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GLI EBREI IN BENEVENTO GLI EBREI IN BENEVENTO Quale fu la storia degli Ebrei a Benevento? Alcuni riferimenti alla comunità ebraica di Benevento, contenuti nella monumentale “Storia degli ebrei in Italia” di Attilio Momigliano, creano nei suoi lettori degli interrogativi sulla sua storia alla quale l’autore tenta di dare delle risposte. È probabile che gli ebrei siano arrivati a Benevento già nel V secolo dopo Cristo. Alla morte del principe longobardo Landolfo VI (1077), gli ebrei passarono, come tutta la città, sotto il dominio della Curia romana alla quale pagavano gabelle per il diritto di tingere e di vendere le stoffe.

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GLI EBREI IN BENEVENTOGLI EBREI IN BENEVENTO

Quale fu la storia degli Ebrei a Benevento?

Alcuni riferimenti alla comunità ebraica di Benevento, contenuti nella monumentale “Storia degli ebrei in Italia” di Attilio Momigliano, creano nei suoi lettori degli interrogativi sulla sua storia alla quale l’autore tenta di dare delle risposte. Èprobabile che gli ebrei siano arrivati a Benevento già nel V secolo dopo Cristo. Alla morte del principe longobardo Landolfo VI(1077), gli ebrei passarono, come tutta la città, sotto il dominio della Curia romana alla quale pagavano gabelle per il diritto di tingere e di vendere le stoffe.

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Azhimaz ben Paltiel di Oria nella sua cronaca, scritta nel 1054, racconta che Ahor ben Samuel di Bagdad, esponente della Kabbala, dopo l’850 abitò a Benevento. Nel suo noto Itinerario Benjamin de Tudela racconta che nel 1165 fu ospitato a Benevento, dove risiedevano circa 200 famiglie, dai suoi correligionari. Nel 1198 dentro il quartiere occupato dagli ebrei vi erano tre chiese parrocchiali che, alla propria denominazione, facevano seguire “ de Judeca”. Gli ebrei avevano il controllo della tintoria dei drappi locali. Il drappo beneventano era molto rinomato.

I documenti dei papi che regolano determinati aspetti della vita degli ebrei a Benevento sono numerosi. Una delle 72 formelle della Porta maggiore del Duomo della città, detta “Janua major”, rappresenta un angelo che respira l’anima di Giuda impiccato per portarla in Paradiso. Essa pone dei problemi di interpretazione che potrebbe essere favorevole alla tesi della salvezza del traditore di Gesù. Il 3 luglio 1470 il papa Paolo II emanò un breve editto molto favorevole agli ebrei beneventani.

Nel 1503 Giulio II sottrasse alla magistratura locale laica le cause degli ebrei e le affidò alla giurisdizione della Curia arcivescovile.

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Vi fu un radicale cambiamento dell’atteggiamento del Papato verso gli ebrei con il Concilio di Trento. Nel 1555 Paolo IV emise un decreto contenente norme molto restrittive e discriminanti. Nel 1569 Pio V cacciò gli ebrei dallo Stato pontificio ad eccezione di Roma e di Ancona. Nel 1617 i Consoli di Benevento chiesero il ritorno nella loro città degli ebrei cacciati dal papa. Ma del loro ritorno non si trova traccia

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RICERCA E LETTURA DEI DOCUMENTI

(anno 1198)

Enrico Isernia nella sua “Istoria della città di Benevento” afferma che gli Ebrei si sono stanziati a Benevento verso l'anno 1198, poichési parla delle parrocchie di S.Nazario e di S.Spirito della Giudecca. Queste parrocchie prendono il nome dal luogo abitato dagli Ebrei. É facile comprendere che se nel 1198 esistevano già queste chiese, gli Ebrei sono giunti a Benevento molto tempo prima.

QUALE FU LA STORIA DEGLI EBREI

A BENEVENTO?

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In Benevento esistevano le cosidette “TINCTA IUDEORUM” .Gli Ebrei quindi lavoravano i colori, le tinte, erano quindi dei tintori.Gli Ebrei una volta stabilitisi a Benevento, protetti dai pontefici e, non molestati dagli abitanti, sentirono ben presto il bisogno di unirsi in comunità e fissarsi in un luogo separato dagli altri, come erano soliti fare. In seguito ad un iscrizione ebraica si é venuti a sapere che gli Ebrei sin dalla metà del secolo XII avessero avuto in Benevento un cimitero. Alcuni ritrovamenti sono stati alcuni frammenti di

epigrafi nella zona dell' attuale Creta Rossa. Uno storico tedesco chiamato Graetz ,afferma che a Benevento nella seconda metà del XII secolo vi era una comunità di 200 Ebrei. In Benevento poi saranno stati forse più di 200 istraeliti alla fine del 1100, poiché dovevano occupare una contrada, o un quartiere speciale, più che esteso, detto Giudecca e con questo appellativo furono distinte le tre parrocchie di S.Nazario, di S.Stefano e di S.Gennaro.

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Piazza Piano di Corte

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La chiesa di S.Nazario si trovava a Piano di

Corte. L' area tra Piano di Corte e la Rocca

dei Rettori nei secoli XII-XVI era abitata da una

fiorente comunità di Ebrei,esperti tessitori e

tintori. Tra Piano di Corte e via Bartolomeo

Camerario, nel vico S.Stefano, avevano una

Sinagoga che, nel periodo della più feroce dis-

criminazione ebraica venne chiamata S.Stefano

De Iudecca o S.Stefano de Piano Curiae e ,

infine, S.Stefano de Neophitis ( cioè i conver-

titi al cattolicesimo). La comunità venne re-

pressa nel giugno 1519 dal Tribunale d' Inqui-

sizione costituitasi alla Curia di Benevento.

S. Ianuarius esisteva già nel 1126, presso Porta

Somma, nel cortile dei Terosii.

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Porta Somma

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Un noto studioso,Stefano Borgia, suggerisce, fra l'altro, che ci sia stato un antico insediamento ebraico in prossimità di Benevento, nella contrada che ancora oggi conserva il nome di Casale Maccabei. E se«non può trarsi la denominazione di questo luogo dai Santi Maccabei, potrà almeno congetturarsi che cosìsi dice per essere stato anticamente di pertinenza della nobile famiglia Maccabei di Benevento,già da tempo estinta,dalla quale prendesse,poi,la sua denominazione,allo stesso modo che da altre famiglie beneventane». E si può dire, allo stesso modo,per certo un insediamento ebraico in S.Leuciodel Sannio,dove si riscontra il riferimento alla Judecca,luogo e strada che ne conserva il nome e rimane tuttora nell'area abitata. .

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Certamente,gli ebrei,con le loro maestranze specializzate in questo genere di attività,si raccolsero di preferenza nell'ambito della parrocchia di S.Gregorio, nella zona meridionale della città che vide fiorire le nuove imprese.L'industria dei panni si poneva come fondamentale,nel tessuto economico e cittadino,mentre se ne ampliava alacremente la produzione e lo smercio fino a determinare la nota specializzazione artigianale di cui s'èdetto. I cittadini integravano,alle loro,le nuove competenze acquisite che fruttavano successo e guadagno. E vi furono balcatores,tonsore,bambacarii,cardatores,amatores,cordonarii,addobbatores,frisarae,

zocarii(per l'industria delle funi) e venditori di panni vecchi.Altre maestranze sorsero nel campo dei cereali e del grano; altri funzionari tra di addetti al fisco, alle banche (cambiatores,minutores,partitarii),specie fiorentini.

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A quel tempo,Benevento presentava otto quartieri urbani che prendevano il loro nome dalle otto porte della città: Somma, Aurea, Rufina, S.Lorenzo, Nova, Gloriosa, Fogliarola, Biscarda. Ma,di queste, soltanto due, a proposito di quanto detto, accentrano la nostra attenzione. E si intende che fanno capo a due quartieri. L'uno, da Porta Somma a piazza Piano di Corte;l'altro,nel vico detto della Madonella (l'attuale via Pietro De Caro), nell'hinterland in piazza Orsini,nei pressi della Cattedrale. Quest‘ ultimo, vero e proprio conglomerato di ogni tipo di abitazioni attraversato, nelle alte mura cariche d'ombra, dove il sole rimane tuttora un'avara

concessione a volo sui tetti,da una via ben definita.Per quanto A. Zazo ritenga che gli ebrei,secondo il loro uso,si unirono in comunitàin un luogo separato,tra l'attuale Piano di Corte e la Rocca dei Rettori e non altrove, la cosa rimane senz'altro discutibile.

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Rimane l’ interrogativo circa l’ ambito in cui , fin dai primordi , gli ebrei posero la loro sede nel centro urbano e, quindi, quale fosse poi , il luogo del “serralium” ove furono definitivamente collocati . Intanto, può ritenersi acclarato che, alla fine del 1100 , gli oltre duecento ebrei a cui s’è fatto cenno , occupavano un quartiere speciale,più che esteso , in cui si levavano tre parrocchie : quella di S.Nazariode Judeca , di S. Januario de Judeca , Di S. Stefano De Judeca , come appare documentato nell’Obituarium S. Spiritus , compilato nell’ anno 1198.

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Nel detto necrologio emergono nominativi di chiara origine ebraica , come Jacuba Judetta, insieme ad altri di personalità conosciute che avevano esercitato in città professioni di rilievo come la medicina, il notariato, attività artigiane.

Sicchè risulta che, già a quel tempo , molti erano i “neophiti “, gli ebrei convertiti, inquadrati nell’ area del cristianesimo ,S. Nazario era in Piano di Corte , non molto distante dal tempio di S. Joannis de Porta Summa ( de Conciatoribus); S. Ianuaris esisteva giànel 1126 , presso Porta somma, nel cortile dei Terosii.

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A proposito di S. Stefano , ricordiamo quanto affermato da A. Zazo : “ Gli ebrei dovettero avere la loro sinagoga sull’ area da essi abitata, tra Piano di Corte e l’ attuale via Bartolomeo Camerario .

La modeste costruzione ebbe, nel periodo della discriminazione ebraica,il titolo di S. Stefano, il protomartire cristiano lapidato nel 35 o 36 d.C. dal popolo di Gerusalemme.”

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RITROVAMENTO DEL CIMITERO

E, sicuramente, ebbero anche un loro cimitero, un luogo sacro in cui onorare i resti dei defunti, secondo il rito, fin dal principio della seconda metà del secolo XII, se teniamo conto di un’epigrafe funeraria, o lapide, assai nota, venuta fuori nel 1898, durante un lavoro di scavo, in una contrada detta Cretarossa, o Masseria Saberiana, di proprietà del signor Zamparelli.La scritta, in lingua ebraica, venne tradotta: “Nel secondo giorno della settimana, nel primo mese di Scebat, morì messer Samuele, figlio di M. Isacco, l’anno 4913 della creazione. Che la sua anima sia legata al fascetto della vita! Amen (S) ela”.L’anno 4913 corrisponde al 1153 dell’era volgare.Altri reperti del genere convalidarono l’insediamento cimiteriale di cui si tratta.E, a proposito del ruscello, o fonte d’acqua, nei pressi dei cimiteri, notiamo che anche presso la suddetta area di Cretarossa scorre un torrente, il S. Nicola, ai fini delle necessità e abluzioni igieniche del caso.

COMUNITA’ EBRAICHE IN ITALIA

E’ molto importante quanto annota lo stesso H. Graetz, nel volume VI della sua estesa Storia degli Israeliti, nel capitolo IX, in una rubrica intitolata “Die Juden in Italien” in cui afferma che esisteva, dall’anno 1171 al 1205, una comunità di 200 ebrei in Benevento, 600 a Salerno, patria della prima scuola di medicina scientifica nella cristianità latina, che ospitava medici famosi.

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Quando gli Angioini giunsero al potere ed occuparono Benevento col favore papale (1269), dovettero assecondare il clero nel riacceso amore per le conversioni. Innanzi tutto, richiamarono in vigore l’obbligo, poi riconfermato nel 1307, del segno distintivo, prescrivendo che chiunque professasse la “iudica obstinatione” era tenuto a portare, se uomo, sul petto un cerchio di panno color giallo cupo, largo due dita, della circonferenza di due palmi e, nel mezzo, segnato orizzontalmente da un taglio, come il thau greco da cui prese il nome, talvolta sostituito da quello di “rotella” e, se donna, un “amictum” di colore indaco sul capo.E favorirono l’attività degli inquisitori con ampie sovvenzioni.Molti furono i processati. E si offrirono vantaggi economici ai neofiti e varie esenzioni da imposte.Successivamente, gli Aragonesi che governarono Napoli dal 1442 al 1501, furono disposti a favorire gli ebrei e ad assicurare loro comprensione e piena tranquillità.

Simboli ebraici

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Stella di Davide

Processi e condanne all’ultimo supplizio

Con l’inquisizione del 1542 vennero mutate le condizioni della giustizia,nell’irrigidimento del controllo sulla vita della comunità ebraica locale,troviamo i nominati di parecchi ebrei della Giudecca beneventana,a cui toccò sorte di essere processati e condannati nel periodo che và dal 1504 al 1507,secondo un documento vergato dal notaio beneventano Marinus de Maurellis,il quale poi rappresenta l’unico nel suo genere,rintracciabile nel’Archivio di Stato

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Ma poteva anche accadere, come si verificava a Palermo, che a questi era venduta quella carne che essi ripudiavano, sia perché ritenuta nociva, sia perché proibita dalla legge mosaica. E si ritenne opportuno da parte di Re Alfonso

l'imposizione di avere macelli separati, con l'obbligo di apporvi il segno della «rotella rossa». Detta bolla, in ogni caso,

tendeva ad evitare, ai fini del quieto vivere civile, inconvenienti del genere, seguendo le più prudenti

disposizioni.Come sappiamo nella seconda metà del secolo XV, in Benevento, esisteva un miportante banco tenuto dagli

ebrei.Era abbastanza fiorente e l'accesso era aperto, ampliandosi gli affari,sul piano dell'usura. In seguito,una

lettera apostolica inviata da Giulio III(1549-1555) datata 2 maggio 1550,affrontava la definizione di ulteriori rapporti

nell'ambito del commercio dei grani e del frumento,in Benevento e dintorni, ed imponeva di tenere nei magazzini privati degli ebrei soltanto quanto potesse bastare al loro

personale sostentamento.

Paolo IV carafa(1555-1559),spronato dal suo ardente zelo riformatore,non risparmiò enetgie per dare al problema ebraico una svolta decisiva.Tra i suoi primi decreti vi fu quello del luglio 1555,riguardante gli ebrei residenti nello Stato della Chiesa.Egliribadiva l'imposizione del ghetto e l'obbligo del «signum» della berretta gialla,e la limitazione di ogni attivitàcommerciale.Furono anche sottoposti a forti pressioni perché abbandonassero i loro errori e accettasero il battesimo.Controi mal convertiti non esitò ad usare la pena propria degli eretici,ossia il rogo.

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Per quanto riguarda Benevento,rimane in ombra il seguito della shoah.Si ignora su che direttrice continuò la sua diaspora il popolo della comunitàebraica.intanto,sembra che i convertiti furono numerosi, se la Chiesa di S.Stefano, di cui s'è detto nelle pagine precedenti,mutò i suoi attributi secondo l'utilizzo del tempo. In principio si definiva «de Iudecca», successivamente «de plano Curie»,alla fine «de Neophitis». Vero è che,prima di ricevere il battesimo,gli adulti erano tenuti a seguire un corso d'istruzione,prendendo il nome di catecumeni.Fumantenuta anche la consuetudine di mutare il proprio nome, spesso, assumendo quello del garante e testimone protettore.E vi furono anche coloro che preferirono ritirarsi nei monasteri,prendendo ordini religiosi

● Nel Sinodo diocesano del 29 settembre 1599, vediamo che l’Arcivescovo

● Massimiliano Palombara (1574-1617) tuonava segnatamente riguardo agli ebrei e contro l’usura.

● A questo proposito, essi venivano definiti, oltre che neofiti, anche cristiani novelli e, come s’è già detto, marrani.

● Fra gli stessi ebrei, tuttavia, correva il termine di “anussin”, ossia “costretti”.

● Si scioglieva, così, senza ricorrere a vere e proprie violenze, diversamente da altre esperienze radicate in altre città, la colonia ebraica di Benevento.

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Shoah: Termine ebraico («tempesta devastante», dalla Bibbia, per es. Isaia 47, 11) col quale si suole indicare lo sterminio del popolo ebraico durante il Secondo conflitto mondiale; è vocabolo preferito a olocausto in quanto non richiama, come quest’ultimo, l’idea di un sacrificio inevitabile.

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Fra il 1939 e il 1945 circa 6 milioni di Ebrei vennero sistematicamente uccisi dai nazisti del Terzo Reich con l’obiettivo di creare un mondo più ‘puro’ e ‘pulito’ Alla base dello sterminio vi fu un’ideologia razzista e specificamente antisemita che affondava le sue radici nel 19° sec. e che i nazisti, a partire dal libro MeinKampf («La mia battaglia») di A. Hitler (1925), posero a fondamento del progetto di edificare un mondo ‘purificato’ da tutto ciò che non fosse ‘ariano’. Alla ‘soluzione finale’ (così i nazisti chiamarono l’operazione di sterminio) si arrivò attraverso un processo di progressiva emarginazione degli Ebrei dalla societàtedesca. Le leggi di Norimberga del

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1935 legittimarono il boicottaggio economico e l’esclusione sociale dei cittadini ebrei; dal 1938, e in particolare dalla cosiddetta ‘notte dei cristalli’ (8-9 novembre 1938, quando in tutta la Germania le sinagoghe furono date alle fiamme e i negozi ebraici devastati) in poi, il processo di segregazione e repressione subì un’accelerazione che sfociò nella decisione, presa dai vertici nazisti nella Conferenza di Wannsee (gennaio 1942), di porre fine alla questione ebraica attraverso lo sterminio sistematico.

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Lo sterminio partì dalla Germania, ma si espanse via via con le conquiste del Terzo Reich, colpendo gli Ebrei dei paesi occupati, vale a dire di quasi tutta Europa. Essi furono in una prima fase ‘ghettizzati’, cioè forzosamente concentrati in appositi quartieri delle città (il principale ghetto europeo, per estensione e numero di abitanti, fu quello di Varsavia), e in seguito deportati nei campi di concentramento e di sterminio, costruiti soprattutto in Europa orientale. Ad Auschwitz, Treblinka, Dachau, Bergen Belsen, Mauthausen (ma furono decine e decine i campi disseminati in Europa, tasselli di un sistema pianificato nei minimi dettagli). Dopo giungevano ogni giorno convogli carichi di

persone la selezione iniziale, che ‘salvava’temporaneamente coloro che erano in grado di lavorare, una parte veniva inviata direttamente verso la meta cui tutti i deportati erano infine destinati: la camera a gas. I campi di sterminio erano anche luoghi di torture, di esperimenti pseudoscientifici su cavie umane (come quelli effettuati sui gemelli di J. Mengele), di lavori sfiancanti e selezioni quotidiane: di tali atrocitàè rimasta testimonianza nelle memorie di coloro che riuscirono a sopravvivere. Vittime dello sterminio, oltre agli Ebrei, furono anche zingari, omosessuali, testimoni di Geova, oppositori politici.

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Istituto Comprensivo “L.Settembrini”

S.Leucio del Sannio

Classe III-Scuola Secondaria di primo

grado

Plesso di Ceppaloni