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Via Virgilio 222, 55049 Viareggio Tel. 0584 384077 Fax 0584 397773 [email protected] www.coopcrea.it C.RE.A soc. coop. sociale TRIMESTRALE iscritto al n°789 del 20/10/03 Registro Periodici, Tribunale di Lucca - DIRETTORE RESPONSABILE: Eleonora Vanni n° 3 anno 2005 Sommario Pag. 2 >> Sport per tutti Gli operatori del progetto sport >> Pentagramma Lunare Penny Frediani >> Centro estivo “Le Girandole - d’Estate” Elena, Eva, Marita, Laura, Francesco >> Crescita e gioco nell’adolescenza Antonella di Natale Pag. 3 >>I giovani e la musica: una storia d’amore Cristiano Bartelloni >> Benvenuta prima infanzia Federica, Davina, Milly >> E’ solo nel gioco che l’uomo si riscopre libero e felice Centro Estivo “le Giarandole d’Estate” >> 2004/2005 Odissea in via della Gronda Andrea Peruzzi Pag. 4 >> La creatività in “gioco” Fabrizio Franceschi >> Biliardino, primo trofeo della Versilia per persone diversamente abili Arcacasa, Il Capannone, Giocoraggio >>Agenda >> La posta di Smodem CS Consorzio Sirio www.sirioconsorzio.it Per un operatore sociale il gioco è come la carta che fa saltare il banco. Quando un bambino o un ragazzo iniziano a frequentare un centro o entrano in una struttura residenziale, gli operatori cercano immediatamente di capire quali siano le attività, gli hobby, più graditi dal minore. Non è solo un modo per entrare in relazione ma una base importante per costruire percorsi operativi, per gettare le basi di progetti individualizzati o di gruppo. Osservare una persona durante attività di gioco permette di capire quale rapporto ha con sé, con i pari, con gli adulti, se è sicuro o piuttosto incapace di socializzare e via dicendo. Del resto quando si usano certe frasi d’uso comune tipo: “A che gioco stai giocando”, “Mettiamoci in gioco”, “La vita è tutta un gioco”, significa che l’importanza e il significato che assume la parola nella considerazione comune è alta. Con il crescere, si finisce per pensare che ci sono atteggiamenti e comportamenti che meglio sanno coniugare le aspirazioni delle persone a diventare sempre più equilibrate e capaci di saper gestire e vivere la propria storia. E’ un po’ come se il gioco fosse un modo per non diventare adulti, per mantenersi eterni adolescenti, incapaci di scelte vere ed importanti. Il gioco diventa così il retaggio di un passato in cui la spensieratezza e la leggerezza ci facevano osservare la vita come il mondo dei balocchi. Si diventa seriosi, incapaci di abbandonarsi completamente alle passioni, ai propri progetti, si finisce per confinare la parte più istintiva in un limbo dove può solo sussurrare, senza essere sentita. La verità è invece un’altra, il sogno è estremamente legato al gioco, ne è parte costitutiva e quando smettiamo di chiederci quali sono le situazioni che ci fanno sentire vivi, che ci permettono di guardare dentro la nostra anima e di cercare gli elementi per scompaginare l’ordine della nostra noia, abbiamo smesso di giocare. I ragazzi non smetterebbero mai di farlo, per gli adulti, tanto più se si dicono operatori sociali, il dovere etico è di guardare ai bambini come individui capaci di farci riscoprire il senso e il significato profondo del nostro mondo interiore, della nostra pancia. Certo mettersi a giocare, discutere le proprie certezze, provare a masticare nuovi cibi, esperienze che attraverso la fatica ci aprono mondi paralleli e ci fanno sentire vivi e vitali, potrebbe diventare un buon modo per essere maggiormente in contatto con un equilibrio instabile, con la vicinanza al dubbio e all’incertezza quali elementi insostituibili d’ogni processo di cambiamento e di crescita, di ricerca della verità. Il gioco può farci capire quali immense risorse vivono ed abitano dentro di noi, ma è pure spietato nell’indicarci il limite, nel farci conoscere le possibilità dell’altro e nel mostrarci una strada, quella che meglio si addice a noi e a quelli che con noi stanno giocando. Luca Manfredini - Consigliere d’amministrazione C.RE.A.

Giocare sul serio

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Smodem n°3 anno 2005

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55049 Viareggio

Tel. 0584 384077

Fax 0584 397773

[email protected]

www.coopcrea.it

C.RE.A soc. coop. sociale

TRIMESTRALE iscritto al n°789 del 20/10/03 Registro Periodici, Tribunale di Lucca - DIRETTORE RESPONSABILE: Eleonora Vanni n° 3 anno 2005

Sommario

Pag. 2>> Sport per tutti

Gli operatori del progetto sport

>> Pentagramma Lunare

Penny Frediani

>> Centro estivo “Le Girandole - d’Estate”

Elena, Eva, Marita, Laura, Francesco

>> Crescita e gioco nell’adolescenza

Antonella di Natale

Pag. 3>>I giovani e la musica: una storia d’amore

Cristiano Bartelloni

>> Benvenuta prima infanzia

Federica, Davina, Milly

>> E’ solo nel gioco che l’uomo si riscopre

libero e felice

Centro Estivo “le Giarandole d’Estate”

>> 2004/2005 Odissea in via della Gronda

Andrea Peruzzi

Pag. 4>> La creatività in “gioco”

Fabrizio Franceschi

>> Biliardino, primo trofeo della Versilia per

persone diversamente abili

Arcacasa, Il Capannone, Giocoraggio

>>Agenda

>> La posta di Smodem

CS Consorzio Siriowww.sirioconsorzio.it

Per un operatore sociale il gioco è come la carta chefa saltare il banco.Quando un bambino o un ragazzo iniziano a frequentareun centro o entrano in una struttura residenziale, glioperatori cercano immediatamente di capire quali sianole attività, gli hobby, più graditi dal minore. Non è soloun modo per entrare in relazione ma una base importanteper costruire percorsi operativi, per gettare le basi diprogetti individualizzati o di gruppo.Osservare una persona durante attività di gioco permettedi capire quale rapporto ha con sé, con i pari, con gliadulti, se è sicuro o piuttosto incapace di socializzaree via dicendo. Del resto quando si usano certe frasid’uso comune tipo: “A che gioco stai giocando”,“Mettiamoci in gioco”, “La vita è tutta un gioco”,significa che l’importanza e il significato che assumela parola nella considerazione comune è alta. Con ilcrescere, si finisce per pensare che ci sono atteggiamentie comportamenti che meglio sanno coniugare leaspirazioni delle persone a diventare sempre piùequilibrate e capaci di saper gestire e vivere la propriastoria. E’ un po’ come se il gioco fosse un modo pernon diventare adulti, per mantenersi eterni adolescenti,incapaci di scelte vere ed importanti. Il gioco diventacosì il retaggio di un passato in cui la spensieratezzae la leggerezza ci facevano osservare la vita come ilmondo dei balocchi.Si diventa seriosi, incapaci di abbandonarsicompletamente alle passioni, ai propri progetti, si

finisce per confinare la parte più istintiva in un limbodove può solo sussurrare, senza essere sentita. La veritàè invece un’altra, il sogno è estremamente legato algioco, ne è parte costitutiva e quando smettiamo dichiederci quali sono le situazioni che ci fanno sentirevivi, che ci permettono di guardare dentro la nostraanima e di cercare gli elementi per scompaginarel’ordine della nostra noia, abbiamo smesso di giocare.I ragazzi non smetterebbero mai di farlo, per gli adulti,tanto più se si dicono operatori sociali, il dovere eticoè di guardare ai bambini come individui capaci di farciriscoprire il senso e il significato profondo del nostromondo interiore, della nostra pancia. Certo mettersia giocare, discutere le proprie certezze, provare amasticare nuovi cibi, esperienze che attraverso la faticaci aprono mondi paralleli e ci fanno sentire vivi e vitali,potrebbe diventare un buon modo per esseremaggiormente in contatto con un equilibrio instabile,con la vicinanza al dubbio e all’incertezza quali elementiinsostituibili d’ogni processo di cambiamento e dicrescita, di ricerca della verità.Il gioco può farci capire quali immense risorse vivonoed abitano dentro di noi, ma è pure spietato nell’indicarciil limite, nel farci conoscere le possibilità dell’altro enel mostrarci una strada, quella che meglio si addicea noi e a quelli che con noi stanno giocando.

Luca Manfredini - Consigliere d’amministrazioneC.RE.A.

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Belli, vivaci e intraprendenti... sono loro, un gruppo dibambini/e in età compresa tra i sei e gli otto anni che neimesi di luglio e agosto hanno rallegrato con sorrisi, gridae “liti” il centro estivo le Girandole a Viareggio.Questi bambini hanno avuto l’opportunità di sperimentareforti emozioni tipiche della loro età, come imparare aconoscersi e a rispettarsi nella loro diversità; anche seinizialmente non ci sono riusciti, hanno pur sempredimostrato di saper tornare indietro e di saper fare laPACE!Da parte nostra è stata un’esperienza intensa e ricca di

emozioni che solo i bambini sanno regalare!Arrivederci al prossimo annoElena, Eva , Marita, Laura, Francesco animatrici eanimatori del centro estivo “le girandole” di Viareggio

L’adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti legatinon solo alla metamorfosi del corpo, ma anche allapersonalità e al ruolo sociale, un’età in sé a rischio didisagio.Ci troviamo in una società profondamente cambiata, chedeve fare i conti con i problemi legati al mondo giovanile,che spesso s’interroga di fronte al carattere patologicoche frequentemente questi disagi assumono.Dovremmo porci il problema della “normalità”dell’adolescenza e con quale modo si possa intervenireper frenare o almeno attenuare, questi disagi ormai divenutiordinari.Un aiuto valido per fronteggiare questi problemi, emergedal settore dello sport e del tempo libero, dove gli spazidi gioco e dello sport rappresentano una possibilità perfar esperienze di crescita al di fuori della famiglia.Il disagio degli adolescenti spesso non è espresso dalle

parole, ma da atteggiamenti e comportamenti che sipossono capire proprio attraverso i l gioco.La figura dell’educatore riveste una funzione importante,perché oltre ad offrire un modello di comportamentocorretto con il quale l’adolescente si può confrontare, èin grado di cogliere quei segnali ed intervenire aiutandoil giovane ad affrontare il problema in maniera adeguata.Il gioco è importante anche per la formazione e laconoscenza, può diventare un mediatore culturale efficace,perché permette lo sviluppo della creatività. E’ nel contestodel gioco che s’impara il rispetto delle regole, a tollerarela frustrazione del non poter vincere sempre e l’accettarei propri limiti e quelli dell’altro.Oggi i bambini giocano restando soli davanti agli schermidei televisori, dei computer o dei videogiochi e nessunoinsegna loro a distinguere il vero dal falso, l’emozionedei sensi dal senso delle emozioni, il giocare non costituisce

il confronto con altri ragazzi ma con un videogioco.Credo che spetti a noi adulti compiere un atto diresponsabilità e d’impegno, senza sensi di colpa, in fondoanche noi siamo vittime di un mondo in cui i cambiamentisi susseguono ed è sempre più faticoso essere all’altezzadella situazione in ogni ruolo, soprattutto in quello digenitore.Siamo noi adulti che dobbiamo “Rincominciare” adaffiancare quel bambino che guarda o digita tastiere, vedescorrere davanti a sé tante realtà che lo inquietano o chegli muovono emozioni alle quali non sa attribuire unnome.E’ un bambino bisognoso di qualcuno che gli ricordi chedovunque la sua mente si trovi, non si è perduto, ma puòsempre tornare a casa.Antonella Di Natale - Tirocinante al centro diaggregazione “KAMALEONTI”

Il progetto sport riprende le sue attività dopo la sostaestiva. Ritengo che possa essere considerato una dellerisorse importanti negli interventi, che il comune diViareggio promuove, per i minori che vivono difficoltàfamiliari e personali. E da segnalare come dal 1999, annodi inizio delle attività, si possa registrare un continuo ecostante ampliamento del bacino di utenza e unapartecipazione sempre più larga di soggetti ed agenzieeducative interessate ad usufruirne. Oggi sono più di 60i minori che sono inseriti nei corsi e si è allargato il numerodelle società sportive che offrono spazi di inserimento.

Il progetto mira infatti ad inserire minori che vivono inrealtà familiari o personali difficili all’interno di societàsportive che offrono spazi gratuiti di inserimento. Lasegnalazione degli utenti chiamati ad usufruire del progettoprovengono dal servizio sociale territoriale. A i ragazzi

e alle famiglie viene offerto un servizio di trasporto dalleproprie abitazioni, al luogo dove si tengono i corsi, ègarantita la presenza di un operatore che funziona dafacilitatore dell’inserimento capace di mediare i conflittie al tempo stesso di attivare risorse e sostenere i processidi autonomia e crescita dei minori, e viene garantitol’acquisto di materiali e abbigliamento sportivo, dove cene sia reale bisogno. Grande importanza viene datoall’osservazione dei minori, al tipo e grado di inserimento,alle problematiche rilevate. I dati che vengono raccolti inschede di osservazione mensili sono restituiti alle assistentesociali referenti attraverso incontri periodici. Rilevante èanche il lavoro di collegamento fra le agenzie educativedella rete che intervengono con competenze e finalitàdiverse nel progetto educativo individualizzato dei minoriinseriti. Anche con questi soggetti è importante rilevarecome sia stato aperto un canale di confronto e di

restituzione dei percorsi attivati per e con i ragazzi. Allafine lo slogan per questo progetto coniato “sport per tutti”vuole essere un invito a credere che la pratica sportiva èrealmente un diritto che dovrebbe essere garantito sempree un augurio che si possa vivere questo importantemomento ludico e di incontro con maggiore leggerezza, svuotandolo ed asciugandolo di contenuti e forme chenon gli appartengono. Lo sport come agonismo esasperato,come cultura della vittoria sempre e comunque è lontanodai valori dell’amicizia, dell’incontro, della socialità, dellospirito di abnegazione e di sacrificio, di rispetto delleregole e di pulizia. Noi ci riferiamo a questo tipo di sporte speriamo di riuscire a dare il nostro piccolo contributo.Gli operatori del Progetto Sport

Sport per tutti

Centro Estivo “ Le Girandole - d’estate”

“Pentagramma Lunare”“Pentagramma

Lunare” è unamanifestazione che

nasce nel 2001, conl’obiettivo di dare

spazio e visibilità aigiovani che fanno

musica in collegamentocon attività del centro

d ’ a g g r e g a z i o n e“KAMALEONTI” gestito dalla

Cooperativa nella zona di Camaiore.Lo spazio aggregativo è sempre stato,

nell’idea degli operatori che vi operano, unapossibilità di crescita per ragazzi che lo

frequentano, ma anche un’occasione d’incontro conl’esterno. Non si può pensare infatti ad interventi sociali

sganciati dall’ambiente di riferimento, incapaci diincontrare i linguaggi, le esigenze, i bisogni provenientidal territorio circostante. Ecco perché il “PentagrammaLunare” non è solo un concorso musicale, un momentoaggregativo fine a se stesso, ma una reale occasione dicrescita, di confronto, un momento per condividere percorsicreativi ed emozioni. Del resto, gli spazi della città possonoessere davvero vissuti in una dimensione condivisa, quandoi cittadini se ne appropriano, li riempiono, li fanno vivere.Pensiamo a certe iniziative nelle grandi città, che finisconoper restituire alla gente le strade, i musei, gli angoli piùnascosti della città, mostrando il volto migliore, quellopiù umano, non solo l’aspetto congestionato del trafficoe dell’inquinamento. Quest’anno il “Pentagramma Lunare”è stato progettato in una veste nuova, con un’impronta edun indirizzo di carattere solidaristico: sostenendo i progettidi tre associazioni del Comune di Camaiore: “Solidarietà

nel mondo”, “HomeForPeopleForHome”, “Nutripà”, cheoperano in realtà disagiate (Africa, Brasile, Asia). Ilconcorso musicale svoltosi a Camaiore nelle serate del14-15-17 luglio, ha visto svolgersi al suo interno, la Partitadella Solidarietà che si è tenuta il 16 luglio 2005 alloStadio Comunale di Camaiore tra Componentidell’amministrazione Comunale e Nazionale Calcio TV. La vendita dei biglietti per la serata ci ha permesso diraccogliere ¤ 4.500 in favore delle associazioni di cuisopra. La nostra convinzione è che queste attività nondebbano appartenere solo all’occasionalità, ma diventarepatrimonio operativo e progettuale della CooperativaSociale C.RE.A., una possibilità su cui riflettere econfrontarsi.Penny Frediani

Crescita e gioco nell’adolescenza

3

“Fare musica è la cosa più bella che si possa individuarecome meccanismo per stare insieme fra ragazzi. C’è unatteggiamento costruttivo, collaborativo, non c’ècompetizione.(…) questo aiuta a superare le proprieangosce e timidezze”.(da vita di Fabrizio De Andrè , Luigi Viva)

E’ innegabile che la musica sia per sua stessa natura unmezzo d’unione fra le persone; ai concerti la folla simuove come un corpo solo, modellato dalle onde delsuono. Al contempo essa diviene un mezzo educativo,una colonna portante (o Sonora?) per l’adolescente.Primo miracolo: succede che un giorno ti alzi dal letto euna canzone diventa il modo per dire al mondo “Io cisono”. Serve per manifestare la voglia di libertà,d’intransigenza, diventa qualcosa che ti fa diventaregrande, duro, cattivo ma anche dolce e innamorato. Diventifan di gruppi, cerchi di allargare la tua cultura musicalecome una macchia d’olio. La musica diventa il supportosu cui attaccare il poster con la propria immagine.

Secondo miracolo: l’incontro con lo strumento; che siabasso, chitarra, batteria o altro non importa. Si passanoore e ore a far stare le dita al posto, a provare e riprovareallo stereo, avanti e indietro, mille volte su quel poverocd; e ti dai una disciplina, ti senti responsabile diquell’attrezzo che magari ti è costato pure un’estate alavorare. Lo tratti come un neonato e impari a dare valoreagli oggetti che non sono più qualcosa di dovuto e discontato, ma di guadagnato.Terzo miracolo: uscire dalla propria camera ed incontrareil mondo, gli altri.Nascono gruppi come funghi, durano una settimana, litradisci con altri gruppi e poi ritorni a quelli iniziali. Inquesto caos arrivi a considerare il tuo ensemble comeuna fidanzata e hai rispetto dei tuoi compagni e del valoreaggiunto che si crea suonando insieme. Nasce un vero eproprio rapporto sentimentale in cui si vive insieme, siride, si scherza, si cresce, si migliora e inevitabilmentesi litiga. Il gruppo diventa una “palestra” di quella chesarà la vita vera; impari a pensare in collettivo e non più

solo a te stesso e cerchi di fare scelte giuste per tutti. Avolte le cose non vanno e le band si sciolgono, s’incontranogli altri componenti per strada e ci si sente imbarazzati,proprio come succede quando finisce una storia d’amore.Arriva il momento dell’esibizione in pubblico, vera crocee delizia dei musicisti: all’inizio si entra impauriti, poivia via l’esperienza ti regala il divertimento e l’espressionedi sé. Riesci a convogliare le emozioni verso ciò che staicreando. Questo è il punto focale, quello per cui tutto ildiscorso acquista un senso. Promuovere iniziative per igruppi emergenti, allestire sale prove, dare spazio allacreatività, è fondamentale per noi giovani. E’ necessarioche per esprimersi in musica, i giovani siano liberati daincombenze burocratiche che rischiano di soffocare sulnascere ogni tentativo, perché la musica diviene unadimensione educativa forte che va curata e aiutata perevitare che, come ogni “piantina”, possa crescere male.Cristiano Bartelloni - un musicista di Camaiore

Esordiremo con il dire: finalmente, la C.RE.A è sbarcata“di là dal monte” per lavorare con i bambini. Adessogestisce un Centro Gioco Educativo per la prima infanzianel Comune di Capannori di Lucca; un’esperienza nuova,ma con un risultato più che buono. A dimostrarlo è statala frequenza assidua dei bambini e la risposta positiva ecollaborativa delle famiglie.Il Centro, adiacente all’asilo nido con il quale si è realizzatauna proficua collaborazione, è una struttura nuova dotatadi ampio giardino dove i bambini mettono a “dura” proval’agilità delle maestre. A parte gli scherzi, il centro giocoeducativo è destinato ai bambini da 18 a 36 mesi residentinel Comune di Capannori ed è aperto in orario mattutinodalle 7:45 alle 13:15 per undici mesi l’anno; non effettuaservizio mensa, ma offre un discreto menù per la merendadelle 10!All’interno le attività sono organizzate in: atelier espressivi

ed artistici, attività motorie, gioco libero, gioco strutturatocon l’obbiettivo di creare un luogo piacevole e sicurodove i bambini possano essere protagonisti diun’esperienza formativa e ludica.A conclusione del primo anno la rilevazione dellasoddisfazione delle famiglie ha dato esito positivo e pernoi ha rappresentato un risultato importante non averdeluso le aspettative e la fiducia risposta nel servizio dallefamiglie.Ringraziamo le famiglie, le maestre dell’asilo, i referentidel Comune di Capannori e tutti coloro che hannocollaborato con noi e con la cooperativa per la riuscitadel progetto e la qualità del servizio; ci auguriamo chetutto questo trovi conferma e consolidamentonell’esperienza del prossimo anno scolastico 2005/2006.Federica, Davina, Milly – operatrici del Centro GiocoEducativo di Capannori.

Il Centro Diurno per minori di via della Gronda, che lacooperativa gestisce in convenzione con il Comune diViareggio, nasce come un'estensione del progetto dellaComunità Alloggio di cui impegna alcuni spazi per larealizzazione delle proprie attività durante quest’anno epoco più di vita.Nei primi mesi di lavoro, nella scorsa estate 2004, leattività sono state per lo più ludico ricreative, duravanol’intera giornata dal lunedì al venerdì e sono stateintervallate dal pernottamento di una notte presso la BaitaBarsi in agosto (per qualcuno è stata la prima notte fuoricasa senza genitori!).Con la riapertura invernale (ottobre 2004), si è passatifondamentalmente ad un’attività di sostegno e recuperoscolastico, visto che quasi tutti i ragazzi frequentantierano stati inviati per problemi di rendimento e dicomportamento a scuola.L’inverno è stato piuttosto “duro” e faticoso, e l’obiettivoprincipale era quello di sviluppare costanza nello studioe migliorare “un poco” il rendimento scolastico. Ci sono

stati, per fortuna, intervalli di “pizzate”, serate di gioco,un pernottamento in una canonica fuori Lucca con iragazzi del Centro Kamaleonti di Camaiore, lapreparazione e il montaggio di un video di skate board,pomeriggi di pesca e di calcio.Finita la scuola con discreti risultati da parte dei ragazziche si sono impegnati e che hanno voluto migliorare,sono ricominciate le attività estive e nei mesi di luglio eagosto, oltre che frequentare il mare in Darsena aViareggio, abbiamo fatto gite ed escursioni in giro per laToscana e la Liguria (Acquapark di Cecina, bagni Pancaldidi Livorno, Fiascherino e le Cinque Terre). Siamo statianche al mitico campeggio di tre giorni nella MaremmaToscana (29-30-31 agosto).(Per tutte le uscite estive vogliamo ringraziare il CDSD“Il Capannone” di Viareggio per il pulmino che ci haprestato).

Oggi, il Centro Diurno ospita undici ragazzi eragazze inviati dal servizio sociale territoriale presi incarico, in genere, durante la frequenza delle scuole medie;

attualmente alle attività partecipano anche un ragazzinodi 5° elementare e due ragazzi di seconda superiore.

Con la ripresa delle attività invernali, oltre che“stressare” i ragazzi a svolgere i compiti (e questo avverràtutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì), abbiamo inprogramma la preparazione di un nuovo video clip diskate board e pattinaggio (con l’aiuto fondamentale dellaPenny), pomeriggi di pesca e “girate” fuori Viareggio,oltre che un bel pernottamento “in mezzo alla neve”!

Per tutto l’inverno inoltre giocheremo al nostrofantacalcio con le squadre formate in un’asta infuocatain un caldissimo giovedì di fine estate: Interoski (Andreae Mickael), JuventInter (Marco e Alessandro), TeamExtreme (Michele), Ascoli & Link (Luca), Doggy & Cat(Gianfranco e Pera), Juventus (Matteo e Jonathan), Cervia(Federico), Cottafava Zuzu (Nuzi, Riccardo e la ComunitàAlloggio)! E vinca il migliore!Andrea Peruzzi - Educatore del Centro Diurno per Minoridi Viareggio

... Così Platone descrisse e definì l’importanza di sapersiriconoscere nelle dinamiche, troppo spesso ederroneamante interpretate come infantili, del giocare.Nella storia, nel percorso di ogni singolo bambino-ragazzo-educatore che si costruisce in comunità c’è una regolabase e fondamentale: METTERSI IN GIOCO. là doveper gioco si intende sfidarsi, mettersi alla prova, col fine,l’obiettivo comune del cambiamento, della crescita.Mettersi in gioco significa imparare a vedere con altriocchi ciò che ci circonda e soprattutto noi stessi. Significa

prendere coscienza di cosa si cerca, di come si è, deiperchè siamo arrivati ad esserlo e da lì riprendere ilpercorso. Significa avere la forza di reinterpretare ilpassato per poterne trarre spunti e insegnamento, riuscendocosì a superare gli scogli della rabbia, del rancore, dellasofferenza. In comunità è raro il gioco inteso come nellinguaggio comune di semplice svago, di mezzo disfogo...Il gioco è altro: è la musica di un tamburo africanoche cerca col pensiero la sua vecchia casa, è una serie dicolori aggrovigliati, è una parola detta al momento giusto,

è uno sguardo di intesa, è un lungo silenzio, è spessol’unico punto di incontro tra le diverse età, le varie culture,le disparate personalità. Una volta venne scritto “Il pensierofelice di un gioco non dura più di venti secondi”(Pirandello), ma io preferisco questa: “Il pensiero felicedi un gioco non ha tempo, non puoi fermarti a controllarlosulla punta delle dita, perchè se quella felicità è reale tifarà volare per l’intera eternità...” (Peter Pan).Riccardo Giannoni - Comunità Alloggio per MinoriViareggio

“I giovani e la musica: una storia d’amore”

Benvenuta prima infanzia

2004/2005 Odissea in via della Gronda

“E’ solo nel gioco che l’uomo si riscopre libero e felice.”

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Redazione:Stefania Benassi, Duri Cuonz, Corrado Ceccarelli,Ferdinando Falossi, Patrizia Farnocchia, Anna Greco,Michela Maffei, Armando Sestani, Eleonora Vanni.

Hanno partecipato a questo numero:Luca Manfredini, Penny Frediani, gli operatori del progettosport, Elena, Eva, Marita, Laura, Francesco, Antonelladi Natale, Cristiano Bartelloni, Federica, Davina, Milly,Andrea Peruzzi, Fabrizio Franceschi, Anna Greco

Grafica e impaginazione:Cooperativa C.RE.A - Duri CuonzSmodem è consultabile su www.coopcrea.it

Stampa Artigrafiche Pezzini, Viareggio

Casella di posta aperta a chiunque vorrà porre domande,inviare proposte, socializzare un’idea.La posta deve essere inviata all’[email protected] redazione si impegna a leggere tutte le lettere e a pubblicareparti di esse. Le parti non pubblicate sono consultabili sul sitowww.coopcrea.it

Il CentroPolo, Centro Polisportivo-Aggregativo-MarcoPolo, è stato aperto nel marzo del 2003 all’insegna dellosport ma anche di tutte quelle attività di carattere creativoe ricreativo che caratterizzano lo stare insieme senzalimiti di età e condizione. E’ gestito dall’Associazione“Quelli che non” che ha stipulato una convenzione conC.RE.A. cooperativa sociale per la programmazione egestione di attività di aggregazione giovanile. C.RE.A.dispone, all’interno del Centro, di uno spazio dove un

educatore giornalmente, oltre ad organizzaremanifestazioni ed attività, svolge un lavoro di ascolto,prevenzione e mediazione delle diverse dinamichegiovanili.Il CentroPolo si trova in via L. Repaci 1, negli spaziadiacenti alla sede della Circoscrizione Marco Polo, edè aperto tutti i giorni dalle ore 8.30 alle 23.30; l’educatoreC.RE.A. è presente dal lunedì al venerdì dalle 15.00 alle18.00.

Un educatore quotidianamente a contatto con degliadolescenti e pre-adolescenti che partecipa, collabora,osserva le loro attività di gioco e cerca di programmarealtre esperienze che risultino formative non può nonvolgere lo sguardo all’indietro e ritornare a quei momentiin cui anche lui era un giocatore assiduo. Il ricordo perònon è fine a se stesso, non è nemmeno un atto giudicanteo solo un tentativo di comparazione tra le diverse modalità,i diversi tipi di giochi e il valore che ad ognuno di essiveniva e viene dato. È un richiamare, un rinvenire certeemozioni e scoprire che le stesse vengono provate ora da“adulto” per altri nuovi giochi, accorgersi così in primapersona, ora che siamo in grado di vedere le cose da unpunto di vista un po’ più distante, del valore e del significatointrinseco dell’espressione ludica nella crescita e nellavita di un individuo. Sicuramente fra i due momenti divita, quella ormai passato per l’educatore e quello attualedei ragazzi e delle ragazze, ci saranno delle similitudinie delle differenze, a volte anche sostanziali, ma il comunedenominatore che annulla quasi lo scorrere del tempo erende similari i due momenti è lo stesso desiderio, le stessemotivazioni profonde, lo stesso impegno e partecipazioneche ognuno ha speso e spende nei propri giochi.Ma questa motivazione profonda, questo impegno edesiderio nel partecipare ad un’attività ludica da che cosaderiva? Ed è possibile fare in modo che anchenell’adolescenza il gioco non venga sottovalutato mavenga riconosciuto come elemento indispensabile per unacrescita creativa?Il gioco come area di esperienza e di attività ha semprefatto parte della natura umana ed è ancora quell’aspettoprevalente che ci lega ad altre specie. Per un pensatorecome Huizinga, la funzione del gioco è quella di donaresenso, di produrre cultura. La cultura per lui è da primagiocata, perché come la produzione culturale lo spiritoludico è caratterizzato da soluzioni ingegnose,dall’esplorazione dell’ignoto e dalla ricerca del nuovo.La ricerca di un senso all’esperienza che noi tutti abbiamocol mondo è una condizione esistenziale intrinsecadell’uomo. E proprio il gioco è una delle prime forme chepermette di mediare tra la dimensione soggettiva eoggettiva, facilitare la rappresentazione delle emozioniattraverso un atto simbolico. L’acquisizione da parte delbambino della facoltà di compiere atti simbolici è lacondizione sine qua non per l’integrazione della suapersonalità (ecco perché il non gioco o il gioco stereotipatoda parte di alcuni bambini è indice a volte di gravi patologiepsicotiche, si veda fra tutte la sindrome autistica). PerDonald Winnicot l’atto simbolico è fondamentalmente unatto creativo che inaugura una dimensione particolaredell’esperienza, uno spazio intermedio tra la realtàpuramente soggettiva e la realtà oggettivamente percepita.È un ponte tra i due mondi, quello interiore, individualee idiosincratico, e il mondo esterno con il quale siamocostretti continuamente a venire a patti per ilraggiungimento di un adattamento sempre un po’ precario.Il processo simbolico integra questi due mondi in modo

paradossale creando una “zona” diversa da ambedue,un’area transizionale, dell’illusione e del gioco (inlusioderiva da in ludo). Questa dimensione transizionale nonè data ma è creata da ognuno di noi, è il prodotto di unattività mentale nella quale non ci preoccupiamo diaccomodarci alla realtà esterna con lo scopo di dominarlama di tendere invece a riconciliarsi con essa rivestendolacon qualche cosa di sé.Il gioco in questo senso può essere considerato simile adaltre produzioni simboliche come la poesia, il mito, ilteatro ciascuna delle quali istituisce un mondo in cuivengono messi in scena eventi possibili che aprono unospiraglio di significato nella nostra esperienza delquotidiano. La realtà creata dal gioco esprime e rappresentail senso profondo della vita e dell’esperienza. E questotrova conferma anche con il fatto che il gioco ha la capacitàdi essere socializzante, promotore di aggregazione sociale,di avvicinare mondi culturalmente distanti. Ecco perchéè necessario che anche nell’adolescenza l’attività ludicavenga non considerata secondaria. L’adolescenza è l’etàdel cambiamento (adolescere in latino significa crescere),il corpo e gli stessi vissuti corporei mutano, il pensieroevolve e la modulazione delle emozioni trova nuovi impulsie nuove vie di espressione. L’adolescente si trova in unperiodo di passaggio tra l’infanzia e l’età adulta, non èpiù un bambino, e non è ancora un adulto. È come sedovesse di nuovo affrontare una sorta di riscoperta delmondo in quanto quello a cui apparteneva fino ad alloranon si addice più a lui ma quello che ha davanti non riesceancora del tutto a comprenderlo. Il gioco se sfruttatoproprio per il suo valore simbolico può essere di aiuto enon di ostacolo in un tale momento di crescita. Un gioconaturalmente diverso da quello della seconda infanzia, ungioco che nell’adolescenza avrà al suo centro la dimensionegruppale e sarà al confine con le forme artistiche e sportive,anzi si confonderà molto con esse. Saranno importantitutti quei giochi che avranno come base di partenza unariflessione su se stessi come i giochi narrativi, autobiograficie di drammatizzazione, quelle attività che si caratterizzanoper avere al loro centro la dimensione corporea come igiochi coreografici, giochi espressivi, di improvvisazionecorporea e sportivi. Altre attività potranno essere quelleche incidono sulle nuove facoltà intellettive come i giochidi società, di carte e i giochi di strategia come la dama egli scacchi (attività queste ultime che interessano moltoi ragazzi proprio perché riescono a mettono in mostra leloro capacità cognitive). L’importante comunque è cheanche l’adolescente abbia la possibilità di giocare perscoprire e coltivare quella creatività che tutti quantiabbiamo in noi, per riuscire ad essere un po’ menoomologato alla massa, per riuscire ad essere portatori didiversità ma per capire soprattutto che non è detto chequando si diventa “grandi” l’homo faber debba oscurareobbligatoriamente la scena a l’homo ludens .

Fabrizio Franceschi- Educatore al Centro Polo

Da una lettera alla Redazione di Giovanni Vanni del20 luglio 2005:“ Ho avuto la fortuna di ricevere il Vs. trimestrale, epoiché è fatto da gente che lavora ogni giorno…èammirevole il vostro impegno… mi vorrei permetteredi segnalare una mia riflessione su …quali sono lenotizie che la gente come me vuole conoscere... lenotizie potrebbero essere, tra le altre, le seguenti: ilavori che Voi svolgete ogni giorno, gli impegni conle Istituzioni, i lavori conquistati e le difficoltàincontrate, l’unione con le altre forze cooperative…”

La creatività in “gioco”

Dal 11 al 14 ottobre, presso il “Fienile- CircoloRicreativo” in via del Pastore-Viareggio, si è tenutala mostra “Ho conosciuto Kamai”, svoltasi all’internodel convegno “Diversabilità Valorizzazione delleDifferenze Molteplicità di Linguaggi”.

Se avete una famiglia numerosa provate... a mettere unbiliardino in salotto!E’arrivato cosi un giorno... mentre nessuno lo aspettava...grazie a signor Ardito. Pian piano si sono radunati tuttiincuriositi... è diventato un appuntamento... un piacevoleappuntamento.Se è vero come è vero che non c’è nulla di più serio di ungioco, ne abbiamo sperimentato la serietà... così ci siamopresi “seriamente” ed ecco il PRIMO TROFEO DI

BILIARDINO DELLA VERSILIA PER PERSONEDIVERSAMENTE ABILI.“ARCACASA” non è una famiglia ma una realtà moltoparticolare chiamata Comunità Protetta per Disabili. Viabitano 15 persone e altrettante vi lavorano. Non è unafamiglia ma quasi, e sicuramente numerosa.Quello che non riusciremo a raccontare e ad esprimere inpoche righe è come un oggetto apparentemente banale,consueto nei ricordi adolescenziali di molti di noi, abbiapotuto diventare nella nostra realtà così particolare e nel girodi poco tempo, catalizzatore di attenzioni sopite, mediatoredi relazioni difficili, rilevatore di abilità insospettate. Siamocerti che il 22 novembre racconterà molto di tutto questo, aldi là delle parole, alle persone che avranno voglia diintervenire.Alle 10.30 del 22 novembre 2005 arriveranno adARCACASA i giocatori iscritti provenienti da varie zonedella Versilia. Alle 11°° inizierà il torneo che si concluderàalle 16.30 con la premiazione dei vincitori e, come si convienead una festa, alle 12.30 un ricco buffet attende tutti ipartecipanti per la pausa pranzo.Anna Greco, coordinatrice ARCACASA

ieri - oggi - domani

Mercoledì 9 novembre un gruppo di ragazzi del Capannone ealcuni amici della Comunità Alloggio di via della Gronda sonostati a Coverciano per assistere ad un allenamento della Nazionaledi calcio e incontrare alcuni giocatori. Noi siamo stati moltocontenti di questa esperienza, speriamo di aver portato loro unpo’ di fortuna e che possano esserci ancora altre opportunità.Grazie Lippi di questa bella occasione

Marcello Lippi