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GALLURA Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927 & NGLONA N. 5 - Anno XIX - 22 aprile 2011 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - 1,00 Immigrazione Europa. Una rispo- sta urgente, prima che vincano gli istinti antieuropei Spiritosando 800 ragazzi provenienti da 35 parrocchie della diocesi Tradizioni Sa Chida Santa a Nulvi 3 Figure Un ricordo di madre Speranza 13 8 di Gianni Sini A Pasqua, ogni volta, è come imparare a vivere di nuovo. La fragilità umana, in- fatti, che ogni persona sperimenta quo- tidianamente, sembra talvolta spezzare in pro- fondità il legame con l’Assoluto, con il Bello e con la Pace. Dio appare lontano, e l’uomo con il suo amore, fragile ed egoistico, sembra provi gusto a cancellare anche le impronte di Dio, mentre a Pasqua la Chiesa ci ricorda il pressan- te amore del Padre, che non si rassegna a per- dere l’uomo. Oggi, un sentimento dominante, che pervade l’animo umano, è quello della paura. Paura del futuro, paura di formare una famiglia, della scommessa sulla vita, che non sarà fermata improvvisamente da un evento fu- turo e incerto, perché poggia saldamente sulle spalle di Cristo Signore. È la stessa paura degli Apostoli, dopo i fatti terminati sul Golgota, quando la confusione per il loro domani re- gnava sovrana nelle menti. Il progetto di Cristo sembrava fallito, spento fra le braccia di una croce infame. Lo sgomento li colpiva ancora maggiormente perché avevano creduto che Ge- sù li avrebbe tolti dalla condizione di sottomis- sione, di fame, di umiliazione sociale, nella quale vivevano a causa della dominazione ro- mana. Avevano puntato non troppo in alto, ma troppo in basso. Non si erano accorti che Gesù guardava il cielo mentre loro fissavano sempre di più lo sguardo sulla terra, sulle loro idee, sui loro interessi. E tutto ciò, invece, sulla croce, fi- niva schiacciato per sempre. Era il potere del maligno, era l’illusione adamitica di diventare come Dio, che stava finendo. Ma loro non lo avevano capito. E all’improvviso, trovarselo da- vanti, risorto, fu come impazzire di gioia. Fu co- me un giorno di luce dopo la bufera nella not- te. Fu la pienezza della gioia quando la verità prende il posto del dubbio e dell’ignoranza. La vita non è solo dolore e morte, ma principal- mente gioia e felicità. Non perché sappiamo co- struire castelli e fortezze (economico-finanzia- rie) che la piena non potrà travolgere, ma per- ché Dio in Gesù Cristo, nella sua ubbidienza e perfezione di vita ci ha resi partecipi della bel- lezza e dell’eternità del Padre, chiamandoci a resistere alle seduzioni e alle illusioni del mali- gno, e invitandoci a puntare lo sguardo verso il cielo, dove Cristo, grazie al suo sacrificio e alla sua Risurrezione ci ha aperto la via verso la fe- licità eterna e la salvezza beata. Cristo, nostra Pasqua è risorto. Alleluia! L’amore di Dio vince la fragilità dell’uomo La redazione augura a tutti i lettori, gli inserzionisti e gli abbonati una Santa Pasqua nella gioia del Cristo Risorto 11

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GALLURAPeriodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927

& NGLONAN. 5 - Anno XIX - 22 aprile 2011 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - €1,00

ImmigrazioneEuropa. Una rispo-sta urgente, primache vincano gliistinti antieuropei

Spiritosando800 ragazzi provenienti da 35parrocchie delladiocesi

TradizioniSa ChidaSanta a Nulvi3 Figure

Un ricordodi madreSperanza 138

di Gianni Sini

APasqua, ogni volta, è come imparare avivere di nuovo. La fragilità umana, in-fatti, che ogni persona sperimenta quo-

tidianamente, sembra talvolta spezzare in pro-fondità il legame con l’Assoluto, con il Bello econ la Pace. Dio appare lontano, e l’uomo conil suo amore, fragile ed egoistico, sembra provigusto a cancellare anche le impronte di Dio,mentre a Pasqua la Chiesa ci ricorda il pressan-te amore del Padre, che non si rassegna a per-dere l’uomo. Oggi, un sentimento dominante,che pervade l’animo umano, è quello dellapaura. Paura del futuro, paura di formare unafamiglia, della scommessa sulla vita, che nonsarà fermata improvvisamente da un evento fu-turo e incerto, perché poggia saldamente sullespalle di Cristo Signore. È la stessa paura degliApostoli, dopo i fatti terminati sul Golgota,quando la confusione per il loro domani re-gnava sovrana nelle menti. Il progetto di Cristosembrava fallito, spento fra le braccia di unacroce infame. Lo sgomento li colpiva ancoramaggiormente perché avevano creduto che Ge-sù li avrebbe tolti dalla condizione di sottomis-sione, di fame, di umiliazione sociale, nellaquale vivevano a causa della dominazione ro-mana. Avevano puntato non troppo in alto, matroppo in basso. Non si erano accorti che Gesùguardava il cielo mentre loro fissavano sempredi più lo sguardo sulla terra, sulle loro idee, suiloro interessi. E tutto ciò, invece, sulla croce, fi-niva schiacciato per sempre. Era il potere delmaligno, era l’illusione adamitica di diventarecome Dio, che stava finendo. Ma loro non loavevano capito. E all’improvviso, trovarselo da-vanti, risorto, fu come impazzire di gioia. Fu co-me un giorno di luce dopo la bufera nella not-te. Fu la pienezza della gioia quando la veritàprende il posto del dubbio e dell’ignoranza. Lavita non è solo dolore e morte, ma principal-mente gioia e felicità. Non perché sappiamo co-struire castelli e fortezze (economico-finanzia-rie) che la piena non potrà travolgere, ma per-ché Dio in Gesù Cristo, nella sua ubbidienza eperfezione di vita ci ha resi partecipi della bel-lezza e dell’eternità del Padre, chiamandoci aresistere alle seduzioni e alle illusioni del mali-gno, e invitandoci a puntare lo sguardo verso ilcielo, dove Cristo, grazie al suo sacrificio e allasua Risurrezione ci ha aperto la via verso la fe-licità eterna e la salvezza beata. Cristo, nostraPasqua è risorto. Alleluia!

L’amore di Dio vince la fragilità dell’uomo

La redazione augura a tutti i lettori, gli inserzionisti e gli abbonati

una Santa Pasqua nella gioia del Cristo Risorto

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Nuova Serie

Aut. Trib. Tempio Pausania n. 4del 21-12-1960

Proprietà:Diocesi di

Tempio-Ampurias

AmministratoriGavino Fancellu

Direttore responsabile:don Giovanni Sini

[email protected]

Redazione:Franco Fresi

Andrea MuzzedduMarianna MicheluzziGiuseppe PulinaGianni SattaPietro ZannoniTomaso PanuGavino Fancellu

ABBONAMENTI 12 MESIITALIA

ordinario € 20,00sostenitore € 30,00benemerito € 50,00

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I prezzi sono al netto di IVA.

La Redazione si riserva la facoltà di rifiutare

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07029 Tempio PausaniaC. P. 183 - C. C. P. n.11733078

Tel e Fax 079 635790e-mail: [email protected]

Impaginazione e graficaGIANNI CARIA

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StampaTAS

P. Niedda sud strada 10 - 07100 SassariTel 079 262221 - 079 262236

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Questo numero di Gallura & Anglonaè stato consegnato alle Poste, per la

spedizione, il 22 aprile 2011.

GALLURAANGLONA&

Una veglia mariana di preghiera il 30 aprileal Circo Massimo, la messa di beatificazio-ne il 1° maggio in piazza S. Pietro, la mes-

sa di ringraziamento presieduta il 2 maggio dalcard. Bertone, nello stesso luogo. Questi i tre “mo-menti” che la diocesi di Roma si appresta a vivere,“in collegamento con il mondo”, per salutare l’i-scrizione di papa Giovanni Paolo II nell’albo deibeati. A ricordarlo è stato il card. Agostino Vallini,vicario del Papa per la diocesi di Roma, nella con-ferenza stampa svoltasi il 5 aprile in sala stampavaticana, durante la quale il cardinale ha anche an-nunciato che la diocesi di Roma ha chie-sto per papa Giovanni Paolo II il“culto universale”. Titolo, questo,che di regola si acquisisce con lacanonizzazione, fase successivaalla beatificazione, che spetta allaChiesa locale. L’eventuale ricono-scimento dovrebbe poi essereannunciato all’atto della beatifi-cazione, insieme alla datain cui ogni anno si fe-steggerà la memorialiturgica del nuovobeato.

La vegliaLa prima parte dellaveglia del 30 aprile,ha informato il card.Vallini, sarà una “ce-lebrazione della me-moria, con le paro-le e i gesti di Gio-vanni Paolo II”:animata dal corodella diocesi di Ro-ma e dall’orchestradel conservatorio diSanta Cecilia, diretti damons. Marco Frisina, preve-de testimonianze (dei suoi più stretti collaboratori, ilcard. Stanislaw Dziwisz e Joaquin Navarro Valls, e disuor Marie Simon-Pierre, la suora miracolata da Gio-vanni Paolo II) e brevi filmati sui momenti più si-gnificati del pontificato. La seconda parte della ve-glia sarà invece la celebrazione dei misteri luminosidel Rosario in collegamento via satellite con 5 san-tuari mariani sparsi nel mondo, visitati da GiovanniPaolo II, da Cracovia a Fatima. Ognuno dei misteridel Rosario sarà legato a un’intenzione di preghiera,cara al Papa.

L’inno e la “notte bianca”“Una memoria fatta col cuore”, che “riassume le ca-ratteristiche del suo pontificato”. Così mons. MarcoFrisina, direttore dell’Ufficio liturgico del Vicariato diRoma, ha definito lo speciale inno da lui compostoper la beatificazione di Giovanni Paolo II. Interve-nendo alla presentazione in sala stampa vaticana,mons. Frisina ha annunciato che l’inno sarà esegui-to per la prima volta, in lingua latina, nella messadel 1° maggio in piazza S. Pietro, al termine dellaformula di beatificazione, quando si scoprirà l’araz-zo che raffigura il nuovo beato, e verrà poi esegui-to per intero al termine della celebrazione. “Apritele porte a Cristo” e “Non abbiate paura”: queste duedelle frasi di Giovanni Paolo II presenti nell’inno(già scaricabile su www.corodiocesi.com e sul sito

della postulazione), che in ogni strofa riporta unacaratteristica del Papa polacco. Il 2 maggio, nellamessa di ringraziamento presieduta dal card. Ber-tone, “sarà la prima volta in cui si pregherà Gio-vanni Paolo II con le invocazioni del nuovo bea-to”, ha sottolineato mons. Frisina: sarà presente ilcoro di Varsavia e l’orchestra di Wadowice. Dopola veglia del 30 aprile al Circo Massimo, si svolge-rà una sorta di “notte bianca” di preghiera: per tut-ta la notte, saranno aperte otto chiese del centrostorico, nel tragitto che va dal Circo Massimo apiazza S. Pietro.

Le spoglie“La bara non viene aperta, rimane chiusa,e quindi non si vedrà il corpo di Gio-

vanni Paolo II”. A ribadirlo èstato padre Federico Lombar-di, direttore della sala stampa

della Santa Sede. Venerdì 29aprile, dopo le 19, a basilica

chiusa - ha reso noto padreLombardi - avverrà latraslazione dell’urna delbeato Innocenzo II dallaCappella di san Sebastia-no, all’altare della Trasfi-gurazione. Da sabato 30aprile, la Cappella disan Sebastiano - di cuisono stati ultimati i la-vori di restauro - di-verrà uno “spazio li-bero” che sarà poila sede definitiva

delle spoglie di Gio-vanni Paolo II. LeGrotte Vaticane sa-ranno chiuse al

pubblico, il 29 e 30aprile. Venerdì 29, sarà sol-

levata la pietra tombale della tomba diGiovanni Paolo II e la cassa verrà posta sul carrello,davanti alla tomba di S. Pietro, dove rimarrà fino al-la mattina del 1° maggio, “ma non c’è apertura alpubblico”, ha precisato padre Lombardi. Domenicamattina, la bara di Giovanni Paolo II verrà portatanella basilica di S. Pietro, davanti all’altare dellaConfessione, dove rimarrà per tutto il tempo dellabeatificazione e dell’omaggio del pubblico.

La messa in piazza S. PietroA concelebrare la Messa di beatificazione del 1°maggio – ha informato padre Lombardi – sarannosolo i Cardinali. Alla destra del sagrato, le delega-zioni principali, alla sinistra del sagrato i vescoviprelati e i sacerdoti presenti. Il 1° maggio, l’acces-so alla piazza è libero; la comunione verrà distri-buita da 500 sacerdoti (in piazza S. Pietro e Piaz-za Pio XII) e da altri 300 su via della Conciliazio-ne. Al termine della messa, il Papa si recherà da-vanti all’altare centrale della Basilica e “farà unomaggio molto semplice, con un’incensazione, aGiovanni Paolo II, portandosi davanti alla sua ba-ra con tutti i cardinali”. Solo dopo il rientro del Pa-pa e dei cardinali comincerà l’afflusso del pubbli-co per l’omaggio al nuovo Beato, che - ha assicu-rato p. Lombardi - “continuerà tutto il pomeriggio,anche la notte e la mattina dopo, e proseguirà senecessario” .

Giovanni Paolo II

UUnnaa mmeemmoorriiaa ffaattttaa ccooll ccuuoorree

beat i f i caz ioneAnno XIXn. 522 aprile2011

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3immig raz ioneAnno XIX

n. 522 aprile

2011

GALLURAANGLONA&

di Gianni Borsa

Fuori dall’Europa! Oppure,Europa “vade retro”. Nonpassa settimana senza che

qualche voce, più o meno autore-vole e rappresentativa, nonché piùo meno convinta, esprima il desi-derio o la minaccia di recederedall’Unione europea o di limitarnei poteri, lo spazio d’azione, la for-za politica ed economica. MarineLe Pen, candidata del Front Natio-nal alle future elezioni presiden-ziali in Francia, ha recentementedichiarato che se diventasse ilnuovo inquilino dell’Eliseo pro-muoverebbe subito un referen-dum con l’intento di “far uscire laFrancia dall’Ue”. Pochi giorni prima avevano indica-to la possibilità di “rescindere ilcontratto” – pur se con altre ragio-ni – il presidente del Consiglio ita-liano e il suo ministro dell’Interno.Nel primo caso prevalgono ragio-ni politico-elettorali, nel secondosi tratta di espressioni collegate alfatto che i Paesi aderenti all’Euro-pa comunitaria non sembrano ac-cordare a Roma quella solidarietàconcreta ritenuta necessaria peraffrontare l’emergenza migratoriaproveniente dalle coste nordafrica-ne. Si può peraltro notare che leforze politiche antiunitarie, pre-senti nel Vecchio Continente sindai tempi della firma dei primiTrattati (Ceca, 18 aprile 1951; Cee,25 marzo 1957), da qualche annohanno acquisito vigore propagan-distico, consenso popolare e pesoelettorale. Il Regno Unito pullula di esponen-ti contrari alle istituzioni di Bruxel-les e Strasburgo; lo stesso accadein Paesi un tempo fortemente eu-ropeisti, dai Paesi Bassi al Belgio,dall’Irlanda alla Grecia. Lo stesso accade in diversi Statidell’Est, dunque tra quelli di piùrecente adesione: la Polonia è inquesto senso un caso emblematicoe l’ex premier Jaroslaw Kaczynskiè tornato alla carica in vista delleprossime elezioni nazionali e, piùancora, della presidenza di turnoche Varsavia assumerà nel secondosemestre 2011.Sulla stessa scia si inseriscono –sempre per restare agli esempi – i“Veri finlandesi”, forza di ultrade-stra e nazionalista, vincitori delleelezioni del 17 aprile. Il loro lea-der, Timo Soini, ha puntato la cam-pagna elettorale contro i flussi mi-gratori e gli aiuti finanziari asse-

gnati a Grecia, Irlanda e Portogal-lo, insistendo sulla necessità dibloccare il “fondo salva Stati” sulquale i 27 hanno raggiunto a faticaun accordo nel marzo scorso, do-po tanti dubbi e ritrosie.Se nazionalisti di vari Paesi, forzeregionaliste e localiste, destre e si-nistre estreme invocano “meno Eu-ropa”, si fatica a sentire, sul ver-sante opposto, le posizioni convin-te dei grandi partiti storicamenteeuropeisti, come i democratici cri-stiani, i socialisti, i liberali, i verdi.Quali i motivi? Di certo la crisi eco-nomica e i flussi migratori hannoposto nuovi e reali ostacoli alla so-lidarietà europea. Allo stesso tempo l’Ue mostra –esattamente come i suoi Statimembri – inefficienze, eccessi bu-rocratici, contorsionismi politici elegislativi. Tutto ciò tende a raffreddare i sen-timenti dei cittadini verso l’integra-zione comunitaria. Ma se gli istinti antieuropei sonouna scelta fuori dalla storia (isola-zionismo politico, “autarchia” eco-nomica, xenofobia sono pericolosielementi, capaci di creare tensionie rischi per la stabilità democraticae la pace), una risposta in grado diinvertire la tendenza può venire

solo da un nuovo slancio dell’Ue. Ne consegue una domanda: i lea-der politici nazionali attualmente alpotere, le istituzioni dell’Unione e i

cittadini europei sono in grado dipercepire questa sfida e di perse-guire, di comune accordo, risposteefficaci negli scenari attuali?

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4 c inemaAnno XIXn. 522 aprile2011

GALLURAANGLONA&

di Valerio Sammarco

La fragilità dell’uomo, la rinun-cia e il cambiamento: il sogliopontificio di Nanni Moretti

apre al mondo. Una grande follapiange il Pontefice deceduto, mi-lioni di fedeli si raccolgono a SanPietro e, con loro, il mondo interoattende il nome del nuovo vicariodi Cristo. Morto un Papa se ne faun altro, recita il detto, ma stavoltanon è così “semplice”: eletto a sor-presa dal Conclave (i bookmakerslo pagavano addirittura 90 a 1...),infatti, il cardinale Melville (MichelPiccoli) si blocca sulla soglia delbalcone subito dopo l’annuncioHabemus Papam, un attimo primache il protodiacono (Franco Gra-ziosi) riferisca al mondo il suo no-me. Lo spunto del nuovo, attesofilm di Nanni Moretti, era noto eruota su quel senso di inadegua-tezza, tremendamente umano, chepuò colpire ogni persona nel mo-mento in cui viene investita dal pe-so di un’enorme responsabilità: maquali conseguenze può avere unatale rinuncia quando l’uomo inquestione è il Sommo Pontefice?Come ogni grande opera d’arte,Habemus Papam (da domani in sa-la, tra poco meno di un mese inConcorso a Cannes) rimane sospe-so sulla domanda stessa che dà ori-gine al film (scritto dal regista coni sodali Francesco Piccolo e Fede-rica Pontremoli), da un lato se-guendo con straordinaria umanitàil percorso “fuori le mura” di Mel-

ville, dall’altro costruendo con te-nera, mai becera ironia degli inso-liti passatempi (il torneo di palla-volo, con tabellone a gironi e par-tite di andata e ritorno...) per i car-dinali del Conclave rimasti all’in-terno della Santa Sede insieme allopsicanalista (Moretti), chiamatoper provare a comprendere le ra-gioni di quel blocco, ora “prigio-niero” per evitare qualsiasi fuga dinotizie all’esterno. Supportato, enon poco, dalla prova maiuscoladi tutti gli interpreti (da Piccoli aRenato Scarpa, il cardinale datoper favorito alla vigilia, da CamilloMilli a Jerzy Stuhr, portavoce delVaticano) e dall’enorme lavoro sul-la ricostruzione degli ambienti (laCappella Sistina e la Sala Regia delConclave realizzate a Cinecittà),“ricavati” a Palazzo Farnese, a VillaMedici, in alcuni palazzi cinque-centeschi di via Giulia e a VillaLante di Bagnaia, vicino Viterbo,Moretti riflette sulla fragilità del-l’uomo - dissertando con i cardina-li anche di ansiolitici e tranquillan-ti “maggiori” - mostrandone il latopiù autentico e sincero, spogliandocon occhio attento ma non inquisi-torio quel velo di invulnerabilitàche accompagna, da sempre, le fi-gure di spicco mondiale. E se nelCaimano si facevano - seppur inmaniera metacinematografica - no-mi e cognomi, in Habemus Papaml’unico riferimento certo è a Gio-vanni Paolo II, dalle riprese realidel funerale, passando per gli ac-cenni nel corso del racconto al

predecessore di Melville, fino adarrivare al protagonista stesso,amante dell’arte e attore in gioven-tù: potrà non sembrarlo, ma è unascelta “politica” anche questa, per-ché il discorso Urbi et Orbi chechiude il film (e che certifica la ri-nuncia) - auspicante una “Chiesache guardi al cambiamento, capacedi dare amore, accoglienza e com-prensione” - è un messaggio uni-versale, come quello del film. Che

fingendo di non esserne in grado -proprio come lo stesso Moretti nel-la scena della partita a scopa con icardinali - “spariglia” l’ambito d’e-lezione e si offre allo sguardo di unpaese chiamato al cambiamento(“Todo Cambia” canta MercedesSosa in una delle sequenze moret-tiane per antonomasia, quella delballo cardinalizio), magari attraver-so qualche dolorosa rinuncia. Ha-bemus Palma?

Habemus PapamIl soglio pontificio di Nanni Moretti

Agli abbonati e agli inserzionisti

Con questo numero di aprile terminiamo l’invio acoloro che ancora non hanno provveduto a rinno-vare l’abbonamento.

Vi ricordiamo che per l’anno 2011 l’abbonamen-to ordinario è di euro 20,00. Mentre per i sosteni-tori e per i benemeriti la cifra è di 30,00 e di 50,00euro.

Invitiamo i lettori delle parrocchie di Nuchis, SanPasquale, Cannigione, Golfo Aranci, S. Maria Co-ghinas, Aglientu, Loiri Porto San Paolo a contat-tare direttamente la redazione per segnalare no-minativi e possibili punti di distribuzione del gior-nale.

Invitiamo inoltre gli interessati ad inserire pubbli-cità nel periodico diocesano a contattare la reda-zione per contratti e accordi commerciali.

Rimane sempre valido l’invito a segnalarci fatti eavvenimenti dai diversi paesi della Gallura e del-l’Anglona perché abbiano il giusto risalto anchesulla stampa cattolica.

Potete inviare le vostre richieste a: [email protected]

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5soc ie tàAnno XIX

n. 522 aprile

2011

GALLURAANGLONA&

di Gianni Sini

L’acqua che da la vita è il sim-bolo più forte per indicarequanto sia facile, oggi, per-

dere di vista ciò che conta per in-seguire sogni o propositi irrealizza-bili. La vita è la cosa più importan-te per ogni persona e va difesa eprotetta. L’acqua è l’elemento chela fa nascere e la fa durare. Senzadi essa tutto inaridisce e muore. Laterra è in un equilibrio perfetto conil sole e proprio per questo l’acquaesiste nella sua forma da noi cono-sciuta, adatta ad essere la base del-la esperienza di vita. L’acqua com-pare più volte nella storia della sal-vezza. Ogni uomo ha sete e passada un pozzo all’altro. È un dirittoumano fondamentale, legato al di-ritto stesso alla vita, al quale circaun miliardo e mezzo di personemanca di un accesso adeguato; epiù ancora sono quelle prive diuna sufficiente disponibilità di ac-qua potabile: nel Sud del mondol’acqua contaminata rimane causa

diffusa di malattia e di morte, spe-cialmente fra i bambini. L’acqua ri-mane una risorsa male distribuita emale sfruttata. A tutto ciò è dove-roso aggiungere una riflessione sulnostro stile di vita individuale,spesso poco incline a riconoscerel’importanza di educarsi e di edu-care a un uso attento, sobrio econsapevole di beni che ci sonostati affidati, avendo a cuore ancheil futuro del nostro pianeta.In linea con questi presupposti, lasocietà Smeraldina, di Tempio Pau-sania, ha deciso di offrire il suocontributo di solidarietà a organiz-zazioni ONLUS varie: CARITAS dio-cesane, Associazioni di Volontaria-to, OFTAL, UNITALSI, Case di acco-glienza di malati gestite da religiosi,etc… Un offerta davvero preziosadi 150.000 pacchetti corrispondentia 150.876 litri. Si tratta dell’acquaSmeraldina che nasce ai piedi delMonte Limbara, estratta in località“Monti di Deu”, in Tempio Pausa-nia, da sorgenti alimentate da unafalda acquifera profonda trecento

metri. Viene imbottigliata diretta-mente dalla fonte. L’armonia e l’e-quilibrio sono le principali caratteri-stiche di quest’acqua oligominerale,grazie alla sua origine granitica. Haun basso contenuto di sali, è un’ac-qua fredda e oggi, grazie all’intui-zione e al sogno del fondatore, Gio-vanni Maria Solinas, è diventata fa-mosa in tutto il mondo. Fu lui infat-ti a fondare nel 1985 l’attuale stabi-limento e ad avviare il confeziona-mento di acqua minerale. Erano glianni in cui il mercato si stava orien-tando verso prodotti di marca e fuun’intuizione vincente proporre aiconsumatori l’acqua di Tempio Pau-sania, zona storicamente vocata perquantità e qualità delle fonti. È di-

ventata la realtà di un marchio in-confondibile, un’azienda che ha fat-to dell’innovazione tecnologica edel rispetto per l’ambiente la chiavedel suo sviluppo. L’obiettivo dellaALB (Società che imbottiglia l’ac-qua) è anche quello di arrivare agarantire sufficienti disponibilità fi-nanziarie alla Fondazione GiovanniMaria Solinas, che ha lo scopo diportare avanti attività di ricerca permigliorare le condizioni di vita ge-nerali perché l’acqua è vita e pervenire in aiuto di quei giovani chehanno la capacità ma non la possi-bilità di studiare, perché la soddi-sfazione può generare danaro, ma ildenaro di per sé non può generarealcuna soddisfazione.

di Davide F. Scardovi

Viaggiare informati agevola anche chi hadifficoltà motorie e intende utilizzare iltraghetto Mobylines-DREA da Olbia a

Genova e ritorno e Mobylines-AKI da Olbia aLivorno e viceversa. La serie di suggerimentipratici che segue potrebbe essere utile al viag-giatore. La mobilità ridotta puo’ difatti essereanche temporanea o presentarsi in varie circo-stanze. Un piccolo incidente, una gravidanzaoppure qualcosa di più. Qualunque sia il moti-vo, chi dovesse utilizzare il traghetto e arrivas-se con la propria macchina decidendo di la-sciare la vettura parcheggiata al porto, puo’chiedere al personale di banchina, l’autorizza-zione per portare il bagaglio fino alla poppa.Ad ogni modo, il personale Moby, è consiglia-bile allertarlo, quando possibile, qualche giornoprima della partenza. In base alle normative vi-genti, la compagnia e’ tenuta a dare assistenzasul traghetto ma se lo Staff in servizio non ètroppo occupato con le code e la biglietteria èpossibile usufruire di ulteriori vantaggi. Sonoinfatti disponibili ad andare oltre alle loro man-sioni di routine, ma è necessario avvisare conlargo anticipo per usufruire del supporto extra,del buonsenso individuale e soprattutto dell’as-senza di stress da imprevisto. Sulla tratta checollega Olbia con Livorno e Livorno con Olbia,attualmente è operativa la nave Aki. Dotata dicabine, ascensori e bagni accessibili, è anch’es-sa quasi tutta percorribile con la sedia a rotelle.Il numero della biglietteria di Livorno per aqui-stare i biglietti speciali e informare delle neces-sità l’azienda e’ 0586 899950. Per chi invece vo-lesse partire da Livorno, raggiungendo prima il

Porto partendo dalla citta` o per chi volesse dalPorto arrivare altrove con una macchina o unpulmino presi a noleggio, l’ufficio Hertz dellastazione portuale si rende disponibile a coloroche hanno problemi ad uno degli arti inferiorifornendo una vettura con cambio automatico,mentre l’azienda Linker può predisporsi per ri-chieste più esigenti. I numeri della Hertz a Ca-la Carrara sono 0586 219397, 210591, quelli del-la Linker 0586 211442. Per organizzare nei det-tagli il servizio è gradito il preavviso di almeno48 ore. Per quanto concerne i taxi livornesi, lacittà toscana offre delle vetture con una picco-la padana utile per gli anziani che non necessi-tano dell’ausilio della sedia a rotelle, in questocaso il numero da contattare è lo 0586 883377.Sulla tratta che collega Olbia con Genova e Ge-nova con Olbia, attualmente è operativa la na-ve DREA. Anche questa è dotata di cabine,ascensori e bagni accessibili. Per quanto riguar-

da il porto ligure è da notare che è servito condei taxi muniti di pedane avanzate, il cosiddet-to taxi blu. Queste vetture possono portare pas-seggeri anche con carrozzina elettrica. Dal cen-tro prenotazioni taxi genovesi, informano chele tariffe sono piu` alte di quelle stabilite per lecorse normali e che è meglio riservare la mac-china chiamando con 2 giorni di anticipo allo010 5966. Tutti i passeggeri in imbarco sulle na-vi della Mobylines sono tenuti a comunicare idati relativi alle proprie necessità in fase di pre-notazione anche al numero unico. Il numerodella biglietteria olbiese, lo 0789 204013, pre-sente all’Isola Bianca, può comunque rivelarsiutile ma è da contattare preferibilmente la mat-tina, in alternativa è possibile chiamare anchelo 0789 23572. Per organizzare un piano di mar-cia regolare, per utilizzare i mezzi preposti dal-l’Aspo e dai Servizi Sociali e’ possibile infor-marsi chiamando il numero 0789 553852.

L’acqua fonte della vitaDalla Smeraldina un dono di

150.000 bottiglie

Più attenzione ai disabili anche sui traghetti

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6 gmgAnno XIXn. 522 aprile2011

GALLURAANGLONA&

“Una novità, un dono, un preziosocontributo allo scopo di renderela fede dei giovani più salda, più

fedele agli insegnamenti della Chiesa e piùdecisa nel condividere con gli altri le ra-gioni della propria speranza”. Così il card. Stanislaw Rylko, presidentedel Pontificio Consiglio per i laici, ha pre-sentato il 13 aprile alla stampa “Youcat”, ilsussidio al Catechismo della Chiesa cattoli-ca per i giovani, preparato per i parteci-panti alla XXVI Giornata mondiale dellagioventù (Madrid 16-21 agosto 2011). Il Catechismo della Chiesa cattolica era giàstato diffuso in precedenti Gmg, ma servi-va un riferimento di più facile comprensio-ne. Per volere dell’arcivescovo di Vienna,card. Christoph Schönborn, alcuni teologicoadiuvati da un gruppo di 50 ragazzi tra i14 e i 20 anni, hanno realizzato un Sussi-dio concepito appositamente per i giovani. Il manuale è scritto in un linguaggio col-loquiale – nello schema domanda-risposta– ed è accompagnato da semplici illustra-zioni. Quattro le sezioni: “Che cosa crediamo”,“La celebrazione del mistero cristiano”, “Lavita in Cristo”, “La preghiera nella vita cri-stiana”. La prefazione è stata scritta dallostesso Benedetto XVI che definisce il vo-lumetto “un libro straordinario”. Il testo verrà diffuso in 700 mila copie etradotto nelle 6 lingue ufficiali della Gmg(ancora in fase di elaborazione). Sono pre-viste traduzioni anche in cinese e arabo. Anche i giovani della diocesi di Temio-Am-purias che parteciperanni numerosi a Ma-drid lo troveranno negli zaini della Gmg. Le copie donate a Madrid, che sulla coper-tina porteranno la scritta “questo libro è unregalo personale del Santo Padre”, sarannoprincipalmente finanziate da “Aiuto allaChiesa che soffre” che ha offerto un con-tributo di 250 mila euro.

Un passaggio fondamentale. “Youcat – ha spiegato il card. Rylko – tra-duce i contenuti del Catechismo dellaChiesa cattolica con metodo rigoroso e fe-dele e con un linguaggio adeguato ai gio-vani. Esso non prescinde dal Catechismo, maconduce ad esso. Il suo obiettivo è proprio quello di portarei giovani ad approfondire la conoscenzadella loro fede. Educare i giovani a studiare con impegnoYoucat è un passaggio fondamentale peraiutarli a capire che la fede non è un’ispi-razione spirituale soggettiva, né un sempli-ce sentimento religioso o un’ideologia, maun metodo di conoscenza della verità, unincontro con un avvenimento, con unaPersona viva che si chiama Gesù Cristo. “Il Catechismo non solo è importante, maper alcuni versi essenziale per la vita dellenuove generazioni avvolte troppo spessoda un contesto culturale di grande fram-

mentarietà che impedisce loro di avere unavisione unitaria della vita. In questo contesto, anche la fede ha biso-gno più che mai di presentare il suo con-tenuto in modo unitario” come proponeYoucat che “risponde anche a un’esigenzadel momento presente che deve saper pre-sentare in un linguaggio semplice, com-pleto e soprattutto accessibile ai giovani ilpatrimonio di fede che da sempre e inogni luogo i cristiani professano”. ha sot-tolineato il cardinale – in Italia, Svizzera,Austria e Germania ci sono moltissimi bat-tezzati ma pochi praticanti. Questo Catechismo intende essere uno stru-mento per una fede bella e intelligente, perdare ai giovani coraggio di esprimerla”.

Un regalo del Papa“Youcat”, il Catechismo a misura di giovani

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di Bastiano Deledda e Claudio Pipitone

L’ha invitato un gruppo di gio-vani olbiesi. Erano curiosi diconfrontarsi con un amico

(ed esponente di rilievo del mon-do politico regionale), desiderosidi capire e di rispondere a una do-manda attualissima: chi salva lapolitica? Le elezioni comunali, in-fatti, sono alle porte e una comu-nità cristiana deve trovare e offriretutti i criteri per affrontare, giudi-care, decidere. Giorgio La Spisa,Assessore alla Programmazione eBilancio e vice presidente dellaGiunta Regionale non si è fattopregare, né aspettare. Venerdì 8aprile è arrivato puntualissimo (fat-to inconsueto per un uomo politi-co) all’appuntamento nel salonedell’Olbia Expò. Non si è trattatodel solito incontro pre-elettorale,ma di un incontro sulla Politica.Con la maiuscola. A partire dallaparola utilizzata dal Cardinale Ba-gnasco per descrivere la reazioneai fatti che da mesi occupano leprime pagine dei giornali: “sgo-mento”. “Sgomento di fronte alletentazioni eterne, di sempre e pertutti: sesso, soldi e politica”. Lussu-ria, Usura e Potere, come dicevaThomas Eliot in uno dei suoi cele-bri Cori da “La Rocca”. Chi può sal-varci da questo? Chi può tirarcifuori da un modo così avvilente ditrattare se stessi e gli altri? Non ci siriesce da soli. Tanti si tirano indie-tro, esprimendo nausea per unmondo che tradisce le proprie giu-ste aspettative. La Spisa reagiscecosì: “Come si può anche solopensare che la politica non ci inte-ressi? Credete forse che se a noi la

politica non interessa, la politicanon si interesserà di noi? Vogliamoche altri decidano per noi? Ci inte-ressiamo della politica per il fattostesso che amiamo la vita”. Il cri-stianesimo lancia una sfida, ancoravalida: Cristo è l’unico che ha lapretesa di rispondere al nostro bi-sogno di felicità. Da questa provo-cazione nascono le “linee-guida”per orientarsi in politica e giudica-re chi vi si impegna. Linee-guidache possono riassumersi in duebattute: “libertas Ecclesiae” e “benecomune”. “Ma come mai – si inter-roga l’Assessore Regionale – oggisiamo immersi in questa grandeconfusione? Forse Cristo si è dis-tratto? O si è distratto l’uomo dallaricerca del suo vero bene?” Esiste

una forte tentazione,anche fra i giovani,di osservare conscandalo e disprez-zo la situazione chestiamo vivendo. Unatteggiamento scon-fitto solo da unaconsapevolezza: “lapolitica sono io, cia-scuno di noi tutti igiorni fa politica peril fatto stesso di es-sere dentro la socie-tà, di poter scegliere fra il contri-buto al bene di tutti o l’impegnoesclusivo in ciò che conviene”. Lacondizione per vivere la politicacon una prospettiva più ampia è“l’unità della persona, essere lealicon se stessi, consapevoli che lapolitica non dà la felicità e tesi a ri-cercare altri che vogliono fare lostesso percorso”. La buona politicanon è, infatti, solo per buoni cri-stiani. È possibile condividere conaltri gli stessi valori positivi. E laici.Si può costruire con tutti, cristianie no, purché disposti a sporcarsi lemani, come cercando nel fangouna pepita d’oro. “Non dimenti-chiamoci – ha proseguito La Spisa– che la nostra civiltà, con il cri-stianesimo, è stata investita daqualcosa di grande i cui frutti sonoancora visibili”. Cosa cercano i tan-tissimi migranti che bussano allenostre porte, se non questa civiltà?Il dialogo incalza e provoca anchei politici presenti in sala. Sembranocolpiti da parole che, una voltatanto, non generano contrapposi-zione. Anzi uniscono. Un politicolocale ricorda le sue radici, la fa-miglia cristiana dove ha respiratoquesta passione per il bene comu-

ne. Dove è stato educato all’impe-gno per il bene comune.Cos’è questo bene comune? Lo haprecisato Giorgio La Spisa, tirandole fila dell’incontro. “Bene comuneè tutto ciò che di bene possedia-mo, la famiglia, le nostre opere dicarità, le nostre scuole. Vogliamoche siano perdute? No, di certo!Impegnarsi in politica significa di-fendere tutto questo”.E poi ancora: “Non occorre grandeintelligenza per sapere che il pote-re può, da sempre, prevaricare sul-l’uomo, ma in incontri come questiscopri un’amicizia che ti aiuta a lot-tare. È proprio questo genere diamicizia che mi ha convinto ad im-pegnarmi in politica. In essa ho in-contrato e sperimentato una diver-sità umana che è il riflesso di Cri-sto. Questa diversità umana puòsalvare anche la politica. Perché inessa «l’intelligenza della fede – co-me ha detto Benedetto XVI – puòdiventare intelligenza della realtà»e l’interesse per il potere trasfor-marsi nella concreta possibilità didifendere la libertà di tutti e il per-seguimento del bene”.Un modo finalmente vero per co-minciare una campagna elettorale.

7Anno XIXn. 5

22 aprile2011

GALLURAANGLONA&po l i t i ca

CHI SALVA LA POLITICA?Un momento dellʼincontro

allʼEXPO

Giorgio La Spisa

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di Piero Bardanzellu

Santa Teresa Gallura- “Se i giovani non ven-gono a noi, proviamo ad andare noi daloro in tutte le parrocchie della Diocesi

e, soprattutto, nelle scuole e nelle piazze deinostri paesi”. E’ stato questo uno dei passi piùsignificativi dell’accorato intervento del vesco-vo, Monsignor Sebastiano Sanguinetti, al termi-ne del convegno svoltosi tempo fa ad Olbiae dedicato ai giovani. L’argomento è stato ri-preso il 10 aprile scorso, in occasione della“2^ giornata diocesana dei cresimandi”, svolta-si a S. Teresa per iniziativa dell’Ufficio cate-chistico diocesano, con la collaborazione di 33parrocchie e delle famiglie dei giovani che siaccingono a ricevere il Sacro Crisma.L’azione, promossa da tempo da parte dellaDiocesi, per “un’ efficace opera di evangeliz-zazione che faccia sentire la presenza dellaChiesa nelle famiglie e nella società”, prose-gue con forte determinazione, secondo unprogramma articolato in vari momenti, chepunta a valorizzare ogni opportunità in uncontesto sociale e culturale indubbiamentedifficile. Al centro dell’attenzione è sempre il“pianeta giovani” ,che si muove secondo unapropria orbita e sembra poco sensibile ai ri-chiami e ai dettami della vita spirituale. Unaragione di più perché la Chiesa gallurese rac-colga tutte le energie disponibili e prosegua“lungo la strada di una nuova evangelizza-

zione”, come aveva indicato monsignor Atzeie come ribadisce con forza monsignor San-guinetti seguendo un programma di lavoroaperto alla collaborazione di tutte le personedi buona volontà. Anche da Santa Teresa si è levata, forte echiara, una precisa esortazione per le circamille persone, in larga parte ragazzi, che han-no dato vita ad un’intensa giornata di raffor-zamento spirituale. Subito dopo l’arrivo inpaese, nella piazza Vittorio Emanuele I hannoavuto luogo il “cerchio della solidarietà” e letestimonianze di vita. Di particolare interessegli interventi dei seminaristi Davide Mela eClaudio Firinaiu sulla vocazione sacerdotale,dell’animatore Gianluca Careddu sulla condi-zione giovanile e di Jeff Onorato, campionedel mondo di sci nautico per disabili, il qua-le ha raccontato la sua “rinascita fisica e, so-prattutto, psicologica” dopo un terribile inci-dente stradale. Indipendentemente dai percor-si di vita personali, è stato posto in risal-to l’impegno cristiano posto al servizio deglialtri: specialmente dei soggetti più deboli e bi-sognosi di sostegno sul piano sociale edumano. Un preciso invito ad agire con gene-rosità ed altruismo per far nascere nuove eproduttive vocazioni all’interno di una so-cietà sempre più segnata da un laicismo chemortifica la libertà individuale che avrebbe lapretesa di valorizzare.Il tema è stato ripreso durante la celebrazio-ne della S. Messa, che ha avuto luogo sul piaz-zale del Centro comunitario “Il cenacolo”. Adofficiare il sacro rito è stato il vescovo, co-

adiuvato da parroci, diaconi e seminaristi. Nel-la sua omelia, Monsignor Sanguinetti ha po-sto l’accento sul valore della vita e sulla mas-sima evangelica di utilizzare la propria esi-stenza in comunione con il prossimo: “A noisembra un grande sacrificio ma non lo èstato per Gesù Cristo, che ha testimoniato l’al-to valore del dono della propria vita per lasalvezza degli uomini” -ha affermato il vesco-vo, il quale ha proseguito sottolineando che“la vita è un dono speciale e salvare ancheuna sola persona vale la discesa di Dio suquesta terra”. La giornata si è conclusa al Palazzetto del-lo sport, con la gioiosa esibizione di suor Ma-nuela, giovanissima consorella delle “Figliedi Gesù Crocifisso”, musicista e cantautricedi talento, con la collaborazione di un af-fiatato gruppo di danzatrici. Un vivace, fina-le sigillo al termine di una giornata che laChiesa gallurese ha vissuto con grande in-tensità emozionale.

di Mariella Nanni

Dopo l’esperienza positiva dell’anno pas-sato a Perfugas, l’ufficio catechistico dio-cesano, diretto con molto entusiasmo e

competenza da Don Paolo Pala, ha proposto la“II giornata diocesana dei cresimandi”. L’incon-tro si è svolto domenica 10 aprile a Santa Teresadi Gallura. La comunità locale ha accolto caloro-samente i partecipanti, circa 800 ragazzi accom-pagnati dai rispettivi parroci, catechisti e genito-ri, provenienti da 35 parrocchie della diocesi.Ogni gruppo era preceduto da uno striscione co-lorato, rappresentativo della propria parrocchiadi appartenenza e contenente una frase biblicariferita allo “Spirito Santo”. Accompagnato damusica e canti, il corteo si è sviluppato lungo levie cittadine fino a raggiungere i locali parroc-chiali del “cenacolo”, predisposti con molta curaper l’accoglienza degli ospiti. Il corteo si è spo-stato sulla piazza Vittorio Emanuele, dove i ra-gazzi hanno formato il “cerchio della testimo-nianza”. Il tema dell’incontro era “SPIRITOSAN-DO”, una simpatica unione di SPIRITO e OSAN-DO. Infatti senza il dono dello spirito non pos-siamo osare nulla nella vita e non si può dare te-stimonianza da veri cristiani. A questo riguardosono state molto interessanti le diverse testimo-nianze che hanno portato i vari ospiti: il primo èstato il cabarettista Gianluca Careddu che ha in-trattenuto i ragazzi con episodi della sua vita epiccoli aneddoti. E’ stata poi la volta di Jeff Ono-rato e i ragazzi si sono molto meravigliati dellaforza di quest’uomo che, nonostante la sua me-nomazione, non si è mai arreso ma con forza edeterminazione, ma soprattutto con l’aiuto dello

Spirito di Dio, è diventato campione mondiale dioffshore. A seguire, le testimonianze dei semina-risti Claudio e Davide hanno suscitato molta cu-riosità e sono state ascoltate con attenzione daparte dei ragazzi. Anche la Celebrazione Eucari-stica, presieduta da Mons. Sanguinetti, è stata unmomento di comunione fraterna, allietata daicanti del coro “Santa Giusta” di Calangianus. Do-po la celebrazione, il vescovo ha consegnato adogni cresimando una colombella rossa di legno,simbolo dello “Spirito Santo”, ed una pergamenaa ricordo di questo incontro. Dopo la pausapranzo, avvenuta all’aperto come una vera gitacampestre, all’interno del palazzetto dello sportmesso a disposizione dall’amministrazione co-munale, si è tenuto uno spettacolo musicale daltitolo “anima che…..”di Suor Manuela, una pic-cola giovane suora, ma con una forza interiore

straordinaria. Le canzoni, scritte da lei stessa ecantate con una bellissima voce, sono stateascoltate con entusiasmo e partecipazione daparte di tutti i presenti. E’ proprio vero che can-tare al Signore è come pregare due volte. Guar-dandola volteggiare con le sue ragazze del bal-letto “i passi della gioia”, mi ha fatto pensare aSan Francesco con i suoi amici fraticelli. E’ pro-prio vero che la musica, quando è elevata a Dio,diventa un “ponte tra cielo e terra”. La giornatasi è conclusa con soddisfazione di tutti, dandociappuntamento per il prossimo anno in Anglona.Colgo l’occasione per ringraziare, a nome dellostaff dell’Ufficio Catechistico Diocesano, la co-munità parrocchiale di Santa Teresa di Gallura, ilSindaco e tutta l’Amministrazione Comunale, edin particolar modo, il Parroco Don Peppino Ma-sala, per la loro affettuosa accoglienza.

Pianeta giovani

8 Anno XIXn. 522 aprile2011

GALLURAANGLONA& sp i r i tosando

SSPPIIRRIITTOOSSAANNDDOO IN GALLURA

Il Vescovo affida il mandato

“Il cerchio della testimonianza”

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di Antonella Lentinu

Internet, chat, social network:quanto sia difficile staccare i no-stri ragazzi, i nostri figli, dalle

chimere della rete ne siamo benconsci. La loro abilità nell’utilizzarequesti potentissimi strumenti di co-noscenza e comunicazione è legataalla consapevolezza delle insidie eproblemi del mondo virtuale? Nell’I-stituto Tecnico Industriale di Tem-pio ci s’interroga su questi argomen-ti e da qui è scaturita l’idea di unconvegno per discutere di reati in-formatici e rischi connessi alla rete,il tutto nell’ambito del progetto dieducazione alla legalità, di cui è re-sponsabile la prof.ssa Mu, guardacaso docente di diritto ed economia.E così lo scorso 14 marzo nell’audi-torium della scuola sono intervenutil’ispettore Maurizio Masia della Poli-zia Postale di Sassari con l’assistenteAntonio Polo e il criminologo di il-lustre fama, professor Giancarlo Ni-voli, non nuovo alla partecipazione

ai convegni promossi dall’Iti e sem-pre disponibile a confrontarsi con iragazzi. L’ispettore Masia entra nelvivo del discorso dicendo quantosia importante conoscere i rischidella rete e invita tutti a evitare di in-serire dati personali. Da questi, con-tinua l’Ispettore, chiunque può de-durre le nostre password o i codicidella connessione Internet e da quial servirsi dell’identità informatica al-trui per diffamare, truffare, scaricaremateriale illecito il passo è brevissi-mo. Racconta poi di casi illegalid’immissione in rete di foto o filma-ti, di spaccio di droga via web, di at-ti di bullismo e di come la PoliziaPostale sia in grado di risalire ai mo-lestatori. Afferma che una banca o laposta non chiedono mai via mail lepassword dei clienti ed esorta a nontener conto di tali richieste, semprefasulle. Conclude, infine, invitandotutti a tenere conto del fatto che larete non dimentica e che tutto ciòche viene postato, foto, pensieri, da-ti o altro non si cancella più. Il pro-

fessor Nivoli pone l’accento, inve-ce, sulle conseguenze che l’usoprolungato del computer o dei vi-deogiochi ha sulla salute provocan-do veri e propri fenomeni di di-pendenza con sintomi quali ansia,irritabilità e alterazioni dell’umore.Il Dirigente Scolastico, prof. Salva-tore Muzzetto, ha molto apprezza-to il convegno anche alla luce delfuturo della scuola stessa che ilprossimo anno amplierà la propriaofferta formativa grazie all’attiva-zione di un nuovo corso di studi,approvato dalla Regione Sardegna,in “Informatica e Telecomunicazio-ni” con articolazione Telecomuni-cazioni. Il nuovo indirizzo, dice ildirigente, integra competenzescientifiche e tecnologiche nel cam-po dei sistemi informatici, dell’ela-borazione delle informazioni e, aconclusione del percorso quin-quennale, il diplomato nell’indiriz-zo “Informatica e Telecomunicazio-ni” avrà competenze specifiche nelcampo dei sistemi informatici, del-

l’elaborazione dell’informazione,delle applicazioni e tecnologieWeb, delle reti e degli apparati dicomunicazione. È un successo e unonore per la nostra scuola, conclu-de prof. Muzzetto, aver ottenuto l’i-stituzione del nuovo corso che ri-sponde alle esigenze e alle doman-de del territorio e offrirà ai giovaniuna nuova opportunità e un piùampio ventaglio di scelta per pro-gettare il proprio futuro.

Interessante convegno all’Istituto Tecnico Industriale di TempioLa rete non dimentica,

tutto ciò che viene postato non si cancella più

9Anno XIXn. 5

22 aprile2011

GALLURAANGLONA&scuo la e i n fo rmat ica

Ogni giorno 38 mila sacerdoti diocesani annunciano il Vangelo nelle parrocchie tra la gente, offrendo a tutti carità, conforto e speranza. Per continuare la loro missione,

hanno bisogno anche del tuo aiuto concreto: di un’offerta per i l sostentamento dei sacerdoti. Queste offerte arrivano all’Istituto Centrale Sostentamento

Clero e vengono distr ibui te a tutt i i sacerdot i , specia lmente a quel l i del le comunità p iù b isognose, che possono contare così s ul la generosi tà d i tutt i .

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di Enrico Balducchi e Claudio Ferinaiu

Festa grande per la comunità di Bulzi chedopo 22 anni assiste nuovamente ad unaordinazione sacerdotale. L’ultima è stata

quella di don Gianpaolo Raffatellu. Il 2 aprile,alle 10,30, è stato ordinato don Pietro Pruned-du, nativo di Bulzi. Tutta la comunità era pre-sente per rendere grazie al Signore per il do-no del sacerdozio. Numerose persone si sonoincontrate per il sacro rito dell’Ordinazionenella struttura dove si è svolta la celebrazioneeucaristica presieduta da S.E. Mons. SebastianoSanguinetti. Numerosi anche i sacerdoti, circatrenta, convenuti dalle varie parrocchie dellanostra Diocesi e da altre parti della Sardegna.Il servizio liturgico è stato curato dai seminari-sti del seminario regionale di Cagliari e daidue seminaristi del seminario minore di Tem-pio. Presente anche la Confraternita di SantaCroce. La celebrazione è stata animata dal co-ro interparrocchiale composto da circa sessan-ta elementi provenienti dalle varie comunitàparrocchiali dell’Anglona. All’inizio della cele-brazione il parroco di Bulzi, Padre EmanueleManca, ha rivolto un saluto al Vescovo e a tut-ti i convenuti. La celebrazione è iniziata nel

modo solito, ma tutti aspettavano il momentopiù significativo del rito: l’imposizione dellemani da parte del Vescovo. Il primo momentodel rito, la presentazione dell’eletto da partedel Rettore del Seminario Minore, don PaoloPala, che ha esposto un profilo sul percorsoformativo svolto da Don Pietro Pruneddu. Suc-cessivamente il vescovo ha tenuto l’omelia–secondo momento- nella quale ha delineato icompiti che attendono il sacerdote nel suo mi-nistero. Davanti alla comunità, don Pietro hamanifestato la volontà di assumere gli impegnidella vita sacerdotale e durante le litanie deisanti si è prostrato a terra. La parte più emo-zionante della celebrazione è stata l’imposizio-ne delle mani da parte del Vescovo e dei con-fratelli presenti. Molto toccante il momento incui don Pietro ha indossato per la prima voltai paramenti sacerdotali e ha ricevuto l’unzionecrismale, che esprime la conformità a Cristo.Un altro segno fondamentale del sacerdozio èstato la consegna del pane e del vino e, al ter-mine dei riti esplicativi, tutto si è concluso conl’abbraccio di pace tra il neo-presbitero e il Ve-scovo. Poi la celebrazione è proseguita nelmodo solito. Al termine, il parroco, ha ringra-ziato l’assemblea e in modo particolare i fami-

liari e i parrocchianiche l’hanno accompa-gnato durante il per-corso formativo in se-minario. Auguriamo affettuosa-mente a don Pietroun fruttuoso ministerosacerdotale in semi-nario e là dove il Si-gnore lo condurrà.

10 Anno XIXn. 522 aprile2011

GALLURAANGLONA&GRANDE FESTA PER LA COMUNITA’ BULZESE

DON PIETRO PRUNEDDU ORDINATO SACERDOTE

ord inaz ione

Sa sorte ona porrat a ambas manosogni ben’e su tempus benidoret’aberzat giannas a lughidos manzanosriccos de ispiranza e amore

como ch’has fattu vot’a su Segnorecunvertas malos in bonos cristianosconnoscas riccos prosperos beranose d’ogni entu ti siat in favore

cun in coro sa fiama sempr’atzesagiugheli a sa tumba una lumeraa chie no hat connotu custa die

intonali una dulche preghieraca dae altu lu tenet a grandesade aer unu fizu che a tie

cun frades tuos e vedova mamachi dae tantu fini isettendeoe cun sos bulzesos sun festendesa tua fortuna d’ardente brama

cando fisi ancora giovaneddunon podiat niun’immaginarede assumer sa gloria e s’altaree de ti jamare oe Don Pruneddu.

Duos de abrile 2011

Salvatore Cocco

AA DDoonn PPiieettrroo PPrruunneedddduu

Folla numerosa alla celebrazione

Lʼimposizione delle mani

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11Anno XIXn. 5

22 aprile2011

GALLURAANGLONA&

di Paolo Pala

Chi ha avuto la gioia e la prov-videnza di conoscere MadreSperanza ha sempre provato

un non comune senso di pace e se-renità. Stati d’animo che lei, in ma-niera semplice, mai ricercata o co-struita, sapeva infondere con la suanaturale bonomia e affettuosa acco-glienza. In Seminario, a Ozieri, aViddalba, ad Aggius, a Sassari, doveil Signore l’ha condotta per svolgerei servizi che l’obbedienza di volta involta le richiedevano, ha portato lasapienza del cuore e l’intuito di unospirito sagace veicolato dai suoi oc-chietti vispi, scrutatori delle intimefibre dell’animo, già comprensivi eindulgenti, ancor prima di conosce-re i segreti che al suo cuore dimamma le consorelle, i seminaristi,i sacerdoti e tutti confidavano ed af-fidavano. Poco prima che incontras-se lo Sposo nell’abbraccio dell’eter-nità, mi sono recato a farle visita. L’-ho trovata serena, animata dalla vo-glia di conversare e dispensatrice diparole affettuose e mai banali. Non-ostante fosse reduce da una notte disofferenza ed insonnia, presente ase stessa e alla situazione che vive-va con straordinaria lucidità, nonstaccava gli occhi dal giovane dia-cono Pietro per incoraggiarlo versola meta del sacerdozio, facendo pre-gustare le gioie e le prove con unsenso di profezia tipico di chi vive ilpresente, ma ormai proteso versoun futuro che trascende la storia ele dimensioni dello spazio. MadreSperanza, conquistata dal carisma diPaola Muzzeddu, professa i voti so-lenni nel 1959, offrendo l’assensodell’animo al Signore che la chiama-va, e proponendosi di imitare la Ma-donna purissima per tutta la sua vi-ta terrena. Dopo i primi anni di con-sacrazione verginale, inaugurata lacasa di Aggius, insieme con Sr. Ma-ria Elena, Sr. Maria Antonietta e Sr.Maria Rosa giunge nel nuovo Semi-nario vescovile di Tempio, esatta-mente il 23 Settembre del 1966, periniziare su mandato di Madre Paolae invito di Mons. Melis il serviziodella maternità della Comunità edella custodia della nuova casa. An-ni entusiasmanti, difficili, quasi pio-neristici, durante i quali Madre Spe-ranza con le Suore e i Padri Ventu-rini riuscirono a dare un volto eun’identità specifica al nuovo Semi-nario, prodigandosi in cure ad at-tenzioni che gli oltre sessanta semi-

naristi del tempo richiedevano. Tan-ti erano i compiti istituzionali richie-sti alla Comunità delle Suore: acco-glienza, cucina, pulizia, lavanderia,presenza permanente, ma molti dipiù quelli svolti in maniera ufficiosae discreta: preghiera, testimonianzadi fede, consiglio, sostegno, pazien-za, comprensione e quella tipica ca-pacità femminile di stemperare ladisciplina e la severità maschile conl’affettuosità materna. Dopo diciottoanni di permanenza in Seminario,preparata da un lungo tirocinio, laComunità attraverso l’organo sovra-no del Capitolo, chiama Sr. MariaSperanza ad un esercizio ancora piùalto della maternità, ovvero la guidadella Compagnia nella fedeltà al ca-risma istituzionale e nella fedeltà al-l’uomo e all’attualità dei tempi. Ter-minato il governo, per altri venti an-ni, Madre Speranza ha svolto il suocompito evangelico come Superioradella Comunità di Aggius, ritornan-do nel paese della Fondatrice perdistribuire il pane della pazienza edella carità con le anziane, le Con-sorelle e tutte le persone che la av-vicinavano per ricevere una parolabuona. L’anno scorso, durante unCapitolo lungamente preparato esofferto, per la seconda volta la Co-munità si affida a lei, per esserecondotta in una non semplice fasedi transizione, di scelte, in mezzo aquelle vicende che la limitata avve-dutezza umana definisce “incogni-te”. Già da tempo tormentata da unmale aggressivo la nuova Madre haaccompagnato la sua Congregazio-ne dal letto, illuminando le Suorecon l’esempio di una vita offerta alSignore nella gioia, nella pace e nelbuon umore, piuttosto che con pro-grammi o indicazioni o atti canoni-ci. Spesso, sentendosi insufficientedavanti al mandato, ricorreva nellapreghiera a Maria, umile di fronteall’Onnipotente, e a Santa Chiara in-ferma Superiora delle povere Damedi Assisi. Sono contento di scriverequeste poche righe in sua memoria.Lo sono perché da seminarista miha coccolato, da prete sostenuto, daRettore incoraggiato. Sempre. Esempre ha insegnato ad aver unosguardo di fede su tutto e su tutti…e la fede è la radice della misericor-dia. Ho molti debiti con lei. GrazieMadre Speranza, inutile dirti che cimanchi, che ci mancano le Suore.Nel nostro Seminario portavate unriflesso della delicatezza e della ve-recondia di Maria.

Un ricordo di Madre SperanzaScompare la superiora delle Figlie di Mater Purissima

f i gu re

Venerati Confratelli Vescovi,amati Sacerdoti, carissimi Fa-miliari e Consorelle di Madre

Speranza, Fedeli qui convenuti!Quando ieri mattina mi è stato comu-nicato che Madre Speranza aveva ter-minato la sua lunga e sofferta agonia,commosso ho ringraziato la Trinitàbeata, perché la sera precedente l’a-vevo lasciata mentre combatteva – se-condo le parole della Sequenza pas-quale –, quel “prodigioso duello tramorte e vita”, come Gesù; in Lui mor-to e per Lui risorto, la vita trionfa sul-la morte e si inoltra e all’eternità. Perchi la conosceva nella sua interiorerobustezza quella fase terminale e ilmodo di affrontarla è stata la logicaconclusione della sua esistenza cri-stiana e di speciale consacrazione.Evocando il testo di Osea, davveronon si è mai affidata alle sole forzeumane, tanto meno alla politica, menche meno o per nulla a orpelli idola-trici. La sua fede viveva di affidamen-to sicuro, di totale abbandono al Si-gnore, fino all’ultimo, quando ripete-va spessissimo: “Sia fatta la volontà diDio” – “Siamo nelle sue mani”,o ingallurese: “Sarà comu ò lu Signo-ri”.(…). Si riteneva un’incapace e simeravigliava quando altri le attribui-vano una qualche qualità. Prova nesiano i due momenti capitolari,in di-versi periodi: nel 1986, quando per laprima volta fu eletta Superiora Gene-rale e chiese consiglio al suo confes-sore, il Canonico dott. Domenico Lu-ciano: “Ma lei pensa che io, così in-competente, possa guidare l’Istituto?”.E dott. Luciano, sempre profondo epoco amante dell’ovvio: “Molti hannostudiato e sanno tante cose. Lei nonha studiato tante cose, ma stia tran-quilla e faccia l’unica cosa necessa-ria: amare le sue Consorelle comeuna vera Madre”. Si, non ci salvano imolti saperi, ma solo il saper vivereper conoscere, amare e servire il Si-gnore. E nel Capitolo del 2009, chia-mata ancora una volta a servire l’Isti-tuto, prima di accettare mi confidòtutti i suoi dubbi, compresi quelli perle prime avvisaglie del male che l’a-vrebbe condotta alla fine dei suoigiorni. Le risposi: “Faccia la volontàdi Dio, espressa chiaramente dal votodelle Consorelle”. E quando, l’annoscorso, fu costretta a letto,le citai l’e-sempio di Santa Chiara, che per ven-totto anni, allettata, aveva guidato leConsorelle nel Monastero di S. Da-miano. Nelle deposizioni per la Cau-sa di canonizzazione, tutte le sue fi-glie confermarono che “la sua carità,nella prova, è stata per noi cattedra emagistero di vita”. Madre Speranzasorrise e rimase ammirata dell’esem-pio della Santa e, facendone tesoro,ricordava volentieri questo edificante

accostamento. (…). “Solo se resteremofedeli, il Signore ci benedirà!”. Questestesse parole ripeteva e scriveva alleConsorelle. Fedeltà per lei significavasvolgere bene i piccoli e i grandi im-pegni quotidiani, senza lamentarsi, nécriticare, piuttosto cogliendo il beneche è in ciascuno e valorizzandolo(…). “Mia sorella è sempre stata così:un vulcano, continuamente indaffa-rata, gioiosa, umile, generosa, inte-riormente forte”. Queste le parole didon Ottavio, il penultimo dei figli dipapà Sebastiano e mamma GiovannaMaria Spanu. Gli altri sono: Tomma-so, Bastiano, (terza Suor Maria Spe-ranza), quindi Giovanni Marco, Pas-qualino, (don Ottavio), Anna. In unafamiglia unita lei ancor più teneva in-sieme i fratelli e le sorelle con le ri-spettive famiglie e i nipoti, pronta adincoraggiare, scusare, infondere for-za, pregare con e per tutti (…). Quan-do nel 1967 fu inaugurata la nuovastruttura, Madre Paola la chiamò perconfidarle i suoi sentimenti e la suascelta: “In questi giorni non riuscivo adormire e ho pregato tanto, perché ilVescovo mi ha chiesto alcune Suoreper il nuovo Seminario. Non sapevochi mandare e ho pensato a te, perchéè una grave responsabilità stare con iseminaristi e i loro formatori. Andraitu e sarai per tutti un segno di spe-ranza”. Se chiedete ai seminaristi diallora, molti dei quali oggi sacerdoti,tra cui alcuni qui presenti (e li ringra-zio!), chi è stata Madre Speranza (epoi Sr Maria Elena, Sr Maria Piera etutte le altre), vi risponderanno: “Unamamma”. Sempre capace di amarlinel Signore, di consigliare, perdonare,dare un panino di nascosto (i ragazzihanno sempre fame nel periodo evo-lutivo) o un semplice sorriso. Questaè stata Madre Speranza nei suoi 54anni di Vita consacrata, dal giorno delsuo ingresso nell’Istituto, il 2 febbraio1957, fino alla morte, ieri mattina, 31marzo 2011, alle 6,20. Viddalba, Ozie-ri, Perfugas, Aggius (dove è stata su-periora per 17 anni), Tempio-Semina-rio, Sassari, sono stati i luoghi dei va-ri mandati obbedienziali, tutti conuna ricca testimonianza. Una paroladi conforto e incoraggiamento va det-ta al suo Istituto, a tutte e singole leConsorelle, che tanto ha amato e ser-vito per quanto poteva. Stimolate dal-la testimonianza esemplare, sino allafine, di Madre Speranza, fate beneogni cosa,rispondendo alla grazia cheil Signore, in questa circostanza, nonvi fa mancare. Siate sempre unite aLui e tra voi, sollecite nelle opere del-l’Istituto, fiduciose, collaboranti, oran-ti, nell’attesa del prossimo Capitoloelettivo, la cui celebrazione non potràessere che fra qualche mese, docili al-la Vicaria e alle Superiore locali.

Diamo ampi stralci dell’omelia tenuta da p. Paolo Atzei durante le esequie

Madre Speranza

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di Delia Floris e Gavino Fancellu

Il corso di aggiornamento degliIdR della diocesi ha trovatoproprio nella sua ultima gior-

nata, il giorno 6 aprile 2011, unanovità del tutto entusiasmante:non c’era l’illustre prof. Turtas aparlare della storia della Chiesasarda, come ha fatto per cinquevolte in cinque mesi di seguito,ma tre docenti di religione chehanno inquadrato la figura di unsacerdote diocesano recentemen-te scomparso. Si tratta della figura di don MarioCareddu, quello che già dai primigiorni dopo la morte veniva datutti individuato come “la memo-ria storica della Diocesi di Tem-pio-Ampurias”. La giornata di studio e di rifles-sione ha subìto, quindi, una svol-ta imprevedibile e profondamentein armonia con la storia presente. La morte di don Careddu è statoun fatto coinvolgente per l’interadiocesi e anche per la sua, per co-sì dire, “creatura” (l’istituto discienze religiose –e di conseguen-za tutti i docenti da lui iniziati al-lo studio della teologia). L’uomo, il sacerdote, lo storicosono stati l’oggetto delle tre brevirelazioni, tre cenni o pennellatedella vita e dell’opera di don Ma-rio nella sua lunga esistenza ter-rena. Gli insegnanti di religionehanno dichiarato, esplicitamente,che l’insegnamento maggiore chedon Mario ha offerto è stato quel-lo esperienziale e spirituale. In virtù di tale forte proposta, an-

che la vita reale (e quella a livel-lo di ideali e di sogni) di tutti idocenti di religione ha potuto tro-vare prima e meglio un giustoequilibrio. Don Mario, infatti, era convintodel valore della fede in Gesù Cri-sto, come forza che smuove lemontagne, e la sapeva trasmetterecon passione ai suoi allievi. Era un uomo molto dotto, ma an-che molto umano. Fortemente addentro alle questio-ni teologiche, che sapeva svisce-rare in tutti gli aspetti (giuridici,dogmatici, morali, spirituali, stori-co-filosofici), era, però, anche, unuomo con un cuore di carne. Mai una sgarbatezza, mai un’offe-sa; sapeva trattare il cervello e ilcuore con un equilibrio invidiabi-le. Non ci teneva ad apparire co-me il frutto più bello del giardino(come altri oggi desiderano), macome un frutto utile, che si fa co-gliere da tutti perché i rami dalquale pende sono bassi e allaportata di ognuno. La fede, ha detto il vescovo nel-l’omelia, passa anche attraverso ilCorpo Mistico di Cristo, che è laChiesa, e la Chiesa non è unarealtà astratta, ma comunità di uo-mini che rende visibile il volto diCristo. “É bello trovarsi per la me-moria di don Careddu, ha con-cluso, perché ricordare le personeè, oltre che passaggio obbligato,modo per riconoscere il volto diDio. Amare Cristo nella Chiesa vuol di-re amare Dio nel volto dei fratelliche incontriamo”.

DDoonn MMaarriioo CCaarreedddduu nneellllaa mmeemmoorriiaa ddeeii ssuuooii aalllliieevvii

12 r i co rdoAnno XIXn. 522 aprile2011

GALLURAANGLONA&

Itinerari e Pellegrinaggi 2011P.PIO/LORETO/ASSISI/S.MARINO 22/28 MAGGIOLOURDES (Volo diretto da Olbia) 20/23 AGOSTOTERRA SANTA (Volo diretto da Olbia) 04/11 OTTOBREFATIMA/LISBONA/MADRID/BARCELLONA 14/22 OTTOBREMEDJUGORJE (Volo diretto da Olbia) 22/26 OTTOBREP.PIO/CASCIA/ASSISI 23/29 OTTOBRE

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di Gavino Fancellu

Ricordo che, quando donMario Careddu, duranteuna delle mie innumere-

voli passeggiate con lui al Cor-so Matteotti di Tempio -dove,tra l’altro, continuava ad incon-trare alunni ed ex alunni; dovenon faceva un passo senza sa-lutare a destra e a sinistra- miaccennò all’idea di poter fre-quentare il corso di Scienze Re-ligiose, che stava “mettendo su”con le dovute attenzioni, misorprese non poco, perché io el’allora futura mia moglie, ave-vamo già l’idea di iscriverci al-l’Istituto di Scienze Religiose diSassari. Frequentavamo i primi anni diuniversità nel corso di Laurea inGiurisprudenza, ma avevamo inmente di approfondire gli studiteologici. Il punto più vicinodove soddisfare tale esigenza,allora, era Sassari, che non siraggiungeva troppo comoda-mente con i servizi pubblici. Quella notizia fu per me davve-ro un avvenimento. E a inter-pretarla oggi debbo dire che furealmente una provvidenza. Erail futuro che avanzava propriocome accadimento, come voca-zione vera. Talvolta, nelle considerazionicomuni, il futuro viene compre-so come evento incerto e nonprevedibile, ma così non è mai.Quando si sanno leggere i segni

dei tempi, perché si hanno oc-chi che vedono e cuore cheama, il futuro è sempre visibile;si tratta solo di farlo accadere.Solo don Mario ha saputoscommettere su questa oppor-tunità anche lavorativa che laChiesa stava offrendo ai nostriambienti. Solo uno caparbio, tenace, vo-lenteroso, razionale, con unafede massiccia, proprio comedon Mario, era nella condizionedi ottenere quei risultati che og-gi sono sotto gli occhi di tutti. Un corpo docente quasi intera-mente formato alla sua scuola.Il mio grazie va all’uomo MarioCareddu, che mi ha accolto co-me amico e mi ha aiutato a en-trare in un contesto culturalenuovo e impegnativo, qualequello teologico; ma il mio gra-zie, anche e soprattutto, al sa-cerdote don Mario Careddu cheha saputo coinvolgermi inun’avventura ecclesiale che hacambiato integralmente la miavita. Sono stato uno dei primi iscrittiall’Istituto di Scienza Religiose ene vado orgoglioso. Sono sicu-ro che adesso più di prima donMario saprà come intervenire,per fare in modo che la suaopera e i suoi allievi e collabo-ratori non si perdano nei mean-dri delle novità -talvolta giuridi-che, talvolta di indirizzo-, spes-so non chiare o, per lo meno,non univoche né lineari.

Un’avventura che mi ha cambiato la vita

Don Mario con allievi ISR

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13t r ad i z ion iAnno XIX

n. 522 aprile

2011

GALLURAANGLONA&

di Barbara Nardecchia

La quaresima è uno dei tempi particolaridel nostro calendario, ci chiama alla rifles-sione, all’interiorità ma anche e soprattut-

to alla comunione. È questo il tempo in cui pro-tagoniste sono quelle tradizioni, mantenute vi-ve dalla nostra religione e tramandate nei seco-li di generazione in generazione. Memoria col-lettiva che ha eletto a suoi custodi privilegiatiun gruppo di uomini, chiamati a riproporre ge-sti semplici e al contempo affascinanti, immuta-ti nel tempo ma di una freschezza inspiegabile,forti della fede che li pervade. Questo è il so-strato su cui poggiano i piedi gli abitanti di Nul-vi che si preparano a vivere Sa Chida Santa.A custodire la ritualità che rende suggestivi igiorni della Settimana Santa di Nulvi è la Con-fraternita di Santa Croce, testimone indiscussadi secoli di storia. Ma questi giorni ricchi di pa-thos e mistero vedono coinvolti quasi tutti gliabitanti del luogo. La riflessione sulla passionedel Cristo e sul mistero della sua resurrezionecominciare dal martedì santo, quando all’im-brunire una folla silenziosa si assiepa dinanzialla chiesa dedicata alla Santa Croce, qui cinquesimulacri lignei, che richiamano i momenti sa-lienti della passione del Cristo, attendono di es-sere condotti attraverso le vie del paese, iniziacosì un percorso che vedrà neigiorni del giove-dì e del venerdì santo i momenti più coinvol-genti. Il giovedì porta con se le due facce diuna stessa medaglia, quella del dono del Salva-tore, la gioia e il dolore. È il giorno della mes-sa in coena Domini, dell’istituzione dell’eucari-stia, della scoperta del tradimento. Protagonistidella scena sono sempre i confratelli durante lalavanda dei piedi come durante l’emozionanterito de “S’Incravamentu”, la crocifissione. Unapregevole statua lignea, quasi a grandezza na-turale, occupa l’altare maggiore della parroc-

chiale, esempio concreto etangibile della sofferenzadel Cristo.Dopo una notte di vegliaall’alba del venerdì la ritua-lità passa nelle mani delledonne che con tono di-messo rivivono la ricercacompiuta dalla Vergine edalle pie donne attraversola processione de “sasChircasMudas”, di chiesa inchiesa alla ricerca di un fi-glio perduto. La tensionesale durante tutta la gior-nata per culminare in sera-ta con il momento più sce-nograficamente suggestivo,“S’Iscravamentu”, due con-fratelli in abiti dalle foggeorientali fanno rivivere, at-timo dopo attimo, il di-scendimento dalla crocementre nel silenzio più as-soluto il sacerdote descriveil dolore e la sofferenzache permeano il momento.Il corpo del Cristo quasifosse di carne e sangueviene adagiato da manipietose su una elegante eantica lettiga, affinché pos-sa essere accompagnatodai confratelli presso lachiesa della S. croce dove un vero e propriosepolcro lo attende, l’altare maggiore ligneodella fine del XVII secolo, studiato perché fun-zionale a questo rito così speciale, si apre ma-terno e permette l’accesso al suo interno alcorpo del salvatore. È come se il tempo si fos-se arrestato, annullati gli spazi, cancellate le

distanze, le parole superflue, questo è il mo-mento dell’interiorità.I riti del dolore si sono compiuti, rimane il silen-zio. Ma presto anche questo sarà rotto, l’allegriaè pronta ad esplodere, attraverso gli spari a sal-ve che la domenica mattina saluteranno l’incon-tro del Risorto con la sua madre, è Pasqua.

di Agostino Canu

Non molti sanno che a La Maddalena,nella parrocchia di Moneta, intitolata al-l’AGONIA di N.S.G.C. , grazie alla pre-

senza della Confraternita del Getsemani e allaguida spirituale del parroco don Andrea Do-manski, la Settimana Santa è vissuta molto in-tensamente. I motivi sono diversi:primo perchéla festa titolare cade proprio il Giovedì Santo,secondo perché è lo stesso titolo a richiedere,oltre le celebrazioni liturgiche canoniche, unarricchimento di riti e avvenimenti che valoriz-zano tutti gli aspetti della Passione, Morte e Ri-surrezione di Gesù Cristo. Il programma si arti-cola nel seguente modo: Sabato, vigilia dellePalme, si adorna la chiesa con grandi rami dipalme e ulivi, così da renderla un bel giardinoe si intrecciano le palme da offrire ai fedeli. Ilgiorno successivo,Domenica delle Palme,comeprevede la liturgia, i fedeli si ritrovano nel giar-dino della parrocchia per la benedizione dellepalme e degli ulivi, seguita dalla processionenelle vie del quartiere e dalla celebrazione del-la Santa Messa. Lunedì santo,dopo la messa ve-spertina, la comunità vive il rito dell’innalza-mento della croce, portata dalla Confraternitacantando il Vexilla.Il Martedì santo,inserito nel-l’offertorio, vengono portati solennemente i se-

gni della Passione di Gesù, ciascuno accompa-gnato da una preghiera, e deposti ai piedi del-la Croce. Il Mercoledì santo vede i fedeli delleparrocchie di La Maddalena riuniti per la con-clusione delle stazioni quaresimali. Durante laSanta Messa si presentano i candidati che desi-derano far parte della Confraternita,e si proce-de alla vestizione e alla pronuncia della pro-messa da parte di coloro che hanno terminatoil periodo di formazione, iniziato l’anno prece-dente.Al termine della messa si procede con ilrito della vestizione a lutto del simulacro dellaMadonna,accompagnato dalla preghiera del-l’Addolorata. Segue una breve processione al-l’esterno della chiesa con il canto delle Litaniedella Passione di Gesù. Quest’anno, le celebra-zioni del Mercoledì Santo, saranno animate dal-la Corale della Misericordia di Olbia. Il GiovedìSanto, dopo la messa in Coena Domini, la co-munità si ritrova per una Agape fraterna (cenacristiana),un momento di condivisione per fe-steggiare la titolarità della chiesa e per ricorda-re,in modo sobrio, la notte che precede la fugadegli ebrei dall’Egitto.La serata si chiude con lapreghiera di adorazione davanti all’Altare dellaReposizione. Il Venerdì Santo i fedeli si ritrova-no alle ore 15,00, nell’ora della morte di Gesùper iniziare la Novena della Misericordia, segui-ta dalla Via Crucis per anziani, malati e bambi-

ni del quartiere.Al ritorno in chiesa si procedecon la liturgia della Passione di Gesù. Al termi-ne segue il rito della deposizione di Gesù dallacroce e la consegna a Maria sua Madre nel se-polcro. Alle 21,30 si svolge la Via Crucis cittadi-na con i quadri curati da attori in costume. Il Sa-bato Santo,giorno di silenzio e di attesa, la Con-fraternita prepara la Veglia Pasquale, il simula-cro del Cristo risorto e la Croce fiorita che sa-ranno svelati nella notte durante la veglia e por-tati in processione,il giorno di Pasqua al termi-ne della Messa solenne per l’incontro nellapiazza principale della città, con Santa MariaMaddalena, proveniente dalla chiesa madreomonima. I simulacri, portati processionalmen-te dai fedeli delle comunità parrocchiali, ven-gono accolti a suon di musica,canti festanti espari a cura dei fucilieri di Santa Maria Madda-lena. Si sottolinea che l’incontro tra il Cristo ri-sorto e Santa Maria Maddalena avviene soltantoa La Maddalena. Le altre comunità sarde cele-brano l’incontro tra il Cristo risorto e la Madre.Considerando che la festa patronale della par-rocchia monetina cade durante la SettimanaSanta, periodo che preclude festeggiamentiprofani, la comunità festeggia con il territorionel giorno del Lunedì dell’Angelo, organizzan-do un pranzo all’aperto a Caprera nella chiesadella Madonna della Pace.

SSaa CChhiiddaa SSaannttaa aa NNuullvvii

Settimana Santa a La Maddalena

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14 cu l tu ra e spe t taco loAnno XIXn. 522 aprile2011

GALLURAANGLONA&

di Gianni Sini

Domenica 10 aprile, nella parrocchia deLa Salette ad Olbia, è stato rappresen-tato il musical “Chida Santa” , opera

musico-teatrale ideata da Anna Maria Puggioni.Quaranta persone, sei cori tradizionali e diver-se voci soliste hanno dato vita al dramma del-la passione, morte e risurrezione di Cristo. Inuna chiesa gremita e allestita per la rappresen-tazione, tutti hanno dato il massimo per rende-re più reale il dramma vissuto da Gesù Cristonegli ultimi giorni della sua vita. Molto apprez-zate le interpretazioni di Alessandro Casella(Gesù vivo) di Oschiri e quella di Maria LuisaCampus di Berchidda nei panni dell’Addolora-ta. Non meno intense le interpretazioni di Ales-sio Bianco di Tempio, nei panni del cieco natoe delle pie donne Marika Casu, MariangelaManca e Gabriella Nieddu, e le voci recitanti diNerina Nieddu e Carlo Pinna. Un lungo ap-plauso da parte dell’assemblea, sempre attentae partecipe è arrivato alla fine come giusto ri-conoscimento per l’originalità dell’opera e l’in-tensa partecipazione emotiva. La stessa ideatri-ce e direttrice dell’opera Anna Maria Puggioni,ha spiegato al nostro giornale i motivi che han-no ispirato il musical “Chida Santa”

di Anna Maria Puggioni

La sacra rappresentazione del progetto“CHIDA SANTA” ha l’obiettivo di far co-noscere e sensibilizzare la gente nei con-

fronti della “DISTONIA E DISFONIA SPASMO-DICA” malattia rara che colpisce soprattuttodonne e bambini. Viene considerata una ma-lattia rara “ORFANA” poiché non essendo altoil numero di persone colpite (25.000 in Italiae 500.000 in Europa), la ricerca nel camponon ha sostegni economici tali da consentirescoperte a breve termine ed eventuali rime-di.Non si conoscono ancora le cause precisedi questa malattia anche se si ipotizza possarientrare in quelle di carattere neurologico.Può colpire diverse parti del corpo impeden-

done movimenti e comandi e provocandospasmi molto dolorosi a livello delle fasce mu-scolari interessate, per cui, diventa assai fati-coso e a volte non facile farsi capire. Può col-pire gli arti, gli occhi, il collo, portando a gra-vi squilibri celebrali, tali da indurre bambini acamminare all’indietro anziché in avanti. For-tunatamente, per questo caso è stato scopertoun piccolo dispositivo, un apparecchietto chesistema nel cervello, pare consenta un riequi-librio di questi movimenti .In alcuni casi vie-ne usato il botulino, sostanza tossica che co-munque non risolve , è solo un paliativo. Col-pita da questa malattia non mi arrendo, anzivoglio rendermi utile perché penso sia soprat-tutto un dovere nei confronti dei bambini chevorrebbero giocare o comunicare ma che pur-

troppo ne sono impediti. …SO COSA SIGNI-FICA !!!... dico questo, soprattutto come inse-gnante di scuola elementare che con i bambi-ni ha vissuto e lavorato per oltre vent’anni ecantato per 25 anni. Oggi sono qui insieme atutti gli artisti presenti che di cuore, ringrazioancora una volta, per aver aderito a questomio progetto, prestando gratuitamente i pro-pri talenti. Di cuore ringrazio tutti voi e quan-ti mostreranno sensibilità nei confronti di que-sto irrisolto problema. La Croce segno di spe-ranza illumini chi opera nel campo della ri-cerca perché presto possa trovare un rimedioanche a questa rara malattia. Per chi volesseacquistarlo è disponibile il CD “CHIDA SAN-TA” che il cui ricavato va alla “ARD”ASS.NAZIONALE PER LA DISTONIA.

RRaapppprreesseennttaattoo aadd OOrraannii,, OOllbbiiaa ee TTeemmppiioo iill mmuussiiccaall ““CChhiiddaa SSaannttaa””ddii AAnnnnaa MMaarriiaa PPuuggggiioonnii iinn lliinngguuaa lloogguuddoorreessee””

PPeerrcchh�� ��CChhiiddaa SSaannttaa�� ??

La flagellazione di Gesù

La risurrezione

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15Anno XIXn. 5

22 aprile2011

GALLURAANGLONA&cu l tu ra e spe t taco lo

di Pietro Pisciottu

Per la quinta volta il coro Lo-renzo Perosi di Olbia, parte-cipa al Festival dei Cori da

camera di Miskolc in Ungheria. Ilripetersi di questo evento è dovu-to all’amicizia che ormai si è in-staurata tra coristi e organizzatori,quindi all’accoglienza che vieneriservata, e non ultimo, all’atmo-sfera che si respira nella città un-gherese, che per gli appassionatidi musica vuol dire deliziarsi conle note. Miskolc infatti, oltre alConservatorio Musicale, parago-nabile alle nostre università, an-novera diverse scuole musicali, iGimnasium, e quindi la musica edil canto fanno parte della culturageneralizzata fra i giovani e i me-no giovani. Il coro Perosi portaquindi la nostra musica italiana esi confronta con le realtà dell’esteuropeo; nel corso del Festival siè esibito nell’auditorium del Con-servatorio Musicale, dove ha pro-posto brani di tipo popolare,mentre nel concerto finale che siè tenuto nella chiesa MinoritaTemplum, ha proposto il CantoGregoriano, “Sicut cervus e AveMaria” di G.P. da Palestrina, i“Mattutini delle Tenebre”, sei re-sponsori di L. Perosi e “Dolorosaet venerabilis” di D. Bartolucci. Ilrepertorio di altissimo livello e leperformance compiute hannoconquistato il numeroso pubblico,formato oltre che da appassionatiintenditori, da musicisti e da altricoristi dei numerosi cori prove-

nienti da altri paesi europei. Il co-ro quest’anno si presentava con ilnuovo direttore Paolo Di Paola econ nuove coriste, le giovanissimeDiana, Angela, Chiara e Venere ele più mature Paola ed Elisabeth,importanti nuovi ingressi che ser-viranno a perpetuare l’attività ca-nora del Perosi. Questo nuovoevento è frutto dell’impegno deldirettore Paolo Di Paola nellescuole cittadine, dove organizzacorsi di preparazione al canto co-

rale e dirige formazioni di singolescuole e interscolastiche e dovevengono fatti esibire, durante leore di lezione, numerosi cori, pre-senti ad Olbia nella settimana del-la Rassegna Internazionale di Can-to Sacro, che si svolge ormai dadecenni alla fine di Settembre. Co-me ormai consuetudine, comple-tava l’offerta artistica del viaggiola presenza del coro Olbia FolkEnsemble, nato all’interno del Pe-rosi stesso e completatosi poi conalcuni coristi esterni, che ha an-che il ruolo di mantenere vivo ilcanto tradizionale e popolare e difarlo conoscere alle nuove gene-razioni: La formazione ha propo-sto le sonorità del canto coralesardo, anche queste molto ap-prezzate dal competente pubbli-

co. Oltre che la parte piena-mente artistica questo festival èimportante perché permette scam-bi culturali, di rinsaldare vecchieamicizie e di crearne di nuove. Lamusica ed il canto hanno il poteredi far incontrare popoli diversi, difar conoscere Olbia e la Sardegnain altre realtà sociali; nuove cono-scenze che spesso portano nume-rosi cori a partecipare alla Rasse-gna Internazionale organizzata dalcoro Lorenzo Perosi. L’attività delcoro Perosi prosegue, con rinno-vato impegno, nel servizio liturgi-co delle più importanti celebrazio-ni di Olbia e del territorio e nel-l’attività concertistica, con lo sco-po di elevare sempre di più la ma-nifestazioni culturali e la raffina-tezza musicale.

Interessante rassegna di cori europei a Miskolc VIAGGIO DEL CORO “LORENZO PEROSI” IN UNGHERIA

Coro Lorenzo Perosi a Miskolc

Olbia Folk Ensemble

Page 16: GANGLONA - diocesitempioampurias.it2011_04_22... · vanti, risorto, fu come impazzire di gioia. Fu co - me un giorno di luce dopo la bufera nella not-te. Fu la pienezza della gioia

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