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FOGLIO DI INFORMAZIONE INTERPARROCCHIALE PARROCCHIE DI MOGLIANO VENETO www.parrocchiemogliano.it Collaborazione Pastorale di: Cuore Immacolato di Maria, Sacro Cuore, S. Antonio, S.Carlo, S. Elena Imperatrice, S. Marco, S. Maria Assunta, SS. Teonisto e Comp. Martiri Ad ognuno di noi, Gesù, tu chiedi di essere come Giovanni il Battista, un profeta che ti rende testimonianza, ma che si fa anche da parte perché solo tu sei la luce, mentre noi ci limitiamo ad essere un tuo raggio, un flebile riverbero della tua parola, della tua forza. Tu ci domandi di riconoscere la grandezza di un progetto che non possiamo abbracciare. Di farlo con umiltà, rallegrandoci del nostro ruolo, senza invasioni di campo, senza pretendere di occupare la scena, di rimanere sotto i riflettori, di svolgere la parte principale. Sei tu, Gesù, che salvi, che strappi alle forze del male e noi siamo solo strumenti inadeguati, di cui ti servi per raggiungere i fratelli, anche quelli più lontani. Sei tu, Gesù, che trasformi con la forza dello Spirito Santo tante esistenze lacerate, ferite dall’odio, dalla brutalità e noi siamo solo ripetitori che fanno giungere la tua voce perché consoli, sostenga, trasmetta slancio e speranza. Sei tu, Gesù, che agisci nel nome del Padre e ci riveli la sua bontà, realizzando il suo disegno d’amore. Roberto Laurita Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». (…) Venne Giovanni, mandato da Dio, per rendere testimonianza alla luce. «Il più grande tra i nati da donna», come lo definisce Gesù, è mandato come testimone, dito puntato a indicare non la grandezza, la forza, l'onnipotenza di Dio, bensì la bellezza e la mite, creativa pazienza della sua luce. Che non fa violenza mai, che si posa sulle cose come una carezza e le rivela, che indica la via e allarga gli orizzonti. Il profeta è colui che guida l'umanità a «pensare in altra luce» (M. Zambrano). E lo può fare perché ha visto fra noi la tenda di uno che «ha fatto risplendere la vita» (2 Timoteo 1,10): è venuto ed ha portato nella trama della storia una bellezza, una primavera, una positività, una speranza quale non sognavamo neppure; è venuto un Dio luminoso e innamorato, guaritore del disamore, che lava via gli angoli oscuri del cuore. Dopo di lui sarà più bello per tutti essere uomini. Giovanni, figlio del sacerdote, ha lasciato il tempio e il ruolo, è tornato al Giordano e al deserto, là dove tutto ha avuto inizio, e il popolo lo segue alla ricerca di un nuovo inizio, di una identità perduta. Ed è proprio su questo che sacerdoti e leviti di Gerusalemme lo interrogano, lo incalzano per ben sei volte: chi sei? Chi sei? Sei Elia? Sei il profeta? Chi sei? Cosa dici di te stesso? Le risposte di Giovanni sono sapienti, straordinarie. Per dire chi siamo, per definirci noi siamo portati ad aggiungere, ad elencare informazioni, titoli di studio, notizie, realizzazioni. Giovanni il Battista fa esattamente il contrario, si definisce per sottrazione, e per tre volte risponde: io non sono il Cristo, non sono Elia, non sono... Giovanni lascia cadere ad una ad una identità prestigiose ma fittizie, per ritornare il nucleo ardente della propria vita. E la ritrova per sottrazione, per spoliazione: io sono voce che grida. Solo voce, la Parola è un Altro. Il mio segreto è oltre me. Io sono uno che ha Dio nella voce, figlio di Adamo che ha Dio nel respiro. Lo specifico della identità di Giovanni, ciò che qualifica la sua persona è quella parte di divino che sempre compone l'umano. «Tu, chi sei?» È rivolta anche a noi questa domanda decisiva. E la risposta consiste nello sfrondare da apparenze e illusioni, da maschere e paure la nostra identità. Meno è di più. Poco importa quello che ho accumulato, conta quello che ho lasciato cadere per tornare all'essenziale, ad essere uno-con-Dio. Uno che crede in un Dio dal cuore di luce, crede nel sole che sorge e non nella notte che perdura sul mondo. Crede che una goccia di luce è nascosta nel cuore vivo di tutte le cose. di Ermes Ronchi ) nr. 132 (Giovanni 1,6-8.19-28) Giovanni, uomo mandato da Dio Giovanni sta alla cerniera tra Antico e Nuovo Testamento, è l’ultimo dei profeti dell’antica alleanza e il primo a proclamare il Vangelo: è lui il sigillo della continuità della fede, il testimone della Legge e dei Profeti, e nel contempo l’annunciatore e il testimone di Gesù Cristo. Tutto il Nuovo Testamento è concorde sulla sua identità e sulla sua missione di precursore, ma il vangelo “altro” ce lo presenta con tonalità particolari, peculiari. Giovanni entra in scena nel prologo del quarto vangelo come un uomo, senza alcuna qualifica di appartenenza sociale o religiosa. Egli è un uomo del quale importa solo dire che è “inviato da Dio” e, subito dopo, “testimone “. Ecco la sua vera qualifica: un profeta e un testimone, servo solo di Dio. Nel quarto vangelo, inoltre, Giovanni si definisce ed è definito soprattutto in modo negativo: è inviato da Dio, ma non è la luce, bensì il testimone della luce. Perché questa insistenza? Perché ancora nell’epoca in cui questo vangelo è messo per iscritto vi sono alcuni che si rifanno al Battista, contrapponendolo a Gesù. E cosa dice di sé Giovanni, quando le autorità giudaiche gli inviano sacerdoti e leviti per interrogarlo? Io non sono il Messia. Egli non pronuncia mai una frase con l’espressione Io sono. Sarà Gesù, a cominciare dal suo dialogo con la donna samaritana, ad affermare a più riprese: Io sono, fino a rivelare con questa espressione la sua qualità divina, l’autorivelazione di Dio. Giovanni invece dice: Io non sono. Mostra chiaramente di essere un uomo decentrato, perché sa che al centro c’è il Cristo. Evita di dire: Sono, dice semplicemente: Io, voce di uno che grida nel deserto. In questo atteggiamento c’è la vera grandezza di Giovanni, che indica, rivela, invita, ma mai chiede di guardare alla sua persona. Nel quarto vangelo va sottolineata la particolarità dell’annuncio del precursore: secondo le sue parole, il veniente è già presente, è sconosciuto ma sta alla sua sequela ed è più grande di Giovanni stesso, che per ora è suo maestro. Egli è dunque il testimone: ha una chiara e precisa conoscenza della propria missione, per questo non dà testimonianza su di sé, negandosi ogni funzione che possa entrare in concorrenza con Gesù, con la sua centralità e il suo primato. Sì, Giovanni ha preceduto il Cristo, ha indicato il Cristo, ma ancora oggi ci prepara alla sua venuta: per questo, insieme a Maria, è la grande figura che ci accompagna nel tempo dell’Avvento, delle venute del Signore. Da E.Bianchi, Vangelo della domenica, www.monasterodibose.it Domenica 17 dicembre 2017 TERZA DOMENICA DI AVVENTO Anno B

(Giovanni 1,6-8.19-28) - parrocchiemogliano.it · perorso solastio di un giovane, stiamo ontriuendo al sostentamento di una giova- ne famiglia he pian piano sta risalendo la hina,

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FOGLIO DI INFORMAZIONE INTERPARROCCHIALE PARROCCHIE DI MOGLIANO VENETO www.parrocchiemogliano.it

Collaborazione Pastorale di: Cuore Immacolato di Maria, Sacro Cuore, S. Antonio, S.Carlo, S. Elena Imperatrice, S. Marco, S. Maria Assunta, SS. Teonisto e Comp. Martiri

Ad ognuno di noi, Gesù, tu chiedi di essere come Giovanni il Battista, un profeta che ti rende testimonianza, ma che si fa anche da parte perché solo tu sei la luce, mentre noi ci limitiamo ad essere un tuo raggio, un flebile riverbero della tua parola, della tua forza. Tu ci domandi di riconoscere la grandezza di un progetto che non possiamo abbracciare. Di farlo con umiltà, rallegrandoci del nostro ruolo, senza invasioni di campo, senza pretendere di occupare la scena, di rimanere sotto i riflettori, di svolgere la parte principale. Sei tu, Gesù, che salvi, che strappi alle forze del male e noi siamo solo strumenti inadeguati, di cui ti servi per raggiungere i fratelli, anche quelli più lontani. Sei tu, Gesù, che trasformi con la forza dello Spirito Santo tante esistenze lacerate, ferite dall’odio, dalla brutalità e noi siamo solo ripetitori che fanno giungere la tua voce perché consoli, sostenga, trasmetta slancio e speranza. Sei tu, Gesù, che agisci nel nome del Padre e ci riveli la sua bontà, realizzando il suo disegno d’amore. Roberto Laurita

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». (…)

Venne Giovanni, mandato da Dio, per rendere testimonianza alla luce. «Il più grande tra i nati da donna», come lo definisce Gesù, è mandato come testimone, dito puntato a indicare non la grandezza, la forza, l'onnipotenza di Dio, bensì la bellezza e la mite, creativa pazienza della sua luce. Che non fa violenza mai, che si posa sulle cose come una carezza e le rivela, che indica la via e allarga gli orizzonti. Il profeta è colui che guida l'umanità a «pensare in altra luce» (M. Zambrano). E lo può fare perché ha visto fra noi la tenda di uno che «ha fatto risplendere la vita» (2 Timoteo 1,10): è venuto ed ha portato nella trama della storia una bellezza, una primavera, una positività, una speranza quale non sognavamo neppure; è venuto un Dio luminoso e innamorato, guaritore del disamore, che lava via gli angoli oscuri del cuore. Dopo di lui sarà più bello per tutti essere uomini. Giovanni, figlio del sacerdote, ha lasciato il tempio e il ruolo, è tornato al Giordano e al deserto, là dove tutto ha avuto inizio, e il popolo lo segue alla ricerca di un nuovo inizio, di una identità perduta. Ed è proprio su questo che sacerdoti e leviti di Gerusalemme lo interrogano, lo incalzano per ben sei volte: chi sei? Chi sei? Sei Elia? Sei il profeta? Chi sei? Cosa dici di te stesso? Le risposte di Giovanni sono sapienti, straordinarie. Per dire chi

siamo, per definirci noi siamo portati ad aggiungere, ad elencare informazioni, titoli di studio, notizie, realizzazioni. Giovanni il Battista fa esattamente il contrario, si definisce per sottrazione, e per tre volte risponde: io non sono il Cristo, non sono Elia, non sono... Giovanni lascia cadere ad una ad una identità prestigiose ma fittizie, per ritornare il nucleo ardente della propria vita. E la ritrova per sottrazione, per spoliazione: io sono voce che grida. Solo voce, la Parola è un Altro. Il mio segreto è oltre me. Io sono uno che ha Dio nella voce, figlio di Adamo che ha Dio nel respiro. Lo specifico della identità di Giovanni, ciò che qualifica la sua persona è quella parte di divino che sempre compone l'umano. «Tu, chi sei?» È rivolta anche a noi questa domanda decisiva. E la risposta consiste nello sfrondare da apparenze e illusioni, da maschere e paure la nostra identità. Meno è di più. Poco importa quello che ho accumulato, conta quello che ho lasciato cadere per tornare all'essenziale, ad essere uno-con-Dio. Uno che crede in un Dio dal cuore di luce, crede nel sole che sorge e non nella notte che perdura sul mondo. Crede che una goccia di luce è nascosta nel cuore vivo di tutte le cose. di Ermes Ronchi )

nr. 132

(Giovanni 1,6-8.19-28)

Giovanni, uomo mandato da Dio Giovanni sta alla cerniera tra Antico e Nuovo Testamento, è l’ultimo dei profeti dell’antica alleanza e il primo a proclamare il Vangelo: è lui il sigillo della continuità della fede, il testimone della Legge e dei Profeti, e nel contempo l’annunciatore e il testimone di Gesù Cristo. Tutto il Nuovo Testamento è concorde sulla sua identità e sulla sua missione di precursore, ma il vangelo “altro” ce lo presenta con tonalità particolari, peculiari. Giovanni entra in scena nel prologo del quarto vangelo come un uomo, senza alcuna qualifica di appartenenza sociale o religiosa. Egli è un uomo del quale importa solo dire che è “inviato da Dio” e, subito dopo, “testimone “. Ecco la sua vera qualifica: un profeta e un testimone, servo solo di Dio. Nel quarto vangelo, inoltre, Giovanni si definisce ed è definito soprattutto in modo negativo: è inviato da Dio, ma non è la luce, bensì il testimone della luce. Perché questa insistenza? Perché ancora nell’epoca in cui questo vangelo è messo per iscritto vi sono alcuni che si rifanno al Battista, contrapponendolo a Gesù. E cosa dice di sé Giovanni, quando le autorità giudaiche gli inviano sacerdoti e leviti per interrogarlo? Io non sono il Messia. Egli non pronuncia mai una frase con l’espressione Io sono. Sarà Gesù, a cominciare dal suo dialogo con la donna samaritana, ad affermare a più riprese: Io sono, fino a rivelare con questa espressione la sua qualità divina, l’autorivelazione di Dio. Giovanni invece dice: Io non sono. Mostra chiaramente di essere un uomo decentrato, perché sa che al centro c’è il Cristo. Evita di dire: Sono, dice semplicemente: Io, voce di uno che grida nel deserto. In questo atteggiamento c’è la vera grandezza di Giovanni, che indica, rivela, invita, ma mai chiede di guardare alla sua persona. Nel quarto vangelo va sottolineata la particolarità dell’annuncio del precursore: secondo le sue parole, il veniente è già presente, è sconosciuto ma sta alla sua sequela ed è più grande di Giovanni stesso, che per ora è suo maestro. Egli è dunque il testimone: ha una chiara e precisa conoscenza della propria missione, per questo non dà testimonianza su di sé, negandosi ogni funzione che possa entrare in concorrenza con Gesù, con la sua centralità e il suo primato. Sì, Giovanni ha preceduto il Cristo, ha indicato il Cristo, ma ancora oggi ci prepara alla sua venuta: per questo, insieme a Maria, è la grande figura che ci accompagna nel tempo dell’Avvento, delle venute del Signore. Da E.Bianchi, Vangelo della domenica, www.monasterodibose.it

Domenica 17 dicembre 2017

TERZA DOMENICA DI AVVENTO

Anno B

Page 2: (Giovanni 1,6-8.19-28) - parrocchiemogliano.it · perorso solastio di un giovane, stiamo ontriuendo al sostentamento di una giova- ne famiglia he pian piano sta risalendo la hina,

Parrocchie S.Cuore S.Antonio Mogliano

Parr. Sacro Cuore: Tel.: 346.1225132 - [email protected] Parr. Sant’Antonio: Tel.: 346.1225132 - [email protected]

➢ Sabato 16 e domenica 17, dopo le S. Messe, davanti alle chiese di S. Maria As-

sunta, Sacro Cuore e S. Antonio, vendita di ortaggi di stagione e dolce natalizi a

favore della colletta diocesana Un posto a Tavola.

➢ Domenica 17, Collegio Salesiano Astori, ore 9.20: Incontro Salesiani Cooperatori

dal tema: L'avete fatto a me - L'altro sono io, condividere ogni cosa. Al termine

possibilità di fermarsi per pranzo.

➢ Domenica 3 dicembre, dalle 9.30, al Sacro Cuore: nuovo appuntamento

con il GR.INV. per tutti i bambini e i ragazzi dalla 2a elem. alla 3

a media.

SACRO CUORE SANT'ANTONIO

SABATO 16 18.30: + Emilio, Maria, Danilo;

+ Giovanni Meggiarin (10° ann.) 18.30: S. Messa.

DOMENICA 17 III domenica di Avvento

8.30: + Aldo, Edda, Michele, Brigida, Francesco, Giuseppe; + Zaffalon Lidia; + Tesser Annibale.

11.30: + Morosini Pietro; + Bianca e Primo.

10.30: + Ivo, Teresa.

LUNEDÌ 18 Non c’è la S. Messa. 18.30: + Annalisa; + Alessandra;

+ Ofelia; + Lucia (trigesimo). 19.00: Preghiera guidata.

MARTEDÌ 19 Nel Duomo di S. Maria Assunta, ore 19.00: S. Messa concelebrata.

MERCOLEDÌ 20 8.30: S. Messa. 18.00: Novena di Natale

e Liturgia della Parola.

GIOVEDÌ 21 Non c’è la S. Messa 18.00: Novena di Natale. 18.30: S. Messa.

VENERDÌ 22 8.30: + Guido, Maria, Tullio, Fran-

cesca e don Claudio.18.00: Novena di Natale

e Liturgia della Parola.

SABATO 23 18.30: + Aldo, Antonia, Carlo, Paolo

e Giuseppe; + Lorenzon Jolanda. 18.00: Novena di Natale. 18.30: S. Messa.

DOMENICA 24 IV domenica di Avvento

8.30: + Rino Zanette.

11.30: S. Messa per la Comunità.

10.30: + fam. Casarin.

LUNEDÌ 25 Santo Natale

8.30: S. Messa per la Comunità.

11.30: 10.30:

MARTEDÌ 26 S. Stefano

11.30: S. Messa. 10.00: S. Messa.

Mezz’ora prima delle S. Messa feriali Sabato 23:10.00 - 11.30 | 16.00 - 18.00

Nel pomeriggio della Vigilia NO confessioni

CONFESSIONI

GIOVEDÌ 21 ore 20.30 - a S. Maria Assunta - Confessioni Comunitarie.

Mezz’ora prima delle S. Messa feriali Venerdì 22: 10.00 - 11.30

Sabato 23: 10.00 - 12.00 | 16.00 - 18.00

Nel pomeriggio della Vigilia NO confessioni

VENERDÌ 22 ore 20.30 - a Sacro Cuore - Confessioni per i Giovani.

RINGRAZIAMENTI dal Centro di Ascolto. In occasione del Natale noi volontari del Cda delle nostre parrocchie vogliamo ringra-ziare tutta la comunità per il generoso sostegno con il quale aiutiamo tante famiglie. Noi siamo solo il braccio operativo della comunità che esprime in modo concreto la carità verso i “Poveri” di tutti i parrocchiani. Durante quest’anno stiamo sostenendo il percorso scolastico di un giovane, stiamo contribuendo al sostentamento di una giova-ne famiglia che pian piano sta risalendo la china, a qualcuno abbiamo trovato un lavo-retto e così via. Non tutti i nostri utenti hanno però bisogno di aiuto economico, altri vengono solo per parlare , trovare un sorriso e sentirsi accolti. È stato molto bello vede-re la partecipazione di tanti all’evento San Martino per il Cda, durante il quale abbiamo scambiato qualche parola con tante persone che si sono fermate per vedere quanto avevamo preparato, a mangiare le castagne, a sorseggiare un goccio di vino e fare un gesto di solidarietà. Speriamo che questo incontro diventi una consuetudine per farci sentire sempre più comunità.