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di infettivologia pediatrica GIORNALE ITALIANO ORGANO DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI INFETTIVOLOGIA PEDIATRICA

GIORNALE ITALIANO infettivologia di · gia, l’uso di talismani e portafortuna che servi-vano ad ingraziarsi le varie divinità e preveni-re gli eventi patologici: una specie di

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infettivologiapediatrica

G I O R N A L E I T A L I A N O

ORGANO DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI INFETTIVOLOGIA PEDIATRICA

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I presidi farmacoterapici nei secoli: evoluzione storicaG. CaramiaPrimario Emerito di Pediatria e Neonatologia, Azienda Ospedaliera Materno-Infantile “G. Salesi”, Ancona

OPINIONI ED ANALISI

Giorn. It. Inf. Ped. 2005, Vol. 7, 3, 57-96

Introduzione

Da quando l’uomo è comparso sulla terra,o se si vuole da quando è stato cacciato dalParadiso Terrestre, le malattie lo hanno insi-diato e perseguitato e la ricerca di rimedi con-tro di loro è stata uno degli interessi primor-diali più incalzanti. Oggi, a distanza di moltimillenni, è possibile desumere quali fossero lepratiche mediche e terapeutiche della preisto-ria attraverso lo studio di graffiti, raffigurantile varie procedure terapeutiche, e gli studi dipaleopatologia, cioè di crani, scheletri e mum-mie sui quali sono rimasti i segni di interventiterapeutici.

Le pratiche terapeutiche, nella storia dellamedicina, prendono così avvio, nella solitudinedei primi ripari e delle primitive capanne, dap-prima da semplici riti, poi da pratiche propi-ziatorie, poi, nella miseria dei villaggi, dall’em-pirismo degli stregoni, poi dei maghi e guarito-ri e quindi, con il progresso nei templi affollatidi malati, dalle pratiche dei sacerdoti. Tutti ac-comunati da un unico nobile fine: il sollievo delmalato alla luce delle conoscenze dei tempi.

Vi sono fondati motivi per ritenere che l’Uo-mo primitivo si oppose al male con mezzi estre-mamente semplici ed istintivi. Sedava l’arsuradella febbre bevendo o bagnandosi nell’acquafredda dei fiumi, lambiva le ferite con la propriasaliva e coprendole poi con delle foglie, mette-va a riposo gli arti feriti o malati, estraeva dal-le sue carni spine e corpi estranei, beveva l’ac-qua o l’infuso o i decotti di radici, piante, foglie,si disimpegnava in qualche modo dinanzi alparto: praticava quella che alcuni storici chia-mano la “medicina istintiva” (Figg. 1 e 2).

La medicina dei primitivi, preistorica e pro-tostorica, con i suoi presidi terapeutici è lenta-mente evoluta nell’empirismo e i primi medi-cinali utilizzati sono stati in ogni cultura i pro-

dotti della natura. La ricerca delle proprietà te-rapeutiche di vegetali, minerali e derivati ani-mali si è sviluppata si può dire di pari passo conla ricerca del cibo e con l’evoluzione di tutta lamedicina.

Giambattista Vico (1668-1744) sostenevache i nostri lontani progenitori possedevano“tutti vastissime fantasie e fortissimi sensi”. Co-sì eventi, per loro misteriosi, come la luce, ilbuio, il fuoco, la pioggia, il dolore, la malattiae la morte non hanno tardato ad accendere nel-la loro mente il concetto di soprannaturale e didivino.

Per tale motivo fin dagli albori delle primeciviltà, ma anche nell’antica Babilonia ed inEgitto, l’insorgere di ogni condizione patologi-ca improvvisa ed inspiegabile, è stata attribui-ta all’influenza di demoni maligni responsabi-li di tali eventi. Questi mali potevano essere

Figura 1 - Assistenza al parto (India I° millennio a.C.).

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evitati mediante pratiche terapeutiche diverse,come la danza, la musica, la stregoneria, la ma-gia, l’uso di talismani e portafortuna che servi-vano ad ingraziarsi le varie divinità e preveni-re gli eventi patologici: una specie di profilas-si. Se però il demone riusciva a penetrare nelcorpo nonostante tali precauzioni, si cercava direndere il corpo inospitale per il demone, per-cuotendo, torturando e tenendo a digiuno ilpaziente o cercando di far espellere il demonecon emetici purghe, diuretici, lassativi e cliste-ri, che provocavano vomito e diarrea violenti,o, in epoche più recenti, ricorrendo persino al-la trapanazione del cranio rimedio questo usa-to anche contro i disturbi mentali, l’epilessia ela cefalea. Le sostanze usate erano di solitoestratti di piante le cui proprietà medicinali so-no state via via scoperte nei secoli più recenti.

La medicina preistorica fino a quella egizia,si è basata pertanto su tradizioni e riti magici.All’interno della medicina egizia, invece, si in-cominciano a distinguere due diversi filoni:quello magico-religioso, e quello empirico-ra-zionale, basato sull’esperienza e l’osservazio-ne. In tempi più recenti, anche i Greci chia-

mano in causa gli dei dell’Olimpo che, per me-ra fatalità, o per una punizione a regole mora-li o religiose infrante o per vendette divine, in-viano gli “strali” sotto forma di malattie allequali si può opporre solo le preghiere e la ras-segnazione.

Ippocrate (460-377 a.C.), padre della medi-cina scientifica dell’occidente, con la sua scuo-la e i sofisti greci hanno però introdotto il con-cetto che le malattie sono dovute non ad in-flussi malefici o a punizioni ma ad una altera-zione dell’equilibrio organico del corpo. Un ta-le concetto è stato subito avversato, ha gene-rato notevoli contrasti, tanto da essere la cau-sa della morte di Socrate, e, per moltissimi se-coli, è stato rimosso. È così rimasta valida l’i-dea della necessità dapprima di espellere dal-l’organismo il demone responsabile della ma-lattia, poi di espellere quella che è stata chia-mata “materia peccans” e quindi della depura-zione dell’organismo, tradizione che si è pro-tratta quasi fino ai nostri giorni.

La farmacoterapia Cinese

Per quello che oggi ci è dato sapere, unadelle tradizioni più antiche e più elaborate intema di terapie farmacologiche naturali è si-curamente quella nata nel contesto della me-dicina tradizionale cinese sviluppatasi nel cor-so di almeno otto millenni (Figg. 3 e 4).

Viene riferito che il mitico Imperatore Ros-so Shen Nung, vissuto fra il 2838 e il 2698 a.C.,approfittando del suo spirito di osservazione edel desiderio di dare ai propri sudditi le cono-scenze per vivere in salute, arrivò ad assaggia-re, in un sol giorno, fino a settanta tipi di erbevelenose e prodotti della natura classificandoogni cibo ed ogni rimedio in base alle reazioniche provocava nel suo corpo.

Così la farmacologia tradizionale cinese do-po le sue origini è passata attraverso un pro-cedimento estremamente empirico quale l’as-saggio di diverse possibili fonti di cibo, primoesempio di sperimentazione clinica. Un talestudio avrà certamente coinvolto molte altrepersone prima dell’imperatore, e, nel corso de-gli secoli, ha messo in evidenza gli effetti tera-peutici della radice di china, del rabarbaro, del-la canfora, dell’efedra, il cui principio attivo, l’e-fedrina, fu isolato nel 1800, delle alghe ricchedi iodio o della tiroide di pecora pestata con-tro il gozzo e l’ipotiroidismo, del salice, per il

Figura 2 - Dea partoriente (I millennio a.C.) cultura Me-sopotania/Assiro-Babilonese.

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I presidi farmacoterapici nei secoli: evoluzione storica

quantità enorme di informazioni che, accantoallo svilupparsi del pensiero scientifico e clini-co della medicina cinese, ha dato origine ad uncorpus estremamente elaborato e sofisticato diprescrizioni terapeutiche per tutte le malattieconosciute con la messa a punto di nuovi pre-sidi quali il massaggio, la coppettazione (me-todo per trattare le congestioni, in cui il sangueviene attirato sulla superficie della pelle trami-te l’applicazione cutanea di una coppa in cuiviene creato il vuoto) e la maxobustione checonsiste nell’applicare sulla parte malata unago sulla cui testa viene fatto bruciare un ba-tuffolo di ovatta o di foglie di artemisia vulga-ris o di assenzio cinese inzuppate in olio. Siformano delle vescichette per la cauterizzazio-ne della pelle ma l’effetto curativo veniva rife-rito infallibile.

Lo studio e l’elaborazione dell’enorme mo-le di conoscenze, contenente un’accurata de-scrizione e classificazione di 365 rimedi pre-valentemente vegetali e in piccola misura mi-nerali ed animali, è stata riportata nel primotrattato conosciuto sulla terapia farmacologicail “Libro delle Erbe” costituito da tre pondero-si volumi e scritto dal leggendario ImperatoreRosso Shen Nung. Nei secoli successivi vannoricordati tre grandi medici cinesi: Ts’ang Kungsoprannominato l’Ippocrate della Cina e auto-re di storie cliniche dettagliate con le varie pos-sibilità terapeutiche, Chang Chung Ching au-tore del trattato in 16 volumi “Saggio sulla Ti-foide”, e Hua T’o il chirurgo più famoso dellastoria cinese che usava come anestetico unapolvere (Cannabis indica??) sciolta nel vino edanche Rhododendron sinense, Gelsemium edAconitus che come è oggi noto, contengonoatropina, giusquiano e aconitina ed altri prin-cipi dotati di attività anestetica.

Il Grande Erbario dell’Imperatore Rosso èrimasto nei secoli un punto di riferimento es-senziale: una ristampa è stata fatta da ShenNung Bencao Jing, nel 1° secolo a.C. e un’altra,ampliata a ben sette volumi con 730 rimedi, èstata successivamente ristampata nel 502 d.C.Le proibizioni religiose della dissezione nonhanno permesso una adeguata evoluzione del-le conoscenze sull’anatomia e quindi delle te-rapie chirurgiche rispetto allo sviluppo dellaterapia medica del tempo.

Il culmine della ricerca e della classificazio-ne dei rimedi può essere riconosciuto nell’ope-ra del medico Li Shizhen, studioso del XVI se-colo, che nel suo Bencao Gangmu descrive 1892

Figura 3 - Una donna allatta il nonno prima dei suoibambini: principio confuciano della pietà filiale.

Figura 4 - Statuetta cinese per indicare la sede del do-lore e della probabile patologia

suo contenuto di acido salicilico contro il reu-matismo, i fiori di gelso per il contenuto di so-stanze anti ipertensive, l’oppio per calmare idolori, il solfato di magnesio come purgante, ilferro o il fegato o il sangue di maiale contro l’a-nemia. Importanti anche l’aconito, lo zolfo, l’ar-senico ed altri ancora.

Sempre all’Imperatore Rosso Shen Nungviene attribuito il merito dell’iniziazione o co-munque dell’approfondimento, in maniera piùrazionale, dell’agopuntura.

Ma lo spirito di osservazione e la passioneper la classificazione e la categorizzazione, ti-pico dei Cinesi, ha dato luogo, nel corso di lun-ghi secoli, alla raccolta ed elaborazione di una

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sostanze e 11.000 prescrizion. L’approfondi-mento della materia è poi proseguito sino aigiorni nostri e si avvale oggi delle tecniche piùmoderne di ricerca sperimentale e clinica.

La farmacoterapia Indiana

Anche per gli indiani l’empirismo è stato al-la base della evoluzione della farmacoterapia,che, a causa della mancata consuetudine di do-cumentare gli eventi, per moltissimi secoli futramandata per via orale, con la perdita di im-portanti notizie storiche e terapeutiche. I pri-mi libri risalgono infatti solo al 1500 a.C. e so-no i “Veda” o “Libri del Sapere” e gli “Ayurve-da” o “Libri della Salute” dove viene descrittoanche come nacque Dhavantari che potremmodefinire l’Esculapio indiano. La storia della me-dicina e della farmacologia indiana si estrinse-ca in tre periodi, quello “vedico”, quello “brah-manico” e quello “mongolico”: i Brahmani di-scendenti del dio Brahma erano i depositaridella scienza e quindi anche del sapere medi-co. Charada, Susruta, e Vagbhata sono stati imedici più famosi del tempo. Charada espertonelle terapie vegetali, nell’uso della Rauwolfiaserpentina per la sua azione sedativa e ipoten-siva, dalla quale nel 1952 è stata estratta la re-serpina, e nell’esame delle urine tanto da indi-viduare il soggetto diabetico dall’urina dolcecome il “miele”, da cui deriva il termine “dia-bete mellito”.

Sushruta, il più famoso dei tre, autore deltrattato di medicina e chirurgia Sushruta Sam-hita, descrive l’uso di 760 piante medicinali frale quali la canapa indiana (Cannabis sativa in-dica) e il giusquiamo (Hyoscyamus niger) perindurre anestesia, l’oppio, la cassia, l’aconite, ilsolanum, l’acacia, lo zenzero, il borace, il car-bonato di sodio, ecc.. Vengono anche riportatifiltri amorosi, afrodisiaci, antidoti specifici e te-rapie molto efficaci per i morsi dei serpenti ve-lenosi ed interventi chirurgici fra i quali inte-ressanti quelli sulla ricostruzione del naso.Questo intervento era alquanto frequente per-ché alle mogli adultere veniva tagliato il nasoche però poi potevano farselo ricostruire contrapianti o innesti di un lembo di pelle dellafronte o della guancia: avevano infatti capitoche tessuti di altri individui non attecchivano.Gli indiani possono pertanto essere considera-ti gli antesignani della chirurgia plastica-rico-struttiva.

Vagbhata è l’autore del libro Astranga Sam-graha, ampia trattazione di anatomia, chirur-gia, ostetricia e di terapie consistenti in emeti-ci, astringenti, clisteri, colliri ecc.

Con la diffusione del buddhismo lo studiodell’anatomia è stato proibito, e con la conqui-sta musulmana la medicina in India è andataincontro ad un progressivo declino.

La farmacoterapia della Mesopotaniae Assiro-Babilonese

Mentre evolvevano le conoscenze nella cul-tura cinese ed indiana, ad occidente, sempresovrastata dalle divinità e dai demoni e in par-te dall’empirismo, nella terra situata fra i biblicifiumi Tigri ed Eufrate dove è stata inventata laruota, è evoluta fra il V e il I millennio a.C. lacultura medica della Mesopotania ed in parti-colare quella assiro babilonese. Queste sonoarrivate a disporre di 250 medicamenti vegeta-li e 120 minerali. Fra i medicamenti figurava-no alloro, aloe, anice, olio di ricino, olivo, pa-pavero, cannabis nella depressione psichica enelle nevralgie, l’atropa belladonna che nei mil-lenni successivi troverà larga diffusione nel re-sto del mondo, la liquirizia contro i dolori distomaco, lo zolfo contro la scabbia. Lo stesso“caduceo”, noto simbolo di Mercurio e oggi deiFarmacisti, era a quel tempo portato dal dioNingischdiza, figlio del dio Nisazu “signore”dei Medici.

Secondo una loro leggenda, il serpente at-torcigliato al bastone aveva mangiato la pian-ta del vivere eterno perdendo la sua pelle e ri-acquistando l’aspetto giovanile: era quindi sim-bolo di rigenerazione e guarigione e per questomotivo nei tempi moderni è diventato il sim-bolo dei farmacisti.

A causa del sistema teocratico assiro-babi-lonese in Mesopotamia, la medicina non ha po-tuto staccarsi dall’influenza della demonologiae delle pratiche magiche. La medicina pertan-to è stata monopolio di una casta di sacerdotie quindi sovrastata dalle divinità e dai demoniche si avventavano sugli uomini per spargerelutti e desolazione. Vi erano demoni specializ-zati per le patologie collettive, peste, colera,vaiolo, tifo ecc., e demoni per i singoli indivi-dui o per specialità come il capo, il petto, l’ad-dome, le mani ecc.

C’era anche il dio Abartu, deputato ad ucci-dere il feto nel grembo materno, dal quale sem-

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I presidi farmacoterapici nei secoli: evoluzione storica

bra sia derivato il termine aborto. Alla medici-na assiro-babilonese spetta però il merito di averaffermato per prima, il concetto di responsabi-lità civile e penale dei medici con gravissime pe-ne per chi sbagliava o non otteneva il risultatoottenuto, pene che erano minori se l’indeside-rato o mancato effetto terapeutico accadeva aduno schiavo. Tariffa degli onorari, risarcimentie pene, in caso di insuccesso, erano codificate escritte dettagliatamente su delle steli una dellequali è conservata al Louvre a Parigi.

La farmacoterapia Egiziana

Contemporaneamente all’evoluzione cultu-rale nella Mesopotania, in Egitto si è progres-sivamente affermata la cultura medica, basatasull’empirismo e sulla pratica, assumendo taleprestigio ed importanza che i medici venivanoconsultati dai potenti vicini e/o inviati, semprecon l’autorizzazione del Faraone, in Anatolia,Asia Minore, Numidia, Persia. Persino gli im-peratori Tiberio, Nerone e Traiano ebbero deimedici egiziani addetti alla loro persona. Comein nessuna civiltà i medici egiziani, che impa-ravano l’arte nelle “Case della Vita”, erano al-tamente specializzati per i vari apparati, primovero esempio di specializzazioni nella medici-na. Venivano pagati dallo stato, l’assistenza sa-nitaria era completamente gratuita e anche ledonne potevano esercitare la professione me-dica.

In generale però le comuni malattie degliocchi, della cute e degli organi direttamenteaccessibili erano solitamente curate dai medi-ci con il metodo empirico-razionale, mentre idisturbi di altre parti del corpo venivano cura-ti da stregoni con magie e incantesimi. Com-pito della medicina era quello di “liberare l’in-fermo dal demonio” con rimedi che erano sta-ti rivelati dagli dei e codificati da Toth nei librisegreti custoditi nelle scuole mediche, le “Casedella Vita”. Toth che conosceva sia il sistemaper provocare che per scongiurare le malattieinventò un particolare sortilegio per recaredanno ancor oggi noto con il nome di “fattura”.

Molte delle notizie sulle medicine e le varieterapie degli egizi derivano dai papiri e fra que-sti va ricordato un papiro, lungo 20 metri e lar-go 20 centimetri, che Gorge Ebers, uno egitto-logo tedesco dell’Università di Lipsia, acquistòda un arabo in Egitto. Il papiro, poi denomi-nato “Papiro di Ebers” redatto molto verosi-

milmente sotto la XVIII Dinastia intorno al1500 a.C., molto ricco di notizie, riporta le co-noscenze mediche e terapeutiche raccolte neisecoli precedenti, molto verosimilmente dall’i-nizio della civiltà egizia, intorno al 3500 a.C.

Da questo scritto emerge l’importanza dataall’igiene personale delle mani, denti, capelli,unghie, vestiti e, fra tutti gli organi, al cervel-lo, termine che compare per la prima volta nel-la lingua dell’uomo, e al cuore che anche nel-l’imbalsamazione non veniva mai asportato dalcorpo perché la sua distruzione avrebbe deter-minato la morte definitiva nell’al di là.

In un antico papiro egiziano è infatti scrit-to che “il cuore di un uomo è il suo Dio “ inquanto è testimone del bene e del male fattonella vita perchè a quel tempo gli egiziani cre-devano che nel cuore gravava ogni colpa ed eraconsiderato sede della coscienza. Per tale mo-tivo era l’unico viscere del morto che veniva la-sciato nella mummia e il defunto, per salvarsie passare nel regno di Osiride, figlio del diodella terra e della dea del cielo, avrebbe dovu-to presentarsi alla dea della giustizia Maat cheavrebbe posto il suo cuore sul piatto di una bi-lancia mentre sull’altro era posta una piuma:sarebbe passato nel mondo di Osiride, re e pa-trono dei morti, solo se il suo peso, testimonedel bene e del male commesso, fosse stato mi-nore di quello di una piuma.

Secondo gli antichi egizi, l’importanza delcuore, come espressione dello spirito, della ca-rità, dell’affetto, del sentimento e della co-scienza, risaliva ai tempi più antichi e, unicosuperstite immortale dell’essere, si faceva cari-co della volontà di amore per il singolo e per lacollettività: era il centro della vita dell’uomo,non doveva mai essere sopraffatto dall’intellet-to e sottratto al corpo.

Le credenze del tempo imputavano le ma-lattie e la vecchiaia ad influenze esterne che,penetrate nel corpo attraverso gli orifizi natu-rali, inquinavano e corrompevano gli umoriche scorrevano liberamente nei vasi. Per com-battere tali flussi negativi la conclusione piùlogica è stata quella di sottoporre il paziente apurghe, clisteri, emetici, applicazione di san-guisughe, presidi tutti volti a fare “uscire gliinflussi negativi” e guarire la malattia. Per al-tre malattie venivano chiamati in causa i ver-mi e in tali casi i medicamenti usati erano a ba-se di incenso, cera e grasso.

Il papiro di Ebers cita circa 900 farmacimolti dei quali provenienti dalla Cina come il

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cinnammono, o lo zafferano da Creta. Tantifarmaci sono usati anche oggi quali la tre-mentina, la senna, l’olio di ricino, il timo, l’el-leboro, il tamerice, il giusquiamo pianta mol-to velenosa e utilizzata in piccole dosi comeanestetico e nei millenni successivi fino al Me-dio Evo, in base alle dosi, come antidolorifico,narcotico e persino allucinogeno in quantocontiene scopolamina. Molto usato anche l’a-cido tannico, derivato principalmente dalla no-ce di galla, considerato utile nel trattamentodelle ustioni, lo stramonio, che contiene jo-sciamina e atropina, il rafano, che nel 1948 èstato osservato contenere un potere antibioti-co contro numerosi cocchi e coli, aglio e ci-polle che per il loro contenuto rispettivamen-te di allucina e allistatina, hanno ugualmenteazione antibiotica. A tale proposito va ricor-dato che rafano, cipolle ed aglio erano dati inabbondanza ai lavoratori delle piramidi chevivevano in una condizione di stress e promi-scuità per preservarli dalle infezioni e dalleparassitosi.

Dal libro intitolato “Sulla trasformazione diun anziano in giovane” emerge che anche la ge-riatria era sviluppata. Una ricetta a base di bac-celli di fieno senza semi mescolati con baccel-li tritati, messi a cuocere, essiccati al sole e poidi nuovo cotti fino a quando compaiono mac-chie oleose in superficie, era indicata come un-guento per “eliminare calvizie, macchie cuta-nee, arrossamenti e rughe dovute all’età”.

Il nostro vanto di aver inventato la contrac-cezione oggi impallidisce in quanto gli egizi lapraticavano correntemente e con successo. In-fatti come anticoncezionale venivano consi-gliati vari metodi e fra questi una miscela disucco d’arancio, coloquintide e datteri frantu-mati in miele dove impregnare un tampone dacollocare poi in vagina. Anche questa non è pu-ra fantasia perché oggi si sa che in tali prodot-ti sono contenute sostanze con potere spermi-cida. Per la diagnosi prenatale del sesso del na-scituro usavano bagnare con le urine due sac-chetti, uno di orzo e uno di grano: nel caso diun neonato maschio si otteneva una più rapi-da crescita del grano mentre nel caso di unafemmina cresceva prima quello dell’orzo, fe-nomeno che ha trovato conferma nel 1933 al-l’Istituto di Farmacologia dell’Università diWurzburg in Germania.

Per il parto esistevano le “sedie da parto” ela donna veniva a sua volta assistita da duedonne: una si poneva alle sue spalle per farla

appoggiare e una di fronte (ob sto = sto davantidonde il latino obstetrix) che agevolava con lemani la nascita del bambino (Fig. 5).

Per calmare le grida dei bambini veniva usa-to il papavero che era utilizzato anche negliascessi e nelle piaghe infette, in tutte le malat-tie infettive pediatriche mentre per lenire latosse venivano usati i semi di coriandolo (Co-riandrum sativum) disciolti nel latte. Erano an-che ben note alcune patologie come la polio-mielite (Fig. 6).

Fra tutte le pratiche terapeutiche medicheil clistere è stata quella più usata e ispirata daun uccello sacro dell’Egitto. A tale proposito,un aneddoto di Plinio il Vecchio (23-79 d.C.),riportato nella sua “Historia naturalis”, attri-buisce l’invenzione del clistere alla cicogna ne-ra dal becco arcuato chiamata Ibis, che, quan-do costipata, si reca al mare, si riempie il bec-co d’acqua per iniettarselo quindi nell’intestinoe ripulirlo (Fig. 7). L’uomo pertanto con l’usodel clistere avrebbe imitato l’Ibis e, secondo ilpensiero di quel tempo, la stessa natura sareb-be stata “maestra”, fin dai tempi più antichi,per i popoli primitivi. In seguito a ciò nell’an-tico Egitto l’evacuazione forzata con clistere,sempre nell’idea di purificare l’organismo da-gli influssi malefici penetrati dall’esterno, eraparte costituente di un cerimoniale igienico-sanitario ed Erodoto di Alicarnasso (484-423a.C.) narra che il Faraone aveva fra i suoi me-dici uno con il titolo onorifico di “Custode del-l’ano” delegato a tale mansione e a sommini-strare periodicamente (ogni mese per tre gior-ni consecutivi) dei lassativi.

Figura 5 - Assistenza al Parto - Le Obstetrix (Ob sto:termine di derivazione latina: sto davanti).

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I presidi farmacoterapici nei secoli: evoluzione storica

Inoltre la composizione del liquido da som-ministrare variava contenendo erbe o sostanzedi vario genere in base alle esigenze di am-morbidire le feci, di disperdere venti o flatu-

lenze, curare la dissenteria e di far uscire dal-l’organismo gli “umori negativi”.

Venivano quindi impiegati clisteri con ca-momilla, seme di papavero o stramonio ecc.

Per i suddetti motivi pertanto, fin dai seco-li più antichi, l’uso del clistere si è affermato edè stato tramandato non solo per il suo effettomeccanico, e come effetto curativo per lenire idolori o per curare la diarrea ma soprattuttoper espellere gli “influssi malefici”. Con il de-clino dello cultura egiziana l’uso delle purghee dei clisteri per purificare l’organismo, fare“uscire” gli influssi negativi”, ripristinare gliumori e, con l’esorcizzazione della “materiapeccans”, guarire la malattia, si è protratta pertutta la civiltà latina, il Medio Evo ed anchesuccessivamente nei secoli tanto che il gracilere francese Luigi XIII (1601-1643), per tenerepuro il suo sangue, ha dovuto sopportare, nelcorso dell’ultimo anno di vita, 47 salassi, 215purghe e 212 clisteri.

Luigi XIV, il mitico ”Re Sole” (1638-1715),ha dato l’esempio, poi divenuto una moda nel-la sua corte e quindi nel mondo intero, dell’usodel clistere come parte integrante dell’igienequotidiana: per lui il clistere quotidiano era na-turale così come oggi per noi è lavarsi i denti,abitudine igienica invece che in Francia a queltempo nessuno seguiva. Il principio di liberarel’intestino (e non solo) dalle sostanze tossiche-infiammatorie più o meno ipotetiche mediantel’uso di clisteri o purganti ha resistito nel corsodei tempi fino a epoche molto recenti. Era in-fatti famoso l’olio di ricino o il sale inglese o lamagnesia somministrati al cambiamento di sta-gione o, come prima terapia, per qualsiasi ma-lanno come ancora ricordano in particolarequanti hanno prestato il servizio militare finoall’ultimo conflitto mondiale 1940-1945.

Importante nella grande civiltà egizia, chepotremmo collocare fra il 3500 a.C. e la mortedi Cleopatra (69-30 a.C.) per amore di Antoniogovernatore delle province romane d’Oriente,nel 30 a.C., è stata anche la chirurgia e l’abili-tà dei chirurghi nel trattare le fratture, gliascessi, i tumori, la riduzione della lussazionedella mascella e nell’eseguire amputazioni.

Il più importante medico egizio, il cui nomeè giunto fino a noi, è Imhotep, vissuto intornoal 2725 a.C., famoso anche come costruttore dipiramidi e come astrologo, che dopo la suamorte è stato venerato come un dio (Fig. 8).

Particolari preparati, oggi ancora ignoti, edei quali anche a quel tempo era tenuta segre-

Figura 6 - Atrofia dell’arto inferiore destro: probabileesito di Poliomielite.

Figura 7 - L’ibis, uccello sacro per gli egizi, avrebbe ispi-rato la pratica del clistere.

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ta la composizione, erano usati per imbalsa-mare i corpi dei defunti, le famose mummie an-cora perfettamente conservate. Tale prassi ve-niva eseguita nella “Casa della morte” e ad es-sa erano deputati degli specialisti, una vera epropria casta, che in pratica vivevano sempreal loro interno.

Sebbene gli egizi praticassero l’imbalsama-zione, la loro conoscenza dell’anatomia, eramodesta per cui anche la chirurgia era limita-ta. Una pratica di antica tradizione largamen-te applicata è stata la trapanazione del cranioper fare uscire gli influssi malefici e così cura-re cefalee e disturbi mentali.

La farmacoterapia Greca

Con il miglioramento e l’estensione degliscambi commerciali e dei mezzi di comunica-zione, oltre che nell’Egitto, è progredita nel-l’Ellade, attuale Grecia, una nuova e splendi-da cultura, raccogliendo precedenti esperien-ze delle civiltà cinese, indiana, assiro-babilo-nese, ed anche egiziana. Le notizie più antiche

a proposito della medicina greca ci derivanodai poemi omerici che parlano della guerra diTroia iniziata intorno al 1193 a.C., di Asclepio(che ancora non era assurto a dio) e dei suoifigli Podalirio e Macaone che militavano ri-spettivamente come medico e chirurgo nelle fi-le degli Achei.

Dopo la sua morte è stato diffusamente ve-nerato e così, nei secoli successivi, è nata laleggenda che era figlio di Apollo e della NinfaCoronide, uccisa prima del parto da Apollo inquanto infedele e nato da parto cesareo, il pri-mo cesareo, e quindi allevato da Chitone, fon-datore della chirurgia greca, trasformato poiin centauro ed assunto in cielo come costella-zione del sagittario (Fig. 9). Asclepio e le sue fi-glie Panacea, che conoscendo tutti i rimediguariva tutte le malattie, ed Igea, che era pre-posta alla sanità pubblica, era medico tantoabile da far resuscitare i morti.

La leggenda narra inoltre che Asclepio, con-siderato maestro nell’arte medica, essendosifatto pagare per resuscitare un certo Ippolito,è stato colmato di sdegno da Giove e quindifulminato.

Nonostante questo il suo culto si è diffusoin tutta l’Ellade e sono stati innalzati in pocotempo oltre 200 templi. Fin dagli albori quin-di anche i greci hanno fatto ricorso agli dei perspiegare ciò che non era noto e l’insorgere dipestilenze e malattie anche se non veniva fattomolto ricorso alla magia e ai sacerdoti.

Con il passare degli anni, nella cultura gre-ca i medici hanno assunto un notevole presti-gio professionale, potevano richiedere l’auto-rizzazione ad aprire un proprio ambulatoriodove potevano farsi aiutare da un “Rizotomo”,cioè un tagliatore di radici che preparava lemedicine e/o da “Erboristi”. È diventata, inol-tre, reale la distinzione fra medico e chirurgo

Figura 8 - Imhotep, medico egiziano divenuto poi diodella Medicina.

Fig. 9 - Apollo estrae il figlio Asclepio dalla ninfa infe-dele Coronide da lui uccisa. Primo cesareo in donnamorta.

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e Democede (VI sec. a.C.) è stato il chirurgopiù famoso dell’epoca ippocratica. “Rizotomi”,ed “Erboristi” diventeranno poi “Farmacopo-li” cioè capaci di preparare altri medicamentie con le “levatrici”, capaci di sopire i dolori, dicondurre a termine parti difficili ma anche “diriconoscere qual donna e qual uomo debbanounirsi per generare figli meglio dotati” abilitàdi cui andavano molto fiere. Rizotomi e leva-trici sono così diventati i primi collaboratoridel medico.

Una svolta importante e determinante perla scienza e la cultura di tutti i secoli succes-sivi, si è avuta fra il VII e il VI secolo a.C. conla nascita della Filosofia e i primi filosofi del-la natura, i “presocratici”, e con i cultori dellaScienza, di cui Pitagora (571-497 a.C.), Alc-meone (VI sec. a.C.) di Crotone, Empedocle(V sec. a.C.) di Agrigento ed altri sono stati im-portanti esponenti. Questi, insoddisfatti deimiti e delle superstizioni del tempo, ampia-mente riportate da Omero (VIII sec. a.C.),Esiodo (VIII sec. a.C.) e tanti altri, hanno cer-cato di dare una spiegazione razionale ai fe-nomeni della natura. Sulla scia del loro razio-nalismo, che anteponeva la ragione al mito,Ippocrate di Cos (460-377 a.C.), padre dellamoderna medicina occidentale, e i medici del-la sua Scuola, hanno separato la medicina dal-la superstizione e dalla filosofia e introdottol’alternativa razionale alla tradizionale medi-cina magico-religiosa: cioè il concetto rivolu-zionario che le malattie sono eventi naturaliprovocati da un’alterazione dell’equilibrio or-ganico del corpo che normalmente sussiste trai quattro elementi o umori fondamentali “fuo-co, aria, acqua e terra” e non opera della vo-lontà divina e tanto meno una punizione a re-gole morali o religiose infrante, teoria que-st’ultima introdotta per la pima volta in grecia,dai moralisti Esiodo (VIII° sec. a.C.), Solone(640-560 sec. a.C.) ed Erodoto (484-423 sec.a.C.). Le malattie e il dolore erano attribuiti al-lo squilibrio di questi umori.

Molto probabilmente il Corpus Hippocrati-cum, antologia di scritti dove non si prevedel’utilizzo a scopo terapeutico di pratiche magi-che, è stato scritto in collaborazione con gli al-lievi di Ippocrate.

È sorta così la contrapposizione fra le dueconcezione e, quando il concetto magico reli-gioso della medicina, con l’intervento divinonell’eziologia delle malattie, è stato avversato,numerose sono state, per molti secoli, le vitti-

me illustri. Questo si è verificato fin dall’iniziodell’illuminismo greco, per il grande filosofoAnassagora (499-428 a.C.), per Protagora (481-410 a.C.) ed Euripide (480-406 a.C.) che sonodovuti fuggiti in esilio, in quanto accusati delreato mortale di aver dubitato del soprannatu-rale nell’origine delle malattie, e condannati amorte o all’esilio a vita per empietà mentre So-crate (469-399 sec. a.C.) ha preferito non fug-gire, per la sua integrità morale del rispettodello stato e della legge, e darsi la morte be-vendo la cicuta.

Il razionalismo di Ippocrate, considerato ilprimo medico laico che ha trasformato la me-dicina da empirica e magico-religiosa a razio-nale, è purtroppo fallito ma i sacerdoti si sono,sia pur lentamente, emancipati sempre più dal-la terapia puramente rituale e scuole medicheippocratiche sono nate a Crotone, Cirene, Ro-di, Cnido, Cos ecc.

Verso la fine del V secolo a.C. è stato scrit-to, sembra a Cos isola del Dodecannesimo eluogo natale di Ippocrate, il famoso giuramen-to di Ippocrate che rimane anche oggi valido edattuale e rappresenta un’alta espressione di eti-ca professionale (Fig. 10).

Fig. 10 - Il giuramento di Ippocrate

Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e pergli dei tutti e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, cheeseguirò, secondo le forze e il mio giudizio, questo giura-mento e questo impegno scritto: di stimare il mio maestrodi quest’arte come mio padre e di vivere insieme a lui e disoccorrerlo se ha bisogno e che considererò i suoi figli co-me fratelli e insegnerò loro quest’arte se essi desiderano ap-prenderla; di rendere partecipi dei precetti e degli insegna-menti orali e di ogni altra dottrina i miei figli ed i figli del miomaestro e gli allievi legati da un contratto e vincolati dal giu-ramento del medico, ma nessun altro.Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo lemie forze ed il mio giudizio; mi asterrò dal recare danno edoffesa.Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un far-maco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente anessuna donna io darò un medicinale abortivo.Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia ar-te. Non opererò coloro che soffrono del male della pietra,ma mi rivolgerò a coloro che sono esperti di tale attività.In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei mala-ti e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e, fra l’al-tro, da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e de-gli uomini, liberi e schiavi.Di ciò che io possa vedere o sentire durante il mio esercizio,o anche fuori del mio esercizio, sulla vita degli uomini, ta-cerò ciò che non è necessario che sia divulgato, ritenendocome un segreto cose simili.E a me dunque che adempio un tale giuramento e non localpesto sia concesso di godere della vita e dell’arte, ono-rato dagli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario selo violo e se spergiuro.

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Le terapie ippocratiche consistevano diquattro elementi fondamentali:- sostenere le forze del malato per favorire l’o-

pera della Natura verso la guarigione;- favorire l’espulsione, con opportuni medica-

menti, degli umori peccanti (materia pec-cans), facilitandone la “cozione” (cioè la lorocoagulazione e arrestando l’aggravamento);

- favorire le vie più opportune a tale espulsione;- assicurare con i medicamenti evacuanti l’e-

spurgazione di questi umori “concotti”.Esistevano inoltre due criteri di cura: “si-

milia similibus” cioè indurre sintomi simili aquelli sofferti dal paziente come ad esempiocurare il colera, il vomito e la diarrea con il ve-trano pianta che provoca appunto tale sinto-matologia e “contraria contrariis” cioè sommi-nistrare sostanze che contrastano i sintomi co-me astringenti per la diarrea, rinfrescanti perla febbre ecc.

I medicamenti conosciuti dagli ippocraticierano:- Purganti leggeri: latte, decotto di cavoli e di

melone;- Purganti drastici: seme di lino e issopo;- Diuretici: sedano, prezzemolo e asparago;- Narcotici: coriandolo, mandragola, bella-

donna, giusquiamo;- Astringenti: radice di melograno, corteccia

di quercia;- Caustici: elaterio, radici di arum, euforbia;- Mucillaginosi: lino, malva, verbasco, asfodelo.

Importante era anche la dieta leggera comela Tisana di Ippocrate, decotto di orzo, prepa-rato con particolari accorgimenti, e l’Idrome-le, miscuglio di miele ed acqua, che con il lat-te di donna o d’asina veniva dato ad esempioai tubercolotici.

Anche la chirurgia ippocratica era evolutama era prevalentemente ortopedica volta ad in-tervenire su fratture, lussazioni, amputazioni,cauterizzazioni, bendaggi in quanto, essendo ilcadavere sacro, non poteva essere sezionatoper studiarne l’anatomia. La vera chirurgia ver-rà quindi dopo Ippocrate con il migliorare del-le conoscenze di anatomia e delle tecniche diemostasi.

La farmacoterapia Romana

A quanto è dato sapere, per i primi secolidella sua storia la medicina romana è stata so-prattutto appannaggio degli etruschi “molto

abili nello sfruttare le piante e le acque a finiterapeutici, di curare ferite, di preparare pro-tesi dentali, di controllare l’ambiente”. A loro sideve infatti la bonifica della pianura padana ela costruzione, sotto i Tarquini, della CloacaMassima.

Fra le numerose piante officinali usate da-gli etruschi presso i romani, da sole o in variacombinazione, va ricordata la scammonea con-tro l’itterizia, il ricino come purgativo, il mirtocome astringente nei disturbi intestinali, la fel-ce maschio, l’aglio e la cipolla come antiel-mintici, l’artemisia marittima, il coriandolo eil timpano contro gli ascaridi, la camomilla co-me calmante (Tabella 1). L’Etruria con le sueacque termali di Montecatini, Chianciano, SanGiuliano di Lucca ecc. è stata inoltre molto no-ta presso i romani per la loro azione terapeu-tica nelle affezioni cutanee, nelle calcolosi epa-tiche, nella sterilità, nelle miositi, nei catarricronici, nella gotta, nell’obesità, nella blefariteecc. (Tabella 2).

In ambito medico-terapeutico le cose sonoincominciate a cambiare con l’estendersi delpredominio romano sulla Magna Grecia equindi sulla terra greca. Come è successo mol-to spesso nella storia.

Questo non si è però verificato con la con-quista della Grecia da parte di Roma che inve-ce è stata a sua volta conquistata e sopraffattadalla cultura greca. Nota è, a tale proposito, lafamosa frase di Orazio (65-8 a.C.): “Grecia cap-ta ferum, victorem cepit”. Questa affermazio-ne è valida per molti aspetti ma soprattutto perl’aspetto medico. Infatti potremmo dire che fi-no al 220 a.C., la medicina romana oltre ad es-sere appannaggio degli etruschi, come già det-to, era svolta dal Pater Familias: era cioè unamedicina essenzialmente domestica ed empi-rica basata sull’impiego di erbe infuse e decot-te in acqua o vino con l’aggiunta di elementi dimagia che completavano e/o integravano le vir-tù reali dei prodotti impiegati. Un tipico esem-pio è stato Catone (234-149 a.C.) il “Censore”che aveva l’hobby della medicina e la pratica-va per sè e per amici e parenti introducendo omeglio, continuando nella Roma del suo tem-po, antiche usanze italiche, sabine ed etrusche.Gran parte delle sue prescrizioni erano a basedi cavolo, panacea per ogni malattia, e vino, co-me eccipiente o veicolo di altri medicamenti,usando il vino di ginepro per la sciatica e quel-lo di mirtillo come calmante ed antidolorifico.Altri farmaci usati da Catone erano il melo-

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I presidi farmacoterapici nei secoli: evoluzione storica

Tabella 2 - Acque Termali ieri ed oggi

Acque termali degli Etruschi

Fonti Etrusche Autori Fonti Corrispondenti attuali (certe o presunte)

Aquae albulae Vitruvio, Seneca, Acque AlbuleAquae gabiniae Orazio Fonti Meo

Aquae passerianae Rutilio Namaziano, Acqua Bulicame (vicino a Viterbo)Scribonio Largo

Aquae pisanae Scribonio Largo Bagni di S. Giuliano (Lucca)

Aquae populoniae Anonimo ravennate Bagni di Caldana (Campiglia marittima, Livorno)

Aquae stygianae Strabone, Tito Livio, Acque di Stigliano (Roma)Scribonio Largo

Thermae caerites o caeretanae Stradone Bagno del Sasso (Cerveteri, Roma)

Thermae tauri Rutilio Namaziano Bagni di Ferrata (Civitavecchia)

Altre “medicatae venae” Autori Vari Terme della Porretta (Bologna), Bagno Vignoni(Siena), Madonna del Bagno (Val di Chiana),

Bagno del Morbo (Volterra)

Tabella 1 - Principali impieghi terapeutici delle piante presso gli Etruschi

Pianta Indicazioni e proprietà

Acanto Acanthus spinosus emorragie, diarrea

Alloro Laurus nobilis emorragie, catarri

Biancospino Crategus oxycantha astringente (“per fermare i flussi del

Bosso Buxus sempervirens antidolorifico, sudorifero

Calamo Acarus calamus sudoriparo, emmenagogo, sedativo

Canna Arundo dorax sudoriparo

Cipresso Cupressus tisi

Convolvolo Convolvulus sepìum purgativo

Corniolo Cornus mas astringente, febbrifugo

Edera Hedera elix disinfettante, antiulcera

Efemera Colchicum autumnale antidolorifico

Giglio Lilium candìdum antidolorifico, risolvente

Larice Larix decidua catarro, tisi

Melograno Punica granatum antielmintico

Millefoglio Achillea millefolium antisettico, cicatrizzante, emostatico

Nardo Valeriana offìcinalis sedativo, ipnotico

Olmo Ulmus campestris ustioni, ferite, malattie della pelle

Papavero Papaver rhoeas sedativo

Pino Pinus pinaster cicatrizzante

Pioppo Populus alba antisettico, balsamico

Quercia Quercus robur antisettico, astringente, febbrifugo

Rosa Rosa gallica e canina malattie degli occhi

Salice Salix alba dolori articolari

Tifa Typha latìfolia astringente

Tiglio Tilia platyphilla catarro, infezioni del cavo orale

Trifoglio Menyanthes trifoliata antireumatico, febbrifugo

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grano per combattere i vermi intestinali, la dis-pepsia, e la stranguria, la menta, la ruta e il co-riandolo contro le ulcere. Grande fiducia ave-va nell’assenzio, nel veratro nero, nell’alloro,nell’erba salina, nella noce, mentre temeva lapericolosità dell’elleboro e della scammonea.

Le cose sono cominciate a cambiare conl’arrivo di Arcagato, primo medico greco giun-to a Roma intorno al 219 a.C., che si è rivelatoperò un chirurgo ignorante e di bassa lega.

Successivamente le cose sono miglioratecon Asclepiade di Bitinia (II-I sec. a.C.) nell’A-sia Minore, sbarcato a Roma nel 91 a.C., unodei medici più brillanti che ha curato ancheCicerone (106-43 a.C.), Crasso (115-53 a.C.) eMarcantonio (I sec. a.C.). Contrario alla teoriadegli umori, sosteneva la teoria atomistica cioèche il corpo era composto da particelle stacca-te, o atomi, separati da pori, e che la malattiaera causata dall’alterazione del moto ordinatodegli atomi o dal blocco dei pori, che egli ten-tava di guarire tramite l’esercizio fisico, i bagnie le variazioni della dieta, piuttosto che con ifarmaci, teoria ripresa periodicamente e in va-rie forme fino al XVIII secolo. Rifiutando tera-pie violente come emetici, purganti drastici, sa-lassi troppo frequenti, ricorreva a terapie a ba-se di dieta, massaggi, bagni, vino, ecc.. Ha sud-diviso le malattie in acute e croniche, auspi-cando un trattamento più umano per gli alienatie inventando la tecnica della tracheotomia nel-la difterite.

Per la necessità di curare i tanti feriti nei nu-merosi campi di battaglia, Augusto ha istituitola figura del “Medicus legionis” con il grado disottufficiale esentato dal combattimento e perle cure prolungate sono stati potenziati i “Va-letudinarium in castris”, una specie di ospeda-li militari che potevano accogliere fino a 200malati. Anche per questo è migliorata la cultu-ra delle cure e terapie traumatologiche e chi-rurgiche ma i medici erano prevalentementedi cultura greca.

La medicina nell’Impero Romano, nel pe-riodo quindi che va dal 283 a.C. al 476 d.C., èstata pertanto prevalentemente nelle mani dimedici greci ma i romani hanno contribuito alprogresso della medicina soprattutto nel cam-po della sanità e dell’igiene pubblica: i vespa-siani, gli acquedotti e gli ospedali pubblici deiromani sono rimasti insuperati fino ai tempimoderni. Inoltre il trattato medico di maggiorrilievo dell’epoca è stato scritto in latino da unpatrizio romano, Aulo Cornelio Celso (I sec.

d.C.) che in una enciclopedia, scritta probabil-mente sotto Tiberio (42 a.C. - 37 d.C.) tra il 25e il 35 d.C., ha radunato le conoscenze dell’e-poca: dall’agricoltura all’arte militare, dalla re-torica alla filosofia, dalla giurisprudenza allamedicina. Tutto è andato perso tranne gli scrit-ti sulla medicina che, ritrovati nella chiesa di S.Ambrogio a Milano dal suddiacono TommasoParentucelli, futuro Papa Nicolò V (1397-1455),è stato il primo trattato di medicina, il “De remedica” suddiviso in otto libri, pubblicato amezzo stampa nel 1478. L’Autore traccia la sto-ria della medicina dai tempi di Omero ad Ascle-piade e si conclude con l’esortazione, al medi-co che vuole saperne di più, a ricorrere alla dis-sezione del cadavere. Il terzo libro dedicato al-la febbre introduce la famosa tetrade dell’in-fiammazione “rubor, tumor, calor, dolor” men-tre nel quinto dedicato alla materia medica,suddivide i medicamenti in varie classi qualipurganti, sudoriferi, vomitivi, narcotici, ecc..Viene inoltre sottolineata l’importanza del cli-stere, dell’aloe e dell’elleboro come purganti; deltannino per uso esterno; dell’olio di timo, del ca-trame, della trementina e dell’arsenico comeantisettici per le ferite; delle modalità per arre-stare l’emorragia e suturare; del giusquiamo,della mandragora, dell’oppio, del solanum peril dolore. Non manca nemmeno una ricetta perdimagrire: mangiare una volta al giorno, pren-dere molti purganti, dormire poco, fare bagni emassaggi in acqua salata, muoversi molto.

Molti sono stati anche i medici prestigiosiquali Areteo di Cappadocia (120-200.), Rufo diEfeso (I sec. d.C.), Sorano (I-II sec. d.C.) con-siderato il più grande ostetrico dell’antichità.

Il più importante di tutti però è stato Gale-no (138-200 d.C.) che con i suoi numerosi scrit-ti, anche se in parte andati perduti, influenzeràtutta la medicina del mondo occidentale percirca 1500 anni, fino a tutto il Medioevo e al1600. Nato in Grecia, a Pergamo nel 138 d.C.dopo essere stato a Smirne e ad Alessandria perimparare la medicina, viene a Roma dove ha su-bito successo anche presso i potenti e lo stessoImperatore Marco Aurelio. Costretto a tornarein patria per l’invidia e gli attriti con i suoi col-leghi Romani a causa della sua ambizione, èstato richiamato dall’Imperatore che lo volevacome medico per se e per suo figlio Commodo.

Galeno introduce il concetto che ogni alte-razione di funzione deriva da una alterazionedell’organo corrispondente che a sua volta con-tribuisce all’equilibrio di tutto l’organismo, in

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quanto nulla è affidato al caso, e che la naturaè saggia e non ha fatto nulla invano. Importan-ti sono state le sue intuizioni e i suoi insegna-menti sulla anatomia, fisiologia, neurologia, edanche sulla terapia. Seguace di Ippocrate segueil criterio del “contraria contrariis” applicandoper esempio il caldo nelle malattie da raffred-damento e viceversa e ricorrendo raramente arimedi drastici. Galeno da la preferenza a ri-medi “semplici” che ancora oggi vengono chia-mati “Galenici” e, in un suo libro, ne elenca ben473 prevalentemente di origine vegetale ma an-che minerale ed animale. Tra i medicamenti fi-gurano anche la “picra”, purgante amaro a ba-se di aloe, la “hiera” o “purgante sacro” a basedi coloquintide. Alcune sostanze vengono con-siderate specifiche come il pepe per la malariaterzana e quartana, la scammonea per l’itterizia,il prezzemolo e il sedano per le malattie renali.

Con il lavoro quotidiano, con l’esperienza egli insegnamenti di molti medici di cultura gre-ca giunti nell’impero romano cresce la culturadi tutti i medici, in particolare dei medici localicon notevole miglioramento delle condizionidi salute generale. Si sviluppano così delle “me-dicatrine” le attuali medicherie per la cura am-bulatoriale delle varie patologie (Fig. 11).

Notevoli sono stati anche i progressi nella te-rapia chirurgia con operazioni per varicocele,fistole anali, emorroidi, ernia ombelicale e scro-tale, colecistectomia, taglio cesareo se la ma-dre moriva per salvare il bambino allo stato, in-terventi di chirurgia plastica delle labbra, delnaso, delle palpebre, delle orecchie. Il più cele-bre chirurgo della Roma Imperiale, un grecoche ha prestato servizio anche negli eserciti diNerone (37-68 d.C.), Pedanio Dioscoride (44-90d.C.) dotto anche nelle conoscenze mediche,nella sua “Materia Medica” che raccoglie le co-noscenze da Platone ai suoi giorni e che avreb-be goduto di prestigio per oltre quindici secoli,riporta la preparazione, la conservazione, l’uso,gli effetti e le dosi di rimedi semplici e descrive600 piante e alcuni rimedi chimici con i meto-di di preparazione del mercurio dal cinabro, edel potassio dai tartrati e alcuni metodi per ilrilievo qualitativo di sostanze chimiche.

Con la morte di Galeno comincia però il de-clino dell’arte medica in Occidente dovuto alladecadenza della società e al ristagno della ri-cerca scientifica di quel tempo, anche se, nei se-coli successivi, vi sono molti studiosi e mediciimportanti e molti scritti sulle proprietà tera-peutiche delle erbe quali il “Libro medicalis” di

Quinto Sammonico (II sec. d.C.), l’”Herbariumvires et curationes” del IV secolo, il “De exper-tis” di V. Afro, amico di S. Agostino (354-430d.C.), il “Rerum medicarum libri” di T. Piscia-no. Con il trasferimento della capitale dell’im-pero a Bisanzio nel 326, la medicina romanadeve abdicare totalmente al suo ruolo.

La farmacoterapia Arabo-Islamica del Medioevo

Mentre l’impero romano si stava dissolven-do, da alcuni cristiani in esilio dall’impero bi-zantino, i seguaci di Nestorio, patriarca di Co-stantinopoli, che avevano conservato molti te-sti andati perduti nella distruzione della bi-blioteca di Alessandria d’Egitto nel 391 d.C.,sorge ad Edessa una scuola medica che diven-ta più importante di quella di Alessandria e chepoi si trasferisce in Persia a Jundi-Shapur nel489 acquistando ugualmente grande fama efondando vari ospedali.

Nel 622 muore a Medina Maometto e nel636 Khalid, il generale di Abu Bekr successoredi Maometto, distrugge l’esercito di Eraclio im-peratore d’Oriente e conquista la Persia. Lascuola di Jundi-Shapur viene però rispettata eper la sua fama diventa la culla della ScuolaMedica Araba. Nei duecento anni che seguonogli arabi conquistano oltre al Medio Oriente,l’Egitto, tutta l’Africa settentrionale la Spagnae penetrano in Francia dove però a Poitiers nel732 Carlo Martello e i suoi guerrieri franchi lisconfiggono troncando il mito della loro in-vincibilità. Nel corso di questi avvenimenti, letraduzioni dei testi dal greco sono fondamen-

Figura 11 - Medicheria: II-VI sec. d.C.

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tali nel risveglio della scienza e nello sviluppodi una cultura medica araba, basata sul pen-siero greco e romano, in tutto il mondo di lin-gua araba. Vengono così fondate e potenziatenuove scuole a Bagdad, Damasco, Samarcan-da, viene costruita una biblioteca a Bagdad do-ve si trovano tradotte tutte le opere dei grandimedici da Ippocrate a Galeno: la cultura cosìsi diffonde in tutto il mondo arabo. Gli arabi di-ventano prima recettivi della cultura medicaoccidentale e poi, almeno in parte, creativi da-to che non hanno contribuito con idee originalima sono stati i depositari di una cultura che èstata successivamente ripresa dall’occidente.

I medici più illustri del mondo arabo sonostati due persiani del Califfato d’Oriente e al-cuni spagnoli del Califfato Occidentale. I duepersiani, e pertanto non arabi, sono Razi (841-926) nato vicino a Teheran, e Avicenna (980-1037), nato vicino Bukhara. Il primo, medico,filosofo e alchimista è stato uno scrittore pro-lifico di lavori compilativi, ed ha per primo de-scritto quello che oggi viene chiamato raffred-dore da fieno. Non essendo riuscito a trasfor-mare dei metalli in oro, per le percosse ricevu-te alla testa è diventato cieco pochi anni primadi morire. Il secondo, Avicenna, medico ap-prezzato già a diciotto anni, anch’egli scrittoreprolifico dall’età di ventuno anni, è l’autore del“Il Canone” (al-Qanum), per lungo tempo un li-bro di testo delle Scuole di Medicina delle Uni-versità Occidentali, nel quale cerca di codifi-care le dottrine mediche di Ippocrate e di Ga-leno e quelle biologiche di Aristotele.

Gli spagnoli sono Abulcasis (936-1013) na-to vicino a Cordova ha frequentato la scuolamedica di Cordova, in quegli anni città con unmilione di abitanti, ben 52 ospedali, una bi-blioteca con 300.000 volumi e diventata il mag-gior centro di cultura d’Europa. Ha scrittoun’enciclopedia “Il Metodo” che tratta in pre-valenza argomenti chirurgici con descrizionedei vari strumenti utilizzati. Può essere consi-derato il più grande chirurgo dell’Islam Me-dioevale ma ha introdotto in medicina variesostanze come il litargirio, la biacca di piom-bo, la ferropirite, il vetriolo, il verderame. Haanche consigliato i metodi di preparazione: peresempio l’ aloe va preparata tritando le foglie espremendole in un otre di cuoio; la scammoneava raccolta a febbraio incidendo le radici e rac-cogliendone il succo. Ha infine introdotto ori-ginali rimedi preparati in maniera altrettantooriginale quali: bruciare una lepre per ottene-

re una cenere che giovi ai calcolativi; bruciarele rondini che guariscono il mal di gola, rac-cogliere il cervello degli uccelli e trattarli inmodo particolare per curare l’impotenza,estrarre il succo delle lumache e il fiele daglianimali, ottenere un buono sterco di bambinoper curare gli ascessi della bocca. Il secondomedico spagnolo del mondo arabo, è Averroè(1126-1198) nato a Cordova e autore del lavo-ro enciclopedico di osservanza galenica “Col-lezione” ma più noto come filosofo. Il suo al-lievo Maimonide (1135- 1204), di razza ebrai-ca e non araba, è diventato più famoso del mae-stro come medico, ed è l’autore di molte operefra le quali il “Libro sui veleni e sugli antidoti”opera valida per molti secoli, e il “Libro deiconsigli” contenente norme di dietetica ed igie-ne divenuto poi punto di riferimento sull’argo-mento dal Duecento al Quattrocento (Fig. 12).

In questo libro si consiglia fra l’altro di trat-tare le emorroidi con la dieta, facendo frequentiabluzioni, e applicando unguenti a base di op-pio. Sconsiglia i purganti drastici, concede il vi-no agli adulti ma non ai giovani. Non tutti iconsigli però sono oggi condivisibili (Tab. 3).

Con la cacciata degli ebrei e dei cristiani daCordova la città perde il primato della culturae decade rapidamente. Questo sembra essere ilprimo segno della fine dell’Impero Arabo che,dopo oltre cinquecento anni, è avvenuta in Eu-ropa con la cacciata degli arabi dalla Spagna adopera di Ferdinado II di Castiglia nel 1228 esuccessivamente nel 1258 con la distruzione diBagdad ad opera dei Mongoli.

Figura 12 - Maimonide.

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I presidi farmacoterapici nei secoli: evoluzione storica

La civiltà Araba ha lasciato un buon ricordodi se nel campo scientifico e filosofico mentre inquello medico va ricordata perché ha salvato econservato la tradizione, i testi più importanti,in particolare greci, e la figura del medico laicoe della sua “professionalità”, che veniva valuta-ta sottoponendo gli aspiranti medici ad esami.

In ambito chimico con il termine “Khe-meia”, e con l’articolo determinativo arabo pre-posto “al”, ha dato origine ai termini “chimica”e “alchimia”. Ha arricchito notevolmente il pa-trimonio farmacologico fino ad arrivare a 150farmaci minerali, 1700 vegetali e 130 animalie ha dato una base scientifica alla farmacolo-gia. I farmaci minerali hanno incominciato adassumere sempre più spazio per cui veniva usa-to il mercurio, evitato da Galeno perché tossi-co, e l’arsenico, anche per la preparazione diunguenti. Molto usato un preparato denomi-nato “Unguentum Saracenicum” fatto di mer-curio, piombo, zolfo, arsenico, resine ed altrivegetali impiegato per la scabbia e la lebbra.Tali farmaci avranno un importante futuro nel-la medicina occidentale. Il mercurio ad esem-pio come diuretico in quanto paralizza tempo-raneamente a livello tubulare le cellule che re-cuperano l’acqua e l’arsenico come compostodel Salvarsan per l’azione chemioterapica.

Gli ampliamenti del patrimonio farmacolo-gico non si sono accompagnati però a nuoviconcetti terapeutici.

La farmacoterapia del Medio Evo

Il declino dell’Impero Romano è coincisocon la rapida espansione del Cristianesimo equando nel 326 Costantino dichiara il cristia-

nesimo religione ufficiale, i templi vengonolentamente trasformati in chiese. Nascono co-sì i protettori per specifiche patologie comeS.Rocco contro la lebbra, S. Lucia contro lemalattie degli occhi e SS Cosma e Damiano di-ventano i patroni della Chirurgia e delle ma-lattie infantili.

Dopo la caduta dell’Impero Romano, lecontinue invasioni, le guerre, le pestilenze, lafame hanno ostacolato lo studio e la diffusio-ne della medicina per cui le conoscenze medi-che, l’assistenza e le cure agli ammalati si dif-fondono e si praticano prevalentemente, senon esclusivamente, nei monasteri, anche que-sti però non sempre luoghi sicuri. Basti pen-sare al Monastero di Montecassino che, fon-dato da San Benedetto nel VI secolo, è stato di-strutto alla fine dello stesso secolo dai Longo-bardi. Ricostruito nel 720 è stato di nuovo ra-so al suolo nell’884 dai Saraceni e quindi dinuovo ricostruito nell’XI secolo per essere poidi nuovo distrutto nel 1944 durante la secon-da guerra mondiale.

San Benedetto non aveva avuto l’intenzio-ne di costituire un ordine ospedaliero ma lecircostanze su riportate sono state tali che hapreso origine e si è diffusa una medicina mo-nastica favorendo il sorgere di istituzioni ca-ritatevoli progettate per l’assistenza dei moltimalati di lebbra e di altre malattie infettive. Lamedicina pratica prende un ampio sviluppo, leinfermerie dei conventi funzionano a pieno re-gime, spesso in modo autonomo e dispongo-no di farmaci ricavati dalle piante coltivate ne-gli orti dei frati, tradizione che è tutt’oggi vivae valida. La figura del medico laico quindi ten-de quasi a scomparire anche perché la Chiesaconsidera l’assistenza agli infermi un dovere

Tabella 3

DISPOSIZIONI PRIMA DI PRENDERE CIBO

Tu non mangerai mai, se non sii sicuro che lo stomaco è libero e vuoto del cibo, che prima ingeristi: dall’appetito potrai co-noscerlo di certo. Questo sia per te il segno: sottile saliva in bocca.Lo stomaco vuoto non ascolta con piacere parole vane. Evacuato il cibo, ti servirai di metà del ventre; accrescerà la carne, chiil cibo aumenta.

Desisti dal desiderio del cibo, quando lo stomaco,anche se non troppo pieno, ti sentirai aggravato.

Prima del cibo sii in moto, dopo sia il moto moderato.

CIBI DANNOSI

Le persiche, le mele, le pere, il latte, il cacio, la carne salata,la carne di cervo, di lepre, di bue, e di capra,questi cibi arrecanoagli infermi la nemica melinconia .Gustosa è la carne di oca, come quella di anitra. Fanno male le fritture, i lessati riscaldano,gli stufati restringono: purgano i cibi acri, ma i crudi gonfiano, ed i salati essiccano. Non mangiare la crostata, perché cagio-na potente collera.I cibi piccanti infiammano gli occhi, scemano lo sperma,e generano la scabbia, il prurito, e la febbre.

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morale, una specie di missione dalla quale nontrarre del guadagno.

Dopo un lungo periodo di molteplici dram-matici eventi, anche se la Città Eterna è di-ventata poco più di un agglomerato di poverecase, il nome di Roma incute ancora rispettoe i conquistatori non riescono a sottrarsi al fa-scino della sua “culura e civile sapienza”. Inol-tre nelle città e regioni rimaste più immunidalle invasioni barbariche, la Sicilia, la Cala-bria, Salerno, Napoli, Amalfi, Gaeta, riemergel’antica tradizione spirituale e culturale e Sa-lerno viene a trovarsi in una situazione privi-legiata. Infatti ai tempi dell’impero romanoSalerno era considerata un luogo privilegiatocome stazione di cure, tanto da essere succes-sivamente definita, da Tommaso D’Aquino(1225-1274), città della Medicina in quanto se-de di importanti medici e luogo dove si trova-no le miracolose reliquie di S. Matteo Evan-gelista. Tutto questo ha favorito l’affluenza dimolti malati e quindi di molti medici e allieviche, organizzatisi fondano una scuola, la pri-ma del genere dell’alto Medioevo, intesa comeconfluenza di persone desiderose di impararedai medici che vi esercitano e che poi avreb-bero scritto per loro dei veri e propri testi. Lamedicina subisce quindi una rapida evoluzio-ne e, come un ponte teso fra il mondo classi-co e quello medioevale, è attiva a Salerno nelX secolo e agli inizi dell’anno 1000, la scuolache va sotto il nome di Scuola Medica Saler-nitana (Fig. 13).

Si riforma così la coscienza medica, la me-dicina si laicizza, sono presenti numerose don-ne e fra queste Trotula vissuta intorno all’an-no 1000, tanto brava che “nessuno poteva com-petere con lei” e il cui libro su “De mulierumpassionibus in, ante et post partum” che con-tiene consigli e terapie in gravidanza, nel par-to, nel puerperio, nell’alimentazione al bam-bino, nella cura delle gengive e dei denti ecc.ha fatto testo fino al XV secolo. Il primo utilecontributo della Scuola è la raccolta di tutte lericette della stessa scuola codificate nel cele-bre “Antidotario”, aggiornato poi nel tempo. Inesso si trovano rimedi dell’antichità classica,molte prescrizioni desunte dagli scritti arabi epoi anche dagli alchimisti del Medioevo e delRinascimento. Vengono citati giusquiamo,mandragora, cicuta, more di rovo, lattuga, ede-ra ed anche indicazioni igieniche e salutisticheper il sollievo del cervello, disposizioni primadi prendere il cibo, i cibi dannosi, ed il tempo

del coito. Tutti i ricettari che sono seguiti han-no preso origine da questa opera.

Con i Concili della Chiesa del 1130 e 1139a monaci e canonici regolari viene proibito dipraticare la medicina che diventa così semprepiù laica determinando il declino della medi-cina monastica che ha svolto la preziosa fun-zione non solo di assistenza alle popolazioni inun momento estremamente critico ma anchedi conservazione degli scritti, delle tradizionie della cultura degli studi medici.

Alla Scuola Medica Salernitana approdanocosì illustri docenti anche di cultura araba:mantiene però sempre la sua indipendenza an-che culturale e parecchi studenti stranieri di-ventano successivamente illustri medici e do-centi presso varie scuole europee. Per il presti-gio assunto nel 1240 Federico II (1194-1250)Imperatore del Sacro Romano Impero, detto“Stupor mundi “ per la sua genialità, dopo la pa-rentesi della scuola araba, concede alla ScuolaMedica Salernitana il diritto di “conferire li-cenze per l’esercizio della professione medica”dando ulteriore prestigio alla scuola (Fig. 14).

La saggezza e la lungimiranza di FedericoII risaltano in pieno dalle disposizioni di leg-ge in materia.

Si esige infatti che il medico possieda unaprofessionalità al di fuori di ogni dubbio, at-testata da “maestri” e verificata con l’esame distato, e gli si vieta per legge di associarsi con

Figura 13 - Sigillo della Scuola medica di Salerno. Alcentro, S. Matteo, protettore della città. Intorno c’è lascritta: “Civitas Hippocratica”.

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I presidi farmacoterapici nei secoli: evoluzione storica

i farmacisti e di gestire laboratori dove vengo-no preparati i farmaci.

I poveri hanno il diritto di essere curati sen-za spese. Il malato viene protetto dagli even-tuali abusi del medico o dalle truffe del “pre-paratore” di farmaci. Il diritto della comunitàalla tutela della propria salute, anche a livelloambientale, è messo al primo posto di fronteagli interessi di singoli e gruppi.

Analoga attenzione viene posta nel codifi-care l’attività del chirurgo.

Distingue inoltre la professione del medicoda quella del farmacista per differenziare le re-sponsabilità di chi prepara i farmaci da quelladi chi li prescrive, stabilisce che sia adottato unricettario compilato sulla base dell’”Antidoti-tario Nicolai” primo esempio di Farmacopeaimposta da una autorità e che anticipa quelloche sarà nel 1498 il “Ricettario Fiorentino” poidiffuso in tutto il mondo fino al 1800 (Fig. 15).

I maestri salernitani hanno inoltre avuto ilmerito di affidare la materia dei loro insegna-menti igienicoterapeutici al poema di 365 ver-si “Regimen sanitatis salernitanum” moltochiaro e divertente da cui deriva la fama dellascuola in quanto vengono esposte cose serie edimportanti in modo piacevole ed attraente,svolgendo così anche una azione promoziona-le in favore della medicina. Vengono riportateindicazioni per la conservazione della salute,in base all’età e alle stagioni, consigli su dieta,bevande, vestiario, rapporti sessuali, salasso,aspetti di anatomia e patologia ecc. Migliaia dimedici di molte generazioni hanno studiato amemoria quei versi che, con aggiunte e corre-zioni, dagli originali 365 versi sono giunti a3250. Rivestono ancora un interesse medico enon solo storico anche se notevolmente miti-gato dall’enorme evoluzione delle conoscenze.

Merito della Scuola Medica Salernitana è sta-to inoltre quello di aprire la strada alla istitu-zione delle Università, la prima delle quali inItalia ed in Europa è stata Bologna nel 1110,che diventano sempre più numerose per cui,verso il 1300, la scuola Salernitana incomincialentamente il suo declino. Alla fine del Me-dioevo sono oltre 80 le università fondate manon in tutte viene impartito un regolare inse-gnamento della medicina.

Nonostante il numero delle università au-mentasse, il medico medioevale dispone di po-chi presidi veramente validi e di fronte a mol-te malattie è impotente. Alla base di ogni curavi è la dieta con elenco minuzioso degli ali-menti da assumere o da escludere quando, co-me e in che quantità. Nella dieta inoltre figu-rano sempre la tisana di Ippocrate, il latte, ilbrodo e le uova. L’astrologia e la magia hannoanche un certo spazio.

Per i farmaci si vive su quello che è stato tra-mandato dalla cultura greco-latina e araba: ba-gni specialmente a vapore, purganti, emetici,

Figura 14 - Scuola Salernitana: lezione di medicina.

Figura 15 - Ricettario Fiorentino.

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clisteri, vescicanti, salassi, applicazione di san-guisughe, il vecchio composto teriaca o triacaa base di carne di vipera, elemento essenzialecontro ogni veleno responsabile di malattie, edi oltre 57 sostanze (rose rosse, mirra, incen-so, pepe lungo, pepe nero, oppio, genziana,cannella, spigonardo, valeriana, ecc.) (Fig. 16).

È una specie di panacea, che risale ai tem-pi di Andromaco (I sec. d.C.), medico di Ne-rone, e forse di Mitridate, per la cui prepara-zione esistono numerose e rigide regole chevanno dal tipo di vipera, all’epoca della cattu-ra e alla sede che doveva essere lontana dal-l’acqua salmastra, alla modalità di cottura ecc.A Firenze, Genova, Pisa, Venezia la teriaca,considerata farmaco infallibile contro tutti iveleni che causano le malattie, veniva prepa-rata pubblicamente dai “farmacisti mescolaticon i medici e con tutte le autorità di detta ar-te”, compreso l’Arcivescovo (Fig. 17).

La chirurgia inoltre è praticata spesso dabarbieri perché un uomo di studi non si spor-cava le mani di sangue. Ciò nonostante e gra-zie ad un chirurgo italiano in esilio in Francia,Guido Lanfranchi, al quale seguono molti fran-cesi, la chirurgia fa grandi progressi che si dif-fondono in Italia, in Olanda ed in Inghilterra.

La carenza di adeguati presidi terapeutici siè rivelata quanto mai evidente durante l’epide-

mia di peste che ha colpito l’Europa. Scoppia-ta nell’Asia centrale nel 1333, è penetrata in Eu-ropa nel 1346 attraverso la Crimea e Costanti-nopoli, nel 1347 ha colpito violentemente i por-ti Italiani e Francesi diffondendosi poi nell’en-troterra. Nel 1348 ha interessato Germania eInghilterra e l’anno successivo Polonia, Russiafino al Mar Nero. Secondo il Papa Clemente VIla peste in Europa ha fatto 43 milioni di vitti-me, circa la metà della popolazione europea, esecondo il suo medico è stata determinata dal-la congiunzione di Giove, Saturno e Marte. Perevitare il contagio vengono consigliate fumiga-zioni odorose di resina di pino bruciata su le-gno di larice mentre i medici per la propria in-columità vanno vestiti come degli uccellacci perun aeratore a guisa di becco contenente unaspugna imbevuta di aceto e sostanze aromati-che applicate al naso. Non vengono invece mes-si in atto quegli accorgimenti di isolamento, la“Quarantena”, che applicati a Dubrovnik han-no dato ottimi risultati (Fig. 18).

La farmacoterapia del Rinascimento e degli albori della medicina moderna

Durante il Rinascimento il pensiero medi-co non è si modifica in modo sostanziale anche

Figura 16 - La teriaca, panacea per tutti i mali per antonomasia, è stata usata fino al XIX secolo.

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I presidi farmacoterapici nei secoli: evoluzione storica

se si intensificano le critica nei confronti alcu-ni concetti greco-latini di Galeno e degli arabi.Fervono gli studi sull’anatomia umana, e so-prattutto sui muscoli e Leonardo da Vinci ese-gue disegni anatomici molto accurati basatisulla dissezione dei cadaveri, ma sfortunata-mente il suo lavoro, rimasto in gran parte per-so e sconosciuto per secoli, esercita poca in-fluenza sui suoi contemporanei.

Fra le nuove possibilità terapeutiche co-mincia a riaffiorare quella delle trasfusioni disangue. Infatti numerose e antiche testimo-nianze, fra le quali vanno citate quelle di Plinioil Vecchio e Celso Aulo 24 Cornelio (I sec. d.C.),riferiscono che nelle arene gli spettatori beve-vano il sangue dei gladiatori uccisi pensando,in base ad antiche leggende, di assumere in talmodo la loro forza.

Marsilio Ficino nel 1479 suggerisce di farbere ai vecchi sangue di giovani sani e forti perrinvigorirli ed allungarne la vita. Il caso più fa-moso di trasfusioni di sangue umano di taleepoca è narrato però da Gregorovius nella sua“Storia della città di Roma nel medioevo” do-ve si cita il tentativo di trasfusione effettuatosul Papa Innocenzo VIII, il genovese GiovanBattista Cibo 214° successore di Pietro, il qua-le nel 1492, già in fin di vita per ictus apoplet-tico, si sarebbe fatto trasfondere sangue prele-vato a tre ragazzini di 10 anni appositamente

acquistati con la modica somma di un Ducato.La cronaca segnala che Innocenzo VIII è mor-to la sera stessa preceduto dai tre ragazzinimentre del medico personale del Papa, che ave-va provveduto alla cosa non se ne è saputo piùnulla. Qualcuno sostiene però che questa siasolo una leggenda perché il pontefice ha solobevuto il sangue dei tre ragazzi e non ha rice-vuto la trasfusione secondo quanto oggi inten-diamo. È però certo che per 150 anni la tera-pia trasfusionale non è stata più proposta.

Nel 1498, poco dopo la scoperta dell’Ameri-ca e dell’arrivo da tale continente di nuove dro-ghe vegetali, con la stampa del Ricettario o Co-dice Fiorentino viene per la prima volta codifi-cata la composizione e le modalità di prepara-zione dei farmaci a quel tempo disponibili.

Successivamente le possibilità terapeuti-che non cambiano molto per tutto il XV e XVIsecolo, nonostante l’inserimento di nuove

Figura 17 - Miniatura Della “Teriaca” con Farmacisti eMedici.

Figura 18 - Simbolo della necessità della “Quarantena”(da: Sehdev P CID 2002 - modificata).

Durante la metà del 14° secolo la peste imperversa inEuropa. Il medico Giacobbe di Padova decide, per la pri-ma volta, di applicare delle restrizioni di movimentoagli stranieri che entrano nella città di Dubrovnik (Croa-zia), prima per 30 giorni (trentino), poi per 40 giorni:quarantino. Da questo deriva il termine quarantena.Sehdev P CID 2002.

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piante terapeutiche quali il guaiaco e la sal-sapariglia giunte dall’America, nonostante itanti fermenti del Rinascimento, il prolifera-re delle Università e l’avvento di alchimisti co-me Paracelso (1493-1541) che ritenevano at-traverso “l’immenso magistero della metallicatrasformazione” di poter prolungare la vitadell’uomo fino a 160 anni ed oltre. Paraceloperò, pur ritenendo che le malattie sorgono datre principi attivi sale, zolfo e mercurio “comei frutti di una pianta” per cui cerca rimedi infarmaci di natura chimica, introduce l’idea,rivoluzionaria a quel tempo, che le malattiesono causate da agenti esterni al corpo e non,come invece si credeva, da squilibri degli“umori” corporei. Fracastoro (1478-1553) pro-spetta l’ipotesi che le malattie infettive sianotrasmesse da invisibili “semi di contagio”, ingrado di autoriprodursi, anticipando le mo-derne teorie batteriologiche. Alla fine del XVsecolo, nel 1495, compare e si diffonde rapi-damente una nuova malattia, la sifilide attri-buita a vari fattori fra i quali, secondo alcuni,in particolare i medici astrologhi, all’azionecombinata di due pianeti nefasti: Marte e Sa-turno (Fig. 19).

Viene chiamata anche morbo Gallico o Na-poletano nonostante sia stata importata dal“Nuovo Mondo” L’America (Fig. 20).

Dopo qualche tempo viene notato che ilmercurio ha una qualche efficacia sulle ulcereluetiche per cui, nell’ottica di eliminare gli“umori patologici” è stato ampiamente usato invarie preparazioni e con modalità e dosi tali dadar luogo frequentemente a gravi fenomeni tos-sici e a decessi (Fig. 21).

Per la grave tossicità dei preparati al mer-curio sono stati anche usati due prodotti vege-tali provenienti sempre dal Nuovo Mondo: il le-gno di Guaiaco, detto anche “legno sacro”, e laradice di Salsapariglia che però non hanno sod-disfatto le aspettative in loro riposte. Il mercu-rio, usato come potente catartico, cioè pur-gante, sotto forma di cloruro di mercurio, ilcalomelano, e come antisettico sotto forma dibicloruro, viene usato nei quattro secoli suc-cessivi solo per la terapia della sifilide. Questofino alla scoperta della “pallottola magica” diP. Ehrlich (arsfenamina o salvarsan e neoar-sfenamina o neosalvarsan) e quindi all’avven-to della penicillina, farmaco risolutivo.

Altri rimedi importati dall’America sonostati il tabacco, il cui fumo avrebbe dovuto di-fendere dalla peste, mentre somministrato per

clistere “rianima” i morti apparenti, e l’ipeca-cuana che a dosaggio elevato determina il vo-mito mentre a basso dosaggio favorisce l’e-spettorazione, risultato importante nell’otticadel tempo di eliminare gli umori patologici(Fig. 22).

In tale epoca infine è comparsa la necessi-tà di curare le prime ferite da arma da fuococosa che continua ad essere fatta ancora qua-si esclusivamente dai barbieri. Pensando ad

Figura 19 - Medici astrologi.

Figura 20 - Statuetta Americana di bimbo con proba-bili manifestazioni luetiche.

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I presidi farmacoterapici nei secoli: evoluzione storica

un veleno determinato dalla polvere da sparo,per renderlo innocuo viene proposto da unchirurgo romano Giovanni de Vigo (1450-1525), di versare olio bollente sulle ferite de-terminando quindi anche una ustione. Ciònonostante tale prassi riscuote notevole suc-cesso (Fig. 23).

Figura 21 - Cura radicale per la sifilide con vapori di mercurio.

Figura 23 - Medico, Speziale e Barbiere per l’attività chirurgica. In tal mal hauen al ben (XV-XVI secolo).

Figura 22 - Clistere al tabacco usato per la rianimazio-ne fino alla fine del XVIII sec.

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Evoluzione scientifica della farmacoterapia e della medicina moderna

L’evento che domina la medicina del XVIIsecolo è invece l’inizio di una nuova epoca del-la scienza grazie a uomini di prima grandez-za. Infatti Keplero (1571-1630), ha messo in lu-ce le leggi matematiche che regolano il corsodei pianeti. Galileo (1564-1642), illustre do-cente dell’università di Padova, introduce ilmetodo sperimentale come base della ricercascientifica e diviene così il principale arteficedell’evoluzione scientifica della medicina. Fral’altro nel 1610 mette a punto il microscopio,un “telescopio adattato per vedere gli oggettipiccoli”.

Cartesio (1596-1650) scienziato, letterato efilosofo, importante esponente del razionali-smo, cioè della indiscussa potenza della ragio-ne umana, e Newton (1542-1727) che ha evi-denziato la legge di gravità.

La scienza diventa sempre più un procedi-mento esatto e si internazionalizza per cui na-scono le accademie delle Scienze quali l’Acca-demia dei Lincei nel 1603 a Roma, l’Accademiadi Francia nel 1635 e molte altre: la medicinasi orienta verso le ricerche sperimentali, nascela iatrofisica e la iatrochimica cioè la fisica e lachimica applicate alla medicina. Viene ideatoe messo a punto, da Galileo, il termometro, poiperfezionato da Santorio (1561-1636), uno deipiù noti esponenti della iatrofisica, per la mi-surazione della febbre.

Importante è la scoperta nel 1628, della cir-colazione del sangue da parte del medico in-glese William Harvey (1578-1657), allievo diFabrizio d’Acquapendente (1537-1619) pressol’Università di Padova dove aveva studiato me-dicina. Purtroppo però i suoi contemporanei,specialmente i suoi connazionali, pensano in-vece che sia uscito di senno in quanto sostieneche il sangue, che scorre velocemente in un cir-cuito chiuso di arterie, vene e due ventricoli, èsempre lo stesso sangue mentre da 1500 annitutti avevano accettato la teoria di Galeno chepresupponeva due flussi sanguigni paralleli:uno venoso nutritivo che proviene dal fegato eduno arterioso riscaldante e stimolante che por-ta lo spirito vitale.

Con la teoria di Harvey come potevano fer-marsi le sostanze nutritive in punti determina-ti? E il salasso, fatto in sedi adeguate per sot-trarre sangue da un focolaio morboso, come

poteva essere benefico se veniva subito sosti-tuito da altro sangue? Nel volgere di circa 30 an-ni la teoria di Harvey viene da tutti accettata mail salasso continuerà per oltre due secoli ad es-sere praticato in quanto “procedimento basatosull’esperienza millenaria e pertanto sicuro”.

In ambito terapeutico si diffonde l’uso, perogni patologia ma senza alcun criterio scienti-fico, dell’antimonio perché avrebbe curato ilTifo al re Luigi XIV, e, nel 1632, viene intro-dotta una nuova sostanza per la cura della ma-laria: il chinino, inizialmente chiamato “cor-teccia del gesuita”.

La storia narra infatti che un gesuita sia sta-to curato per la malaria da uno stregone Incacon un estratto vegetale della corteccia di unaparticolare pianta. Constatata sulla sua perso-na l’efficacia terapeutica aveva informato i su-periori e aveva carpito il segreto della piantache svolgeva azione terapeutica per cui, in se-guito, i Gesuiti hanno monopolizzato l’espor-tazione della pianta con lauti guadagni.

Il nome chinino deriva invece dal fatto chela contessa Cinchon, moglie del governatore spa-gnolo del Perù, aveva accettato di farsi curare lamalaria dall’estratto di corteccia della misterio-sa pianta e, avendo comunicato capillarmente ilsuccesso ottenuto, la primitiva denominazionecambia in “polvere della contessa”. Successiva-mente il naturalista svedese Carlo Linneo (1707-1778), che ha inventato ed introdotto in botani-ca il moderno sistema di classificazione tasso-nomica, ha denominato la pianta “Chinchonaofficinalis” per cui da questo termine è derivatala denominazione “chinino”.

Nel 1667 riprendono invece le trasfusionidi sangue ad opera di Jean-Baptiste Denys, fa-moso professore dell’Università della Sorbona,filosofo, matematico e medico di Luigi XIV redi Francia. Il paziente è un ragazzo di quindi-ci anni affetto da un grave stato di prostrazio-ne conseguente a venti salassi consecutivi, me-todica terapeutica a quel tempo molto in uso,che viene trasfuso con 9 once di sangue diret-tamente da una pecora. Dopo qualche succes-so, peraltro solo apparente, nel 1670, in segui-to alle numerose morti, tale prassi terapeuticaviene proibita in Francia, in Inghilterra ed an-che da una bolla Papale. Le trasfusioni di san-gue finiscono così di nuovo nel dimenticatoioper altri 150 anni.

Verso al fine del secolo il medico ingleseChamberlen Hugh I, contribuisce alla realiz-zazione e all’uso corretto del forcipe per estrar-

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re il feto vivo dato che, fino ai tempi dei Ro-mani e degli Arabi, era usato solo per estrarreil feto morto.

Nonostante le grandi evoluzioni scientifi-che del ‘600 le terapie mediche oscillano fraempirismo e alchimia e clistere, salasso e so-stanze emetiche rimangono i presidi terapeu-tici principali (Figg. 24, 25 e 26).

Una conferma a quanto affermato derivadalle terapie fatte a Carlo II re d’Inghilterra(1630-1685), che per il suo rango avrebbe do-vuto ricevere le migliori cure disponibili delsuo tempo, in occasione di una crisi convulsi-va che lo ha colpito una mattina del 1685.

“Mentre gli facevano la barba, il Re cade al-l’indietro ed ha una violenta convulsione. La te-rapia è immediatamente iniziata da vari medicisubito convocati. Un salasso di una pinta (0,550ml) di sangue viene eseguito al braccio destro e,successivamente, di un’altra pinta alla spalla.

Dopo un emetico e due purganti, gli vienepraticato un clistere contenente antimonio, ama-ri sacri, sale di rocca, foglie di malva, violette, ra-dice dì barbabietola, fiori di camomilla, semi difinocchio, di lino e di cardamone, cannella, zaf-ferano ed aloè. Il clistere viene ripetuto dopo dueore, insieme ad un altro purgante. Il capo del reviene rasato ed un vescicante applicato allo scal-po. Allo scopo di fortificare il cervello del re sisomministrò una polvere per starnutire di radi-ce di elleboro e di fiori di primaverina. Si daquindi una bevanda calmante di tisana d’orzo,liquerizia e mandorla dolce, seguita da estratti dimenta, foglie di cardo, ruta ed angelica.

Quale trattamento esterno, un impiastro dipece di Borgogna e di escrementi di piccione vie-ne applicato ai piedi del re. Nonostante salassicontinuati e nuovi purganti (fra i quali semi dimelone, manna, olmo e succo di ciliege nere) lecondizioni del re non migliorano e, quale misu-ra di emergenza per bloccare le convulsioni, ven-gono somministrate 40 gocce di estratto dì cra-nio umano ed una potente dose dell’antidoto diRaleigh, contenente un enorme quantitativo dierbe e di estratti animali. Viene infine data lapolvere di calcolo urinario. Mentre le condizionidel re continuavano a peggiorare, il “gran fina-le” dell’antidoto di Raleigh, perle di giulebbe edacqua ammoniacale, viene introdotto a forza nel-la gola del re morente”.

Infine il ‘600 è stato un secolo di gravi epi-demie: tutti ricordano la peste descritta dal

Figure 24 - Siringa da clistere (sec. Lorenz Heister) for-mata da una vescica di maiale o di vitello (1650-1750).

Figura 25 - Illustrazione del modo di praticare il sa-lasso.

Figura 26 - Salasso con complicanza per taglio dell’ar-teria.

ù

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Quando si altera si ha la malattia, quando si ri-tira dalla materia che ha animato, questa muo-re ed imputridisce. I sintomi di conseguenzanon sono altro che espressione dei movimentiche fa l’anima per liberarsi dalla causa che lafa soffrire (teoria animistica). L’anima com-batte contro la pienezza del sangue, cioè la ple-tora, con emorragie nasali, gengivali, mestrua-li, emorroidarie. Quando l’anima non ci riesceil medico deve intervenire ovviamente con sa-lassi, sanguisughe, emetici, catartici, diaforeti-ci, senza mai dimenticare le solite purghe e iclisteri (Fig. 28).

Secondo lo scozzese William Cullen (1710-1790), lo stato di salute è invece espressione diun giusto tono di tutte le fibre del corpo. La ma-lattia quindi dipende dall’eccesso o alla carenzadell’energia nervosa, mentre John Brown, suodiscepolo, insegna che la malattia è causata dadebolezza o da inadeguata stimolazione dell’or-ganismo: in base alle sue teorie, note come si-stema browniano, l’organismo andrebbe stimo-lato con alte dosi di farmaci eccitanti e salassi.

Verso la fine del XVIII secolo, il medico te-desco Samuel Hahnemann (1755-1843), intro-duce il metodo dell’omeopatia, basato sul con-cetto della efficacia terapeutica di dosi infinite-simali di sostanze di natura vegetale, mineraleo animale, metodo che, soprattutto alla luce de-gli effetti devastanti di quella che è stata defi-nita la “terapia eroica”, a base di salassi, cliste-ri, emetici ecc. fino alla trapanazione del cranio,si è progressivamente diffuso, mentre il DrFranz Mesmer (1734-1815), austriaco, introdu-ce e diffonde la teoria del magnetismo anima-le, cioè dell’esistenza di una forza magneticadotata di potenti influssi sul corpo umano.

Tali teorie, con le loro possibilità terapeuti-che, devono però ancora oggi trovare una con-valida scientifica che, in senso positivo o ne-gativo, si potrebbe forse ricercare nell’ambitodella fisica e medicina quantistica.

Fra le non poche teorie, che oggi defini-remmo astruse, il Dr. Auenbrugger (1722-1809)il cui padre, venditore di vino, percuoteva lebotti per evidenziare il livello del loro conte-nuto, propone invece, nella visita medica, unaspetto pratico: il metodo della percussione.Tale metodo nei secoli successivi, soprattuttoper quanto riguarda la patologia toracica, avrànotevole importanza nella diagnostica e di con-seguenza nell’impostazione terapeutica.

Altro importante contributo viene dal natu-ralista e biologo Lazzaro Spallanzani (1729-

Manzoni nei “Promessi Sposi” che nel 1630 hafatto solo a Milano ottantaseimila vittime emolti milioni in tutta Europa nel corso dei cin-quanta anni in cui è migrata da una nazione al-l’altra, senza che si sia saputo opporre alcunaterapia preventiva e curativa nonostante fin dal1300 fosse stata evidenziata l’importanza della“quarantena” ricorrendo solo a dei vestiari dimodesta e dubbia utilità (Fig. 27).

Nel XVIII secolo la medicina si sforza diadattarsi al rigore degli studi tecnico-scientifi-ci che evolvono progressivamente. Cionono-stante continuano ad ottenere credito teorieastruse e senza un fondamento scientifico va-lido. Georg Ernst Stahl (1660-1734), sostiene,ad esempio, che l’anima è il principio vitale checontrolla lo sviluppo organico e va sostenuta.

Figura 27 - Medico con camice e maschera durante lapeste del XVII sec. a Milano.

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1799), abate modenese che rifiuta la teoria del-la generazione o “gemmazione” spontanea deimicrorganismi introducendo, nel 1780, il con-cetto microbiologico della genesi delle malat-tie ed il termine “germe”.

Questa sua teoria lo mette in competizionecon uno studioso francese, un certo Buffon, ilquale, più abile a frequentare i salotti, a chiac-chierare, ad intrattenere le signore, a scherniree a denigrare lo Spallanzani che nella ricerca,continua a sostenere la nascita dei microrgani-smi per “gemmazione spontanea”. Poco dopo,però, la teoria dello Spallanzani è stata da tut-ti confermata, anche grazie a quell’apparecchio,derivato dal telescopio, il microscopio, inven-tato da Galileo, e da questi chiamato “occhiali-no per vedere da vicino le cose minime”. Il Buf-fon è stato quindi ridimensionato e pare chedal suo nome sia diventato famoso il termine“buffone” mentre lo Spallanzani viene conside-rato il fondatore della microbiologia sperimen-tale, elemento importante per quella che sarà,circa due secoli dopo, la terapia antimicrobica.

Sempre in ambito terapeutico, si assiste aduna revisione della farmacopea seicentesca, di-venuta farraginosa, con la riforma della ricet-tazione, censura simplìcium, iniziata da C. Lin-neo (1707-1778).

Tra le droghe considerate inutili figuranol’acetosa, l’agarico, l’adianto aureo, l’agerato,l’alkekengi, i semi di altea, le ghiande, la pri-mula e le piantaggini. Simultaneamente si ap-

profondiscono le proprietà di medicamenti giànoti come l’oppio, la segale cornuta, il ginseng,l’olio di ricino, l’opobalsamo, il mercurio e l’ar-senico. Vengono inoltre aggiunti nuovi farma-ci, in parte succedanei di quelli noti, come l’ip-pocastano e la quassia per la china, in parte dinuova acquisizione, come l’ipecacuana, il caf-fè, il rabarbaro, la poligala, l’acqua di lauroce-raso, la belladonna, la digitale, il catrame, lafelce maschio, il cremor di tartaro.

La terapia si arricchisce infine di nuove“specialità” medicinali, quali il liquore di vanSwieten a base di sublimato, il liquore arseni-cale di Flower come ricostituente, il liquore diPearson anch’esso ricostituente, l’acqua delGoulard meglio nota come acqua vegeto-mi-nerale o acqua saturnina. Nello stesso tempohanno fatto il loro ingresso in terapia alcunesostanze come il colchico, il tabacco e il gius-quiamo.

Infine nel 1796 Edward Jenner (1749-1823),scopre il principio della vaccinazione come mi-sura preventiva contro il vaiolo, rendendo pos-sibile il controllo di questa malattia (Fig 29),gettando le basi dell’immunizzazione modernaed aprendo le porte a quella che forse potrem-mo definire la più grande conquista preventi-va-terapeutica nella storia dell’uomo: le vacci-nazioni.

Ad onor del vero, alcuni fanno risale ad undocumento cinese della dinastia Wang Tang del976 a.C, la prima segnalazione di immunizza-zione in quanto viene riportato che se un indi-viduo ha indossato una camicia di un malatodi vaiolo è immune al vaiolo o lo contrae in ma-niera attenuata.

In epoca successiva, sempre da parte dei Ci-nesi, viene riportato che è possibile prevenireil vaiolo insufflando polvere di croste pustolo-se per via nasale, pratica che i Medici dell’ Oc-cidente definiscono più tardi ”variolizzazione”,e che, inducendo una forma attenuata di ma-lattia, determina un’immunità al vaiolo nei sog-getti sani, ed in particolare nei bambini.

Dalla letteratura greca invece si rileva cheTucidide (455-399 a.C.), primo vero storico gre-co che descrive anche la terribile peste di Ate-ne del 430 a.C., riporta come resistenti al tifo,anche in corso di una epidemia, quei soggettiche in precedenza avevano superato la malat-tia: erano così diventati resistenti ad una se-conda infezione.

La prima pratica della “variolizzazione” vie-ne introdotta in Europa nel 1721 e subisce un

Figura 28 - Apparecchio portatile di autoclistere.

Ponendo l’ano sul tubicino (a destra sulla foto) ci siinietta il contenuto della siringa di stagno (a sinistra).

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notevole impulso per opera della nobildonnainglese Wortley Montagu che aveva contratto ilvaiolo e ne era rimasta orribilmente deturpa-ta. Però è solo nel 1796 che Edward Jenner,studente inglese della Facoltà di Medicina, comie una importante osservazione. Inoculandoper scarificazione del materiale prelevato dal-le pustole di una donna che lavorava in unafattoria e provocate dalla malattia benigna del-le vacche (“cow pox”) in un bambino di 8 an-ni, era riuscito a proteggerlo dal vaiolo umanoche gli viene inoculato due mesi dopo.

Due anni più tardi Jenner pubblica i risul-tati delle sue osservazioni: ha così inizio la dif-fusione di una pratica clinica che, dal termineutilizzato dallo stesso Jenner per indicare il suoesperimento, è stata definita “vaccinazione”.

Nel 1799 il vaccino si diffonde in Europa erapidamente si estende oltre oceano sfruttan-do per il trasporto quella che potremmo chia-mare la “catena umana”: in pratica si vaccina-va un bambino al momento di salpare ad es.per il Sud America e successivamente ogni 4giorni se ne prelevava il pus per inocularlo inaltri bambini.

Molte scoperte fatte nel XVIII secolo han-no portato quindi validi contributi nella dia-gnosi e nella terapia medica e chirurgica dellemalattie evidenziando l’incongruenza di molteteorie empiriche e magico religiose dei secoliprecedenti.

La farmacoterapia dopo la Rivoluzione Francese

Il secolo XIX inizia sotto l’influsso della Ri-voluzione Francese. Anche se il medico perso-nale del Re di Prussia Christoph Wilhelm Hu-feland (1762-1836) nello stesso anno della suamorte continua a sostenere che “i tre rimedibasilari della Scienza” i “veri e propri eroi so-no il salasso, l’emetico e l’oppio” e un suo li-bro sull’argomento raggiunge la X° edizionenei due decenni successivi influenzando mi-gliaia di medici, le Università si sottraggonosempre più al dogmatismo, ai controlli reli-giosi e a quelli politici. Alle idee del Medioevo,alla metafisica e all’idealismo romantico sicontrappone il positivismo mentre lo svilupposi fa più rapido e le conoscenze mediche ple-toriche per cui si impongono le specializza-zioni. Incominciano ad emergere illustri me-dici e nuove importanti acquisizioni si susse-guono. Viene così introdotto lo stetoscopio dalfrancese Renè Laennec, l’oftalmoscopio daHelmholtz e la siringa ipodermica che, fino apochi decenni fa, è stata lo strumento più usa-to dai medici per la terapia: il clistere inco-mincia a perdere terreno (Fig. 30).

La mortalità per infezioni è altissima e lateoria di Virchow (1821-1902) che le malattiesono l’espressione della reazione delle cellulead agenti esterni che invadono l’organismo, re-sta la pietra miliare della moderna scienza me-dica confermando le ben note segnalazioni diparecchi anni prima di Fracastoro, di Spallan-zani e di Agostino Bassi sulla malattia del bacoda seta. Il 45% degli amputati muore, spesso do-po le complicazioni emorragiche, per tetano,erisipela, setticemia, cancrena. Le febbri puer-perali uccidono il 12-20% delle donne. All’o-spedale di Vienna Ignazio Philipp Semmelweis(1818-1865) imputa la cosa al fatto che gli oste-trici non si lavano le mani per cui con ferree in-dicazioni, che oggi chiamiamo di asepsi, ottie-ne, nel 1847, brillanti risultati nell’ospedale diVienna dove lavora, con una impressionante ri-duzione della mortalità. Quando però comuni-ca la sua ipotesi alla comunità scientifica vienederiso, osteggiato e perde il lavoro. Dopo varietraversie, tornato nella sua Budapest da doveera partito per recarsi a Vienna per studiare,mette in atto le sue norme di asepsi non solo permedici, ostetrici ed infermieri ma anche per glistrumenti, le bende, il letto ecc. riuscendo a te-ner lontana la morte dalle sale di maternità del-

Figura 29 - Edoardo Jenner inocula il primo vaccino.

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l’Ospedale San Rocco di Budapest. I suoi meri-ti vengono però riconosciuti solo parecchi an-ni dopo la sua morte avvenuta presso un mani-comio in quanto alcuni mesi prima di morireaveva dato segni di squilibrio mentale. Tuttoquesto avveniva nonostante il chirurgo scozze-se Joseph Lister (1827-1912), l’italiano EnricoBottini (1835-1909) dell’Ospedale di Novara e ichirurghi tedeschi avessero già iniziato, consuccesso, l’uso del fenolo per l’asepsi.

Sempre in ambito ostetrico, un inglese Ja-mes Blundell (1790-1838),riporta alla ribaltanel 1828 le trasfusioni di sangue umano persalvare la vita alle donne che avevano appenapartorito però nel 1868 da un’analisi di tutte latrasfusioni fatte, F. Gesellius, un medico po-lacco, evidenzia che più della metà dei pazien-ti trasfusi sono morti. Di fronte a questi dati ealla messa a punto nel 1878 di una soluzionesalina che poteva fungere da sostituto del san-gue, eminenti medici cominciano a criticare laprocedura. La popolarità delle trasfusioni sem-bra diminuire di nuovo ma, stranamente, l’o-pinione generale ben presto si orienta in lorofavore.

Mentre si verificano tali eventi il biologoLouis Pasteur (1822-1895) nel 1869 confermache la malattia che colpisce i bachi, mettendoa terra tutta l’industria della seta francese, èdovuta, come peraltro già in precedenza evi-denziato dal Bassi (1773-1856), a degli “ani-

malcules” che riesce a controllare usando uo-va che non contenevano tali corpuscoli. Di-venta così il mago dei “batteri”. Nel 1878 Ch.E. Sedillot propone di denominare tutti i tipi dicorpuscoli “microbi” dalle parole greche “mi-kros” = piccolo e “bio” = vita.

Negli anni successivi Pasteur scopre lo sta-filococco, lo streptococco, il pneumococco, ilbacillo del colera dei polli ma, soprattutto, met-te a punto il vaccino contro la rabbia, malattiamolto frequente a quel tempi. Lo sperimentanei cani e poi lo usa per la prima volta in unbambino nel 1885. Il successo è strepitoso, lanotizia si diffonde rapidamente e il successo siripete in 17 di 19 contadini russi ammalati, ve-nuti appositamente per la sua cura. Nell’istitu-to che viene costruito per proseguire gli studicosì fruttuosi, viene messo in evidenza che glieffetti dannosi della difterite e del tetano nonsono dovuti ai batteri ma alle loro tossine e chel’organismo umano reagisce producendo delleantitossine ad azione neutralizzante la tossinaelaborata da tali batteri. Viene così scopertanel 1890 la sieroterapia da Emile Behring(1854-1917) che riceve il premio Nobel nel1901. Questo riscontro da un lato dà il via allericerche di un vaccino antitetanico, che vienemesso a punto qualche anno dopo, e dall’altropermette la produzione di un antisiero attivocontro la tossina difterica e quindi al primoimpiego terapeutico delle immunoglobuline.

Ad arricchire ulteriormente le scoperte nelcampo della batteriologia nella seconda metàdel XIX secolo, è la scoperta da parte di RobertKoch (1843-1910) del bacillo del carbonchio edella tubercolosi. Quest’ultima malattia venivagià trattata con successo, se in fase iniziale,con una cura igienico-dietetica e climatica, nei“sanatori per affezioni polmonari”. Questi di-ventano rapidamente sempre più numerosi e disolito sono situati in montagna anche se suc-cessivamente si evidenzia l’effetto benefico del-la elioterapia per cui sorgono anche in localitàmarina. La malattia a quel tempo è tanto fre-quente che, come riportato da Koch nel suoannuncio della scoperta del patogeno il 24 Mar-zo 1882, “stronca, statisticamente, un settimodella popolazione e, considerando le fasce me-die della popolazione attiva, un terzo di questae a volte anche di più ”. Il bacillo prenderà poiil nome del suo scopritore.

Vengono isolate da alcune piante sostanzefarmacologicamente efficaci quali il chinino,la caffeina, la morfina, la codeina, alcaloide

Figura 30 - Caricatura sulla fede riposta nel clistere.

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estratto dall’oppio ma sedativo della tosse, lastricnina dalla noce vomica, e vengono usatesostanze quali il cloralio idrato, come sonnife-ro, l’estratto di scorza di salice, la salicina co-me antipiretico. L’azione antipiretica dell’infu-so di foglie di salice, nota ai tempi di Ippocra-te, Celso, Plinio, sulla scia dell’azione del chi-nino, è stata di nuovo segnalata nel 1763 da unabate esperto di botanica ma la salicina vieneisolata nel 1828 e da questa, successivamente,nel 1899, viene sintetizzata l’aspirina, l’acidoacetil salicilico, più efficace, meglio tollerato eche per la sua azione antinfiammatoria, anti-dolorifica ed antifebbrile è tuttora il farmacopiù usato nel mondo. Nello stesso anno P. Vuil-lemin, studiando il comportamento di alcunemuffe e l’antagonismo riscontrato nelle cultu-re fra vari batteri, introduce il termine “anti-biosi” e “antibiote”.

Nel 1895 viene annunciata da W.C. Roent-gen la scoperta dei raggi X capaci di rendere vi-sibili, come su una fotografia, alcuni corpi opa-chi come ad esempio le ossa. E’ l’inizio delladiagnostica per immagini, che esploderà nellaseconda metà del XX secolo, e, quasi contem-poraneamente, di una nuova possibile terapia,la radioterapia inizialmente usata per nevi etumori cutanei.

Il XIX secolo si chiude pertanto dopo esse-re stato percorso da un grande impegno e de-dizione per la ricerca scientifica.

La farmacoterapia del XX secolo

Dagli inizi del XX secolo, i progressi far-macoterapici seguiranno in maniera tanto tu-multuosa che è impossibile sintetizzarli senzaincorrere in ulteriori gravi lacune.

Per ricordarne solo alcuni e partendo dall’i-nizio del secolo, è opportuno segnalare la sco-perta dei gruppi sanguigni A,B,C (poi denomi-nato O) da parte di K. Landsteiner (1868-1943)nel 1900, e nel 1902 del gruppo AB da parte didue suoi collaboratori italiani. E’ l’inizio di unanuova era di scoperte importanti per la terapiatrasfusionale quali gli anticoagulanti, impor-tantissimi per poter conservare e trasportare ilsangue e per usarlo in sedi lontane dal donato-re, l’eredità dei gruppi sanguigni, l’eparina e lasua azione anticoagulante scoperta da McLeannel 1917, fino al fattore RH nel 1940. Oggi le tra-sfusioni sono un presidio terapeutico impor-tantissimo e, molto spesso, determinante.

La scoperta delle vitamine rappresentanoun’altra importante acquisizione in ambito far-macoterapico anche se era noto, fin dai tempipiù antichi, che in momenti di carestia com-paiono particolari tipi di malattie.

Nell’Antico testamento e negli scritti di Pli-nio il Vecchio, si ritrovano notizie su una ma-lattia, oggi conosciuta come scorbuto e che èstata la principale causa di morte degli equi-paggi di navi di lungo corso nel Medioevo, perastenia, emorragie, complicanze infettive e re-spiratorie. Nel 1593 un equipaggio di una na-ve inglese in rotta verso le Indie riesce a sfug-gire alla malattia in quanto tutti assumono ognigiorno del succo di limone. Nonostante questasegnalazione la malattia, quasi scomparsa sul-la terra ferma per le migliorate condizioni ali-mentari di tutta la popolazione, è ancora fre-quente nei marinai fino al XIX secolo. L’ipote-si di un fattore antiscorbuto viene formulatanel 1907 da Funk Casimir (1884-1967) ma la vi-tamina C viene isolata da Szent Gyorgyi (1893-1971) fra il 1928-1932 e la struttura e la sinte-si vengono realizzate nel 1932.

I malati affetti da emeralopia venivano untempo trattati facendo loro mangiare del fega-to ed anche uova e burro, ma solo nel 1931 èstata definita la struttura della vitamina A, re-sponsabile della suddetta sintomatologia e dialtri sintomi oculari e cutanei.

Il rachitismo, noto fin dall’antichità ma con-fuso con altre osteodistrofie, nel XIX secolocolpiva l’80% dei bambini delle classi più po-vere dell’Europa e dell’America. Descritto perla prima volta nel 1645 da medici inglesi, nel1782 viene evidenziata l’efficacia antirachiticadell’olio di fegato di merluzzo ma l’impiego sularga scala di tale olio come antirachitico av-viene solo nel 1930. Nel 1890 viene rilevata lafunzione protettrice dei raggi solari, nel 1919il loro effetto terapeutico e nel 1931 viene iso-lata e sintetizzata la vitamina D. Alla fine deglianni ’60 viene dimostrato che la vitamina Dcontrolla il metabolismo del calcio come un ve-ro ormone.

La carenza della vitamina E, oggi ritenutatanto importante per la sua azione antiossi-dante e contro l’invecchiamento, è stata estrat-ta e quindi sintetizzata dall’olio di seme di gra-no nel 1936-1938, ed è presente anche nell’uo-vo, burro, lardo, olii vari ecc.

La presenza di un fattore antiemorragiconegli alimenti è stata sospettata fin dal 1929 ead esso è stato dato il nome di vitamina K. Pre-

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sente negli ortaggi, frutti, fegato, il suo isola-mento risale al 1935 e la sua sintesi al 1939.

La malattia detta “beri-beri” nota in Cinagià nel 2600 a.C., solo nel 1885 è stata collega-ta dal giapponese Takaki ad un deficit alimen-tare che colpiva i mangiatori di riso brillato eche determinava il quadro di astenia, anores-sia, debolezza ecc. e la sindrome polineuritica.

Nel 1910 Funk isola dalla cuticola del risouna sostanza capace di prevenire e guarire ilberi-beri e per la quale, nel 1911, introduce iltermine “vitamina” per indicare una sostanzacon la struttura di una amina indispensabileper la vita. Tale termine verrà poi esteso a tut-ti quei composti con attività simili e “indi-spensabili per la vita”. Presente nei legumi, uo-va, carni ecc., la sua struttura e la sintesi chi-mica sono state realizzate nel 1936.

Lo stesso Funk nel 1912 avanza l’ipotesi cheuna vitamina può essere il fattore capace diprevenire la pellagra, malattia caratterizzatada “dermatite, diarrea, demenza”, nota in Ita-lia fino dal XVIII secolo, e alla quale è stato da-to il nome di vitamina PP. Presente nei cerea-li, carni, pesce, frutta ecc., la sua identità conl’acido nicotinico, sostanza già nota ai chimicifin dal 1867, è stata riconosciuta nel 1937.

Altre vitamine del gruppo B, ugualmenteimportanti per l’organismo, quali la vitaminaB2, B5 o ac.

Pantotenico, B6 o piridossina, Biotina o vi-tamina H, Acido folico o Vitamina Bc., sonostate identificate e sintetizzate fra gli anni1920-1940 mentre l’identificazione della strut-tura chimica della B12, è avvenuta nel 1955.

Fin dall’inizio del secolo inoltre, percorren-do il filo conduttore delle importanti acquisi-zioni microbiologiche iniziate dallo Spallanza-ni e seguite dal riscontro della inibizione dellacrescita batterica ad opera delle muffe, evi-denziando così l’esistenza di un antagonismobatterico, si accentua la ricerca di qualche so-stanza efficace contro i principali patogeni re-sponsabili di tante malattie mortali.

P. Ehrlich (1854-1915), da tempo pensa aduna “pallottola magica” contro i batteri, ma lericerche con Sahachiro Hata solo nel 1910 cul-minano con la messa a punto del Salvarsan (dasalvare cioè guarire) e quindi del Neosalvarsanrelativamente meno tossico, primo rimedio an-tiluetico. Seguono molte ricerche sull’azione an-tibibatterica di vari preparati ma, per la neces-sità di attrezzature costose e sofisticate, le coseprocedono stentatamente. Per tale motivo i mi-

crobiologi tedeschi si dedicano alla scoperta dinuovi patogeni quali ad esempio la Spirochetapallida, evidenziata da Schaudinn F e Hoff-mann E. nel 1905 cui è seguita la messa a pun-to poi della reazione diagnostica da parte di A.

Wassermann (1866-1925) nel 1906, diffusapoi in tutto il mondo con il suo nome. I fran-cesi, allievi di Pasteur, si rivolgono invece allostudio dei vaccini.

Nell’ambito di tali ricerche, nel 1922 A. Fle-ming (1881-1955) isola dalle lacrime il lisozi-ma che però dimostra solo una blanda azionebatteriolitica.

Nel 1928 A. Fleming evidenzia che alcunibatteri non crescono dove è cresciuta una muf-fa, le cui spore pare siano state fornite dallaDott.ssa C. La Touche, chiamata “la vecchiamuffosa “o “ Mary Mouldy”, e che il brodo dicoltura della muffa esplica sui batteri un’azio-ne inibente simile a quella delle colonie di muf-fa. Dimostra così che tale attività sui suddettipatogeni è dovuta ad una sostanza prodotta daquesta muffa, identificata come Penicillum No-tatum. Fleming pensa di produrre quantità ele-vate di muffe, di usare il “succo di muffa” ascopo terapeutico ed introduce il termine “Pe-nicillina”, per non ripetere sempre la frase “fil-trato di brodo di coltura del micete” Nel feb-braio 1929, comunica e poi pubblica i suoi ri-sultati su soggetti umani trattati con la “sua”penicillina fra la totale indifferenza dei vari stu-diosi. L’insuccesso della sua comunicazione, el’impossibilità di trovare qualcuno che lo aiu-tasse a purificare, produrre in quantità ade-guate e renderla stabile e somministrabile nel-l’uomo, interrompe ogni ricerca. Affermare pe-rò che Fleming non ha scoperto nulla oltre al-la parola “penicillina”, tanto che a Vienna nel-l’autunno del 1987 al famoso congresso inter-nazionale di Chemio-antibioticoterapia in unalettura sulla storia degli antibiotici è stato det-to con ironia che “la penicillina ha scopertoFleming”, sembra un atteggiamento ingiusto edi indifferenza simile a quella riservatogli daisuoi colleghi nel 1929 e negli anni successivi.

Mentre si arrestano gli studi sulla penicilli-na, in Germania, nel 1932, Klarer e Mietszchbrevettavano il Prontosil Rosso ed altri colo-ranti azolici contenenti il gruppo sulfonilami-dico. Il Prontosil, famoso colorante rosso, gua-risce un neonato di 10 mesi con setticemia sta-filococcica.

Spetta tuttavia a Domagk (1895-1964), ilmerito di aver saggiato i nuovi composti, evi-

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denziando la loro azione contro streptococchi,pneumococchi, gonococchi ed altri batteri. Coni sulfamidici molti pensano che il principio diAsclepiade del I secolo a.C., in base al quale laterapia farmacologia doveva essere rapida si-cura e piacevole (cito, tuto, iucunde), si sia rea-lizzato in un campo della medicina pratica. Aldi fuori della Germania, non viene subito at-tribuita la giusta importanza a questo pro-gresso della chemioterapia fino al 1936 quan-do alcuni studiosi inglesi pubblicano i brillan-ti risultati degli studi clinici effettuati con ilProntosil e con il suo metabolita attivo, la sul-fanilamide, nella sepsi puerperale e nelle me-ningiti meningococciche.

Per la scoperta dell’azione chemioterapicadel Prontosil nel 1939 viene conferito a Do-magk il Premio Nobel che però non può riti-rarlo perché il Furher fin dal 1937 proibisce atutti i cittadini del III Reick di ricevere ricono-scimenti dalla Fondazione Nobel.

Mentre evolvevano le ricerche sui nuovichemioterapici, nel 1935 Ernest Boris Chain(1906-1979), un giovane chimico berlinese diorigine ebrea, rifugiato in Inghilterra per le leg-gi razziali instaurate in Germania, si trasferi-sce ad Oxford dal Prof. Howard Florey (1898-1968), Direttore dell’Istituto di Patologia e do-po qualche anno decidono di intraprendere de-gli studi sul Penicillum Notatum e sulle sueproprietà antibatteriche riuscendo ad ottenerei fondi necessari alla ricerca dalla RockefellerFoundation.

Le difficoltà non sono poche, ma i successinon mancano e nel maggio-luglio 1940 Chaine Florey usano con successo, in topi infettati,penicillina allo stato puro, che risulta 1000 vol-te più efficace del “succo di muffa” di Fleminge 10 volte più dei sulfamidici di Damagk. Vistii brillanti risultati li pubblicano sul Lancet del24 agosto 1940.

Qualche giorno dopo l’articolo viene letto daFleming che non crede ai suoi occhi. Le ama-rezze per gli insuccessi di tanti anni di lavoroe per l’indifferenza di molti colleghi sembranosvanire per cui si reca ad Oxford dove, con no-tevole sorpresa di Florey e Chain, che lo cre-devano morto, fa la loro conoscenza ed iniziasubito una stretta collaborazione.

Poiché il succo gastrico inattiva la penicilli-na, nel febbraio 1941 si opta per la sommini-strazione endovena lenta ad un poliziotto di Ox-ford moribondo per una grave setticemia da in-fezione stafilococcica delle labbra con interes-

samento dell’occhio che era già stato asportato.I risultati sono incredibili ma finita la quan-

tità di penicillina disponibile, dopo 10 giorni dibenessere il paziente muore per una compli-cazione broncopolmonare.

Altri casi vengono trattati con successo se siusano dosaggi e durata di terapia adeguati percui appare evidente che sono necessari grandie attrezzati laboratori per avere a disposizionele quantità necessarie cosa però impossibile inquel momento per il conflitto bellico.

Per tale motivo nel giugno del 1941 Floreye Heatley raggiungono, via Lisbona, gli StatiUniti e si rendono conto che per produrrequantità notevoli di penicillina bisogna usarele vasche di fermentazione della birra, per cuiviene coinvolto il Dipartimento dell’Agricoltu-ra di Peoria (Illinois). Contemporaneamenteviene rilevato che il Penicillum chrysogenum,sempre fornito da C. La Touche (la vecchia Ma-ria delle Muffe), produce 70 volte più penicilli-na rispetto al ceppo di Oxford e che il bom-bardamento di tale muffa con i raggi X da luo-go a sottoceppi che producono quantità 500volte maggiori pari a 900 unità di penicillina ri-spetto a 1-2 unità prodotti dal ceppo di Oxford.Mentre viene coinvolta l’industria farmaceuti-ca americana, in Inghilterra si tenta di pro-durre la penicillina artigianalmente, ma le pic-cole quantità prodotte vengono impiegate solosu alcuni militari feriti gravemente in corso diazioni belliche.

La notizia dei successi ottenuti, in partico-lare nell’ufficiale neozelandese Newton che sta-va morendo al Cairo per una cancrena agli ar-ti e in un soggetto affetto da meningite strep-tococcica trattata da Fleming nell’Agosto 1942,richiamano l’attenzione di tutti ed il Times an-nuncia la clamorosa notizia di una sostanzacentinaia di volte più efficace dei sulfamidici.Pochi mesi dopo il 28 novembre a Boston ne-gli Stati Uniti, la penicillina viene messa alla“prova del fuoco” dato che viene impiegata in220 ustionati gravi in seguito ad un incendio diun night club. Il successo ottenuto è tale che leautorità militari degli Stati Uniti, coinvolte nelsecondo conflitto mondiale da un anno, di-chiarano la penicillina prodotto di interessemilitare nazionale “top secret”.

La produzione in poco tempo sale vertigi-nosamente da 400 milioni di unità nei primi seimesi del 1943, a 20 miliardi nei sei mesi suc-cessivi, a 1700 miliardi nel 1944 e a 7000 mi-liardi di unità nel 1945. Per la sintesi della pe-

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nicillina sono stati impiegati più di mille ri-cercatori di 39 Università e industrie inglesi edamericane mentre le prime penicilline semi-sintetiche sono state realizzate nei laboratoridella Merk e in quelli di Oxford.

Sino al termine della seconda guerra mon-diale l’impiego della penicillina (considerata“top secret”, anche se non sono mancati i ten-tativi di spionaggio industriale come riportatocon molta efficacia nel noto film “II terzo uo-mo”) è riservata agli eserciti alleati: verrà poiesteso alle popolazioni civili e infine a tutti ipaesi del mondo. Nel 1945 Fleming riceve ilPremio Nobel che vuole venga diviso con Flo-rey e Chain.

Gli anni che vanno dal 1940 al 1950 sonoparticolarmente importanti per gli antibiotici.Infatti, mentre fra i laboratori di Peoria (Illi-nois) e Oxford progrediscono gli studi e le ri-cerche per purificare e produrre quantità ade-guate di penicillina, che, fra l’altro, si rivela unfarmaco strepitoso per la cura radicale dellalue, nel settembre 1943 S. A. Waksman (1888-1973), un ucraino immigrato negli Stati Unitinel 1910, laureato in agraria e in biochimica,divenuto un esperto microbiologo del suolo,dopo aver esaminato vari campioni di terra, ri-esce ad isolare dall’Actinomices griseus un pre-parato, denominato streptomicina, efficace sugram positivi e gram negativi e sul bacillo diKoch. Questa diventerà poi il capostipite degliamminoglicosidi. Il riscontro dell’efficacia delpreparato sul bacillo di Koch spetta però aFeldman e Hinshaw, come poi è stato ricono-sciuto dallo stesso Waksman, il quale inveceusa il nuovo antibiotico per primo nella me-ningite tubercolare segnalando anche i secon-dari fenomeni tossici, quali la sordità totale, elo sviluppo di germi resistenti in vitro. Nel 1948compaiono i primi ceppi di stafilococchi resi-stenti alla penicillina e di bacilli di Koch resi-stenti alla streptomicina. Per tale motivo la ri-cerca mette a punto due prodotti attivi sul ba-cillo di Koch: l’acido paraminosalicidico (PAS)e l’isomiazide.

Altro importante evento nella antibiotico-terapia è l’isolamento, nel 1943, da parte di unricercatore italiano G. Brotzu (1895-1976), Di-rettore della Cattedra di Igiene della Facoltà diMedicina di Cagliari, di un micete il Cephalo-sporium acremonium. Essendo a conoscenzadelle scoperte di Fleming, Florey e Chain iso-la, dagli scarichi fognari che si gettavano nelvecchio porto di Cagliari, il suddetto micete,

oggi chiamato Acremonium Brotzu. I filtratiricavati si dimostrano dotati di attività anti-biotica sia in vitro, nei riguardi di patogeni qua-li il tifo, colera, peste, brucelle, stafilococco au-reo, sia nelle cavie, quando viene sommini-strato l’estratto di “succo di muffa” per via in-tramuscolare, sia in alcuni pazienti affetti daileotifo e da infezioni da stafilococchi se som-ministrato per os.

In seguito a quanto sopra, per purificare eprodurre su vasta scala la sostanza attiva, cer-ca di coinvolgere il Ministero della Sanità, leautorità militari e l’industria farmaceutica. Siscontra però con l’ignoranza di chi non cono-sce i progressi scientifici in tal campo, la diffi-denza, l’incomprensione e le pastoie burocra-tiche.

Pubblica pertanto, a proprie spese, nel 1948un fascicolo con il titolo “Ricerche su di unnuovo antibiotico” dove riporta tutte le sueesperienze dal 1943 al 1945 e conclude il suoarticolo come segue: “Si è voluto riferire quan-to sopra nella speranza che altri Istituti megliodotati di mezzi, possano giungere ad un pro-gresso migliore nella selezione del micete, nel-la preparazione colturale dell’antibiotico edestrazione di esso”.

A causa dell’indifferenza delle autorità po-litiche e scientifìco-sanitarie italiane, Brotzucontatta un ex ufficiale inglese, Blyth Brooke,con il quale, in seguito all’occupazione alleatadella Sardegna, avvenuta dopo l’8 settembre1943, aveva condotto con successo la campa-gna anti malarica finanziata dalla RockefellerFoundation per conto dell’Ente Regionale Lot-ta Antianofele Sardegna (ERLAS) e gli invia ilsuo articolo - memoriale e, attraverso di lui, lofa pervenire a Florey.

Le ricerche sulla coltura inviata da Caglia-ri danno luogo a una prima sostanza attiva so-lo sui Gram positivi la cefalosporina P, di scar-so interesse vista, a quel tempo, la disponibili-tà e l’efficacia della penicillina. Una secondasostanza risulta attiva anche sui Gram negati-vi, come descritto da Brotzu, denominata ce-falosporina N e nel 1953 infine da N. Newtoned E. Abraham viene isolata una terza sostan-za denominata cefalosporina C.

Le prime cefalosporine per impiego clinicosu vasta scala sono quindi messe in commer-cio nel 1963 con i nomi di Ceporin (Glaxo) eKeflin (Lilly). L’anno dopo vengono introdottidue derivati per uso intramuscolare, la cefalo-tina e la cefaloridina, quest’ultima però più tos-

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sica a livello renale, che riscuotono un notevo-le successo per anni. Le caratteristiche dellastruttura chimica della cefalosporina, permet-te ovunque un fiorire di nuove molecole chespalanca la strada alla produzione di un veroarsenale di nuovi antibiotici a largo spettro, ibetalattamici, che oggi, con i nuovi derivatirappresentano la categoria di antibiotici piùusata.

Mentre evolvono gli studi sulla penicillina,sulla streptomicina e quelli sulla cefalosporina,nel 1943 B.M. Duggar, botanico dell’Universitàdi Wisconsin, alla luce del risultato di Wak-sman su campioni di terreno, chiede a molticolleghi di ogni parte del mondo dei campionidi terra.

Nell’estate del 1945, riceve da un collegadella Università del Missouri, dove aveva inse-gnato quaranta anni prima, un terreno dal qua-le si sviluppa un actinomicete con azione anti-batterica che, nella piastra, assume un brillan-te colore dorato per cui viene denominatoStreptomyces aureofaciens.

Da questo micete isola nel 1947 una sostan-za, somministrabile per os, con un profilo an-tibiotico ampio, in quanto attivo su Gram ne-gativi e Gram positivi e sulle Ricketzie, ma pur-troppo non attivo sul bacillo di Koch, che eral’obbiettivo per cui aveva iniziato la ricerca. Vie-ne chiamato aureomicina in onore alle sue ca-ratteristiche cromatiche, e successivamente sirileva essere una clorotetraciclina con struttu-ra simile a quella di un altro antibiotico la os-sitetraciclina che contiene un gruppo idrossili-co. Quest’ultima, chiamata terramicina, è stataottenuta dallo Streptomyces rimosus isolato nel1949 da un terreno prelevato vicino alla dittache aveva commissionato la ricerca, dopo ave-re esaminato 116.000 campioni di terreni pro-venienti da ogni parte del mondo.

Entrambi i farmaci hanno avuto un grandesuccesso per la loro efficacia e per la possibili-tà di essere somministrati per os. Il successoaumenta quando nel 1952 togliendo l’atomo dicloro alla aureomicina si ottiene un nuovo an-tibiotico la tetraciclina o acromicina. Tali far-maci però non essendo completamente assor-biti nell’intestino alterano la flora intestinalefavorendo la comparsa di ceppi resistenti alletetracicline.

Nel 1947 al Prof. Bukhalder, botanico del-l’Università di Yale, viene dato da un industriafarmaceutica un fondo di 5500 dollari per ri-cercare delle sostanze ad attività antibatterica

contro le Ricketzie. Chiede a molti colleghi diogni parte del mondo dei campioni di terra eda un campione proveniente dal Venezuela vie-ne rinvenuto un actinomicete sconosciuto, poidenominato Streptomyces Venezuelae, dallecui colture viene evidenziato un principio atti-vo ad azione antibiotica ampia su Gram nega-tivi e sui Gram positivi ed anche sulle Ricket-zie. Tale sostanza viene denominata Cloramfe-nicolo, in quanto contiene cloro nella sua mo-lecola. Nel 1949 viene descritta la sua efficacianon solo sulle Ricketzie ma anche su salmo-nelle, Brucelle, Haemofìlus influenza.

Evidenziata rapidamente la formula chi-mica, viene subito prodotto per sintesi inquanto tale via è molto più economica ma, nel1950, viene riportato che è responsabile di ane-mia aplastica, con la frequenza di un caso ogni20.000-100.000 trattati e con una mortalità,fra i colpiti da tale patologia, che ha raggiun-to anche l’80%. Viene pertanto usato solo pergravi infezioni che non possono essere tratta-te con antibiotici più sicuri a causa dei feno-meni di resistenza e di allergia anche se pocodopo con una modifica della molecola vieneprodotto il tiamfenicolo privo di tale effettocollaterale.

Nel 1951 E. Hazen e R. Broun, nel corso diestese ricerche sui microrganismi del suolocondotte dal Dipartimento dello stato di NewYork, isolano dalla coltura di Stretomycesnoursei una sostanza il nystatin che si dimostraun antimicotico molto attivo in particolare con-tro l’infezione da Candida.

Il preparato però non viene assorbito pervia intestinale e per via sistemica è molto tos-sico e non utilizzabile. Mentre si constatava ta-le insuccesso nel 1953 P.Ganis isola, da un cam-pione di terra proveniente dalle rive dell’Ori-noco nel Venezuela, lo Streptomyces nodosusdalle cui colture ricava una sostanza molto si-mile alla nistatina, l’anfotericina B, con attivi-tà antifungina nei riguardi di Histoplasma cap-sulatum, Cryptococcus neoformans, Cocci-dioides immitis, Candida, Blastomyces, ecc. Ilcomposto alquanto tossico viene usato solo pertali gravi infezioni ma, successivamente, conopportuni interventi sulla molecola viene resomeno tossico.

Lavorando sempre sui terreni provenientida varie parti del mondo alla ricerca di actino-miceti con potenzialità antibatterica, nel 1952R. Bunch e J. McGuire isolano uno Strep-tomyces, da un terreno prelevato da Iloilo nel-

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I presidi farmacoterapici nei secoli: evoluzione storica

le Filippine, al quale danno nome erytreus inquanto produce un pigmento rossastro. Daquesto micete ottengono un antibiotico cuidanno nome eritromicina, importante caposti-pite di una grande famiglia di antibiotici tut-tora molto usati.

In breve tempo si evidenzia che il compostoe i derivati, stearato ed estolato, quest’ultimoperaltro più tossico, sono efficaci sugli stessipatogeni sensibili alla penicillina, su quelli pe-nicillino resistenti, su alcuni Gram negativi eanche sui micoplasmi.

Nel 1954 Woodward conia il termine ma-crolide, dato che la molecola è composta da ungrande anello lattonico a cui sono legati gli zuc-cheri. Nello stesso anno da un ceppo diStreptpmyces antibioticus viene isolata laoleandomicina che risulta meno attiva dellaeritromicina, e successivamente la trioleando-micina che ha il solo vantaggio di essere resi-stente dalla degradazione da parte del succogastrico. Entrambi però sono più tossici dellaeritromicina. Infine dallo stretomyces ambo-faciens viene isolata la spiromicina.

Nel 1956 da alcuni campioni di terreno pre-levati in India e in Indonesia viene isolato unmicete lo stretomyces orientalis dalle cui col-ture viene prodotta la Vancomicina. Questa ri-sulta particolarmente efficace sui Gram positi-vi, in particolare sui ceppi di stafilococchi re-sistenti alla penicillina e sugli streptococchi fe-calis e viridans. Vista però la sua azione tossi-ca su rene, coclea, ecc., è stata riservata al trat-tamento di infezioni gravi quali endocarditi,setticemie ecc. spesso in associazione ad altriantibatterici. Più recentemente però, con alcu-ne modifiche alla molecola, tale tossicità è sta-ta notevolmente ridotta.

Nel 1959 un altro italiano si inserisce nellaricerca di composti ad azione antibatterica.

Infatti, a Milano, P. Sensi, dal brodo di fer-mentazione dello Streptomyces mediterranei,isola un composto che, al momento di dargli unnome, in ricordo del termine rifìfì (lotta) di unfamoso film francesce (Du rifìfì chez les hom-mes), la chiama Rifamicina in quanto è effica-ce nella lotta contro molti batteri ed in parti-colare contro Gram positivi e i bacilli della tu-bercolosi. In verità i risultati clinici non sonoall’inizio così incoraggianti fino a quando al-cuni studiosi dell’Istituto Superiore della Sani-tà e gli svizzeri V. Prelog e W. Oppolzer di Zu-rigo non chiariscono la composizione chimicache permette una serie di ricerche in base alle

quali Sensi evidenzia, nel 1966, che il compo-sto più efficace è un derivato semisintetico de-nominato Rifampicina.

Dopo la gentamicina, importante aminogli-coside introdotto nel 1963, negli anni ’70 sonostati introdotti altri aminoglicosidi quali la to-bramicina nel 1971, la sisomicina nel 1973, el’amicacina nel 1974, Negli anni ’80 vengono in-trodotte altre due importanti cefalosporineiniettive quali il ceftazidime e il ceftriaxone, e,negli anni ’90, numerose cefalosporine orali diseconda e terza generazione che hanno spo-stato il loro spettro d’azione dai batteri positi-vi ai Gram negativi.

Importanti anche i farmaci antineoplasticiderivati da vari microrganismi come la Dau-nomicina e l’Adriamicina messe a punto da Au-relio Di Marco rispettivamente nel 1963 e 1969dallo Streptomices peucetius e la CiclosporinaA derivata dal micete Tolipocladium inflatumGams, che si è rivelata di notevole importanzaper la sua azione immunosoppressiva nei tra-pianti.

I numerosi antibiotici riportati, e i tanti al-tri che ora non è nemmeno possibile citare,hanno ridotto drasticamente la mortalità permalattie infettive che un tempo rappresenta-vano la prima causa di morte. L’ingegno difen-sivo dell’uomo dovrà però continuare per la ca-pacità dei vari patogeni di mettere in atto dei“sistemi di difesa”, fra le quali importanti lebetalattamasi e le cefalosporinasi, dando luo-go alle sempre più frequenti resistenze dei bat-teri ai vari antibiotici (Grafico 1).

Mentre evolvono le importanti conoscenzefarmacoterapiche sul sangue, sulle vitamine esugli antibiotici, progrediscono in manierasempre più rapida, le pratiche vaccinali. Van-no pertanto ricordati: il primo vaccino anti-pertosse nel 1923, il vaccino antitubercolare diAlbert Calmette (1863-1933) e Camille Guerindel 1924, il BCG, mentre nel 1932 inizia la pro-duzione del primo vaccino antivirale, quellocontro la febbre gialla. Nel 1954 grazie alla pos-sibilità di ottenere colture di virus su cellule discimmia o di origine umana, J.E. Salk (1914-1995) mette a punto il primo vaccino inattivocontro la poliomielite e nel 1957 A. B. Sabin(1906-1993) somministra per la prima volta unvaccino antipolio vivo attenuato per via orale(Fig. 31).

Seguono poi nel 1958 gli studi sui vacciniantivirali, con ceppi vivi e attenuati, antimor-billo, antirosolia, antiparotite.

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Dal 1968 inizia lo studio di vaccini polisac-caridici che interessano nell’ordine: il menin-gococco (1968), il pneumococco (1978), l’Hae-mophilus Influenzae tipo b (1980) e la salmo-nella tiphi (1984). Nel 1973 viene prodotto inGiappone il primo vaccino antivaricella, nel1974 viene studiato in Inghilterra un vaccinovivo attenuato contro il citomegalovirus, nel1976 viene scoperto il virus Ebola e nel 1986viene usato il primo vaccino antiepatite B ela-borato geneticamente mentre nel 1989 vienescoperto il virus dell’epatite C. Alla fine deglianni ‘70 inizia la sperimentazione di un vacci-no contro il virus Epstein-Barr.

L’importanza delle vaccinazioni, non-ostante le non poche contestazioni, è emersaevidente dopo la scomparsa del vaiolo grazieal vaccino, alla scomparsa, per ora solo neipaesi più evoluti del mondo occidentale, del-la poliomielite e di molte altre patologie in-fettive. Attualmente grazie ai vaccini disponi-bili possono essere prevenute ben 12 malattieinfettive: Difterite, Tetano, Pertosse, Polio-mielite, Epatite B, Hemophilus influenze tipob, Pneumococco, Meningococco C, Morbillo,Rosolia, Parotite e Varicella, che un temporappresentavano, soprattutto in età pediatrica,

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SulfonamideChloroquine

BenzylpenicillinStreptomycin

ChloramphenicolTetracycline

PyrimethamineIsoniazid

ErythromycinAmphotericin

VancomycinAmpicillin

LincomycinCephalothin

GentamicinNalidixic acid

RifampinTobramycin

TrimethoprimCefoxitim

AmikacinNetilmicin

CefuroximeNorfloxacin

Cefaclor IRCeftazidime

AztreonamImipenem

AcyclovirPiperacillin

FluconazoleTeicoplanin

CeftriaxoneRoxithromycin

CiprofloxacinAzithromycin

CefepimeCefeprome

Cefaclor MRIsepamicin

Grafico 1 - Sviluppo degli antibiotici e loro efficacia sulla riduzione della mortalità per malattie infettive nel mon-do (da Periti P.).

Figura 31 - A.B. Sabin: inventore del vaccino antipolio-mielitico orale.

A.B. Sabin: Siena 1979. Celebrazione del 75° Anniversa-rio della fondazione dell’Istituto Sclavo.

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I presidi farmacoterapici nei secoli: evoluzione storica

le principali cause di morbilità e mortalità.Nonostante i grandi progressi in ambito

vaccinale, fino alla messa a punto del primomicroscopio elettronico nel 1940, le conoscen-ze sui virus sono progredite molto lentamentee sono solo quelle relative agli effetti patogenisull’uomo come il virus della febbre gialla, del-la rabbia, del vaiolo, della poliomielite, dell’in-fluenza, e su alcuni virus che infettano gli ani-mali. Il primo presidio terapeutico in ambitoantivirale è l’interferone messo a punto nel1957, ma ipotizzato dal fisiologo bresciano Fla-viano Magrassi nel 1933, e il cui nome derivadal fatto che agisce non con il sistema degli an-ticorpi ma “interferendo” in maniera “aspeci-fica” sul codice genetico del virus patogeno im-pedendo il suo sviluppo e l’ingresso nelle cel-lule vicine.

Questa nuova acquisizione è evoluta neglianni e, fra successi e delusioni, ora sono notivari interferoni ad azione antivirale, antitumo-rale ed immuno stimolanti.

La comparsa sulla scena medica negli anni1976-77 dei primi casi di una affezione suc-cessivamente identificata come AIDS (Acqui-red Immuno Deficiency Sindrome) e dovuta ad

un nuovo virus, l’HIV (Human Immunodefi-diency Virus), ha determinato in ambito medi-co e nei mass-media non poco allarme per lasua gravità, per la rapida evoluzione mortale eper il suo rapido diffondersi. Questo ha messoin moto a livello mondiale, con una solidarie-tà senza precedenti nella storia, i ricercatori egli studiosi più qualificati. Per le notevoli dis-ponibilità tecnologiche entro breve tempo, eprecisamente nel 1983, viene isolato il virus,dal 1985 sono disponibili i primi test diagno-stici per il rilievo di anticorpi anti HIV e co-minciano i primi studi su un nuovo antiviralela Zidovudina (AZT) il cui utilizzo viene ap-provato nel 1987.

Attualmente numerosi sono i farmaci antiHIV che permettono però solo il rallentamen-to della fatale infezione mentre, per le partico-lari caratteristiche del virus, nonostante l’im-pegno di molti a livello mondiale e le ipotesi ot-timistiche, non è ancora disponibile un vacci-no preventivo e/o terapeutico che tutti si au-gurano arrivi quanto prima.

Determinanti anche in ambito endocrino-logico sono le acquisizioni avvenute nel XX se-colo. Nel 1902 viene coniato da Starling il ter-mine “ormone”, nel 1909 vengono scoperte leparatiroidi e la loro azione sul metabolismo delcalcio mentre nel 1921 viene isolato il parator-mone e l’ormone della crescita. Nel 1914 vienepreparata la tiroxina pura, e nel 1922 viene im-piegato lo iodio per la prevenzione del gozzo.Nel 1922 viene isolata e impiegata l’insulinache viene purificata nel 1923, nel 1936 vienerealizzata l’insulina zinco-protamina dando

Figura 32 - Bidet anticoncezionale di una damina del‘700.

Figura 33 - Quando non esisteva la pillola.

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luogo all’inizio di una terapia scientifica deldiabete e nel 1986 alla terapia con insulina ot-tenuta mediante ingegneria genetica. Fra il1920 e il 1940 vengono inoltre scoperti il glu-cagone, il TSH, la gonadotropina, l’ossitocinala vasopressina, la prolattina, l’androsterone,il testosterone, il desossicorticosterone, il cor-tisone, l’estradiolo, e precisata la formula del-la tiroxina. Nel 1943 viene scoperto l’ACTH, nel1945 l’ormone somatotropo e nel 1948 l’effettoantinfiammatorio del cortisone. Nel 1952 vie-ne isolato l’aldosterone e nel 1955 vengono sco-perti il prednisone e il prednisolone.

Nel 1951 G. Pincus (1903-1976) inizia lostudio sulla “Pillola” anticoncezionale: l’Emo-vid viene sperimentato nel 1956 a Portoricocon grande successo e la FDA lo qualifica co-me contraccettivo nel 1960 (Fig. 32).

Dopo oltre 40 anni, il principio della pillo-la è rimasto invariato e consiste nella inibizio-ne della ovulazione indotta per via ormonale daun estro-progestinico (Fig. 33).

Nel 1974 viene introdotto sul mercato il be-clometasone e successivamente i progressievolvono ancor più rapidamente nella terapiadel diabete, dell’iposomia da deficit di STH ecc.

Considerazioni conclusive

Da questa succinta e pertanto molto lacu-nosa sintesi dell’evoluzione dei presidi farma-coterapici nei secoli, con il precipitare delle ac-quisizioni nel XX , appare evidente che, il se-colo da poco concluso, ha visto, in ambito me-dico, ed in particolare in quello terapeutico,molti più progressi di quanti non ne siano sta-ti fatti in tutta la storia dell’umanità. Se si guar-da anche a tutto il millennio trascorso si deveconstatare che fino a non molti decenni fa la te-rapia era soprattutto empirismo e superstizio-ne, non raramente legati da un sottile filo dimagia e alchimia, senza alcun fondamentoscientifico.

Il lungo percorso per giungere alla attualemedicina iniziato con Ippocrate (460-377 a.C.)e i sofisti greci è progredito stentatamente perla mancanza di presidi tecnologici e diagnosti-ci che, oltre ad ostacolare il progresso delle co-noscenze, ha impedito lo sviluppo di quello spi-rito critico indispensabile per distinguere stre-goneria e superstizione dalla scienza. Per talimotivi, anche nell’epoca latina non vi sono sta-ti grandi progressi tanto da far affermare a Pe-

tronio, contemporaneo di Cristo morto nel 66d.C., che “il medico non è che un conforto del-l’animo”.

Le cose non cambiano con il contributo diGaleno (130-200 d.C.) e della Scuola MedicaSalernitana per cui il Petrarca (1303-1374),scampato alla peste di Firenze, afferma che “ilmedico non è altro che parole inutili e vanitàsenza peso” e non variano di molto nemmenofino alla seconda metà del XIX secolo tantoche Wendell Holmes (1809-1894), illustre cli-nico viennese, afferma “se tutto il patrimoniofarmacologico venisse affondato nel mare sa-rebbe tanto meglio per l’umanità e tanto peg-gio per i pesci”.

Importante evento, in quelli che vengonochiamati i secoli bui del Medio Evo, è invecela nascita e la diffusione dei “pia loca o locaHospitalia” luoghi dove gli “infirmi” storpi,ciechi, piagati, lebbrosi, folli, moribondi e ibambini “esposti” cioè abbandonati trovanoun ambiente caritatevole, del personale di as-sistenza e delle parole di solidarietà, di con-forto, di speranza. Per i bambini, se le cosenon erano molto migliorate sotto l’impero ro-mano, solo verso la fine del Medioevo miglio-rano per cui il soggetto in età evolutiva inco-mincia ad acquistare, anche per merito del cri-stianesimo, una certa dignità. Nonostante l’im-pegno di tante persone, le possibilità terapeu-tiche consistono però soprattutto nell’esserepresenti, nel saper ascoltare e partecipare aldolore e alla sofferenza: è il germoglio dell’U-manesimo, anche in ambito sanitario, che daluogo, intorno all’anno 1000, alla Scuola Me-dica Salernitana e che sboccia, nel suo splen-dore, dopo alcuni secoli. Conclusa la parente-si della scuola araba solo con Galileo (1564-1642) viene introdotto in medicina l’approcciorazionale e sperimentale e comincia a farsistrada l’idea di scienza applicata alla medici-na ma la terapia rimane, come gli elisir di lun-ga vita, nell’ambito della magia.

Una grande rivoluzione prende corpo nel1700 con l’inizio della microbiologia e l’inseri-mento della chimica che tenta di estrarre, dal-le numerose sostanze presenti in una pianta, il“principio attivo” responsabile dell’azione far-macologica.

La chimica diventa dominante nel 1800 conla scoperta e la identificazione del chinino, del-la nicotina, stricnina, caffeina, digitalina e, dal-la pianta di salice, della salicìlina, precursoredell’aspirina.

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I presidi farmacoterapici nei secoli: evoluzione storica

Dopo gli insegnamenti di molti studiosi e ri-cercatori, prosegue così l’importante rivolu-zione medico scientifica. Le possibilità dia-gnostico-terapeutiche continuano ad essere li-mitate ma splende sempre nell’arte medica lagrande importanza dell’aspetto umanitario ecomunicativo, tanto che nel 1852 G.

Del Chiappa, illustre clinico medico a Pavia,nel suo “Discorso della morale del medico”, perl’inizio dell’anno accademico, afferma che ilmedico “deve palliar ove il guarir non ha luo-go e addurvi secondo che più lice, speranza econsolazione” dato che “non esistono mali in-curabili ma solo inguaribili”.

Con il progredire delle conoscenze nasce inGermania la prima fabbrica di farmaci su ba-se industriale con il nome Merck: è l’inizio diuna nuova era che porterà alla scomparsa deiprodotti galenici e alla nascita delle industriefarmaceutiche e di quelle che saranno poi le gi-gantesche “multinazionali” del farmaco.

A cavallo fra l’ottocento e il novecento na-sce la medicina moderna che, esplodendo co-me vera scienza nel novecento, ha dato luogoa progressi imprevedibili e, al medico moder-no preparato e capace, di formulare accuratediagnosi e prognosi e di prescrivere terapie ri-solutive.

L’avvento di nuovi antibiotici e vaccini e diregole igieniche, hanno cambiato la storia del-l’umanità.

Non si assiste più alle pestilenze di un tem-po e alle infezioni generalizzate, con mortalitàinfantile impressionante. Antibiotici e vaccinihanno ridotto la mortalità, in particolare quel-la infantile, hanno contribuito a cambiare laqualità e a prolungare la vita.

Per quanto riguarda gli antibiotici, in pocopiù di venti anni sono stati introdotti, nel mo-desto armamentario terapeutico di un tempo,i più importanti farmaci antinfettivi. Questo èstato però possibile grazie all’evoluzione delleconoscenze medico-scientifiche, dalle primeconferme dell’esistenza dei microrganismi pa-togeni, al loro collegamento con le rispettivemalattie infettive, alle prime teorie microbiche,al concetto di antibiosi e quindi alla scopertadei sulfamidici, della penicillina e dei molti al-tri antibiotici che sono seguiti.

L’era moderna della chemioterapia antibat-terica è iniziata nel 1911 con il Salvarsan e ilNeosalvarsan come antiluetici, è proseguita nel1936 con l’uso clinico della Sulfanilamide, cuiè seguito l’acido paraminosalicilico e l’idrazide.

“L’età d’oro” degli antibiotici prende l’avvio conla produzione della penicillina nel 1941, quan-do il primo materiale grezzo conteneva solo il10% di penicillina pura, rendendo necessaricento litri di brodo di coltura per ottenere unaquantità di antibiotico sufficiente a trattare unpaziente per 24 ore.

Solo un anno più tardi però, vengono pro-dotti 122 milioni di unità di penicillina, men-tre nel 1950 la produzione totale di penicillinaè passata da poche centinaia di milioni di uni-tà al mese a più di 200 mila miliardi di unità(circa 150 tonnellate) con notevole riduzionedei costi pro dose. Il costo commerciale dellaprima penicillina, all’inizio pari ad alcuni dol-lari per cento mila unità, scende a frazioni dicentesimi di dollaro. Attualmente almeno il30%-40% dei pazienti ospedalizzati riceve unoo più cicli di terapia antibiotica e milioni di in-fezioni, potenzialmente letali, vengono rego-larmente curate.

Alle spalle di tanti successi non si può peròdimenticare l’enorme contributo della ricercain vari ambiti, che ha portato alle sofisticatetecniche di biochimica, di ingegneria genetica,di diagnostica per immagini quali ecografia,tomografia assiale computerizzata, risonanzamagnetica nucleare, tomografia ad emissionedi positroni ecc., fattori tutti che permettonocorrette diagnosi e terapie razionali e mirate.In tale evoluzione anche la chirurgia, le cui ra-dici si perdono nei millenni passati, grazie anuove tecnologie, alla microchirurgia, alle son-de teleguidate e alla micro-cinematografia, ètalmente progredita da permettere interventipraticamente senza aprire addome o torace,con rapidi recuperi clinici e, grazie agli enor-mi successi dell’immunologia e di farmaci an-tirigetto, di realizzare trapianti di rene, pol-mone, cuore, fegato, pancreas, cute, con il pos-sibile impiego futuro degli xenotrapianti, cioèdi organi di animali, in particolare del maiale,per rispondere alle richieste sempre più nu-merose.

Gli strabilianti progressi della scienza nonsono stati però raggiunti senza inconvenienti odanni e non sono privi di alcuni risvolti nega-tivi: basta pensare che, non raramente, l’usoinappropriato degli antibiotici, i farmaci piùusati, è a volte, responsabile di effetti avversi edella comparsa delle resistenze facendo venirealla mente Eschilo (525-456 a.C.) quando af-fermava: “ogni cosa porta il suo gravame” e al-la Talidomide con i numerosi casi di focome-

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lia di cui è stata responsabile. Come ogni me-daglia anche le conquiste della scienza, a volteper colpa degli stessi studiosi, hanno avuto unloro rovescio, i loro effetti indesiderati ed av-versi tanto da richiamare alla mente il mito diPandora che elargiva dal suo orcio doni buonima anche cattivi.

II fascino della scienza, accresciuto dai suc-cessi raggiunti nel vincere le malattie dell’uo-mo, sembra a volte creare il mito dell’immor-talità. Questo però non deve far dimenticarenemmeno la famosa leggenda di Titone. L’an-tica leggenda narra infatti che un tempo Auro-ra, bellissima Dea del firmamento di Giove, ap-pena si alzava per illuminare la Terra vedevatutte le mattine al lavoro un uomo bellissimo,forte, ed infaticabile intento senza sosta allacura della sua terra che lei amorevolmente il-luminava.

Affascinata dalla sua bellezza e dall’instan-cabile dedizione se ne innamorò e, volendocontinuare a godere della sua presenza persempre, chiese all’onnipotente Giove che con-cedesse lui l’immortalità.

Giove non potendo negare un dono a chi tut-te le mattine, dopo la profonda notte, porta lagioia sulla terra, le concesse quanto richiesto.Purtroppo però non avendo chiesto oltre al-l’immortalità anche la giovinezza, gli anni pas-sarono velocemente e Titone invecchiò, perseprogressivamente la bellezza e le forze, la vistae il desiderio di lavorare ma, essendo immorta-le, diventò tanto vecchio da perdere anche il lu-me dell’intelletto, la capacità di accudire a sestesso, alla propria pulizia. Aurora ogni matti-na sempre più addolorata, nel vedere il suoamore così ridotto, tornò da Giove e lo suppli-cò di fare qualcosa. Fu così che Titone vennetrasformato in cicala e, da allora, allieta le not-ti estive in attesa dì rivedere l’Aurora.

Tutto ciò vuole essere un sommesso richia-mo ad un incontro costruttivo fra scienza me-dica, tecnologica e dimensione umanistica del-la medicina che deve tenere come riferimentocentrale l’uomo, ed in particolare il bambino,con la loro dignità, rispettando la qualità dellavita, senza mai incorrere in accanimenti tera-peutici.

Il cammino verso la moderna medicina èstato lungo di molti secoli ma molto sarà an-cora fatto in particolare in ambito oncologicoe neuropsichiatrico patologia, soprattutto que-sta ultima, che sta divenendo sempre più fre-quente in età evolutiva e per la quale la nostra

ignoranza è disarmante e le terapie sono an-cora modeste ed empiriche.

Nell’evoluzione della farmacoterapia e del-la medicina si è verificata anche una evoluzio-ne del medico passato da quello preistoricostregone e/o sacerdote, a quello ippocratico, aquello medioevale, talvolta alchimista e mago,a quello umanista fino al moderno medicoscienziato che deve usare i farmaci in base acorrette evidenze scientifiche e non in base al-la tradizione o ad un ingiustificato e persona-le “ottimismo terapeutico”.

La ricerca ha accresciuto così sapere ed abi-lità ma anche eccessivo tecnicismo e, a causa diriforme e controriforme, si è sviluppata una di-lagante burocrazia per cui il rapporto interu-mano, la partecipazione, la comunicazione in-terpersonale, un tempo elementi base della te-rapia, si sono affievoliti. La fiducia si è così of-fuscata, l’insoddisfazione nei confronti dellamedicina e delle cure si è diffusa ed è divenutaun fenomeno non trascurabile, spesso impo-nente. Tutto ciò perché la medicina è una pra-tica entro la quale si creano aspettative, emo-zioni, situazioni di rapporto umano che vannooltre i più immediati aspetti organicistici.

La prescrizione del farmaco non è un attoa se stante ma un momento della globalità del-l’intervento in cui insieme al farmaco il medi-co, ed in particolare il pediatra, deve sapersomministrare anche il carisma, derivatogli dalsapere, dal saper fare, dal saper essere, e la fi-ducia conferitagli dal suo ruolo.

Tutto ciò in un sinergismo di effetti che rin-forza il potere terapeutico del farmaco datoche, come insegna la moderna psico-neuro-en-docrino-immunologia, molti aspetti psichicipossono tradursi in malattia o benessere e per-tanto vanno tenuti presenti. Gorgia da Lentini(482-374 a.C.) esponente del pensiero dei sofi-sti greci, affermava che “la parola ha un pote-re immenso: può esaltare la pietà, instillare lagioia, abolire il dolore, mettere fine alla paura”.Più recentemente il famoso psicanalista angloungherese M. Balint (1896-1970) affermava: “ilmedico stesso è un farmaco per il proprio pa-ziente: è il farmaco più usato” perchè l’animadella medicina si trova nel rapporto, nella co-municazione, nella relazione fra chi guarisce echi è guarito.

Si suol dire che “Historia magistra vitae”ma, per tanti secoli, la storia della farmacote-rapia non ha portato significativi e veramenteutili insegnamenti. Nonostante ciò il medico,

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I presidi farmacoterapici nei secoli: evoluzione storica

che trova nella terapia il nucleo della sua pro-fessione, ha sempre pensato di poter offrire coni suoi consigli, un valido aiuto ai propri pa-zienti. La volontà di influenzare positivamen-te i processi patologici e l’ottimismo terapeuti-co che ne deriva, hanno rappresentato la forzatrainante, l’elemento fondamentale nella sto-ria della pratica medica anche nelle epoche piùmisere.

Non deve pertanto sorprendere, anche seoggi ci può far sorridere, la fiducia dei medicidi un tempo nei salassi, nelle purghe, nei cli-steri e in certe drastiche terapie come quelleche, ad esempio, ha dovuto subire il povero reCarlo II d’Inghilterra poco più di quattrocentoanni fa e che oggi potremmo definire torturemortali.

Qualcuno potrebbe dire che “del senno dipoi sono piene le fossa” e che, fra alcuni anni,certamente molti sorrideranno di non pochenostre “primitive” terapie. Per tale motivo og-gi alla luce di tanti secoli di storia e con le at-tuali disponibilità tecnico-scientifiche è indi-spensabile saper coniugare, con spirito critico,soprattutto nei nostri atti terapeutici, parteci-pazione, speranza ed equilibrio basato sulleevidenze mediche scientifiche, quella che oggiviene chiamata “Evidence Base Medicine”, da-to che, come affermava F. Magendie (1783-1855), “solo il ciarlatano possiede l’impertur-babile fiducia in sè che le conoscenze vere nonsempre riescono a dare”.

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