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GEOGRAFIA ECONOMICO-POLITICA

GEOGRAFIA ECONOMICO-POLITICA - Aracne · PDF fileDivisione politica e debolezza economica Rosalina Grumo. 10 Indice 493 Osservazioni sui riflessi territoriali delle politiche di coesione

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Direttori

Tullio D’AUniversità degli Studi di Napoli “Federico II”

Vittorio AUniversità degli Studi di Napoli “Federico II”

Comitato scientifico

Attilio C“Sapienza” Università di Roma

Franco SUniversità degli Studi di Roma “Tor Vergata”

Maria Paola P BUniversità Telematica delle Scienze Umane “Niccolò Cusano”

Vittorio RUniversità degli Studi di Catania

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GEOGRAFIA ECONOMICO-POLITICA

Attenta allo studio delle interazioni che legano dinamiche socio-politiche,assetto organizzativo dello spazio e competitività dei sistemi regionali, lascienza geografica assume indiscussa centralità nel dibattito sull’evoluzionedel mondo contemporaneo. La produzione che il comitato scientifico diquesta collana intende promuovere risponde a espliciti criteri metodologicie concettualità finalizzate alla rappresentazione delle principali innovazio-ni presenti nel divenire di paesaggi, modelli di sviluppo locale a diversescale territoriali e strategie politiche ed economiche che ne sostanzianola complessità e ne definiscono i relativi scenari evolutivi. Mentre il rigorescientifico delle ricerche pubblicate costituisce precipuo impegno edito-riale, la piena autonomia e indipendenza dei singoli autori rappresentairrinunciabile espressione di pluralismo culturale.

In “Geografia economico–politica” sono pubblicate opere di alto livello scientifico, anche in linguastraniera per facilitarne la diffusione internazionale. I direttori approvano le opere e le sottopongonoa referaggio con il sistema del “doppio cieco” (double blind peer review process) nel rispetto dell’anoni-mato sia dell’autore, sia dei due revisori che scelgono: l’uno da un elenco deliberato dal comitato didirezione, l’altro dallo stesso comitato in funzione di revisore interno. I revisori rivestono o devonoaver rivestito la qualifica di professore universitario di prima fascia nelle università italiane o una quali-fica equivalente nelle università straniere. Ciascun revisore formulerà una delle seguenti valutazioni:a) pubblicabile senza modifiche; b) pubblicabile previo apporto di modifiche; c) da rivedere in manie-ra sostanziale; d) da rigettare; tenendo conto della: a) significatività del tema nell’ambito disciplinareprescelto e originalità dell’opera; b) rilevanza scientifica nel panorama nazionale e internazionale;c) attenzione adeguata alla dottrina e all’apparato critico; d) adeguato aggiornamento normativo egiurisprudenziale; e) rigore metodologico; f ) proprietà di linguaggio e fluidità del testo; g) uniformitàdei criteri redazionali.

Nel caso di giudizio discordante fra i due revisori, la decisione finale sarà assunta da uno deidirettori, salvo casi particolari in cui i direttori provvederanno a nominare tempestivamente un terzorevisore a cui rimettere la valutazione dell’elaborato. Il termine per la valutazione non deve superarei venti giorni, decorsi i quali i direttori della collana, in assenza di osservazioni negative, ritengonoapprovata la proposta. Sono escluse dalla valutazione gli atti di convegno, le opere dei membri delcomitato e le opere collettive di provenienza accademica. I direttori, su loro responsabilità, possonodecidere di non assoggettare a revisione scritti pubblicati su invito o comunque di autori di particolareprestigio.

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Verso un nuovo paradigma geopolitico

Raccolta di scritti in onore di Gianfranco Lizza. Tomo I

a cura di

Matteo MarconiPaolo Sellari

Prefazione diErnesto Mazzetti

Contributi di

Edoardo BoriaBrunella Brundu

Veronica CameradaLuisa Carbone

Claudio CerretiSergio Conti

Libera D’AlessandroFabrizio Eva

Fabio FatichentiChiara Ginesti

Alessandro GuerraIgor Jelen

Carlo LefebvreMaria Giuseppina Lucia

Matteo Marconi

Bianca Maria MenniniMaria Paola Pagnini

Maria ParadisoSalvatore RizziDaniele Scalea

Paolo SellariFederico Sergiani

Rosario SommellaLuigi Stanzione

Alessio StiloUmberto Triulzi

Antonella TroianiGian Marco Ugolini

Fabiana UrbaniAlex Voglino

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Copyright © MMXVAracne editrice int.le S.r.l.

[email protected]

via Quarto Negroni, Ariccia (RM)

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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: maggio

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Indice

PrefazioneErnesto Mazzetti

IntroduzioneMatteo Marconi, Paolo Sellari

Parte ITeoria e prassi:

dalla geografia alla geopolitica

Geopolitica e Geografia politica. E se parlassimo “solo” di Geo-grafia?Luigi Stanzione

Dalla Geografia politica alla Geopolitica e alla Geopolitica delleemozioniMaria Paola Pagnini

La costante presenza di Lamarck nella Geografia della secondametà dell’Ottocento. Un problema finalistico?Matteo Marconi

H.J. Mackinder. Il pensiero e l’ereditàDaniele Scalea

Tra innovazioni e pregiudizi. La sfida persa del geopolitico KarlHaushoferEdoardo Boria

Geopolitica e meticciato nel Brasile tra XX e XXI secoloSalvatore Rizzi

Egemonia americana e strategia globale. Zbigniew Brzezinski e lageopoliticaAlessio Stilo

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Indice

Parte IIStato e Geopolitica:

Spazio, Identità e Confini

Guerra, identità nazionale e confine nella geopolitica popolareLibera D’Alessandro, Rosario Sommella

Spazio fisico, autodeterminazione dei gruppi umani e Stato–nazione.Un rapporto ambiguo e fonte di conflittiFabrizio Eva

Barriere confinarie nel mondo globalizzatoFabio Fatichenti

Per una geopolitica della rivoluzione. Confini politici e frontierenaturali durante la Rivoluzione FranceseAlessandro Guerra

Il fenomeno della proliferazione di nuove identità geopoliticheIgor Jelen

La città capitale e la produzione dello spazio urbanoBianca Maria Mennini

Parte IIIGeopolitica e geoeconomia

Dalla Zona Franca alla Zona Franca UrbanaBrunella Brundu

Nuove economie, nuove geografieSergio Conti

La crisi finanziaria e lo spazio geografico comunitario. I problemie le linee di tendenzaMaria Giuseppina Lucia

La geofinanza e l’impatto sui territoriFederico Sergiani, Umberto Triulzi

Denaro e finanza. I poteri apolidi e la geopolitica dei non–luoghiAlex Voglino

L’analisi dei Parchi Naturali Italiani attraverso l’applicazione delmodello I.S.A.Veronica Camerada

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Indice

Parte IVGeopolitica del Mediterraneo

Esiste ancora il Mediterraneo?Maria Paradiso

Per una (im)possibile centralità geopolitica del MediterraneoGian Marco Ugolini

Prospettive di geopolitica adriatica tra vecchi e nuovi corridoiPaolo Sellari, Claudio Cerreti

Mediterraneo in transizione. Primavera araba e nuove politiche divicinato dell’Unione EuropeaCarlo Lefebvre

Antiche e moderne egemonie nel Mediterraneo. La formula delLibanoLuisa Carbone

Geopolitica nel Santo Sepolcro e nella Basilica della NativitàChiara Ginesti

Gli sviluppi della minaccia fondamentalista islamica in Algeria dalFIS ad Al QaedaAntonella Troiani

La resistenza berbera in Marocco tra identità culturale e accessoalle risorse. Il caso della miniera di ImiderFabiana Urbani

Parte VEuropa

The identity of the European Union as outlined in the constitutio-nal projectGianfranco Battisti

Turchia: Le costanti storico–geopolitiche della quarta penisolaeuropeaTiberio Graziani

La Bosnia Erzegovina nel processo di stabilizzazione dei Balcanioccidentali. Divisione politica e debolezza economicaRosalina Grumo

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Indice

Osservazioni sui riflessi territoriali delle politiche di coesione del-l’Unione Europea in SardegnaGiuseppe Scanu, Salvatore Lampreu

Unione Europea. La carenza di una visione geopolitica e le poten-ziali sfide nella Regione LatinoamericanaFilippo Romeo

Parte VIScenari asiatici

Democrazie, rivolte, libertà e rilancio economicoFilippo Bencardino, Angela Cresta, Ilaria Greco

Le sfide geopolitiche del Parco Nazionale del Karakorum centrale(CKNP)Antonio Ciaschi

Dinamiche economiche e contese politiche in EstremoOrienteMario Fumagalli

Il corridoio ferroviario euro–asiatico. Soluzioni logistiche e scena-rio geopoliticoMarcello Tadini

Geopolitics Trends and Historical Geographic Limits in Contem-porary ChinaMaurizio Scaini

Parte VIIGeopolitica delle risorse

Riflessioni sulla geopolitica dell’energia. La macro–regione ener-getica caspio–asia centraleSimone Bonamici, Lidia Scarpelli

L’Artico, nuova frontiera geopolitica e geoeconomicaAlessandra Caruso

Politica europea dell’acqua. Possibili scenari a confrontoMargherita Ciervo

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Indice

Risorse energetiche: gli idrocarburi non convenzionali. Il casodello shale gasLuca Degli Innocenti

La cooperazione allo sviluppo nell’Africa sub–sahariana. Orienta-menti teorici, lotta contro la povertà e interessi geopoliticiCaterina Madau, Giuseppe Scanu

Dalle guerre dell’“oro nero” alle guerre dell’“oro blu”. Verso nuoviconflitti mondialiMarisa Malvasi

Crisi idrica e water grabbing cinese in Asia meridionale e sud–orientaleStefano Soriani, Chiara Reali

Attori geopolitici emergenti. Il caso del QatarStefano Valente

Parte VIIIGeopolitica e diritto

Prime misure internazionali, europee e italiane di prevenzione econtrasto del fenomeno dei foreign fightersPaolo Bargiacchi

Les incertitudes de l’Union Europeénne à l’egard du droit destravailleursGian Luigi Cecchini

Il principio di non intervento negli affari interni come criterio e“misura” di sicurezzaAugusto Sinagra

L’Unione Europea e l’elogio dell’ovvietáAnna Lucia Valvo

Parte IXMiscellanea

Briciole sull’economia del noiAndrea Bixio

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Indice

Avvicinarsi alla geografia politica ed economica. Strumenti percapireMassimo Coltrinari

Fuga o scambio di cervelli? L’internazionalizzazione della ricercaalla “Sapienza” Università di RomaRoberta Iannone, Laura Mariottini

Ex colonie italiane e decolonizzazione africana nel secondo dopo-guerraGianluigi Rossi

Postfazione. La Geopolitica e lo spostamento degli AssiFulco Lanchester

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Verso un nuovo paradigma geopoliticoISBN 978-88-548-8327-7DOI 10.4399/97888548832771pag. 13–18 (maggio 2015)

Prefazione

E M

Vivere nella complessità del mondo attuale, operare, muoversi, compren-dere, cercando di prevedere il domani nella consapevolezza di ciò che èstato ieri, nei luoghi più vicini come nell’altrove remoto, è fatica avvincente,spesso inquietante. Le scienze dell’uomo convergono in questo immensogiacimento di dati, nell’intrico di relazioni tra popoli e territori, e ancorpiù nella tormentata dialettica, quando non contrapposizione, di culturee religioni, ricercando quel filo d’Arianna che possa guidare gli Stati, gliorganismi sovranazionali, e i singoli, persone, aziende, nell’orientarsi versoequilibri nel segno della pace e del benessere. Ricerca sempre contraddetta,interrotta, dal prevalere di pulsioni motivate da fattori materiali e ancor piùimmateriali, che sconvolgono assetti laboriosamente acquisiti, obbligan-do a nuove riscritture di capitoli essenziali già tracciati nel monumentalepalinsesto della storia dei popoli della Terra.

Il corposo volume di scritti approntato in onore di Gianfranco Lizza èmeritevole di attenta e ragionata lettura per più motivi. Il primo è certamen-te connesso alla figura dello studioso cui esso è dedicato. Nel corso dellasua carriera accademica Lizza ha rivolto impegno costante ad approfondirenell’ottica propria della geopolitica le ragioni e le modalità con le quali siarticolano sulla scena mondiale le dialettiche di potere tra i gruppi umani.Instradato a ciò dalla lezione del suo maestro Ernesto Massi, che degli studigeopolitici era stato protagonista in Italia dagli anni precedenti la secondaGuerra mondiale, ha fatto della geopolitica la chiave interpretativa dellamutata complessità del mondo globalizzato, avviato al terzo Millennio, nelquale irrompevano nuove potenze territoriali ed economiche, nuovi istitu-zioni sovranazionali, nuove ideologie, nuove tensioni religiose ed etniche,tutto ciò in contesti in cui l’evoluzione tecnologica determinava effetti nondi rado rivoluzionari.

I copiosi scritti qui raccolti rimandano, direttamente o indirettamente, acampi in cui Lizza ha indagato producendo testi che ben testimoniano dellasua operosità e qualità scientifica. Titolo di merito per il volume è che taliscritti, raccolti ed ordinati secondo coerenze tematiche e omogeneità di spazigeografici, nel loro complesso offrono un contributo di aggiornamento suaspetti teorici e storici della disciplina e, insieme, una vasta esplorazione

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Prefazione

dei settori e dei problemi la cui origine e le cui prospettive di evoluzioneimpongono interpretazioni in chiave geopolitica.

È giusto che la geografia rivendichi un suo ruolo primario, tra le scienzedell’uomo, nell’inesausto indagare sulle interrelazioni tra popoli e territori.Ed è giusto che, rivendicando tale ruolo, la geografia riconosca tuttora il suodebito con Friedrich Ratzel che per primo si pose all’individuazione di datisu popoli, suoli, culture che dal loro costante combinarsi consentissero diricavarne leggi di valenza scientifica circa il nascere e declinare di strutturestatuali nel loro confrontarsi, interagire e non di rado confliggere alla scaladi regioni e continenti. Tuttavia la geopolitica, per almeno la prima metà delNovecento, fu soprattutto scienza dedicata all’individuazione di strategie,metodi, mezzi, finalizzati al controllo degli spazi; prima solo terrestri, equindi marini ed infine aerei. Le si accompagnò la demografia, per valutarein quale misura gli effettivi di popolazione e le suddivisioni per classi di etàesprimessero la massima potenzialità nella logica di politiche di espansioneterritoriale d’uno Stato sostenute da eserciti. Le furono da supporto le analisidi politica economica ai fini della valutazione dei costi militari a fronte deipossibili benefici dell’acquisizione di nuove risorse e nuovi territori. Una solabattaglia, come quella navale al largo dello Jutland (giugno ), poté essereassunta a misura — come lucidamente fu fatto dall’economista EpicarmoCorbino — non solo dell’entità e valore di due flotte, ma di due struttureeconomiche nazionali, di due diverse mentalità, le cui differenze sostanzialierano rintracciabili attraverso lo svolgimento della politica inglese e tedescadal in poi.

I paradigmi delle scienze dell’uomo si resero coerenti agli scenari chevenivano prospettandosi a partire dallo sconvolgimento operato dal primoconflitto mondiale e poi fino all’epilogo del secondo, ancor più cruento edevastante, non solo nel continente più immediatamente coinvolto, l’Euro-pa, ma diffuso a macchia d’olio verso la dimensione globale. Nell’evolversidella nostra disciplina, oggi ci appaiono come reperti storici i concetti teoricisui quali si ipotizzavano per uno Stato o gruppi di Stati strategie espansive odifensive. Se ne deve comprendere la genesi, rapportandola ai tempi, alletemperie culturali e ai rapporti politici internazionali in cui si procedeva asiffatte elaborazioni. Nel lessico geopolitico si imprimevano formule giàallora tali da aprire prospettive allarmanti per la coesistenza di popoli enazioni: il lebensraum ratzeliano, meglio precisato dallo svedese Kjellén, ap-plicato da Karl Hausofer quale fattore ritenuto scientificamente fondativodell’alleanza nipponazifascista finalizzata al disegno di nuovi equilibri dipotere dai deserti africani all’Europa fino agli spazi oceanici del Pacifico;la heartland di sir Halford Mackinder e la rimland di Nicolas Spykman; legeostrategie del potere navale dell’ammiraglio Alfred Mahan. E via segui-tando, potendo anche spingerci fino alla dialettica tra teorici della massive

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Prefazione

retaliation e dell’escalation, negli Stati Uniti ai tempi della “guerra fredda”col blocco sovietico.

Conflitti di ideologie, di religioni, di etnie: è nota, e valida, la definizio-ne hobsbawmiana del Novecento quale “secolo breve”. Breve in rapportoall’intensità delle catastrofi contenute in così ristretto arco temporale, maanche breve per la vastità dei cambiamenti che hanno interessato l’umanitàintera: confini geografici, incremento demografico, tecnologie, scienzesanitarie, produzioni industriali, strutture finanziarie. Nata in questo secolotormentato, costretta a temporanea eclisse come scienza connotata da fa-ma sinistra, la geopolitica ha conosciuto il suo riscatto, segnatamente dallaseconda metà del Novecento, affinando teorie e metodi, anche nel confron-to interdisciplinare, per affrontare nuovi scenari. Non c’è stata “fine dellastoria” con la devoluzione dell’Unione Sovietica ma una nuova allarmanteinstabilità del quadro delle relazioni internazionali, come testimoniano lecronache di conflitti che da regionali continuamente palesano attitudini alcoinvolgimento di spazi continentali. The Clash of Civilizations, il conflittodi civiltà prospettato da Samuel Huntington già un quinquennio primadell’assalto islamista alle Twin Towers, è probabilmente, e sperabilimen-te, ancor lontano da imporre un nuovo ordine mondiale. Ma certamentesottopone ad ininterrotta tensione il quadro geopolitico in Asia Centrale,Vicino Oriente, Africa settentrionale e sub sahariana; e costituisce una mi-naccia per molti Paesi dell’Occidente e una sfida costante alla loro cultura,tradizione, modernità. Né appaiono trascurabili, quali fonti d’allarme, letensioni connesse a rivendicazioni cinesi di isole ed arcipelaghi nell’area delPacifico; o quelle ingenerate dal controllo delle fonti energetiche, così comedelle risorse idriche. Anche se lontane appaiono alcune aree ove con piùviolenza esplodono conflitti, i meccanismi di coinvolgimento sono tali daoperare a scala sempre più estesa. Siano coinvolgimenti determinati da deli-berazioni delle Nazioni Unite, siano coinvolgimenti derivanti dall’adesioniad alleanze internazionali, come la Nato, sappiamo bene come l’Italia daanni ha accettato di partecipare con una presenza armata in estremo e vicinoOriente, in Africa, nei Balcani.

Geopolitica delle prossime sfide fu il titolo del volume, ultimo in ordine ditempo, che Gianfranco Lizza produsse nel , chiamando a collaborarvicolleghi ed allievi. Vi si prospettavano, appunto, scenari della complessità delmondo in cui viviamo, proiettando l’attenzione anche verso una dimensio-ne temporale successiva. Così come quel volume, la presente, ed ancor piùcorposa, raccolta di scritti che colleghi ed allievi ora dedicano a Lizza, dilataed aggiorna l’analisi del tempo in cui viviamo ponendo anche in risalto idati salienti di possibili scenari futuri riguardanti le dinamiche economiche,ambientali, demografiche: rapporti, conflitti, alleanze tra gruppi umani,dialettica di sistemi politici, culture, lingue religioni, espansione metropo-

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Prefazione

litana e divari tecnologici tra Nord e Sud del Mondo. Riflettendo su qualie quante dinamiche pregresse siano all’origine di problematiche dell’oggi:il futuro lontano ha sempre radici che affondano nel passato, sia esso unpassato prossimo o, talvolta, il passato remoto.

Questo volume è un degno tributo a Gianfranco Lizza soprattutto perchédimostra come sia stato fecondo il suo stimolo a riaffermare ed attualizzareil ruolo della geopolitica anche in Italia. Fu Pierre George, l’illustre studiosofrancese, sul finire degli anni Cinquanta del Novecento, ad applicare l’otticadel geografo all’analisi delle problematiche del mondo attuale indicandonela chiave di lettura geopolitica. Rivendicando così alla nostra disciplina unospazio che sempre più veniva occupato allora da eminenti figure di politologied anche da grandi firme del giornalismo mondiale, da Raymond Cartier aJean–Jacques Servan–Schreiber, da John Gunther e poi ai nostri Roncheye Cavallari. Spazio riguadagnato e sempre più saldamente presidiato dallapubblicistica geopolitica anglosassone: penso, tra i molti, a Ron Johnstone, per le illuminanti considerazioni sui rapporti tra sovranità e territori, aJean Gottmann. Non trascurando, in Italia, figure eminenti della nostradisciplina: Gaetano Ferro, Maria Paola Pagnini ed appunto Lizza i cui lavori,pur destinati alla didattica universitaria, ben sono apparsi meritevoli didiffusione fuori dei confini accademici e hanno incoraggiato giovani allievia seguirne le tracce.

Il mondo attuale pone grandi sfide cui corrispondono grandi interrogati-vi. Ci si interroga sui rapporti tra globalizzazione e democrazia, così cometra economia globalizzata e sovranità degli Stati. L’adesione ad associazionitra Stati vedono l’Italia, mai come in questa congiuntura, quale esempiorilevante di assoggettamento a scelte di politica economica determinateda decisioni di organismi sovranazionali: scelte che impongono pressionefiscale e contenimento del welfare.

Il depotenziamento degli Stati nazionali nel mondo globalizzato è fe-nomeno difficilmente arrestabile. Né appare arrestabile il movimento dimasse umane dal Sud del mondo verso le aree del benessere, al di qua e aldi là dell’Atlantico. Così come era stato e resta intenso il movimento versooccidente di cittadini dell’est europeo de–sovietizzato.

Ma nell’innesco del movimento migratorio prepotentemente si somma-no alle motivazioni economiche quelle politiche. Erano fuggiti in centinaiadi migliaia i profughi dai tormentati teatri di conflitto nei Balcani. Fuggonoin centinaia di migliaia dal medio Oriente tormentato da instabilità politicae cruenti confronti tra anime diverse dell’islamismo; in milioni da Stati afri-cani, ove la decolonizzazione non ha consolidato istituzioni politiche, e cheora sono squassati da lotte tribali, etniche, religiose, in un quadro di miseriadiffusa. S’aggiungono, negli anni recenti, i rovesciamenti di regimi finoraapparentemente stabili, sulla sponda mediterranea del continente africano:

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Prefazione

Tunisia, Egitto, Libia. L’immigrazione pone a confronto culture e tradizionidifficilmente assimilabili in paesi di consolidata laicità: lo dimostrano gliattentati a Parigi del gennaio . Europa e Stati Uniti trovano nella sceltadelle modalità di accoglienza un faticoso banco di prova delle istituzionidemocratiche.

Ma anche movimenti di popolazione all’interno di grandi Stati prospet-tano futuri scenari di possibili turbolenze sociali e politiche: è il caso dellarepubblica di Cina. Qui al processo di sviluppo industriale si accompagnaun fenomeno di inurbamento eccezionale per rapidità e dimensioni, onde ilquesito se il paradosso d’un regime comunista divenuto motore del capitali-smo globalizzato possa a lungo riuscire nel contenimento dei diritti civili,politici e sindacali di enormi masse urbanizzate. Si individuano elementi didebolezza anche in altri Stati, protagonisti come la Cina di recenti, rapidiprocessi di sviluppo: India, Brasile. In termini mutati, trattandosi di Statiretti in forma democratica, enormi differenze di condizioni economichee qualità di vita costituiscono detonatori di possibili future esplosioni diconflitto sociale.

L’incremento demografico, che nell’ultimo ventennio ha visto crescered’un altro miliardo di esseri umani il totale della popolazione mondiale cosìda portarla oltre la soglia dei sette miliardi, genera fenomeni di addensa-mento in aree urbane di quote crescenti della popolazione mondiale. La“megalopoli”, nata nel nord America e in Europa occidentale, poi in Americalatina, diviene il connotato saliente del territorio cinese come dell’indiano.Il termine città, così come il termine metropoli, appaiono inadeguati arappresentare la realtà d’una diffusione di tessuto edificato su estensionicrescenti di territorio. Alla conflittualità nell’uso del suolo per residenze,impianti industriali, servizi, infrastrutture si accompagna il consumo piùche proporzionale di acqua e risorse energetiche. La contrapposizione trauna urbanizzazione della miseria nelle aree sottosviluppate del mondo ela metropolizzazione dello spazio nelle grandi regioni sviluppate si palesacome fattore di possibile innesco di ulteriore conflittualità internazionale.Tale da alimentare il fenomeno del terrorismo, più o meno motivato dafondamentalismi religiosi; così come tale da dar vita a organizzazioni dipirateria, in taluni contesti ove pregressi disordini politici — è il caso dellaSomalia — hanno determinato regressioni verso arcaismi di reggimentotribale di vaste aree.

Un tema certo non irrilevante nelle analisi di geopolitica sempre piùdiviene quello della comunicazione. Trasformazioni ed impieghi dei massmedia — sia nelle tecnologie tradizionali della stampa e di radio e televisio-ne, sia nelle più recenti e sempre più globalmente diffuse forme telematiche— oltre che fattori di straordinaria accelerazione dei processi produttivi ecognitivi e delle transazioni finanziarie, si rivelano ancor di più fattori impor-

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Prefazione

tanti per la gestione del potere, che ne fa strumento di pervasivi controlli,ma anche per la contestazione e il sovvertimento dei poteri.

Studiare in profondità siffatte complesse problematiche è dovere dellascienza, nella speranza che gli apporti delle conoscenze contribuiscanoad azioni volte ad equilibrare e rasserenare l’esistenza nel mondo in cuiviviamo e in cui altre generazioni vivranno.

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Verso un nuovo paradigma geopoliticoISBN 978-88-548-8327-7DOI 10.4399/97888548832772pag. 19–21 (maggio 2015)

Introduzione

M M, P S

La carriera accademica di Gianfranco Lizza è stata la risposta a una chiamata,ossia l’intuizione del Maestro Ernesto Massi, che in quel giovane studiosovide la possibilità di soddisfare un’esigenza scientifica che per cause indi-pendenti dalla sua volontà non aveva potuto realizzare lui stesso. Si trattadella geopolitica, la cui nascita, caduta e riscoperta in Italia segue il filonedel magistero di Massi e poi di Lizza.

Sebbene instradato da Giorgio Roletto, fu proprio Massi a riunire in séle variegate esperienze che diedero vita alla geopolitica italiana, cercandouna quadra tra le influenze tedesche e quelle francesi. Il risultato, perseguitolungo tutti gli anni Trenta, era una fondazione italiana della geopoliticache prendesse dai maestri stranieri per poi rielaborare in proprio. L’esitodi quella vicenda è ben noto: la geopolitica, grazie anche ai buoni uffici diMassi con l’allora ministro Giuseppe Bottai, conobbe un momento di lanciocon la rivista omonima, che uscì tra il e il . Quattro anni intensi, checoronarono altre decine di pubblicazioni, anche a carattere monografico,con lo scopo di innescare un nuovo rapporto tra scienza e politica. L’impre-sa, ancora prima di fallire a causa dell’andamento della guerra e dei rapporticol regime, fu duramente contestata in ambito accademico, dove una parteconsistente della “vecchia” geografia oppose strenua resistenza a quelladisciplina che sembrava più figlia di un’esigenza politica che scientifica.

Nel frattempo, in realtà, i rapporti col regime fascista non avevano pro-dotto i frutti sperati, e la speranza di influenzare la politica per il mezzo dellascienza si rivelò un piano generoso ma non efficace. Il regime si limitò a usa-re la geopolitica e i dispositivi geografici come armi, oltretutto secondarie,di propaganda. Il colpo mortale alla geopolitica italiana, così come più ingenerale al movimento europeo, fu inferto dall’esito della seconda guerramondiale, che attirò in un gorgo distruttore molte delle cose che eranotransitate per le traiettorie politiche dei rispettivi regimi. La geopoliticavenne così accusata di essere stata volutamente strumento di propaganda,arma al servizio dell’imperialismo, impossibile da recuperare al consessoscientifico perché nata per un fine politico.

L’ostracismo durò per almeno quaranta anni, solo negli anni Ottanta sipoterono riaprire i vecchi libri e le riviste ingiallite per tentare di ricostruire

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Matteo Marconi, Paolo Sellari

una valutazione scientifica scevra dalle passate animosità. Nel frattempoMassi aveva apparentemente abbandonato la geopolitica, dedicandosi allageografia economica. Eppure, anche in questo ambito mantenne saldo ilsenso di un’impronta metodologica insopprimibile. Facciamo riferimentoagli studi magistrali dedicati alla Geografia dell’acciaio, che avevano il sensodi offrire strumenti di riflessione sull’interesse nazionale, a cui Massi de-dicò tutte le sue energie, in senso tanto politico che accademico. L’idea,esattamente come ai tempi di Geopolitica, era che le strutture dello Statodovessero essere lo strumento per realizzare al meglio la nazione, che ri-maneva al centro delle riflessioni di Massi come fine ultimo dell’azionepolitica. Lo studioso di geopolitica si offriva dunque come interprete dellenecessità della politica nazionale, frapponendosi tra Nazione e Stato, nonchépermettendo a quest’ultimo la migliore realizzazione dei propri obiettivi.Molto più che un consigliere del Principe, dunque.

Gli anni Ottanta del Novecento non erano però ancora maturi per accet-tare un ritorno in grande stile della Geopolitica, e il tentativo di Massi difare i conti con il passato trovò di nuovo l’ostilità dell’Accademia. L’inizio ela fine della vicenda intellettuale di Massi sono tenuti assieme dall’interessegeopolitico, davvero funzionale all’interesse nazionale.

Dato il buco di quasi quaranta anni di studi, la geopolitica italiana sitrovava sprovvista di uno statuto epistemico fermo e di un metodo solido.In questa situazione difficile, ancora tutta da costruire, si inserì la figura diGianfranco Lizza. Il suo compito si presentava improbo sotto diversi puntidi vista: riabilitare una disciplina morta da anni e con un passato politicoche pesava ancora moltissimo nelle relazioni di potere dell’Italia a cavallodel crollo del muro di Berlino, ma anche darle credibilità scientifica. Inquesto viaggio, durato per tutta la sua vita accademica, si è ritrovato accantocolleghi come Maria Paola Pagnini e per certi versi Adalberto Vallega, chene stimavano le capacità e il coraggio.

Bisognava essere coraggiosi per lanciarsi in un settore isolato degli studi,ma che risultava altrettanto necessario per riflettere sul riposizionamentoglobale del potere e della politica dopo la fine dell’era bipolare. In que-sti pochi tratti si capisce l’esigenza che mosse e costrinse al tempo stessoLizza a dedicarsi innanzitutto alla produzione manualistica, coronata inTerritorio e potere, rivisto e ripensato in Geopolitica: itinerari del potere, infinenella curatela di Geopolitica delle prossime sfide. Ben tre manuali, da unirsi aScenari Geopolitici, che si pone a metà strada tra il manuale e lo strumentointerpretativo. L’esigenza a cui Lizza ha cercato di rispondere era la siste-matizzazione della disciplina, permettendo a coloro che sono seguiti diconfrontarsi criticamente con esso e cercando ulteriori approfondimenti.

Ogni analisi o riflessione sulla geopolitica italiana e la sua ripresa dopo il deve partire proprio da qui: era tutto da fare e quindi ogni valutazione

Page 21: GEOGRAFIA ECONOMICO-POLITICA - Aracne · PDF fileDivisione politica e debolezza economica Rosalina Grumo. 10 Indice 493 Osservazioni sui riflessi territoriali delle politiche di coesione

Introduzione

va fatta sulla base di quello che c’era e (soprattutto) non c’era.Ma in che modo Lizza ha rivitalizzato la geopolitica italiana? Innanzitutto

facendo i conti con Massi. Del Maestro ha mantenuto la volontà di fare dellageopolitica una scienza, ma non nel senso scientifico moderno, cercandocostanti e improbabili leggi da verificare, quanto piuttosto nel metodo. DaMassi ha ripreso l’idea della geografia come scienza della sintesi, capacedi portare sul territorio i risultati di altre discipline e trovare nel liberogioco di queste un risultato armonioso. Se l’impostazione epistemologica èinnovativa, il metodo è “antico”.

Tutto questo vale per i territori e gli Stati che li regolano e da cui sonoregolati. Nel libero gioco della politica inter–statuale la lezione di Lizza haprivilegiato l’idea di un mondo composto di relazioni e rapporti di poteremutevoli, in cui i territori stabiliscono le possibilità di ciascun attore ma poiè la politica che decide come e quando muoversi. Il gioco delle alleanze, lamolteplicità degli interessi e le astuzie della politica ci lasciano l’idea di cosasia il realismo in geopolitica: il fattore geografico, in senso ampio, stabilisceopportunità per la conduzione di una politica che è frutto di relazioni dipotere instabili, veri e propri flussi. Non è possibile, allora, ritrovare la tramadel mondo e la mackinderiana equazione della potenza è destinata, in Lizza,a rimanere sulla carta.

Il superamento del determinismo ambientale e la critica alla prospettivadel possibilismo, in cui ancora si muoveva Massi, determinano l’assolutaurgenza moderna dell’insegnamento di Lizza. La geopolitica anglosassonee quella americana, seppure per vie differenti, hanno riscoperto il valoredell’instabilità come fondo delle relazioni di potere inter–statuali, proprioquello che qui viene ribadito.

Rimane l’impressione di una lezione che ha molto da insegnare proprioperché al passo con la migliore pubblicistica internazionale, seppure con unpercorso e un’angolatura tutta sua, che porta a riflettere sulla vivacità dellageografia italiana.

Al termine di un lavoro così operoso ci occorre ringraziare per il sostegnoil Prof. Piergiorgio Landini, che nell’impossibilità di inviare un propriocontributo ci ha fornito tuttavia una spinta decisiva per la produzione diquesta raccolta.

Un ringraziamento poi va a Ilaria Serpillo, Sara Fusi, Francesco Orlan-do e Ugo Gaudino, che hanno aiutato nella redazione e sistemazione deisingoli contributi. Grazie ad Anastasia Latini, che ci ha coadiuvato nellarevisione finale e a Giulia Dal Fiume, che ha gestito la mole di informazio-ni dei collaboratori e prestato un aiuto fondamentale per la realizzazionedell’opera.