464

Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

  • Upload
    others

  • View
    2

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 2: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Qpesto quarto rapporto IAAD :S.dlla conc�'Lione giovanile in Italia fa ;segyito ai tte precedenti pubt;,ficati nel 1984, 1988 e 1993. Basato sut.Jn arlipio campione rapprèsentativo di individui tra i 15 e i 29 anni intervistati in tutte le regiòni italiane. il rapporto, oltre ad ana­lizzare aspetti tradizionali come scuola, lavoro, politica e orbnta­menti di valore, si muove V'arso sempre nuovi approfondimenti, in linea con l'evoluzione della Gocietà italiana. Iniziativa unica nel panorama della. ricerca sociale in ltalk", il rapporto IARD, vero e proprio osservatorio periodico privilegiato sulle dinamiche della popuiazione giovanile nel nostro Paese, mette a disposizione di tua! coloro che har:nu responsabilità in merito alla formazione dei ;�iovani - genitor; :lpE1ratori e insegnanti in primo luogo- d::tti rac­(;OI,ti su un arco di oltre un decennio, offendo una chiave di lettura per interpretare al meglio ,l'evolvere dei comportamenti e degli at­teg,giamenti dei giovani nél tempo.

Indice del volume: l. La lunga transizione all'età adulta, di A ..

Cavc>l!i. - Il. . 'esperienz;.':l scolastica: scelte, percorsi, giudizi, di G. Gasperoni. - 111. Il lavqro. Strategie di risposta alla crisi, dì A. Chiesi. - IV. Rischio, reversibilità, sfiduch negli altri, disagio, di C. BuzzL - V. La politica immaginaria, di L. Ricolti. - VI. L'a�<>o­ciazionismo e la ti .::lucia nelle istituzioni, di R. Albano. - VII. L'Italia: un puzz'e di piccole patrie, di l. Diamanti. - VIli. Percezione dè!le norme LOCiali e trasgressione, di c_ Buzzi. - IX. Ruoli di genere e

vita aff;�ttiva, di F. Sarto;-i. - X. l giovani e la religione, di M. Rostar.. - Xl. 1 giovani e la sch:mza, di M. Bucchi. - Xli. Consumi e stili cul­turf:•l, di ìlii. Morcellini. - Xlii. ,l consumi e la propensione a! nspar� rr11o, di C. Meraviglia. - XI'V. Lo sport e l'impiego del tempo libero, di M. Bucchi. - XV. l sistemi di valore, di A. de Lillo. � XVI. Conclusioni. di ,C. 13uzzi. - Appendice statistico-metodo1ogica, ci A. Volino. - Riferir";l(mti bibliografici.

Carlo Buzzi insegna Sociologia della famiglia nell'Università di Trento. Ha svolto numflro�e ricerche sulla condizione giovanile con particolare riferimento al disagio adolescenziale e ai valori delia salute e del benessere psico-fisico. Per lo IARD è stato coautore del terzo rapporto giovani e ha pubblicato <<La salute del fu'uro» (H Mulino, 1994).

Ales:;�ndro CaNalli insegna Soci.ologia nell'Università di Pavi:t. Hl svolto ·e .coorç!lnato tutti i precedenti rapporti l'ARO. Sempre per lo I'ARD hacuratrb <<Insegnare oggi>> (Il Mul'ino, 1992).

Antonio de. �ilio. insegna Sociologia nell'Università di Milano. Ha svoito ricerçih.e s.J'!a stratificazione e sulla mobilità sociale. È auto­re e c;uratQta'dì tutli ;,rapporti IARD sulla condizione gi,_.vanìle.

L 4.2.000 {i.i.)

Page 3: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

STUDI E RICERCHE

CCCXCVIII.

Page 4: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Istituto di Ricerca IARD

IARD è un Istituto specializzato attivo dal 1961 nel campo della ricerca sui processi culturali, educativi e for­mativi con approcci che integrano le prospettive delle di­verse scienze sociali.

IARD opera su tutto il territorio nazionale avvalendosi della sua struttura interna e di un nutrito gruppo di col­laboratori esterni, scelti fra i più noti esperti dei vari set­tori disciplinari. Dispone di una propria, qualificata e collaudata rete di intervistatori estesa capillarmente in tutte le province italiane, e di un autonomo centro di cal­colo per la trattazione dei dati.

IARD è inoltre inserito in reti e consorzi internazionali in grado di fornire consulenza e supporto tecnico alla realizzazione di ricerche-intervento per conto dell'Unione Europea.

Le attività IARD sono riconducibili a tre filoni princi­pali di studio: la condizione giovanile; le politiche socio­culturali; gli interventi didattico-pedagogici.

All'interno di ciascuna tematica, IARD conduce ricer­che in ambiti diversificati e attraverso molteplici metodo­logie: dalle indagini campionarie su popolazioni estese di soggetti, alle indagini qualitative di tipo motivazionale su target specifici, ai case-studies finalizzati all'analisi delle dinamiche organizzative e di mercato, agli studi su dati secondari.

IARD ha inoltre messo a punto una metodologia fina­lizzata alla verifica dei risultati, in termini di efficienza ed efficacia, di progetti e sperimentazioni su target diversifi­cati.

Page 5: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

GIOVANI VERSO IL DUEMILA

Quarto rapporto IARD sulla condizione giovanile in Italia

a cura di Carlo Buzzi, Alessandro Cavalli

e Antonio de Lillo

SOCIETÀ EDITRICE IL MULINO

Page 6: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

ISBN 88-15-06216-5

Copyright © 1997 by Società editrice il Mulino, Bologna. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, com­presa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzata.

Page 7: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

INDICE

Prefazione p. 11

I.

II.

La lunga transizione all'età adulta, di Ales­sandro Cavalli 15

l. L'età dell'incertezza 15 2. n dilazionamento delle scelte 16 3. Qualche (debole) segnale di un'inversione

di tendenza 19 4. Il presente tra passato e futuro 25

L'esperienza scolastica: scelte, percors1, giudizi, di Giancarlo Gasperoni 31

l. Studio e condizione giovanile 31 2. Percorsi scolastici e vincoli sociali 33 3. Percorsi formativi accidentati 38 4. Insegnamenti e insegnanti: percezioni e va-

lutazioni 41 5. La dimensione partecipativa 47 6. La conoscenza delle lingue straniere 49 7. Scuola e lavoro 50 8. Alcune osservazioni conclusive 52

III. TI lavoro. Strategie di risposta alla crisi, di Antonio Chiesi 55

l. Il deterioramento della situazione sul mer-cato del lavoro 55

2. Giovani e mercato del lavoro 58 3. I comportamenti di offerta e di ricerca sul

mercato 67

5

Page 8: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

4. La concezione del lavoro e i livelli di sod-disfazione p. 78

5. Opzioni e preferenze per diverse modalità di lavoro 83

IV. Rischio, reversibilità, sfiducia negli altri,

V.

disagio, di Carlo Buzzi 87

l. Premessa 87 2. n valore del «rischio» 89 3. La reversibilità delle scelte 92 4. La sfiducia verso gli altri 95 5. L'insoddisfazione verso alcuni aspetti della

�� �

La politica immaginaria, di Luca Ricolfi 103

l. Premessa 103 2 n cambiamento 103 3. Radicalismo e primato della comunicazione 112 4. La percezione dei partiti 114 5. Una generazione �rtuale? 118

VI. L'associazionismo e la fiducia nelle istitu-zioni, di Roberto Albano 121

l. La partecipazione dei giovani all' atti�tà as-sociativa 121

2. I volti dell'associazionismo 123 3. Profilo dei giovani che partecipano all'atti-

�tà delle associazioni 126 4. La fiducia nelle istituzioni 132 5. La fiducia nelle istituzioni dello Stato 13 7

6

Page 9: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

VII. L'Italia: un puzzle di piccole patrie, di Ilvo Diamanti p. 145

l. n bricolage dell'identità territoriale 145 2. Città, regione, Italia: non alternativa, ma

integrazione 148 3. Italiani e localisti 1 51 4. Cosa significa essere italiani 1 56 5. L'Europa: moneta forte, identità debole 158 6. Cinque tipi di identità territoriale 160 7. Localisti, italiani e cosmopoliti, senza con-

traddizioni 168

VIII. Percezione delle norme sociali e trasgres-sione, di Carlo Buzzi 171

l. Premessa 171 2. La percezione delle norme sociali 173 3. Le norme individuali 175 4. Le tendenze alla trasgressione 178 5. Cultura dell' «addiction» e uso delle dro-

ghe 186 6. Conclusioni 190

IX. Ruoli di genere e vita affettiva, di France-

x.

sca Sartori 191

l. Premessa 2. La percezione dei ruoli di genere 3. I significati del rapporto di coppia

I giovani e la religione, di Michele Rostan

191 193 207

215

l. Premessa 215 2. I giovani italiani e la religione, oggi 215 3. Una tipologia degli atteggiamenti verso la

religione 224 4. Dentro la «zona grigia» 229

7

Page 10: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

5. Sette «sigilli» per sette tipi 6. Religiosità ed etica 7. Di fronte allo straniero 8. Il cambiamento negli atteggiamenti verso

la religione: 1983-1996 9. Conclusioni

p. 223 234 237

240 243

XI. I giovani e la scienza, di Massimiano Buc-

XII.

�i 2�

l. Gli orientamenti nei confronti dell'impresa scientifica 247

2. Le priorità della ricerca scientifica 252 3. Alcune considerazioni conclusive 261

Consumi e stili culturali, di Mario Marcel-lini 265

l. Una socializzazione al capolinea? 265 2. Consumatori consumati. I giovani all'edi-

cola dei consumi culturali: un ritratto di sintesi 267

3. Geografia variabile. La mappa dei consumi culturali proiettata su nove Italie 281

4. Tipi strani. Stili di consumo culturale e ri-tratti tipologici dei giovani 286

5. I sassi dal cavalcavia e la televisione: rela-zioni pericolose? 293

XIII. I consumi e la propensione al risparmio, di Cinzia Meraviglia 297

l. Premessa 297 2. Verso l'autonomia: guadagni e decisioni di

spesa 299 3. Contributo al bilancio familiare 307 4. Il risparmio 311 5. I consumi 314

8

Page 11: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

XIV. Lo sport e l'impiego del tempo libero, di Massimiano Bucchi p. 323

l. Premessa 323 2. La pratica sportiva 324 3. Lo sport come spettacolo 332 4. Le uscite serali e i viaggi 334 5. Alcune considerazioni conclusive 336

XV. I sistemi di valore, di Antonio de Lilla 341

l. Le cose importanti della vita: la famiglia innanzitutto 341

2. Le dimensioni valoriali tra evasione ed im-pegno 346

XVI. Conclusioni, di Carlo Buzzi 353

l. Premessa 353 2. La scuola 354 3. n lavoro 355 4. L'associazionismo, l'impegno politico e

l'impegno sociale 356 5. I consumi e il tempo libero 357 6. Le tendenze trasgressive 357 7. Ruoli di genere e vita affettiva 358 8. I valori e le tendenze nella cultura giova-

nile 359

Appendice statistico-metodologica, di Antonella ��o 3�

Riferimenti bibliografici 449

9

Page 12: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 13: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

PREFAZIONE

Quando, era l'inizio degli anni Ottanta, abbiamo in­cominciato a riflettere sulla possibilità di condurre un'in­dagine campionaria sulla condizione giovanile in Italia, nutrivamo la speranza che quell'iniziativa non sarebbe ri­masta per noi un episodio isolato. Avvertivamo, allora come oggi, il bisogno di conoscere meglio una realtà, quella giovanile, che il succedersi delle generazioni rende intrinsecamente fluida e mutevole in tempi assai ravvici­nati.

Con il passare degli anni la speranza si è trasformata in una volontà precisa e in un progetto: dovevamo riusci­re a mettere in moto una macchina capace di produrre, a intervalli regolari, un quadro conoscitivo esauriente dei modi di essere giovani e di diventare adulti nel nostro Paese. Un quadro destinato a tutti coloro che operano in modo diretto o indiretto nel mondo dell'educazione, sia­no essi genitori o insegnanti, responsabili delle politiche pubbliche o di gruppi giovanili.

Con l'uscita della quarta indagine, possiamo dire di aver realizzato gli obiettivi che ci eravamo posti e di aver onorato l'impegno che ci eravamo assunti nei confronti di quel ristretto numero di sostenitori che, con lungimi­ranza, avevano incoraggiato la nostra iniziativa. Disponia­mo ormai di un materiale empirico assai consistente, che copre un arco di circa quindici anni e questo è già di per sé un evento assai raro nel campo della ricerca sociale, soprattutto in Italia. Tale materiale è ovviamente a dispo­sizione (al costo modesto di qualche dischetto di compu­ter) di coloro che vogliono sottoporre i dati ad ulteriori analisi.

Non possiamo non dirci soddisfatti dell'eco che le nostre indagini hanno avuto. Le varie ricerche che in

1 1

Page 14: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

questo periodo sono state condotte da altri, sia a livello locale che nazionale, hanno sempre preso i nostri dati e le nostre analisi come punto di riferimento e moltissimi sono i segnali di apprezzamento che abbiamo ricevuto dalle fonti più diverse per il lavoro fatto, per non parlare della vasta risonanza data dagli organi di stampa.

Ma queste sono soddisfazioni modeste di fronte al­l'amarezza di dover riconoscere che i problemi dei giova­ni, al di là della retorica dei discorsi e delle dichiarazioni dei personaggi che si sono avvicendati sulla scena pubbli­ca, non sono stati al centro delle attenzioni e delle preoc­cupazioni della classe dirigente del Paese. Sulle giovani generazioni pesa l'eredità di un debito pubblico esorbi­tante, di un sistema pensionistico che le penalizza, di un sistema scolastico refrattario alle innovazioni, di un mer­cato del lavoro il cui ingresso è ostacolato da rigide bar­riere. Prigioniera del presente, arroccata nella difesa di vecchi e nuovi privilegi, la classe dirigente pensa assai poco alle generazioni future, diversamente da quanto ac­cade nelle altre democrazie occidentali, dove le politiche scolastiche e giovanili si pongono come prioritarie nei programmi di governo. Il disorientamento e l'assenza di speranza che pervade una parte consistente della popola­zione giovanile ne è la logica conseguenza.

Noi abbiamo cercato, per quanto è nelle nostre possi­bilità, di assumerci il compito e la responsabilità di crea­re un luogo dal quale osservare, con sistematicità e rigore e senza paraocchi ideologici, quello che si muove nel­l'universo giovanile. Per poter agire, bisogna prima cono­scere e capire. Questo quarto rapporto è il risultato che offriamo a tutti coloro che hanno la possibilità di decide­re e di agire. Sia pure spesso in modo indistinto e confu­so, i giovani pongono delle domande e nutrono delle at­tese. Rispondere alle domande e far fronte alle attese è un compito che tutti dobbiamo assumerci.

Anche questa volta dobbiamo innanzitutto ringraziare enti e aziende che ci hanno aiutati nell'immane sforzo che il nostro Istituto ha sostenuto per finanziare l'iniziati­va: Associazione Industriale Lombarda, Bracco S.p.A. ,

12

Page 15: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Fondazione Cariplo, Heraeus S.p.A. , Pirelli S.p.A., Re­gione Lombardia - Direzione Generale Cultura, Universi­tà Bocconi.

La direzione dell'indagine è stata affidata all'équipe che ha curato anche le precedenti, ma, come si nota dal­l'indice, la rosa dei collaboratori è stata notevolmente al­largata coinvolgendo soprattutto molti giovani ricercatori.

L'appuntamento è ora per la prossima indagine, la quinta, all'inizio del terzo millennio.

13

FRANCO BRAMBILLA Presidente IARD

Page 16: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 17: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO PRIMO

LA LUNGA TRANSIZIONE ALL'ETÀ ADULTA

l. L'età dell'incertezza

Tutte le indagini condotte negli ultimi decenni in Eu­ropa, comprese le nostre precedenti\ hanno messo in luce un fenomeno ormai inequivocabile: tra la fine del­l' adolescenza e l'ingresso nella vita adulta si è generalizza­ta una nuova fase del ciclo di vita, variamente chiamata post-adolescenza o gioventù, che tende ad estendersi come durata e a diffondersi presso quote crescenti di po­polazione. I giovani non sono più degli adolescenti, se l'adolescenza finisce con l'acquisizione della piena capaci­tà sessuale di procreare, ma non sono ancora adulti, se la vita adulta significa piena assunzione di responsabilità so­ciali. I giovani possono allora venire definiti solo in nega­tivo, come «non più» e «non ancora»? Che cosa c'è di nuovo rispetto a coloro che in passato erano considerati giovani?

La cultura adulta, e talvolta anche la «alta cultura», mostra un atteggiamento ambivalente nei confronti dei giovani: da un lato celebra la gioventù come una sorta di età dell'oro, di pienezza di energie e di gioiosa irrespon­sabilità (cercando spesso di imitarne gli stili di vita) , dal­l' altro lato però ne lamenta l'indolenza e l'immaturità. Ciò è vero oggi ed era vero anche in passato. Basta legge­re i bei volumi della Storia dei giovanP per rendersi con­to che molte di quelle che oggi ci sembrano novità risal­gono in realtà assai indietro nel tempo. Quello che carat­terizza la gioventù moderna rispetto alle società tradizio-

l Cfr. Cavalli et al. [1984]; Cavalli e de Lillo [1988] e Cavalli e de Lillo [1993].

2 Cfr. Levi e Schmitt [ 1994] .

15

Page 18: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

nali del passato è che oggi essere giovani vuol dire, per i più, vivere in una dimensione di incertezza. Incertezza, prima di tutto, sul proprio futuro; i giovani si trovano, e ne sono ben consapevoli, nel mezzo di un percorso, ma il più delle volte non sanno verso quale meta sono diretti. I destini adulti sono sempre, e i dati della nostra ricerca lo confermano per l'ennesima volta, fortemente condizionati dalle origini sociali, ma certo lo sono molto meno di un tempo. La famiglia in cui a un individuo è capitato di na­scere non è più il solo fattore che determina il percorso futuro; ad ogni passo i giovani incontrano bivi, devono compiere delle scelte. Si rendono conto che il loro futuro dipende, almeno in qualche misura, anche da loro, dalle scelte che sono in grado di fare. Ma per compiere delle scelte bisogna sia individuare le alternative e le opportu­nità che il mondo offre, sia sondare le proprie preferen­ze. Entrambe le dimensioni, quella esterna delle opportu­nità e quella interna delle preferenze, non sono mai del tutto trasparenti. Le scelte di vita che il giovane è chia­mato a compiere sono tipicamente scelte in condizioni di una doppia incertezza: incertezza sulle proprie propensio­ni e capacità e incertezza sulle opzioni potenzialmente di­sponibili. Come nelle precedenti indagini, abbiamo son­dato le attese dei giovani intervistati in merito alle scelte che prima o poi dovranno fare per entrare nella vita adulta (finire gli studi, trovare un lavoro stabile, andare a vivere per conto proprio, sposarsi, avere dei figli) , chie­dendo loro se hanno già compiuto tali scelte, oppure se prevedono di compierle nell'arco dei cinque anni succes­sivi al momento dell'intervista. Per ognuna di queste scel­te (salvo per quella che riguarda la fine degli studi) il gra­do di incertezza, misurato dal numero di risposte «non so», è aumentato rispetto alle indagini precedenti.

2. Il di/azionamento delle scelte

La popolazione oggetto della nostra indagine copre quindici coorti di età: dai quindicenni che hanno appena

1 6

Page 19: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

lasciato i banchi della scuola dell'obbligo ai quasi tren­tenni per i quali l'ingresso nella vita adulta è già avvenuto o comunque non può più essere troppo a lungo dilazio­nato. Sono i quindici anni, nella vita di ogni individuo, in cui vengono compiute le scelte cruciali che determineran­no i percorsi futuri.

Il primo ambito di scelta è ovviamente quello scola­stico/formativo: continuare o meno gli studi, imboccare percorsi brevi oppure lunghi, quale peso attribuire alle attese di collocazione successiva nel mercato del lavoro e quale alle proprie preferenze e alla valutazione delle pro­prie capacità, quale voce ascoltare tra le poche o tante che si sentono in dovere di distribuire consigli? Sono tut­te domande che i giovani, più o meno consapevolmente, si pongono di fronte alle scelte scolastiche. E dopo la scuola, ma spesso anche durante, c'è il lavoro. Per quan­to ridotte siano le opportunità in una fase di alta disoc­cupazione giovanile (distribuita però in modo assai ine­guale tra le varie regioni del Paese) , anche questo è un campo di scelta. L'offerta di lavoro è selettiva: quasi mai, salvo situazioni di estremo bisogno, un giovane è dispo­sto ad accettare un lavoro qualsiasi, deve esserci una cer­ta congruenza con le proprie attese e aspirazioni. E se il lavoro desiderato non si trova nella zona in cui si vive, quanto si è disposti a spostarsi dove vi è maggiore proba­bilità di trovarlo? La selettività dell'offerta è quindi il ri­sultato di un complesso intreccio di scelte individuali.

Vi è poi l'ambito delle scelte relative alla sfera priva­ta. Lasciare il porto sicuro della casa dei genitori e anda­re a vivere per conto proprio (da soli, con un partner o altri coetanei) , oppure aspettare che si verifichino altre circostanze, ad esempio, il matrimonio? Sposarsi, quando e con chi? E i figli: sì, no, quanti, quando? Essere giova­ni vuol dire porsi tutte queste domande (e molte altre an­cora) , magari per rispondere: non ora, forse, dopo.

Dalle nostre indagini, ma anche da tante altre condot­te in altri paesi3 , era parsa evidente la tendenza a dilazio-

3 Cfr. Cavalli e Galland [1996].

1 7

Page 20: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

nare tutte queste scelte, a posticipare il passaggio delle so­glie che segnano l'ingresso nella vita adulta. Questa ten­denza risultava, e risulta tuttora, ancor più accentuata in Italia, e nei paesi dell'Europa mediterranea, per una serie di fattori sia strutturali sia culturali. Tra i primi, il prolun­gamento abnorme di certi percorsi di studio (ad esempio, il fenomeno degli studenti «fuori corso» nelle università e il conseguimento tardivo del titolo di studio) , il tasso assai elevato di disoccupazione giovanile , la rigidità del merca­to degli alloggi con la conseguente difficoltà per giovani e giovani coppie di uscire dalla casa dei genitori e stabilire un ménage indipendente. Tra i secondi, la scarsa accetta­zione sociale del fenomeno delle convivenze di giovani non sposati e la scarsa propensione ad avere figli fuori dal matrimonio, fenomeni, come è noto, assai più diffusi nei paesi del Nord Europa (Francia compresa) .

In particolare, nella rilevazione del 1992, il fenomeno della «famiglia lunga», il fatto che una metà della popola­zione maschile e un terzo di quella femminile all'età di 29 anni vivesse ancora coi genitori, e il fatto che ciò si verifi­casse anche nelle regioni coi tassi più bassi di disoccupa­zione giovanile, ci avevano indotto a riflettere sulla speci­ficità della situazione italiana e a sottolineare gli effetti nel lungo periodo non positivi di questa tendenza. La ritarda­ta acquisizione di autonomia e la conseguente tardiva as­sunzione di responsabilità adulte non ci sembravano allo­ra, e non ci sembrano neppure oggi, adeguate ad una so­cietà dinamica che voglia stimolare e valorizzare le risorse di iniziativa e di intraprendenza dei giovani. I giovani che vivono troppo a lungo in una condizione di dipendenza, o di semi-dipendenza, dai genitori, e che nel contempo godono di ampie libertà nello sviluppare modelli di com­portamento e stili di vita tipicamente giovanili, finiscono per scavarsi una nicchia dalla quale è poi difficile fare il balzo verso l'età adulta. La gioventù rischia di venir inter­pretata dai giovani stessi come un «diritto acquisito alla dipendenza» che indebolisce gli stimoli a «crescere» e ad assumersi in proprio responsabilità nei confronti della propria esistenza e di quella delle generazioni future.

1 8

Page 21: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

La situazione a quattro anni di distanza non sembra essersi sostanzialmente modificata. I risultati della rileva­zione del 1996, tuttavia, mettono in luce alcune «novità» che potrebbero essere interpretate come segnali di un'in­versione di tendenza.

3 . Qualche (debole) segnale di un'inversione di tendenza

n primo segnale in controtendenza riguarda la fine degli studi. Come risulta dalla tabella 1 . 1 , nelle tre rileva­zioni del 1983 , 1987 e 1992 il numero di coloro che, tra i 15 e i 24 anni, avevano già finito gli studi si era costante­mente ridotto. Ciò poteva essere interpretato sia come ef­fetto di un aumento dei tassi di scolarizzazione, sia come effetto di un prolungamento, non necessariamente «fisio­logico», dei percorsi di studio. I dati del 1996 riportano la quota al livello del 1983 . Vuol dire questo che i giova­ni italiani hanno deciso che non vale la pena impegnarsi in lunghi percorsi formativi? Forse c'è anche una compo­nente di disaffezione nei confronti della scuola e dell'uni­versità. n calo delle immatricolazioni universitarie lo la­scia presumere, in quanto non è solo l'effetto delle ten­denze demografiche, ma anche del fatto che l'aumento della propensione a continuare gli studi si è arrestato. La realtà, tuttavia, è più complessa. Se analizziamo i nostri dati per classi di età e genere, ci accorgiamo che in tutte le classi di età la quota di maschi che ha già finito gli stu­di è superiore alla quota di femmine. Prima dei 20 anni, ad esempio, hanno già finito gli studi il 43 ,6% dei ragaz­zi, ma solo 34,7% delle ragazze. I giovani maschi escono in proporzione maggiore delle femmine più precocemen­te dai circuiti formativi e, quando vi restano, vi restano più a lungo. Le giovani femmine, invece, mostrano mino­ri tassi di abbandono, e, inoltre, conseguono i vari titoli di studio in tempi più brevi, poiché i loro percorsi sono più regolari. L'effetto combinato del maggiore tasso di abbandono precoce dei maschi e dei minori ritardi accu­mulati dalle femmine è che, comunque, siamo entrati in

1 9

Page 22: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. l . l . Previsione di finire gli studi, classi di età 15-24 anni (%)

1983 1987 1992 1996

Hanno già finito 34,0 30,8 25,4 33,8 Sì, certamente 27,0 23,8 34,2 3 1 ,2 Credo di sì 13 ,7 16,1 17,4 20,6 Credo di no 5 ,8 4,9 4,8 5,3 No, è escluso 14,9 17,0 12,9 5 ,1 Non so, non posso prevedere 4,6 7,5 5,3 3 ,9

una fase in cui la durata media degli studi per la popola­zione giovanile nel suo complesso tende a ridursi.

Un altro segnale in controtendenzà riguarda la convi­venza coi genitori. Se andiamo a contare quanti sono i giovani di 28 e 29 anni che vivono ancora coi genitori, la loro quota sembra ulteriormente aumentata rispetto al 1992 (è infatti del 59% per i maschi e del 44% per le femmine) , ma il quadro cambia per le classi di età più giovani. Qui è diminuita la quota di giovani che escludo­no la possibilità di andare a vivere per conto proprio. Siamo quindi probabilmente di fronte a un fenomeno ge­nerazionale: nella generazione di coloro che hanno 28-29 anni sono ancora frequenti i «ritardatari», ma non sem­bra che il loro esempio verrà seguito da una quota di co­loro che hanno qualche anno di meno. Poiché nel frat­tempo permane la tendenza a sposarsi tardi (la quota di già sposati nel nostro campione si è ulteriormente ridotta rispetto al 1992, come risulta dai dati della tabella 1 .2) , il fatto che aumenti sia pure di poco la quota di giovani che intendono, o non escludono di, andare a vivere per conto proprio, indica che il matrimonio non è probabil­mente più l'unica ragione socialmente accettata che giu­stifica che un giovane lasci la casa dei genitori.

Un ulteriore piccolo segnale in controtendenza è un leggero aumento, rispetto al 1992, della quota di giovani che sono a loro volta diventati ge:nitori (si passa dall'8, l al 9,4% per l'intero campione e dal 2 ,4 al 3 ,4% per chi ha meno di 24 anni). È ancora poco per dire che siamo di fronte a una svolta nei comportamenti procreativi delle

20

Page 23: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 1 .2 . Previsione di sposarsi, classi di età 15-24 anni (%)

1983 1987 1992 1996

Sono già sposati 8,4 7,3 5,4 3 ,7 Sì, certamente 10,9 9,3 10,1 10,0 Credo di sì 28,7 25,5 23 ,6 23 ,4 Credo di no 20,4 19,3 2 1 ,5 18,2 No, è escluso 15,2 20,4 2 1 ,1 19,0 Non so prevedere 16,5 18,3 18,3 25,8

giovani coppie, tuttavia, è un altro piccolo elemento che si aggiunge ai precedenti e che ci permette di affermare, pur con tutte le cautele del caso, che la tendenza al pro­lungamento della fase giovanile del corso della vita si è arrestata e che, forse, sta entrando sulla scena una nuova generazione di giovani che, a differenza dei loro «fratelli maggiori», non ha più voglia di spostare indefinitamente l'ingresso nella vita adulta.

Questa interpretazione è rafforzata dalle indicazioni fornite dal calcolo dell'indice di moratoria. Questo indice misura il grado di intensità con cui i giovani intervistati escludono o mostrano incertezza di fronte alla prospetti­va di varcare nell'arco dei cinque anni successivi le varie soglie che segnano l'ingresso nella vita adulta. È una mi­sura sintetica, quindi, che ci dice quanto, o quanto poco, i giovani intervistati propendono a diventare adulti. I dati della tabella 1 .3, che ci mostrano l'indice per classi di età e genere nelle due rilevazioni del 1992 e del 1996, si pre­stano ad una serie di considerazioni. È ovvio che l'indice mostri valori più alti nelle classi di età più giovf!ni e che tali valori decrescano con l'avanzare dell'età. E il con­fronto intertemporale che ci segnala che in questi anni è cambiato qualcosa: nella coorte dei maschi tra 18 e 20 anni si riduce consistentemente il numero di coloro che mostrano valori alti nell'indice di moratoria, mentre au­menta il numero di coloro che mostrano valori bassi. Nella stessa generazione le differenze maschi-femmine, marcate nel 1992, risultano ora sensibilmente attenuate. Anche nella coorte tra 25 e 29 anni aumenta per i ma-

2 1

Page 24: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 1 .3 . Indice di moratoria per classi di età e genere (%)

15-17 anni 18-20 anni

Maschi Femmine Maschi Femmine

· 1992 1996 1992 1996 1992 1996 1992 1996

Nullo 1 1 ,6 1 1 ,5 13 , 1 12,5 16,8 24,2 27,7 26,6 Basso 13 ,2 15 ,8 15 ,7 14,6 12,4 12,8 22,5 15 ,5 Medio 27,7 24,4 25,4 28,1 32,0 32,0 35,6 29,5 Alto 47,5 48,3 45,8 44,8 38,8 30,9 14,2 28,4

2 1-24 anni 25-29 anni Totale 15-29 anni

M F M F M F

1992 1996 1992 1996 1992 1996 1992 1996 1992 1996 1992 1996

Nullo 3 1 ,4 35,4 43,8 43 ,7 55,8 60,5 48,4 66,6 32,7 36,5 35,9 43,2 Basso 23,8 17,6 27,4 23,1 23 ,7 16,6 29,9 17,9 19,5 15,9 24,9 18,3 Medio 28,5 3 1 ,8 17,7 17,3 12,8 16,9 15,2 1 1 ,5 23 ,9 26,1 22,1 19,6 Alto 16,3 15,3 1 1 , 1 15,9 7,7 6,1 6,5 3 ,9 23 ,8 2 1 ,5 17,1 18,8

schi, ma ancora di più per le femmine, la quota di giova­ni che presentano un indice di moratoria «nullo». Rima­ne, è vero, in questa coorte un numero elevato di maschi (il 23 %, quasi uno su quattro) con un indice di morato­ria medio-alto e ciò indica come in questa, ma anche in altre, classi di età vi sia una quota di maschi che accelera (gli anticipatori) e una quota che rallenta (i dilazionatori) il percorso verso l'età adulta.

Se analizziamo i dati relativi alle scelte compiute, o alle tappe percorse, verso l'età adulta in riferimento al li­vello socio-culturale della famiglia (t ab. 1 .4 ) , si conferma quello che già sapevamo dalle precedenti indagini: la «lunga giovinezza» è prerogativa di ragazzi e ragazze dei ceti più elevati; man mano che il livello scende aumenta la quota di coloro che hanno già percorso diverse tappe. Questo risultato, tuttavia, nasconde un fenomeno social­mente rilevante. Quello che noi indichiamo come livello socio-culturale della famiglia non è altro, in realtà, che un indice calcolato sulla base del grado di istruzione del p a-

22

Page 25: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 1 .4. Numero di tappe percorse verso l'età adulta per genere e livello socio-culturale della famiglia (%)

Basso Medio Alto

M F M F M F

Nessuna 25,3 26,8 42,2 45,2 71 ,4 70,5 Una sola 29,3 26,8 26,7 22,1 16,5 12,5 Due 29,3 18,0 22,7 15 ,5 8,2 8,6 Tre 3,8 5,8 2,3 3 ,9 1,8 4,9 Quattro 7,0 18,0 4,2 10,7 1 , 1 2,5 Tutte e cinque 5,4 4,5 1 ,9 2,5 0,9 1 ,0

T AB. 1 .5. Numero di tappe percorse vena l'età adulta per genere e classe sociale (%)

Maschi Femmine

l 2 3 4 2 3 4

Nessuna 60,4 66,8 38,6 37,1 56,3 65,7 45,6 38,9 l tappa 16,1 20,6 23,5 30,8 18,2 14,0 21 ,2 22,2 2 tappe 15,4 7,5 24,6 23,4 1 1 ,3 1 1 , 1 12,8 17,4 3 tappe 3 ,2 1 ,5 3 ,8 1 ,7 4,9 3 ,4 5,6 4,5 4 tappe 3 ,2 2,5 5,7 3 ,7 7,7 4,3 12,4 13 ,5 5 tappe 1 ,8 1 ,0 3,8 3 ,3 1 ,6 1 ,4 2,4 3 ,4

l. Classe superiore 2. Classe media impiegatizia 3. Classe media autonoma 4. Classe operaia

dre e della madre. Se cambiamo indicatore e prendiamo, ad esempio, come criterio di stratificazione sociale la con­dizione professionale del capo famiglia (quella del padre, ma anche quella della madre nel 10% circa dei casi in cui è lei ad essere capo famiglia) le cose cambiano note­volmente (tab. 1 .5 ) . Le due «classi» che presentano da un lato il più alto tasso di «dilazionatori» e dall'altro il più alto tasso di «anticipatori» sono le due classi medie: quella impiegatizia e quella dei lavoratori autonomi. È nella classe media impiegatizia, in modo ancor più accen­tuato che non nella classe superiore (imprenditori, diri-

23

Page 26: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

genti e professionisti) , dove si accumula la quota maggio­re di ragazzi e ragazze che vivono una «giovinezza lun­ga». All'opposto, sono i figli e le figlie dei lavoratori au­tonomi (artigiani, commercianti e assimilati) che, per così dire, «bruciano le tappe», verso la condizione adulta e lo fanno in misura analoga, o addirittura maggiore, dei figli e delle figlie di classe operaia. Sono quindi i giovani del cosiddetto «ceto medio» a presentare i comportamenti più eterogenei: una parte si orienta al modello della «gio­vinezza lunga» tipico delle classi superiori e una parte al modello della «giovinezza breve», tipico della classe ope­raia. Agli stessi risultati si perviene calcolando l'indice di moratoria per «classi» sociali.

La composizione del «ceto medio» spiega anche alcu­ne significative differenze che si riscontrano a livello ter­ritoriale: dove prevale la componente del lavoro autono­mo, come nelle regioni del Nord-Est, abbiamo anche un numero minore di «dilazionatori», dove prevale invece un ceto medio «impiegatizio», come nelle regioni del Sud e delle Isole, la loro quota tende a salire. Non è questo però certo l'unico fattore che influisce sulla differenzia­zione territoriale della condizione giovanile; molti altri fattori, sia strutturali che culturali, contribuiscono a crea­re un quadro assai complesso. Le differenze di genere nei percorsi verso l'età adulta, ad esempio, meno marcate nelle regioni del Nord-Ovest, si accentuano passando alle regioni del Nord-Est, del Centro e, soprattutto, del Sud e delle Isole. Nelle regioni meridionali, in particolare, le ra­gazze hanno ancor meno accesso dei loro coetanei ma­schi al mondo del lavoro, tendono quindi ad uscire di casa, a sposarsi e ad avere dei figli assai prima delle ra­gazze delle altre regioni. Si pensi che nelle regioni del Nord-Est il 37% delle ragazze intervistate ha già un lavo­ro stabile (nelle regioni del Nord-Ovest la percentuale è solo di poco inferiore) , mentre la percentuale scende al 9,7% nel Sud e al 4 , 1% nelle Isole. Per converso, nelle regioni del Nord-Est solo il 6% delle giovani ha già al­meno un figlio, contro il 18,9% del Sud e il 24,4% delle Isole. I percorsi scolastici sono in genere più brevi nelle

24

Page 27: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

regioni del Nord-Est, dove le condizioni ancora sostan­zialmente favorevoli del mercato del lavoro non inducono a lunghi «parcheggi» nelle aule scolastiche; nel Mezzo­giorno, invece, le uscite precoci per abbandono sono as­sai più frequenti, ma chi resta tende a stazionare a lungo per rinviare le difficoltà che si incontreranno dopo, una volta usciti, quando si dovrà affrontare la ricerca di un'occupazione. Ancora una volta, non lo si ripeterà mai abbastanza, essere giovani e diventare adulti non è la stessa cosa se è capitato di nascere al di sopra o al di sot­to della grande spaccatura che divide il Paese.

4 . Il presente tra passato e futuro

Non si può studiare la condizione giovanile se non si esplora la dimensione soggettiva del tempo. Dilatata o ac­corciata, la fase giovanile del corso della vita è, come tut­te le fasi, necessariamente a termine: prima o poi, deve sfociare in qualcos'altro. Il dato antropologico della con­dizione giovanile è proprio quello di vivere la propria vita con la sensazione di averne la maggior parte davanti a sé e non, come per le fasi successive, una parte consi­stente alle proprie spalle. Non per tutti i giovani però ciò è vero allo stesso modo. Gli orizzonti temporali, nella di­mensione del futuro come nella dimensione del passato, possono essere più o meno ravvicinati o lontani, più o meno connessi col presente. Il futuro, in particolare, può essere il luogo di realizzazione delle mete che danno sen­so al presente, oppure, al contrario, un luogo opaco di angosce o di sogni isolato dal presente.

Come vivono i giovani questa tensione ambivalente verso il futuro? Per rispondere a questa domanda, si è accumulata in più di dieci anni una considerevole mole di ricerca4. Come nelle precedenti indagini IARD, anche

4 Cfr. Colucci [1984]; Cavalli [1985] ; Rampazi [1991]; Tabboni [1992] ; Calabrò [ 1996] ; Leccardi [1996] .

25

Page 28: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

questa volta abbiamo utilizzato un indicatore (l'indice di «autodeterminazione-fatalismo») che ci permette di co­gliere in che misura i giovani intervistati vedono il pro­prio futuro come in balia di forze esterne incontrollabili, oppure, al contrario, come ragionevolmente plasmabile dall'impegno e dalla volontà personali. I «fatalisti» sono coloro per i quali il futuro è pieno di rischi e di incognite e che non fanno progetti e programmi nel timore che il caso o la sfortuna ne possano impedire la realizzazione. Per gli «autodeterminati», invece, il futuro è ricco di op­portunità da saper cogliere ponendosi degli obiettivi e impegnandosi per farli diventare realtà.

Già nel 1992 i nostri dati avevano segnalato che tra i giovani italiani la sindrome fatalistica era in declino: i dati attuali confermano questa tendenza. Mentre nel 1 987 i «fatalisti» e «quasi-fatalisti» erano poco meno di un ter­zo del campione (3 2,4%) , nel 1992 si erano ridotti a poco più di un quarto (26,8 %) , nel 1 996 risultano poco più di un quinto (21 ,4%) . Che un giovane su cinque viva con la sensazione di non poter esercitare controllo sul proprio futuro e che rinunci a fare progetti per non an­dare incontro al rischio della delusione è di per sé un dato già abbastanza preoccupante; tuttavia il declino nel tempo di questo atteggiamento, che ha radici profonde nella cultura tradizionale del Paese, resta un segnale mol­to confortante.

Per il resto, il quadro non è sostanzialmente mutato; il fatalismo resta sempre più accentuato nelle regioni del Sud e, soprattutto, delle Isole (con tassi quasi doppi che nelle regioni del Nord), nei ceti culturalmente più bassi, tra i giovani che non studiano e neppure lavorano, che hanno bassi livelli di partecipazione sociale e politica e scarso accesso ai consumi giovanili. L'antidoto più effica­ce contro il fatalismo resta pur sempre quello di disporre di un capitale culturale, che provenga dalla famiglia o sia stato acquisito attraverso l'istruzione. I giovani meno fa­talisti, anche se appartengono a ceti poco privilegiati, sono coloro che combinano studio e lavoro e che quindi hanno un progetto per affrontare attivamente il futuro.

26

Page 29: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Nell'indagine del 1996 abbiamo esteso l'analisi, ag­giungendo al questionario una serie di items già utilizzati in altre ricerche di analoga impostazione teorica5 • I dati della tabella 1 .6 illustrano le distribuzioni calcolate sul­l'intero campione e si prestano ad alcune considerazioni:

T AB. 1.6. Orientamenti verso il passato e il futuro (%)

Accordo lndif- Disac­ferenza cordo

l. n passato è così pieno di ricordi tristi che preferisco non pensarci 17,8 1 1 ,4 70,8

2. Non credo proprio che si possa imparare molto dalle proprie esperienze 10,3 3,3 86,4

3 . Ciò che è accaduto ieri bisognerebbe dimenticarlo il più presto possibile 14,7 8,2 77,1

4. Sul mio futuro ho idee abbastanza chiare 58,3 15,5 26,2 5. Non voglio dipendere da nulla, neppure dalle

decisioni che io stesso ho preso in passato 3 1,8 18,6 49,6 6. Ciò che mi potrà accadere in futuro mi lascia

piuttosto indifferente 16,8 9,0 74,2 7. Ciò che è stato è stato, perché mai dovrei

continuare a pensarci su e preoccuparmene 43,2 13 ,2 43,6 8. Fare delle esperienze interessanti nel presente

è per me più importante che pianificare il futuro 63,7 15,5 20,8

a) la grande maggioranza dei giovani intervistati rifiu­ta l'idea di stendere sul passato un velo di oblio quando vengono evocati ricordi tristi (item l), o un generico «ieri», ma la quota di coloro che non vogliono «rimugi­nare» il passato sale (item 7) quando la domanda assume un tono più personale che evoca sentimenti di rimorso o rimpianto. Significativo è anche il fatto che una parte consistente del nostro campione (il 3 1,8%, item 5) rifiuti di sentirsi vincolato dalle decisioni prese in passato: per costoro è importante che le scelte non siano irreversibili. Anche se la minoranza di coloro che vogliono dimentica­re il passato è tutt'altro che trascurabile, non si può dire

5 Cfr. Kohr [1992, 145-170] .

27

Page 30: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

che rispetto al passato prevalga una sindrome di «presen­tificazione». n passato è quindi rifiutato quando è visto come un «peso» o un «vincolo», è invece accettato e va­lorizzato quando rappresenta un patrimonio accumulato di esperienze: la grande maggioranza degli intervistati (86,4 %, item 2) rifiuta l'idea che non si possa imparare molto dalle proprie esperienze;

h) la sindrome di «presentificazione» appare con chiarezza quando si tratta di attribuire valore all'esperien­za nel presente piuttosto che alla pianificazione del futu­ro (item 8). Per molti giovani (quasi i due terzi del cam­pione) è molto importante «fare esperienze» prima di im­pegnarsi in un progetto o fare delle scelte che rischiano di diventare vincolanti e restringere gli orizzonti del loro futuro. Fare esperienza non vuol quindi dire compiere delle scelte irreversibili, ma esplorare opportunità e man­tenere il futuro aperto ad una gamma il più possibile am­pia di mete e obiettivi;

c) la «presentificazione» non vuol quindi dire rimo­zione del futuro (solo il 16,8%, una minoranza peraltro affatto trascurabile, mostra indifferenza verso ciò che po­trebbe accadere in futuro, item 6), molti dichiarano di avere idee abbastanza chiare sul proprio futuro (il 58,3 % , item 4), ma è alta anche la percentuale di coloro che dichiarano «incertezza».

Applicando ai dati ricavati da questa batteria di do­mande la tecnica statistica dell'analisi dei fattori, sono stati estratti tre fattori6•

n primo fattore, che potremmo chiamare di «presenti­ficazione passiva», è tutto incentrato sulla rimozione del passato: non solo il passato è pieno di ricordi tristi, ma bisogna dimenticare subito quello che è successo ieri, non farsi condizionare dalle decisioni prese in preceden­za, intanto, quello che è stato è stato e non serve rimugi-

6 La variabilità spiegata da questi tre fattori è piuttosto bassa (58,5 %). Eliminando gli items 5 e 7 la variabilità spiegata cresce (68,6%), ma il significato dei fattori non muta sostanzialmente.

28

Page 31: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

nare rimorsi o rimpianti, del resto, poco si può imparare dalle proprie stesse esperienze e non ha neppure molto senso preoccuparsi troppo del futuro. Non stupisce che questo fattore presenti un legame molto forte con il no­stro indice di fatalismo; infatti, anche se costruito sulla base di indicatori (domande) diversi, misura probabil­mente la stessa dimensione sottostante. Anche questo fat­tore, come il fatalismo, è significativamente legato al livel­lo socio-culturale della famiglia (nel senso che è più forte ai livelli più bassi) , all'area di residenza (è più forte nel Mezzogiorno e nelle Isole) , alla condizione attuale del giovane (è più forte per coloro che non studiano e non lavorano e più debole per coloro che fanno entrambe le cose) .

n secondo fattore, che chiamiamo di «presentificazio­ne attiva», presenta due tratti comuni al fattore prece­dente: anche in questo caso, «ciò che è stato è stato», non bisogna quindi lasciarsi troppo influenzare da azioni o omissioni compiute, e non bisogna neppure preoccu­parsi troppo di ciò che potrà accadere in futuro. Tutta­via, rispetto al fattore precedente, vi sono due scostamen­ti significativi: non è vero che il passato sia pieno di ri­cordi tristi e che bisogna dimenticarlo il più presto p ossi­bile; infatti, si può imparare molto dalle proprie esperien­ze, e, comunque, fare esperienze interessanti nel presente è più importante che pianificare il futuro. L'accento è qui posto sull'esperienza presente, come processo di esplora­zione e di crescita. Il futuro è ancora avvolto nelle neb­bie, ma questo non è fonte di preoccupazione; questo fattore, infatti, non presenta nessun legame con l'indice di fatalismo. Possiamo dire che si tratta di una versione «ottimistica» della sindrome di presentificazione.

n terzo fattore, che chiameremo di «progettualità», si riferisce a quei giovani che hanno idee abbastanza chiare su quello che sarà il loro futuro e che ritengono impor­tante pianificarne le tappe. Questo fattore presenta una connessione molto forte (ma negativa) con l'indice di fa­talismo. I legami con lo status socio-culturale della fami­glia e con l'area geografica di residenza di questi due ul-

29

Page 32: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

timi fattori sono deboli e non statisticamente significativi: ciò vuoi dire che questi fattori sono meno sensibili all'in­fluenza delle culture di classe e delle culture regionali e più legati a tratti della personalità più uniformemente di­strib,uiti nella popolazione giovanile.

E importante notare come nessuno dei tre fattori considerati vari significativamente a seconda del genere degli intervistati; ciò non vuoi dire, evidentemente, che gli orientamenti temporali non siano influenzati dalle dif­ferenze di genere, ma soltanto che le dimensioni colte dai nostri strumenti di misurazione non sono quelle che met­tono in luce tali differenze. Vi è un solo item rispetto al quale la differenza tra maschi e femmine è significativa: le giovani donne sono molto meno disposte dei maschi ad accettare l'affermazione «ciò che mi potrà accadere in futuro mi lascia piuttosto indifferente». Ciò risulta del tutto coerente con i risultati dell'indagine citata di Car­men Leccardi: le giovani donne sono attivamente impe­gnate nella costruzione del loro futuro, anche se si tratta, come dice il titolo della sua ricerca, di un «futuro breve».

In conclusione, a parte i cospicui residui di una cul­tura tradizionale del fatalismo, si può dire che i nostri giovani hanno imparato a muoversi in un orizzonte di in­certezza, senza tuttavia, nella maggior parte dei ca�i, farsi schiacciare dall'angoscia che potrebbe derivarne. E diffi­cile, in un mondo che muta rapidamente in modi larga­mente imprevedibili, elaborare progetti di lungo periodo; gli unici progetti che hanno prospettiva di durare sono quelli flessibili che scontano la necessità di doversi adat­tare alle circostanze mutevoli che di volta in volta si pre­sentano. Quello che agli occhi di molti adulti, cresciuti in orizzonti sociali e culturali più consolidati, può sembrare un atteggiamento ripiegato sul «giorno dopo giorno, poi, si vedrà», palesa invece una capacità di «adattamento non rinunciatario» alle opportunità e ai casi della vita in condizioni di incertezza che molti giovani sembrano aver sviluppato in misura notevole.

30

Page 33: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO SECONDO

L'ESPERIENZA SCOLASTICA: SCELTE, PERCORSI, GIUDIZI

l. Studio e condizione giovanile

Si è spesso portati ad identificare la condizione giova­nile con quella studentesca, in base alla convinzione che la grande maggioranza dei giovani è impegnata in attività formative di qualche genere. Questa convinzione si fon­da, tra l'altro, sulla consapevolezza che il livello di istru­zione complessivo del nostro Paese aumenta in continua­zione, ma anche sulla diffusione di una percezione errata in merito all'efficacia del sistema scolastico italiano'.

Questa commistione di elementi positivi e negativi emerge anche dai risultati della nostra indagine. Nel 1996, rispetto alla precedente indagine IARD sulla condi­zione giovanile, si è rilevato un innalzamento del livello di istruzione: pressoché la metà dei giovani intervistati (49,5 %) ha conseguito il diploma di maturità, contro il 42 ,2% nel 1992 . Questo risultato si limita a rispecchiare il fatto, cui si è appena accennato, che in Italia una pro­porzione sempre più ampia di giovani studia e lo fa più a lungo. Peraltro, il livello di scolarizzazione è una caratte­ristica instabile del campione ed è, più precisamente, de­stinato a spostarsi verso l'alto, in quanto il 44,5 % degli intervistati è tuttora impegnato in un ciclo di studi: oltre un giovane su cinque frequenta la scuola secondaria su-

I Nella prima metà degli anni Novanta, soltanto il 60% circa dei giovani italiani riusciva a conseguire il diploma di scuola secondaria superiore, mentre in altri paesi avanzati il corrispondente tasso era no­tevolmente più elevato [Cfr. OECD 1995]. Nonostante i notevoli pro­gressi compiuti dalla scuola italiana negli ultimi decenni, essa ancora non riesce a trattenere rm'ampia quota di giovani al suo interno (o, detto altrimenti, tende ad espellerne troppi).

3 1

Page 34: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

periore (e quindi probabilmente consegmra un diploma nel prossimo futuro) , e un altro giovane su cinque fre­quenta l'università (e quindi ha qualche probabilità di conseguire un titolo universitario) .

La soddisfazione per questi risultati positivi è contro­bilanciata da altri di valenza opposta. Ad esempio, il 30% degli ultraventenni non ha mai terminato un ciclo di istruzione secondaria superiore. Un altro punto dolen­te attiene all'istruzione universitaria. Il 36, 1% dei 25-29enni ha frequentato l'università, ma soltanto una mino­ranza lo ha fatto con successo: il 14,9% è riuscito a con­seguire la laurea, il 7 ,2% ha abbandonato gli studi e il 14,0% frequenta ancora, verosimilmente in veste di fuori corso. Se da una parte, dunque, l'equazione «condizione giovanile = condizione studentesca» non è purtroppo vera per molti giovani, dall'altra essa si manifesta in for­me disfunzionali tra gli intervistati che si trovano sulla so­glia dei trent'anni.

La condizione rispetto agli studi si differenzia in ma­niera significativa secondo il genere degli intervistati. Le femmine esprimono un livello di istruzione sensibilmente più elevato dei maschi: il 58,8% delle prime ha consegui­to un diploma di scuola secondaria superiore, contro il 49,7% dei secondi. In Italia, come in altri paesi sviluppa­ti, maschi e femmine hanno atteggiamenti in parte discor­danti nei confronti della scuola e vi raggiungono risultati diversi. Le ragazze hanno motivi più cogenti dei maschi per frequentare e perseverare negli studi superiori e per considerare l'istruzione una risorsa e un investimento. Per le ragazze sono minori i mancati guadagni dovuti al posponimento dell'ingresso nel mercato del lavoro; so­vente sono minori i vantaggi che esse, rispetto ai fratelli maschi, si possono attendere dalla propria famiglia; sono relativamente maggiori i benefici aggiuntivi che possono derivare dal possesso di un titolo di studio elevato . Il di­verso modo di porsi di fronte all'istruzione da parte di maschi e femmine sarà illustrato ripetutamente nel pro­sieguo di questo capitolo.

32

Page 35: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2. Percorsi scolastici e vincoli sociali

I progressi compiuti dal sistema scolastico italiano sono evidenziati da un confronto della scolarizzazione dei giovani intervistati con quella dei loro genitori. La mobi­lità intergenerazionale è stata notevole se si prendono in esame i livelli di . istruzione più bassi: oltre un padre su tre e oltre una madre su quattro non sono riusciti a con­seguire la licenza media inferiore (o di avviamento) , men­tre vi sono riusciti quasi tutti gli intervistati. Inoltre, se si ipotizza che la grande maggioranza dei giovani attual­mente impegnati in un ciclo di istruzione secondaria su­periore lo porterà a termine con successo, la percentuale di diplomati tra i nostri giovani sarà doppia rispetto a quella dei loro genitori.

All'aumento della scolarità in generale non è corri­sposta un' omogeneizzazione dei · livelli di istruzione dei diversi strati della società italiana. In particolare, la scola­rizzazione dei giovani continua a dipendere in misura marcata dall'estrazione sociale, così come viene rilevata dal livello di istruzione dei genitori e dal loro status oc­cupazionale2 .

n grado di istruzione dei giovani varia, dunque, an­che in funzione del livello culturale dei genitori (tab. 2 . 1 ) . I giovani che provengono da una famiglia con livello culturale elevato (in cui, in altre parole, almeno un geni­tore ha conseguito il diploma di maturità) manifestano li­velli di scolarizzazione nettamente più elevati dei loro coetanei provenienti da famiglie con livello culturale bas­so (in cui nessun genitore ha conseguito la licenza di av­viamento o di scuola media inferiore) . I giovani di fami­glia con livello culturale medio occupano, naturalmente, una posizione intermedia. L'incidenza di diplomati è pari al 63 , 1% tra i giovani provenienti da famiglie di livello culturale alto, al 54,9% nelle famiglie di livello culturale medio e al 44,2 % nelle famiglie meno acculturate. Se si

2 Cfr. anche Gasperoni [1996, cap. II] .

33

Page 36: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2 . 1 . Attuale condizione dei giovani rispetto agli studi per livello culturale della famiglia d'origine e per status occupazionale dei genitori (%)

Livello culturale Status occupazionale della famiglia dei genitori

Tot. Basso Medio El e- Operaio Auto· !m pie- Supe-va t o o affine nomo gatizio riore

Non ha concluso la scuola dell'obbligo 2,2 4,9 1 ,3 0,1 3 ,7 2,5 0,2 0,6

Ha conseguito la licenza media inferiore 22,0 40,7 22,2 4,6 3 0,7 28,4 7,9 10,2

Frequenta la scuola secondaria superiore 21 ,6 10,1 2 1 ,6 32,1 18,7 20,0 29,3 25,2

Ha conseguito il diploma di qualifica/maturità 26,7 30,6 33 ,5 16,1 3 1 ,5 26,5 2 1 ,2 19,5

Frequenta un corso di studi universitari 22,1 10,0 17,8 37,8 13 ,3 17,9 34,7 32,8

Ha conseguito la laurea 5,4 3 ,6 3 ,6 9,2 2,1 4,7 6,7 1 1 ,6

ipotizza che tutti i giovani che attualmente frequentano una scuola secondaria superiore conseguiranno un titolo di studio, si accentuerà ulteriormente il divario appena il­lustrato: le percentuali saliranno, rispettivamente, al 95,3 , al 76,5 e al 54,4%. In altre parole, tra i giovani prove­nienti da ambienti familiari culturalmente favorevoli e i giovani con genitori poco istruiti vi sarebbe una differen­za di oltre 40 punti percentuali nel tasso potenziale di conseguimento del diploma.

Inoltre, come si è accennato, il grado di istruzione è tanto maggiore quanto più è elevato lo status occupazio­nale dei genitori. L'esperienza scolastica si ferma alla scuo­la dell'obbligo per circa il lO% dei figli di genitori con oc­cupazioni «superiori» o impiegatizie, ma per oltre il 30% dei figli della piccola borghesia e di operai (tab. 2 . 1 ) . n di­ploma di · scuola secondaria superiore è stato conseguito da oltre il 60% dei giovani di estrazione sociale elevata o impiegatizia, ma da meno della metà dei giovani di origini operaie o piccolo-borghesi. Sono ancora più accentuate le differenziazioni inerenti all'istruzione universitaria, la qua­le accoglie oltre il 40% dei giovani di estrazione medio­elevata, ma meno del 20% dei giovani di origini più umili.

34

Page 37: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

È opportuno sottolineare la particolare caratterizza­zione della piccola borghesia, cui appartengono quei gio­vani i cui genitori svolgono attività lavorative autonome (soprattutto artigiani e commercianti) : questa categoria assomiglia, per quanto riguarda i livelli di scolarizzazione dei giovani e le scelte ivi sottese, molto più alla classe operaia che non al ceto impiegatizio o «superiore» (que­st'ultimo accoglie imprenditori, dirigenti, liberi professio­nisti, proprietari agricoli) . Ciò è dovuto al fatto che l'atti­vità economica della famiglia si basa sul possesso di un patrimonio materiale (un negozio, una bottega, un'offici­na) e/o di competenze professionali che possono essere trasmessi ai figli a prescindere dal grado di istruzione for­male di questi ultimi. L'attrattiva dell'esperienza scolasti­ca ne risulta mitigata agli occhi sia dei genitori - i quali non assegnano lo stesso valore all'istruzione di quanto facciano gli individui con occupazioni «superiori» o im­piegatizie, le cui attività lavorative sono legate anche al conseguimento di un determinato titolo di studio - sia dei figli, il cui futuro lavorativo è potenzialmente meno incerto che per altri.

Peraltro, com'era prevedibile, tra il livello culturale delle famiglie d'origine dei giovani e lo status occupazio­nale dei loro genitori sussiste un legame significativo: i genitori con occupazioni autonome od operaie sono mol­to meno istruiti degli altri. I genitori con status impiegati­zio sono i più istruiti, persino più di coloro con occupa­zioni «superiori» (fra i quali si trovano, ad esempio, im­prenditori con poca istruzione formale) . Sebbene esista una relazione fra status occupazionale e livello culturale dei genitori, ciascuno dei due fattori esercita un'influenza autonoma, anche se in misura differenziata (tab. 2 .2) . A prescindere dallo status occupazionale dei genitori, i gio­vani tendono a raggiungere livelli di scolarità più elevati all'aumentare del livello culturale della famiglia d'origine. E a prescindere dal livello culturale, la scolarizzazione dei giovani cresce, anche se in maniera irregolare, all'aumen­tare del prestigio sociale associato alle attività lavorative dei genitori. L'avere genitori appartenenti al ceto impie-

35

Page 38: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2.2. Incidenza percentuale di diplomati o studenti che frequentano una scuola secondaria superiore per status occupazionale e livello culturale dei genitori

Status occupazionale dei genitori

Livello culturale Operaio Autonomo Impiegatizio Superiore o affine

Basso 53,0 54,1 73 ,3 53 ,7 Medio 74,3 7 1 ,8 88,2 84,6 Elevato 88,9 91 , 1 94,4 98,6

gat1z10 ha un effetto particolarmente benefico sul grado di istruzione, specie se i genitori non detengono un titolo di studio elevato. D'altronde, il possesso di credenziali educative è indispensabile per accedere a molte occupa­zioni impiegatizie, nonché alle libere professioni; ciò ve­rosimilmente dà luogo a un maggiore apprezzamento del­l'istruzione fra coloro che svolgono occupazioni di questo genere. Tuttavia, è il livello culturale della famiglia d'ori­gine ad esercitare l'effetto più pronunciato sui livelli di istruzione dei giovani.

In Italia molti fenomeni sociali si manifestano in modo diverso nel Mezzogiorno rispetto al resto del Pae­se. La scolarizzazione dei giovani non fa eccezione: il contesto socio-economico, nella misura in cui varia da Nord a Sud, costituisce un'importante influenza ambien­tale sulle scelte scolastiche degli individui. La quota di giovani che non hanno proseguito gli studi oltre all'obbli­go scolastico cresce mano a mano che ci si sposta verso il Meridione: Nord-Ovest 18,6%; Nord-Est 2 1 ,3 %; Centro 23 ,2% ; Sud 28,0%; Isole 3 0,5 %.

L'estrazione sociale influisce non solo sul grado di scolarizzazione, ma anche sul tipo di percorso formativo intrapreso dai giovani, come si evince con chiarezza da un esame dei tipi di scuola secondaria superiore da essi frequentati (tab. 2.3 )3. Ad esempio, oltre la metà dei gio-

3 L'analisi è limitata ai soli intervistati che hanno frequentato un ciclo di istruzione secondaria superiore e specificato il tipo di scuola

36

Page 39: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2.3. Tipo di scuola secondaria superiore frequentata per status occupaziona­le e livello culturale dei genitori (%)

Livello culturale Status occupazionale della famiglia dei genitori

Tot. Basso Medio El e- Operaio Auto· !m pie· Supe· varo o affine nomo gatizio rio re

Istituto professionale 23,0 36,3 29,5 8,4 36,7 23,8 1 1 ,6 10,8 Istituto tecnico 45,0 5 1 ,5 5 1 ,9 34,7 50,1 48,0 42,9 36,4 Liceo scientifico 18,3 7,8 1 1,6 3 1 ,3 8,8 16,0 28,9 26,8 Liceo classico 10,0 2,6 4,0 20,3 2,7 7,8 13,4 19,9 Altri licei (linguistico

e artistico) 3,7 1,8 3 , 1 5,4 1,7 4,5 3 , 1 6,1

vani provenienti da una famiglia con livello culturale ele­vato ha frequentato un liceo; mentre la maggioranza dei figli di genitori mediamente o poco istruiti ha optato per l'istruzione tecnica. L'istruzione professionale accoglie soltanto un'esigua minoranza dei figli dei molto istruiti, contro circa un terzo dei giovani provenienti da famiglie di livello culturale medio o basso.

Si rileva un andamento analogo se il tipo di scuola se­condaria superiore frequentata viene articolato secondo lo status occupazionale dei genitori (tab. 2.3 ) . L'istruzio­ne .liceale accoglie la maggioranza (52,8%) dei figli di ge­nitori con occupazioni «superiori», una quota cospicua dei figli del ceto impiegatizio ( 45,4 %) e solo una mino­ranza dei figli con genitori con status autonomo (28,2 %) od operaio ( 13 ,2%) . ll divario è ancora più accentuato se si prende in considerazione la scuola elitaria per eccellen­za, ovvero il liceo classico: la probabilità di frequentarlo è sette volte maggiore per un figlio di genitori con status «superiore» rispetto a un giovane di origini operaie. L'istruzione professionale, di converso, presenta un'inci­denza relativamente elevata fra i figli di estrazione ope-

frequentato. La voce «istituto tecnico» comprende, oltre agli istituti tecnici propriamente detti, gli istituti magistrali. La voce «istituto pro­fessionale» comprende tutti gli istituti professionali, nonché gli istituti artistici e le scuole magistrali.

3 7

Page 40: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

raia, che poi scema mano a mano che ci si sposta verso i ceti più privilegiati.

3 . Percorsi formativi accidentati

Uno dei maggiori problemi che affliggono il sistema scolastico italiano è l'elevata incidenza di percorsi forma­tivi accidentati, caratterizzati da qualche forma di insuc­cesso o difficoltà. La nostra indagine ha permesso di rile­vare quattro tipi di manifestazioni del disagio scolastico, attinenti alla regolarità della carriera formativa.

Il più grave è l'abbandono degli studi, cioè l'interru­zione definitiva di un ciclo di studi già avviato. Nel com­plesso, il 15 ,2% degli intervistati ha abbandonato gli stu­di prima di conseguire il titolo di studio finale: 1' 1 ,8% nel corso degli studi di scuola secondaria inferiore, 1'8,8% nel corso dell'istruzione secondaria superiore e il 4,6% nel corso dell'istruzione universitaria. Peraltro, l'in­cidenza degli abbandoni è destinata ad aumentare, in quanto almeno alcuni giovani, tra coloro che attualmente frequentano un corso di studi, non riusciranno a portarlo a termine. Se si tiene conto della quantità di giovani che hanno effettivamente iniziato i diversi cicli di istruzione, la maggiore mortalità si riscontra presso l'università (14,2%) ; l'incidenza degli abbandoni alla scuola seconda­ria superiore sale al 10,4% se si tiene conto soltanto di chi l'ha frequentata.

La perdita di un anno di frequenza scolastica non è necessariamente un sintomo di insuccesso, in quanto può derivare più facilmente, ad esempio, da un periodo pro­lungato di malattia o dall'esigenza di lavorare piuttosto che da problemi di studio. L'interruzione prolungata degli studi rappresenta comunque una fonte di disagio di non poco conto, in quanto implica una rottura della continuità dell'esperienza scolastica e il «rimanere indietro» rispetto ai coetanei. L'interruzione degli studi ha interessato una porzione non trascurabile del campione (8,8%) ed è dura­ta almeno due anni per oltre il 2% degli intervistati.

38

Page 41: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Anche il trasferimento da un tipo di scuola media su­periore, di facoltà o di diploma parauniversitario a un al­tro non va necessariamente interpretato come un falli­mento sul piano formativo. Esso può scaturire da un cambiamento della residenza familiare, dall'offerta di nuove opportunità formative o anche da una semplice ti­considerazione delle proprie aspirazioni. Tuttavia, come per qualsiasi mutamento che si verifica strada facendo, un cambiamento del genere rappresenta una fonte di di­sagio quanto meno per lo sforzo di riadattamento che esso implica. Ad ogni modo, il trasferimento è spesso ori­ginato da difficoltà incontrate negli studi dai quali ci si sta spostando. Quasi il 9% dei giovani che hanno fre­quentato la scuola secondaria superiore ha cambiato al­meno una volta il tipo di scuola frequentata: si tratta di una percentuale piuttosto elevata, specie se si considera che essa non comprende i trasferimenti ad altre scuole dello stesso tipo (ad esempio, da un liceo scientifico a un altro liceo scientifico) . Anche nell'istruzione post-secon­daria una quota non trascurabile di giovani (7 ,6%) ha cambiato facoltà o corso di diploma.

La ripetenza è, fra le forme di percorso accidentato prese in esame in questa sede, la più inequivocabilmente interpretabile come un insuccesso scolastico: si ripete un anno perché si è stati bocciati, in seguito cioè a un giudi­zio complessivo di insufficienza espresso da parte del col­legio dei docenti. Una bocciatura può facilmente dare origine ad altre forme di disagio (specie all'abbandono) , ma queste ultime possono scaturire anche da altre cause. La ripetenza è di gran lunga il fenomeno di disagio più diffuso, quasi al punto di poter essere descritta come ca­ratteristica «normale» del sistema scolastico italiano. Quasi un giovane su quattro si è trovato a ripetere un anno di scuola, e il 9% ha ripetuto addirittura due o più anni. Si tratta di un'evidente autocondanna da parte del sistema formativo italiano: è la stessa scuola a dichiarare che non riesce ad insegnare in maniera adeguata a una quota cospicua dei suoi utenti primari.

Se per «percorso formativo accidentato» si intende

39

Page 42: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2.4. Incidenza percentuale di giovani che hanno ripetuto almeno un anno di scuola, che hanno abbandonato gli studi e che, nel complesso, hanno conosciuto un percorso formativo accidentato, per status occupazionale e livello culturale dei genitori

Abbandoni Ripetenze Totale percorsi

accidentati

Status occupazionale dei genitori: - Operaio o affine 17,3 36,1 49,2 - Autonomo 20,8 37,9 51 ,9 - Impiegatizio 8,9 26,8 36,9 - Superiore 9,9 26,0 35,7

Livello culturale della famiglia: - Basso 2 1 ,2 37,7 54,1 - Medio 16,2 37,1 48,7 - Elevato 7,9 22,5 3 1 ,9

un qualsiasi iter formativo affetto da almeno una delle quattro forme di disagio descritte in questo paragrafo (abbandono, interruzione, trasferimento, ripetenza), quasi la metà dei giovani (44,9%) ha seguito percorsi acciden­tati. Questi ultimi sono così diffusi che si stenta a ritener­li irregolari.

Nel paragrafo l si è accennato alla maggiore scolariz­zazione delle femmine e al maggiore valore che queste ul­time associano all'istruzione. La maggiore difficoltà che i maschi hanno nel rapportarsi con l'esperienza scolastica è testimoniata anche dai nostri risultati sui percorsi forma­tivi accidentati. Per ciascuna forma di disagio scolastico si rileva un divario di genere. Ad esempio, solo il 24,8% delle femmine ha ripetuto un anno di scuola, contro il 40% dei maschi. Nel complesso il 37,7 % delle femmine ha avuto un percorso formativo accidentato, contro il 52, 1 % dei maschi.

Anche la dimensione del disagio è un aspetto dei pro­cessi formativi che è influenzato dalle origini sociali dei giovani (tab. 2.4). I figli degli operai e della piccola bor­ghesia oppure con genitori con livelli di istruzione me­dio-bassa hanno maggiori probabilità di abbandonare gli

40

Page 43: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

studi e di imbattersi nella ripetenza rispetto ai giovani provenienti da famiglie più awantaggiate. Le risorse e i vincoli familiari si riflettono anche sulla diffusione di per­corsi formativi accidentati, nell'accezione descritta in pre­cedenza: i figli di genitori molto istruiti o con occupazio­ni prestigiose corrono meno rischi di incappare in inci­denti di percorso durante le loro carriere scolastiche.

4. Insegnamenti e insegnanti: percezioni e valutazioni

Si è già ricordato che, rispetto al passato, la condizio­ne studentesca interessa una più ampia quota di giovani e per un più lungo periodo. In altre parole, lo studio assu­me un'importanza sempre maggiore nella vita dei giovani in termini oggettivi. Ma qual è l'importanza dello studio in termini soggettivi, agli occhi degli stessi giovani?

n 3 7 ,4 °/o degli intervistati dichiara che «lo studio e gli interessi culturali» hanno «molta» importanza nella loro vita, e un ulteriore 41 ,7 % li ritiene «abbastanza» impor­tanti. Solo il 4,7% dei giovani nega qualsiasi rilievo allo studio. Tuttavia, rispetto agli altri valori sottoposti a valu­tazione (tra cui la famiglia, l'amicizia e il lavoro, ma an­che lo svago nel tempo libero, la carriera personale e la vita confortevole) , lo studio occupa una posizione margi­nale e supera, in termini di importanza, soltanto la prati­ca di attività sportive e l'impegno in campo religioso, po­litico e sociale.

L'importanza dello studio varia sensibilmente, e in maniera prevedibile, al variare delle altre caratteristiche degli intervistati esaminate nei precedenti paragrafi. I gio­vani più scolarizzati apprezzano di più l'esperienza scola­stica e la cultura (tab. 2 .5 ) : fra gli intervistati che non sono andati oltre la scuola dell'obbligo, solo il 15,2% ri­tiene «molto» importante lo studio, contro il 27,6% di coloro che si sono fermati al diploma di scuola seconda­ria superiore e il 59,6% dei laureati. L'importanza è an­cora maggiore tra coloro che frequentano tuttora un cor­so di studi. D'altronde, è ragionevole ipotizzare una so-

4 1

Page 44: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2.5. Valore conferito allo studio e agli interessi culturali e soddisfazione per l'istruzione ricevuta nel complesso e per genere, attuale posizione ri­spetto agli studz; status occupazionale e livello culturale dei genitori (%)

Valore dello studio Soddisfazione per ( % che gli conferisce l'istruzione ( % che si «molta>> importanza) dichiara «molto>> contento)

Nel complesso 37,4 32,0 Sesso: - Maschi 33 ,7 28,2 - Femmine 41 ,2 35,9 Attuale posizione rispetto

agli studi: - Fino alla scuola dell'obbligo 15,2 24,1 - Ha conseguito il diploma e

non studia più 27,6 24,4 - Ha conseguito la laurea 59,6 50,7 - Frequenta scuola secondaria

superiore 44,3 36,9 - Frequenta corso

(para-)universitario 61 ,4 40,4 Status occupazionale dei genitori: - Operaio o affine 29,6 3 1 ,1 - Autonomo 35,0 26,5 - Impiegatizio 44,3 34,0 - Superiore 49,5 38,9 Livello culturale della famiglia: - Basso 26,4 28,4 - Medio 34,5 30,1 - Elevato 50,8 37,2 Tipo di scuola secondaria

superiore frequentata: - Istituto professionale 32,1 30,0 - Istituto tecnico 37,3 3 1 ,7 - Liceo scientifico 54,2 37,0 - Liceo classico 61 ,9 41 ,0 - Altri licei (linguistico e artistico) 54,5 44,2

stanziale identità fra gli individui che assegnano molta importanza allo studio e quelli che decidono di prosegui­re l'impegno formativo. In conformità al loro maggiore impegno scolastico, le ragazze, rispetto ai loro coetanei maschi, tengono molto di più allo studio.

La trasmissione di capitale culturale dai genitori ai fi­gli si evidenzia nel diverso valore che i giovani di diversa estrazione sociale attribuiscono alla formazione e alla cul-

42

Page 45: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

tura. Tra i giovani con genitori di livello culturale eleva­to, coloro che dichiarano che lo studio è «molto» impor­tante sono il doppio rispetto ai giovani con genitori poco istruiti. Si rileva un andamento analogo se si prende in esame lo status occupazionale dei genitori: soltanto il 29,6% dei giovani di origini operaie ritiene lo studio molto importante, contro il 49,5 % dei giovani di estra­zione «superiore». Non sorprende constatare, dunque, che i giovani che hanno frequentato un liceo (specie se classico) danno più importanza allo studio di chi ha im­boccato la strada dell'istruzione tecnica o professionale.

Se si esaminano le valutazioni rilevate nelle precedenti indagini IARD, si osserva un graduale aumento dell'impor­tanza dello studio nel corso dell'ultimo decennio4• Ciò è forse un riflesso della graduale estensione della scolarizza­zione fra i giovani. Ad ogni modo, a questa evoluzione va associata una valenza positiva: si restringe sempre più la fa­scia dei giovani che non apprezzano l'istruzione (fig. 2 . 1 ) .

n valore conferito all'istruzione attiene alla dimensio­ne prescrittiva dell'esperienza scolastica. Cosa si può dire in merito alla dimensione descrittiva? I giovani sono sod­disfatti della loro esperienza scolastica, a prescindere dal­l'importanza che le assegnano? Nel complesso i giovani sono piuttosto soddisfatti dell'istruzione ricevuta: il 32 ,0% si dichiara «molto» contento, e il 53 , 1 % lo è «ab­bastanza». La soddisfazione per l'esperienza scolastica è dunque relativamente elevata e addirittura superiore a quella espressa nei confronti di altri aspetti centrali del mondo vitale dei giovani, quali la tranquillità psicologica, il tenore di vita, il modo di passare il tempo libero, il la­voro. n gradimento per l'istruzione ricevuta non è signifi­cativamente diverso da quello rilevato nel 1992, ma è co­munque maggiore a quello degli anni Ottanta (fig. 2 . 1 ) .

In linea di massima, com'era prevedibile, sussiste un

4 Come per ogni raffronto dei risultati di questa indagine IARD con quelli riferiti agli anni Ottanta, sono stati esclusi dall'analisi i 25-29enni, poiché i giovani di questa fascia di età non erano oggetto del­le prime indagini IARD sulla condizione giovanile in Italia.

43

Page 46: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

100

82,9 82,5

80 • •

60

40 34,1 32,2 • •

20

o 1983 1987

87,2 •

Soddisfazione

36,4 •

Importanza

1992

86,0 •

39,5 ..

1996

FIG. 2 .1 . Soddisfazione per l'esperienza scolastica e importanza nella vita dello studio e degli interessi culturali nelle indagini IARD (soltanto 15-24enni; % relative a «molto importante>>).

legame positivo fra importanza assegnata allo studio e soddisfazione per l'istruzione ricevuta. Peraltro, si osser­vano le medesime relazioni, anche se sono più deboli, precedentemente evidenziate in relazione all'importanza dello studio (tab. 2 .5) : la soddisfazione per l'istruzione è maggiore tra le femmine, tra gli intervistati più istruiti e che frequentano ancora un corso di studi, tra i giovani di origini familiari privilegiate e tra i liceali.

La valutazione dell'esperienza scolastica non si basa unicamente sull'istruzione ricevuta, bensì si avvale anche di altri elementi. La soddisfazione per l'esperienza scola­stica è ancorata innanzitutto ai rapporti con i compagni di studio (per i quali si dichiara soddisfatto 1'85 ,3 % degli intervistati) e alla cultura generale acquisita (75,7 %) . L'insoddisfazione è più accentuata per i rapporti con gli insegnanti (65 , 1% di soddisfatti) e, in particolare, per le specifiche capacità professionali acquisite (56,6%) . Ad ogni modo, la maggioranza dei giovani si dichiara soddi­sfatta per ciascuno di questi quattro elementi.

Questi aspetti permettono di gettare luce sul diverso modo con cui maschi e femmine affrontano l'esperienza scolastica. Rispetto ai maschi, le femmine esprimono maggiore soddisfazione per la funzione cognitiva svolta dalla scuola, cioè per le capacità professionali e, soprat-

44

Page 47: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

tutto, per la cultura generale acquisite. Viceversa, rispetto alle femmine, i maschi ne apprezzano di più la funzione di socializzazione, ovvero i rapporti con gli insegnanti e, soprattutto, con i compagni. Si osserva un andamento analogo in relazione al livello culturale delle famiglie d'origine. Mano a mano che cresce il livello di istruzione dei loro genitori, i giovani si dichiarano più contenti de­gli aspetti cognitivi dell'esperienza scolastica; al diminuire del livello culturale si accresce l'apprezzamento per gli aspetti di socialità.

Il ruolo del docente è centrale nell'esperienza scolasti­ca dei giovani. L'insegnante non solo veicola i contenuti dell'apprendimento, ma interviene anche nella funzione socializzante della scuola, sia mediante la gestione dei rapporti tra i discenti, sia mediante la trasmissione di va­lori. Inoltre, il docente è l'unico rappresentante del siste­ma scolastico con cui lo studente normalmente intrattiene rapporti. Spetta agli insegnanti, dunque, rappresentare l'istituzione nei confronti dei suoi utenti primari. Come si è già detto, la maggior parte degli intervistati sembra rite­nere adeguato l'operato dei docenti. Un'ulteriore doman­da, rivolta ai soli intervistati che frequentano ancora la scuola, permette di articolare questo giudizio: 1' 1 1 ,2 % si dichiara «molto» contento dei rapporti intrattenuti con gli insegnanti, il 46,5 % si dichiara «abbastanza» soddi­sfatto, il 28,3 % «poco»; solo il 5 ,2% esprime un giudizio totalmente negativo; il rimanente 8,7 % non è in grado di pronunCiarsi.

Riscontri analoghi si hanno in relazione alla fiducia accordata agli insegnanti: oltre il 60% dei giovani dichiara di nutrire «molta» (9,2%) o «abbastanza» (52 ,9%) fidu­cia nei loro confronti. Gli insegnanti sono pertanto una delle categorie più apprezzate dai giovani (per intenderei, la fiducia riposta nei docenti è maggiore di quella manife­stata verso i giornali, il governo, i funzionari statali, i sa­cerdoti, gli industriali, i magistrati) . Come si è detto, l'in­segnante è spesso l'unico e obbligato punto di incontro tra i giovani e l'istituzione-scuola, rappresentante della scuola presso gli alunni, nonché rappresentante delle

45

Page 48: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

80 .-----------------------------------�

69,6 70

63,1 61 ,9

60

1983 1987 1992 1996

FIG. 2.2. Fiducia accordata agli insegnanti nelle quattro indagini IARD (età: 15-24 anni; % relative a «molto» «abbastanza impanante>>).

istanze di questi ultimi presso la scuola. L'instabile equili­brio che consegue dalla natura strutturalmente duplice del ruolo dell'insegnante non può che incidere marcata­mente sull'immagine che i giovani ne hanno. Per certi versi, il docente gode della fiducia degli studenti perché questi ultimi non hanno scelta, ad eccezione di quella estrema di rinunciare all'identità stessa di studente. Il cre­dito accordato agli insegnanti è dunque sempre precario.

Un confronto con le precedenti indagini IARD mette in evidenza l'erosione, lenta ma costante, del credito accor­dato dai giovani agli insegnanti (fig. 2 .2) . Quali sono le cause di questo deterioramento? Si possono trarre alcuni indizi dalle caratteristiche negative che i giovani ascrivono agli insegnanti." La maggiore colpa accollata ai docenti, de­nunciata da un'ampia maggioranza degli intervistati, è la tendenza a non considerare le esigenze e il punto di vista degli studenti (tab. 2 .6) . Le altre critiche rilevanti riguar­dano la pratica didattica: incompetenza e impreparazione nella propria materia (38,6%) , esercizio di un'influenza politica e ideologica sugli allievi (3 9,4%) . I rapporti perso­nali con i discenti vengono criticati, peraltro per motivi fra loro contrapposti (eccessiva severità ed eccessiva arrende­volezza) , da quote più ridotte del campione.

La propensione ad attribuire difetti negli insegnanti è

46

Page 49: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 2.6. Modi di essere diffusi fra gli insegnanti (%)

Mancata considerazione delle esigenze degli studenti

Influenza politica ed ideologica sugli allievi Incompetenza e impreparazione nella

propria materia Eccessiva severità Eccessiva accondiscendenza ed arrendevolezza

di fronte agli studenti Non indica alcun modo diffuso Non indica alcun modo come il più diffuso

% che indica (più risposte

possibili)

62,1 39,4

38,6 23,8

2 1 ,0 12,6

Modo di essere più diffuso

37,9 13 ,1

20,7 7,6

6,4 12,6

1 ,7

più radicata fra i giovani più scolarizzati. Questi ultimi hanno sviluppato, grazie alla durata della loro esperienza scolastica e impegno di studio, capacità di giudizio e maggiori aspettative. È significativo il fatto che al cresce­re del livello di istruzione, nonostante aumenti la tenden­za generale a rimproverare i docenti, diminuisce la quota di giovani che si lamenta dell'eccessiva severità degli inse- ·

gnanti. Ciò potrebbe dipendere dal fatto che ai livelli più avanzati di istruzione si trovano insegnanti più flessibili e meno esigenti, oppure, più probabilmente, dal fatto che i giovani più scolarizzati temono meno il rigore imposto dai loro docenti.

Un esame dei precedenti rapporti IARD mette in risal­to la stabilità del profilo delle critiche rivolte agli inse­gnanti; si segnala, tuttavia, un incremento degli atteggia­menti critici: la percentuale di intervistati che non indica alcun motivo di biasimo (12,6%) si è dimezzata rispetto alla precedente rilevazione ( 1 992) .

5 . La dimensione parteàpativa

La scuola offre occasioni di impegno e di interazione che vanno al di là delle sole attività didattiche effettuate

47

Page 50: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

in aula. In primo luogo, vi sono le organizzazioni studen­tesche che costituiscono una sede per la discussione di interessi comuni e per lo svolgimento di attività extra­curricolari. In secondo luogo, i problemi della scuola e dello studio sono argomenti ai quali vengono dedicate manifestazioni, assemblee, raccolte di firme ed altre ini­ziative pubbliche alle quali i giovani, come qualsiasi altro cittadino, possono prendere parte.

Nell'arco dei tre mesi precedenti la rilevazione, il 13 ,7 % degli intervistati ha partecipato alle attività di un'organizzazione studentesca. Questa percentuale sotto­stima la diffusione di questa forma di partecipazione, in quanto i giovani che non sono più studenti difficilmente assistono ad iniziative del genere. Se si affina l'analisi in questo senso, si scopre che le attività delle organizzazioni studentesche hanno coinvolto il 27,5 % dei giovani che erano studenti al momento della rilevazione (3 6,7 % fra gli alunni della scuola secondaria superiore; 19,0% fra gli studenti universitari) , contro il 2 ,7% degli ex-studenti.

Una quota più consistente di intervistati (25,4%) è intervenuta in altre iniziative pubbliche dedicate ai pro­blemi della scuola e dello studio, ma la maggiore parteci­pazione dipende forse dal maggiore intervallo preso in considerazione (i dodici mesi precedenti alla rilevazione, contro i tre mesi per le attività delle organizzazioni stu­dentesche) . Ad ogni modo, anche in questo caso l'attuale posizione rispetto agli studi è determinante ai fini della partecipazione: fra gli studenti essa raggiunge il 48,0% (68,8% fra gli studenti della scuola secondaria superiore; 28,3 % fra gli universitari) , per scendere al 7 ,3 % fra gli ex-studenti.

Questi risultati hanno una valenza negativa per diver­si motivi. In primo luogo, l'interesse dei giovani per i problemi della scuola si contrae notevolmente una volta che si esce dal sistema formativo. Le energie partecipati­ve provenienti dall'interno della scuola sono le più inten­se, ma sono anche le più evanescenti, in quanto i giovani vi permangono relativamente poco. Inoltre, i livelli di partecipazione sono molto più alti fra gli studenti della

48

Page 51: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

scuola secondaria superiore che non fra gli universitari, benché questi ultimi conferiscano, come si è visto nel pa­ragrafo 4, molta più importanza allo studio e stiano stu­diando in una struttura formativa che non è certo priva né di stimoli né di problemi. Sorge il dubbio che una buona parte dell'impegno partecipativo degli studenti più giovani sia dovuta più al loro inserimento in un ambiente fisico e sociale che, rispetto all'università, è più struttura­to e vincolante, che non all'espressione di interessi elabo­rati in maniera autonoma. Infine, persino fra i soli stu­denti vi sono amplissime quote di giovani che si sottrag­gono ad ogni forma di partecipazione legata all'esperien­za scolastica.

6. La conoscenza delle lingue straniere

I programmi di insegnamento della scuola italiana sono stati per lungo tempo carenti in relazione allo stu­dio delle lingue straniere. La conoscenza di una lingua straniera, oltre ad avere una valenza positiva sul piano culturale, è diventata ancora più importante in funzione dei processi di integrazione europea, di globalizzazione dei mercati e di diffusione dell'in/ormation technology.

Rispetto alla precedente indagine IARD (del 1992) il quadro è migliorato. I giovani che non sono in grado di sostenere una seppur modesta conversazione in una lin­gua straniera sono diminuiti dal 42,6 al 37,6%. La lingua straniera più diffusa è l'inglese, parlato dal 45 ,7 % dei giovani. Seguono il francese (28,9%) , il tedesco (5 , 1 %) e lo spagnolo (4,7%) . La situazione migliorerà ancora nel prossimo futuro, in quanto sono proprio gli adolescenti a manifestare in misura maggiore la padronanza delle lin­gue straniere: i monoglottici sono il 44,0% fra i 25-29enni, il 40,1 % fra i 21 -24enni, il 33 ,2% fra i 18-20enni e appena il 27 ,2% tra i 15-17 enni.

Purtroppo, il merito della diffusione delle lingue stra­niere non è necessariamente della scuola. In primo luogo, l'insegnamento di una lingua straniera nell'ambito della

49

Page 52: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

scuola dell'obbligo evidentemente non fornisce una base adeguata per sviluppare competenze conversazionali; al­trimenti, la conoscenza di una lingua straniera dovrebbe essere ancora più diffusa. Inoltre, i giovani di estrazione sociale elevata conoscono le lingue in misura assai più elevata (75 % circa fra i figli di genitori con status occu­pazionale superiore o impiegatizio, 80% circa fra i figli con genitori molto istruiti) dei giovani meno privilegiati, i quali hanno meno possibilità di frequentare corsi di lin­gua extra-scolastici o di effettuare soggiorni di studio al­l'estero. Oltre 1'80% dei giovani che hanno frequentato il liceo classico - che, come si è visto nel paragrafo 2, ha una forte caratterizzazione in termini di classe sociale -conosce una lingua straniera, benché lo studio delle lin­gue moderne occupi una posizione marginale nei pro­grammi di insegnamento per questo indirizzo di studio.

Un altro motivo di preoccupazione consiste nella di­stribuzione geograficamente differenziata delle competen­ze linguistiche: circa il 70% dei giovani al Centro-Nord è poliglotta, contro il 55 ,3 % al Sud e il 45,5 % nelle Isole.

7. Scuola e lavoro

In questo paragrafo verranno affrontati alcuni argo­menti attinenti alla transizione dal mondo della formazio­ne a quello del lavoro. In particolare, saranno illustrati e commentati alcuni risultati inerenti alla compresenza del­la condizione studentesca e di quella lavorativa, ai corsi di formazione professionale e alla valutazione dell'utilità degli studi compiuti per il lavoro attuale'.

Nel paragrafo l si è visto che quasi la metà dei giova­ni intervistati (44,5 %) è tuttora impegnata in un corso di studi. Per la grande maggioranza si tratta di un'attività a tempo pieno. Per il 15,5 % degli studenti (owero per il

5 Per un esame del rapporto dei giovani con il lavoro si veda in questo stesso volume il capitolo terzo, curato da Antonio Chiesi.

50

Page 53: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

6,9% del campione complessivo), tuttavia, l'impegno di studio si accompagna a un'attività lavorativa (per il 9,7 % degli studenti si tratta di lavori occasionali o saltuari; per il rimanente 5 ,8% il lavoro rappresenta l'attività principa­le e si configura soprattutto come un impiego continuati­vo) . Sono soprattutto gli studenti universitari che avver­tono il desiderio o la necessità di avere un impiego (il 23 , 1% ha un'occupazione) ; lavora soltanto il 5 ,8% degli studenti di scuola secondaria superiore.

I corsi di formazione professionale si propongono di facilitare l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro me­diante lo sviluppo di competenze tecniche richieste dal mondo produttivo. Questi corsi risultano essere abba­stanza popolari: il 17 , l% degli intervistati dichiara di averne frequentato (è probabile che dell'espressione «cor­so di formazione professionale» sia stata data un'interpre­tazione ampia) . I corsi di formazione professionale talvol­ta sono considerati un ricettacolo per i giovani che hanno avuto difficoltà a scuola, e infatti la maggioranza dei fre­quentanti ha avuto un percorso formativo accidentato.

Ai giovani che lavorano è stato chiesto di indicare quanto la preparazione scolastica ricevuta si sia rivelata utile per l'attività lavorativa. La maggioranza degli inter­vistati esprime una valutazione negativa: il 19, l % degli intervistati ritiene che la scuola sia stata «poco» utile per svolgere il proprio lavoro, e il 34,0% l'accusa di essere stata addirittura «per niente» utile. Soltanto il 13 ,0% dei giovani lavoratori giudica l'esperienza scolastica «molto» utile. Si tratta di un'accusa più o meno esplicita: la scuola trasmette competenze che sono lontane da quelle richie­ste dal mercato del lavoro. Peraltro, si era già affermato che le capacità professionali impartite rappresentano l'aspetto più debole dell'esperienza scolastica.

La scuola è giudicata più utile per l'attività lavorativa da parte dei giovani che hanno avuto esperienze formati­ve più durature e/o meno affette da forme di disagio: fra coloro che non hanno avuto percorsi scolastici accidenta­ti i giudizi favorevoli ammontano al 53 ,4%, contro il 3 7 ,2% fra coloro che hanno avuto problemi di qualche

51

Page 54: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

tipo; fra i laureati le valutazioni positive incidono per ol­tre il doppio rispetto ai lavoratori che non sono andati oltre alla scuola dell'obbligo. Infatti, l'unica categoria di lavoratori che si pronuncia nettamente a favore dell'utili­tà dell'istruzione sul mercato del lavoro (in cui, cioè, i giudizi sfavorevoli non superano il 20%) è quella dei lau­reati. Livelli di istruzione inferiori non permettono di ac­cedere a lavori sufficientemente gratificanti, tali da giusti­ficare l'impegno di studio profuso per raggiungerli6•

L'efficacia dei corsi di formazione professionale è in parte avvalorata dal fatto che i giovani che li hanno fre­quentati sono più convinti dell'utilità professionale del proprio percorso formativo rispetto agli altri giovani lavo­ratori.

8. Alcune osservazioni conclusive

I risultati esposti in questo capitolo offrono diversi spunti di riflessione, ma due considerazioni si impongono in modo particolare. La prima attiene alla forte caratteriz­zazione di classe che continua - alle soglie del Duemila e nonostante i progressi comunque compiuti - a contraddi­stinguere il sistema scolastico e universitario italiano. I giovani che provengono da famiglie culturalmente e mate­rialmente privilegiate hanno maggiori probabilità di evita­re incidenti di percorso come ripetenze, trasferimenti, in­terruzioni, abbandoni; di frequentare scuole prestigiose come i licei; di conseguire titoli di studio elevati; di trarre maggiori soddisfazioni dalla propria esperienza formativa7•

La scuola non è riuscita a colmare le diseguaglianze

6 L'utilità della scuola sul mercato del lavoro è scarsa anche in un altro senso. Soltanto il 3 ,5% dei giovani che hanno lavorato (a tempo determinato per più di due mesi oppure nell'ambito di un'atti­vità lavorativa vera e propria) dichiara di aver trovato il primo lavoro «tramite l'aiuto della scuola».

7 Per un'articolata disamina dei processi decisionali individuali relativi alla carriera scolastica in funzione delle condizioni materiali e culturali delle famiglie d'origine cfr. Gambetta [ 1987] .

52

Page 55: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

sociali che scaturiscono dalle risorse messe a disposizione e dai vincoli imposti dagli ambienti familiari. I risultati inducono a dare ragione a chi sostiene che nel corso de­gli ultimi decenni «in Italia si è avuta una profonda mo­dificazione della distribuzione di titoli di studio ma nes­suna sostanziale alterazione dei vantaggi e degli svantaggi goduti e subiti dalle varie classi sociali nella competizione per il raggiungimento delle credenziali educative più am­bite e remunerative»8•

La seconda considerazione attiene alla barriera che si frappone fra l'esperienza scolastica e gli altri ambiti del mondo vitale dei giovani. Si è visto che l'interesse e l'im­pegno partecipativo riferiti ai problemi che affliggono la scuola e lo studio si affievoliscono in maniera molto mar­cata una volta che si esce dal sistema formativo. Ancora più importante: la maggioranza dei giovani denuncia l'ina­deguatezza del sistema scolastico sul piano della prepara­zione alla vita lavorativa. L'esperienza scolastica, piuttosto che svolgere la sua funzione di socializzazione alla convi­venza civile e alla vita produttiva del Paese, rischia di iso­lare i giovani e inficiare la loro capacità di contribuire al benessere morale e materiale della comunità.

8 Cfr. Cobalti e Schizzerotto [1994, 162].

53

Page 56: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 57: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO TERZO

IL LAVORO. STRATEGIE DI RISPOSTA ALLA CRISI

l. Il deterioramento della situazione sul mercato del lavoro

Nella precedente edizione dell'indagine IARD ci si è soffermati sulle strategie che i giovani intraprendevano sul mercato del lavoro in condizioni di quasi piena occu­pazione. I dati relativi al 1992 possono infatti essere em­blematicamente riassunti nella bassissima percentuale di giovani in cerca di prima occupazione, che si era ridotta di quasi tre volte rispetto all'indagine del 1987 (3 ,7 % contro 1 1 ,0%) . Da questa condizione strutturale favore­vole e dai sintomi di una crescente flessibilità del mercato del lavoro emergeva che i giovani erano mediamente in grado di acquisire vantaggi in termini di opportunità, gradi di autonomia e crescita professionale. Con la metà degli anni Novanta ci troviamo invece di nuovo in una congiuntura sfavorevole, che, a differenza di altri periodi del dopoguerra, presenta caratteri del tutto nuovi. L'aspetto forse più rilevante dell'indagine del 1996 è quindi costituito dalle risposte, in termini di comporta­menti e di atteggiamenti, che i giovani danno nel conte­sto di un evidente deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro.

Per comprendere correttamente questo cambiamento occorre innanzitutto descrivere complessivamente la dina­mica del mercato del lavoro tra le due rilevazioni ISTAT delle forze di lavoro del gennaio 1992 e del gennaio 1996, che rappresentano i due periodi cronologicamente più vicini al momento in cui sono state svolte la terza e la quarta indagine IARD. La tabella 3 . 1 mostra un calo, sia pure esiguo, della popolazione presente, e una diniinuzio­ne macroscopica delle forze di lavoro, dovuta soprattutto all'aumento delle persone anziane in età non lavorativa.

55

Page 58: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 3 . l . La situazione complessiva del mercato del lavoro nel gennaio 1992 e 1996 (%)

Categorie

Occupati: Occupati Non occupati che hanno lavorato Cercano occupazione: Disoccupati e in cerca di l' occupazione:

- disoccupati - in cerca di l' occupazione

Inattivi che cercano Totale forze lavoro Non forze in età lavorativa 14-70

- di cui inattivi disponibili - di cui inattivi che non cercano

Persone in età non lavorativa T o tale non forze di lavoro Totale popolazione presente

Tassi 1992

37,4

7,8 27, 1 72,9

42, 1

Tassi 1996

35,0

9,7 47,8 52,2

39,8

Fonte: Rilevazione trimestrale ISTAT sulle forze di lavoro.

Variazione 92-96

-7,2 -5,8

-63 ,0 1, 6

17,5 107,3 -15,9 -33 ,4

-6,2 1 ,5

433,0 -12,4

5,3 3, 1

-0,8

Conseguentemente il tasso di attività si riduce dal 42, 1 % al 39,8%, invertendo un trend di risalita che era iniziato a metà degli anni Settanta1 • La notevole riduzione degli occupati ( -7 ,2 %) contribuisce solo marginalmente al mo­desto aumento di coloro che cercano lavoro, poiché il grande cambiamento riguarda invece la composizione in­terna di chi cerca: diminuiscono fortemente coloro che si dichiarano inattivi (studenti, casalinghe, pensionati) , ma che ad una successiva domanda della stessa intervista af­fermano di cercare lavoro (-33 ,4%) ; diminuiscono anche

I Soltanto una parte trascurabile di questo calo è frutto dei nuovi metodi di campionamento adottati dall'ISTAT a cominciare da gennaio 1993. In particolare, il passaggio dei quattordicenni dalla categoria delle persone in età lavorativa alla categoria delle persone in età non lavorativa può avere contribuito ad abbassare il tasso di attività di cir­ca 0,1 -0,2 punti percentuali, supponendo che dopo la scuola dell'ob­bligo almeno il 10% dei quattordicenni si presenti sul mercato del la­voro.

56

Page 59: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

coloro che cercano un lavoro per la prima volta, cioè es­senzialmente i giovani in cerca di primo impiego (-

15,9%) ; raddoppiano invece i disoccupati che hanno per­so un precedente posto di lavoro.

Un altro aspetto rilevante della attuale crisi occupa­zionale è costituito dalla crescente segmentazione territo­riale del mercato del lavoro, che sembra rispondere a meccanismi diversi a livello regionale. Disaggregando per grandi aree regionali2 emergono con evidenza specificità relative innanzitutto alla dinamica della popolazione pre­sente, ancora moderatamente positiva soltanto nelle re­gioni del Nord-Est, le quali conservano il più alto tasso di attività rispetto al resto della penisola. Al contrario, nelle regioni meridionali il tasso di attività, che è già più basso, diminuisce ad un ritmo più veloce. Anche i tassi di disoccupazione sono molto diseguali e presentano di­namiche differenti. In particolare le regioni del Nord-Est, che partono da un tasso di disoccupazione più basso (3 ,4 % nel 1992) , vedono un aggravamento di un punto percentuale. Le regioni del Nord-Ovest, che soffrono di un tasso di disoccupazione leggermente superiore (3 ,7% nel 1992) , subiscono una ulteriore crescita di quasi due punti. Le regioni centrali, che all'inizio presentano tassi di disoccupazione quasi doppi rispetto al Nord-Est, subi­scono un aggravamento più modesto (soltanto 1 ,6 punti) . Al Sud invece la crescita è di ben 3 ,5 punti percentuali, che si sommano al già alto tasso del 14,2% del 1992. Evidente è anche l'incremento del cosiddetto «effetto di scoraggiamento» indotto dal deterioramento delle condi­zioni del mercato, come dimostrato dalla forte diminuzio­ne degli inattivi che affermano di cercare lavoro (calo maggiore al Sud che al Nord) e ancor più dal fortissimo aumento degli inattivi che desidererebbero lavorare a

2 La disaggregazione è quella classica delle regioni del Nord­Ovest (Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria e Lombardia) , del Nord-Est (Triveneto ed Emilia Romagna), del Centro (Toscana, Marche, Um­bria, Lazio), del Sud continentale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria) e delle due maggiori Isole (Sardegna e Sicilia).

57

Page 60: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

particolari condizioni. Si assiste in sostanza ad una pro­gressiva divaricazione tra le aree e ad un'accentuazione delle diseguaglianze sul mercato del lavoro, che possono essere drammaticamente riassunte nell'andamento del tas­so di occupazione, che indica la capacità dell'area di assi­curare posti di lavoro alla popolazione presente. Mentre nel Nord-Est il tasso di occupazione perde soltanto 1,3 punti e scende al 41 ,5%, al Sud una perdita di 2,4 punti provoca una discesa fino al 27 %, che significa quasi un solo occupato ogni quattro abitanti.

2 . Giovani e mercato de/ lavoro

Questi cambiamenti complessivi si rispecchiano in modo altrettanto evidente nei risultati della quarta edizio­ne dell'indagine IARD, che pure dispone di un campione molto più ridotto rispetto alle rilevazioni ISTAT3 , ma che ci permette di indagare i comportamenti lavorativi entro un quadro più vasto di atteggiamenti e comportamenti del mondo giovanile. In particolare possiamo individuare le strategie di risposta dei giovani al peggioramento della congiuntura e verificare se la progressiva divergenza terri­toriale produce anche una corrispondente diversità di comportamenti e atteggiamenti riguardanti il lavoro, tra giovani residenti nelle diverse aree del Paese. La chiave di lettura della presente edizione dell'indagine IARD è quindi rappresentata dalle differenze territoriali. Vediamo innanzitutto la situazione nel primo semestre del 1996, come emerge dalla tabella 3 .2 . I giovani attivi rappresen­tano poco più della metà dell'intero campione (52,3 % , ma la componente femminile raggiunge appena il 48,2 %), suddiviso tra il 3 8,4 % che dichiara di essere oc­cupato (33 ,7 % per le giovani) e il 14% che cerca lavoro4 •

3 Si tratta di 2.500 casi contro un campione ISTAT, variabile a se­conda delle edizioni dell'indagine trimestrale, di circa 150.000 casi.

4 È interessante notare che la componente della disoccupazione

58

Page 61: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 .2 . Condizione professionale dei rispondenti per sesso (%)

Condizione T o tale

Dipendenti a tempo pieno indeterminato 20,9 Dipendenti a part-time indeterminato 3 ,2 Dipendenti a tempo determinato 5,8 Indipendenti 8,5 Totale occupati 38,4 Disoccupati 8,6 In cerca di prima occupazione 5,4 T o tale senza lavoro 14, O Totale attivi 52,3 Studenti con impieghi occasionali 6,9 Studenti a tempo pieno 3 7,6 Casalinghe 3 ,2

Maschi

23,7 2 ,1 5,6

1 1 ,5 42,9

9,0 4,5

13,5 56,4

6,6 36,8

0,0

Femmine

18,0 4,2 6,0 5,5

33, 7 8,1 6,4

14,5 48,2

7,2 38,4

6,3

Tra coloro che sono in cerca di lavoro prevalgono di gran lunga coloro che hanno già una qualche esperienza professionale, ma hanno perso un precedente posto di la­voro. La componente non attiva vede ovviamente una prevalenza di studenti (tra cui è maggioritaria la compo-nente femminile). '

Un confronto omogeneo di questi dati con quelli del­l'intera serie delle precedenti edizioni permette di indivi­duare alcune importanti dinamiche. I giovani in cerca di prima occupazione sono il 5 ,2% del totale degli intervi­stati al di sotto dei 25 anni, aumentano quindi rispetto al 3 ,7% del 1992 ma non raggiungono 1 '1 1 ,0% del 1987. 'Coloro che hanno perso un precedente posto di lavoro crescono invece in modo più rilevante e raggiungono con il 7 ,4% il livello più alto di tutte le precedenti edizioni. Una prima conclusione riguarda quindi la nuova qualità della disoccupazione giovanile, che negli anni Novanta assume crescente importanza come espulsione dal mondo del lavoro e riduce invece il peso della componente che viene tradizionalmente definita come «anticamera» del-

femminile si discosta soltanto di un punto percentuale in più rispetto ai maschi.

59

Page 62: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

l'occupazione (i giovani in cerca di prima occupazione) . Poiché, però, ben il 68,7 % dei non attivi o dei disoccu­pati dichiara di avere avuto in passato esperienze di lavo­ro, continuativo o saltuario, si tratta di vedere se l'espul­sione dal mondo del lavoro è momentanea, dovuta quin­di alla crescente flessibilità del mercato, o se sussistono processi di espulsione cui non segue un più o meno rapi­do riassorbimento nel mondo del lavoro.

Vediamo innanzi tutto chi si dà attivamente da fare per cercare lavoro. Al primo posto troviamo ovviamente i giovani in cerca di prima occupazione, che dichiarano per il 95 ,6% di svolgere azioni in questo senso; una per­centuale leggermente inferiore riguarda chi ha perso il la­voro (86,4 %) ; seguono coloro che lavorano in condizioni non stabili ( 67 ,6% di coloro che hanno un contratto di lavoro a tempo determinato) e i lavoratori part-time (60,8%) . Percentuali molto inferiori riguardano gli stu­denti lavoratori (3 1 ,4 %) . Bisogna anche sottolineare che una minoranza importante di giovani occupati stabili a tempo pieno e alle dipendenze (29,1 %) o con lavoro au­tonomo (26,9%) non smette di cercare un lavoro più confacente a quello attuale. Infine tra gli inattivi, il 26,3 % delle ragazze che si dichiarano casalinghe e il 18,7 % degli studenti a tempo pieno hanno intrapreso ne­gli ultimi tempi una qualche azione per cercare lavoro.

La tabella 3 .3 mostra con maggiore dettaglio le diffe­renze territoriali della struttura occupazionale. Emerge innanzitutto che la proporzione degli occupati stabili a tempo pieno nelle regioni del Nord-Est è tripla di quella delle Isole. I giovani dipendenti a tempo determinato sono molto più numerosi al Sud che al Nord. I lavoratori autonomi sono relativamente più presenti nelle aree del Nord-Est, del Centro e del Sud, rispetto al Nord-Ovest e alle Isole. I giovani in cerca di prima occupazione sono oltre cinque volte relativamente più numerosi nelle Isole che nel Nord-Ovest e i disoccupati quasi quattro volte. Complessivamente la percentuale di senza lavoro varia dal 6,6% nel Nord-Ovest al 28,5 % nelle Isole. Rilevante al Sud è anche la percentuale di casalinghe, cioè di giova-

60

Page 63: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 .3 . Condizione professionale dei rispondenti per zona geografica (%)

Condizione Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole

Dipendenti a tempo pieno indeterminato 27,9 3 1 ,6 2 1 ,7 13 ,8 10,6

Dipendenti a part-time indeterminato 3 ,7 3 ,3 2,4 2,8 3 ,8

Dipendenti a tempo determinato 3 ,7 4,0 6,9 7,5 6,5

Indipendenti 8,6 9,0 9,2 9,4 4,7 T o tale occupati 43,9 47,9 40,2 33,5 25, 6 Disoccupati 4,2 4,5 8,0 1 1 ,4 15,2 In cerca di prima

occupazione 2,4 3 ,0 4,5 6,0 13 ,5 Totale senza lavoro 6, 6 8,5 12,5 1 7,4 28,5 T o tale attivi 50,5 56,4 52, 7 50,9 54, 1 Studenti con impieghi

occasionali 1 1 ,2 7,3 6,6 4,6 4,4 Studenti a tempo pieno 36,7 35,8 38,8 39,4 35,8 Casalinghe 1,5 1 ,5 1 ,9 5,1 5,6

ni donne che rinunciano ad entrare nel mercato del lavo­ro. Al Sud, ma non nelle Isole, abbiamo anche il più alto tasso di permanenza nel sistema scolastico. In sostanza quindi l'articolazione territoriale del Paese vede una cre­scente divaricazione del mercato del lavoro nelle Isole maggiori rispetto al resto delle regioni meridionali e al Nord tra regioni occidentali e orientali. Nelle Isole, in particolare, i disoccupati sono più numerosi degli occu­pati, che rappresentano quindi una minoranza della po­polazione attiva.

A loro volta, le differenze territoriali nella condizione professionale dei rispondenti influiscono sulla propensio­ne a cercare lavoro, che è massima nelle Isole, dove più della metà dei giovani ha cercato attivamente lavoro negli ultimi tempi (50,1 %) , e nelle altre regioni del Sud (42,2%) , e diminuisce costantemente passando al Centro (37 ,4%) , nel Nord-Ovest (28,8%) e nel Nord-Est (22,6%) . In quest'ultima area, la proporzione di giovani con un impiego sicuro è quadrupla rispetto a quella dei giovani residenti nelle Isole; anche il divario tra Nord-

61

Page 64: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Ovest e Sud continentale, seppur leggermente attenuato, rimane abissale: 34% contro 13,8%. Sulla base di queste differenze si possono meglio valutare le aspettative dei ri­spondenti di poter trovare lavoro nei prossimi cinque anni. In particolare chi si dichiara sicuro di ottenere un lavoro è rispettivamente il 5 ,6% nelle Isole e il 10,5% nel Sud continentale, contro il 16, 1 % nel Nord-Est e il 14,6% nel Nord-Ovest (le regioni del Centro rispecchia­no la media nazionale) . Gli incerti sono rispettivamente il 26, 1% e il 24% al Sud e nelle Isole, contro il 18,2% e il 2 1 % nel Nord-Est e nel Nord-Ovest. Inversamente, tra quanti hanno già un lavoro, considerano la propria occu­pazione come soltanto provvisoria rispettivamente il 3 9,7 % dei residenti nel Nord-Est, il 42,6% nel Nord­Ovest, il 5 1 ,2 % nel Centro, il 55,8% nel Sud e addirittu­ra il 6 1 ,2 % nelle Isole.

In sintonia con i dati ISTAT, anche i risultati dell'inda­gine IARD mostrano che nell'ultimo quadriennio sono au­mentate le diseguaglianze territoriali riguardanti la condi­zione professionale dei giovani. In particolare, a fronte di un riequilibrio della percentuale di giovani in cerca di prima occupazione, i giovani che hanno perso un prece­dente lavoro aumentano più al Sud che al Nord e, sem­pre al Sud, un maggiore aumento degli studenti è contro­bilanciato da una più accentuata contrazione degli occu­pati.

Dal punto di vista delle condizioni contrattuali (tab. 3 .4) , mentre nel Nord-Est soltanto il 3 ,5 % degli occupati dichiara di essere assunto senza un contratto regolare ( 10,7 % nel Nord-Ovest e 12,8% al Centro), la stessa percentuale sale al 26,3 % nelle Isole e raggiunge il 3 1 ,8% nelle altre regioni del Sud. Quindi, per ogni . gio­vane occupato senza un contratto di lavoro regolare nel Nord-Est, abbiamo oltre nove giovani nel Sud continen­tale. La tabella 3 .4 mostra anche un diverso grado di di­sponibilità a dare risposte su questo aspetto.

Le differenze sopra citate possono in parte essere spiegate con le specificità territoriali della struttura occu­pazionale giovanile, che, per altro verso, evidenziano al

62

Page 65: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3.4. Condizioni contrattuali dei giovani occupati per area geografica (%)

Nord- Nord- Centro Sud Isole Totale Ovest Est

Non risponde 1 ,4 6,5 1 ,1 6,1 5,3 3 ,9 Contratto regolare 66,1 71 , 1 61 , 1 33 ,3 48,4 56,2 Senza contratto regolare 10,7 3 ,5 12,8 3 1 ,8 26,3 16,5 Occupazione autonoma 21 ,8 18,9 25,0 28,8 20,0 23,4 N= 1 .029

TAB. 3 .5 . Distribuzione percentuale delle occupazioni dei giovani per area geogra-fica (%)

Occupazioni Nord- Nord- Centro Sud Isole Totale Ovest Est

Liberi professionisti e imprenditori 2,1 3 ,0 7,5 1,6 2,2 3 , 1

Lavoratori autonomi 13,8 10,1 9,8 17,6 10,8 13 ,1 Impiegati direttivi,

di concetto e insegnanti 20,8 17,1 1 1 ,0 1 1 ,8 24,7 16,5 Impiegati esecutivi 19,8 20,1 23,7 13 ,3 24,7 19,3 Operai specializzati e

capi operai 14,1 19,6 12,7 6,7 7,5 12,5 Operai comuni 17,7 21 , 1 19,7 24,7 17,2 20,4 Apprendisti 4,9 2,5 6,4 10,2 1 , 1 5,7 Lavoranti a domicilio 0,4 0,5 0,6 3 ,5 4,3 1 ,6 Coadiuvanti 6,4 6,0 8,7 10,6 7,5 7,9 N = 1 .003

Sud anche una situazione di maggiore polarizzazione del­la struttura delle professioni tra occupazioni manuali, re­lativamente più dequalificate e precarie, e impiegatizie, relativamente più garantite che al Nord (tab. 3 .5 ) . Anche in questo caso occorre tuttavia sottolineare la presenza di una diversa struttura tra Isole e altre regioni meridionali. Mentre nelle prime abbiamo una preminenza relativa del­le occupazioni impiegatizie' , nelle seconde prevale il lavo-

5 Si tratta di regioni a statuto speciale, in cui il peso della pubbli­ca amministrazione locale gioca tradizionalmente un importante ruolo occupazionale.

63

Page 66: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

ro autonomo (con particolare riferimento alle attività del­la distribuzione commerciale) . li Meridione in generale si contrappone poi alle altre regioni per la scarsità di posti di lavoro riguardanti le occupazioni manuali specializzate, mentre il peso degli operai comuni non si discosta gran­demente da quello delle altre aree. La situazione di mag­giore precarietà delle occupazioni poco qualificate è sot­tolineata dalla maggiore presenza del lavoro a domicilio6, degli apprendisti e dei coadiuvanti. In sostanza nelle re­gioni meridionali emerge una maggiore contrapposizione tra lavoro manuale e lavoro non manuale, il primo ten­denzialmente meno garantito e meno qualificato che al Nord, il secondo più garantito e più qualificato, a causa della maggiore presenza della pubblica amministrazione. Inoltre, per via del maggiore peso della distribuzione ri­spetto all'industria, il lavoro autonomo è tendenzialmente un lavoro non manuale, a differenza delle regioni del Nord, dove il giovane lavoratore indipendente si identifi­ca più frequentemente con l'artigiano. Industria e artigia­nato occupano infatti il 46,2% della forza lavoro giovani­le nelle regioni del Nord-Est, il 3 8,6% nelle regioni del Nord-Ovest, poco più del 30% sia al Centro che nelle regioni continentali del Meridione, soltanto il 19,3 % nel­le Isole. In generale nelle regioni del Sud prevalgono gli impieghi nei servizi, in massima parte pubblici, nel com­mercio e nella pubblica amministrazione, mentre l'occu­pazione giovanile agricola supera ancora il 5 % .

Le differenze nel mercato del lavoro e nella struttura occupazionale sono anche alla base delle diseguaglianze di reddito da lavoro e della durata della prestazione lavo­rativa, come evidenziato nelle tabelle successive. I giovani occupati nelle regioni nord-orientali non solo guadagna­no mediamente il 38% in più dei coetanei del Sud, ma godono di una condizione di maggiore eguaglianza, poi-

6 In questo gruppo abbiamo inserito anche un piccolo numero di collaboratrici familiari, concentrate esclusivamente nelle regioni meri­dionali.

64

Page 67: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 .6. Retribuzioni medie nel mese precedente l'intervista (N = 833)

Area N. Indice Media in migliaia Dev. standard

Nord-Ovest 1 1 1 1 .526.470 674.071 Nord-Est 1 14 1 .559.180 610.601 Centro 95 1.308. 130 615.034 Sud 82 1 . 132.550 806.473 Isole 84 1 . 153.330 625.273 Totale nazionale 100 1 .373.270 701.327

ché la dispersione dei valori intorno alla media è inferio­re. I giovani del Nord-Ovest percepiscono retribuzioni superiori alla media nazionale, ma inferiori a quelle dei colleghi residenti nelle regioni del Nord-Est (tab. 3 .6).

A sua volta la cresciuta debolezza dei giovani sul mercato del lavoro dei primi anni Novanta si riverbera in modo diverso a seconda dell'area geografica. Mentre i giovani del Nord-Est si giovano di incrementi medi retri­butivi superiori al 20% nominale tra 1992 e 1 996, nelle regioni del Nord-Ovest la dinamica retributiva è inferiore alla media. Anche nel Sud gli incrementi sono appena sotto la media, ma è nelle regioni del Centro che si assi­ste ad una stazionarietà dei livelli retributivi nell'arco del­l'intero quadriennio. Si accentua quindi nel complesso la divaricazione salariale nelle diverse aree, soprattutto tra quelle del Nord (tab. 3 .7) . Inoltre, più in generale, si ac­centuano le diseguaglianze retributive per sesso, poiché le femmine, retribuite in misura inferiore rispetto ai maschi, non tengono il passo con l'incremento dei maschi. Le di­seguaglianze di reddito per titolo di studio, invece, mo­strano una migliore capacità di recupero dei diplomati e una caduta dei redditi reali, non solo dei giovani che non hanno terminato la scuola dell'obbligo, ma anche e so­prattutto dei laureati.

Un altro parametro importante della qualità del lavo­ro è rappresentato dalla sua durata, cioè dall'orario di la­voro effettivamente praticato. Anche per quanto riguarda l'orario di lavoro effettivo, riferito alla settimana prece­dente l'intervista, emergono differenze significative a li-

65

Page 68: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 .7 . Retribuzioni medie (in migliaia di lire) per gruppi rilevanti

1992 1996 Diff. %

Aree territoriali Nord-Ovest 1.378 1.526 10,7 Nord-Est 1.296 1.559 20,3 Centro 1 .300 1.308 0,6 Sud e Isole 1.003 1 . 138 13 ,4 Genere Maschi 1.361 1.55 1 14,0 Femmine 1 .053 1 . 147 8,9 Titolo di studio Elementare 970 996 2 ,3 Media inferiore 1 . 175 1 .347 14,6 Diploma 1 .256 1.472 17,2 Laurea 1.444 1 .451 0,5

Media generale 1.223 1.373 12,3

vello territoriale, in parte indotte dalla composizione set­toriale delle attività economiche e in parte dalla relativa debolezza contrattuale in cui si trovano i giovani del Sud. I dati della tabella 3 .8 mostrano infatti: a) un consistente aumento dell'orario ridotto (inferiore a 35 ore) scenden­do dal Nord al Sud; b) un maggior peso relativo dell'ora­rio a tempo pieno nella versione corta (tra 35 e 39 ore), rispettivamente nel Nord-Ovest, a causa della crisi econo­mica, e nelle Isole, a causa del peso giocato dal pubblico impiego; c) un maggior peso dell'orario a tempo pieno lungo (tra 40 e 44 ore) al Nord e soprattutto nelle regio­ni del Nord-Est, dove la produzione industriale tiene maggiormente; d) di nuovo, un aumento del peso degli orari lunghi (oltre le 45 ore) man mano che si va verso Sud (ad eccezione delle Isole), a testimonianza della de­bolezza contrattuale della forza lavoro giovanile?. È inte-

7 Se confrontiamo lo stesso tipo di informazione fornita dall'inda­gine trimestrale ISTAT sulle forze di lavoro, osserviamo che le differen­ze tra i valori medi delle durate di lavoro effettivo settimanale nel gen­naio 1995 sono sostanzialmente in linea con quelli raggruppati per classi dell'indagine IARD di un anno dopo. Inoltre le differenze del-

66

Page 69: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 3 .8. Orario di lavoro settimanale dei giovani occupati per area geografica

Ore di lavoro Nord- Nord- Centro Sud Isole Totale Ovest Est

Meno di 10 2,5 3 , 1 6,8 6,4 8,7 4,9 Da 10 a 34 17,1 15,4 18,1 21 ,6 23 ,9 18,7 35-39 17 ,l 1 1 ,3 12,4 9,6 17,4 13 ,3 40-44 38,9 44,6 3 1 ,6 23,6 23,9 33 ,5 45 e oltre 24,3 25,6 3 1 ,0 38,8 26,0 29,6 N = 994

ressante quindi notare come, nonostante la maggiore pre­senza del settore pubblico, che dovrebbe rappresentare un elemento di standardizzazione delle modalità della prestazione lavorativa al Sud, l'orario di lavoro sia qui soggetto a più forti variazioni intorno alla media.

3 . I comportamenti di offerta e di ricerca sul mercato

Poiché il peggioramento della congiuntura economica provoca, come abbiamo visto, non solo un aumento della disoccupazione, ma in generale anche un indebolimento della componente dell'offerta nel rapporto di lavoro, non deve stupire che, rispetto alla precedente edizione dell'in­dagine, anche il numero dei giovani occupati in cerca di lavoro sia sensibilmente aumentato. Complessivamente il 36,8% degli intervistati dichiara di cercare un lavoro con­tro il 28,8% della precedente edizione dell'indagine. Cer­cano perciò lavoro non solo i disoccupati e coloro che en­trano nel mercato per la prima volta, ma anche molti oc­cupati che aspirano in questo modo a migliorare le pro­prie condizioni. In particolare dichiarano di stare cercan­do lavoro il 60,8% dei lavoratori part-time, il 67 ,6% degli occupati precari e il 29, 1% degli occupati stabili.

l'orario di lavoro della componente giovanile rispetto al totale degli occupati non riguardano tanto la durata media quanto una maggiore variabilità dell'orario intorno alla media.

67

Page 70: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 .9. Distribuzione delle modalità di ricerca di un lavoro (percentuali relati­ve a coloro che stanno cercando un lavoro)

Modalità

Interessato amici e parenti Iscritto all'Ufficio di collocamento Partecipato a concorsi pubblici Fatto domande ad aziende Risposto ad inserzioni Presentato ad aziende, scuole Rivolto a persone influenti Rivolto a centri di orientamento Messo annunci su giornali Rivolto ad agenzie private di collocamento

1992

59,4 57,6 38,6 33,5 30,8 23,8 17,5 8,8 6,0

1996

7 1 ,0 61,2 39,8 38,3 41,6 21 ,5 19,7 10,2 9 ,1 4,5

Che non si tratti di mete dichiarazioni di princ1p10 ma di comportamenti attivi è dimostrato dai dati della ta­bella 3 .9, che segnalano un'aumentata frequenza di quasi tutte le modalità di ricerca del lavoro rispetto a quattro anni prima. L'unica modalità che vede un calo è rappre­sentata dalla presentazione diretta dell'interessato presso aziende e scuole. Benché sia ancora proibito dalla legge, una piccola percentuale ( 4 ,5 % ) afferma di essersi rivolto ad agenzie private di collocamento, che appaiono signifi­cativamente molto più attive nelle regioni del Nord-Est ( 12 ,2%) piuttosto che al Sud (2,2 %) e presentano valori vicini alla media per quanto riguarda il Nord-Ovest e il Centro8•

In una realtà del mercato del lavoro scarsamente pre­sidiata da istituzioni preposte all'orientamento professio­nale, alla segnalazione di opportunità di lavoro e all'avvio occupazionale, come è invece tipico degli altri maggiori paesi europei, i dati riconfermano quindi che i giovani italiani continuano ad adottare strategie di ricerca tipica­mente individualistiche. Dalla tabella 3 . l O emerge che più della metà degli occupati ottiene il primo lavoro at­traverso i canali particolaristici dell'ambito familiare e

8 n confronto con il 1992 non è possibile, perché questa modali­tà non era presente nel questionario della precedente indagine IARD.

68

Page 71: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 . 10. Modalità con cui ha trovato lavoro (%)

Modalità

Iscritto all'ufficio di collocamento Aiuto di genitori e parenti Aiuto di conoscenti e amici Contatti con aziende Partecipando a un concorso Rispondendo ad annunci T rami te l'aiuto della scuola Avviata un'attività in proprio Inserito nell'azienda familiare Accettata un'offerta di lavoro Altra modalità* N =

Prima occupazione

2,9 22,8 36,0 1 1 ,5 3 ,3 1 ,9 3,6 1 ,5 7,9 6,2 2,4

1 .234

Attuale occupazione

3 ,4 16,2 3 1 ,7 16,0 7,0 3 ,2 1 ,2 6,6 5,6 5,4 3 ,6

499

* Comprende: rivolgersi ad una persona influente, ad un'agenzia privata di collocamento, ad un centro di orientamento pubblico, altra modalità.

della cerchia degli amici e conoscenti. In particolare la famiglia rappresenta il canale risolutivo per trovare il pri­mo lavoro nel 30,7% dei casi9, mentre gli amici e i cono­scenti sono determinanti per un ulteriore 36,0% . La per­centuale di coloro che si danno da fare da soli sul merca­to con spirito di iniziativa rappresenta soltanto il 16,7 % per quanto riguarda l'ottenimento del primo lavoro10• La tabella 3 . l O mostra che le altre modalità di ottenimento del lavoro, tra cui quelle istituzionali, come iscriversi al­l'Ufficio di collocamento o rivolgersi ad un centro di orientamento, hanno una scarsissirna efficacia. Queste basse percentuali sono comunque differenziate per area geografica. Se nelle Isole infatti 1'8 , 1% trova lavoro attra-

9 Questa percentuale è composta a sua volta da un 22,8% di casi in cui il lavoro è procurato attraverso i genitori e i parenti e da un 7,9% di casi in cui il giovane si inserisce direttamente in una preesi­stente attività gestita in ambito familiare.

IO Questa percentuale è composta per 1' 1 1 ,5 % da coloro che prendono contatti con un'azienda (scrivendo lettere di presentazione, mettendo annunci sui giornali, visitando le aziende), per il 3,3% da coloro che hanno partecipato a un concorso e lo hanno vinto e per 1' 1 ,9% da coloro che rispondono ad annunci sui giornali.

69

Page 72: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

verso l'iscrizione all'ufficio di collocamento, la percentua­le scende al di sotto del 2% nel Centro e nel Meridione continentale. La scuola svolge un ruolo di avviamento al primo lavoro soprattutto al Nord, ma non supera il 7% dei casi. Nel Nord-Est ha maggiore peso la visita diretta delle aziende, a riprova della persistente capacità della piccola impresa di assorbire lavoro giovanile. Infine, sol­tanto il 6,0% dei rispondenti dichiara di avere ottenuto il primo lavoro aspettando che gli venisse offerto.

Per quanto riguarda l' ottenimento dell'attuale lavoro, che per molti rappresenta una ulteriore esperienza dopo quella della prima occupazione, si osserva una cresciuta ca­pacità di muoversi autonomamente sul merca.to del lavoro, forti di un curriculum e di un'esperienza lavorativa pregres­sa. Diminuiscono infatti le percentuali relative all'interven­to dei parenti o degli amici e conoscenti e all'inserimento nell'azienda familiare, a favore dei contatti diretti con le aziende, della partecipazione a concorsi, della risposta ad annunci e dell'esperienza di mettersi in proprio.

Questa diminuzione non scende comunque al di sotto del 55 % a riprova che anche in Italia, come negli Stati Uniti1 1 e in Gran Bretagna12 , il rapporto di lavoro, impli­cando relazioni di fiducia e affidabilità reciproche, è for­temente influenzato da fattori particolaristici o addirittura idiosincratici. Se è vero che le reti di parentela e di ami­cizia in cui i giovani si collocano rimangono quindi fon­damentali - e non solo in Italia - è anche vero che gli studi disponibili hanno mostrato notevoli specificità delle reti di job seeking, sia riguardo alla loro forma ed esten­sione, sia riguardo alle caratteristiche delle persone coin­volte.

Per approfondire questo aspetto abbiamo riaggregato le diverse modalità di ricerca del lavoro in tre categorie omogenee. Seguendo le indicazioni terminologiche di Granovetter, abbiamo chiamato le prime due rispettiva-

I l Cfr. Granovetter [1974]. 12 Cfr. Grieco [1987] .

70

Page 73: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 3 . 1 1 . Modalità con cui il giovane ha trovato lavoro, per area geografica (%)

Modalità Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole Totale

Legami forti 30,1 3 1 ,2 27,4 36,6 23,0 30,7 Legami deboli 35,1 35,0 44,3 40,4 43,0 38,9 Da solo 34,8 33 ,8 28,3 22,9 34,1 30,4 N = 1 .234

mente «legami forti», quando l'intervistato trova lavoro mediante l'intervento di familiari e parenti, e «legami de­boli», quando il giovane si rivolge con successo ad amici e conoscenti. Una terza modalità, di carattere residuale, raggruppa le strategie di tipo individuale, sia istituzionali (come presentarsi ad un concorso o iscriversi all'ufficio di collocamento) , sia informali (scrivere lettere di offerta o rispondere ad inserzioni) . A ben vedere anche questa terza modalità, che chiamiamo «individualistica», può giovarsi di reti informative tra parenti e amici, ma il suc­cesso nel trovare lavoro dipende essenzialmente dall'ini­ziativa individuale e anonima del giovane che si muove da solo sul mercato, confidando su criteri e contatti di tipo impersonale. In questo senso la terza modalità è contrapposta alle prime due, che rappresentano varianti di una modalità particolaristica e fiduciaria.

Se guardiamo ai dati, occorre subito sottolineare una differenza strutturale tra Nord e Sud. Al Nord (sia nelle regioni occidentali che in quelle orientali, che da questo punto di vista appaiono molto simili) le tre modalità sud­dividono il campione in tre parti grosso modo equivalenti, mentre al Centro e al Sud prevalgono relativamente i lega­mi deboli. Più specificamente (tab. 3 . 1 1 ) si osserva che i legami familiari sono importanti nel Sud continentale, ma non nelle Isole, i legami deboli sono in ogni regione i più importanti, ma la percentuale più elevata viene raggiunta nelle regioni centrali, immediatamente seguite dalle Isole. All'inverso, le modalità individualistiche di ricerca del la­voro sono maggiori sia al Nord che nelle Isole, poiché nel primo caso la domanda è più attiva nell'attrarre forza la-

71

Page 74: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

voro e nel secondo caso il peso del settore pubblico e dei meccanismi istituzionali è maggiore. Occorre infatti sotto­lineare la diversità istituzionale delle regioni a statuto spe­ciale, rispetto a quelle ordinarie, e le conseguenze derivan­ti alla struttura occupazionale e alle politiche del lavoro.

I dati mostrano in generale che all'aumento del titolo di studio diminuisce il ruolo dei legami familiari, a favore di strategie individualistiche, mentre il ruolo dei legami deboli rimane costante. Lo stesso effetto si ottiene disag­gregando il campione per classi di età: all'aumento di questa diminuisce l'influsso della famiglia e dei parenti (che è ovviamente massimo tra gli intervistati minorenni, i quali ottengono il lavoro per il 60% dei casi attraverso i legami forti) e aumenta la capacità di muoversi autono­mamente sul mercato, ma il ruolo giocato dai legami de­boli rimane sostanzialmente costante.

Interessante è l'influenza della classe sociale di origine dell'intervistato sulle modalità di ricerca del lavoro. I le­gami forti sono praticati con maggior frequenza nelle clas­si in cui la proprietà familiare è più direttamente legata all'esercizio di una professione, cioè tra i figli della picco­la borghesia autonoma (commercianti e artigiani) e, in mi­nor misura, all'interno della classe superiore (imprendito­ri, liberi professionisti, dirigenti) . I legami deboli sono ti­pici dei colletti bianchi e dei figli di lavoratori manuali. Le strategie individualistiche sono maggiormente praticate tra i figli dei colletti bianchi e della classe superiore.

Infine, abbastanza sorprendentemente, le femmine occupate, rispetto ai maschi, fanno meno ricorso ai lega­mi forti e utilizzano in maggiore proporzione sia i legami deboli che le strategie individualistiche sul mercato del lavoro.

li recente dibattito sugli squilibri occupazionali a li­vello territoriale ha alimentato la diffusa opinione che la disoccupazione giovanile potrebbe essere efficacemente combattuta se i giovani fossero meglio disposti a dirigersi dalle zone a forte disoccupazione verso quelle dove le imprese fanno fatica a trovare manodopera disposta a la­vorare. In questa ottica, in sostanza, si propone la riatti-

72

Page 75: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

vazione dei flussi migratori, che negli anni Sessanta con­tribuirono effettivamente ad alleviare la disoccupazione strutturale non solo del Sud, ma anche del Nord-Est. Proposte di questo genere vengono anche utilizzate per illuminare un apparente paradosso: l'aumento della di­soccupazione giovanile, a cominciare dagli anni Ottanta, si accompagna con una crescente importazione di mano­dopera dall'estero. Da questa constatazione viene alimen­tato il non mai sopito sospetto che i giovani di oggi non vogliano in realtà impegnarsi dawero a lavorare sodo, che disdegnino i lavori pesanti, che i loro padri hanno accettato, contribuendo a sviluppare il benessere di cui essi ora si giovano.

Per spiegare il paradosso occorre analizzare la varia­zione della composizione interna dei disoccupati. Non tutti infatti sono disoccupati allo stesso modo, perché sono condizionati in modo diverso dalla mancanza di la­voro, e non tutti interpretano la propensione al lavoro come alternativa secca tra lavorare a tempo pieno o non lavorare. In sostanza la disoccupazione presenta livelli di gravità differenti, ma è soltanto la disoccupazione grave che spinge ad affrontare i disagi della mobilità territoria­le. Tra i disoccupati è possibile distinguere, in ordine de­crescente .di gravità: coloro che cercano perché hanno perso un lavoro precedente, coloro che vogliono entrare nel mercato e cercano un lavoro per la prima volta, colo­ro che non cercano, ma sarebbero disponibili a lavorare soltanto a certe condizioni. Come abbiamo visto in prece­denza, queste tre categorie non esauriscono la tipologia di coloro che cercano lavoro, poiché una quota rilevante è rappresentata da occupati che cercano un lavoro diver­so da quello attuale, perché vogliono migliorare la loro condizione.

Negli anni Cinquanta la disoccupazione era in gran parte costituita da maschi adulti che avevano perso il la­voro13, quindi da persone disposte ad accettare qual un-

13 Questa sola componente raggiunge nel 1956 il 48,6% del tota­le della disoccupazione ufficiale.

73

Page 76: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

que lavoro desse loro la possibilità di mantenere la fami­glia. Questa quota di disoccupazione grave era ulterior­mente appesantita da una percentuale che oscillava intor­no al 20-30% di sottoccupati, che per lo stesso motivo cercavano un lavoro costante14 . Negli anni Ottanta, al contrario, la disoccupazione è in gran parte costituita da una componente leggera, formata da giovani in cerca di primo impiego, che continuano cioè ad essere sostentati dalla famiglia di origine, e da casalinghe e studenti che non sono disponibili per qualsiasi lavoro e quindi hanno maggiori margini di scelta e possono attendere una occa­sione soddisfacente, perché il nucleo familiare di convi­venza gode in genere di altri redditi da lavoro o da pen­sione15. Questo spiega perché la quota della disoccupa­zione grave scende fino al 6,3 % del totale delle persone in cerca di lavoro nel 1981 e rimane su valori inferiori al 10% negli anni successivi (che pure sono caratterizzati da grandi ristrutturazioni che modificano la struttura delle occupazioni industriali) , anche per effetto dell'esclusione dei lavoratori in CIGS, considerati formalmente occupati, anche se di fatto hanno perso il posto di lavoro16.

Una attenta lettura dei dati dell'indagine IARD ci per­mette di interpretare l'apparente indisponibilità dei gio­vani a trasferirsi stabilmente per lavoro. La tabella 3 . 12 mostra innanzitutto che la disponibilità media dell'intero campione a trasferirsi stabilmente per lavoro in una altro comune per migliorare la propria situazione riguarda il 57,9% dei casi e aumenta soltanto leggermente rispetto alla precedente edizione dell'indagine (56,9%) , nonostan­te il forte deterioramento delle condizioni occupazionali. Diminuiscono invece sensibilmente gli indisponibili (che passano dal 29,3 % al 20,0%) a favore di una maggiore quota di indecisi, coloro cioè che si riservano di rispon-

14 Cfr. Braghin [1978] . 15 Cfr. Accornero e Carmignani [1986] . 16 Reyneri [ 1996] calcola che l'area della disoccupazione grave

sarebbe stata superiore anche di due terzi nel 1984, considerando i la­voratori in Crcs come disoccupati.

74

Page 77: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 . 12 . Disponibilità a trasferirsi in altro comune per migliorare la propria situazione in caso di offerta di lavoro (%)

Disposto Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole Totale

Sì 5 1,4 51 ,4 56,7 66,9 58,7 57,9 No 19,1 23,6 22,7 18,0 18,5 20,0 Dipende 29,4 25,1 20,6 15,1 22,9 22,1

dere in un senso o nell'altro sulla base di considerazioni comparate riguardanti i costi e i benefici di un eventuale trasferimento. La tabella mostra anche una ovvia maggio­re disponibilità al Sud e nelle Isole, mentre i giovani del­le regioni nord-orientali e del Centro sono meno dispo­nibili.

In particolare, la disponibilità generica dei giovani del Sud a trasferirsi al Nord è quasi doppia di quella dei gio­vani del Nord a trasferirsi al Sud (60,9% contro 3 1 ,8%) . Tra i giovani del Nord i meno disponibili sono quelli che vivono nelle regioni orientali rispetto ai coetanei del Nord-Ovest (disponibilità a trasferirsi al Sud 25 ,8% con­tro 3 1 ,8% e al Centro 4 1 , 1% contro 46,0%) , mentre tra i giovani del Sud coloro che vivono nelle Isole hanno una leggera minore predisposizione alla mobilità di lungo rag­gio (4 punti percentuali in meno rispetto ai giovani del continente) .

Sarebbe tuttavia errato interpretare queste dichiara­zioni come dettate da elementi culturali inscritti nelle re­gioni di origine, come se esistessero diverse propensioni per giovani residenti a diversi gradi di latitudine. Infatti, controllando la condizione professionale del rispondente, le differenze geografiche si annullano: le risposte di uno studente, di un giovane che ha perso il lavoro o di chi cerca il suo primo impiego non presentano differenze sta­tisticamente significative tra le aree territoriali prese in considerazione. n problema della propensione alla mobi­lità geografica deve essere quindi affrontato con riferi­mento ad una più vasta gamma di variabili.

75

Page 78: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 3 . 13 . Propensione alla mobilità misurata su una scala di sette punti, per sottogruppi rilevanti

Popolazione rilevante Punteggio medio Deviazione standard

T o tale campione 3 ,40 2,54

Condizione professionale Occupati a tempo pieno 2,85 3 ,53 Occupati a part-time 2,50 2,55 Occupati a tempo determinato 3 ,28 2,47 Occupati indipendenti 3 ,01 2,72 Disoccupati 3 , 19 2,52 In cerca di prima occupazione 3 ,34 2,32 Casalinghe 1,35 1 ,92 Studenti 3 ,87 2 ,41 Studenti lavoratori 4,24 2,52 Titolo di studio Obbligo 2,58 2,45 Secondaria superiore 3,25 2,50 Università 4,25 2,41 Genere Maschio 3 ,69 2,55 Femmina 3 ,04 2,48 Condizione familiare Vive in famiglia di origine 3 ,60 2,49 Vive con partner 1 ,98 2,27

Ha figli 1 ,91 2,33 Non ha figli 3 ,5 1 2,51

La tabella 3 . 13 misura l'intensità della propensione a trasferirsi, tenendo conto grosso modo anche della di­stanza dal luogo di residenza. In particolare un punteggio di 7 punti significa che il rispondente è disposto non solo a trasferirsi stabilmente fuori della sua regione di residen­za, ma anche in qualsiasi altra regione del Paese e in qualsiasi altra nazione del pianeta. Al contrario un pun­teggio di O significa che l'intervistato non è disposto a trasferirsi. Le casalinghe, i lavoratori part-time (che sono in gran parte donne) e gli occupati stabili a tempo pieno risultano nell'ordine i meno propensi a spostarsi e quan­do dichiarano di essere disponibili preferiscono la mobili­tà a medio raggio. All'opposto gli studenti, soprattutto gli studenti lavoratori, dichiarano di essere molto più dispo-

76

Page 79: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

nibili anche per spostamenti all'estero. La propensione dei disoccupati, dei giovani in cerca di prima occupazio­ne e degli occupati precari segna punteggi intermedi, co­munque lievemente inferiori alla media generale.

Per capire questa minore propensione di chi è in con­dizioni che indurrebbero in apparenza ad una maggiore disponibilità, occorre aggiungere che la propensione au­menta con l'aumentare del titolo di studio e che la condi­zione femminile, la situazione di convivenza e il fatto di avere figli comportano un abbassamento significativo del­la propensione.

Il livello di reddito da lavoro non risulta invece corre­lato con la propensione alla mobilità. Si può quindi con­cludere che l'idea di spostare la propria residenza non è legata al bisogno materiale, come era negli anni Sessanta per molti giovani del Sud che emigravano al Nord, ma piuttosto alle aspettative di miglioramento di chi ritiene di avere più opportunità ed è meno condizionato dall' as­sunzione di vincoli familiari, cioè gli studenti maschi più istruiti che vivono ancora nella famiglia di origine.

Per quanto riguarda specificamente i giovani del Sud, si può affermare in generale che il relativo benessere eco­nomico raggiunto dalle famiglie, grazie alla diffusione di meccanismi pubblici di sostegno del reddito, ha affranca­to spesso dal bisogno materiale immediato e, permetten­do l'accesso all'istruzione, ha aumentato le aspettative ri­guardanti i requisiti minimi di accettazione di un lavoro. Più specificamente, la persistente elevatissima percentuale di disoccupazione femminile è spiegabile con il fatto che il salario individuale non è più l'unica determinante del benessere economico familiare e, di contro, l'allontana­mento dal nucleo di convivenza significherebbe rinuncia­re, anche per gli altri membri familiari, a quelle economie interne ad esso, che il ruolo femminile continua ad assi­curare attraverso il lavoro domestico.

Queste condizioni rappresentano perciò un efficace deterrente alla riattivazione dei flussi migratori, e funzio­nano anche nei confronti della componente centrale del mercato: i maschi che hanno perso il lavoro. Questi, se

77

Page 80: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

anche volessero spostarsi al Nord, dove vengono sempre più spesso richieste occupazioni manuali nelle piccole im­prese, non potrebbero più giovarsi oggi di quei facili e visibili canali di reclutamento anonimo e di massa che negli anni Sessanta portavano alle grandi imprese17, ma, come abbiamo già illustrato, avrebbero a che fare con reti locali, basate su requisiti di conoscenza e su legami di fiducia personale, quindi difficilmente percorribili sen­za adeguati ausili istituzionali. Si tratta di quei canali in­formali su cui invece i giovani del Nord-Est possono fare conto e che li inducono quindi ad una bassa disponibilità a trasferirsi altrove per cercare lavoro. Questo spiega per­ché l'aumento della disoccupazione grave, che pure emerge anche nel nostro campione di giovani, e non solo nei dati della trimestrale ISTAT a cominciare dai primi anni Novanta, non ha finora ripristinato corrispondenti flussi di mobilità territoriale, benché i livelli assoluti del fenomeno si avvicinino a quelli dei primi anni Sessanta.

4. La concezione del lavoro e i livelli di soddisfazione

Nella passata edizione dell'indagine abbiamo sottoli­neato il modesto ma costante calo della proporzione di giovani che considera il lavoro «una cosa molto impor­tante della vita»18 e avevamo ipotizzato due interpretazio­ni alternative. La prima ipotesi coerentemente legata alle interpretazioni post-materialistiche della cultura giovanile dava una spiegazione di lungo periodo della progressiva perdita di importanza relativa del lavoro nella scala dei valori19. La seconda ipotesi, che vedevamo con più favo­re, era di tipo congiunturale, e suggeriva una dipendenza dell'importanza soggettiva del lavoro dall'andamento ci-

17 Cfr. Accomero e Carmignani [1986] . 18 Per il sottocampione di coloro che hanno fino a 25 anni, com­

parabile su tutte le edizioni dell'indagine, la percentuale scende pro­gressivamente dal 67,7% nel 1983 al 60,2% nel 1992.

19 Cfr. Inglehart [ 1983] .

78

Page 81: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 . 14. Livello di soddisfazione del lavoro per area geografica di residenza (%)

Livello di soddisfazione Nord- Nord- Centro Sud Isole Totale Ovest Est

Molto soddisfatto 27,7 3 6,8 30,6 27,3 16,8 28,9 Abbastanza soddisfatto 53,3 5 1 ,2 44,4 40,9 45,3 47,4 Poco soddisfatto 12,1 8,0 13,9 18,6 20,0 14,0 Per niente soddisfatto 5,2 3 ,6 8,9 1 1 ,0 10,5 7,5 Non so 1,7 0,5 2 ,2 2,3 7,4 2,2 N = 1 .029

dico delle condizioni occupazionali giovanili. Coerente­mente con questa seconda ipotesi, la rilevazione del 1996 vede per la prima volta un modesto aumento della per­centuale di giovani che attribuiscono molta importanza al lavoro, che dal valore minimo del 60,2 % di quattro anni prima risale al 62,5 %. Questa ripresa del valore non deve perciò essere interpretata come l'inversione di una ten­denza, dovuta alla riscoperta della centralità del lavoro nella scala di valori, ma piuttosto può essere spiegata in modo contingente con il maggior peso relativo esercitato nel campione del 1996 dai disoccupati e dai lavoratori precari, che normalmente dichiarano per il lavoro ap­prezzamenti superiori alla media complessiva.

Anche i giovani occupati probabilmente percepiscono il mutato clima del mercato del lavoro e, considerandosi in qualche modo privilegiati, esprimono più alti livelli di soddisfazione del lavoro rispetto al campione di quattro anni prima. In particolare i molto soddisfatti salgono dal 24,8% al 28,9% . Anche gli insoddisfatti aumentano di poco, passando dal 7,0% al 7 ,5% , a scapito di coloro che esprimono giudizi più sfumati. In sostanza quindi i giovani del 1996 esprimono giudizi mediamente più radi­calizzati. T ali cambiamenti di opinione sono pertanto più verosimilmente collegati con le trasformazioni delle con­dizioni del mercato e del mondo del lavoro giovanile, piuttosto che con improbabili tendenze culturali emer­genti.

79

Page 82: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

La diseguale distribuzione territoriale del lavoro di­sponibile e l'aumento della sua precarietà si riflettono quindi sui livelli di soddisfazione del lavoro (tab. 3 . 14 ) . Conseguentemente, i più soddisfatti sono i giovani del Nord-Est, seguiti da quelli del Centro, i meno soddisfatti sono quelli del Sud e delle Isole. Ancora una volta occor­re sottolineare la diversità tra i due Nord (la percentuale di molto soddisfatti del Nord-Ovest non si discosta so­stanzialmente da quella del Sud) , e tra i due Sud, che ve­dono le Isole in situazione assai peggiore rispetto al Meri­dione continentale20.

Mentre non si registrano differenze nelle valutazioni per sesso e per età, il titolo di studio è significativamente e positivamente correlato con il livello di soddisfazione. In particolare la percentuale di giovani che dichiarano di essere molto soddisfatti del proprio lavoro è esattamente il doppio tra i laureati, rispetto a coloro che non hanno terminato la scuola dell'obbligo. Ovviamente la propor­zione di soddisfatti presenta grandi differenze per tipo di occupazione. I più soddisfatti sono i lavoratori autonomi, con una percentuale quasi tripla rispetto ai dipendenti non qualificati (rispettivamente 44,3 % contro 16,6% de­gli operai comuni). Seguono gli impiegati di concetto (34,5%) . È da notare anche una alta percentuale di sod­disfatti tra gli apprendisti (3 1 ,6%) e i coadiuvanti familia­ri (27,8%) , ma non tra i lavoratori a domicilio ( 18,8%) . Tra coloro che hanno un rapporto di lavoro regolare i molto soddisfatti sono quasi il doppio di quelli che lavo­rano senza un contratto regolare e chi lavora più a lungo dichiara livelli di soddisfazione più elevati (ma anche i part-timers sono più soddisfatti della media generale) .

Se è vero che i giovani si dichiarano più soddisfatti se svolgono un lavoro autonomo piuttosto che alle dipen­denze, intellettuale piuttosto che manuale, qualificato piuttosto che dequalificato, ci si può domandare più in

20 Nelle Isole è più alta anche la percentuale di intervistati che non sa dare un'opinione sul proprio lavoro.

80

Page 83: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 3 . 15 . L'aspetto più importante del lavoro in generale (%)

Lo stipendio, il reddito Le condizioni di lavoro (ambiente di lavoro, tempi di trasporto,

ecc.) Buoni rapporti con i compagni di lavoro Buoni rapporti con i superiori, i capi La possibilità di migliorare (reddito e tipo di lavoro) La possibilità di imparare cose nuove ed esprimere le proprie

capacità L'orario di lavoro La possibilità di viaggiare molto

1992 1996

19,8 32,3

14,0 13 ,8 9,6 9,7 3 ,3 3 ,5

14,8 13 ,4

32,1 23,6 1 ,9 1 ,4 3 , 1 2,3

generale quali sono le dimensioni più apprezzate sia ri­guardo al contenuto, sia riguardo al rapporto. La tabella 3 . 15 mostra quali aspetti del lavoro in generale vengono considerati più importanti dai giovani intervistati21 • n confronto con gli analoghi dati di quattro anni prima se­gnala un unico apprezzabile cambiamento: l'aumento consistente di importanza attribuita alla retribuzione, cui corrisponde una perdita di attenzione verso la dimensio­ne formativa e realizzativa del lavoro, cioè specificamente «la possibilità di imparare cose nuove ed esprimere le proprie capacità». Possiamo attribuire anche questo cam­biamento alla crisi economica, al mutato clima del merca­to del lavoro e alla maggiore difficoltà di trovare un po­sto, rispetto all'inizio degli anni Novanta22• Analogamen­te, rispetto al 1992, la proporzione di giovani disposti a scambiare meno retribuzione in cambio di meno ore di

2 1 La domanda è stata rivolta a tutti, compresi gli inattivi, e ri­guarda quindi l'immagine che il giovane ha del lavoro in generale, non necessariamente della propria occupazione.

22 Purtroppo la batteria di domande riguardante otto diverse di­mensioni rilevanti del lavoro non prevede una dimensione che in mol­te altre ricerche viene citata al primo posto in ordine di importanza: la sicurezza del posto di lavoro [Chiesi 1989; lReR 1993] . Se fosse stata introdotta questa ulteriore dimensione, il ragionamento qui sviluppato risulterebbe ancora più immediatamente evidente.

81

Page 84: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

lavoro scende dal 24, 1 % al 16,7 %, mentre aumentano di contro i giovani che preferirebbero lavorare più a lungo per poter avere più soldi a disposizione. Owiamente questa propensione a lavorare più ore in cambio di un maggiore reddito è più marcata al Sud e nelle Isole e mi­nore nel Nord-Est, dove rimane comunque maggioritaria.

Benché sia evidente un effetto alone per cui chi è soddisfatto della vita in generale tende ad esprimere alti livelli di soddisfazione anche per il lavoro (se occupato) , è interessante notare che il grado di soddisfazione per la vita è inversamente correlato con il livello di istruzione, all'opposto di quanto awiene per il grado di soddisfazio­ne del lavoro. In sostanza quindi i giovani più scolarizzati tendono ad essere relativamente più soddisfatti del lavoro che della vita in generale e viceversa i meno scolarizzati. Questa constatazione è congruente con il fatto che gli scolarizzati concepiscono il lavoro più frequentemente in termini realizzativi, mentre i meno scolarizzati condivido­no maggiormente due distinte visioni, una relazionale, at­tenta alla qualità dei rapporti interpersonali sul luogo di lavoro, l'altra strumentale, attenta all'elemento retributi­vo. Dall'interpretazione dei dati della tabella 3 . 16 emerge infatti che l'attenzione per la retribuzione e per le condi­zioni materiali di lavoro (elementi strumentali) diventa progressivamente meno frequente al crescere del livello di scolarizzazione e al contrario raddoppia la proporzione di coloro che mettono al primo posto <da possibilità di imparare cose nuove ed esprimere le proprie capacità». Inoltre, benché le percentuali siano assai più basse, è tra i rispondenti con minor livello di istruzione che troviamo una più alta valutazione delle dimensioni relazionali del lavoro (buoni rapporti con i compagni di lavoro e buoni rapporti con i superiori, i capi) . Infine, al di fuori della tripartizione motivazionale, i più scolarizzati considerano relativamente più importante anche la possibilità di car­riera (la possibilità di migliorare reddito e tipo di lavoro) e sono quindi più disposti ad accettare oggi occupazioni di qualità scadente e condizioni reddituali insoddisfacen­ti, in vista di possibili miglioramenti futuri. Chi ha un ti-

82

Page 85: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 . 16. L'aspetto più importante del lavoro per titolo di studio (%)

Obbligo Superiori Università Totale

Lo stipendio, il reddito 40,5 33,0 23 ,7 32,3 Le condizioni di lavoro 1 1 ,0 14,0 16,1 13,8 Buoni rapporti con colleghi 13 ,1 9,7 6,6 9,7 Buoni rapporti con superiori 7,0 3 ,3 1 ,0 3 ,5 Possibilità di migliorare 1 1 ,3 12,7 16,5 13,4 Possibilità di imparare cose nuove 14,3 22,7 33,2 23 ,6 L'orario di lavoro e la possibilità

di viaggiare 2,8 4,6 2,8 3 ,7

tolo di studio elevato, in sostanza, tende ad avere una vi­sione di più lungo periodo delle strategie di offerta sul mercato del lavoro e si rende conto realisticamente che, soprattutto in tempi di crisi, è più facile ottenere un lavo­ro soddisfacente partendo da una posizione meno pregia­ta, che però rappresenta una prima occasione per entrare nel mercato. Al contrario i meno scolarizzati temono di rimanere intrappolati fin dall'inizio nel segmento delle occupazioni dequalificate e poco remunerate.

5 . Opzioni e preferenze per diverse modalità di lavoro

Rispetto agli altri maggiori paesi europei, la struttura occupazionale italiana conserva una specificità costante, rappresentata dal maggiore peso percentuale esercitato dal lavoro indipendente sul totale dei posti di lavoro23 • Lo sviluppo economico italiano, guidato dalla piccola im­presa familiare, ha rappresentato inoltre un'eccezione ri­spetto all'andamento tipico dei maggiori paesi industria­lizzati, che ha regolarmente visto una diminuzione del

23 I dati EUROSTAT [ 1995] riferiti alla Labour Force Survey del 1993 ci informano che la percentuale di lavoratori indipendenti rag­giunge in Italia il 24% contro una media dei dodici paesi dell'Unione Europea di 14,9%, con punte più basse della Germania e della Fran­cia rispettivamente dell'8,9% e dell ' 11 ,8%.

83

Page 86: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

peso del lavoro autonomo al progredire dell'industrializ­zazione. Nella precedente edizione dell'indagine IARD avevamo sottolineato come questa caratteristica struttura­le fosse accompagnata anche da specifiche preferenze dei giovani per il rapporto di lavoro indipendente. Questa aspirazione rimane maggioritaria anche nell'edizione del 1996, ma risulta sensibilmente ridimensionata (passa dal 58,8 al 53 ,3 % ) , soprattutto a causa dell'aumento di colo­ro che non hanno idee chiare e preferiscono quindi non pronunciarsi. Anche questa variazione è a nostro avviso collegabile alle mutate condizioni del mercato del lavoro. I giovani infatti, pur apprezzando i vantaggi del lavoro autonomo, in termini di libertà di azione, possibilità di realizzazione personale, potenzialità di guadagno, ne per­cepiscono anche i maggiori rischi in condizioni economi­che di crisi. Nel rispondere a questa domanda le femmi­ne, non solo sono più incerte, ma rimangono relativa­mente più attratte dal lavoro dipendente. Allo stesso modo la propensione in oggetto diminuisce significativa­mente tra i giovani sposati e soprattutto tra coloro che hanno figli. Inoltre, poiché la propensione scende con l'età e rimane stabile all'aumentare del titolo di studio, nonostante i più scolarizzati si trovino in teoria avvantag­giati nell'intraprendere un lavoro autonomo, è anche evi­dente che l'acquisizione di un maggiore senso critico e di una maggiore esperienza da parte dell'intervistato provo­ca atteggiamenti più realistici e ponderati. Se è vero che i rispondenti con basso titolo di studio preferirebbero rela­tivamente un lavoro alle dipendenze, anche se la prefe­renza per il lavoro autonomo rimane maggioritaria, al crescere del titolo di studio aumenta piuttosto la percen­tuale di incerti, che non prendono posizione.

Mentre la preferenza per il lavoro autonomo, come diverse altre opinioni sul lavoro, non presenta variazioni significative per area geografica di residenza, rimane inve­ce influenzata dalla condizione professionale del genitore: se il padre ha già esperienza di lavoro autonomo, i giova­ni sono più propensi a seguire le tradizioni di famiglia. Più in generale, se è vero che la preparazione scolastica

84

Page 87: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

viene in gran parte considerata poco o per niente utile allo svolgimento dell'attuale attività lavorativa, è anche vero che il titolo di studio condiziona significativamente il livello di aspirazione professionale e di carriera dell'in­tervistato24 .

Un altro importante aspetto della concezione e delle aspirazioni che i giovani nutrono riguardo al lavoro emer­ge dalle risposte sulla disponibilità a lavorare uno o due anni con stipendio ridotto per fare esperienza pratica e imparare bene un nuovo lavoro o per migliorare la prepa­razione o l'esperienza già acquisita. La maggioranza degli intervistati si dichiara disponibile (63 ,7 %), ma la disponi­bilità cresce ulteriormente con il titolo di studio, si riduce con l'età e con la presenza di impegni familiari, vede una migliore accoglienza tra le femmine che tra i maschi e tra chi si dichiara insoddisfatto dell'attuale lavoro.

Sia per quanto riguarda la propensione a lavorare a stipendio ridotto, sia per quanto riguarda la preferenza per il lavoro autonomo, le differenze di atteggiamento per area geografica non sono statisticamente significative, se si controlla per esempio l'origine sociale o il titolo di studio del rispondente. Viene in sostanza riconfermata l'ipotesi generale emersa nella precedente edizione del­l'indagine, che cioè le differenze di atteggiamento a livel­lo territoriale non sono originate da diverse culture del lavoro, ma sono piuttosto dettate dalle differenti condi­zioni del mercato con cui i giovani intervistati devono misurarsi. In sostanza i giovani guardano al mondo del lavoro con preoccupazione e realismo e adottano strate­gie di ricerca tutto sommato razionali in un contesto che premia comportamenti particolaristici. Chi ha già un la-

24 n 52,8% dà un giudizio insufficiente sull'utilità della prepara· zione scolastica per il lavoro: il giudizio è condiviso senza grandi diffe­renze a livello territoriale. A dimostrazione del fatto che anche la pre­parazione professionale dei giovani non influisce grandemente sull' ef­ficienza del mercato del lavoro, si può citare che la più alta frequenza di corsi di formazione professionale è concentrata grosso modo in egual misura sia nelle Isole, sia nelle regioni del Nord-Est.

85

Page 88: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

varo non rinuncia spesso ad un atteggiamento di ricerca, nella convinzione che il lavoro sicuro può essere l'even­tuale esito successivo di una prima fase della carriera in cui è naturale e accettabile sperimentare rapporti precari, provvisori e a tempo ridotto.

Infine, come già evidenziato nella precedente edizione dell'indagine, i dati confermano anche per gli anni No­vanta che gli interessi lavorativi dei giovani non passano più attraverso forme di azione collettiva. n che non signi­fica mancanza di atteggiamenti solidaristici o il persegui­mento di strategie meramente individualistiche. Abbiamo già sottolineato il fatto che la ricerca del lavoro avviene principalmente mobilitando solidarietà particolaristiche. I dati del 1996 semmai pongono in luce anche un muta­mento della qualità della sia pure marginale azione collet­tiva. A fronte di una ulteriore caduta della partecipazione sindacale da parte dei giovani lavoratori dipendenti (i partecipanti ad una qualche attività del sindacato nei tre mesi precedenti l'intervista scendono dall'8,2% nel 1992 al 6,9% nel 1996) , aumenta invece la partecipazione dei lavoratori autonomi alle iniziative delle associazioni di ca­tegoria (dall' 1 1 ,7 % al 16,5%) .

86

Page 89: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO QUARTO

RISCHIO, REVERSIBILITÀ, SFIDUCIA NEGLI ALTRI, DISAGIO

l. Premessa

Le analisi condotte sull'universo giovanile da tempo hanno individuato il consolidarsi di alcune tendenze che stanno profondamente caratterizzando la cultura delle nuove generazioni. Già l'orientamento a proiettare la propria vita nella dimensione del presente era stato am­piamente documentato e confermato dalle prime due in­dagini IARD sulla condizione giovanile condotte nel 1983 e nel 1987; in quegli anni incominciava a delinearsi il fe­nomeno della dilatazione dei processi di transizione al­l' età adulta con il conseguente prolungamento della fase giovanile1 • Se il presentismo si stava affermando come prospettiva temporale, il pragmatismo ne era la sua diret­ta conseguenza sul piano delle azioni e dei comportamen­ti: cosicché i tratti salienti emergenti tra i giovani sembra­vano essere indirizzati verso un ridimensionamento delle capacità progettuali, la rinuncia a fissare obiettivi a lungo temine e il ripiego su scelte a breve o, al più, medio ter­mine. Era forse possibile già da allora far risalire questi tratti ai processi di modernizzazione e ai rapidi ritmi di trasformazione del Paese che, prospettando un futuro in­certo, minavano la tradizionale ricerca di sicurezza pro­pria della cultura italiana; a ben vedere il pragmatismo dei giovani degli anni Ottanta poteva essere letto come la risposta a quell'esigenza di flessibilità e di capacità di

I Si vedano le prime due indagini IARD sulla condizione giovanile [cfr. Cavalli 1984; Cavalli e de Lilla 1988] . Numerosi altri studi e ri­cerche hanno rilevato, negli anni Ottanta, lo stesso orientamento al presente tra i giovani; cfr. Melucci [1982] ; Garelli [ 1984]; AA.VV. [1986] .

87

Page 90: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

adattamento alle nuove situazioni che lo sviluppo econo­mico e tecnologico richiedeva al giovane.

Pur con dati non sempre omogenei e con qualche ambiguità interpretativa, la quarta indagine IARD del 1996 mostra nel complesso una espansione quantitativa -aumentano i giovani con un riferimento temporale preva­lentemente orientato al presente - e qualitativa - il prag­matismo si estende agli ambiti più diversi del vissuto esi­stenziale del giovane. È probabile che un terreno fertile per la diffusione di tali orientamenti sia stato determinato dall'obsolescenza - in Europa - dei sistemi di valore tota­lizzanti (le grandi ideologie politiche e religiose) e dalla crisi - nell'Italia degli anni Novanta - della credibilità istituzionale. L'incrinarsi delle basi tradizionali su cui poggiava la sfera etica socialmente condivisa ha infatti fa­vorito la relativizzazione dei sistemi valoriali; pur essendo il giovane d'oggi in buona sostanza integrato (o perlome­no scarsamente conflittuale) all'interno della famiglia, del­la scuola, del lavoro (evidentemente è portato ad accetta­re i loro valori, le loro norme e le loro regole) , nel con­tempo non è difficile rintracciare in lui atteggiamenti e comportamenti apparentemente incongruenti con questi sistemi valoriali e normativi. Così in altri ambiti esperien­ziali, ad esempio nei gruppi dei pari, in determinate si­tuazioni o in determinati luoghi (si pensi ai riti del sabato sera) varrebbero valori e norme del tutto diversi che pre­figurerebbero la coesistenza nello stesso giovane indivi­duo di plurimi criteri di giudizio e di moralità, differenti tra loro e non raramente addirittura contrapposti. In tal senso pragmatismo, proiezione nel presente, relativismo valoriale e normativa, dilatazione dei processi di transi­zione ai ruoli adulti potrebbero essere visti come i tanti risvolti di una matrice culturale comune.

Di questi elementi se ne trova traccia, diretta o indi­retta, in altri capitoli del rapporto. Nell'ultima indagine IARD sono stati tuttavia analizzati, rispetto alle edizioni precedenti, anche altri temi che solo recentemente si sono delineati all'interno della cultura giovanile e che sembrano il prodotto delle tendenze sopra accennate. Ci

88

Page 91: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

si riferisce in particolare a tre specifici fenomeni: la diffu­sione dell'accettabilità del rischio, della reversibilità delle scelte, della sfiducia verso gli altri. In questo capitolo, ol­tre a tali questioni, sarà trattato anche il problema del­l'insoddisfazione - o del disagio percepito - nelle nuove generazioni.

2 . Il valore del «rischio»

Che i giovani abbiano una maggiore propensione al rischio di chi ha raggiunto la maturità è una ipotesi certa­mente non nuova. La novità consiste nei significati che il rischio sembra avere assunto nella società italiana in ge­nerale e nei giovani in particolare. Se un tempo al con­cetto di rischio erano collegate valutazioni esclusivamente negative (era un «disvalore») , oggi si sta imponendo un nuovo modello interpretativo - di ispirazione anglosasso­ne - che considera il rischio anche in una accezione posi­tiva; saper rischiare è, ad esempio, una condizione essen­ziale per il successo in una società sempre più competiti­va e sempre meno garantita2: lo sostiene il 5 1 % dei gio­vani intervistati (cfr. tab. 4 . 1 ) ed è probabilmente sotto questa luce che può essere letto un altro dato offerto dal­la ricerca, relativo a quelle quote cospicue di giovani che dichiarano di essersi assunti frequentemente dei rischi nelle decisioni importanti che possono influenzare la loro vita.

La diversa percezione del rischio segnala lo sposta­mento di prospettiva da un orientamento verso traguardi di sicurezza ad obiettivi nei quali trova spazio il mettersi in gioco e il non accontentarsi; l'etica del successo sembra avere, in altre parole, contagiato larghe masse di giovani che appaiono consapevoli che il saper rischiare faccia par­te delle abilità che la società attuale richiede a chi vuole farsi strada nella vita. Fa forse sorridere che questa enfasi

2 Sulle diverse interpretazioni del rischio si veda Douglas [1991] .

89

Page 92: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 4 . 1 . Valutazione dell'importanza del rischio per il background culturale (%)

Background culturale Nel

complesso Alto Medio Basso

Al giorno d'oggi per riuscire nella vita è necessario saper rischiare 51 , 1 54,6 53 ,6 44,6

Non è mai saggio rischiare, meglio essere prudenti e saper valutare sempre le proprie forze 42,6 37,8 40,8 49,7

Non sanno 6,3 7,6 5,6 5,7

TAB. 4.2. Percezione dell'assunzione di rischi in ambiti importanti della vita (va­lori percentuali di riga)

Assumono dei rischi

Molto o abbastanza Solo qualche Mai frequentemente volta

Nelle decisioni che riguardano il lavoro o lo studio'' 46,9 34,7 18,4

Nelle decisioni importanti che influenzano la vita futura 41 ,7 39,8 18,5

Nei rapporti affettivi con il/la partner** 37,9 29,7 32,4

Nei rapporti con la famiglia d'origine 3 1 ,0 28,5 40,6

'' Percentuali relative ai soli soggetti che lavorano o studiano. ** Percentuali relative ai soli soggetti che hanno una relazione affettiva.

sull'accettabilità del rischio abbia trovato grande diffusio­ne proprio all'interno di una generazione che fatica a rendersi indipendente dalla famiglia d'origine e ad assu­mersi le responsabilità dei ruoli adulti; tuttavia molti at­teggiamenti e comportamenti giovanili dimostrano come alla tradizionale prudenza che governava le aspirazioni e le scelte si sia sostituita, perlomeno negli intenti, una maggiore spregiudicatezza.

La rivalutazione del rischio come valore coinvolge in­nanzitutto i giovani provenienti da un background cultu-

90

Page 93: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

rale medio-elevato, più pronti a cogliere i processi di cambiamento culturale ma anche più svincolati da biso­gni di sicurezza. L'assunzione di rischio è vissuta dai gio­vani come caratteristica intrinseca di molti ruoli, da quel­lo professionale (o scolastico) a quelli relazionali ed affet­tivi (cfr. tab. 4.2) .

Recenti indagini hanno messo in luce come tra i gio­vani questa nuova concezione del rischio finisca col favo­rire comportamenti pericolosi3 . A tal proposito la quarta indagine IARD sulla condizione giovanile offre spunti per alcune riflessioni: pur se gli indicatori presentati in tabel­la 4.3 non misurano l'esposizione oggettiva al pericolo ma esprimono la valutazione di rischio percepita dai soggetti, appare preoccupante la ricorrenza di alcuni comporta­menti che possono potenzialmente mettere a repentaglio la salute e la sicurezza dei giovani. In particolare può es­sere notato come la guida s pericolata caratterizzi l' espe­rienza di più di un terzo dei giovani del campione, che alla guida in stato di ebbrezza non sia del tutto estraneo un giovane ogni sette e che un quinto del campione am­metta esplicitamente di aver corso dei rischi nei rapporti sessuali (le incidenze tra i soli maschi di 18-24 anni sono notevolmente superiori) . In altra parte del testo è eviden­ziata l'esposizione alle droghe e all'alcol: il trend che emerge appare registrare un forte aumento, negli ultimi quattro anni, della contiguità del mondo giovanile alle so­stanze psicotrope. Un'analisi approfondita dei dati mo­stra come gli indici più elevati di rischio appartengano costantemente ai maschi (doppio, rispetto alle femmine, nella guida imprudente, nella vicinanza alle droghe e nel gioco, triplo nello sport) ma soprattutto sembra convali­dare l'ipotesi che vi sia una significativa relazione tra la valutazione positiva della capacità di accettare dei rischi come mezzo di successo con la percezione di affrontare, volontariamente e frequentemente, pericoli o situazioni

3 Si vedano a tal proposito i risultati dell'indagine IARD-GLAXO su giovani e salute; cfr. Buzzi [ 1994a] .

91

Page 94: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 4.3. Percezione dell'assunzione di rischi nella quotidianità (valori percen­tuali di riga)

Assumono dei rischi

Molto o abbastanza Solo qualche Mai frequentemente volta

Dal punto di vista della salute 20,3 29,6 50,1 Vivendo a contatto con

situazioni o realtà pericolose 18,4 29,3 52,3 Guidando auto o moto

in modo spericolato 12,4 24,8 62,8 Praticando sport o

attività pericolose 10,7 19,1 70,2 Nei rapporti sessuali 6,5 14,5 78,9 Nel gioco, nelle scommesse 6,3 13 ,9 79,7 Guidando auto o moto

dopo aver bevuto alcol 3 ,4 1 1 ,3 85,3

che possono compromettere la salute o la sicurezza della persona.

3 . La reversibilità delle scelte

L'accettazione consapevole del pericolo può essere sostenuta solo in concomitanza con un secondo assunto esistenziale che appare largamente condiviso dai giovani: ogni comportamento per essere desiderato deve essere re­vocabile o, 'almeno, deve garantire una buona possibilità di recedere, ovvero di ritornare alle condizioni di parten­za. Dunque si possono anche compiere scelte rischiose nella convinzione però che non siano irreversibili. È sotto questa ottica che si spiega il forte aumento dell' esposizio­ne alle droghe e all'alcool e la propensione a compiere azioni dannose per la salute e l'incolumità fisica: agireb­be, infatti, la convinzione che qualsiasi comportamento, se sottoposto al controllo dell'attore, perde, o riduce di molto, il suo potenziale di pericolosità. Ma non è solo questo: la tensione alla reversibilità delle scelte, modello di riferimento dominante di una società incerta e con-

92

Page 95: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 4.4. Valutazione sulla reversibilità delle scelte per età (%)

Età Nel

complesso 15-17 18-20 21-24 25-29

Anche le scelte più importanti della vita non sono mai <<per sempre>>, possono essere sempre riviste 52,5 40,9 48,0 54,3 59,6

Nella vita viene sempre il momento delle scelte decisive dalle quali non si può più <<tornare indietro» 40,4 51 ,4 43,1 39,2 34,4

Non sanno 7,1 7 ,7 8,9 6,5 6,0

traddittoria, sembra accompagnare il giovane anche nelle decisioni importanti che dovrebbero condizionare il pro­prio futuro. È probabile che il procrastinamento di alcu­ne scelte cruciali, quali il matrimonio o la procreazione, abbia origine dal fatto che si pongano come eventi irre­versibili.

Nel complesso più della metà dei giovani manifesta questo orientamento. Se i minorenni esprimono ancora in gran parte la tensione ideale verso le proprie realizzazio­ni, con il passare degli anni si fa strada progressivamente un maggiore disincanto, si rafforza il relativismo etico, la preferenza a non compromettersi e a rimandare le scelte impegnative (tab. 4 .4) . Oltre che l'età, anche la prove­nienza dalle regioni centrosettentrionali e dalle aree me­tropolitane o la collocazione familiare medio-elevata al­l'interno della stratificazione sociale e culturale influenza­no significativamente l'importanza assegnata alla reversi­bilità; ciò dimostra che sono soprattutto i caratteri elitari, collegati al maggior sviluppo socioeconomico del territo­rio, a massimizzare una tale tendenza.

La reversibilità, quando è applicata alle decisioni im­portanti della vita, pone tuttavia un limite all'accettazione del rischio come strumento di successo: scelte che con­sentano ampie vie di fuga sembrano piuttosto motivate da una certa prudenza (o da un certo timore) . In effetti la prospettiva della reversibilità e quella del rischio si inter­secano in modo complesso dando origine a una tipologia

93

Page 96: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

di orientamento all'azione che consente interessanti moti­vi di riflessione.

I tipi risultanti sono cinque: a) il primo è costituito da coloro che appaiono orien­

tati ad accettare scelte personali non prive di rischi pur consapevoli che alcune di queste non siano reversibili; sono giovani che si pongono di fronte alle decisioni im­portanti in modo fermo e risoluto, consapevoli che nes­sun traguardo può essere conseguito se ci si abbandona a troppi !atticismi; nel complesso sono il 19,5 % del cam­pione;

b) il secondo individua i giovani che si pronunciano per il rischio reversibile e dunque accanto ad una posi­zione tesa ad accettare le sfide della vita ve ne è una se­conda, contrapposta alla prima, che rivendica prudente­mente le possibilità di ritornare sui propri passi; è una tendenza che non riesce a celare una certa ambiguità di fondo; sono il gruppo più esteso (28,7 %);

c) il terzo raccoglie coloro che non propendono per l'assunzione di rischi e si dicono convinti che le scelte importanti non possano essere riviste; in loro prevale, con tutta probabilità, una visione prescrittiva dell'esisten­za, dove tutto è già previsto e irrevocabile; in questo tipo si riconoscono il 18,4% dei giovani intervistati;

d) il quarto segnala una posizione ultra-prudenziale: nessun rischio e contemporanea garanzia di poter recede­re dalle scelte operate; prevale su tutto il desiderio di non compromettersi, di non assumersi alcuna responsabi­lità di scelta, sentimento condiviso dal 2 1 ,3 % del cam­p ione;

e) il quinto è un gruppo residuale (12 ,1 %) che iden­tifica orientamenti non del tutto chiari o inconsapevoli.

La tipologia risulta fortemente legata all'età (tab. 4.5 ) . Ad esempio la necessità di saper rischiare per avere suc­cesso nella vita senza rinunciare alla possibilità di tornare indietro nelle decisioni è una posizione che aumenta no­tevolmente con l'età mentre, per converso, diminuisce l'orientamento teso all'accettazione del rischio in campi decisionali irreversibili.

94

Page 97: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 4.5. Tipologia di orientamento all'azione per classi di età (%)

Nel complesso

Accettazione del rischio e irreversibilità di scelta

Accettazione del rischio e reversibilità di scelta

Rifiuto del rischio e irreversibilità di scelta

Rifiuto del rischio e reversibilità di scelta

Orientamenti non consapevoli

4 . La sfiducia verso gli altri

19,5

28,7

18,4

21 ,3 12,1

Età

15-17 18-20 21-24

24,7 22,8 19,2

20,4 25,2 32,6

23,7 17,2 17,5

18,0 20,9 19,4 13 ,2 13 ,9 1 1 ,3

25-29

14,9

3 1 ,6

17,6

24,9 1 1 , 1

Un altro tratto generalizzato che emerge tra i giovani italiani è una sostanziale diffidenza verso il prossimo. Da un primo sguardo della tabella 4.6 ci si accorge facilmen­te come gli «altri» vengano percepiti più come una po­tenziale minaccia che come una risorsa: l'orientamento generale degli individui sembra essere dominato dai pro­pri interessi particolari (86%) , pronti ad approfittare del­la buona fede altrui ( 62 %) tanto da doversi difendere; chiamati ad un giudizio globale sul prossimo solo due in­tervistati ogni cinque sono propensi a riconoscere che, seppur con le dovute pericolose eccezioni, la gran parte della gente è degna di fiducia; i tre quarti del campione concorda invece con l'affermazione che «non si sia mai sufficientemente prudenti nel trattare con la gente».

Data la sua ampiezza, questo sentimento pessimistico si ritrova diffuso un po' in tutte le categorie socio-ana­grafiche considerate; nondimeno sembra essere partico­larmente concentrato nei piccoli centri piuttosto che nel­le grandi città, nel Meridione piuttosto che al Settentrio­ne, tra i lavoratori piuttosto che tra gli studenti, tra la piccola borghesia autonoma e la classe operaia piuttosto che tra i ceti medi impiegatizi e la borghesia. In altre pa­role la sfiducia verso gli altri sembra accrescersi nelle si-

95

Page 98: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 4.6. Indicaton· di fiducia verso il prossimo (%)

<<Molto» o «abbastanza» d'accordo con: La gente, in genere, guarda prevalentemente al proprio interesse 86,6 Non si è mai sufficientemente prudenti nel trattare con la gente 75,2 Gli altri, se si presentasse l'occasione, approfitterebbero della mia

buona fede 61,6 Ritengo che gli altri siano, nei miei confronti, sempre corretti 39,9 Gran parte della gente è degna di fiducia 39,8

tuazioni che garantiscono, nell'Italia di oggi, meno stcu­rezza sociale.

Appare significativo come un tale orientamento si co­niughi con altri tratti che denotano rigidità e chiusura so­ciale (ad esempio l'ostilità verso gli extra-comunitari o l'assenza completa di partecipazione) oppure che segnala­no un certo malessere esistenziale (ad esempio l'insoddi­sfazione personale per la propria vita) . La sfiducia verso il prossimo sembra anche essere collegata alla difficoltà relazionale dimostrata da una quota cospicua di giovani che sul piano affettivo faticano ad intessere rapporti si­gnificativi4 .

Prendendo come punto di partenza gli indicatori posti in tabella 4 .6 è stato costruito un indice sincretico di tipo additivo che misura l'intensità con cui i giovani esprimo­no la loro sfiducia nei confronti degli altri; successivamen­te il campione è stato ripartito in tre gruppi in rapporto al livello di sfiducia espresso. Nel complesso solo il 23 ,0% degli intervistati sembrerebbe essere esente da particolari diffidenze mentre quasi la metà di essi (46,6%) manifesta un orientamento piuttosto scettico verso il prossimo; il 30,4 % del campione è infin� costituito da giovani che denotano una totale sfiducia. E in quest'ulti­mo gruppo che i tratti socio-anagrafici prima accennati assumono particolare linearità: vi sono una geografia della sfiducia (aumenta progressivamente passando dalle regio­ni del Nord-Ovest a quelle del Sud) e una realtà sociale

4 Si veda più avanti il capitolo nono sui ruoli di genere e la vita affettiva, curato da Francesca Sartori.

96

Page 99: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Classe medi impiegatizia Nor

Classe operaia Nord

Classe superiore Nord

Classe superiore Centro

Classe medi impiegatizia Sud

a d

a

Nel complesso Piccola borghesi

autonoma Nor Classe superior

a d e

Sud Classe operaia

Centro Piccola borghes autonoma Centr

Classe operaia

i a o

i a Sud

Classe med impiegatizia Cent

Piccola borghest autonoma Centr

ra a 1 o

. rri

1 16,6 l l

'Ìfi ' ?f!(r" l '

l l l

' l

"" l l

' '

l ' l l

l ' ,1

l l ' l '

l l

l l l l l l l l l l l l

22,2 l l l l

l l l l l

23,3 l l l l

l l ' �7,4 l

l ' l

29,6 l l

l l 30,4

30,8 l l

l l 32,

l l

3�,9 l l l

l l �4,4 '

l l l

36 l l ' l ' l

36,2 l l

l l ' ' 42

FIG. 4 .1 . L'accentuata sfiducia negli altri per classe sociale di origine e area geografica di residenza (%) .

della sfiducia (massima nelle classi autonome, mmuna in quelle impiegatizie) che intersecandosi producono una mappa piuttosto complessa della diffidenza (fig. 4 . 1 ) .

5 . Vinsoddis/azione verso alcuni aspetti della vita

n grado complessivo di insoddisfazione manifestato dai giovani nei confronti della propria esistenza può esse­re assunto quale indice di disagio personale; l'indagine IARD mostra una diminuzione dell'insoddisfazione giova­nile in questi ultimi anni: nel 1983 il livello di frustrazio­ne coinvolgeva il 25,6% dei 15-24enni, tredici anni dopo esso è sceso al 19,7%. L'insoddisfazione appare più con­sistente in relazione a condizioni di vita oggettivamente sfavorevoli; ad esempio tra i giovani con un elevato back­ground culturale essa è presente solamente nel 14,0% dei casi, tra i giovani con un modesto background culturale

97

Page 100: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

l'incidenza è maggiore (24,2%) ; la stessa classe sociale di origine evidenzia differenze sensibili: l'insoddisfazione tra i giovani di classe superiore o di classe impiegatizia si at­testa intorno al 15,4 % ma sale al 23 , l% se l'estrazione sociale è operaia; il divario territoriale propone tre realtà diversificate: le regioni settentrionali con un tasso basso di malumore ( 13 ,0% il Nord-Ovest, 13,5% il Nord-Est) , quelle centrali e meridionali con una insoddisfazione più accentuata (rispettivamente del 19,6% e del 22,7%) , le Isole con un elevatissimo grado di scontentezza (32,8%).

L'insoddisfazione può essere collegata ad una serie diversificata di cause che articolano in vario modo la na­tura del disagio sottostante; abbiamo così un disagio psi­cologico, un disagio relazionale, un disagio ambientale, un disagio sociale. La massima insoddisfazione la si ri­scontra nella valutazione delle condizioni generali di vita in Italia per diminuire drasticamente passando ai rapporti del proprio immediato intorno sociale (la famiglia, le amicizie, gli altri giovani) . Relativamente elevato il disagio di natura psicologica (tra un quinto e un quarto del cam­pione non si sente sufficientemente tranquillo, è sconten­to della propria capacità di memoria e di concentrazione, si sente inadeguato in quanto a capacità di prendere de­cisioni) ; le relazioni affettive confermano di essere una sfera di potenziale malessere così come la difficoltà di ac­cettare pienamente il proprio aspetto fisico (nelle ragazze questa forma di insoddisfazione è doppia rispetto ai coe­tanei di sesso opposto) . Molti studenti denunciano un rapporto deludente con gli insegnanti, altri sono poco contenti di come si passa il tempo libero (fig. 4.2) .

Il genere prospetta un diverso modo di percepire il rapporto tra desideri e realtà; le ragazze appaiono infatti meno soddisfatte di se stesse, vorrebbero essere migliori, più efficienti, più decise; i maschi sono probabilmente meno esigenti o, forse, solo più ottimisti. Così se non vi sono particolari difformità nel valutare gli aspetti della vita che si propongono come esterni all'individuo (i fatto­ri ambientali e sociali), grosse differenze emergono quan­do sono sottoposte a valutazione le qualità soggettive,

98

Page 101: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

60

50

40

30

20

10

o

52,8

33,5 28,6

- - - - - - - - - - - - �4 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -21 ,7

· Come Rapporto Tranquillità Tempo Amore Aspetto si vive con psicologica libero fisico

in Italia oggi insegnanti

Salute Rapporti in

famiglia

FIG. 4.2. Alcuni indicatori di insoddisfazione 05-29 anni) (%) .

quelle che contribuiscono alla formazione della personali­tà e della identità personale; ad esempio nella ricerca la difficoltà nel prendere le decisioni è segnalata come moti­v o di insoddisfazione dal 26,2 % delle donne contro il 17,4% degli uomini, la mancanza di tranquillità psicolo­gica rispettivamente dal 34, 1 % contro il 23 ,2 % , il pro­prio aspetto fisico non accontenta il 25 ,8% delle ragazze contro il 12,5% dei ragazzi.

Anche nelle diverse realtà del Paese si riscontrano differenti motivi di insoddisfazione: in genere i giovani meridionali lo sono di più di quelli centrosettentrionali; in particolare ciò avviene in rapporto alle diverse condi­zioni ambientali e sociali che diversificano le opportunità che si offrono ai giovani; se si prende ad esempio il giu­dizio sulla qualità della vita in tmiia i giovani del Sud manifestano una palese insoddisfazione nel 62,5 % dei casi, quelli del Centro-Nord invece nel 45,3 %, il proprio tenore di vita scontenta il 24,8% dei primi e solo il 14,6% dei secondi, il luogo di residenza rispettivamente il 27,5 % contro il 13 ,5%; anche le possibilità di tempo libero sono valutate in modo molto diverso: in un terzo dei ragazzi delle regioni meridionali (33 ,9%) emerge una maggiore criticità rispetto ai coetanei del resto del Paese

99

Page 102: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 4.7. Variazione nel tempo degli indicatori di insoddisfazione (età: 15-24 anni) (%)

Insoddisfatti per: 1983 1987 1992 1996

Come si vive oggi in Italia 57,6 45,9 47,7 53 ,5 I rapporti con gli insegnanti'' 27,5 30,1 37,6 34,3 La tranquillità psicologica 28,6 La capacità di memoria e concentrazione 24,7 Il modo di passare il tempo libero 25,9 27,6 2 1 ,9 24,0 L'amore 24,7 23,8 La capacità di prendere decisioni 23,3 Il luogo di residenza 2 1 ,2 2 1 ,3 2 1 ,8 20,3 L'aspetto fisico 18,8 n tenore di vita 17,0 16,9 12,7 17,2 La salute fisica 8,9 7,3 7,8 14,5 Il lavoro'''' 2 1 ,5 21 ,2 15,7 14,2 L'istruzione ricevuta 16,9 16,6 12,6 13 ,4 Le amicizie 9,5 8,5 8,8 10,3 I rapporti in famiglia 7,9 6,7 7,0 9,6 La casa 13,9 1 1 ,8 8,5 8,9 I rapporti con gli altri giovani 1 1 ,3 8,7 7,9 7,5

'' Percentuali relative ai soli studenti. ** Percentuali relative ai soli lavoratori.

per i quali l'insoddisfazione di come si spende il proprio tempo libero li vede coinvolti per meno di un quinto ( 19,9%) del sottocampione.

n grado di insoddisfazione è inoltre significativamente connesso con la sfiducia nei confronti del prossimo. Si ri­corderà come l'accentuata diffidenza verso gli altri carat­terizzasse il 30,3 % del campione intervistato; ebbene tra i giovani complessivamente insoddisfatti della loro vita la sfiducia cresce fino a raggiungere il 45,9% dei casi, al contrario nei giovani che si dichiarano «molto» o «abba­stanza» contenti di se stessi e della propria esistenza la sfiducia verso il mondo esterno cala al 26,4 % dei casi. Tra insoddisfazione e sfiducia non è ovviamente possibile definire quale sia la causa e quale l'effetto, certo è che entrambe fanno parte di un certo vissuto giovanile dove, in una logica cumulativa, le difficoltà personali si somma­no con quelle relazionali ed il disagio soggettivo con quello sociale.

1 00

Page 103: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Gli andamenti della insoddisfazione, registrati nelle quattro indagini IARD, sono, nel complesso, poco appari­scenti e gli spostamenti di modesta entità5 come è possi­bile osservare nella tabella 4. 7 (che si riferisce, al fine di permettere il confronto, al campione di 15-24 anni) ; l'unico deciso peggioramento rispetto al passato sembra essere determinato da un più elevato indice di insoddisfa­zione per la salute fisica. Può inoltre essere notato come la valutazione negativa su come si vive in Italia, dopo un costante ridimensionamento tra il 1983 e il 1992, abbia, sulla spinta delle crisi di questi ultimi anni, invertito la tendenza e si sia di nuovo accresciuta.

5 La relativa scarsa variabilità degli indici di soddisfazione-insod­disfazione era già stata ampiamente commentata nel secondo rapporto IARD; cfr. Cavalli e de Lillo [1988, 74-79] .

1 01

Page 104: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 105: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO QUINTO

LA POLITICA IMMAGINARIA

l. Premessa

Per leggere i mutamenti intervenuti rispetto all'ultima indagine IARD (1992) occorre innanzi tutto ricordare quante cose sono cambiate in appena quattro anni nel si­stema politico italiano. Al tempo della scorsa indagine la scissione del Per era appena avvenuta, T angentopoli non era ancora venuta alla luce (sarebbe esplosa proprio un mese dopo la fine della campagna di interviste) , Dc e Psr prosperavano, Alleanza Nazionale non esisteva ancora, e i governi tecnici o quasi tecnici - Amato, Ciampi, Dini -erano anch'essi ancora di là da venire.

Allora il rapporto IARD aveva individuato cinque ten­denze principali: a) l'aumento dell'associazionismo e del­l'impegno pubblico; b) l'intensificazione del rapporto con la politica, nel senso di una polarizzazione degli atteggia­menti, con crescita degli atteggiamenti estremi («impe­gnati» e «disgustati») ; c) lo spostamento del baricentro del sistema politico verso destra; d) il declino dei partiti ideologici, di matrice marxista, cattolica e fascista; e) l'ascesa dei partiti di ispirazione laica, specie se di recen­te formazione (Verdi, Rete, Lega) .

Nell'insieme, il rapporto delineava una crescita della partecipazione e dell'impegno pubblico, nel quadro di una ripresa dei processi di laicizzazione della politica.

2 . Il cambiamento

Possiamo farci una prima idea dei principali cambia­menti intervenuti nel mondo giovanile analizzando, suc­cessivamente, la partecipazione politico-sociale, il rappor-

1 03

Page 106: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

to con la politica e con la religione, l'atteggiamento verso la politica, l'atteggiamento verso la religione, i cosiddetti valori post -materialisti, l' autocollocazione sull'asse sini­stra-destra, le preferenze elettorali.

2 . l. Partecipazione politico-sociale

Complessivamente la percentuale di giovani che ha preso parte, negli ultimi 12 mesi, ad attività di «impegno pubblico» (pace, scuola, lavoro) è rimasta stazionaria nel­la fascia 15-24 anni ed è sensibilmente diminuita nella fa­scia 25-29 (circa 10 punti in meno). n risultato sul com­plesso dei giovani ( 15-29 anni) è una lieve diminuzione dell'impegno pubblico (-2,3 % ) (tab. 5 . 1 ) .

Fra i vari temi, cui nel 1 996 si è aggiunto quello dei test nucleari, l'unico che mostra una sensibile diminuzio­ne della partecipazione (dal 18,0% al 6,6%) è quello del­la pace e del disarmo, mentre l'unico che subisce un si­gnificativo aumento (dal 6,4% all'8,2 %) è quello delle campagne elettorali.

Anche sul piano dei comportamenti associativi, la tendenza prevalente sembra al declino: la partecipazione alle attività delle associazioni politiche (almeno l volta negli ultimi 3 mesi) scende dal 6,4% al 5 ,6%, la parteci­pazione alle attività delle associazioni sindacali scende dal 4,4% al 3 , l% . Solo le associazioni di matrice religiosa e quelle di impegno sociale e assistenziale mostrano una si­gnificativa tendenza all'aumento; le prime passano dal 19,8% al 23 ,2 % , le seconde dal 9,9% al 13 ,4%.

T AB. 5.1 . Declino dell'impegno pubblico (%)

15-24 anni 15-29 anni

1992

5 1,7 49, 1

Impegno pubblico

1 04

1996

51 ,5 46,8

Variazione

--0,2 -2,3

Page 107: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2.2. Rapporto con la politica

Fra i quattro atteggiamenti generali previsti nella «storica» domanda SHELL-IARD restano stazionari i due atteggiamenti estremi (impegno e disgusto) , mentre fra i due atteggiamenti intermedi cresce in misura marcatissi­ma quello di «interesse senza partecipazione» e cala cor­rispondentemente quello di «delega tecnica» (tab. 5 .2) .

Per tutto il decennio 1983 - 1992 i due atteggiamenti intermedi, di interesse e di delega, sono sempre stati in sostanziale equilibrio. Oggi quello di interesse ha un peso doppio rispetto a quello di delega (50,5 % contro 26,3 %) .

Se dovessimo valutare il rapporto fra giovani e politi­ca esclusivamente sulla base di domande come questa, dovremmo concludere che mai come oggi i giovani si sono sentiti «vicini» alla politica: la somma delle prime due risposte (impegno + interesse) ha infatti raggiunto per i 15-24enni nel 1996 il suo massimo storico (53 ,5%) , con un incremento di quasi undici punti rispetto a quat­tro anni prima (42,7%) . La medesima tendenza ad una crescita di salienza della politica si registra nelle risposte alla domanda sulle cose più importanti nella vita: i giova­ni che considerano molto importante nella loro vita l'im­pegno politico erano il 3 ,7 % nel 1992 , salgono al 4 ,7% nel 1996.

In realtà a questi segnali di investimento soggettivo sulla politica non corrispondono segnali altrettanto chiari

TAB. 5.2. Atteggiamento verso la politica (15-24 enni) (%)

1983 1987 1992 1996

Mi considero politicamente impegnato 3 ,2 2,3 3 ,3 3 ,0 Mi tengo al corrente Jella politica ma

senza parteciparvi personalmente 44,2 39,3 39,4 50,5 Penso che si debba lasciare la politica a

persone che hanno più competenza di me 40,0 42,1 36,4 26,3 La politica mi disgusta 12,0 15,8 20,4 19,9 Non indica 0,6 0,6 0,4 0,3

1 05

Page 108: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

sul piano dei comportamenti effettivi. Come abbiamo ap­pena visto, sia l'impegno pubblico sia la partecipazione ad associazioni politiche e sindacali appaiono calanti, e solo la partecipazione ad associazioni religiose e di impe­gno socio-a�sistenziale mostra una marcata tendenza al­l' aumento. E curioso che, sul piano delle dichiarazioni, questi ultimi due tipi di impegno non mostrino alcun ap­prezzabile segnale di incremento ( +0,4 % e -1,3 %) , quasi che fra i due piani - quello delle autopercezioni e quello dei comportamenti effettivi - vi fosse una relazione inver­sa: là dove aumenta l'impegno dichiarato diminuisce quello effettivo, e là dove è quest'ultimo ad aumentare l'impegno dichiarato ristagna o addirittura declina.

2 .3 . Rapporto con la religione

Nel rapporto del 1992 avevamo cercato di condensa­re gli orientamenti religiosi dei giovani italiani costruendo una tipologia molto semplice, basata su una tripartizione dell'area «grigia» o «incoerente»1 • Una volta individuati i giovani coerentemente religiosi, o «devoti» (credenti, reli­giosi, praticanti) e i giovani coerentemente «laici» (non credenti, non religiosi, non praticanti) , è possibile suddi­videre i giovani restanti in tre gruppi fondamentali:

i ritualisti, in cui una pratica assidua si accompagna a un deficit nella dimensione esperienziale (importanza

l L'ampiezza relativa dei tre tipi base - polo religioso (devoti), polo non religioso (laici) e zona grigia - dipende ovviamente dalle so­glie adottate per includere i soggetti nei vari tipi. Nella tipologia pre­sentata qui sono stati considerati coerentemente religiosi (devoti) i credenti con una pratica di almeno una funzione religiosa al mese, e con un investimento soggettivo elevato (religione «molto» o «moltissi­mm> importante) . Ovviamente il polo religioso sarebbe risultato deci­samente più ampio se avessimo considerato come religiosi anche colo­ro che adottano la risposta centrale (la religione è «abbastanza» im­portante), che è anche la risposta modale, fornita da un intervistato su tre. È questa, in buona sostanza, la definizione adottata da Michele Rostan nel capitolo decimo di questo volume.

1 06

Page 109: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 5.3. Struttura degli orientamenti religiosi nel 1992 e nel 1996 (%)

1992 1996

Devoti 23,9 25,2 Ritualisti 20,8 20,0 Individualisti 9,4 9,7 Opportunisti 27,7 25,3 Laici 18,2 19,8

attribuita alla religione nella vita) , nella dimensione della fede (credenza in Dio) o in entrambe;

- gli individualisti, in cui l'assenza della pratica si ac­compagna a una religiosità intensa (un cocktail che talora è stato definito come «religione privata»);

- gli opportunisti, caratterizzati dalla semplice creden­za non accompagnata né dalla pratica né dalla religiosità.

Come si vede dalla tabella 5 .3 il peso dei cinque tipi è rimasto sostanzialmente invariato, salvo una certa ten­denza alla crescita dei due tipi estremi, o «coerenti» (de­voti e laici) , che passano dal 42,2% al 45 ,0% dei giovani. Se si tiene conto del fatto che nei quattro anni che sepa­rano le due indagini la religiosità dichiarata (importanza della religione nella vita) e la partecipazione ad associa­zioni religiose sono entrambe aumentate, sembra difficile sfuggire all'impressione che quel che sta accadendo in campo religioso sia, per certi versi, esattamente il contra­rio di quel che sta accadendo in campo politico. Nel pri­mo caso assistiamo ad una riduzione dell'area del­l' «incoerenza», nel secondo ad un allargamento della for­bice fra atteggiamenti e comportamenti.

2.4. Valori postmaterialt'sti

Una conferma indiretta di una evoluzione non pro­prio canonica della cultura giovanile ci viene anche da un'analisi delle risposte alla classica domanda sulle politi­che basate su valori materialisti (benessere e sicurezza) o postmaterialisti (libertà e partecipazione) .

1 07

Page 110: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 5 .4. Importanza relativa di alcune misure politico-sociali (primo posto) (%)

Mantenere l'ordine nella nazione Dare alla gente maggiore potere nelle decisioni politiche Combattere l'aumento dei prezzi Proteggere la libertà di parola

1992

35,6 32,2

8,8 23,4

1996

26,2 27,0 16,5 30,4

Qui i cambiamenti rispetto al 1992 sono di ampiezza notevole ma di segno contraddittorio, almeno visti nel quadro della teoria di lnglehart2•

Le due risposte «materialiste» (mantenere l'ordine nella nazione e combattere l'aumento dei prezzi) sono l'una calante e l'altra crescente, e lo stesso discorso vale per le due risposte «post-materialiste» (dare alla gente maggiore potere nelle decisioni politiche e proteggere la libertà di parola) (tab. 5 .4 ) . L'elevata importanza attribui­ta alla libertà di espressione appare indirettamente anche nelle risposte ad un'altra domanda, quella sulle gerarchie di valore. Qui il valore «libertà e democrazia» viene con­siderato molto importante nella vita dal 69,5 % dei giova­ni (4° posto su 16) , mentre uno dei suoi presupposti fon­damentali, l'attività politica, viene relegato all'ultimo (16°) posto, con appena il 4,6% dei consensi.

2.5. Autocollocazione sull'asse sinistra-destra

Anche l'autocollocazione sul continuum sinistra-destra ha subito una notevole modificazione negli ultimi quattro anni. Innanzitutto è molto aumentato il numero di coloro che risponde alla domanda. Nel 1992 solo il 59,5 % forni­va la propria collocazione, oggi tale percentuale è salita al 70,0%. E possibile che questo effetto sia dovuto al pro­cesso di rilegittimazione della politica in generale e delle

2 Cfr. lnglehart [1977 e 1990] .

1 08

Page 111: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 5.5. Posizioni sull'asse sinistra-destra (%)

Sinistra (pos. 1-4) Centro (pos. 5-6) Destra (pos. 7-10)

1992

40,0 41 ,2 18,8

1996

3 8,6 29,3 32,1

forze politiche di destra in particolare, messo in moto da Tangentopoli e dalla forte onda «nuovista» e pro «secon­da Repubblica» sviluppatasi fra il 1992 e il 1995.

Per quanto riguarda l'insieme dei rispondenti, il con­fronto fra le due distribuzioni rivela due fenomeni princi­pali. n primo consiste in un (ulteriore) spostamento del baricentro del mondo giovanile verso destra, spostamento la cui entità è valutabile in circa mezzo gradino - da 4,86 a 5 ,30 - sulla nostra scala da l (sinistra) a 10 (destra) .

L'altro fenomeno è quello di un progressivo prosciu­gamento dell'area di centro, e di una conseguente ten­denziale polarizzazione dell'elettorato giovanile fra un polo di sinistra e uno di destra. Fra il 1992 e il 1996 il centro scende dal 41 ,2% al 2 9,3 %, la destra sale dal 18,8% al 32, 1% (tab. 5 .5) .

Va osservato, comunque, che le autocollocazioni non forniscono un quadro esatto dei rapporti di forza fra gli schieramenti reali del mondo giovanile. Come vedremo fra poco, nel mondo giovanile la destra, intesa come so m­ma dei consensi ai partiti del Polo (Alleanza N azionale, Forza Italia, CCD-CDU) è assai più forte di come appare dalle semplici autocollocazioni.

2.6. Preferenze elettorali

Qualsiasi confronto è reso problematico dal fatto che il sistema politico è radicalmente cambiato. Le tabelle 5 .6 e 5 .7 vanno quindi lette con particolare cautela, anche te­nendo conto del fatto che, essendo passati quattro anni fra un'indagine e l'altra, il «contenuto demografico» del-

1 09

Page 112: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 5.6. Preferenze elettorali dei giovani (1992) (%)

Pentapartito Dc 26,8 Ps1 8,1 PRI 4,5 Psm 0,8 PLI 2,8

Opposizione di destra M si 4,7

Opposizione di sinistra Re 4,0 Pos 14,4 Verdi 1 1 ,4 Rete 4,5

Opposizione di centro Leghe 13,8

Pannella Pannella 2,8

Altri Altri 1,4

Totale 100,0 Preferenze espresse 49,3

TAB. 5.7. Preferenze elettorali dei giovani (1996) (%)

Cattolici PPI 3 ,2 Cc o 2,5 Cou 0,7

Destra FI 15,8 AN 25,2 Ms1 1,2

Sinistra Re 12,1 Pos 20,5 Verdi 5,5 Rete 0,3

Leghe 5,5

Pannella 2,8

Altri 4,7

Totale 100,0 Preferenze espresse 57,0

1 10

Page 113: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

l'elettorato giovanile è drasticamente mutato (su 15 coor­ti, dai 15-enni ai 29-enni, solo 7 sono «rimaste» nell'insie­me dei giovani) .

Le due tabelle consentono di effettuare vari ordini di considerazioni.

Innanzitutto è piuttosto evidente, anche scontando la tendenza dei sondaggi a sovrastimare AN e Verdi, come il mondo giovanile si caratterizzi rispetto al mondo adulto sia per un maggiore radicalismo sia, meno marcatamente, per un orientamento complessivamente più favorevole alla destra (soprattutto a scapito del centro ma anche, in parte, a scapito della sinistra) . Si noti che fra i giovani Alleanza Nazionale è il primo partito, con il 25,2% dei consensi, contro il 18% circa di consensi che - in base ai sondaggi del medesimo periodo (inizio 1996) - il partito di Fini raccoglieva nel mondo adulto.

Rispetto al 1992 sono quattro i movimenti più signifi­cativi:

a) la dissoluzione del voto cattolico (dal 26,8% al 6,4%) ;

b) il rafforzamento delle ali estreme, ossia AN e Msr (dal 4,7% al 26,4 %) e Re (dal 4,0% al 12,1 %) ;

c) il crollo del leghismo (dal 13 ,8% al 5 ,5%) ; d) il crollo di Verdi e Rete (dal 15,9% al 5 ,8%) . Se vogliamo condensare in una formula il nesso fra gli

orientamenti elettorali dei giovani nella prima e nella se­conda metà degli anni Novanta possiamo dire che è so­prattutto la qualità del radicalismo giovanile ad essere cambiata. Al radicalismo laico della prima metà degli anni Novanta si sta sostituendo una forma di radicalismo di tipo nuovo, che snobba i partiti nati negli anni Settanta e Ottanta - i radicali, i Verdi, la Rete, la Lega - per rivol­gersi ai partiti radicali con precise ascendenze ideologi­che, di destra (AN, Msr) e di sinistra (Re). li radicalismo sembra aver ceduto il passo all'estremismo, o forse, più semplicemente, la domanda di cambiamento sembra aver ceduto il passo soprattutto a bisogni di identità e di orientamento, finendo così - inaspettatamente - per rilan­ciare i partiti più caratterizzati sotto il profilo ideologico.

1 1 1

Page 114: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

3 . Radicalismo e primato della comunicazione

Quel che colpisce nei processi politici messi in luce dalla quarta indagine IARD non è né lo spostamento verso destra (perlopiù ignorato dai mass media ma ben noto agli studiosi da molto tempo), né il processo di radicaliz­zazione in sé. Quel che solleva i maggiori interrogativi è il segno complessivo di questi cambiamenti. Se proviamo a leggere i nuovi dati con lo schema prospettato nella scorsa indagine, che metteva in evidenza il declino dei partiti di matrice ideologica e l'ascesa dei partiti laici, ra­dicali o «nuovi», dobbiamo concludere che quel processo si è sostanzialmente capovolto.

Oggi l'insieme dei partiti di matrice ideologica (Msi + AN + PDs + Re + PPI + CeD + CDu) è in forte ascesa nonostante il crollo della Dc: i partiti «ideologici» raccoglievano il 49,9% dei consensi nel 1992, raccolgono il 65,4% dei consensi nel 1996.

Contemporaneamente l'ascesa dei partiti nuovi (inten­dendo per «nuovi» i partiti nati dopo il 1970 e non da un partito storico) sembra essersi arrestata (29,9 nel 1996, contro il 32,5 % nel 1992) .

Sembra dunque che al posto dei processi di laicizza­zione e rinnovamento messi in evidenza dalla indagine del 1992 siano subentrati processi di radicalizzazione che finiscono per premiare soprattutto le ali estreme dello schieramento politico, ancora fortemente connotate sul piano ideologico. T ali processi non favoriscono solo la destra estrema (AN + Msi) , ma anche la sinistra estrema (Re) , mentre le formazioni radicali o ex-radicali di centro (Lega, Verdi, Rete, Pannella) paiono aver perso gran par­te del loro appeal.

Ma sullo sfondo di questi processi è difficile non scorgere il crollo del partito cattolico, il declino dell'im­pegno pubblico, e la riscoperta della politica come tema di interesse e di discorso assai più che come terreno di azione e di esperienza. Merita riflessione, in particolare, il contrasto fra quel che sembra accadere nel mondo catto­lico e quel che sembra accadere nel mondo laico. La fine

1 12

Page 115: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

della Dc, più che a una dissoluzione del mondo cattolico, sembra avere dato luogo a un consolidamento di quel che resta di esso, consolidamento le cui tracce principali sono l'aumento della religiosità e dell'associazionismo cat­tolico, la crescita dell'impegno in campo sociale e assi­stenziale, e infine l'aumento dei «devoti» e degli «indivi­dualisti» a scapito dei «ritualisti» e degli «opportunisti». Sul versante laico, viceversa, la crescita dell'interesse per la dimensione politica sembra essersi accompagnata a un processo di «ritiro» dei giovani dall'attività politica e dal­l'impegno pubblico.

Non si può escludere che riscoperta dell'ideologia e affievolimento delle dimensioni più pragmatiche e con­crete dell'impegno pubblico siano due facce della stessa medaglia. Forse i giovani stanno semplicemente perdendo il gusto del /are politica, a favore di modalità comunicati­ve ed espressive assai più legate al dire, quel processo di spettacolarizzazione della politica che è uno dei portati di questi anni. E infatti è proprio il primato della parola e della comunicazione il leit motiv che ricorre più insisten­temente nelle risposte dei giovani. Libertà e democrazia sono, sorprendentemente, al quarto posto fra le cose «importanti» della vita. Proteggere la libertà di parola è addirittura al primo posto nella graduatoria degli obietti­vi politici. La televisione (pubblica o privataP è al quinto posto nella graduatoria della fiducia, preceduta solo da scienziati, carabinieri, polizia e insegnanti. La capacità di comunicazione è uno dei cardini del rapporto di coppia. La politica, infine, è essenzialmente informazione (tenersi al corrente) senza partecipazione.

3 Per valutare il grado di fiducia della televisione in quanto tale abbiamo ricalcolato la graduatoria fra i vari gruppi e istituzioni met­tendo in «Or» gli items «La televisione pubblica» e «La televisione privata» («molta» o «abbastanza» fiducia alla televisione pubblica o privata).

1 13

Page 116: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

4. La percezione dei partiti

Fra le congetture che emergevano dall'indagine del 1992 vi era anche quella del formarsi di (almeno) un se­condo asse della politica italiana, accanto all'asse sinistra­destra. Da allora quella congettura ha ottenuto un consi­derevole supporto empirico per quanto riguarda il mon­do adulto4 : effettivamente accanto all'asse sinistra-destra è presente, perlomeno a partire dagli anni Novanta, un secondo asse che a seconda dei periodi storici è stato «etichettato» come governo-opposizione, vecchio-nuovo, moderatismo-radicalismo5• All'inizio del 1992 nel mondo adulto le due dimensioni fondamentali che governano le scelte elettorali sembrano essere l'asse sinistra-destra e l'asse moderatismo-radicalismo6•

Con i dati dell'indagine IARD non siamo in grado di controllare direttamente quali sono le dimensioni dello spazio percettivo dei giovani, perché manca una batteria di domande che indaghi esplicitamente le prossimità per­cepite fra i partiti o le prossimità fra elettori e partitF . C'è un modo, tuttavia, con cui possiamo ugualmente tentare di farci un'idea di quali sono i criteri con cui i giovani scelgono un determinato partito o anche nessun partito. Esso consiste nel ricostruire i criteri implicitamente adot­tati dai giovani nella scelta del proprio partito sottoponen­do le scelte elettorali (compresa la scelta di non votare)8 a un'analisi discriminante, utilizzando come variabili predit­trici l'insieme più ampio e più ricco possibile di indicatori

4 Qui e nel seguito quando parliamo di adulti ci riferiamo, in realtà, al corpo elettorale nel suo insieme, e non agli adulti in senso stretto.

5 Per un quadro sintetico di tali ricerche cfr. Ricolfi [1996a] . 6 Cfr. in particolare i risultati della rilevazione del 1993 ISPO in

Ricolfi [ 1996a] . 7 Per domande «dirette» sulle prossimità percepite ci riferiamo a

due formati di domanda: confronti a coppie (grado di somiglianza fra due partiti) e scale di preferenza (distanze elettore-partito).

B Abbiamo aggregato in un unico gruppo, denominato «non voto>>, le due risposte «scheda bianca o nulla» e «non andrei a votare».

1 14

Page 117: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

di atteggiamento e di comportamento. È quanto abbiamo fatto a partire dalle seguenti domande o batterie9:

- Batteria sulla fiducia in istituzioni e gruppi (d. 47) - Batteria sui rapporti fra i sessi (d. 54) - Domanda sull'importanza della religione nella vita

(d. 55) - Batteria sull'impegno pubblico (d. 64) - Domanda sulle priorità fra politiche (d. 65) - Batteria sui meccanismi della diseguaglianza (d. 69) - Batteria sull'immigrazione straniera in Italia (d. 70) - Batteria sul rapporto fra cittadini e politica (d. 7 1) - Batteria sulla fiducia negli altri (d. 73) - Batteria su fatalismo e scelte della vita (d. 74) - Batteria sull'ammissibilità di vari comportamenti

(d. 96). Se concentriamo l'analisi sulle prime due funzioni di­

scriminanti, possiamo cercare di interpretarne il significa­to sia analizzando quali variabili sono risultate più corre­late con ciascuna di esse (un po' come avviene con un'analisi delle componenti principali) , sia provando a rappresentare in un grafico bidimensionale i punteggi medi degli elettori di ciascun partito su ciascuna delle due funzioni discriminanti.

La struttura delle prime due funzioni discriminanti è visibile nella tabella 5 .8.

È il caso di notare, innanzitutto, che su 12 items sele­zionati dalla procedura di analisi discriminante ben la metà provengono dalla medesima batteria (la domanda 47 , sulla fiducia in istituzioni e gruppi) , e due provengo­no dalla batteria sul rapporto fra cittadini e politica (d. 71 ) . Le altre domande riguardano la religiosità (d. 55) , l'ammissibilità della convivenza al di fuori del matrimo-

9 L'analisi discriminante è stata condotta in modo stepwise (me­todo di Wilks), su una lista di 90 variabili di atteggiamento e compor· tamento. La varianza spiegata dalle prime due funzioni discriminanti è pari al 73 ,45%. La percentuale di casi classificati correttamente (pro­babilità a priori in base alle numerosità dei gruppi) è del 35,3 %, con­tro un valore atteso in caso di assegnazioni random pari al 14,5%.

1 15

Page 118: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 5.8. Risultati dell'analisi discriminante (coefficienti standardizzati)

Do m ltem F1 F2 Significato

47 s 44,4 (-20,8) Sfiducia nella Tv privata 47 o 37,8 Sfiducia negli industriali 7 1 I 33,2 (-23,0) Contrario alla pena di morte 70 A 3 1 ,0 Favorevole agli immigrati 65 A 19,7 Bassa priorità ordine pubblico 47 E -37,9 Sfiducia nei sindacalisti 47 R -40,5 ( 16,8) Sfiducia nella Tv pubblica 55 (15,8) 38,4 La religione è poco importante 47 F (23 ,1) 34,5 Sfiducia nei sacerdoti 47 p 10,1 Sfiducia nei partiti 7 1 B -21 ,3 I politici non pensano solo ai

voti 96 o -41 , 1 Inammissibilità della convivenza

nio (d. 96) , l'atteggiamento nei confronti degli immigrati (d. 70) , l'importanza attribuita all'obiettivo di «mantenere l'ordine nella nazione» (d. 65) .

La prima dimensione sembra piuttosto vicina alla clas­sica contrapposizione fra conservatori e progressisti, o fra destra e sinistra, con l'importante qualificazione - tuttavia - che i due items più discriminanti non sono direttamente politici ma sono «televisivi»: i giovani italiani (e presumi­bilmente anche i loro genitori) si dividono fra conservato­ri e progressisti innanzitutto in base alla emittente televisi­va cui accordano la loro fiducia o la loro sfiducia.

La seconda dimensione è assai più difficile da inter­pretare, anche se in qualche modo sembra avere a che fare con l'atteggiamento verso la Chiesa e la religione. Dato lo scarso numero di items (cinque) che risultano caratteriz­zanti, conviene decisamente passare all'ispezione diretta della dislocazione degli elettorati nello spazio elettorale in­dividuato dalle prime due funzioni discriminanti (fig. 5 . 1 ) .

La mappa dei partiti fornisce indicazioni relativamen­te chiare. Essa conferma l'interpretazione del primo asse (asse delle ascisse) come asse sinistra-destra, ma soprat­tutto permette di decodificare il significato del secondo asse. Se raggruppiamo i partiti in base al punteggio sul solo secondo asse otteniamo questi tre gruppi:

1 1 6

Page 119: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

0,6

0,4 1 re

lega •

e pann

0,2

o e verdi

n v • an

m si

-0,2 -

-0,4

-0,6 • laici

-0,8

e PPi ccd -1 +---.--.--.---.--.---.--.--.�·�--,--,,--,�

1 ,4 1,2 1 ,0 0,8 0,6 0,4 0,2 o -0,2 -0,4 -0,6 -0,8 -1,0 -1,2

FIG. 5 .1 . Spazio elettorale dei giovani (risultati dell'analisi discriminante).

Gruppo A (punteggi bassi) : PPI, CcD, Laici (Dini, AD, Patto, Pru)

Gruppo B (punteggi medi) : PDS, Forza Italia, Verdi, Msr, altri

Gruppo C (punteggi alti) : Non voto, AN, Pannella, Re, Lega.

Alla luce di questa !ripartizione dei partiti, la lettura più naturale della seconda dimensione sembra in termini di radicalismo-moderatismo o, più precisamente, nei ter­mini di una scala che ordina i partiti in funzione del loro rapporto con il «sistema». A un polo il moderatismo cat­tolico (PPI e CcD) , erede della Dc, e il moderatismo laico (Dini, AD, Patto) , erede dei partiti laici minori; all'altro polo i partiti anti-sistema o percepiti come tali (Lega, Re, AN, Pannella e Non voto); in mezzo i due partiti di go­verno per eccellenza (PDS e Forza Italia) , nonché i partiti percepiti come marginali nel gioco del sistema politico (Verdi, Msr, altri) .

1 17

Page 120: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Vale la pena sottolineare che questa disposizione dei partiti ha molti punti di contatto con quella che è più volte emersa nelle indagini sugli adulti, ma al tempo stes­so presenta non poche specificità. Forse la più interessan­te sta nel fatto di separare nettamente le «ali» (Re e AN) e le «mezze ali» (PDS e Fr) dei due schieramenti. Mentre agli occhi degli adulti sia la coppia di punti che rappre­senta i due partiti ex comunisti (PDS + Re) sia la coppia di punti che rappresenta i due cardini del polo (Fr + AN) sono estremamente compatte (punti vicinissimi, quasi in­distinguibili) , agli occhi dei giovani i quattro punti for­mano un quadrilatero irregolare, con i vertici ben distan­ziati tra loro. Sembra, in altre parole, che dopo la distin­zione fra destra e sinistra la dicotomia fondamentale -per i giovani - sia quella fra partiti pro-sistema e partiti anti-sistema, un po' come era per gli adulti all'inizio degli anni Novanta. Allora l'analisi dello spazio elettorale, ac­canto al tradizionale asse sinistra-destra, cominciava a ri­velare la presenza di un secondo asse, che avvicinava tra di loro le opposizioni di destra e di sinistra e le contrap­poneva ai partiti «di regime»10•

5. Una generazione vzrtuale?

Complessivamente, l'impressione che si ricava da un'analisi delle risposte dei giovani alle domande sulla partecipazione politica e sociale è alquanto sconcertante. L'atteggiamento verso la politica sembra evolvere in di­rezione di un progressivo restringimento dell'area del di­sinteresse e della delega, ma a questa evoluzione non corrisponde un trend analogo sul piano dei comporta­menti. Sia l'attività politica e sindacale, sia l'impegno pubblico declinano rispetto all'indagine precedente, e solo sul terreno dell'impegno sociale e religioso si assiste

IO Sull'emergere della dicotomia governo-opposizione, o regime anti-regime, cfr. in particolare Ricolfi [1994] .

1 18

Page 121: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

a un movimento di segno opposto, che tuttavia non sembra coinvolgere i giovani nel loro insieme ma preva­lentemente le ragazze. Valori come la libertà di espres­sione e di comunicazione sembrano molto apprezzati, ma nulla sembra indicare che i giovani siano disposti a pagare il prezzo che la difesa di tali principi comporta sul piano dell'azione e dell'impegno. L'immagine degli altri e la fiducia nel prossimo sono improntate a un marcato pessimismo, mentre sul piano della progettazio­ne della propria vita futura sembra consolidarsi ulterior­mente il «paradigma della reversibilità», ossia quell'at­teggiamento che tende a prolungare indefinitamente il momento delle scelte1 1 •

Visto in questo quadro anche l'apparente ritorno del­le ideologie si presenta in una luce non proprio rassicu­rante. Più che una riscoperta della politica, o della di­mensione collettiva dell'agire sociale, la «passione» poli ti­ca di questi anni sembra segnalare una sorta di resa di fronte alla complessità del mondo, una rinuncia a usare la ragione per penetrare la complessità delle cose, e l'azione per provare a cambiarle. L'ideologia, come ci ri­corda Boudon12, è un potente meccanismo di semplifica­zione della realtà, di riduzione della complessità del mon­do. Più che ideologizzati nel senso in cui lo erano venti o trenta anni fa, i giovani appaiono oggi soprattutto diso­rientati, e probabilmente per questo sembrano particolar­mente sensibili al fascino delle idee estreme. Vivendo in un mondo che ad essi appare sempre più incerto, perico­loso e indecifrabile, i giovani hanno maturato un atteggia­mento di perenne sospensione, che tende a prolungare indefinitamente la giovinezza e, con la giovinezza, il mo­mento delle scelte. Le realtà virtuali cui da qualche tem­po i mezzi di comunicazione di massa stanno abituando il grande pubblico paiono aver trovato, con i giovani, un terreno di sperimentazione privilegiato. L'idea che il

1 1 Sul paradigma della reversibilità cfr. Sciolla e Ricolfi [1981] . 12 Cfr. Boudon [1986].

1 19

Page 122: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

mondo sia un fascio di possibilità, di realtà multiple che possono sovrapporsi, coesistere e passare continuamente le une nelle altre, sembra diventata una delle marche di­stintive della generazione che si affaccia al terzo millen­mo.

120

Page 123: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO SESTO

L'ASSOCIAZIONISMO E LA FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI

l. La partecipazione dei giovani all'attività associativa

I risultati delle ricerche sulla vita associativa mostrano ormai da alcuni anni che essa ha raggiunto livelli apprez­zabilmente elevati in Italia, molto simili a quelli di altri paesi europei dove l'associazionismo ha più lunghe tradi­zlom.

I dati dell'ultima rilevazione IARD mettono in eviden­za che la partecipazione complessiva dei giovani alla vita associativa è cresciuta rispetto al 1992, confermando, per quanto riguarda il medio e lungo periodo, una tendenza già osservata negli anni passati.

La quota attuale dei giovani che hanno dichiarato di aver frequentato almeno una associazione nei tre mesi precedenti l'intervista è del 62,9%, una percentuale pres­soché identica a quella di quattro anni fa (62,2%) .

Se resta sostanzialmente costante, e elevato, il numero di soggetti coinvolti, cresce invece in misura sensibile il numero di associazioni frequentate mediamente da ogni soggetto; come si può vedere nella tabella 6 . 1 , in cui i giovani sono stati raggruppati in tre categorie, a seconda del numero di associazioni volontarie frequentate da cia­scuno, la percentuale di coloro che frequentano più di una associazione è cresciuta in questi ultimi quattro anni.

Questo dato si può interpretare, coerentemente con i risultati di altre indagini, come una diffusione tra i giova­ni di un orientamento «esplorativo»: le motivazioni che portano ad associarsi sono sempre meno espressione di grandi scelte ideali, esclusive e di lungo termine; piutto­sto esse rivelano, in misura sempre maggiore, una ricerca a tutto campo di opportunità, di risorse e di esperienze.

Nel contempo va anche sottolineata la crescita dell'as-

121

Page 124: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 6.1. Livelli di associazionismo dei giovani (%)

Non associati Monoassociati Multiassociati

Almeno l volta negli ultimi 3 mesi

1992

37,8 26,1 36,1

1996

37,1 2 1 ,6 41 ,3

Almeno 2 volte negli ultimi 3 mesi

1992

48,8 28,7 22,5

1996

48,2 25,7 26,1

siduità con cui i giovani mediamente partecipano all'atti­vità delle associazioni frequentate, riscontrabile nel fatto che la percentuale di chi negli ultimi tre mesi ha frequen­tato almeno due volte una associazione è cresciuta rispet­to al 1992.

Nel complesso, questi indicatori possono essere visti come un segnale di una consolidata attività associativa dei giovani nel nostro Paese: essa risulta sempre più dif­fusa, diversificata e intensa.

Gli stessi dati non sono invece sufficienti per descri­vere il diverso grado di coinvolgimento personale e le modalità organizzative che la partecipazione associativa può assumere. Nella lettura dei risultati sopra riportati, occorre dunque sempre tenere presente che la member­ship può variare non solo in termini di tempo speso, ma anche da un punto di vista qualitativo.

I dati qui presentati convogliano sotto il concetto ge­nerale di <<Vita associativa» varie forme di partecipazione, a partire dall'orientamento di fruizione di beni individua­li in modo associato (sempre più diffuso, soprattutto nel­le associazioni per il tempo libero), sino all'impegno atti­vo con assunzione di responsabilità per conto dell'asso­ciazione. Esperti di politiche e di associazionismo giova­nili stimano la percentuale di giovani impegnati in asso­ciazioni volontarie tradizionali intorno al 20% circa, mentre il 40-50% parteciperebbe a gruppi informali o a nuove forme di movimenti e organizzazioni giovanili1 .

I Cfr. Vanandruel et al. [1995].

1 22

Page 125: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

La differenza tra quella stima e i dati del presente rapporto è imputabile, oltre che al diverso strumento di indagine impiegato, proprio al modo diverso di definire il concetto di membership associativa; una analisi in profon­dità delle forme partecipative, peraltro sempre più artico­late e mutevoli, non può che essere fatta con metodi qua­litativi, mentre è opportuno che il dato quantitativo indi­chi complessivamente la tendenza associativa (comprese le forme pre- e para-associative) al di là delle sue modali­tà di manifestazione.

2 . I volti dell'associazionismo

Se la maggior parte delle associazioni considerate nel questionario vede crescere la partecipazione dei giovani (soprattutto quelle sportive, religiose, culturali e ricreati­ve, ma anche quelle studentesche, di impegno sociale e i collettivi) , stabili risultano invece quelle ecologiste, della gioventù (per esempio gli scout), professionali e di cate­goria, di problemi delle donne; ancora in calo, nonostan­te i già bassi livelli, è invece l'adesione a quelle politiche, sindacali e di impegno per la difesa dei diritti umani (tab. 6.2) .

Poiché il numero di associazioni indicate nel questio­nario è piuttosto elevato, conviene ai fini espositivi ricon­durre l'elenco a un numero di classi più ristretto, anche se questa operazione risulta necessariamente arbitraria (buona parte delle associazioni, infatti, data la loro multi­finalità, non si lasciano facilmente classificare in modo univoco).

Seguendo una prassi diffusa si può distinguere tra: - associazioni le cui attività sono prevalentemente ri­

volte in modo diretto agli affiliati e alle loro necessità di autorealizzazione e di socializzazione, mediante la forni­tura di servizi, l'organizzazione di attività ricreative e cul­turali (sinteticamente possiamo definirle come associazio­ni prevalentemente auto-orientate) ;

- associazioni che sono prioritariamente rivolte alla

1 23

Page 126: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 6.2. Partecipazione alle attività di associazioni o gruppi: confronto 1992-1996 (%)

Sportiva (praticanti) Religiosa Culturale Sportiva (di tifosi) Studentesche Ricreative/turistiche Impegno sociale e assistenz. Collettivo Ecologista Politica Della gioventù Di categoria professionale Per i problemi della donna* Altre Sindacale Di difesa dei diritti umani

1992

Almeno l Almeno 2 volta volte

30,7 25,5 19,8 14,2 17,4 10,0 12,4 8,1 10,5 5,4 12,5 5,9 9,9 5,5 4,9 2,7 6,5 2,1 6,4 3 ,4 5,0 3 ,6 3,9 1 ,4 3,5 1 ,1 0,4 0,3 4,4 1,8 3 ,4 1,3

* % calcolata sul totale femmine.

1996

Almeno l Almeno 2 volta volte

32,0 26,2 23,2 15,5 2 1 ,7 12,6 15,1 9,6 13,7 6,6 13,5 6,0 13,4 7,4 7,6 4,0 6,8 2,3 5,6 3,0 5,5 3 ,4 4,6 2,1 3,3 1 ,6 0,8 0,6 3,1 1 , 1 2,8 1 ,0

promozione dell'impegno e della partecipazione degli af­filiati alla vita sociale più ampia, mediante azioni di carat­tere politico e sindacale, manifestazioni pubbliche del pensiero, attività rivolte a soggetti svantaggiati e in diffi­coltà (associazioni prevalentemente etero-orientate) ;

- come categoria a parte conviene poi considerare le associazioni religiose, sia per il rilievo che esse hanno in Italia, sia perché la collocazione univoca in una delle due categorie prima individuate risulta particolarmente diffi­cile2 .

2 Come associazioni prevalentemente auto-orientate sono state considerate: le associazioni sportive (di praticanti e di tifosi), culturali, ricreative, turistiche, scoutistiche, i collettivi, i gruppi di base e i centri sociali; come associazioni prevalentemente etero-orientate quelle politi­che, sindacali e di categoria, ecologiste, di impegno sociale, studente­sche, per la difesa dei diritti umani e per i problemi della donna.

124

Page 127: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Come ci si poteva attendere, le attività associazionisti­che che ristÙtano più diffuse tra i giovani italiani, al pari dei loro coetanei degli altri paesi europei, sono quelle prevalentemente auto-orientate (il 5 1 ,2% dei giovani ne frequenta almeno una) ; a livelli più bassi di adesione, ma pur sempre consistenti, vengono le associazioni di parte­cipazione e impegno collettivo (32,2%) e quelle religiose (23 ,2 %) .

Poiché molti soggetti intervistati frequentano più di una associazione, è stato chiesto a chi si associa di indica­re l'organizzazione più importante (per chi ne frequenta una sola questa è stata codificata automaticamente come quella più importante) .

Anche questo indicatore mostra che le associazioni culturali e ricreative vengono per prime come ordine di importanza (60,3 %) , seguite a notevole distanza da quel­le religiose ( 17 ,7%) e da quelle di impegno sociale (14,1 %) .

Un commento merita il fatto che le associazioni sin­dacali, di categoria e studentesche sono prioritarie solo per 1'8% dei giovani che svolgono un'attività associativa: in una società in cui i cleavages che separano i gruppi di interesse sono sempre più numerosi (dove anche gli auto­mobilisti hanno una loro lobby), le giovani generazioni sembrano poco attente a difendere i propri interessi ma­teriali3 .

Le associazioni che richiedono agli affiliati un impe­gno per la produzione e la tutela di beni pubblici trova­no difficoltà a ottenere la partecipazione attiva dei giova­ni; fanno eccezione quelle che operano nel campo del­l'impegno sociale e religioso, in cui è compreso quel fe­nomeno assai vitale nel nostro Paese che va sotto il nome di volontariato: si tratta di un impegno in gran parte di matrice cattolica, principalmente caratterizzato dalla pro-

3 Eppure gli alti tassi di disoccupazione giovanile o la recente ri­forma pensionistica, per non fare che due esempi, consiglierebbero una maggiore cura dei propri interessi.

125

Page 128: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

duzione di beni e servizi per le persone che sono in stato di disagio o a rischio di emarginazione4•

Sembra dunque che non sia l'impegno in quanto tale a trovare scarso successo tra i giovani, ma quello univer­salistico e di matrice laica, orientato ai diritti umani, poli­tici e civili.

Forse anche in questi campi si potrà assistere nei pros­simi anni a una inversione di tendenza; l'importanza del­l'impegno politico e di quello sociale sembra in lieve ri­presa nel giudizio dei giovani in quest'ultima inchiesta, dopo la «freddezza» mostrata nello scorso decennio. In parte ciò dipenderà dalla capacità delle organizzazioni che operano in questa area della vita associativa di svecchiare i loro apparati e modelli organizzativi e di aprirsi alle aspet­tative delle nuove generazioni.

Le associazioni che si occupano dell'impiego del tem­po libero e della fruizione di servizi · individuali mostrano una maggiore capacità di attrazione di nuovi affiliati. Va tuttavia segnalato il . rischio che la sfida rappresentata dal leisure market le induca ad assumere in misura crescente il carattere di organizzazioni orientate alla clientela: il bi­sogno di rinnovare le forme partecipative, all'interno di un sistema di valori sempre più centrato sull'autorealizza­zione dell'individuo, se portato agli estremi, mette a ri­schio la stessa specificità della vita associativa che è quel­la di stimolare la partecipazione e la socializzazione degli individui.

3 . Pro/ilo dei giovani che partecipano all'attività delle as­sociazioni

Le due variabili demografiche tradizionalmente consi­derate, il genere e l'età, non rivelano particolari sorprese rispetto alle ricerche precedenti. Se si considera il territo-

4 Si veda la «fotografia» dell'associazionismo in Italia curata da Bagnasco [1994] .

126

Page 129: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 6.3. Livelli di associazionismo per genere e età (almeno una volta negli ul­timi tre mesi - %)

N o n associa ti Monoassociati Multiassociati

M

33,4 22,9 43,6

F

40,8 20,2 39,1

15-17 18-20 2 1 -24 25-29

23,9 17,7 58,4

35,1 20,7 44,2

37,7 23 ,1 39,3

44,3 22,7 32,9

rio nazionale nel suo complesso, si può osservare che ma­schi e femmine mostrano propensioni alla vita associativa molto simili; una minore apertura alla vita associativa del­le ragazze rispetto ai maschi si può ancora osservare nel­l' area del Sud e delle Isole: qui la percentuale di non as­sociate è del 48,5 % contro il 3 7,4% mostrato dai maschi.

Disaggregando i dati per fasce di età si può vedere che sono i giovanissimi a mostrare i maggiori livelli di frequentazione delle associazioni e che questi declinano gradualmente con l'aumentare dell'età.

Ciò può essere spiegato principalmente come effetto di ciclo vitale, considerando che la condizione di giovane nelle società contemporanee è un processo di esplorazio­ne per la formazione dei propri legami di appartenenza sociale, dei propri interessi e delle proprie aspirazioni ideali. Con il graduale ingresso nella vita adulta, molti soggetti abbandonano questo atteggiamento esplorativo, dedicandosi a una sola attività associativa o abbandonan­do del tutto tale forma di partecipazione alla vita sociale, soprattutto una volta che si sono consolidati i legami af­fettivi di coppia e quelli attinenti alla sfera lavorativa (tab. 6.3 ) .

La disaggregazione dei dati secondo l'ampiezza del comune di abitazione non mette in luce particolari diffe­renze tra centri piccoli, medi e grandi; più interessante è invece la disaggregazione per aree geografiche.

Da essa emerge che l'area del Nord-Ovest è oggi ca­ratterizzata da un livello di associazionismo giovanile molto più alto di quello riscontrato nel resto del Paese.

Questa spiccata differenziazione non era invece pre-

127

Page 130: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 6.4. Livelli di associazionismo a confronto per area geografica (almeno una volta negli ultimi tre mesi - %)

1992 1996

N-0 N-E Centro Sud N-0 N-E Centro Sud

Non associati 35,8 33,5 43,2 38,3 23,9 37,1 40,4 43,0 Monoassociati 26,9 24,2 28,4 25,3 2 1 ,2 20,3 25,3 20,8 Multiassociati 37,3 42,3 28,4 36,3 55,0 42,6 34,3 36,2

sente nel 1992; peraltro, allora erano i giovani del Nord­Est a mostrare una maggiore propensione all'associazioni­smo. I dati IARD mostrano inequivocabilmente che in questi ultimi quattro anni si è verificato un vero e pro­prio boom associativo nel Nord-Ovest, soprattutto nei Comuni medio-grandi, che andrà sicuramente studiato in profondità5•

Rispetto al 1992 l'associazionismo risulta in aumento al Centro, in lieve calo nel Nord-Est, dove però resta molto elevato nei comuni grandi, e in più marcata dimi­nuzione nel Mezzogiorno; quest'ultima continua a essere l'area di minore diffusione dell'associazionismo, sebbene i livelli di partecipazione non siano molto distanti da quelli del Centro e del Nord-Est.

Il processo di diffusione di una rete associativa nel Sud e nelle Isole, avvenuto secondo dinamiche analoghe a quelle rilevabili in altre regioni6, non è privo di tensioni e temporanee battute di arresto; l'aumento e la diversifi­cazione dell'offerta associativa non sembrano essere di per sé condizione sufficiente per ottenere un ampliamen­to della base associativa giovanile. Una particolare diffi­coltà di sviluppo delle reti associative si può individuare

5 Negli anni Ottanta gli studi sull'associazionismo si sono invece concentrati sul ruolo di questo nello sviluppo socio-economico della «terza Italia» e sull'associazionismo come fattore di progresso socio­culturale e di emancipazione della società civile nel Mezzogiorno.

6 Cfr. Segatti [ 1990] e Trigilia [1995].

128

Page 131: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 6.5. Tipologia associativa per genere, età e area geografica (%)

Associazioni M F 15-17 18-20 21-24 25-29 N-0 N-E Centro Sud

Fruizione 57,5 44,8 63,1 53,4 5 1 ,0 43,9 67,0 52,9 45,9 44,0 Impegno 3 1 ,8 32,5 47,6 33,5 29,2 26,3 40,3 28,6 3 1 ,2 29,4 Religiose 19,7 26,8 38,4 25,9 18,8 17,8 27,2 20,8 18,2 23 ,8

soprattutto nei grandi centri del Mezzogiorno (ma anche in quelli del Centro), come si evince dalla tabella 6.4.

Se si considerano i diversi tipi di associazioni, va ri­considerato il giudizio circa l'omogeneità di Nord-Est, Centro e Sud.

Queste aree sono molto omogenee sul piano dell' as­sociazionismo di impegno, i cui livelli sono decisamente inferiori a quello rilevato nel Nord-Ovest; il Nord-Est si pone invece a metà strada tra il Nord-Ovest e il Centro­Sud per quanto riguarda le associazioni prevalentemente auto-orientate.

li Centro infine spicca per il suo tradizionale minore livello di associazionismo religioso, che ha invece la sua maggiore diffusione al Nord-Ovest e al Sud (tab. 6.5 ) .

Altre differenze territoriali interessanti si possono tro­vare se si considerano le associazioni in modo più disag­gregato.

Scegliendo come livelli standard convenzionali quelli partecipativi del Nord-Ovest, i più elevati, si può mettere in evidenza che l'associazionismo sportivo-praticante e quello culturale-ricreativo sono particolarmente poco svi­luppati nel Centro e nel Sud, mentre nel Nord-Est è par­ticolarmente deficitario l 'impegno in campo ambientalista (peraltro decisamente basso anche nelle altre aree) .

Anche la variabile «genere» acquista una certa capaci­tà discriminante se si distinguono le associazioni in base alle loro finalità; i maschi partecipano di più delle femmi­ne sul piano culturale, ricreativo e sportivo, mentre le se­conde si attivano in misura maggiore dei maschi sul pia­no dell'associazionismo religioso; i due gruppi danno in­vece un eguale contributo partecipativo nel campo del� l'impegno sociale.

129

Page 132: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Se la partecipazione diminuisce con l'aumentare del­l' età in tutta la sfera associativa, ciò awiene in modo dra­stico nell'associazionismo di impegno sociale e ancora più in quello religioso; a rinunciarvi sono soprattutto coloro che hanno un impegno lavorativo, sia esso autonomo o dipendente, inteso come attività principale (esclusi dun­que gli studenti che lavorano).

Occorre però sottolineare che il grado e il tipo di partecipazione associativa non si lasciano spiegare esclusi­vamente in funzione del maggiore o minore tempo a di­sposizione di ciascun soggetto, o del grado di assunzione di compiti e stili di vita tipici della condizione di adulto.

La percentuale di non associati è infatti massima tra soggetti che dichiarano di non studiare né lavorare (52,9%) : di ben 10 punti più elevata rispetto a coloro che hanno un lavoro di tipo dipendente (44,5 %) o auto­nomo (40,6%) .

«lo sto bene l io sto male l io non so dove stare l io sto bene l io sto male l io non so cosa fare l non studio non lavoro non guardo la Tv l non vado al cinema non faccio sport . . . » canta un celebre gruppo della scena musi­cale alternativa italiana degli anni Ottanta e Novanta; fat­ta eccezione per ciò che riguarda i consumi televisivi (che dai nostri dati risultano inversamente associati al grado di partecipazione sociale) , il testo sintetizza bene i segni di un malessere presente nelle nuove generazioni, vissuto magari contraddittoriamente: esso è identificabile con la difficoltà di trovare una collocazione in una qualche for­ma istituzionalizzata di riproduzione della sfera sociale, economica e culturale.

Paradossalmente, proprio chi ha già importanti impe­gni sociali extrafamiliari, come la scuola, il lavoro o en­trambi, è più attratto dalla vita associativa: gli studenti la­voratori sono quelli che mostrano il livello più elevato di associazionismo (56,4 % di multiassociati) .

La scuola si conferma ancora una volta un forte vei­colo per la partecipazione associativa: non solo perché l'associazionismo è correlato direttamente con il titolo di studio, ma anche perché il numero più elevato di associa-

130

Page 133: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 6.6. Background culturale della famiglia di origine e livello associativo dei giovani (%)

Livello culturale della famiglia di origine

Alto Medio Basso

Non associati 28,0 34,8 49,0 Monoassociati 20,1 23,4 21 ,4 Multiassociati 5 1,9 41 ,9 29,6

T AB. 6. 7. Classe sociale della famiglia di origine e livello associativo dei giovani (%)

Non associati Monoassociati Multiassociati

Classe sociale della famiglia di origine

Superiore Impiegatizia Autonoma Operaia e assimilata

29,8 20,9 49,3

3 1 ,5 20,7 47,8

38,5 21 ,6 39,9

41 ,7 22,4 35,9

ti è riscontrabile tra coloro che stanno frequentando un corso di studi, sia esso di scuola superiore o universitario.

Si possono individuare anche aspetti per così dire strutturali, di carattere socio-economico e culturale, come condizioni che stanno a monte del maggiore o minore grado di partecipazione; ciò vale in special modo per il background culturale della famiglia di origine degli inter­vistati e, in misura minore, per la classe sociale di prove­nienza (tabb. 6.6 e 6.7)7.

7 In entrambi i casi il grado di associazione tra le variabili non è elevato ma è significativo (gli indici di correlazione, misurata con l' rs di spearman, sono rispettivamente .20 e . 12). Dunque, la classe sociale e ancor di più il background culturale sono direttamente associati con il livello partecipativo.

131

Page 134: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

4. La fiducia nelle istituzioni

La dichiarazione del grado di fiducia riposta nelle principali istituzioni sociali è un indicatore del sostegno che i cittadini danno al sistema politico, economico e so­éiale in cui vivono.

Seguendo le indicazioni di autorevoli studi sociologici e politologici8, si può affermare che questo sostegno vie­ne dato, o negato, dai cittadini principalmente sulla base . di almeno due ordini di considerazioni: a) in base alle prestazioni che le istituzioni considerate sono effettiva­mente in grado di fornire in un certo momento o in altri termini un sostegno strumentale dato in base a considera­zioni di efficienza, efficacia, equità e in generale di buon funzionamento delle stesse; b) in base a un legame di ca­rattere affettivo e cognitivo, formato nel corso della so­cializzazione dell'individuo, con la comunità culturale, ci­vile e politica di appartenenza, ma le cui radici vanno in­dividuate nel corso di processi storici di medio e lungo periodo sovraindividuali.

Un sistema di istituzioni civili e democratiche, radica­to e stabile, richiede che sia sviluppato soprattutto il se­condo tipo di legame: esso infatti può garantire lealtà an­che nei periodi di crisi di prestazione delle istituzioni, perché resta la fiducia nel futuro, cioè nei meccanismi correttivi e sanzionatori del sistema.

La distinzione vale ovviamente da un punto di vista analitico, perché difficilmente nell'esperienza quotidiana di ognuno si possono tenere distinti i due fondamenti della fiducia istituzionale. Un sostegno di fondo può ab­bassare le pretese circa le prestazioni, mentre dal canto suo una delusione prolungata sul piano strumentale può incrinare la fiducia nelle capacità di recupero del sistema.

I dati relativi alla fiducia dichiarata dai giovani per­mettono però di fare alcune considerazioni su lealtà di

B Per citare solo alcuni tra i più importanti e celebri: Alrnond e Verba [1963] ; Easton [ 1965 e 1975] ; per quanto riguarda l'Italia, tra i più recenti, Putnam [ 1993] .

132

Page 135: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

fondo e soddisfazione per le prestazioni istituzionali, se considerate in serie storica e disaggregate per sottogruppi di popolazione.

In primo luogo è opportuno dividere le istituzioni e i gruppi sociali in base a tre livelli di fiducia incondiziona­ta, compresa dunque la soddisfazione per le loro presta­zioni:

- quelli che godono di fiducia diffusa nella grande maggioranza dei giovani, che nell'attuale situazione italia­na sono nell'ordine gli scienziati, la polizia, i carabinieri e gli insegnanti;

- quelli che godono di una fiducia contestata, che hanno cioè una buona reputazione solo per la metà del campione, e che sono la maggior parte delle istituzioni indagate: i magistrati, gli industriali, la Tv pubblica, i sa­cerdoti, i giornali, le banche, le Tv private e i militari di carnera;

- infine quelli verso cui c'è sfiducia di/fusa, cioè i sin­dacalisti, i funzionari statali, il governo, i partiti e i politi­ci, in breve i principali rappresentanti del sistema politi­co-amministrativo.

In secondo luogo si può considerare il massimo grado di sfiducia9 come indicatore di una tendenza all'erosione della stessa credenza nella legittimità dell'istituzione o del gruppo presi in considerazione.

In base a questa seconda classificazione si può eviden­ziare che solo i politici sono oggi in Italia un gruppo socia­le che è veramente a rischio di delegittimazione: il 46% dei giovani dichiara infatti di non avere nessuna fiducia in questo gruppo (nella precedente indagine il 40,9%) ; per tutte le altre istituzioni, almeno due giovani su tre hanno una qualche forma di fiducia (da poca a molta) .

Se la fiducia istituzionale è una componente essenzia­le del senso civico mostrato dai cittadini di uno Stato e

9 La scala di misurazione della fiducia accordata alle istituzioni è composta da quattro livelli ordinati: «molta», «abbastanza», «poca» e «per niente»; quest'ultimo è il livello qui considerato.

133

Page 136: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 6.8. Fiducia nelle istituzioni per livello e tipo di associazionismo («molta» e <<abbastanza» fiducia - %)

Totale Non Mono Multi Solo Solo Solo asso- asso- asso- assoc. di asso c. assoc. di eia ti eia ti eia ti fruizione religiose impegno

Scienziati 86,2 82,7 87,0 88,9 89,9 78,4 88,4 Polizia 67,9 66,8 67,3 69,1 65,7 74,1 67,4 Carabinieri 62,8 63,0 63,1 62,6 60,2 64,7 63,6 Insegnanti 62,1 57,7 64,6 64,8 59,0 7 1 ,6 63,6 Magistrati 55,1 50,2 56,6 58,8 55,0 61,2 56,6 Tv pubblica 51 ,4 5 1 ,7 49,9 51 ,9 46,9 61 ,2 48, 1 Industriali 49,1 46,9 49,7 50,8 54,2 50,0 39,5 Sacerdoti 48,8 44,0 50,6 52,2 40,8 78,4 40,3 Giornali 48,1 46,2 46,0 50,9 46,9 50,9 41 , 1 Banche 45,8 46,7 44,7 45,6 43,0 44,8 46,5 Tv privata 45,3 47,8 47,1 42,2 47,4 60,0 41 ,8 Militari carr. 39,0 38,7 38,0 39,7 35,5 41 ,4 43,4 Sindacalisti 23,7 23,6 22,8 24,3 23,9 19,8 27,1 Funzionari 19,2 18,7 19,9 19,2 16,6 14,7 26,4 Governo 16,3 15,1 16,5 17,3 13,0 17,2 20,9 Partiti 13,3 9,9 1 1 ,7 17,2 12,6 7,8 16,3 Uomini politici 9,0 7,2 8,3 1 1 ,0 6,7 7,8 14,0

di una società civile, occorre anche dire che essa è una costruzione molto delicata, frutto di numerosi processi di integrazione sistemica e sociale.

Non è ovviamente qui possibile indagare tali processi, tuttavia può essere opportuno individuare un punto di unione tra il discorso fatto precedentemente sull'associa­zionismo e quello sulla fiducia istituzionale, vista la loro contiguità sul piano della partecipazione sociale e politica.

Nelle relazioni di comunità, la fiducia è una risorsa che caratterizza le relazioni simmetriche e vis à vis; una società complessa ha però bisogno di un tipo di fiducia più estesa, generalizzata ai rapporti asimmetrici e sperso­nalizzati.

È plausibile ipotizzare che l'apertura alla vita associa­tiva, svincolando gli individui dalle strette maglie delle relazioni sociali primarie, abbia un effetto positivo sulla fiducia istituzionale.

I dati sembrano avvalorare, seppur debolmente, tale ipotesi. I gruppi dei partecipanti alla vita associativa (mo-

134

Page 137: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

noassociati e multiassociati) mostrano un livello comples­sivo leggermente superiore di fiducia per la maggior par­te delle istituzioni; in particolare ne guadagnano inse­gnanti, magistrati, sacerdoti, giornali, governo, partiti e uomini politici; ne perde invece la Tv privata (tab. 6.8).

n legame tra associazionismo e fiducia nelle principali istituzioni del sistema sociale si apprezza meglio conside­rando separatamente i tre tipi fondamentali di associazio­ne precedentemente individuati.

Prendendo come soggetti di confronto i giovani non associati si possono fare le seguenti osservazioni:

- i giovani che frequentano solo associazioni di svago mostrano una fiducia sensibilmente superiore negli indu­striali e nei partiti, mentre per le restanti istituzioni mo­strano livelli di fiducia simili o addirittura inferiori, come nel caso dei funzionari statali e del governo;

- i giovani che frequentano solo associazioni religiose mostrano una fiducia sensibilmente superiore nei sacer­doti, nella polizia, negli insegnanti, nei magistrati, nella Tv pubblica e privata, e sensibilmente inferiore nei sinda­calisti, nei funzionari dello Stato e nei partiti;

- i giovani che frequentano solo associazioni di impe­gno sociale mostrano una fiducia sensibilmente superiore dei non associati negli insegnanti, nei magistrati, nei mili­tari di carriera, nei sindacalisti, nei funzionari dello Stato e nelle istituzioni della politica, e una maggiore sfiducia nei mass media, negli industriali e nei sacerdoti.

Tutto ciò conferma la caratteristica dell'associazioni­smo come processo connettivo, collocabile a un livello in­termedio tra l'individuo e le sue reti di relazione primaria (gruppi familiari e amicali in primo luogo) , da un lato, e i diversi livelli societari e comunitari più complessi, quali sono lo Stato e le diverse manifestazioni della società ci­vile, dall' altro10•

IO L'associazionismo non è invece associato al livello di fiducia interpersonale: ciò è congruente con l'immagine dell'associazionismo come «cerniera» tra l'individuo e la sfera pubblica nelle sue manifesta­zioni più astratte, al di là delle esperienze quotidiane concrete.

135

Page 138: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Nel complesso i livelli di fiducia dichiarati nelle di­verse istituzioni sono distribuiti in modo abbastanza omogeneo sul territorio nazionale; in particolare non sembra più valida l'immagine di un Sud generalmente sfi­duciato rispetto al Centro-Nord.

Rimandando al paragrafo successivo il discorso sugli apparati e le istituzioni statali, per i restanti si possono qui rilevare alcune differenze, a dire il vero molto sfuma­te, di carattere territoriale:

- per quanto concerne la fiducia nei mass-media, si può evidenziare che nel Nord-Ovest sono i giornali ad avere, seppur di poco, la precedenza su Tv pubblica e Tv privata (rispettivamente 49,7% , 48,2 % e 44,0% di «molta» e «abbastanza» fiducia) , mentre nelle altre aree, in special modo al Sud e nelle Isole, il primato va alla Tv pubblica (54,7%) ;

- eccettuata l'indiscussa fiducia raccolta dagli scien­ziati in tutto il Paese (dall'83 , 1% del Mezzogiorno al 90% del Nord-Est), vanno evidenziate significative diffe­renze per le altre due fondamentali agenzie di trasmissio­ne della cultura, gli insegnanti e i sacerdoti; per quanto ri­guarda i primi si può notare una demarcazione tra Centro (59,8%) e Sud (57,6%) da un lato e Nord-Ovest (65,5 % ) e Nord-Est (7 1 ,9%) dall'altro; la maggior fiducia nei sa­cerdoti accomuna invece il Mezzogiorno (5 1 ,8%) e il Nord-Est (49,9%) rispetto al Centro (43 ,3 %) e al Nord­Ovest (46,7 %) ;

- nel campo economico, oltre a segnalare una fiducia estremamente bassa nei sindacati in tutte le aree del Pae­se (con il punto minimo al Sud, pari al 22,3 %) , è da rile­vare una consistente minore fiducia che i giovani del Sud, e ancor più quelli del Centro, accordano a banche e industriali rispetto ai coetanei del Nord (circa 10- 15 pun­ti percentuali di distacco) .

Sintetizzando si può dire che il livello della fiducia nelle istituzioni della società civile è abbastanza omoge­neo; fanno eccezione le tre istituzioni più legate al mon­do del lavoro (scuola, banche e industrie) , le quali non fanno altro che riflettere la cesura socio-economica che

136

Page 139: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

separa il Nord economicamente più progredito dal Cen­tro-Sud.

5 . La fiducia nelle istituzioni dello Stato

Particolare attenzione nell'attuale contesto italiano merita l'atteggiamento dei giovani verso le istituzioni del­lo Stato.

Abbiamo condotto una analisi fattoriale sugli items della fiducia nelle seguenti istituzioni e gruppi: funzionari dello Stato, Governo, uomini politici, partiti, magistrati, polizia, militari di carriera, carabinieri. Come si può ve­dere si tratta di organizzazioni o soggetti più direttamen­te coinvolti nei tre poteri fondamentali delle democrazie liberali (legislativo, esecutivo e giudiziario) , da un lato, e di organizzazioni e soggetti preposti all'applicazione della forza legittima e della tutela dell'ordine, cioè poteri che le entità statuali moderne rivendicano come proprie legit­time prerogative.

L'analisi fattoriale ha confermato1 1 l'esistenza dei due fattori attesi, il primo rappresentante le istituzioni liberai­democratiche (che assegna la fiducia ai politici, ai partiti, al governo, ai funzionari dello Stato) , il secondo orientati­vo al sistema e agli apparati di controllo (che ripone la propria fiducia nei carabinieri, nella polizia, nei militari) .

Come è riscontrabile anche nelle indagini precedenti, la magistratura compare in entrambi i fattori, coerente­mente con il suo ruolo di cerniera tra il sistema di garanzie democratiche e gli apparati di uso della forza legittima.

Sebbene i due fattori risultino sensibilmente correlati, non sempre alla fiducia nelle istituzioni democratiche

1 1 L'analisi fattoriale è stata utilizzata in modo confermativo: si sono cioè scelti gli indicatori ritenuti più adeguati a far emergere pro­prio quei due fattori. Tecnicamente l'analisi è stata condotta imponen­do l'estrazione di due fattori, applicando il metodo ULS (che ottimizza la riproduzione della matrice di correlazione originaria) e la rotazione 0BLIMIN.

137

Page 140: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

corrisponde una fiducia negli apparati di applicazione della forza, e viceversa.

T orna dunque utile costruire una tipologia dei p ossi­bili atteggiamenti.

Distinguendo l'atteggiamento di prevalente fiducia da quello di prevalente sfiducia su entrambe le dimensioni, e procedendo a un incrocio, possiamo ottenere la seguente tipologia di soggetti12 :

- individui con prevalente fiducia nello Stato (36,4%) ;

- individui con prevalente sfiducia nello Stato (27 ,5%) ;

- individui con prevalente fiducia nel sistema demo­cratico e sfiducia negli apparati di uso della forza ( 13 ,3 % ) ;

- individui con prevalente sfiducia nel sistema demo­cratico e fiducia negli apparati di uso della forza (22,8%) .

Se nel complesso si ha più fiducia nello Stato inteso come apparato di applicazione della violenza legittima, piuttosto che come sistema garante dell'applicazione dei poteri democratici, solo per un terzo del campione le due cose non sono separate.

L'applicazione di questa tipologia nelle diverse aree geografiche non presenta sostanziali diversità; a parte il segnalare che i giovani del Nord-Ovest e del Centro Ita­lia mostrano una sfiducia generalizzata lievemente supe­riore rispetto a quelli delle altre regioni, non ci sono commenti rilevanti da fare data l'omogeneità presentata in questo caso dalle varie aree territoriali.

Si tratta di un dato che può far riflettere sul muta­mento in Italia della cultura civica: di quest'ultima infatti la fiducia è sicuramente una componente fondamentale, anche se non esclusiva.

12 Dai punteggi fattoriali di entrambe le dimensioni sono state ri­cavate delle variabili dummy, che sono poi state utilizzate per assegna­re i soggetti alla tipologia.

138

Page 141: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Per quanto concerne le nuove generazioni e limitata­mente al versante della fiducia, non emerge da questi dati l'immagine, molto diffusa nella letteratura sociologica e nella pubblicistica, di un'Italia divisa tra un Sud familista e un, Nord più modernizzato e lealista verso lo Stato.

E plausibile ipotizzare che la fiducia nello Stato sia almeno in parte favorita da quel processo di diffusione della vita associativa messo in risalto nei paragrafi prece­denti.

Se distinguiamo ancora una volta tra non associati, monoassociati e multiassociati possiamo osservare un'in­fluenza, seppur debole, di tale processo su una delle due dimensioni della fiducia nello Stato, quella relativa al si­stema democratico (rispettivamente, per i tre gruppi: 35,7%, 40,0%, 44,4% di soggetti che mostrano prevalen­te fiducia) .

Si è già detto nel paragrafo precedente che i politici sono il gruppo che raccoglie minore fiducia. Uno sguar­do più dettagliato è necessario per capire se si tratti di una sfiducia negli attori concreti o nelle istituzioni politi­che in quanto tali.

Se si guarda alla sfiducia totale dichiarata verso il go­verno e i partiti, dunque verso tipiche istituzioni del si­stema politico, le percentuali sono rispettivamente il 33 ,6% e il 34,8% (nel 1992 il 33 ,3 % per il governo, mentre non era stato rilevato per i partiti) .

Coloro che si dichiarano sfiduciati completamente nei politici, nei partiti e nel governo sono un numero minori­tario, per quanto consistente ( 19,4%) .

Questi indicatori sono, nel loro complesso, un segnale di una erosione della fiducia nel sistema politico, che probabilmente riguarda per ora in linea di massima le ca­pacità degli attori nella gestione degli affari pubblici, più che i princìpi e le istituzioni di tale sistema. A supporto di tale interpretazione, si può osservare che, al di là delle dichiarazioni, tre giovani su quattro (al pari degli adulti) hanno partecipato al voto nelle ultime elezioni politiche nazionali (aprile 1996) .

Tuttavia nel lungo termine occorre considerare che

139

Page 142: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Sacerdoti

Sindacati

Banche

Insegnanti

Militari

Carabinieri

Polizia

Magistrati

Politici

Governo

Funzionari

!"""""""

5 15 25 35 45

D 1983 • 1987 D 1992 llììil 1993

55 65

FIG. 6 .1 . Fiducia accordata alle istituzioni. Serie storica 1983-1996 (15-24enni) (%) .

una forte insoddisfazione per le prestazioni può erodere la lealtà verso le istituzioni democratiche in quanto tali.

Combinando la fiducia in questi gruppi e organizza­zioni, possiamo individuare tre tipi fondamentali di atteg­giamento verso le cinque fondamentali istituzioni del si­stema democratico:

- fiducia generalizzata, cioè molta o abbastanza fidu­cia in almeno quattro gruppi su cinque, che riguarda una esigua minoranza (5 ,8%) ;

- fiducia selettiva, cioè fiducia in almeno un gruppo su cinque (61 ,5%) ;

- sfiducia verso il sistema democratico (cioè poca o nessuna fiducia su tutti e cinque) (32,7%) ; da questi ulti­mi si possono poi enucleare coloro, un'esigua minoranza, che mostrano una sfiducia totale (4 ,4%) .

140

Page 143: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

A partire dalla prima indagine IARD ( 1983 ), si assiste a un calo della fiducia dei giovani per lo Stato nel suo in­sieme, in particolare per le istituzioni della politica e quelle amministrative, con l'unica eccezione rappresenta­ta d�a seconda metà degli anni Ottanta (fig. 6 . 1 ) .

E difficile stabilire in che misura questo declino sia spiegabile come fenomeno idiosincratico delle nuove ge­nerazioni di italiani e quanto invece sia da attribuire a un generale allontanamento dalle forme tradizionali della po­litica, osservabile nelle democrazie occidentali a partire perlomeno dalla metà degli anni Settanta.

Questa difficoltà interpretativa dipende anche in parte dalla carenza di dati che sarebbero necessari per la costru­zione di serie storiche, soprattutto per quanto riguarda la fiducia istituzionale mostrata dalla popolazione adulta13•

Colpisce il fatto che la fiducia nell'amministrazione continui a essere strettamente legata alle vicende della politica, nonostante la notevole innovazione legislativa, tesa soprattutto a rendere autonomi rispetto al potere po­litico e più trasparenti gli apparati e le procedure delle amministrazioni centrali e di quelle periferiche14•

Una crisi di efficienza sistemica dello Stato è segnala­ta anche dall'abbassamento di fiducia nel sistema educati­vo ( -7 ,7% rispetto al 1983 ) e in quella parte di sistema economico che è più strettamente connesso allo Stato, le banche (-12,8%) .

Va comunque sottolineato che resta stabile, e a livelli elevati, la fiducia negli apparati di controllo e sicurezza. È interessante poi notare una certa oscillazione nella fi­ducia per la magistratura nel corso degli anni Ottanta e

13 Non mancano, a dire il vero, rilevazioni sulla fiducia istituzio­nale mostrata dalla popolazione italiana negli ultimi decenni; tuttavia le differenti modalità di rilevazione creano notevoli problemi di con­frontabilità e conseguentemente di costruzione di serie storiche.

14 Si pensi ad esempio alle importanti leggi di riforma della P.A. (1. 142/90 sulle autonomie locali e l. 241/90 sul procedimento ammini­strativo), alla riforma del Servizio Sanitario Nazionale (d.l. 502/92) e alle recenti normative di riassetto della disciplina del pubblico impiego.

141

Page 144: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Novanta, cosa che del resto è registrabile anche nella po­polazione adulta; in questo andamento alterno si riflette probabilmente il protagonismo che questa istituzione ha avuto, nel bene e nel male, nella recente storia italiana (già da prima della vicenda «mani pulite») .

Non abbiamo invece dati sufficienti per stabilire se industriali e mezzi di comunicazione abbiano visto un au­mento di fiducia da parte dei giovani: così sembra emer­gere dall'unico confronto disponibile, cioè con il 1992, soprattutto per quanto riguarda i media 15•

In definitiva l'unico gruppo sociale, tra quelli com­presi nel questionario, nei confronti del quale è aumenta­to sensibilmente il grado di fiducia attribuito dai giovani, è quello dei sacerdoti (anche se va detto che questi rice­vono fiducia solo da metà del campione, e questo in un Paese ufficialmente a stragrande maggioranza cattolica) .

Rispetto alle iniziali osservazioni circa l'importanza della fiducia istituzionale per un sistema democratico vi­tale, ci si può chiedere se in Italia tale fiducia sia a un li­vello adeguato tra i giovani. Sappiamo che effetti di ciclo vitale fanno sì che con l'entrata nella fase adulta tali livel­li tendano a crescere leggermente, se non intervengono particolari esperienze generazionali.

Può essere interessante un raffronto con un altro Pae­se europeo, la Germania; il confronto si presta particolar­mente interessante, non solo perché la Germania è spesso presa nel nostro Paese come modello di riferimento, ma anche perché negli ultimi anni si è assistito anche in quel Paese a un declino di fiducia nelle istituzioni dello Stato.

Considerando la stessa fascia di popolazione giovani­le, dati disponibili riferiti al 199216 mostrano che nella parte occidentale della Germania (cioè la Repubblica Fe­derale Tedesca prima della riunificazione) la fiducia di-

15 li confronto per i media è reso ancora più incerto, oltre che dalla limitatezza della serie storica, dal fatto che nel 1992 si era chie­sto il grado di fiducia accordato ai giornalisti, mentre ora la domanda distingue tra giornali, Tv pubbliche e Tv private.

16 Cfr. Hoffmann-Lange [1995] .

142

Page 145: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

chiarata nelle principali istituzioni del sistema politico, sebbene in calo rispetto ai primi anni Ottanta, era di gran lunga superiore rispetto a quella dichiarata dai gio­vani italiani.

Anche nei Uinder orientali (ex Repubblica Democra­tica Tedesca) , pur con tutti i problemi sollevati dal crollo del vecchio regime e dalla difficile transizione a un nuovo sistema politico economico (crisi del mercato del lavoro, della situazione abitativa, riduzione del wel/are, tensioni nelle identità sociali, per citarne solo alcuni) , i tassi di fi­ducia dei giovani nel sistema politico sono decisamente più alti di quelli dei giovani italiani.

Il confronto, sulla base di questi soli dati, non può ovviamente che avere carattere impressionistico: tuttavia è legittimo pensare che in Italia la fiducia delle nuove ge­nerazioni si stia avviando al di sotto dei limiti che carat­terizzano il disincanto per la politica nelle sue forme tra­dizionali o la delusione per le prestazioni sistemiche e che sia un segnale di un malessere più profondo.

Bassi livelli di fiducia istituzionale (almeno nelle di­chiarazioni) non sono certo una novità nel nostro Paese; tuttavia occorre ricordare il crollo verticale di fiducia alla fine degli anni Ottanta nel sistema politico, a cui non corrisponde sei anni dopo alcun segnale di inversione, nonostante le importanti operazioni di ingegneria istitu­zionale, l'innegabile impegno per il risanamento delle fi­nanze pubbliche, il ricambio della classe politica.

Con una battuta, si potrebbe dire che le giovani ge­nerazioni non hanno per ora azzerato i conti con la co­siddetta «prima repubblica».

Questi aspetti negativi vanno comunque letti accanto a segnali positivi: tali sono ad esempio l'accresciuto grado di fiducia in aree geografiche che erano tradizionalmente scettiche nei confronti dello Stato e la crescente diffusio­ne dell'associazionismo tra i giovani, che nel lungo perio­do è componente essenziale di quel processo virtuoso che vede la fiducia e la critica costruttiva in relazione recipro­ca con il buon funzionamento delle istituzioni.

1 43

Page 146: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 147: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO SETTIMO

L'ITALIA: UN PUZZLE DI PICCOLE PATRIE

l. Il bricolage dell'identità territoriale

È da qualche anno che il territorio è divenuto oggetto di attenzione e di dibattito, non solo fra gli studiosi, ma prima ancora fra gli attori politici. Si è assistito, a questo proposito, a un rovesciamento di prospettiva. Le diffe­renze e le articolazioni che caratterizzano, storicamente, il Paese, concepite prima come segni di specificità oppure come problemi da risolvere, si sono trasformate in altret­tanti motivi di contrasto, in altrettante fratture1• Si è co­minciato, così, a guardare ai rapporti fra centro e perife­ria, fra Nord e Sud, fra contesti locali e Stato nazionale come linee di divisione. Indici di un Paese disunito, at­traversato da spinte centrifughe. La distinzione fra le rap­presentazioni espresse in ambito scientifico e politico non è, a questo proposito, così facile. È vero, infatti, che que­sta tendenza ha avuto origine negli anni Ottanta, in se­guito all'azione della Lega, la quale ha fatto del contrasto territori�e la principale fonte di identità e di rivendica­zione2. E, tuttavia, altrettanto vero che dall'ambito socio­politico questa tematica si è trasferita, rapidamente, nel campo della ricerca e della riflessione scientifica e cultu­rale. Segno di questa tendenza è la ripresa - in ambito

l Per una discussione sul cambiamento in tempi recenti del rap· porto tra territorio e politica in Italia nell'ultima fase si vedano Put­nam [1993] ; Cartocci [1994] ; Trigilia [1994]; Bagnasco [ 1996]; Ricolfi [1996b]; Cartocci [ 1996] ; Carnevali [1996] e, infine, Diamanti, Die­ckhoff, Lazar e Musiedlak [1994] .

2 Per una ricostruzione della vicenda leghista e del suo rapporto con il problema territoriale, rinviamo a Diamanti [1995] e alla biblio­grafia ivi presentata. Cfr. inoltre Diamanti [1996] .

145

Page 148: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

politico e culturale - del dibattito sull'identità nazionale. Rimossa per quasi tutto il dopoguerra, la questione è tor­nata attuale negli · ultimi anni. Causa, ma anche merito della Lega, come ha sottolineato Gian Enrico RusconP. È, infatti, l'aperta ed esplicita minaccia leghista ad aver sollevato un tema che pareva avere perso rilevanza nella coscienza degli italiani, costringendo attori politici, intel­lettuali e cittadini a interrogarsi sull'ipotesi - non più im­plausibile - di cosa potrebbe succedere «se cessiamo di essere una nazione». A una fase di lungo silenzio, si è contrapposto così un periodo di intenso confronto, se­gnato da toni spesso polemici, all 'interno del quale l'identità nazionale più che porsi come «questione», è stata essa stessa «rimessa in questione». Si è trasformata in oggetto di definizione e di contrapposizione politica. Si pensi a come alcune tra le formazioni politiche mag­giori abbiano ricondotto al fondamento territoriale la loro immagine, la loro etichetta: oltre alla Lega Nord, Al­leanza Nazionale e Forza Italia. L'affermarsi in sede inter­nazionale della stessa idea di Europa ha contribuito ad alimentare il clima di turbolenza geopolitica che caratte­rizza gli orientamenti in tema di nazione e di territorio. Da un lato perché la crescente importanza riconosciuta alla cornice europea ha legittimato la discussione e le cri­tiche sulle attuali forme di organizzazione dello Stato, at­tribuendo ulteriore significato non solo alle entità sovra­nazionali, ma anche a quelle regionali e transfrontaliere (le Euroregioni) . Dall'altro perché l'Europa, sulla spinta degli accordi sull'integrazione monetaria siglati dall'Unio­ne Europea, ha assunto l'immagine di un sistema di vin­coli, con un impatto molto pesante sulle politiche di bi­lancio dei diversi paesi e sulla condizione sociale delle persone. Così, se da un lato l'Europa si propone come una «nuova patria», non solo complementare, ma anche

3 L'appunto è tratto da Rusconi [1993] . Si veda anche Rusconi [1997] . Altri recenti contributi sull'argomento, che per taluni versi si distinguono oppure divergono dall'impostazione proposta da Rusconi, sono Lanaro [1996], Viroli [1995] e Galli della Loggia [1996].

146

Page 149: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

alternativa rispetto a quelle cui fanno riferimento oggi i soggetti, d'altro canto si presenta come un ambito ostile che appare come fonte di problemi più che di soluzioni. Ne esce un quadro effervescente e frammentato che fa del territorio un centro di conflitti e di divisioni, piutto­sto che di aggregazione. Un quadro, peraltro, confuso, in quanto verte su riferimenti imposti dalle emergenze e dalle provocazioni suscitate dal dibattito politico, più che da un confronto coerente e continuo. Ne scaturiscono, come si è detto, immagini inquietanti: la debolezza e il declino dell'identità nazionale, la contrapposizione fra Nord e Sud ma anche fra il Nord e lo Stato, compensate appena dall'attaccamento all'idea dell'Europa. Queste im­magini solo in parte hanno trovato riscontro nelle analisi e negli studi più approfonditi, i quali hanno, altresì, trat­teggiato un profilo nel quale i diversi lineamenti e i di­versi piani dell'identità territoriale, invece di contrastare, coesistono. Un profilo che combina l'identità locale con quella nazionale, ma anche con quella «cosmopolita», senza conflitti irreparabili. Le ricerche condotte in Italia hanno, cioè, fatto emergere l'immagine di una realtà nella quale gli individui realizzano il loro rapporto con il terri­torio in modo flessibile e articolato, componendo, orga­nizzando, riaggiustando le principali definizioni dell'am­bito territoriale a misura delle loro esigenze cognitive e pratiche. Una sorta di «logica del bricolage», che permet­te, fra l'altro, la coabitazione di identità e di sistemi loca­li, peraltro tanto specifici e differenziati come quelli pro­posti dalla realtà e dalla storia italiana4• La ricerca dello IARD conferma questa rappresentazione e la precisa ulte­riormente, chiarendo alcune fra le più significative ragio­ni sulle quali essa si fonda. Fa emergere, altresì, alcune tendenze assai meno scontate, anche se da qualche tempo molti indizi le facevano intuire. Ci riferiamo, in particola­re, all'orientamento europeista, che esce dalla ricerca ridi-

4 Abbiamo già proposto e argomentato questa idea in Diamanti e Segatti [1994].

147

Page 150: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

mensionato: un sentimento tiepido, nel quale prevale la componente utilitarista. Nei paragrafi che seguono af­fronteremo questi aspetti della questione, preoccupando­ci però, anzitutto, di ricostruire i principali tratti del pro­filo multiplo dell'identità territoriale dei giovani, in base ai fuochi che lo caratterizzano: l'ambito locale, nazionale ed internazionale.

2. Città, regione, Italia: non alternativa, ma integrazione

n questionario chiedeva ai giovani di indicare, in or­dine di importanza, le due unità geografiche in grado di suscitare in loro maggior senso di appartenenza. Un modo di fare emergere la gerarchia degli ambiti territo­riali, ma anche le loro eventuali combinazioni. Se ne rica­va un quadro caratterizzato, secondo le previsioni, da due punti di riferimento privilegiati: il contesto locale e quello nazionale ( tab. 7 . l) .

Se ci concentriamo sull'unità geografica indicata per prima e quindi ritenuta più importante vediamo che i giovani scelgono, anzitutto, la città in cui vivono, quindi l'Italia. Le altre unità territoriali suscitano un senso di ap­partenenza molto inferiore. Scelgono come centro di rife­rimento prioritario la «regione» oppure il «mondo inte-

TAB. 7 .1 . I riferimenti dell'appartenenza territoriale: prima e seconda unità geo­grafica in ordine di importanza e indicazioni complessive (% sul totale degli intervistati)

Città Regione Italia Europa Mondo in generale

Appartenenza territoriale

Più importante

40,8 10,7 32,6

3 , 1 12,8

148

Seconda per importanza

19,6 23,7 32,5 13,4 10,9

Totale

60,4 34,4 65,1 16,5 23,7

Page 151: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

ro» poco più del lO% dei giovani, mentre l'Europa gene­ra attrazione presso una quota di giovani sostanzialmente marginale. Ciò può apparire sorprendente, giacché negli ultimi anni c'è stata grande enfasi sull'Europa come rife­rimento identitaria e politico. Tuttavia, come si vedrà meglio più avanti, l'Europa non viene percepita dai gio­vani come una «patria». Semmai come un riferimento im­portante anzitutto a fini «strumentali»: economici, di rap­presentanza esterna, di regolazione dei mercati. Più che l'Europa sembra avere importanza l'Euro. E ciò non può non avere conseguenze sul piano del consenso e dell' at­trazione sociale. La ricerca, quindi, rivela una polarità molto chiara fra città e nazione, o meglio, l'Italia (giac­ché, come si vedrà più avanti, non è che i tratti specifici dell'identità nazionale appaiano forti e condivisi) , dove ad essere caricato maggiormente è l'ambito locale, più vi­cino alla vita quotidiana delle persone. Si tratta di indica­zioni che, come si è già detto, confermano nella sostanza quanto emerge da altre ricerche svolte sull'argomento. I risultati di questa inchiesta riproducono, fra l'altro, la struttura degli orientamenti emersi nella precedente inda­gine IARD, svolta nel 1992. Rispetto ad allora la principa­le differenza è riassumibile nella sensibile crescita del sentimento municipalista (+5 %), che compensa un limi­tato declino della preferenza per la regione (-2%) e per l'Italia (-3 %) . Sbaglierebbe, però, chi intendesse la pola­rità città-Italia come antagonismo e la graduatoria dei ri­ferimenti geografici come specchio di una gerarchia rigi­da fra gli ambiti del territorio. Lo si comprende bene prendendo in esame la «seconda scelta» espressa dai gio­vani. In questo caso, infatti, le preferenze dei giovani si orientano più decisamente a favore dell'Italia, indicata come riferimento territoriale «secondario» da un ulteriore 32% di intervistati, mentre la capacità del Comune di captare ulteriore senso di appartenenza si riduce di mol­to, scendendo al 19%; una quota inferiore a quella regi­strata dall'ambito regionale. L'Italia e la Regione sono an­che gli unici contesti che, in quanto riferimenti secondari, vedono crescere il loro riconoscimento rispetto alla pre-

149

Page 152: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

cedente indagine. In questo modo la struttura delle pre­ferenze si accosta ulteriormente a quella del 1992. Fra gli ambiti internazionali, infine, l'Europa (13 % ) recupera, in parte, spazio rispetto al contesto mondiale ( 1 1 %) . Ma non di molto.

In definitiva, calcolando assieme le due scelte espres­se dagli intervistati, si può vedere come il sentimento di appartenenza territoriale dei giovani privilegi l'ambito na­zionale e quello cittadino, mentre appare, comunque, si­gnificativa l'importanza attribuita al contesto regionale. Risulta, invece, più limitato il grado di riconoscimento che suscitano le cornici internazionali, fra le quali è pro­prio l'Europa a generare minor passione. Forse perché, a differenza del «mondo», scenario carico di significati sim­bolici e ideologici (si pensi alla coppia concettuale locali­smo-cosmopolitismo, simmetrica a quella particolarismo­universalismo)5, l'Europa costituisce, comunque, un qua­dro istituzionale definito, di cui negli ultimi anni è stato esaltato il valore monetario invece di quello identitaria. E che, anche sotto questo profilo, sta producendo più di una ragione di inquietudine e di malessere. Non è un caso che, oltre ad essere l'ambito geografico che suscita minor senso di appartenenza, l'Europa risulti anche quel­lo che, rispetto al 1992 , subisce il maggiore declino, la maggior perdita di riconoscimento: 5% in meno, pari a un quarto della base del consenso che, in precedenza, nusc1va a generare.

L'Italia, nonostante ne venga messa in discussione la legittimità e la stessa unità, nonostante venga considerata come una fonte di riconoscimento in crisi, si conferma al contrario un riferimento dell'appartenenza territoriale im­portante per circa i due terzi dei giovani e il più impor­tante per un terzo di essi. Il suo rilievo appare ancor più significativo se valutato in rapporto agli altri riferimenti territoriali (tab. 7 .2) , rispetto ai quali appare fattore com­plementare e integrativo. L'Italia, infatti, costituisce unità

5 Si veda, per esempio, Merton [1959] .

150

Page 153: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 7 .2. Incrocio fra le due unità geografiche verso cui i giovani esprimono maggior senso di appartenenza (%)

Più importante

Città Regione Italia Europa Mondo

Seconda per importanza

Città 24,4 38,7 15,6 30,8 Regione 34,6 25,1 19,5 5,8 Italia 51 ,7 56,1 41 ,5 3 1 ,5 Europa 5,2 8,8 19,3 3 1,9 Mondo in generale 8,5 10,7 16,9 23,4

di appartenenza «secondaria» per oltre la metà di coloro che si riconoscono anzitutto nella città o nella regione di residenza, per il 42% di coloro che si definiscono euro­peisti e, infine, per il 32% dei cosmopoliti.

3 . Italiani e localisti

Soprattutto per coloro che specificano la loro identità territoriale in base al contesto locale, l'ambito nazionale agisce da contenitore e da collante. Due terzi di coloro che vedono nella loro città o nella loro regione una «pa­tria» importante, lungi dal considerare questa apparte­nenza in contrasto con quella nazionale, colgono l'Italia come riferimento complementare e integrativo. Una sorta di cornice, che permette a un Paese di localismi e di lo­calisti come l'Italia di stare assieme, pur tra conflitti e particolarismi6• Un'identità nazionale troppo forte, proba­bilmente, sarebbe incompatibile con l'elevato radicamen­to locale dei cittadini, con la pluralità di identità urbane forti, che questa indagine sulle giovani generazioni dimo­stra. Tuttavia, anche i tentativi di condurre la tensione fra

6 Sulla questione si vedano, tra l'altro, Diamanti [1994], Segatti [1996], Caciagli [1993] , Romanelli [1991].

151

Page 154: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 7.3 . Senso di appartenenza territoriale prioritaria per zona geografica di re-sidenza e ceto sociale (%)

Comune Regione Italia Europa Mondo

Zona di residenza* Nord-Ovest 37,3 1 1 ,6 35,0 3,6 12,5 Nord-Est 41 ,5 14, 1 28,9 4,9 10,6 Centro 40,1 8,9 33,8 2,7 14,5 Sud 42,9 10,2 3 1 ,7 2,6 12,6

Ceto sociale Superiore 37,4 10,7 34,9 4,1 12,9 Medio Impiegatizio 38,6 10,5 32,7 3 ,2 15,0 Medio Autonomo 4 1 ,7 10,0 32,2 3,3 12,8 Operaio 44, 1 10,8 30,9 2,5 1 1 ,7

* Per ragioni di omogeneità politica, il Nord-Est comprende il Triveneto, mentre l'Emilia Romagna è inserita nella zona di Centro.

ambito locale e nazionale fino all'estremo limite incontra­no in questa situazione una soglia difficile da valicare. Trasformare il binomio città-regione/nazione, che questa ricerca conferma caratterizzato da un elevato livello di complementarità, in «dualismo oppositivo», contrasta de­cisamente con le logiche che ispirano i giovani (e, come suggeriscono altre ricerche, la società nel suo assieme) . n che spiega, in parte, lo scarso successo registrato dalle iniziative e dal messaggio della Lega quando dalla riven­dicazione federalista e dal contrasto con lo Stato centrale e il sistema partitico tradizionale ha riconvertito la sua strategia in senso secessionista.

Va aggiunto, per ulteriore chiarezza, che questi orien­tamenti risentono solo parzialmente della distribuzione territoriale (tab. 7 .3 ) : l'identità nazionale, infatti, nel pas­saggio da un'area del Paese all'altra non registra muta­menti di rilevanza troppo forte. Nel «mitico» Nord-Est (che qui, per ragioni di omogeneità politico-culturale ab­biamo ricondotto al Triveneto, inserendo l'Emilia Roma­gna nel Centro) , ritenuto sorgente di tutte le maggiori tensioni contro lo Stato nazionale, l'Italia registra, in ef­fetti, consensi inferiori alla media, in quanto primo riferi-

1 52

Page 155: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Poco Per niente 8,9 2,6

FIG. 7 . 1 . Si definiscono «orgogliosi di essere italiani» (%) .

TAB. 7 .4 . Orgoglio di essere italiano secondo l'appartenenza territoriale priorita­ria (%)

Molto Abbastanza Poco Per niente

Città 43,5 46,4 8,5 1 ,6 Regione 33,5 55,1 7,6 3 ,8 Italia 49,7 44,3 5,5 0,5 Europa 29,9 48,0 20,8 1 ,3 Mondo in generale 30,8 41,9 16,5 10,8

mento dell'appartenenza. Ma attrae una quota molto su­periore alla media in quanto riferimento «secondario». Si presenta, comunque, come la zona maggiormente pervasa dal sentimento <Jocalista», coerentemente con quel che segnalano altre inchieste svolte negli anni precedenti7• n peso di coloro che indicano nella città o nella regione di residenza l'unità di riferimento privilegiata, infatti, rag­giunge nel Nord-Est quasi il 56%: il 5 % in più rispetto alla media nazionale. n dato più elevato di ogni altra area

7 Cfr. Diamanti e Segatti [1994] e Segatti [1996] . In entrambe le indagini, però, si rileva come il <<localismo» risulti diffuso trasversal­mente in tutto il Paese. Segatti inoltre precisa come semmai il proble­ma sia nella pluralità di versioni del fenomeno localista, che assume orientamenti diversi nelle diverse aree. Un aspetto che, tra i giovani, risulta meno evidente.

153

Page 156: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

del Paese. n localismo, tuttavia, non costituisce una pre­rogativa specifica ed esclusiva del Nord-Est, ma si pre­senta diffuso anche in altre aree, in particolar modo nelle regioni del Centro e soprattutto del Sud. Sono invece la classe sociale e soprattutto il livello di istruzione che se­gnano le fratture più evidenti, in quanto, secondo le pre­visioni, via via che divengono più elevati alimentano con forza il sentimento europeista e cosmopolita.

Ulteriori conferme al quadro sin qui tratteggiato giun­gono dalla grande diffusione, fra i giovani, dell'orgoglio nazionale (fig. 7 . l ) . Si dicono «molto orgogliosi di essere italiani» il 42 % dei giovani, mentre il 46% lo sono «abba­stanza». n che significa che quasi 9 giovani su 10 si dichia­rano orgogliosi della loro appartenenza nazionale. Si tratta di un dato persino superiore (anche se di poco: +2% ) ri­spetto al 1992. L'orgoglio nazionale, tra l'altro, raggiunge l'indice più elevato, oltre che, ovviamente, fra coloro che scelgono esplicitamente «l'Italia» come unità geografica di riferimento, fra i «municipalisti», il 44 % dei quali si dico­no «molto orgogliosi di essere italiani» (tab. 7.4) .

Tuttavia, questo sentimento, coerentemente con quel che si è già rilevato a proposito del senso di appartenen­za territoriale, risente soprattutto del grado di istruzione. Si dicono, infatti, molto orgogliosi di essere italiani circa il 50% dei giovani che non vanno oltre l'obbligo scola­stico, ma il 42% dei diplomati e il 3 3 % dei laureati (tab. 7 .5 ) . L'esperienza scolastica (anche se, ovviamente, non è solo la scuola a influenzare questo atteggiamento) non concorre, quindi, a rafforzare l'identità nazionale. Sembra, al contrario, contribuire a ridimensionarla. n che ripropone i dubbi sul ruolo delle istituzioni educati­ve nella formazione dell'identità civica dei cittadini8• Un altro aspetto che interagisce in modo evidente con l'or­goglio nazionale è, secondo le attese, l'identità politica. Questo atteggiamento, infatti, cresce progressivamente di intensità, salendo dal 29 al 55 % via via che si passa da

B Vi fanno esplicito richiamo Rusconi [1993] e Segatti [1996] .

1 54

Page 157: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T ab. 7.5. Orgoglio di essere italiano secondo il livello di istruzione e gli orienta-menti politici degli intervistati (%)

Molto Abbastanza Poco Per niente

Titolo di studio Nessun titolo 50,9 45,5 0,0 3,6 Obbligo 48,6 39,2 9,5 2,7 Studente superiori 40,1 50,0 8,0 1 ,9 Diploma 42,0 47,6 7,8 2,6 Studente università 39,9 47,0 10,0 3 ,1 Laurea 33 ,3 49,6 14,1 3 ,0

Posizione politica �inistra 28,8 45,2 20,7 5,3 Centro-sinistra 36,7 50,3 8,9 4,1 Centro 44,8 47,7 5 ,7 1,8 Centro-destra 51 ,3 41 ,9 5,2 1,6 Destra 54,6 36,2 6,9 2,3

Orientamento di voto Re + Pns 32,7 50,3 12,4 4,6 Centro-sinistra 43,0 46,1 8,5 2,4 Centro-destra 50,6 40,1 7,1 2,2 Destra 50,8 43 , 1 4,5 1,6 Leghe 37,2 47,4 10,3 5 ,1

srmstra a destra. Se ragioniamo in base all'orientamento di partito, la frattura appare più netta, in quanto oppo­ne più chiaramente l'entusiasmo nazionale dei giovani simpatizzanti dei partiti di destra e di centro-destra (ol­tre il 50% dei quali si dicono «molto» orgogliosi di es­sere italiani) all'adesione, visibilmente più ridotta, dei giovani che fanno riferimento alle forze politiche di cen­tro-sinistra e soprattutto di sinistra. Anche i giovani elet­tori della Lega dimostrano, secondo le attese, un più li­mitato livello di orgoglio nazionale. Tuttavia, essi sono ben l ungi dall'esprimere «distacco» e «antagonismo». Al contrario, il loro «orgoglio nazionale» appare superiore a quello dei giovani elettori dei partiti tradizionali della sinistra. D'altra parte, che l'identità politica di sinistra in Italia favorisca il sentimento cosmopolita piuttosto che il sostegno all'idea di nazione non costituisce certo nna novità, ma un aspetto confermato anche da alcune ricer-

155

Page 158: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

che recenti9• Se si valuta questo orientamento in modo più estensivo, considerando coloro che si dicono «abba­stanza» orgogliosi di essere italiani, anche tra i giovani leghisti si arriva all'85 %. Ciò significa che la preferenza politica per la Lega non prefigura un contrasto diretto con l'identità nazionale. E che, comunque, trae le sue ragioni e il suo fondamento altrove, da temi e problemi di segno diverso.

4 . Cosa significa essere italiani

n riferimento all'Italia, quindi, non sembra essere messo in discussione dai giovani. n problema, semmai, sorge quando se ne ricercano le premesse. Si scopre, allo­ra, che esso regge su temi e ragioni che attengono alla tra­dizione sociale e culturale, mentre incontra difficoltà a ra­dicarsi nei valori civici e nelle istituzioni espressi dal­l'esperienza storica più recente. Lo si coglie con chiarezza dalla graduatoria dei motivi d'orgoglio costruita in base alle risposte dei giovani (fig. 7 .2) . Come si può, infatti, os­servare, l'orgoglio nazionale viene, anzitutto, collegato agli aspetti che richiamano il patrimonio naturale, artistico e linguistico-culturale. Quindi, su di un piano un po' meno elevato, i giovani pongono i successi della ricerca scientifi­ca, i risultati ottenuti nello sport e la storia nazionale. In­fine, buoni ultimi, vengono indicati il benessere economi­co (un po' a sorpresa) , la Costituzione e l'accoglienza nei confronti degli immigrati extracomunitari. Si manifesta, cioè, una frattura evidente che oppone gli aspetti ascritti­vi, ereditati dal contesto storico-culturale oppure impliciti in quello fisico-naturale del Paese, a quelli che fanno rife­rimento allo spirito civico e all'organizzazione socioecono-

9 Si fa esplicito riferimento ad una ricerca svolta a Torino presso un significativo campione del ceto colto urbano. I principali risultati sono stati pubblicati in Rusconi [ 1996] , con saggi dello stesso Rusco­ni, Diamanti e Nevola, dai quali emerge chiaramente il disaccordo tra identità politica di sinistra e senso di appartenenza nazionale.

156

Page 159: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Immigrati

Economia

Costituzione

Carattere

Sport

Scienza

Storia

Cultura

Arte

Natura

23,1

1 43,7

l 61 ,7

63,5

72,1

' 75

84,9

� ,,,,,, 94, 3

l '" 95 ,9

9 7,9

o 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

FIG. 72, Motivi per cui ci si sente orgogliosi di essere italiani («molto» e «ab­bastanza») (%) .

mica. L'orgoglio nazionale dei giovani attinge assai p m dal primo ambito. Ci si riconosce come «bel Paese», po­polato di artisti, mentre per quel che riguarda i valori, l'accoglienza, la qualità dei servizi, la razionalità e l' effi­ci enza del sistema (così probabilmente si spiega lo scarso orgoglio per il benessere economico) emerge un diffuso scetticismo. Come altre ricerche, svolte sull'intera popola­zione, hanno suggerito anche i giovani tendono a percepi­re «lo spirito nazionale» come un «Sentire comune» detta­to da abilità creative e adattive, piuttosto che come citta­dinanza democratica, fondata su riferimenti istituzionali riconosciuti e su valori condivisi10•

lO Cfr. Diamanti e Segatti [1994] . Per una definizione dell'Italia in chiave di «costume» e di «senso comune» (diversa, quindi, e più opaca di quella presentata in questa sede), si veda Romano [1993] .

157

Page 160: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

5 . L'Europa: moneta /orte, identità debole

Anche il rapporto dei giovani con l'Europa appare ambivalente, caratterizzato da sentimenti e valutazioni di segno diverso. Nella gerarchia dei riferimenti territoriali, infatti, essa occupa, come abbiamo visto, un posto margi­nale. E indicata per ultima e solo il 3 , l % dei giovani la eleggono a unità territoriale privilegiata. Fra le diverse patrie possibili, dunque, l'Europa appare quella meno ca­pace di generare attrazione e appartenenza. Tuttavia, in quanto prospettiva politica e cornice istituzionale per il Paese, essa non viene assolutamente messa in discussione, ma riceve, al contrario, un'adesione molto ampia, che co­pre pressoché l'intero universo giovanile. n 56% dei gio­vani, infatti, ritiene che sia molto importante per l'Italia partecipare a un'Europa unita, mentre un ulteriore 32% di essi ritiene questo obiettivo «abbastanza» importante.

Nel complesso, 9 giovani su 10 - la quasi totalità -condividono la costruzione dell'unità, e quindi dell 'Unio­

ne Europea. Si tratta, praticamente, delle stesse percen­tuali registrate quattro anni addietro. n che significa che, valutata in termini di utilità, la prospettiva europea negli anni Novanta continua a godere di un consenso molto esteso. Una diffusione tanto ampia rispecchia una distri­buzione equilibrata, che non rivela grandi differenze so­ciali e territoriali. Si osserva solo una maggiore adesione alla prospettiva europeista tra i giovani con un maggior grado di istruzione, appartenenti a famiglie di classe so­ciale più elevata. Una maggiore importanza, semmai, sembra rivestirla l'orientamento partitico. I più convinti dell'esigenza di realizzare l'unità europea si trovano, in­fatti, fra i sostenitori dei partiti di sinistra e di centro-si­nistra (95%) , mentre la minore adesione caratterizza i giovani elettori della Lega (88%) . Si tratta, comunque, di scostamenti dalla media molto limitati, che non ridimen­sionano l'immagine di una gioventù che vede nell'unifica­zione europea un'opportunità importante, da perseguire senza esitazioni. Tuttavia, giacché il sentimento di appar­tenenza territoriale dei giovani si orienta, come abbiamo

158

Page 161: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T ab. 7.6. Grado di accordo su alcuni aspetti dell'unificazione europea (%)

Molto Abbastanza Poco Per niente Non so

Moneta unica 36,8 4 1 ,0 1 1 ,4 3 ,6 7,2 Più poteri al parlamento

europeo 28,7 40,4 12,8 4,5 1 3 ,5 Politica estera comune 29,3 4 1 ,9 12,4 5 ,8 10,6 Esercito comune 17 ,1 33 ,4 27,0 1 1 ,9 10,6

visto, prevalentemente altrove - verso l'Italia, il Comune e la Regione, anzitutto - mentre lascia ai margini l'ambito europeo, è lecito supporre che questo giudizio venga espresso in base ad altri motivi, ad altre considerazioni. Una conferma arriva dai giudizi espressi in merito ad al­cune proposte, relative ai diversi, possibili campi di inter­vento dell'Europa unita (tab. 7 .6) . «Caposaldo» dell'uni­ficazione europea, infatti, è ritenuta principalmente la «moneta unica», che incontra il consenso del 78% dei giovani; ampio accordo ricevono, inoltre, l'esigenza di esprimere una «politica estera comune» e l'obiettivo di attribuire al parlamento maggiori poteri (circa il 70% in entrambi i casi: quasi il 10% in meno rispetto alla mone­ta) , mentre assai minore risulta l'interesse per la costru­zione di un «esercito comune», sostenuto da una quota appena superiore alla metà degli intervistati. Si tratta di altrettanti segni di una concezione che privilegia gli aspetti, per così dire, di utilità: l'economia, la tutela ester­na, la regolazione. Più che all'Unione Europea sembra importante ai giovani aderire all'Unione monetaria. L'Eu­ro e l'Europa, cioè, appaiono loro difficilmente scindibili. In altri termini: l'Europa non è ancora (ammesso che lo possa mai divenire in futuro) per i gioyani una «patria», un contesto di riferimento identitaria. E, invece, conside­rata una «casa comune» per gli stati e le «patrie» - na­zionali e locali - che ne fanno parte. Così gli italiani, an­che quando valutano importante l'ingresso in Europa, continuano a vederla come un riferimento identitaria mi­nore. L'ultima delle patrie possibili. Preferiscono, sem­mai, integrare la loro identità nazionale con quella locale,

159

Page 162: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

delineando l'Italia come un puzzle che raccoglie e compo­ne una pluralità di piccole patrie. Si pensano «italiani in Europa», piuttosto che «europei».

D'altra parte, Ralf Dahrendorf, in un saggio recente, ha dato legittimità a questo atteggiamento di «europeismo realista», ricordando che l'adesione all'Europa ?eve parti­re dalla «ragione» più che dal «sentimento». E, tuttavia, difficile non osservare come le difficili vicende che hanno accompagnato la costruzione dell'unità europea nell'ulti­mo periodo abbiano indotto alla prudenza e al disincanto sia la ragione che il sentimento dei giovani in Italia, il Paese dove, da sempre, la spinta europeista è più diffusa. Rispetto al 1992, infatti, le «ragioni» dell'unificazione eu­ropea tra i giovani perdono sensibilmente la loro base di consensi. Tutte. Dalla costruzione di una moneta unica, alla realizzazione di una politica estera e a un esercito co­mune, al consolidamento degli organismi parlamentari' ' · Anche perché, non solo per quel che riguarda le questioni economiche e monetarie, ma neppure sotto il profilo della politica estera, in questi ultimi anni l'Europa ha offerto grande prova di sé, seppure posta di fronte ad eventi cri­tici particolarmente «vicini» sul piano geopolitico (si pen­si al caso del conflitto nell'ex Iugoslavia) .

6. Cinque tipi di identità territoriale

L'identità territoriale dei giovani appare, dunque, ispirata a una logica compositiva, in quanto associa, senza troppi problemi, diversi ambiti e diversi contesti. Dopo aver osservato gli orientamenti sociali nei confronti degli specifici riferimenti territoriali, conviene allora valutare in che modo questi si combinino nelle rappresentazioni sog-

I l Sulle tensioni che caratterizzano le vicende dell'Unione Euro­pea in questi anni si vedano Korinman [1993] e Rampini [1995] . Una serie di contributi recenti sull'argomento sono presentati nel numero monografico di Limes [1996, 3 ] , dedicato a L'Italia tra Europa e Pada­nia.

1 60

Page 163: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

40

Europeisti Cosmopoliti

27,6

Localisti integrati

(Regionalisti)

Localisti

FIG. 7.3. Tipologia dell'appartenenza territoriale (%).

Italiani

gettive, quali tipi di «mappa» contribuiscano a delineare. A questo fine, utilizzando come variabili attive i due am­biti geografici verso i quali i giovani hanno espresso ade­sione e appartenenza, abbiamo realizzato una cluster analysis, ottenendo l'aggregazione di unità del campione in gruppi omogenei al loro interno e, per contro, ben di­stinti fra loro12• n procedimento ha fatto emergere cinque classi di giovani, caratterizzati da altrettanti tipi di gerar-

12 La tipologia è stata ottenuta attraverso un procedimento di cluster analysis, realizzata mediante un'aggregazione non gerarchica se­condo il metodo delle nubi dinamiche di Diday {package ADDATI). Come variabili attive (quelle su cui viene impostata l'aggregazione in classi omogenee) sono state utilizzate le due unità geografiche verso le quali si orienta il senso di appartenenza territoriale dei giovani intervi­stati {D66). L'analisi è stata condotta grazie alla collaborazione di Lui­gi Ceccarini del Laboratorio di Studi Politici dell'Università di Urbi­no. La quota di inerzia spiegata dalla tipologia emersa dal procedi­mento è molto elevata, pari al 74,2 % (inerzia esterna/inerzia totale), il che sottolinea come le classi definiscano «clusters naturali» gruppi di individui che si distinguono piuttosto nettamente sulla base delle va­riabili attive.

1 61

Page 164: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 7.7. Caratteri anagrafici e sociali per la tipologia di appartenenza territorio-le (%)

Euro- Cosmo- Localisti Loca- Italiani Totale peisti poli ti integrati listi

(Regionalisti)

Genere Maschi 49,0 54,2 46,8 52,3 52,7 50,8 Femmine 5 1,0 45,8 53,2 47,7 47,3 49,2

Età 15-17 anni 17,5 15,9 17,9 17,1 15,2 16,4 18-20 anni 20,2 24,0 21 ,3 24,5 22,8 22,7 21 -24 anni 28,5 26,2 30,5 27,2 32,1 29,5 25-29 anni 33,8 3 3 ,9 30,3 3 1 ,2 29,9 3 1 ,5

Condizione attuale N o n lavora né studia 18,2 14,9 17,1 22,9 20,3 18,5 Studia 41,7 42,7 37,9 34,0 36,6 3 8,4 Studia e lavora 8,3 9,3 6,6 4,6 7,0 7,1 Lavora alle dipendenze 22,8 25,8 30,3 29,4 26,8 27,6 Lavora come autonomo 8,9 7,3 8,1 9,1 9,3 8,4

Area geografica di residenza

Nord-Ovest 29,5 25,0 23,7 20,3 23,9 24,0 Nord-Est 1 1 ,6 12,5 1 1 ,8 9,5 8,2 10,9 Centro 23,2 24,2 22,7 20,1 24,8 22,9 Sud 35,8 38,3 41 ,7 50,1 43 , 1 42,2

Livello di istruzione della famiglia

Alto 44,4 42,9 3 1 ,3 29,0 33,8 35,4 Medio 33,1 34,1 3 8,1 33 ,0 37,2 35,3 Basso 22,5 23,0 30,6 38,0 29,0 29,3

Ceto sociale della famiglia Superiore 23,2 25,6 22,3 18,7 23 , 1 22,5 Medio impiegatizio 20,5 19,0 15,5 16,3 16,6 17,3 Medio autonomo 23,5 2 1 ,6 23,2 19,3 21 , 1 2 1 ,7 Operaio 32,8 33 ,7 39,0 45,7 39,2 38,5

chia e di combinazione fra contesti. Si tratta di gruppi che, rispetto all'identità territoriale, esprimono un note-vole grado di omogeneità interna e, al tempo stesso, ri-sultano ben distinti fra loro. Li presentiamo di seguito, proponendone, oltre agli specifici orientamenti in merito

1 62

Page 165: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Tab. 7.8. Orientamenti di valore e politici per la tipologia di appartenenza ferri-toriale (%)

Euro- Cosmo- Localisti Loca- Italiani Totale peisti poli ti integrati listi

(Regionalisti)

Orientamenti di valore Orgoglio di essere

italiano'' 84,4 80,8 93,2 88,9 93,0 88,3 Importanza di fare parte

dell'Europa unita* 92, 1 89,3 87,0 88,1 91 ,0 89,0 Gli immigrati sono

un arricchimento culturale* 42,4 49,8 3 1 ,4 28,8 28,2 35,8

Orientamenti politici Sinistra 1 1 ,6 13,7 5,5 5,6 7,0 8,4 Centro-sinistra 22,2 22,2 16,9 16,1 18,6 18,9 Centro 23,2 16,5 2 1 ,0 23 , 1 20,0 20,6 Centro-destra 18,2 12,1 19 ,4 12,9 16,9 15,8 Destra 3 ,0 6,9 6,5 8,3 8,7 6,9 Non risposta/

non si colloca 2 1 ,9 28,6 30,6 34,0 28,7 29,5

Intenzione di voto Partiti di Sinistra 25,2 2 1 ,2 16,3 15,7 2 1 , 1 19,2 Partiti di Centro-sinistra 9,3 7,3 5,7 5,8 7,6 6,8 Partiti di Centro-destra 13,9 10,1 15,3 12,5 13,5 13 ,1 Partiti di Destra 13 ,2 14,9 15,8 14,5 17,5 15,2 Leghe 2,0 3 ,4 3,2 3,6 3 ,9 3 ,3 Non risposta 36,4 43, 1 43,8 47,9 36,3 42,4

'' <<molto>> e «abbastanza>> d'accordo.

al territorio (fig. 7.3 ) , anche alcuni tratti anagrafici, socia­li e di atteggiamento (tabb. 7 .7 e 7 .8) . In questo modo è possibile definire una tipologia dell'identità territoriale dei giovani, delineando, al tempo stesso, il profilo sociale che li contrassegna.

I primi due tipi si caratterizzano in quanto aggregano i giovani il cui senso di appartenenza territoriale si indi­rizza esplicitamente ai contesti internazionali: l'Europa e il mondo in generale. Gli ultimi due, per contro, com­prendono i giovani maggiormente orientati su riferimenti geografici sub-nazionali. L'Italia, pur partecipando a defi-

1 63

Page 166: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

nire l'identità territoriale di tre dei precedenti tipi, costi­tuisce l'ambito di riferimento prioritario per un solo gruppo di giovani. Una conferma ulteriore della sua tra­sversalità, in quanto elemento integrativo e complementa­re per tutte le appartenenze territoriali.

6 . 1 . Gli «europeisti»

I giovani che fanno parte di questo gruppo si distin­guono per l'elevato grado di identificazione nell'Europa che esprimono. Al loro interno è, infatti, presente l'intera componente di coloro che indicano nell'Europa il riferi­mento geografico prioritario. Ad essi si affianca un setto­re significativo di soggetti che scelgono, invece, l'Italia come ambito privilegiato. Entrambi, però, proiettano questa identità territoriale primaria sullo sfondo interna­zionale più esteso: il mondo intero. Si tratta, cioè, di gio­vani lontani dallo spirito localista, i quali impostano la loro identità territoriale sul legame fra nazione e Europa­nazione e mondo. È il gruppo più ridotto, in quanto comprende il 13 % del campione. Ciò non può generare eccessiva sorpresa, dato il disincantato atteggiamento con cui, come si è visto, i giovani guardano all'Europa.

Gli europeisti mostrano un profilo sociale e culturale molto netto. Sono principalmente studenti, appartengono a famiglie della borghesia o del ceto medio pubblico, con livello di istruzione elevato. Manifestano una presenza più consistente nel Nord e soprattutto nelle regioni del Nord-Ovest. Esprimono, com'è ovvio, un convinto orgo­glio europeista, ancor più che nazionale. L'apertura del loro orizzonte territoriale si traduce in atteggiamenti di maggiore tolleranza verso l'immigrazione extracomunita­ria. Politicamente, infine, si definiscono di sinistra o di centro-sinistra, non solo in quanto a posizione, ma anche a preferenza partiti ca (il 25 % di essi si dicono elettori del PDS o di Re). I giovani «europeisti» interpretano, quindi, bene il profilo sociale e lo spirito civico ispirato dall' af­fermarsi di valori di tipo «post-materialista», coerenti con

1 64

Page 167: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

il modello delineato e «sperimentato» dalle note ricerche di Inglehartu.

6.2. I «cosmopoliti»

Comprende l'intera componente dei giovani che rico­noscono nel contesto mondiale il loro ambito di riferi­mento privilegiato. Ha un'estensione maggiore rispetto a quella delineata dagli «europeisti»: 20%. D'altronde, lo si è già visto, lo spirito «cosmopolita» rivela una maggiore capacità d'attrazione tra i giovani. Come nel caso prece­dente, incontriamo un consistente settore di giovani che si riconoscono nella realtà nazionale. L'ambito di riferi­mento «secondario» anche in questo caso è proiettato su scala internazionale: l'Europa. Si tratta, in altri termini, di un tipo di identità complementare a quello appena de­scritto. In entrambi i casi, infatti, i soggetti si muovono in uno sfondo ampio, in proiezione internazionale. La diffe­renza sta nel riferimento principale, che in questo caso è il mondo intero. Una definizione che, rispetto a quella europeista, ha forse minori implicazioni «istituzionali» (l'Europa rinvia a un sistema di norme e di organismi ben preciso, il mondo no) , ma evoca un quadro di valori sicuramente rilevante e significativo, caratterizzato dal tradizionale distacco dal localismo, in nome del richiamo all'universalismo. In questo modo si spiega il peso, più li­mitato che fra gli europeisti e quindi praticamente nullo, registrato dalla città e dalla regione come riferimenti pri­mari oppure secondari dell'identità. Nello stesso senso va, inoltre, il maggior grado di <<Valorizzazione» espresso nei confronti dell'immigrazione extracomunitaria. Sotto il profilo sociale, i «cosmopoliti» risultano molto simili agli «europeisti». Se ne distinguono per la maggiore presenza di uomini e, quanto alla provenienza sociale, per un' ap­partenenza alla borghesia ancora più accentuata. Sul pia-

13 Cfr. Inglehart [1983 e 1993] .

1 65

Page 168: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

no degli orientamenti politici, i cosmopoliti confermano la preferenza a sinistra registrata fra gli «europeisti», tut­tavia, rispetto ad essi, dimostrano un maggiore distacco dai partiti, in particolare da quelli di sinistra. Anche in ciò si coglie il segno di un atteggiamento meno «istituzio­nalizzato» rispetto a quello di coloro si riconoscono nel­l'Europa.

6.3 . I «Iaea listi>>

Sul versante opposto rispetto a coloro che collocano la loro identità territoriale in un quadro internazionale -europeo o cosmopolita - si pongono i «localisti», una classe piuttosto estesa di giovani (oltre il 20% del totale) , i quali situano i riferimenti territoriali nei contesti più vi­cini a loro: la città in cui vivono, in prima istanza, e, in posizione complementare, la regione. Il loro rapporto con il territorio si sviluppa, quindi, per cerchi concentri­ci, a partire dal loro specifico mondo di vita: dalla comu­nità locale alla regione, arrivando, al più, sino al contesto italiano. n resto pare non contare. Hanno un profilo so­ciale molto preciso. Pesano maggiormente, al loro inter­no, i giovani esterni al mercato del lavoro, di provenienza sociale prevalentemente operaia, con un retroterra fami­liare caratterizzato da un livello di istruzione medio-bas­so. Il loro localismo, peraltro, non implica distacco dal­l'identità nazionale. Al loro interno la componente di co­loro che si dicono «orgogliosi di essere italiani» coincide con la media generale. I «localisti», piuttosto, sono fra coloro che guardano con maggiore inquietudine al feno­meno dell'immigrazione. Politicamente, essi si distinguo­no per una maggiore propensione di destra (che fa il paio con una adesione limitatissima alle posizioni di sini­stra) e per una preferenza per la Lega più marcata. n che risulta coerente con le attese , mentre lo è assai meno la distribuzione territoriale. L'unica area nella quale questo tipo di orientamento appare sovrarappresentato è infatti il Mezzogiorno. Ma ciò non fa che confermare come il

1 66

Page 169: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

localismo sia un fenomeno diffuso in tutto il Paese, anche se si traduce in modo assai diverso, sul piano del rappor­to con lo Stato e con la politica14 •

6.4. I «localisti integrati» (regionalistz)

n loro ambito di riferimento primario si divide fra città e regione. L'appartenenza urbana, anzi, al loro inter­no supera quella regionale. Tuttavia, in nessun altra clas­se il peso della regione, come primo riferimento geografi­co, è altrettanto considerevole. In entrambi i casi, tutta­via, la patria locale si inscrive in quella nazionale. Locali­sti «e» italiani, dunque. E questo tratto li distingue in modo netto dai giovani descritti in precedenza. Per que­sto li abbiamo definiti «integrati», oltre che <docalisti». Si tratta, peraltro, della situazione più diffusa. Vi rientrano circa il 28% dei giovani. Non sorprende, allora, che essi riproducano, in generale, i lineamenti sociali e gli atteg­giamenti «medi» del campione. Fra i pochi tratti che ca­ratterizzano il profilo di questo gruppo vi sono la presen­za di donne e la provenienza dal ceto medio autonomo, superiori alla media e, inoltre, l'orientamento politico moderato, spostato verso centro-destra.

6.5 . Gli «italiani>>

L'identità nazionale, come si è visto, riveste una signi­ficativa importanza per tutti i tipi di giovani presentati in precedenza, con la sola eccezione dei «localisti». Tutta­via, per questo gruppo essa assume un peso dominante. I due terzi dei giovani che vi rientrano, infatti, dicono di riconoscersi anzitutto nell'Italia. Anche in questo caso, però, non si tratta di un interesse esclusivo e tanto mar­cato da farne motivo di contrapposizione. Tutti questi

14 Come ha precisato efficacemente Segatti [1996, 129- 136].

1 67

Page 170: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

giovani, infatti, hanno nel contesto locale e urbano il rife­rimento secondario e complementare. Si tratta, dunque, di un tipo di identità territoriale speculare rispetto a quella appena descritta. Se quella comprende i giovani che al tempo stesso si dicono localisti «e» italiani, qui, al contrario, troviamo soggetti che si definiscono italiani «e» localisti. Per questo, preferiamo definirli «italiani», piut­tosto che «nazionalisti». Perché la loro adesione a questo riferimento territoriale non pare essere ispirata dal rico­noscimento di un'identità nazionale forte e caratterizzata ideologicamente (basta osservare l'incidenza, al loro inter­no, della preferenza politica per la Lega), ma piuttosto da un'appartenenza più generale e meno impegnativa. Tale da permettere, come si è detto, l'integrazione con le «pa­trie» locali.

Gli «italiani» rappresentano circa il 16% del campio­ne. Non presentano tratti sociali e di atteggiamento parti­colari. Si modellano sulla «media sociale» e sono, d un­que, trasversali rispetto a tutte le principali distinzioni. Ciò vale anche per la preferenza politica e per la distri­buzione territoriale, a conferma di come questi tipi di orientamento non abbiano una geografia troppo caratte­rizzata. Diverso, probabilmente, sarebbe stato l'esito se, invece di rilevare l'identità territoriale in «positivo», la si fosse considerata in funzione «oppositiva», registrando le fratture e i contrasti fra periferia e centro e fra le diverse appartenenze locali. E spostando il confronto dal riferi­mento territoriale in quanto tale alla sua traduzione isti­tuzionale e politica.

7 . Localistz: italiani e cosmopolitz: senza contraddizioni

L'identità territoriale dei giovani si traduce, dunque, in una pluralità di combinazioni fra contesti e ambiti di riferimento. A fare da sfondo e da elemento coesivo è so­prattutto l'Italia, la quale si presenta così come una cor­nice in grado di riassumere e di aggregare le altre princi­pali fonti di appartenenza territoriale: quelle <<locali», in

1 68

Page 171: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

primo luogo, le quali prevalgono decisamente su quelle internazionali. Le appartenenze locali, peraltro, in quanto riferimenti «primari» dell'identità territoriale, appaiono prioritarie anche rispetto a quella nazionale. I giovani tendono, cioè, a definirsi prima in base alla loro apparte­nenza locale e urbana e successivamente in quanto italia­ni. L'ipotesi sulla debolezza dell'idea di nazione in Italia fra i giovani ne esce sostanzialmente confermata. Solo per una componente ridotta l'Italia appare un contesto iden­titaria gerarchicamente sovraordinato agli altri, capace di includerli e di organizzarli. Nella maggioranza dei casi essa appare invece come un elemento complementare, in­tegrante e integrativo. Questo, tuttavia, non va considera­to necessariamente un fattore negativo. Può, al contrario, essere valutato come una risorsa, oltre che una necessità. Il localismo, che la ricerca conferma essere un orienta­mento diffuso un po' in tutte le zone, riflette infatti un tratto radicato nel Paese: la pluralità di tradizioni storiche a livello urbano e regionale, la profonda differenziazione socioeconomica non solo fra Nord e Sud, ma anche in­terna a queste aree. Difficile per un'identità nazionale troppo forte coesistere con le diverse identità locali; e an­cor di più competere, oppure imporsi e sovrapporsi alle altre. Così, la «debolezza» dell'identità nazionale può es­sere considerata quasi una «connotazione necessaria», perché in grado di tenere assieme le diverse, marcate, identità locali e di adattarsi a quelle «sovranazionali», non meno esplicite e caratterizzate. I giovani ieri come oggi continuano a definirsi vicentini (o napoletani oppure fiorentini) , vene ti (o siciliani o emiliani) , italiani ed euro­pei (o cittadini del mondo) senza troppi problemi e senza vincoli di fedeltà troppo rigidi15 • n problema, semmai, è

15 Ciò riflette le considerazioni di Alessandro Cavalli riportate da Rusconi [ 1997, 45] , quando sostiene che «dovremo imparare a distri­buire i nostri sentimenti di appartenenza in modo che nessuna unità possa pretendere la nostra fedeltà assoluta (. . . ) . ll nostro dovrà essere un patriottismo distribuito e, se mi si passa l'espressione, un patriotti­smo debole». Il fatto è che, almeno tra i giovani, queste considerazio­ni, piuttosto che un orizzonte di valore, disegnano un dato di realtà.

169

Page 172: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

che in questo modo i conflitti e le tensioni nei confronti del centro e fra gli stessi riferimenti dell'identità territo­riale (fra i «localismi») tendono a proporsi e a riemerge­re, in modo ricorrente, assumendo intensità critica. Tut­tavia, è difficile, per la stessa ragione, che ciò possa pro­durre fratture e contrapposizioni insanabili. Perché l'identità locale, che si conferma tanto importante per la società italiana, non è in alternativa a quella nazionale. Appare, invece, in rapporto di reciprocità. Così, almeno per i giovani, l'Italia continua a proporsi, come ha sugge­rito con molta efficacia Paolo Segatti, una «nazione di compaesani».

1 70

Page 173: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO OTTAVO

PERCEZIONE DELLE NORME SOCIALI E TRASGRESSIONE

l . Premessa

Commentando i risultati della terza indagine IARD era stato messo in luce come i dati sulla devianza differissero da quelli delle due edizioni precedenti per il fatto che gli indici della propensione trasgressiva dei giovani, stabili per tutti gli anni Ottanta, avevano cominciato ad incre­mentarsi in modo piuttosto sensibile. n fenomeno era sta­to spiegato con il progressivo allentamento del senso di legittimità nel contesto culturale e civile del nostro Paese, travagliato da endemiche tendenze di crisi1 • Tra il 1992 e il 1996, con le note vicissitudini nazionali che hanno mes­so a dura prova la credibilità istituzionale, si è ridotto ul­teriormente lo spazio della legittimità e si è indebolita, nel contempo, la cogenza del rispetto delle regole sociali e della legalità. Non sorprende pertanto come nell'ultima indagine IARD sulla condizione giovanile si registri un ul­teriore avanzamento non solo delle tendenze a trasgredire ad alcune regole culturali e di costume ma anche della disponibilità a violare norme codificate dalle leggi. L'in­certezza e l'insicurezza che sembrano segnare questi tem­pi si riflettono con tutta evidenza sulla dimensione etica delle nuove generazioni.

Come nelle altre tre edizioni, anche nell'indagine del 1996 è stata proposta agli intervistati una lista di compor­tamenti che, a vario titolo, possono essere considerati im­plicitamente od esplicitamente trasgressivi; alcuni di essi costituiscono vere e proprie azioni illegali perseguite pe­nalmente, altri invece si riferiscono a scelte esistenziali

l Si veda Buzzi [1993 , 179-193 ] .

1 71

Page 174: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

del tutto legittime ma eterodosse rispetto alla morale co­mune, o perlomeno a quella dei settori più tradizionali della società, e pertanto appaiono potenzialmente a ri­schio di sanzione sociale in quanto non conformi ai mo­delli e alle aspettative istituzionalizzate2 • Per ciascuno dei comportamenti si è chiesto: a) se l'intervistato lo ritenesse o meno socialmente criticato; b) se, nella sua valutazione personale, lo considerasse o meno ammissibile; c) se fosse potuto capitare di compierlo oppure se escludesse questa eventualità. Come già nelle precedenti indagini le risposte a questi tre tipi di domande esprimono, nell'ordine, la percezione che i giovani hanno delle norme sociali, il gra­do di rigorosità oppure di permissività delle regole di condotta personali, la propensione a trasgredire.

I comportamenti proposti al giudizio degli intervistati identificano:

- l'area dei rapporti economici, che prevede infrazioni relative ai doveri del buon cittadino (evadere le tasse, non pagare il biglietto dell'autobus, assentarsi dal lavoro sen­za essere realmente ammalati) o piccoli reati contro la proprietà (sottrarre qualcosa in un negozio senza pagare) ;

- l'area dei rapporti familiari e sessuali, che inerisce a condotte che pur interpretando l'evoluzione dei costumi nella nostra società si pongono in modo dirompente con­tro la morale tradizionale (rapporti prematrimoniali, con­vivenza al di fuori del matrimonio, divorzio, relazioni ex­tra matrimoniali, omosessualità, aborto) ;

- l'area dell'addiction, che riguarda il consumo di so­stanze a valenza psicotropa siano esse illegali (droghe) o meno (fumo, abuso di alcol) ;

- l'area della violenza e del vandalismo, che compren­de azioni individuali aggressive nei confronti di persone

2 Dei diciassette comportamenti utilizzati, quattordici costituisco­no il nucleo originario della lista e sono pertanto confrontabili con tutte le tre edizioni precedenti della ricerca; per due comportamenti il confronto è possibile solo per alcune edizioni; un comportamento, fu­mare tabacco, che solo recentemente sembra essere oggetto di una progressiva stigmatizzazione sociale, è stato inserito per la prima volta.

1 72

Page 175: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

(fare a botte per far valere le proprie ragioni) , violenze collettive (scontri tra tifosi di squadre avversarie) , dan­neggiamenti a cose (teppismo contro beni pubblici) .

2 . La percezione delle norme sociali

Un rapido sguardo sulla percezione delle norme so­ciali non mostra particolari novità rispetto al passato: nel complesso tutti i comportamenti proposti appaiono ai giovani come largamente criticati dalla società. L'azione maggiormente deviante è ritenuta, come negli anni prece­denti, l'assunzione di droghe pesanti seguita dal furto, dall'omosessualità, dal teppismo sportivo, dal vandalismo, dall'assunzione di droghe leggere, dall'infedeltà coniugale (tab. 8 . 1 ) .

Analizzando tuttavia la variazione nel tempo di quanti considerano non accettati dalla morale sociale i vari com­portamenti, è possibile individuare tre fenomeni sotto­stanti. n primo identifica un ampio raggruppamento di azioni che sembra non mostrare cambiamenti significativi a conferma che in un contesto sociale, pur sottoposto a profonde trasformazioni, valori e norme non possono mutare repentinamente nell'arco di pochi anni (spiccano per stabilità tutti i comportamenti considerati maggior­mente devianti ma anche altri quali l'abuso di alcol, l'eva­sione fiscale o il divorzio) . Un secondo fenomeno riguar­da un'unica azione - l'aborto - che con il tempo viene vista sempre di più criticata dalla società. L'ultimo feno­meno segnala invece la tendenza a giudicare alcuni com­portamenti meno gravemente che in passato: è il caso di due azioni relative all'area dei rapporti economici (è con­siderato un po' meno sanzionato dall'etica comune il viaggiare senza biglietto su un mezzo pubblico o l' assen­tarsi dal lavoro senza essere realmente ammalati) e di due scelte relative all'area dei rapporti familiari e sessuali (per i rapporti prematrimoniali ci sono oramai più giovani che pensano siano tollerati dalla società di quanti siano con­vinti del contrario, la convivenza al di fuori del matrimo-

1 73

Page 176: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 8. 1 . Variazione nel tempo della percezione delle ·norme sociali. Percentuale di coloro che considerano criticati dalla società i diversi comportamenti per anno di rilevazione (età: 15-24 anni)

1983 1987 1992 1996

Area dei rapporti economici - Viaggiare sui trasporti pubblici senza pagare 79,5 74,6 64,6 62,7 - Assentarsi dal lavoro quando

non si è realmente malati 77,6 72,8 67,1 68,7 - Prendere qualcosa in un negozio senza pagare 91 ,8 91,9 90,2 89,9 - Dichiarare al fisco meno di quanto si guadagna 74,3 72,3 70,8 71 ,7

Area dei rapporti familiari e sessuali - Divorziare 65,0 66,0 62,1 66,3 - Avere rapporti sessuali senza essere sposati 52,4 50,0 40,9 41 ,9 - Avere esperienze omosessuali 88,2 91 ,6 91 ,5 89,9 - Convivere senza essere sposati 63,8 61,7 57,2 52,7 - Avere una relazione con una persona sposata 82,4 82,1 81,8 83,4 - Abortire 72,1 75,4 78,8 80,8

Area dell' «addiction» - Fumare tabacco 3 1 , 1 - Ubriacarsi 78,6 78,5 77,5 78,5 - Fumare occasionalmente marijuana 90,1 91 ,1 88,7 85,7 - Prendere droghe pesanti (eroina) 95,2 96,1 97,5 96,1

Area della violenza e del vandalismo - Fare a botte per far valere le proprie ragioni 66,6 70,4 67,2 69,0 - Fare a botte con i tifosi di una squadra

avversaria 90,7 88,7 - Produrre danni a beni pubblici 90,1 88,8 87,1

nio è ritenuta socialmente accettata da quasi la metà degli intervistati quando nel 1983 ne erano convinti poco più di un terzo) .

All'interno di una stabilità generale della percezione dell'etica sociale, va pertanto sottolineato come i giovani sembrerebbero propensi a considerare la società meno ri­gida sia nei confronti delle azioni che ineriscono alle scel­te di rapporto tra individui consenzienti sia nei confronti di quelle che infrangono le regole della doverosità civile.

1 74

Page 177: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

3 . Le norme individuali

Vi è un dato costante che accomuna tutte e quattro le indagini lARD e riguarda la tendenza dei giovani a giudi­care se stessi più permissivi e tolleranti di quanto venga percepita la società nella quale essi vivono. La compara­zione nel tempo di ciò che può essere considerato perso­nalmente ammissibile vede ulteriormente incrementarsi la flessibilità con cui i giovani valutano le regole di condotta individuale della sfera affettiva e sessuale: i rapporti ses­suali prima del matrimonio e la convivenza hanno perso totalmente agli occhi della stragrande maggioranza dei giovani qualsiasi valenza trasgressiva e la stessa omoses­sualità, che negli anni Ottanta rimaneva un tabù sociale per i due terzi dei campioni intervistati, viene ora reputa­ta una scelta ammissibile da quasi la metà dei giovani. L'elemento che sottostà a questi trends evolutivi sembra essere determinato dall'accrescersi della tolleranza verso tutto ciò che riguarda il libero arbitrio di una persona. È in questo senso che può essere spiegato - ma qui proba­bilmente agisce anche il fallimento delle numerose cam­pagne di prevenzione - l'aumento sorprendente della tol­leranza verso l'abuso di alcol e, soprattutto, verso il con­sumo di droghe leggere. Questi ultimi due fenomeni regi­strano un incremento rispettivamente di 7 e di 1 1 punti percentuali nel giro di soli quattro anni.

Non tutti i comportamenti sottoposti alla valutazione godono di maggiore tolleranza rispetto al passato; in al­meno due casi l'opinione giovanile sembra mostrare un tendenziale irrigidimento. Questi riguardano i comporta­menti violenti come mezzo per imporre le proprie ragioni e le relazioni extraconiugali come rottura di un patto di fedeltà, comportamenti la cui ammissibilità è in costante ridimensionamento dal 1983 (tab. 8.2) .

Mettendo a confronto la percezione delle norme so­ciali con le regole di condotta individuale si conferma quel quadro prima accennato della maggiore permissività giovanile. n discorso però è più complesso di quanto sembrerebbe a prima vista dal momento che molti com-

1 75

Page 178: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 8.2. Variazione nel tempo delle regole di condotta individuale. Percentuale di coloro che considerano personalmente ammissibili i diversi compor-tamenti per anno di rilevazione (età: 15-24 anni)

1983 1987 1992 1996

Area dei rapporti economici - Viaggiare sui trasporti pubblici senza pagare 26,3 25,5 35,1 36,8 - Assentarsi dal lavoro quando non si è

realmente malati 28,6 32,2 38,3 3 1 , 1 - Prendere qualcosa in un negozio senza pagare 10,9 9,3 9,3 6,5 - Dichiarare al fisco meno di quanto si guadagna 24,9 28,7 28,3 25,3

Area dei rapporti familiari e sessuali - Divorziare 73,8 74,1 78,6 77,0 - Avere rapporti sessuali senza essere sposati 79,9 79,8 84,9 87,8 - Avere esperienze omosessuali 36,7 30,9 40,8 49,5 - Convivere senza essere sposati 76,2 79,0 77,9 84,1 - Avere una relazione con una persona sposata 53,0 49,3 48,0 45,8 - Abortire 57,6 51 ,8 47,5 5 1 ,0

Area dell' «addiction>> - Fumare tabacco 85,7 - Ubriacarsi 49,8 49,6 49,2 56,0 - Fumare occasionalmente marijuana 26,9 20,8 27,6 38,6 - Prendere droghe pesanti (eroina) 8,8 6,7 7,7 8,2

Area della violenza e del vandalismo - Fare a botte per far valere le proprie ragioni 35,7 33 ,7 3 1 ,6 26,3 - Fare a botte con i tifosi di una squadra awersaria - 7,0 7,6 - Produrre danni a beni pubblici 6,2 3,6 4,9

portamenti, sottoposti al duplice giudizio etico sociale ed individuale, vengono valutati in modo diverso prefiguran­do coincidenze o difformità tra i due piani in oggetto. Ci aiuta a tal proposito la tabella 8.3 che ricostruisce il rap­porto tra percezione delle norme sociali e criteri di am­missibilità personale. Nella prima colonna della tabella vengono riportate le percentuali relative alla perfetta coincidenza, in senso restrittivo, tra etica sociale ed etica individuale nel giudicare i singoli comportamenti; il che vuol dire che su entrambi i piani le azioni sottese vengo­no ritenute inammissibili. Nella seconda colonna la coin­cidenza assume una valenza permissiva: è infatti riportata la percentuale degli intervistati che concordano con quel-

1 76

Page 179: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 8.3. Coincidenze e discrepanze tra norme sociali e regole di condotta indivi-duale. Percentuale di coloro che considerano personalmente ammissibi-li o non ammissibili i diversi comportamenti in rapporto alla loro per-cezione dell'etica sociale (età: 15-29 annz)

Coincidenza Coincidenza Discrepanza Discrepanza tra etica sociale tra etica sociale tra etica sociale tra etica sociale

e etica individuale e erica individuale (restrittiva) e (permissiva) e (entrambe (entrambe etica individuale etica individuale restriuive) permissive) (permissiva) (restritdva)

Prendere droghe pesanti 89,4 0,6 7,6 2,4 Rubare in un negozio 84,9 1 , 1 6,1 7,9 Produrre danni a beni pubblici 84,7 0,6 3 ,7 1 1 ,0 Fare a botte tra tifosi 84,2 1 ,4 5,7 8,7 Fare a botte per le proprie ragioni 56,6 10,6 14,1 18,6 Evadere le tasse 54,7 1 1 ,5 15,5 18,2 Assentarsi dal lavoro 53,9 13,0 16,1 17,0 Non pagare il biglietto 44,6 14,8 19,6 20,9 Fumare marijuana 53,5 6,1 32,9 7,5 Relazioni extramatrimoniali 46,5 9,4 38,0 6,2 Esperienze omosessuali 44,6 6,1 45,9 3 ,4 Abortire 41 ,9 12,6 39,4 6,1 Ubriacarsi 37,7 13 ,5 42,3 6,4 Divorziare 15,9 28,6 50,2 5,2 Convivenza 10,7 41 ,9 42,2 5,2 Rapporti prematrimoniali 7,6 55,8 32,8 3 ,7 Fumare tabacco 6,7 61,0 25,1 7,3

le che ritengono siano le regole sociali, considerando non criticabili i comportamenti connessi. Le ultime due co­lonne completano il quadro prospettando i due casi di difformità nei quali ad un'etica individuale tollerante contrasta un'etica sociale percepita come più restrittiva (terza colonna) e, al contrario, a regole di condotta indi­viduale rigide si associa una visione di società eccessiva­mente permissiva (quarta colonna) .

I nostri indicatori di convergenza/ divergenza etica si dividono grossomodo in quattro gruppi.

Nel primo prevale indiscutibilmente l'uniformità di giudizio tra sfera sociale e sfera personale nel valutare ne­gativamente comportamenti che assumono pertanto signi­ficati di devianza esplicita; tra essi troviamo l'assunzione

1 77

Page 180: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

di eroina, il furto in negozi, l'azione vandalica e il teppi­smo sportivo.

Più complesso il secondo gruppo di comportamenti costituito da infrazioni di carattere economico (evadere le tasse, assenteismo, non pagare il biglietto) a cui si aggiun­ge la violenza come mezzo per imporre le proprie ragio­ni. In questi casi l'accordo tra privato e sociale nel giudi­care trasgressive queste azioni concerne solo poco più della metà del campione intervistato mentre tra minoran­ze consistenti emerge sia la maggiore tolleranza giovanile verso questa tipologia di condotte, sia la maggiore rigoro­sità personale che porta alcuni giovani a differenziarsi da un'etica sociale ritenuta debole e poco responsabile: due posizioni contrastanti che costituiscono un buon esempio di come i giovani possano essere disomogenei al loro in­terno.

Il terzo gruppo di comportamenti vede il campione dividersi a metà tra coloro che si percepiscono allineati con i valori comuni nello stigmatizzare l'uso delle droghe leggere o dell'alcol, le relazioni extramatrimoniali, le esperienze omosessuali, le pratiche abortive, e tra coloro che su questi ambiti si considerano più tolleranti del mondo adulto.

Il quarto gruppo è definito da comportamenti che vengono accomunati da una tolleranza diffusa non solo tra i giovani ma anche nel contesto sociale più vasto; questi ultimi comportamenti che hanno perso o stanno perdendo qualsiasi significato trasgressivo sono i rapporti sessuali prematrimoniali, la convivenza, il divorzio, a cui si aggiunge il fumo di sigaretta, circondato da una inso­spettabile tolleranza che ridimensiona in modo consisten­te la presupposta progressiva emarginazione sociale dei tabagisti.

4 . Le tendenze alla trasgressione

È tuttavia nelle azioni concrete che si misura la reale propensione trasgressiva degli individui. Le indagini IARD

1 78

Page 181: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 8.4. Variazione nel tempo degli atteggiamenti di «non esclusione» della possibilità di trasgredire alle norme sociali. Percentuali di coloro che ri-tengono possibili i diversi comportamenti, o che comunque non esclu-dono la possibilità di compierli, per anno di rilevazione (età: 15-24 anni)

1983 1987 1992 1996

Area dei rapporti economici - Viaggiare sui trasporti pubblici senza pagare 53,9 54,6 62,1 65,7 - Assentarsi dal lavoro quando non si è

realmente malati 49,1 50,5 55,9 54,0 - Prendere qualcosa in un negozio senza pagare 14,9 12,8 12,7 14,1 - Dichiarare al fisco meno di quanto si guadagna 42,5 40,4 37,8 40,3

Area dei rapporti familiari e sessuali - Divorziare 72,3 70,1 72,8 75,3 - Avere rapporti sessuali senza essere sposati 79,6 79,6 84,3 88,1 - Avere esperienze omosessuali 10,8 5,2 4,4 7,4 - Convivere senza essere sposati 64,6 64,9 65,8 73,3 - Avere una relazione con una persona sposata 56,1 49,6 49,8 48,6 - Abortire 42,9 42,0 40,4 45,7

Area dell' «addiction» - Fumare tabacco 60,9 - Ubriacarsi 5 1 ,0 49,3 48,7 60,1 - Fumare occasionalmente marijuana 18,4 14,6 19,1 3 1 ,0 - Prendere droghe pesanti (eroina) 5 ,7 3 ,8 3 ,3 6,6

Area della violenza e del vandalismo - Fare a botte per far valere le proprie ragioni 44,6 43,7 40,1 38,0 - Fare a botte con i tifosi di una squadra awersaria 1 1 ,6 13,7 - Produrre danni a beni pubblici 10,1 7,7 9,2

si sono da sempre affidate alla domanda relativa alla pos­sibilità di compiere i comportamenti proposti («Le po­trebbe capitare dL») dal momento che in molti casi non è certamente opportuno, nel contesto di una ricerca estensiva su questionario, chiedere esplicitamente agli in­tervistati se erano già incorsi in tali comportamenti. La tabella 8.4 illustra quindi non già l'incidenza delle con­dotte trasgressive ma la probabilità con cui i giovani ri­tengono possibile praticarle. È altresì ovvio che nella ta­bella compaiono azioni che abbiamo visto avere perso qualsiasi valenza deviante ed è pertanto necessario, per

1 79

Page 182: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 8.5. Coincidenze e discrepanze tra comportamenti e regole di condotta indi­viduale. Percentuale di coloro che considerano personalmente ammissi­bili o non ammissibili i diversi comportamenti in rapporto alla possibi­lità di poter/i compiere (età: 15-29 anni)

Coincidenza Coincidenza Discrepanza Discrepanza tra etica personale tra etica personale tra etica personale tra etica personale e predisposizione e predisposizione (resrriuiva) e (permissiva) e

all'azione all'azione predisposizione predisposizione (entrambe {entrambe all'azione all'azione restriuive) permissive) (pennissiva) (restrittiva)

Produrre danni a beni pubblici 90,3 1,4 5,4 3 ,0 Prendere droghe pesanti 88,6 1,7 3 ,2 6,6 Fare a botte tra tifosi 85,3 3 ,8 7,7 3 ,3 Rubare in un negozio 83,4 3 ,2 9,4 4,0 Fare a botte per le proprie ragioni 58,3 18,1 16,7 6,7 Evadere le tasse 54,7 21 ,0 18,3 6,0 Fumare marijuana 54,2 23,5 6,8 15,5 Assentarsi dal lavoro 47,1 24,4 23,8 4,7 Non pagare il biglietto 33,1 29,3 32,4 5,2 Esperienze omosessuali 46,9 6 ,1 1 ,2 45,8 Relazioni extramatrimoniali 39,9 36,0 12,8 1 1 ,3 Abortire 39,6 36,3 8,4 15,6 Ubriacarsi 30,1 43,7 14,0 12,2 Divorziare 12,6 66,2 8,5 12,7 Convivenza 13,1 67,0 2,8 17,1 Rapporti prematrimoniali 7,4 83,3 3 ,9 5,4 Fumare tabacco 1 1 ,4 56,5 2,6 29,5

dare maggior significato all'analisi, comparare costante­mente i criteri di ammissibilità di norme e regole con la propensione a trasgredirle3 (si veda la tab. 8.5 ) .

Prendendo contemporaneamente in considerazione, per brevità espositiva, sia l'evoluzione del fenomeno nelle quattro rilevazioni IARD, sia il confronto tra morale indi­vi duale e percezione delle proprie possibilità d'azione, si delineano queste tendenze:

3 Poiché le modalità di risposta previste erano «SÌ», «no», «non so» in rapporto alla possibilità di compiere ciascun comportamento proposto è possibile interpretare le affermazioni positive come tenden­za alla violazione normativa, quelle negative come accettazione della norma e il «non so» come instabilità del codice morale. Per questa ra­gione si sono accomunati i «SÌ» con i «non so» considerandoli come espressione di una potenziale propensione trasgressiva.

180

Page 183: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

a) Nell'area dei rapporti familiari e sessuali si consoli­da l'orientamento, già evidente nell'indagine del 1992, a considerare i rapporti sessuali prematrimoniali, la convi­venza non vincolata dal matrimonio, il divorzio, come pratiche entrate a pieno diritto nella morale comune: vengono infatti largamente accettate sul piano dell'am­missibilità sociale e personale né si esclude che all'intervi­stato possa capitare di adottarle. L'infedeltà nel matrimo­nio e l'aborto appaiono invece prospettive assai contra­state: sanzionate da una metà del campione, tollerate dal­l' altra metà. È da sottolineare che ciascuno dei comporta­menti citati presenta una percentuale di ammissibilità personale quasi simile alla percentuale relativa alla possi­bilità (anche teorica) di compierlo; ciò segnala in questi ambiti una buona coerenza tra sfera morale e condotte individuali. I rapporti omosessuali mostrano invece un grosso divario tra riconoscimento di ammissibilità e pos­sibilità di avere tali esperienze. Prendendo come parame­tro emblematico di trasgressività nell'area dei rapporti af­fettivi e sessuali le relazioni extramatrimoniali, viene a confermarsi lo stereotipo culturale che vuole il maschio (60,3 %) molto più predisposto all'infedeltà della femmi­na (37 ,9%); meno decisa è invece la distanza che separa le regioni centrosettentrionali (52 %) da quelle meridiona­li (45 ,4%) .

b) Nell'area dei rapporti economici la situazione appa­re stazionaria: non si notano rispetto alle passate edizioni dell'indagine significativi scostamenti. Un certo allenta­mento della doverosità civile è ribadito dall'alta propen­sione a trasgredire alle regole in alcuni campi specifici (ad esempio il non pagare il biglietto sui trasporti pubbli­ci, o l'assentarsi in modo non giustificato dal lavoro, o evadere le tasse). In tutti questi casi il livello riconosciuto di ammissibilità del comportamento è notevolmente infe­riore alla possibilità di adottarlo; vi è dunque consapevo­lezza di una discrasia tra condotte auspicate e condotte agite. Un tale atteggiamento appare ampiamente diffuso in tutti i gruppi elementari considerati senza che si pon­gano differenze significative per sesso, classe sociale, area

181

Page 184: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

geografica; solo con l'aumentare dell'età è possibile nota­re l'attenuarsi del fenomeno e un certo recupero della re­sponsabilità sociale del giovane. n rubare qualche oggetto in un negozio si conferma un comportamento considera­to grave ed evitato dalla maggioranza, ma non da un gio­vane ogni sette.

c) Nell'area della violenza e del vandalismo si registra dal 1983 al 1996 una lenta ma progressiva contrazione della propensione ad utilizzare la violenza come mezzo per far valere le proprie ragioni ed ancor meno un tale comportamento è ritenuto ammissibile. Nondimeno si deve segnalare come il teppismo sportivo e gli atti di van­dalismo, nel complesso piuttosto contenuti nel campione generale, assumono rilevanza tutt'altro che trascurabile nel gruppo dei minorenni di sesso maschile: in questo caso la possibilità di incorrere in scontri violenti con tifo­si di una squadra avversaria non è esclusa dal 26,8% dei giovani, mentre la possibilità di danneggiare beni pubbli­ci riguarda il 20,6%. La devianza violenta è dunque un fenomeno essenzialmente legato al sesso e all'età e già tra i 18 e i 20 anni si riduce sensibilmente; poco influente, a differenza di quanto si sarebbe potuto pensare, è invece il ruolo esercitato da condizioni di maggiore o minore privilegio: l'istruzione dei genitori, così come la classe so­ciale di appartenenza, non hanno alcun rapporto con questa propensione trasgressiva.

d) L'area dell' addiction ovvero quella del consumo delle sostanze psicotrope presenta le maggiori novità. Tra il 1992 e il 1996 si è innestata una forte tendenza all'au­mento dell'esposizione all'alcol e alle droghe. L'eventuali­tà di ubriacarsi è ritenuta possibile dal 60% del campione (circa due maschi ogni tre e una femmina ogni due), quel­la di fumare droghe leggere dal 3 1 % del campione (anche in questo caso più maschi delle femmine) . Entrambi gli indicatori trovano la loro massima incidenza tra i giovani 18-20enni e registrano un sorprendente incremento ri­spetto al 1992. Anche il rischio eroina, che nella edizione precedente dell'indagine coinvolgeva il 3 ,3 % dei giovani, oggi è raddoppiato. Come si è visto, l'abuso di alcol e il

182

Page 185: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

consumo di droghe leggere è peraltro considerato etica­mente ammissibile da larghe fasce giovanili (rispettiva­mente dal 56% e dal 39%) . Nel complesso la cultura del­l' addiction appare risentire fortemente dell'influenza delle caratteristiche ambientali di residenza e di quelle socio­culturali d'origine ma la regola generale è riconducibile ad un unico principio: l'esposizione alle sostanze si incre­menta progressivamente aumentando le condizioni di be­nessere; così si innalzano gli indici di propensione all'uso di droghe leggere o all'abuso di alcol passando dalle re­gioni meridionali a quelle centro-settentrionali, dai piccoli centri alle grandi metropoli, dalle famiglie con livelli cul­turali modesti a quelle con un grado di istruzione elevato, dalle classi operaie a quelle borghesi.

Un'analisi più particolareggiata dei risultati sopra de­scritti rileva che le suddivisioni per area di comportamen­to presentano forti omogeneità interne: chi ad esempio esprime una forte propensione alla violenza ha nel con­tempo un'alta contiguità a possibili comportamenti teppi­stici, chi invece appare molto libera! nella sfera sessuale tende ad esserlo per tutti i comportamenti prospettati (a parte le esperienze omosessuali) , e così via. Alcune ecce­zioni e alcune correlazioni significative tra comportamenti inclusi in aree trasgressive differenti suggeriscono tuttavia un supplemento di analisi. Per meglio chiarire questi aspetti si è fatto ricorso ad una analisi fattoriale che ha permesso l'individuazione di quattro modelli trasgressivi. Nel processo di ottimizzazione di questa procedura stati­stica sono stati eliminati tre items relativi alla devianza di tipo economico (evasione fiscale, assenteismo, non pagare il biglietto) , poco significativi ai fini proposti dal momen­to che apparivano talmente trasversali da non contribuire alla caratterizzazione di nessun fattore4•

4 Oltre ai tre comportamenti attinenti la sfera economica sr e espnnto anche quello relativo all'omosessualità. I risultati dell'analisi fattoriale, eseguita con il metodo di rotazione varimax sui tredici items residui, sono sufficientemente soddisfacenti (la varianza spiegata è del

183

Page 186: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

n primo fattore risulta collegato esclusivamente al­l' area dei rapporti familiari e sessuali, vale a dire a quei comportamenti (convivenza, divorzio, rapporti prematri­moniali, aborto, relazioni extraconiugali) che abbiamo vi­sto essere largamente diffusi tra i giovani, in particolare tra i maschi, tra figli di famiglie di elevata estrazione so­ciale e di buon background culturale, nelle regioni setten­trionali, nelle aree metropolitane.

n secondo fattore identifica tre comportamenti di na­tura diversa ma con forti connessioni tra loro: il consumo di eroina, il rubare qualcosa da un negozio, il danneggia­re beni pubblici; non è un caso che proprio queste tre azioni - tra quelle più stigmatizzate dalla grande maggio­ranza dei giovani - si trovino accomunate in un unico modello deviante che appare riferito soprattutto a adole­scenti di entrambi i sessi; la presenza dell'elemento fem­minile in questa dimensione della devianza è in effetti piuttosto sorprendente.

Il terzo fattore rileva la classica cultura dell' addiction con fumo, alcol e droghe leggere. È da notare come l'eroina si associ al secondo fattore e non a questo, il quale, più che esprimere un orientamento deviante vero e proprio, manifesta piuttosto alcuni tratti della cultura giovanile condivisi soprattutto da una agguerrita mino­ranza di 18-20enni più frequentemente di sesso maschile e di buona condizione socio-culturale.

Il quarto e ultimo fattore è definito dai due compor­tamenti violenti presenti in lista: violenza come mezzo per far valere le proprie ragioni e violenza come scontro sportivo. Pur con valenze diverse l'aggressività nei con­fronti dell'altro sembra avere un'origine comune nei tratti della personalità di alcuni maschi minorenni. La diffusio-

53 %) . I punteggi fattoriali di ciascuno dei quattro fattori sono stati trasformati, attraverso il metodo della regressione, in altrettante varia­bili metriche che illustrano la posizione di ciascun soggetto, o la posi­zione media di ciascun gruppo elementare, rispetto alle dimensioni considerate.

184

Page 187: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2

• m 25-29 - • m 21-24

• m 18-20 •

M 15-17 (l)

«l "'

• F 15-17 "' "' (l)

o "' • f 2 1 -24

"'' t (l)

,.fi .....:1

-1 -

f 18-20 • f 25-29 •

-2 l l l l -3 -2 -1 o 2 3

Cultura dell'addiction

FIG. 8.1 . Orientamento alla libertà sessuale e cultura dell'addiction per sesso ed età.

ne si concentra soprattutto tra i giovani residenti in re­gioni meridionali.

Nel panorama complessivo delle propensioni trasgres­sive emerge una certa segmentazione all'interno dell'uni­verso giovanile. Nel caso della devianza esplicita, rappre­sentata soprattutto dal secondo (eroina, furto, vandali­smo) ma anche dal quarto fattore (violenza) , vi è un evi­dente sovradimensionamento della classe di età adole­scenziale; nel caso invece degli aspetti diventati peculiari nella cultura giovanile, come quelli che emergono dal pri­mo e dal terzo fattore, sembra essere il genere a incidere maggiormente. Utilizzando i punteggi fattoriali forniamo una rappresentazione grafica relativa allo spazio indivi­duato dal fattore orientamento alla libertà sessuale e dal fattore cultura dell'addiction posti su piano cartesiano nel quale sono stati proiettati i gruppi definiti da sesso ed età. L'osservazione del quadrante in alto a destra mostra

185

Page 188: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

come il maggior coinvolgimento nelle aree del sesso e delle sostanze psicotrope riguardi sostanzialmente i ma­schi con oltre 18 anni ma, e questa è certamente una no­vità, vi trovi anche uno spazio il gruppo delle ragazze mi­norenni (15-17enni) (fig. 8. 1 ) .

5 . Cultura dell' «addiction» e uso delle droghe

La maggiore propensione all'abuso di alcol e al consu­mo di stupefacenti rivelatasi tra i giovani appare stretta­mente legata all'incremento di contatti con il mondo della droga. Osservando gli indicatori di contiguità presenti nel­le inchieste IARD si può notare come l'aumento negli anni sia costante: oggi i due terzi dei giovani conoscono persone che fanno uso di droghe; rispetto a dieci anni prima l'inci­denza del fenomeno è praticamente raddoppiata. Più della metà ha visto personalmente qualcuno che stava assumen­do droga, esperienza che riguardava solo i due quinti dei giovani intervistati nel 1987 . La ricerca segnala un 14% di intervistati che ammette esplicitamente di sentire desiderio di provare una droga. Pur dovendosi ipotizzare un certo sottodimensionamento quantitativo delle risposte a causa di probabili reticenze a confessare un simile interesse, dal punto di vista qualitativo l'espandersi del fenomeno è di­mostrato dal confronto temporale che vede negli ultimi dieci anni triplicare la sua consistenza (tab. 8.6).

L'essere stato oggetto di offerta esplicita di un qual­che tipo di droga è dichiarato da più di un terzo degli in­tervistati quando nel 1983 erano poco più di un quinto e nel 1992 un quarto. Un aumento che è anche un sintomo inequivocabile di un ampliamento del mercato. Mettendo in relazione l'offerta di droga con le abitudini dei giovani possono essere quantificati fenomeni in parte scontati ma di cui si hanno informazioni poco precise come, ad esem­pio, la diffusione della droga nelle discoteche. L'indagine rileva come l'abitudine alla frequentazione delle discote­che e la sua intensità riferita ai tre mesi precedenti l'inter­vista siano fortemente correlate al contatto diretto col

186

Page 189: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 8.6. Variazione nel tempo degli indicatori di contatto con il mondo della droga (età: 15·24 anni·%)

1983 1987 1992 1996

È capitato di: - Parlare con qualche persona che ha fatto uso

di droga 54,8 46,8 56,6 64,7 - Conoscere persone che fanno uso di droghe 39,3 32,8 54,9 64,0 - Vedere qualcuno che stava usando droga 44,7 39,1 43,7 52,6 - Sentirsi offrire qualche tipo di droga 2 1 ,1 24,9 36,7 - Vedere o toccare qualche tipo di droga 20,4 10,8 22,6 - Toccare qualche tipo di droga 2 1 ,5 - Sentire il desiderio di provare una droga 7,8 4,5 10,7 14,0

mercato: se al 56,5 % dei frequentatori assidui (almeno una volta alla settimana) è stata offerta qualche sostanza stupefacente, la probabilità di verificarsi di un simile evento tende a ridursi diminuendo le occasioni di fre­quenza; infatti chi ci va almeno una volta al mese (ma non tutte le settimane) risulta esposto al mercato nel 46, 1 % dei casi, chi ci è andato una o due volte negli ultimi tre mesi nel 34,6% dei casi e chi non ci è andato affatto vede ridursi la probabilità dell'evento al 26,3 % .

L'indicatore più diretto riguarda l'aver toccato con mano qualche tipo di droga, comportamento che nel complesso coinvolge un giovane ogni cinque. Come è evi­dente dalla figura 8.2, il contatto fisico con la sostanza ci propone un quadro diversificato. La maggiore incidenza si concentra tra i maschi delle grandi aree metropolitane del Centro-Nord. Nel complesso i maschi sono molto più esposti delle femmine, i residenti nelle grandi città di quelli che abitano nelle medie o nelle piccole, i residenti nelle regioni del Nord e del Centro di quelli che abitano nel Sud. Le meno coinvolte sono pertanto le femmine dei piccoli-medi centri del Sud (solo 1'8,4% di esse) .

La costruzione di un indice complessivo di esposizio­ne alla droga5 riassume, in un'ottica sintetica, il coinvolgi-

5 L'indice complessivo di esposizione è stato costruito secondo una logica additiva che somma occasioni e intensità di contatto.

187

Page 190: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

M - metropoli Centro-Nord M - metropoli Sud

M - altre città Centro-Nord F - metropoli Centro-Nord

M · altre città Sud F · metropoli Sud

F - altre ciuà Centro-Nord F - altre città Sud

o

19,2 17,9

16,9 8,4

10 20

50,3

33,3 3 1 ,9

30

30 40 50 60

FIG. 8.2. Incidenza del contatto fisico con la droga per sesso, ampiezza comu­ne e area geografica (%) .

78 82 85 89 92

Femmine Sud Basso Cenni bad:grmmJ 1 medio-piccoli

cuhural�,. o�;� ... ' ' .. o�!���

100

M celia campione

1 14 1 16 119 122

Cemro·Nord •Borghesi� _ ... ! - .. M;�schi

,. ... El(."v:Jto ... ' ( backgmufld � ' ... ��t�r�ls , ..

141

Metropoli

FIG. 8.3. Indice complessivo di esposizione al mondo della droga (media cam­pione = 100).

mento nella cultura dell'addù:tion. Posto uguale a 100 il valore medio di prossimità con il mondo della droga espresso dal campione è possibile individuare le caratteri­stiche socio-anagrafiche, culturali e territoriali che incre­mentano o, al contrario, fanno diminuire, le probabilità di contatto. Il risultato complessivo conferma gli elementi più volte accennati e ne specifica altri (cfr. fig. 8.3 ) . Oltre a sesso e residenza, anche il background culturale e la classe sociale della famiglia d'origine influenzano il ferro­menò massimizzandolo in coincidenza con le condizioni più favorevoli; con ciò si ribadisce una tendenza già rile­vata nella terza indagine IARD6 che associa il consumo di hashish e marijuana e l'abuso di alcol non a condizioni di

6 Buzzi [1983 , 198-204] .

1 88

Page 191: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

90

80

70

60

50

40

30

20

lO

o 1"------""'-=L-----' Esposizione eroina­

cocaina Esposizione acidi­

ecstasy

11.!1 Bassa D Media • Alta

Esposizione hashish­marijuana

FIG. 8.4. Indici di esposizione ai tre tipi di droga (%) .

disagio socio-economico o a deprivazione culturale ma a tratti generalizzati che connotano la cultura giovanile del­le aree e dei settori più avanzati del Paese.

Nella lettura dei dati fin qui esposti è opportuno di­stinguere tra tipi di sostanza poiché i fenomeni in oggetto si articolano diversamente. Ad esempio parlare con qual­cuno che ha fatto uso di droghe leggere, quali hashish o marijuana, appartiene all'esperienza del 46,8% del cam­pione, così come il 36,0% ha visto consumarle e il 20,8% ha toccato sostanze di questo tipo. L'esperienza di con­tatto con il mondo dell'eroina o della cocaina è meno fre­quente ma in termini relativi assai rilevante: il 25,6% ha parlato con consumatori, il 19 ,9% ha visto qualcuno usa­re queste droghe e il 2,3 % le ha toccate7. Le sostanze

7 Facendo un confronto con l'indagine del 1992 risultano in au­mento gli eventi di contatto con l'hashish e la marijuana ma non quel­li con eroina e cocaina che appaiono stabili. Da ciò può essere dedot­to che il grande incremento degli indici di esposizione alla droga sia supportato quasi esclusivamente dal maggior interesse dei giovani per le droghe leggere. Tale risultato appare confermato dal fatto che, sul frame del dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere, si registra

189

Page 192: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

psicotrope sintetiche (acidi, ecstasy, ecc.) sembrano esse­re assimilabili, come occasioni di contatto, più alle dro­ghe pesanti che a quelle leggere. Gli indici complessivi di esposizione quantificano il rischio addiction per ciascun tipo di droga (cfr. fig. 8.4) .

6. Conclusioni

Riprendendo idealmente, a quattro anni di distanza, le conclusioni al capitolo settimo del terzo rapporto IARD si potrebbero ribadire una per una tutte le considerazioni là avanzate: i fenomeni osservati sono gli stessi e le ten­denze riscontrate hanno continuato ad incrementarsi mo­strando spesso una notevole impennata dal punto di vista della loro incidenza sulla popolazione giovanile. Le rego­le di condotta individuale, owero la dimensione etica personale, si distanziano vieppiù dall'etica sociale, così come è percepita dai giovani; ciò provoca una evidente maggiore propensione trasgressiva che si rivela in alcuni ambiti particolari, come quello dell' addiction, all'interno del quale si sono registrati forti incrementi sia nei con­fronti dell'alcol che delle droghe leggere. Il fenomeno della trasversalità della propensione trasgressiva è pari­menti confermato: oggi sempre di meno gli atteggiamenti e i comportamenti non completamente allineati con la morale comune possono essere ricondotti a tratti socio­anagrafici precisi; anzi, se qualche distinzione è d'obbli­go, questa riguarda la maggiore esposizione al rischio droga di quei giovani che appartengono a gruppi elitari, owero a strati sociali elevati, di buona estrazione cultura­le, residenti nelle aree metropolitane delle regioni centrali e settentrionali del Paese. Un elemento di novità rispetto al passato è l'incremento delle propensioni trasgressive presso i minorenni, fenomeno che riguarda, in qualche caso, anche le ragazze.

un aumento dell'orientamento favorevole che passa dal 3 1 % del 1992 al 35% del 1996.

1 90

Page 193: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO NONO

RUOLI DI GENERE E VITA AFFETTIVA

l. Premessa

Ragazze e ragazzi tendono oggi ad essere sempre più simili per quanto riguarda i valori condivisi, gli interessi ma anche gli atteggiamenti e i comportamenti. Non si possono tuttavia non rilevare le significative differenze tra i due sessi che permangono nell'ambito socializzativo. Differenze culturali che si ripercuotono inevitabilmente a livello di aspettative e di progettualità e quindi di scelte, scolastiche e lavorative, che influiscono nel complesso sulla definizione e l'interpretazione dei ruoli adulti da parte dei maschi e delle femmine.

Ci riferiamo alla costruzione sociale dell'appartenenza di sesso ovvero all'insieme dei processi attraverso i quali la società attribuisce in modo differenziato i compiti agli uomini e alle donne, ne stabilisce le modalità di compor­tamento e di rapporto trasformando così le differenze biologiche in un elaborato culturale che ne delimita i de­stini all'interno di traiettorie previste.

Soprattutto nel momento in cui si analizzano i ruoli sessuali o si parla di coppia, e quindi del mondo di rela­zioni e interazioni all'interno del quale uomini e donne si incontrano, comunicano, si confrontano tra conflitti e complicità, non è possibile analizzare separatamente la condizione femminile da quella maschile. È inevitabile pertanto muoversi in un'ottica di genere considerando le differenze e le disuguaglianze, ma anche i punti d'incon­tro e d'integrazione, tra le due componenti del nucleo primario, base dell'affettività ed elemento fondante della famiglia. Un primo livello d'analisi può essere quello di osservare, secondo una visione integrata dei due sessi, le immagini che hanno l'uno dell'altro e le aspettative reci-

191

Page 194: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

proche per rilevare quanto esse divergano o si avvicinino alla necessaria prospettiva di collaborazione tra uomini e donne nel processo dialettico di definizione e ridefinizio­ne continua dei loro ruoli.

n concetto di genere implica il riferimento ad una realtà in costante mutamento: i due attori collettivi non accettano passivamente il destino che a loro è riservato ma mettono in discussione, e soprattutto la donna lo ha fatto, la propria condizione, i modelli di comportamento previsti; ricercano nuovi spazi, nuove dimensioni in cui identificarsi, scopi e strumenti diversi di realizzazione che inevitabilmente producono, in un processo continuo di trasformazione, soggetti mutati che intessono rapporti rinnovati.

Tali cambiamenti appaiono particolarmente significa­tivi tra i giovani in quanto soggetti non ancora costretti entro rigidi schemi culturali più propriamente legati ai ruoli adulti, e quindi più in grado di sperimentare model­li nuovi di comportamento al di fuori delle responsabilità e dei vincoli derivati dai compiti familiari e sociali.

Ciò risulta valido soprattutto oggi per il protrarsi del­la fase giovanile che accomuna a lungo una grande parte di soggetti in uno «stato di moratoria», di «non scelta» nei confronti del proprio futuro ma anche perché l'inter­pretazione dei ruoli di genere appare sempre meno rigida e definita. Tale condizione si verifica quanto meno in li­nea teorica perché nella pratica dei fatti, per i vincoli de­rivati soprattutto dal ruolo paterno e materno, i giovani all'ingresso nella vita adulta tendono a rientrare nei per­corsi tradizionali che consentono comunque, a differenza di un tempo, una maggior libertà di azione e di scelte.

Le precedenti indagini lARD sulla condizione giovani­le non ci offrono informazioni specifiche rispetto a tale ambito. È certo tuttavia che oggi i giovani rappresentano in modo diverso il loro essere maschi o femmine rispetto alla generazione precedente, anche se non c'è linearità nel cambiamento, costellato com'è di contrasti e contrad­dizioni. I rapporti intercorrenti tra i due sessi, sicuramen­te meno stereotipizzati, si caratterizzano nei termini di

1 92

Page 195: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

maggior egualitarismo pur nascondendo, come vedremo, alcuni tratti tradizionali principalmente in relazione all'in­terpretazione del ruolo materno. Le relazioni tra ragazzi e ragazze sono più paritarie, normalmente basate sul con­fronto e non sulla sopraffazione o imposizione degli uni sulle altre, sulla possibilità di comunicare sentimenti, stati d'animo e di confronto tra i diversi punti di vista.

T ali trasformazioni culturali influenzano inevitabil­mente l'affettività e i legami interpersonali esistenti all'in­terno della coppia che si modifica mantenendo la sua prioritaria posizione nella vita relazionale non solo giova­nile; anzi essa sembra acquisire rilevanza sempre maggio­re come punto di riferimento psicologico e affettivo, come base per la personale sicurezza in una società cen­trata sul privato, che esalta la dimensione intimista dimo­strando per converso sfiducia nel collettivo e nel sociale.

Ed è proprio mettendo al centro dell'interesse giova­nile la coppia e la relazione tra i due generi che si esalta­no le contraddizioni e si evidenziano le aspettative reci­proche divergenti.

2 . La percezione dei ruoli di genere

Per ot.tenere informazioni su come i giovani interpre­tano i ruoli di genere all'interno della famiglia e nella so­cietà, ovvero per conoscere le aspettative che essi hanno nei confronti dell'attuale o futuro partner e le funzioni che attribuiscono a uomini e donne nella vita sociale, ab­biamo proposto loro nove affermazioni, riferite ad alcuni stereotipi maschili o femminili, rispetto alle quali è stato chiesto di esprimere il grado di accordo su una scala a quattro livelli (da «molto» a «per niente» d'accordo).

Le frasi utilizzate (tab. 9.1) colgono varie dimensioni quali il potere decisionale e quello economico all'interno della famiglia, la valenza autorealizzativa del lavoro, l'im­portanza della bellezza, la predisposizione al sacrificio e alla cura dei bambini piccoli. Si è cercato di rilevare inol­tre quanto sia condivisa l'idea di parità in relazione ad

193

Page 196: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 9 .1 . Grado di accordo su alcune affermazioni relative ai ruoli di genere in rapporto al sesso (%)

Totale Maschi Femmine

È soprattutto l'uomo che deve mantenere la famiglia Sono d'accordo 32,2 40,4 23,8 di cui: - Molto d'accordo 9,4 1 1 ,5 7,2 - Abbastanza d'accordo 22,8 28,9 16,6

Per una donna è molto importante ersere attraente Sono d'accordo 63 ,1 69,1 57,1 di cui: - Molto d'accordo 17,1 21 , 1 13 ,0 - Abbastanza d'accordo 46,0 47,9 44,1

Una donna sa /are le sterse cose che sa fare un uomo Sono d'accordo 69,7 65,4 74,1 di cui: - Molto d'accordo 27,7 22,2 33,2 - Abbastanza d'accordo 42,0 43,2 40,9

È giusto che in casa sia l'uomo a comandare Sono d'accordo 13,4 20,7 6,1 di cui: - Molto d'accordo 4,2 6,4 2,0 - Abbastanza d'accordo 9,2 14,3 4,1

Sarebbe giusto che anche gli uomini aiutassero a /are le /accende domestiche

Sono d'accordo 86,9 81,3 92,7 di cui: - Molto d'accordo 47,0 34,4 59,8 - Abbastanza d'accordo 39,9 46,9 32,9

Per l'uomo più che per le donne è molto importante avere successo ne/ lavoro

Sono d'accordo 47,4 5 1 ,5 43,3 di cui: - Molto d'accordo 20,4 2 1 ,6 19,1 - Abbastanza d'accordo 27,0 29,9 24,2

In politica la presenza delle donne in posizioni importanti è ancora insufficiente

Sono d'accordo 74,6 68,2 81,2 di cui: - Molto d'accordo 36,2 26,6 46,0 - Abbastanza d'accordo 38,4 41 ,6 35,2

1 94

Page 197: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 9 . l. (segue)

Totale Maschi Femmine

Una donna è capace di sacrificarsi per la famiglia molto più di un uomo

Sono d'accordo 74,7 71 , 1 78,2 di cui: - Molto d'accordo 44,9 38,7 51 , 1 - Abbastanza d'accordo 29,8 32,4 27, 1

In presenza di figli piccoli, è sempre meglio che il marito lavori e la moglie resti a casa a curare i figli

Sono d'accordo 69,6 66,6 63,4 di cui: - Molto d'accordo 33 ,3 38,1 28,5 - Abbastanza d'accordo 36,3 28,5 34,9

abilità e competenze della donna rispetto all'uomo o di doverosità della partecipazione maschile alle faccende do­mestiche. Infine è stata chiesta una valutazione sulla pre­senza femminile in politica.

L'orientamento maggiormente presente tra i giovani evidenzia una visione interpretativa dei ruoli di genere di tipo paritario; essa prevede la interscambiabilità dei com­piti domestici, la compartecipazione dei partners nel man­tenere la famiglia oltre che nel prendere le decisioni, ri­conosce simili capacità di tipo manuale e intellettuale a maschi e femmine, lamenta una sotto-rappresentazione di queste ultime nella vita politica del Paese.

Emerge tuttavia in misura consistente l'immagine di una specificità della donna strettamente ancorata alla cura e all'educazione dei figli, di una donna sempre pronta a sacrificarsi per la famiglia in misura superiore all'uomo.

Pur all'interno di una prospettiva formalmente parita­ria, l'identità femminile sembra quindi ancora giocarsi nell'ambito familiare mentre quella maschile risulta per­manere legata al ruolo professionale; il successo nel lavo­ro è del resto considerato da molti giovani più importan­te ai fini della realizzazione dell'uomo rispetto a quanto lo sia per la sua compagna.

195

Page 198: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Troviamo inoltre una ridotta seppur significativa rap­presentanza di «irriducibili», per i quali è l'uomo che deve comandare ed essere l'unico percettore di reddito mentre è solo la donna ad essere la responsabile e ad as­sumersi l'onere delle faccende domestiche.

Si riafferma, infine, lo stereotipo della bellezza come attributo importante della donna; i due terzi del campio­ne ne evidenziano la rilevanza.

In questo quadro generale i maschi tendono maggior­mente a difendere i propri privilegi che tradizionalmente li esentano dai compiti domestici (1'81 ,3 % contro il 92,7 % delle femmine ritiene che gli uomini dovrebbero aiutare per le faccende domestiche) e attribuiscono loro il potere decisionale (il 20,7 % dei ragazzi pensa che in casa sia giusto che l'uomo comandi rispetto al 6, 1 % delle ragazze) ; sono essi, inoltre, a fornire in misura superiore un modello tradizionale della donna-madre e ad attribuir­si un ruolo predominante nel mantenimento della fami­glia (il 40,4% dei maschi contro il 23 ,8% delle femmine) . Sono sempre i maschi infine a rilevare in misura inferiore la condizione di disuguaglianza della donna in politica (68,2 % dei ragazzi a confronto dell'8 1 ,2% delle ragazze).

Non emergono invece differenze eclatanti tra i vari gruppi d'età nella percezione dei ruoli di genere anche se i più giovani ( 15 -17 anni) - che evidentemente, sia ma­schi che femmine, sono alle prese con il tentativo di defi­nire la propria identità di genere - risultano più tradizio­nalisti riconoscendosi maggiormente nell'immagine diffe­renziata delle funzioni dei due sessi; ciò in particolare av­viene rispetto alla possibilità di comandare in famiglia e a sottovalutare la scarsa presenza delle donne in posizioni di potere nella politica.

Allo stesso modo sono i giovani appartenenti alle fa­miglie meno istruite a rimanere ancorati ad una visione conservatrice delle funzioni dei coniugi all'interno della famiglia: in misura più che doppia rispetto ai figli di lau­reati e diplomati sostengono che la donna debba essere la responsabile della cura dei bambini anche a scapito del proprio impegno extra-domestico (2 1 ,8% contro 45,3 %)

196

Page 199: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

e ad essa del resto riconoscono maggiormente la capacità di sacrificarsi per la famiglia (32,2% contro 52,2%) . Co­mandare e mantenere la famiglia sono compiti ricono­sciuti come maggiormente adatti all'uomo.

Tale immagine tradizionale della divisione dei compiti tra i sessi sembra appartenere del resto, anche se in modo meno netto e costante, alla classe operaia e ai figli di lavoratori autonomi; in particolare sono le dimensioni economica e lavorativa ad apparire più connotate al ma­schile per questi giovani.

Le stesse dimensioni sono attribuite al maschio in mi­sura superiore anche dai figli delle casalinghe: un'immagi­ne che riflette il modello di divisione dei compiti all'in­terno della loro famiglia dove la madre non percepisce un reddito e da questo discende probabilmente una posi­zione di minor potere decisionale; il fatto che i giovani con madre casalinga attribuiscano essenzialmente alla donna la cura dei bambini non è altro che la riproposi­zione del ruolo materno.

L'appartenenza territoriale sembra modificare l'imma­gine del ruolo di genere: chi vive al Sud enfatizza in par­ticolare le funzioni di comando come tipiche maschili, in misura quasi tre volte superiore a chi risiede al Nord, ed in percentuale ancora superiore attribuisce all'uomo la responsabilità di guadagnare per mantenere la famiglia.

Il dichiararsi credente e l'attribuire molta importanza alla religione nella propria vita non sembra influire signi­ficativamente sul modo di rappresentare l'immagine dei due sessi da parte dei giovani; si evidenzia tuttavia una più spiccata attribuzione del ruolo materno alla donna e di quello lavorativo all'uomo.

L'essere sposato o aver avuto esperienza di convivenza porta a vedere, più alle donne che agli uomini, un mag­gior spirito di sacrificio al femminile e a cogliere in modo particolare l'importanza della presenza materna nella cura dei figli. L'aver sperimentato concretamente i problemi legati alla divisione dei compiti all'interno della coppia o in famiglia, e ancor di più l'aver avuto un figlio, eviden­zia gli ostacoli che rendono poco agevole la costruzione

197

Page 200: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 9.2. Tipologia relativa ai ruoli di genere per le variabili che l'hanno deter-minata (%)

Parità Uguaglianza Tradizione Supremazia assoluta nella differenza e modernità maschile

È soprattutto l'uomo che deve mantenere la famiglia 7,7 49,7 12,8 88,0

Per una donna è molto importante essere attraente 45,7 28,6 84,4 76,5

È giusto che in casa sia l'uomo a comandare 78,6 72,9 81 ,6 30,9

Una donna sa fare le stesse cose che sa fare un uomo 1 , 1 7,3 2,7 58,0

Sarebbe giusto che anche gli uomini aiutassero a fare le faccende domestiche 96,6 92,5 92,8 57,0

Per l'uomo più che per le donne è molto importante avere successo nel lavoro 17,6 7,5 63,8 93,5

In presenza di figli piccoli, è sempre meglio che il marito lavori e la moglie resti a casa a curare i figli 0,0 100,0 89,0 93,7

di un rapporto paritario in relazione al lavoro domestico e di cura; ciò a causa delle difficoltà, non solo maschili, di contrapporsi ai modelli culturali ancora più diffusi che portano inevitabilmente la donna ad assumersi maggior carico familiare e quindi a rendersi conto, o ad essere ri­conosciuta dal compagno, di sacrificarsi maggiormente per la famiglia.

La presenza di varie sfaccettature nella rappresenta­zione dei ruoli di genere da parte dei giovani ci ha porta­t o, nell'ottica di approfondire e specificare il quadro di riferimento, ad individuare una tipologia che raggruppas­se gli intervistati intorno a quattro modalità omogenee di orientamento1 (tab. 9.2 e fig. 9 . 1 ) .

l Tramite una cluster analysis, condotta su sette dei nove items proposti, abbiamo identificato quattro diversi gruppi. Per tale analisi non abbiamo considerato le affermazioni relative alla posizione della

198

Page 201: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Tradizione e modernità

38,5

Uguaglianza nella differenza

18,1

Parità assoluta 24,9

FIG. 9. 1 . Tipologia relativa ai ruoli di genere (%).

Supremazia maschile

1 8,5

Al primo gruppo, che intende i rapporti tra maschi e femmine secondo un'ottica di parità assoluta, appartiene circa un quarto del campione. Questi giovani ritengono nella quasi totalità che l'uomo debba aiutare la donna nelle faccende di casa; in questo caso la formulazione più adeguata della proposizione sarebbe stata: «Uomini e donne devono concorrere allo stesso modo alle funzioni domestiche». Prevedibilmente alla donna sono ricono­sciute le stesse capacità di un uomo al quale viene negata ogni supremazia in termini decisionali come d'altronde non viene attribuita la funzione principale di manteni­mento della famiglia. Caratterizza tale gruppo il fatto di non attribuire necessariamente alla madre, a differenza del resto degli intervistati, il compito di restare a casa per accudire i figli piccoli mentre il marito va a lavorare; il lavoro è ritenuto un ambito importante per entrambi.

donna nella politica e alla sua capacità di sacrificarsi per la famiglia in quanto non tratteggiano in modo definito e in senso unidirezionale l'immagine del ruolo femminile ed hanno presentato, probabilmente proprio per questa caratteristica, una certa ambiguità di andamento tra i vari sottogruppi.

199

Page 202: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Possiamo definire questo tipo come «puro» in quanto i soggetti che vi appartengono esprimono delle opinioni nettamente omogenee al loro interno e difformi rispetto agli altri raggruppamenti; soltanto riguardo alla rilevanza della bellezza femminile il sottogruppo si divide a metà tra favorevoli e contrari.

Il secondo raggruppamento, identificabile in una con­dizione di uguaglianza nella differenza, comprende circa un giovane ogni sei. L'orientamento che lo caratterizza è l'accettazione sostanziale del ruolo materno e domestico della donna ma solo quando la presenza di bambini pic­coli lo richiede, altrimenti la parità tra i generi è garanti­ta. La moglie, quindi, è meglio che stia a casa se ci sono figli in età prescolare da accudire e al contempo il marito deve pensare al mantenimento della famiglia. L'impegno e il successo nel lavoro non devono tuttavia interessare necessariamente solo l'uomo, il quale, peraltro, non ha al­cun diritto di comandare ma deve anzi aiutare la moglie nelle faccende di casa. Sempre nell'ottica della parità tra i generi, una percentuale del tutto minoritaria di giovani appartenenti a questo tipo ritengono importante per la donna essere attraente.

Il terzo gruppo, il più numeroso, corrispondente a quasi i due quinti del campione, sottolinea il doppio ruo­lo della donna in un'ottica pertanto di tradizione e mo­dernità. Una donna dunque che ha l'indipendenza econo­mica e concorre con il marito al mantenimento della fa­miglia; soltanto ad essa spetta tuttavia il compito di cura­re i figli piccoli mettendo in secondo piano la propria a t­tività extra-domestica. Data la prevalenza del ruolo ma­terno su quello lavorativo essa riconosce in buona misura al maschio, o quanto meno questo se l'attribuisce, la rile­vanza del successo nel lavoro ma non la possibilità di co­mandare in casa dove è giusto che aiuti la moglie nelle faccende domestiche. La realizzazione della donna appare dunque essere legata all'ambito familiare anche se possia­mo ipotizzare un'interpretazione modernista della tradi­zione rilevando la presenza di una forte componente con­sumistica che porta, ad esempio, ad apprezzare partico-

200

Page 203: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

larmente, in misura decisamente superiore rispetto agli altri sottogruppi, la bellezza per la donna. Essa intende adeguarsi o confrontarsi - e se vista dal punto di vista maschile è apprezzabile che lo faccia - con l'immagine femminile glamour proposta dalla pubblicità e dalla moda.

Dal quarto gruppo, di orientamento decisamente tra­dizionale, emerge chiara la supremazia maschile all'interno della famiglia; esso comprende poco più di un sesto del campione. Per i giovani che vi fanno riferimento la divi­sione dei ruoli è molto precisa: la moglie deve stare a casa ad accudire i bambini mentre il marito, unico per­cettore di reddito, ricerca il successo nel lavoro. Solo una minoranza riconosce inoltre alla donna capacità simili al­l'uomo; questo è il dato più significativo caratterizzante questo tipo assieme al fatto che più della metà concorda nell'attribuire la funzione di comando all'uomo e non ri­tiene necessario che quest'ultimo aiuti la moglie nelle fac­cende di casa. Alla donna quindi la responsabilità totale dei compiti domestici e materni sotto l'ala protettiva del­l'uomo; l'impegno e la realizzazione maschile riguardano invece l'ambito professionale e in famiglia, pur collabo­rando poco, si assume il diritto di decidere per tutti. Analizzato dal punto di vista femminile, tale modello di ruoli sessuali equivale all'accettazione dell'immagine più tradizionale della donna che non ne prevede l'autonomia ma ne esalta la funzione materna che le dà la sicurezza e il prestigio, non togliendole tuttavia l'onere della bellezza, qualità che la rende particolarmente apprezzata.

I tipi emersi si distribuiscono in m9do differenziato in base alle variabili socio-economiche. E interessante an­notare innanzitutto che sono i due gruppi minoritari in termini percentuali e con caratteristiche precise e con­trapposte ad essere significativamente influenzati dal ge­nere: la rivendicazione della parità assoluta nella coppia avviene maggiormente da parte delle ragazze che in misu­ra inferiore si identificano in un'immagine tradizionale di divisione differenziata e diseguale dei compiti familiari e sociali (tab. 9.3 ) .

201

Page 204: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 9.3 . Tipologia relativa ai ruoli di genere per sesso, livello culturale familia­re, classe sociale di appartenenza, area geografica (%)

Tipologia

Parità assoluta Uguaglianza nella differenza Tradizione e modernità Supremazia maschile

Tipologia

Parità assoluta Uguaglianza nella differenza Tradizione e modernità Supremazia maschile

Tipologia

Parità assoluta Uguaglianza nella differenza Tradizione e modernità Supremazia maschile

Sesso Livello culturale familiare

Totale Maschi Femmine Alto Medio Basso

24,9 18,7 3 1 ,2 33 2 23,9 17,8 18,1 18,3 17,9 17,7 19,5 17,7 38,5 36,9 40,1 37,4 37,7 39,6 18,5 26,1 10,7 1 1 ,7 18,9 24,9

Classe sociale familiare

Superiore Impiegatizia Autonoma Operaia

32,2 19,4 22,0 20,9 15,4 30,8 19,1 18,6 36,4 39,3 37,2 39,6 16,0 10,4 21 ,6 21 ,0

Area geografica

Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole

29,2 28,2 27,3 19,8 22,1 19,7 20,4 18,5 16,6 15,6 40,0 40,1 37,4 35,8 41 ,0 1 1 ,2 1 1 ,3 16,8 27,8 2 1 ,2

Non emergono sostanziali differenze in termini di background culturale familiare nell'interpretazione dei ruoli di genere per quei giovani che ricercano una condi­zione di uguaglianza nella differenza e per quelli che pen­sano alla donna in un'ottica di tradizione e modernità, mentre è chiaro che un grado elevato d'istruzione della famiglia d'origine tende a privilegiare il valore della parità e della collaborazione tra i sessi e a negare la segregazione della donna nel ruolo materno. Interpretazione quest'ulti­ma maggiormente condivisa man mano che si abbassa il livello culturale: risulta più che doppia la percentuale di giovani del tipo supremazia maschile tra quelli che appar­tengono ad una famiglia d'istruzione bassa rispetto a

202

Page 205: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Femmina residente al Nord di livello culturale medio

Femmina resid�nte al Sud di livello culturale alto

Femmina residente al Nord di livello culturale alto

Femmina residente al Nord di livello culturale basso

Maschio residente al Nord di livello culturale alto

Femmina residente al Sud di livello culturale medio

Maschio residente al Nord di livdlo cultumle medio

Femmina residente al Sud di livello culturale basso

Maschio residente al Sud di livello culturale alto

Maschio residente al Nord di livello culturale basso

Maschio residente al Sud di livello culturale medio

Maschio residente al Sud di livello culturale basso

� 5,1

rJI 5,8

1 6,4

'l!lf'\11 6,7 �', .B 10,3

12,6

'ff<l:wiltll 16

.f1

o 5 IO 15

'Il 22,2

.• 24,9

26

39,8

l 41 , 9

20 25 30 35 40 45

FIG. 9.2. Incidenza del tipo «supremazia maschile» per sesso, area geografica e livello culturale familiare (%).

quelli d'istruzione alta. n contrario accade per gli intervi­stati che s'identificano nella parità assoluta (tab. 9.3 ) .

Le differenze in termini di classe sociale d ' apparte­nenza si riproducono in modo simile a quelle relative al background culturale; da annotare solamente che il tipo tradizionale ha la più scarsa rappresentanza tra i giovani di classe impiegatizia. I tradizionalisti raggiungono una consistenza minima anche tra coloro che vivono al Nord e massima tra chi vive al Sud.

Nel complesso possiamo dire che il secondo e il terzo gruppo sono trasversali rispetto alle variabili socio-demo­grafiche e territoriali mentre il primo e il quarto sono connotati chiaramente in modo contrapposto in base a sesso, classe sociale, cultura familiare e circoscrizione geografica. L'immagine egualitaria è maggiormente pre­sente tra le femmine del N or d di famiglia borghese con elevato background culturale mentre quella tradizionale è più comune tra i maschi di classe inferiore, provenienti da famiglie di cultura bassa residenti al Sud. Quest'ulti­ma affermazione viene confermata dalla figura 9.2 nella

203

Page 206: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 9.4. Tipologia relativa ai ruoli di genere per l'occupazione materna (%)

Tipologia

Parità assoluta Uguaglianza nella differenza Tradizione e modernità Supremazia maschile

Totale

24,9 18,1 38,5 18,5

Occupazione materna

Casalinga

19,8 18,6 39,8 2 1 ,8

Lavoratrice

30,6 17,9 36,3 15,2

quale risalta indiscutibile il carattere maschile e popolare dell'interpretazione tradizionale dei ruoli di genere. La gerarchia basata su di essa riproduce una scala che strati­fica i giovani su un continuum entro il quale l' apparte­nenza ambientale e di genere giocano un ruolo decisivo.

Si può notare che i gruppi più omogenei sono le fem­mine del Nord e i maschi del Sud rispetto ai quali il li­vello culturale familiare ha poco peso sull'interpretazione dei ruoli di genere a differenza delle femmine del Sud, per le quali avere genitori di istruzione medio-bassa com­porta l'avvicinamento al modello tradizionale maschile, e dei maschi del Nord che appaiono indotti dal livello me­dio-alto della cultura d'origine a non condividere tale orientamento.

Avere la madre casalinga piuttosto che lavoratrice in­cide sull'appartenenza ai vari tipi individuati (tab. 9.4). Evidentemente essere cresciute con un esempio materno di doppia presenza, domestica ed extra-domestica, facilita l'identificazione in un modello di coppia egualitario, ca­pendo quanto sia importante per la donna avere un aiuto e un appoggio nello svolgimento delle proprie attività da parte del partner o semplicemente considerando la colla­borazione e l'interscambio dei ruoli come una condizione ovvia e scontata.

L'essere studente o lavoratore, nonché le condizioni in cui si svolge l'attività lavorativa, influiscono sulle opi­nioni del giovane rispetto alla divisione dei ruoli nella fa­miglia (tab. 9.5 ) ; in particolare emerge che la condizione di studente porta ad intendere maggiormente in termini

204

Page 207: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 9.5. Tipologia relativa ai ruoli di genere per la condizione rispetto al lavoro (%)

Condizione rispetto al lavoro

Tipologia Totale Non studia Studia e Studia Lavoro Lavoro né lavora non lavora e lavora dipendente autonomo

Parità assoluta 24,9 18,9 3 1 ,7 34,9 19,4 19,0 Uguaglianza nella differenza 18,1 17,8 20,0 15,7 17 , l 15,6 Tradizione e modernità 38,5 39,4 36,2 35,5 42,2 36,5 Supremazia maschile 18,5 23 ,9 12,0 14,0 2 1 ,4 28,9

paritari i ruoli di genere rispetto a chi è occupato o di­soccupato o a chi è in attesa di lavoro. Aver assunto un ruolo economico adulto, soprattutto se in posizione auto­noma, sembra dunque favorire un'interpretazione tradi­zionale dei ruoli di genere o quanto meno significa avere un'immagine più realistica e vicina alla più comune con­dizione della donna che si trova a svolgere un'attività ex­tra-domestica ma anche ad adempiere a tutti gli impegni familiari e domestici.

Abbiamo identificato i quattro tipi di giovani rispetto al loro essere più o meno vicini ad un'immagine stereoti­pata dei ruoli di genere; osserviamo ora che esiste una coerenza tra le opinioni, in senso conservatore o innovati­vo, espresse a tal proposito e le opinioni che riguardano comportamenti più o meno di rottura rispetto alla morale corrente e alla concezione tradizionalista della famiglia, quali avere rapporti sessuali prima del matrimonio, convi­vere in mancanza di un vincolo matrimoniale, divorziare o abortire.

Analizzando le risposte degli intervistati in relazione all'ammissibilità dei comportamenti sopra indicati si evi­denzia come l'appartenere al tipo parità assoluta comporti una maggior disponibilità a riconoscersi in scelte non le­gate alla tradizione che intende il matrimonio come un'unione per la vita, un'istituzione solo all'interno della quale è consentito avere rapporti sessuali e convivere (tab. 9.6).

205

Page 208: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 9 .6. Ammissibilità di alcuni comportamenti per la tipologia relativa ai ruoli di genere (%)

Tipologia

Comportamenti Parità Uguaglianza Tradizione Supremazia assoluta nella differenza e modernità maschile

Divorziare 85,2 74,5 81,1 65,4 Avere rapporti sessuali

al di fuori del matrimonio 91 ,5 84,9 90,9 81 ,1 Convivere senza matrimonio 90,2 81 ,6 86,6 70,2 Abortire 61,0 46,3 50,9 43,3

TAB. 9.7. Eventualità che alcuni comportamenti possano capitare per la tipologia relativa ai ruoli di genere (%)

Tipologia

Comportamenti Parità Uguaglianza Tradizione Supremazia assoluta nella differenza e modernità maschile

Divorziare 32,4 21 ,7 24,0 20,9 Avere rapporti sessuali

al di fuori del matrimonio 76,8 69,2 74,7 69,6 Convivere senza matrimonio 59,7 42,6 48,1 38,5 Abortire 20,3 13 , 1 14,0 12,0

Non solo i giovani che si riconoscono in un modello paritario di coppia ritengono ammissibile divorziare, abortire, convivere e avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio ma pensano, seppur in misura decisa­mente più contenuta, che potrebbero trovarsi a fare tali scelte, ritenendole dunque accettabili e concretamente praticabili da loro stessi nel futuro (tab. 9.7 ) . n compor­tamento che meno discrimina i soggetti appartenenti ai quattro tipi e nello stesso tempo che più avvicina opinio­ni e comportamenti è l'avere rapporti al di fuori del ma­trimonio; tale risultato può essere considerato una con­ferma del fatto che i giovani sempre più reputano come normale tale scelta indipendentemente dagli orientamenti ideali a cui fanno riferimento. Non si può certamente af-

206

Page 209: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

fermare ciò per la convivenza al di fuori del matrimonio, rispetto alla quale gli intervistati si pongono in modo so­stantivamente diverso sia per la sua ammissibilità che per la eventualità che possa loro capitare.

Si può quindi concludere che un'immagine innovativa dei rapporti tra i sessi porta con sé un atteggiamento più anticonvenzionale che non limita l'esperienza della con vi­venza e i rapporti sessuali all'interno del matrimonio ma che induce anche a considerare le relazioni non necessa­riamente definitive: si può rimettere in discussione un matrimonio o decidere di non far nascere un figlio che è stato concepito. Riferimenti più tradizionali conducono a non rischiare e a non contravvenire alle regole.

3 . I significati del rapporto di coppia

Innanzitutto rileviamo che solo poco più della metà (58%) degli intervistati afferma di avere un rapporto di coppia stabile e tra questi in misura superiore sono fem­mine (66% contro il 50% dei maschi) . C'è da tenere inoltre in considerazione, nel giustificare tale disparità, il fatto che ancora oggi, sia pure in modo più contenuto che nel passato, le donne tendono ad avere relazioni con uomini di età maggiore che, nel caso delle più adulte, ri­guardano soggetti non compresi nel campione. Vi sono però probabilmente anche ragioni culturali data la posi­zione centrale che esse attribuiscono all'amore e il mag­gior investimento in esso: le ragazze tendono a considera­re con più serietà e in termini privilegiati il rapporto amoroso a differenza del giovane maschio che lo vive maggiormente in un'ottica di sperimentazione.

Al crescere dell'età aumentano i giovani con esperien­za di coppia stabile: si passa da circa un terzo dei più giovani, a circa la metà dei 18-20enni, ai circa due terzi dei ragazzi di 21 -24 anni, per raggiungere quasi tre quarti dei 25-29enni. È da notare tuttavia che un giovane su quattro alla soglia dei trent'anni non vive ancora un rap­porto di coppia stabile (fig. 9.3 ) .

207

Page 210: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

72 25-29 anni

21 -24 anni

18-20 anni

15-17 anni

o 20 40 60 80

FIG. 9.3 . Presenza di un rapporto stabile per età (%) .

Per quanto riguarda i fattori considerati prioritari, fondamentali per il buon accordo di coppia, sono, quasi per tutti, il rispetto e la comprensz"one, seguiti dalla fedeltà e da una buona comunicazione (tab. 9.8) . I giovani pensa­no dunque che per costruire una coppia solida siano ne­cessarie innanzitutto la stima e la considerazione dell'al­tro ma anche la tolleranza e la capacità relazionale. Risul­tano importanti la correttezza e la chiarezza nonché lo scambio e l'intimità reciproci. Sorprende come la metà dei giovani non ritenga fondamentale una buona intesa sessuale e la condivisione di valori ed aspirazioni tra part­ners. L'indipendenza economica, così come il possedere un livello simile d'istruzione, appaiono in secondo piano.

Nel complesso troviamo identità di vedute, sensibilità ed esigenze simili in maschi e femmine: entrambi eviden­ziano quindi un modello di coppia di tipo intimista, basa­to sulla fusione e lo scambio affettivo ed emotivo in cui ci sia anche fedeltà reciproca. Le ragazze appaiono tutta­via più esigenti dei coetanei, chiedono in generale di più ed attribuiscono in particolare maggior rilevanza, ai fini del buon funzionamento della coppia, alla comprensione reciproca e alla capacità di comunicare.

L'età, e la maggior esperienza, portano a pretendere

208

Page 211: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 9.8. Fattori che contribuiscono maggiormente alla buona riuscita di un rap­porto di coppia in relazione al sesso (% relative alla risposta <<molto importante»)

Fattori

Rispetto dell'altro Comprensione reciproca Fedeltà reciproca Capacità di comunicare Intesa sessuale V al ori ideali e aspirazioni comuni Indipendenza economica di ognuno dei due Stesso livello di istruzione e cultura

Sesso

Totale Maschi Femmine

92,7 90,2 95,3 83,4 78,3 88,5 79,9 76,5 83,4 78,3 72,5 84,1 50,1 54,2 46,0 47,3 43,3 5 1 ,3 21 ,6 16,2 27,2 1 1 ,6 9,7 13,5

di più dal proprio partner: tutti i fattori considerati sono segnalati in misura superiore col trascorrere degli anni. In particolare i ragazzi più grandi sembrano apprezzare la possibilità di condividere gli stessi valori e gli stessi inte­ressi culturali con il/la partner; anche una buona intesa sessuale assume gradualmente più importanza con l'età. La comprensione, il rispetto, la comunicazione e la fedel­tà permangono invece inalterati nel tempo come una base fondante del rapporto di coppia.

n background culturale non appare particolarmente incisivo sulla definizione dei fattori rilevanti in un rap­porto di coppia se non per quanto riguarda i giovani di bassa estrazione che esprimono una maggiore esigenza di intesa sessuale e di fedeltà reciproca, elementi caratteriz­zanti anche i giovani del Sud.

Essere credenti o riconoscersi fortemente nei valori religiosi influenza l'immagine del rapporto di coppia: di­ventano in tal caso prioritari la condivisione dei valori e la fedeltà reciproca mentre assume minor rilevanza l'inte­sa sessuale. Quest'ultimo fattore viene evidenziato tra co­loro che hanno sperimentato matrimonio o convivenza; esso diventa evidentemente un collante importante per l'accordo.

Chiedere all'altro/ a innanzi tutto rispetto, comprensio-

209

Page 212: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

ne, compartecipazione e fedeltà significa voler creare un rapporto molto intenso, stretto e intimo all'interno della coppia; vuol dire cercare di soddisfare quei bisogni co­municativi che evidentemente non sono appagati all'ester­no dove i legami sociali sembrano incontrare diffuse dif­ficoltà comunicative: come vedremo, la sostanziale sfidu­cia che i giovani manifestano nei confronti degli altri non aiuta certo a rendere facili e positivi i rapporti nella co­munità.

Ciò produce, come dicevamo, la ricerca di fusione emozionale, di complicità, di condivisione assoluta di problemi e stati d'animo all'interno della coppia, che tut­tavia è caratterizzata da una dimensione di astrazione, viene idealizzata assumendo caratteristiche adolescenziali anche per giovani che si affacciano o sono entrati ormai nella vita adulta.

Le aspettative espresse nei confronti della coppia di rispondere alle esigenze comunicative non hanno in realtà basi concrete su cui appoggiarsi: non si dà infatti partico­lare rilevanza al fatto di condividere valori comuni e quindi mete ideali verso cui tendere e neppure all'avere un livello culturale simile per poter spartire interessi e gusti. Anche l'intesa sessuale è tutto sommato non tenuta in particolare considerazione come elemento consolidante il rapporto, come fattore di arricchimento e scambio reci­proco. Tale dato può portare a considerare che l'infedel­tà, particolarmente avversata dai giovani, sia non solo vi­sta nella sua accezione tradizionale, ovvero connessa alla dimensione fisica, ma anche intesa come rottura del patto comunicativo privilegiato su cui sembra fondarsi e svilup­parsi il rapporto.

Questa mancanza di concretezza e realismo, la preva­lenza dell'idea che basti l'amore, assieme alla sensibilità e all'attenzione verso l'altro, per vivere in due, rischia una rapida disillusione e il naufragare del rapporto alle prime difficoltà, nello scontro con i problemi quotidiani. La co­municazione, per divenire un valido mezzo per costruire una vita in comune, deve svilupparsi su un substrato di conoscenza, accettazione dell'altro ma anche sulla condi-

2 1 0

Page 213: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 9.9. Fattori che contribuiscono alla buona riuscita di un rapporto secondo la tipologia relativa ai ruoli di genere (% di coloro che hanno risposto «molto importante»)

Tipologia

Fattori Totale Paritari Uguaglianza Tradizione Supremazia nella differenza e modernità maschile

Rispetto dell'altro 92,7 96,9 94,9 93 , 1 84,1 Comprensione reciproca 83,4 86,8 84,0 83,4 75,2 Fedeltà reciproca 80,0 7 1 ,9 83,4 81 ,1 84,4 Capacità di comunicare 78,3 83 ,1 80,7 78,3 69,3 Intesa sessuale 50,1 43,5 45,9 53,0 55,1 Valori, ideali e aspirazioni

comuni 47,3 43,3 47,4 47,8 49,6 Indipendenza economica

di ognuno dei due 21 ,6 26,9 22,7 19,1 14,6 Stesso livello d'istruzione

e cultura 1 1 ,6 1 1 ,1 8,2 12,6 13,7

vlSlone di mete e di interessi, sulla presenza di un lin­guaggio comune che consenta una reale comprensione dell'altro.

Cercheremo ora di approfondire le problematiche re­lative alla coppia mettendo a confronto le rappresentazio­ni dei ruoli di genere con le immagini del rapporto di coppia, convinti della relazione esistente tra le due di­mensioni ed in particolare dell'influenza dei primi sulle seconde.

Emergono differenze nella identificazione degli ele­menti valutati come più importanti per un buon funzio­namento della coppia tra i raggruppamenti tipologici evi­denziati (tab. 9.9) . Innanzitutto possiamo osservare che coloro che credono in un rapporto paritario all'interno della coppia sottolineano la rilevanza del rispetto, della comprensione, della capacità di comunicare ma anche del­l'indipendenza economica dei due partners. Fattore que­st'ultimo molto meno considerato dai tradizionalisti che invece rimarcano il peso della fedeltà e di una buona in­tesa sessuale.

Appaiono sostanzialmente due concezioni diverse di

2 1 1

Page 214: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

coppia che si enucleano in modo più chiaro e differenzia­to nelle opinioni dei due tipi maggiormente contrapposti nell'interpretazione dei ruoli di genere, ovvero quelli che abbiamo definito parità assoluta e supremazia maschile.

Possiamo dire che la coppia più innovativa si basa su due soggetti che si sperimentano e tendono a realizzarsi nel lavoro, dal quale traggono di che mantenersi: ciò dà loro, oltre all'indipendenza economica, una posizione di parità nella suddivisione dei compiti domestici. Si può dunque pensare ad un rapporto basato sulla chiarezza, sul rispetto dell'altro e sull'attenzione a non prevaricare, che tuttavia richiede, per mantenere unità e stabilità, ca­pacità comunicativa, confidenza reciproca, sensibilità nel comprendere i problemi del compagno o della compa­gna. Insomma affiatamento e complicità che compensino l'impegno complesso e faticoso derivato dal mettere in discussione i modelli culturali a cui probabilmente sono stati socializzati entrambi.

Stessi valori ed interessi e vincolo di fedeltà, fattori che danno fiducia, sicurezza e senso di continuità e non necessitano di continue sperimentazioni, di nuovi modi di stare insieme che creano ansia e insicurezza, sembrano invece maggiormente valorizzati da coloro che pensano o vorrebbero mantenersi nel tracciato tradizionale dei ruoli sessuali: la divisione del lavoro all'interno della famiglia è chiara, ognuno risponde alle aspettative legate ai ruoli maschile e femminile, paterno e materno ed inoltre ci si aspetta che una buona intesa sessuale renda più forte l'unione.

Al di là delle differenze, è interessante notare come questo quadro generale che rivendica nella coppia il pri­mato della «capacità relazionale» su ogni altro elemento si sviluppi all'interno di un trend che vede i giovani da una parte, sul piano ideale, meno condizionati dai vincoli formali del matrimonio e dall'altra, sul piano sostanziale, meno in grado di instaurare rapporti di coppia e di vive­re in modo autonomo e indipendente dalla famiglia d'ori­gine. Se infatti i giovani favorevoli o non contrari alla convivenza sono la grande maggioranza, in realtà nel

212

Page 215: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

campione intervistato le convivenze di fatto presentano incidenze del tutto trascurabili (al di sotto dell' l %) . Gli stessi matrimoni sono in contrazione: i coniugati passano dal 15, l % del 1992 al l' 1 1 ,8% del 1996 e la stessa espe­rienza di un rapporto stabile con un/una partner, con o senza convivenza, appare escludere, come abbiamo visto, larghe fasce di giovani.

213

Page 216: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 217: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO DECIMO

I GIOVANI E LA RELIGIONE

l . Premessa

Per sondare gli atteggiamenti dei giovani italiani nei confronti della religione, la quarta indagine IARD utilizza sette indicatori: l'affermazione della credenza o meno in Dio; l'importanza attribuita alla religione e all'impegno religioso nella propria vita; la frequenza alla messa o a funzioni religiose di altri culti; la partecipazione alle atti­vità di organizzazioni religiose o parrocchiali e l'impor­tanza loro attribuita e, infine, il grado di fiducia nei sa­cerdoti. Questi indicatori si riferiscono alle molteplici di­mensioni del fenomeno religioso: la credenza, ovvero la dimensione cognitiva della religiosità; l'esperienza religio­sa, ovvero la dimensione più soggettiva della religiosità; la pratica, ovvero la dimensione comportamentale legata alla partecipazione ai riti religiosi o alla vita di associazioni religiose. Grazie alla grande disponibilità di dati sugli at­teggiamenti dei giovani in vari campi è possibile, inoltre, indagare un'altra dimensione della religione, quella conse­quenziale, che riguarda il rapporto tra atteggiamento reli­gioso e orientamento etico. Risulta, invece, solo parzial­mente possibile sapere qualcosa su un'ultima dimensione, quella dell 'appartenenza, che si riferisce all'affiliazione personale a un gruppo o movimento religioso o a una chiesa.

2 . I giovani italiani e la religione, oggi

Come nella precedente, anche nella quarta indagine IARD è presente una domanda sulla credenza in Dio. Dal­l'indagine risulta che una larga maggioranza di giovani

215

Page 218: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 10. 1 . L'atteggiamento nei confronti della credenza in Dio (confronto tra i dati Eurisko-lSSP 1991 e i dati lARD 1992 e 1996) (%)

Credenti Credenti «dubbiosi>> Credenti «interrnittenti>> Credenti in un Essere superiore Agnostici Indifferenti Atei Altro

Eurisko IARD lARD 1991 1992 1996

( 18-74 anni) (15-29 anni) (15-29 anni)

5 1 ,8 20,5 10,0

8,7 6,4

2 ,5

1 .000

79,4

7,8 3 ,9 2,9 6,0

2.500

77,8 5,6

7,0 4,2 3 ,0 2 ,4

2.500

italiani - più di due terzi degli intervistati - dichiara di credere in Dio. La quota aumenta leggermente se si pren­dono in considerazione anche coloro che, pur dicendosi credenti, esprimono qualche riserva sulla loro fede. Una minoranza di giovani, infine, afferma di non credere.

L'atteggiamento dei giovani italiani nei confronti della credenza nel Dio personale della tradizione giudaico-cri­stiana è simile a quello della popolazione italiana nel suo complesso. A questa conclusione si può giungere con­frontando le dichiarazioni dei giovani intervistati con quelle di un campione rappresentativo dell'intera popola­zione italiana tra i 18 e i 74 anni intervistato in un'indagi­ne sulla religiosità condotta dall'Eurisko nell'ambito del­l'International Social Survey Programme1 (tab. 10. 1 ) .

l Si fa riferimento all'indagine Eurisko-ISSP del 1991 [Garelli e Offi 1996] . L'assenza, nel questionario IARD, di una modalità di rispo­sta che facesse riferimento alla credenza in un Essere superiore diverso dal Dio personale e la presenza, invece, di un'opzione di «indifferenza» alla fede, rendono non perfettamente comparabili le risposte dei due campioni. Inoltre, l'indagine sul campione rappresentativo dell'intera popolazione italiana è stata condotta all'inizio degli anni Novanta. Te­nendo conto di questi problemi e dei dati della terza indagine lARD, è, tuttavia, possibile tentare un confronto e fare alcune considerazioni.

2 1 6

Page 219: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Dal confronto risulta che: a) le percentuali di credenti - fede «forte» e fede «debole» - tra i giovani italiani e nella popolazione italiana nel suo complesso sono molto simili2; b) tra i giovani vi sono più non credenti (il 14,2 % contro 1'8,9%)3; c) in entrambi i campioni, però, gli atei propriamente detti sono pochi (il 3 % e il 2 ,5 %) .

L'indagine IARD non consente di approfondire il tema della natura delle credenze dei soggetti intervistati, tutta­via permette di aggiungere qualcosa a proposito della loro struttura. È stato recentemente proposto, infatti, di mettere in relazione la fiducia nei confronti dell'autorità ecclesiastica e la coerenza e l'univocità delle credenze di cui i soggetti sono portatori. «Si può ipotizzare - è stato scritto - che le credenze siano tanto più coerenti tra loro e tanto più univoche, quanto maggiore è la fiducia nella legittimità della fonte di autorità da cui provengono»4• Se questa ipotesi è valida e se la fiducia dei giovani nei sa­cerdoti non è soltanto fiducia nelle loro persone ma an­che nell'autorità di cui sono investiti, è possibile conclu­dere che i giovani portatori di un insieme coerente e uni­voco di credenze riguardanti Dio costituiscono un grup­po abbastanza piccolo5 mentre gli altri giovani sarebbero portatori di credenze via via meno coerenti e univoche. Tra i giovani che si dichiarano credenti senza riserve, in-

2 Nel 1996, i giovani credenti sono 1'83 ,4%; nel 1992, erano una percentuale simile; nel 1991, i credenti nella popolazione italiana era­no 1'82,5%. Solo la presenza, nel campione Eurisko-ISSP, di un grup­po di intervistati che non credono in un Dio personale ma in un pote­re superiore di qualche natura, portava la percentuale di italiani cre­denti a livelli superiori. È da notare che nel terzo rapporto IARD, a proposito delle «altre risposte» alla domanda sulla fede, si legge: «il restante 5,8% argomenta in vario modo il proprio non essere credente o non risponde» [de Lillo, 1993 , 84] . Sembrerebbe, quindi, che a dif­ferenza delle risposte fornite nel 1996, quelle date nel 1992 non con­tenessero le dichiarazioni di giovani credenti «dubbiosi».

3 Anche nella ricerca Eurisko-Issr risulta che «le posizioni ateo­agnostiche prevalgono soprattutto (. . . ) tra i soggetti la cui età è com­presa tra i 25-34 anni (9,3 %)» [Garelli e Offi 1996, 104] .

4 Cfr. Sciolla [ 1995, 505] . 5 Si tratta di 245 giovani, pari al 9,8% dell'intero campione IARD.

2 1 7

Page 220: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

fatti, solo una piccola parte (il 12,6%) ha molta fiducia nei sacerdoti. Quasi la metà dei giovani credenti (il 45,7 %) ha abbastanza fiducia nei sacerdoti e il rimanente 40% circa ha poca fiducia nei sacerdoti o non ne ha o non sa cosa rispondere.

Come già detto, il questionario IARD non contiene domande sull'appartenenza religiosa dei giovani italiani, nel presupposto che essi siano quasi tutti cattolici. Tale presupposto trova conferma nell'indagine Eurisko-ISSP già citata, secondo la quale il 94,3 % dei giovani tra i 18 e i 25 anni si dichiara cattolico6• I risultati dell'indagine IARD permettono, tuttavia, di qualificare meglio il caratte­re dell'appartenenza giovanile alla confessione dominante nel nostro Paese grazie, anche in questo caso, �ila presen­za della domanda sulla fiducia nei sacerdoti. E stato, in­fatti, proposto di considerare il grado di fiducia nei con­fronti delle chiese come una misura dell'intensità del sen­so di appartenenza a una confessione religiosa7 • Se, come sembra ragionevole, si considera la fiducia nei sacerdoti come un'espressione della fiducia nella chiesa di cui essi sono i rappresentanti, si può affermare che i giovani ita­liani che nutrono un forte senso di appartenenza nei con­fronti della confessione religiosa maggioritaria in Italia sono pochi mentre sono di più coloro che nutrono un senso di appartenenza più debole. I giovani che hanno molta fiducia nei sacerdoti, infatti, sono solo il 10% e quelli che hanno abbastanza fiducia nel clero sono il 38,8%. In conclusione, mentre oltre il 90% dei giovani italiani si dice cattolico, quelli che nutrono un senso di appartenenza, più o meno forte, a tale confessione sareb­bero circa la metà.

L'indicatore tradizionalmente utilizzato per indagare sulla pratica religiosa è quello che riguarda la frequenza alla messa o alle funzioni di altri culti. Dal confronto tra i dati relativi alla pratica religiosa dei giovani italiani e

6 Cfr. Garelli e Offi [1996, 104] . 7 Cfr. Garelli e Offi [1996, 12].

2 1 8

Page 221: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 10.2. Frequenza alla messa o a funzioni di altri culti (confronto tra i dati Eurisko-ISSP 1991 e i dati fARD 1992 e 1996) (%)

Eurisko IARD lARD 1991 1992 1996

( 18-74 anni) ( 15-29 anni) (15-29 anni)

Mai 1 1 ,9 28,2 26,4 Circa l volta l'anno 2 1,0 1-2 volte in 6 mesi 26,2 27,7 Più volte l'anno 17,6 Circa l volta al mese 12,4 12,8 2-3 volte al mese 17,0 10,3 10,5 Tutte le settimane 32,2 22,0 2 1 ,8 Altro 0,2 0,9 0,8

N = 1 .000 2.500 2 .500

quelli relativi alla pratica religiosa della popolazione ita­liana nel suo complesso (tab. 10.2) risulta che i giovani vanno a messa meno degli adulti: la percentuale di giova­ni che frequentano regolarmente la messa (almeno due o tre volte al mese) è inferiore a quella registrata nel cam­pione dell'intera popolazione (il 32% circa contro il 49% circa) e quella dei giovani che non vanno mai a messa è nettamente superiore a quella registrata nell'insieme della popolazione8•

Considerando la frequenza alle funzioni religiose come un indicatore del grado di integrazione dei soggetti in un'istituzione ecclesiastica, si può affermare che circa un terzo dei giovani italiani è pienamente integrato nella Chiesa Cattolica Romana.

La pratica religiosa, però, non si limita alla frequenza ai riti ma comprende anche la partecipazione alla vita delle parrocchie o di altre organizzazioni religiose. I gio­vani coinvolti con una certa regolarità nelle attività orga­nizzate dalle parrocchie o da altre associazioni religiose

8 Nell'indagine Eurisko-ISSP, la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che frequentano regolarmente la messa è del 38%, leggermente superiore a quella registrata per i giovani tra i 15 e i 29 anni dall' indagi­ne IARD, ma inferiore a quella della popolazione nel suo complesso.

2 1 9

Page 222: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

non sono molti. Solo il 15,5 % degli intervistati, infatti, dichiara di aver partecipato due o più volte alle attività di un'organizzazione religiosa o parrocchiale nei tre mesi precedenti l'intervista. Si tratta di circa la metà di quelli che vanno a messa regolarmente e di circa un quinto di quelli che si dicono credenti.

È interessante notare che poco meno della metà dei giovani che ritengono molto importante l'impegno reli­gioso non partecipa mai alle attività organizzate dalle par­rocchie o dalle associazioni cattoliche. C'è, quindi, un'area di giovani disponibili all'impegno di tipo religio­so che non lo esprime nei luoghi tradizionalmente a esso deputati. Non sembra, però, che le parrocchie e le asso­ciazioni cattoliche debbano temere la concorrenza di or­ganizzazioni che potrebbero attrarre i giovani più motiva­ti all'impegno religioso. Infatti, quasi 1'80% dei giovani che ritengono l'impegno religioso molto importante nella loro vita non partecipa mai alle attività di organizzazioni di impegno sociale e assistenziale e il 90% non partecipa mai alle attività di organizzazioni giovanili come gli scout9• Le parrocchie e le altre organizzazioni religiose sembrano, dunque, esercitare una ridotta capacità di at­trazione nei confronti dei giovani religiosamente sensibili o motivati, superiore, tuttavia, a quella esercitata da orga­nizzazioni potenzialmente concorrenti.

Parrocchie e associazioni cattoliche, anche se non sembrano in grado di coinvolgere tutti i giovani religiosi, rimangono uno dei principali centri di aggregazione gio­vanile nel nostro Paese. Infatti, dai dati sulla partecipa­zione dei giovani italiani a tutte le organizzazioni prese

9 Viene da chiedersi che cosa intendano per impegno religioso i giovani che lo ritengono un aspetto molto importante della loro vita. La risposta sembra essere la seguente. ll 60% dei giovani che ritengo­no molto importante l'impegno religioso va a messa tutte le settimane e la percentuale sale a quasi il 75% se consideriamo anche coloro che ci vanno due o tre volte al mese. È, quindi, ragionevole pensare che per moltissimi giovani l'impegno religioso coincida praticamente con l'andare a messa.

220

Page 223: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 10.3 . Atteggiamenti nei confronti della religione dei giovani più religiosi tra i 15 e i 29 anni nel l996 (%)

Giovani che dichiarano di credere in Dio 77,8 Giovani per i quali la religione è molto o moltissimo importante

nella loro vita 35,2 Giovani che vanno a messa tutte le settimane o 2-3 volte al mese 32,3 Giovani che ritengono l'impegno religioso molto importante

nella loro vita 13 ,6 Giovani che negli ultimi tre mesi hanno partecipato due volte o più

alle attività di una organizzazione religiosa o parrocchiale 15,5 Giovani che ritengono l'organizzazione religiosa o parrocchiale

la più importante tra quelle a cui partecipano 17,6 Giovani che hanno molta fiducia nei sacerdoti 10,0

tradizionalmente in esame nelle indagini IARD, risulta che le organizzazioni religiose o parrocchiali sono seconde solo a quelle sportive di praticanti nella capacità di coin­volgere regolarmente i giovani. Le attività delle numerose associazioni cattoliche e delle 26.000 parrocchie presenti sul territorio nazionale10, pur non riuscendo a coinvolgere tutti i giovani che si dicono credenti e nemmeno tutti quelli che vanno a messa regolarmente, vedono pur sem­pre la partecipazione abbastanza regolare di circa due milioni di giovani11 •

In sintesi, se si concentra l'attenzione sui giovani ita­liani più religiosi, coloro, cioè, che esprimono l'atteggia­mento maggiormente positivo nei confronti della religio­ne (t ab. l O .3 ) , il quadro della religiosità giovanile a metà degli anni Novanta risulta il seguente: in un Paese dove oltre il 90% dei giovani sono cattolici, i due terzi si di­chiarano credenti, un terzo ritiene molto importante la religione nella propria vita e un terzo va regolarmente a messa. I giovani che sono religiosamente impegnati, sia che dichiarino di esserlo in via generale sia che dichiarino di partecipare ad attività organizzate da associazioni reli-

lO Cfr. Garelli [1991, 14 1] . 1 1 La stima s i basa sui dati del Censimento 1991 . È necessario

osservare che negli anni successivi il numero dei giovani di età com­presa tra i 15 e i 29 anni è diminuito a causa del calo demografico.

221

Page 224: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 10.4. Atteggiamenti nei confronti della religione dei giovani più religiosi e dei giovani abbastanza religiosi tra i 15 e i 29 anni nel 1996 (%)

Giovani che dichiarano di credere in Dio (anche con qualche riserva) 83,4 Giovani per i quali la religione è importante nella loro vita

(abbastanza, molto, moltissimo) 68,4 Giovani che frequentano le funzioni religiose almeno una volta al mese 45, 1 Giovani che ritengono l'impegno religioso importante nella loro vita

(molto o abbastanza) 50,0 Giovani che negli ultimi tre mesi hanno partecipato almeno una volta

alle attività di un'organizzazione religiosa o parrocchiale 23,2 Giovani che hanno fiducia nei sacerdoti (molta o abbastanza) 48,8

giose e da parrocchie, costituiscono, invece, una mino­ranza abbastanza piccola come pure quelli che nutrono molta fiducia nei sacerdoti.

Se si attenuano i criteri di selezione dei giovani reli­giosi includendo anche coloro che esprimono un atteggia­mento più tiepido nei confronti della religione (tab. 10.4), alcuni elementi del quadro cambiano notevolmen­te. Mentre la percentuale di chi crede e quella di chi par­tecipa alle attività della parrocchia o di un'altra organiz­zazione religiosa aumentano di poco, la quota di giovani per i quali la religione e l'impegno religioso sono impor­tanti e quella di coloro che hanno fiducia nei sacerdoti aumentano notevolmente. Si rileva così l'esistenza di una consistente area di giovani che esprimono una disponibi­lità a un impegno religioso «a bassa intensità», una fidu­cia «condizionata» verso il clero e la chiesa, un interesse «parziale» per l'esperienza religiosa.

Prendendo in considerazione i principali indicatori di credenza, di interesse soggettivo per l'esperienza religiosa e di pratica, sia che si selezionino i giovani che hanno un atteggiamento maggiormente positivo nei confronti della religione sia che si includano anche quelli più tiepidi, la configurazione della religiosità dei giovani italiani non cambia. Essa assume la forma «a scalare» che è ritenuta un tratto comune della religiosità di molti paesi occiden­tali, Italia compresa. In questi paesi, la quasi totalità della popolazione crede in Dio o in un Essere superiore imper-

222

Page 225: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

sonale e, in molti casi, si identifica in una particolare confessione religiosa. La fede in Dio, però, interessa una quota di popolazione più ampia di quella che si ritiene religiosa. Ancor meno persone, infine, risultano impe­gnarsi in pratiche religiose individuali e, soprattutto, in riti collettivi. Di qui l'idea che la religio�ità in questo fine secolo assuma una forma «a scalare»12• E interessante no­tare una particolarità della religiosità giovanile italiana. Se la stima sull'appartenenza confessionale dei giovani italia­ni che si è citata è corretta, risulterebbe che nel nostro Paese ci sono più giovani che si dicono cattolici di quelli che si dicono credenti. Ciò vale prendendo in considera­zione sia i giovani che si dichiarano credenti senza riserve sia quelli che esprimono qualche riserva sulla loro fede. Mentre i giovani che si dichiarano cattolici sono più del 90% dei giovani italiani, quelli che dichiarano di credere in Dio sono circa 1'80%. La situazione religiosa del no­stro Paese, per quanto riguarda i giovani, sarebbe, quin­di, caratterizzata non solo da una configurazione «a scala­re» ma anche dalla presenza di una quota di soggetti che appartengono a una confessione religiosa senza credere13 .

12 Cfr. Garelli e Offi [1996, III-IV] . 13 A ben vedere, l'appartenenza senza fede che sembrerebbe dare

una forma particolare alla configurazione della religiosità dei giovani italiani parrebbe una caratteristica condivisa da tutti gli italiani. Come già detto, infatti, soltanto i1 5 1,8% degli italiani tra i 18 e i 74 anni af­ferma con sicurezza di credere in Dio. Anche aggiungendo le quote di coloro che esprimono una fede «dubbiosa» o «intermittente», si arri­verebbe all'82,5% contro il 93 , 1 % che si dichiara cattolico. Solo la presenza di un gruppo di intervistati (pari all'8,7%) che non credono in un Dio personale ma in un potere superiore di qualche natura, por­ta la percentuale di italiani credenti ai livelli di quella degli italiani che si dichiarano cattolici. Dal punto di vista della tradizione religiosa pre­valente nel nostro Paese, però, ciò che conta è la credenza nel Dio personale di cui si parla nella Bibbia. Su questa base, quindi, l'appar­tenenza senza fede sembrerebbe un tratto caratterizzante la religiosità dei giovani italiani come di tutta la popolazione.

223

Page 226: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

3 . Una tipologia degli atteggiamenti verso la religione

Per approfondire alcuni temi sollevati nel paragrafo precedente, è possibile, come si è già fatto in passato14, costruire una tipologia degli atteggiamenti dei giovani nei confronti della religione. Mfiancando la dimensione co­gnitiva della religione (la credenza in Dio), quella com­portamentale (la frequenza alle funzioni religiose) e quel­la esperienziale (l'importanza della religione nella vita) , si costruisce una tipologia che individua tre gruppi di gio­vani (fig. 10. 1 ) .

n primo gruppo, che raccoglie i l 43 ,8% dei giovani che hanno risposto alle tre domande in questione, è com­posto da coloro che, contemporaneamente, dichiarano di credere in Dio, ritengono importante (moltissimo, molto o abbastanza) la religione nella loro vita e frequentano regolarmente (almeno una volta al mese) la messa. Si trat­ta del polo più coerentemente «religioso» della popola­zione giovanile italiana. Per questo tipo di giovani, che sono al tempo stesso credenti, praticanti e religiosi, si può parlare di un orientamento alla «religione di chiesa».

n secondo gruppo, che raccoglie il 13 ,5% degli inter­vistati, è formato da coloro che dichiarano di non crede­re in Dio, ritengono la religione poco o per nulla impor­tante nella loro vita e non vanno mai a messa o ci vanno una o due volte in sei mesi. Si tratta, quindi, del polo più coerentemente «non religioso» della popolazione giovani­le italiana. Probabilmente, è per questo tipo di giovani che si può parlare di piena secolarizzazione.

In mezzo a questi due poli, si trova un terzo gruppo di giovani che esprimono atteggiamenti religiosi incoeren­ti. Sono loro a formare la «zona grigia» del campo reli­gioso. Alla «zona grigia», alla quale appartiene il 42,7 % dei giovani, afferiscono, per esempio, giovani portatori di

14 Per quanto riguarda le indagini IARD si vedano Ricolfi [1984b, 98- 104]; Cavalli e de Lillo [1988, 84-88] ; de Lillo [1993 , 83-92]; Ri­colfi [1993 , 1 10-1 13] e Rostan [ 1993] . È necessario osservare che il modo di costruire la tipologia non è sempre lo stesso.

224

Page 227: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

<<Zona grigia>> 42,7

Polo <<non religioso>> 13 ,5

Polo <<religioso>> 43 ,8

FIG. 10.1 . Tipologia degli atteggiamenti nei confronti della religione dei gio­vani italiani tra i 15 e i 29 anni nel 1996 (%) .

una religiosità individualistica che credono, non vanno in chiesa ma dichiarano che la religione è qualcosa di im­portante nella loro vita; oppure, giovani che non credo­no, non sono religiosi ma vanno lo stesso a messa, asso­migliando, così, al tipo dei «cattolici festivi».

Incrociando la tipologia degli atteggiamenti nei con­fronti della religione con alcune variabili di base, è possi­bile tracciare il profilo religioso di alcuni gruppi sociali (tab. 10.5 ) .

A uno sguardo di insieme risulta che il polo religioso prevale tra le ragazze, i più giovani, coloro che abitano nei centri più piccoli, i giovani meridionali, gli studenti e i giovani che provengono da famiglie con un alto livello culturale. La zona grigia prevale tra i ragazzi, i meno gio­vani, coloro che abitano in grandi città, i giovani del Centro Italia, coloro che svolgono un lavoro autonomo, i giovani che hanno solo la licenza media e non hanno continuato gli studi e i giovani provenienti da famiglie con un basso livello culturale. Il polo non religioso, infi­ne, prevale tra i ragazzi, i giovani che hanno 18-20 anni, coloro che risiedono nell'Italia nord-occidentale, chi stu­dia e lavora, gli studenti universitari e i giovani prove­nienti da famiglie con alto livello culturale. La classe so­ciale della famiglia di provenienza non sembra, invece, avere influenza sull'atteggiamento dei giovani nei con­fronti della religione.

225

Page 228: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 10.5 . Profilo religioso di alcuni gruppi sociali nel 1996 (% per riga)

Polo Zona Polo non religioso grigia religioso

Genere Maschi 35,9 47,4 16,8 Femmine 5 1 ,8 38,0 10,1 Età 15-17 anni 54,5 33,5 12,0 18-20 anni 45 ,1 40,5 14,5 21-24 anni 41 ,3 45,0 13 ,8 25-29 anni 39,9 46,8 13 ,3 Ampie:a.a comune < 50.000 abit. 46,8 41 ,2 1 1 ,9 50-250.000 abit. 42,1 41 ,4 16,5 > 250.000 abit. 33 ,7 50,1 16,2 Area geografica Nord-Ovest 40,9 40,4 18,7 Nord-Est 4 1 ,3 4 1 ,8 16,9 Centro 37 , 1 48,0 14,9 Sud e Isole 48,8 42,3 8,9 Condizione sociale Non studia e non lavora 43,9 44,3 1 1 ,7 Studia e non lavora 5 1 ,9 32,9 15,2 Studia e lavora 39,0 41 ,5 19,5 Lavora come dipendente 37,7 50,5 1 1 ,8 Lavora come autonomo 3 1 ,3 58,2 10,4 Titolo di studio Senza licenza 34,0 52,8 13 ,2 Licenza media 34,2 54,1 1 1 ,7 Studenti medie superiori 53 ,7 33,9 12,4 Diploma 4 1 ,4 47,4 1 1 ,2 Studenti universitari 48,2 33,3 18,5 Laureati 4 1,9 41,9 16,3 Livello culturale familiare Alto 46,0 37,4 16,7 Medio 42,9 43,4 13 ,7 Basso 42,8 47,2 9,9

li profilo religioso del Nord-Ovest e quello del Nord­Est appaiono molto simili anche se il polo non religioso è leggermente più consistente nel Nord-Ovest. Centro da una parte e Sud con le Isole dall'altra esibiscono profili differenti: nel Centro prevale la zona grigia, nel Sud il polo religioso.

Concentrando l'attenzione, per il momento, sui due

226

Page 229: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

poli estremi, è possibile fare qualche considerazione. I dati disponibili confermano che le giovani, come le altre donne, aderiscono in misura maggiore alla religione di chiesa che gli uomini, giovani o no15; indicano che vivere in comunità relativamente piccole rafforza l'adesione alla religione di chiesa e mostrano, infine, come tale adesione sia maggiore nel Mezzogiorno che in altre aree del Paese. I dati, però, consentono anche di azzardare qualche in­terpretazione. La religione di chiesa sembra essere il modo di espressione religiosa maggiormente adottato dai più giovani e da chi studia, sia nelle scuole medie supe­riori sia all'università. Sembrerebbe quindi che siano i giovani più distanti dalle responsabilità della vita adulta, per età anagrafica ma soprattutto per estraneità al mondo del lavoro, quelli che maggiormente si riconoscono nel tipo più tradizionale di religiosità. Inoltre, la costante di­minuzione della percentuale di giovani che aderiscono a questo modello di religiosità man mano che si passa dal gruppo di età più giovane a quello di età meno giovane suggerisce l'esistenza di un legame tra l'adesione a questo modello e la fase del processo di socializzazione più vici­na all'adolescenza16•

I dati disponibili confermano inoltre che un atteggia­mento di maggiore distacco dalla religione è una caratte­ristica più maschile che femminile. I dati sui giovani più secolarizzati suggeriscono tuttavia che un atteggiamento

15 Cfr. Garelli e Offi [1996, 122]. !6 Osservano Garelli e Offi a proposito di una dimensione essen­

ziale della religione di chiesa: «per quanto riguarda la pratica religiosa emerge l'importanza della socializzazione al cattolicesimo ( . . . ). In età adolescenziale la pratica regolare o quasi regolare interessava circa il 90% degli intervistati nel 1991. In età adulta poco meno della metà di questi individui ha abbandonato il livello di frequenza ai riti religiosi un tempo abituale» [Garelli e Offi 1996, 107] . Oggi, la percentuale dei giovani del campione IARD più vicini all'adolescenza che frequen­tano regolarmente la messa (almeno due o tre volte al mese) è del 47,1 %, molto inferiore a quella degli adolescenti di generazioni prece­denti ma pur sempre superiore a quelle degli altri gruppi di età: 18-20 anni (33 ,2%); 21 -24 anni (29,3 %) e 25-29 anni (27 ,3 %).

227

Page 230: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

coerentemente non religioso dipende da fattori diversi da quelli che influenzano l'adesione alla religione di chiesa. Sembrerebbe che i due tipi di atteggiamento non poss3:_­no essere semplicemente considerati come opposti. E vero: è più facile che un giovane assuma un atteggiamen­to non religioso nelle medie e grandi città che nei piccoli centri e più nel Nord-Ovest che nel Sud e nelle Isole. Ci sono, però, due elementi che sembrano caratterizzare questo tipo di giovane. Da un lato, la percentuale di gio­vani coerentemente non religiosi sostanzialmente non va­ria nel passare dal gruppo di età più giovane ai gruppi di età successivi. Sembra, dunque, che una posizione coe­rentemente non religiosa maturi prima dei 15 anni senza, probabilmente, mutare di molto in seguito. Dall'altro, è plausibile ritenere che in un paese non solo tradizional­mente cristiano ma anche pervaso dalla capillare presenza di una sola confessione, sostenere una posizione coeren­temente non religiosa richieda maggiori risorse personali che non adattarsi all'atteggiamento prevalente. In effetti, il polo non religioso è maggiormente presente tra chi stu­dia e lavora, cioè tra giovani solitamente ritenuti in pos­sesso di forti motivazioni personali e di una personalità ben strutturata; tra gli studenti universitari e tra i laurea­ti, cioè tra i giovani che dovrebbero disporre di risorse culturali maggiori degli altri; tra i giovani che provengo­no da famiglie con un alto livello culturale, quelle, cioè, dotate di maggiore capitale culturale.

Per completare l'analisi, è utile notare che vi è un indi­catore, presente per la prima volta nel questionario IARD, utilizzato in passato per differenziare le persone religiose da quelle secolarizzate, di fronte al quale, invece, i giovani dei due tipi opposti mostrano un atteggiamento pressoché identico. Si tratta della fiducia negli scienziati e, per esten­sione, nella scienza. Non solo 1'89,3 % dei giovani secola­rizzati dichiara di avere fiducia nella scienza ma anche 1'85 ,4 % dei giovani appartenenti al polo religioso dichiara lo stesso. L'atteggiamento verso la scienza si differenzia di poco anche prendendo in considerazione un altro indica­tar�: se il 48% dei giovani secolarizzati dichiara di leggere

228

Page 231: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

molto spesso o abbastanza spesso articoli di argomento scientifico su quotidiani o periodici, lo stesso dichiara an­che il 40% dei giovani appartenenti al polo religioso.

4 . Dentro la «zona grigia»

I giovani che ricadono nella zona grigia del campo de­gli atteggiamenti verso la religione meritano un'attenzione particolare. Questa zona, infatti, appare importante per diversi motivi. In primo luogo per la sua consistenza: poco meno della metà dei giovani italiani esprime atteg­giamenti incoerenti nei confronti della religione. In secon­do luogo, è soprattutto in questa zona intermedia che si può ipotizzare sia più intenso il processo di secolarizza­zione dei soggetti. L'esistenza di questa zona indica la presenza di atteggiamenti di presa di distanza dalla reli­gione e/ o dal modello tradizionale della religione di chie­sa. I giovani appartenenti alla zona grigia sono molto pro­babilmente suddivisibili in due gruppi: giovani provenien­ti dalla religione di chiesa «in transito» verso collocazioni religiose ancora indefinite e giovani che nascono e cresco­no in un ambiente già caratterizzato da atteggiamenti reli­giosamente incoerenti. La zona grigia è tuttavia importan­te anche per un altro motivo: essa, infatti, è ritenuta il ter­reno su cui può maturare l'innovazione religiosa. Nuove forme di religiosità sorgerebbero proprio in questa zona, distante tanto dalla religione di chiesa quanto da posizioni coerentemente non religiose. In particolare, è dove si esprimono atteggiamenti religiosamente incoerenti che si ritiene possano sorgere nuove credenze religiose alternati­ve a quelle proprie della cultura religiosa tradizionale o che si affiancano a quelle presenti in essa producendo un sincretismo religioso che secondo alcuni caratterizzerebbe l'attuale fase della modernità. Sarebbero i giovani, istruiti e inseriti nel mondo del lavoro e nella scuola, a essere maggiormente attratti dalle credenze eterodosse17 .

17 Cfr. Sciolla [1995, 484 e 508] .

229

Page 232: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

L'indagine lARD non è lo strumento più adatto per analizzare i cambiamenti delle credenze religiose a livello giovanile. Essa, però, può contribuire a gettare un po' di luce sulla zona grigia dove si ipotizza sia più probabile il sorgere di nuove credenze o il combinarsi di vecchie e di nuove credenze. Per far questo è necessario «entrare den­tro la zona grigia», da un lato specificando in quali grup­pi sociali sono prevalenti gli atteggiamenti religiosamente incoerenti, anche per formulare alcune ipotesi di spiega­zione dell'incoerenza religiosa, dall'altro, provando a scomporre la zona grigia in diversi sottotipi.

Come si è già visto nella tabella 10.5 , la zona grigia prevale tra i giovani che hanno più di vent'anni e coloro che lavorano, soprattutto tra i giovani lavoratori autono­mi. Sembra, dunque, che all'aumentare della distanza dall'adolescenza e con l'assunzione di nuove responsabili­tà di lavoro, soprattutto di lavoro autonomo, aumenti pure l'incoerenza degli atteggiamenti verso la religione. Nel passare da un gruppo di età all'altro non è né la per­centuale di giovani credenti né quella di giovani che ri­tengono importante la religione nella loro vita a diminui­re, ma quella della frequenza regolare alla messa18• Lo stesso può dirsi prendendo in considerazione la posizione sociale attuale dei giovani. Anche in questo caso, le diffe­renze significative riguardano la frequenza alla messa. I giovani lavoratori (studenti, dipendenti o autonomi) van­no a messa meno di chi studia soltanto o di chi non stu­dia né lavora19. La maggiore incoerenza degli atteggia-

18 Tra i 15-17enni, i credenti sono il 79,3 %, tra i 25-29enni, il 78,4%. I giovani che ritengono importante la religione sono il 70,3 % tra i 15-17enni e il 69,6% tra i 25-29enni. I giovani che non vanno mai o quasi mai a messa, invece, sono il 40,7 % tra i 15- 17enni e il 58,4% tra i 25-29enni.

19 Con l'eccezione dei lavoratori studenti, le percentuali di chi si dichiara credente variano tra il 75,7% e 1'82,3 %. Quelle dei giovani che ritengono importante la religione, tra il 67 % e il 71 ,9%. Le per­centuali di chi non va mai o quasi mai a messa sono, invece, le se­guenti: studenti, 45,5%; né studenti né lavoratori, 52,3 %; lavoratori, tra il 60,9% e il 65 ,5%.

230

Page 233: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

menti nei confronti della religione in questi grupp1 e, quindi, dovuta a un calo della pratica religiosa. Si può ipotizzare che tanto meno un giovane è, per età, soggetto al controllo della famiglia, del parroco e, forse, anche del gruppo dei pari, tanto più tende ad abbandonare la fre­quenza regolare alle funzioni religiose. Inoltre, si può pensare che tanto più un giovane è inserito nel mondo del lavoro tanto più tende a non andare in chiesa. Si può azzardare che i motivi di questa tendenza possono andare dal semplice desiderio di riposarsi o di divertirsi durante il fine settimana, al maturare di un senso di estraneità verso la messa e i suoi significati di fronte alle preoccu­pazioni o ai problemi posti dal lavoro.

I dati disponibili suggeriscono anche altre spiegazioni dell'incoerenza religiosa. La zona grigia, infatti, prevale tra i giovani che vivono nelle grandi città. Se consideriamo la grande città come un luogo caratterizzato da maggiore plu­ralismo dove i giovani sono esposti più che altrove a stimo­li diversi e anche contrastanti, si può ritenere che abitare nelle grandi città favorisca la formazione di atteggiamenti incoerenti in materia religiosa. A differenza di quanto det­to a proposito dell'età e della posizione sociale dei giovani intervistati, abitare in città sembra avere un effetto sia nel campo della credenza sia in quello della pratica: la percen­tuale di giovani cittadini credenti è di dieci punti inferiore a quella dei giovani credenti che vivono in piccoli centri e quella di coloro che non vanno mai o quasi mai a messa tra i giovani cittadini è di dieci punti superiore a quella regi­strata tra i giovani che abitano in piccoli centri.

Infine, la zona grigia prevale tra i giovani che vengo­no da famiglie con un basso livello culturale. Si può, quindi, ritenere che una dotazione scarsa di capitale cul­turale incida negativamente sulla capacità di formarsi una posizione religiosa coerente.

La zona grigia può essere suddivisa in tre sottotipi20•

20 In realtà, i sottotipi compresi nella «zona grigia» sono sei ma i tre sottotipi dei non credenti incoerenti raccolgono circa l'l% dei gio-

23 1

Page 234: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Un primo gruppo comprende coloro che credono in Dio, ritengono importante la religione nella loro vita ma non vanno mai o quasi mai a messa. Si tratta di giovani che vivono la loro religiosità in forma privata o comunque senza partecipare a un momento centrale della fede cat­tolica, cioè la messa. Questo tipo di «religione privata» è tutt'altro che inconsistente perché raccoglie un quarto -il 26,4 % - dell'intero campione di giovani intervistati. Un secondo gruppo è composto da coloro che credono ma non ritengono importante la religione nella loro vita e non frequentano la messa. Etichettare questo gruppo, che comprende circa il 12,9% dei giovani, non è facile. Si tratta di giovani molto probabilmente avviati sul sentiero della piena secolarizzazione. Potrebbe, però, trattarsi an­che di giovani credenti non solo post-cattolici ma anche post-cristiani. Forse, infatti, è tra questi giovani che si trovano coloro che non credono nel Dio personale della tradizione cristiana ma in qualche Essere superiore im­personale. Il terzo gruppo, molto meno consistente degli altri (2,3 %) , è formato dai giovani che credono, non sono religiosi ma vanno a messa regolarmente. Si tratta di giovani che potremmo definire ritualisti nel senso che pur non ritenendo importante la religione nella loro vita partecipano al rito della messa.

Infine, è interessante notare che i giovani appartenen­ti alla zona grigia non si discostano molto dai giovani de­gli altri due tipi nell'atteggiamento verso la scienza: 1'86,2 %, infatti, ha fiducia negli scienziati. Un po' meno, invece, sono coloro che leggono articoli di argomento scientifico: il 36,2 % .

vani di tutto il campione e non sono stati, perciò, presi in considera­zione nell'analisi. Le percentuali relative ai sottotipi presi in considera­zione sono calcolate sulla base di 2.368 risposte, lo stesso numero di risposte su cui è costruita la prima tipologia.

232

Page 235: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

5 . Sette «sigilli» per sette tipi

In base a quanto detto fin qui è possibile proporre, partendo dalla tipologia a tre tipi e privilegiando il riferi­mento alla dimensione comportamentale della religiosità giovanile, una tipologia degli orientamenti religiosi dei giovani italiani formata da sette tipi, nel tentativo di for­nire un quadro sintetico della religiosità giovanile nel no­stro Paese21 • Sei dei sette tipi si riferiscono a diverse mo­dalità di essere credenti mentre il settimo tipo si riferisce ai giovani non credenti. I sette tipi, individuati da sette etichette più o meno utilizzate in passato, sono elencati in ordine decrescente di consistenza numerica.

Gli «osservanti» costituiscono il tipo più numeroso (25 ,2 % degli intervistati) : sono giovani credenti che si ri­tengono religiosi e che frequentano regolarmente la mes­sa senza, però, partecipare alle attività delle parrocchie o di altre organizzazioni religiose.

Gli «individualisti» sono il secondo tipo più numero­so (23 ,4%) : si tratta di giovani credenti che si ritengono religiosi ma che non vanno mai o quasi mai a messa e non partecipano alle attività parrocchiali o dell'associa­zionismo religioso. Molto probabilmente sono giovani già avviati sul sentiero della secolarizzazione. Questo tipo di giovane pone alla Chiesa Cattolica, ma, forse, anche ad altre chiese cristiane e ai movimenti religiosi cristiani in genere, uno specifico problema perché mostra di non es­sere interessato ai tre principali strumenti di dialogo - si potrebbe dire di testimonianza - che le chiese e i movi­menti cristiani hanno da proporgli: messa o altri culti, at­tività parrocchiali e associazionismo.

I «militanti» costituiscono il 18,6% degli intervistati: sono questi i giovani più impegnati religiosamente. Essi non solo sono credenti e religiosi ma frequentano rego­larmente la messa e partecipano alle attività parrocchiali e associative.

2 1 I sette tipi comprendono il 98, 1% dei 2.368 giovani che hanno risposto alle tre domande su cui è fondata la tipologia.

233

Page 236: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

I «secolarizzati» costituiscono il quarto tipo più nu­meroso ( 13 ,5%) : sono i giovani appartenenti al polo non religioso.

I «post-cristiani» sono il 12, 1 % degli intervistati. Si è riservata questa etichetta a coloro che, pur dichiarandosi credenti, non solo non si ritengono religiosi ma non van­no a messa e non partecipano alle attività parrocchiali e associative. Molto probabilmente è questo il tipo di gio­vane credente che si è maggiormente addentrato sul sen­tiero della secolarizzazione o su quello di un definitivo distacco dal cristianesimo verso altri tipi di credenze.

I «pragmatici», pur essendo molto pochi (il 3 % degli intervistati) , costituiscono un tipo interessante. Essi sono giovani, credenti e religiosi, che pur non frequentando la messa partecipano alle attività parrocchiali o associative. Si tratta, probabilmente, di giovani che vivono la loro fede più nella dimensione dell'impegno personale o del­l' associazionismo che non in quella sacramentale.

I «ritualisti», infine, come già detto, costituiscono un tipo molto poco numeroso (pari al 2,3 % degli intervista­ti) di giovani credenti che, pur non ritenendosi religiosi, vanno regolarmente a messa.

6. Religiosità ed etica

La tipologia degli atteggiamenti nei confronti della re­ligione risulta utile anche per affrontare il tema del rap­porto tra credenza religiosa ed etica e quello dell'etica che non ha basi religiose. Utilizzando la versione più semplice della tipologia, è possibile indagare il giudizio di ammissibilità di una serie di comportamenti da parte di giovani che hanno atteggiamenti diversi di fronte alla fede e alla religione. In particolare, è possibile farsi un'idea dell'influenza che la dottrina della Chiesa Cattoli­ca Romana ha sui giovani italiani, specialmente su quelli che hanno un atteggiamento più vicino al modello della religione di chiesa.

L'indagine IARD consente di analizzare tre ambiti etici

234

Page 237: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 10.6. Ammissibilità di alcuni comportamenti secondo il tipo di atteggia­mento verso la religione (percentuali di giovani che ritengono ammis­sibili i comportamenti elencati)

Polo Zona Polo non religioso grigia religioso

Etica Jessuale Avere rapporti sessuali senza essere sposati 82,2 92,3 97,2 Avere esperienze omosessuali 44,8 52,7 67,2 Etica familiare Vivere insieme senza essere sposati 76,8 87,3 95,6 Avere una relazione con una persona sposata 35,5 52,4 67,0 Divorziare 67,5 85,3 92,1 Etica pubblica Viaggiare sui trasporti pubblici senza pagare 29,2 36,7 45,3 Dichiarare al fisco meno di quanto si guadagna 22,3 30,4 30,3 Produrre danni a beni pubblici 3 , 1 4,8 5,3

Abortire (proprio o per la partner) 35,2 58,8 77,6

Introduzione della pena di morte nel caso di delitti di particolare gravità (accordo) 29,9 42,2 32,3

- l'etica sessuale, l'etica familiare, l'etica pubblica - e due questioni specifiche: l'aborto e la pena di morte (tab. 10.6).

Sia nel campo dell'etica sessuale sia in quello dell'etica familiare, le posizioni dei giovani più vicini al modello della religione di chiesa e di quelli secolarizzati appaiono polarizzate con i giovani appartenenti alla zona grigia in posizione intermedia. La distanza tra i due poli è massima nel giudizio sull'ammissibilità di una relazione con una persona sposata. La distanza si riduce via via passando a considerare l'ammissibilità del divorzio, delle esperienze omosessuali, della convivenza e dei rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. Risulta, quindi, che gli insegnamen­ti etici della Chiesa in campo sessuale e familiare hanno ancora un'influenza sui giovani che le sono più vicini. È, tuttavia, necessario osservare che solo in due casi la mag­gioranza dei giovani appartenenti al polo religioso giudica inammissibile un certo comportamento. In casi importanti come il divorzio e i rapporti sessuali fuori del matrimo-

235

Page 238: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

nio, la grande maggioranza dei giovani più coerentemente religiosi esprime una forte autonomia dagli insegnamenti della Chiesa. Inoltre, è interessante osservare che i giovani appartenenti alla zona grigia esprimono un parere più si­mile a quello espresso dai giovani secolarizzati di fronte a tutte le questioni loro sottoposte a eccezione dell' ammissi­bilità dei rapporti omosessuali. Questi giovani, dunque, almeno nei campi etici considerati fin qui, si collocano in una posizione più vicina al polo della secolarizzazione che a quello della religione di chiesa.

La questione dell'aborto è trattata a parte perché essa coinvolge non solo la sfera della sessualità e dell'etica fa­miliare ma anche i delicati problemi riguardanti i diritti della donna, dell'embrione e l'atteggiamento nei confron­ti della vita e della morte. Senza entrare nel merito di questi problemi, è possibile osservare che su questa que­stione la polarizzazione tra giovani religiosi e giovani se­colarizzati è fortissima, la più forte tra quelle registrate sui temi trattati fin qui. La Chiesa e il Papa si sono pro­nunciati più volte in modo fermissimo contro l'aborto e periodicamente l'opinione pubblica è sottoposta a cam­pagne che condannano moralmente l'interruzione volon­taria della gravidanza o chiedono la modifica in senso re­strittivo della legislazione vigente in materia. Cionono­stante, il 35% circa dei giovani appartenenti al polo reli­gioso ritiene ammissibile l'aborto. E difficile dire se tale percentuale debba o meno essere considerata eccessiva­mente alta. È solo possibile osservare che la percentuale di giovani secolarizzati che ritengono ammissibile l'aborto è pari a più del doppio di quella dei giovani religiosi che esprimono la stessa posizione e che i giovani appartenenti alla zona grigia sono più vicini ai giovani secolarizzati.

Nel campo dell'etica pubblica, tutti i tipi di giovani ritengono, in larga maggioranza, inammissibili i compor­tamenti che procurano un danno alla cosa pubblica. Tut­tavia, si possono osservare delle differenze sia nel giudi­zio di ammissibilità dei tre comportamenti sottoposti alla loro attenzione sia nel giudizio formulato dai giovani ap­partenenti ai tre diversi gruppi in esame. I giovani più re-

236

Page 239: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

ligiosi sono più rispettosi della cosa pubblica che i loro coetanei degli altri due tipi. Desta una certa sorpresa, in­fine, osservare che, mentre produrre danni a beni pubbli­ci come cabine telefoniche, panchine ed altro è un com­portamento giudicato inammissibile da quasi tutti, quasi un terzo dei giovani appartenenti alla zona grigia o al polo non religioso e circa un quinto dei giovani apparte­nenti al polo religioso ritiene ammissibile dichiarare al fi­sco meno di quanto si guadagna. Evidentemente, la pro­pensione all'evasione fiscale, così diffusa nel nostro Pae­se, ha solide radici anche nell'atteggiamento degli italiani più giovani. Su questo terreno, i giovani religiosi manten­gono la loro distinzione mentre la differenza tra giovani della zona grigia e giovani secolarizzati risulta annullata.

Un ultimo problema etico sottoposto all'attenzione dei giovani intervistati è quello dell'introduzione della pena di morte per punire delitti di particolare gravità. Solo una minoranza di giovani, anche se abbastanza con­sistente, è d'accordo con questa proposta. È da sottoli­neare, in questo caso, la vicinanza della posizione espres­sa dai giovani appartenenti ai due poli estremi e il fatto che i giovani appartenenti alla zona grigia non mostrano un atteggiamento intermedio come negli altri casi: sono loro i più favorevoli alla pena di morte.

7 . Di fronte allo straniero

La condizione di scarso pluralismo religioso che ca­ratterizza il nostro Paese sta subendo un lento ma proba­bilmente irreversibile mutamento soprattutto a causa del­l'afflusso di immigrati stranieri. Nel 1995 , gli immigrati provvisti di regolare permesso di soggiorno, secondo i dati ufficiali del Ministero dell'Interno22, sono circa un milione, pari all' 1 ,7% della popolazione residente nello stesso anno. A titolo di esempio, si può osservare che cir-

22 Cfr. ISMU [1997, 20] .

23 7

Page 240: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

ca il 15% di questi immigrati proviene da paesi di preva­lente tradizione mussulmana, il 14% circa da paesi di prevalente tradizione cattolica e il 10% circa da paesi di prevalente tradizione ortodossa. n restante 60% circa proviene da paesi di tutti i continenti che, nella maggior parte dei casi, hanno una tradizione religiosa più plurali­stica di quella italiana oppure diversa da quella cristiana cattolica. Agli immigrati stranieri regolari andrebbero poi aggiunti gli immigrati divenuti cittadini italiani e gli im­migrati clandestini, anch'essi provenienti da paesi di varia tradizione religiosa. Gli immigrati sono, dunque, in molti casi portatori di credenze religiose diverse da quella cat­tolica. Essi, aggiungendosi ai membri delle minoranze re­ligiose storicamente presenti nel nostro Paese, ebrei ed evangelici soprattutto, contribuiscono a rendere l'Italia un paese un po' più pluralistico sotto il profilo religioso.

Qual è l'atteggiamento dei giovani italiani di fronte a questa fonte di probabile cambiamento culturale? Sulla possibilità che gli stranieri immigrati contribuiscano al­l' arricchimento culturale del nostro Paese, i giovani si mostrano molto prudenti: circa i due terzi dei giovani re­ligiosi e dei giovani appartenenti alla zona grigia non ri­tengono che gli immigrati contribuiscano all'arricchimen­to culturale dell'Italia. Tra i giovani secolarizzati, invece, poco meno della metà ritiene che ciò avvenga. I più pru­denti sono, quindi, i giovani religiosamente incoerenti, quelli, cioè, che spesso vengono da famiglie con un basso livello culturale, e i giovani che più si riconoscono nella tradizione religiosa dominante in questo Paese. Sembra, dunque, che i giovani più vicini al modello della religione di chiesa temano più dei giovani secolarizzati il confronto con gli stranieri che sono, tra l'altro, portatori di tradizio­ni religiose e di fedi diverse da quella cattolica.

Se prendiamo in considerazione le altre opinioni espresse dai giovani intervistati riguardo l'immigrazione straniera in Italia (tab. 10.7) , possiamo osservare che nel caso degli atteggiamenti più apertamente intolleranti e il­liberali nei confronti degli stranieri - «gli immigrati di­sturbano» ed «è meglio che se ne tornino a casa loro» -

238

Page 241: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 10.7. Atteggiamenti verso l'immigrazione straniera in Italia secondo il tipo di atteggiamento nei confronti della religione (percentuali di giovani che si dicono d'accordo con le affermazioni riportate)

Polo Zona Polo non religioso grigia religioso

Gli immigrati che vivono in Italia contribuiscono a un arricchimento culturale del nostro Paese 36,5 30,8 48,3

Disturba il fatto che nel nostro Paese ci siano così tanti immigrati 4 1 ,6 50,2 39,5

Sarebbe meglio che gli immigrati tornassero a casa loro 25,0 33,2 26,3

Non è giusto che gli immigrati portino via posti di lavoro ai disoccupati del nostro Paese 43 ,1 47,8 30,1

Gli immigrati vivono in condizioni difficili ed è compito nostro aiutarli come possiamo 78,7 65,0 72,7

Il problema degli immigrati richiede un intervento politico che aiuti a risolvere i problemi economici dei paesi di provenienza 79,2 71 ,4 75,5

le posizioni dei giovani religiosi e di quelli secolarizzati sono molto vicine mentre quelle dei giovani appartenenti alla zona grigia si distinguono per una maggior grado di intolleranza. Di fronte a una domanda che mette in cam­po una questione di eguaglianza tra lavoratori stranieri e lavoratori italiani, sono i giovani secolarizzati a distin­guersi per una posizione più egualitaria. Di fronte al compito di aiutare gli immigrati, i giovani religiosi e quel­li secolarizzati si dicono disponibili più degli altri, con una leggera prevalenza di quelli religiosi che dimostrano, così, di essere particolarmente sensibili al valore della so­lidarietà. Un intervento politico che aiuti a risolvere i problemi economici dei Paesi da cui provengono gli im­migrati, infine, è auspicato da tutti i giovani quasi in egual misura. Interpretare questo dato non è facile. Si può trattare del desiderio di veder diminuire la presenza degli stranieri grazie a un intervento gestito da altri - i politici - altrove - nei paesi di provenienza - come può trattarsi di un segno della consapevolezza che la presenza di stranieri immigrati nel nostro Paese dipende dalla po­vertà di molti paesi nel mondo o dell'espressione di

239

Page 242: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

un'opinione largamente favorevole agli aiuti internaziona­li e alla cooperazione per lo sviluppo.

8. Il cambiamento negli atteggiamenti verso la religione: 1983-1996

L'Osservatorio IARD sulla condizione giovanile in Ita­lia, attivo dal 1983 , permette di analizzare anche il cam­biamento degli atteggiamenti dei giovani italiani nei con­fronti della religione negli ultimi quindici anni. È, infatti, possibile confrontare i valori di sei dei sette indicatori ci­tati all'inizio nel periodo che va dal 1983 al 1996, tenen­do conto che il confronto avviene solo per i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Il quadro che risulta dalla comparazione relativa ai giovani religiosamente più sensibili e impegnati (tab. 10.8) è di grande stabilità. I cambiamenti degli atteggiamenti dei giovani italiani nel giro di quindici anni sono molto contenuti. Quelli più ri­levanti riguardano un lieve ma costante incremento dei giovani che attribuiscono una grande importanza all' espe­rienza religiosa nella loro vita; una flessione più consi­stente di coloro che partecipano più attivamente alla vita

T AB. 10.8. Il cambiamento degli atteggiamenti verso la religione nei giovani ita­liani più religiosi tra i 15 e i 24 anni: 1983-1996 (%)

1983 1987 1992 1996

La religione è importante nella mia vita (molto, moltissimo) 26,9 30,8 32,9 34,5

Frequento le funzioni religiose tutte le settimane o 2-3 volte al mese 36,4 36,7 34,9 34,8

L'impegno religioso è molto importante nella mia vita 12,2 12,4 13 ,2 13 ,6

Ho partecipato più di 2 volte negli ultimi tre mesi alle attività di un'organizzazione religiosa o parrocchiale 26,0 27,3 15,8 17,3

Ritengo l'organizzazione religiosa o parrocchiale la più importante tra quelle a cui partecipo 18,4 18,7 17,2 17,8

Ho molta fiducia nei sacerdoti 8,5 1 1 ,1 12,7 1 1 ,3

240

Page 243: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

delle organizzazioni religiose e delle parrocchie avvenuta tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novan­ta; una lievissima tendenza all'aumento dei giovani che nutrono molta fiducia nei sacerdoti. All'incremento di co­loro che danno molta importanza alla religione nella pro­pria vita corrisponde, nei quindici anni in esame, una so­stanziale tenuta della percentuale di giovani che vanno a messa regolarmente.

L'assenza della domanda concernente la credenza in Dio nelle indagini del 1983 e del 1987 non consente di riferire la tipologia degli atteggiamenti verso la religione anche agli anni Ottanta. È, tuttavia, possibile procedere a un confronto parziale - sempre riferito ai giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni - tenendo conto del fatto che nella tipologia sopra esposta il numero dei giovani non credenti che sono però religiosi e praticanti è trascu­rabile. In pratica, è possibile assimilare il polo religioso al tipo del giovane religioso e praticante proposto nelle in­dagini IARD degli anni Ottanta23 . Risulta, così, che nel 1983 il polo religioso raccoglieva il 4 1 ,4% dei giovani (N = 4.000) ; nel 1987, il 43 ,2% (N = 2.000); nel 1992 , il 44,6% (N = 1 .684) e nel 1996, il 45, 1% (N = 1.63 1) .

Resta, invece, possibile confrontare la tipologia com­prendente i due poli e la zona grigia, prendendo in con­siderazione i giovani dai 15 ai 29 anni, relativamente al 1992 e al 1996 (fig. 10.2 ) .

Dal confronto risulta, anche in questo caso, un qua­dro di sostanziale stabilità. I giovani che più si riconosco­no nel modello della religione di chiesa non diminuisco­no e anche l'area della secolarizzazione e quella del­l'incoerenza negli atteggiamenti verso la religione non su­biscono cambiamenti rilevanti24• Le caratteristiche della

23 Cfr. Ricolfi [1984b, 99] e Cavalli e de Lillo [1988, 86] . 24 È bene ricordare che, mentre nel 1992 i giovani che hanno

dato altre risposte alla domanda sulla fede sono stati ritenuti non cre­denti, nel 1996 le altre risposte sono state classificate in due gruppi: i credenti con riserva o «dubbiosi» e le altre risposte in senso stretto

241

Page 244: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

45

40

35

30

25

20

15

10

5

o

43,8

1992 1996

• Polo «religioso>> D «Zona grigia» D Polo «non religioso»

FIG. 10.2. n cambiamento nella tipologia degli atteggiamenti nei confronti della religione: 1992-1996 (%) .

tipologia riferita al 1996 sono molto simili a quelle di quattro anni prima: il polo religioso prevale tra le ragazze sia nel 1 996 sia nel 1992 e l'inverso vale in entrambi gli anni per la zona grigia e il polo non religioso; in ambe­due le rilevazioni, infine, il polo religioso prevale tra i più giovani mentre la zona grigia prevale tra i meno giovani e l'appartenenza al polo non religioso non varia al passare da una classe di età all'altra.

(cfr. nota 2). Ciò potrebbe spiegare perché il polo religioso è legger­mente più consistente nel 1996 che nel 1992 e quello non religioso vi­ceversa.

242

Page 245: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

9. Conclusioni

A una prima lettura, i risultati della quarta indagine IARD indicano che, al pari di quanto si ritiene awenga in generale nelle società occidentali contemporanee, la situa­zione religiosa dei giovani italiani è caratterizzata da spin­te contraddittorie.

L'influenza sociale della Chiesa sulla vita dei giovani appare abbastanza limitata. I giovani religiosamente più coerenti mostrano di avere un'etica sessuale, un'etica fa­miliare e un'etica pubblica più severe dei loro coetanei maggiormente secolarizzati. L'istituzione ecclesiastica ha, quindi, ancora un certo peso nel determinare gli orienta­menti etici dei giovani che le sono più vicini. Tuttavia, su molti temi importanti, non solo i giovani religiosamente incoerenti e quelli secolarizzati ma anche quelli più vicini al modello della religione di chiesa esprimono una forte autonomia nei confronti degli insegnamenti della Chiesa.

Molti indicatori mostrano come il legame tra la Chie­sa e i giovani italiani, che si dicono pur sempre quasi tut­ti cattolici, non sia molto forte. Solo la metà dei giovani italiani nutre un senso di appartenenza, più o meno forte, alla confessione religiosa cattolica. Circa un terzo si può ritenere pienamente integrato nell'istituzione ecclesiastica ma solo un sesto partecipa regolarmente alle attività orga­nizzate dalle parrocchie o da altre associazioni religiose. Guardando al futuro, inoltre, è necessario osservare che i giovani vanno meno a messa degli adulti e che i giovani tra i 25 e i 29 anni ci vanno meno dei loro fratelli e so­relle minori.

Ci sono, però, anche altri dati di cui tener conto. Una larga maggioranza di giovani crede in Dio e una consi­stente minoranza, che è cresciuta lentamente negli ultimi quindici anni, ritiene molto importante la religione nella sua vita. I giovani che si riconoscono di più nel modello della religione di chiesa, anche se con una significativa differenza tra i giovani «militanti» e i giovani «osservan­ti», sono una minoranza ma una minoranza consistente. Inoltre, questo tipo di orientamento religioso mostra una

243

Page 246: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

notevole persistenza nel tempo. Un notevole grado di persistenza lo dimostra anche il generico senso di appar­tenenza al cattolicesimo se, come sembra, ci sono più giovani che si dicono cattolici di quelli che si dicono cre­denti. Per alcuni giovani, quindi, il senso di appartenen­za, anche solo culturale o familiare, al cattolicesimo, per­marrebbe anche senza fede.

Accanto alla permanenza di un orientamento alla reli­gione di chiesa si registra un andamento analogo del­l' orientamento opposto. Anche la consistenza del polo più secolarizzato dei giovani italiani, sebbene molto infe­riore, appare stabile nel tempo.

I giovani religiosi e i giovani secolarizzati sono stati considerati come appartenenti a due poli opposti. Tutta­via, ci sono alcuni dati che mettono in questione questa opposizione. I due tipi di giovani, infatti, hanno entrambi un atteggiamento molto positivo nei confronti della scien­za. Aderire al modello della religione di chiesa, dunque, non implica assumere un atteggiamento negativo verso di essa. Giovani religiosi e giovani secolarizzati mostrano di condividere valori importanti come quelli di solidarietà e di uguaglianza; assumono spesso atteggiamenti simili di fronte ai problemi posti dall'immigrazione straniera in Italia; respingono quasi in egual misura la proposta di in­trodurre nel nostro Paese la pena di morte. Accade, quindi, che giovani che hanno atteggiamenti opposti nei confronti della religione assumano posizioni simili in campi nei quali si suppone che tali atteggiamenti contino.

In mezzo ai due poli, si trovano i giovani della zona grigia. Alcune caratteristiche generali di questi giovani fanno dubitare del fatto che proprio tra loro possa emer­gere l'innovazione religiosa. La zona grigia prevale tra i giovani con un basso livello culturale familiare e tra i gio­vani con un basso titolo di studio mentre ci si aspetta che le credenze eterodosse attraggano giovani istruiti e inseriti nella scuola. I giovani appartenenti alla zona gri­gia sono i più favorevoli alla pena di morte, i più intolle­ranti verso gli immigrati e i meno solidali con loro. Men­tre su molti aspetti dell'etica sessuale e familiare esprimo-

244

Page 247: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

no posizioni permissive, più vicine a quelle dei loro coe­tanei secolarizzati, sono meno inclini a considerare am­missibili le esperienze omosessuali. Non sembra, quindi, che essi siano particolarmente disponibili verso il nuovo e il diverso. La scomposizione della zona grigia, tuttavia, mostra come tra i giovani appartenenti a questa area in­termedia possano trovarsi giovani interessati a una posi­zione religiosamente significativa ma diversa da quella della religione di chiesa e suggerisce l'opportunità di rea­lizzare indagini più specifiche sulla religiosità giovanile che possano affrontare i problemi che un'indagine gene­rale sulla condizione giovanile in Italia non può affronta­re. Tre potrebbero essere i sottotipi da prendere in consi­çlerazione: gli individualisti, i post-cristiani e i pragmatici. E molto probabile che tra i primi si trovino in maggio­ranza giovani che stanno assumendo una posizione di in­differenza nei confronti della religione e della fede. Tut­tavia, alcuni di questi giovani che, pur non andando a messa, si dicono credenti e religiosi, potrebbero essere alla ricerca di una religiosità diversa da quella offerta dal­la Chiesa Cattolica. Rispetto ai giovani post-cristiani vale, a maggior ragione, la prima osservazione fatta per i gio­vani individualisti: si può trattare di giovani ormai quasi completamente secolarizzati. Tuttavia, può darsi che tra questi giovani ve ne siano alcuni che non credono più nel Dio personale del cristianesimo ma in qualcos'altro. Infi­ne, i giovani pragmatici mostrano che, anche se molto poco frequente, una posizione religiosamente significativa ma diversa dal modello tradizionale della religione di chiesa può maturare all'interno o ai margini dell'istituzio­ne ecclesiastica.

245

Page 248: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 249: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO UNDICESIMO

I GIOVANI E LA SCIENZA

l. Gli orientamenti nei confronti dell'impresa scientifica

L'approccio sociologico allo studio della scienza è stato tradizionalmente centrato sulle comunità di speciali­sti, sulle regole che le governano e sui condizionamenti «sociali» più o meno evidenti che agiscono sullo sviluppo di conoscenza da parte di queste comunità. Solo negli ul­timi anni, sulla spinta di lavori provenienti da altri settori disciplinari quali la psicologia sociale e la cosiddetta risk analysis, si è cominciato a prestare interesse ai contesti più ampi e alla partecipazione di categorie di attori non esperti al processo di elaborazione e negoziazione sociale della conoscenza scientifica' . In questo senso hanno ac­quisito crescente visibilità gli studi dedicati a comprende­re i processi di comunicazione e comprensione pubblica della scienza (Public Communication o/ Science e Public

- Understanding of Science) , vale a dire come teorie e risul-tati scientifici vengano rielaborati, manipolati e inseriti nel tessuto della vita quotidiana da parte di differenti ca­tegorie di attori sociali. Soprattutto nei paesi di lingua in­glese sono stati condotti numerosi studi sia sulla conce­zione che pubblici non specializzati hanno di particolari temi scientifici, sia su una serie di indicatori relativi agli atteggiamenti più generali che questi soggetti esprimono nei confronti dell'impresa scientifica.

Questo filone di studi, per vari motivi, non ha ricevu­to sin ora un'attenzione significativa da parte degli studio­si italiani. La stessa ricerca IARD del 1996, peraltro, non si riprometteva inizialmente di tematizzare esplicitamente

l Si veda, ad esempio, Wynne [1992 e 1995] .

247

Page 250: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

questo argomento in relazione alla condizione giovanile. E tuttavia un'indicazione piuttosto forte ad averci indotto a dedicare alcune pagine al rapporto che i giovani hanno con la scienza: gli scienziati occupano nettamente il pri­mo posto tra le varie istituzioni e gruppi in cui i giovani dichiarano di avere fiducia. Essi godono infatti di «mol­ta>> o «abbastanza» fiducia presso 1'86,2 % degli intervi­stati, laddove l'istituzione che immediatamente segue nel­la graduatoria (i poliziotti) raggiunge solo il 67 ,9%. Si rendeva quindi importante verificare la portata di questo dato e le motivazioni che vi soggiacciono.

L'elevata fiducia nella ricerca scientifica e nei soggetti che vi operano non è una novità per le rilevazioni sulla popolazione giovanile italiana . Già in una precedente in­dagine centrata più specificamente sul rapporto tra i gio­vani e la salute, ad esempio, si era riscontrata una forte fiducia nei confronti della ricerca in campo medico-scien­tifico_ abbinata tuttavia ad una certa sfiducia nei confronti dell'efficienza delle strutture sanitarie (e in special modo di quelle pubbliche)2•

Maschi e femmine sembrano differire in modo trascu­rabile nei giudizi sull'affidabilità degli scienziati, mentre un certo incremento nel grado di fiducia sembra verifi­carsi passando dalle fasce di età più basse a quelle più elevate. Le riflessioni più immediate che si possono for­mulare riguardano quindi in primo luogo la capacità che questo dato ha di discriminare tra soggetti con caratteri­stiche socio-culturali diverse. Ad esempio, più elevato è il livello culturale della famiglia d'origine, maggiore è la fi­ducia che i giovani esprimono negli scienziati; al contra­rio, i giudizi meno positivi - sempre in termini di fiducia - provengono dai giovani della classe operaia e da quelli della piccola borghesia autonoma.

Ancor più rilevante sembra il rapporto tra fiducia nella scienza e livello di scolarità degli intervistati: se in­fatti tra gli studenti universitari il giudizio di «molta fidu-

2 Cfr. Buzzi [1994a] .

248

Page 251: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

eia» negli scienziati raggiunge il 46% , tra coloro che han­no solo il titolo dell'obbligo lo stesso giudizio coinvolge il 34,4%. Analogamente, quanti dichiarano di avere «poca» o «nessuna» fiducia negli scienziati, pur essendo una mi­noranza, sono in proporzione più che doppia tra quanti hanno il titolo di scuola media inferiore rispetto agli stu­denti universitari.

I giovani che hanno più fiducia nella scienza sono in genere gli stessi che attribuiscono un'elevata importanza allo studio e alla cultura: tra quanti ritengono molto im­portanti questi valori la percentuale di coloro che si di­chiarano fiduciosi nella scienza raggiunge il 90,3 %, men­tre scende al 67,8% se si considerano coloro che non danno alcuna importanza a studio e cultura.

Scarse, invece, le differenze tra gli studenti di indiriz­zi scolastici e universitari diversi: tanto i giovani dediti agli studi umanistici quanto quelli dediti agli studi scien­tifico-tecnici esprimono livelli di fiducia piuttosto simili nei confronti dell'impresa scientifica.

Alcune considerazioni possono essere qui sviluppate in relazione alla frequenza con cui gli intervistati dichia­rano di interessarsi all'informazione su temi scientifici presente nella stampa quotidiana e alle trasmissioni tele­visive di argomento culturale e scientifico. Nel primo caso circa quattro intervistati su dieci leggono molto o abbastanza spesso gli articoli scientifici inseriti nei quoti­diani. Ancora maggiore (quasi sei intervistati su dieci) è la quota di coloro che affermano di assistere con una cer­ta frequenza alla tipologia di programmi televisivi che comprende anche i servizi di informazione scientifica (documentari, servizi culturali) (fig. 1 1 . 1 ) .

Molto stretta è la relazione dell'interesse per l'infor­mazione scientifica con il livello di scolarità e in partico­lare con il tipo di studi: ad esempio, tra gli studenti uni­versitari sono quelli iscritti a facoltà dell'area tecnico­scientifica (scienze, medicina, ingegneria) a fruire mag­giormente di tali opportunità informative.

L'interesse per l'informazione scientifica si concentra anche tra i soggetti appartenenti ai ceti sociali più elevati

249

Page 252: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

(a)

50 45 40 35 30 25 20 I5 IO 5

37,9

27,3 22,7

o ���������� Molto Abba- Di rado Mai spesso stanza

spesso

(b)

50 45 40 35 30 25 20 I5 IO 5

16,0

43,4

30,7

o���������� Molto Abba- Di rado Mai spesso stanza

spesso

FIG. 1 1 . 1 . Frequenza con cui gli intervistati leggono articoli scientifici sulla stampa quotidiana (a) e assistono a programmi televisivi di tipo culturale, documentari e servizi di informazione scientifica (b) (%) .

e contraddistinti da un maggiore capitale culturale fami­liare.

Ancora una volta, quindi, occorre ricordare che quando si parla di «divulgazione» e diffusione della co­noscenza scientifica attraverso i mezzi di comunicazione di massa non si può sopravvalutare la capacità della co­municazione mediale di compensare la disuguaglianza in­formativa preesistente e particolarmente forte nel caso dei temi scientifici. In questo senso molti studiosi hanno ritenuto di vedere nel settore dell'informazione scientifica un tipico campo di applicazione della teoria del knowled­ge gap, secondo la quale soggetti di elevato livello di istruzione tendono ad avere una maggiore disponibilità di conoscenza e una maggiore capacità di aggiungere nuova informazione a questa conoscenza3 •

Sembra quindi possibile adattare in buona misura alla popolazione giovanile italiana un dato su cui converge la maggioranza delle ricerche sul tema: il pubblico dell'in-

3 Cfr. Tichenor et al. [1970]. Un'applicazione si trova in Yows et al. [1991] .

250

Page 253: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

formazione e della divulgazione scientifica è un pubblico fortemente selezionato, già orientato e interessato alle te­matiche scientifiche4•

Negli ultimi anni, numerosi interventi informativi su temi quali l'alcol, l'Aids o la sicurezza stradale sono stati rivolti in modo specifico ai giovani, ipotizzando che una migliore informazione su questi temi possa limitare le probabilità di coinvolgimento dei soggetti. Viene quindi spontaneo chiedersi se gradi più elevati di attenzione al­l'informazione scientifica riducano significativamente i li­velli di esposizione al rischio in ambiti quali la salute o i rapporti sessuali. La risposta appare tutt'altro che sconta­ta. Se infatti la probabilità di incorrere in situazioni ri­schiose nella propria vita sessuale sembra in una qualche misura diminuire tra i giovani che si tengono più al cor­rente sui temi scientifici attraverso i media, per quanto attiene ai rischi più generali per la propria salute non sembra riscontrabile un significativo ruolo preventivo della disponibilità informativa: addirittura in alcuni casi sono proprio i soggetti più informati ad ammettere di praticare più frequentemente condotte «a rischio»5•

Se molto elevata è la fiducia di cui godono gli scien­ziati presso i giovani italiani, non sottovalutabile è anche l'orgoglio sollecitato dai risultati della ricerca scientifica del nostro Paese.

Tra gli aspetti per i quali gli intervistati ritengono si possa essere più orgogliosi di essere italiani, infatti, i suc­cessi della ricerca scientifica contemporanea vengono in­dicati dal 74,6%. A differenza del precedente, questo giudizio tuttavia non si lega in modo significativo ad al­cuna delle variabili relative allo status socio-culturale, né al livello di scolarità o all'interesse per lo studio e la cul­tura.

4 Cfr. ad esempio Jacobi e Schiele [1988] . Gli stessi ricercatori scientifici sono presenti in larga misura nelle audiences della divulga­zione scientifica, che utilizzano anche come rapida panoramica su quello che accade in settori di ricerca contigui al loro.

5 Un dato questo che è presente e commentato anche in Buzzi [ 1994a]. Cfr. anche Bucchi [1997a] .

251

Page 254: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2. Le priorità della ricerca scientz/ica

L'altro indicatore di cui disponiamo per valutare l' at­teggiamento dei giovani nei confronti della ricerca scien­tifica è quello relativo ai settori di ricerca da promuovere e a quelli invece da limitare. Nella domanda in questione si chiedeva infatti agli intervistati di immaginare di avere il pieno controllo sui fondi dello stato italiano per la ri­cerca scientifica e di scegliere quindi due o tre settori in cui incrementare gli stanziamenti e due o tre settori in cui ridurli.

Tra i settori da incentivare prevale nettamente quello della ricerca in campo medico e farmaceutico, seguito da quello relativo alla riduzione dell'inquinamento e da quello agricolo. Numerose citazioni anche per la ricerca nel settore della prevenzione e trattamento delle tossico­dipendenze. Tutti settori, come si vede, che hanno stretto rapporto con il benessere fisico degli individui inteso sia nel senso più tradizionale (riduzione dell'incidenza delle malattie attraverso lo sviluppo della ricerca medica e far­macologica) sia nel senso più ampio che collega il benes­sere dell'uomo a quello dell'ecosistema in cui vive.

Scendendo man mano nella graduatoria delle priorità individuate dai giovani nell'ambito della ricerca scientifi­ca troviamo poi la ricerca in campo pedagogico (nuovi metodi di insegnamento e di educazione), quella mirata a sviluppare nuove fonti energetiche e, un gradino più in basso, quelle relative alla sicurezza degli impianti nucleari e della circolazione stradale. Relegate agli ultimi posti in­vece l'esplorazione dello spazio, lo sviluppo di trasporti pubblici più rapidi e soprattutto la ricerca in campo mili­tare e meteorologico (tab. 1 1 . 1 ) .

Sono proprio questi settori i primi nella graduatoria di segno opposto, ottenuta sulla base della domanda rela­tiva ai settori in cui ridurre le spese. Secondo gli intervi­stati, i settori in cui limitare l'erogazione di fondi di ricer­ca sono innanzitutto quello militare (armamento e difesa nazionale) , quello relativo all'esplorazione dello spazio e quello meteorologico.

252

Page 255: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 1 1 . 1 . Settori di ricerca scientifica a cui gli intervistati darebbero la prece­denza (a) o che invece limiterebbero (b) (%)

Ricerche mediche e farmaceutiche Riduzione e controllo degli inquinamenti Ricerche per sfruttare le risorse agricole in modo

da soddisfare i bisogni alimentari dell'umanità Prevenzione e trattamento delle intossicazioni da droga Metodi d'insegnamento e di educazione Nuove fonti d'energia (solare, marina) Sicurezza delle installazioni nucleari Sicurezza della circolazione stradale !�splorazione dello spazio Maggiore rapidità dei trasporti pubblici Armamento e dif�sa nazionale Meteorologia e controllo del clima Non so

(a) (b)

66,9 47,4

34,5 3 1 ,2 22,8 21 ,8 15,3 12,0 5 ,1 4,2 2,1 1 ,5 2,1

0,1 1 ,9

5,3 4,2 6,0 6,0

10,8 9,0

44,8 22,8 58,2 36,2 12,1

È interessante osservare come questi tre setton s1ano effettivamente legati l'un l'altro anche da un punto di vi­sta pratico: da un lato esplorazione dello spazio e studio della meteorologia sono chiaramente connessi, dall'altro entrambi sono stati sviluppati negli ultimi decenni in stretto collegamento con le necessità della difesa. Si pensi alle «guerre stellari» temute sino alla fine degli anni Ot­tanta o al ruolo che le missioni nello spazio hanno avuto in termini di «dimostrazione di forza» tra le superpoten­ze o, ancora, alla caratterizzazione militare che lo studio del tempo atmosferico assume anche ai livelli più elemen­tari della comunicazione pubblica (ad esempio, le previ­sioni del tempo alla televisione)6•

Si tratta evidentemente per i giovani di un blocco di attività scientifiche ormai poco rilevanti, retaggio di una concezione «militarizzata» della scienza che ha indubbia­mente contraddistinto l'impresa scientifica per buona parte del secolo ma che ha nondimeno perso ai loro oc­chi gran parte del suo significato. Del resto, negli ultimi

6 Si veda Riso [1996] .

253

Page 256: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 1 1 .2. Le priorità della ricerca scientz/ica secondo i giovani italiani

Area della promozione

Area intermedia

Area della disincentivazione

Medico-farmaceutica Riduzione inquinamenti Agricoltura Prevenzione e terapia droga Educazione Nuove energie Sicurezza nucleare Sicurezza traffico Trasporti pubblici Esplorazione spazio Meteorologia Armamento

decenni la popolazione giovanile ha espresso più volte il proprio sostegno ai movimenti di pace e la propria ostili­tà alla risoluzione militare dei conflitti internazionali.

Un aspetto interessante, da questo punto di vista, è il sostanziale appiattimento dello studio delle condizioni at­mosferiche su questo blocco tradizionale, trascurando completamente il ruolo fondamentale che la ricerca clima­tica svolge nel campo della tutela dell'ambiente e che quindi dovrebbe essere ben presente a chi - come i giova­ni intervistati - riconosce tra le priorità della ricerca quel­le in campo ecologico: la formulazione dell'item compren­deva infatti «meteorologia» e «controllo del clima».

Si possono quindi individuare nel complesso tre aree in rapporto ai giudizi espressi dai giovani: un'area della promozione (in cui si collocano quei settori per i quali la propensione a incentivare i fondi è molto più alta che non la propensione a limi tarli) , un'area intermedia (cui appartengono i settori per i quali i giudizi positivi e nega­tivi in sostanza si equivalgono) e un'area della disincenti­vazione (settori per i quali i giovani si esprimono decisa­mente nel senso di una riduzione dei fondi di ricerca) (tab. 1 1 .2 ) .

S i noti ancora una volta come il tema della sicurezza e della riduzione del rischio - incluso un tipo di rischio, quello legato al traffico e alla circolazione stradale, sicu­ramente esperito quotidianamente da buona parte degli

254

Page 257: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

intervistati - abbia una priorità relativamente bassa nel­l' opinione giovanile.

Le scelte di priorità in campo scientifico sembrano essere distribuite in modo sostanzialmente omogeneo at­traverso le categorie diverse di giovani italiani.

Mettendo questi dati in relazione con il livello di fi­ducia negli scienziati, tuttavia, quello che si nota è una maggiore propensione dei «meno fiduciosi» a finanziare settori di ricerca esterni al campo delle scienze naturali quali ad esempio il settore educativo. Coloro che hanno più fiducia nella scienza, invece, tendono maggiormente a privilegiare il settore di ricerca relativo alla riduzione e al controllo degli inquinamenti. Questo rapporto tra fiducia negli scienziati e sensibilità verso il problema ecologico ci richiama a un tipo di orientamento che sembra caratteriz­zare in modo significativo i giovani degli anni Novanta. Sino a buona parte del decennio precedente, infatti, pre­valevano tra i giovani le posizioni più estreme dell' ecolo­gismo radicale e dell'adesione incondizionata alle necessi­tà del progresso tecnologico e produttivo. La posizione cosiddetta «dello sviluppo sostenibile» è andata tuttavia man mano crescendo, trovando largo spazio tra i giovani d'oggi. Per molti di loro, attualmente, la difesa dell' am­biente non si scontra con le dinamiche dell'innovazione scientifico-tecnologica ma può addirittura essere perse­guita attraverso un'opportuna incentivazione di specifici settori di ricerca7•

Un fattore importante nella scelta dei settori da privi­legiare e da limitare è anche il livello di interesse per l'in­formazione scientifica. Coloro che seguono in modo si­gnificativo i temi scientifici sulla stampa, ad esempio, ten­dono più degli altri giovani a privilegiare il settore della riduzione degli inquinamenti o settori in generale non molto citati quali quello energetico, quello educativo e soprattutto l'esplorazione dello spazio. I «meno informa-

7 Sul rapporto tra i giovani e l'ecologia cfr. Buzzi [1994b] e Bue­chi [ 1997b].

255

Page 258: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

ti», invece, menzionano con più frequenza tra i settori da incentivare quello medico-farmacologico, la prevenzione e cura delle intossicazioni da droga e le attività relative alla sicurezza del traffico.

Passando ai settori da limitare, i fruitori di informa­zione scientifica mostrano una maggiore propensione a li­mitare la ricerca in campo militare e quella tesa a miglio­rare la sicurezza stradale. I non fruitori di informazione scientifica, invece, tendono a segnalare tra i settori in cui ridurre le spese soprattutto l'esplorazione dello spazio e al ricerca in campo pedagogico. Si tratta in maggioranza di scostamenti facilmente spiegabili: l'esplorazione dello spazio è un tipico ambito di ricerca dalle scarse ricadute pratiche ma di grande visibilità nei media8• Coloro che seguono con più attenzione le rubriche di scienza dei quotidiani sono inevitabilmente più attenti e sensibili al fascino di questo tipo di attività scientifica9•

Per quanto riguarda il settore farmacologico - più popolare tra i meno interessati all'informazione scientifica che non tra i lettori assidui - si può invece ipotizzare che a un maggiore livello di informazione corrisponda anche una maggiore consapevolezza dei rischi della sperimenta­zione in questo ambito o comunque una percezione del settore come terreno di controversie e non stereotipata fonte di benessere. Basti pensare alle numerose discussio-

8 Recentemente la partenza di una missione spaziale è stata tra­smessa in diretta in prima serata dalla televisione nazionale.

9 A conclusioni simili è pervenuta anche una recente ricerca con­dotta sulla popolazione inglese: a livelli di conoscenza più elevati cor­risponde una maggiore disponibilità a sostenere settori dall'impatto non immediatamente pratico. Cfr. Evans e Durant [ 1995] . Si noti pe­raltro come gli scienziati che operano in settori come l'astrofisica o la cosmologia siano negli ultimi anni divenuti consapevoli della crescente difficoltà per la loro disciplina - una volta finita l'era della guerra fredda - di legittimarsi dal punto di vista politico-militare e siano quindi passati a impiegare sempre più frequentemente argomentazioni di tipo «culturale» (ad es. religiose o estetiche) nelle loro comunica­zioni al pubblico. Si veda a questo proposito Bucchi [ 1996, 375-394 e 1997b] e Miller [1994] .

256

Page 259: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 1 1 .3 . Orientamento dei giovani verso i settori della ricerca scientifica - set­tori da privilegiare - confronto 1983-1987-1996 (età: 15-24 annz) (%)

1983 1987 1996

Ricerche mediche e farmaceutiche 59,0 56,5 65,8 Riduzione e controllo degli inquinamenti 45,4 56,8 46,1 Ricerche per sfruttare le risorse agricole in modo

da soddisfare i bisogni alimentari dell'umanità 56,2 43,8 34,5 Prevenzione e trattamento delle intossicazioni da droga 46,3 36,6 34,3 Metodi d'insegnamento e di educazione 1 1 ,6 13,6 23,2 Nuove fonti d'energia (solare, marina) 29,4 22,2 2 1 ,8 Sicurezza delle installazioni nucleari 18,8 26,6 15,7 Sicurezza della circolazione stradale 10,0 8,6 12,6 Esplorazione dello spazio 9,4 3 ,9 6,4 Maggiore rapidità dei trasporti pubblici 4,7 2,8 4,1 Armamento e difesa nazionale 4,7 1 ,9 2,5 Meteorologia e controllo del clima 3,6 2,2 1 ,0

Risposte multiple

ni che hanno riempito i media in questi ultimi anni su temi quali la procreazione assistita, la lotta all'Aids o le diete dimagranti.

Infine, coloro che hanno partecipato, nei dodici mesi precedenti all'intervista, a manifestazioni o attività riguar­danti la tutela dell'ambiente sono ancora più orientati del resto del campione a promuovere ricerche che consenta­no di ridurre l'inquinamento e di sviluppare le risorse agricolo-alimentari.

La domanda relativa ai settori da incentivare o limita­re dal punto di vista finanziario consente un interessante confronto con precedenti rilevazioni condotte dallo IARD. Un'identica domanda era stata infatti posta agli intervi­stati tanto nel corso della prima indagine nazionale sulla condizione giovanile ( 1983 ) quanto nel corso della secon­da indagine ( 1987) .

Che cosa è cambiato, dunque, nell'arco di tredici anni, nelle priorità dei giovani in campo scientifico, e cosa è rimasto invece più o meno invariato?

Come si evince dalla tabella 1 1 .3 , la ricerca medico­farmaceutica vede confermato e, anzi, decisamente raffor-

257

Page 260: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

zato il proprio primato, emerso anche in entrambe le precedenti rilevazioni, passando dal 59% e 56,5% , regi­strati rispettivamente nel 1983 e 1987 , al 65,8% del 1996. Si riducono sensibilmente nel tempo, invece, le ci­tazioni riservate alla ricerca in campo agricolo (dal 56,2 % del 1983 al 43 ,8% e ora al 34 ,5%) . La ricerca sulla sicu­rezza delle installazioni nucleari torna a livelli addirittura inferiori al 1983 dopo l'impennata registrata nel 1987 , al­l'indomani dell'incidente di Chernobyl. Dopo le grandi discussioni di quel periodo e il referendum che nel no­stro Paese ha sancito la chiusura delle centrali, il proble­ma del nucleare sembra essere uscito dall'agenda del­l'opinione pubblica giovanile10• Una simile dinamica, a cui probabilmente non sono estranee identiche considera­zioni, viene registrata dal settore relativo alla riduzione e controllo degli inquinamenti (dal 45,4% del 1983 al 56,8% della successiva rilevazione al 46, 1% attuale) . Re­stano tutto sommato costanti, almeno rispetto al 1987 , le quotazioni della ricerca nel campo delle tossicodipenden­ze e delle nuove energie (per entrambe tuttavia si era os­servata una certa riduzione tra il 1983 e il 1987) . Un tema emergente, pur se ancora sottovalutato dai giovani italiani, è quello della sicurezza della circolazione stradale (dall'8,6% del 1987 al 12,6% attuale) mentre la meteoro­logia si è ulteriormente indebolita nel tempo. In termini proporzionali, l'incremento più significativo riguarda il settore dell'educazione, che tra il 1983 e il 1996 raddop­pia la sua quota passando dall' 1 1 ,6% al 23 ,2 %, un incre­mento quasi interamente dovuto al periodo 1987- 1996 (dal 13 ,6% al 23 ,2%) . L'ipotesi che si può introdurre per commentare un simile dato è legata all'affermazione definitiva del computer in vari settori dell'attività giovani-

10 Una ricerca svolta dallo IARD sugli orientamenti dei giovani lombardi ha mostrato risultati decisamente simili: chiedendo agli in­tervistati di valutare la portata positiva o negativa di una serie di sco­perte e innovazioni tecnico-scientifiche, si sono ottenute valutazioni di gran lunga più negative per i fertilizzanti chimici che non per l'energia nucleare. Cfr. Bucchi [1997b] .

258

Page 261: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 1 1 .4. Orientamento dei giovani verso i settori della ricerca scientz/ica - set­tori da limitare - confronto 1983-1987-1996 (età: 15-24 anni) (%)

1983 1987 1996

Armamento e difesa nazionale 54,8 61 ,5 54,5 Esplorazione dello spazio 35,5 44,9 42,0 Meteorologia e controllo del clima 26,9 28,8 39,4 Maggiore rapidità dei trasporti pubblici 22,7 15,5 24,8 Sicurezza delle installazioni nucleari 16,9 12,5 10,2 Sicurezza della circolazione stradale 13,6 8,3 9,4 Metodi d'insegnamento e di educazione 6,9 6,4 6,2 Nuove fonti d'energia (solare, marina) 6,4 7,2 7,0 Ricerche per sfruttare le risorse agricole in modo

da soddisfare i bisogni alimentari dell'umanità 2,8 3,6 6,2 Prevenzione e trattamento delle intossicazioni da droga 6,1 5,3 3 ,8 Riduzione e controllo degli inquinamenti 0,8 2,8 2,3 Ricerche mediche e farmaceutiche 0,8 1,4 1 ,0

Risposte multiple

le (dallo studio, al lavoro, al tempo libero) e alla conse­guente domanda di nuove competenze e di un adatta­mento delle tecniche di insegnamento a questi nuovi strumenti (tab. 1 1 .4) .

Dal punto di vista della propensione a limitare i fon­di, quello dei trasporti pubblici veloci è uno dei settori che più pagano il passaggio dagli anni Ottanta agli anni Novanta: nel 1987 solo il 15,5% riteneva che questo fos­se uno dei settori in cui ridurre le spese, adesso su questa posizione è il 24,8%. Anche la meteorologia vede aumen­tare la sua impopolarità, passando dal 28,8% del 1987 al 39,4 % attuale.

Possiamo avere un quadro complessivo dell'andamen­to delle preferenze dei giovani confrontando le graduato­rie di preferenza e di limitazione per i tre anni in que­stione (tab. 1 1 .5 ) .

n dato che salta immediatamente agli occhi è la stra­ordinaria costanza nelle scelte dei giovani pur in presenza di una considerevole distanza temporale nelle rilevazioni. Se si mettono infatti a confronto le preferenze «in posi ti­vo», si osserva che i primi quattro posti sono stabilmente

259

Page 262: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 1 1 .5. Settori in cui incrementare i fondi - Confronto tra le graduatorie 1983-1987-1996 (%)

Ranghi occupati

1983 1987 1996

Ricerche mediche e farmaceutiche l 2 Ricerche per sfruttare le risorse agricole

in modo da soddisfare i bisogni alimentari dell'umanità 2 3 4

Prevenzione e trattamento delle intossicazioni da droga 3 4 3

Riduzione e controllo degli inquinamenti 4 l 2 Nuove fonti d'energia (solare, marina) 5 6 6 Sicurezza delle installazioni nucleari 6 5 7 Metodi d'insegnamento e di educazione 7 7 5 Sicurezza della circolazione stradale 8 8 8 Esplorazione dello spazio 9 9 9 Maggiore rapidità dei trasporti pubblici 10 10 lO Meteorologia e controllo del clima 1 1 12 12 Armamento e difesa nazionale 12 1 1 1 1

occupatl m tutte e tre le indagini dagli stessi settori: ri­cerca medica, riduzione degli inquinamenti, ricerca agri­colo-alimentare e ricerca sulle tossicodipendenze. In que­sto primo blocco vi sono stati solo alcuni spostamenti «interni». La tendenza più lineare appare riguardare la ri­cerca mirata a sviluppare le risorse alimentari del pianeta, che è scivolata dal secondo al terzo posto tra il 1983 e il 1987 e infine al quarto posto nel 1996.

La formulazione dell'item (che metteva questo tipo di ricerca in relazione con la possibilità di soddisfare i biso­gni alimentari della popolazione mondiale) può autorizza­re il sospetto che il problema della fame nel mondo sia stato almeno in parte oscurato da problemi più «vicini» quali l'inquinamento e la tossicodipendenza.

Altre variazioni hanno coinvolto proprio il settore delle tossicodipendenze, che nel 1996 è tornato al terzo posto come nel 1983 . La ricerca sull'inquinamento, origi­nariamente in coda al blocco, appare ormai una priorità consolidata e si limita a scambiarsi la prima posizione con la ricerca medica nel passaggio dal 1987 al 1996.

2 60

Page 263: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Un altro blocco di preferenze sostanzialmente stabile nel tempo riguarda i settori dell'energia, della sicurezza nucleare e dell'educazione. Anche qui vi sono state oscil­lazioni interne: in particolare il balzo del settore pedago­gico dall'ultima posizione del blocco (dove si trovava sia nel 1983 che nel 1987) alla prima e, all'opposto, nello scivolamento della sicurezza nucleare dal primo all'ultimo posto tra il 1 987 e il 1996.

L'ultimo blocco, con i cinque settori che hanno avuto meno preferenze in termini di incentivazione economica da parte degli intervistati, è assolutamente costante nelle tre rilevazioni, fatta eccezione per uno scambio delle ulti­me due posizioni tra ricerca meteorologica e militare nel periodo 1987-1996.

3. Alcune considerazioni conclusive

Il numero esiguo di informazioni raccolte sul rappor­to tra i giovani e la scienza non , consente di pervenire a conclusioni di portata generale. E tuttavia possibile inse­rire quanto sin qui esposto nel contesto più ampio degli studi sulla «percezione pubblica della scienza» in modo da metterne in ulteriore evidenza alcuni aspetti.

Sotto un certo punto di vista, infatti, l'indagine IARD sembra confermare i risultati del filone più «ottimistico» di questi studi. Si tratta di un filone di impostazione so­stanzialmente positivistica e molto più affine alle preoc­cupazioni degli scienziati stessi che all'analisi sociologica dell'impresa scientifica. La conclusione fondamentale che emerge da tali studi è che esiste un'influenza di segno positivo del grado di istruzione e in particolare del livello di conoscenza scientifica dei soggetti sul loro grado di fi­ducia nella scienza e quindi sulla disponibilità a sostenere lo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologicau. Sulla base di questi risultati si sono sviluppati in vari paesi

1 1 Cfr. ad esempio Einsediel [ 1994] .

261

Page 264: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

programmi di incentivazione dell'interesse del pubblico per la scienza attraverso mostre, programmi televisivi e centri di cultura scientifica.

La nostra indagine non consente di verificare appieno questa ipotesi tra i giovani italiani, se non altro perché non disponiamo di indicatori - se non di tipo indiretto, quali la scolarità o il corso di studi attualmente seguito -sul livello di competenza e di informazione in ambito scientifico posseduto dai nostri intervistatil2•

In linea di principio, si può forse affermare che anche tra i giovani italiani a un livello di cultura - e in partico­lare di cultura scientifica - più elevato corrisponde una maggiore attribuzione di fiducia agli scienziati. Tuttavia occorre tener conto del fatto che i livelli medi di fiducia espressi sono così elevati da attenuare la portata di un si­mile dato. Questa considerazione, soprattutto se combi­nata con altre indicazioni tra cui spicca il forte orgoglio che i giovani provano (in modo peraltro assolutamente trasversale ai ceti e ai livelli di istruzione) per la ricerca scientifica italiana, potrebbe aprire percorsi di interpreta­zione complementari.

n sospetto legittimo è infatti che il sostegno presso­ché incondizionato che i giovani esprimono agli scienziati rappresenti in una certa misura un atteggiamento di tipo aprioristico e fideistico, fondato su una visione della scienza largamente idealizzata. Si è quindi orgogliosi dei successi scientifici italiani come lo si è di quelli dei nostri calciatori o dei nostri artisti, senza che per questo sia ne­cessario conoscerne i contributi o interessarsi al dibattito scientifico contemporaneo. La stessa selezione dei settori può collocarsi in questa linea: la scienza - e in particolare la scienza di impatto più marcatamente pratico - può ri­solvere senza ostacoli tutti i problemi dell'uomo ed elimi­nare le stesse conseguenze negative del suo sviluppo qua-

12 Gli studi in parola ricorrono a questo proposito a batterie di items volte a sondare direttamente la competenza degli intervistati in campo scientifico.

2 62

Page 265: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

li ad esempio l'inquinamento. La «rilevanza sociale» dei temi (dall'ambiente, alla salute, alla droga) , al di là di ogni considerazione di tipo culturale/ conoscitivo o ine­rente allo stato attuale dell'impresa scientifica (in termini di coerenza interna e equilibrio tra le sue varie branche) sembra essere il criterio largamente dominante nelle prio­rità dei giovani in campo scientifico. Ne è una conferma, del resto, la sostanziale omogeneità «orizzontale» (tra gio­vani con caratteristiche diverse) e <<Verticale» (tra rileva­zioni effettuate in tempi diversi) delle indicazioni giovani­li. Le variazioni minime che caratterizzano nel tempo la graduatoria di queste priorità appaiono prevalentemente dettate da eventi o temi di particolare visibilità pubblica ( Chernobyl a metà anni Ottanta; l'Aids e gli altri virus mortali successivamente; da ultimo la multimedialità) .

Con alcune eccezioni, concentrate soprattutto nei set­tori più informati e colti della popolazione giovanile, la scienza è in sostanza per i giovani italiani una macchina capace di risposte ai problemi che di volta in volta si pre­sentano all'uomo, una «scatola nera»13 in cui entrano n­chieste ed escono soluzioni efficaci e incontrovertibili.

13 Una concezione della scienza come «scatola nera» in cui solo gli inputs (es. risorse economiche) e gli outputs (es. tecnologia) sono considerati suscettibili di negoziazione sociale, mentre il funzionamen­to «interno» rimane dotato di una logica autonoma e quindi fuori dal­la portata dell'indagine sociologica, ha dominato anche la letteratura in questo campo sino ai primi anni Settanta. Cfr., ad esempio, Wool­gar [1988] .

263

Page 266: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 267: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO DODICESIMO

CONSUMI E STILI CULTURALI

l . Una socializzazione al capolinea?

Attraverso la lente del rapporto tra processi di forma­zione sociale e consumo culturale, la condizione giovanile rende visibile una situazione paradossale. n percorso che delinea la socializzazione quale «pratica intenzionale e consapevole di civilizzazione di ingresso» - e quindi di assunzione critica ma guidata dei compiti di cittadinanza da parte dei giovani - è sempre più avvolto in una neb­bia che ne sfuma i contorni e rende relativamente inco­noscibili le varie pratiche esperienziali� .

Lo status «artificiale» di consumatore si acquisisce in­fatti dalla nascita, in maniera così «naturale» e non pro­blematica da essere spesso confuso con un diritto inalie­nabile all'accesso ad un numero praticamente illimitato di beni di consumo. Si delinea dunque una prima distorsio­ne nella socializzazione moderna, in forza di cui gran parte dei bisogni giovanili di relazione sembra soddisfatta dal consumo.

Come spesso accade, però, l'identificazione del para­dosso costringe ad un riorientamento dei quadri cognitivi ed interpretativi. Nel caso in questione si tratta, da un lato, di mettere definitivamente in discussione i paradig­mi classici delle teorie - che si fondano sull'idea di un «centro» della società capace di attivare una catena di tra­smissione istituzionalizzata di valori, norme e mete da raggiungere - per assumere uno stile di riflessione più sensibile alla prospettiva degli stessi attori sociali, pren­dendo atto del senso di spiazzamento e disagio che ri-

l Cfr. Morcellini [1996] .

265

Page 268: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

guarda indifferentemente soggetti e istituzioni, utenti ed agenzie di socializzazione. Ma si tratta, dall'altro, anche di superare le visioni apocalittiche sulla condizione del giovane consumatore in una società di massa, che ipotiz­zano - con speculare conformità - un processo verticale e asimmetrico, in cui il singolo individuo svolge la fun­zione di vittima sacrificale, inconsapevole ed impotente di fronte allo strapotere dei media.

Per dipanare i nodi di una società complessa e disar­ticolata, che indulge ad una descrizione di se stessa come travolta da uno stato di perenne crisi, è più appropriato ipotizzare che i beni di consumo funzionino anche come «sistema di informazione»: «dimentichiamo la loro utilità - scrivono Douglas e Isherwood - e sperimentiamo inve­ce l'idea che le merci servono per pensare, trattandole come se fossero un mezzo di comunicazione non verbale per la facoltà creativa dell'uomo»2• Simmetricamente, sembra preferibile descrivere il processo di socializzazio­ne come un percorso non lineare e non scontato di diffi­cile «navigazione a vista», in cui il giovane sperimenta quote inedite di libertà - ma anche di solitudine - rispet­to alle generazioni precedenti e utilizza il proprio potere di auto-socializzazione in una rete multidimensionale di scambi comunicativP.

Alla luce di questa prospettiva teorica, l'esplorazione e la ricostruzione analitica delle strategie di consumo cul­turale è particolarmente rilevante perché si colloca in una fase di tendenziale declino delle funzioni tradizionali del­le agenzie e di crescente investimento dei giovani nei confronti dei media, riconosciuti quali interlocutori pari­tetici e privilegiati. Accanto ai tradizionali canali formati­vi mediati dalla famiglia e dalle istituzioni sociali si affer­ma infatti uno stile di socializzazione immediata che ri­sponde in maniera più efficace ad aspettative e bisogni

2 Cfr. Douglas e Ishetwood [1984, 69] . 3 Per un'analisi più approfondita cfr. Morcellini [1992] e Martelli

[1996], che avanza l'ipotesi di una «socializzazione leggera».

266

Page 269: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

giovanili ovviamente inediti rispetto al passato. In questo contesto, il ruolo della comunicazione multimediale quale interlocutore privilegiato dipende tanto dal deficit di vo­calità delle agenzie tradizionali quanto dalla sintonia di codici e linguaggi che si sviluppa tra contenuti non inten­zionalmente formativi proposti dai media e aspettative dei singoli soggetti.

La socializzazione si trasforma sempre più in una na­vigazione a vista, ma questo processo è esposto a molte­plici rischi e soprattutto non garantisce che si producano necessariamente quegli scatti di autonoma espressione della soggettività che lasciano trasparire un percorso di compiuta realizzazione individuale. n fatto che i giovani si posizionino nella cabina di regia, alla consolle dei me­dia - in condizioni, come vedremo in seguito, di disegua­glianze strutturali ed economiche ancora rilevanti - non assicura automaticamente risultati di autonomia e di au­tenticità, accuratezza delle scelte o coerenza nella selezio­ne dei flussi comunicativi rispetto ad un progetto forma­tivo intelligibile e soggettivo.

Osservando questa navigazione dalla prospettiva dei consumi culturali si ha piuttosto l'impressione di trovarsi di fronte ad un labirinto inestricabile ed inconoscibile; a comportamenti orientati dal solo scopo di sottrarsi co­munque alla «guida» ed alle «buone intenzioni» degli adulti. Questa però è una delle poche possibilità che sono offerte alla ricerca per penetrare in un «mondo a parte», un po' colonizzato dai linguaggi effimeri delle mode e del mercato pubblicitario, ma al tempo stesso in cerca dei propri codici da rilanciare sul mondo degli adulti per distinguersi e confrontarsi con esso.

2 . Consumatori consumati. I giovani all'edicola dei consu­mi culturali: un ritratto di sintesi

La lettura dei dati sui consumi culturali dei giovani alla metà degli anni Novanta è sorretta da alcune eviden-

267

Page 270: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 12.1 . La mappa dei consumi culturali giovanili (%)

Età

Forme di consumo culturale 15-17 18-20 21 -24 25-29 Totale

Esposizione quotidiana alla Tv" 97,3 98,0 97,5 96,2 97,2 Ascolto dischi rock'' 85,3 86,2 86,6 86,9 86,4 Ascolto quotidiano della radio" 87,3 89,7 86,1 81 ,9 85,7 Lettura quotidiani§ 68,8 75,9 82,4 80,1 78,0 Cinema'' 7 1 ,8 7 1 ,2 76,0 67,7 7 1 ,6 Lettura libri0 78,8 70,5 70,8 67, 1 70,8 Libreria* 46,6 45,8 45,4 50,1 47,2 Manifestazione sportiva,., 56,1 46,7 40,9 3 1 , 1 41 ,4 Biblioteca'' 45 , 1 46,7 39,4 27,6 38,1 Ascolto dischi classica'' 28,7 28,1 32,2 37,2 32,4 Museo/rriostra'' 34,7 30,4 26,6 28,1 29,2 Teatro'' 26,2 2 1 ,0 19,9 20,5 2 1 ,4 Concerto rock '' 15,7 14,7 17,5 16,3 16,2 Concerto classica,., 3 ,7 4,0 4,1 7,1 5,0

Nota: * almeno una volta negli ultimi tre mesi o almeno uno negli ultimi sei mesi § almeno una volta a settimana " almeno un'ora al giorno.

ze che fanno ormai parte del patrimonio condiviso dalle ricerche sociologiche e statistiche4:

a) l'impressionante incidenza dei consumi culturali -e in particolare del consumo di televisione nel pubblico dei minori - sul budget-time quotidiano dei giovani;

b) la connotazione dell'universo giovanile come il più attento e disponibile interlocutore sociale dei messaggi di massa, non solo mediati dallo schermo ma anche «dal vivo», come i concerti e le manifestazioni sportive5;

4 Oltre al già citato Morcellini [1996] , cfr. i due rapporti lARD, Cavalli e de Lillo [1988 e 1993]; Rai-Servizio Opinioni [1989, 1990 e 1992] ; ISTAT [ 1986 e 1994] ; lSPO [1995]; EURISPES [1996] ; CENSIS -Grinzaneletture [1996]; ed inoltre i due volumi di Statera [1989 e 1991] e Statera, Bentivegna e Morcellini [1990] .

5 Per la definizione di spettacolo dal vivo, come per altre qui adottate, cfr. Morcellini [1988] .

268

Page 271: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

c) il posizionamento del pubblico giovanile come seg­mento decisivo per la sopravvivenza dei grandi media che si sono sviluppati nel corso del Novecento, come la radio e il cinema;

d) il consistente interesse manifestato dai giovani per formule culturali anche elitarie come il teatro, la musica classica, i musei.

Ci troviamo dunque di fronte ad un universo tutt'al­tro che schiacciato sul consumo audiovisivo ed incapace di differenziare le proprie pratiche culturali, come spesso frettolosamente si tende ad affermare. Questa propensio­ne positiva ad esplorare le frontiere del consumo cultura­le è ancora più rilevante se si considera che stiamo osser­vando e ricostruendo il comportamento di generazioni non allevate dalla «televisione pedagogica», tipica del ser­vizio pubblico anni Sessanta, ma esposte nel corso degli anni Ottanta alla fase di massiccio ed incontrollato svi­luppo della televisione commerciale in Italia.

La nostra ricostruzione inizia dal ritratto di sintesi dei giovani di fronte al mercato dei consumi culturali6• N ella tabella 12 . l sono stati raccolti i dati relativi a tutte le di­mensioni di consumo considerate nel questionario. In questa tabella, come nelle successive, il confronto è pro­posto nella articolazione per fasce di età, in considerazio­ne dell'elevato arco temporale preso in esame (dai 15 ai 29 anni) .

li dato più vistoso riguarda - come era del resto pre­vedibile - il consumo televisivo e conferma la sostanziale sovrapposizione tra universo giovanile e platea dei giovani quotidianamente esposti alla televisione (97,2 %) . Anche per la radio le percentuali di penetrazione sono partico­larmente elevate e raggiungono in media 1'85,7 %. L'ascol­to per entrambi i media tocca il picco nella fascia 18-20 anni per poi declinare: quasi impercettibilmente per la te­levisione e in maniera più decisa per la radio. I dati distri-

6 Alla documentazione empirica ed all'impostazione dell'interpre­tazione dei dati ha collaborato Alberto Marinelli.

269

Page 272: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 12.2. La dieta quotidiana di radio e Tv (%)

Ore di 15-17 18-20 21-24 25-29 Totale ascolto

Tv Radio Tv Radio Tv Radio Tv Radio Tv Radio

< l ora 5,2 20,0 10,7 20,8 7 ,8 22,0 9,8 24,3 8,7 22,2 1-2 ore 28,9 20,7 27,7 24,3 3 0,4 22,5 28,1 19,8 28,8 21 ,7 2-3 ore 34,9 14,2 3 1 ,9 12,9 34,9 12,4 35,4 12,8 34,4 12,9 3-4 ore 19,5 16,0 18,3 8,3 14,6 6,4 13 ,5 6,3 15,8 8,3 4-5 ore 6,2 6,2 5,6 8,7 5 ,7 5,3 6,0 5,0 5,9 6,1 > 5 ore 2,5 10,2 3 ,8 14,7 4,1 17,5 3 ,3 13 ,8 3 ,5 14,5 Mai 2,7 12,7 2,0 10,3 2,5 13,9 3 ,8 18,1 2,8 14,3

buiti per ore quotidiane di ascolto consentono di posizio­nare i due principali consumi mediali nel budget-time gio­vanile (tab. 12.2) . La maggioranza relativa dei giovani (poco più di un terzo) vede la televisione 2 o 3 ore al giorno e questa abitudine rimane sostanzialmente stabile al variare dell'età; poco più di un quarto dei giovani può essere compreso invece tra i grandi «divoratori» di televi­sione (3 -4 ore e oltre), e si muove nell'ambito di una di­mensione quantitativa che comprime senz' altro qualsiasi altra forma di intrattenimento culturale o di loisir.

Nel caso della radio, al contrario, la disponibilità al consumo non è tendenzialmente universalistica ma si dif­ferenzia e si polarizza rispetto agli estremi della scala (tab. 12.2 ) : accanto ad una forte componente di ascolta­tori discontinui (oltre il 40%) si manifesta, con una ten­denza in crescita fino ai 24 anni, una fruizione del mezzo particolarmente intensa (l'ascolto oltre le 5 ore riguarda il 17,5 % dei giovani compresi tra i 2 1 e i 24 anni) . Que­st'ultimo dato, in particolare, segnala la tenuta del mezzo radiofonico, per una quota considerevole dell'universo giovanile, ben al di là dell'età adolescenziale e dell' appar­tenenza al mondo scolastico (e quindi oltre i confini che di solito gli vengono attribuiti) .

Nel complesso, il medium televisivo mantiene straor­dinariamente intatto il suo appeal per tutto l'arco di età considerato, configurando un rapporto di stretta e quoti­diana interdipendenza con il pubblico giovanile. La tele-

2 70

Page 273: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 12.3. L'attenzione selettiva per i generi televisivi (%)

Età

Programmi Tv 15-17 1 8-20 21 -24 25-29 Totale

Film e telefilm 93,6 89,4 88,5 86,0 88,7 Culturali 52,4 57,8 59,0 64,3 59,4 Musica moderna 73 ,6 58,2 46,1 35,1 49,6 Talk shows 34,9 50,9 54,9 49,8 49,1 Giovanili 68,6 54,0 44,3 35,5 47,7 Sportivi 54,1 46,2 46,0 42,9 46,3 Cartoni animati 48,4 38,1 35,9 35,1 38,1 Vita vissuta 41 ,2 34,2 28,5 27,1 3 1 ,4 Giochi e quiz 32,2 29,8 24,3 22,6 26,3 Contenitore 34,2 29,3 2 1 ,7 22,3 25,6 T elenovelas 25,2 19,4 19,5 13,7 18,5 Musica classica 7,5 7,4 7,9 8,1 7,8

Nota: sono state sommate le risposte «molto» e <<abbastanza».

visione rappresenta l'interfaccia per immagini sempre di­sponibile per osservare e conoscere il mondo esterno; il minimo comun denominatore del tempo trascorso in casa, sia in funzione di sottofondo ad altre attività dome­stiche (lo studio, la lettura, i pasti) sia in funzione di ideale compagna di divertimento ed informazione; il pun­to di riferimento dei flussi comunicativi scambiati con gli adulti o il gruppo dei pari che riguardano le storie, i per­sonaggi, i comportamenti proposti, le news che si rincor­rono nei notiziari di tutte le reti.

n rapporto intenso e coinvolgente dei giovani con la televisione non è indifferenziato, ma orientato da precise aspettative che evolvono con il crescere dell'età (tab. 12.3 ) . Per gli adolescenti ( 15 - 17 anni) la televisione è so­prattutto un grande contenitore che media l'apertura di orizzonte a tutte le forme dello spettacolo e dell'intratte­nimento: ad eccezione dei programmi culturali, di musica classica e di talk show, l'interesse dichiarato per tutti i generi televisivi è massimo in questa fascia d'età. Rag­giunge livelli particolarmente elevati la fruizione di film e telefilm e di quei prodotti specificamente progettati per targets giovanili, come i programmi pomeridiani e pre-se-

271

Page 274: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

90

80

70

60

50

40

30

20

10

o 15-17 18-20 21 -24 25-29

-+-- Ascolto TG nazionali* - Ascolto TG regionali*

---À-- Politica interna sui --- Politica locale sui quotidiani'' quotidiani*

-x- Dibattiti politici in TV''

FIG. 12.1 . Interesse per l'informazione per classi d i età (%).

Nota: '' somma delle risposte: «molto>> e «abbastanza>>.

rali loro dedicati ed i programmi musicali. Gli adolescen­ti, però, contribuiscono ad ampliare la platea televisiva di tutti gli altri generi compresi nei palinsesti delle televisio­ni pubbliche e private: sport e cartoni animati, quiz e te­lenovelas, contenitori e programmi che raccontano storie di «vita vissuta».

Superata la soglia della maggior età la dieta quotidia­na di consumo televisivo subisce una progressiva muta­zione: inizia un processo di disaffezione di massa dalla maggior parte dei programmi di successo della televisione generalista - ad eccezione del consumo di fiction e sport che si mantiene su livelli paragonabili a quelli adolescen­ziali - e si delineano nuove strategie di investimento. n

2 72

Page 275: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

dato più rilevante, in questo ambito, è la crescita di inte­resse per l'attualità e l'informazione: non solo programmi culturali e talk show ma soprattutto news (nazionali e re­gionali) e, in misura decisamente inferiore, telepolitica (fig. 12 . 1 ) . L'ascolto dei telegiornali nazionali sale dal 77,5 % della fascia d'età 15- 17 anni all'89% della fascia 25-29 anni; relativamente minore la crescita d'interesse per l'informazione regionale (dal 55,9 al 61 ,8%) , mentre l'attenzione per i dibattiti politici televisivi indica uno scarto positivo di dieci punti percentuali con il passaggio alla maggiore età e al diritto di voto, ma poi si consolida su livelli che coinvolgono complessivamente circa un ter­zo dell'universo giovanile.

La digressione analitica sugli stili di consumo televisi­vo ha la funzione di tematizzare la centralità della televi­sione nel ritratto di generazione che stiamo componendo. Ma tale centralità non comprende solo la dimensione quantitativa dell'impegno di tempo nell'arco della giorna­ta; anche dal punto di vista qualitativo, l'investimento nel consumo televisivo lascia emergere fenomeni altrettanto importanti e innovativi. In primo luogo segnala il definiti­vo superamento, da parte delle ultime generazioni, di quel sentimento di «disagio» - quasi di colpevolezza nei confronti della televisione - che ha animato l'atteggia­mento dei loro padri, appartenenti ad una generazione ancora pre-televisiva. In secondo luogo delinea la funzio­ne della televisione come grande catalizzatore culturale, capace di produrre codici e linguaggi specifici e dotato allo stesso tempo di forte pervasività rispetto ad altre for­me comunicative.

La mediazione televisiva, seppur immensamente po­tente rispetto a quanto sperimentato in passato nella co­struzione dell'universo dei significati condivisi, non ha in­dotto una riduzione unidimensionale della sfera dei con­sumi culturali. N eli' espressione «consumatori consumati», che dà il titolo a questo paragrafo, è ben sintetizzata l'im­pressione di una accorta quanto imprevedibile capacità di dosare diversi elementi e di «mixare» in modo inestrica­bile frammenti provenienti da contesti comunicativi diffe-

273

Page 276: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

renziati. La capacità di attrazione dei mezzi a forte carat­terizzazione tecnologica sull'universo giovanile non com­porta dunque, necessariamente, un affievolimento delle modalità tradizionali di consumo culturale.

n quadro riassuntivo che abbiamo elaborato (cfr. an­cora tab. 12 . 1 e fig. 12.2) mostra una configurazione suf­ficientemente ricca e differenziata dei consumi culturali giovanili. Per quanto riguarda la lettura, le abitudini di consumo confermano le tendenze evolutive che si erano già manifestate nella precedente indagine IARD: sono 7 su 10 i giovani che dichiarano di aver letto almeno un libro negli ultimi sei mesi e conquistano percentuali di un cer­to rilievo modalità di accesso al patrimonio librario non così consuete e uniformemente diffuse nel panorama ita­liano, come la frequentazione di biblioteche (38%) e li­brerie (47%) .

Sul piano diacronico i tre indicatori mostrano una lenta ma costante tendenza positiva: i non lettori si ridu­cono a meno del 30% (rispetto al 36% del '92 e al 44% del 1987) ; resta praticamente immutato il numero di co­loro che non frequentano biblioteche (6 su 10); aumenta­no invece le presenze in libreria (53 % di non acquirenti rispetto al 60% del '92 e al 7 1 % del 1987) . Inoltre, alcu­ni degli indicatori (lettura di libri, frequenza di bibliote­che) sono positivamente correlati con l'appartenenza alle classi di età più giovani: in particolare, rappresentano quasi la metà del campione i minori di 18 anni che sono stati in biblioteca almeno una volta negli ultimi tre mesi (con una lieve prevalenza femminile) . Sembra opportuno richiamare, a questo proposito, la funzione di stimolo si­curamente esercitata dall'ambiente scolastico e da alcune istituzioni locali nel promuovere l'abitudine alla lettura. A questo rinnovato interesse per la diffusione della lettu­ra ha corrisposto negli ultimi anni una notevole vivacità del mercato editoriale, che ha saputo accompagnare i gio­vani lettori aiutandoli a selezionare gusti e passioni indi­viduali con un'offerta ampia e stimolante.

La tendenza al lieve declino nella lettura di libri al­l' avanzare dell'età è compensata solo in parte da un'a c-

274

Page 277: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Concerto classica* � Concerto rock''

Teatro*

Museo/mostra*

Ascolto dischi classica*

Biblioteca*

Manifestazione sportiva*

Libreria*

Lettura libri 0

Cinema*

Lettura quotidiani§

Ascolto quotidiano della Radio"

Ascolto dischi rock*

Esposizione quotidiana alla TV"

o 10 20 30 40 50 60

D 25-29 lill 2 1 -24 D 18-20

FIG. 12.2. Quadro di sintesi dei consumi culturali (%) .

70 80 90

• 15-17

Nota: la figura offre un'articolazione grafica dei dati in tabella 12. 1 . '' almeno una volta negli ultimi tre mesi o almeno uno negli ultimi sei mesi § almeno una volta a settimana " almeno un'ora al giorno.

100

cresciuta attenzione nei confronti della stampa quotidia­na. Con il passaggio alla maggiore età si verifica un rapi­do incremento percentuale di coloro che leggono il gior­nale almeno una volta a settimana - fino a toccare la punta dell'82,4 % nella classe d'età 2 1 -24 anni - ma si trasformano soprattutto le modalità di approccio al quo-

2 75

Page 278: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 12.4. La mappa dei generi. Frequenza di lettura per classi di età per i di-versi segmenti informativi dei quotidiani e dei periodici (%)

Età

15-17 18-20 21 -24 25-29 Totale

Cronaca nazionale 67,1 73 ,2 75,6 75,0 73,6 Cronaca locale 66,3 69,6 75,3 72,7 71 ,8 Spettacolo 68,8 69,4 67,7 65,1 67,4 Notizie sociali 55,9 63,9 61 ,4 63,6 61 ,8 Cronaca nera 57,4 59,8 62,3 61,4 60,7 Cultura 46,1 56,1 54,9 57,9 54,7 Servizi vari 48,1 58,0 55,5 54,0 54,4 Sport 54,9 46,4 46,7 41,1 46,1 Politica interna 3 1 ,6 44,4 46,7 48,3 44,2 Cronaca mondana 41 ,9 43,8 44,2 36,3 41 ,2 Notizie scientifiche 38,4 37,0 40,1 40,9 39,4 Politica locale 19,2 3 1,7 40,4 40,8 35,2 Politica estera 20,4 32 ,6 33,0 36,4 32,0 Economiche 14,4 24,5 27,5 3 1 ,6 26,1

Nota: sono state sommate le risposte: «molto» e <<abbastanza» spesso.

tidiano e le richieste d'informazione che vengono avanza­te. La dimensione trainante è senz' altro il nuovo, crescen­te interesse per l'informazione politica sia nazionale che locale (tab. 12.4): nel primo caso la soglia di attenzione passa dal 3 1 ,6% degli adolescenti al 48,3 % dei giovani compresi nella classe d'età 25-29 anni; nel secondo caso si passa, rispettivamente, dal 19,2% al 40,8%. La stampa quotidiana si configura così come canale autonomo e complementare di informazione accanto alla televisione, pur collocandosi a livelli di penetrazione assolutamente non comparabili con il mezzo televisivo. Mentre la visio­rte del telegiornale si consolida come una normale pratica quotidiana che coinvolge la grande maggioranza dei gio­vani, la lettura abituale del giornale riguarda complessiva­mente meno di un terzo del campione, con una certa prevalenza dei ragazzi sulle ragazze (3 0,4% contro 25 ,4%) .

Al crescere dell'età si trasforma però l'approccio com­plessivo alla lettura del quotidiano (tab. 12.4). Cresce l'in-

276

Page 279: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 12.5 . La mappa dei generi. Le preferenze di lettura per classi di età rispetto a settimanali e periodici (%)

Età

15-17 18-20 21 -24 25-29 Totale

Settimanali radio Tv 45,4 43,7 37,4 32,6 3 8,5 Settimanali femminili 2 1 ,4 24,9 27,2 22,1 24,1 Settimanali familiari 22,2 22,3 22,5 18,3 21 , 1 Settimanali d i opinione 19,2 2 1 ,0 22,3 20,8 2 1 ,0 Fumetti* 21 ,9 14,9 13 ,9 10,0 14,1 Altri settimanali 9,9 7,6 8,5 10,2 9,1 Settimanali scandalistici 8,0 7,3 6,4 6,2 6,8

'' spesso.

Nota: sono state sommate le risposte: «tutte le settimane o quasi>> e <<2-3 volte al mese>>.

teresse per quasi tutte le pagine del giornale ad eccezione dello sport, che svolge una funzione di socializzazione precoce e quasi esclusiva per il pubblico maschile (sono circa il 68% i ragazzi interessati alle notizie sportive con­tro il 23 % delle ragazze) . Si rafforza ulteriormente la di­chiarata grande passione dei giovani lettori per i fatti di cronaca (nazionale, locale, nera) che, insieme alle notizie dal mondo dello spettacolo, tracciano l'asse principale del percorso fra le notizie presenti sulla carta stampata. Nel­l'ambito della crescita diffusa di attenzione acquistano cit­tadinanza anche luoghi del giornale del tutto marginali negli anni dell'adolescenza, come la politica estera e le notizie economiche (in quest'ultimo caso lo scarto tra ma­schi e femmine è di oltre l O punti a favore dei ragazzi) .

Nel caso di settimanali e periodici non si verifica un parallelo incremento di interesse né sembrano modificarsi sostanzialmente gli stili di consumo elaborati nel corso dell'adolescenza (tab. 12.5) . Sul piano complessivo, i let­tori abituali rappresentano meno di un terzo del campio­ne (come per i quotidiani) con una stabile prevalenza femminile ad eccezione di fumetti e mensili; nei settima­nali d'opinione si registra invece una quasi perfetta sud-

277

Page 280: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

divisione tra i due pubblici. Tra le abitudini di consumo si segnala il progressivo cedimento dei settimanali radio­televisivi e dei fumetti, tipici generi di socializzazione d'ingresso alla lettura in quanto strettamente connessi con i consumi audiovisivi e musicali. Non decollano i set­timanali d'informazione sia nella versione so/t formato fa­miglia sia nella versione prevalentemente orientata all'in­formazione e al commento dell'attualità politica e sociale. Un livello significativo di diffusione è raggiunto solo dai settimanali femminili, letti abitualmente da circa il 42 % delle ragazze.

Tra le altre forme di consumo mediale il cinema con­tinua a conquistare platee ragguardevoli e non appare «cannibalizzato» dal successo sempre crescente dell'home video7, soprattutto tra le giovani generazioni. La linea di resistenza sembra per il momento impermeabile ad attac­chi che vengono da tutti i fronti: diffusione e abbassa­mento dei costi di noleggio ed acquisto delle videocasset­te; sovrabbondanza nell'offerta di fiction televisiva; svi­luppo della pay tv. In una situazione di mercato caratte­rizzato negli ultimi anni da una considerevole erosione del pubblico delle sale, il cinema conserva una forte ca­pacità di richiamo sulle platee giovanili. Rispetto ai dati del 1992 si mantiene immutata la quota degli spettatori fedeli: quel 40% (a lievissima prevalenza femminile) che va al cinema una o più volte al mese, mentre i fedelissimi (una o più volte a settimana) toccano comunque 1'8,4 % del campione. A livello complessivo sono 7 su 10 i giova­ni che hanno varcato la soglia di una sala cinematografica almeno una volta nell'ultimo trimestre (cfr. ancora la ta­bella 12. 1 ) , con una tendenza in lieve crescita fino alla fa­scia d'età 2 1 -24 anni. Pur perdurando forti differenze nelle possibilità di accesso, legate - come vedremo in se­guito - a componenti strutturali o geografiche, il cinema continua a rimanere un'esperienza di massa per il pubbli-

7 n sorpasso in termini di fatturato e di spettatori si è registrato nel 1990.

2 78

Page 281: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

co giovanile. E non è casuale che il settore cinematografi­co tenda negli ultimi anni a stabilire una sorta di patto generazionale con questo segmento di pubblico - deter­minante per poter garantire, almeno nell'immediato, la propria sopravvivenza - ponendo attenzione al confezio­namento dei prodotti ed all'esplorazione di gusti e ten­denze innovative.

Le pratiche culturali non mediali, con la parziale ecce­zione delle manifestazioni sportive, toccano una quota molto limitata dell'universo giovanile e non entrano ne­cessariamente a far parte del bagaglio di esperienze e sug­gestioni condiviso da un'intera generazione. Similmente agli indicatori riguardanti la lettura, sembra manifestarsi una positiva influenza dell'ambiente scolastico rispetto alla chance di occasioni culturali «impegnative», come la visita a musei e mostre o la partecipazione a spettacoli teatrali. In entrambi i casi, infatti, tende significativamen­te a decrescere dopo i diciotto anni la percentuale di co­loro che dichiarano di aver partecipato ad un'iniziativa negli ultimi tre mesi, anche se le possibilità di accesso ri­guardano comunque una quota abbastanza limitata di giovani (rispettivamente il 29,2% e il 21 ,4%, con una lie­ve prevalenza femminile ed una sostanziale staticità rispet­to alla precedente rilevazione IARD del 1992) .

Le manifestazioni sportive trovano un pubblico più va­sto anche in relazione alla stabilizzazione di una diffusa pratica individuale di sport, che coinvolge abitualmente circa un terzo del campione (oltre il 40% dei maschi e il 28% delle femmine). La frequenza alle manifestazioni ri­guarda la maggioranza dei giovani (56%, anche in questo caso con un forte squilibrio a favore dei ragazzi) solo fino alla maggiore età; poi declina rapidamente per collocarsi nella classe d'età più matura, ben 25 punti percentuali al di sotto. La tendenza rilevata è perfettamente coerente con quanto emerso dalla precedente ricerca del 1992 : si confer­ma il dato che vede la frequenza alle manifestazioni esposta ad un declino molto più rapido rispetto alla pratica sporti­va e rimane immutata anche la soglia di coinvolgimento del pubblico femminile che si arresta poco sotto il 30%.

279

Page 282: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Per quanto riguarda la musica, infine, è necessario di­stinguere nettamente tra ascolto di musica riprodotta, in particolare rock8, e partecipazione a spettacoli «dal vivo». Nel primo caso si tratta di un'esperienza condivisa prati­camente da tutti (sono solo il 13 % coloro che si dichiata­no estranei) , mediata dalla impressionante diffusione e dalla relativa esiguità dei costi di acquisto delle apparec­chiature tecnologiche necessarie. Non si deve tralasciare, inoltre, il contributo in termini quantitativi della radio alla costruzione di questa piattaforma musicale quasi inin­terrotta che accompagna buona parte del tempo libero.

È indubbio che il livello di coinvolgimento segnali una rispondenza a bisogni che in termini di espressività e di mediazione simbolica caratterizzano il mondo dei giovani e lo differenziano da quello degli adulti. La musica è un for­te elemento di identificazione di gruppo che trova la sua massima espressione negli appuntamenti di spettacolo dal vivo che rendono tutto il pubblico protagonista. Sicura­mente molti dei 16 giovani su 100 che hanno partecipato ad un concerto rock negli ultimi tre mesi hanno vissuto la sensazione di essere al centro di un evento speciale ed estremamente coinvolgente per la loro esistenza quotidia­na. Ed inoltre, il potere di agenda di cui questi eventi usu­fruiscono nell'immaginario collettivo, sospinto e rilanciato dal tam tam dei media audiovisivi e a stampa, è comunque molto più ampio e raggiunge un numero di soggetti enor­memente superiore rispetto agli effettivi partecipanti.

Anche andare in discoteca è sicuramente un fenome­no di massa, ma in questo caso la mediazione specifica della musica rispetto alla costruzione dell'evento di grup­po è più sfumata. La bolla sonora in cui tutti sono im­mersi, · nella maggior parte dei casi, ha la semplice funzio­ne di costruire un contesto favorevole per stare insieme, ballare e conoscere nuove persone. Sono i due terzi i gio­vani che negli ultimi tre mesi hanno varcato almeno una

8 Indicando con questo termine, come nelle altre rilevazioni IARD, tutta la produzione non classica in sintonia con i gusti del pub­blico giovanile.

280

Page 283: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

volta la soglia di una discoteca; il 16% dei ragazzi e l 'l l % delle ragazze va a ballare una o più volte a setti­mana. Rispetto al 1 992 la tendenza è in lievissimo au­mento e le ragazze recuperano qualcosa rispetto ai loro coetanei in termini di assiduità.

Per il consumo di musica classica non si può invece parlare di esperienza di massa, sia nella forma dell'ascolto domestico che in quella dello spettacolo dal vivo: solo l giovane su 3 ha ascoltato dischi di musica classica negli ul­timi tre mesi; solo l su 20 ha assistito ad un concerto. In controtendenza rispetto ad altri generi «colti», come il tea­tro e le mostre, il consumo di musica classica sembra at­trarre consensi al crescere dell'età, anche se il numero dei giovani partecipanti non supera - almeno per i concerti -la dimensione di una ristretta élite. Su livelli estremamente ridotti si colloca anche la pratica musicale. I dati confer­mano che 4 giovani su 5 non hanno mai suonato mentre fanno regolarmente pratica di un strumento solo il 16% dei ragazzi e 1'8% delle ragazze, con una preoccupante sta­si rispetto a quanto registrato nella ricerca di 4 anni fa.

3 . Geografia variabile. La mappa dei consumz culturali proiettata su nove Italie

n quadro sintetico dei consumi culturali che abbiamo rapidamente esplorato mostra un'immagine dei giovani sufficientemente aperta e vivace, tutt'altro che ossessiva­mente concentrata sui media audiovisivi. Proviamo ora a scomporre ulteriormente sul piano analitico quel quadro, proiettando la mappa dei consumi culturali su nove diffe­renti ltalie, con l'intento di lasciar affiorare le differenze geografiche e strutturali (tab. 12.6) . Assumendo criteri di equilibrata coerenza rispetto alla composizione finale del campione utilizzato per la ricerca, città e comuni d'Italia sono stati raggruppati in quattro distinte tipologie di pic­coli centri (fino a 100.000 abitanti) ; due tipologie di città medie (100.000/500.000 abitanti) e infine tre di grandi città (oltre 500.000 abitanti) .

281

Page 284: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB

. 12

.6.

La m

appa

dei

con

sum

i cu

ltur

ali

proi

etta

ta s

u no

ve I

tali

e (%

)

Pic

colo

P

icco

lo

Pic

colo

P

icco

lo

Med

io

Med

io

Gra

nd

e G

ran

de

Gra

nd

e T

otal

e N

ord

-N

ord

-Est

C

entr

o Su

d/I

sole

C

entr

o-Su

d/I

sole

N

ord

C

entr

o Su

d/I

sole

It

alia

O

vest

N

ord

Esp

osiz

ione

quo

tidi

ana

Tv

A 96

,8

98,5

98

,2

97,1

9

6,6

9

7,9

9

5,4

96

,2

97,0

9

7,2

A

scol

to d

isch

i ro

ck *

86,0

88

,2

86,8

82

,5

89,3

87

,4

92,1

88

,5

88,7

86

,4

Asc

olto

quo

tid

iano

rad

ioA

83,

0

87,5

89

,0

88,4

80

,3

86,1

8

1,6

83,

2

86,5

8

5,7

Let

tura

quo

tid

ian

61,

8 7

5,4

70

,3

81,

8 6

0,1

8

2,8

5

3,3

69

,5

72,9

78

,0

Cin

ema'

'' 7

6,8

79

,4

69,9

58

,0

80,7

69

,3

87,5

8

5,5

71,

4 7

1,6

L

ettu

ra l

ibri

0 7

8,8

69

,5

76,7

59

,9

80

,3

67,

2

85,5

75

,6

66,2

70

,8

Lib

reri

a*

56,7

4

7,4

52

,1 3

6,6

54

,9

41,

6 6

1,2

55,0

4

0,6

4

7,2

M

anif

esta

zion

e sp

orti

va*

44,1

3

8,6

45,

7 4

3,0

36

,5

37,0

4

6,1

32

,8

43,

6

41,

4 B

ibli

otec

a*

45,

6

43,

8

38,4

3

3,1

42

,1

34,9

4

2,1

37

,4

25,

6

38

,1

Asc

olto

dis

chi

clas

sica

* 36

,7

32,0

38

,4

24

,2

39,5

23

,5

46

,1

46

,6

27

,8

32,4

M

useo

/mos

tra*

34

,7

29

,8

33,3

19

,3

32,6

2

7,3

47,

4

37,4

27

,1

29

,2

Tea

tro*

2

2,9

18

,4

24

,2

13,5

3

1,8

22

,7

30,3

3

1,3

19,5

2

1,4

Con

cert

o ro

ck''

20,2

14

,0

12,3

1

1,0

17,6

15

,5

30,3

20

,6

21,

1 16

,2

Con

cert

o cl

assi

ca*

2,7

5

, 1

2,7

2,

4

10,3

4

,6

14,5

9

,9

5,3

5,0

Not

a:

'' al

men

o un

a vo

lta

negl

i ul

tim

i tr

e m

esi

o

alm

eno

uno

negl

i ul

tim

i se

i m

esi

§ al

men

o un

a vo

lta

a se

ttim

ana

A alm

eno

un

'ora

al g

iorn

o.

Page 285: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Insieme ai tratti unificanti emergono immediatamen­te, dal confronto sinottico, forti elementi di differenza in termini di stili di consumo e di concrete possibilità di ac­cesso. Sono ancora i grandi mezzi audiovisivi, la televisio­ne e la radio, ad avere una funzione unificante. Nel pa­norama, che mostra valori pressoché omologati per tutta l'Italia, si segnalano le grandi città del Nord per un lievis­simo cenno di disaffezione al mezzo televisivo ed i comu­ni più piccoli del Nord-Est, del Centro e del Sud per gli ascolti particolarmente elevati della radio. Accanto a ra­dio e televisione, solo l'ascolto di musica rock raggiunge livelli elevati di uniforme distribuzione, anche se in que­sto caso il differenziale tra valori minimi (piccoli centri di Sud e Isole) e massimi (grandi città del Nord) sfiora i dieci punti percentuali.

Nella mappa dei consumi seguono immediatamente la lettura e il cinema, che coinvolgono in media 7 giovani su 10. La proiezione di queste dimensioni di consumo sulle nove Italie propone un quadro ricco di sfaccettature e di qualche sorpresa. Sul piano generale le due forme di lettura - libri e quotidiani - sembrano almeno parzial­mente alternative: non esiste un'area geografica in cui i li­velli siano uniformi e standardizzati, ma si registra sem­pre uno scarto, a favore dell'una o dell'altra tipologia, che varia tra un minimo di circa 6 punti (nei piccoli co­muni del Centro a favore dei libri e nelle grandi città me­ridionali a favore dei quotidiani) ad un massimo di oltre 30 punti percentuali (l'impressionante divario registrato nelle metropoli del Nord tra lettori di libri - 85 ,5 % - e lettori di quotidiani - 53 ,3 % ) . Sul piano complessivo emergono alcune tendenze di fondo:

a) in tutto il Meridione i giovani preferiscono la let­tura dei quotidiani a quella dei libri; il massimo divario si raggiunge nei piccoli centri dove lo scarto supera i 20 punti percentuali;

b) in tutto il Centro-Nord, ad eccezione dei piccoli comuni del Nord-Est, la situazione si rovescia e il vantag­gio a favore dei lettori di libri è molto netto al Nord, meno evidente al Centro;

283

Page 286: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

c) in particolare, grandi e medie città del Nord sono abbondantemente sotto la media nazionale nella lettura dei quotidiani: un dato che configura un'evidente perdita di appeal della carta stampata nel segmento di pubblico più interessante e innovativo dal punto di vista dei con­sumi; tutti gli altri indicatori sono infatti al di sopra delle corrispondenti medie nazionali.

I dati relativi agli altri due indicatori sulla lettura dei libri confermano e consolidano le tendenze descritte: sia per l'acquisto (libreria) che per la consultazione (bibliote­ca) i comuni grandi e piccoli del Sud sono molto al di sotto della media nazionale; i piccoli centri del Nord-Est recuperano invece il divario e si pongono in linea rispetto ai valori del Centro-Nord. Anche in questo caso la forbi­ce tra i valori minimi e massimi è accentuata: nei piccoli comuni del Sud solo il 36% dei giovani è entrato in una libreria negli ultimi tre mesi; nelle metropoli del Nord questa percentuale è quasi raddoppiata (61 %) . Per le bi­blioteche la situazione è simile: solo un giovane su quat­tro nelle grandi città del Sud ha accesso a questo servi­zio, ma qualche difficoltà mostrano anche grandi e picco­li comuni dell'Italia centrale, che «tengono» a stento ri­spetto ad una media nazionale non certo brillante (3 8%) .

Quanto al cinema, le grandi città del Nord e del Cen­tro si segnalano per una particolare vivacità di consumo (con percentuali superiori all'85 %) e pongono in maniera stringente il problema della trasformazione delle modalità d'offerta e dei costi troppo elevati. n medium audiovisivo più datato regge bene la concorrenza della televisione, in­fatti, solo nelle aree più ricche del Paese (alle grandi città si aggiungono, su livelli di poco inferiori, i piccoli centri del Nord e le medie città del Centro-Nord), dove le di­sponibilità economiche senz' altro superiori dei giovani consumatori si sono incrociate con una distribuzione ci­nematografica attenta al mutamento dei gusti, che ha programmato investimenti nel rinnovo e nella differenzia­zione delle sale.

La frequenza alle manifestazioni sportive delinea un panorama completamente differente in cui il massimo

284

Page 287: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

della forbice tra diversi stili di consumo si registra tra le grandi città del Nord e quelle del Centro (46% contro 32%) . I giovani che abitano nei piccoli comuni non sem­brano affatto svantaggiati anche se, probabilmente, si ri­flettono in questo dato altri parametri di riferimento: nel piccolo centro non si tratta del grande spettacolo dei campionati nazionali di calcio o di basket ma di una mi­riade di iniziative a carattere locale, seppur altrettanto coinvolgenti dal punto di vista del tifo. Non si deve trala­sciare inoltre il fatto che negli sport considerati minori (baseball, ping-pong, pallamano, ecc.) spesso riescono ad emergere anche società che hanno sede nei piccoli centri e godono di un supporto molto attivo e coinvolgente da parte della propria tifoseria.

Le altre forme di consumo culturale hanno tutte una caratterizzazione fortemente minoritaria ad eccezione del­le grandi città del Nord e, in misura minore, delle medie e grandi città del Centro. Questi aspetti del consumo hanno però una importanza fondamentale perché sul loro bilan­ciamento si gioca concretamente la possibilità di comporre un media-mix aperto e differenziato, che non subisca il ri­schio di essere riassorbito nella preponderante sfera d'in­fluenza dei media audiovisivi. Non è dunque casuale che su questo versante si rilevino le differenze di opportunità più macroscopiche.

Questa è la composizione dei consumi d'élite in una grande città del Nord: almeno un giovane su due ascolta musica classica e ha visitato un museo o una mostra; uno su tre è stato a teatro e ha partecipato ad un concerto rock; uno su sei ha assistito ad un concerto di musica classica. E tutto questo va ad integrarsi con valori abbon­dantemente superiori alla media rispetto a tutte le altre forme di consumo eccetto la lettura dei quotidiani. A Roma i giovani manifestano una tendenza simile rispetto ai consumi d'élite ma già si registra una forte diminuzio­ne percentuale di coloro che sono stati ad una mostra e ad un concerto di musica rock o classica.

In questo contesto, le città medie e piccole del Cen­tro-Nord - con la parziale eccezione del Nord-Est che è

285

Page 288: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

relativamente svantaggiato rispetto alla maggior parte de­gli indicatori - mostrano stili di consumo improntati ad una certa vivacità e non sembrano tagliate fuori rispetto alle chances delle grandi città. Sorprende semmai che le città medie del Centro-Nord, frequentemente indicate come esemplari rispetto alla qualità della vita, non mani­festino forme di sviluppo più decise in questa direzione. Scendendo verso Sud e Isole, invece, il numero di coloro che hanno l'occasione di inserire consumi «alti» nella loro dieta si riduce drasticamente fino a toccare livelli che difficilmente riescono ad incidere nella sfera degli at­teggiamenti condivisi e non danno luogo a flussi comuni­cativi di un certo rilievo.

4 . Tipi strani. Stili di consumo culturale e ritratti tipologi­ci dei giovani

Per completare il ritratto di generazione rispetto agli stili di consumo culturale sono state elaborate due distin­te tipologie. La prima riprende i due indici sintetici già utilizzati nelle precedenti ricerche IARD, relativi alla «cul­tura giovanile» e alla «cultura colta», per valutarne l'evo­luzione sul piano diacronico. La seconda - impostata ex nova - è stata ottenuta mediante la tecnica della cluster analysis9 applicata a 36 variabili relative ai consumi cultu­rali e alle condizioni strutturali dei giovani intervistati.

La prima tipologia deriva dall'incrocio di due indici. Come nelle precedenti ricerche IARD, nei consumi «giova­nili» sono compresi i seguenti indicatori: pratica attiva di uno strumento musicale, frequentazione di discoteche e di concerti rock, ascolto di musica rock, partecipazione a manifestazioni sportive. Nei consumi «colti» sono stati in­vece considerati: concerti di musica classica, teatro, musei e mostre, convegni e conferenze, ascolto di musica classi-

9 L'analisi è stata condotta in collaborazione con Isabella Mingo, Responsabile del CEDDIS del Dipartimento di Sociologia - Università di Roma «La Sapienza>).

286

Page 289: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 12.7. Tipologia di giovani consumatori per genere dell'intervistato. Con-franto 1992-1996 (%)

Maschi Femmine Totale

1992 1996 1 992 1996 1992 1996

Colti e ludici 32,8 24,7 32,4 27,3 32,6 26,0 Ludici 28,9 44,8 16,2 21 ,6 22,7 33,3 Colti 12,8 4,7 20,6 10,0 16,6 7,4 Esclusi 25,5 25,8 30,9 41 ,1 28,1 33,4

TAB. 12.8. Tipologia di giovani consumatori per area geografica (%)

Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole

1992 1996 1992 1996 1992 1996 1992 1996 1992 1996

Colti e ludici 37,8 36,7 37,5 29,8 37,0 27,0 24,6 17,7 26,1 19,6 Ludici 23,7 37,2 22,9 34,8 23,3 32,9 19,3 30,3 25,9 31 ,7 Colti 15,6 6,4 19,9 7,0 16,5 8,3 18,1 8,3 12,2 6,2 Esclusi 23,0 19,6 19,6 28,3 23,1 3 1 ,9 38,0 43,7 35,8 42,5

ca, lettura di libri, frequentazione di biblioteche e librerie. n punteggio ottenuto è stato ricodificato per entrambi gli indici su quattro livelli: alto, medio, basso, molto basso. Nella tipologia risultante dall'incrocio sono stati definiti «colti e ludici» coloro che presentano punteggi elevati per entrambi gli indici; <dudici» coloro che hanno punteggi elevati nel solo indice dei consumi giovanili; «colti» colo­ro che presentano valori elevati nel solo indice dei consu­mi colti; «esclusi» i soggetti in posizione debole rispetto a entrambi i modelli di consumo10 (tab. 12.7) .

Utilizzando questa chiave di lettura dei fenomeni evo­lutivi, emergono differenze sostanziali rispetto a quattro anni fa nella composizione dell'universo giovanile. Si di­mezza il numero dei «colti», ridotti di quasi due terzi tra i

IO Per maggiori dettagli sulle modalità di costruzione degli indici cfr. Cavalli e de Lillo [1993, 164] .

287

Page 290: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

maschi e della metà tra le femmine; sale di oltre l O punti la componente «Iudica», con un aumento imputabile pre­valentemente ai ragazzi. Cresce anche il numero degli «esclusi» - ora uno su tre - con un incremento da impu­tare esclusivamente alla componente femminile che ora supera il 40%; si ridimensionano anche i consumatori più vivaci, i «colti e ludici», che ora sono appena uno su quattro. Nel complesso le differenze di genere risultano amplificate rispetto alla precedente rilevazione, con i ra­gazzi sempre più orientati alla dimensione Iudica e le ra­gazze divise quasi equamente tra una componente tagliata fuori ed un'altra che cerca faticosamente di emergere, di­segnando un profilo di elevata qualità.

La proiezione della tipologia sulle aree del Paese mo­stra un quadro in considerevole evoluzione, anche se si mantengono sostanzialmente intatte le tendenze di fondo registrate nella precedente indagine IARD (tab. 12.8) . Il profilo emergente, quello dei «ludici», conquista proseliti soprattutto al Nord ma è diffuso uniformemente sopra la soglia del 30% in tutta l'Italia. Altrettanto uniforme il processo che ha praticamente dimezzato il numero dei giovani «colti» e ha livellato in basso le lievi differenze preesistenti tra Nord e Sud. Si conferma così il legame debole di queste due tipologie rispetto all'area geografica di residenza mentre negli altri due casi si può parlare di legame forte. La distribuzione delle tipologie «colti e lu­dici» ed «esclusi», infatti, mostra un andamento polariz­zato in maniera inversa: nel primo caso, in direzione del Nord e del Centro; nel secondo, inequivocabilmente ver­so Sud e Isole. Le zone del Paese che presentano mag­giori modificazioni sono il Nord-Est e il Centro, che per­dono molte posizioni rispetto allo stile di consumo più vivace e accrescono parallelamente il numero degli esclu­si. In piena controtendenza, invece, il Nord-Ovest che si segnala per una sostanziale tenuta del modello «colto-lu­dico» e per il lieve decremento, rispetto al 1 992, della quota degli esclusi da tutte le forme di consumo.

Sulla base dell'impianto teorico che sorregge la rico­struzione analitica dei dati da noi proposta non riteniamo

288

Page 291: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Eruditi (10,3)

Eclettici (26,7)

Culturisti (20,7)

FIG. 12.3. Ritratti tipologici dei giovani (%).

Emarginati (22,4)

Telesognatrici (19,9)

opportuno seguire un modello interpretativo che espunga programmaticamente i consumi cosiddetti di massa (non solo televisione e radio ma anche cinema, quotidiani e setti­manali) dall'elaborazione delle tipologie giovanili. Per que­sto motivo la seconda procedura d'indagine è stata tarata in modo da ricomprendere l'intero panorama dei consumi, evitando tassonomiche attribuzioni a priori di una presun­ta valenza «culturale» per singole scelte. Questa strategia interpretativa risulta più sintonizzata con gli orientamenti concreti dei giovani, che si muovono in perfetta indifferen­za rispetto alla valorizzazione di segmenti «alti» o <<bassi» delle loro strategie di consumo e spesso adorano accosta­menti azzardati tra «trash» e cultura elevata.

Nella costruzione della tipologia sono considerate come variabili «attive» tutti gli indicatori relativi ai con­sumi culturali, mediali e non, ad eccezione di quelli rela­tivi all'attenzione dedicata ai vari programmi televisivi ed alle notizie della stampa quotidiana; come variabili «in­tervenienti» una serie di indicatori ed indici strutturali (sesso, età, ordine di . nascita, condizione professionale, scolarità, estrazione familiare, estrazione culturale e pro­fessionale dei genitori, nove ltalie) . La valutazione incro­ciata dei parametri porta alla decisione di considerare come più opportuna la suddivisione in cinque gruppi che sono stati etichettati come «emarginati», «tele-sognatrici», «culturisti», «eclettici», «eruditi» (fig. 12.3 ) .

289

Page 292: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

I cinque gruppi presentano le seguenti caratteristiche. a) Emarginati (22,4 %) Nel 53 ,8% dei casi sono maschi ed hanno una età su­

periore a 2 1 anni (68,6%) . Sono i giovani che si tengono completamente ai margini del circuito dei consumi cultu­rali di ogni genere, con l'unica eccezione della televisione a cui dedicano una qualche attenzione (ogni giorno nel 62,6% dei casi guardano la televisione da una a tre ore) e dell'ascolto di musica rock (44% sente dischi una o più volte a settimana) . Sovrarappresentata in questo gruppo è la percentuale di coloro che non lavorano e non studiano o che non hanno conseguito alcun titolo di studio. Nella quasi totalità (77 ,5 %) i genitori sono di estrazione socio­culturale bassa. Vivono prevalentemente nei piccoli centri del Sud e nelle Isole.

b) Tele-sognatrici ( 19,9%) Si tratta quasi sempre di ragazze (86,1 %) . Anche loro

hanno un'età tendenzialmente elevata. Il loro stile è assi­milabile al cocooning statunitense, caratterizzato da un consumo chiuso dentro le mura domestiche: overdose di televisione (58% da 2 a 4 ore; 18% oltre le 4 ore) , di ra­dio (37 % oltre le 4 ore quotidiane) , di riviste e periodici femminili (84%) e di settimanali radio-televisivi (67%) . Il paniere dei consumi culturali è invece del tutto privo di esperienze comunicative che implichino un qualche spes­sore culturale o che comunque richiedano una relaziona­lità minima con il mondo esterno, con la parziale eccezio­ne dell'andare a ballare. Abitano in prevalenza al/Sud, nei piccoli e medi centri.

c) Culturisti (20,7 %) Nella quasi totalità sono di sesso maschile (90, 15 %) .

Hanno prevalentemente un'età inferiore a 21 anni. Il loro stile di consumo è concentrato quasi esclusivamente sulla dimensione sportiva: praticano attivamente uno sport una o più volte a settimana; e assistono assiduamente a mani­festazioni sportive. Leggono regolarmente un quotidiano sportivo ma lo accompagnano spesso con un quotidiano d'informazione. Nelle altre forme di relazione con l'ester­no non disdegnano consumi giovanili di tipo prettamente

290

Page 293: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

ludico: locali da ballo una o più volte a settimana, lettura di fumetti, settimanali scandalistici e radiotelevisivi. L'esposizione giornaliera alla televisione è piuttosto soste­nuta mentre l'ascolto della radio si posiziona su livelli medi. Sono decisamente sovrarappresentati nelle città di medie dimensioni del Centro-Nord.

d) Eclettici (26,7 %) Sono il gruppo di maggioranza relativa, a lieve preva­

lenza femminile (56,2 %) e con una marcata presenza di giovanissimi (15-17 anni) , anche se nella maggioranza dei casi hanno comunque più di 21 anni. Gli eclettici sono i giovani che evidenziano il paniere di consumi maggior­mente differenziato. Ad una spiccata preferenza verso i generi elitari (musica classica, musei, convegni, teatri, ecc.) , affiancano interessi ad ampio spettro verso tutti gli altri generi di consumo di massa (cinema, manifestazioni sportive, discoteca, televisione e radio) . Abitano a Nord, prevalentemente nei piccoli centri e in misura minore nelle città grandi e medie.

e) Eruditi (10,3 %) Sono equidistribuiti tra maschi e femmine ed hanno

un'età piuttosto elevata (sovrarappresentata la fascia su­periore ai 25 anni). Gli eruditi evidenziano un livello di fruizione elevato ed uno stile di consumo altamente selet­tivo verso tutti quei beni caratterizzati da inequivocabile spessore culturale. Tendenzialmente leggono molto (più di 12 libri l'anno) , non guardano quasi mai la televisione (meno di un'ora al giorno) , non ascoltano la radio, non si interessano di sport ma seguono con attenzione gli avve­nimenti politici. Vivono in prevalenza nelle città grandi e medie del Nord e del Centro.

La proiezione della tipologia sulle nove Italie mostra un quadro fortemente differenziato tra le varie aree del Paese (fig. 12.4) . Gli «eclettici» - e cioè il gruppo più vi­vace e poliedrico rispetto agli stili di consumo - sono dif­fusamente presenti soprattutto nelle regioni del Centro­Nord. Sorprendente, in questa vasta zona d'Italia, la «te­nuta» dei piccoli comuni rispetto alle aree metropolitane: un giovane del Nord o del Centro, interessato a tutti i

291

Page 294: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Grande Sud/Isole ====�i\Dmii::=:=::;=:=J ' '

Grande Centro

Grande Nord

Medio Sud/Isole 5;���������;=' Medio Centro/Nord 5������;;;;;a;:;;.;;;;==::J

--Piccolo Sud/Isole �=:�::::::�;zz::;zz::;zz::�

Piccolo Centro

Piccolo Nord-Est ==:����:��==== Piccolo Nord-Ovesti��������==::::::_

� o 5 10

• Eruditi D Eclettici • Culturisti

15 20 25

D Telesognatrici

30 35 40

Il Emarginati

FIG. 12.4. Ritratti tipologici dei giovani proiettati sulle nove ltalie (%) . /

generi di consumo culturale, può risiedere tranquillamen­te in provincia e mantenere allo stesso tempo una collo­cazione non marginale rispetto ai principali flussi comu­nicativi.

I due gruppi speculari maschili e femminili - rispetti­vamente «culturisti» e «telesognatrici» - presentano inve­ce una distribuzione più equilibrata in tutte le aree del Paese (oscillano tra il 15 e il 25 %) . I «culturisti», caratte­rizzati da uno stile di consumo esterno all'ambito dome-

292

Page 295: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

stico e tendenzialmente più dispendioso, sono diffusi in maniera abbastanza uniforme e toccano il loro picco nel­le ricche città medie del Centro-Nord. Le «telesognatri­ci», connotate al contrario da un orientamento a consumi prevalentemente domestici e «poveri», prevalgono nelle aree meridionali, sia nei grandi che nei piccoli centri.

Gli altri due gruppi sono invece fortemente polarizza­ti rispetto alla distribuzione geografica. Lo stile degli «eruditi» ha una forte caratterizzazione metropolitana e raggiunge dimensioni considerevoli soprattutto nel Nord d'Italia e, in misura minore, nelle grandi e medie città del Centro. li gruppo degli «emarginati», al contrario, preva­le in tutte le realtà del Meridione, sia di piccole che di medie e grandi dimensioni; nel resto d'Italia, il numero dei giovani più marginali rispetto alle dinamiche di con­sumo è di circa uno su cinque.

5 . I sassi dal cavalcavia e la televisione: relazioni pericolo­se?

La sinteticità dell'esposizione ed una certa enfasi sulle straordinarie chances comunicative dei media potrebbe indurre a conclusioni affrettate ed impaurite, soprattutto in riferimento ai soggetti più giovani, che vivono una fase di transizione altamente ricettiva ed ipersensibile. Questa sorta di crescente «allarme sociale» rispetto agli effetti potenzialmente dannosi dei media viene inoltre alimenta­ta da alcune correnti di riflessione teorica che indicano la televisione e i new media come uno dei principali fattori di rischio nella socializzazione dei giovani.

A questo proposito è esemplare la schematicità del modello di imputazione televisione/violenza proposta in un volumetto - Cattiva maestra televisione - che sulla scorta della fama e dell'indiscusso prestigio scientifico di uno dei due autori - Karl Popper - ha avuto vasta eco nel dibattito pubblico. La citazione è d'obbligo: «Come riferisce un rapporto dell'American Psychological Associa­tion "l'aggregato delle ricerche dimostra chiaramente che

293

Page 296: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

esiste una correlazione tra la visione di scene violente e il comportamento aggressivo, vale a dire che coloro che guardano molta televisione sono più aggressivi di chi ne guarda poca" . Questa sintesi è stata ripresa da un nuovo studio sulla violenza effettuato dal National Research Council, dove si afferma che gli autori di reati di violenza sono caratterizzati da un basso quoziente di intelligenza, prepotenza, iperattività, carenze affettive e «seguono con eccessiva frequenza spettacoli violenti in televisione»1 1 •

Se non siamo tutti vittime di un forte pregiudizio an­titelevisivo dobbiamo ammettere che questo modo di porre il problema è assolutamente improduttivo e prigio­niero di uno schematismo unilineare di causa-effetto, si­curamente poco utile per scomporre analiticamente rela­zioni complesse. Il disaccordo scientifico si trasforma in forte perplessità quando vengono invocati a supporto delle argomentazioni dati statistici sulla violenza in televi­sione da cui si apprende che il programma di prima sera­ta nella stagione televisiva statunitense 1992 con la mag­giore presenza di scene violente è la serie di telefilm Il giovane Indiana Jones con «sessanta atti violenti per ora di trasmissione», mentre tra i cartoni animati considerati «molto violenti» compare al terzo posto nella lista di pro­scrizione T o m & J erry con ottantotto atti violenti per ora.

Teniamo da parte facili ironie sulla totale incompren­sione del carattere simbolico - quasi metafisicizzato - che riveste la violenza nei cartoni animati tipo Tom & Jerry o sulla ipotetica estensione della censura per gli stessi evi­denti motivi - troppa violenza - alla riflessione cinemato­grafica condotta da Spielberg sull'olocausto, per concen­trare invece l'attenzione sul problema teorico. Quando qualche giovane irresponsabile butta sassi da un cavalca­via o una giovane coppia lascia morire un bambino appe­na nato sotto l'albero del proprio giardino c'è sempre qualche altro «irresponsabile» - giornalista, magistrato o «esperto» di turno - pronto a dare la colpa ai media allu-

1 1 Cfr. Clark [1994, 56-57] .

294

Page 297: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

cinogeni (soprattutto televisione e videogiochi) che avreb­bero plagiato le giovani anime, deboli e fortemente in­fluenzabili.

È venuto il momento di marcare le distanze da ogni forma di teoria del modellamento, che adotti, rispetto agli effetti dei media nei processi di socializzazione, la seguen­te forma di imputazione causale lineare:

esposizione � identificazione � riproduzione � gratificazione

È ben più produttivo lavorare alla costruzione di una teoria delle aspettative sociali, entro cui i media sono un fattore importante - probabilmente decisivo ma non uni­co ed universale - nella selezione dei modelli di compor­tamento, che i singoli soggetti possono decodificare, ri­comporre selettivamente ed utilizzare nell'interazione so­ciale. n potenziale di costruzione della realtà sociale di cui dispongono i media è senz'altro incomparabile rispet­to ad altre agenzie di socializzazione, ma la ricerca dimo­stra che lo scatenamento di effetti di pura e semplice imi­tazione/identificazione rispetto al modello proposto dallo schermo va sempre correlato ad altre specifiche variabili.

Di fronte ad atti di violenza irresponsabile, che assu­mono le sembianze di un gioco dagli effetti tragici, privo di qualsiasi connessione con la realtà, non serve invocare semplicemente la censura sui contenuti dei media che ipoteticamente possono scatenare processi mimetici, dal­l'ultimo film di Villaggio con la scena delle pietre buttate dal cavalcavia al più feroce videogioco «sparatutto». Oc­corre piuttosto riflettere, senza alcun allarmismo e soprat­tutto senza alcuna illusoria semplificazione, sulla funzione di supplenza che i media svolgono nei processi di socializ­zazione e sullo svuotamento comunicativo cui sono sotto­poste le vecchie agenzie. In poche parole, meno slogan, più impegno da parte delle istituzioni, e più ricerca da parte degli studiosi.

295

Page 298: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 299: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO TREDICESIMO

I CONSUMI E LA PROPENSIONE AL RISPARMI O

l . Premessa

n denaro ha un'importanza quasi ovvia per le società industriali e post-industriali: il suo ruolo è dato per scon­tato, e non riguarda solo gli aspetti economici dell'orga­nizzazione sociale. Ricchezza, guadagno, risparmio e con­sumo rappresentano linee di discrimine lungo le quali si situano o si sovrappongono altre linee di demarcazione, relative allo status, all'identità di un individuo o di un gruppo, e che sovente interagiscono con la disponibilità di altre risorse - potere, opportunità, libertà di azione e di determinazione - nel definire le traiettorie di vita dei singoli e l'evolversi delle società stesse.

Le prime riflessioni organiche attorno al denaro risal­gono a Georg Simmel, che ha dedicato a questo argo­mento un'attenzione mai più eguagliata nel corso dell'in­dagine sociologica. Simmel considera il denaro nel qua­dro della relazione tra i fini che un individuo si propone e i mezzi utilizzati per conseguirli. n denaro è il mezzo per eccellenza, poiché esso può servire a più scopi con­temporaneamente; ad esso viene attribuita un'essenza me­tafisica, grazie al fatto di «superare ogni singola utilizza­zione di se stesso e di rendere valida la possibilità di tutti i valori come il valore di tutte le possibilità, perché è il mezzo assoluto»1 • In quest'ottica, il consumo rappresenta la negazione del dinamismo del denaro: acquistare un bene significa da un lato il raggiungimento di un fine (che sia il fine ultimo o un fine intermedio) , e allo stesso tempo equivale ad incorporare la «forma denaro» nel

l Cfr. Simmel [ 1984, 323] .

297

Page 300: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

bene stesso. All'opposto, risparmiare significa privilegiare proprio il carattere di mezzo che apre e mantiene aperte molteplici (e future) possibilità di utilizzo; il risparmio, ovvero il non-utilizzo del mezzo-denaro, rimanda inoltre direttamente al denaro come potere, che svaluta ciò che con esso si può acquistare proprio perché concretizzare il denaro in ciò che viene acquistato significa ridurre ad una le infinite possibilità di utilizzo, ponendo fine alla ca­pacità del denaro stesso di trasformarsF.

Il rapporto di una persona con il denaro è rivelatore di aspetti non secondari della sua personalità e si collega alla sua capacità progettuale ed alle sue preferenze. Nel­l' esplorazione . della condizione giovanile assume rilievo chiederci come i giovani si pongono nei confronti del de­naro. Lo status dei giovani è infatti quello di membri che stanno completando la propria socializzazione ai valori e al modo di vita che la società propone. Da un lato, tale socializzazione si suppone già avvenuta per alcuni aspetti fondamentali della vita sociale; dall'altro - e questo rap­presenta una delle tante ambiguità dell'essere giovani -essa deve ancora essere completata. In effetti, essere gio­vani vuoi dire trovarsi in una condizione di sospensione e di attesa, di non definitività delle scelte, di opzioni aperte, mentre d'altro canto diventare adulti è il processo attra­verso il quale si compiono scelte che influiranno sul resto della propria vita, si chiudono opportunità, si incanala la propria esistenza e si orienta il proprio futuro. È in qual­che modo suggestivo il parallelo tra condizione giovanile e denaro: in entrambi i casi parliamo di pienezza delle possibilità, di chances aperte verso il futuro, che aspettano di concretizzarsi perdendo il loro carattere di apertura ma acquistando nel contempo la stabilità di una forma più o meno definitiva. Parlare di giovani e denaro equivale quindi a domandarsi in quale modo i giovani usano, insie­me ad altri mezzi, il mezzo per definizione che serve a raggiungere il fine di abbandonare la situazione di so­spensione per incamminarsi verso la condizione di adulto.

2 Cfr. Simmel [1984, 3 17] .

298

Page 301: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2. Verso l'autonomia: guadagni e decisioni di spesa

L'ingresso nel mercato del lavoro rappresenta una delle tappe che segnano il cammino verso la vita adulta, che consente al giovane di assumere e riconoscersi in uno dei ruoli che la società gli propone. Oltre al significato simbolico, il lavoro mantiene il significato concreto di mezzo per procurarsi il denaro necessario a soddisfare le necessità della vita; avere denaro significa anche avere i mezzi materiali per progettare e costruire la propria vita futura, poter agire con una certa autonomia nei confronti della fanl.iglia e, se necessario, anche contro il parere dei familiari. Non è un caso, infatti, che i ragazzi che dichia­rano di avere un buon guadagno3 (a partire da l milione e 600 mila mensili) si mostrino più inclini degli altri a pensare che il proprio futuro possa essere influenzato, se non plasmato, dalle proprie azioni; in altre parole, un maggior guadagno è associato ad un minor fatalismo e ad una maggior fiducia nelle proprie capacità (tab. 13 . 1 ) .

Lo stesso avviene se, invece del guadagno mensile, consideriamo la somma che i ragazzi hanno a disposizio­ne per sé e che può essere spesa senza il controllo - o con un controllo minimo - da parte della famiglia (tab. 13 .2) , e che in media è pari a 560 mila lire; in sintesi, più un ragazzo non solo guadagna, ma dispone effettivamen­te di denaro fuori dal controllo dei genitori, più vive il proprio futuro - e con tutta probabilità anche il suo pre­sente - come un luogo positivo4• Soprattutto va notato che questo effetto non è dovuto al fatto di avere o non avere un lavoro, che già di per sé costituisce una delle

3 I giovani che lavorano sono circa il 43 % del campione. 4 È nota la relazione tra classi superiori e autodeterminazione, re­

lazione che potrebbe «inquinare» il legame tra denaro e autodetermi­nazione, poiché le classi superiori sono quelle in cui vi è maggior di­sponibilità di denaro. Tuttavia, l'influenza della disponibilità di dena­ro è tale che, a parità di somme elevate, i giovani di classe operaia raggiungono i medesimi livelli di autodeterminazione dei giovani di classe superiore.

299

Page 302: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 13 .l. Autodeterminazione e guadagni mensili (valori percentualz)

Il futuro è pieno di possibilità e sorprese

Nella vita è importante avere obiettivi

Il successo dipende dal lavoro sodo, non dalla fortuna

Anche le scelte più importanti possono essere riviste

Meno di 1.2 milioni

50,6

67,9

53,8

50,6

1.2 -1 .6 milioni

59,5

78,6

55,3

55,6

1 .6 milioni e oltre

67,5

87,4

61 ,2

62,2

TAB. 13 .2. Autodeterminazione e somma disponibile (solo lavoratorz;- valori per­centuali)

Meno di 500 500-900 l milione mila mila e più

Il futuro è pieno di possibilità e sorprese 54,5 62,7 63,3

Nella vita è importante avere obiettivi 74,9 79,6 84,2

N ella vita è meglio tenersi aperte molte strade 70,4 74,8 78,3

Il successo dipende dal lavoro sodo, non dalla fortuna 56,9 54,1 64,2

Al giorno d'oggi per riuscire nella vita è necessario saper rischiare 50,5 50,6 56,1

Anche le scelte più importanti possono essere riviste 51 ,3 57,6 63,3

fonti di identità adulta: il responsabile dell'iniezione di fi­ducia è proprio il denaro e la possibilità di usarlo come meglio si crede. Questa conclusione viene rafforzata da un altro risultato: tra i giovani che lavorano (anche in modo saltuario) e vivono ancora con i genitori (pari al 34% del campione), coloro che danno alla famiglia parte del proprio guadagno come contributo alle spese si mo­strano più fatalisti di quanti non danno nulla o porzioni poco rilevanti del loro guadagno5 ( tab. 13 J). Questo ri-

5 Dato che l'età è un fattore che sicuramente incide sia sulla som-

300

Page 303: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB 13.3. Autodeterminazione e quota del guadagno data alla famiglia (valori percentualz)

Niente Meno del 39% 40-100%

Il futuro è pieno di possibilità e sorprese 60,4 60,1 48,5

Nella vita è importante avere obiettivi 79,5 78,8 68,2

Il successo dipende dal lavoro sodo, non dalla fortuna 59,5 55,1 50,8

Anche le scelte più importanti possono essere riviste 55,1 60,4 47,0

sultato può essere effetto di una doppia causa, o meglio, dei due volti di una stessa causa: da un lato, una limitata quantità di denaro significa una limitata «somma di pos­sibilità», come affermerebbe Simmel, e dunque la consa­pevolezza di un margine di manovra ristretto.

D'altro canto, se la limitazione nel denaro spendibile deriva dalle richieste o dalle necessità della famiglia, il di­vario tra aspirazioni ed effettive possibilità diventa anche più ampio, poiché la propria azione non riesce ad essere incanalata verso desideri e progetti di vita, e il controllo della famiglia viene vissuto come un mancato riconosci­mento della propria autonomia e capacità di progettua­lità.

Il denaro, dunque, consente sia una maggior autono­mia, concreta e psicologica, sia un atteggiamento più po­sitivo verso il proprio futuro. A parte qualche eccezione, chi dispone liberamente di denaro si dichiara più vicino a compiere una o più delle tappe che conducono alla vita adulta, cioè ad assumersi crescenti responsabilità nei con­fronti di se stessi e del proprio futuro (tab. 13 .4) .

La disponibilità di denaro gioca un ruolo importante

ma di denaro guadagnata o spendibile, e quindi sulla somma data alla famiglia, sia sulla capacità progettuale dei ragazzi, le conclusioni fin qui avanzate sono state controllate eliminando dall'analisi le due coor­ti più giovani (15-17enni e 18-20enni). La relazione tra denaro e atteg­giamento verso il futuro non è però cambiata.

301

Page 304: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 13.4. Somma disponibile (solo lavoratorz) e progetti per i prossimi cinque anni (valori percentuali riferiti a «sz: sono sicuro» e «credo di si>>)

Vado a vivere per conto mio Mi sposo/convivo Avrò dei figli

Meno di 500 mila 500-900 mila l milione e più

36,4 42,9 37,0

38,5 42,4 35,7

49,8 55,7 39,4

TAB. 13.5. Condizione occupazionale e somma disponibile (valori medz)

Non studia né lavora Studia Lavora

Somma (migliaia di lire)

247 169 559

anche per coloro che non sono ancora entrati nel mondo del lavoro (in massima parte studenti, pari al 38% del campione) , oppure ne sono ai margini (disoccupati, in cerca di prima occupazione, in tutto il 19%) e che quin­di non hanno guadagni - o hanno guadagni assai esigui -e per i quali le uniche entrate sono spesso rappresentate dai soldi che la famiglia dà loro. Questi ragazzi hanno un'età media di 2 1 anni e mezzo, contro i 25 anni dei ra­gazzi che già lavorano; anche per loro vale quanto visto in precedenza, ovvero crescente propensione all' autode­terminazione man mano che la somma a loro disposizio­ne aumenta. V a detto che in questo caso le cifre sono de­cisamente più contenute di quelle a disposizione dei ra­gazzi che lavorano (in media, 170 mila lire mensili contro le 560 mila dei ragazzi lavoratori, tabella 13 .5) ; tuttavia, l'aspetto rilevante è qui che anche i giovanissimi ricevono dalla famiglia qualche somma, pur piccola, per le spese personali, e che tale somma cresce al crescere dell'età: la famiglia, cioè, riconosce anche a chi studia ancora o ha difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro il diritto ad avere del denaro di cui decidere l'utilizzo e una progres­siva autonomia di spesa (tab. 13 .5 ) .

302

Page 305: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 13.6. Condizione occupazionale (%) e somma media disponibile

Lavoratori che dispongono di denaro Non lavoratori che dispongono di denaro Lavoratori che non dispongono di denaro Non lavoratori che non dispongono di denaro

% Somma disponibile

41,0 52,4

2,1 4,4

588 000 213 000

Va infine notato, a proposito di questo segmento di intervistati, il dato relativo alla classe sociale di prove­nienza: si tratta soprattutto di giovani appartenenti alla classe media impiegatizia, che è anche la classe che inve­ste di più nell'educazione dei figli e che è dunque dispo­sta a sostenere i costi di un'istruzione superiore anche fornendo ai figli il denaro che questi non sono in condi­zione di procurarsi tramite il lavoro.

A fronte della stragrande maggioranza del campione che può disporre di una somma mensile, esiste una pic­cola frazione che, sia che lavori sia che non lavori, non ha autonomia di spesa (tab. 13.6) . Questa situazione è ti­pica soprattutto delle ragazze, dei residenti al Sud o nelle Isole, con un titolo di studio pari alla media inferiore o superiore, in prevalenza studenti ma anche casalinghe o disoccupati, appartenenti alla fascia di età più elevata (dai 25 ai 29 anni) e in maggioranza provenienti dalla classe operaia o, in misura assai minore, dalla piccola borghesia autonoma.

L'ultimo dato da considerare per completare il qua­dro della disponibilità di denaro tra i giovani nel nostro campione riguarda l'età in cui si comincia a godere di una certa autonomia di spesa. La maggioranza (53 %) di­chiara di aver iniziato a guadagnare e spendere libera­mente non prima dei 15 anni e comunque entro i 20. Esiste tuttavia una fascia di giovani che non hanno mai guadagnato denaro con il proprio lavoro, situazione che interessa il 24% del campione. Come è facile supporre, la maggioranza di questi ragazzi è ancora studente e ap­partiene infatti alla fascia d'età più giovane ( 15-17 anni) .

303

Page 306: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Anche il fatto che si tratti soprattutto di ragazze, e che l'origine sociale più rappresentata sia la classe media im­piegatizia non stupisce: come abbiamo visto in preceden­za, questa classe investe molto in istruzione, poiché utiliz­za le credenziali educative come mezzo per portare a ter­mine l'ascesa sociale delle nuove generazioni6• Del resto, è anche noto che le femmine hanno tassi di permanenza nel sistema educativo più elevati dei maschi, e che la composizione per genere della popolazione studentesca è a vantaggio, appunto, delle femmine.

Tuttavia le ragazze non sono certo privilegiate: a fronte di una più lunga permanenza nel sistema formati­vo, esse possono contare su cifre mediamente inferiori a quelle dei coetanei maschi ( 181 mila lire mensili contro 213 mila) , quindi su una minore autonomia di spesa, rag­giunta oltretutto più in là negli anni, come mostra la fi­gura 13 .l: nel caso dei maschi, il 13 % dispone di denaro per le proprie spese a partire dai 12-14 anni, mentre le femmine che raggiungono qualche autonomia nella stessa fascia di età sono poco più del 4 % . In sintesi, essere femmina aumenta del doppio l'eventualità di non guada­gnare nulla, mentre triplica l'eventualità che, pur avendo guadagnato, non si spenda nulla per se. Del resto, le ra-

6 Cfr. Cobalti e Schizzerotto [1994]. 7 Le precedenti affermazioni sono basate sull'analisi dei parame­

tri tau del modello log-lineare saturo che comprende genere ed età del primo guadagno-prima spesa. In estrema sintesi, i parametri tau sono interpretabili come chance differenziali che una certa categoria di in­tervistati (ad esempio, le ragazze) ha di trovarsi in una data situazione (poniamo, avere un lavoro) invece che in altre (non avere lavoro, esse­re studente) confrontate con le chance di altre categorie (in questo esempio, i maschi) di trovarsi in situazione analoga. I parametri tau inferiori all'unità indicano una chance negativa; se uguali all'unità, in­dicano che la categoria in esame ha eguali chance di trovarsi in quella come in altre situazioni; se, infine, superiori all'unità, tali parametri in­dicano una chance in positivo. I parametri tau possono essere parago­nati e trasformati in odds ratios generalizzati [Bishop, Fienberg e Hol­land 1976; Knoke e Burke 1980].

304

Page 307: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

15 - 17"-===================:::!J ,- 3 1 , 1 12-14 ••• ..14É.·6--__..,..,.....

I========:Y 12,7 <12 anni 2,1

3,8

o 5 lO 15 20 25

llil Femmine D Maschi

FIG. 13 .1 . Età del primo guadagno secondo i l genere (%).

30 35

gazze restano più spesso e più a lungo dei ragazzi ai mar­gini del mercato del lavoro8•

Le disparità tra maschi e femmine persistono anche quando le si consideri insieme alle differenze geografi­che, definendo una situazione di perdurante e accresciu­ta differenza, se non di discriminazione. Infatti, le ragaz­ze che non hanno mai guadagnato si trovano in maggio­ranza al Sud (38%) e ancor più nelle Isole (43 %) ; d'al­tro canto, per i ragazzi risiedere al Sud o nelle Isole comporta alcuni vantaggi rispetto alle coetanee, dato che circa il 14% di loro ha potuto spendere denaro per sé a partire già dai 12-14 anni, e che la quota di quanti non hanno mai guadagnato è in linea con quella delle altre zone geografiche. In questo quadro fa eccezione il Nord­Ovest, dove solo il 15 % di ragazzi non ha mai guada-

8 n 23 % delle femmine non studia né lavora, contro il 15% dei maschi; di questo 23 %, circa un terzo è disoccupato, il28% è alla ri­cerca della prima occupazione, e una quota analoga si colloca tra le casalinghe; l'età media di questi sottogruppi è di circa 25 anni, mentre l'età media dd campione è di 23 anni.

305

Page 308: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 13.7. Somma disponibile: confronto 1992-1996 (percentuali calcolate sui giovani che hanno esperienza di un lavoro vero e proprio)

1992 1996

Nessuna 6,8 5,0 Fino a 50mila 6,0 5,4 51-lOOmila 1 1 ,3 12,8 101- 150mila 5,1 5,6 151 -200mila 14,4 12,3 201-3 OOmila 15,1 15,1 301 -400mila 7,7 8,3 401-500mila 1 1 ,1 12,0 501-750mila 8,0 7,1 75 1mila-1 milione 8,5 9,6 oltre l milione 6,1 6,8

TAB. 13.8. Somma disponibile secondo genere, età e area geografica, 1992-1996 (valori medi in migliaia di lire)

1992 1996

Genere Maschi 332 489 Femmine 226 361

Età 15-16 anni 42 160 18-20 anni 132 316 21-24 anni 333 454 25-30 anni 392 527

Area Nord-Ovest 372 490 Nord-Est 340 525 Centro 277 466 Sud 196 342 Isole 207 303

gnato, e dove anche le ragazze beneficiano di un' autono­mia di spesa più precoce.

n confronto con i dati rilevati nel 1992 permette di cogliere un generale, per quanto lento, mutamento in di­rezione di una più precoce autonomia di spesa e, paralle­lamente, di una riduzione dei giovani che non hanno mai avuto esperienze di lavoro vero e proprio (tab. 13 .7) .

306

Page 309: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Inoltre, i dati riassunti in tab. 13 .8 mettono in luce alcu­ne significative differenze tra la situazione rilevata nel 1992 e quella del 1996, differenze che non sono comple­tamente attribuibili agli effetti dell'inflazione, che aumen­ta la cifra nominale disponibile.

3 . Contributo al bilancio familiare

La grande maggioranza degli intervistati (85 % ) vive con i genitori; più di un terzo di questi lavora, sia in po­sizione dipendente (63 %) , sia autonoma ( 18%) , né man­cano quanti studiano e lavorano allo stesso tempo (19%) . A questi ragazzi abbiamo chiesto quanta parte del loro guadagno - che, ricordiamo, è pari in media a l milione e 400 mila lire - essi danno in famiglia, come contributo alle spese. Quasi la metà (per l'esattezza il 45 %) non dà alcun contributo alla famiglia, mentre circa un terzo degli intervistati dà fino al 39% del proprio guadagno; il re­stante 17% consegna ai genitori una parte consistente (dal 40 al 100%) del denaro guadagnato. È owio che il guadagno ha un'incidenza determinante sulla quota di denaro che i giovani possono consegnare alla famiglia; ma questa non è certo l'unica variabile rilevante. In parti­colare, altri due elementi concorrono a determinare il comportamento dei giovani in questo rispetto, vale a dire la composizione e numerosità del nucleo familiare, e la classe sociale di origine9•

9 I giovani intervistati che vivono con i genitori e che lavorano si trovano, riguardo all'attribuzione della classe sociale, in una posizione ambigua: di fatto, poiché la principale dimensione utilizzata per asse­gnare un intervistato ad una classe è l'occupazione svolta, a questi gio­vani può essere attribuita una posizione individuale di classe; poiché però continuano a far parte del nucleo familiare dei genitori, la loro classe familiare è ancora quella dei genitori. Nel seguito del commento ai dati terremo conto della classe familiare degli intervistati, e non del­la loro posizione individuale, come del resto suggerisce la letteratura del campo.

307

Page 310: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 13.9. Contributo al bilancio familiare dei lavoratori dipendenti e autonomi (valori percentuali)

Dipendenti Autonomi

Classe operaia

Piccola borghesia autonoma

Classe media

Nuova borghesia

Niente < 20% 20-39% 40-99% 100%

39,9 54,2

51

59

55

19,5 12,4

22,1 15,0

31,8

12,7 7,2

36

17,3

5,9 1 1 ,1

5,3

O IO 20 30 40 50 60 70 80 90 100

D niente • fino al39% D 40-100%

FIG. 13 .2. Denaro dato in casa secondo la classe sociale familiare (%).

Sono i giovani di classe media a contribuire di meno al bilancio familiare (fig. 13 .2) , mentre i giovani di classe operaia sono quelli che hanno il comportamento più ati­pico rispetto agli altri. D'altro canto, i giovani di classe superiore e quelli appartenenti alla piccola borghesia au­tonoma mostrano un profilo assai simile, pur con una leggera propensione dei giovani di quest'ultima classe a consegnare il 40% e oltre del proprio guadagno. Va det­to che la differenza tra i guadagni rispetto alle diverse classi è al massimo pari, in media, a 100 mila lire, e quin­di non giustifica da sola la diversità di comportamento.

Un elemento utile all'interpretazione dei risultati ap­pena discussi viene dall'analisi delle differenze nel contri-

308

Page 311: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

buto al bilancio familiare da parte dei lavoratori dipen­denti e autonomi, riassunto in tabella 13 .9; già la sempli­ce lettura dei valori percentuali mette in luce un compor­tamento diverso per le due categorie, confermato anche da analisi più approfondite10•

Sintetizzando, possiamo dire che i giovani con un la­voro in posizione dipendente preferiscono dare alla fami­glia almeno una parte, per quanto esigua, dei propri gua­dagni, evitando nel contempo sia di non consegnare nulla sia di dare tutto il denaro guadagnato; al contrario, i la­voratori indipendenti tendono a dare o tutto o niente. Questa sorta di comportamento a forbice è soprattutto ti­pico dei giovani lavoratori autonomi di classe superiore, mentre gli intervistati appartenenti alla piccola borghesia autonoma tendono a consegnare parti rilevanti del pro­prio guadagno alla famiglia 11• Possiamo forse rintracciare, a proposito di quest'ultimo dato, uno dei tratti caratteri­stici di questa classe sociale, che mostra di avere una spiccata tendenza a far ereditare ai figli le posizioni socia­li acquisite dalla famiglia12; dal canto loro, i figli devono appunto «investire» nella famiglia stessa - o meglio nel­l'impresa familiare - i propri guadagni.

La seconda dimensione che influisce sulla quantità di denaro dato alla famiglia è la composizione del nucleo fa­miliare in cui l'intervistato vive. La figura 13 .3 mostra chiaramente la natura della relazione tra le due variabili; un elemento, tuttavia, richiede qualche attenzione. Il rife­rimento è a quanti non danno nulla del proprio guadagno alla famiglia, e in particolare ai ragazzi che vivono con en­trambi i genitori e sono figli unici. In poco più della metà

lO n riferimento è ancora una volta all'analisi ]og-]ineare, e più precisamente all'analisi dei parametri tau del modello saturo.

11 n valore del tau per la combinazione classe autonoma- 100% del guadagno alla famiglia - è pari a 1.92, ovvero una chance quasi doppia rispetto a tutti gli altri di consegnare tutto il denaro alla fami­glia; nel caso della classe superiore, è sempre sopra all'unità (1.67), ma comunque inferiore al caso precedente.

12 Cfr., tra gli altri, Cobalti e Schizzerotto [1994].

309

Page 312: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

40

30

20

lO

o

D niente D fino al39% • 40-100%

FIG. 13.3 . Denato dato in casa secondo la composizione del nucleo familiare (%).

di queste famiglie è solo il padre a lavorare, mentre la ma­dre è casalinga; il tenore di vita, tuttavia, non è tale da giu­stificare l'assenza di contributo del figlio, trattandosi so­prattutto di famiglie di classe operaia, residenti nel Nord­Ovest, e quindi con un reddito presumibilmente non ele­vato. Entra però qui in gioco un altro fattore, che possia­mo chiamare investimento affettivo: la famiglia, cioè, rie­sce a sopravvivere anche con un solo reddito, e preferisce che al figlio sia data la possibilità di tentare l'ascesa socia­le, simbolizzata, almeno all'inizio della carriera lavorativa, dalla maggior disponibilità di denaro che consente una so­cializzazione anticipata allo stile di vita e ai modelli cultu­rali propri delle classi medie, se non superiori13•

13 I giovani che si trovano nella situazione descritta sono solo il 12% dei lavoratori che hanno risposto alla domanda sul denaro dato alla famiglia. L'esiguità numerica non consente analisi molto appro­fondite; tuttavia, se consideriamo la classe sociale cui questi ragazzi apparterrebbero se non vivessero ancora con i genitori, rileviamo un effettivo passaggio dalla classe operaia a quella autonoma e alla classe media impiegatizia.

310

Page 313: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

n confronto con i dati raccolti nel 1992 mette in luce alcune differenze, sintetizzabili in un aumento della quota di giovani che danno alla famiglia dal 20 al 40% del pro­prio guadagno; parallelamente, diminuisce in modo non trascurabile la frazione di intervistati che non danno al­cun contributo al bilancio familiare, mentre la quota di giovani che danno alla famiglia la totalità del proprio guadagno diminuisce anch'essa ma in misura non signifi­cativa14.

4. Il risparmio

L'ultima serie di domande relative al rapporto tra giovani e denaro riguarda la sfera del possibile: si è cioè chiesto agli intervistati come avrebbero utilizzato tre di­verse somme (500 mila lire, 5 milioni e 50 milioni) se ne avessero avuto la disponibilità per effetto di una vincita, di un regalo straordinario o di un'eredità. La formulazio­ne della domanda è esplicitamente intesa a chiarire non solo l'eventualità, ma anche che la somma disponibile non rientra nella routine: si tratta di un evento una tan­tum, non facilmente ripetibile e in qualche modo estre­mo. Sono state proposte, come alternative di utilizzo pos­sibile, voci di spesa in parte uguali e in parte diverse per le tre somme ipotizzate, in relazione all'ammontare della somma stessa; tra queste voci viene compreso anche il ri­sparmw.

n primo e più evidente dato riguarda proprio il ri­sparmio: in corrispondenza di ciascuna delle tre quantità di denaro ipotizzate, è questa la voce più frequentemente scelta dagli intervistati. Non solo: come la figura 13 .4

14 Assumendo che la distribuzione relativa al 1996 rappresenti le frequenze osservate, mentre quella relativa al 1992 rappresenti le fre­quenze teoriche, è possibile calcolare il chi quadrato della distribuzio­ne, al fine di verificare se le due distribuzioni differiscono in maniera statisticamente significativa. n valore del chi quadrato così ottenuto è pari a 44.85 (g.l. = 6, p< 0.01).

311

Page 314: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

<· , .. . ·H·· ( "'

(jffi ·'· , . , •1• 0'4· e., �' . 'B.: l 50 milioni

45,8

5 milioni

36,6

500 mila ,; ·1

28,9

o 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

FIG. 13.4. Quota dedicata al risparmio secondo la cifra disponibile (%).

mette in luce, al crescere della cifra eventualmente dispo­nibile cresce anche la quota relativa di denaro dedicata al risparmio. Le determinanti di questo comportamento sono solo parzialmente riconducibili all'ovvia considera­zione secondo cui i ragazzi che hanno guadagni più bassi (o addirittura nessun guadagno) e minor disponibilità di denaro sarebbero più inclini a risparmiare la somma che entrerebbe eventualmente in loro possesso. Cerchiamo dunque di tracciare un profilo dei ragazzi che hanno di­chiarato la loro preferenza per il risparmio.

Le ragazze si mostrano meno inclini a risparmiare, so­prattutto in corrispondenza di somme elevate; quanto alla zona geografica di residenza, il Nord-Est è l'area ove è più alta e stabile la tendenza a risparmiare, mentre i ra­gazzi residenti al Sud mostrano un comportamento meno lineare: a livelli medio-bassi, il Sud è la zona dove si ten­de a spendere di più, mentre se la cifra è consistente au-

312

Page 315: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

menta notevolmente la quota dedicata al risparmio, un comportamento del tutto simile a quello dei ragazzi resi­denti a Nord-Ovest.

I lavoratori dipendenti mostrano una costante tenden­za a risparmiare; tuttavia, se la cifra in questione è signifi­cativa (5 e 50 milioni) , sono i lavoratori autonomi ad al­locare la maggior quota di risorse a questa destinazione. Questo dato è in linea con quanto emerge analizzando la quota risparmiata ai tre livelli secondo la classe sociale fa­miliare degli intervistati; anzi, il quadro in qualche modo si precisa: se la somma eventualmente disponibile è pari a 5 milioni, è la piccola borghesia autonoma a destinare al risparmio la quota più elevata (38%) , mentre la classe su­periore scende a un terzo della somma proposta.

Infine, se consideriamo il risparmio in corrispondenza delle 500 mila lire, vediamo che sono i ragazzi che danno in famiglia quote consistenti del proprio guadagno a ri­sparmiare un po' più degli altri; la situazione si capovolge in corrispondenza dei 5 milioni (coloro che non danno nulla alla famiglia risparmierebbero di più), mentre sono i ragazzi che danno fino al 40% del proprio guadagno a destinare al risparmio quasi la metà dei 50 milioni.

Esiste una quota di intervistati che risparmierebbe tutto su tutti e tre i livelli. Si tratta di una frazione molto esigua, pari a circa il 2% del campione, che tuttavia, pro­prio a causa della difformità di comportamento rispetto al totale degli intervistati, è interessante analizzare. I «ri­sparmiatori ad ogni costo» sono in maggioranza maschi, residenti nell'Italia nord-orientale e meridionale, con un diploma di scuola media superiore o inferiore, in posizio­ne di lavoro dipendente oppure senza occupazione ma non studenti, appartenenti alla classe operaia o autono­ma.

Fa da contraltare a questa minoranza quasi la metà degli intervistati, che ha scelto di risparmiare meno di un terzo di ciascuna delle tre cifre proposte. Si tratta in maggioranza di femmine, di residenti al Sud, non partico­larmente caratterizzati per età, con una leggera preponde­ranza degli studenti medi superiori a tempo pieno e dei

313

Page 316: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 13.10. Ripartizione delle 500.000 lire (valori medi percentuali)

Risparmio Faccio un week end Compro un capo d'abbigliamento Faccio un regalo Pago un corso

29,0 23,9 15,8 6,8 5,8

TAB. 13 . 1 1 . Ripartizione dei 5 milioni (valori medi percentua/z)

Risparmio 36,6 Fa cci o una vacanza 21,8 Compro un'auto o moto usata 13,7 Vado a studiare qualche mese all'estero 7,5 Compro un computer 7,4

TAB. 13.12. Ripartizione dei 50 milioni (valori medi percentualz)

Risparmio Compro un monolocale Compro un'auto o moto nuova Compro una casa di vacanza Vado a studiare due anni all'estero

45,8 19,5 15,2 7 ,1 5,4

lavoratori dipendenti, in prevalenza appartenenti alla classe operaia ma in qualche modo trasversali anche ri­spetto a questa dimensione.

5 . I consumi

A parte il risparmio, due voci esauriscono per tutte e tre le somme proposte buona parte delle preferenze degli intervistati (tabb. 13 . 10, 13 . 1 1 , 13 . 12) : abbigliamento, va­canze, acquisto di automobili o moto e, infine, della casa sono le destinazioni di spesa che hanno ricevuto le quote maggiori delle somme proposte.

Abbiamo provato a tracciare dei «profili tipici» per ciascuna di queste voci, nel tentativo di isolare sia alcune costanti tra le caratteristiche socio-demografiche degli in-

314

Page 317: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

tervistati, sia l'eventuale presenza (o assenza) di modelli culturali cui i giovani si riferiscono nello scegliere come spendere le somme proposte.

5 . 1 . I consumi su 500 mila lire

La vacanza breve e l'acquisto di un capo di abbiglia­mento sono le due alternative più frequentemente scelte, con alcune differenze nella tipologia del consumatore nel­l'uno e nell'altro caso. Le ragazze, anche quando scelgo­no il week-end, riservano circa il 18% della somma alla spesa per abbigliamento, contro il 13 % dei ragazzi. In ef­fetti, il profilo-tipo dell'intervistato che dichiara di riser­vare alla spesa per abbigliamento una quota superiore alla media del campione è un'adolescente femmina, resi­dente nel Sud o nelle Isole, studente a tempo pieno e senza alcuna occupazione (non mancano le ragazze che non hanno ancora conseguito l'obbligo scolastico) , di estrazione sociale medio-bassa e che vive con la famiglia di origine.

Le figure 13 .5 e 13 .6 introducono un'ulteriore variabi­le capace di chiarire l'identikit dei consumatori potenziali di vacanze e abbigliamento, vale a dire l'età. Emerge chia­ramente che la spesa per abbigliamento è appannaggio delle ragazze, e soprattutto delle giovanissime, per le quali il modo di vestire rappresenta un segno di riconoscimento e di appartenenza, insomma, come una fonte o un rinfor­zo d'identità. Man mano che l'età cresce, l'abbigliamento sembra perdere questa funzione, e tuttavia per le ragazze resta sempre più importante che per i ragazzi. Il solo caso in cui la spesa per abbigliamento delle ragazze si riduce drasticamente è quello in cui la quota di denaro dato alla famiglia supera il 40%; qui, evidentemente, l'acquisto di abbigliamento passa in secondo piano in qualità di spesa accessoria, mentre il risparmio «vola» al 40%.

È in qualche modo diverso rispetto al genere degli in­tervistati anche il profilo di quanti hanno scelto di utiliz­zare la somma proposta per una breve vacanza, sebbene

315

Page 318: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

o 5 lO

llll femmine D maschi

15

23,8 24,3

25 30

FIG. 13.5. Percentuale delle 500mila lire destinate al week-end secondo gene­re ed età.

25-29 13 ,9

21-24 ········

18-20 ·········

15-17 ········· o 5

11!1 femmine

lO

D maschi

15

19,6

18,5

26,5

30

FIG. 13.6. Percentuale delle 500mila lire destinate all'abbigliamento secondo genere ed età.

316

Page 319: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

25-29 [; w ';;; • \

21 -24 i'i..:':f!?'J;i'!,;

18-20

15-17 ,.,

o 5

D femmine

ti\ 7,6 C'· • . ,<·. ,.�!;'

a

"

10

D maschi

:lì 12 o ,

12,8 i f'r 16,0

19,1

ll 22,7

14,4 24,1

l) 15 20 25 30

FIG. 13 .7. Percentuale dei 50 milioni destinati ad auto/moto nuova secondo genere ed età.

in questo caso l'influenza dell'età sia più lineare; possia­mo dire che per le femmine il desiderio di staccarsi, al­meno per qualche giorno, dalla quotidianità è mediamen­te più intenso che per i maschi, i quali si orientano con maggior decisione verso questa spesa man mano che avanzano d'età.

A completamento del profilo del «vacanziere-tipo» diciamo che la vacanza durante il fine settimana ha rice­vuto quote superiori alla media dai ragazzi residenti nel­l'Italia centrale, di età compresa tra i 25 e i 29 anni, che hanno già conseguito un titolo di studio medio-alto (di­ploma e, soprattutto, laurea) , che lavorano o sono lavora­tori-studenti, di estrazione tendenzialmente non operaia e che vivono ancora con la famiglia di origine.

5.2 . I consumi su 5 milioni

Le due voci cui gli intervistati hanno destinato in me­dia le quote più elevate sono la vacanza e l'acquisto di

317

Page 320: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

un'autO O motO USata. n «Vacanziere-tipo» è residente nell'Italia nord-occidentale o centrale, ha un'età superiore ai 20 anni, ha tendenzialmente un'istruzione elevata (lau­rea) , pur non escludendo i gradi di istruzione inferiore (la condizione è, sostanzialmente, che non sia studente, e che quindi abbia conseguito un titolo di studio qualsiasi) , lavora in posizione dipendente e proviene dalle classi me­dio-alte (superiore e impiegatizia) , infine non vive più con la famiglia di origine, ma solo o col partner.

Maschi e femmine si differenziano debolmente nella quota assegnata alla vacanza (in media, il 2 1 -22 %) . Come già visto in precedenza, le differenze si chiariscono intro­ducendo l'età, che mette in luce un andamento opposto nei due casi: i ragazzi assegnano alla vacanza somme cre­scenti al crescere dell'età, mentre tra le ragazze sono an­cora una volta le giovanissime a desiderare maggiormente la rottura della routine. Se consideriamo invece la quota di guadagno dato alla famiglia come un'approssimazione del grado di autonomia, vediamo che sono i ragazzi che danno alla famiglia oltre il 40 % del guadagno a destinare alla vacanza una somma maggiore; al contrario, questa di­mensione non influisce sulle scelte delle ragazze. Il qua­dro complessivo sembra dunque essere il seguente: la va­canza viene interpretata come evasione dalla routine, come <<luogo dei desideri» per eccellenza; tuttavia, diversi sono i meccanismi che sottostanno a questo desiderio: per le ragazze, il fattore scatenante sembra essere la gio­vane età, per i ragazzi potrebbe essere la percezione del grado di autonomia dalla famiglia.

n profilo-tipo dell'intervistato che ha scelto di acqui­stare un'auto o moto usata è, a parte il genere, identico a quello delle ragazze che, disponendo di mezzo milione, acquistano un capo d'abbigliamento: si tratta infatti di maschi, residenti al Sud o nelle Isole, di età relativamente giovane (comunque sotto i 20 anni) , con scarsa istruzione o ancora studenti superiori, che non svolgono alcuna atti­vità di studio o lavoro, con un'estrazione sociale di classe operaia e che vivono con la famiglia di origine. Siamo di fronte ad un'altra delle caratterizzazioni di genere: se le

318

Page 321: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

ragazze scelgono l'abbigliamento quale simbolo di identi­tà e riconoscimento, i ragazzi si orientano su uno dei clas­sici simboli di status, appunto l'auto o la moto, per quan­to usata, che diventa per loro un'altra delle facce del desi­derio di autonomia e differenziazione - dagli adulti, dai coetanei, dagli amici. La distanza che separa, nella scelta dell'auto o moto usata, i ragazzi dalle ragazze diviene an­cora più eclatante se considerata rispetto all'età: per quanto desiderata fortemente dai giovanissimi, l'auto o la moto sembra stemperare il suo significato al crescere del­l' età; la maggior indifferenza delle ragazze verso questa spesa è ben evidente, con l'unica eccezione relativa delle ragazze tra i 18 e i 20 anni, per le quali forse essa assume qualcuno dei significati che le attribuiscono i ragazzi, o viene più probabilmente interpretata come mezzo stru­mentale all'acquisizione della libertà di movimento.

5 .3 . I consumi su 50 milioni

L'acquisto della casa, per quanto piccola (il questio­nario proponeva di utilizzare la somma come contributo per l'acquisto di un monolocale) , esercita il suo fascino soprattutto sulle ragazze, che assegnano a questa voce di spesa il 22 % della quota disponibile, contro il 17% dei ragazzi. Queste ragazze hanno più di 25 anni, non sono più studenti (e quindi hanno conseguito un titolo di stu­dio) ma in misura maggiore non hanno conseguito l' ob­bligo scolastico, hanno un lavoro in posizione dipendente e un'estrazione sociale medio-bassa; infine, non vivono più con la famiglia di origine, avendo iniziato una convi­venza o essendo sposate.

La progressione del desiderio della casa rispetto al­l' età degli intervistati è, per maschi e femmine, lineare e tutto sommato assai simile; è invece interessante mettere in relazione la quota spesa per l'acquisto della casa e la progettualità sul futuro. Quanti hanno un lavoro stabile investono nella casa una quota maggiore (26% contro la media del 20%) mentre, simmetricamente, coloro che si

319

Page 322: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 13 .13 . Progettualità e spesa per l'acquisto di un monolocale secondo il gene· re (valori medi percentualz)

Già successo Sono sicuro succederà

M F M F

Vivere per conto proprio 25 23 30 24 Sposarsi 25 21 29 26 Avere figli 27 24 26 22

dichiarano incerti circa la possibilità di avere un lavoro stabile nei prossimi 5 anni e quanti sono tendenzialmente pessimisti decidono di investire quote minori (circa il 16%). La certezza di uscire di casa, di iniziare una convi­venza o di sposarsi, di avere dei figli rappresenta, preve­dibilmente, un incentivo ad investire sulla casa, incentivo che agisce anche per coloro che già costituiscono un nu­cleo familiare autonomo da quello di origine e per quanti hanno figli.

Se consideriamo ad un tempo il genere degli intervi­stati e le loro dichiarazioni sui progetti da qui a cinque anni, vediamo un limitato ma significativo ribaltamento della situazione tra maschi e femmine: tra quanti dichia­rano di aver già compiuto almeno una delle tappe di pas­saggio alla vita adulta (vivere per conto proprio, sposarsi, avere figli) o sono sicuri che uno di questi eventi accadrà, sono i ragazzi a investire di più sulla casa (tab. 13 . 13) . n risultato è facilmente interpretabile tenendo conto di al­cuni elementi, che si intrecciano a disegnare e completare il quadro fin qui tracciato. Da un lato, le ragazze che hanno un lavoro stabile continuano a investire sulla casa di più che i ragazzi in analoga situazione; è pur vero, però, che le ragazze in questa situazione sono meno nu­merose dei ragazzi. Infine, è vero che negli ultimi decen­ni l'uomo non è più l'esclusivo wage earner della fami­glia, data la grande partecipazione delle donne al mercato del lavoro; tuttavia, presso settori ancora consistenti della popolazione, è tuttora viva la convinzione che la respon­sabilità del mantenimento concreto della famiglia dipen-

320

Page 323: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

da dall'uomo, e che il contributo economico della donna al menage familiare sia accessorio e subordinato alla cura dei figli.

L'acquisto di un'auto o moto nuova ripropone in par­te il profilo visto in precedenza e relativo all'acquisto del medesimo bene usato: si tratta di maschi, per lo più ado­lescenti, studenti delle medie superiori, che vivono con la famiglia di origine e hanno un'estrazione sociale elevata oppure operaia; la provenienza geografica di questo con­sumatore-tipo non è definita, nel senso che potrebbe es­sere tipico, appunto, di qualsiasi zona geografica. Anche l'analisi per coorte d'età non rivela significative differenze rispetto a quanto visto per l'acquisto di un'auto o moto usata, confortandoci nel mantenere anche per questo caso l'interpretazione che era stata data in precedenza.

321

Page 324: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 325: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO QUATTORDICESIMO

LO SPORT E L'IMPIEGO DEL TEMPO LIBERO

l . Premessa

Nel suo saggio Where the action is, Goffman osserva che nonostante le attività del tempo libero siano in linea di principio organizzate in modo da non avere conse­guenze sul resto delle attività di un individuo, esse fini­scano non di rado per legarvisi in modo significativo1 . Numerosi altri contributi e ricerche empiriche hanno in seguito rafforzato questo punto di vista dimostrando come le attività del tempo libero e quelle sportive in par­ticolare siano in misura sempre maggiore non più sempli­ci modi di «passare il tempo» ma attività attraverso le quali si costruisce in modo significativo l'identità del sog­getto e si gestisce la sua socialità2• Questo è ancor più vero nel caso dei giovani, per i quali l'attività sportiva fi­gura spesso subito dopo la scuola o il lavoro nella scalet­ta degli impegni giornalieri.

Lo svago in generale è riconosciuto dai giovani inter­vistati come una delle cose fondamentali nella loro vita. Il 92,9% lo considera come un elemento molto o abbastan­za importante e la gerarchia dei valori lo vede addirittura superare altri aspetti quali il successo personale, lo studio e gli interessi culturali. Naturalmente «svago» e «tempo libero» sono espressioni che abbracciano una quantità as­sai vasta di pratiche, spesso molto diverse tra loro per motivazioni e caratteristiche. Per esigenze di semplicità e brevità espositiva, suddivideremo qui le attività del tem-

l Cfr. Goffman [1967] . 2 Cfr. Featherstone [ 1987]. Si vedano su questo tema anche Col­

lins [1979] e Cavalli [1985].

323

Page 326: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

po libero, così come indagate dal questionario, in due aree fondamentali:

a) l'area del tempo libero più «strutturato», vale a dire quella caratterizzata da cadenze settimanali o quoti­diane relativamente fisse che trova principale espressione nella pratica sportiva;

b) l'area del tempo «effettivamente» libero che nel breve periodo (su base quotidiana o quantomeno settima­nale) assume prevalentemente il carattere dell' «andar fuo­ri», cioè del ritrovo con gli amici e nel lungo periodo si concretizza soprattutto nel periodo delle vacanze con la possibilità di viaggiare e quindi fare nuove esperienze e am1c1z1e.

2 . La pratica sportiva

Per quanto riguarda la prima area, si può partire dal­la constatazione che circa una metà del campione (il 49,4 %) ha praticato con una certa continuità un'attività di tipo sportivo negli ultimi dodici mesi. Entrando nello specifico delle cadenze con cui viene praticata l'attività sportiva, si osserva che circa un terzo degli intervistati (34,4%) pratica il proprio sport con cadenza almeno set­timanale (fig. 14 . 1 ) .

Come già evidenziato dalle precedenti indagini IARD,

la pratica sportiva tende a declinare con l'età: nella fascia compresa tra i 15 e i 17 anni è addirittura il 62, l % ad aver praticato con continuità uno sport nell'ultimo anno. Tale quota si riduce sensibilmente già nella fascia di età successiva, quella che comprende i giovani intervistati tra i 18 e i 20 anni, passando a coinvolgerne meno della metà (49,3 %). Tra i 2 1 e i 24 anni e nell'ultimo raggrup­pamento, quello che raccoglie i giovani di età compresa tra i 25 e i 29 anni, la quota di praticanti regolari dimi­nuisce ulteriormente anche se in modo meno netto, scen­dendo rispettivamente al 48,4 % e al 45 , 1 % (tab. 14. 1 ) .

La pratica sportiva - ed anche questa è una sostanzia­le conferma rispetto alle precedenti rilevazioni - risulta

324

Page 327: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Meno di

Una o più volte alla settimana

34,4

una volta all�t settimana 15

FIG. 14.1. Frequenza con cui i giovani hanno praticato un'attività sportiva nei tre mesi precedenti l'intervista (%).

TAB. 14 . 1 . Percentuale dei giovani che praticano sport con continuità per classi di età e genere

Tot. M F

15-17 anni 62,1 69,4 54,2 18-20 anni 49,3 57,7 40,6 21-24 anni 48,4 57,6 38,2 25-29 anni 45,1 5 1 ,5 39,5 Totale 49,4 57,7 41 ,6

fortemente caratterizzata in termini di appartenenza di genere: se tra le ragazze è solo il 41 ,6% a dichiarare di praticare uno sport con una certa continuità, la corri­spondente quota maschile è del 57,7 % .

Sono i giovani del Nord a fare sport con maggior fre­quenza e regolarità rispetto a coloro che vivono al Centro e soprattutto al Sud: se in alcune regioni settentrionali la percentuale di praticanti regolari supera il 60% , al Cen­tro è già inferiore alla metà dei giovani intervistati e nelle Isole scivola addirittura al 37 ,8% (fig. 14.2).

Di minor rilievo è la relazione tra pratica sportiva e ampiezza del comune di residenza, mentre più significati­va è quella tra il livello sociale e culturale della famiglia e la pratica regolare di uno sport.

In particolare, la quota dei praticanti passa dal 61 ,3 %

325

Page 328: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

70 63,1

60

50

40

30

20

10

0 ���-r��L_+-��-+��L-+-��� Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole

FIG. 14.2. Percentuale dei giovani che praticano sport con continuità per area di residenza.

rilevato tra gli appartenenti alla classe superiore, al 52,7% riscontrato tra coloro che provengono dalla classe media impiegatizia, fino al 49% dei giovani provenienti dalla piccola borghesia autonoma e al 43 , 1 % di coloro che provengono dalla classe operaia3 •

E particolarmente interessante notare come queste va­riabili interagiscano congiuntamente: ad esempio, l'in­fluenza della provenienza sociale e del livello culturale della famiglia d'origine diviene più sensibile m an mano che si sale nelle fasce di età. In altre parole, tanto mag­giore è l'età dei soggetti, tanto più i divari tra soggetti con diseguali opportunità sociali e culturali ne condizio­nano la partecipazione alle attività sportive.

Si tratta di un risultato perfettamente in linea con quelli di altre ricerche sullo stesso tema4• Lo si è generai-

3 Sul rapporto tra status sociale e attività sportiva cfr. anche Sisjord [1994].

4 Cfr. Anders [1982] .

326

Page 329: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 14.2. Percentuale dei giovani che praticano uno sport con continuità per classe sociale familiare e classi di età (incidenza)

Tot. 15-17 18-20 21-24 25-29 anni anni an m anni

Classe sociale familiare Superiore 61,3 72,0 64,2 59,1 55,0 Impiegatizia 52,7 60,2 47,4 54,0 50,4 Autonoma 49,0 61,2 50,0 47,0 44,2 Operaia 43,1 57,3 42,2 41 ,8 39,0

mente interpretato come un passaggio dalla fase adole­scenziale, in cui lo sport coinvolge in modo indifferenzia­to diverse categorie di soggetti - magari perché a intro­durre alla pratica sportiva sono agenzie ad ampio spettro quali la scuola - a una fase successiva in cui le risorse materiali e informative di cui il soggetto e la sua famiglia dispongono divengono fattori di differenziazione. Nel quadro di una generale tendenza, nella transizione verso età più «adulte», a relegare in secondo piano le attività sportive, sono quindi i soggetti più «deboli» ad abbando­narle con più facilità (tab. 14.2) .

Va sottolineato da questo punto di vista come le va­riabili socio-culturali interagiscano anche con l' apparte­nenza di genere. Da un lato si possono infatti osservare maggiori differenze tra maschi e femmine all'interno delle classi medie impiegatizie e di quella operaia e, invece, differenze meno marcate tanto entro la piccola borghesia autonoma che entro la classe superiore. Specularmente, l'appartenenza sociale è un predittore migliore della pra­tica sportiva tra le femmine piuttosto che tra i maschi5•

La pratica sportiva sembra essere legata positivamen­te anche al grado di soddisfazione che i giovani esprimo­no per una serie di aspetti della loro vita. In particolare, i giovani che praticano sport si dicono più soddisfatti dei loro coetanei sedentari del proprio modo di passare il tempo libero e dei propri rapporti con gli altri giovani.

5 Cfr. Hasbrook [1986].

327

Page 330: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Meno stretta, ma comunque da segnalare, la relazione tra pratica sportiva e soddisfazione per la propria salute fisica e per il proprio aspetto fisico6•

Tra gli sport più popolari spicca naturalmente il calcio, seguito da sport individuali come il tennis e il nuoto e da sport di squadra come la pallavolo e da altre pratiche spor­tive a carattere stagionale, ma non per questo meno diffu­se, come lo sci. Piuttosto diffusa, anche se non strettamen­te legata a una specifica attività sportiva, la frequentazione delle palestre e la pratica connessa del body building.

I sociologi dello sport hanno introdotto a questo pro­posito una classificazione delle attività sportive più sofi­sticata rispetto alla tradizionale distinzione tra sport indi­viduali e di squadra, distinguendo tra attività sportive «psicomotorie» (attività che non prevedono interazione tra i partecipanti, ad esempio l'atletica o lo sci) e «socio­motorie» (attività che prevedono interazione tra i parteci­panti, ad esempio il calcio o il tennis)7. All'interno delle attività «psicomotorie» si possono ulteriormente distin­guere gli sport istituzionali da quelli che vengono definiti «quasi-giochi sportivi» come il footing o il body-building. Nel nostro caso, è interessante notare un orientamento prevalente dei giovani italiani alle attività psicomotorie e in particolare alle attività «quasi-sportive». Queste attivi­tà, peraltro, sono in genere le uniche che incrementano la propria quota di partecipanti passando dalle fasce di età più basse a quelle più elevate. Con l'età diminuisce quindi la pratica sportiva in senso stretto e si intensifica­no attività para-sportive centrate sulla cura del fisico più che sull'elemento ludico e su quello competitivo.

In termini di appartenenza di genere, calcio, tennis, basket sono le attività più marcatamente «maschili». Nuoto, danza, equitazione e la frequentazione di palestre registrano invece una prevalenza femminile.

I maschi prevalgono anche tra le attività più «ardite» ed esposte al rischio di incidenti quali motocross, immer-

6 Su questo tema cfr. anche De Rycke [1995]. 7 Cfr. Parlebas [1986].

328

Page 331: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 14.3 . Attività sportive praticate con continuità negli ultimi 12 mesi per agonismo o divertimento (%)

Calcio Palestra Nuoto Sci Tennis Palla volo Body building Footing Danza Ciclismo Ping pong Pallacanestro Atletica Pattinaggio Alpinismo Altri sport individuali Arti marziali Equitazione Sub Altri sport squadra Pallanuoto Motocross Canoa Boxe Parapendio Scherma

Tot.

37,4 27,6 21 ,7 19,7 17,7 17,3 14,6 12,7 12,3 10,7 10,5 8,9 6,6 5,4 5 ,1 5,0 4,5 4,5 4,1 3 ,2 2 ,1 2,0 1,7 1 ,2 0,6 0,4

M

60,8 17,8 18,1 21 ,6 22,5 16,2 15,9 14,1

1 ,4 13,0 14,6 12,5 6,8 4,3 6,2 6,3 5,8 3 ,4 6,1 4,4 2,3 2,9 1,9 2,0 1,0 0,2

F

4,7 4 1 ,4 26,8 17,2 11 ,0 18,8 12,9 1 1 ,0 27,6

7,5 4,8 3 ,8 6,4 6,9 3,7 3,1 2,7 6,0 1 ,9 1 ,6 1 ,9 0,6 1 ,4 0,4 0,2 0,6

sione subacquea, alpinismo8• Viene quindi confermata, anche da questo punto di vista, quella maggiore propen­sione dei maschi ad incorrere in situazioni di rischio che emerge da altre sezioni di questa indagine e da recenti studi sulla popolazione giovanile9 (tab. 14.3 ) .

8 Cfr. Goffman [1967]. Goffman attribuisce considerevole impor­tanza a questi sport come esempi di situazioni di <<fatidicità», cioè di occasioni nelle quali determinati soggetti sono disposti a rinunciare alla sicurezza della routine quotidiana in cambio dell'opportunità di esprimere alcuni aspetti del proprio carattere. Questo tipo di compor­tamento (<d'azione di tipo serio», per dirla con Goffman), «è uno strumento per ottenere alcuni dei benefici morali della condotta eroi­ca senza che si debbano affrontare quelle probabilità di seri danni che l 'eroismo normalmente comporta» [Goffman 1988, 299].

9 Cfr. Buzzi [1994a].

329

Page 332: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Quali sono le principali motivazioni che guidano i giovani italiani alla decisione di praticare uno sport con una certa continuità? Ai primi posti vi sono ragioni di ca­rattere fisico ed estetico: il 93 ,5 % indica come motivazio­ne significativa la volontà di mantenersi in buona forma e il 75,0% quella di mantenere un buon aspetto fisico. Lo sport sembra essere utilizzato in misura rilevante dai sog­getti intervistati come valvola di sfogo per le tensioni ac­cumulate nel resto delle attività: due praticanti su tre ri­tengono importante fare sport per sopportare meglio lo stress della vita quotidiana.

Una certa importanza viene assegnata anche alle op­portunità che la pratica sportiva offre in termini di socia­lità: il 66,0% lo considera un'occasione di incontro con un gruppo di amici. n 54,7 % è stato attratto anche dalla possibilità di vivere esperienze di «gioco di squadra».

Un'analisi fattoriale ha consentito di individuare tre grandi gruppi di motivazioni che conducono i giovani alla pratica sportiva. n primo gruppo è quello che racco­glie le motivazioni di carattere più marcatamente fisico: ragioni terapeutiche, mantenimento di una buona forma e di un buon aspetto fisico. Il secondo gruppo raccoglie quelle motivazioni che attengono allo sviluppo e all' affer­mazione della propria individualità e all'utilizzo della pra­tica sportiva come mezzo per confrontarsi e competere con gli altri («mi piace primeggiare», «lo faccio per espri­mere le mie capacità»). Nell'ultima area motivazionale si collocano le motivazioni legate alla sfera della socialità: ci si rivolge allo sport come mezzo per conoscere altri ra­gazzi, per incontrare i propri amici, per avere delle espe­rienze di gioco di squadra.

Si possono quindi collocare i soggetti sulla base della loro maggiore o minore adesione a ciascun gruppo di motivazioni e di conseguenza valutare come il peso dei tre fattori sia distribuito in relazione a caratteristiche qua­li il sesso, l'età o l'appartenenza sociale. n rapporto tra motivazioni e appartenenza di genere appare subito come piuttosto forte. Sono infatti i ragazzi ad essere più moti­vati delle ragazze dal desiderio di stabilire e coltivare rap-

330

Page 333: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 14.4. Presenza significativa di tipi diversi di motivazioni alla pratica sporti­va per genere e classi di età (%)

Motivazioni M F 15-17 18-20 21 -24 25-29 anm anni anni anni

Di socialità 66,6 45, 1 68,3 65,3 51 ,6 50,4 Individualistico-

competitive 3 7,9 18,3 38,6 35,8 25,8 22,7 Fisico-estetiche 74,9 52,4 50,8 59,7 65,6 67,3

porti sociali attraverso la frequenza di uno sport: il 66,6% dei maschi che fanno sport esprime una significa­tiva motivazione di tipo «sociale» contro il 45 , 1 % delle ragazze.

Ancora più evidente è il divario tra soggetti di sesso diverso nell' adesi_one a motivazioni di tipo individualisti­co-competitivo. E infatti più che doppia la percentuale dei praticanti maschi che le esprimono in modo significa­tivo (37,9% contro solo il 18,3 % delle femmine) _ La si­tuazione si ribalta passando ad esaminare le motivazioni di carattere fisico-estetico, decisamente più diffuse tra le ragazze che tra i ragazzi del campione: il 74,9% delle ra­gazze vi attribuisce un'elevata importanza contro il 52,4% dei ragazzi (tab. 14.4 ) .

Anche in relazione alle diverse fasce di età dei sogget­ti si possono evidenziare differenze significative. Se infatti le motivazioni di carattere sociale e quelle legate al­l'espressione della propria individualità tendono entram­be a declinare con l'età, le motivazioni che legano la pra­tica sportiva alla cura del proprio corpo e della propria salute tendono invece ad aumentare con una certa regola­rità m an mano che l'età dei soggetti cresce. Ad esempio, la quota di soggetti in cui si osserva la presenza di una forte motivazione allo sport come espressione di competi­tività passa dal 38,6% dei soggetti più giovani ( 15-18 anni) al 35,8% dei soggetti in età compresa tra i 18 e i 20 anni. Tra i 2 1 e i 24 anni e tra i 25 e 29 anni, rispetti­vamente poco più di un praticante sportivo su quattro e poco più di un praticante su cinque indica di essere spio-

33 1

Page 334: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

to in modo significativo alla pratica sportiva da questo tipo di motivazioni.

Allo stesso modo si affievoliscono le motivazioni di carattere sociale: tra i soggetti più giovani queste coinvol­gono il 68,3 % degli intervistati, tra quelli più adulti solo un soggetto su due vi attribuisce una certa importanza.

Le motivazioni di carattere «fisico», come accennato, sono invece le uniche ad aumentare sensibilmente con l'età. Tra i 15-17 enni tali motivazioni coinvolgono in mi­sura rilevante poco più della metà dei praticanti, ma già nella fascia di età successiva ( 18-20 anni) si passa al 59,7 % e poi rispettivamente al 65,6% e al 67,3 % nella fascia di età più elevata (25-29 anni).

Differenze trascurabili si riscontrano invece nella pre­senza dei tre tipi di motivazioni tra soggetti di diversa provenienza sociale e culturale.

3 . Lo sport come spettacolo

n questionario somministrato permette di ricavare im­portanti informazioni anche sul rapporto che i giovani hanno con lo sport in quanto spettatori e consumatori di eventi sportivi. Il 4 1 ,4% degli intervistati, ad esempio, ha assistito negli ultimi tre mesi ad almeno una manifestazio­ne sportiva e quasi un terzo dichiara di leggere o sfoglia­re con cadenza perlomeno settimanale un quotidiano sportivo.

La frequenza agli spettacoli sportivi è molto maggiore tra i soggetti di sesso maschile: tra loro il 55,9% ha assi­stito ad almeno una manifestazione sportiva nei tre mesi precedenti all'intervista a fronte di un 26,8% tra le ragaz­ze. La quota di quanti hanno seguito spettacoli di carat­tere sportivo diminuisce sensibilmente anche al crescere dell'età degli intervistati. Se infatti tra i più giovani ( 15-17 anni) oltre un intervistato su due ha assistito a una o più manifestazioni sportive negli ultimi tre mesi, nella fa­scia di età più elevata (25-29 anni) la quota scende al 3 1 ,1 % .

332

Page 335: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Molto importante appare anche la relazione, sovente sottovalutata, tra pratica attiva di uno sport e frequenza a manifestazioni sportive10. I giovani che praticano regolar­mente un'attività sportiva assistono anche più spesso a spettacoli sportivi. Per fare qualche esempio, la quota di quanti hanno assistito con cadenza almeno settimanale a una manifestazione sportiva è pressoché tripla tra i prati­canti (12,6%) rispetto ai non praticanti (4,9%) . Analoghe differenze sono osservabili tra i due raggruppamenti al­lorché si passa a considerare la percentuale di quanti hanno assistito con frequenza almeno mensile a una ma­nifestazione sportiva: a un 8, 1 % tra i non praticanti fa ri­scontro un 20,6% tra i praticanti. Le differenze divengo­no meno marcate allorché si passano a considerare moda­lità meno intense di partecipazione agli eventi sportivi (una o due volte ogni tre mesi). In generale, meno della metà (45,9%) degli sportivi praticanti non ha assistito ne­gli ultimi tre mesi a neppure uno spettacolo sportivo mentre la corrispondente quota tra i non praticanti sfiora i tre quarti (7 1 , 1 %) .

Altri indicatori di cui disponiamo per valutare il gra­do di coinvolgimento «passivo» nelle manifestazioni spor­tive sono quelli relativi alla lettura dei quotidiani sportivi e alla visione di programmi sportivi in televisione. Questa seconda modalità di consumo dello sport appare molto più diffusa tra i giovani italiani rispetto alla lettura dei quotidiani sportivi. Infatti, coloro i quali affermano di se­guire più o meno regolarmente l'informazione e gli eventi sportivi in televisione raggiungono il 72,9% del campio­ne, mentre, anche considerando i lettori sporadici della stampa sportiva quotidiana, si arriva solo al 30,9%.

Il fatto che la lettura di quotidiani sportivi sia limitata a gruppi specifici (gli appassionati-tifosi) è confermato dalla maggiore capacità che questa abitudine possiede di discriminare tra categorie diverse di soggetti. n 53 % del­le ragazze, ad esempio, segue almeno occasionalmente lo

lO Si veda ad esempio Stensaasen [1980].

333

Page 336: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

sport in televisione, ma meno del 10% del campione femminile legge di tanto in tanto oppure abitualmente la stampa sportiva. La frequenza di entrambi i comporta­menti - ma soprattutto la lettura di quotidiani - diminui­sce al crescere dell'età dei soggetti: tanto la quota di co­loro che leggono ogni giorno un quotidiano sportivo quanto la quota di coloro che lo leggono almeno due vol­te alla settimana si dimezza, passando dalla fascia di età più giovane ( 15 -17 anni) a quella più elevata (25 -29 anni) .

In relazione al consumo televisivo si nota che questa diminuzione riguarda soprattutto la quota di forti consu­matori di sport in televisione (dal 29,4 % della fascia 15-17 anni al 19,3 % della fascia 25-29 anni): per le forme di consumo intermedio (coloro che seguono abbastanza spesso o solo occasionalmente lo sport in televisione) la quota di giovani interessati resta sostanzialmente costante al crescere dell'età.

Anche il consumo di informazione sportiva si lega positivamente alla pratica attiva di uno sport. I giovani che praticano regolarmente un'attività sportiva seguono anche più frequentemente gli eventi sportivi sia sui quoti­diani che in televisione. La differenza più marcata tra praticanti e non praticanti si osserva in relazione alla let­tura di quotidiani sportivi: i lettori di stampa sportiva sono presenti in misura quasi doppia tra gli sportivi (40,6% contro il 2 1 ,2 % dei non-sportivi). Un divario pa­ragonabile a questo nell'ambito del consumo di sport te­levisivo si riscontra solo nella fascia di consumo più ele­vata, laddove la quota dei telespettatori assidui è anche in questo caso più che doppia tra i praticanti rispetto ai non praticanti (29,6% contro 14,6%) .

4. Le uscite serali e i viaggi

Oltre alla pratica sportiva, il tempo libero dei giovani italiani si distribuisce in una serie di attività. Una parte consistente di queste attività, specialmente per quanto at-

334

Page 337: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

tiene alla sfera del vero e proprio «svago», è spesso con­centrata al termine della giornata, dopo il pasto serale, e in modo particolare nelle sere del fine settimana. Solo il 15,6% del campione dichiara di non uscire mai dopo cena. Fatta salva un'esigua quota che esce di rado alla sera (meno di una volta alla settimana) , il resto degli in­tervistati esce per conto proprio (cioè con i coetanei o con altri amici, ma senza i genitori) almeno una sera alla settimana e non di rado con frequenza superiore. In par­ticolare, circa i due terzi del campione (65 ,4%) esce più di una sera alla settimana e quasi un quinto (19%) esce addirittura tutte le sere.

Esistono anche a questo proposito significative diffe­renze tra gli intervistati. Sono infatti i giovani maschi a uscire alla sera molto più spesso delle femmine. Oltre un quinto delle ragazze (21 ,6%) non esce mai, e poco più di una su dieci esce tutte le sere. L'assenza di uscite serali coinvolge invece meno di un maschio su dieci (9,6%) : ol­tre un quarto dei ragazzi (26,7 %) esce tutte le sere.

Sulla frequenza delle uscite serali incide naturalmente anche l'età dei soggetti. L'effetto, tuttavia, non è inter­pretabile in senso pienamente lineare. Se sino ad una certa fascia di età (2 1 -24 anni) infatti la frequenza delle uscite dopo cena aumenta regolarmente al crescere del­l' età degli intervistati, nella fascia successiva si assiste ad un'inversione di tendenza per cui i giovani posizionati nella fascia di età più elevata del campione (25-29 anni) tornano ad uscire con cadenze non dissimili da quelle dei ragazzi più giovani ( 15 - 17 anni) , se non addirittura inferiori.

Si tratta di un andamento che è facilmente interpreta­bile sulla base delle diverse caratteristiche che l'utilizzo del tempo libero assume lungo il percorso biografico dei giovani: se fino ad una certa età l'uscire dopo cena si ca­ratterizza come segno di autonomia e di parziale affran­camento dal controllo del nucleo familiare, avvicinandosi all'età adulta subentrano nuove modalità relazionali (tipi­camente, uno stabile rapporto di coppia) e vincoli tempo­rali per cui la fruizione del tempo libero ritorna in larga

335

Page 338: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

parte dentro le mura domestiche. T orneremo su questo punto nella parte finale del capitolo.

L'ampiezza del comune di residenza sembra avere un ruolo abbastanza importante da questo punto di vista. Ad esempio, la quota di coloro che non escono neppure una volta alla settimana, che è del 17,9% tra i residenti nei centri più piccoli, viene in pratica a dimezzarsi se si passano a considerare i giovani che risiedono nelle città medio-grandi (7,9%) .

Venendo al turismo e ai viaggi come significativa op­portunità di gestione del proprio tempo libero e in parti­colare dei periodi più lunghi liberi da impegni scolastici e lavorativi, si osserva come i giovani italiani non siano an­cora particolarmente interessati e/o nella condizione di fruire di queste opportunità. Oltre un quarto degli inter­vistati non si è allontanato dalla regione di residenza. Un altro 42,8% è andato in vacanza in una località italiana al di fuori della regione in cui vive. Il 14,9% ha visitato un altro Paese europeo e il 6% un Paese extraeuropeo. L'8,3 % del campione non ha fatto vacanze.

Tuttavia, vacanze e viaggi sembrano occupare un po­sto piuttosto importante nella scala dei desideri giovanili: se disponesse di 500.000 lire da spendere liberamente, il 39,5 % destinerebbe almeno una parte della somma per trascorrere un bel fine settimana e il 12,5 % riserverebbe allo stesso uso l'intera somma. Nel caso che la cifra di­sponibile fosse di 5 milioni, il 44,3 % ne utilizzerebbe al­meno una parte per fare una bella vacanza e il 7,8% la impiegherebbe interamente a questo scopo.

5. Alcune considerazioni conclusive

Utilizzeremo questa parte del capitolo per tracciare un breve quadro riassuntivo dei risultati dei principali elementi di continuità e discontinuità rispetto alle prece­denti indagini IARD e per trarre alcune considerazioni d'insieme.

336

Page 339: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

- n tempo libero vede confermato e per certi versi esteso il proprio ruolo nell'ambito del vissuto giovanile: non più solo tempo residuale rispetto al tempo scolastico e lavorativo, quindi, ma ambito di esperienza, socialità ed espressione della personalità in senso ampio.

- È un ambito in relazione al quale i soggetti espri­mono una certa soddisfazione (il 73 ,4% si dichiara molto o abbastanza contento del proprio modo di trascorrere il tempo libero) 1 1 ma che si presenta in forme estremamen­te diversificate sulla base delle diverse caratteristiche ana­grafiche e socio-culturali dei soggetti.

- Degli altri indicatori di cui disponiamo in relazione all'organizzazione del tempo libero da parte di giovani italiani, oltre a quelli relativi allo sport, solo uno consente un confronto attendibile con le precedenti rilevazioni. Si tratta della frequenza di uscite serali per conto proprio. Anche in questo caso le differenze sono minime e con­sentono solo di individuare una contenuta riduzione del numero di intervistati che affermano di non uscire mai per conto proprio: nel 1992 erano 20,6%, adesso sono il 15,6%.

- Nell'ambito del tempo libero, lo sport si conferma come una delle attività privilegiate, anche se da questo punto di vista sembra essersi attenuata la continua cresci­ta dell'attività sportiva tra i giovani italiani messa in luce dalle precedenti indagini IARD a partire dai primi anni Ottanta. Se infatti nel 1983 i giovani praticanti regolari erano meno di uno su quattro (23 %) , nella rilevazione del 1987 erano saliti al 27,3 % e nel 1992 erano diventati più di uno su tre (36%) . Adesso la quota è piuttosto simile a quella dell'ultima rilevazione: il 36,9% degli intervistati fa sport almeno una volta alla settimana. Diminuisce in mi­sura moderata anche la consistenza del gruppo che di-

I l Dal 1983 a oggi, questo dato è rimasto sostanzialmente costan­te, salvo un leggero aumento in corrispondenza della rilevazione del 1992, quando a dirsi «molto» o «abbastanza» soddisfatti sono stati il 78,1% degli intervistati.

337

Page 340: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 14.5. Pratica di un'attività sportiva nei tre mesi precedenti all'intervista nelle quattro indagini [ARD (età 15-24 an m) (%)

1983 1987 1992 1996

Una o più volte la settimana 23,0 27,3 36,0 36,9 Una o più volte al mese 8,1 7,8 8,6 7,9 Una-due volte in 3 mesi 5,6 5,6 5,3 7,5 Mai in 3 mesi 63,4 59,0 50,1 47,7

chiara di non aver svolto alcuna attività sportiva negli ulti­mi tre mesi (47,7 %; nel 1992 era il 50,1 %) (tab. 14.5) .

- È invece lievemente aumentata, rispetto all'ultima rilevazione, la partecipazione dei giovani ad eventi sporti­vi in quanto spettatori.

Per commentare questi dati si può forse menzionare un'interpretazione di Dunning, secondo cui lo sport si presenta oggi sempre più come attività sistematica e orga­nizzata, non di rado come una sorta di impegno profes­sionale, e sempre più come «display» che come «play».

In altre parole, lo sport è inteso come esibizione di capacità e di prestanza fisica più che come «gioco» e, in parallelo, come passiva contemplazione di spettacoli sportivi più che come attività in prima persona12•

Si tratta di una sintesi estremamente efficace nel cat­turare alcune tendenze del mondo giovanile: dalla pre­senza marcata di attività solo latamente sportive come il footing, il body-building o la palestra (tipicamente legate alla cura del corpo soprattutto da un punto di vista este­tico), all'inclinazione a privilegiare pratiche sportive indi­viduali rispetto ai giochi di squadra e in genere alle attivi­tà che comportano interazione con altri praticanti13 •

Nell'adattare questa sintesi al quadro qui tracciato, oc­corre tuttavia tenere ben presenti le molte differenze e spe­cificità con cui vi si collocano categorie diverse di giovani.

12 Cfr. Dnnning [1986]. Anche Goffman [1967] si diffonde sul consumo passivo di situazioni di fatidicità come metodo di eccitazione «indiretta» e senza costi per lo spettatore in termini di incolumità.

13 Cfr. Parlebas [1986].

338

Page 341: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Vale la pena a questo proposito di sottolineare so­prattutto alcuni elementi.

Innanzitutto la persistente caratterizzazione dell'attivi­tà sportiva tra i giovani italiani come attività prevalente­mente maschile. Si tratta di un dato comune a numerose rilevazioni effettuate anche in altri contesti nazionali, per cui alcuni studiosi hanno dato spiegazioni ben più sofisti­cate di quelle consuete, basate sulla minore disponibilità di opportunità per le ragazze. In uno studio specifica­mente dedicato alle differenze tra maschi e femmine nella pratica sportiva, Scraton ha ad esempio sottolineato le se­rie difficoltà che molte ragazze incontrano nell'inserire l'attività sportiva entro quello che tuttora è il modello dominante di femminilità14•

Unita ad altri dati, questa indicazione contribuisce a segnalarci un profilo del giovane sportivo piuttosto defi­nito: maschio, più vicino all'adolescenza che alla fase adulta, residente al Nord, proveniente dai ceti più elevati, buo1_1 consumatore di spettacoli e informazione sportiva.

E difficile tuttavia inquadrare la gestione del tempo libero e il coinvolgimento nella pratica sportiva di catego­rie diverse di giovani senza tener conto delle configura­zioni che questa gestione e questo coinvolgimento assu­mono lungo l'evoluzione del percorso biografico di cia­scuno. Alcuni in questo caso hanno parlato di «shifting focuses of youth leisure», cioè di spostamento dei centri focali del tempo libero nel passaggio tra le varie fasi della giovinezza15• Abbiamo visto ad esempio come da una fase in cui il tempo libero è fortemente strutturato e domina­to da attività tra cui spiccano gli sport «tradizionali», vis-

14 «Lo sport non riesce a fornire esperienze significative a molte giovani adolescenti perché appare in contrasto con la cultura della femminilità» [Scraton 1987]. Cfr. anche Coakley e White [1992] .

15 Cfr. Hendry et al. [1993]. il modello, noto come «teoria foca­le» del tempo libero giovanile, mette in evidenza come i fattori sociali e culturali che influenzano le scelte nell'ambito del tempo libero si combinino in maniera diversa man mano che cambiano i centri focali delle relazioni e delle attività giovanili.

339

Page 342: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

suti come occasione di socialità e al tempo stesso di so­cializzazione (poiché si tratta presumibilmente di attività predisposte dagli adulti e condotte in larga parte sotto la loro supervisione) i soggetti si spostino, crescendo, verso attività meno strutturate, incrementando ad esempio le uscite serali a discapito della pratica sportiva. Entro la stessa pratica sportiva si vengono gradualmente a privile­giare attività particolari che è possibile praticare con maggiore autonomia e flessibilità (palestra, footing e body-building). Si evidenziano inevitabilmente, in questa transizione, le differenze tra i soggetti in termini di risor­se economiche e culturali.

340

Page 343: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO QUINDICESIMO

I SISTEMI DI VALORE

l . Le cose importanti della vita: la famiglia innanzitutto

I giovani della fine degli anni Novanta continuano a vedere nella famiglia una componente essenziale della loro vita e ad assegnarle un posto di rilievo nella gerar­chia dei valori. L'87 % dei nostri intervistati la giudica «molto importante», mentre il 12 % ritiene che essa sia comunque «abbastanza» rilevante nel proprio orizzonte valoriale. Si può quindi affermare con sicurezza che, per la quasi totalità dei giovani, la famiglia è elemento impre­scindibile nella costruzione della propria identità.

n primato della famiglia nel nostro Paese non è, del resto, una caratteristica solo della parte più giovane della popolazione. Tutte le indagini sui sistemi di valore degli italiani mostrano che, a qualsiasi età, la famiglia occupa sempre il primo posto nell'ordinamento dei valori. Le in­terpretazioni date a questi risultati sono state assai varie e, per quanto riguarda in particolare le nuove generazio­ni, si è spesso parlato di «mammismo» degli italiani o di «sindrome di Peter Pan». Interpretazioni suffragate an­che dalla lunga permanenza dei giovani nella casa dei ge­nitori, che viene sovente letta come rifiuto di staccarsi dalle comodità e dai vantaggi dell'essere «figli» e come fuga dalle responsabilità del diventare adulti. n fenomeno della famiglia lunga 1, nella realtà, è assai più complesso perché si ricollega alle difficoltà nella ricerca del lavoro, ai problemi abitativi delle giovani coppie, alle incertezze

l Anche nel campione del 1996 la quota di giovani che vivono ancora in famiglia è assai elevata. In particolare, nel sottogruppo dei 24-29enni, la quota di coloro che vivono ancora con i genitori è del 72,3 % tra i maschi e del 53,3 % tra le ragazze.

341

Page 344: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

100

95

85

/va--�

/ /

.....--/ u �

� /

90

80

75

70

15-17 18-20 21-24 25-29 età

--D- Maschi ---+--- Femmine

FIG. 15.1 . Importanza della famiglia per età e genere (%).

del futuro che rendono ardua la costruzione del progetto di vita.

Collegare l'elevata importanza che gli intervistati asse­gnano alla famiglia con la permanenza nella casa dei ge­nitori significa istituire una connessione almeno in parte spuria. Nell'ipotizzare tale legame si presuppone, infatti, che gli intervistati, rispondendo alla domanda «Quanto ritiene importante la famiglia per la sua vita?» pensino alla loro famiglia di origine e non a quella che prevedono di crearsi per proprio conto, né tanto meno al valore del­la famiglia in sé. I dati che emergono dal nostro campio­ne portano a smentire questo presupposto, sia perché la quota di coloro che giudicano molto importante la fami­glia cresce costantemente al crescere dell'età, sia perché sono le ragazze ad assegnare maggior peso a questo item rispetto ai loro coetanei maschi (fig. 15 . l ) .

342

Page 345: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 15 . 1 . Importanza della famiglia secondo il tipo di convivenza ed il genere (% di coloro che hanno risposto «molto importante»)

Tipo di convivenza Totale Maschi Femmine

Con entrambi i genitori senza fratelli o sorelle 84,9 78,8 92,2 Con entrambi i genitori e i fratelli o le sorelle 86,7 85,9 87,7 In famiglia genitoriale allargata ad altri parenti 89,4 86,8 92,0 In famiglia monoparentale 80,4 76,5 85,7 Con il coniuge o il partner 92,2 88,8 93,7 Altre forme di convivenza 82,2 75,6 87,8

Le differenze nell'importanza assegnata alla famiglia sono statisticamente significative, tanto rispetto all'età quanto rispetto al genere. Le variabili età e genere, inol­tre, bastano da sole a spiegare la variabilità di tali diffe­renze, nel senso che esse esercitano una diretta influenza sul valore che gli intervistati danno alla famiglia2•

Va, inoltre, osservato, che esiste un legame, anch'esso statisticamente significativo, tra tipo di convivenza, genere e importanza assegnata alla famiglia nella propria vita. La tabella 15 . l mostra come siano coloro che non vivono più con i genitori, siano essi maschi o femmine, che apprezza­no in misura maggiore degli altri l' item in questione.

La convivenza con i genitori permette anche di spiega­re la flessione nell'importanza della famiglia che si osserva tra le ragazze nel passaggio dai 2 1 -24 anni ai 25-29 (v. fig. 15 . 1 ) . Nel sottogruppo di giovani donne che non vivono più con i genitori, l'importanza della famiglia rimane pres­soché costante per i due gruppi di età. Sono le ragazze che vivono ancora in casa con il padre e la madre a determina­re il calo nel grado di importanza assegnato all' item3 •

2 L'affermazione fatta nel testo è stata verificata facendo ricorso ai modelli log-lineari, costruiti introducendo di volta in volta, oltre al­l' età ed al genere, il capitale culturale familiare e la zona geografica. In entrambi i casi il modello più parsimonioso in grado di prevedere i dati senza differenze significative tispetto a quelli osservati è risultato quello con le interazioni di primo ordine con età e genere.

3 La diminuzione di cui si parla nel testo è di quasi cinque punti percentuali.

343

Page 346: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

È dunque vero che la famiglia rappresenta un ambito di vita molto apprezzato dalla grande maggioranza degli intervistati, ma ciò vale più per le ragazze che per i ra­gazzi. I più giovani manifestano in misura minore degli altri tale apprezzamento, che peraltro è più elevato tra coloro che hanno già avuto modo di costruirsi un pro­prio nucleo familiare. Luogo degli affetti e delle relazioni primarie, rifugio e fonte di sicurezza, la famiglia rappre­senta per i giovani il privato per antonomasia. Può anche essere usata strumentalmente per i vantaggi e le comodità che riesce a garantire, ma resta in ogni caso un'area nella quale proiettare la propria progettualità ed investire per il futuro.

Se la famiglia mantiene, negli anni, costantemente il primo posto tra le cose importanti della vita, il quadro complessivo dei sistemi di preferenza delle giovani gene­razioni appare alquanto mutato dal 1983 ad oggi. Un confronto diretto tra le quattro indagini IARD è possibile farlo solo per la fascia di età compresa tra i 15 ed i 24 anni4• La comparazione fornisce comunque alcune indica­zioni meritevoli di interesse, sia pure limitatamente ai nove ambiti valoriali che sono stati esplorati in tutte e quattro le indagini.

I dati della tabella 15 .2 mostrano le linee di tendenza nella trasformazione dei principì che guidano i giovani. Si tratta di trasformazioni lente, proprio perché i sistemi di valore rappresentano strutture di fondo, non soggette ad oscillazioni forti; ma esse sono un indizio abbastanza chiaro di come si stia trasformando la nostra società. Già nelle precedenti indagini avevamo osservato la tendenza nei giovani a dare importanza e peso crescenti alla vita di relazione. La rilevazione del 1996 sembra confermare ed accentuare questa linea di cambiamento, soprattutto se si considera, accanto al progressivo aumento del rilievo dato all'amicizia, il calo dell'importanza attribuita al lavo­ro, che dal 1983 al 1996 perde quasi otto punti percen-

4 È solo a partire dalla ricerca del 1992, infatti, che il campione è stato esteso fino ai 29 anni.

344

Page 347: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 15.2. L'andamento dei valori nelle quattro indagini lARD sulla condizione giovanile in Italia (età 15-24 anni)-% di coloro che hanno indicato come <<molto importante» ciascun valore

1983 1987 1992 1996

La famiglia 81,9 82,9 85,6 85,5 L'amicizia 58,4 60,9 70,6 73, 1 n lavoro 67,7 66,6 60,2 62,5 Lo svago nel tempo libero 43,6 44,2 54,4 53,6 Lo studio e gli interessi culturali 34,1 32,2 36,4 39,5 Le attività sponive 32,1 3 1 ,9 36,1 34,3 L'impegno sociale 21 ,9 17,9 23,5 22,2 L'impegno religioso 12,2 12,4 13,2 13,6 L'impegno politico 4,0 2,8 3 ,7 4,7

tuali. Anche l'impegno religioso appare in lento ma co­stante progresso, così come l'impegno politico, dopo il disinteresse della metà degli anni Ottanta, sembra in len­ta ripresa, anche se su livelli sempre molto bassi. Più oscillante l'impegno sociale che tuttavia sembra aver re­cuperato quella fuga dalle responsabilità pubbliche che ha caratterizzato la seconda metà del decennio scorso5.

Le giovani generazioni della seconda metà degli anni Novanta mostrano segni di mutamento, rispetto al passa­to, in due direzioni principali, in parte contraddittorie tra loro. Da un lato vi è, infatti, una maggior attenzione ver­so gli aspetti ludici della vita (svago nel tempo libero), accompagnata da una visione più strumentale del lavoro. Dall'altro non vanno trascurati gli ancor deboli segnali di crescita dell'impegno, sia esso sociale, religioso o politico, ed un aumento degli interessi culturali. Alla base dei si­stemi di valore va comunque sottolineato il sempre mag­gior rilievo dato alle reti di relazione ed ai network fon­dati sull'affettività.

5 n confronto per il sottogruppo di intervistati tra i 25 ed i 29 anni è possibile solo con l'indagine IARD del 1992. Tale confronto conferma le tendenze generali dell'intero campione. Particolarmente accentuato è l'incremento dell'importanza dell'amicizia, che nel 1992 raccoglieva il 61,5% dei consensi e nel 1996 è passata al 71,2% , con un aumento di quasi dieci punti.

345

Page 348: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2. Le dimensioni valoriali tra evasione ed impegno

La tendenza verso una maggior attenzione alla vita di relazione aveva già cominciato a manifestarsi agli inizi de­gli anni Novanta ed è andata rafforzandosi in quest'ulti­mo periodo. I grandi rivolgimenti avvenuti nella società italiana per effetto delle inchieste sulla corruzione pubbli­ca e la conseguente delegittimazione del vecchio ceto po­litico hanno poi portato i giovani (ma non solo loro) ad un diverso rapporto con le istituzioni e con la società più in generale. Entrambi questi fenomeni ci hanno indotto ad esplorare più a fondo sia r area dei rapporti interper­sonali, sia quella delle virtù civiche e dell'interesse verso la collettività. Per tali motivi, in quest'ultima rilevazione, nella domanda relativa alle cose importanti della vita, gli elementi sottoposti alla valutazione degli intervistati sono quasi raddoppiati rispetto alle indagini precedenti. La ta­bella 15.3 riporta la gerarchia delle cose importanti della vita, così come emerge dalle risposte dei nostri intervista­ti, sia per l'intero campione sia per i quattro gruppi di età.

I primi tre posti della graduatoria sono occupati da quegli aspetti della vita che appaiono più direttamente le­gati alla sfera privata ed intima della persona. Famiglia, amore ed amicizia sono, complessivamente, i temi domi­nanti nella strutturazione del sistema di valori delle nuo­ve generazioni: solo al quarto posto troviamo «la libertà e la democrazia», cioè un valore che riguarda la vita collet­tiva ma che appare, in questo contesto, più una richiesta di garanzie personali che un principio per il quale impe­gnarsi. Tanto che, come abbiamo già visto, l'impegno po­litico, che dei principì democratici dovrebbe essere lo strumento di tutela, compare solo all'ultimo posto con percentuali di adesione assolutamente esigue.

n lavoro, nonostante le ampie e diffuse difficoltà oc­cupazionali che caratterizzano questi anni (o forse pro­prio a causa di tali difficoltà), compare solo al quinto po­sto. Al riguardo va però notata una decisa frattura tra i più giovani e gli ultra diciottenni. Solo per la metà dei

346

Page 349: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 15.3 . La gerarchia dei valori secondo i gruppi di età (% di coloro che han-no indicato come «molto importante» ciascun valore)

Totale 15-17 18-20 21 -24 25-29

La famiglia 86,7 80,8 85,1 88,3 89,2 L'amore 79,5 76,6 79,2 79,0 81,6 L'amicizia 72,4 76,1 73,4 71 ,4 71 ,0 La libertà e la democrazia 69,5 63,8 68,8 69,3 73,0 Il lavoro 63,8 50,1 66, 1 66,6 66,6 L' autorealizzazione 62,9 55,4 64,5 64,8 63,9 La solidarietà 59,8 55,6 60,7 58,4 62,5 L'eguaglianza sociale 56,0 54,4 54,7 57,8 56,0 Lo svago nel tempo libero 50,6 61 ,3 54,0 49,0 44,5 Il successo e la carriera personale 42 ,2 46,1 50,5 42,0 34,9 La vita confortevole e agiata 38,5 38,2 38,9 38,3 38,5 Lo studio e gli interessi culturali 37,4 42,4 39,7 37,8 33,0 Le attività sportive 32,7 37,7 32,8 33 ,7 29,4 L'impegno sociale 22,3 21 ,4 23,2 22,0 22,4 L'impegno religioso 13 ,6 13,2 14,1 13 ,5 13,4 L'impegno politico 4,6 3 ,7 6,0 4,4 4,4 Basi 2.500 401 552 733 814

15-17 enni il lavoro è considerato molto importante, sic­ché nella gerarchia interna a questo gruppo esso occupa la nona posizione. Maggiormente interessate a questo aspetto della vita appaiono le altre coorti di età, certa­mente per una maggiore prossimità ai problemi occupa­zionali. Né vi sono differenze di rilievo tra ragazzi e ra­gazze nel grado di importanza dato al lavoro.

Le categorie dell'impegno, sia esso sociale, religioso o politico, occupano gli ultimi posti della graduatoria, indi­pendentemente dall'età e dal genere. Va osservata tuttavia una differenza tra i tre tipi di impegno. Mentre quello di tipo religioso è indipendente dal capitale culturale della famiglia di origine, lo stesso non accade per le altre due forme di impegno. Sono, infatti, i figli di genitori con li­vello culturale alto a manifestare, indipendentemente dal­l' età, i più elevati tassi di interesse per le attività di ordine sociale e politico. In assenza di una formazione del citta­dino da parte della scuola, la crescita della coscienza ci vi­ca è lasciata all'influenza dei genitori ed alle tradizioni che

347

Page 350: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

la famiglia è in grado di trasmetteré; in tal modo si fini­scono col riprodurre le disuguaglianze anche nei livelli di partecipazione dei singoli alla vita pubblica. Anche una meta apparentemente legata più a doti di carattere che a condizionamenti sociali, come l' autorealizzazione, è forte­mente correlata al titolo di studio dei genitori e la sua im­portanza cresce al crescere di quest'ultimo.

L'analisi della tabella 15.3 fa emergere un quadro complessivo dei modi con i quali le giovani generazioni paiono costruire la propria vita decisamente orientato verso il sé ed il privato. Si cerca anzitutto la soddisfazio­ne sul piano delle relazioni, siano esse parentali, amicali o d'amore e si chiede la tutela dei propri diritti di cittadino e di lavoratore. Solo dopo sembra si possa cominciare a dedicarsi alla dimensione collettiva (solidarietà ed egua­glianza) ed infine al soddisfacimento dei vari interessi re­lativi al tempo libero ed alla cultura.

Per accertare l'esistenza di eventuali dimensioni sotto­stanti all'insieme di risposte date dal nostro campione, abbiamo condotto un'analisi dei fattori. Con questa tec­nica è possibile, qualora l'insieme delle variabili osservate lo consenta, identificare un numero ridotto di variabili la­tenti, capaci di esprimere in forma sintetica le dimensioni valoriali che hanno guidato gli intervistati nel dare le loro valutazioni circa il grado di importanza dei diversi aspetti della vita proposti7• Non tutti gli items sono stati utilizza­ti per ottenere il risultato finale, perché solo nove hanno mostrato di possedere i requisiti necessari per consentire l'identificazione di fattori dotati di significato sostantivo8.

6 A conferma di quanto detto nel testo sta anche il fatto che i figli di classe operaia dichiarano il loro interesse per l'impegno sociale e per quello politico in misura maggiore dei figli di lavoratori in proprio. An­che in questo caso giocano, molto probabilmente, le tradizioni familiari.

7 La tecnica fattoriale qui adottata è quella basata sul metodo delle componenti principali; per rendere maggiormente intelligibili i fattori estratti è stata applicata la rotazione varimax.

8 In pratica sono stati esclusi quegli items che avevano cornunali­tà basse o coefficienti di saturazione dei fattori tali da rendere indeci­frabile l'appartenenza all'una o all'altra dimensione.

348

Page 351: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Al termine delle analisi statistiche è stato possibile indivi­duare quattro fattori, espressivi di altrettante dimensioni9:

l . Valori della vita collettiva, associati all'importanza della solidarietà, dell'eguaglianza sociale, della libertà e democrazia.

2 . Valori legati all'impegno personale, correlati con lo studio e gli interessi culturali da un lato e con l'impegno sociale dall'altro.

3 . Valori legati alla vita individuale, dimensione satu­rata dagli items relativi all'importanza del successo, della carriera personale e dell'auto realizzazione.

4. Valori di tipo evasivo, collegati alle attività sportive ed allo svago nel tempo libero.

I quattro fattori possono così essere utilizzati come nuove variabili, che costituiscono uno spazio a quattro dimensioni entro il quale si collocano tanto i singoli quanto i gruppi. Valori positivi stanno ad indicare alta importanza data dagli intervistati a quella dimensione e, per contro, valori negativi esprimono lo scarso peso che la dimensione stessa ha nel sistema di valori dell'indivi­duo o del gruppo.

Nella tabella 15 .4 sono riportati i valori medi10 dei sottogruppi di intervistati per genere ed età relativamente agli orientamenti verso la vita collettiva e la vita indivi­duale. Per quanto riguarda i valori della vita associata, gli andamenti di ragazze e ragazzi, al crescere dell'età, sono paralleli ma si muovono le une nell'area dei punteggi po­sitivi e gli altri in quella dei punteggi negativi. La rappre­sentazione grafica data nella figura 15.2 esprime in modo efficace tali andamenti. Le coorti più anziane sono mag­giormente interessate a valori quali l'eguaglianza, la soli­darietà ed il rispetto delle libertà democratiche; tale inte­resse, tuttavia, è costantemente maggiore per le ragazze rispetto ai maschi, così come si manifesta in misura più

9 I quattro fattori descritti spiegano il 67,6% della variabilità complessiva.

·

IO Per comodità espositiva tutti i punteggi fattoriali sono stati moltiplicati per 100.

349

Page 352: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 15.4. Orientamento verso i valori collettivi e individuali secondo l'età e il genere

15-17 anni 18-20 anni 21-24 anni 25-29 anni

30

20

10

o

-10

-20

-30

-40

Orientamento verso la vita collettiva

F M

7,7 -35,2 16,5 -23,4 17,2 -18,8 22,8 -1,6

.....

/ � ......---

Orientamento verso la vita individuale

F M

-6,0 -6,2 10,6 13,8 -3,2 7,5

-16,8 3 ,1

____. �

T

/ /

� !--

/ 15-17 18-20 2 1-24 25-29

età -Q- Maschi --+- Femmine

FIG. 15.2. Orientamento verso i valori della vita collettiva per genere ed età (%).

elevata per coloro che provengono da famiglie con alta istruzione e condizioni sociali favorevoli.

L'età compresa fra i 18 ed i 20 anni appare, invece, essere, tanto per i maschi quanto per le loro coetanee, il periodo della vita nel quale più elevato è l'interesse per i

350

Page 353: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

25

...

� 20

o

'-.._,

� ----

n � � �

� �

� -----u

15

10

5

-5

-10

-15

-20

15-17 18-20 21-24 25-29 età

-D- Maschi ----+--- Femmine

FIG. 15.3. Orientamento verso l'impegno personale per genere ed età (%) .

valori di tipo individualistico (successo, carriera, autorea­lizzazione) , interesse che tende a diminuire in modo assai netto per le ragazze ed in misura meno accentuata per i maschi (tab. 15.4).

La figura 15.3 rappresenta la collocazione di maschi e femmine, suddivisi per gruppi di età, lungo la dimensio­ne dell'impegno personale. Anche rispetto a questa di­mensione si osserva l'influenza di entrambe le variabili nel determinare l'importanza dello studio, della cultura e dell'impegno sociale. Le età più precoci appaiono certa­mente migliori, da questo punto di vista, rispetto ai gio­vani adulti, così come le ragazze hanno punteggi sempre più elevati rispetto ai maschi. n rapporto fra i due generi si inverte, invece, sul fattore che esprime la dimensione evasiva (fig. 15.4) che vede le ragazze più grandi scendere ben al di sotto della media del campione per quanto ri-

351

Page 354: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

40

.....

� �

"+---_ r-----...

� --

1--. Ì'--

� i'-.

30

20

10

o

-10

-20

� u -30

-40

15-17 18-20 21-24 25-29 età

---o-- Maschi ---+--- Femmine

FIG. 15.4. Orientamento verso l'evasione per età e genere (%).

guarda l'apprezzamento dello svago, del tempo libero e dello sport.

Le nuove generazioni mostrano così un quadro con­traddittorio. Interessate prevalentemente alla famiglia, alle relazioni amicali ed ai rapporti d'amore, finiscono col dare di sé l'immagine di una generazione di egoisti, che guarda solo a se ,stessa ed ai vantaggi personali che può trarre dalla vita.• E certamente vero che gli anni che stia­mo vivendo sono caratterizzati dal rifugio nel privato, dal­la ricerca di sicurezze nel mondo degli affetti e delle stret­te relazioni con l'intorno sociale più immediato. Ma non si possono trascurare i segnali di una voglia di impegno verso la collettività e verso sistemi di valore più orientati agli altri ed alla crescita culturale e sociale. Segnali che avrebbero forse bisogno di essere più incoraggiati e sti­molati di quanto oggi non avvenga nel nostro Paese.

352

Page 355: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO SEDICESIMO

CONCLUSIONI

l . Premessa

li fedele lettore dei quadriennali rapporti IARD sulla condizione giovanile si sarà accorto come questa quarta edizione abbia presentato una grossa novità rispetto alle precedenti. Dal punto di vista dei contenuti, infatti, l'ana­lisi degli atteggiamenti e dei comportamenti giovanili si è visibilmente ampliata. La ragione di questa estensione è dovuta al fatto che, accanto a quelle aree che costituisco­no la base tradizionale della ricerca (scuola, lavoro, politi­ca, associazionismo, transizione verso i ruoli adulti, valo­ri, trasgressione), si è ritenuto utile insistere su aspetti che nelle tre prime indagini erano stati trattati in modo meno approfondito (identità territoriale, religione, scien­za, consumi culturali, propensione al risparmio e alla spe­sa, vita affettiva) . Ciò ha comportato un allargamento dell'équipe a tredici esperti che hanno analizzato - e qui esposto - i risultati dell'indagine. Come in tutti i lavori collettanei, e nonostante lo sforzo profuso nelle operazio­ni di coordinamento, è possibile rintracciare alcune diffe­renti prospettive interpretative che potrebbero indurre il lettore a rilevare, confrontando i vari capitoli tra loro, una certa disomogeneità d'approccio; riteniamo tuttavia che il pericolo di qualche sfasatura, di qualche ripetizione e, finanche, di qualche contraddizione, sia abbondante­mente controbilanciato dalla ricchezza di argomentazione offerta da ogni tematica trattata.

Per questi motivi si rende ancora più necessaria ri­spetto al passato una breve conclusione che cerchi di tira­re le fila delle analisi fin qui prodotte e che, in un'ottica riassuntiva ma senza pretendere esaustività, segnali le più rilevanti tendenze al cambiamento all'interno delle nuove generaz10m.

353

Page 356: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2. La scuola

Pur se le disuguaglianze sociali continuano a manife­stare i loro effetti sui destini scolastici (proseguimento, percorsi formativi, esiti) , una quota progressivamente maggiore di giovani raggiunge un livello di scolarizzazio­ne superiore. Sembrerebbe che, alla soglia dell'innalza­mento dell'obbligo scolastico, la domanda d'istruzione in Italia abbia di fatto preceduto il legislatore; in realtà la si­tuazione appare ancora ben distante dagli standard dei paesi più avanzati e una cospicua minoranza della popo­lazione giovanile non tenta neppure di proseguire gli stu­di o non riesce, comunque, a conseguire un diploma. Differenze rimarchevoli si pongono tra i generi: si conso­lida cioè quel trend che aveva visto la componente fem­minile dapprima raggiungere e poi sopravanzare quella maschile in quanto a tassi di proseguimento e di frequen­za post-obbligo. L'aumento della permanenza dei giovani nel circuito scolastico comporta due diversi fenomeni: da una parte si incrementano i percorsi formativi accidenta­ti, dall'altra l'esperienza scolastica, oltre a non essere con­siderata un valore prioritario, concentra su di sé una serie di valutazioni negative. Per quanto riguarda il primo pro­blema, l'incidenza degli abbandoni e delle ripetenze rag­giunge livelli assai elevati soprattutto tra i maschi, special­mente se provenienti da famiglie con basso background culturale. L'importanza dello studio viene inoltre messa in dubbio da una non irrilevante minoranza di giovani, i quali tendono a svalorizzare l'utilità della preparazione scolastica ai fini lavorativi, ad anteporre ad essa altri tra­guardi, a manifestare una certa minor fiducia, rispetto a qualche anno· fa, verso gli insegnanti. Anche in questi casi le femmine si differenziano dai loro coetanei maschi: non solo le ragazze mostrano esiti scolastici notevolmente mi­gliori, ma esprimono una maggiore fiducia nei confronti della scuola come veicolo di promozione sociale e di mo­bilità.

354

Page 357: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

3 . Il lavoro

Dal punto di vista delle dinamiche strutturali i feno­meni rilevati confermano il deterioramento delle condi­zioni del mercato del lavoro segnalando il progressivo aumento sia dei giovani in cerca di prima occupazione, sia di quelli che hanno perduto un precedente posto di lavoro, il tutto all'interno di una crescente divaricazione a livello territoriale che acuisce il disagio delle aree me­ridionali. n dualismo economico che contraddistingue il Paese produce i suoi effetti anche sulla qualità del lavo­ro e sulle modalità del suo svolgimento: così le differen­ze nel mercato e nella struttura occupazionale sono an­che alla base delle diseguaglianze di reddito da lavoro (i giovani meridionali che hanno avuto la fortuna di trova­re un lavoro guadagnano mediamente molto meno dei loro coetanei settentrionali) e di una diversa capacità contrattuale della forza lavoro giovanile (ad esempio nel Sud si concentrano i giovani che lavorano o con orario ridotto o, al contrario, con orari pesantissimi) . n dete­rioramento delle condizioni del mercato del lavoro in­fluenza in modo evidente gli atteggiamenti e i comporta­menti giovanili, i quali a loro volta si articolano in modo spesso differente a seconda dell'area di residenza e della classe sociale di appartenenza: in situazioni di maggiore benessere (e in particolare nel Nord-Est o tra i giovani di classe sociale medio-elevata) cresce la soddisfazione per il lavoro, rimane inalterata una certa selettività nei processi di scelta e diminuiscono nel contempo le moti­vazioni strumentali; condizioni di precarietà inducono invece ad un livello di insoddisfazione più accentuato e nel contempo si riflettono su una più ampia disponibili­tà ad accettare strumentalmente lavori poco ambiti (o a trasferirsi per trovare una buona occupazione) . Vi è però un aspetto che sembra accomunare i giovani italia­ni, al di là delle segmentazioni sociali o territoriali: ovunque le strategie di risposta alla crisi e di ricerca di un lavoro sono accentrate su processi tipicamente in divi­dualistici. n primo lavoro viene così reperito in larga mi-

355

Page 358: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

sura attraverso l'azione della famiglia o della rete amica­le-parentale.

4. L'associazionismo, l'impegno politico e l'impegno so­ciale

La partecipazione complessiva dei giovani nelle asso­ciazioni appare leggermente aumentata; è però opportuno osservare che da questa tendenza è esclusa la partecipa­zione a organizzazioni politiche, sindacali e di impegno civile. Quest'ultimo riscontro può essere collegato al de­clino della fiducia verso la gran parte delle principali isti­tuzioni pubbliche e al generale allontanamento dalle for­me tradizionali di consenso delle nuove generazioni sul­l'onda delle ricorrenti crisi del sistema politico-ammini­strativo. La scarsa disponibilità giovanile ad impegnarsi personalmente in attività politiche non implica tuttavia la rinuncia a tenersi inform;1ti sugli andamenti politici del Paese: cresce infatti l'atteggiamento di interesse, pur sen­za partecipazione, e cala corrispondentemente quello di delega tecnica ai personaggi politici. Da un punto di vista più prettamente politico, si assiste ad un processo di ra­dicalizzazione, non esente da nuove forme ideologiche che favoriscono le formazioni di estrema destra e di estrema sinistra. Se i partiti cattolici registrano una forte flessione, aumenta in compenso la partecipazione ad as­sociazioni di ispirazione religiosa. Ci troviamo quindi di fronte ad un fenomeno divergente che vede da una parte ridursi lo spazio politico dell'area cattolica e dall'altra un lieve ma costante incremento dei giovani che attribuisco­no importanza alla religione e alla partecipazione religio­sa. Dal punto di vista, invece, dell'identità territoriale si sostanziano posizioni assai complesse che combinano l'identità locale con quella nazionale e con quella europea in una sorta di puzzle al quale i giovani si riferiscono di volta in volta a seconda delle situazioni. Così si può esse­re municipalisti o regionalisti in quanto a senso di appar­tenenza e, nel contempo, essere orgogliosi di essere italia-

356

Page 359: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

ni ed auspicare, per motivi soprattutto di utilità, l'ingres­so in Europa.

5. I consumi e il tempo libero

Contrapponendo il consumo colto a quello ludico e confrontando i dati delle ultime indagini emergono ten­denze evolutive assai marcate: si riducono drasticamente i giovani che si riferiscono prevalentemente ad un modello di consumo colto oppure ad un modello misto colto-ludi­co; aumenta, per contro, la componente quasi esclusiva­mente Iudica e i giovani con un basso livello di consumo culturale. A parziale limitazione di questa prospettiva orientata al disimpegno si riscontra, all'aumentare dell'età dei giovani, una crescita d'interesse per l'attualità, l'infor­mazione, il dibattito politico nazionale e locale, veicolati sia dalla televisione sia dalla stampa. È comunque da rilè� vare che gli stili di consumo culturali giovanili sono anco­ra del tutto disomogenei al loro interno, risentendo forte­mente dell'origine sociale, del grado d'istruzione, della differenza di genere, del tipo di offerta culturale presente nelle diverse aree regionali e nei comuni a seconda della loro ampiezza. L'orientamento al divertimento riscontrato nella fruizione dei media trova una conferma nel posizio­namento di assoluta preminenza che lo svago e il tempo libero hanno negli interessi e nelle attività praticate dai giovani; in particolare l'attività sportiva, pur declinando con l'età e rimanendo caratterizzata in termini di appar­tenenza di genere, si impone all'attenzione per la sua alta incidenza di praticanti.

6. Le tendenze trasgressive

Dall'area della trasgressione devono oramai essere espunti alcuni comportamenti attinenti alla sfera dei rap­porti familiari e sessuali che sono entrati nella morale co­mune dei giovani: i rapporti sessuali prematrimoniali, la

357

Page 360: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

convivenza non vincolata dal matrimonio e il divorzio sono pratiche del tutto accettate dalla grande maggioran­za delle nuove generazioni. L'infedeltà nel matrimonio e l'aborto sono invece prospettive assai contrastate e vedo­no i giovani divisi tra tolleranza ed intolleranza, così come l'omosessualità che mostra tuttavia un notevole au­mento in quanto a riconoscimento di ammissibilità. Ri­spetto alle indagini passate, accanto ad un certo allenta­mento della doverosità civile e una progressiva contrazio­ne della propensione ad usare comportamenti violenti, ri­salta la forte tendenza ad una maggiore esposizione all'al­col e alla droga. L'analisi conferma linee interpretative già rilevate in precedenza che associano il consumo di hashish e marijuana e l'abuso di alcolici non a condizioni di disagio socio-economico e a deprivazione culturale ma a tratti generalizzati che connotano la cultura giovanile.

7 . Ruoli di genere e vita affettiva

Un segnale di grande innovazione che differenzia le nuove generazioni da quelle precedenti è costituito da una visione dei ruoli di genere di tipo paritario. Pur se l'immagine della donna sconta ancora la sua specificità di madre, ancorata alla cura e all'educazione dei figli, alcuni pilastri su cui poggiava l'asimmetria del rapporto uomo­donna sembrano oramai crollati: i giovani, ad esempio, riconoscono l'intercambiabilità dei compiti domestici, la compartecipazione dei partner nei processi decisionali e uguali capacità professionali di uomini e donne. Il riavvi­cinamento tra i generi è del resto confermato da identità di vedute ed esigenze simili nel momento in cui ragazzi e ragazze individuano le caratteristiche ottimali in un rap­porto di coppia: entrambi evidenziano un modello di coppia di tipo intimista, basato sulla fusione e lo scambio affettivo, dove elementi più concreti, come ad esempio un buona intesa sessuale o la condivisione di valori ed aspirazioni, sembrano essere subordinati alla comprensio­ne, alla fedeltà e alla buona comunicazione. Sottostante a

358

Page 361: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

questi fenomeni traspare una certa difficoltà relazionale tra i giovani che con maggiore difficoltà riescono a sta bi­lire rapporti significativi: senza parlare del tasso di nuzia­lità - in ulteriore contrazione - o dell'abnorme perma­nenza nella famiglia di origine, la stessa esperienza di un rapporto stabile con un/una partner, con o senza convi­venza, appare escludere larghe fasce di giovani.

8. I valori e le tendenze nella cultura giovanile

La gerarchia delle cose importanti della vita vede an­cora primeggiare aspetti legati alla sfera più privata ed in­tima della persona: famiglia, amore, amicizia. Rispetto alle indagini passate non si riscontrano grossi cambiamenti, com'è tipico dei sistemi valoriali; va però notato come tutti i valori di carattere collettivo o solidaristico siano co­stantemente subordinati a quelli a carattere individualisti­co e che i valori dell'impegno - sia esso sociale, religioso o politico - si pongano in coda nella classifica degli ideali che più contano. La scarsa tensione verso istanze sociali sembra essere alla base di una sostanziale diffidenza verso il prossimo: gli altri vengono percepiti più come una po­tenziale minaccia che come una risorsa. Un tale orienta­mento, assai diffuso, trova il suo corrispettivo in alcuni tratti, apparentemente in espansione, che denotano rigidi­tà e chiusura sociale oppure che segnalano un certo ma­lessere esistenziale (ad esempio l'insoddisfazione persona­le per alcuni aspetti della propria vita) . Dal punto di vista più generale la ricerca ha comunque messo in luce l' emer­gere di nuove sensibilità che hanno mutato i quadri gene­rali di riferimento, le forme di percezione del vivere socia­le, i modi di rapportarsi agli altri, gli schemi comporta­mentali che informano le pratiche del quotidiano. Accan­to ad una certa proiezione nel presente, da alcuni anni connaturata con l'esperienza giovanile, la tendenza più nuova sembra essere orientata ad una particolare diffusio­ne dell'accettabilità del rischio: la tradizionale valenza ne­gativa nella cultura italiana del concetto di «rischio» si è

359

Page 362: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

recentemente trasformata; il rischio ha assunto anche una connotazione positiva quando diventa una necessaria componente del successo personale. Questa sorta di riva­lutazione del rischio ha però portato molti giovani a non operare una netta distinzione tra valenze positive e valen­ze negative del concetto; si assiste così ad una estensione di comportamenti rischiosi e pericolosi. L'accettazione consapevole del rischio si accompagna alla tendenza a considerare ogni comportamento e ogni scelta revocabile: presenti/t'cazione e reversibilità delle scelte inducono il gio­vane individuo ad evitare di assumersi responsabilità im­portanti. Sotto questa luce possono essere interpretati il dilazionamento delle scelte e la crescente difficoltà dei giovani nei processi di transizione ai ruoli adulti.

360

Page 363: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

APPENDICE STATISTICO-METODOLOGICA

Page 364: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 365: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

APPENDICE STATISTICO-METODOLOGICA

l . Il metodo di campionamento

Nel corso della prima fase del campionamento s1 e proceduto alla stratificazione della popolazione tra i 15 e i 29 anni secondo il sesso, la regione e la classe di am­piezza del comune di residenza.

I dati di partenza sono stati quelli raccolti dall'1ST AT nel censimento del 1991 . Suddividendo i dati a disposi­zione per regione, sesso e classe di età, si è proceduto al calcolo del numero di maschi e femmine che al 1995 avessero l'età compresa tra i 15 e i 29 anni.

Le medesime proporzioni sono state riportate al tota­le del campione (2.500 soggetti) e si è così calcolata la quantità di giovani da intervistare suddivisi per sesso, re­gione e classe di ampiezza.

Sul campione di 2.500 giovani, 1 .256 sono maschi (50,2%) mentre le femmine sono 1 .244 (49,8%) . I giova­ni minorenni tra i 15 e i 17 anni sono 401 , corrisponden­ti al 16% del campione, i giovani tra i 18 e i 29 anni sono 2 .099, pari all'84%.

Nella seconda fase si è proceduto al campionamento dei comuni dai quali estrarre i nominativi dei giovani da intervistare.

I criteri per la scelta dei comuni sono stati la classe di ampiezza, la dislocazione geografica (provincia) e il nu­mero delle interviste da effettuare nel singolo comune (non più di otto/ dieci interviste in comuni con meno di 10.000 abitanti e non più di quindici in comuni fino a 250.000 abitanti) . Sono stati così selezionati 218 comuni situati in 92 diverse provincie di tutte le regioni d'Italia.

Nel corso della terza fase sono stati estratti in modo casuale dalle liste elettorali dei comuni i nominativi dei giovani maggiorenni da intervistare.

363

Page 366: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Per ogni singolo comune è stato estratto in modo ca­suale un numero di sezioni elettorali proporzionale al nu­mero dei nominativi da intervistare.

Da ogni sezione elettorale sono stati estratti casual­mente non più di 6 nominativi maschili e 6 nominativi femminili. Con procedimento analogo è stata effettuata l'estrazione dei nominativi di riserva.

Si è così pervenuti al completamento dell'elenco dei giovani tra i 18 e i 29 anni e di quello dei loro eventuali sostituti, suddivisi per sesso e comune di residenza.

Per quanto riguarda i minorenni, ovviamente non presenti negli elenchi delle sezioni elettorali, è stata adot­tata una procedura indiretta: tra i nominativi forniti dagli intervistati maggiorenni, sono stati selezionati quelli aven­ti i requisiti corrispondenti a quelli prefissati dal campio­ne (età, sesso, regione e comune di residenza) .

Le tabelle l e 2 indicano la distribuzione dei giovani intervistati rispettivamente secondo il sesso e la regione e secondo l'età e l'ampiezza del comune di residenza.

2 . La somministrazione del questionario

Le interviste sono state svolte nella primavera del 1996 da intervistatori qualificati e appositamente adde­strati. Tutti i questionari sono stati somministrati di per­sona ad ogni singolo intervistato.

364

Page 367: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. l . Distribuzione delle interviste per sesso e regione di residenza

Maschi Femmine Totale

Piemonte/V alle d'Aosta 87 84 171 Liguria 29 29 58 Lombardia 181 181 362 Veneto 92 91 183 Trentino Alto Adige 18 21 39 Friuli Venezia Giulia 22 21 43 Emilia Romagna 68 66 134 Toscana 63 61 124 Umbria 15 14 29 Marche 27 26 53 Lazio 109 108 217 Abruzzo 26 25 51 Molise 7 7 14 Campania 159 158 3 17 Puglia 1 10 108 218 Basilicata 17 16 33 Calabria 57 56 1 13 Sicilia 127 130 257 Sardegna 42 42 84

Totale 1 .256 1 .244 2.500

TAB. 2. Distribuzione delle interviste per ampiezza del comune di residenza e classi di età

15-17 18-20 21-24 25-29 anni anni anni anni

Oltre 250 mila abitanti 67 64 121 164 Da l 00 a 250 mila abitanti 29 52 60 59 Da 50 a 100 mila abitanti 43 57 87 84 Da 10 a 50 mila abitanti 137 193 224 256 Meno di 10 mila abitanti 125 186 241 25 1 Totale 401 552 733 814

3 . Le distribuzioni di frequenza dell'indagine 1996

Totale

416 200 271 810 803

2.500

L'indagine IARD sulla condizione giovanile si è svolta utilizzando, come nel 1983 , 1987 e 1992, lo strumento tecnico del questionario strutturato composto da circa 100 domande, in parte uguali a quelle contenute nelle tre edizioni precedenti, in parte originali.

365

Page 368: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Presentiamo qui di seguito la serie pressoché comple­ta delle tabelle che riportano in percentuale la frequenza delle risposte, allo scopo di offrire al lettore uno stru­mento valido per il confronto con altre indagini o per la verifica diretta dei risultati principali.

Le distribuzioni di frequenza seguono la scansione del questionario; la numerazione delle tabelle, non sem­pre continua, corrisponde alla numerazione delle doman­de contenute nel questionario.

n dato «base» indica il numero assoluto delle risposte valide di ciascuna domanda.

Nelle percentuali di risposta il complemento a 100 è costituito dalle «non risposte».

È possibile rilevare qualche differenza tra le percen­tuali riportate qui in appendice - dove sono incluse le non risposte - e quelle presentate nel testo dove alcuni autori hanno preferito escludere le non risposte.

l . Sesso

Maschio Femmina

Base

2 . . Età

15-17 anni 18-20 anni 21-24 anni 25-29 anni

Base

4. Numero di fratelli e/o sorelle viventi

l fratello/sorella 2 fratelli/sorelle 3 fratelli/sorelle Oltre 4 fratelli/sorelle Né fratelli né sorelle (figlio unico) Non indica

Base

366

50,2 49,8

2.500

16,0 22,1 29,3 32,6

2.500

43,9 26,2

9,9 8,1

1 1 ,8 0,1

2.500

Page 369: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

6. Titolo di studio

Nessuna scuola Scuola elementare Scuola media inferiore Scuola media superiore (fino a 3 anni) Scuola media superiore (fino a 5 anni) Post-diploma o diploma para-universitario Laurea breve Università

Base

7a. Ripetenza di uno o più anni di studio

l volta 2 volte 3 o più volte Mai Non indica

Base

7b. Interruzione della frequenza scolastica

Interrotta per l anno Interrotta per 2 o più anni Mai interrotta Non indica

Base

8. Posizione attuale in relazione agli studi

Nessun titolo di studio o licenza elementare Sto frequentando la scuola media inferiore Ho abbandonato durante la scuola media inferiore Ho concluso la scuola media inferiore e non mi sono iscritto

alla secondaria superiore Sto frequentando la scuola media superiore Ho abbandonato durante la scuola secondaria superiore Ho concluso la scuola secondaria superiore e non mi sono iscritto

all'università o a un corso para-universitario Sto frequentando l'università o corso para-universitario Ho abbandonato durante l'università o un corso para-universitario Ho concluso l'università o un corso para-universitario

Base

367

0,1 2,1

42,6 5,7

43,6 1,4 0,3 4,2

2.500

23,4 7,5 1,5

67,5 0,1

2.500

6,7 2,1

91 ,0 0,2

2.500

0,2 0,2 1 ,8

13,2 21 ,6

8,8

22,1 22,1 4,6 5,4

2.500

Page 370: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

9. Tipo di scuola media superiore a cui si è iscritto subito dopo la scuola media inferiore

Istituto Professionale Industriale/Meccanico Istituto artistico Istituto Professionale Commerciale Istituto Professionale Alberghiero Istituto Professionale Agrario Scuola Magistrale Altro Istituto Professionale Istituto Tecnico per Geometri Istituto Tecnico Industriale Istituto Tecnico Commerciale Istituto Magistrale Altro Istituto Tecnico Liceo scientifico Liceo classico Altri licei Non indica

Base

10. Nel corso della scuola media superiore ha cambiato tipo di scuola?

No Sì

Base

l Oa. Tipo di scuola media superiore a cui si è riscritto

Istituto Professionale Industriale/Meccanico Istituto artistico Istituto Professionale Commerciale Istituto Professionale Alberghiero Istituto Professionale Agrario Scuola Magistrale Altro Istituto Professionale Istituto Tecnico per Geometri Istituto Tecnico Industriale Istituto Tecnico Commerciale Istituto Magistrale Altro Istituto Tecnico Liceo scientifico Liceo classico Altri licei Non indica

Base

368

4,4 2,2 5,2 2,1 0,9 2,5 5,6 6,1

10,4 18,8 5,3 3 ,9

18,2 9,9 3 ,6 0,8

2 . 114

91,3 8,7

2 . 1 14

6,5 4,9 6,5 2,7 2,7 2,7 9,4 7 ,6 6,5

14,7 7,6 9,2 6,0 1 ,6 7,0 4,3

2 . 1 14

Page 371: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

11 . Iscrizione dopo la scuola media superiore (per chi ha continuato gli studi)

Diploma para-W1iversitario Laurea breve Facoltà universitaria Non indica

Base

6,9 2,9

88,3 2,0

802

l la. Tipo di facoltà o diploma para-universitario a cui si è iscritto subito dopo la scuola media superiore

Gruppo scientifico Gruppo medico Ingegneria Architettura Gruppo economico-sociale Giurisprudenza Gruppo letterario Agraria Gruppo artistico lsef Non indica

Base

1 1 ,2 9,0 9,9 4,7

23 ,1 16,1 18,6 2,0 1 ,6 1,7 2,1

802

12. Nel corso degli studi universitari o para-universitari ha cambiato tipo di fa­coltà o diploma?

No Sì, diploma para-universitario Sì, laurea breve Sì, facoltà universitaria

Base

92,4 1 ,3 0,2 6,1

802

13. Ha frequentato, o frequenta, un Corso di Formazione Professionale di qual­siasi tipo?

Sì, lo sto attualmente frequentando Sì, l'ho frequentato in passato No, mai

Base

369

3,0 14,0 82,9

2.500

Page 372: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

14. Tipo di Corso di Formazione Professionale che ha frequentato o frequenta

Corso di Formazione Professionale dopo la scuola media inferiore presso un CPP

Corso di Formazione Professionale dopo la scuola media superiore presso un CFP

Corso di Formazione Professionale breve organizzato da enti pubblici e privati

Corso di Formazione Professionale organizzato da aziende

Base Risposte multiple

15. Ha mai svolto un'attività lavorativa vera e propria?

No Sì, ho svolto lavori saltuari o occasionali per meno di 2 mesi Sì, ho svolto lavori a tempo determinato continuativaménte per

più di 2 mesi Sì, ho svolto un'attività lavorativa vera e propria

Base

16. Età media di inizio della prima attività lavorativa vera e propria

18 anni

Base

17b. Settore della prima attività lavorativa vera e propria

Agricoltura Industria Pubblica Amministrazione Commercio Servizi Finanziario/Bancario Artigianato Non indica

Base

370

21 ,3

23,0

53,2 9,4

427

30,4 18,9

16,0 34,6

2.500

1 .267

2,4 15,9 5,2

22, 1 29,7

1 ,4 20,3

2,9

1 .267

Page 373: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

17 c. Posizione contrattuale della prima attività lavorativa vera e propria

Dipendente con un contratto regolare Dipendente senza un contratto Lavoratore autonomo Coadiuvante familiare Non indica

Base

18. Posizione attuale degli intervistati

Lavoro dipendente Impiego continuativo a tempo pieno indeterminato Impiego continuativo a tempo parziale indeterminato Lavoro a tempo determinato Lavoro occasionale o saltuario In cassa integrazione o in mobilità

Lavoro autonomo Imprenditore/proprietario Libero professionista (iscritto ad un albo professionale) Lavoratore autonomo Coadiuvante nell'azienda familiare

Non lavora Disoccupato In cerca di prima occupazione Invalido Casalinga

Studente Studente Studente-lavoratore (lavori occasionali o saltuari) Lavoratore-studente

Base

18a. Posizione attuale degli intervistati (riaggregata)

Inoccupato (non studia e non lavora) Studente Studente-lavoratore Lavoratore dipendente Lavoratore autonomo

Base

371

49,8 27,9 7,2 8,8 6,4

1 .267

20,9 3 ,2 3 ,8 2,0 0,3

1 ,0 1 ,0 3 ,8 2,7

8,3 5,4 0,1 3,1

37,6 4,3 2,6

2.500

19,2 37,6

6,9 27,8

8,5

2.500

Page 374: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

19b. Settore di attività dell'attuale lavoro

Agricoltura Industria Pubblica Amministrazione Commercio Servizi Finanziario/Bancario Artigianato Non indica

Base

19c. Età media di inizio dell'attuale attività lavorativa

20,8 anni

Base

2,6 19,4 7,6

22,2 28,2

1,8 15,2 3 ,0

1 .029

1.029

19d. Modalità intraprese per la ricerca della prima e dell'attuale attività lavora­tiva

Attraverso un annuncio che ho messo su un giornale Attraverso l'Ufficio di collocamento Attraverso l'aiuto di genitori o parenti Attraverso l'aiuto di amici o conoscenti Attraverso l'aiuto di una persona influente Scrivendo all'azienda Facendo visita all'azienda Partecipando ad un concorso Rispondendo ad un annuncio su un giornale Rivolgendomi ad un Centro di informazione e orientamento

(pubblico) Rivolgendomi ad un'agenzia privata di collocamento T rami te l'aiuto della scuola Ho avviato un'attività in proprio Mi sono inserito nell'azienda familiare n lavoro mi è stato offerto Altro Non indica

Base

3 72

Primo Attuale lavoro lavoro

1,3 1 ,2 2,8 2,5

22,2 16,7 35,0 28,1 0,8 1 ,2 2,1 5 ,1 7,9 7,1 3 ,2 6,1 1 ,9 2,5

0,4 0,2 0,1 0,1 3 ,5 2,0 1,4 4,7 7,7 8,1 6,0 5,1 1 ,1 2,5 2,6 6,9

1 .029

Page 375: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

20a. Posizione contrattuale dell'attuale attività lavorativa

Dipendente con un contratto regolare Dipendente senza un contratto regolare Lavoratore autonomo Non indica

Base

20b. Posizione lavorativa attuale degli intervistati

Lavoratore dipendente Dirigente Appartenente alla carriera direttiva Insegnante Impiegato di concetto Impiegato esecutivo Capo operaio Operaio specializzato o qualificato Operaio comune Apprendista Lavoratore a domicilio (si intende chi lavora a casa propria) Collaboratore/ collaboratrice domestica

Lavoratore autonomo Imprenditore (15 o più dipendenti) Libero professionista Artigiano Commerciante Proprietario agricolo Mezzadro Coadiuvante familiare Socio di cooperativa Non indica

Base

21 . Ore lavorative nell'ultima settimana completa di lavoro

Nessuna Da meno di l O ore a 19 ore la settimana 20-34 ore 35-39 ore 40-44 ore 45-49 ore 50-59 ore 60 ore o più Non so, non indica

Base

373

56,2 16,5 23,4 3 ,9

1 .029

0,3 1 ,4 3 ,0

1 1 ,4 18,9 0,6

1 1 ,6 19,9 5 ,5 0,4 1 ,2

0,4 2,4 3 ,6 4,3 0,2 7,0 0,7 4,9 2,4

1 .029

2,1 7,6

13 ,2 12,8 32,4 1 1 ,2 9,1 8,3 3 ,4

1 .029

Page 376: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

22. Guadagno medio mensile

Meno di 1.000.000 l . 000-1.5 00.000 lire 1.500-2.000.000 lire Più di 2.000.000 lire Non so Non indica

Base Media = 1 .373.270 lire

23 . Livello di soddisfazione nei confronti dell'attuale attività lavorativa

Molto soddisfatto Abbastanza soddisfatto Poco soddisfatto Per niente soddisfatto Non so

Base

25,7 27,1 22,0

6,2 16,1 2,9

1 .029

28,9 47,4 14,0 7,5 2,2

1 .029

24. Utilità della preparazione scolastica ricevuta per svolgere l'attuale attività la­vorativa

Molto 13,0 Abbastanza 3 1,3 Poco 19,1 Per niente 34,0 Non so 2,5

Base 1.029

25. Valutazione di preferenza rispetto al rapporto orario di lavoro e guadagno

Orario di lavoro più corto, guadagnando di meno Orario di lavoro più lungo, guadagnando di più Non so

Base

374

16,7 59,1 24,2

1 .029

Page 377: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

26. Il lavoro che sta attualmente svolgendo lo considera definitivo o provviso­rio?

È sicuramente definitivo Penso sia definitivo Non so Penso sia provvisorio È sicuramente provvisorio

Base

27. Ricerca di un'attività lavorativa

18,7 27,6 10,0 27,7 16,0

1.029

Sì 36,8 No � �

Base 2.500

28. Modalità intraprese per la ricerca di un lavoro

Ho messo annunci sui giornali Mi sono iscritto all'Ufficio di collocamento Ho interessato amici, parenti Mi sono rivolto a persone influenti Ho fatto domande ad aziende Mi sono presentato ad aziende, scuole Ho partecipato (o sto partecipando) a concorsi Ho letto e/ o risposto ad annunci sui giornali Mi sono rivolto ad un Centro di informazione e orientamento (pubblico) Mi sono rivolto ad agenzie private di collocamento Altro

Base Risposte multiple

375

9,1 61,2 71 ,0 19,7 38,3 21 ,5 39,8 41 ,6 10,2 4,5 4,3

92 1

Page 378: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

30. Gli aspetti più importanti o meno importanti in un lavoro

lo 20 Pemùtimo Ultimo posto posto posto posto

Lo stipendio, il reddito 32,0 19,6 6,8 4,1 Le condizioni di lavoro (ambiente di lavoro,

tempi di trasporto, ecc.) 13,7 15,4 9,9 7,2 Buoni rapporti con i compagni di lavoro 9,6 15,6 7,4 4,4 Buoni rapponi con i superiori, i capi 3 ,5 7,4 10,6 9,2 La possibilità di migliorare (reddito

e tipo di lavoro) 13 ,3 15,3 4,3 2,5 La possibilità di imparare cose nuove ed esprimere le proprie capacità 23,4 15,3 4,3 2,3 L'orario di lavoro 1 ,4 3 ,9 32,9 27,9 La possibilità di viaggiare molto 2,3 6,0 20,5 39,9 Non indica 0,8 1 ,5 3 ,4 2,6

Base 2.500

3 1 . Preferenza per fare un'attività lavorativa dipendente oppure autonoma

Dipendente In proprio (autonoma) Non so

Base

28,7 53,3 18,0

2.500

32. Disponibilità a lavorare per 1-2 anni con uno stipendio ridotto (ad esempio di un 30% in meno rispetto ai normali contratti di lavoro) per fare espe­rienza pratica e imparare bene un nuovo lavoro o per migliorare la prepara­zione o l'esperienza

Sì No Non so, dipende

Base

63,7 16,5 19,8

2.500

33. Disponibilità a trasferirsi per migliorare la propria situazione di lavoro

Sì No Non so, dipende

Base

376

57,9 20,0 22,1

2.500

Page 379: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

34. Luogo in cui è disponibile a trasferirsi per migliorare la propria situazione di lavoro

In questa regione In una regione del Nord Italia In una regione del Centro Italia In una regione del Sud Italia In un Paese europeo appartenente all'Unione Europea In un Paese europeo non appartenente all'Unione Europea In un Paese extra-europeo

Base Risposte multiple

69,1 58,0 55,3 40,6 46,3 3 1 ,8 34,3

2.500

35. Posizione nei confronti del servizio di leva (solo per gli intervistati maschi)

Ho svolto o sto svolgendo il servizio militare Ho svolto o sto svolgendo il servizio civile Devo ancora assolvere al servizio di leva Sono militesente Non indica

Base

36. Grado di accordo sui seguenti giudizi sul servizio militare di leva

3 1 ,1 4,8

41 ,1 22,1

0,9

1 .256

D'accordo Non d'accordo Non so

Il servizio militare è un dovere al quale nessun cittadino sano dovrebbe sottrarsi 39,9 52,6 7,5

Il servizio militare, com'è oggi in Italia, è soltanto una perdita di tempo 56,8 3 1 ,0 12,1

La difesa dell'Italia sarebbe assicurata meglio da un esercito di professionisti 69,7 15,0 15,4

A tutti i giovani che non si sentono di fare il servizio militare dovrebbe essere garantita la possibilità di fare il servizio civile 83,4 9,4 7,2

Sarebbe giusto che anche per le donne fosse obbligatorio il servizio di leva (militare o civile) 22,4 62,7 14,9

Base 2.500 Risposte multiple

377

Page 380: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

3 7. Stato civile

Celibe/nubile Coniugato/a Altra condizione Non indica

Base

38. Stato di convivenza degli intervistati

Studenti che vivono con i genitori Giovani già usciti dalla scuola che non lavorano stabilmente

e che vivono con i genitori Giovani lavoratori che vivono con i genitori Giovani sposati o con figli che vivono con i genitori Giovani singles (lavoratori che hanno creato una nuova famiglia) Giovani che non lavorano e che hanno creato una

nuova famiglia (con o senza figli) Giovani lavoratori che hanno creato una nuova famiglia

Base

87,2 1 1 ,8 0,4 0,6

2.500

48,0

19,9 16,9 1,3 1 ,2

6,8 5,8

2.500

39. Percentuale del guadagno che l'intervistato dà in famiglia (agli intervistati che lavorano e vivono in famiglia)

Nulla Meno del 20% 20-39% 40-59% 60-79% 80-99% Tutto (100%) Non indica

Base

378

33,9 13,5 14,5 5,7 1,7 1,2 4,7

24,9

1.029

Page 381: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

40. Età, occasione di guadagno e possibilità di spendere liberamente i soldi gua­dagnati

N o, non mi è mai capitato di guadagnare dei soldi No, mi è capitato di guadagnare dei soldi, ma non ho mai

potuto spendere liberamente per me

La prima volta che ho guadagnato ed ho potuto spendere liberamente dei soldi, avevo: Meno di 12 anni 12-14 anni 15-17 anni 18-20 anni 21 anni o più Altro Non indica

Base

23 ,6

2,8

1 , 1 8,5

25,8 26,1 10,5 0,1 1 ,4

2.500

41 . Somma disponibile, in media, al mese da spendere liberamente per sé (te­nendo conto del guadagno personale e dei soldi erogati dai familiari)

Nessuna Meno di 100.000 lire 100-250.000 lire 25 0-5 00.000 lire 500-1 .000.000 lire 1 .000- 1 .500.000 lire Più di 1 .500.000 lire Non indica

Base Media = 353 .050 lire

379

6,5 26,1 22,6 26,6 12,4 3 ,0 2,0 0,8

2.500

Page 382: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

42. Ipotesi di eventuale cambiamento nei prossimi cinque anni in alcuni aspetti della vita

È già successo Sì, sono sicuro che succederà Credo che succederà Credo che non succederà No, è escluso che succeda Non so, non posso prevedere Non indica

È già successo Sì, sono sicuro che succederà Credo che succederà Credo che non succederà No, è escluso che succeda Non so, non posso prevedere Non indica

È già successo Sì, sono sicuro che succederà Credo che succederà Credo che non succederà N o, è escluso che succeda Non so, non posso prevedere Non indica

Base

Finire gli studi Trovare un lavoro stabile

47,4 24,9 15,5 4,4 4,8 3,0

24,7 8,6

33,1 1 1 ,2 5 ,0

17,2 0,3

Andare a vivere per Sposarsi/ convivere conto proprio

14,8 13,6 22,6 18,6 13,2 17 ,1 0 ,1

Avere dei figli

9,4 8,4

19,4 15,6 20,8 26,3 0,2

12,9 1 1 ,8 23,7 14,2 14,2 23,3

2.500

43. Frequenza delle uscite alla sera per conto proprio

No, mai o quasi mai Meno di una volta la settimana Circa una volta la settimana 2-3 volte la settimana 4· 5 volte la settimana Tutte le sere o quasi

Base

380

15,6 4,6

13,3 36,2 1 1 ,3 19,0

2.500

Page 383: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

44/45. Partecipazione alle attività di associazioni o gruppi negli ultimi tre mesi e attività considerata più importante

Mai Almeno l 2 volte Più volta o più importante

Organizzazione politica 94,4 2,6 3,0 3 ,5 Organizzazione sindacale 96,9 2,0 1 , 1 1,0 Organizzazione religiosa (o parrocchiale) 76,8 7,7 15,5 17,6 Organizzazione di categoria (artigiani, ecc.) 95,4 2,5 2 ,1 1 ,9 Organizzazione sportiva (di praticanti) 68,0 5,8 26,2 30,7 Organizzazione sportiva (di tifosi) 85,0 5,5 9,6 6,6 Organizzazione culturale (teatrale, ecc.) 78,2 9,1 12,6 1 1 ,2 Organizzazione ricreativa, turisticc· 86,4 7,5 6,0 4,5 Organizzazione per la difesa della natura 93,2 4,5 2,3 1 ,9 Organizzazione di impegno sociale e

assistenziale 86,5 6,0 7,4 9,5 Collettivo, gruppo di base, centro sociale 92,4 3,6 4,0 2,5 Organizzazioni studentesche 86,2 7,1 6,6 4,3 Organizzazioni della gioventù (scout...) 94,5 2 ,1 3 ,4 2,6 Organizzazione di difesa dei diritti dell'uomo 97,2 1 ,8 1,0 0,9 Altre 99,2 0,2 0,6 0,7 (solo per le donne) Organizzazioni che si occupano soprattutto

dei problemi della donna 96,7 1 ,7 1,6 0,7

Base 2.500 Risposte multiple

46. I valori importanti della vita

Molto Abbastanza Poco Per niente Non so

Famiglia 86,7 12,0 1 ,0 0,3 Lavoro 63,8 33,6 1 ,9 0,3 0,4 Amicizia 72,4 24,1 2,9 0,3 0,3 Attività politica 4,6 20,2 44,0 28,5 2,6 Impegno religioso 13,6 36,4 3 1 ,1 16,3 2,6 Impegno sociale 22,3 53,1 18,7 4,2 1 ,6 Studio e interessi culturali 37,4 41 ,7 14,8 4,7 1 ,4 Svago nel tempo libero 50,6 42,3 6,1 0,6 0,4 Attività sportive 32,7 39,8 19,3 7,4 0,8 Successo e carriera personale 42,2 40,9 12,2 3,6 1,0 Eguaglianza sociale 56,0 32,8 7,5 2,0 1 ,7 Solidarietà 59,8 3 1 ,9 5,5 1,7 1,2 Amore 79,5 18,4 1 ,2 0,4 0,5 Autorealizzazione 62,9 3 1 ,2 4,4 0,4 1 , 1 Libertà e democrazia 69,5 23,7 4,4 1,2 1,2 Vita confortevole e agiata 38,5 49,2 10,0 1,3 1 ,0

Base 2.500 Risposte multiple

381

Page 384: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

47. Grado di fiducia per alcune istituzioni o gruppi

Molto Abbastanza Poco Per niente Non so

I funzionari dello Stato 1,5 17,6 51 ,7 26,4 2,8 Gli insegnanti 9,2 52,9 29,3 6,8 1,7 Le banche 6,1 39,8 35,8 12,2 6,2 La polizia 16,5 5 1 ,4 22,5 7,4 2,2 I sindacalisti 2,3 21 ,4 43,1 25,4 7,8 I sacerdoti 10,0 38,8 29,3 18,2 3,7 Il governo 1 ,7 14,6 46,3 33,6 3,8 I militari di carriera 6,6 32,3 32,5 19,2 9,4 Gli uomini politici 0,8 8,3 41 ,9 46,0 3,1 I magistrati 10,9 44,2 29,0 1 1 ,3 4,6 Gli scienziati 39,8 46,4 8,0 2,4 3,4 I carabinieri 15,6 47,3 22,8 1 1 ,6 2,8 Gli industriali 9,0 40,1 33,3 10,0 7,6 I partiti 1 ,3 12,0 47,6 34,8 4,3 I giornali 9,6 38,5 37,7 1 1 ,4 2,8 La televisione pubblica 9,3 42,1 35,6 10,2 2,8 La televisione privata 7,3 38,0 39,0 12,7 3 ,0

Base 2.500 Risposte multiple

48. Modi di comportamento diffusi tra gli insegnanti secondo l'esperienza degli intervistati

L'incompetenza e l'impreparazione nella propria materia L'influenza politica ed ideologica sugli allievi L'eccessiva severità La tendenza a non considerare le esigenze ed il punto di vista

degli studenti L'eccessiva accondiscendenza ed arrendevolezza di fronte

alle richieste degli studenti

Base Risposte multiple

38,6 39,4 23,8

62,1

21 ,0

2.500

4 9. Il più dzf/uso comportamento tra gli insegnanti secondo l'esperienza degli in­tervistati

L'incompetenza e l'impreparazione nella propria materia L'influenza politica ed ideologica sugli allievi L'eccessiva severità La tendenza a non considerare le esigenze ed il punto di vista

degli studenti L'eccessiva accondiscendenza ed arrendevolezza di fronte

alle richieste degli studenti

Base

382

24,1 15,3 8,9

44,2

7,5

2.500

Page 385: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

50. Soddisfazione negli studi compiuti per ciò che riguarda i seguenti aspetti

Capacità professionali acquisite Cultura generale acquisita Rapporti con i compagni Rapporti con gli insegnanti Altra risposta

Base Risposte multiple

51 . Posizione di fronte alla convivenza

Già convivo Sono favorevole ad un periodo di convivenza prima del matrimonio Sono favorevole comunque alla convivenza, anche senza matrimonio Non sono favorevole alla convivenza Non so

Base

52. Ha un rapporto fisso con un/a compagno/a-partner?

Sì No N o n risposta

Base

56,6 75,7 85,2 65,0

1 ,8

2.500

1 ,0 24,8 39,7 27,8

6,8

2.500

57,9 42,0

0,1

2.500

53. Fattori che contribuiscono maggiormente alla buona riuscita di un rapporto di coppia

Molto Abbastanza Poco Per niente importante importante importante importante

V al ori, ideali e aspirazioni comuni 47,3 43,3 8,4 0,8 Comprensione reciproca 83,4 15,9 0,5 0,1 Rispetto dell'altro 92,7 6,9 0,2 Intesa sessuale 50,1 44,8 4,6 0,3 Indipendenza economica di

ognuno dei due 2 1,6 39,6 32,6 6,0 Stesso livello di istruzione e cultura 1 1 ,6 32,4 42,7 13,1 Capacità di comunicare 78,3 20,3 1,2 0,1 Fedeltà reciproca 79,9 17,2 2,2 0,5

Base 2.500 Risposte multiple

383

Page 386: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

54. Grado di accordo sulle seguenti affermazioni sulla parità uomo-donna

Molto Abbastanza Poco Per niente d'accordo d'accordo d'accordo d'accordo

È soprattutto l'uomo che deve mantenere la famiglia 9,4 22,8 37,7 30,1

Per una donna è molto importante essere attraente 17 ,1 46,0 27,9 8,9

Una donna sa fare le stesse cose che sa fare un uomo 27,7 42,0 24,7 5,4

È giusto che in casa sia l'uomo a comandare 4,2 9,2 25,4 61 ,1

Sarebbe giusto che anche gli uomini aiutassero a fare le faccende domestiche 47,0 39,9 9,4 3 ,6

Per l'uomo, più che per le donne, è molto importante avere successo nel lavoro 20,4 27,0 3 1 ,0 21 ,4

In politica la presenza delle donne in posizioni importanti è ancora insufficiente 36,2 38,4 20,4 4,5

Una donna è capace di sacrificarsi per la famiglia molto più di un uomo 44,9 29,8 17,1 8,1

In presenza di figli piccoli, è sempre meglio che il marito lavori e la moglie resti a casa a curare i figli 33,3 36,3 2 1 ,0 9,2

Base 2.500 Risposte multiple

55. Quanto è importante la religione nelle vita dei giovani

Moltissimo Molto Abbastanza Poco Per niente Non so

Base

384

12,6 22,6 33,2 20,2

8,9 2,5

2.500

Page 387: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

56. L'atteggiamento nei confronti della fede religiosa

Sono credente Non sono credente perché ritengo che sull'esistenza di Dio

non ci si possa pronunciare Non sono credente perché i problemi di fede mi sono indifferenti Non sono credente perché sono convinto che Dio non esista Credente con riserve Altro Non indica

Base

57. Frequenza alle funzioni religiose negli ultimi sei mesi

Mai in 6 mesi 1-2 volte in 6 mesi Circa l volta al mese 2-3 volte al mese Tutte le settimane o quasi Altro

Base

77,8

7,0 4,2 3,0 5,6 2,3 0,1

2.500

26,4 27,7 12,8 10,5 2 1 ,8

0,8

2.500

58a. I contatti con il mondo della droga (frequenza con cui sono capitate le se­guenti esperienze)

Parlare con qualche persona che ha fatto uso di droga

Conoscere persone che fanno uso di droghe Vedere qualcuno che stava usando droga Sentirsi offrire qualche tipo di droga Prendere in mano qualche tipo di droga Sentire il desiderio di provare una droga

Base Risposte multiple

385

Di cui:

T o tale sì Molte Qualche l o 2

64,5 63,3 5 1 ,3 37,6 22,2 14,0

volte volta volte

23, 1 20,5 14,4 8,4 3 ,9 2,2

3 1 ,9 33,2 25,7 19,4 1 1 ,8 8,1

9,5 9,6

1 1 ,2 9,8 6,5 3 ,7

2.500

Page 388: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

58b. I contatti con il mondo della droga per tipi di sostanze (incidenza)

Eroina/ Acidi/ Hashish/ Cocaina Ecstasy Marijuana

Parlare con qualche persona che ha fatto uso di droga

Conoscere persone che fanno uso di droghe Vedere qualcuno che stava usando droga Sentirsi offrire qualche tipo di droga Prendere in mano qualche tipo di droga Sentire il desiderio di provare una droga

Base Risposte multiple

39,7 33,2 38,8 14,8 10,2 13,4

27,9 26,2 16,1 22,0 12,5 14,8

59. L'atteggiamento nei confronti della legalizzazione della droga

Decisamente favorevole Abbastanza favorevole Abbastanza contrario Decisamente contrario Non so, non ho un'opinione in proposito

Base

60. Iniziativa più efficace per limitare gli episodi di vandalismo

Aumentare la vigilanza delle forze dell'ordine Inasprire le pene per chi commette atti vandalici Svolgere un'opera di educazione fin dalla prima infanzia Sensibilizzare l'opinione pubblica affinché ciascuno vigili con attenzione contro possibili infrazioni Non indica

Base

61. Importanza per l'Italia di far parte di un'Europa unita

Molto importante Abbastanza importante Poco impanante Per nulla imponante Non so

Base

386

72,6 73,3 70,1 87,4 93,2 87,8

2.500

13,0 22,0 16,0 40,0

9,0

2.500

18,8 24,7 41 ,1

15,1 0,2

2.500

56,5 32,4 4,2 1 ,6 5,3

2.500

Page 389: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

62. Grado di accordo sulle proposte relative a quali debbano essere i capisaldi della unificazione europea

Molto Abbastanza Poco Per niente Non so

Una moneta unica 36,8 41 ,0 1 1 ,4 3,6 7,2 Un esercito comune 17,1 33,4 27,0 1 1 ,9 10,6 Una politica estera comune 29,3 41,9 12,4 5,8 10,6 Più poteri al Parlamento europeo 28,7 40,4 12,8 4,5 13,5

Base 2.500 Risposte multiple

63. Lingue straniere conosciute abbastanza bene per poter sostenere una conver­sazzone

Francese Inglese Spagnolo Tedesco Altre lingue

Base Risposte multiple

28,9 45,6 4,7 5,0 1 ,2

2.500

64. Partecipazione negli ultimi 12 mesi ad attività riguardanti i seguenti temi

Pace e disarmo Problemi della scuola e studio Problemi dei lavoratori Difesa dell'ambiente Problemi inerenti ai test nucleari Problemi delle donne Problemi del quartiere Campagne elettorali Proposte di referendum Altro

Base Risposte multiple

Di cui:

Ha partecipato 1-2 volte Più di 2 volte

6,6 25,5 10,9 13,2 10,4 4,8 6,0 8,2 7,0 2,5

387

5,4 15,7 8,7

10,4 8,6 3,8 4,4 6,1 6,0 1,7

1,2 9,8 2,2 2,8 1 ,8 1 ,0 1 ,6 2,1 1 ,0 0,8

2.500

Page 390: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

65. Indicazione dell'importanza relativa ad alcune misure politico-sociali

I posto II posto III posto IV posto

Mantenere l'ordine nella nazione Dare alla gente maggiore potere nelle decisioni politiche Combattere l'aumento dei prezzi Proteggere la libertà di parola

Base Risposte multiple

26,2

26,9 16,4 30,4

25,1

23,4 23,0 28,4

66. Senso di appartenenza ad un'unità geografica

La località o la città in cui vivo La regione o provincia in cui vivo L'Italia L'Europa Il mondo in generale Non indica

Base

I posto

40,2 10,5 32,2 3 , 1

12,6 1,4

24,7 24,0

26,0 23,6 27,2 33,2 22,0 19,1

2.500

II posto

19,2 23,2 3 1 ,8 13,1 10,6 2,2

2.500

67. Quanto gli intervistati si sentono orgogliosi di essere italiani

Molto 42,2 Abbastanza 46,2 Poco 8,8 Per niente 2,6 Non indica 0,2

Base 2.500

388

Page 391: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

68. Grado di orgoglio per i seguenti aspetti relativi all'Italia

Molto Abbastanza Poco Per niente orgoglioso orgoglioso orgoglioso orgoglioso

La nostra storia 36,8 48,0 13,0 2,1 La lingua e la cultura italiana 57,6 36,5 5,2 0,5 Le bellezze naturali del nostro territorio 80,2 17,6 1 ,7 0,4 Il nostro patrimonio artistico 75,9 19,9 3,9 0,2 La nostra Costituzione 1 1 ,2 50,2 32,4 5,8 Il benessere economico 5,7 37,9 46,4 9,8 I successi dei nostri campioni sportivi 3 1 ,2 40,8 18,4 9,4 I successi della ricerca scientifica

contemporanea 24,2 50,4 22,0 2,8 Il modo di trattare gli immigrati 3,3 19,8 54,3 22,4 n carattere degli italiani 17,0 46,3 28,8 7,7

Base 2.500 Risposte multiple

69. Ideali di giustizia sociale: grado di accordo con le seguenti affermazioni

È giusto che le persone più competenti ottengano riconoscimenti economici superiori a quelli delle persone meno competenti

In una società giusta è necessario che ci siano per tutti uguali opportunità di partenza

Al giorno d'oggi in Italia la maggior parte delle persone povere lo sono per colpa loro

Base Risposte multiple

Molto Abbastanza Poco Per niente Non d'accordo d'accordo d'accordo d'accordo so

37,7 40,5 12,8 7,1 2,0

79,0 18,0 1 ,8 0,4 0,7

5,6 14,8 42,5 33,4 3 ,8

2.500

389

Page 392: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

70. Grado di accordo con alcune affermazioni relative all'immigrazione straniera in Italia

Molto Abbastanza Poco Per niente Non d'accordo d'accordo d'accordo d'accordo so

Disturba il fatto che nel nostro Paese ci siano così tanti immigrati 14,7 30,2 32,6 20,6 2,0

Non è giusto che gli immigrati portino via posti di lavoro ai disoccupati del nostro Paese 17,9 25,2 30,2 25,0 1,7

Sarebbe meglio che gli immigrati tornassero a casa loro 9,9 18,6 34,8 3 1 ,6 5,1

Gli immigrati vivono in condizioni difficili ed è compito nostro aiutarli come possiamo 20,2 5 1 ,5 19,8 5 ,8 2,7

Il problema degli immigrati richiede un intervento politico che aiuti a risolvere i problemi economici dei paesi di provenienza 40,4 34,4 14,5 6,8 3 ,9

Gli immigrati che vivono in Italia contribuiscono ad un arricchimento culturale del nostro Paese 8,6 27,0 35,4 22,8 6,2

Base 2.500 Risposte multiple

390

Page 393: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

71 . Grado di accordo sulle seguenti affermazioni sul rapporto tra cittadini e po­litica

Penso che ai politici non importi nulla delle opinioni di persone come me

I politici sono interessati a ottenere voti, ma poi non si interessano più della volontà degli elettori

La politica è troppo complicata perché uno come me possa capirci qualcosa

In democrazia quello che conta è che ci sia una maggioranza che governi e una minoranza che la controlli dall'opposizione

Per garantire l'ordine e la legge, la polizia deve poter intervenire con mano pesante

Ognuno deve avere il diritto di far valere le proprie opinioni, anche se la maggioranza dei cittadini è di opinione contraria/ diversa

Per difendere le proprie convinzioni, ogni cittadino ha il diritto in caso di necessità di scendere in piazza

Quando gli interessi di gruppi diversi sono in conflitto, bisognerebbe sempre cercare di arrivare a un compromesso

N el caso di delitti di particolare gravità bisognerebbe introdurre la pena di morte

Base Risposte multiple

72. L'atteggiamento nei confronti della politica

Mi considero politicamente impegnato

Molto Abbastanza Poco Per niente d'accordo d'accordo d'accordo d'accordo

45,1 34,0 17,8 3,0

52,1 37,7 8,9 1 ,2

18,9 27,0 35,1 18,8

26,0 46,6 21 ,7 4,9

17,3 26,2 36,2 20,0

59,4 3 1 ,6 7,2 1 ,4

46,1 37,1 15,2 1 ,4

41 ,8 47,3 9,1 1 ,5

20,4 14,8 19,5 45,0

2.500

Mi tengo al corrente della politica, ma senza parteciparci personalmente Penso che bisogna lasciare la politica a persone che hanno

3 , 1 52,2

più competenza di me La politica mi disgusta Non risposta

Base

391

24,3 20,2

0,2

2.500

Page 394: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

7 3 . Fiducia negli altri: grado di accordo con le seguenti affermazioni

Molto Abbast. Né d'ace. Poco Per niente d'accordo d'accordo né in disac. d'accordo d'accordo

Gran parte della gente è degna di fiducia 8,8 3 1 ,0 21 ,7 3 1 ,5

Non si è mai sufficientemente prudenti nel trattare con la gente 26,7 48,5 12,0 1 1 ,2

La gente, in genere, guarda prevalentemente al proprio interesse 46,3 40,3 7,7 5 ,0

Gli altri, se gli si presentasse l'occasione, approfitterebbero della mia buona fede 27,6 34,0 19,0 15,8

Ritengo che gli altri siano, nei miei confronti, sempre corretti 6,4

Base Risposte multiple

74. Opinioni alternative nei confronti del futuro

33,5 23,9 29,2

Quando penso al mio futuro lo vedo pieno di possibilità e di sorprese Quando penso al mio futuro lo vedo pieno di rischi e di incognite Non so

Nella vita è importante avere degli obiettivi e delle mete È inutile fare tanti progetti perché succede sempre qualcosa

che ci impedisce di realizzarli Non so

Se non si fanno presto delle scelte ben precise è difficile riuscire nella vita Nella vita è meglio tenersi sempre aperte molte possibilità e molte strade Non so

Il successo dipende dal lavoro sodo e la fortuna conta poco Non è saggio fare tanti programmi per il futuro perché molto

dipende dalla fortuna Non so

Al giorno d'oggi per riuscire nella vita è necessario saper rischiare Non è mai saggio rischiare, meglio esser prudenti e saper valutare

sempre le proprie forze Non so

Anche le scelte più importanti della vita non sono mai <<per sempre», possono essere sempre riviste

Nella vita viene sempre il momento delle scelte decisive dalle quali non si può più <<tornare indietro>>

Non so

Base

392

6,9

1,5

0,5

3 ,6

6,9

2.500

56,8 32,8 10,5

77,4

19,8 2,9

21 ,1 73,5 5,4

57,7

26,9 15,4

51 , 1

42,6 6,3

52,5

40,4 7,1

2.500

Page 395: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

75 . Grado di accordo sui seguenti differenti orientamenti verso il passato e ver-so il futuro

Molto Abbas t. Né d'ace. Poco Per niente d'accordo d'accordo né in disac. d'accordo d'accordo

Il passato è così pieno di ricordi tristi che preferisco non pensarci 7 , 1 10,6 1 1 ,4 34,5 36,3

Non credo proprio che si possa imparare molto dalle proprie esperienze 3,8 6,4 3,3 30,6 55,8

Ciò che è accaduto ieri bisognerebbe dimenticarlo il più presto possibile 5,7 9,0 8,0 32,4 44,7

Slli mio futuro ho le idee abbastanza chiare 15,9 42,4 15,5 19,6 6,5

Non voglio dipendere da nulla, neppure dalle decisioni che io stesso ho preso in passato 10,6 21 ,2 18,6 32,5 16,9

Ciò che mi potrà accadere in futuro mi lascia piuttosto indifferente 4,4 12,4 9,0 35,1 38,9

Ciò che è stato è stato, perché mai dovrei continuare a pensarci su e preoccuparmene 14,0 29,2 13,2 27,7 15,8

Fare delle esperienze interessanti nel presente è per me più importante che pianificare il futuro 26,6 37,1 15,5 16,2 4,5

Base 2.500 Risposte multiple

76a. Frequenza con cui i giovani si assumono dei rischi nelle cose importanti del­la vita

Molto Abbast. Qualche No, Non frequent. frequent. volta mai pertinente

Nelle decisioni importanti che influenzano la mia vita futura 12,1 29,6 39,8 18,5

Nelle decisioni che riguardano la mia attività lavorativa o i miei studi 14,3 30,1 32,8 17,4 5,0

Nei rapporti affettivi con il mio/la mia partner 1 1 ,4 19,2 23,9 26,2 18,5

Nei rapporti con la mia famiglia d'origine 1 1 ,1 19,6 28,2 40,2

Base 2.500 Risposte multiple

393

Page 396: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

76b. Frequenza con cui i giovani si assumono dei rischi nella quotidianità della vita

Molto Abbastanza Qualche frequentem. frequentem. volta

Vivendo a contatto con situazioni o realtà pericolose 6,0 12,4 29,3

Dal punto di vista della mia salute 5,9 14,4 29,6 Nel gioco, nelle scommesse 1 ,8 4,5 13,9 Guidando auto o moto in modo spericolato

(o salendo su un'auto o moto guidata spericolatamente) 3 ,9 8,5 24,7

Guidando auto o moto dopo aver bevuto alcool (o salendo su un'auto o moto guidata da chi ha bevuto alcool) 1 ,2 2,2 1 1 ,2

Nei rapporti sessuali 2,3 4,2 14,5 Praticando sport o attività pericolose 4,0 6,8 19,0

Base Risposte multiple

77. Soddisfazione per la vita che gli intervù·tati conducono attualmente

Molto soddisfatto Abbastanza soddisfatto Non molto soddisfatto Per niente soddisfatto Non so

Base

No, mai

52,2 50,0 79,6

62,7

85,2 78,6 70,0

2.500

18,3 60,8 16,5 3 ,3 1 ,1

2.500

78. Autocollocazione politica sulla scala formata da 10 caselle che rappresentano altrettante posizioni dall'estrema sinistra (casella l) all'estrema destra (casel­la 10)

Non voglio rispondere Non so/non voglio collocarmi

Base

394

6,8 23,4

2.500

Page 397: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

80. Professione dei genitori (attuale o passata se in pensione)

Lavoratore dipendente: Dirigente Appartenente alla carriera direttiva Insegnante Impiegato di concetto Impiegato esecutivo Capo operaio Operaio specializzato o qualificato Operaio comune Apprendista Lavoratore a domicilio (si intende chi lavora a casa propria) Collaboratore/ collaboratrice domestica

Lavoratore autonomo: Imprenditore (15 o più dipendenti) Libero professionista Artigiano Commerciante Proprietario agricolo Mezzadro Coadiuvante familiare Socio di cooperativa

lnoccupati: Casalinga Invalido Disoccupato

Non indica

Base

81 . Titolo di studio dei genitori

N es su n titolo Licenza elementare Licenza media o avviamento professionale Licenza di scuola media superiore o professionale (2 anni) Licenza di scuola media superiore ( 4 o 5 anni) Diploma para-universitario o corso professionale

post-secondaria (2-3 anni) Laurea Non so Non risposta

Base

395

Padre Madre

5,4 0,2 3 ,9 1,0 3 ,3 8,1

1 1 ,8 6,6 9,7 6,1 2,6 0,3

15,9 1 ,9 13,8 7,3

0,1 0,3 0,9 0,1 3,0

2,3 0,2 7,1 1 ,0 9,4 2,4 8,4 5,4 3 , 1 1 , 1 1 ,0 0,6

1,5 0,2 O ,l

50,7 0,3 0,8 0,8 0,4

0,6 0,2

2.309 2.456

Padre Madre

4,2 5,2 29,8 34,9 29,4 27,6

4,9 5 ,9 19,3 17,4

1 ,0 1 ,5 9,7 5,8 1 ,3 1 ,4 0,4 0,2

2.309 2.456

Page 398: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

82. Livello di soddisfazione nei confronti di alcuni aspetti o situazioni della vita

Molto Abba- Poco Per Non stanza niente so

La Sua salute fisica in questo momento 37,6 47,2 12,0 2,7 0,5

Il Suo aspetto fisico 14,4 64,7 15,9 3 ,2 1 ,7 La Sua capacità di memoria e

concentrazione 20,7 53,5 21 ,5 3 ,5 0,8 La Sua capacità di prendere decisioni 23,6 53,6 19,6 2,2 1 ,0 La Sua tranquillità psicologica 23,9 46,3 22,3 6,3 1 ,2 Il Suo tenore di vita 20,6 59,4 16,3 2,8 0,9 n luogo in cui vive 32,3 47,2 15,0 4,6 0,9 La casa 44,7 44,9 8,2 1 ,6 0,5 Le amicizie 44,9 44,1 9,3 1 ,2 0,5 L'amore 44,9 3 1 ,0 15,5 6,2 2,4 n modo di passare il tempo libero 22,2 5 1 ,2 21 ,6 3,8 1 ,1 L'istruzione che ha ricevuto (o riceve) 32,0 53,1 12,4 1,9 0,6 I rapporti con gli altri giovani 32,2 58,5 7,6 0,8 1 ,0 I rapporti nella famiglia 44,2 46,0 7,6 1 ,4 0,8 I rapporti con gli insegnanti

(per chi va a scuola) 1 1 ,2 46,5 28,3 5,2 8,7 n lavoro che fa (per chi lavora) 18,6 38,1 10,2 2,6 30,5 Come si vive in Italia oggi 2,8 42,0 40,8 12,0 2,4

Base 2.500 Risposte multiple

83 a. I settori della ricerca scientifica prioritari a cui destinare i finanziamenti (massimo tre settori indicati)

Ricerche per sfruttare le risorse agricole in modo da soddisfare i bisogni alimentari dell'umanità

Sicurezza della circolazione stradale Meteorologia e controllo del clima Riduzione e controllo degli inquinamenti Esplorazione dello spazio Sicurezza delle installazioni nucleari Ricerche mediche e farmaceutiche Metodi d'insegnamento e di educazione Nuove fonti d'energia (solare, marina . . . ) Armamento e difesa nazionale Maggiore rapidità dei trasporti pubblici Prevenzione e trattamento delle

intossicazioni da droga Non so Non indica

Base Risposte multiple

396

34,5 12,0 1,5

47,4 5 ,1

15,3 66,9 22,8 21,8 2,1 4,2

3 1 ,2 2,1 0,8

2.500

Page 399: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

83b. I settori della ricerca scientifica a cui ridurre i finanziamenti (massimo tre settori indicati)

Ricerche per sfruttare le risorse agricole in modo da soddisfare i bisogni alimentari dell'umanità

Sicurezza della circolazione stradale Meteorologia e controllo del clima Riduzione e controllo degli inquinamenti Esplorazione dello spazio Sicurezza delle installazioni nucleari Ricerche mediche e farmaceutiche Metodi d'insegnamento e di educazione Nuove fonti d'energia (solare, marina ... ) Armamento e difesa nazionale Maggiore rapidità dei trasporti pubblici Prevenzione e trattamento delle

intossicazioni da droga . Non so Non indica

Base Risposte multiple

5,3 9,0

36,2 1 ,9

44,8 10,8 0,1 6,0 6,0

58,2 22,8

4,2 12,1

1 ,4

2.500

84. Pratica di uno sport in modo continuativo o «abbastanza» continuativo ne­gli ultimi 12 mesi

No 50,3 � �J

Base 2.500

397

Page 400: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

85. Sport praticato negli ultimi 12 mesi

Di cui:

Pratica totale Per divertimento Per agonismo

Calcio 37,4 25,8 1 1 ,6 Podismo, footing, jogging 12,7 12,1 0,6 Atletica leggera 6,6 4,7 1 ,9 Body building 14,6 13,8 0,8 Attività di palestra, ginnastica 27,6 26,2 1 ,4 Danza, aerobica 12,3 1 1 ,2 1 ,1 Palla canestro 8,9 7,2 1 ,7 Palla volo 17,3 12,2 5 ,1 Nuoto 21 ,7 20,2 1 ,5 Pallanuoto 2 ,1 1 ,7 0,4 Tennis 17 ,7 16,3 1 ,4 Ciclismo 10,7 9,7 1 ,0 Arti marziali 4,5 2,7 1 ,8 Boxe 1 ,2 1 ,0 0,2 Alpinismo, trekking 5 ,1 5 ,1 Sci (alpino, di fondo) 19 ,7 19,1 0,6 Equitazione 4,5 3 ,9 0,6 Parapendio, deltaplano 0,6 0,6 Moto-cross 2,0 1 ,9 0,1 Pattinaggio 5,4 5,4 Scherma 0,4 0,3 0,1 Canoa e canottaggio 1 ,7 1 ,6 0,1 Ping-pong 10,5 10,3 0,2 Su h 4,1 3 ,8 0,3 Altri sport di squadra 3 ,2 1 ,6 1,6 Altri sport individuali 5,0 4,2 0,8

Base 1 .243 Risposte multiple

398

Page 401: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

86. Importanza dei motivi per la pratica dello sport scelto

Importante Non importante

Per conoscere ragazzi/e dell'altro sesso Per le occasioni di incontro con un gruppo di amici Per vivere delle esperienze di gioco di squadra Per combattere la solitudine Per rendermi più autonomo dalla mia famiglia Per avere occasioni di viaggiare Per controbilanciare le mie difficoltà di inserimento

scolastico o di lavoro Per sopportare meglio lo stress della vita quotidiana Per mantenere un buon aspetto fisico (estetico) Per mantenermi in forma Devo farlo per ragioni terapeutiche Per esprimere le mie capacità e misurarle nei

confronti con gli altri Mi piace primeggiare nelle competizioni Perché sono attratto dai campioni sportivi L'attività sportiva mi permette di guadagnare qualcosa Altri motivi

Base Risposte multiple

20,8 66,0 54,7 28,5 1 1 ,3 19,3

6,4 72,8 75,0 93,5

9,2

3 1 ,6 25,5 18,3 5 ,0 4,5

87. Frequenza con cui sfoglia o legge i seguenti quotidiani/ giornali

Mai o quasi mai

Quotidiano d'informazione 22,0 Quotidiano sportivo 69,1

Mai o quasi mai

Settimanali d'opinione 57,3 Settimanali familiari 63,0 Settimanali radiotelevisivi 50,0 Settimanali femminili 61,0 Settimanali scandalistici 83,7 Altri settimanali 84,6

Periodici mensili Fumetti e rotocalchi giovanili

Base Risposte multiple

399

l volta la settimana

23,2 15,6

l volta al mese

21 ,7 16,0 1 1 ,6 14,9 9,5 6,3

Mai o quasi mai

48,3 60,9

2-5 volte la settimana

27,0 9,4

2-3 volte al mese

12,4 1 1 , 1 12,1 13 ,7 4,2 3 ,8

Qualche volta

30,4 25,0

77,7 32,4 43,8 70,0 87,1 79,2

92,0 25,7 23,5 5 ,0

89,3

66,9 73,0 80,2 93,5 94,0

1.243

Tutti i gg. o quasi

27,9 5,9

Tutte le sett. o quasi

8,6 10,0 26,4 10,4 2,6 5,3

Spesso

21 ,3 14,0

2.500

Page 402: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

88. Frequenza di lettura dei generi di notizie che si trovano sui quotidiani e pe-rio dici

Molto Abbastanza Di rado Mai spesso spesso

Politica locale 8,9 26,3 38,7 26, 1 Politica interna 12,8 3 1 ,4 3 1 ,4 24,4 Politica estera 7,6 24,4 39,2 28,8 Cronaca nera e giudiziaria 18,2 42,5 25,6 13,7 Fatti di cronaca nazionale 21 ,0 52,6 17,5 9,0 Fatti di cronaca locale 28,4 43 ,4 18,8 9,5 Cronaca mondana 9,0 32,2 37,2 21 ,6 Notizie sportive 24,5 21 ,6 26,5 27,4 Pagine culturali 14,3 40,4 3 1 ,5 13,8 Informazioni su spettacolo, Tv, cinema .. . 21 ,7 45,7 23,0 9,6 Notizie economiche e finanziarie 6,3 19,8 40,3 33,6 Articoli su problemi sociali 15,4 46,4 25,8 12,4 Articoli scientifici 12,1 27,3 37,9 22,7 Rubriche e servizi vari 16,4 38,0 28,1 17,5

Base 2.500 Risposte multiple

89. Frequenza con cui i giovani guardano i seguenti generi di programmi te/evi-Stvt

Molto Abbastanza Di rado Mai spesso spesso

Telegiornali nazionali 50,9 35,0 1 1 ,0 3 , 1 Telegiornali regionali e locali 22,6 37,5 31 ,4 8,4 Trasmissioni e dibattiti politici 7,1 21 ,6 40,3 3 1 ,0 Trasmissioni sportive 22,1 24,2 26,6 27, 1 Trasmissioni culturali, documentari

e servizi di informazione scientifica 16,0 43,4 30,7 9,9 Film e telefilm 47,4 41 ,3 9,4 1 ,9 Seria! e telenovele 7,5 1 1 ,0 22,3 59,2 Trasmissioni <<contenitore>> 7,6 18,0 34,6 39,8 Trasmissioni di musica moderna 16,5 33 ,1 3 1 ,4 19,0 Trasmissioni di musica classica o opere 1,8 6,0 28,6 63,6 Talk-show 16,4 32,7 30,6 20,2 Giochi e quiz 6,5 19,8 33,3 40,4 Cartoni animati 10,3 27,8 35,4 26,5 Trasmissioni di vita vissuta 10,2 21 ,2 30,6 38,1 Trasmissioni per giovani 17,6 29,9 27,5 25,0

Base 2.500 Risposte multiple

400

Page 403: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

90. Ore dedicate al giorno alla visione della Tv e all'ascolto della radio

Televisione Radio

Mai o quasi mai 2,8 14,3 Meno di l ora 8,7 22,2 Da l a 2 ore 28,8 21 ,7 Da 2 a 3 ore 34,4 12,9 Da 3 a 4 ore 15,8 8,3 Da 4 a 5 ore 5,9 6,1 Più di 5 ore 3 ,5 14,5

Base 2.500

91 . Numero medio di libri letti durante gli ultimi 6 mesi

3 ,2 libri

Base 2.500

Percentuale di giovani che non hanno letto alcun libro durante gli ultimi 6 m est

29,2% di non lettori

Base 2.500

92. Luogo di vacanza in cui l'intervistato ha trascorso il più lungo periodo di vacanza negli ultimi 12 mesi

Stessa regione di residenza Altra regione del Nord Italia Altra regione del Centro Italia Altra regione del Sud Italia Paese europeo Paese extra-europeo Nessuna vacanza negli ultimi 12 mesi

Base

401

27,9 14,9 13,6 14,3 14,9 6,0 8,3

2.500

Page 404: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

93 . Frequenza di una serie di attività che si svolgono nel tempo libero (stima ri-guardante i tre mesi precedenti l'intervista)

l o più volte l o più volte 1-2 volte Mai in la settimana al mese inJ mesi J mesi

Ho suonato uno strumento musicale 12,3 3 ,2 6,0 78,4 Ho ballato in un locale pubblico

(discoteca ... ) 13,2 24,0 28,6 34,2 Sono andato al cinema 8,4 33 ,6 29,6 28,4 Sono andato ad un concerto

di musica leggera 0,5 4,4 1 1 ,4 83,8 Sono andato ad un concerto

di musica classica 0,4 1,0 3 ,6 95,0 Sono andato a teatro 0,6 5,8 14,9 78,6 Sono andato a vedere

una manifestazione sportiva (calcio, basket, ecc) 8,7 14,3 18,4 58,6

Ho visitato un museo o una mostra d'arte 0,7 7,0 21 ,6 70,8

Ho partecipato ad un convegno o a un dibattito culturale 1 ,2 5,3 15,0 78,5

Sono entrato in una biblioteca pubblica 8,8 14,2 15,2 61 ,9

Ho praticato attivamente uno sport 34,4 8,3 6,6 50,6 Ho ascoltato dischi o cassette di

musica leggera 66,4 13,1 6,8 13,6 Ho ascoltato dischi o cassette di

musica classica 10,8 10,3 1 1 ,2 67,6 Sono entrato in libreria per comprare

libri (non di studio) 5,7 18,9 22,6 52,8

Base 2.500 Risposte multiple

94a. Ripartizione media di somme ipoteticamente possedute: 500.000 lire (som­ma da dedicare ad un uso oppure da ripartire tra più usi)

Per risparmio Per fare un bel week-end Per comprare un oggetto per la casa Per fare un regalo Per comperare un attrezzo sportivo Per comperare libri Per comperare dischi Per pagarmi un corso Per comperare un bel capo di abbigliamento Altro

Base

402

144.700 119.300 20.600 33.600 16.000 18.200 19.800 29.300 79.400 19. 100

2.500

Page 405: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

94b. Ripartizione media di somme ipoteticamente possedute: 5.000.000 lire (som­ma da dedicare ad un uso oppure da ripartire tra più usi)

Per risparmio/investimento Per comperare un computer Per una bella vacanza Per comperare un'auto o una moto usata Per comperare un hi-fi/tv/videoregistratore Per comperare dei mobili nuovi per la casa Per dare un contributo ad un'associazione benefica Per andare a studiare qualche mese all'estero Altro

Base

1 .829.500 368.900

1 .089.100 684.900 164.700 223.700 122.700 378.500 138.000

2.500

94c. Ripartizione media di somme ipoteticamente possedute: 50.000.000 lire (somma da dedicare ad un uso oppure da ripartire tra più usi)

Per risparmio/investimento Per contribuire a comperare un monolocale Per comperare un'auto o una moto nuova Per contribuire a comperare una casa di vacanza Per dare un contributo ad un'associazione benefica Per andare a studiare due anni all'estero Altro

Base

403

22.920.400 9.729.800 7.578.300 3 .540.200 1.401 .400 2.672.300 2 .157.600

2.500

Page 406: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

95. Opinioni su azioni che possono essere ritenute devianti nella soàetà

Viaggiare sui trasporti pubblici senza pagare Fumare occasionalmente marijuana Divorziare Ubriacarsi Assentarsi dal lavoro quando non si è realmente ammalati Prendere qualcosa in un negozio senza pagare Avere rapporti sessuali senza essere sposati Fare a botte per far valere le proprie ragioni Fare a botte con i tifosi di una squadra avversaria Dichiarare al fisco meno di quanto si guadagna Fumare tabacco Avere esperienze omosessuali Vivere insieme (convivere) senza essere sposati Prendere droghe pesanti (eroina, ecc.) Abortire (proprio o per la partner) Avere una relazione con una persona sposata Produrre danni a beni pubblici

(cabine telefoniche, panchine . . . )

Base Risposte multiple

404

Questa cosa è più spesso

Criticata Non criticata

63,8 85,9 65,6 79,1 69,6 90,3 40,2 70,1 88,9 69,6 3 1 ,4 89,6 52,5 96,1 80,3 83 ,8

87,8

35,4 13,5 33,6 19,8 29,8

9,0 59,2 29,0 10,1 29,6 67,3 9,4

46,8 3,1

18,4 15,5

1 1 ,6

2.500

Page 407: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

96. Opinioni su azioni che sono ritenute personalmente ammissibili

Viaggiare sui trasporti pubblici senza pagare Fumare occasionalmente marijuana Divorziare Ubriacarsi Assentarsi dal lavoro quando non si è realmente ammalati Prendere qualcosa in un negozio senza pagare Avere rapporti sessuali senza essere sposati Fare a botte per far valere le proprie ragioni Fare a botte con i tifosi di una squadra avversaria Dichiarare al fisco meno di quanto si guadagna Fumare tabacco Avere esperienze omosessuali Vivere insieme (convivere) senza essere sposati Prendere droghe pesanti (eroina, ecc.) Abortire (proprio o per la partner) Avere una relazione con una persona sposata Produrre danni a beni pubblici

(cabine telefoniche, panchine ... )

Base Risposte multiple

405

Questa cosa è secondo Lei

Ammissibile Non ammissibile

34,3 38,8 78,0 55,3 28,9

7,1 88,1 24,6 7,0

26,8 84,7 51 ,4 83,5 8,1

51 , 1 47,0

4,3

65,0 60,6 20,9 46,3 70,3 92,1 1 1 ,2 74,6 91,9 72,4 13,8 47,5 15,8 91,0 47,2 52,3

95 ,0

2.500

Page 408: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

97. Opinioni su azioni che potrebbe capitare di compiere

Viaggiare sui trasporti pubblici senza pagare Fumare occasionalmente marijuana Divorziare Ubriacarsi Assentarsi dal lavoro quando non si è realmente

ammalati Prendere qualcosa in un negozio senza pagare Avere rapporti sessuali senza essere sposati Fare a botte per far valere le proprie ragioni Fare a botte con i tifosi di una squadra avversaria Dichiarare al fisco meno di quanto si guadagna Fumare tabacco Avere esperienze omosessuali Vivere insieme (convivere) senza essere sposati Prendere droghe pesanti (eroina, ecc.) Abortire (proprio o per la partner) Avere una relazione con una persona sposata Produrre danni a beni pubblici

(cabine telefoniche, panchine . . . )

Base Risposte multiple

406

45,4 19,0 25,1 38,2

24,2 6,1

73,3 17,5 5 ,2

15,3 49,3 2,4

48,3 1 ,7

15,0 19,7

3 ,0

A Lei questa cosa potrebbe capitare

No Non so

38,0 15,9 69,3 1 1 , 1 25,2 48,6 4 1 ,8 18,8

51 ,4 23,6 86,7 6,4 12,7 13,4 64,7 17,0 87,7 6,1 60,2 23,8 40,3 9,0 91,8 4,8 30,0 21 ,0 94,2 3 , 1 54,5 29,0 50,9 28,8

92,7 3 ,7

2.500

Page 409: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

4. Confronto tra le distribuzioni di frequenza delle indagi­ni 1 983/1987/199211996

n confronto dei dati delle frequenze relative alle inda­gini lARD 1983 , 1987, 1992, 1996 si riferisce alla classe di età comune alle tre rilevazioni ( 15-24 anni pari a 1 .686 casi nella rilevazione 1996) .

n confronto dei dati è stato effettuato solo per le do­mande effettivamente comparabili (in alcuni casi i con­fronti sono stati possibili per tutte e quattro le rilevazio­ni, in altri le comparazioni si riferiscono solo ad alcune indagini) .

La numerazione delle tabelle è unicamente in ordine progressivo e non si riferisce alle domande del questiona­rio.

407

Page 410: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

l . Genere dell'intervistato

1983 1987 1992 1996

Maschi 5 1 ,0 50,3 50,1 52,0 Femmine 49,0 49,7 49,9 48,0

Base 4.000 2.000 1 .718 1.686

2. Età

1983 1987 1992 1996

15 anni 10,9 8,7 9,5 10,1 16 anni 1 1 , 1 10,0 10,5 8,2 17 anni 10,5 10,3 7,8 5,5 18 anni 10,1 7,6 8,3 9,1 19 anni 10,1 10,6 9,5 12,0 20 anni 10,4 1 1 ,8 1 1 ,4 1 1 ,6 21 anni 9,5 10,4 1 1 ,8 12,6 22 anni 9,3 " 10,6 9,3 9,5 23 anni 9,2 10,7 1 1 ,1 10,9 24 anni 9,2 9,4 10,7 10,6

Base 4.000 2.000 1 .718 1.686

3 . Età dei genitori

Padre:

1987 1992 1996

Fino a 34 anni 0,1 0,1 35-44 anni 12,2 12,2 1 1 ,4 45-54 anni 52,9 49,7 51 ,7 55-59 anni 18,9 16,3 17,6 60-64 anni 10,0 10,8 9,7 Oltre 64 anni 4,4 4,6 3 ,8 Non indica/deceduto 1 ,4 6,3 5,8

Base 1 .843 1.718 1 .686

408

Page 411: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Madre:

1987 1992 1996

Fino a 34 anni 0,9 0,8 0,5 35-44 anni 29,7 27,4 28,1 45-54 anni 50,7 53,0 53 ,9 55-59 anni 12,3 1 1 ,6 1 1 ,0 60-64 anni 4,1 3 ,7 4,6 O !tre 64 anni 0,8 1 ,2 0,9 Non indica/deceduta 1 ,4 2,2 0,9

Base 1 .970 1 .718 1.686

4. Numero fratelli e sorelle viventi

1987 1992 1996

l fratello/sorella 40,7 43,0 46,2 2 fratelli/sorelle 25,8 26,9 25,1 3 fratelli!sorelle 10,2 10,0 9,2 4 fratelli/sorelle 5,3 4,7 3 , 1 Oltre 4 fratelli/sorelle 4,0 4,5 3 ,2 Né fratelli, né sorelle 1 1 ,3 10,9 13 ,2

Base 2.000 1.718 1 .686

5 . Titolo di studio

1983 1987 1992 1996

Nessuna scuola 0,5 0,3 0,5 Scuola elementare 8,2 6,3 3 , 1 1 ,6 Scuola media inferiore 57,2 54,2 49,2 49,5 Scuola media superiore (fino a 3 anni)

33,6 9,8 10,2 5,2

Scuola media superiore (4 o 5 anni) 28,5 35,3 42,3 Diploma para-universitario o post diploma 0,2 0,4 0,9 0,9 Università 0,4 0,6 0,7 0,3 Laurea breve ND ND ND 0,2

Base 4.000 2.000 1 .718 1.686

409

Page 412: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

6. Interruzione della frequenza ad una scuola (o corso di laurea)

1983 1987 1992 1996

Non ho interrotto la frequenza 81,3 76,9 82,0 92,1 Ho interrotto la frequenza 18,7 23 ,1 18,0 7,9

Base 4.000 2.000 1.718 1 .686

7. Numero delle ripetenze

1983 1992 1996

Nessuna 65,4 66,2 68,4

Base 4.000 1 .718 1.686

Ho ripetuto 1983 1992 1996

Un anno 73,7 75,7 71 ,3 Due anni 22,5 21 ,2 24,0 Tre o più anni 3 ,8 3 , 1 4,7

Base 1 .383 581 533

8. Ha mai svolto un'attività lavorativa vera e propria

1983 1987 1992 1996

Sì 41 ,8 43,0 37,9 38,2 No 58,2 57,0 62,1 61 ,8

Base 1 .447 2.000 1 .718 1.686

410

Page 413: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

9. Posizione lavorativa

1987 1992 1996

Lavoro dipendente Dirigente 0,3 Appanenente alla carriera direttiva 0,4 0,6 1,0 Insegnante 3 ,7 2,1 2,4 Impiegato di concetto 7,0 15,8 6,1 Impiegato esecutivo 13 ,5 1 1 ,7 19,0 Operaio, capo operaio, operaio specializzato 39,5 36,5 39,8 Apprendista 1 1 ,9 9,0 7,7 Lavoratore a domicilio 1 ,3 0,5 0,6

Lavoratore autonomo Imprenditore 0,3 Libero professionista 2,0 3 ,5 0,6 Anigiano 6,9 3 ,5 3,6 Commerciante 5,7 3 ,8 4,0 Proprietario agricolo 0,7 0,9 0,4 Mezzadro 0,1 0,2 Coadiuvante familiare 6,5 6,2 8,7 Socio cooperativa 0,7 0,8 0,2 Altro/Non indica 0,1 4,7 5,8

Base 697 703 495

10. Media guadagno mensile

1983 1987 1992 1996

987.900* 1 . 122.900* 1.225.000* 1 . 198.000

* in lire 1996.

4 1 1

Page 414: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

1 1 . Livello di soddisfazione nei confronti dell'attuale lavoro

1983 1987 1992 1996

Molto soddisfatto 28,7 24,5 25,3 3 1 ,3 Abbastanza soddisfatto 44,9 50,6 53,5 43 ,8 Poco soddisfatto 17,4 16,9 13 ,1 15,2 Per nulla soddisfatto 8,2 7,5 6,9 7,9 Non sa, non indica 1,0 0,7 1 ,2 1 ,8

Base 1 .447 697 703 495

12. Utilità della preparazione scolastica ricevuta per svolgere l'attuale lavoro

1983 1987 1992 1996

Molto utile 16,7 1 1 ,6 10,4 10,1 Abbastanza utile 22,0 27,1 32,2 28,5 Poco utile 23,8 22,8 22,9 20,2 Per nulla utile 37,2 37,6 33,6 38,4 Non indica 0,2 0,9 0,9 2,8

Base 1 .447 697 703 495

13. Valutazione di preferenza rispetto al rapporto orario di lavoro e guadagno

Orario di lavoro più corto, guadagnando di meno Orario di lavoro più lungo, guadagnando di più Non so

Base

14. Ricerca di lavoro

1983

Sì, sto cercando lavoro 3 1 ,2 No, non sto cercando lavoro 68,8 Non indica

1992 1996

20,9 13,7 62,7 62,0 16,4 24,2

1 .718 495

1987 1992

3 1 , 1 26,0 68,9 71 ,7

2,4

1996

33,3 66,7

Base 2.552 2.000 1.718 1 .686

412

Page 415: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

15. La cosa più importante nel lavoro

I posto II posto

1992 1996 1992 1996

Lo stipendio, il reddito 18,6 32,8 21 ,0 20,9 Le condizioni di lavoro (ambiente di lavoro,

tempi di trasporto . . . ) 13,6 14,9 14,3 15,5 Buoni rapporti con i compagni di lavoro 9,8 9,4 15,4 16,4 Buoni rapporti con i superiori, i capi 3,5 3 ,5 5 ,8 6,5 La possibilità di migliorare (reddito

e tipo di lavoro) 15,4 12,5 13,7 14,2 La possibilità di imparare cose nuove ed

esprimere le proprie capacità L'orario di lavoro La possibilità di viaggiare molto Non indica

Base

16. Preferenza per /are un lavoro

Lavoro indipendente Lavoro dipendente Non so, dipende

Base

3 1 ,1 22,8 14,3 14,3 1,5 1 , 1 3 ,5 3 ,9 3 ,1 2,3 8,3 6,9 3 ,4 0,7 3 ,7 1 ,5

1 .718 1 .686 1.718 1 .686

1983 1987 1992 1996

59,1 56,9 61,8 56,0 32,4 38� 27,5 25,4

8,5 4,4 10,7 18,6

2.000 2.000 1 .718 1 .686

17. Lavoro con stipendio ridotto per 1-2 anni per fare esperienza pratica, impa­rare un nuovo lavoro, migliorare l'attuale preparazione

1987 1996

Sì 81 ,3 65,2 No 14,0 14,9 Non so, dipende 4,7 19,9

Base 2.000 1.686

413

Page 416: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

18. Disponibilità a trasferirsi stabilmente in un altro comune, per migliorare la propria situazione di lavoro

1987 1992

Sì, sono disponibile 68,2 59,1 No, non sono disponibile 23,8 26,1 Non so, dipende 8,1 14,8

Base 2.000 1 .718

19. Giudizi sulle seguenti affermazioni sul servizio militare

1996

59,8 17,6 22,7

1.686

1983 D'accordo Non d'accordo Non so

Il servizio militare è un dovere al quale nessun cittadino sano dovrebbe sottrarsi 57,3

n servizio militare, com, è oggi in Italia,

è soltanto una perdita di tempo 58,2 La difesa dell'Italia sarebbe assicurata

meglio da un esercito di professionisti 63 ,O A tutti i giovani che non si sentono

di fare il servizio militare dovrebbe essere garantita la possibilità di fare il servizio civile 84,0

Sarebbe giusto che anche per le donne fosse obbligatorio il servizio di leva (militare o civile) 43,7

Base Risposte multiple

414

39,2

35,4

27,6

1 1 ,8

48,3

3 ,5

6,4

9,4

4,2

8,0

2.000

Page 417: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

1987 D'accordo Non d'accordo Non so

Il servizio militare è un dovere al quale nessun cittadino sano dovrebbe sottrarsi 54,9 42,9 2,2

Il servizio militare, com'è oggi in Italia, è soltanto una perdita di tempo 59,5 36,1 4,4

La difesa dell'Italia sarebbe assicurata meglio da un esercito di professionisti 60,5 3 1 ,3 8,2

A tutti i giovani che non si sentono di fare il servizio militare dovrebbe essere garantita la possibilità di fare il servizio civile 81,5 15,0 3 ,5

Sarebbe giusto che anche per le donne fosse obbligatorio il servizio di leva (militare o civile) 44,5 49,4 6,1

Base 2.000 Risposte multiple

1996 D'accordo Non d'accordo Non so

Il servizio militare è un dovere al quale nessun cittadino sano dovrebbe sottrarsi 41 ,3 50,8 7,9

Il servizio militare, com'è oggi in Italia, è soltanto una perdita di tempo 53,7 33,3 12,9

La difesa dell'Italia sarebbe assicurata meglio da un esercito di professionisti 69,0 14,9 16,1

A tutti i giovani che non si sentono di fare il servizio militare dovrebbe essere garantita la possibilità di fare il servizio civile 81 ,7 10,3 7,9

Sarebbe giusto che anche per le donne fosse obbligatorio il servizio di leva (militare o civile) 22,3 61,6 16,1

Base 1 .686 Risposte multiple

415

Page 418: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

20. Stato civile

1983 1987 1992 1996

Celibe/nubile 91 ,1 92,2 93,5 96,0 Coniugato/a 8,8 7,8 5,6 3,3 Separato/a 0,1 Divorziato/ a 0,1 0,1 Vedovo/a Non indica 0,8 0,7

Basi 4.000 2.000 1 .718 1 .686

21 . Età, occasione di guadagno e possibilità di spendere liberamente i soldi gua­dagnati

1983 1987 1992 1996

Non mi è mai capitato di guadagnare dei soldi 36,9 39,7 30,7 30,4

Mi è capitato di guadagnare soldi ma non ho potuto spenderli liberamente per me 6,7 3 ,4 2,7 2,3

La prima volta che ho guadagnato soldi ed ho potuto spenderli per me avevo: meno di 12 anni 1,2 1,2 1,2 12·14 anni 8,0 6,7 7,6 9,3 15-17 anni 26,9 23,6 25,3 27,4 18·20 anni 16,8 18,1 24,6 22,1 21 anni o più 3 ,3 5,2 5,4 5,6 Non indica 0,3 2,7 2,6 1 ,8

Base 4.000 2.000 1.7 18 1 .686

22. Somma disponibile in media al mese da spendere liberamente per sé (tenen­do conto del guadagno personale e dei soldi erogati dai /amiliarz)

1987 1992 1996

301.170* 412.500* 366.000

* in lire 1996.

416

Page 419: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

23. Ipotesi di eventuali cambiamenti nei prossimi cinque anni

Finire gli studi 1983 1987 1992 1966

È già successo 34,0 30,8 25,4 33,8 Sì, sono sicuro 27,0 23,8 34,2 3 1 ,2 Credo di sì 13,7 16,1 17,4 20,6 Credo di no 5,8 4,9 4,8 5,3 No, è escluso 14,9 17,0 12,9 5,1 Non so, non posso prevedere 4,6 7,5 5,3 3 ,9

Trovare un lavoro stabile 1983 1987 1992 1996

È già successo 18,0 19,5 20,7 15,4 Sì, sono sicuro 10,1 8,9 9,0 8,5 Credo di sì 44,1 36,8 36,3 36,1 Credo di no 13,5 13,3 1 1 ,1 13,4 No, è escluso 7,3 7,0 7,6 6,2 Non so, non posso prevedere 7,1 14,6 15,3 20,3

Andare a vivere per conto proprio 1983 1987 1992 1996

È già successo 5,6 6,0 5,2 4,4 Sì, sono sicuro 9,5 8,1 1 1 ,3 12,5 Credo di sì 24,5 21 , 1 23,2 24,1 Credo di no 24,5 25,4 24,6 23,3 No, è escluso 22,8 24,8 21 ,9 16,5 Non so, non posso prevedere 13,1 14,8 13,8 19,2

Sposarsi 1983 1987 1992 1996

È già successo 8,4 7,3 5,4 3 ,7 Sì, sono sicuro 10,9 9,3 10,1 10,0 Credo di sì 28,7 25,5 23,6 23,4 Credo di no 20,4 19,3 21 ,5 18,2 No, è escluso 15,2 20,4 21 ,1 19,0 Non so, non posso prevedere 16,5 18,3 18,3 25,8

A vere dei figli 1983 1987 1992 1996

È già successo 5,1 5,0 2,4 3 ,4 Sì, sono sicuro 8,2 6,7 5,8 6,8 Credo di sì 25,2 20,1 20,7 16,8 Credo di no 22,2 20,7 23,9 19,2 No, è escluso 19,6 26,0 25,8 28,0 Non so, non posso prevedere 19,7 21 ,7 21 ,3 25,8

Base 4.000 2.000 1 .718 1 .686

417

Page 420: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

24. Frequenza delle uscite alla sera per conto proprio

1983 1987 1992 1996

Tutte le sere o quasi 29,8 21 ,4 20,5 21 ,5 4-5 volte la settimana 9,6 8,1 10,8 1 1 ,4 2-3 volte la settimana 26,1 27,8 33,2 37,9 Circa l volta la settimana 10,6 13,0 15,2 13,0 Meno di l volta la settimana 7,0 7,3 3 ,8 3 ,8 Mai 16,9 22,5 16,5 12,3 Non indica 0,2

Base 3 .592 2.000 1 .718 1.686

25. Partecipazione alle attività di associazioni o gruppi negli ultimi tre mesi e attività considerata più importante

Almeno l volta

Organizzazione 1987 1992 1996

Politica 3 ,1 3 ,0 3 ,0 Sindacale 1 ,5 1,7 1 ,7 Religiosa 16,9 6,1 8,.5 Di categoria 1 ,8 2,2 1 ,7 Sportiva di praticanti 27,3 5,2 6,4 Sportiva di tifosi 1 1 ,9 4,5 6,0 Culturale 8,8 7,6 9,3 Ricreativa/turistica 5,3 7,3 8,7 Difesa della natura 3 ,5 4,1 5,1 Impegno sociale e assistenziale 4,.5 4,1 6,3 Collettivo o gruppo di base 2,6 2,2 4,0 Degli studenti 10,5 6,4 9,5 Della gioventù ND 1,5 2,5 Di difesa dei diritti dell'uomo ND 1,9 2 ,1 Delle donne 0,8 1,2 2,0 Altre organizzazioni ND 0,1 0,2

Base 2.000 1 .718 1 .686 Risposte multiple

418

Page 421: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Più di 2 volte

Organizzazione 1987 1992 1996

Politica 4,1 2,7 2,7 Sindacale 2,1 1,1 0,7 Religiosa 27,3 15,8 17,3 Di categoria 2,1 1 ,2 1,7 Sportiva di praticanti 45,6 28,3 28,2 Sportiva di tifosi 18,8 9,6 11 ,2 Culturale 1 1 ,1 10,1 13,2 Ricreativa/turistica 5,9 6,2 6,4 Difesa della natura 3,1 2,2 2,0 Impegno sociale e assistenziale 6,3 5,7 7,4 Collettivo o gruppo di base 3,6 3 ,7 4,4 Degli studenti 14,3 7,0 9,4 Della gioventù ND 4,6 4,5 Di difesa dei diritti dell'uomo ND 1 ,2 0,9 Delle donne 0,5 0,6 1,6 Altre organizzazioni ND 0,2 0,7

Base 1.037 1 .718 1 .686 Risposte multiple

La più importante

Organizzazione 1983 1987 1992 1996

Politica 3 ,2 2,5 3 ,6 3 ,3 Sindacale 1 ,3 1,3 0,8 0,7 Religiosa 18,4 18,7 17,2 17,8 Di categoria 0,7 1,0 1,0 0,7 Sportiva di praticanti 42,6 38,2 34,0 30,6 Sportiva di tifosi 9,1 8,3 6,0 7,1 Culturale 10,2 6,6 9,0 10,8 Ricreativa/turistica 3 ,7 2,8 3,6 4,7 Difesa della natura 3,2 3 ,0 3 ,4 1 ,3 Impegno sociale e assistenziale 4,9 4,1 9,6 9,0 Collettivo o gruppo di base 1 ,0 1 ,2 2,6 2,9 Degli studenti ND 7,3 3 , 1 5,8 Della gioventù ND ND 4,4 3,2 Di difesa dei diritti dell'uomo ND ND 1,6 0,9 Delle donne 1 ,0 0,) 0,5 Altre organizzazioni ND ND 0,8

Basi 1 .528 1.037 612 911 Risposte multiple

419

Page 422: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

26. Le cose più importanti nella vita

1983 Molto Abbastanza Poco Per niente Non so

Famiglia 81,9 16,8 0,9 0,2 0,1 Lavoro 67,7 28,2 2,7 0,8 0,6 Ragazzo/ a amici/ che 58,4 35,1 5,6 0,7 0,3 Svago nel tempo libero 43,6 46,8 8,7 0,7 0,3 Studio e interessi culturali 34,1 45,7 14,2 5,6 0,5 Attività sportive 32,1 41,8 19,2 6,6 0,3 Impegno sociale 21 ,9 50,4 19,8 6,7 1 ,2 Impegno religioso 12,2 36,1 32,7 18,4 0,6 Attività politica 4,0 23,7 45,2 26,3 0,9

Basi 4.000 Risposte multiple

1987 Molto Abbastanza Poco Per niente Non so

Famiglia 82,9 16,2 0,6 0,2 0,1 Lavoro 66,6 29,8 2,7 0,4 0,6 Ragazzo/ a amici/ che 60,9 33,9 4,2 0,7 0,3 Attività politica 2,8 22,0 45,6 28,7 1 , 1 Impegno religioso 12,4 38,5 33,1 15,7 0,4 Impegno sociale 17,9 5 1 ,3 22,9 7,2 0,8 Studio e interessi culturali 32,2 43,6 17,1 6,9 0,4 Svago nel tempo libero 44,2 47,3 6,9 1 ,5 0,3 Attività sportive 3 1 ,9 40,6 18,6 8,8 0,3

Base 2.000 Risposte multiple

1992 Molto Abbastanza Poco Per niente Non so

Famiglia 85,6 13,2 0,8 0,2 0,3 Lavoro 60,2 35,4 2,7 0,8 1,0 Ragazzo/a amici/che 70,6 26,4 2,2 0,5 0,3 Attività politica 3 ,7 17,2 44,1 32,9 2,2 Impegno religioso 13,2 36,8 29,5 18,6 2,0 Impegno sociale 23,5 48,5 18,7 7,6 1,7 Studio e interessi culturali 36,4 41 ,3 14,0 7,2 1,0 Svago nel tempo libero 54,4 39,8 4,7 1 ,0 0,1 Attività sportive 36,1 38,8 16,4 8,3 0,4

Base 1.718 Risposte multiple

420

Page 423: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

1996 Molto Abbastanza Poco Per niente Non so

Famiglia 85,5 13,2 1,0 0,1 0,3 Lavoro 62,5 34,3 2,2 0,4 0,5 Ragazzo/a amici/che 73,1 23,7 2,5 0,3 0,4 Attività politica 4,7 21 ,6 44,8 26,1 2,8 Impegno religioso 13,6 36,4 30,9 16,4 2,7 Impegno sociale 22,2 53,0 18,5 4,5 1 ,8 Studio e interessi culturali 39,5 40,6 13,9 4,5 1 ,5 Svago nel tempo libero 53,6 40,5 5 ,1 0,3 0,5 Attività sportive 34,3 39,9 18,7 6,3 0,7 Successo e carriera personale 45,8 39,4 10,4 3 ,3 1 ,1 Eguaglianza sociale 56,0 32,9 7,2 2,2 1,7 Solidarietà 58,5 32,5 6,1 1 ,7 1 ,2 Amore 78,5 19,1 1 ,4 0,4 0,7 Autorealizzazione 62,5 3 1 ,0 4,9 0,4 1 ,2 Libertà e democrazia 67,9 24,4 5,1 1,2 1 ,4 Vita confortevole e agiata 38,5 49,2 10,2 0,9 1 ,2

Base 1 .686 Risposte multiple

27. Grado di fiducia per alcune istituzioni o gruppi

1983 Molto Abbastanza Poco Per niente Non so

I funzionari dello Stato 2,7 23,6 48,5 21 ,9 3 ,3 Gli insegnanti 10,0 59,6 25, 1 4,1 1 ,2 Le banche 10,3 53,3 25,0 6,7 4,7 La polizia 18,4 5 1 , 1 21 ,6 6,9 2,0 I sindacalisti 3 ,7 27,0 42,7 21 ,6 5,0 I sacerdoti 8,5 35,0 34,7 19,6 2,2 n governo 3,2 22,6 47,2 24,3 2,7 I militari di carriera 6,9 34,0 33,3 19,0 6,8 Gli uomini politici 1 ,6 15,8 49,3 30,5 2,8 I magistrati 9,2 43,5 30,9 12,3 4,1 I carabinieri 14,2 49,5 23,6 10,9 2,0

Base 4.000 Risposte multiple

421

Page 424: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

1987 Molto Abbastanza Poco Per niente Non so

I funzionari dello Stato 2,2 25,6 51 , 1 18,1 3 ,2 Gli insegnanti 9,6 57,1 26,7 6,0 0,7 Le banche 9,1 53,7 27,5 5,8 4,0 La polizia 18,4 53,0 21 ,4 6,2 1 , 1 I sindacalisti 2,3 21 ,9 49,7 20,6 5,6 I sacerdoti 1 1 , 1 39,0 31 , l 17,4 1,6 n governo 4,8 33,6 43,6 15,8 2,3 I militari di carriera 6,5 32,7 33,8 21 ,9 5,3 Gli uomini politici 1 ,6 19,1 5 1 ,3 25,6 2,5 I magistrati 8,2 43, 1 33,8 1 1 ,2 3 ,9 I carabinieri 13,4 50,9 25,3 8,8 1,7

Base 2.000 Risposte multiple

1992 Molto Abbastanza Poco Per niente Non so

I funzionari dello Stato 1 ,6 18,0 48,5 28,1 3 ,8 Gli insegnanti 8,5 54,7 28,7 7,0 1 ,2 Le banche 9,1 50,9 26,4 6,5 7,2 La polizia 18,2 50,5 22,5 6,0 2,8 I sindacalisti 3 ,4 20,6 44,0 22,4 9,6 I sacerdoti 12,7 38,7 28,6 17,0 3,0 Il governo 2,4 17,8 45,5 3 1 , 1 3 ,3 I militari di carriera 7,2 29,3 30,2 22,0 1 1 ,2 Gli uomini politici 1,3 1 1 , 1 44,2 39,7 3 ,6 I magistrati 7,4 38,0 33,0 15,8 5 ,8 I carabinieri 16,3 47,6 23,2 10,7 2,2 Gli industriali 7,6 38,9 34,2 10,9 8,3 I giornalisti 7,3 35,7 38,3 14,6 4,1

Base 1 .718 Risposte multiple

422

Page 425: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

1996 Molto Abbastanza Poco Per niente Non so

I funzionari dello Stato 1,5 18,3 5 1,2 25,7 3 ,3 Gli insegnanti 9,1 52,7 29,0 7,5 1 ,6 Le banche 7,2 43,6 32,9 9,0 7,3 La polizia 16,5 51 ,2 22,4 7,4 2,4 I sindacalisti 2,5 21 ,8 43,8 22,5 9,5 I sacerdoti 1 1 ,3 38,3 27,8 18,7 3 ,9 Il governo 1 ,9 15,1 47,2 3 1 ,6 4,3 I militari di carriera 7,4 33,6 3 1,7 17,0 10,3 Gli uomini politici 0,8 9,0 42,8 44,5 3 ,0 I magistrati 1 1 ,4 42,7 29,5 1 1 ,7 4,7 Gli scienziati 40,2 45,0 8,5 2,7 3 ,7 l carabinieri 14,8 46,7 23,7 12,2 2,6 Gli industriali 8,0 42,4 32,7 9,0 7,9 Partiti 1 ,7 13,7 48,8 3 1 ,2 4,6 Giornali 1 1 ,2 39,6 36,7 9,9 2,7 Tv pubblica 10,7 42,6 34,2 9,7 2,8 Tv privata 8,0 39,2 39,0 1 1 ,0 2,7

Base 1 .686 Risposte multiple

28. Modi di comportamento di/fusi tra gli insegnanti secondo l'esperienza degli intervistati

1983 1987 1992 1996

Incompetenza ed impreparazione nella propria materia 36,9 39,2 39,0 39,4

Influenza politica ed ideologica sugli allievi 29,8 36,7 38,3 40,5 Eccessiva severità 25,0 24,3 25,0 25,2 Tendenza a non considerare le esigenze

e il punto di vista degli studenti 53,9 58,7 63,3 62,5 Eccessiva accondiscenza e arrendevolezza

di fronte alle richieste degli studenti 17,9 22,8 20,8 22,2

Base 2.000 2.000 1 .718 1.686 Risposte multiple

423

Page 426: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

29. Soddisfazione negli studi compiuti per ciò che riguarda:

1983 1987 1992 1996

Capacità professionali acquisite 54,3 58,9 59,2 59,3 Cultura generale acquisita 70,0 76,0 79,0 76,9 Rapporti con i compagni 86,3 91 ,2 85,2 85,1 Rapporti con gli insegnanti 67,1 74,1 67,0 64,9 Altro ND ND ND 1 ,8

Base 2.000 2.000 1 .718 1 .686 Risposte multiple

30. Posizione rispetto alla convivenza

1992 1996

Già convivo 0,3 0,4 Sono favorevole ad un periodo di convivenza

prima del matrimonio 22,9 26,0 Sono favorevole comunque alla convivenza,

anche senza matrimonio 36,4 39,9 Non sono favorevole alla convivenza 33,5 26,0 Non so 6,9 7,8

Base 1 .718 1 .686

3 1 . Quanto è importante la religione nella vita dei giovani

1983 1987 1992 1996

Moltissimo 7,3 8,4 10,4 1 1 ,5 Molto 19,6 22,4 22,5 23,0 Abbastanza 37,1 38,1 36,6 33,2 Poco 24,0 22,7 19,5 21 ,5 Per niente 1 1 ,5 8,1 10,1 8,2 Non so 0,5 0,4 1 ,0 2,7

Base 4.000 2.000 1 .718 1 .686

424

Page 427: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

32. L'atteggiamento nei confronti della fede religiosa

1992 1996

Sono credente 79,8 77,5 Non sono credente perché ritengo che sull'esistenza

di Dio non ci si possa pronunciare 7,7 7,4 Non sono credente perché i problemi di fede mi

sono indifferenti 3 ,7 4,5 Non sono credente perché sono convinto che Dio non esista 3 , 1 2,8 Altra risposta 5,7 7,8

Base 1 .718 1 .686

33. Frequenza alle funzioni religiose negli ultimi 6 mesi

1992 1996

Mai in 6 mesi 26,9 26,1 1-2 volte in 6 mesi 24,8 25,9 Circa l volta al mese 12,5 12,6 2-3 volte al mese 10,7 1 1 , 1 Tutte le settimane o quasi 24,3 23,7 Altro 0,9 0,6

Base 1.718 1.686

34. I contatti con il mondo della droga (totale sz)

Ho avuto contatti del tipo: 1983 1987 1992 1996

Parlare con qualche persona che ha fatto uso di droga almeno una volta 54,8 46,8 56,6 64,9

Conoscere persone che fanno uso di droga abitualmente 39,3 32,8 54,9 64,2

Vedere qualcuno che aveva da poco usato droga 44,7 39,1 43,7 52,6

Vedere o prendere in mano la droga 20,4 10,8 22,6 Toccare qualche tipo di droga 21 ,6 Sentirsi proporre di provare

(o comprare) la droga 21 , 1 ND 24,9 36,8 Sentire il desiderio o la curiosità di

provare una droga 7,8 4,5 10,7 14,0

Base 2.000 2.000 1 .718 1.686

425

Page 428: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

35. L'atteggiamento nei confronti della legali:a.azione della droga

Decisamente favorevole Abbastanza favorevole Abbastanza contrario Decisamente contrario Non so, non ho un'opinione in proposito

Base

1992 1996

9,3 1 1 ,7 2 1 ,9 22,6 16,9 17,3 41 ,7 40,5 10,2 8,0

1 .718 1.686

36. Opinioni sulle iniziative da adottare per limitare gli episodi di vandalismo

1987 1992 1996

Aumentare la vigilanza delle forze dell'ordine 22,5 20,3 20,7 Inasprire le pene per chi commette atti vandalici 21 ,6 29,1 25,1 Svolgere un'opera di educazione fin dalla prima infanzia 39,5 36,0 37,7 Sensibilizzare l'opinione pubblica affinché ciascuno

vigili con attenzione contro possibili infrazioni 15,8 14,5 16,2 Non indica 0,7 0,1 0,2

Base 2.000 1 .718 1 .686

3 7. Importanza per l'Italia di far parte di un'Europa unita

1987 1992 1996

Molto importante 5 1 ,3 56,3 56,8 Abbastanza importante 39,6 32,3 32,6 Poco importante 3,4 4,6 4,0 Per nulla importante 1 ,4 2,1 1 ,2 Non so 4,4 4,7 5,4

Base 2.000 1 .718 1 .686

426

Page 429: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

38. Grado di accordo sulle proposte relative a quali debbano essere i capisaldi dell'unificazione europea

1992 Molto Abbastanza Poco Per niente Non so

Una moneta unica 3,2 7,4 2,6 41 ,8 45,0 Un esercito comune 12,0 19,5 5,7 36,0 26,8 Una politica estera comune 5 ,4 12,3 5,5 41 ,3 35,5 Più poteri al Parlamento europeo 4,7 12,4 6,6 41 ,7 34,6

Base 1.718 Risposte multiple

1996 Molto Abbastanza Poco Per niente Non so

Una moneta unica 36,7 39,4 12,6 4,0 7,4 Un esercito comune 17,7 32,9 27,8 1 1 ,2 10,4 Una politica estera comune 28,4 41 ,0 13 ,9 5,8 1 1 ,0 Più poteri al Parlamento europeo 26,5 40,2 14,6 4,4 14,4

Base 1 .686 Risposte multiple

39. Lingue straniere conosciute abbastanza bene per poter sostenere una conver-sazione

1992 1996

Francese 26,0 30,2 Inglese 43,5 48,2 Spagnolo ND 4,0 Tedesco 4,7 5 ,8 Altre lingue ND 1 , 1

Base 1 .718 1 .686 Risposte multiple

427

Page 430: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

40. Partecipazione negli ultimi 12 mesi ad attività riguardanti i seguenti temi (totale sì)

1983 1987 1992 1996

Pace e disarmo 13,5 19,8 2 1 ,3 7,3 Problemi della scuola e degli studenti 22,0 30,4 32,9 33,1 Problemi dei lavoratori 8,0 8,5 9,6 9,5 Difesa dell'ambiente e del territorio 4,9 10,0 15,3 13,6 Problemi inerenti ai test nucleari ND ND ND 12,4 Problemi delle donne 4,0 3,2 4,7 4,9 Problemi del quartiere 3 ,2 2,8 5,2 6,9 Campagne elettorali 3 ,5 2,9 5,8 8,2 Proposte di referendum ND ND 8,2 6,4 Altre iniziative ND ND 1 ,5 2,5

Base 4.000 2.000 1 .7 18 1 .686 Risposte multiple

Ha partecipato 1 -2 volte 1983 1987 1992 1996

Pace e disarmo 8,9 14,7 15,9 6,0 Problemi della scuola e degli studenti 9,6 15,7 19,4 20,1 Problemi dei lavoratori 3 ,7 5,8 7,4 8,0 Difesa dell'ambiente e del territorio 3,2 7,5 1 1 ,9 10,6 Problemi inerenti ai test nucleari ND ND ND 10,4 Problemi delle donne 2,3 2,8 4 ,1 4,0 Problemi del quartiere 1 ,9 2,3 4,3 5,0 Campagne elettorali 2,2 2 , 1 4,4 6,2 Proposte di referendum ND ND 6,9 5,5 Altre iniziative ND ND 1 , 1 1 ,8

Base 4.000 2.000 1 .718 1 .686 Risposte multiple

Ha partecipato più di 2 volte 1983 1987 1992 1996

Pace e disarmo 4,5 5,2 5 ,4 1 ,3 Problemi della scuola e degli studenti 12,4 14,7 13 ,5 13,0 Problemi dei lavoratori 4,2 2,8 2,2 1,5 Difesa dell'ambiente e del territorio 1,7 2,5 3 ,4 3,0 Problemi inerenti ai test nucleari ND ND ND 2,0 Problemi delle donne 1 ,5 0,5 0,6 0,9 Problemi del quartiere 1,3 0,6 0,9 1,9 Campagne elettorali 1 ,3 0,8 1 ,4 2,0 Proposte di referendum ND ND 1,3 0,9 Altre iniziative ND ND 0,4 0,7

Base 4.000 2.000 1 .718 1.686 Risposte multiple

Page 431: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

41. Indicazione dell'importanza relativa ad alcune misure politico-sociali

I posto 1992 I posto 1996

Mantenere l'ordine nella nazione Dare alla gente maggiore potere nelle

decisioni politiche Combattere l'aumento dei prezzi Proteggere la libertà di parola

Base

42. Senso di appartenenza ad una unità geografica

I posto 1987

La località o la città in cui vivo 50,8 La regione o provincia in cui vivo 9,7 L'Italia 26,0 L'Europa 2,8 Il mondo in generale 10,6 Non indica 0,2

Base 2.000

II posto 1987

La località o la città in cui vivo 17,9 La regione o provincia in cui vivo 22,8 L'Italia 36,2 L'Europa 8,7 Il mondo in generale 13,5 Non indica 1,0

Base 2.000

43. Lei si sente orgoglioso di essere italiano?

1992

Molto 45,1 Abbastanza 42,4 Poco 9,4 Per niente 3,2 Non indica

Base 1 .718

429

35,8

3 1 ,6 8,2

24,5

1992

34,5 12,3 36,1

3 ,8 1 1 ,8 1 ,5

1 .718

1992

18,9 20,8 30,0 16,3 1 1 ,2 2,7

1 .718

26,5

27,0 14,8 3 1 ,7

1 .718

1996

41 ,9 9,7

3 1 ,9 2,9

12,0 1 ,6

1.686

1996

19,2 23,2 32,4 12,4 10,6 2,1

1 .686

1996

42,6 46,5

8,1 2,6 0,2

1 .686

Page 432: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

44. Grado di accordo con alcune affermazioni relative all'immigrazione straniera in Italia

1992 Molto Abbastanza Poco Per niente Non so

Disturba il fatto che nel nostro Paese ci siano così tanti immigrati 3 1 ,8 32,4 0,9 22,0 12,8

Non è giusto che gli immigrati portino via posti di lavoro ai disoccupati del nostro Paese 30,7 23,7 1 ,6 23,6 20,4

Sarebbe meglio che gli immigrati tornassero a casa loro 37,9 28,8 3 ,8 17,3 12,1

Gli immigrati vivono in condizioni difficili ed è compito nostro aiutarli come possiamo 6,2 16,8 1 ,9 47,6 27,5

Il problema degli immigrati richiede un intervento politico che aiuti a risolvere i problemi economici dei paesi di provenienza 5,9 9,7 2,7 34,1 47,6

Gli immigrati che vivono in Italia contribuiscono ad un arricchimento culturale del nostro Paese 28,2 35,6 4,4 23,6 8,3

Base 1 .718 Risposte multiple

1996 Molto Abbastanza Poco Per niente Non so

Disturba il fatto che nel nostro Paese ci siano così tanti immigrati 14,6 30,8 32,6 20,0 2,0

Non è giusto che gli immigrati portino via posti di lavoro ai disoccupati del nostro Paese 18,0 26,6 3 1 ,0 23,0 1 ,4

Sarebbe meglio che gli immigrati tornassero a casa loro 9,7 18,7 36,1 30,5 5,0

Gli immigrati vivono in condizioni difficili ed è compito nostro aiutarli come possiamo 21 ,2 50,9 19,5 5,5 2,8

Il problema degli immigrati richiede un intervento politico che aiuti a risolvere i problemi economici dei paesi di provenienza 37,9 36,7 14,9 6,6 3 ,9

Gli immigrati che vivono in Italia contribuiscono ad un arricchimento culturale del nostro Paese 7,6 26,2 36,4 23,4 6,5

Base 1.686 Risposte multiple

430

Page 433: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

45. Atteggiamento nei confronti della politica

1983 1987 1992 1996

Mi considero politicamente impegnato 3,2 2,3 3 ,3 3,0 Mi tengo al corrente della politica ma

senza parteciparvi personalmente 44,2 39,3 39,4 50,5 Penso che si debba lasciare la politica

a persone che hanno più competenza di me 40,0 42,1 36,4 26,3 La politica mi disgusta 12,0 15,8 20,4 19,9 Non indica 0,6 0,6 0,4 0,3

Base 4 .000 2.000 1 .718 1 .686

46. Orientamenti alternativi nei confronti del futuro

1987 1992 1996

Quando penso al mio futuro lo vedo pieno di possibilità e di sorprese 48,4 5 1 ,8 56,4

Quando penso al mio futuro lo vedo pieno di rischi e di incognite 48,0 41,4 33,9

Non so 3 ,7 6,8 9,7

Nella vita è importante avere degli obiettivi e delle mete È inutile fare tanti progetti perché succede sempre

70,5 79,1 77,6

qualcosa che ci impedisce di realizzadi 26,9 18,4 19,8 Non so 2,7 2,5 2,6

Se non si fanno presto delle scelte ben precise è difficile riuscire nella vita 3 1 ,0 23,8 20,8

Nella vita è meglio tenersi sempre aperte molte possibilità e molte strade 65,0 70,5 73,8

Non so 4,0 5,7 5,5

Il successo dipende dal lavorare sodo, la fortuna conta poco 60,5 60,1 58,2

Non è saggio fare tanti programmi per il futuro perché molto dipende dalla fortuna 34,4 33,4 27,8

Non so 5,2 6,5 14,1

Base 2.000 1 .718 1 .686

431

Page 434: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

47. Soddisfazione per la vita che l'intervistato conduce attualmente

1983 1987 1996

Molto soddisfatto 15,6 17,7 18,7 Abbastanza soddisfatto 57,8 61 ,1 60,6 Non molto soddisfatto 20,1 17,5 16,7 Per niente soddisfatto 5,5 3 ,4 3 ,0 Non so 1,0 0,4 1,0

Base 4.000 2.000 1 .686

48. Autocollocazione politica sulla scala formata da l O caselle che rappresentano altrettante posizioni dall'estrema sinistra (casella l) all'estrema destra (casel­la 10)

1992

Sinistra Lb.iJ L.MJ LZ2J LM.J l 18,9 1 t_iJj � lliJ L!AJL...!iU 0 0 0 0 0 0 0 0 ® @ Destra

Non voglio rispondere Non so collocarmi

Base

1996

Sinistra

7,4 33,8

1.718

LQJ L1LJ L.2.JJ L.2.J..J l...!1.2l l.MJ L.hl.J L12J LMJLUJ 0 0 0 0 0 0 0 0 ® @ Destra

Non voglio rispondere Non so collocarmi

Base

4 9. Comportamento elettorale

Voterei Voterei scheda bianca o nulla Non andrei a votare Non so, non voglio rispondere

Base

432

1983

58,8 6,7 5 ,1

29,4

4.000

1987 1992

51 ,5 49,7 9,3 4,8 2,3 3 ,1

36,3 42,4

2.000 1.718

6,6 23,2

1 .686

1996

57,7 5,4 3,0

34,0

1 .686

Page 435: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

50. Titolo di studio del padre

1983 1987 1992 1996

N essWl titolo 14,3 9,2 5,0 3 ,3 Licenza elementare 46,1 47,3 3 1 ,4 26,1 Licenza media o avviamento professionale 20,5 23,4 28,8 3 1 , 1 Diploma 1 1 ,4 12,8 23 ,1 26,8 Laurea 5 ,5 5 ,2 10,5 1 1 ,0 Non so 2,2 2,3 1 ,3 1 ,3 Non indica 0,4

Base 4 .000 2.000 1 .718 1 .594

51 . Titolo di studio della madre

1983 1987 1992 1996

Nessun titolo 19,3 13,6 6,5 3 ,9 Licenza elementare 5 1 ,8 5 1 ,8 38,8 30,8 Licenza media o avviamento professionale 15,8 19,3 27,6 29,4 Diploma 9,1 1 1 ,6 19,4 26,3 Laurea 2,3 1 ,8 6,6 8,1 Non so 1 ,7 2,0 1 ,0 1 ,2 Non indica 0,3

Base 4.000 2.000 1 .718 1.672

433

Page 436: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

52. Livello di soddisfazione nei confronti di alcuni aspetti o situazioni della vita

Molto/ Abbastanza 1983 1987 1992 1996

La salute in questo momento 90,9 92,5 92,2 85,0

L'aspetto fisico ND ND ND 79,6 La capacità di memoria

e di concentrazione ND ND ND 74,4 La capacità di prendere

decisioni ND ND ND 75,8 La tranquillità psicologica ND ND ND 70,4 Il suo tenore di vita 82,4 82,7 87,3 82,1 Il luogo in cui vive 78,7 78,4 78,2 79,0 La casa che ha 85,8 88,0 91 ,5 90,6 Le amicizie che ha 89,8 91 ,0 91 ,2 89,1 L'amore 75,3 73,5 Come si vive in Italia

oggi 40,9 47,4 52,3 44,0 Il modo di passare il

tempo libero 73,6 72,0 78,1 74,8 L'istruzione che ha

ricevuto o riceve 82,9 82,5 87,4 86,0 I rapporti con gli

altri giovani 88,2 90,8 92,1 91 ,7 I rapporti nella

famiglia 91 ,3 93,1 93,0 89,7 I rapporti con gli

insegnanti 69,5 68,7 62,4 58,7 Il lavoro che ha 85,8 73,9 84,3 51 ,7

Base 4.000 2.000 1 .718 1 .686 Risposte multiple

434

Page 437: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

53. l settori della ricerca scientifica prioritari a cui destinare i finanziamenti ed i settori che, invece, potrebbero avere stanziamenti ridotti

Darei la precedenza 1983 1987 1996

Ricerche per sfruttare le risorse agricole in modo da soddisfare i bisogni alimentari dell'umanità 56,2 43,8 34,5

Sicurezza della circolazione stradale 10,0 8,6 12,6 Meteorologia e controllo del clima 3,6 2,2 1 ,0 Riduzione e controllo degli inquinamenti 45,4 56,8 46,1 Esplorazione dello spazio 9,4 3 ,9 6,4 Sicurezza delle installazioni nucleari 18,8 26,6 15,7 Ricerche mediche e farmaceutiche 59,0 56,5 65,8 Metodi d'insegnamento e di educazione 1 1 ,6 13 ,6 23,2 Nuove fonti di energia (solare, marina ... ) 29,4 22,2 21 ,8 Armamento e difesa nazionale 4,7 1 ,9 2,5 Maggiore rapidità dei trasporti pubblici 4,7 2,8 4,1 Prevenzione e trattamento delle

intossicazioni da droga 46,3 36,6 34,3

Base 4.000 2.000 1.686 Risposte multiple

Limiterei o ridurrei 1983 1987 1996

Ricerche per sfruttare le risorse agricole in modo da soddisfare i bisogni alimentari dell'umanità 2,8 3 ,6 6,2

Sicurezza della circolazione stradale 13 ,6 8,3 9,4 Meteorologia e controllo del clima 26,9 28,8 39,4 Riduzione e controllo degli inquinamenti 0,8 2,8 2,3 Esplorazione dello spazio 35,5 44,9 42,0 Sicurezza delle installazioni nucleari 16,9 12,5 10,2 Ricerche mediche e farmaceutiche 0,8 1 ,4 1,0 Metodi d'insegnamento e di educazione 6,9 6,4 6,2 Nuove fonti di energia (solare, marina . . . ) 6,4 7,2 7,0 Armamento e difesa nazionale 54,8 61 ,5 54,5 Maggiore rapidità dei trasporti pubblici 22,7 15,5 24,8 Prevenzione e trattamento delle intossicazioni da droga 6,1 5,3 3 ,8

Base 4.000 2.000 1.686 Risposte multiple

435

Page 438: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

54. Pratica di uno sport in modo continuativo o abbastanza continuativo negli ultimi 12 mesi

No Sì

Base

1992

23,8 76,2

1 .718

1996

48,0 52,0

1 .686

55. Frequenza nella lettura della stampa

1987

Tutti i giorni o quasi 4-5 volte la settimana 1-3 volte la settimana Meno di l volta la settimana Mai o quasi mai

Base

1992

Tutti i giorni o quasi 4-5 volte la settimana 1-3 volte la settimana Meno di l volta la settimana Mai o quasi mai

Base Risposte multiple

Quotidiani Altri Settimanali Altri sportivi quotidiani informazione periodici

9,1 25,4 4,6 2,9 5,5 1 1 ,3 5,8 4,3

2 1 ,3 26,7 3 1 ,5 2 1 ,3 13,6 16,0 24,3 29,9 49,4 20,2 33,2 40,8

2.000

Quotidiani Altri Settimanali Altri Tele-sportivi quotidiani informazione periodici giornali

7,0 26,2 3,1 3,5 73,2 3 ,2 8,1 4,5 5,2 8,7

16,2 28,6 3 1 ,3 23,6 1 1 ,4 1 1 ,2 16,1 25,4 24,2 2,8 62,4 2 1 ,0 35,7 43,4 3,8

1 .7 1 8

436

Page 439: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

1996 Mai o l volta la quasi mai settimana

Quotidiano d'informazione 23,0 24,7 Quotidiano sportivo 66,6 16,5

Mai o l volta al quasi mai mese

Settimanali d'opinione 58,5 20,4 Settimanali familiari 61 ,9 15,7 Settimanali radiotelevisivi 45,0 13,7 Settimanali femminili 61 ,3 13,7 Settimanali scandalistici 82,9 10,0 Altri settimanali 84,8 6,6

Mai o Qualche quasi mai volta

Periodici mensili 50,5 29,5 Fumetti e rotocalchi giovanili 57,7 26,2

Base Risposte multiple

56. Ore dedicate al giorno alla visione della televisione

1987 1992

Mai o quasi mai ND 3,4 Meno di l ora 9,3 10,1 Da l a 2 ore 3 1 , 1 32,7 Da 2 a 3 ore 29,8 35,7 Da 3 a 4 ore 15,2 1 1 ,7 Da 4 a 5 ore 7,9 3,4 Più di 5 ore 6,6 2,9 Non indica 0,2

Base 2.000 1 .718

437

2-5 volte Tutti i gg. la settimana o quasi

27,6 10,5

2-3 volte al mese

12,2 1 1 ,2 12,8 14,1 4,4 3,8

Spesso

19,9 16,0

1 .686

24,7 6,4

Tutte le sett. o quasi

9,0 1 1 ,2 28,5 10,9 2,7 4,8

1996

2,4 8,1

29,2 33,9 17,0 5,8 3 ,6

1 .686

Page 440: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

57. Ore dedicate al giorno all'ascolto della radio

1987 1992 1996

Mai o quasi mai ND 22,1 12,5 Meno di l ora 37,3 22,5 21 ,1 Da l a 2 ore 22,4 19,5 22,7 Da 2 a 3 ore 12,2 12,0 13 ,0 Da 3 a 4 ore 8,2 7,7 9,3 Da 4 a 5 ore 6,3 4,8 6,6 Più di 5 ore 12,6 1 1 ,4 14,8 Non indica 1 , 1

Base 2.000 1 .718 1 .686

58. La frequenza di una serie di attività che si svolgono nel tempo libero (stima riguardante i tre mesi precedenti l'intervista)

1983 l o più l o più 1 ·2 volte Mai in volte la volte in 3 3 mesi

settimana al mese mesi

Ho fatto piccole riparazioni in casa 10,0 17,9 23,4 48,7 Ho lavorato nell'orto o nel giardino 8,4 9,3 7,3 75,0 Ho suonato uno strumento musicale 10,2 4,2 4,0 81,7 Ho ballato in casa nostra o in casa di amici 8,1 19,4 19,2 53,4 Ho ballato in un locale pubblico (discoteca) 14,0 22,5 16,3 47,2 Sono andato al cinema 12,6 32,2 20,4 34,9 Sono andato ad un concerto di musica leggera 1 ,1 6,4 15,3 77,2 Sono andato a teatro 0,8 2,6 6,4 90,4 Sono andato a vedere una manifestazione

sportiva 1 1 ,7 20,0 17,7 50,7 Sono entrato in un bar, caffè 68,3 17,9 7,6 6,3 Ho mangiato fuori casa in un ristorante, ecc. 19,5 33,8 21 ,3 25,5 Ho guidato un'automobile 42,1 5 ,9 3 ,9 48,3 Ho usato il treno anche fuori dal mio comune 10,0 13,7 18,8 57,5 Ho comperato dischi o cassette di musica

leggera 6,0 21 ,2 19,8 53,1 Ho comperato dischi o cassette di musica

classica 1,2 3,6 4,2 91,0 Ho usato un registratore o un giradischi 58,5 16,6 6,2 18,8 Sono andato in viaggio dormendo almeno

una volta fuori dal comune di residenza 6,9 17,8 33,9 41 ,3 Ho visitato mostre o manifestazioni culturali 2,0 1 1 ,9 20,9 65,3 Sono entrato in una biblioteca pubblica 3 ,7 9,0 1 1 ,0 76,4 Ho praticato attivamento uno sport 23,0 8,1 5,6 63,4 Ho ascoltato dischi o cassette di musica 68,2 15,1 5,3 1 1 ,6 Sono entrato in una libreria per comperare

libri (non di studio) 4,9 15,4 13,3 66,5

Base 2.000 Risposte multiple

438

Page 441: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

1987 l o più l o più 1-2 volte Mai io volte la volte in 3 3 mesi

settimana al mese mesi

Ho suonato uno strumento musicale 9,1 3 ,5 4,4 82,8 Ho ballato in un locale pubblico (discoteca) 15,3 20,0 22,2 42,5 Sono andato al cinema 10,6 3 1,5 26,9 30,8 Sono andato ad un concerto di musica leggera 0,4 3 ,6 1 1 ,4 84,5 Sono andato ad un concerto di musica classica 0,3 1 , 1 2,8 95,5 Sono andato a teatro 0,3 3 ,4 9,2 86,7 Sono andato a vedere una manifestazione

sportiva 8,8 15,7 17,5 57,7 Ho comperato dischi o cassette di musica

leggera 4,0 18,3 24,9 52,6 Ho comperato dischi o cassette di musica

classica 0,4 2,3 3 ,7 93,3 Sono andato in viaggio dormendo almeno

una volta fuori dal comune di residenza 2,5 8,4 24,9 64,0 Ho visitato un museo o una mostra d'arte 0,5 4,3 16,9 77,9 Ho partecipato ad un convegno o ad un

dibattito culturale 0,5 3 ,3 9,5 86,5 Sono entrato in una biblioteca pubblica 4,0 8,0 14,3 73,2 Ho praticato attivamente uno sport 27,3 7,8 5,6 59,0 Ho ascoltato dischi o cassette di musica

leggera 60,6 14,0 6,5 18,9 Ho ascoltato dischi o cassette di musica

classica 6,5 5,8 5,7 81,7 Sono entrato in libreria per comperare libri

non di studio 2,1 9,9 16,6 71 , 1 Ho letto libri non di studio 1 1 ,5 19,6 24,4 44,0

Base 2.000 Risposte multiple

439

Page 442: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

1992 l o più l o più 1-2 volte Mai in volte la volte in 3 3 mesi

settimana al mese mesi

Ho suonato uno strumento musicale 13,7 3,8 4,4 78,1 Ho ballato in un locale pubblico (discoteca) 15,5 23,3 26,3 34,9 Sono andato al cinema 10,0 33,7 27,4 28,9 Sono andato ad un concerto di musica leggera 0,7 3 ,7 10,5 85,0 Sono andato ad un concerto eli musica classica 0,4 2,0 3 ,7 93,9 Sono andato a teatro 0,9 6,6 18,3 74,2 Sono andato a vedere una manifestazione

sportiva 8,1 17,1 20,4 54,4 Sono andato in viaggio dormendo almeno

una volta fuori dal comune di residenza 3 ,1 1 1 ,5 29,1 56,2 Ho visitato un museo o una mostra d'arte 1 ,0 6,1 21 ,2 71 ,7 Ho partecipato ad un convegno o ad un

dibattito culturale 1,4 5,6 14,6 78,3 Sono entrato in una biblioteca pubblica 8,7 12,8 16,5 62,0 Ho praticato attivamento uno sport 36,0 8,6 5,3 50,1 Ho ascoltato dischi o cassette di musica

leggera 75, 1 9,4 3,9 1 1 ,6 Ho ascoltato dischi o cassette di musica

classica 13,6 9,5 9,0 67,9 Sono entrato in libreria per comperare libri

(non di studio) 3 ,9 15,3 21 ,2 59,7 Ho letto libri (non di studio) 12,2 23,9 27,7 36,1

Base 1.718 Risposte multiple

440

Page 443: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

1996 l o più l o più 1 -2 volte Mai in volte la volte in 3 3 mesi

settimana al mese mesi

Ho suonato uno strumento musicale 14,7 3 , 1 6,5 75,7 Ho ballato in un locale pubblico (discoteca) 15,7 26,3 29,2 28,8 Sono andato al cinema 7,7 33,6 32,1 26,6 Sono andato ad un concerto di musica leggera 0,6 4,4 1 1 ,1 83,9 Sono andato ad un concerto di musica classica 0,3 0,7 3 ,0 96,0 Sono andato a teatro 0,7 6,0 15,1 78,2 Sono andato a vedere una manifestazione

sportiva 9,7 16,5 20,2 53,6 Ho visitato un museo o una mostra d'arte 0,5 7 ,4 2 1 ,9 70,2 Ho partecipato ad un convegno o ad un

dibattito culturale 1 , 1 5 ,2 15,2 78,6 Sono entrato in una biblioteca pubblica 10,1 16,3 16,8 56,8 Ho praticato attivamento uno sport 36,9 7,9 7,5 47,7 Ho ascoltato dischi o cassette di musica

leggera 67,5 12,1 6,6 13,8 Ho ascoltato dischi o cassette di musica

classica 8,7 10,1 1 1 ,3 70,0 Sono entrato in libreria per comperare libri

(non di studio) 5,8 17,4 22,7 54,2

Base 1 .686 Risposte multiple

441

Page 444: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

59.

Op

inio

ni s

u az

ioni

che

pos

sono

ess

ere

rite

nute

dev

iant

i ne

lla

soci

età

1983

Q

uest

a co

sa è

Q

uest

a co

sa è

A

lei

que

sta

cosa

pi

ù sp

esso

am

mis

sibil

e po

treb

be c

apit

are?

cr

itic

ata

No

Non

so

Via

ggia

re s

ui t

rasp

orti

pub

blic

i se

nza

paga

re

79,5

26

,3

34,9

46

,2

19,0

F

umar

e oc

casi

onal

men

te m

ariju

ana

90,1

26

,9

9,2

81,

6 9,

2 D

ivor

ziar

e 65

,0

73,8

23

,9

27,7

48

,4

Ubr

iaca

rsi

78,6

49

,8

30,2

49

,0

20,8

A

ssen

tars

i d

al la

voro

qua

ndo

no

n s

i è

realm

ente

am

mal

ati

77,6

28

,6

25,3

50

,9

23,8

P

rend

ere

qual

cosa

in

un n

egoz

io s

enza

pag

are

91,

8 10

,9

6,6

85,1

8,

3 A

vere

rap

port

i se

ssual

i sen

za e

sser

e sp

osat

i 52

,4

79,9

59

,4

20,4

20

,2

Far

e a

bott

e pe

r fa

r va

lere

le

prop

rie

ragi

oni

66,6

35

,7

24,8

55

,4

19,8

C

omba

tter

e p

er il

pro

prio

Pae

se i

n gu

erra

25

,3

77,5

4

1,7

27,2

3

1,1

Dic

hiar

are

al fi

sco

men

o di

quan

to s

i gua

dagn

a 74

,3

24,9

15

,3

57,5

27

,2

Ave

re e

sper

ienz

e om

oses

sual

i 88

,2

36,7

3,

3 89

,2

7,5

Viv

ere

insi

eme

sen

za e

sser

e sp

osat

i 63

,8

76,2

34

,6

35,4

30

,0

Pre

nder

e dr

oghe

pes

anti

95

,2

8,8

1,4

94,3

4,

3 A

bort

ire

72,1

57

,6

13,8

57

,1

29,1

Su

icid

arsi

84

,2

21,

8 2,

9 86

,1

11,0

So

spen

dere

le c

ure

nece

ssar

ie p

er l

a so

ppra

vviv

enza

di u

n am

mal

ato

74,2

39

,9

12,5

56

,8

30,7

A

vere

un

a re

lazi

one

con

un

a pe

rson

a sp

osat

a 82

,4

53,0

22

,6

43,9

33

,5

Bas

e 2.

000

Risp

oste

mul

tipl

e

Page 445: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

198

7

Que

sta

cosa

è

Que

sta

cosa

è

A le

i qu

esta

cos

a pi

ù sp

esso

am

mis

sib

ile

potr

ebbe

cap

itar

e?

crit

icat

a Sì

N

o N

on s

o

Via

ggia

re s

ui t

rasp

orti

pub

blic

i se

nza

paga

re

74

,6

25

,5

34

,2

45

,5

20

,4

Fu

mar

e oc

casi

onal

men

te m

ariju

ana

91,

1 2

0,8

6

,3

85

,5

8,3

D

ivor

ziar

e 6

6,0

7

4,1

2

1,6

3

0,0

4

8,5

U

bri

acar

si

78

,5

49

,6

27

,0

50

,8

22

,3

Ass

enta

rsi

dal l

avor

o qu

ando

non

si

è re

alm

ente

am

mal

ati

72

,8

32

,2

28

,1

49

,6

22

,4

Pre

nder

e qu

alco

sa i

n un

neg

ozio

sen

za p

agar

e 9

1,9

9

,3

5,1

8

7,3

7

,7

Ave

re r

appo

rti

sess

uali

sen

za e

sser

e sp

osat

i 5

0,0

7

9,8

5

7,5

2

0,5

2

2,1

F

are

a bo

tte

per

far

vale

re l

e pr

opri

e ra

gion

i 7

0,4

3

3,7

2

4,3

5

6,4

19

,4

Dic

hiar

are

al f

isco

men

o di

qu

anto

si

guad

agna

7

2,3

2

8,7

14

,8

59

,6

25

,6

Ave

re e

sper

ienz

e om

oses

suali

9

1,6

3

0,9

1

,6

94

,9

3,6

V

iver

e in

siem

e se

nza

esse

re s

posa

ti

61,

7

79

,0

34

,7

35

,2

30

,2

Pre

nder

e dr

oghe

pes

anti

9

6,1

6

,7

0,9

9

6,3

2

,9

Abo

rtir

e 7

5,4

5

1,8

16

,2

58

,1

25

,8

Sosp

ende

re l

e cu

re n

eces

sari

e p

er la

so

ppra

vviv

enza

di u

n am

mal

ato

79

,0

34

,3

12,4

5

9,0

2

8,7

A

vere

una

rel

azio

ne c

on u

na p

erso

na s

pos

ata

82

,1

49

,3

19,2

5

0,4

3

0,4

P

rodu

rre

dann

i a

beni

pub

blic

i 9

0,1

6

,2

3,2

9

0,0

6

,9

Bas

e 2

.00

0

Risp

oste

mul

tipl

e

Page 446: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

1992

Q

uest

a co

sa è

Q

uest

a co

sa è

A

lei

ques

ta c

osa

più

spes

so

amm

issi

bile

po

treb

be c

apit

are?

cr

itic

ata

No

Non

so

Via

ggia

re s

ui t

rasp

orti

pub

blic

i se

nza

paga

re

64,6

35

,1

49,0

38

,0

13,1

F

umar

e oc

casi

onalm

ente

mar

ijuan

a 88

,7

27,6

11

,6

80,9

7,

5 D

ivor

ziar

e 62

,1

78,6

26

,4

27,2

46

,4

Ubr

iaca

rsi

77,5

49

,2

30,9

5

1,4

17,8

A

ssen

tars

i d

al la

voro

qua

ndo

no

n s

i è

real

men

te am

mal

ati

67,1

38

,3

34,5

44

,1

21,

4 P

ren

dere

qua

lcos

a in

un

neg

ozio

sen

za p

agar

e 90

,2

9,3

6,5

87,3

6,

2 A

vere

rap

port

i se

ssua

li s

enza

ess

ere

spos

ati

40,9

84

,9

66,4

15

,6

17,9

F

are

a bo

tte

per

far

vale

re l

e pr

opri

e ra

gion

i 67

,2

31,

6 24

,3

59,9

15

,8

Far

e a

bott

e co

n i

tifo

si di

un

a sq

uadr

a aw

ersa

ria

90,7

7,

0 5,

7 88

,4

5,9

Dic

hiar

are

al f

isco

men

o di

qua

nto

si g

uada

gna

70,8

28

,3

16,0

62

,2

21,

8 A

vere

esp

erie

nze

omos

essu

ali

91,

5 40

,8

1,5

95,6

2,

9 V

iver

e in

siem

e se

nza

esse

re s

posa

ti

57,2

77

,9

42,9

34

,1

22,9

P

ren

dere

dro

ghe

pesa

nti

97,5

7,

7 1,

4 96

,7

1,9

Suic

idar

si

83,4

18

,6

1,9

89,3

8,

8 A

bort

ire

78,8

47

,5

12,9

59

,6

27,5

U

ccid

ere

un n

emic

o in

gue

rra

com

batt

endo

per

il

prop

rio

Pae

se

30,3

55

,7

23,2

5

1,8

25,0

A

vere

una

rel

azio

ne c

on u

na p

erso

na s

posa

ta

81,8

48

,0

21,

1 50

,2

28,7

P

rodu

rre

dan

ni a

ben

i pu

bblic

i 88

,8

3,6

2,9

92,3

4,

8

Bas

e 1.

718

R

ispo

ste

mul

tipl

e

Page 447: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

199

6

Que

sta

cosa

è

Que

sta

cosa

è

A le

i qu

esta

cos

a p

iù s

pess

o am

mis

sibi

le

potr

ebbe

cap

itar

e?

crit

icat

a Sì

N

o N

on s

o

Via

ggia

re s

ui t

rasp

orti

pub

blic

i se

nza

paga

re

62

,7

36

,8

48

,8

34

,3

17,0

F

umar

e oc

casi

onal

men

te m

ariju

ana

85

,7

38

,6

19,3

6

9,0

1

1,7

D

ivor

ziar

e 6

6,3

7

7,0

2

4,8

2

4,7

5

0,4

U

bria

cars

i 7

8,5

5

6,0

3

9,9

3

9,9

2

0,2

A

ssen

tars

i d

al la

voro

qua

ndo

non

si

è re

alm

ente

am

mal

ati

68

,7

31

,1

26

,8

46

,0

27

,2

Pre

nder

e qu

alco

sa in

un

nego

zio

senz

a pa

gare

8

9,9

6

,5

7,0

8

5,9

7

,1

Ave

re r

appo

rti

sess

uali

sen

za e

sser

e sp

osat

i 4

1,9

8

7,8

7

3,0

1

1 ,9

15

,2

Far

e a

bott

e p

er f

ar v

aler

e le

pro

prie

rag

ioni

6

9,0

2

6,3

19

,5

62

,0

18,5

F

are

a bo

tte

con

i tif

osi

di u

na

squa

dra

awer

sari

a 8

8,7

7

,6

6,0

8

6,3

7

,7

Dic

hiar

are

al f

isco

men

o di

qua

nto

si g

uada

gna

71,

1 2

5,3

14

,2

59

,7

26

,1

Fum

are

taba

cco

31

,1

85

,7

49

,5

39

,1

11

,4

Ave

re e

sper

ienz

e om

oses

sual

i 8

9,9

4

9,5

2

,3

92

,6

5,1

V

iver

e in

siem

e se

nza

esse

re s

posa

ti

52

,7

84

,1

48

,9

26

,7

24

,3

Pre

nde

re d

rogh

e pe

sant

i 9

6,1

8

,2

2,1

9

3,4

4

,5

Abo

rtir

e 8

0,8

5

1,0

14

,8

54

,3

31

,0

Ave

re u

na r

elaz

ione

con

una

per

sona

spo

sata

8

3,4

4

5,8

19

,5

51,

4

29

,1

Pro

durr

e da

nni

a be

ni p

ubbl

ici

87

,1

4,9

3

,8

90

,8

5,4

Bas

e 1

.68

6

Risp

oste

mul

tipl

e

Page 448: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Distribuzione territoriale delle interviste

1983 1987 1992 1996

Piemonte e Val d'Aosta 7 ,0 7,3 7,4 6,2 Liguria 2,3 2,7 2,5 2,1 Lombardia 16,0 15,2 15,0 13,9 Trentina-Alto Adige 1 ,5 1 ,8 1 ,7 1,3 Veneto 8,0 8,0 7,7 8,4 Friuli-Venezia Giulia 2,3 1,9 1 ,9 2,1 Emilia-Romagna 6,5 6,2 6,0 5,0 Toscana 5 ,9 5,5 5,5 4,4 Marche 2,2 2,2 1 ,9 2,4 Umbria 1 ,7 1,4 1 ,1 1 ,1 Lazio 7 ,8 9,1 9,3 9,1 Abruzzo e Molise 2 ,6 2,7 1 ,9 2,8 Campania 10,8 1 1 , 1 12,5 13,0 Puglia 8,7 7,6 8,4 8,7 Basilicata 3 ,2 1 ,2 1 ,2 1 ,3 Calabria 2,8 4,2 3,9 4,5 Sicilia 7 ,6 9,2 9,3 10,4 Sardegna 3,0 3 ,2 3,0 3 ,4

Base 4.000 2.000 1.718 1 .686

446

Page 449: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Page 450: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 451: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

AA.VV. 1986 Ipotesi sui giovani, Roma, Borla. Accornero, A. e Cannignani, F. 1986 I paradossi della disoccupazione, Bologna, n Mu­

lino. Almond, G. e Verba, S. 1963 The Civic Culture. Politica! Attitudes and Demo­

cracy in Five Nation, Princeton, Princeton Univer­sity Press.

Anders, G. 1982 Sport and youth culture, in «International Journal

of Sport Sociology», 17.

Bagnasco, A. 1994 L'associazionismo, in P. Ginsborg, Stato dell'Italia,

Milano, n Saggiatore. 1996 L'Italia in tempi di cambiamento politico, Bologna,

Il Mulino. Bishop, Y.M.M., Fienberg, E.F. e Holland, P.W. 1976 Discrete multivariate analysis, Cambridge (Mass.),

The MIT Press. Boudon, R. 1986 L'idéologie ou l'origine des idées reçues, Paris, Fa­

yard. Braghin, P. (a cura di) 1978 Inchiesta sulla miseria in Italia (1 951-1952), Tori­

no, Einaudi. Bucchi, M. 1996 When Scientists T urn to the Public: Alternative

Routes in Science Communication, in «Public Un­derstanding of Science», 5 .

1997 a La salute e i mass media, in «Dynamis», 17.

449

Page 452: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

1997b Scienza, industria e ambiente: i giovani lombardi di fronte al futuro, in «Quaderni IARD», l .

1997c A public explosion: Big Bang theory in the UK dai­ly press, in C. von Grote (ed. ) , The Public Under­standing o/ Science and Technology, Chicago, Chi­cago University Press.

Buzzi, C. 1993 Trasgressione, devianza e droga, in Cavalli e de

Lillo [ 1993 ] . 1994a La salute del futuro, Bologna, Il Mulino. 1994b I giovani e l'ecologia, in «Quaderni IARD», 4.

Caciagli, M. 1993 Tra internazionalismo e localismo, in «Meridiana»,

16. Calabrò, A. 1996 Una giornata qualsiasi. Il tempo libero delle donne,

Salerno, Ripostes. Carnevali, G. 1996 Nazionalismo e federalismo, Torino, UTET. Cartocci, R. 1994 Tra Lega e Chiesa, Bologna, Il Mulino. Cartocci, R. 1996 L'Italia unita dal pOpulismo, in «Rassegna Italiana

di Sociologia», 2 . Cavalli, A. 1984 La devianza e la droga, in Cavalli et al. [1984] . 1988 Devianza e trasgressioni, in Cavalli e de Lillo

[1988] . Cavalli, A. (a cura di) 1985 Il tempo dei giovani, Bologna, Il Mulino. 1990 I giovani del mezzogiorno, Bologna, Il Mulino. Cavalli, A. e de Lillo, A. (a cura di) 1988 Giovani anni '80. Secondo rapporto IARD sulla con­

dizione giovanile in Italia, Bologna, Il Mulino. 1993 Giovani anni '90. Terzo rapporto IARD sulla condi­

zione giovanile in Italia, Bologna, Il Mulino. Cavalli, A. e Galland, O. (a cura di) 1996 Senza /retta di crescere, Napoli, Liguori.

450

Page 453: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Cavalli, A. et al. 1984 Giovani oggi, Bologna, n Mulino. CENSIS - Grinzaneletture 1996 Rapporto su giovanz; giornali e giornalismo. Chiesi, A.M. 1989 Indagine demoscopica sui lavoratori dipendenti

lombardi. Rilevazione 1988, in «IRES/Papers», 19. Clark, C.S. 1994 La violenza in tv, in K. Popper e ]. Condry, Catti­

va maestra televisione, Milano, Reset-Donzelli. Coakley, ]. e White, A. 1992 Making decisions: gender and sport participation

among British Adolescents, in «Sociology of Sport Journal», 9.

Cobalti, A. e Schizzerotto, A. 1994 La mobilità sociale in Italia, Bologna, n Mulino. Collins, R. 1979 The credential society, New York, Academic

Press. Colucci, C. 1984 Giovanz; istituzioni e temporalità, Milano, F. An­

geli.

de Lillo, A. 1993 Orientamenti di valore e immagini della società, in

Cavalli e de Lillo [1993 ] . De Rycke, L. 1995 Sportparticipatie en welbevinden bij adolescenten

geslachts - en lee/tzjdsverschillen, in «Tijdschrift voor Sociologie», 16.

Diamanti, I. 1994 Localismo, in «Rassegna Italiana di Sociologia», 3 . 1995 La Lega. Geografia, storia e sociologia di un sogget-

to politico, Roma, Donzelli (nuova ed. ) . 1996 Il Male del Nord, Roma, Donzelli. Diamanti, I . , Dieckhoff, A., Lazar, M., Musiedlak, D. 1994 L'Italie, une nation en suspens, Bruxelles, Editions

Complexe.

451

Page 454: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Diamanti, I. e Segatti, P. 1994 Orgogliosi di essere italiani, in «LiMes», 4. Douglas, M. 1991 Come percepiamo il pericolo. Antropologia del ri­

schio, Milano, Feltrinelli. Douglas, M. e Isherwood, B. 1984 Il mondo delle cose. Oggett� valorz; consumo, Bo­

logna, li Mulino. Dunning, E. 1986 The dynamics o/ modern sport: notes on achieve­

ment-striving and the social signi/icance o/ sport, in J. Hargraves (ed.) , Sport, power and culture, Oxford, Polity Press.

Easton, D. 1965 A System Analysis o/ Politica! Li/e, Chicago, Chi­

cago University Press. 1975 A Re-Assessment o/ the Concept o/ Politica! Sup­

port, in «British J ournal of Politica! Science», 5. Einsediel, E.F. 1994 Menta! maps o/ science: knowledge and attitudes

among Canadian adults, in «lnternational Journal of Public Opinion», 6 .

EURISPES

1996 Rapporto Italia 1996. EUROSTAT

1995 Labour Force Survey 1993, Luxemburg. Evans, G. e Durant, J. 1995 The relationship between knowledge and attitudes

in the public understanding o/ science in Britain, in <<Public Understanding of Science», 4.

Featherstone, M. 1987 Leisure, symbolic power and the li/e course, in J.

Horne et al. (eds.) , Sport, leisure, and social rela­tions, in «Sociological Review Monograph», 33 .

Galli della Loggia, E. 1996 La morte della patria, Roma-Bari, Laterza.

452

Page 455: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Gambetta, D. 1987 Were They Pushed or Did They Jump? Individua!

Decision Mechanisms in Education, Cambridge, Cambridge University Press; trad. it. Per amore o per forza? Le decisioni scolastiche individuali, Bo­logna, n Mulino, 1990.

Garelli, F. 1984 La generazione della vita quotidiana, Bologna, n

Mulino. 1991 Religione e chiesa in Italia, Bologna, Il Mulino. Garelli, F. e Offi, M. 1996 Fedi di fine secolo. Paesi occidentali e orientali a

confronto, Milano, F. Angeli. Gasperoni, G. 1996 Diplomati e istruiti. Rendimento scolastico e istru-

zione secondaria superiore, Bologna, Il Mulino. Ginsborg, P. 1994 Stato dell'Italia, Milano, n Saggiatore. Goffman, E. 1967 Where the action is, in E. Goffman, Interaction

Ritual, Garden City, Doubleday; trad. it. Il rituale dell'interazione, Bologna, n Mulino, 1988.

Granovetter, M. 1974 Getting a Job. A Study o/ Contacts and Careers,

Cambridge (Mass.) , Harvard University Press. Grieco, M. 1987 Keeping in the Family: Social networks and Em­

ployment Chance, London, Tavistock.

Hasbrook, C. 1986 The sport participation - social class relationship:

some recent youth sport participation data, in «So­ciology of Sport Journal», 3 .

Hendry, L.B. et al. 1993 Young people's leisure and li/estyles, London,

Routledge. Hoffmann-Lange, U. (Hrsg.) 1995 ]ugend und Demokratie in Deutschland, Leske-Bu­

drich, Opladen.

453

Page 456: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Inglehart, R. 1977 The Silent Revolution in Europe: Changing Values

and Politica! Styles Among Western Publics, Prin­ceton, Princeton University Press; trad. it. La rivo­luzione silenziosa, Milano, Rizzoli, 1983 .

1983 La rivoluzione silenziosa, Milano, Rizzoli. 1990 Cultura! Shi/t in Advanced Industria! Society, Prin­

ceton, Princeton University Press; trad. it. Valori e cultura politica nella società industriale avanzata, Vicenza, Liviana, 1993 .

IReR 1993 Social Survey in Lombardia, Milano, F. Angeli. lSMU

1997 Secondo rapporto sulle migrazioni 1996, Milano, F. Angeli.

lSPO

1995 Cosa fa la gente con la TV. I sentimentz: il vissuto e le opinioni degli italiani verso la televisione.

lSTAT Indagine trimestrale sulle forze di lavoro, diverse rilevazioni, Roma.

1986 Indagine sulla lettura e sugli altri aspetti del tempo libero (1984), in «Note e relazioni».

1994 Indagine multiscopo sulle famiglie.

Jacobi, D. e Schiele, B. 1988 Vulgariser la Science: le procès de l'ignorance, Pa-

ris, Champ V allon.

Knoke, D. e Burke, P.J. 1980 Log-linear models, Beverly Hills-London, Sage. Kohr, H.U. 1992 Zeit-, Lebens- und Zukunftorientierungen, in «}u­

gendwerk der Deutschen Shell, Jugend '92», IV, Opladen, Leske-Budrich.

Korinman, M. 1993 Euroregioni o nuovi Uinder?, in «LiMes», 4 .

454

Page 457: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Lanaro, S . 1996 Patria, Padova, Marsilio. Leccardi, C. 1996 Futuro breve. Le giovani donne e il futuro, Torino,

Rosenberg & Sellier. Levi, G. e Schmitt, J-C. (a cura di) 1994 Storia dei giovani, Roma-Bari, Laterza.

Martelli, S . 1996 Videosocializzazione. Progetti educativi e nuovi me-

dia, Milano, F. Angeli. Melucci, A. 1982 L'invenzione del presente, Bologna, n Mulino. Merton, R. 1959 Teoria e struttura sociale, Bologna, n Mulino. Miller, S.R. 1994 Wrinkles, ripples and /ireballs: cosmology on the

front page, in «Public Understanding of Science», 3 . Morcellini, M. 1988 Spettacolo e consumi culturali, in G.B. Sgritta (a

cura di) , Immagini della società italiana, Roma, lSTAT-AIS.

1992 Passaggio al futuro. La socializzazione nell'età dei mass media, Milano, F. Angeli.

1996 Se cessiamo di essere formazione. Il destino della socializzazione nell'età dei vecchi e nuovi media, Relazione al Convegno «Il bambino cattivo», Ca­stiglioncello, maggio.

0ECD 1995 Education at a Glance: OECD Indicators, Paris,

0ECD.

Parlebas, P. 1986 Eléments de sociologie du sport, Paris, PuF. Putnam, R.D. 1993 Making Democracy Work, Princeton, Princeton

University Press; trad. it. La tradizione civica nelle regioni italiane, Milano, Mondadori, 1993 .

455

Page 458: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Rai-Servizio Opinioni, Pianeta teen-agers, Indagini Eurisko 1989, 1990, 1992.

Rampazi, M. 1991 Le radici del presente. Storia e memoria nel tempo

delle giovani donne, Milano, F. Angeli. Rampini, F. 1995 L'Italia svalutata: un pirata in Europa, in «il Muli­

no/Europa», l . Reyneri, E. 1996 Sociologia del mercato del lavoro, Bologna, n Mu­

lino. Ricolfi, L. 1984a Il paradigma della reversibilità, in A. Tarozzi e G.

Bongiovanni (a cura di) , Le imperfette utopie, Mi­lano, F. Angeli.

1984b Associazionismo ' e partecipazione politica, in AA.VV., Giovani oggi. Indagine IARD sulla condi­zione giovanile in Italia, Bologna, n Mulino.

1993 Associazionismo e partecipazione politica, in Cavalli e de Lilla [1993 ] .

1994 Le/t, Voice & God. Riflessioni sulla geometria del mercato elettorale, in «Micro & Macra Marke­ting», III, l .

1996a La geometria del mercato elettorale, in «Politica! Trend», 4 .

1996b Quali Italie? Vecchie e nuove fratture territoriali, in «Rassegna Italiana di Sociologia», 2 .

Riso, M. 1996 Parlare del tempo. Le previsioni meteorologiche in

televisione e sui giornali, Tesi di laurea, DAMS, Bologna.

Romanelli, R. 1991 Le radici storiche del localismo italiano, in «il Mu-

lino», 4. Romano, R. 1993 Paese Italia, Roma, Donzelli. Rostan, M. 1993 Temi e problemi della condizione giovanile in Italia.

456

Page 459: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Gli orientamenti religiosi, in «Quaderni IARD», l . Rusconi, G.E. 1993 Se cessiamo di essere una nazione, Bologna, Il Mu-

lino. 1996 Immagini dell'Italia, in «il Mulino», 3 . 1997 Patria e Repubblica, Bologna, Il Mulino.

Sciolla, L. 1995 La natura delle credenze religiose nelle società com­

plesse, in «Rassegna italiana di sociologia», XXXVI, 4.

Sciolla, L. e Ricolfi, L. 1981 Fermare il tempo, in «Inchiesta», 54. Scraton, S. 1987 Boys muscle in where girls /ear to tread - girls'

subcultures and physical activities, in J. Horne et al. (eds . ) , Sport, leisure, and social relations, cit.

Segatti, P. 1990 La partecipazione associativa, in Cavalli [1990] . 1996 Una nazione di compaesani, in A.M.L. Parisi e

H.M.A. Schadee (a cura di) , Sulla soglia del cam­biamento. Elettori e partiti alla /ine della prima Repubblica, Bologna, TI Mulino.

Simmel, G. 1984 La filosofia del denaro, Torino, UTET (ed. or. Phi­

losophie des Geldes Berlin, Duncker & Humbolt, 1900) .

Sisjord, M. 1994 Youth sport and social strati/ication, paper presen­

tato al Congresso dell'International Sociological Association, Bielefeld.

Statera, G. (a cura di) 1989 Rapporti sui minori, Milano, F. Angeli. 1991 Rapporti sui minori, Milano, F. Angeli. Statera, G., Bentivegna, S. e Morcellini, M. 1990 Crescere con lo spot, Torino, Nuova ERI. Stensaasen, S. 1980 Active and passive sport interests o/ adolescents, in

«Scandinavian Journal of Education Research», 24.

457

Page 460: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Tabboni, S . 1992 Costruire nel presente. Le giovani donne, il tempo

e il denaro, Milano, F. Angeli. Tichenor, P. et al. 1970 Mass media flow and di/ferential growth in know-

ledge, in «Public Opinion Quarterly>>, 34. Trigilia, C. (a cura di), 1994 Nord e Sud: se il Belpaese si spezza, in «LiMes», 4. 1995 Cultura e sviluppo. L'associazionismo nel mezzo-

giorno, Roma, Donzelli.

Vanandruel, M., Amerio, P. , Stafseng, O. e Tap, P. 1995 Young people and associations in Europe, Council

of Europe Publishing, Strasbourg Cedex. Viroli, M. 1995 Per amore della Patria, Roma-Bari, Laterza.

Woolgar, S. 1988 Science: The very idea, London, Ellis. Wynne, B. 1992 Misunderstood misunderstandings: social identities

and public uptake o/ science, in «Public understan­ding of Science», l .

1995 Public Understanding o/ Science, in Jasanoff et al. (ed.) , Science Technology and Society Handbook, Thousand Oaks, Sage.

Y ows, S.R. et al. 1991 Predicting cancer knowledge, in G. Kreps e C.

Atkin (eds . ) , Communicating to promote health, in «Monographic issue of the American behavioural Scientist», 34.

458

Page 461: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 462: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Finito di stampare nel mese di settembre 1997 dalla Litosei, via Bellini 22/4, Rastignano, Bologna

Fotocomposizione: Centro Immagine - Capannori (Lu)

Page 463: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

STUDI E RICERCHE

ultimi volumi pubblicati:

3 6 1 . Carlo Carraro - Marzio Galeotti, Ambiente, occupazione e progresso tecnico: un modello per l'Europa

362. Nicola Negri - Chiara Saraceno, Le politiche contro la povertà in Italia

363. Gruppo di Firenze, Europa: l'impossibile status quo

364. Centre for Economie Policy Research, Europa: l'integrazione flessibile

·

365. Bruno Luverà, Oltre il confine. Regionalismo europeo e nuovi nazionalismi in Trentina Alto Adige

366. �n�rea Monorchio, La finanza pubblica italiana dopo la svolta del 1 992

367. Eugenio Somaini, Equità e rz/orma del sistema pensionistico

3 68. Sabino Cassese - Claudio Franchini, I garanti delle regole

3 69. Il gigante dai piedi di argilla. La crisi del regime partitocratico in Italia, a cura di Maurizio Cotta e Pierangelo Isernia

370. Competizione e giustizia. Terzo rapporto CNEL sulla distri­buzione e redistribuzione del reddito in Italia, a cura di Nico­la Rossi

3 7 1 . La distribuzione commerciale in Italia, a cura d i Luca Pellegrini

3 72. Pensioni e risana mento della finanza pubblica, a cura di Fiorella Padoa Schioppa Kostoris

373 . Gian Paolo Barbetta, Senza scopo di lucro. Dimensioni econo­miche, legislazione e politiche del settore nonprofit in Italia

374. L'evoluzione delle industrie ad alta tecnologia in Italia. Entrata tempestiva, declino e opportunità di recupero, a cura di Camillo Bussolati, Franco Malerba e Salvatore Torrisi

3 75. Luca Beltrametti, Il debito pensionistico in Italia. Significato, dimensioni e implicazioni

376. Nerina Dirindin, Chi paga per la salute degli italiani?

377. La finanza pubblica italiana. Rapporto 1996, a cura di Luigi Bernardi

Page 464: Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia

378. Giacinto della Cananea, Indirizzo e controllo della finanza pubblica

379. Mauro Magatti, Corruzione politica e società italiana

3 80. Sabino Cassese - Bernardo Giorgio Mattarella, Democrazia e cariche pubbliche

3 8 1 . Carlo Baccetti, Il PDS. Verso un nuovo modello di partito ?

382. Marco T archi, Dal MSI ad AN. Organizzazione e strategie

383 . CER-IRS, Più tecnologia, più concorrenza. Ottavo rapporto sull'industria e la politica industriale italiana

3 84. Roberto D'Alimonte - Stefano Bartolini, Maggioritario per caso. Le elezioni politiche del 1996

3 85. Rodolfo Lewanski, Governare l'ambiente. Attori e processi della politica ambientale

386. Aldo Piperno, Mercati assicurativi e istituzioni. La previdenza sanitaria integrativa

387. Regionalismo e multilateralismo negli scambi mondiali, a cura di Enzo Grilli e Enrico Sassoon

3 88. L'istruzione in Italia: solo un pezzo di carta? Una ricerca pro­mossa dall'Associazione «Etica ed economia», a cura di Nicola Rossi

3 89. Sebastiano Brusco - Giovanni Solinas, Competitività e parteci­pazione. Una proposta di politica del lavoro

390. Paolo De Sandre - Fausta Ongaro - Rosella Rettaroli - Silvana Salvini, Matrimonio e figli: tra rinvio e rinuncia

3 9 1 . Bino Olivi - Bruno Somalvico, La fine della comunicazione di massa

3 92. Giovani e generazioni. Quando si cresce in una società etica­mente neutra, a cura di Pierpaolo Donati e Ivo Colozzi

393 . Giuseppe Dematteis - Piero Bonavero, Il sistema urbano ita­liano nello spazio unz/icato europeo

3 94. Gustavo De Santis, Demografia ed economia

3 95. La finanza pubblica italiana. Rapporto 1997, a cura d i Luigi Bernardi

396. Associazione Disiano Preite, Rapporto sulla società aperta

397. Nuove prospettive per la cooperazione allo sviluppo, a cura di Giorgio Barba Navaretti e Riccardo Faini

398. Giovani verso il duemila. Quarto rapporto IARD sulla condi­zione giovanile in Italt'a, a cura di Carlo Buzzi, Alessandro Cavalli e Antonio de Lillo