto de-lla sat ire toscana co n t ro i cava lieri "C rvent i ,

T cic is be i offerse ro a rgomen to di riso , olt n-c h/: a lla satira ealla commed ia, anc he alla nost ra opera buffa. Ai m -I od ra rn rn ida me segnala ti nella.rti col o citat o (p . ~OS) conv ienr- aggiungerequelli indi cati nel recentissi mo vo lum e, in cui Pir-t ro T old o di­scorre con tanta do t trin a, f.' reuere de .1foli ère et sa [ort uue «nItalie.» Essi sono i seguenti: Il cicisbeo schernito tlallortolanascalt ritu , int ermezzi p elo musica (F erra ra 17:20 ) ; Lo cic isbeo co/ ­[eato, commedia p el' musica di 'I'ounnaso Mar ia ui, ro mano, 11/11­

sico di Costante Iioberto , rappres entata al teatro dei Fi orentin idi Xapol i , l'WIlIO 172.9,. Il cicisbeo ridicolo, inter mezzi d'ano­nimo (Gen ova, t eatro Falcon e, ca r ncva lo 17..J-B.I ; Il cic i...beo con ­solato oc oero i casteli'Ln aria di /Jon Vela-co, [ursetta ({ q uatt rocaci in 2 parti di Claudio .l[azzw·el1i, musica d i A n tonio A u ri­si cchio (R oma, t eatro della P a ce, ca rnevale 17-lS) ; Lo cic isbeo,commedia pel' musica di Pietro 'I'r in c1te1'11 , m usica di Nicola L o­gl'ascino (N a,poli , 'l'entro Nuovo, 17,)] ) ; Jl cicisbeo discacciat o,commedia per musica, musica eli Gaetan o }[onti , r a ppress enta t aal Teatro Nuovo di X apoli , la prima vera 1777 ; J cici sbei de­lusi, opel'a giocosa il/ .'l atti , d 'anoni mo (L ivor no, teatro SanSebastiano, primavera 17ò~) ; La cedora scaltra e il cic isbeo /'i­dico lo, intermezzo, d'ano n imo (F iren ze, tentro Cocomero, cu rne­vale 17aG).

Una fortuna veramente notevole »b bero ad unque i c ici sbeisul teatro, e chi prend esse in es.u ue c om plessiva me nte i me lo­drammi p le co mmedi e, in cui furono o dr-r isi o m c-si in cui-i­catura, n e trurrebbe parti colari assa i curios i per Lt stor iu <Idcostume settecentesco.

I Sono conse rva te n el cod. :\la g liabech i:lIw , " H , S:?~I ,

• Turin , Loescher, UtIli . p. ·! :?n. n. 1. Vedi nuch e l'. ·1:\l. n. I e ·151 Il. l..-\.1 Told o so no an ch e noti al cu ni dei melodrammi da m e in dicat i. Egli in olt resi occupa della co mme dia Il cic i.Ò/·o scolI .•otato di G. n. FIl~i u o l i e dI,il e ~11l'

relaz ioni CO li l' opera de l :\Iulière I p. :!~:3 =-gl-: . .

Page 99: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

520 .à~CORA DEI CICISBEI

Sia da ul ti mo rico rdata, a pr oposito delle letture gradite a lledume del / 00: l la t estimonianza ch e ci vi ene dal car te g g io eliAlessandro e Pietr o Verri , di cui s'è da po co intrapresa la pub­bl ica xion e. ?

n futuro a uto re dell e No tt i rOIiUlII e) nel 17GB, essen do aR om a, f requentava la marchesa D. )Iargherita Gentili-Boccup .i­dule, nata marc hesa Sparapani di Ca me r in o, e ue era ninamo­ratissimo.

Si tratteneva presso di lei a co n ve rsare, a fa re un pl)' dimusi ca (essa sapeva suonare o can t a re, ed anch 'egli ca n ta vacome poteva) e a leggero. Rilevo dal Cm ·teggio due tratti chesi l'i feriscono a qu est' ultima occupazione d el Verri e della su adama. Xel primo, in una let tera del 28 a g osto 17G8, Alessaudroscrivendo a l frate llo Pietro, co me fa in quasi tutte le su e let­tere, ri corda la donna amata: «Ella logge attualmente' il Mie»Clarlssu l Iorlou:e [cioè la !li.~f01'!J or ('lm·is .~a Horl ou:e del Ri­chardsou], o lo g usta infinitamente. J:~ sta t a in cantata dall' /11­

gl;n ll cd ama assai La Princesse de lJabyloll(, » (II , p. 18 ) ; e nelsecondo passo (de l 7 sette mb re 1/li8) aggiunge altri part icolurisulle letture più gradite a lla gentile marchesa: « Leggiamo ill 'riucip e di Nicolò Mac hiuvclli , avendo la m archesa d esid era toeli aver id ea di questo famoso libro ... Leggo unc ho J'is.~ C11I­r issa l Iorl oice, e ne è in cantata. Ha le tt o CO li piacere il /'01;/11('

dI' (Ien èce; ma trova ca ust ico il ri trat to d i Ronsscau.« Xel 1/( !/'/ Il /III' l i l ' i ntertlit t rova Emire ue un a « pettegola

cr udele" cd il nunzio tro ppo caricato. Co s] ella giudica i libri "(11, p. ~G sg. ). Accanto al fu rbuna t issi mo ro manzo de l Hirhard ·son, a veva singolur favo rr-, presso i tIUI" in na mo rnti, il Voltuir e.e trova va un posti ciuo an ch e il Machia ve lli.

P ie t ro Yerri non t'm m eno inna m orat o el i .\ l"SSltlll lro: e a:Jlilallo spasi ma va per uu 'a.ltra uui rchesa, D . :\larl dal e na Is im­bardi na ta Beccari a BIIlll'sa II<t i m a go.1eva nH'Il0 liher t ù dI'l fra·t-Ilo, p-rch è il mari to .lolln sig uoru, designato dal Yerri l'o igraziosi app-Ilar ivi di ({ orso» e « imb eci lle " , in"os lwttitn d. ·ll"a s:,id niti l di lui presso D. Marlcla lenn , li snr",>gliaYil a ttonturn« Il !t '

o: c us tode «Lern o l ~ uoiosissimo s : e Pi et ro in vid iu va la sort « mi-

l Cfr. il m io urt.icolo, Il p. ~:\f). ~:l l c :.1 li.

• Cllrll'!!.'!;" di Pietro (·tI ;\1,1':";:<,\:\ 0 110 \ '1': 11 11 1 dal l i l;l ; al lj~17 a curn diF'rur... ..:";l:" Xovuti u .l'Emauuele Gruppi, Miluu o, ( \ 'I-( l illti , 1!I1Cl. P i nnru IIU

è uscito !iu!" il Il \"I, )IIIUC.

Page 100: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

A:-;CORA TlE I ClCl~BF.1 ;,! I

glinre di Al-ssand ro, no n soggetto corrie lui ad un Argo. (; 1\,

st.ode severo dr-Ila signora a cui egli se rc i ra . )Tra le molte cur iosità d'ogni gener e che agli studiosi del

Settecento o ffre quest o ricchissimo carteggio verriauo, non S "II

delle meno a pprezza bili quel le co n fess ioni, che ci aprono la uiino

di du e qiocani siqnar] dat isi a corteggiare due dame, o w ..gli oa far loro da cicisbei, l'uno a Milano, l'altro a Roma. Y','rancicisbei inn ocui e ridicoli ; ina ve n'erano anche di quelli P"I;'«olosi per la tranquilli t à dei mariti delle cicisbee : AlessanI ro r­

Pietro \Terr i, per que ll'a rdo re che ci r ivela no le 101"0 lettere , lWI!

erano dei primi davvero.Tuttavia non li coinvo lge remo nel biasimo e nello scherno

che si meritarono tant'altri cavulieri serve nti, perch é essi sPp­pero trovar in sè virtù snfficente per non ren der si al tutto schia videlle sciocche costumanze del secolo ; e meglio provvidero allaloro fama dedicando la parte più nobile della loro fervida in­telligenza a quel rinnovamento , che nell a seconda metà del se­colo decimottavo si veniva ma turand o, della società e della let­teratura italiana.

A IlD-EL-KADE R SA LZA .

I Questa parola è usata dnl!o 3te380 Pietro " erri iI I, p. l" I.

Page 101: Galiani Baretti Salza - i Cicisbei

L'ITAI.lA l'F.LLE RIV ISTE STRANn;RE.

del fascicolo di settembre 1910 della Rivista d'Italia

--'!)?>'1i~<---

G/i abitallti primi{iz'i ae/!'I rpillia.Per /111 L.topardi II/a/ noto.Poesia e P(leli dia/ella/i calabresi.Un patri:;i,' ferrarese, soldato di j\rajo/e"'lt J .

UII indoz·ind/o dantesco,La nlloz'a A/hmia.rincara di'i cicisbei.

A. de Blasto .C. Rèbcra .A. CipolliniLo GiommiG. LanzoneG. de' PasseraA. Salza

I i, RISORG1ME:"TO ITALIANO. - 1\1. degli Alberti. Lettere inedite dr! conte III Cal Conte di Cai,tdborg".

il, JI.I.F.TfI:-iO BIBLIOGRAFICO.

50M lVIARIO

A"NO XIII

~1\'lsta d'I t alia i pul.l.lica IO J'oma, IO f.l'cicoh mensili di CIrC zoo l'll in..I, oni c \1\"'\" fori \l o. - l'n'1.," .l'aLboll mento l'''' l' Ilalin: 1111 anno L. 20, 11

I., 11. ) r-r l't ero t Il anno I r. 25 (ur. ,lIn drn Ire lr, 13 uro , J'''·1.W <Ii un (,l<ciearalu l r I I I a J.. 2; ) r-r I E tero Fr. 2 .50.

IIlultrazlon l. - Cranio e corredo funebre nel cimitero neolitico della provincia di Avellino. - Frecce clla britto, fii Lan~domia. di Alta\'illa Irpiula, di :\loulc(uscO, cii Calitri, di Monteverde. - PUlita di Iarl I.

'Iirabclli, Irecc iol lua di Alravi lta Irpiui a , JluRtI:lle di :\1oIl1cn:rùe. r oltr-If i, punm di nJ!'-pid...- 3 ~ rtI litq~ro, punta .li (rt'ccia di B:l~lIo1i l rpiuia. IIUCh:O trovato tra "U(allin e il Scie. - .\ltrc frecce lli C' I"\C~'llillO, Altavllta Jrpiuia. Mi-abclla, pU~lIah.· di H:'\gnoli Irpmo, pll~lIale di Zungolo, accrun. - L<.lì CII,·lIes. - k ìtratto <Id Marcbese ErLOlc ~Ioslì.