34
NAZARENA MAJONE Giorgio Nalin Giorgio Nalin Superiore Generale dei Rogazionisti Nazarena Majone e i Rogazionisti Nazarena Majone e i Rogazionisti Figlie del Divino Zelo • Roma Periodico trimestrale - Anno II - N. 2 - Sped. in abb. post. - Art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Roma Autorizzazione Tribunale di Roma n. 177/2000 del 17.04.2000 4

Giorgio NalinGiorgio Nalin · 2010-01-02 · sero gli inizi dell’Opera. Chi, ... ha potuto scorrere la Positio di Madre Naza-rena, non può non concordare con il P. Nalin, ... come

Embed Size (px)

Citation preview

NAZARENA MAJONE

Giorgio NalinGiorgio NalinSuperiore Generale

dei Rogazionisti

Nazarena Majone

e iRogazionisti

Nazarena Majone

e i Rogazionisti

Figlie del Divino Zelo • RomaPerio

dico t

rimest

rale -

Ann

o II -

N.2

- Sp

ed. in

abb.

post.

- A

rt.2 c

omma

20/c

legge

662/9

6 - Fi

liale

di Ro

maAu

torizz

azion

e Trib

unale

di R

oma n

.177

/2000

del 1

7.04.2

000

44

Giorgio NalinSuperiore Generale dei Rogazionisti

NazarenaMajone

e i Rogazionisti

Figlie del Divino Zelo • Roma

SERVA DI DIO

Madre Maria Nazarena Majone

Confondatricedelle Figlie del Divino Zelo

Presentazione

Questo studio del P. Giorgio Nalin, sui rap-porti intercorsi tra Madre Nazarena Majone e iRogazionisti, sarà una lieta scoperta per quanticonoscono solo per vie indirette o anche superfi-cialmente le vicende laboriose che contraddistin-sero gli inizi dell’Opera.

Chi, tra i Rogazionisti e le Figlie del DivinoZelo, ha potuto scorrere la Positio di Madre Naza-rena, non può non concordare con il P. Nalin, lad-dove afferma che «ciascun rogazionista non puòfare a meno di guardare a questa Madre con un sen-so di immensa ammirazione e gratitudine per quan-to ha operato considerandola una delle pietre fon-damentali di tutta l’opera e quindi, sebbene indi-rettamente della stessa congregazione dei Rogazio-nisti».

Colei che, per antica e ininterrotta coscienzastorica, le Figlie del Divino Zelo sentono primaMadre e Confondatrice, si profila, in queste pagi-ne, sorprendentemente presente e profondamentecoinvolta anche nel travaglio che segnò i primicinquant’anni dei Rogazionisti. Gli episodi, e si-tuazioni, le comuni vicende non scindibili sul trac-ciato di quegli inizi eroici, vedono la Majone con-quistarsi un ruolo che non è di nessun’altra; unacalda maternità, esercitata con semplicità sia ver-so le comunità femminili che maschili.

Il Padre Nalin rileva bene la figura di lei, spe-cialmente in alcuni momenti decisivi dell’Opera:come quando, sorpresa dal terremoto del 1908mentre è a Taormina, si avventura verso Messina,disposta a morire per i suoi, che sono tanto le figliedello Spirito Santo quanto i figli al Quartiere Avi-gnone. E che dire di questa donna che piange dicommozione, alla notizia che alcuni chierici roga-

– 3 –

zionisti sono prossimi al sacerdozio? Il fatto si mi-sura dalla partecipazione viva che la Madre ebbeper il ramo maschile. È del resto documentato, inqualche caso, il suo esercizio di direzione spiritua-le su Rogazionisti in difficoltà: un esercizio, benin-tesi, non ufficializzato canonicamente, semmai de-rivante da quell’affettività materna e da quell’e-sperienza di Dio che conferiva un sapore di cele-stiale sapienza alle sue parole.

L’aver avuto, accanto al «Padre», una «Ma-dre» di così alto profilo è, per le due famiglie delRogate, una ricchezza che corona nella completez-za del «genio femminile» il carisma del Fondatore.È la conclusione dell’Autore, che condivido piena-mente alla luce di quanto si può verificare attra-verso una dovizia di argomenti e di testimonianze,recepiti nella Positio. C’è da augurarsi che questagenerosa icona del Rogate, Confondatrice e «co-mune Madre dell’Opera», riceva anche il sigillodella Chiesa, per splendere nella luce della santitàa bene di molti.

P. Cristoforo M. Bove OFMConv.

Relatore della Causa presso laCongregazione delle Cause dei Santi

– 4 –

Premessa

È segno di saggezza, per un istituto religioso,rivisitare le proprie origini per riscoprire in esse lespinte ideali del proprio cammino; questo bagnonella spiritualità degli inizi è indispensabile, se sivuole rimanere fedeli al carisma ricevuto, che si èchiamati a tramandare, passando la mano, alle ge-nerazioni che seguono.

Nel caso della Pia Opera fondata da padre An-nibale Maria Di Francia ci si imbatte in una magni-fica avventura di «carità», vissuta fra mille peripe-zie, da lui in prima persona, e da quegli uomini edonne, che si sono incamminati dietro i suoi passi,affascinati dalla sua figura carismatica e rispon-dendo all’invito del Signore.

In questo andare a ritroso, e fermarsi a guarda-re al fondatore, e mettere a fuoco i suoi primi col-laboratori e collaboratrici, colonne fondamentalidell’edificio che si va costruendo, si rimane ammi-rati nel verificare riverberi di luce dei diversi per-sonaggi. Nel travaglio della nascita vengono allaluce nell’Opera gli istituti educativi ed i primi la-boratori, quindi le Figlie del Divino Zelo e, succes-sivamente, i Rogazionisti.

Tra le Figlie del Divino Zelo, la prima collabo-ratrice di padre Annibale, la Madre NazarenaMajone, ricopre un ruolo fondamentale accanto alfondatore, nello stesso nascere e svilupparsi di tut-ta l’Opera. Non è di poco momento, quindi, soffer-marsi sul rapporto che nasce fra questa straordina-ria figura e i Rogazionisti.

Ci poniamo, dunque, nell’alveo naturale delleorigini dell’Opera, per una migliore comprensionedella figura poliedrica di madre Nazarena e per l’ap-profondimento del legame carismatico che rimanenel tempo fra le nostre due Congregazioni religiose.

– 5 –

1 L’incontro con l’OperaEe

Ha un sapore di bellezza francescana l’incon-tro di Maria Majone, che da suora prenderà il nomedi Nazarena, con l’Opera di padre Annibale. Lagiovane ventenne di Graniti, cresciuta nel suo pic-colo paese agricolo educata nell’amore di Dio enella generosa carità verso gli ultimi, nell’ottobredel 1889 aveva conosciuto nella sua casa due gio-vani novizie1 che venivano dal quartiere Avignonedi Messina, e mentre chiedevano la carità per le lo-ro orfanelle riferivano della Pia Opera del Di Fran-cia; ne parlavano con santo entusiasmo descriven-do gli enormi bisogni e l’infaticabile servizio dellacarità, le prove e le gioie, il respiro della santità chesi avvertiva in padre Annibale e la presenza di Dioche cresceva in quegli ultimi, dimenticati fino a po-chi anni prima.

Maria Majone, che da tempo si sentiva attrattadagli stessi ideali che venivano riferiti di padre An-nibale e sognava di diventare suora, ottenuto il per-messo dei suoi e la benedizione del pio parroco, as-sieme ad una sua amica che coltivava lo stessoideale, non perdette tempo per recarsi al quartiereAvignone e verificare il bene che il Signore avevainiziato. P. Serafino Santoro, riflettendo su quelprimo impatto che Maria ebbe con quel luogo, nonproprio un tradizionale convento su misura per di-ventare suora, ma piuttosto un luogo di estrema po-vertà e precarietà, riferisce:

«La giovane ne aveva a sufficienza per direa se stessa che era stata ingannata. Ma trovò nel-

– 6 –

1 Sono le due novizie Maria Arezzo e Maria Giuffrida. Cf Po-sitio, II: Biografia Documentata (= BD, nel prosieguo),Cronologia, p. 53.

– 7 –

la sua indole generosa e ottimista tanto da go-derne. E il padre raccontava poi come la giova-ne Majone, a differenza dell’altra più taciturna,rideva, rideva e rideva».

Ed aggiunge:

«Quella povertà, quelle privazioni, quegliusi singolari, quella vita di un bicchiere, per dircosì, per lei cresciuta alla libera vita dei campi,più che sgomentarla, la facevano ridere di cuo-re. Si manifestava la sua bella natura ingenua egenerosa, aperta e intelligente, devota ma sen-za affettazione, docilissima agli impulsi dellacarità, indulgente per le miserie umane, pienad’un santo ottimismo: quella che ci voleva!Gesù così gliela regalava al suo Servo»2.

Il quartiere Avignone con padre Annibale erain parte diventato una vera e propria cittadella del-la carità, dalle molte iniziative, in cui pur fra innu-merevoli contrasti e difficoltà fioriva la fede e lapreghiera incessante per ottenere i buoni operai. Sirespirava la presenza di Dio. A padre Annibale siaffiancavano alcuni generosi collaboratori e colla-boratrici e misuravano la loro capacità di dono.Erano sorti due istituti, uno per maschietti e l’altroper femminucce; funzionava già da diversi anniuna tipografia e si impostavano, pur con sempliciattrezzature, alcuni laboratori; vi era inoltre un pic-colo oratorio; infine si curava l’assistenza ed evan-gelizzazione dei poveri che, numerosi, vi facevanoriferimento.

Nella Pia Opera di padre Annibale, inoltre, ne-gli anni in cui si colloca la vicenda di Maria Majo-ne, sorgevano i primi nuclei di ragazze e di giovaniche intendevano consacrarsi al Signore, che veni-

2 Positio, II: BD, In morte di Suor M. Nazarena Majone,p. 1035.

– 8 –

vano accompagnati con cura nella loro formazione.È incantevole la descrizione che fa della Pia

Opera in quegli anni P. Domenico Santoro:

«Casette basse, corridoietti che s’interse-cavano, formando meandri, atri minuscoli epiù minuscoli ambienti, camerette per dormi-tori, stretti laboratori e piccole aule: una minia-tura di mosaico tutta risonante di preghiera, dilavoro, di scuola, di grida gioiose, contrappun-tate dal ritmo cadenzato dei telai. Una bella fa-miglia numerosa e cinguettante di bambine,aspiranti suore novizie, orfani maschietti, chie-richetti aspiranti al sacerdozio: tutta stretta at-torno al Buon Pastore nascosto nella modestacappellina e attorno al Padre, suo rappresen-tante visibile. Tempi eroici!… Un vero alveareronzante e compresso. Bisognava sciamare!»3.

Nell’ottobre del 1889, qualche mese dopo laprima visita, Maria Majone fece il suo ingresso inquesto ambiente e vi si introdusse con tutta l’ani-ma, a servizio della carità e nello stesso tempo cu-rando, sotto la guida di padre Annibale, la propriaformazione religiosa. L’anno seguente la giovaneaspirante fece il suo ingresso in noviziato, pren-dendo il nome di Nazarena e nell’anno successivoemise la professione religiosa, consacrandosi al Si-gnore per la causa del Rogate e nel servizio dei pic-coli e dei poveri.

Padre Annibale, che si era imbarcato nell’ope-ra del quartiere Avignone, sospinto senza calcolodalla sua fede e carità, fin dall’inizio, prendendoman mano coscienza della complessità dell’impe-gno, specie in relazione al ramo femminile, si è da-to a cercare qualche istituto religioso cui consegna-re tutta l’attività. Sappiamo che non vi riuscì. Ot-

3 SANTORO D. S., Inizio carismatico…, AFDZ, manoscritto,c. 20.

– 9 –

tenne, tuttavia, negli inizi la collaborazione dellaSignora Laura Jensen Bucca, e successivamente,nel 1887, quella della Sig.na Rosalia Arezzo, chequalche anno dopo prese l’abito ed emise i voti, perlasciare poi l’Opera qualche anno appresso.

Il Di Francia, intanto, andava sperimentandol’entusiasmo, lo zelo, le capacità organizzative, lospirito di sacrificio di suor Nazarena, che aveva ap-pena emesso i suoi voti. Emergeva, come appenaricordavamo, l’urgenza di trovare maggiori spaziper lo sviluppo dell’Opera; nell’aprile del 1891 fupreso in affitto il palazzo Brunaccini, in cui trova-rono posto l’istituto femminile e le giovani in for-mazione. In quell’occasione padre Annibale inca-ricò suor Nazarena a mettere in ordine la sede edaffidò a lei la responsabilità delle alunne. Da lì apoco, nel giugno del 1895, il ramo femminile si tra-sferì nel monastero dello Spirito Santo, divenutopoi la casa madre delle Figlie del Divino Zelo, maallora ridotto in un degrado estremo per il prece-dente abbandono; ed ancora una volta toccò a SuorNazarena, con le più volenterose collaboratrici, su-dare le sette camicie per rendere abitabile la nuovasede.

L’Opera aveva in quegli anni un certo svilup-po, sia nel ramo femminile all’istituto Spirito San-to e sia al quartiere Avignone, ma si moltiplicava-no nello stesso tempo le difficoltà. Si attraversavainfatti in Italia un pesante periodo di recessione4 e,se era problematico per le classi più deboli procu-rarsi il necessario per sopravvivere, diventava im-probo per padre Annibale assicurare il pane per tut-ti i suoi assistiti. Scarseggiavano le commesse per ilavori dei suoi laboratori e diminuivano ogni gior-no di più le persone che soccorrevano il padre An-nibale o le sue suore, quando bussavano alle loro

4 Cf FRANCINI M., Nazarena Majone, Editrice Rogate, Roma1994, p. 39 ss.

porte.In quegli anni difficili padre Annibale, attraver-

so un buon lascito, ebbe la possibilità di impiantarepresso l’istituto Spirito Santo un mulino e poi unforno. Così fu assicurato alla comunità femminile,come a quella maschile, agli assistiti e a un buon nu-mero di mendicanti, il pane, che in pratica in queltempo era quasi l’unico nutrimento dei poveri. Edanche qui, dietro questo ulteriore impegno di carità,vi era la presenza ed il sacrificio di Suor Nazarena:la donna forte, che accudiva e istruiva le assistite digiorno, e durante la notte era ancora all’opera, o alforno, o a rammendare o a predisporre l’occorrenteper il giorno successivo; un continuo prodigarsi edonarsi per le sue figlie e le care sorelle.

In tutto questo periodo è Superiora di quellaComunità e trova in quel mulino «uno strumentonon piccolo di santificazione…, per la penitenzache essa vi fece in un duro e tenace lavoro»5.

Le testimonianze al riguardo sono particolar-mente numerose e dettagliate. Valga per tutti il bra-no seguente di Suor M. Gabriella Ruvolo, una del-le religiose della prima generazione, teste ocularedi tanti altri momenti di Madre Nazarena.

«Fu messa nuovamente nell’ufficio del pa-nificio, che disimpegnò con tanto amore ed at-tività; a turno, quando di notte, quando di gior-no. Si faceva una gran quantità di pane pervendere, ed anche per darlo ai venditori: prov-vedeva per le due Comunità e per i poveri. IlSignore benediva questo lavoro, che con tantoSpirito (sic) di Sacrificio (sic) la Rev.da Madrefece per tanti anni, per sostenere l’Opera»6.

Quel pane aveva, per i poveri di Messina, un

– 10 –

5 PESCI G., La luce nasce al tramonto, S. Giovanni V. (Firen-ze), 1968, p. 39.

6 Positio: BD, p. 413.

– 11 –

profumo unico, era nell’immaginario collettivo il«Pane di S. Antonio» e come tale (ma anche per lesue qualità nutrizionali) attirava gente da ogni parte.

A queste difficoltà in quel tempo se ne aggiun-sero altre, di diversa natura, e ben maggiori. Nel1888, dopo la morte della mamma del Fondatore, siera avvicinato all’Opera il fratello Don Francesco,portandovi il proprio zelo pastorale, ma anche unavisione diversa in ordine alla conduzione dell’Ope-ra; egli, fra l’altro, riteneva problematico ed impos-sibile il cammino formativo delle suore invischiatoin un mare di attività; con lui erano sintonizzate al-cune delle religiose, ed in particolare suor NataliaBriguglio, per cui il 12 marzo 1897 si giunse, congrande sofferenza di padre Annibale e delle stessesuore, alla nota scissione di Roccalumera. Si riferi-sce a proposito nella Positio:

«Per quel che riguarda direttamente MadreNazarena, rimbalza alta, nelle fonti, la sua ri-sposta alle sobillatrici: “Non sia mai che iofaccia questo tradimento”. Un mesetto dopoquell’esperienza traumatica, Padre Annibaleimplorava a Dio un’anima eletta, da porre alladirezione della Comunità. Nella Supplica del22 aprile 1897 chiede una religiosa “santa,umile, colta, esperta, e quale più sia adatta perla riparazione e formazione di questa Pia Ope-ra”. Gli occhi di lui si posarono su Madre Na-zarena, che giù da qualche tempo svolgevamansioni direttive nella sezione delle orfane.Egli le affida anche la Comunità religiosa. Lasapeva esente dalla superbia della mente, figliadallo sguardo innocente e tuttavia dalla fortetempra, anche se troppo giovane»7.

Questo episodio scosse ulteriormente la fidu-

7 Positio, I: Informatio Relatoris, p. XVIII.

– 12 –

cia della Curia diocesana nei riguardi dell’Opera dipadre Annibale che, nell’agosto successivo, colsel’occasione della fuga di una orfanella dall’istituto,e attraverso il Vicario Generale, Mons. GiuseppeBasile, decreta la soppressione della incipientecongregazione. Padre Annibale ottenne la sospen-sione della disposizione per un anno e trovò nellaveggente della Salette, Melania Calvat, una validacollaboratrice, per dare un assetto più ordinato allacomunità religiosa. Alla partenza di Melania, unanno dopo, il decreto di soppressione veniva an-nullato e la guida della comunità femminile ritor-nava nelle mani di madre Nazarena che, ogni gior-no sempre di più, maturava una preziosa esperien-za, condividendo con padre Annibale la sua passio-ne per l’Opera ed il suo spirito di fede e di carità.

– 13 –

2 Si offre per l’OperaEe

In effetti quanto siamo andati notando, dellefatiche e i sacrifici profusi da madre Nazarena aservizio delle assistite e delle suore, come dei po-veri, ed in particolare della comunità rimasta conpadre Annibale al quartiere Avignone, sono unchiaro segno che lei ha sposato completamente, finnel profondo del suo cuore, la causa dell’Opera delDi Francia.

Abbiamo molte e chiare testimonianze. Riferi-sce don Pesci che la Serva di Dio, fin da giovane sidona senza riserve e, a padre Annibale che parladella necessità di vittime riparatrici per lo sviluppodell’Opera, ella risponde generosa: «Padre, ci sonoio»8.

Tutto ciò viene evidenziato inoltre nei rilieviconclusivi del Relatore della causa di canonizza-zione il quale, dopo avere elencato le virtù che ri-tiene caratterizzanti della serva di Dio, quali «l’u-miltà, la purezza, la docilità, la carità operosa e,naturalmente, l’abito teologale», aggiunge:

«Queste prerogative spirituali fanno inparte da fondamento e presupposto al momen-to culminante, in cui Madre Nazarena esprimel’amore al Signore suo Sposo con l’offerta to-tale di sé, della vita, delle aspirazioni terrene.L’oblazione viene per lo più manifestata attra-verso gli atti che tendono all’uniformità dellasua volontà al Divino Volere. Lei sa, comun-que, che quell’abbandono esige l’attuazionedella rinuncia, un atteggiamento sacrificale,perché l’Opera si sviluppi e il germe del Roga-

8 PESCI G., La luce nasce al tramonto, S. Giovanni V. (Firen-ze), 1968, p. 156.

te diventi albero fecondo»9.

Per l’Opera nel suo insieme madre Nazarenacontinua a dedicarsi ancor di più da quando assumela direzione generale delle Suore: nelle fatiche perla fondazione delle nuove sedi di Taormina e diGiardini, nella terribile tragedia del terremoto diMessina e nei difficili inizi della presenza ad Oria,nelle successive fondazioni a Trani, a San Pier Ni-ceto, ad Altamura e a Sant’Eufemia d’Aspromon-te10.

In particolare, quando il terremoto del 28 di-cembre 1908 la sorprende a Taormina (Me), nonesita a mettersi per strada in un viaggio avventuro-so e spericolato, anche perché il Padre era assente.La città era tagliata fuori dalle vie di terra e di ma-re, ma lei avanza su uno scenario apocalittico, do-minata da un solo pensiero: salvare le sue figlie,soccorrere i Rogazionisti con i loro orfani al quar-tiere Avignone.

Nel suo grido, «vado a perire coi miei», è con-densato e risolto compiutamente il rapporto conl’Opera. Se l’Opera muore, anche la sua vita muo-re. Il 5 luglio del 1905, del resto, aveva emesso da-vanti al Padre Annibale e alle Comunità il Voto difiducia, redatto in termini perentori: si obbligava«a credere fermamente che il Signore Gesù Cristoe la SS. Vergine Maria soccorreranno le Opere del-le due Congregazioni e incrementeranno i nascen-ti Istituti fioriti dalla “divina Parola” (Rogate er-go...) e tutti dediti a “questa santa missione”»11.

Tra i numerosi episodi, che richiesero ancorafede e amore senza limiti, ne colgo due, fortemen-

– 14 –

9 Positio, I: Informatio Relatoris, p. LXXXII.10 Positio, II: Biografia Documentata (= BD), In morte di

Suor M. Nazarena Majone, p. 1037.11 Positio, I: Informatio super virtutibus, p. 161.

– 15 –

te rilevati. Il primo risale al 25 febbraio del 1926, quando

l’Opera fu sul punto di essere radiata per sempredalle famiglie religiose. Si presentò al quartiereAvignone, e poi alla Casa Madre femminile, doveMadre Nazarena era Superiora locale e insiemeGenerale, Mons. Francesco Parrillo. Lo inviava ilVaticano con compiti ispettivi e con la facoltà didichiarare lo scioglimento delle due Congregazio-ni.

Madre Nazarena non si dà pace, prega e fa pre-gare. Riceve il Parrillo con quell’umile sorriso chealeggiava sul suo volto angelico. L’ispettore venu-to da Roma ebbe un colloquio segreto col Fondato-re, quindi andò via chiuso in un silenzio ombrosoche alimentava tristi presentimenti in quanti lo cir-condavano. Soltanto qualche giorno dopo, il PadreFrancesco B. Vitale, vice di Padre Annibale, riuscìa sapere e a riportare nell’Opera un’insperata gioia.Il Parrillo era davvero sceso a Messina per chiude-re gli Istituti del Rogate, ma, diceva, di notte nonaveva potuto dormire. Davanti agli occhi gli si pre-sentava il Padre degli orfani e dei poveri, l’Aposto-lo del Rogate, e sembrava dirgli: «Dio è con me»12.

L’Opera non fu sciolta, anzi alcuni mesi dopo,il 6 agosto 1926, i Rogazionisti e le Figlie del Divi-no Zelo ricevevano l’approvazione diocesana. Pareche Madre Nazarena abbia esclamato: «Questo è ilpiù bel giorno della mia vita»13.

Fu terribile nuovamente la prova per madreNazarena in occasione del primo Capitolo delle Fi-glie del Divino Zelo, nel quale entrò Superiora Ge-

12 VITALE F., Il Canonico A. M. Di Francia nella vita e nelleopere, Editrice Rogate, Roma 1994, p. 521; cf Positio, II, p. 514.

13 FRANCINI M., Nazarena Majone, Editrice Rogate, Roma1994, p. 281.

– 16 –

nerale per uscirne esclusa da ogni carica ed esseredestinata alla guida della Casa di Taormina. Era ilmarzo del 1928, circa un anno dopo la morte delpadre Annibale, quando qualche mese prima si eracorso il rischio della soppressione della Congrega-zione.

Purtroppo, le elezioni capitolari si svolsero inun clima assai poco sereno, il che sollevò sospetti eanimosità. Alcune suore reagirono sgomente allamancata rielezione di colei che consideravano la«Prima Madre» e che per circa 26 anni aveva gui-dato la Congregazione. Non mancarono voci dibrogli e maneggi. La Positio solleva in un alone digrande equilibrio spirituale la diretta interessata ene rileva l’amore per l’Opera. «Non vi affliggete,l’importante è salvare l’Opera», rispondeva alleconsorelle più agitate. A Suor Gesuele Benincasadiceva: «Vi prego in ginocchio:…salviamo l’Ope-ra». E a una capitolare che le si gettò ai piedi, con-fessando di aver agito contro coscienza, oppose pa-role di alta nobiltà: «Non ci pensate più, perdonia-mo a tutti e pensiamo di fare il bene per l’avveni-re»14.

Il comportamento di madre Nazarena in similecontesto ebbe positiva ripercussione sui Rogazio-nisti e sul futuro delle due famiglie religiose. C’èda riflettere: cosa sarebbe accaduto, se la buonaMadre, invece di dimettersi «dal suo posto comeagnellina mansueta senza rimpianti»15 avesse sof-fiato nel fuoco?

Negli anni che seguirono, fino alla fine, il do-no di madre Nazarena sarà ogni giorno di più quel-lo del nascondimento, del sacrificio e della pre-ghiera.

Leggiamo nella Positio:

14 Positio, II: BD, p. 204.15 Positio, I: Informatio super virtutibus, Testimonianza di

Suor Geltrude Famularo, p. 206.

– 17 –

«La preghiera come atto di carità è, del re-sto, una costante e assume intensità particolarenegli ultimi anni della vita di lei, quando, im-pedita dalla malattia di esprimere una mater-nità operosa, affida al Signore “ogni membrodell’Opera”, così a Suor Beatrice Spalletta, indata imprecisata, ma sicuramente fra il ‘36-‘37»16.

Una testimonianza toccante, infine, di questoattaccamento all’Opera la troviamo nell’ultimo pe-riodo della sua vita, quando la Madre rimaneva nelsuo doloroso isolamento mentre si inaugurava aRoma la nuova sede generalizia e la chiesa monu-mentale. Riferisce Suor Agnese Majone, nipotedella Serva di Dio:

«Un giorno andai a trovarla e le chiesi:Madre, come mai non viene in terrazza a pren-dere un po’ d’aria e a scambiare qualche paro-la con le Superiore? Essa abbozzò un sorriso ecambiò discorso. Continuai ad insistere ed es-sa, dopo un lungo sospiro (…), mi rispose:Preghiamo tanto per la Congregazione e fac-ciamoci santi. L’Opera è costata tante soffe-renze al Padre… qualcosa devo fare anch’io. Esiccome mi misi a piangere: Non piangere, midisse, ringrazia piuttosto il Signore e il P. Fon-datore degli aiuti e della fortezza che mi hannoprofuso in questo periodo»17.

16 Positio, I: Informatio super virtutibus, p. 58.17 Positio, I: Informatio Relatoris, p. XLVII-XLVIII.

– 18 –

3 I RogazionistiEe

L’Opera, di cui abbiamo parlato fin qui, eraformata dai piccoli e poveri, punto di riferimentoiniziale di padre Annibale, e quindi da coloro che siaffiancavano pian piano a lui nel servizio deglistessi, scegliendo di compiere un cammino di con-sacrazione al Signore, tanto nel ramo femminilequanto in quello maschile.

Quando, nel 1889, Maria Majone fece il suoingresso come aspirante alla vita religiosa nel quar-tiere Avignone, padre Annibale, nel settore ma-schile aveva avuto la collaborazione del ChiericoAntonino Damiotti, entrato nel 1882. Negli anniche seguirono, dopo l’inizio della congregazionedelle Figlie del Divino Zelo, il padre Annibale co-minciò a pensare, sebbene in modo non del tuttochiaro, anche ad una congregazione maschile, ac-cogliendo dal 1890 giovani chierici che sotto la suaguida spirituale si preparavano al sacerdozio, e checollaboravano anche nel suo servizio di carità; eglinello stesso tempo, il 16 giugno 1897, ha avviatoun noviziato con tre fratelli laici che intendevanoconsacrarsi nella vita religiosa, e che costituivanol’inizio della congregazione dei Rogazionisti18.

Nel 1895 entra il giovane Antonino Catanese,che diventerà sacerdote nel 1899; tre anni più tardiprenderà messa anche P. Rosario D’Agostino, cheera entrato nel 1893; entrambi si porranno a servi-zio della Diocesi. Resteranno invece a fianco a pa-dre Annibale, il maestro Francesco Bonarrigo, en-trato nel ‘91 ed ordinato sacerdote nel ’95, ed ilP. Pantaleone Palma, accolto come ospite nel quar-

18 Cf CIFUNI P., Dagli atti di fondazione del Padre Annibaleall’eredità rogazionista, Roma 1997, p. 63 ss.

– 19 –

tiere Avignone nel 1902 e nell’anno successivo en-trato a far parte della congregazione. Infine, dopo ilterremoto del 1908, fece il suo ingresso definitivonel quartiere Avignone anche P. Francesco Bona-ventura Vitale.

Verso questa comunità del quartiere Avigno-ne, che comprendeva gli orfani ed i poveri, i chie-rici, i fratelli religiosi ed i primi padri, guardaval’altra comunità di padre Annibale che aveva tro-vato posto allo Spirito Santo, ritenendosi con essiun’unica famiglia, divisa per altro da alcune cen-tinaia di metri. Unico, infatti, era il Padre, comesemplicemente veniva chiamato il Di Francia,unico il carisma del Rogate, che li riempiva di ze-lo nella causa della preghiera per le vocazioni enell’impegno di carità verso i piccoli abbandona-ti ed i poveri, una era la lotta per la ricerca del pa-ne quotidiano in quei primi tempi di grande penu-ria.

La pia Opera, pur nelle gravi difficoltà che at-traversava, aveva una notevole vitalità, sospintadalla poliedrica personalità di padre Annibale, uo-mo di grande fede e zelo pastorale, e nello stessotempo geniale e dalle molteplici risorse.

Egli sul finire del secolo, prendendo lo spuntodall’obolo di una benefattrice, inviato per grazia ri-cevuta «per il pane di Sant’Antonio», si diede adiffondere questa pratica, che promuoveva la de-vozione al Santo di Padova e portava pane nei suoiistituti, collocando alcune cassette per la raccoltadell’obolo e poi servendosi del periodico Dio e ilProssimo, che ha avuto una considerevole tiraturafin dai primi anni del 1900.

In quegli anni, inoltre, padre Annibale si diedea diffondere maggiormente la preghiera per le vo-cazioni istituendo nel 1897 la Sacra Alleanza, chechiedeva la partecipazione dei vescovi e presbiteria sostegno dell’Opera, e nel finire del 1900 la Pia

– 20 –

Unione di Preghiera per le Vocazioni, che chiama-va tutta la Chiesa ad accogliere il comando di Gesùe a pregare per i buoni operai.

Queste iniziative, della propaganda antonianae della diffusione del Rogate, venivano promossenon soltanto con il periodico, ma anche con vere eproprie missioni, ed ottenevano ben presto un si-gnificativo sviluppo, grazie alla competenza orga-nizzativa, alla laboriosità ed ai sacrifici dei primicollaboratori di padre Annibale, e fra questi soprat-tutto, di P. Palma e di madre Nazarena. L’unionefra il settore maschile e quello femminile si verifi-cava anche nel portare avanti, in fraterna collabora-zione, la fatica di queste iniziative e, nello stessotempo, nel condividere i beni assicurati dalla Prov-videnza. Si era per tanti versi di fatto un’unica fa-miglia e si percepiva nelle varie situazioni l’appar-tenenza reciproca.

Facendo un consuntivo della prima fase stori-ca, il Padre Cifuni accomuna nella lode tante Figliedel Divino Zelo, che, strette intorno alla Madre,diedero proprio all’apostolato delle stampe un’im-pronta di fede e d’amore. Sicché, al di là del fattomateriale in se stesso, quelle fatiche assumono unvalore più alto. Si sottolinea «soprattutto l’affettofraterno, l’edificazione, la costante preghiera finoall’offerta della vita, compiuta da alcune Conso-relle per noi Rogazionisti»19.

Per la legge della reciprocità, sempre vigentetra persone che condividono lo stesso ideale, dob-biamo aggiungere che le Figlie del Divino Zelohanno trovato e trovano in noi Rogazionisti stima ecollaborazione. Come Madre Nazarena si è prodi-gata senza misura per i Confratelli, così i Rogazio-nisti (penso, ad esempio, al Padre Vitale, al PadrePalma e al Padre Drago), hanno preso a cuore la

19 Ivi, p. 73.

– 21 –

Congregazione femminile non meno della propria,rimanendo fedeli al vincolo che, nell’unica origine,fa di tutti i figli e le figlie di Padre Annibale un’u-nica famiglia.

Come osservavamo, il legame fondamentalefra le due sezioni era logicamente quello spirituale,del carisma, incarnato nel Fondatore. Vi era evi-dente da parte dei padri l’assistenza spirituale dellecomunità femminili. Le suore, dal canto loro, sul-l’esempio della santa contemporanea, la piccolaTeresa di Lisieux, imparavano a divenire sorelle emadri spirituali dei confratelli.

Se ciò era importante per tutte lo era, in parti-colare, per madre Nazarena che, fin dall’inizio, al-la scuola di padre Annibale, si era posta totalmentea servizio dei piccoli e dei poveri ed aveva condi-viso, assieme allo spirito di zelante apostolo, ancheil pesante fardello dei problemi e delle angustie neimomenti difficili.

Cos’erano, dunque, i Rogazionisti, per madreNazarena? Padri, fratelli e figli, nello stesso tempo,che amava nel Signore; erano parte viva della pro-pria esistenza, verso i quali nutriva un grande ri-spetto e venerazione, in quanto persone consacrate,e nello stesso tempo un legame materno, non mi-nore di quanto lo fosse quello che aveva per le suepiccole e le consorelle.

4 Madre e guida spiritualeEe

Nel necrologio di madre Nazarena, pubblicatosu Dio e il Prossimo del marzo 1939, testo che sul-la Positio viene attribuito a P. Vitale, vi è un belpassaggio che tratteggia un delle dimensioni domi-nanti nella figura della Serva di Dio, la maternità:

«I bisogni della Casa esigevano attivitàmoltiplicate e suor Maria Nazarena si molti-plicò: fu questuante, panettiera, cuciniera, la-vandaia, maestra, ricamatrice, educatrice, su-periora, madre. Soprattutto madre: è il titoloche a lei conveniva, non solo per l’uso comu-nemente accettato, che rivendica questo nomealle Spose del Signore, ma perché Ella profon-damente sentiva tutta la maternità sublime del-la verginità votata a Cristo. Era tutta delle suefiglie e per le sue figlie, quanto più bisognose,tanto più rese oggetto di delicatezze materne,ed esse lo capivano e tutte l’amavano di unamore intimo e profondo, sentendosi larga-mente corrisposte e generosamente effondeva-no il proprio cuore nel cuore di Lei che sapevasì bene comprenderle, compatirle, incoraggiar-le, fortificarle, spingerle dolcemente e forte-mente alla virtù sulla via del sacrificio»20.

Questo giudizio, così dettagliato e precisodel necrologio, ritorna continuamente con altreparole nella valutazione dei diversi biografi del-la Serva di Dio e più ancora nelle testimonianzelasciate da quanti l’hanno conosciuta. Scorriamoancora un passo sulla sua materna carità che vie-

– 22 –

20 Positio, II: BD, pp. 1040-41.

ne riferito nella Positio:

«Era per tutti come una mamma:“L’amor mio per voi figliole, è tale come

se vi avessi generato alla vita naturale”.«Con i sacerdoti il suo comportamento era

di massima riverenza, anche con i più giovani,quasi di devozione: per i Rogazionisti era poiuna vera mamma (…). Ai visitatori la Serva diDio ha donato un fraterna ospitalità che, anchese risentiva della povertà francescana, fu sem-pre aperta e gioviale. Lei ben conosceva il pen-siero del Padre Di Francia, che metteva la fore-steria subito dopo la cappella e l’infermeria.

«Ed era la mamma di tutti, anche per colo-ro che l’avessero amareggiata (…). La colom-ba senza fiele, così la chiamava il Padre, me-glio, così la definiva. Tale veramente era laMadre Majone»21.

La sua maternità, come abbiamo visto, era fat-ta dei gesti semplici ed umili della mamma di fa-miglia, che procura il pane e guarda con trepida-zione alla salute delle sue creature.

Era, inoltre, ben al di là di questo, maternitànello Spirito. Madre Nazarena, alla scuola di padreAnnibale, aveva imparato a guardare alla dimen-sione spirituale come all’aspetto fondamentale del-la esistenza di ciascuno. Ella non poteva fare a me-no di incontrarsi con lo sguardo delle sue figlie perassicurarsi che crescevano, semplici e pie, obbe-dienti ed umili, nella vita della grazia. Per questopregava incessantemente e per questo offriva sestessa.

Non mancava, soprattutto, di accompagnare lesue figlie nella guida spirituale. La biografia docu-mentata della Positio analizza assai bene quest’a-

– 23 –

21 Positio, I: Informatio super virtutibus, p. 69.

– 24 –

spetto e propone significative testimonianze, comequella di Madre Lina Cavallo, già superiora gene-rale, la quale, riferendosi al 1918, così asserisce:

«Ognuna di noi l’amava come vera Vicariadella SS. Vergine e come nostra vera Madrespirituale. Eravamo più che sicure che nel suogran cuore materno, e infuocato del Santo e Di-vino Amore, ognuna di noi vi aveva il suo posto(…). Come ci sbrigavamo dei nostri affari, an-davamo a trovarla: a gruppi, ad una ad una, adue a due, fino a che eravamo tutte le Suore»22.

Espressive sono poi le testimonianze di SuorCarlotta: «Ci dirigeva con le ginocchia»23, e diSuor Daniela Pilotto: «Tutte le Suore hanno trova-to casa nel suo cuore: le conosceva ad una ad unacome figlie»24.

Madre Nazarena, non colta di scienze umane,ma con l’animo saturo di «sapienza celeste»25,esercitava un influsso benefico su chiunque il Si-gnore le metteva accanto. Anche i sacerdoti, fosse-ro Rogazionisti o esterni all’Opera, avvertivano lasua presenza come di creatura impregnata di graziae di interiore esperienza di Dio.

È significativo poi di questa sua materna guidaspirituale quanto è intercorso fra lei e Fratello Con-cetto, rogazionista. Leggiamo nella Positio:

«Nella maturità degli anni Madre Nazare-na imprime un’accelerazione al suo camminointeriore. Intorno a tale periodo, la vediamo sa-piente guida di altre anime. Al Fratello Con-cetto Ruta (…), indica la strada sicura dell’ab-

22 Positio, II: BD, pp. 482-83.23 Positio, I: Informatio super virtutibus, p. 163.24 Ivi, p. 164.25 Positio, II: BD, Testimonianza di Suor Gabriella Ruvolo,

p. 527.

bandono in Dio, insinua la ricerca della misti-ca unione con Gesù. Sono esemplari le lettereche gli scrive tra il 1928 e il 1931. Ecco, adesempio, un brano del 1931, che rende appienol’alta dimora interiore della scrivente:

«Piace tanto a Gesù vedersi ai suoi piedi leanime afflitte che gli narrano le proprie pene edopo aver fatto ciò s’allontanano da Lui conso-lati, forti, coraggiosi ad abbracciare tutti glieventi della vita. Che bella cosa è saperci vin-cere in questo misero pellegrinaggio.

«Coraggio dunque fratello: ne è contento?Son sicura che per l’avvenire sarà ancora piùforte: gettiamo nel pelago del Divino Volere lenostre miserie e così verranno consumate nelgrande abisso del suo Cuore»26.

Va da sé che il suo, chiamiamolo magistero spi-rituale, si incanala nel vissuto quotidiano e di questoassume le forme, i modi, i tempi: appunto come av-viene a una madre in famiglia, dove non ci sono cat-tedre, eppure si formano gli animi anche con paroledette fra il trambusto delle faccende domestiche.

Tutta compresa della «intelligenza e dello zeloper il Rogate», ella aveva del sacerdozio altissimastima. Da qui la sua implorazione incessante, come«il gemito della mistica tortorella per strappare aquell’amatissimo Cuore un gran numero di Sacer-doti santi e di mistici cultori della rigogliosa e ab-bondante messe delle anime»27.

– 25 –

26 Positio, I: Informatio Relatoris, p. XLI. Egli stesso confer-ma e spiega precisa l’aiuto ricevuto: «Ero giovane venten-ne e la Madre Nazzarena (sic) era consapevole delle miecondizioni di salute: d’accordo col P. Fondatore si mise incorrispondenza con me per confortarmi nello spirito e perdarmi qualche aiuto materiale» Positio, II: BD, p. 504.

27 Positio, I: Informatio super virtutibus, p. 159, Lettera diMadre Nazarena alle Visitandone (1919).

– 26 –

Naturalmente, «supplicava pure perché man-dasse nella Congregazione Rogazionisti santi»28.

Un episodio, nel quale pare vibrare di intensamaternità sui Rogazionisti la sua anima pura, èquello tramandato dal Padre Carmelo Drago nelsuo «Il Padre». Qui l’accenno soltanto, rimandan-do il lettore al Documento in appendice. Quelladonna che piange di commozione, alla notizia che ichierici rogazionisti sono prossimi al sacerdozio,rimanda a una conquistata indubbia maternità spi-rituale su di loro.

28 Ivi, p. 165: Testimonianza di Suor Geltrude Famularo.

– 27 –

5 La piu’ bella copia, Eeal femminile, di padre Annibale

Le due novizie, la Briguglio e l’Arezzo, ches’erano portate a Graniti per la solita questua e, difronte all’animo pio e generoso di Maria Majoneavevano finito col tratteggiare la figura dell’apo-stolo di carità che le aveva inviate, avevano lascia-to in quella giovane una forte impressione. Questa,tuttavia, sarà ancora più grande quando, da lì a po-co, entrerà nel quartiere Avignone per farne la suacasa.

Padre Annibale diventerà il suo costante puntodi riferimento, il suo padre spirituale ed il suo mo-dello, la personalizzazione di quell’ideale di fede,di pietà e di carità che aveva imparato a contem-plare nella sua adolescenza ed a coltivare nella gio-vinezza.

A Maria Majone non rimase altro da fare cheguardare al suo modello e seguire l’esempio.

Padre Annibale ha avvertito ben presto che lagiovane si era messa con generosità, umiltà e di-sponibilità nella via della consacrazione e le ha da-to piena fiducia, se appena dopo alcuni mesi le haconsentito di entrare in noviziato.

Possiamo dire che da quel momento MadreNazarena, come pochi altri nella storia dell’Opera,ha condiviso, passo passo, le fatiche del padre An-nibale e, nello stesso tempo, ugualmente ha assimi-lato i suoi ideali, il carisma e la spiritualità.

Ne rende atto pubblicamente il Di Francia nelrivolgerle gli auguri onomastici nel 1902:

«È della vostra cooperazione che mi lodonel Signore, essendo voi stata figlia docile edobbediente, e direi quasi compagna fedele nel-le vicissitudini, or tristi or liete, di questo Isti-tuto, e nei tanti sacrifici a cui andiamo incon-

– 28 –

tro, per quel santo ideale che ci predomina,confortati dalla grande speranza dell’adempi-mento dei buoni desideri»29.

Questo giudizio, uscito dalla penna dello stes-so padre Annibale, viene riportato come un attesta-to di pubblico riconoscimento nelle prime righe delnecrologio di Madre Nazarena:

«Per ben trent’anni governò la Congrega-zione, accanto al Padre Fondatore e con lo spi-rito di Lui, sforzandosi di imitarlo e di ripro-porlo nelle sue figlie: lungo amoroso studio,che, iniziato dai suoi giovani anni, Ella conti-nuò con intensa passione filiale fino all’ultimodei suoi giorni.

“Così dice il Padre”, “Così fa il Padre”: erala sua parola d’ordine e la norma di governocostante e inderogabile. Intimamente convintaperciò della eccezionale virtù di Lui, ne segui-va gl’indirizzi con docilità di bambina e sem-plicità di colomba. E si trattava di sacrifici cheil Padre imponeva di eccezionale gravità, qua-li appunto erano richiesti da un’Opera nascen-te!»30.

Nella stessa linea si esprime P. Santoro nell’ar-ticolo che tratteggia in modo esemplare la figura diMadre Nazarena. L’epigrafe che conclude e com-pendia il testo riporta, in bella evidenza, l’espres-sione «emula del Fondatore»31.

Possiamo concludere dicendo che Madre Ma-ria Nazarena Majone è stata una delle figure più si-gnificative che siano sorte nella storia dell’Opera,

29 DI FRANCIA A., Lettere del Padre, I, Padova 1965, pp. 237-238.

30 Positio, II: BD, pp. 1039-40.31 Positio, II: BD, pp. 1038.

– 29 –

la copia più bella di padre Annibale al femminile.Come si potrà definire, in conclusione, il rife-

rimento di Madre Nazarena nei riguardi dei Roga-zionisti?

Si può affermare, sulla base di quanto è statoricordato, che ciascun Rogazionista non può fare ameno di guardare a questa Madre con un senso diimmensa ammirazione e gratitudine per quanto haoperato, considerandola una delle pietre fonda-mentali32 di tutta l’Opera e quindi, sebbene indiret-tamente, della stessa Congregazione dei Rogazio-nisti.

Ciascun figlio della Famiglia Rogazionistasarà riconoscente dell’amore materno che lo hatoccato nella persona di questa Madre.

Tutti noi, come figli e figlie di padre Annibale,chiamati a modellare la nostra vita sulle sue virtù,per consacrarci sul suo esempio nella missione delRogate, guardiamo con profitto, come ad un mo-dello, a Madre Nazarena Majone, sua copia fedele.

32 DI FRANCIA A., Lettere del Padre, I, Padova 1965, pp. 237.

– 30 –

Documento

«Madre Nazarena è veramenteun’anima bella»

Durante le settimane che assistetti il Padre nel-l’ultima malattia33, a Messina, fui testimone direttodi tante scene commoventi, mai più dimenticate.La salute del Padre era una preoccupazione per tut-ti, ma diventava dolore lacerante addirittura per laMadre Generale delle Figlie del Divino Zelo, M.Nazarena Majone, discepola generosa ed eroinaautentica di carità fin dai tempi del Quartiere Avi-gnone.

Spesso si asciugava le lacrime e non potevavenire nella stanza dell’ammalato, perché scoppia-va in pianto dirotto, e il Padre si dispiaceva.

(…) Un giorno essa mi domandò quanti erava-mo quelli di Oria già in teologia, e quanti altri reli-giosi e aspiranti vi erano avviati allo studio per sa-cerdoti. Appena sentì il numero, esultò di gioia edisse: «Ora si che muoio contenta, dopo aver vistoche, grazie a Dio, la Congregazione comincia adavere i suoi sacerdoti ed ha per il futuro ottime spe-ranze. Questo è stato sempre l’oggetto delle miepreoccupazioni, delle mie preghiere e dei miei sa-crifici…».

A questo punto la Madre si allontanò. Accen-nai al Padre la contentezza della M. Majone allebuone notizie del progresso delle vocazioni e deglistudi di quelli della Casa di Oria. E il Padre disse:

33 Il narrante è P. Carmelo Drago, il testo è riportato da Il Pa-dre – Frammenti di vita quotidiana, Roma 1995, Ed. Ro-gate, pp. 484-85.

«M. Nazarena è veramente un’anima bella. Sem-plice come una colomba. Non conosce che cosa siafinzione, doppiezza, politica. Il suo parlare è evan-gelico: “Sì, sì; no, no”. È fedelissima, attaccata alcento per cento alla Congregazione, osservante eformata secondo lo spirito dell’Istituto maschilecome di quello femminile».

Quando M. Nazarena seppe che dovevo partireper Oria, voleva che rimanessi ancora ad assistereil Padre. Ma quando dissi che me lo aveva impostoil Padre per i bisogni di quella Casa…, si rassegnò.

– 31 –

INDICE

Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

1. L’incontro con l’Opera . . . . . . . . . . . . . . . . 6

2. Si offre per l’Opera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13

3. I Rogazionisti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18

4. Madre e guida spirituale . . . . . . . . . . . . . . . 22

5. La più bella copia, al femminile,di padre Annibale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27

Documento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30

– 32 –

NAZARENA MAJONE

Responsabile: Sr. Rosa GrazianoRedazione e Direzione Amministrativa: Postulazione M. Nazarena MajoneCirconvallazione Appia, 146 - 00179 Roma - Tel.06.78.04.642Stampa: Litografia Cristo Re - Via Flaminia, 77 00067 Morlupo (Roma) - Tel. 06.90.71.440