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“Voi siete miei Amici” Gv 15,14 AMICI DI GESU’ CROCIFISSO n. 72: giugno 1998 E’ RISORTO Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l'angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. É risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: É risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. (Mt 28,1-8) Per la comprensione - Il Sabato Santo è il giorno più lungo nella storia di Gesù. Egli è chiuso nel sepolcro; ma i capi si sono ricordati che Egli aveva detto: “Dopo tre giorni risorgerò” (Mt 27,63); per questo mettono sigilli e guardie al sepolcro. Gli Apostoli invece non ricordano affatto gli annunzi di risurrezione e, delusi e sfiduciati, incominciano a fuggire da Gerusalemme. - Poi nella “notte santa”, nell’ora stabilita da Dio, il morto risorge, gli angeli aprono il sepolcro luminoso e danno alle donne il lieto annunzio della risurrezione. - Tutti e quattro gli Evangelisti narrano la risurrezione di Gesù, con varie sfumature; ma tutti concordano nell’affermare che furono le pie donne le prime a correre al sepolcro, all’alba del nuovo giorno, per finire di curare il corpo del Crocifisso e furono le prime testimoni della risurrezione:. Gesù non c’è più nel sepolcro, perché la morte non poteva tenere prigioniero per sempre il Dio della vita. Rifletti - La prima riflessione che la risurrezione di Gesù suscita in noi è questa: Il Risorto è il Crocifisso. Non ci sarebbe stata la risurrezione, se prima non ci fosse stata la crocifissione e la morte. Gesù è stato glorificato dal Padre, perché si era “fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8-11). La risurrezione di Gesù è il primo frutto della sua passione. E’ anche la prova certa della vittoria sul peccato e sulla morte. - “L'angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. É risorto, come aveva detto”. Non debbo separare mai il Crocifisso dal Risorto, ma neppure il Risorto dal Crocifisso. Quando contemplo Gesù Crocifisso debbo tenere sempre presente che ora Egli è il “Vivente”, è vivo ed è risorto per sempre. Ma anche quando contemplo Gesù risorto e glorioso debbo ricordare che Egli è il Crocifisso, il Gesù che ha tanto sofferto per me. - Il prefazio pasquale ci invita a gioire, perché il “Cristo, nostra Pasqua, si è immolato. E’ Lui il vero agnello che ha tolto i peccati del mondo, è Lui che morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita”. - La risurrezione di Gesù è anche la certezza della nostra fede. Gesù, a chi gli chiedeva un segno, promise il “segno di Giona”: “Come Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (Mc 12, 40). San Paolo riflette: “Se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. (1Cor 15,17-20) Confronta - La risurrezione di Gesù mi deve colmare di gioia, al pensiero che dove è ora il Cristo, saremo anche noi; come è ora il Cristo, siamo chiamati ad essere anche noi. Il pensiero della morte non mi deve fare paura Generated by Foxit PDF Creator © Foxit Software http://www.foxitsoftware.com For evaluation only.

giugno-luglio 1998

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Per la comprensione - La risurrezione di Gesù mi deve colmare di gioia, al pensiero che dove è ora il Cristo, saremo anche noi; come è ora il Cristo, siamo chiamati ad essere anche noi. Il pensiero della morte non mi deve fare paura Rifletti “Voi siete miei Amici” Gv 15,14 Generated by Foxit PDF Creator © Foxit Software http://www.foxitsoftware.com For evaluation only. Generated by Foxit PDF Creator © Foxit Software http://www.foxitsoftware.com For evaluation only.

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“Voi siete miei Amici” Gv 15,14

AMICI DI GESU’ CROCIFISSO n. 72: giugno 1998

E’ RISORTO

Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l'angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. É risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: É risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. (Mt 28,1-8)

Per la comprensione - Il Sabato Santo è il giorno più lungo nella storia di Gesù. Egli è chiuso nel sepolcro; ma i capi si sono ricordati che Egli aveva detto: “Dopo tre giorni risorgerò” (Mt 27,63); per questo mettono sigilli e guardie al sepolcro. Gli Apostoli invece non ricordano affatto gli annunzi di risurrezione e, delusi e sfiduciati, incominciano a fuggire da Gerusalemme. - Poi nella “notte santa”, nell’ora stabilita da Dio, il morto risorge, gli angeli aprono il sepolcro luminoso e danno alle donne il lieto annunzio della risurrezione. - Tutti e quattro gli Evangelisti narrano la risurrezione di Gesù, con varie sfumature; ma tutti concordano nell’affermare che furono le pie donne le prime a correre al sepolcro, all’alba del nuovo giorno, per finire di curare il corpo del Crocifisso e furono le prime testimoni della risurrezione:. Gesù non c’è più nel sepolcro, perché la morte non poteva tenere prigioniero per sempre il Dio della vita.

Rifletti - La prima riflessione che la risurrezione di Gesù suscita in noi è questa: Il Risorto è il Crocifisso. Non ci sarebbe stata la risurrezione, se prima non ci fosse stata la crocifissione e la morte. Gesù è stato glorificato dal Padre, perché si era “fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8-11). La risurrezione di Gesù è il primo frutto della sua passione. E’ anche la prova certa della vittoria sul peccato e sulla morte. - “L'angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. É risorto, come aveva detto”. Non debbo separare mai il Crocifisso dal Risorto, ma neppure il Risorto dal Crocifisso. Quando contemplo Gesù Crocifisso debbo tenere sempre presente che ora Egli è il “Vivente”, è vivo ed è risorto per sempre. Ma anche quando contemplo Gesù risorto e glorioso debbo ricordare che Egli è il Crocifisso, il Gesù che ha tanto sofferto per me. - Il prefazio pasquale ci invita a gioire, perché il “Cristo, nostra Pasqua, si è immolato. E’ Lui il vero agnello che ha tolto i peccati del mondo, è Lui che morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita”. - La risurrezione di Gesù è anche la certezza della nostra fede. Gesù, a chi gli chiedeva un segno, promise il “segno di Giona”: “Come Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (Mc 12, 40). San Paolo riflette: “Se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. (1Cor 15,17-20)

Confronta - La risurrezione di Gesù mi deve colmare di gioia, al pensiero che dove è ora il Cristo, saremo anche noi; come è ora il Cristo, siamo chiamati ad essere anche noi. Il pensiero della morte non mi deve fare paura

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ma mi deve portare a guardare alla nuova vita. La morte non è la fine, ma l’inizio di una vita senza fine. Gesù ha detto: “Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io” (Gv 14,2-3). - La risurrezione di Gesù mi ricorda che in Gesù sono stato fatto figlio ed erede e mi invita a guardare in alto, ai beni che Gesù mi ha meritato: “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col 3,1-2) - Cristo morto e risorto è la mia salvezza e la mia speranza; ma ora debbo cercare di vivere la mia vita come l’ha vissuta Lui, accettando anche la morte, come l’ha accetta Lui: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà” (Lc 9,23-24). - La risurrezione di Gesù è la glorificazione del corpo umano. Il mio corpo vedrà la tomba e la corruzione, perciò lo terrò soggetto allo spirito; ma anche il mio corpo un giorno risorgerà e perciò lo tratterò con rispetto, secondo la fede. - Gesù risorto pi aiuta ad accettare con fede e speranza la morte delle persone care: anche esse un giorno risorgeranno e si ricomporranno tutte le famiglie e le comunioni nate dall’amore.

5 - LA NOSTRA CONSACRAZIONE (Fine) La Famiglia Passionista Tenendo presente tutto quello che abbiamo detto nelle puntate precedenti, dobbiamo concludere che la consacrazione battesimale va conosciuta, approfondita, vissuta..Ma come? Le strade sono tante. Una forma di vita cristiana, più piena e radicale, è la consacrazione religiosa. Mediante i tre voti di castità, povertà e obbedienza, i religiosi cercano di rimuovere in modo radicale gli ostacoli principali che il cristiano incontra nel suo cammino, per vivere pienamente la consacrazione cristiana e il cammino di santità. Ma l’invito a vivere radicalmente il Vangelo non è rivolto solo ai religiosi, è rivolto a tutti i cristiani, che sono ugualmente chiamati a vivere lo spirito dei consigli evangelici di castità, povertà, obbedienza, secondo il proprio stato. Da questa esigenza sono nati i Terzi Ordini, le associazioni, i movimenti, che si ispirano al carisma dei vari istituti religiosi, maschili e femminili. San Paolo della Croce non fu solo il fondatore dei Passionisti e delle Passioniste, egli guidò alla santità un grande stuolo di laici, uomini e donne, sposati e non sposati: essi non facevano parte formalmente di un movimento organizzato, ma di fatto erano un “ramo della Famiglia Passionista”, con al centro il messaggio della Passione di Gesù, da cui attingevano la luce e la forza del cammino di santità. Oggi questa “Famiglia Passionista” è cresciuta grandemente; sono spuntati molti rami dall’albero rigoglioso piantato da S. Paolo della Croce. Uno di questi rami è appunto il nostro movimento degli Amici di Gesù Crocifisso, di cui abbiamo accennato all’inizio la storia e la fisionomia. Il nostro Statuto prevede una consacrazione, come tappa fondamentale del nostro Cammino: "E' membro EFFETTIVO degli Amici un battezzato, che ha compiuto 14 anni e si impegna a vivere personalmente e comunitariamente la spiritualità e le finalità del Movimento, ne accetta il cammino formativo, gli impegni e le responsabilità, partecipando alla Fraternità, o gruppo, costituita nella sua zona. Dopo due anni formativi e la verifica dell'Assistente spirituale, emette la Promessa pubblica di Amore a Gesù Crocifisso, possibilmente nelle mani dell'Assistente spirituale, con la consegna del Crocifisso e del Segno Passionista, in un significativo momento liturgico" (n.5). La Consacrazione Solenne Avevamo annunciato diverse volte questa consacrazione; finalmente il 23 novembre 1997 un centinaio di Amici fece la Consacrazione Solenne a Gesù Crocifisso, nelle mani dell’Assistente Spirituale. Ci prepariamo ora a ripetere ogni anno questa Consacrazione per altri fratelli. Vogliamo ricordare che tutti possono far parte degli Amici di Gesù Crocifisso; ma la consacrazione solenne è riservata ordinariamente agli "effettivi", cioè a coloro che frequentano regolarmente la Fraternità più vicina, o almeno un Gruppo Famiglia.

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Queste cinque puntate sul significato della nostra consacrazione, meditate comunitariamente e personalmente, possono aiutare altri Amici a prepararsi alla Consacrazione di questo anno e aiutare a un rinnovo consapevole coloro che l’hanno già fatta. Tutti poi possono utilmente rileggere gli insegnamenti pubblicati nelle pagine degli Amici di Tendopoli 1997. Ma in che cosa consiste la Consacrazione Solenne a Gesù Crocifisso? Evidentemente non si tratta della consacrazione religiosa, che è regolata direttamente dalla Chiesa come impegno di vita. Chiunque aderisce agli Amici si consacra ogni giorno a Gesù Crocifisso, ripetendo la Promessa di Amore, impegnandosi ad amare e fare amare Gesù Crocifisso, a fare della propria vita un continuo atto di amore, con una consacrazione però strettamente personale e privata. Con la Consacrazione Solenne un Amico conferma pubblicamente e solennemente davanti ai fratelli la propria adesione a Gesù Crocifisso e si impegna a vivere il cammino di santità secondo la spiritualità passionista, nel movimento degli Amici di Gesù Crocifisso. La consegna del “Crocifisso” e del "Segno Passionista" ricorda al consacrato che da quel momento fa parte a pieno titolo della grande “Famiglia Passionista”, partecipa alla sua spiritualità e ne gode di tutti benefici spirituali. E' a pieno titolo "Laico Passionista". In breve possiamo dire che coloro che fanno questa consacrazione si impegnano seriamente a vivere la consacrazione battesimale, che è cammino di santità, che è separazione dal mondo e dai suoi valori, che è donazione e appartenenza piena a Dio, ma con un cammino di amore per il Signore e per il prossimo, appreso da Gesù Crocifisso, secondo il carisma e l’insegnamento di S. Paolo della Croce. Termino ricordando gli impegni che assume chi fa la Consacrazione Solenne: 1. Vivere pienamente la consacrazione battesimale, secondo la propria vocazione, approfondendo il mistero della Croce e la spiritualità degli Amici di Gesù Crocifisso. 2. Rinnovare ogni giorno la Promessa di Amore a Gesù Crocifisso e fare della giornata un continuo atto di amore. 3. Fare ogni giorno almeno un quarto d’ora di preghiera o meditazione sulla Passione di Gesù. 4. Impegnarsi, secondo le proprie possibilità, nei servizi di carità e di volontariato verso il prossimo più bisognoso. 5. Impegnarsi nell’apostolato, secondo le proprie possibilità, per far conoscere e amare Gesù Crocifisso, anche in collaborazione con le attività apostoliche dei Passionisti. 6. Partecipare regolarmente agli incontri della Fraternità di appartenenza, o almeno ai Gruppi Famiglia. Il Signore ravvivi in noi, con il suo Santo Spirito, la consacrazione ricevuta nel battesimo e confermata nella cresima. San Paolo della Croce e il grande stuolo dei Santi e delle Sante della Famiglia Passionista accompagnino con il loro esempio e la loro intercessione i consacrati e coloro che si preparano a consacrarsi a Gesù Crocifisso. P. Alberto Pierangioli

I GRANDI AMICI DEL CROCIFISSO Apostola dell’Amore

M. Maddalena Marcucci M. Maddalena Marcucci nacque in provincia di Lucca nel 1888. Il Signore l'attirò, già da bambina, verso un amore straordinario per Eucarestia: visite continue al SS. Sacramento, Messa e Comunione quotidiana. Intanto maturava in lei la vocazione alla vita contemplativa tra le passioniste. A Lucca stava sorgendo un monastero delle monache passioniste.. L'iniziatrice era stata S. Gemma Galgani, che morì senza vederne la realizzazione. Il suo direttore spirituale, il Ven. P. Germano Ruoppolo, portò a termine il progetto: il monastero si apriva nel 1905. Superate grandi difficoltà da parte della mamma, Maddalena entrava nel monastero insieme alla sorella Teresa, il 10 giugno 1906. Fu decisivo per M. Maddalena essere guidata, all'inizio della vita religiosa, dal Ven. P. Germano, un santo passionista, convinto che la santità consiste nell'amore di Dio, attinto dalla memoria della Passione di Gesù. Questo aiutò M. Maddalena a mettere le basi di quella santità e di quella esperienza religiosa che comunicherà a tanti con la sua vita e con i suoi scritti.

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Nel 1913 fu inviata nel Messico, per fondarvi un monastero; ma nel 1916 la persecuzione religiosa la costrinse a lasciare il Messico. Si fermò nella Spagna, per costruire a Deusto il primo monastero delle passioniste. Fu maestra delle novizie e superiora. Nel 1935 fu richiamata a Lucca come superiora. Ripartì per la Spagna il 19 agosto 1941, dopo aver costruito il nuovo monastero e il santuario in onore di S. Gemma. Fondò un nuovo monastero a Madrid, dove morì il 10 febbraio 1960. Dal 1922 al 1928 fu diretta dal servo di Dio P. Arintero, domenicano, fondatore e direttore della rivista “Vida Sobrenatural”. Il P. Arintero, dopo aver conosciuto la profonda vita interiore di M. Maddalena, le chiese con insistenza di collaborare alla sua rivista, scrivendo quanto sentiva nel cuore, per incoraggiare le anime a camminare nella via dell’amore. M. Maddalena iniziò a scrivere con spirito di fede e di obbedienza, firmandosi “J. Pastor”. Questi articoli furono poi raccolti in un volume: “La Santidad es Amor”, stampato e ristampato molte volte, tradotto in italiano e in altre lingue, permettendo così a M. Maddalena di continuare, in più vasto raggio, la missione di apostola dell'amore di Dio. Il nucleo della sua dottrina è la fede, come certezza ed esperienza che Dio è amore. La vocazione passionista la porta poi a scoprire nella Passione di Gesù la più grande opera dell'amore di Dio. Da qui il suo cammino spirituale e il suo insegnamento, l’impegno per la salvezza della anime, per la riparazione. Il suo cuore diventa ogni giorno più una fornace di amore: fa prima il voto del più perfetto, come atto di amore per il Signore, poi il voto di amore a Gesù e quindi il voto di amare e fare amare Maria SS.. Scriveva: “Due passioni tormentano Gesù e Maria: quella del Calvario e quella dell’amore rigettato. Non so quale delle due sia più penosa al Cuore di Gesù. Credo sia quest’ultima, perché Gesù accetterebbe di buona voglia, un’altra volta, il Calvario, per consumare e far trionfare il suo amore. A queste due passioni che Egli soffre, io mi sento chiamata a partecipare. Alla Passione del Calvario mi chiama la mia santa professione, a quella dell’amore misconosciuto e disprezzato mi chiama una vocazione che non posso seguire sulla terra: la seguirò e compirò nel cielo. O Amore, sei così vicino all’uomo e l’uomo non ti conosce... O Gesù, dammi amore, O Gesù, amore mio, ti amo; mi sento bruciare dal tuo fuoco e ti chiedo ancora fuoco, più fuoco, perché soltanto il calore di questo fuoco divino può calmare il mio cuore”. Aveva spinto a fare il voto di amore anche il P. Arintero, al quale scriveva:: “Questo voto di amore consiste nel vivere una vita di amore e non voler vivere se non per amore; avere come fine unico del nostro operare l’amore di Dio, domandargli che la nostra vita si consumi come un olocausto d’amore, cioè, vivere e morire d’amore”. E ancora: “La sera di questo giorno (Venerdì Santo) mi si presenta Gesù in uno stato sanguinolento di Passione ed allora un amore doloroso mi attira e mi tiene in maniera particolare unita a Lui. Mi sembra di averlo sempre davanti e il mio spirito va in cerca di anime amanti, perché contemplino con me lo stato in cui si trova l’Amore e gli offrano il loro cuore spezzato dal dolore, considerando che siamo stati noi la causa di tanta crudeltà. Invito anche lei. ad accompagnarmi, per seguire Gesù in tutti i suoi passi dolorosi, a compatire i suoi dolori e consolarlo con il nostro povero amore”. M. Maddalena era consapevole che Gesù la voleva apostola del suo Amore. Scriveva, nel 1935: «Mi pare di udire il Signore che mi dice: voglio che sia strumento del mio amore per molte anime». Fu vera apostola dell'Amore, con la sua vita, con i suoi libri, con le lettere. Quanto scrive lascia ammirati per la profondità della dottrina e per l'efficacia persuasiva dell'esposizione. Se si pensa che la scrittrice aveva frequentato solo la scuola elementare, non si può negare in lei un influsso straordinario dello Spirito Santo. Mi piace concludere questa presentazione con la preghiera che M. Maddalena scrisse, nel 1935, al momento di ripartire per Lucca: «Gesù, divino Amante della mia anima, ti chiedo per la tua santissima Passione, per la tua morte in croce, per i dolori di Maria, tua Madre SS. e Madre mia dolcissima, fa' che io ti sia fedele; temo per la mia debolezza, ma confido di più nella tua bontà. Che al termine della mia vita terrena possa ripetere al Padre celeste le parole che tu pronunziasti sulla croce: "Tutto è compiuto" e volare diritta al tuo seno, in codesto fuoco di amore per il quale tanto ho sospirato, per il quale ho vissuto e per il quale la mia morte non sarà morte, ma un entrare nella vera vita e vivere eternamente per ripetere sempre, senza fine: Viva l'Amore e io in lui!”. Si sta svolgendo il processo per la sua causa di canonizzazione. Gli Amici debbono molto agli insegnamenti di M. Maddalena; per questo nei prossimi numeri pubblicheremo alcune delle sue pagine più significative.

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TESTIMONIANZE Un cuore passionista Prego spesso San Paolo della Croce perchè ci aiuti ad avere un cuore passionista. San Paolo della Croce è il santo del mondo d'oggi! La nostra società ha bisogno della spiritualità passionista per combattere il male che lo porta lontana da Cristo. Amiamo Gesù! Anche se il nostro amore è piccolo e misero e i nostri cuori sono pieni di egoismo e indifferenza. Offriamo la nostra vita, a Gesù! Ci trasformerà con 1a forra del suo Amore. Egli potrà fare delle nostre vite piccoli fiori da porre ai piedi della sua Croce. Noi non possiamo fare altro che donarci totalmente a Lui. Abbandonare noi stessi per riempirci di Lui e poterlo così portare a quanti vivono intorno a noi. Vogliamo gridare a tutti che ci ami, o Gesù, che con Te niente è impossibile. Vogliamo raccontare cosa si prova ad amarti, ma non è possibile. E' proprio un "amore doloroso”, che prende a1 cuore e non si può più fare a meno di vivere per Te. Basta guardarci intorno e Ti troviamo ovunque, nelle carezze e negli abbracci dei nostri cari, nei passanti che ci chiedono aiuto, nell'immigrato che ci vende qualcosa. E quando rispondiamo alla tua voce, il nostro cuore esulta e sembra scoppiare di gioia, e, a volte,di dolore. Sì, quando vediamo i fratelli non trovarti. Tutti ti cercano, anche se non lo sanno! Forre i più aspri e disperati ti stanno cercando con più forza, ma non riescono a scorgere quel raggio di luce che potrebbe cambiare tutta la prospettiva della loro vita. Come poter dire ai tristi, ai nervosi, ai disperati di guardare Gesù sulla Croce e di accettare ogni momento della propria vita con Lui?.. Vivere in una continua offerta a Gesù, ci permette di fare tutto con gioia! Il desiderio di piacerti, o Gesù è grande. Vogliamo amarti! Ti doniamo la nostra vita, perché Tu possa fare di noi ciò che vuoi. E' poco quello che Ti possiamo donare ma è tutto quello che abbiamo! M. Grazia Dialoghi con il Crocifisso “Ogni giorno più mi rendo conto che devo lavorare solo per Dio e con Dio, che trovo ovunque. Un meraviglioso Crocifisso domina in cappella e mi consola. Qualche volta mi sembra che mi dica: “E io come ho passato la mia vita terrena?... Guarda le mia mani, i miei piedi... e rifletti”. A questo punto abbasso gli occhi e sto un poco in silenzio e poi dialogo con Lui; gli dico di non eliminare questo o quel problema, ma di darmi la forza di superarlo e di amarlo di più. Dopo tali dialoghi esco di cappella più serena, con rinnovato entusiasmo e il desiderio di prodigarmi maggiormente e di diventare “pane”, per spezzarmi a beneficio degli altri. Non sono tanto eroica da cercare la sofferenza e mi consola il pensiero che non l’ha cercata nemmeno Gesù, ma l’ha accettata per amore del Padre e nostro, anche quando questa ha comportato l’accettazione del tragico epilogo del Calvario” Sr. A. Voto di vittima “Contemplando il Crocifisso, mi ha attratto sempre soprattutto una piaga, quella del “Costato”. E’ stata fatta dopo la morte del Signore, quasi voluta da Lui stesso, affinché fosse versata anche l’ultima goccia di sangue e di acqua, per operare la nostra Redenzione e l’umanità si fosse resa conto dove arrivava il suo Amore, ma anche perché si potesse vedere “quel Cuore che ha tanto amato gli uomini”! Per me quella piaga mi ha aperto un “rifugio sicuro” e vi ho trovato il mio posto per CREDERE, per AMARE, per SOFFRIRE! Molte volte mi sono nascosta in questo tabernacolo interiore, perché come sede dell’Amore, c’era quel fuoco che arde senza consumare, che brucia senza distruggere, che assimila senza annientare, ma immedesima per trasformare tutto in un sublime atto di amore!... In questo nascondiglio ho consumato in silenzio tanta parte della mia vita e vi ho trovato la forza per affrontare ogni lotta, ogni sacrificio. Quando tanti anni fa feci la mia consacrazione, non esitai ad unire il Voto di VITTIMA, perché ero su quella via del Calvario da vari anni. Poi il cammino, il progresso spirituale mi fece scoprire la potenza dell’amore e con esso sono vissuta in un modo tutto particolare. Mi scruta e ci conosciamo meglio, da quando non gli ho negato più nulla: Lui ha potuto chiedermi tutto”.

Amica di G.C.

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COMUNICAZIONI 1. X CORSO DI ESERCIZI SPIRITUALI : 9-14 agosto 1998 - Seminario di Macerata Tema: “Lo Spirito Santo è Amore” - Guida: P. Alberto P. Prenotazione: presso P. Alberto (Tel. 0733\22.12.73). 2. Ritiri Mensili per gli AMICI: - 20 settembre: preparazione alla Consacrazione - 18 ottobre: Consacrazione Solenne - 8 novembre: Approfondimento della Consacrazione - 13 dicembre: Approfondimento del cammino. 3. NB. Per gli Amici di G.C. il Conto Corrente Postale rimane sempre il seguente: 13944624, intestato a PP. Passionisti - 62010 Morrovalle MC. Ringrazio per le offerte inviate per le spese di stampa.

P. Alberto Pierangioli

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