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SCIENZA E TECNICA, N. 482, 2010 MENSILE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE I I n occasione dei 150 anni della costituzione del Regno d’Italia vogliamo soffermarci sul con- tributo degli scienziati prima al processo di unificazione nazionale e poi alla modernizzazione e allo sviluppo del nuovo stato. Considerando suc- cessivamente il loro ruolo oggi, in relazione a pro- blematiche di interesse generale quali l’approvvi- gionamento di energia. 1. Parlando di Unità d’Italia, è opportuno richiama- re una singolare anomalia della storia, per cui la nazione d’Europa il cui nome è il più antico dopo quello della Grecia ha dovuto attendere tanto a lungo per l’indipendenza e l’unità. Leggendo una delle più importanti opere di mio Padre, Massimo Pallottino, Storia della prima Italia, troviamo infat- ti che il nome Italia risale ad almeno 25 secoli fa, indicando inizialmente l’Italia meridionale, per estendersi poi a tutta la penisola, come sancito dalla ripartizione augustea in XI regioni. I cui nomi sono in gran parte gli stessi delle nostre attuali regioni. Con il confine alpino segnato dal Trofeo delle Alpi del 6 a.C., che si trova a Turbia nel Nizzardo, e con un preciso riferimento, pochi anni più tardi, nella Storia naturale di Plinio il Vecchio: Haec est Italia diis sacra, … Così, per secoli e secoli, mentre altre nazioni si costituivano in stati, l’idea d’Italia rimaneva un fatto puramente culturale. Ricordiamo soltanto il Petrarca, Italia mia, benché ’l parlar sia indarno a le piaghe mortali che nel bel corpo tuo sí spesse veggio…, e Dante, di questa umile Italia fia salute per cui morir la vergine Camilla, Eurialo e Niso…”. Dunque non espressione geografica, come risulterebbe dalla frase del principe Metternich, secondo una attribuzione che in realtà è falsa, come nel caso dell’invito a nutrirsi di brioches che la regi- na francese Maria Antonietta avrebbe rivolto ai parigini affamati. Non pura e semplice espressione geografica, ma effettiva realtà culturale unitaria, in termini di arte, letteratura, religione e lingua, pur nell’articolarsi dei dialetti e delle specificità regio- nali non prive, a volte, di aspetti risalenti all’Italia preromana. Realtà culturale che spesso sottende un sentimento di nostalgia per una patria perduta, lo stesso che nel 1842 risuonerà nel coro del Nabucco. E, dunque, sentimento nazionale unitario. Ma veniamo all’inizio dell’Ottocento, al tempo del grande risveglio romantico delle nazionalità in Europa. Un risveglio particolarmente sentito dal mondo della cultura. E qui vogliamo segnalare un episodio estremamente significativo. Si tratta della prima riunione degli scienziati italiani, che si svol- ge a Pisa nel 1839, a cui partecipano ben 421 natu- ralisti, medici, fisici, ingegneri, agronomi, … pro- venienti dai vari stati e staterelli nei quali l’Italia era allora suddivisa. Riunione improntata all’unità cul- turale dell’Italia come premessa per la sua unità politica. E per questo l’evento è seguito da un vasto pubblico e trova grande eco, come avverrà poi per le riunioni che negli anni seguenti si susseguono a GLI SCIENZIATI PER L’UNITÀ E IL PROGRESSO DELL’ITALIA VITERBO 16 OTTOBRE 2010

GLI SCIENZIATI PER L’UNITÀ E IL PROGRESSO DELL’ITALIA e so/scienziatiunita.pdf · gionamento di energia. 1. Parlando di Unità d’Italia, è opportuno richiama-re una singolare

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SCIENZA E TECNICA, N. 482, 2010 MENSILE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE

II n occasione dei 150 anni della costituzione delRegno d’Italia vogliamo soffermarci sul con-tributo degli scienziati prima al processo di

unificazione nazionale e poi alla modernizzazione eallo sviluppo del nuovo stato. Considerando suc-cessivamente il loro ruolo oggi, in relazione a pro-blematiche di interesse generale quali l’approvvi-gionamento di energia.1. Parlando di Unità d’Italia, è opportuno richiama-re una singolare anomalia della storia, per cui lanazione d’Europa il cui nome è il più antico dopoquello della Grecia ha dovuto attendere tanto alungo per l’indipendenza e l’unità. Leggendo unadelle più importanti opere di mio Padre, MassimoPallottino, Storia della prima Italia, troviamo infat-ti che il nome Italia risale ad almeno 25 secoli fa,indicando inizialmente l’Italia meridionale, perestendersi poi a tutta la penisola, come sancito dallaripartizione augustea in XI regioni. I cui nomi sonoin gran parte gli stessi delle nostre attuali regioni.Con il confine alpino segnato dal Trofeo delle Alpidel 6 a.C., che si trova a Turbia nel Nizzardo, e conun preciso riferimento, pochi anni più tardi, nellaStoria naturale di Plinio il Vecchio: Haec est Italiadiis sacra, …

Così, per secoli e secoli, mentre altre nazioni sicostituivano in stati, l’idea d’Italia rimaneva unfatto puramente culturale. Ricordiamo soltanto ilPetrarca, Italia mia, benché ’l parlar sia indarno ale piaghe mortali che nel bel corpo tuo sí spesse

veggio…, e Dante, di questa umile Italia fia saluteper cui morir la vergine Camilla, Eurialo eNiso…”. Dunque non espressione geografica, comerisulterebbe dalla frase del principe Metternich,secondo una attribuzione che in realtà è falsa, comenel caso dell’invito a nutrirsi di brioches che la regi-na francese Maria Antonietta avrebbe rivolto aiparigini affamati. Non pura e semplice espressionegeografica, ma effettiva realtà culturale unitaria, intermini di arte, letteratura, religione e lingua, purnell’articolarsi dei dialetti e delle specificità regio-nali non prive, a volte, di aspetti risalenti all’Italiapreromana. Realtà culturale che spesso sottende unsentimento di nostalgia per una patria perduta, lostesso che nel 1842 risuonerà nel coro del Nabucco.E, dunque, sentimento nazionale unitario.

Ma veniamo all’inizio dell’Ottocento, al tempodel grande risveglio romantico delle nazionalità inEuropa. Un risveglio particolarmente sentito dalmondo della cultura. E qui vogliamo segnalare unepisodio estremamente significativo. Si tratta dellaprima riunione degli scienziati italiani, che si svol-ge a Pisa nel 1839, a cui partecipano ben 421 natu-ralisti, medici, fisici, ingegneri, agronomi, … pro-venienti dai vari stati e staterelli nei quali l’Italia eraallora suddivisa. Riunione improntata all’unità cul-turale dell’Italia come premessa per la sua unitàpolitica. E per questo l’evento è seguito da un vastopubblico e trova grande eco, come avverrà poi perle riunioni che negli anni seguenti si susseguono a

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Torino, Firenze e in altre città. Fra queste, ricordia-mo in particolare la X riunione tenuta a Siena nelsettembre 1862, nella quale si celebra la tantosospirata unificazione, e nasce la SIPS, la SocietàItaliana per il Progresso delle Scienze, su propostadel grande chimico Stanislao Cannizzaro.

Ma il contributo al Risorgimento del mondodella cultura si traduce anche nella partecipazionediretta ai moti universitari e alle guerre d’indipen-denza. Come nel caso esemplare del battaglionedegli universitari toscani nella guerra del 1848 conil suo sacrificio nella battaglia di Curtatone e Mon-tanara. E in mille altri episodi, che sarebbe troppolungo elencare.2. A questo punto è appropriato ricordare il detto diMassimo d’Azeglio “Fatta l’Italia, ora bisognafare gli italiani”. Che riassume l’intento della gene-razione che aveva combattuto per l’Unità per un’o-pera di diffusione di un comune sentire civile e perla formazione di una cittadinanza appropriata aldecollo di uno stato moderno. Opera che qui voglia-mo considerare in termini di impegno verso la for-mazione culturale a livello universitario di una clas-se dirigente di elevata qualificazione, come pre-messa essenziale per la modernizzazione del Paese.Elemento che costituì un punto di attenzione daparte del nuovo Regno.

A questo proposito merita ricordare alcunipersonaggi di eccellenza. Uno di questi è il mate-matico-ingegnere Giuseppe Colombo (1836-1921), autore del famoso manuale utilizzato dagenerazioni di ingegneri, con quasi cento succes-sive edizioni. Dopo aver combattuto nella Guerrad’indipendenza del 1859, quella determinante aifini dell’Unità, e successivamente in quella del1866 come volontario nelle file di Garibaldi,Colombo dedicò la sua vita all’insegnamentopresso il Politecnico di Milano, di cui fu a lungorettore, allo sviluppo delle relazioni fra universitàe industria, e anche alla politica. Fra i suoi nume-rosi allievi citiamo soltanto l’imprenditore nelcampo della gomma Giovan Battista Pirelli e ilpioniere dell’aviazione italiana Enrico Forlanini.Essenziale fu poi il contributo di Colombo all’in-dustria elettrica nazionale, con l’impiego di unatecnologia allora nascente. Presente all’inaugura-zione della centrale elettrica realizzata da Edison aNew York nel 1882, egli si adoperò per la costru-zione a Milano nel 1883 della centrale termoelet-trica di Santa Radegonda, la prima in Europa. E

svolse un ruolo primario per la nascita dellasocietà Edison, di cui fu presidente, e per lo sfrut-tamento delle risorse idroelettriche, che liberaronoil nostro Paese dalla dipendenza dall’estero per laproduzione dell’elettricità. Solo parecchi decennipiù tardi la fonte idroelettrica raggiunse il limitefisiologico e nel 1964 la produzione termoelettri-ca divenne prevalente. E l’impegno politico? Con-sigliere comunale a Milano, poi deputato, quindi,negli anni ‘90 dell’Ottocento ministro delle Finan-ze e poi del Tesoro, presidente della camera deideputati e poi senatore del regno.

Fra i molti altri personaggi che andrebberorammentati a questo stesso riguardo menzioniamosoltanto il pavese Luigi Cremona (1830-1903),anch’egli matematico e ingegnere, che fu amico deifratelli Cairoli e partecipò valorosamente alla primaGuerra d’indipendenza, nel 1848-49. Studioso divalore e docente universitario, va ricordato soprat-tutto per il ruolo svolto nel riorganizzare e dirigerela Scuola degli ingegneri di Roma, l’attuale facoltàd’Ingegneria della Sapienza, e nella riforma deglistudi universitari, in particolare opponendosi allaproliferazione delle sedi universitarie. Cremona fuanche senatore e, brevemente, ministro della Pub-blica istruzione.

Proprio il ministero della Pubblica istruzioneera allora di norma affidato a un accademico: ilprimo ministro PI subito dopo l’Unità fu il letteratoFrancesco De Sanctis, al quale seguì brevemente ilgiurista Pasquale Stanislao Mancini e poi il fisicoCarlo Matteucci. E la lista che segue è ricca di nomiillustri, quali Guido Baccelli, Orso Mario Corbino,Benedetto Croce, Giovanni Gentile.

Il riconoscimento del ruolo della cultura per ilprogresso del Paese si manifesta chiaramente attra-verso la presenza degli scienziati e in generale degliuomini di cultura nella Camera alta del nuovo stato,il senato. E qui dobbiamo ricordare che a queltempo il senato era vitalizio e totalmente di nominaregia. Più precisamente, in base all’art. 33 delloStatuto Albertino del 1848, i senatori potevanoessere scelti fra gli appartenenti a determinate cate-gorie, una delle quali riguardante i membri del-l’Accademia reale delle scienze, poi accademia deiLincei, un’altra Coloro che con servizii e meritieminenti avranno illustrata la Patria.

Scorrendo l’elenco dei membri del Senato delRegno, nel secolo che va dal 1848 alla sua sop-pressione a seguito del mutamento istituzionale, si

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rimane impressionati dal numero e dalla qualità deipersonaggi. Accanto ai molti esponenti delle lette-re e delle arti, da Manzoni a Verdi (che si autoqua-lificò scherzosamente come “Suonatore delRegno”), Carducci e Verga, e delle scienze umane,da Graziadio Ascoli a Maffeo Pantaleoni, Benedet-to Croce, Giovanni Gentile e Luigi Einaudi, sonoparticolarmente numerosi i rappresentanti dellescienze matematiche, fisiche e naturali e dellescienze mediche.

Fra i matematici troviamo Ulisse Dini, France-sco Brioschi, Luigi Cremona, Giuseppe Colombo,Vito Volterra, e gli astronomi Giovanni Schiaparel-li e Giovanni Celoria. Fra i fisici: Antonio Pacinot-ti, inventore della dinamo, Carlo Matteucci, Augu-sto Righi, il geofisico Luigi Palmieri, Pietro Blaser-na (predecessore di Corbino nella direzione dell’I-stituto di fisica dell’Università di Roma), OrsoMario Corbino e Antonio Garbasso. Fra i chimici:Stanislao Cannizzaro, Raffaele Piria, EmanuelePaternò di Sessa e Giacomo Ciamician. Fra i medi-ci: Paolo Mantegazza, il premio Nobel CamilloGolgi, il tisiologo Eugenio Morelli, l’inventoredello pneumotorace Carlo Forlanini, Giovanni Bat-tista Grassi, Antonio Cardarelli, Giuseppe Bastia-nelli e numerosi altri.

Ma vanno ricordati anche i senatori presceltifra i personaggi operanti nell’ambito delle scienzeapplicate e delle tecnologie, come Guglielmo Mar-coni, l’elettrotecnico Galileo Ferraris, padre delmoderno motore elettrico, l’agronomo genetistaNazzareno Strampelli, il fisico Guglielmo Mengari-ni che realizzò la prima trasmissione a distanza del-l’elettricità in corrente alternata, e l’ingegnere PieroPuricelli a cui si deve la concezione delle moderneautostrade e la loro prima realizzazione in Italia.

Tutto ciò significa che la camera alta del regnopoteva avvalersi della presenza e del consiglio dipersonalità dotate di altissima qualificazione nellepiù diverse discipline scientifiche e tecnologiche,che inoltre erano pienamente libere di operaresecondo i loro intendimenti, non essendo legate amandati elettorali.

La carica di senatore non era certamente untitolo di facciata, puramente onorifico. Gran partedi questi personaggi svolsero infatti ruoli attivi,assumendo incarichi importanti, anche a livello digoverno, esercitando potere decisionale soprattuttonei settori dell’istruzione pubblica, della medicinae in generale della scienza; determinando le dire-

zioni di sviluppo della ricerca scientifica e tecno-logica e creando nuove istituzioni. A tal proposito,va ricordato il grande matematico e fisico Vito Vol-terra, padre della moderna ecologia matematica,che fu anche presidente della SIPS. Perché ebbe unruolo essenziale nella costituzione nel 1923 delConsiglio nazionale delle ricerche, del quale fu ilprimo presidente. E anche l’opera dell’agronomoNazzareno Strampelli per la creazione dell’IstitutoNazionale di Genetica per la Cerealicoltura, cheportò a migliorare grandemente la resa delle colti-vazioni del grano.

Più nota, anche grazie agli sceneggiati trasmes-si in Tv negli anni scorsi, è la vicenda del direttoredell’Istituto di Fisica dell’università di Roma OrsoMario Corbino (1876-1937). Senatore del Regnonel 1920, ministro della Pubblica Istruzione e poidell’Economia Nazionale nei primi anni Venti, Cor-bino ha il grande merito di aver chiamato EnricoFermi all’università di Roma, istituendo per lui laprima cattedra di Fisica teorica in Italia, e per avercontribuito in modo decisivo alla creazione della“scuola di via Panisperna”. Le scoperte di questogruppo di giovanissimi aprirono la porta a sviluppideterminanti della fisica nucleare e condussero suc-cessivamente, per opera di Fermi, alla prima dimo-strazione dello sfruttamento pratico dell’energianucleare, attuata a Chicago nel dicembre 1942. Maqui è opportuno ricordare come Corbino, egli stes-so fisico di indubbio valore, non disdegnasse, comedel resto vari altri studiosi del tempo, di occuparsidi questioni applicative, fra le quali rammentiamol’impegno per favorire lo sviluppo della produzioneidroelettrica: quel “carbone bianco” che per decen-ni, come già ricordato, avrebbe garantito all’Italiapiena autonomia nell’approvvigionamento dell’e-nergia elettrica. Tuttavia il ricordo dei meriti diCorbino non evitò, nei primi anni ’80, che la nostraproposta di intitolargli un liceo scientifico, l’attualeliceo Talete di Roma, venisse respinta dagli inse-gnanti, evidentemente influenzati dallo spirito del“sessantotto”.

La creazione di una scuola scientifica di gran-de rilievo, come quella dei fisici di Roma, grazie alruolo istituzionale del promotore, non fu certamen-te una eccezione. La vicenda del fisico AntonioGarbasso (1871-1933), per esempio, è per moltiversi parallela a quella di Corbino. Sindaco diFirenze e anch’egli senatore, negli stessi anni ‘20del secolo scorso Garbasso chiamò Enrico Persico

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a insegnare fisica teorica a Firenze e creò la menoconosciuta, ma assai importante, “scuola fiorentinadi fisica” con personaggi quali Bruno Rossi e Giu-seppe “Beppo” Occhialini. Studiosi che diederocontributi essenziali agli studi sui raggi cosmici, nelsettore di ricerca che va oggi sotto il nome di“astroparticelle”, sfiorando entrambi il Nobel, cheavrebbero pienamente meritato.

Osserviamo ora che tutto ciò avveniva in epocaassai lontana, fra un secolo e mezzo e un secoloaddietro, quando l’importanza della scienza e dellatecnologia nella società era incomparabilmente infe-riore a quella di oggi. Pensiamo soltanto ai problemidell’energia, dell’ambiente e del clima, all’innova-zione tecnologica per lo sviluppo del sistema indu-striale e alle delicate questioni sollevate dai progres-si delle scienze biologiche e mediche, che si pongo-no attualmente e a cui è arduo trovare soluzioni effi-caci. Eppure a quel tempo, come abbiamo appenavisto, il ruolo degli uomini di cultura, e in particola-re degli scienziati, era, anche a livello istituzionale,decisamente assai più rilevante dell’attuale.3. E oggi? Sappiamo che il senato repubblicano èsostanzialmente elettivo e che fra i senatori elettiannovera, e ha annoverato, valenti studiosi, sebbe-ne estremamente pochi. Nella costituzione del 1947resta tuttavia una traccia delle norme del preceden-te Statuto Albertino, rappresentata nell’art. 59, cherecita: Il Presidente della Repubblica può nomina-re senatori a vita cinque cittadini che hanno illu-strato la Patria per altissimi meriti nel camposociale, scientifico, artistico e letterario. E chepone dunque un limite, peraltro variamente inter-pretato negli anni, al numero dei senatori a vita chepossono essere nominati per meriti speciali.

Esaminando le informazioni raccolte sul sito delSenato troviamo che dal 1948 a oggi, a fronte di 31nomine, vi è stato spazio soltanto per due scienziati -il matematico Guido Castelnuovo nel 1949 e, ben 52anni dopo, il premio Nobel Rita Levi Montalcini nel2001, che ha visto riconosciuti i suoi meriti solo allaveneranda età di 82 anni – e per un tecnologo, Ser-gio Pininfarina nel 2005. Qualche maggiore conside-razione si riscontra per gli esponenti delle scienzeumane, delle lettere, delle arti e dell’industria. Men-tre lo spazio maggiore è stato trovato per la categoriadei politici, che sono ben 16 sul totale di 31, a cuivanno aggiunte le 10 nomine di diritto riguardanti gliex presidenti della repubblica, che rientrano in unadiversa norma costituzionale.

È molto significativo osservare però che, neidecenni dell’epoca repubblicana, le scelte presiden-ziali hanno subito una evidente deriva, in quanto viavia sempre più orientate a vantaggio dei politicirispetto agli esponenti della cultura e in generaledella società civile. Fra i primi a ricevere la nominaa senatore, nel periodo1949-1950, troviamo infattiil già ricordato matematico Castelnuovo, il musici-sta Toscanini, lo scultore Canonica, lo storico Gae-tano De Sanctis, l’economista Jannaccone e il poetaSalustri (Trilussa), cioè nessun politico. Nel 1991,invece, vengono nominati quattro politici (Spadoli-ni, Andreotti, De Martino e Taviani) e un esponen-te dell’industria (Gianni Agnelli).

A tal proposito merita anche ricordare unaesperienza che risale all’epoca della presidenzaCossiga (non ancora “picconatore”). Quandoincontrò un muro di gomma e si risolse in nulla ilsuggerimento al segretario generale del QuirinaleSergio Berlinguer di proporre al Presidente lanomina a senatore del fisico Edoardo Amaldi,scienziato di primissimo ordine e persona di straor-dinario e disinteressato impegno civile oltre che digrande umanità e saggezza.

E quindi dobbiamo registrare una evidentecaduta di status del mondo della scienza nellasocietà d’oggi. Che si riflette d’altra parte anche nelcomportamento dei media. Nei quotidiani, peresempio, la pagina dedicata alla scienza e alla tec-nologia, laddove ancora sopravvive, è ben separatadalla tradizionale terza pagina dedicata alla cultura,segnalando appunto che si tratta di cosa diversadalla cultura con la C maiuscola. E mi è capitata frale mani una anastatica del quotidiano il Resto delCarlino del settembre 1901, che informa del V con-vegno nazionale della Società Italiana di Fisicasvoltosi a Bologna sotto la presidenza di AugustoRighi. Con ampia copertura dei resoconti delle atti-vità scientifiche a un livello di qualità e di dettagliooggi sconosciuto. Perché evidentemente allora sipresumeva che queste informazioni fossero di inte-resse per il grande pubblico e che le conoscenze delgenerico “lettore colto” gli consentissero di affer-rarne il senso.

E in Tv? Qui, con l’apprezzata eccezione diPiero Angela, il livello è assolutamente deprimente.Anche perché è sempre più frequente veder con-trapposto il parere di autentici scienziati a quello divispi dilettanti, posti indebitamente sullo stessopiano. E avviene generalmente che le opinioni dei

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secondi, tipicamente basate su sensazionalismi e suluoghi comuni che si ritengono graditi al pubblico,vengano fatte prevalere sui dati di fatto sorretti dalconsenso della comunità scientifica. Sicché il sen-sazionalismo e il catastrofismo la fanno da padrone.Spesso poi i giornalisti Tv pretendono che gli stu-diosi forniscano opinioni certe anche su materieancora aperte allo studio. O che assicurino che certescelte abbiano rischio zero, dimostrando così diignorare i più elementari fondamenti del metodoscientifico. Mentre sappiamo bene che il “rischiozero” non esiste per definizione, e che infatti pre-senta un rischio non soltanto fumare una sigarettama persino sorbire un caffè, bevanda che l’Orga-nizzazione mondiale della sanità ha classificatocome “possibilmente cancerogena”.

Avviene anche che sul sito web ufficiale del-l’Enel si possa trovare una rubrica di cristallotera-pia, che è gestita da una laureata in Scienze Biolo-giche, che si qualifica come frequentatrice di unaScuola Internazionale di Riequilibrio Cranio-Sacra-le e per aver sperimentato su di se l’uso dei cristal-li. Dottissima rubrica a cui si accede da un portaleEnel che tratta anche di oroscopi, astrologia, taroc-chi e via dicendo. Chissà se questa deriva di allon-tanamento dai presupposti di un ente di natura tec-noscientifica è in qualche relazione col fatto chealla sua guida non vi sono più personaggi come ilmaestro dell’elettrotecnica Arnaldo Maria Angelini,che fra l’altro fu anche presidente della SIPS.

Quel ch’è peggio, la decadenza della culturascientifica colpisce anche i libri di testo per la scuo-la, con strafalcioni inverosimili accompagnati daassurdità. Per esempio, in uno dei più diffusimanuali di scienze per la scuola media di qualcheanno fa ho trovato la proposta, ben corredata di illu-strazioni esplicative, di un esperimento che dimo-stra come l’acqua, grazie alla capillarità, possaandare in salita, spostandosi cioè da un recipiente inbasso a uno in alto. Ignorando così che il moto per-petuo è soltanto il sogno di un passato ormai lonta-no. E ho potuto anche trovare intere pagine dedica-te ad argomenti come la cromoterapia, non man-cando qui di stabilire puntualmente che il viola “è ilcolore più carico di energia, attenua il senso diappetito, riduce il ristagno dei liquidi ed è utile incaso di caduta dei capelli”, con analoghe disquisi-zioni per tutti gli altri principali colori. Quel c’èpeggio, gli strafalcioni sono spesso accompagnatida note di catastrofismo, evidentemente ispirate

dalla lettura dei quotidiani invece che dalla consul-tazione dei testi scientifici. A proposito dell’inqui-namento, drasticamente e senza appello, si stabili-sce che “i prodotti chimici comunemente usati inagricoltura aggiungono al suolo … veleni, che …eliminano anche tutti i microrganismi e gli insettiutili”. Mentre nulla si dice del fatto che nei decen-ni trascorsi il progresso tecnologico ha ridotto gran-demente l’inquinamento prodotto dai gas a base dizolfo e azoto che provocano le piogge acide.

Più pericoloso degli svarioni è proprio il tonodi fondamentalismo ambientalista e di opposizio-ne al progresso tecnico-scientifico che emergespesso nei contenuti dei testi scolastici. Che sem-brano veramente ispirati dal fantasma evocato nelManifesto dell’associazione Galileo2001: quel“fantasma che si aggira da tempo nel Paese, unfantasma che sparge allarmi ed evoca catastrofi,terrorizza le persone, addita la scienza e la tecno-logia astrattamente intese come nemiche dell’Uo-mo e della Natura e induce ad atteggiamenti anti-scientifici facendo leva su ingiustificate paure cheoscurano le vie della ragione”. Questa azione èparticolarmente subdola in quanto sfrutta il cana-le istituzionale della Scuola e si rivolge a unamassa sterminata di ragazzi, naturalmente dispo-sti a prendere per buono tutto quello che trovanoscritto sui loro libri di testo (ammesso che li leg-gano). Alimentando così quelle forme di repulsio-ne verso la scienza e la tecnologia in generale,che sono oggi tanto diffuse nell’opinione corren-te. Proprio nel momento, d’altra parte, in cui allasocietà si pongono scelte, sempre più difficili, suquestioni che richiedono assieme cultura scienti-fica ed equilibrio. Che dovrebbero essere sorrettedal consenso di una opinione pubblica corretta-mente informata.

Perché il Paese ha una grande necessità diaffrontare in modo rigoroso i problemi che affonda-no le loro radici in questioni di natura scientifica,avvalendosi del contributo del mondo della scienza.Come nel caso dell’energia e del suo approvvigio-namento, per il quale dipendiamo dall’estero percirca l’85%, ponendo l’Italia alla mercé di difficilie instabili equilibri geopolitici. Basti pensare alfatto che metà circa del nostro intero fabbisogno ècoperto dal gas naturale, che ci proviene dalMagreb e dalla Russia.

Eppure qualche decennio addietro l’Italia,anche grazie alla sua tradizione nella ricerca

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nucleare, aveva raggiunto posizioni di indubbio pri-mato: terzo paese al mondo nel 1965 con ben trecentrali nucleari che contribuivano al fabbisogno dielettricità, al tempo ancora in gran parte copertodalla fonte idroelettrica, quindi con limitata dipen-denza dall’estero. Ma poi il nucleare è stato bandi-to, con perdite pesanti per la cultura tecnica delPaese per l’industria nazionale. E anche con dannoper l’economia, che si valuta complessivamentenell’equivalente di cento miliardi di euro.

Tornando all’oggi, la posizione degli studiosisul problema dell’energia è piuttosto chiara. Conpoche eccezioni, ormai da tempo, si sostiene lanecessità di differenziare le scelte, con il dupliceobiettivo di ridurre la dipendenza dall’estero e diridurre le emissioni di anidride carbonica, grazie aun minor ricorso all’impiego dei combustibili fossi-li. Cioè potenziando l’impiego delle nuove fontirinnovabili ma al tempo stesso tornando all’impie-go dell’energia nucleare. Avendo peraltro pienacoscienza dei fatti, e cioè che nessuna di questescelte, da sola, è risolutiva. Cioè evitando qualsiasiforma di fondamentalismo.

A proposito di fonti rinnovabili, prima di con-cludere vorrei ricordare due scienziati italiani tantoimportanti quanto poco noti, che hanno operato intempi diversi nel comune obiettivo di giungereall’utilizzo dell’energia solare.

Il primo è Giacomo Ciamician (1857-1922),triestino di origine armena, valente chimico e pio-niere dello sfruttamento dell’energia solare, che fusenatore del Regno, accademico linceo ed ebbe unruolo importante nella SIPS all’inizio del secoloscorso. Dopo aver conseguito il dottorato in Ger-mania, Ciamician lavorò con Cannizzaro e conse-guì la nomina a professore a Padova per spostarsipoi a Bologna. Personalità con interessi a vastoraggio, fra i suoi tanti contributi scientifici ricor-diamo qui soprattutto quelli nel settore specificodella fotochimica. Studiando le piante, Ciamicianne individuò il ruolo di laboratorio chimico, ingrado di sintetizzare una gran varietà di sostanzechimiche. Anticipando così il moderno concettoalla base delle biotecnologie e ponendo poi parti-colare attenzione a quelle particolari sostanze,prodotte grazie alla luce solare, che presentanointeresse dal punto di vista dell’energia. Proprioquesto concetto pionieristico è oggi alla base siadello sfruttamento pratico dei cosiddetti biocom-bustibili e biocarburanti sia di ricerche avanzate

sulla fotosintesi, il meccanismo per cui la lucecostruisce molecole organiche mettendo assiemeacqua e anidride carbonica.

L’altro personaggio è l’ingegnere torineseGiovanni Francia (1911-1980), che diede impor-tanti contributi alla captazione dell’energia solare,progettando vari sistemi a concentrazione e idean-do un efficacissimo assorbitore con struttura a nidod’ape. Ma Francia è ricordato soprattutto per averideato le centrali solari a torre centrale, dotate dispecchi orientabili che riflettono i raggi solari sullasuperficie di una caldaia posta in cima alla torre, eper aver realizzato, nel 1967, il primo impiantosperimentale di questo tipo. Costruito a Sant’Ila-rio,nei pressi di Genova, questo impianto era dota-to di 271 specchi orientabili e produceva 130kg/ora di vapore ad alta pressione a 600°C. Neisuoi studi Francia si occupò anche di cambiamenticlimatici, con grande anticipo sui tempi, discuten-do l’equilibrio termico della Terra e avanzando l’i-potesi che la crescita dei consumi dei combustibilifossili potesse condurre a fenomeni di instabilitàtermica. A lui si deve anche il progetto di una cittàdi 100 mila abitanti capace di funzionare esclusi-vamente grazie all’energia solare.

Per concludere, auguriamo buona fortuna allacentrale solare Archimede, realizzata dall’Enel neipressi di Siracusa su progetto dell’Enea per ispira-zione del nostro premio nobel per la Fisica CarloRubbia. Inaugurato nel luglio scorso, Archimededovrebbe produrre energia con potenza di 5 MW,ma molto saggiamente l’impianto solare si appog-gia a una centrale termoelettrica standard, in modoche il suo contributo, quando e quanto effettiva-mente disponibile, si sa come è fatto il Sole, vada acomplementare quello della centrale riducendone ilconsumo di combustibile.

Ma ci aspettiamo anche i contributi, ben piùsostanziosi, che dovrebbero provenire dalle centra-li nucleari previste dall’attuale governo, mentre ilmondo accademico è già impegnato nella forma-zione delle nuove leve di ingegneri nucleari neces-sari all’impresa. E registriamo con pieno apprezza-mento la recentissima nomina di Umberto Verone-si, il nostro massimo oncologo, alla guida dellanuova Agenzia per la sicurezza nuclere: passoessenziale, finalmente raggiunto, per l’avvio delprogramma nucleare nazionale.

G.V. PALLOTTINO

Dipartimento di Fisica, Università di Roma Sapienza