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Scuola Normale Superiore di Pisa Comune di Gibellina CESDAE Centro Studi e Documentazione sull'Area Elima - Gibellina - GIORNATE INTERNAZIONALI DI STUDI SULL'AREA ELIMA (Gibellina, 19-22 Settembre 1991) ATTI I Pisa - Gibellina 1992

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Scuola Normale Superiore di Pisa Comune di Gibellina

CESDAE

Centro Studi e Documentazione sull 'Area Elima

- Gibellina -

GIORNATE INTERNAZIONALI DI

STUDI SULL'AREA ELIMA

(Gibellina, 19-22 Settembre 1991)

ATTI I

Pisa - Gibellina 1992

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Questo volume è stato curato da Laura Biondi, Alessandro Corretti, Stefania De Vido, Michela Gargini, Maria Adelaide Vaggioli. La parte grafica è stata curata da Cesare Cassane l/i.

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OSSERVAZIONI SUL DECRETO DI NACONE

MARIO LOMBARDO

l. Fra le nove tavolette bronzee 'da Entella' attualmente note - grazie soprattutto al coraggio e alla lungimiranza di Giuseppe Nenci1 -, la terza è forse quella che presenta maggiori aspetti di problematicità, ma anche di interesse. Problematicità legata in n anzitutto al fatto che si tratta dell'unico documento non emanante dalla comunità degli Entellini, bensì, con ogni verosimiglianza, da quella dei Naconei2, nonché alla mancanza di riferimenti nel testo a personaggi o eventi tali da suggerirne un preciso inquadramento storico3• Ma problematicità legata anche a quegli stessi aspetti di originalità che ne determinano l'estremo interesse dal punto di vista storico.

Per motivi di tempo, mi limiterò qui ad alcune osservazioni portanti soprattutto su uno di tali aspetti che, seppur toccato in qualche modo nella discussione finora sviluppatasi sul docu­mento, merita a mio parere più specifica considerazione; mi riferisco alla disposizione relativa al sacrificio che le archaì dovranno annualmente offrire ai TéVITO{Jé5" (II. 29-32).

2. Per inquadrare adeguatamente questo aspetto, occorre tuttavia richiamare, seppur brevemente, il tenore generale del decreto dei Naconei così come emerge dai già numerosi contri­buti esegetici ad esso dedicati, i quali, su alcuni punti in partico­lare, hanno permesso di precisare e approfondire la comprensio­ne del testo, mentre su altri fanno registrare l 'esistenza di ipotesi interpretative anche notevolmente divaricate.

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Il nostro documento si presenta come la trascrizione -destinata all' esposizione nel pronao del tempio di Zeus Olimpio (11. 33-35)4 -di un decreto-legge d eU' asse mb le a (Ma) dei N aconei. Contestualmente alla sua stessa approvazione, il giorno 4 del mese di Adonio, da partedella <:Wa-laquale recepisce e sancisce, verosimilmente, iJ dettato di una deliberazione propositi va in tal senso formulata dalla f3ovM, dietro consiglio autorevole e pres­sante, si direbbe, degli ambasciatori segestani (11. 3-10)5 - , tale decreto prevede l'immediata messa in atto di una complessa e originale procedura di riconciliazione e ristrutturazione interna, allo scopo conclamato di assicurare anche in futuro -essendosi per buona sorte verificata la diorthosis dei koinà tonNakonaion6

- la concordia tra tutti i cittadini ( Il. 4-6). In primo luogo viene prescritta la pubblica riconciliazione

tra le due fazioni resesi protagoniste in passato ( ÉV Tcis lf..Lrrpoa()cv xr:x5vc){s) di una non meglio specificata &a<f>opd portante im€p rCv Kw&l: chiamati davanti all ' assemblea, i membri delle due fazioni dovranno riconciliarsi tra loro indicando ( rrpoyparjivras) reciprocamente tre n t a esponenti della fazione avversa (11.1 0-14)8. A questo punto gli arconti, trascritti i singoli nomi delle due ' lis te' su klaroi, li immetteranno in due distinte idrie e procede­ranno ad estrarre un nome da ognuna di esse. Ai due ex-nemici sorteggiati insieme, verranno uniti altri tre politai estratti a sorte dal resto della cittadinanza- con esclusione dei parenti, secondo le norme di legge regolanti la partecipazione ai tribunali (Il. 18-19)9 -,formando cosi una ' cinquina' di a&J..rfx:X aipaof., che per il futuro dovranno vivere in concordia fra loro f..léTà rréu:Jas&mu!Jraro:; Kat qXJ..ias- (11. 19-21)10• Formate, procedendo in tal modo, trenta ' cinquine', si proseguirà- nel corso della stessa seduta assemble­are - sorteggiando i restanti cittadini, sempre con esclusione dei parenti, anch'essi in gruppi di cinque ét&J..rfx:X a/péTol, con gli stessi ' doveri reciproci' delle precedenti 'cinquine' 11 • Al termine gli l€poJ.WGJ10VéS" celebreranno il sacrificio di una capra bianca, forn ita, così come tutto l'occorrente per tale sacrif icio, dal Taf.lf.as (Il. 27-29) 12•

Da questo punto il decreto dei Naconei assume la forma di

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una vera e propria /ex sacra, prescrivendo che, per il futuro, tutti i successivi magis trati ( rracraL ai Karà rr65as àpxaf) 13 celebrino ogni anno, nella ricorrenza di questa cerimonia, il 4 di Adonio, un sacrificio, immolando ai FéiiÉTOfJé'5' e alla Oj.Léwla una vittima per ciascuno, quella che giudicheranno adeguata (oKa OoKLf.ui(wvn) 14, e che tutti i cittadini facciano fes ta tra lo ro secondo gli ' affratellamenti ' (o ' conformemente ali' affratellamento', L 33: Karà rà<s d>&-Açroéhias-)15•

3. Come si è detto, diversi sono gJi elementi di originalità di questo documento sotto tanti rispetti unico.

Sul piano del lessico, è stata ad esempio rilevata la presenza di ben duehapax legomena (KAapoyfXl#w e d&A<,~So8:7ia)16, nonché di espressioni che sembrano impiegate con valenze peculiari (come rrpoyp<iif>éLV rw6s)11

; così come è stata rilevata la presenza di costruzionj sin tattiche ellittiche e problematiche (ad es. alle Il. 19-21 e 25-27)1s.

Ma è sul piano ' procedurale ' e 'socio-is tituzionale ' che sono stati messi in evidenza gli elementi e aspetti di maggiore originalità, e interesse storico, del documento, soprattutto con la s traordinaria operazione che esso prescrive, di riconciliazione interna e di ' rimescolamento', per così dire, del corpo civico, e di ridefinizione delle sue articolazioni con la creazione - tramite un sorteggio parzialmente pilotato e 'corretto' - di una serie di g ruppi pentadici di 0.&-Aif>oì a'tpcrol.; operazione, quest'ultima, a cui si fa riferimento, nella legge istitutiva della relativa festa anniversaria, col termine di 0.&-AqxiJoia.

E ' soprattutto sull 'originalità di questa nozione, e della connessa creazione di 'cinquine ' di ' fratelli elettivi' - prive, in effetti, di precisi e validi riscontri nelle evide nze ed esperienze del mondo greco -, che si è centrata l'attenzione degli studiosi. La relativa, e ricca, discussione esegetica fornisce le coordinate essenziali anche per la definizione e messa a fuoco delle questio­ni che pone, nel quadro della più ampia problematica interpretati va del documento nel suo complesso, l' interpretazione del culto dei r évhopés. Ne emerge in effetti con chiarezza come l'interpreta-

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zione di dati così originali come quelli re lativi agli 'affratellamenti', nelle loro possibili matrici storico-culturali e nelle loro precise valenze e signif icati sul piano sociale, giuridi­co-istituzionale e/o politico-ideologico, debba fare i conti con diversi ordini di problemi (e difficoltà) di carattere generale, in parte almeno tra loro collegati e intrecciati.

A) In primo luogo quelli derivanti dal fatto che l 'ambiente da cui emerge il decreto - la Nacone di IV-III sec. a.C., nella sua verosimile ubicazione nella Sicilia occidentale- si lascia plausi­bilmente individuare e definire come un ambiente sulla cui fisionomia etnico-culturale hanno agito, o possono aver agito, esperienze di stratificazione, interazione, influenza o acculturazione assai complesse. Si tratta in effetti di un centro di origini (e matrici culturali) verosimilmente el ime (o, se si prefe­risce, elimo-sicane ), su cui si è innestata, o sovrapposta, a partire forse dalla fine del V sec. a.C., così come a Entella, una forte componente di matrice i tali ca, quella dei mercenari campani già al servizio di Siracusa 19; un centro, inoltre, intrinsecamente 'esposto ', per ragioni di ordine storico e geografico, già nella fase 'elima ' e ancor più in quella 'campana', a possibili influenze politico-culturali fenicio-puniche, oltre cbe, certamente, a quel­le greche, le quali appaiono permearne in misura determinante la fisionomia culturale, a giudicare dai fenomeni, e livelli, di ellenizzazione lingu istica, onomastica, politico-istituzionale (halia , boula, hieromnamones, tamias, etc.), giuridica (legge sulla partecipazione ai tribunali) e religioso-cultuale (tempio di Zeus Olimpio e cul to di Homonoia) documentati dal decreto stesso, i quali sembrano autorizzarne in via prioritaria direttrici di lettura e interpretazione in chiave ' greca'. Di fronte, tuttavia, ad aspetti che non trovano precisi riscontri, terminologici o 'fattuali', nelle ev idenze ed esperienze greche, non è possibile escludere direttrici interpretative ed esplicative che chiamino in campo gli eventuali limiti dell'ellenizzazione di Nacone e/o l'eventuale persistenza, e incidenza, nella cultura locale, di elementi di matrice anellenica.

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Non a caso, a proposito dell' adelphothetia e delle ' cinquine' di 'fratelli elettivi', D. Asheri impostava la relativa problematica interpretativa prospettando concretamente l'opportunità di in­dagarne le matrici e le precise valenze lungo una pluralità di direttrici che prendesse in conto anche la possibilità di influenze ' orientali ' mediate attraverso i contatti col mondo fenicio­punico, nonché quella di esperienze organizzativo-sociali di matrice italica mediate dalla componente campana della società naconea20, accanto a quella di una matrice sostanzialmente greca, seppur rielaborata in modo originale21; direttrice, que­st 'ultima, su cui si collocano essenzialmente i contributi esegetici di S. Alessandrì, I. Savalli, H. e M. Van Effenterre22•

B) In secondo luogo, e correlatamente, i problemi insiti nello stesso carattere dichiaratamente e programmaticamente innovativo (e direi radicalmente innovativo) de Il ' insieme dei provvedimenti prescritti nel decreto, entro cui potrebbe in qual­che misura ' risolversi ' - magari in connessione con gli eventuali limiti dell'ellenizzazione naconea - l' originalità (terminologica e/o 'fattuale') degli aspetti in questione.

In quest'ottica, e in una prospettiva esegetica ' greca ', si potrebbe, ad esempio, tentare di leggere il fatto , assai 'originale' e intrigante, che l ' identità dei gruppi sociali pentadici da creare col sorteggio - e i legami che ne dovranno fondare la coesione e concordia interna - vengano definiti non solo ricorrendo al termine à&Acjxi, che nell 'orizzonte linguistico e culturale ellenico rinvia essenzialmente a rapporti di parentela naturale- mentre è <j)paTfp quello normalmente designante i rapporti di parentela fittizia23 -, ma accostando ad esso l' aggettivo qualificativo aipaoi, che, nel linguaggio socio-politico greco, rientra nel lessico delle procedure e dei rapporti e legami' elettivi' (elezione, cooptazione, scelta di magistrati, soda li , etc.), i quali si distinguono c per molti versi si contrappongono alle procedure basate sul sorteggio24 tra cui rientra invece quella messa in opera per la costituzione delle ' cinquine'. Paradossalmente, dunque, almeno in un ' ottica greca, da una procedura centrata interamente sul sorteggio e che esclude

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programmaticamente i parenti natura li ed i membri della stessa ' faz ione', dovranno emergere gruppi qualificati, nella loro identità e nei loro legami costitutivi, con una terminologia propria da un lato de i rapporti di parentela naturale, dali 'a ltro delle procedure e dei rapporti 'elettivi' .

Ciò potrebbe anche significare solo che i modelli (e legami) organizzativo-sociali in riferimento a cui venne concepita e progettata la artificiosa ' ridistribuzione' del corpo civico in nuovi gruppi furono sostanzialmente quelJj stessi (parentelari ed ' elettivi') tradizionalmente vigenti nella società naconea2s, alla cui terminologia si fece dunque ricorso per definire e qualificare l' identità (e i legami interni) di tali gruppi (le cui dimensioni pentadiche potrebbero peraltro riflettere essenzialmente la logica, intrinseca all 'operazione stessa, del numero minimo tale da garantire la presenza in ciascun gruppo di una maggioranza di cittadini non esposti in primo piano nella precedente discordia). O, più a fondo, che tra gli scopi essenziali di tale ' ridistribuzione' v i fosse precisamente quello di 'eclissare ' (o occultare?) e 'sostituire' -almeno entro certi ambiti e a certi fini cf. infra)­i tradizionali legami parentelari ed 'elettivi ', che definivano l'identità (e innervavano la solidarietà interna) dei gruppi sociali preesistenti, con nuovi legami fitt izi, ma, proprio in relazione allo scopo suddetto, concepiti e definiti come della stessa natura di quelli. Verosimile indizio, in tal caso, di un forte ruolo negativo che tali precedenti legami avevano avuto- o si riteneva avessero avuto - nella precedente diaphora , e che forse si pen­sava, o temeva, potessero ancora avere.

In altre parole, l 'originalità degli aspetti in questione potrebbe riflettere essenzialmente un rapporto complesso fra tradizione e innovazione, da leggere entro le specifiche coordinate del pro­getto di ristrutturazione della comunità naconea.

C) Questo ci porta ad un terzo ordine di problemi, e difficoltà, quelli, fondamentali, legati alla interpretazione e valutazione complessiva di tale progettata ristrutturazione -nella sua genesi, e nei suoi significati , scopi ed eventuali limiti

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-, in rapporto alla vicenda e alla situazione (di diaphora, ma anche di diorthosis) sul cui sfondo essa viene concepita e progettata, e sulle quali il nostro documento offre elementi di informazione così limitati e per certi versi così poco espliciti da aver dato luogo alla formulazione di ipotesi interpretative e ricostruttive radicalmente diverse tra loro. In un recente lavoro, in particolare, H. e M. Van Effenterre banno avanzato una proposta di lettura per molti versi nuova e originale che, se pure non appare condivisibile in tutti i suoi aspetti, poggia tuttavia su osservazioni e argomenti almeno in parte validi - come il ruolo 'autonomo' e 'autorevole' degli ambasciatori segestani; l'estre­ma urgenza che sembra informare la delibera e la sua prescritta messa in atto; i tempi ristretti in cui si prevede di realizzare l' intera operazione; il carattere poco esplicito della ' motivazio­ne' e dei riferimentialladiaphora; le dimensioni 'minuscole' dei nuovi gruppi sociali26 -,che introducono quanto meno nel dibat­tito sull' interpretazione complessiva del decreto una serie di interrogativi di portata generale.

Si tratta dell ' ultimo atto di una complessa vicenda di stasis e riconciliazione interna, come hanno pensato alcuni27, o piut­tosto di un provvedimento d'urgenza in sé conchiuso, mirante a bloccare il possibile evolversi di una situazione di discordia tra due gruppi tuttavia minoritari verso una vera e propria stasis?28•

E la prospettiva in cui vanno lette la sua genesi e le sue finalità è essenzialmente interna o piuttosto ' relazionale '? E s i tratta di un 'operazione concepita e progettata in maniera so­stanzialmente autonoma dai Naconei, o in misura significativa imposta o 'richiesta ' o consigliata dall'esterno, e in particolare dai Segestani?29

E, ancora, l'operazione in questione va intesa come mirante a riformare e ristrutturare radicalmente (e stabilmente) l'assetto e l 'articolazione interna della comunità naconea, con effetti e conseguenze anche sul piano degli assetti c rapporti economici, giuridici e politico-istituzionalì3°, o piuttosto come un 'opera­zione di natura essenzialmente simbolico-cerimoniale (o se si preferisce politico-ideologica), priva di aspetti e riflessi concre-

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tP1; un 'operazione mirante in sostanza, «face à une menace exterieure» , a «faire oublier des réticences ou des sympathies 'fractionnistes ' et restaurer l' unité morale de la cité» e i cui riflessi 'concreti' nella vita futura della comunità sarebbero stati limitati alla sfera religiosa e cerimoniale, e cioè essenzialmente alla celebrazione della festa anniversaria degli ' affratellamenti' ?32

Interrogativi, questi, che non c 'è qui il tempo di discutere approfonditamente - come pur meriterebbero -, ma che confi­gurano prospettive interpretati ve e ricostruttive entro cui, com'è ovvio, anche la problematica relativa agli ' affratellamenti' viene a configurarsi in termini assai differenti.

4. E' sullo sfondo di questo complesso intreccio di problemi e prospettive esegetiche, che va impostata anche l 'interpretazione di quella disposizione che prescrive la celebrazione, da parte delle future archai nel quadro di una festa anniversaria degli 'affratellamenti ', di un sacrificio ai r Evh-op€5' e, insieme, alla [(4.Lévota

Punto di partenza è la constatazione che questo dato religioso­cultuale non trova precisi riscontri documentari nel mondo greco: né nelle evidenze epigrafiche relative alle Leges Graecorum sacraeJJ, né, per quanto ho potuto vedere, in altri tipi di iscrizioni, né d ' altra parte nelle fonti letterarie- per le quali ho utilizzato anche il Thesaurus Linguae Graecae computeriz­zato -, risultano in effetti attestati casi di un culto civico (con sacrificio cruento) reso a un'entità così denominata.

In campo cultuale, il termine yEihwp emerge solo nel con­testo di Del o, dove è attestata l'esistenza di un antico altare di Apollo r évfnup, particolarmente venerato da Pitagora in ragione del fatto che il relativo culto prevedeva solo l'offerta-deposizione di semi di grano o di orzo, o di focacce, con interdizione rituale dell'uso del fuoco, così come del sacrificio cruento34• Per il resto, il termine in questione risulta impiegato - peraltro sporadica­mente- sia al singolare che al plurale, e sia nella documentazione letteraria che in quella epigrafica, per designare ascendenti naturali, gen itori o antenati in senso proprio35, o, più spesso, per

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qualificare entità 'naturali' e soprannaturali di cui si predica una primordiale funzione generatrice36.

Partendo di qui- e dalla constatazione del forte collegamento contestuale e concettuale tra culto dei rEvfropése 'affratellamenti', occorre affrontare due ordini di questioni tra loro correlate: in che termini è possibile cogliere - al di là de Il ' ovvia, ma anodina, traduzione di rEvfropes con Antenati - Ancetres - la precisa identità religioso-cultuale dell'entità così denominata? E come intendere il preciso significato di tale disposizione cultuale in rapporto alla operazione di 'ristrutturazione' della comunità naconea, e nel quadro della relativa festa anniversaria?

Nel tentare di rispondere a queste domande, bisogna ovvia­mente tener conto dei problemi di carattere generale sopra evocati a proposito d eli ' adelphothetia, e dunque anche della possibilità che il culto naconeo dei TélV-qx-ssottenda esperienze e pratiche religioso-cultuali di matrice anellenica, elimo-sicane, fenicio-puniche o campano-italiche.

Anche se qualcuna almeno di queste direttrici - e penso soprattutto all'ultima di esse- meriterebbe di essere esplorata a fondo, mi limiterò qui essenzialmente, anche per ragioni di competenza personale, a formulare qualche considerazione sul­la natura e il significato 'contestuale' del culto dei TEVÉTOfJ€5",

muovendomi nella prospettiva esegetica, che mi sembra comun­que prioritaria, di un orizzonte culturale naconeo fondamental­mente ellenizzante, pur se con eventuali peculiarità e limiti.

In una tale prospettiva, appare poco plausibile vedere nei rEI;h-OfJ€5" un 'entità religioso-cultuale di natura ' collettiva' e generica: gli Antenati in quanto tali nel loro insieme. Non voglio qui entrare nelle complesse e difficili questioni concernenti i culti dei morti e degli antenati nel mondo greco, nella loro natura, rilevanza e 'collocazione sociale ' tra la sfera privata e quella pubblica; mi sembra tuttavia, almeno ad una prima ricognizione del campo, che andrà comunque approfondita ed estesa- e sarei anzi lieto se dal dibattito venissero indicazioni e suggerimenti al riguardo-, che non risultino attendibilmente documentati casi di culti civici (con sacrificio cruento) tributati ad entità riconosci-

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bili, anche al di là delle denominazioni possibilmente diverse da quella che qui ci interessa, come gli antenati in quanto tali nel loro insieme. Anche in quello che, secondo l'opinione di F. Jacoby, rappresenta l ' unico caso esplicitamente attestato di una Éopri} Oryf..LOTéÀTp celebrata in onore dei morti, degli antenati, i rEvtata di Atene, le fonti menzionano soltanto un sacrificio pubblico a rr,, la Terra37•

Ragionando nei termini del! ' esperienza greca, si sarebbe in realtà portati ad accostare in sede interpretativa l'entità denomi­nata dai Naconei rEvhopés- - tenuto conto anche delle valenze etimologiche del termjne e di alcuni degli impieghi attestati- ad entità religioso-cultuali il cui statuto si definisce primariamente in rapporto alle nozioni di ' inizio', 'origine', 'fondazione', 'progenitura' e che nelle evidenze greche appaiono definite e qualificate soprattutto attraverso il termine, e la nozione religioso­cultuale, di àpxrrrhrp; termine che, nella appropriata definizione di P. Foucart, «s'applique à celui qui est le commencement, le principe, l'auteur d'une chose qui est perpetuée, cité, tribu, famille ... »38, e che risulta documentariamente collegato a figure divine (come epici esi di Apollo, Dioniso, Atena o Hera) o ad eroi di rango superiore come Eracle, ma soprattutto a figure eroiche di secondo piano e di ambito locale39, oltre che a fondatori di città, e specialmente agli ecisti delle colonie40. Importa inoltre rilevare che risulta attestato, anche epigraficamente, l ' impiego di tale termine al plurale come denominazione collettiva 'auto­noma' di entità religioso-cultuali4t, e che almeno in alcuni casi, come quelli dei 'fondatori ', mitici e storici, sono attestate pra­tiche di culto annuali comprendenti sacrifici42•

La recente e approfondita analisi condotta da I. Malkin sulla nozione di àpxrrrhfr> e sulle figure degli àpmrfrm come entità religioso-cultuali soprattutto ' locali', ha messo bene in luce -valorizzando in particolare casi come quello, su cui torneremo, degli archegeti delle tribù attiche create da Clistene, o come quello della sostituzione di Tlepolemo con Helios quale archegete di Rodi, in connessione col sinecismo del 407 a.C.43, - come lo statuto, e il ruolo, di tali figure sia essenzialmente quello di

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referenti fondamentali dell' identità (e dell 'appartenenza) socia­le di individui, gruppi, comunità, in quanto, insieme, ' progenitori ', ' fondatori' e destinatari di un culto che esprime e riafferma, proiettandoli più o meno fittiziamente nel passato più remoto, i legami, anche religiosi, che fondano tale identità44•

E' in questa prospettiva, in cui si esprime peraltro uno degli aspetti fondamentali della cultu ra, della mentalità e dell 'orga­nizzazione socio-politica e religiosa greca, che credo si possa cogliere l 'identità dei r éthO,DéS" naconei come quella di un'entità religioso-cultuale riconducibile allo statuto e ruolo, anche socio­politico, degli Archegeti in quanto' (eroi) progeni tori e fondatori'.

E' sostanzialmente in questa direzione che si era mosso già S. Alessandrì, nell' unico tentativo di interrogarsi sull ' identità dei r ElhOpéS"e sul significato 'contestuale' del loro culto, propo­nendo di identificarli «Con i mi t ici olKLa-rai della polis»45, oggetto, in precedenza, di culti 'genetici' in cui si sarebbero riconosciute nella loro specificità le trenta sezioni in cui, a suo parere, era strutturata la cittadinanza di Nacone anteriormente alla ristrutturazione prescritta dal nostro decreto; il loro culto, insieme alle magistrature ' genetiche' tradizionalmente preposte al culto dei rispettivi r évhOpéS' -così egli intende le étpxaì rraam delle LI. 29-30 -, sarebbe stato conservato, nel quadro di tale ristrutturazione su base purtuttavia triacadica, essenzialmente allo scopo di mantenere fittiziamente in vita la precedente struttura su base genetica46.

Come si vede, questa ipotesi chiama in campo anche l 'altro aspetto del problema interpretativo posto dal culto naconeo dei révi:TOpéS', quello contestuale.

Come va inteso questo culto in rapporto a, e nel quadro della, 'operazione' prescritta dal decreto? E nel rapporto possi­bilmente complesso tra pratiche cultuali ' tradizionali' e ' inno­vazioni ' legate ali ' operazione in oggetto? Questione intricata e difficile, entro la quale distinguerei un primo ordine di problemi: si deve pensare che il culto dei ~~~~OpéS' fosse un culto civico ' tradizionale' dei Naconei, di cui si prescrive la celebrazione anche nel nuovo contesto ' rituale ' della festa anniversaria degli

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' affratellamenti', o che si tratti piuttosto di un culto is tituito, o meglio da istituire, ex novo - almeno come culto civico -, in stretta connessione con la ' ristrutturazione' della cittadinanza naconea?

Partendo dalla constatazione che la ' festa' entro cui si iscrive il prescritto sacrificio ai nv&opés-- e alla t:4.Looa- appare istituita espressamente e univocamente allo scopo di celebrare la ricorrenza annuale47 della ' operazione' di riconciliazione e ' affratellamento ' , - e se, come penso, l 'espressione ai KGTà rréx5a5' apxai va riferita, con ogni verosimiglianza, alle magistrature civiche viste nel loro succedersi 'per tutto il tempo futuro'-, credo che un indizio a favore della seconda alternativa sia ricavabile dai termini stessi in cui viene prescritto il sacrificio. Se già M. Giang iulio, a proposito del culto di Homonoia, era giunto, in base a considerazioni di verosimiglianza s torica e contestuale, a ritenere più probabile che esso fosse stato istituito ex novo in connessione con la riconcil iazione civica48, tale ipo­tesi - e la sua 'estensione' anche al culto dei révhopé5' - mi sembra possa ora trovare valido conforto neH' interpretazione del­l' espressione o Ka OaaJ16(tcJVTL in ri ferimento non aJi a dokimasia dei magistrati, ma alla scelta della vittima ritualmente ' adeguata' da sacrificare rispettivamente ai TévÉropé5'e alla VJ1ooa49 ; scelta che viene demandata alle future d,oxaf, il che mi sembra implicare che non esis tesse una tradizione e una normativa cultuale a cui fare riferimento in propositoso.

Se queste considerazioni sono valide, si può tentare di procedere oltre, richiamando e valorizzando quanto prima osser­vato a proposito de li 'esplicita insis te nza del decreto su li ' esclu­sione delle ' parentele naturali ' dalla composizione dei nuovi raggruppamenti civici , definiti e qualificati tuttavia come gruppi di à&A</xX aipaol. Se ne potrebbe in effetti inferi re plausibilmente che l ' istituzione di un culto dei re'l~5' nel quadro di una festa anniversaria degli ' affratellamenti ' fosse intesa in termini in qualche misura antitetici, o 'sostitutiv i', in quanto culto civico della nuova comunità di ' fratellanze ', rispetto a preesistenti culti ' privati ' su base parentelare (familiare o genetica). In questa

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prospettiva, l 'impiego per designare l 'entità cultuale in questio­ne della denominazione yEVÉT0{)€5'( con le sue valenze specifiche) risulterebbe perfettamente coerente con quello di GOéA<jxi per qualificare le nuove, e fittizie, articolazioni sociali: alla ' comunità discorde ' di famiglie naturali (e gruppi ' elettivi') che si ricono­scevano e trovavano identità e radici nel culto ' privato' dei propri antenati-archegetai, si sostituisce, o meglio si intende sostituire, la ' comunità concorde ' delle ' fratellanze ' che, almeno entro certi ambiti e a certi fini , si riconoscerà, trovando identità e radici sociali e religiose, nel culto civico dei r évh-0{)€5' e della VJ.tooa.

Ammessa questa ipotesi di un collegamento forte e pregnante tra l'operazione degli' affratellamenti ' e l' istituzione di un culto civico dei r évh-op€5', resterebbe ancora da chiedersi, a proposito dell' identità e dello statuto di tali entità religioso-cultuali, e del significato stesso dell ' istituzione di tale culto, se esse siano da vedere come una creazione ' artificiale', una sorta d i proiezione simbolica nel passato dei rapporti di parentela fittizia istituiti con gli affratellamenti51, e cioè come i progenitori-archegeti fittizi delle nuove famiglie di fratelli e dunque collettivamente della ' nuova comunità' di ' fratellanze' , o piuttosto come un elemento di collegamento religioso (e forse anche ideologico) della nuova ' c ittà delle fratellanze ' con le radici profonde della comunità naconea, e cioè come figure di progenitori -archegeti in qualche modo ' tradizionali ' nel cui culto civico la nuova città di famiglie fittizie avrebbe potuto, al di là delle passate divisioni, unitariameote ricoooscersi e ' fondare ' la propria identità52.

Questione apparentemente insolubile per mancanza di indi­zi, ma che forse non va neppure posta nei termini di una rigida alternativa, se pensiamo ad esempio al rapporto complesso fra aspetti tradizionali e aspetti di innovazione e ' artificio' che si ris co ntrano ne lla s traordinaria vicenda che portò alla ' attribuzione ' alle dieci nuove tribù territoriali attiche create da Clistene, nella sua radicale ristrutturazione e ridefinizione delle articolazioni interne del corpo civico ateniese, di dieci élpxrrrh-m eponimi, con connessa istituzione di un culto civico in loro

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onore: venne compilata, ci dice Aristotele53, una lista di cento nomi di eroi archegeti scelti tra gli ancor più numerosi eroi archegeti locali dell' Attica, e tra questi la Pizia scelse i dieci eponimi, i quali, come sottolinea l. Malkin, «although their relation to the members ofthe ne w tribes was obviously fictitious, were nevertheless perceived in kinship terms. They were to be the ancestors of the new tribes»54•

Vicenda, questa, che mostra fra l 'altro come l' esperienza naconea, di istituzione di un culto civico ad entità archegetiche in conness ione con una radicale ' ristrutturazione ' delle articolazioni civiche, sia plausibilmente interpretabile entro l ' orizzonte della cultura e delle esperienze greche; senza tuttavia autorizzarci, ovviamente, a postulare forme di contatto e di influenza diretta d eli' esperienza ateniese sull' ambi ente naconeo. Da un lato va infatti considerato che la storia della società ateniese è incomparabilmente meglio documentata di queJJa di tante altre città greche, e non si può escludere che esperienze analoghe, o ancor meglio accostabili a queJJa naconea, si siano realizzate anche in altri ambienti greci più 'vicini ' a Nacone55;

dall' altro, resta comunque il dato della notevole 'originalità' complessiva dell 'esperienza naconea documentata dal nostro decreto, che rinvia forse a particolari condizioni contestuali , cui termini precisi purtroppo ci sfuggono.

NOTE

1 Cf. G. NENa,SeidecretiineditidaEntella, ASNP, S. lll, X, 1980, 1271-1275; Io., Un settimo decreto inedito da Entella, ASNP, S. Ili, XI, 1981, 613; ID., Premessa, in AA.VV., Materiali e contributi per lo studio degli otto decreti daEntella, ASNP, S. lii, XII, 1982,771-1103, 771-775; Io., Un nuovo decreto ente/Lino (IX), ASNP, S. Ili, XV!l, 1987, 119-128 e ora Io, I decreti da Entella l -V, ASNP, S. III, XXI, 1991, 137-145.

2 E' questo un punto su cui l'opinione degli studiosi è sostanzialmente concorde: cf. D. AsHERI, Osservazionistorichesul decretodiNakone, in AA.VV., Materiali e contributi cit., 1033-1045, in part. 1033; S. Al.EssANORl, Sul terzo decretodaEntella, ibid., 1047-1054, in part. 1049(dovesi prospettala possibilità

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che il nostro documento costituisca una copia del decreto naconeo esposta, o conservata, a Entella); l. SAVAW,Aicune ossen,azioni sulla terze~ iscrizione da Entella, ibid. , 1055-1067, in part. 1055; G. NENCJ, Considerazioni sui decreti da E mella, i bi d., 1069-1083, in part. 1070 e lo., Un nuovo decreto ci t. , 128 (dove si avanza l ' ipotesi che il contesto di rinvenimento comune del decreto naconeo e di quelli entellini sia da intendere come l'officina (entellina) in cui essi erano stati incisi e dalla quale non sarebbero, per l'evolversi degli eventi, mai usciti per raggiungere le rispettive destinazioni); H. e M. VAN EFFENTERRE, L'acte de fraternisation de Nakone, MEFR(A), C, 1988, 687-700, in part. 687 sg. e 692, n. 16( dove si accoglie l'ipotesi esplicativa di Nenci); L. DuBots,lnscriptions grecques dialectales de Si cile, Rome 1989, 257 sgg. (con adesione alla suddetta ipotesi); G. MANGANARO, Metoikismos-mete~phorà di po/eis in Sicilia: il caso dei Geloi di Phintias e la relativa documentazione epigrafica, ASNP, S. Ill, XX, 1990, 391 sgg., in part. 401 (dove si prospetta l' ipotesi che i documenti in questione fossero copie esposte in un santuario 'federale', forse ad Agrigento). Si vedano ancbe V. GtuSTousr, Nakone ed Entella, Palermo 1985, 16 sg. (dove si suggerisce che il luogo di rinvenimento delle tavolette sia il sito di Monte Adranone, del quale si propone una identificazione con Nacone) e M. LE.JEuNE, Noms grecs et noms indigènes dans l'epigraphie hel/enistique d'Ente/la, in AA VV., Materiali e contributi cit., 787-799, in part. 790, dove sembra sottintendersi che anche il nostro decreto sia 'entellino' .

3 Oltre alla bibliografia citata alla nota precedente, cf. infra. l dati paleografici ora disponibili (cf. NENCI, in questo stesso volume; lo.,/ decreti da Ente/la 1-V ci t., sembrano comunque suggerime una datazione entro lo stesso ambito cronolo­gico dei decreti di Entella, la cui cronologia oscilla, nell 'opinione degli studiosi, tra gli ultimi decenni del IV e la metà circa del Il1 sec. a.C.: un quadro delle diverse opinioni in AA.VV., Materiali e contributi ci t.; cf. SEG XXXII, 1982 (1985), nr. 914, 250-260; D. Musn, Storia e storiografia della Sicilia greca. Ricerche 1980-1984, Kokalos, XXX-XXXI, 1984-1985, 357-358; A PINZONE, Storia e storiograjiadel/aSicilia romana,ibid.,372-378.Si vedano anche V AN EFFENTERRE, art. c., 688 e, da ultimo, MANGANARO, art. c., 402, 405.

4 Tempio, verosimilmente, della stessa Nacone: cf. M. GIANGlUUO,Edifici pubblici e culti nelle nuove iscrizioni da Entella. , in AA.VV., Materiali e con­tributicit., 970-971; ALESSANDRi, art. c., 1049-1050. Da ultimo MANGANARO, art. c., 401 ha prospettato l' ipotesi cbe il tempio in questione sia da intendersi come I'Olympieion di Agrigento.

5 Suquestopunto,cf. AsHERI,art. c., 1034;Al...EssANDRl,art. c., 1048;SAVAW,

art. c., 1058-1059; VAN EFFENTERRE, art. c., 694-695. 6 Sui significato di questa espressione, problematica anche dal pLmto di

vista testuale (l 'integrazione Kdc~ dà una linea sensibilmente più corta delle seguenti), si vedano le diverse considerazioni e ipotesi formulate da AsHERJ, art. c., 1034 («la formula ... presuppone che la ristabilizzazione della cosa pubblica

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abbia già fatto molti progressi>>); Ai.EssANDRÌ, art. c., 1047 (si tratterebbe di un riferimento ad una precedente diorthosis ton nomon, e cioè ad una riforma costi­tuzionale, su questa linea anche OUBOIS o. c., 259); SAVAU..I, art. c. , 1059-1060 (genericità del contesto, che non permette ili scegliere tra ' riordinamento' degli affari di Nakone e loro semplice 'ristabilimento'); V AN EFFENTERRE, art. c., 697-698 (frase assai ruplomatica che «a toutl 'air de dissimuler un toumant plus ou moins forcé dans la politique étrangére>>; cf. anche infra).

7 Anche sull'interpretazione, e valutazione, di questa diaphora le opinioni appaiono assai divergenti: cf. AsHERI, art. c., 1035-1037 (discorrua circoscritta numericamente, ma politicamente grave, coinvolgente i «capiparte della classe poli t i ca naconea>> e portante forse su questioni 'elettorali'); SAVAW, art. c., 1060-1061 (non una stasis vera e propria, ma uno scontro politico tra due gruppi non sfociato in discorrua civile generalizzata); V AN EFFE!'TT'ERRE, art. c., 696-697 («affaire ... politique, certes ... , mais surtout passionnelle»: anche infra); Duso1s, o. c., 259 e 262 (scontro tra due gruppi «qui se sont heurtés pour la prise du pouvoir» ). In realtà, come osservano SA VALLI e V AN EFFENTERRE (l/. cc.), le espressioni impiegate nel decreto a proposito della diaphora appaiono, si direbbe volutamente, assai poco esplicite.

8 Su questa procedura e i problemi interpretativi che pone, si vedano le considerazioni, in parte diverse, di AsHEru, art. c., 1037-1038; AlEssANDRl, art. c., 1050 sgg. (che insiste soprattutto sul significato ' istituzionale' del numero trenta: cf. anche infra); SA VALLI, art. c., 1062. Anche alla luce delle successive disposizioni alle Il. 15-16, mi sembra comunque che i 'soggetti ' della denuncia reciproca siano da individuare nelle 'fazioni' e non nei singoli membri di esse, come sembra intendere SAVALU (/.c.).

9 Cf. su questo punto le osservazioni di SAVAW, art. c., 1063 e n. 35 (con rinvio per confronto ad una convenzione giudiziaria tra Clazomene e Temno).

10 Su questo punto cf. infra. 11 In questo senso mi sembra da intendere, con AsHERI (in AA W., Ma­

teriali e contributi cit., 783) e V AN EFFENTBRRE (art. c., 691), l'espressione sintatticamente contorta e poco chiara - forse 'abbreviata', come suggerisce DusOis, o. c., 261-, delle Il. 26-27: Kai is- r òv aimJvra d&A<j)ol Kai ov .. TOL Kaeà

!Klal r diç é'j.lrrpoafkv ain'oi.UTa avvAéAoyx6rés-. 12 Sulle valenze di «COmmunion rituelle» di questo sacrificio, di cui non

viene indicata una specifica entità 'destinataria' , cf. V AN EFFEN'TE.RRE, art. c. , 695. Si vedano anche le osservazioni di AsHERI, art. c. , 1039. Sul possibile collega­mento di questo dato cultuale con la presenza della capra nella tipologia di emissioni bronzeenaconee(madi V sec. a.C.: cf. G. CAVALLARo,Naconaelimica, BoU Num, 1929, 1-9; A. TusA CuTRONI, Contributi della monetazione alla iden­tificazione dei siti menzionati nelle iscrizioni di Ente/la, in AA.VV., Materiali e contributi ci t., 845-846 e ora E.w.,La monetazìone dei centri e/imi nel corso del V secolo a.C., in «Gli Elimi e l'area elima sino all'inizio della prima guerra

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punica. Atti del seminario di studi, Palermo-Contessa Entellina 1989», ASS, S. lV, XIV-XV, 1988-1989, 173 sgg., in part. 189-190), cf. SA VALLI, art. c., 1055, o. l.

13 Sul valore temporale deU'espressione, cf. Bull. Ep. 1988, nr. 44. Cf. anche infra.

14 Intesa in un primo momento da ASHERJ (art. c., 1036 e 1039) e SAVAJ.LJ (art. c., 1064-1065) come una proposizione temporale ( B Ka 80Kcf.u)(lcJVTl, oppure 8oKtt.uJ(wvr<a>t) in riferimento alla dokimasia dei magistrati (con implicazioni non irrilevanti suUa interpretazione complessiva del documento e dei suoi antefatti), tale espressione è ormai unanimemente letta e interpretata come una relativa che fa riferimento alla dokimasia delle vittime: così già ALEsSANDRì, art.. c., 1048, e poi, con ulteriori approfondimenti e confronti, P. GAt!fHLER,La dokimasia desvictimes.Notesuruninscriptiond'Entella, ASNP, S. III, XIV, 1984, 845-848; cf. anche AsHERJ, ibid., 1259-1261; V AN EF'FENTERRE, art. c., 695-696; DuDOJS, o. c., 261.

15 Sul preciso valore dell'espressione, le opinioni degli studiosi sono discordi: poco attraente sembra l'ipotesi che Karà abbia qui valore temporale (come propone G. DAUX, Un septième décret inédit d'Ente/la, BCH, CVI, 1982, 307 sg.: «pendant»), e problematica appare anche l' interpretazione di AsHERI, in AA.VV., Materiali e contributi cit., 783 («come alle adozioni a fratello»), nei termini in cui viene specificata in art. c., 1041, e cioè come un riferimento a riti tradizionali che avrebbero funto da «modello su cui conformare le nuove cerimonie dell'affratellamento nazionale». Entrambe plausibili, e nella sostanza convergenti, sono l'interpretazione suggerita da H. e M. VAN EFFENTERRE(art. c., 699: «COnformément à la fratemisation», e cioè, sembrerebbe di intendere, conformemente alla distribuzione del corpo civico i n 'cinquine' di fratelli; ma cf. 691: «conformément aux rites de fratemisation (?)»)e qt1ella in chiave distribu­tiva proposta da SA VALLI (art. c., 1064) e MANGANARO (art. c., 408). Essenziale è, in entrambi i casi, il fatto di intendere l'espressione come un riferimento specifico all'operazione prescritta alle Il. 15-27 e/o ai suoi risultati. Cf. anche DuBors, o. c., 261 e 262 («selon les associations de frères» o «association par association» ).

16 Cf. AsHERJ,art. c., 1040; SAvALu,art. c., 1055; Duaois,o. c., 260-261. 17 Cf. SA VALLI, art. c., 1062; DuBOIS, o. c., 259-260. 18 Come sottolinea a proposito delle Il. 19-21 (t(aì ts rov aihiwvra oi

O'WÀGXOVTéS' a&J..<f>oì. aipéTOÌ OJl.OVOOUVTéS' dì\AaÀOlS' Jl.éTà rrciuas 81KGI6TaT05' KGÌ

if>cAias) DUBoJs, o. c., 260, «Il est tout à fai t curieux que cette phrase, à valeur iussive, ne com porte pas de verbeà l' impératifsignifiant 'qu' ils vivent'». Lo stesso vale anche per la frase alle Il. 25-27 (su cui vedi supra, n. 11), e va sottolineato come siano queste le uniche due ' prescrizioni' del decreto in cui manca un verbo ' iussivo '. Si potrebbe forse ipotizzare, a tale riguardo, la caduta per aplografia, davanti ad ts TÒt', dell ' imperativo é"unùv (o é·urw· sull'oscillazione della desinenza degli imperativi nel testo, cf. DuBOJS, o. c.,

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260), anche se la ricorrenza del fenomeno in entrambi i casi induce alla cautela. Alla stessa cautela induce tale ricorrenza anche nei confronti di un'altra, pur attraente, possibilità, quella cioè di ipotizzare nella sequenza t:XTON un errore grafico (o ortografico?) per 1:.2:7r2N; sul l 'espressione, di per sé peraltro problema ti ca e senza paralleli, f::.~ ròt.' a/;r(ÙI,Ta, si vedano le considerazioni di L. D usms (Actualités dialectologiques.JIJ. Un réfléchi en -ta dans I'Ouest sicilien, Rev Phil. LX, 1986. 102 sgg., in part. 103-104), i l quale ritiene di poter spiegare la sorprendente presenza d eli ' art icolo maschi­le ipotizzando che nell'espressione sia sottinteso il termine K,\àpov, nel senso di «lot, parcelle de terrain», e che dunque dodrj>oi lç r ò1' aùrt~I-'Ta sia da intendere nel senso di «associés com me d es frères pour leur lo t à eux», e cioè <<pour l'exploitation en commun de leur parcelle de terrai n». Ta le proposta esegetica (difesa dall'autore anche in o. c., 260 e 262, e prospettata in qualche modo già da E. MANNI, Kokalos, XXVIII-XXIX, 1982-1983, 301), con le s ue notevoli implicazioni per l'interpretazione complessiva del decreto, e cioè degli antefatti, natura e scopi dell'operazione che esso prescrive, è stata convincentemente criticata da V AN EFFENTERRB, art. c., 689-693; in effetti, sarebbe ben strano che nell'espressione in questione fosse sottinteso il termine klaros in un'accezione del tutto diversa da quella di sors, «jeton de tirage au sort» (VAN EFFENTERRE, art. c., 692), in cui esso è impiegato esplicitamente nel resto del decreto. D'altra parte, il preciso significato di tale termine nell 'accezione in cui esso risulta impiegato, mi sembra renda difficile ipotizzare con AsHERJ (in AA.VV., Materiali e contribllli ci t., 777 e 783) che esso sia sottinteso, in tale accezione, n eli ' espresione lç TÒI' aùrCJIIm oi CJw,\ax6vTéç, dove tutt'al più va sottinteso un term ine indicante non la sors, ma il sorteggio (o il 'gruppo').

19 Sulle difficili questioni relative ali 'ubicazione e alla vicenda etnica e storica di Nacone, sulla quale, oltre alle poche notizie conservate dalle fonti (Stefano Bizantino, Suida, Esi chio, s.v. NaK6vry), ci documentano soprattutto leevidenzenuntismatiche di Ve IV sec. a.C.(più problematica è l'attribuzione alla zecca naconea delle emissioni ellenistiche con legenda NA), si vedano: CAVALLARO.art.c.; K.ZJEGLER,s.v.Nakone, RE XVI,2,1935, 1604-1607; R. Ross HoLLOWAY, La monetazione diAgyrion, Aluntion, Ente/la, Hipana, Nakone, Stiela, in «Le emissioni dei centri s iculi fino all'epoca di Timoleonte e i loro rapporti con la monetazione delle colonie greche di Sicilia. Atti VI Convegno del Centro Internaz. di Studi Numismatici, Napoli 1973>>, AIIN, XX, Suppl., 1975, 143-144; G. BEJOR, Città di Sicilia nei decreti da Ente/la, io AA.VV.,Maieriali e contributi c i t., 815sgg., in part., 820-825; GIANGIULrO,

art. c., 971; CuTRONI TusA, artt. cc.; GIUSTOLISI, o. c.; M. T EGON, Nakona in Stefano Bizantino, ASNP, S. III , XVII, 1987, 982-988; S. GARRAFFO, La monetazione dei centri e/imi sotto il dominio campano, in «Gli Elimi e l'area e lima» ci t, 193-20 l.

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20 E ' su questa direttrice che si colloca sostanzialmente il contributo di G.AMIOTII, Un singolare istituto di pace: la a&À</xlkrEadiNakone, in AA.VV., La pace nel mondo antico, a cura di M. Sordi, Milano 1985, 119-126.

21 ASHERI, art. C., 1040-1045. 22 Artt. cc. 23Si veda, oltre ali 'articolo di P.KRETSCHMER,Die griechische Benennung

des Bruders, Glotta, II, 1910, 201 sgg., il lavoro fondamentale di E. BENVENISTE, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, trad. it., Torino 1976,1, 161 sgg.,inpart.164-165. Cf.ancheASHERI, art. c., 1043-1044. Vanno tuttavia tenute presenti le evidenze relative agli impieghi metaforici di d8d<Pi(w, a&À</Jtfts- e a&ÀifJ6TTJs- segnalate dallo stesso studioso (ibid., _1040 e n. 11), nonché le due occorrenze epigrafiche dell'uso del termine d&Àtj>6ç ali' interno di comunità (di carattere gentilizio) artificialmente costituite (JG Xl, 4, 1038 e L.RoBERT, Le sanctuaire de Sinuri près de Mylasa: les inscriptions grecques, Paris 1945, nr. 73, 94-97), richiamate e valorizzate da SAVALLI (art. c., 1064). Da segnalare, altresì, gli impieghi, seppur rari, del termine d&A<POs- in documenti epigrafici relativi a rapporti interstatali, nel quadro cieli 'ideologia della avyylvEw (cf. D. MusTI, Sull'idea di (TV}"YÉI/éta

in iscrizioni greche, ASNP, S. III, XXXII, 1963, 225-239). 24 Cf., ad esempio, IsocR., 12, 153-154; PLAT., Le g., 759 b e soprattutto

ARIST., Poi., 1294 be 1300 a-b. 25 Cf. le ipotesi, in certa misura analoghe, di ASHERI, art. c., 1041 e

ALESSANDRÌ, art. C., 1052. 26 Art. c., in part. 694 sgg.; osservazioni e argomenti in parte analoghi

emergevano già nei contributi di altri studiosi, e in particolare in quello di l. SA VALLI (art. c.), ma è ai due autori che si deve il loro approfondimento e la loro valorizzazione in una prospettiva esegetica sostanzialmente originale.

27 Cf. ad es. AsHERI, art. c., 1034 e 1036 sg.; ALESSANORÌ, art. c., 1048 e 1050 sg.

28 V AN EFFENTERRE, art. c., in p art. 696-697. Cf. anche SA v ALLI, art. c., 1061

29 Così V AN EFFENTERRE, art. c., 695 e 697 sg.; cf. le suggestioni in tal senso di SA VALLI (art. c., 1059).

30 Così ad es.ALESSANORì, art. c., 1051 sgg., nonché, almeno implicita­mente, Duoo1s, o. c., 260.

31 VAN EFFENTERRE, art. c., 696-697; cf. le osservazioni in senso parzial­mente analogo di AsHERr, art. c., 1035 e 1039.

32 V AN EFFENTERRE, art. c., 699. 33 Cf. J. PROTT- L. ZIEHEN, Leges Graecorum sacrae e titulis collectae, l­

Il~ Leipzig 1896; F. SOKOLOWSKI,Lois sacrées de l'Asie Mineure, Paris 1955; lo., Lois sacrées des cités grecques, Paris 1969; lo., Lois sacrées des cités grecques. Supplément, Paris 1962.

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34 ARIST., fr. 4S9 Rose (dalla LlryÀlrùl/ rro;\i uta), apud 0100. LAERT., 8, 1,13; PoRPHTR, de AbsL, 2, 28; MAcR., sat., 3, 6,2 (con citazioni di Cloazio Vero e V arrone); CLEM. AL., Strom., 848 P; lAMBL., V. Pyth. , 25, 35, 108; CENs., 2, 3; si veda anche a c., nat. deOJ·., 3, 88. Cf. ]ESSEN, s. v. Gene/or, RE ' VII, l [1910], 1149-1150; L R. FARNEU.., Tlze Cu/Js of the Greek States, N , New York 1906 [Chicago 1971 ], 374 e 432.

35 Cf. ad es. HoT., 8, 137, l; EURJP., fon. , 136; Orest., 986; CoRJNN., fr. 33 Edmonds; TrM. P~nL., fr. 233 Marg.; IG V, l 540; XfV 1565. Valenze analoghe presenta la forma yéwfrrwp, attestata ad es. in AFscHn.,Suppl., 206; EuRIP.,Hippol, 683; PlAT., Leg., 869 a e 878 a.

36 Cf. ad es. XENOPHAN., fr. 24, 7 Gentili-Prato (Jiiyaç rr6vroç r. vE</>Ir.ùF àviJ1Wl' Té Kai rrorawDv); EuruP., fr. 839, 2 Nauck (Ll1òç !llfJr]p, o Jliv àv8{)Wrrwz· Kal ~t~l' y.); ArusT., Mu., 379 be 399 a; TTM. PIHL., fr. 213 Marg.; Pu.rr., M or., 1049 a; Hymn. Orph., 8, 4 e 11, 10 Quandt; PoR Pii. , peri aga/m., 3; Evs., Praep. Ev. , 3, 9, 2. Con valenze analoghe risultano usate le forme yEvEn)p e yévhELpa: cf. ad esempio ARlsT., Mu. , 378a; Hymn. Orph. , 2, 1; 6, 5; 54, 2; 59, 4.

37 IiESYCH., s.v.Jt"vicna; cf. F. JACOBY, réz4ula.AForgottenFestivalofthe Dea d, Class Quart, 1944, 65-75; H. W. PARKE, Festiva fs of the Athenians, Ithaca N.Y. 1977, 53 sgg.

38 P. FouCART,LecultedesHeroschezlesGrecs, CRAI,XLII, 1922, 1-166, in part., 51.

39 Cf. J ESSEN, s.vv. ApXJJrhrw eArclzegetis, RE Il, l [1895], 441-444, e soprattutto L MALKIN,ReligionandColonization inAncientGreece,Leiden 1987, in part. 243, con i relativi rinvii documentari e bibliografici alle nn. 10-14.

40 Cf. MALKIN, o. c., 62, 194, 212 e 241 sgg. 41 Cf. ad esempio. lnscr. Cret., lii, 3 A (II sec. a.C.); PLUT., Demetr., 53. 42 Si veda l 'ampia casistica presentata e discussa da MALKIN, o. c., 189 sgg.

e 204 sgg. 43 Cf. M. NILSSON, Cults, Myths, Oracles andPolitics inAncient Greece,

New York 1957, 10 sg.; M. MOGGI, l sinecismi interstataligreci, Pisa 1976, nr. 34; MALKIN, o. c., 245.

44 MALKIN , o. c., in part., 244-245 e 249. 45 Art. c., 1053. 46 lbid. , 1048 e 1053 sg. «Le àpxal rraua1 impegnate a fare un sacrificio

ai ro'!T0{>€5" nell'anniversario della riconciliazione mi sembra debbano essere identificate con gli archontes di queste trenta sezioni della cittadinanza che sarei tentato di chiamare rtvry per il fatto che si riconoscevano nel culto di specifici yez>IT<JfXç ... » (1053). L' ipotesi di una strutturazione della cittadinanza naconea in trenta gruppi o sezioni, originariamente su base genetica, mi sembra tuttavia non trovi sufficiente fondamento nel, pur significativo, dato delle liste di t re n t a nomi di esponenti delle due avverse fazioni, che funzionano come base per la creazione delle prime trenta 'cinquine' di ' fratelli elettivi'; in effetti, il decreto

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OSSERVAZIONI SUL DECRETO DI NACONE 441

prosegue prescrivendo solo la creazione per sorteggio di altre cinquine, fino ad esaurire l' intero corpo civico (Il. 21-24). Sulla consistenza verosimilmente limitata della cittadinanza naconea, si vedano le considerazioni svolte da H. e M. V AN EFPENTERRE (art. c., 695), i quali si interrogano anche suJ possibile significato del numero sessa n t a per definire il campo complessivo degli esponenti delle due fazioni (ibid. , 700). Vale forse la pena di ricordare, in questo contesto, che quindic i sono gli esponenti principali della fazione filocartaginese di Entella ( TOÙS' Tà Kapxry8ovltvv JlaMOTa <jJpovofìl.~m~, messi a morte da Timoleonte dopo la conquista della città nel342-341 a.C. (Dtoo., 16, 73,2).

47 Questo aspetto meriterebbe ulteriore approfondimento; mi limito qui a ricordare il caso, citato da A SHERI (art. c., 1035, n. 3), della cerimonia annuale di commemorazione della riconciliazione civica di Mitilene -ma da celebrare nella ricorrenza del genetliaco del re, e con sacrifici in suo onore (T od II, nr. 201, Il. 38 sgg.).

48 GIANGJuuo, art. c., 982-983; cf. anche ( 983-992) la discussione del­l' insieme delle evidenze relative al culto di Homonoia, specie in ambito siciliano.

49 Cf. supra, 423 e n. 14. 50 Poco attraente mi sembra l' ipotesi, formuJata interrogativamente da H.

e M. V AN EFFENil!RRE (art. c., 695-696), secondo cui la precisazione o Ka OOK!wi(WVTt

potrebbe spiegarsi in rapporto alle possibili future variazioni demografiche del corpo civico uaconeo: «La prescription est banale dans l es règlements sacrés. Elle allai! donc de soi et pourrait paraitre ici superflue. Seulement le chiffre de la population civique n'est pas fixe. Celle-ci peut s' accroftre. Ne peut-on croire que l'on confie aux futurs magistrats le choix effectif de l'animai à sacrifier en fonction aussi du nombre des participants futurs à la fète de fratemisation?». In ogni caso, tale ipotesi non è necessariamente alternativa alla nostra; tanto più che, come rilevano gli stessi studiosi(/. c. )sulla scorta di GAl!fHIER (art. c.), la dokimasia delle vittime riguardava essenzialmente la qualità e la conformità delle stesse alle esigenze rituali.

51 In questa prospettiva sembrano collocarsi le considerazioni conclusive di SA VALLI (art. c., 1066-1067).

52 Penso, ad esempio, agli eroi troiani, o collegati ai Troiani, progenitori milici 'tradizionali ' degli Elimi (cf. da ultimi MJ. FoNTANA, Sikanoì, Elymoi, Sikeloì? Alcune riflessioni sull' etnogenesi siciliana, Palermo 1984, 12 sgg.; G. NENCI, Troiani e Focidesi nella Sicilia Occidentale (T/mc., 6, 2, 3; Paus., 5, 25, 6), ASNP, S. III, XVII,1987, 921-933; ID., Per una definizione dell'area e/ima, in «Gli Elimi e l'area elima» cit., 21-26; L. BRACCP.St, Gli E/imi e la leggenda troiana, ibid., 107-1 l 4; F.P. Rizzo, Tum etiam cognatione populi romani nomen attingunt, ibid., 145-153; V. TusA, fl territorio degli E/imi. Stato attuale degli studi e delle ricerche, ìbi. 9-20). E' questa una possibilità che andrà approfondita e verificata, anche alla luce del ruolo che appaiono svolgere i Segestani come 'consiglieri ' dei Naconei, e che potrebbe fornire- tenuto conto del rilievo che

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presenta il tema della syngheneia legata alle comuni origini ' troiane' nei rapporti tra Segesta e Roma a partire dagli inizi della prima Punica (oltre che a RJZZO, art. c., baster'à qui rinviare al lavoro di G.K. GALINSKY, Aeneas, Sicily and Rome, Princeton 1969, in part. 173 sgg.) - utili indizi anche per l' inquadramento cronologico e storico del nostro decreto e della vicenda che gli fa da sfondo.

53 Ath. Poi., 21, 6 (cf. P.J. RHooEs, A Commentary on the Aristotelìan Athenaion Politeia, Oxford 1981, ad 21, 5 e 6).

54 O. c., 244; si veda anche, al riguardo, U. KRON, Die zehn attisclren Phylenheroen: Geschichte, Mythos, Kult undDarstelhmg, Ber! in 1976, 27 sgg.

55 Numerosi indizi, sul piano linguistico (cf. ad es. LEJeUNE, art. c., 791 e M. GIANGIUUO, Di una particolarità dialettale rodia nei decreti da Entella e in altre iscrizioni di Sicilia e Magna Grecia, in AA.VV., Materiali e contributi cit., 801-81 4), religioso-cultuale (cf. GIANGruuo, Edifici pubblici ci t.), istituzionale e dell 'Urkundenstil (cf. GIANGIULIO, Di una particolarità ci t., 813; M. LoMBARDO,

llsinecismodiEntella, inAA.VV.,Materiali econtributicit.,860sg.; MANGANARO,

art. c.), inducono a postulare significative ' influenze' sulle esperienze culturali naconee degli ambienti 'siracusano' e geloo-agrigentino, dove peraltro sono attestate - purtroppo non in termini sufficientemente dettagliati - significative esperienze sia di 'rifondazione' che di 'ristrutlurazione' civica, come ad esempio quelle di età timoleontea (cf. R.J .A. T ALBERT, Timoleon and tlte Revival ofGreek Sicily, 344-317 B.C. , Cambridge 1974, e, più in generale, M.I. FINLEY,A History ofSicily, London 1968 e AA.VV., Storia della Sicilia, Napoli-Palermo 1979-1980, I- III).