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1 Provincia di Trento, 15 dicembre 2006 Incontro referenti Piani di zona Modalità di coinvolgimento dei giovani e della comunicazione efficace con il mondo giovanile ed adulto Formatore: Prof. Giovanni Campagnoli, Vedogiovane

giovanni campagnoli (2006/07), Formazione ai Piani giovani di zona trentini, Trento

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Provincia di Trento, 15 dicembre 2006

Incontro referenti Piani di zona

Modalità di coinvolgimento dei giovani e della comunicazione efficace con il mondo giovanile ed adulto

Formatore: Prof. Giovanni Campagnoli, Vedogiovane

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Allegato 2. Come comunicano adolescenti e giovani?

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L’adolescente scopre che gli adulti non sono la fonte primaria di conoscenza; e lo fa proprio mentre sta cercando di costruirsi un’immagine nitida di sé e del mondo. E’spinto, anche dalle nuove capacità di pensiero astratto, a simbolizzare le proprie esperienze: certo la simbolizzazione usa in questa fase un linguaggio peculiare, spesso non verbale, piuttosto fatto di vestiti e gesti e musica e graffiti ed emoticons negli SMS.

I genitori non sono attendibili sulle questioni più importanti, spesso perché la loro conoscenza serve a tenere il potere, a mantenere celati argomenti centrali nella vita dei ragazzi.

Allora l’adolescente si rifornisce di conoscenza al di fuori, per poter poi dire agli adulti la propria verità, diversa da quella spesso ascoltata. Inoltre l’acquisizione del pensiero astratto porta ad un suo utilizzo capillare. Proprio per questo gli adolescenti sono portati ad assumere posizioni estreme, cercando di portare il ragionamento ai limiti delle proprie possibilità.

La comunicazione giovani/adulti

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L’adolescente abbandona gli oggetti (non tanto in senso fisico quanto simbolico) che l’hanno aiutato a vivere da bambino: dai giocattoli al linguaggio, al modo di pensare. I nuovi strumenti portano al di fuori: simbolo principe il motorino, ma anche il gergo massonico costruito con i propri coetanei. Gli strumenti di comunicazione forniscono poi l’illusione di non avere limiti, ma di detenere le possibilità di superarli a piacimento.

Infine vi è il desiderio adolescenziale di essere capito senza comunicare. E’ come se l’adolescente pretendesse che gli altri fossero in grado di cogliere da piccoli indizi ciò che pensa e sente, ma senza che lui agevoli questa comprensione in alcun modo.

La comunicazione giovani/adulti

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Uno dei motivi sottostanti la scelta di promuovere l’ascolto tra pari è la possibilità di sfruttare la somiglianza delle modalità comunicative tra ascoltatore e ascoltato. Non è difficile infatti rendersi conto delle differenze esistenti tra i modi ci comunicare di adolescenti e giovani e quelli utilizzati da adulti.

Un primo livello di analisi di questo fenomeno riguarda l’uso modificato della parola: i gruppi di adolescenti e giovani si costruiscono un gergo alternativo, che come tale tende a selezionare chi èin grado di comprenderlo e parlarlo e ad escludere gli altri.

Come comunicano adolescenti e giovani

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All’uso della parola fa riferimento anche l’abitudine all’abbreviazione, tipica dell’sms, che tende a eliminare tutto ciò che èconsiderato superfluo, riducendo il messaggio all’osso, inserendo -k- al posto di -ch-, inserendo le faccine :) per dare il senso emotivo della frase o come risposta sintetica.

Vengono poi privilegiate alcune forme espressive che hanno fortemente a che fare con il corpo, tema fondamentale per l’adolescente (il cui corpo è in cambiamento) e poi anche per il giovane (che lo utilizza per darsi un’identità riconoscibile). Alcuni modi di utilizzare il corpo in chiave comunicativa sono evidenti: pensiamo al tatuaggio, al piercing, al modo di vestirsi o pettinarsi. Ma è possibile leggere anche la straordinaria importanza data alla musica come legame con il corpo. Infatti il ritmo rimanda a sensazioni corporee, al movimento degli arti: d’altra parte l’ascolto di musica di adolescenti e giovani èraramente privo di gesti.

Come comunicano adolescenti e giovani

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Abbiamo finora trascurato due canali di comunicazione particolarmente significativi per questa fascia d’età: la musica e gli sms.

Per rendersi conto dell’importanza di questi linguaggi basta guardare qualche programma TV rivolto ad adolescenti e giovani: spesso ai video musicali si accompagnano gli sms degli spettatori che scorrono nella fascia inferiore dello schermo.

All’abbinamento suono-immagine proprio del video, che esalta la dimensione ritmica, si associa quindi il messaggino mandato in onda, con l’intento di creare una comunità virtuale, capace di superare attraverso la tecnologia il problema delle distanze fisiche.

La musica e gli sms

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I primi modelli inerenti il processo di comunicazione, lo rappresentavano come passaggio di informazioni, prevedendo la costruzione di un messaggio e la sua codifica da parte di un trasmettitore e la ricezione e decodifica da parte di un ricevente. In questo modo le parti erano ben distinte, ed il messaggio era evidentemente costruito da uno dei due interlocutori.

Modelli più recenti vedono la comunicazione comeinter-atto, cioè come atto compiuto tra almeno due soggetti: infatti la costruzione del messaggio avviene all’interno della relazione, tenendo conto dei significati e dei codici condivisi tra i due interlocutori, considerando le rispettive intenzioni e capacità di elaborare gli indizi.

In questa prospettiva ha assunto un ruolo primario per comprendere la costruzione del significato il feedback, cioè il messaggio di ritorno che chi ha ricevuto la comunicazione rimanda a chi l’haemessa.Lo sviluppo della capacità di comunicazione e d’ascolto si basa anche su questa capacità di cogliere come il messaggio sia costruito all’interno della relazione, tanto da essere prodotto dell’interazione piuttosto che del singolo interlocutore.

Il coinvolgimento per una comunicazione efficace: co-costruzione dei messaggi

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Allegato 2. Uno sguardo ai progetti

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Prof. Giovanni Campagnoli

Cembra, 27 novembre 2007

“Come ipotizzare di tradurre i bisogni dei giovani in progetti?”

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Progetti che partano dai bisogni...I bisogni vanno individuati (ascolto, affettività, relazione), riconosciuti ed analizzati per comprendere quali possano essere oggi le risposte.

Incontrando le persone ed affrontando i problemi, NON il contrario!

Progetti con questi adolescenti

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Progetti che partano da i bisogni...In particolare è necessario sapere chi sono gli altri soggetti che oggi forniscono risposte e con questi costruire legami e quindi reti che partono dai bisogni reali, assumendo così il “portato” dei giovani, che diventano soggetto che progetta. Come si fa? E come si costruiscono reti sociali? Progetti con questi adolescenti

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Solo i bisogni che partono dai giovani?I bisogni portati dagli adulti nel lavoro con i giovani ci stanno!

Se no vi è il rischio di giovanilismi facili + crisi ruoli di autorità + azione dei media (70% della trasmissione dei valori!) = fine di proposte forti!

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Manipolazione Quando gli adolescenti non sono a conoscenza delle questioni e non comprendono le loro azioni.

Decorazione Quando gli adolescenti indossano magliette che riportano qualche causa o ballano ad un avvenimento indossandole, ma hanno solo una vaga idea del significato di tutta la situazione nella quale sono stati coinvolti, oltre a non aver avuto in alcun modo voce in capitolo nell’allestimento dell’evento.

Rappresentanza formale

Quando agli adolescenti è data voce, ma di fatto hanno poche o nulle possibilità di scelta circa il contenuto o la modalità con cui comunicare, e poche o nulle opportunità di formulare le loro stesse opinioni.

Assegnati, ma non informati

Quando gli adolescenti comprendono le intenzioni del progetto, conoscono chi ha preso le decisioni riguardo il loro coinvolgimento e perché, hanno un ruolo significativo, si offrono volontariamente per il progetto dopo che questo è stato loro chiarito.

Consultati ed informati Quando gli adolescenti lavorano come consulenti degli adulti in modo integrato. Il progetto è delineato e portato avanti dagli adulti, ma gli adolescenti capiscono il processo e le loro opinioni sono seriamente prese in considerazioni.

Iniziati dagli adulti, decisioni condivise con gli adolescenti

Quando i progetti sono avviati dagli adulti, ma le decisioni sono condivise con gli adolescenti.

Avviati e diretti dall’adolescente

Quando gli adolescenti inventano e portano avanti progetti complessi

Avviati dagli adolescenti, decisioni condivise con gli adulti

Quando gli adolescenti creano un’azione e coinvolgono gli adulti nei progetti che hanno delineato ed impostato

ES: LA PARTECIPAZIONE. La SCALA DI HART per la VALUTAZIONE

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BUONE PRASSI DI PROGETTI ATTIVATI A FAVORE DEI GIOVANI

Si individuano 5 grosse tipologie di bisogni ed esigenze dei giovani:

1. autonomia dei giovani2. partecipazione attiva,

socialità e cultura

3. mobilità e scambi4. comunicazione5. espressione ed affettività

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Gli interventi riferiti all’esigenza di autonomia dei giovani

È un’area di interventi delle meno diffuse. Nello specifico le iniziative dell’area più diffuse risultano essere il sostegno economico per il diritto allo studio e la diffusione e accessibilità delle infrastrutture culturali. Nel dettaglio:

Diffusione e accessibilità delle infrastrutture per la conoscenza (computer in uso gratuito, accessi ad internet od a banche dati)

Servizi di orientamento scolastico e professionale

Diffusione della cultura dell’auto-gestione tra i giovani

Sostegno all’imprenditoria giovanile ed alle cooperative sociali

Agevolazioni economiche e logistiche per i giovani che intendono svolgere stage all’estero, sia per motivi di studio che di lavoro

Servizi di orientamento mirati al riequilibrio delle opportunità uomo-donna

Agevolazioni al credito per i giovani che intendono abitare autonomamente (da studenti, come coppia o in gruppo)

BUONE PRASSI DI PROGETTI ATTIVATI A FAVORE DEI GIOVANI

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Gli interventi riferiti all’esigenza di partecipazione attiva, socialità e di culturaOrganizzazione di rassegne e spettacoli (cinema, teatro, musica, foto), di dibattiti e cicli di conferenze, di corsi (cinema, teatro, musica, foto, ecc.)Iniziative volte a promuovere l’incontro dei giovani con la naturaInfrastrutture per la produzione di prodotti culturali e artistici

Agevolazioni a giovani che, in forme associate formali e informali, producono cultura e socialitàConsulta giovanile o forum delle associazioniRecupero funzionale degli spazi urbani (aree dismesse, vecchie fabbriche, caserme, ecc.) per centri e iniziative sociali gestite dai giovaniRegolazione per l’uso degli edifici scolastici nel pomeriggio – sera, ampliando le possibilità di autogestione a gruppi e collettivi di studenti anche costituiti in modo informaleCentri di informazione e orientamento sulle opportunità offerte da committenti pubblici e privati

Sostegno alle reti di diffusione e scambio di prodotti culturali in ItaliaAgevolazioni alla produzione artistica

Albo delle associazioni giovaniliFormazione avanzata per giovani che si sperimentano nella produzione culturaleSostegno e formazione avanzata rivolta a imprese di giovani che operano ella gestione di beni culturali e ambientali

BUONE PRASSI DI PROGETTI ATTIVATI A FAVORE DEI GIOVANI

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Gli interventi riferiti all’esigenza di mobilità e scambiVisite e viaggi culturali

Servizi per facilitare i viaggi di studio e di conoscenza

Educazione alla mondialità

Incentivi alle agenzie di viaggio per giovani, alle agenzie di turismo

Incentivi alle iniziative e associazioni di volontariato internazionale

Sostegno all’imprenditorialità giovanile nel campo turistico e ambientale

BUONE PRASSI DI PROGETTI ATTIVATI A FAVORE DEI GIOVANI

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Gli interventi riferiti all’esigenza di comunicazioneIniziative in connessione con la Biblioteca

Incentivi alle iniziative e associazioni di volontariato dei giovani

Diffusione delle informazioni e delle opportunità

Archivi della memoria collettiva e delle tradizioni locali

Informagiovani

Produzione e distribuzione di materiali informativi per i giovani

Diffusione della storia mondiale, nazionale, locale

Programmi che incoraggiano i giovani a frequentare, apprezzare, e divulgare il patrimonio artistico (musei, monumenti, aree archeologiche)

Banche dei saperi e dei mestieri

Programmi e servizi volti a incoraggiare il “volontariato leggero”

Banche del tempo per scambi di beni e servizi tra generazioni; programmi "casa e compagnia" per convivenze di anziani e giovani, singoli o in coppia

BUONE PRASSI DI PROGETTI ATTIVATI A FAVORE DEI GIOVANI

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BUONE PRASSI DI PROGETTI ATTIVATI A FAVORE DEI GIOVANI

Gli interventi riferiti all’esigenza di espressione ed affettivitàSostegno ad associazioni (disponibilità di locali, mezzi e strumenti per l’esercizio delle attività)

Sostegno ai gruppi spontanei (disponibilità di locali, mezzi e strumenti per l’esercizio delle attività)

Sostegno ad associazioni giovanili (disponibilità di locali, mezzi e strumenti per l’esercizio delle attività)

Finanziamenti e contributi ad associazioni giovanili

Visite e viaggi culturali

Promozione dell’associazionismo

Centri giovanili per la socializzazione ed il tempo libero

Coinvolgimento delle associazioni giovanili gestione del patrimonio culturale, artistico, ecc.

Coinvolgimento delle associazioni gestione del patrimonio ambientale (parchi, aree verdi)

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Provincia di Trento, 14 dicembre ‘06

Tavolo per il Piano Giovani dell’Altopiano della Vigolana e della Val di Non Centrale

Coinvolgimento, protagonismo e partecipazione giovanile: dalle riflessioni alle buone prassi

Prof. Giovanni Campagnoli

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Indice:

La partecipazione giovanile oggi, il coinvolgimento ed il protagonismo

Politiche giovanili: progetti educativi di comunità

L’ipotesi del Tavolo per il Piano Giovani

Prof. Giovanni Campagnoli

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La partecipazione giovanile oggi, il coinvolgimento ed il protagonismo

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Alla ricerca della partecipazioneOggi la partecipazione nonè un bisogno chiaramente espresso dalla maggioranza dei giovani (a differenza, ad es., degli spazi).

E’ più uno strumento per rispondere alla ricerca di identità.

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Alla ricerca della partecipazione

Partecipazione non è più sinonimo di:

Rappresentanza: crisi delle forme tradizionali e poco spazio ai giovani all’interno di queste formeAppartenenza: più di tipo user (e, forse, massmediatiche, es Nottibianche e Torino 2006)

Militanza: più vicino al protagonismo dei giovani, a forme di espressione giovanile

Progetti con questi adolescenti

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Progetti che partano da i bisogni...I bisogni vanno individuati (ascolto, affettività, relazione), riconosciuti ed analizzati per comprendere quali possano essere oggi le risposte.

Incontrando le persone ed affrontando i problemi, NON il contrario!

Progetti con questi adolescenti

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Progetti che partano da i bisogni...In particolare è necessario sapere chi sono gli altri soggetti che oggi forniscono risposte e con questi costruire legami e quindi reti che partono dai bisogni reali, assumendo così il “portato” dei giovani, che diventano soggetto che progetta. Come si fa? E come si costruiscono reti sociali? Progetti con questi adolescenti

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Giovani e adulti: quali bisogni?Fonte: La lettura dei bisogni nel rapporto quotidiano con i giovani negli Ig Lombardi

bisogni espliciti portati Supporto alla scelta nelle transizioni

Bisogni informativi sui settori tradizionali

Bisogno di esprimersi (suonare), protagonismo

Lavoro e accompagnamento (tutoring)

Strumentazioni tecniche ed amministrative

Risposte adeguate

Autonomia/sostegno

Uso del pc

Integrazione di giovani stranieri

Consulenza sui contratti lavoro, mobilità

Servizio Civile Nazionale e volontariato

Esperienze concrete di impegno e spazi

bisogni impliciti lettiAutorealizzazione e costruzione del sè

Relazioni con adulti significativi e pari

Bisogno di spazi e di “luoghi”

Ascolto ed affettività

Nuove esperienze

Realtà, attenzioni, poter contare, autorevolezza, sospensione di giudizio

Bisogni indotti dalla pubblicità

Bisogni della famiglia

Differenze socio-culturali in aumento

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Solo i bisogni che partono dai giovani?I bisogni portati dagli adulti nel lavoro con i giovani ci stanno!

Se no vi è il rischio di giovanilismi facili + crisi ruoli di autorità + azione dei media (70% della trasmissione dei valori!) = fine di proposte forti!

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La partecipazione attiva alla vita della cittàLa partecipazione attiva alla vita della cittàNei documenti europei il concetto di partecipazione ha una doppia dimensione: 1. quella del “prendere parte” (il modo razionale legato al campo del diritto-fondamento) e2. quella del “sentirsi parte”(modalità più emotiva, legata ai processi, alla comunità, a varie forme di appartenenze per la ricerca di un “bene comune”, ma anche del proprio star bene). Quindi relazione di qualità con adulto significativo (colorato).

Progetti con questi adolescenti

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La partecipazione attiva alla vita della città3. Non solo: perché la partecipazione abbia un vero senso, è indispensabile che i giovani possano esercitare fin da ora un’influenza sulle decisioni e sulle attività, e non unicamente ad uno stadio ulteriore della loro vita (Carta…).4. la partecipazione: “percorso permanente” a cardine della democrazia.

Progetti con questi adolescenti

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Le nuove parole della partecipazione giovanile

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Politiche giovanili: progetti educativi di comunità

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Giovani ed adolescenti oggi

Ma questa precocità non si traduce anche in autonomia, anzi. I giovani sono dei perenni adolescenti per quel che riguarda l’autonomia e le prime assunzioni di piene responsabilità (“sindrome di Peter Pan”).Ciò in una società (e famiglie) che si occupano poco dell’autonomia dei figli, che si attrezzano per gestire la loro dipendenza, piuttosto che favorirne l’autonomia…

Tra Mozart e Peter Pan.Oggi ci si trova di fronte a bambiniche sono dei “precoci adulti” dal punto di vista dei consumi ed atteggiamenti (“sindrome di Mozart”).

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Adulti oggiOggi la generazione a disagio non è quella giovanile (come nei decenni passati), ma la crisi riguarda gli adulti (in particolare il padre, che non è più quello di una volta). Questo principalmente perché:• la storia (personale) non è più “maestra di vita” (il futuro è incerto, minaccioso e variabile);• il “principio dell’autorità” fondato su una “anteriorità” (cioè: “fai così perché lo dico io e basta”) non funziona più: così con i figli non si impone nulla, al massimo li si persuade;• “crisi dell’autorità” (e quindi del padre) significa anche fine della relativa funzione contenitiva e rassicurante (a ciò serve l’autorità), che lascia i figli soli di fronte alle loro pulsioni ed all’ansia che ne deriva.

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La famiglia ed i ruoli educativi attualiOggi si registrano nuovi modelli di famiglia ed i due stili più diffusi sono:1. iperprotettivo: i genitori si sostituiscono continuamente ai figli consideratifragili, impedendo loro di crescere; i comportamenti degli adulti diventano spesso confusivi e dissonanti; ai figli si attribuisce una “libertà senza responsabilità” (è permesso e concesso di più, ma preteso di meno!)2. democratico-permissivo: i genitori sono amici dei figli, mancano di autorevolezza, saltano le gerarchie. Vi è quindi una prevalenza di codici materni che paterni, c’è meno severità e più complicità e, come già detto, gli equilibri sono basati sui “non detti”.Consegue che nel rapporto genitori/figli: · i genitori hanno un ruolo sempre meno autoritario (come detto crisi del “principio di autorità”, sicuramente più facile e comodo da applicare);i rapporti genitori/figli sono più orizzontali (una “quasi amicizia”), così in

famiglia non si litiga più con i figli (nessuno scontro, nessun confronto);da “Questa casa non è un albergo” a “in questo albergo sei di casa”;· non vi è un reale accompagnamento verso l’autonomia e l’indipendenza dei figli, ma si preferisce “gestirne la dipendenza”.

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LA RELAZIONE EDUCATIVA Allora quali attenzioni educative da parte dei genitori, educatori, docenti? Ecco 8 atteggiamenti “vincenti”:

1. riconoscerli nelle loro competenze (autostima!);2. essere coerenti tra i valori dichiarati ed i comportamenti

agiti (ogni azione è osservata e valutata);3. i figli hanno bisogno di adulti credibili, autentici, testimoni

significativi, modelli da imitare, non eroi irraggiungibili;4. dimostrare capacità di negoziazione (che vuol dire venirsi

incontro e dare loro fiducia, credere in loro, costruire una relazione significativa con loro, a partire dalle opportunitàeducative della “paghetta” e del premio per i voti positivi);

5. dimostrare capacità di controllo nei loro confronti (la cui mancanza è percepita come un’indifferenza) ed esserci!;

6. usare linguaggi differenti, interessandosi ai loro interessi (amate ciò che amano i giovani, affinché loro vi amino, Don Bosco);

7. cercare di intercettare anche le “domande mute”;8. Educare è il mestiere più difficile ed è quindi possibile farsi

aiutare, anche costruendo alleanze con le altre agenzie educative, in modo che l’azione educativa sia più efficace.

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La legge di riforma del welfare (L. 328/2000) tenta di far evolvere in maniera più adeguata alle esigenze socio-economiche attuali, gli interventi in campo sociale e assistenziale.

Politiche giovanili: progetti educativi di comunità

Il nuovo quadro istituzionale prevede processi di co-costruzione dei bisogni che portino a ridefinire valori, norme, appartenenze comuni che qualificano una comunità in quanto tale. Ciò significa definire l’interesse comune ed il bene collettivo di quella comunità, tenendo fermi i diritti sociali di cittadinanza che la Costituzione sancisce.

Page 40: giovanni campagnoli (2006/07), Formazione ai Piani giovani di zona trentini, Trento

Politiche giovanili: progetti educativi di comunitàIn primo luogo si riconosce nel Comune l’istituzione che più di tutte ha una responsabilità diretta nell’individuare i bisogni della collettività, nel costruire le condizioni per risposte efficaci, rendere disponibili le risorse necessarie per consentire un effettivo esercizio del diritto di cittadinanza,laddove i singoli cittadini si dichiarino in condizione di bisogno e, dunque, non potendo provvedere loro stessi, chiamano in soccorso l’ente che li rappresenta e tutela.

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La comunità potrebbe diventare uno spazio in cui la dimensione umana e relazionale è tenuta in forte considerazione, sia nel quotidiano che nella progettazione. Va elaborato un progetto complessivo di “città educativa”, dentro cui si integra il progetto giovani, cioè un piano di intervento per chi è tra i 16/18 anni ed i 30. Si tratta di costruire luoghi in cui si dia parola ai giovani, che li interpelli, li stimoli, li renda protagonisti.

Politiche giovanili: progetti educativi di comunità

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Politiche giovanili: progetti educativi di comunitàCome? Questo breve decalogo aiuta:

1 riconoscere i giovani nelle loro competenze

2 la relazione deve essere il mezzo per crescere e progettare

3 c’è un bisogno anche di cose pratiche, di fare cose concrete, in un mondo dove si comunica meno (infatti l’uso di sms, e.mail è relativo a comunicazioni virtuali e non relazionali, ma non solo: dal 1986 ad oggi il numero dei vocaboli usati dai giovani è passato da 1.600 a 600);

4. introdurre le categorie della “contrattualità” e della “reciprocità”;

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5. occorrono “spazi” in cui rielaborare vissuti e sperimentare emozioni, luoghi in cui vi sia comunicazione e ascolto, in cui si costruiscano con i giovani orizzonti culturali e prospettive diverse rispetto a quelle che penetrano quotidianamente dai media (luoghi invece di “non luoghi”)

6. aiutare quindi a calare il reale nel virtuale;

Politiche giovanili: progetti educativi di comunità

7. usare linguaggi differenti, superando, per gli adulti, le vecchie categorie mentali che rischiano di farsi imprigionare nel capire i giovani, la realtà che ci circonda ed i rapidi cambiamenti;

Page 44: giovanni campagnoli (2006/07), Formazione ai Piani giovani di zona trentini, Trento

Politiche giovanili: progetti educativi di comunità8. lavorare sulle differenze e sulle diversità;

9. aiutare a vivere la dimensione collettiva;

10. credere nei giovani, nel senso che i giovani “ci sono e ci stanno” quando incontrano “adulti colorati”, attenti, in grado di coinvolgerli e ascoltarli, mettendo a loro disposizione tempi e spazi adeguati per aiutarli a scoprire il positivo, infondendo fiducia, coraggio e passione.

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La Carta europea di partecipazione dice che…… le modalità di partecipazione alla vita della città sono: • associazionismo giovanile (art. 53); • il creare con le nuove tecnologie siti internet, il chattare, l’uso disms ed mms (art. 48); • essere coinvolti in microprogetti/esperienze (art. 52). • Ma anche il volontariato, la peer education, le leve civiche, fare sport e/o musica, frequentare i centri di aggregazione(oratori, centri sociali, Cag), le forme di espressione giovanile(graffiti e stikers ad esempio), fare skate, scambi internazionali, ma anche frequentare il gruppo informale di amici, il prendere parte ad eventi o movimenti.• Perché la partecipazione abbia un vero senso, è indispensabile che i giovani possano esercitare fin da ora un’influenza sulle decisioni che li riguardano e sulle attività, e non unicamente ad uno stadio ulteriore della loro vita.

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Altre sperimentazioni in termini di partecipazione attiva partono dall’assunto che…… i giovani stessi affermano che l’educazione alla “cittadinanza attiva” avviene trasmettendo loro i valori dell’impegno e della partecipazione, da parte di: a) docenti; b) genitori; c) adulti significativi. E poi la Scuola e l’Università svolgono funzione di “palestra di democrazia”. Di conseguenza le sperimentazioni:• l’educazione civile a Scuola e Uni, peer education e information• percorsi di formazione per “orientatori alla cittadinanza” rivolti agli operatori che lavorano con i giovani e docenti; • sostenendo il potenziale delle organizzazioni giovanili, dei gruppi informali, dei Cag come “agenzie di educazione non formale alla cittadinanza”;• prevedere nuove forme di rappresentanza all’interno degli attuali modelli di governance territoriale (Piani di zona della L. 328);

• esperienze di bilancio partecipato nell’ambito delle politiche giov.

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La partecipazione come moltiplicatore di capitale socialeSignifica avviare interventi per:• aiutare la crescita sociale dei giovani nella comunità• produrre piccoli (ma importanti) “beni pubblici”, riconosciuti e

riconoscibili dalla comunità in cui si possa scoprire la propria soggettività

• Aumentare il capitale sociale. Come?

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La partecipazione come moltiplicatore di capitale socialeFacendo dando vita a microprogetti/microesperienze in cui l’operatore “sta e produce” con i ragazzi (es. per l’organizzazione di eventi, scambi europei, ecc.), volontariato, tecnologie (Carta di partecipazione), oppure riflette e fa riflettere (si pensi anche ai Tavoli o ai Forum).Ma anche continuando a “produrre azioni” insieme al “pensiero sull’azione”, cioè prevedendo “tempi e luoghi” adeguati per riflettere e valutare quanto progettato ed attuato. Così l’esperienza può divenire apprendimento e sapere condiviso; ciò significa dare valore al lavoro sociale.

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Come lavora l’operatore “If you don’t networking, you don’t working!”. E vi è la necessità di:

1. costruire reti con i giovani sul territorio (in particolare con i giovani fin dalla progettazione e poi nella valutazione)

2. usare creatività ed innovazione nelle scelte rispetto a strategie, metodi e strumenti

3. costruire contesti e luoghi in cui l’atmosfera sia amichevole, accessibili, secondo le esigenze dei giovani

4. con passione, credendoci, facendo formazione (che è anche autosovversione delle ipotesi del proprio lavoro) e preoccupandosi di attribuire sempre senso e del significato del suo lavoro sociale

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Quali competenze e professionalità dell’operatore/operatriceLa qualità del lavoro dipende in misura preponderante dal lavoro

dell’operatore/operatrice, che è un ruolo di alto profilo che:1. avvia e sa stare nei processi, costruire reti, relazionarsi

con molti e diversi soggetti della comunità,2. è nella comunità ed è riconosciuto ed apprezzato, in quanto

professionista che sa comunicare ai giovani e con i giovani;3. conosce le nuove tecnologie ed una lingua straniera4. sa riconoscere gruppi di giovani svantaggiati o a rischio di

esclusione ed elaborare interventi ad hoc5. ha un’esigenza di investire in formazione, di mettersi in gioco

ha una passione per il proprio lavoro;6. educa e si educa alla cittadinanza, testimoniando

partecipazione attiva alla vita della comunità locale.

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Il capitale sociale1. Attivando le esperienze ed i percorsi indicati

dalla Carta di partecipazione sul protagonismo sociale dei ragazzi, si contrasta il rischio che le città siano abitate da in-dividui, cioè soggetti che “non dividono” il loro spazio sociale con altri, senza un’idea di società in testa perché non l’hanno sperimentata da giovani.

2. Questi interventi possono diventare uno spazio urbano laboratorio sociale e culturaledove i giovani possono trovare stimoli e strumenti per inventare nuovi mondi possibili, contrastando la tendenza delle città a diventare “non-luoghi”.

3. Lavorare con gruppi sociali di giovani in una città non è una scelta “povera”, ma “potente”. Ogni gruppo è organismo che conta e con cui la città deve fare i conti, produce, ha potere per produrre cambiamento.

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Per sviluppare partecipazione attiva alla vita della città ènecessario:

1. promuovere interventi che siano catalizzatori di processi di partecipazione giovanile

2. garantire spazi per ritrovarsi e scambiarsi idee, dove il “clima”sia buono e con una dimensione di svago e di piacere, in modo che emergano potenzialità, idee e risorse di chi vi partecipa;

3. sviluppare un più alto grado di relazionalità, di intensità dei legami, di livello di fiducia nella comunità (capitale sociale, il cui accumulo rende la città e l’individuo più sicuri perché più vivibili).

Questo è un nuovo modo di intenderne la mission ed il ruolo degli interventi, completamente diverso (e forse all’apparenza piùincerto) rispetto ad ad un “predefinito”. Certo + difficile! E -rassicurante

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Fare e pensare

Come trasformare le buone prassi in prassi? Perché si documenta così poco il lavoro sociale? Perché non c’è abitudine a tutto ciò, a partire dal far emergere

le condizioni di replicabilità? Rit

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L’ipotesi del Tavolo per il Piano Giovani

Pechino, 4 giugno 1989Locri, 19 ottobre 2005

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Il tentativo

costruire insieme politiche giovanili territoriali

il Tavolo è aperto a chiunque voglia partecipare

e cerca di mettere una “E”al posto di una “O” …

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Mettere una E al posto di una O…

GIOVANI E ISTITUZIONI*(Associazioni) (Comune, Enti)che fanno le Politiche Giovanili del territorio

SEGRETERIA TECNICA

che coordina, prepara e conduce

+

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FORMAZIONE INFORMAZIONE

RETETERRITORIALE

SCAMBIO DIBUONE PRASSI

+ accesso alleopportunità

+ sinergie ecollaborazioni

+ competenzeprogettuali e

gestionali

+ conoscenza delterritorio e delle

sue risorse

Temi di lavoro e risultati attesi

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Strumenti di lavoro

spazioweb

dedicato

IncontriPeriodiciItineranti

reti virtualiE

reti di persone

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• SVILUPPARE / RAFFORZARE

• VALORIZZARE / PROMUOVERE

con il territorio una progettualità comune

sulle politiche giovanili locali

Creare luoghi e spazi per…

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Come (la metodologia di lavoro)…

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Cosa (gli oggetti di lavoro)…

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Il Tavolo prevede…

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