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ANNO VII - NUMERO 3 - MARZO 2015 IL CASTELLO DI CARTE INTERVISTA ALL’ ON. DI BATTISTA (M5S) INCHIESTA SEMESTRE EUROPEO SPECIALE QUIRINALE G L O B E T R O T T E R

GLOBETROTTER - EDIZIONE MARZO 2015

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Page 1: GLOBETROTTER - EDIZIONE MARZO 2015

A N N O V I I - N U M E R O 3 - M A R Z O 2 0 1 5

I L C A S T E L L O D I C A R T EINTERVISTA

ALL’ ON. DI BATTISTA (M5S)INCHIESTA

SEMESTRE EUROPEO

SPECIALE QUIRINALE

G L O B ET R O TT E R

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IL MAGAZINE DEGLI STUDENTI PER UNA MENTE LIBERA

SPONSORED BY

IMMAGINE DI COPERTINA: COPYRIGHT SIMON DELART

I N Q U E S T O N U M E R OEditoriale #LiberaLuisa pag. 3Cogito Ergo Zoom: L’Analisi Politica pag.3SPECIALE QUIRINALE - Il presente è figlio del passato: un viaggio attorno alla più alta carica della Re-pubblica pag.4Nel segno di suo fratello: seicentosessantacinque più uno pag.6Intervista all’On. Di Battista pag.7INCHIESTA SEMESTRE EUROPEO- Intervista al Professor Renda pag 8- Intervista all’On. Zanonato pag 9Grecia: dall’utopia alla realtà pag 10The propaganda war in Ukraine pag 10“Je suis l’empire à la fin de la décadence” pag 11La via dei Sufi, i mille volti dell’Islam pag 11Intervista a Umberto Guidoni pag 12Uberpop: la rivoluzione nel settore dei trasporti pag 13Grazie Mr. Nutella pag 13Edoardo Stoppa stoppa la ricerca pag 14Sanità: contro le “barellopoli” italiane pag 14Quantitative Easing: un primo passo verso la ripresa pag 15Start up Italia: un movimento in costante crescita pag. 15Trasparenze & Co pag. 16Il re della commedia americana da sempre un passo avanti ai tempi pag. 16IMPROVVISAMENTE ROMA: una città tra eleganza e grandezza pag 17Da Escher non si esce pag 17These Days: a brief story o fan emerging band pag 18Unconventional Metal: cronaca di un concerto pag 18Perché Sanremo è Sanremo pag 19Pays où on va, hotel qu’on trouve pag 19Intervista alla Fashion Blogger Alessandra Airò di Little Snob Thing pag 20Intervista a Claudio Di Biagio pag 20La vita non ti regala spondine pag 21“Ama, Soffri, Lotta, Vinci… Vivi!” pag 21Il calcio ai tempi di re Claudio pag 22Quando lo sport è civiltà pag 22Twitting Page pag 23La Vignetta pag 23

G L O B E T R O T T E R

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In ogni sessione d’ esame che si rispetti, la vita dello studente in crisi viene puntualmente allietata da tre cose: cibo, caffè ed un buon telefilm. Nei mesi di studio matto e disperato, le puntate di un telefilm segnano le pause dai libri; in mancanza di una vera vita sociale, i personaggi della serie tv diventano i nostri unici amici. Ad accompagnare questa mia ultima sessione universita-ria i 26 capitoli di House of Cards, il thriller politico prodotto da Netflix, colosso americano specializzato nello streaming on demand, che in Italia è trasmesso da Sky (nel poco libero mercato italiano, ahinoi, Netflix non è ancor potuto entrare a causa dei dominanti incumbent Sky e Mediaset Premium). House of Cards, che nel-la lingua di Dante tradurremmo come “il castello di carte”, è tratto dal libro di Michael Dobbs, e svela gli intrighi del potere che si annidano tra le mura della Casa Bianca. Protagonista lo spietato, e determinatis-simo, deputato del Partito Democratico Frank Underwood, interpretato da uno strepitoso Kevin Spacey, il quale, pronto a tutto pur di vendicarsi per uno smacco subito, trama nell’ombra, assieme alla sua Lady Macbeth, Claire Underwood, e punta sen-za esitazione ai vertici di Washington. “Doing Bad for the Grea-ter Good”, questo il motto che guida le azioni di Mr. Underwood che incarna il prototipo del perfetto Principe machiavelliano. Dobbiamo ammettere però che nei primi mesi di questo 2015

la politica italiana non è stata certo meno “spettacolare”: tra patti che vanno in frantumi, spaccature, voltafaccia, pateti-ci video anti-euro, nuovi tormentoni musicali, jobs act &Co, e maratone giornalistiche senza sosta per l’ elezione del Pre-sidente della Repubblica, la “carne al fuoco” è davvero tanta. Dato che la redazione di GT poi è composta da numerosi ap-passionati animali politici, non abbiamo per-

so l’occasione per preparare un nume-ro caldo ad alto contenuto politico!

S P O I L E R A L E R T !Vi ricordo inoltre che il 27 Feb-braio è andata in onda la prima puntata della terza serie di Hou-se of Cards. Nel finale della se-

conda stagione Mr. Underwood era riuscito nel suo intento di diventare

Mr. President, dopo lo scacco matto fat-to al suo predecessore tra manipolazioni e spietati intrighi. Che poi riflettendo, in fin dei conti, un legame sottile unisce Fran-cis Underwood al nostro attuale premier, “One heartbeat away from the presidency and not a vote cast in my name. Democracy is so overrated” . La democrazia sarà pure sopravvalutata, speriamo solo però che il nostro bel Paese non cada a pezzi come un castel-lo di carte, intanto preparate i pop-corn che lo show continua.GOD BLESS POLITICS!

EDITORIALE MA R ZO 2 0 1 5 #LiberaLuisa

H o u s e o f C a r d s

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O n e heartbeat

away from the presiden-cy and not a vote cast in

my name.

Sum leo. L’ anno I dell’ Era Renziana segna la completa rotta-mazione della fauna politica della Seconda Repubblica e l’ av-vento della Terza (o il ritorno della Prima… fate voi ), l’ alba di un nuovo regno. Fuori caimani, giaguari e gattopardi, dentro gufi, sorci (rigorosamente verdi) e balene (rigorosamente bian-che). Ma, soprattutto, un nuovo Re della Foresta, il Re Leone: Matteo Renzi. Nonostante l’ imitazione crozziana lo raf-figuri simile ad un castoro, i due incisivi posticci stile Bugs Bunny, il Premier, in un anno, ha sbaragliato ogni concorrenza, tanto interna quanto esterna e si è preso il trono con un raro mix di spregiudicatezza, astuzia e ferocia. Smacchiato Bersani, staiserenizzato Letta, nazzarenizzato Berlusconi, Renzi ha chiuso la partita Quirinale, potenziale palude popolata da zan-nuti ippopotami, con l’ istinto e la lucidità del predato-re. Mattarella era il miglior nome sulla piazza, sobrio, onesto, competente, mai sopra le righe, così diverso dal Premier, che nessun commentatore aveva seriamente pensato che la lotteria quirinalizia potesse arridergli. Insomma, il nome, politico ed al tempo di qualità, che, invece, serviva proprio al Leader PD per tacitare ogni critica, compattare il partito e far esplodere tutte le contraddizioni della opposizioni. FI e M5S non potevano votare sì ma non avevano argomenti per dire no; SEL e la Minoranza non potevano votare no ma non avevano argomenti per inte-

starsi la vittoria. Certo, il trionfo è stato pagato a caro prezzo. Lo strappo con Berlusconi è un rischio, le Riforme possono saltare e l’ Italicum è lì lì per impantanarsi. Nel frattempo i nemici sono stati strapazzati ma non annientati. La Lega avanza, cavalcando lo spauracchio Isis e la diffidenza crescente verso immigrati e sedicenti terroristi infiltrati; Landini e Vendola si contendono la

palma d’ oro del nuovo Tsipras italiano e, benché abbia-no ancora molta strada da fare, lo spazio politico c’ è e

l’ elettorato potenziale pure; Beppe e Silvio, infine, pur feriti e sfidati dalle loro opposizioni interne, sono ancora là, con i loro milioni di voti che non pensano proprio a mollare. Chiunque si preoccu-

perebbe, ma Renzi no (o almeno non lo da a vedere, che, in politica, è pressappoco lo stesso); il Premier

non lascia ma anzi raddoppia (del resto, coi telequiz ha una certa familiarità) e punta dritto al probabile, se non cer-

to, referendum confermativo sulla nuova legge costituzionale. Formalmente un voto sulle modifiche alla Carta fondamentale. In realtà, un sì o un no sulla persona, sul leader, su Renzi, che si gioca tutto. Se vince, governa vent’anni ; se perde, cade nella polvere. Come finirà? Non lo so. Ma so che un altro fiorentino, Machiavelli, scrisse che, per avere successo, il Principe deve es-sere “golpe et lione”. E Renzi ha dimostrato di esserlo.

COGITOERGOZOOM

: l’ analisi politica

Fu o -ri caimani,

giaguari e gatto-pardi, dentro gufi, sorci (rigorosamen-te verdi) e balene

(rigorosamente bianche).

LUISAMAROTTA

LETTERIO DE DOMENICO

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“Il mio pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini”. Così, identificandosi con un Paese che fatica ancora ad uscire dal guado della crisi economica e sociale, Sergio Mattarella ha voluto com-mentare la sua elezione a dodicesimo Presidente della Re-pubblica Italiana. Sin dai primi momenti, si è mostrato attento alle problematiche del nostro Paese, cer-cando di entrare nei cuori e nelle case di ognu-no di noi non solo nella sua veste istituzionale ma anche e soprattutto come un cittadino qualunque con la grande responsabilità di rappresentare l’intera società.Stimato docente di diritto costituzionale e parlamentare, ha militato, dopo gli anni di attiva partecipazione nel “Movimento Studenti della Gioventù Maschile di Azione Cattolica”, per la maggior parte della sua carriera politica all’interno della Democrazia Cristiana (appartenendo alla corrente facente capo a Ciriaco De Mita) tra le cui fila, soprattutto a parti-re dai primi anni Ottanta, ha ricoperto posizioni di rilievo rivestendo dapprima l’incarico di capo del collegio dei pro-biviri, organo impegnato nell’individuazione ed espulsione dei militanti democristiani iscritti alla loggia massonica di Licio Gelli, fino a giungere, nel 1983, a sedere tra i banchi parlamentari. L’inizio del suo rapido “cursus honorum” politico era stato segnato, però, da un accadimento ben noto e a dir poco drammatico: l’assassinio, ad opera di Cosa Nostra, di suo fratello Piersanti, Governatore della Regione Sicilia, reo di non essersi sottomesso al volere mafioso e di aver cercato di ricostruire la DC siciliana, la cui reputazione era stata pro-strata e distrutta dai tanti famigerati “colletti bianchi”. Questo tragico episodio ha evidentemente segna-to uno spartiacque per la sua vita personale e professionale e ha contribuito a formare an-cor di più la sua salda e integerrima perso-nalità. Grande arma di difesa e di speranza è stata la sua ferma e incrollabile fede cat-tolica, che lo ha mosso fin dalla giovane età e che lo ha ispirato lungo tutto il suo cam-mino all’interno di un partito i cui esponenti, parafrasando le parole di Camilla Cederna, era-no sempre ben propensi a farsi fotografare inginoc-chiati nell’atto dell’orazione. Da questo breve quadro, traspare chiaramente la sua indo-le mite e riflessiva, il suo amore per il silenzio costruttivo e, d’altra parte, la sua avversione nei confronti della cosid-detta “politica all’italiana”. Ma, nonostante la sua vo-lontà di rimanere sempre in secondo piano rispetto alla caotica mi-schia politica, il suo nome è strettamente legato a vari decisivi pas- saggi della

storia legislativa italiana più recente: tra tutti, occorre ricor-dare il ben noto e spesso rimpianto “Mattarellum”, la rifor-ma elettorale conseguente al celebre referendum promosso da Segni del 1993, che staccò definitivamente la spina ad una Prima Repubblica già ridotta in fin di vita dalle indagi-

ni del pool di “Mani Pulite”.Oltre ad essere stato il padre della riforma che

aveva introdotto elementi fortemente maggio-ritari in un sistema storicamente proporzio-nale come quello italiano, è stato Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Ministro della Pubblica Istruzione (incarico dal qua-le si dimise per dissenso nei confronti di

Andreotti e della Legge Mammì sul sistema televisivo), Vicepresidente del Consiglio dei

Ministri nel primo Governo di D’Alema e, infine, Ministro della Difesa.

Ultimo incarico di enorme prestigio è stato quello che gli ha conferito il Parlamento in seduta comune nel 2011, con l’elezione a membro “laico” della Corte Costituzionale; un ruolo fatto su misura per un garante imparziale della Costi-tuzione, i cui valori sarà ora chiamato a tutelare e promuo-vere con ancor maggiore vigore nella sua veste di Primo Cittadino.L’elezione del Presidente Mattarella, con 665 voti, altro non è che il risultato di un Parlamento che, dopo essersi mostra-to nel 2013 incapace di adempiere ai suoi doveri di appre-sentante del “vulgus” e di una società che, più che di vani orpelli barocchi, ha bisogno della linearità classica della continuità delle istituzioni, è riuscito finalmente ad assu-mersi le proprie responsabilità; pertanto, a chi pensa che

la mitezza e la pacatezza del nostro Capo dello Stato sia forse contrastante con le disposizioni Costituzio-

nali dedicate al Presidente della Repubblica, le quali sono formulate in modo tale da permet-

tere che questi possa avere tanto un ruolo di solo avallo di quanto deciso dal Governo e dal Parlamento, quanto di vera e propria incidenza nelle vicende politiche nazionali,

occorre rispondere tramite un’attenta analisi di come i suoi predecessori hanno interpretato

tale multiforme e versatile ruolo, a seconda del contesto politico che si sono trovati ad affrontare.

La prima elezione presidenziale è stata una prova di coe-sione politica nazionale, per cui l’eletto presidente doveva necessariamente incarnare il fragile ma necessario compro-messo raggiunto dai maggiori partiti politici. Tanto accad-de con Enrico De Nicola, che ricoprì la carica dal 1946 fino al 1948, anno in cui entrò in vigore la Co- stituzione della R e p u b b l i c a Italiana. Nel periodo pre- cedente all’e-lezione di De Nicola,

IL PRESENTE È FIGLIO DEL PASSATO: un viaggio

N o -nostante la sua

volontà di rimanere sempre in secondo pia-

no rispetto alla caotica mi-schia politica, il suo nome è strettamente legato a vari decisivi passaggi della

storia legislativa italiana.

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A N D R E A PALUMBO

ANNA PASCALE

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si era largamente sentita la necessità di nominare una per-sonalità capace di rafforzare l’unità nazionale, nel delicato momento di transizione dalla Monarchia alla Repubblica. Enrico De Nicola si presentava come la persona giusta, in quanto gradito a tutti e tre i grandi partiti di massa (De-mocristiani, Comunisti e Socialisti) ed in quanto di origini meridionali, utile a bilanciare la forte maggioranza di uomini politici settentrionali. Anche se il proposito dei Costituenti era quello di assimilare, per funzioni e poteri, la carica presidenziale a quella del Re d’I-talia nell’ultimo periodo della monarchia, ovvero una carica simbolica senza effettivo potere politico, la storia ha dimostrato che, in situazioni di forte crisi istituzionale e poli-tica, i poteri del Presidente possono ampliarsi a tal punto da garantire l’unità nazionale ed il rispetto della Costituzione. Tuttavia, essendo l’ampliamento di tali poteri una conseguenza semplicemente concessa dalla no-stra Costituzione, tanto può avvenire solo qualora la situa-zione di crisi venga affrontata da una personalità decisa a sfruttare pienamente le prerogative concessegli dalla Carta Costituzionale e in grado di ergersi a guida morale e politi-ca del popolo, se necessario. Ad esempio, numerose furono le critiche che Giovanni Leone, Presidente dal 1971 al 1978, ricevette per non essere stato all’altezza delle difficoltà che il paese stava affrontando, soprattutto in seguito al rapimento e all’assassinio dell’onorevole Moro. Le polemiche contro Leone vennero poi ritirate dagli stessi accusatori, i quali ri-conobbero come esagerata la pretesa che l’allora Presidente avesse potuto gestire da solo una situazione politica tanto difficile, essendo palesi le maggiori responsabilità da attri-buire al Capo del Governo Andreotti e al Ministro dell’Interno Cossiga.Ciononostante, il fatto che Leone ( in seguito dimessosi nell’ambito del suo coinvolgimento nello scandalo Lockheed da cui poi verrà com-pletamente sollevato) fosse diventato una sorta di capro espiatorio per quanto stava avvenendo in Italia, testimonia che, ai tempi, era ben presente la concezione per cui le funzioni del Capo dello Stato si allargano “a fisarmonica” in determinate circostanze. Il successore di Leone, Sandro Pertini, presidente dal 1978 al 1985, viene, invece, ricordato come uno dei Presidenti più amati, perché riuscì a riallacciare il legame tra cittadini ed istituzioni e a portare il paese fuori dal tunnel del terro-rismo.Proseguendo l’a- nalisi da un punto di vista critico e non solo sto-rico, gli ulti- mi decenni ci hanno mo- strato come il binomio Governo de-

bole-Presidente forte sia una realtà e come, invece, il con-trario non sempre si dimostri di esserlo.L’avvento della Seconda Repubblica ha contribuito a sgan-ciare la figura presidenziale dal concorso legittimante di più fazioni politiche, rendendola, il più delle volte, espressione

della sola maggioranza di governo.Negli ultimi anni, stiamo assistendo ad una rivo-

luzione copernicana circa il ruolo e le funzioni della più alta carica dallo Stato: la prassi ap-plicativa e il cambiamento del sostrato poli-tico-sociale hanno reso possibile il configu-rarsi di un Potere più ampio di quello che la Costituzione dipinge.

In merito a tale digressione, sembra opportu-no citare la tesi del Prof. Chessa che, motivato

dalla natura “in divenire” della realtà empirica, ha teorizzato la rottura del margine che tiene fuori il

Presidente della Repubblica dal “campo da gioco” degli or-gani di direzione politica. Il Presidente, quindi, secondo il costituzionalista in questione, non si porrebbe più in una posizione superiore ed esterna rispetto al binomio Parla-mento – Governo ma, anzi, andrebbe con questi a formare una triade, un “triumvirato” di direzione politica, in virtù della sua concreta possibilità di porre il veto alle politiche governative.Esempi emblematici e molto utilizzati in am-bito accademico, che possono mettere in luce le diversità di mandato e d’azione “politica” della figura del Presidente della Repubblica, sono, oltre al novennato del Presidente Napolitano, le esperienze al Quirinale di Einaudi e Scalfaro, che hanno rivestito e interpretato lo stesso ruolo sotto luci diametralmente opposte.Il settennato del “notaio” Einaudi fu svolto sotto l’egida di un governo De Gasperi molto forte: l’egemonia della “Bale-

na Bianca” segnava l’asse unico attorno al quale si svolgeva la politica nazionale, relegando così il Capo dello Stato a mero arbitro del giuoco co-stituzionale.La svolta al maggioritario e Tangentopoli, d’altro canto, hanno fatto sì che la Presidenza Scalfaro venga ricordata come esempio opposto, dall’eser-cizio di una influente tutela su tre dei sei gover-

ni insediatisi sotto il suo mandato (Dini, Ciampi, Amato) alla sollecitazione a rimetter mano alla legge elet-torale, con lo scopo di superare il proporzionale puro, sulla scia della via tracciata dal “picconatore” Cossiga, suo pre-decessore.E, volendo osare, possiamo giungere ad un riferimento ari-stotelico che vede Dike e Nomos come figli non già dell’irrequietezza e della volontà di dominio, bensì della “pruden-tia” e della “phrones is”. La figura cos t i tuz io-n a l m e n t e intarsiata del

attorno alla più alta carica della Repubblica

L a storia ha dimo-

strato che, in situazioni di forte crisi istituzionale

e politica, i poteri del Presi-dente possono ampliarsi a tal punto da garantire l’uni-tà nazionale ed il rispetto

della Costituzione.

FLAVIODI FUSCO

IDABARLETTA

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Capo dello Stato sembra rispecchiare (o al-meno sembrerebbe dover rispecchiare) le doti e le virtù di queste divinità e costituisce un “unicum” nel suo genere: la titolarità di prerogative d’origine regia e la frammentaria e scarna trattazione che la Costituzione fa di tale fi-gura – per la quale si rimanda all’articolo 87 Cost. – ci resti-tuiscono, in ultima istanza, un affascinante ibrido politico.

Il 6 gennaio 1980 Piersanti Mattarella, allora Presidente della Regio-ne Sicilia, allievo di Aldo Moro, tra le 12.30 e le 13.00 venne freddato nella sua berlina scura da otto colpi che cambiarono la storia della sua famiglia e della Sicilia intera, che si avviava sempre di più ad essere il teatro del famoso rapporto Stato-mafia che ha per decenni terrorizzato l’Italia. Era ancora vivo quando suo fratello Sergio lo estrasse morente dalla macchina per cercare di prestargli soccor-so: lo guardò, lo vide cosparso di sangue e prima che fosse troppo tardi gli promise che avrebbe proseguito ciò che il fratello per anni aveva compiuto: “Avrebbe lottato contro la mafia”. Sergio Mattarella venne affiancato nella sua lotta da Rocco Chinnici, fondatore del famoso “pool antimafia” e da altri collaboratori che contribuirono a ricostruire il quadro della si-tuazione. In un appunto relativo al 27 gennaio 1981 si narra che il Piersanti, tornando da Roma dopo un fitto colloquio con il Ministro dell’Interno Rognoni,

disse al suo capo di gabinetto, la dottoressa Trizzino: “Se si sapesse quello che ho detto al ministro Rognoni mi ucci-

derebbero certamente”; Il documento però non venne al-legato al rapporto per il veto dei superiori. Il contesto nel quale il professor Mattarella e Chinnici si ritrovarono era molto critico e complesso: importanti magistrati del tri-bunale di Palermo avevano dei rapporti stretti con espo-

nenti di spicco della politica, tanto da archiviare indagini che erano tenuti a svolgere; non a caso Piersanti aveva confidato al Ministro che il leader dell’epoca della Dc siciliana Salvatore Lima, aveva un intreccio di relazioni con i vertici di “Cosa Nostra” per la gestione di appalti nella Regione, al quale egli si era opposto apertamente e concretamente. Questa situazione, rappresenta semplicemente un esempio di ciò che accadde in quegli anni in Sicilia, dove la morte

di tanti uomini veniva seguita da atteggiamenti di omertà e corruzione, capaci di mischiare le carte in tavola e can-

cellare definitivamente prove che avrebbero potuto essere essenziali per i processi e che avrebbero sicu-ramente fatto condannare chiunque avesse avuto un atteggiamento di collaborazione al sistema. Ri-cordiamo con dispiacere, ad esempio, l’agenda ros-

sa di Paolo Borsellino, misteriosamente scomparsa subito dopo l’attentato di Via D’Amelio. Il Professore

continuerà a lottare per quella verità (che può sembrare una magra consolazione) per tanti anni ricordando quoti-

dianamente gli occhi pieni di tristezza e al tempo stesso di speran-za di suo fratello, il giorno dell’attentato. Il 31 gennaio 2015 Sergio Mattarella è stato eletto Presidente della Repubblica, votato da 665 grandi elettori più uno speciale, suo fratello.

NEL SEGNO DI SUO FRATELLO: SEICENTOSESSANTACINQUE PIÙ UNO

L a frammentaria

e scarna trattazione che la Costituzione fa

di tale figura – per la qua-le si rimanda all’articolo 87 Cost. – ci restituiscono, in ultima istanza, un affasci-

nante ibrido politico.

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MARCO ZAMPINO

GIOVANNIDE ANGELIS

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Onorevole Di Battista, in quanto Vice presidente della Commissione Affari Esteri della Camera, giudica legittime le rivendicazioni auto-nomistiche dei filorussi in Ucraina?Innanzitutto, sebbene io non sia putiniano, non si capisce perché gli Stati Uniti debbano mettere bocca in questioni che competo-no semmai più all’Unione Europea e alla Federazione Rus-sa. Evidentemente c’è qualcosa che non va in Ucraina perché ci sono due forti gruppi che combattono per il territorio. In ogni caso, la soluzione non può es-sere quella delle sanzioni economiche. In primo luogo non si comprende per quale motivo si debba colpire solo la Russia visto che ambedue le parti in conflitto sono supportate da diverse superpotenze. In secondo luogo perché l’economia italiana ne esce molto danneggiata visto che la Russia è il nostro terzo partner commerciale.

Il Cremlino però sta violando tutti i principi del diritto internazio-nale.Credo sia giusto ascoltare anche l’altra campana. Non ritengo ad esempio legittimo il modo in cui è stato destituito il Presidente pre-cedente democraticamente eletto, quasi un colpo di stato. I popoli hanno il diritto di destituire i loro governanti ma a patto che lo fac-ciano nell’esercizio della loro sovranità. E in questo caso è evidente che gli USA siano intervenuti affinché cadesse il governo filorusso.

La Mogherini ha rappresentato bene l’UE?Non c’è mai stata e non si è mai sentita.

Ma sono stati gli Stati ad aver delegato pochi poteri all’UE in materia di politica estera. Sicuramente sono prevalsi gli orientamenti dei par-titi contrari alle cessioni di sovranità.Io voglio che le decisioni che riguardano l’Italia vengano prese dai cittadini italiani.

A parte la polemica del New York Times su Boko Haram(ndr le affer-mazioni di Di Battista sul jihadismo in Nigeria sono state ritenute tra le più grandi bugie dell’anno), per arginare il fenomeno jihadista si è discusso molto su eventuali restrizioni al trattato di Schengen.Ma Boko Haram l’ha istituito o no il califfato in Nigeria? Perché io per aver detto di sì sono finito sul New York Times. In ogni caso è una domanda molto complessa. Non voglio svicolare, ma si parla di circolazione di individui in un mondo in cui le persone hanno meno diritti delle merci.

Ma lei sarebbe favorevole al ripristino delle frontiere?No, ma non si può negare che in un momento di forte minaccia come quello attuale, i Parlamenti nazionali devono attuare politiche in grado di proteggere i propri cittadini. E questo non è né razzismo né xenofobia.

In merito alle riforme costituzionali, il suo partito è convinta-mente all’opposizione in quanto il Senato sarebbe formato per quasi la sua totalità dai consiglieri regionali, figure che certamente negli ultimi anni non hanno brillato per onestà...Senza contare il combinato disposto con l’Italicum che toglie la scelta ai cittadini.

L’Italicum però aiuterebbe il Movimento 5 Stelle. In quanto secondo partito arrivereste senza problemi al ballottaggio.

Noi non ragioniamo in base alla potenziale utilità per una forza po-litica di una legge. Per me una legge che permette di comporre una camera per il 70 % di nominati, non è una buona legge.

Ecco, voi avete scelto non solo di votare contro ma anche di uscire dall’Aula in seguito alla bocciatura da parte della maggioran-

za della vostra proposta di inserimento in Costituzione del referendum propositivo senza quorum. In merito,

tale istituto, senza la previsione del quorum, non ri-schia di diventare un’arma in mano alla minoran-za? Non più di un mese fa, in Slovacchia, si è tenuto un referendum propositivo, fallito in quanto non raggiunto il quorum, che avrebbe fortemente discri-

minato la comunità LGBT.Io sono molto vicino alla comunità LGTB italiana ma

questo esempio non può essere preso in considerazione solo perché non siamo d’accordo con le idee del movimento

per la vita slovacco. Il referendum propositivo senza quorum serve a bilanciare l’attuale crisi del sistema parlamentare e a garantire una maggiore partecipazione dei cittadini al processo democratico.

Parliamo di uno dei cavalli di battaglia del suo partito: il reddito di cittadinanza.In un paese democratico, il reddito dovrebbe essere considerato un diritto umano e la povertà dovrebbe essere illegale come lo è l’o-micidio. Il reddito di cittadinanza è una vera e propria manovra economica espansiva che ha molteplici obiettivi. Sicura-mente uno dei principali scopi è quello di rimettere in moto l’economia ma anche quello di lottare seriamente contro il voto di scambio. Nel momento in cui si ha un reddito, si è meno appetibili e non siamo solo noi a dirlo ma anche Don Ciotti di Libera.

Ma esattamente come funzionerebbe?Il reddito di cittadinanza, da finanziare mediante una seria lotta all’evasione, l’obbligo per la Chiesa di pagare l’IMU e il taglio delle pensioni d’oro, garantisce, un reddito minimo di circa 750 euro al mese per tutti coloro che abbiano un reddito annuo inferiore a 7200 euro netti. L’obiettivo è quello di aiutare i disoccupati ma anche, ad esempio, gli studenti in difficoltà.

E i cittadini che guadagnano 7201 euro all’anno?Non risulterebbe in-giusto nei loro confronti?

Innanzitutto il reddito di cittadinanza non è per la vita; i percipienti saranno chiamati a lavori socialmente

utili e, qualora rifiutassero 3 diverse proposte lavora-tive, perderebbero immediatamente il sussidio.

INTERVISTA a l l ‘ On . D i Batt i s ta

A l e s -sandro Di Bat-

tista (Roma, 4 ago-sto 1978) è un politico

italiano, deputato della XVII Legislatura della Repubblica Italiana

con il Movimento 5 Stelle.

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ADRIANODI CURZIO

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Andrea Renda è attualmente ricercatore presso il Centro per gli Studi Politici Europei, consigliere economico presso l’Istituto Affari Internazionali, consulente di numerose istituzioni mon-diali, tra cui la Commissione Europea, il Parlamento Europeo, l’Onu, la Banca Mondiale, e, dulcis in fundo, nostro professore alla Luiss. Dunque, chi meglio di Lui può darci un giudizio circa il semestre italiano di presidenza del Consiglio dell’Unione Eu-ropea appena conclusosi? Prima di addentrarci in questo delica-to topic però una domanda sorge spontanea:Come fa a ricoprire tutti questi ruoli contemporaneamente? Ha qualche segreto?Il segreto è avere passione per quello che si fa ed avere un back-ground di teoria economica e conoscenza giuridica molto soli-do. Ma il segreto più importante è che quello che faccio a Bru-xelles, quando torno a Roma, lo racconto agli studenti.

In seguito al Suo incarico di consulente Lei lavora a stretto con-tatto con le Istituzioni Europee. In che cosa consiste il Suo lavoro precisamente?Il mio compito è migliorare quello che fanno le Istituzioni, for-nendo qualità e background accademico per poter prendere decisioni migliori, scrivendo rapporti e facendo l’analisi dell’im-patto delle politiche pubbliche proposte. Da osservatore con un punto di vista privilegiato, qual è la Sua im-pressione circa i risultati raggiunti dal Semestre Italiano di Presi-denza del Consiglio dell’Unione Europea?Se dovessi mutuare un’espressione Shakespeariana utilizzerei “molto rumore per nulla”. Sono molte le occasioni che abbiamo perduto per far cambiare verso all’Europa. Perché i risultati sperati e dichiarati non sono stati raggiunti?Uno degli errori più grandi è stato quello di non aver saputo sfruttare la situazione favorevole del momento. Il Parlamento era stato appena eletto e la Commissione era in fase di transizio-ne, dunque la Presidenza Italiana avrebbe potuto fare molto di più e far valere il proprio peso. Un’altra decisione scellerata è stata quella di privarsi di due ri-sorse importanti quali Enzo Moavero ed Emma Bonino. Non sono molte le persone che sanno veramente come funziona l’Europa, saranno una cinquantina – io mi tiro fuori eh! – ed in Italia saranno 5 o 6, tra di esse le due sopracitate erano al gover-no prima che prendesse il potere Renzi ma li abbiamo mandati a casa tutti e due. Errore gravissimo, perché privarsi di queste competenze alla vigilia dell’inizio del Semestre di Presidenza è stato l’equivalente di un suicidio.

Un tema ricorrente è il dualismo tra austerità e cre-scita. In quale direzione si è mossa l’Italia?Si è parlato molto di crescita, ma è stato ignorato che a livello europeo esiste già una strategia di

crescita, Strategia Europa 2020, contenente una serie di obiet-tivi e azioni, tra cui il raggiungimento dei target occu-

pazionali, la lotta alla povertà, la politica industriale, l’innovazione). La strategia doveva essere rivista nel marzo 2015. Dunque toccava alla Presidenza Italia-na lavorare sulla revisione della strategia. Invece che cosa abbiamo fatto noi? Il rumore è stato “crescita,

crescita, crescita”, il nulla che ne risulta è che alla fine, al momento di trarre delle conclusioni e fare una pro-

posta concreta per rilanciare tale piano, non è stato fatto nulla. Ad oggi, la revisione di Europa 2020 è rinviata a data da destinarsi.Alla luce di tutto ciò, secondo Lei ci sono gli estremi per poter par-lare di fallimento?Si, fallimento totale. Matteo Renzi ha avuto non poche difficoltà a giustificare nel discorso di chiusura i risultati fallimentari.I fallimenti più grandi?Oltre alla già citata Strategia Europa 2020, che racchiude un po’ tutte le priorità che erano state fissate, il “Made in” (la protezio-ne dell’origine geografica dei prodotti al di fuori dell’agroali-mentare) e l’operazione Triton. C’è stata una transizione e una traslazione di potere e di risorse dalla nostra operazione Mare Nostrum all’operazione Triton, che però è un’operazione di pat-tugliamento, che non prevede risorse per i mezzi di soccorso. Un altro fallimento è quello del mercato unico digitale, sul quale aleggia un’aura assai misteriosa, e sulla quale tanto si era punta-to a partire dall’evento di luglio 2014, Digital Venice, nel quale Renzi si era addirittura spinto a proporre la creazione di un’a-genzia unica per le telecomunicazioni. Dunque un fallimento sia sul fronte della politica economica e della crescita, sia dei diritti fondamentali. Crede sia legittimo l’atteggiamento scettico degli Italiani nei con-fronti delle Istituzione Europee?Dal mio punto di vista no. Ci sono delle colpe da parte delle Istituzione Europee, certo, come aver tenuto troppo all’austeri-ty, ma la struttura attuale della Governance Europea è fatta in moda tale che per un politico nazionale diventa facilissimo na-zionalizzare i successi ed europeizzare gli insuccessi. L’Europa è troppa rigida e non ci consente flessibilità? È bene mettersi anche nei panni degli altri paesi. Se presti 50 euro a un amico, poi altri 50 la settimana dopo, poi ancora, dopodiché vieni a sa-pere che lui sperpera i soldi giocando al casinò, tu glieli presti di nuovo? Noi siamo il peggior paese europeo per spesa dei fondi strutturali e per recepimento della normativa comunitaria, e ora scopriamo anche le mafie nelle nostre amministrazioni. Quale credibilità e affidabilità potremmo mai avere?Come dice Renzi: “Il problema non è l’Europa ma siamo noi che dobbiamo fare i compiti a casa”. Vista la Sua ricca esperienza, quale consiglio si sente di dare agli studenti che intendono intraprendere una carriera nell’ambito delle Istituzioni dell’Unione Europea?Coltivare competenze interdisciplinari. C’è vita oltre la Luiss.

Specializzarsi magari in una delle grandi università che toccano i temi europei in maniera approfondita.

Avere conoscenza della vita bruxellese e stra-sburghese. Non c’è modo migliore di essere un cittadino Europeo che fare un buon lavoro dentro una buona Istituzione Europea.

INTERVISTAal Prof.Renda

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ANTONIOLA PORTA

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Politico italiano del PD, ex Sindaco di Padova e Ministro dello Sviluppo Eco-nomico nel Governo Letta. Da maggio 2014 è parlamentare europeo nel gruppo S&D. Gentile Dott. Zanonato, innanzitutto la ringrazio a nome di tutta la redazio-ne di Globe Trotter per averci concesso questa intervista e soprattutto per essere un nostro fedele “follower” su Twitter. Vorrei commentare con Lei i risultati del semestre italiano di presidenza del Consiglio UE, conclusosi lo scorso 31 dicembre 2014, alla luce delle principali sfide che caratterizzano il contesto europeo: la crescita economica, l’aumento dell’occupazione e il raf-forzamento dei diritti e delle libertà fondamentali.La Presidenza Italiana è riuscita, secondo Lei, a cambiare la direzione di mar-cia dell’UE e a dare nuovi impulsi all’attività politica bloccata da populismo ed euroscetticismo?Populismo ed euroscetticismo sono gli effetti collaterali della crisi economi-ca: si tende a cercare il nemico, il capro espiatorio, cui dare la colpa di tutto, e la colpa è stata data all’Europa. Una cosa è certa: sicuramente la politica di au-sterity e il pensiero liberista che ha dominato in questi anni in Europa hanno fallito. La Presidenza italiana è riuscita ad aprire dei varchi importanti: penso, innanzitutto, al nuovo approccio rispetto a crescita e investimenti tradotto-si nel “Piano Junker” ma anche al ruolo guida assunto su temi caldi come l’immigrazione e la crisi russo-ucraina. Da non sottovalutare è stato inoltre il ruolo decisivo assunto dall’Italia durante i negoziati per l’adozione del bi-lancio rettificativo 2014 e del bilancio 2015. D’altra parte, credo dobbiamo lavorare con crescente determinazione su occupazione, crescita sostenibile, innovazione e sviluppo oltre che su temi fondamentali quali la solidarietà tra popoli e i diritti sociali.

In qualità di membro della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, quali sono state le principali attività parlamentari su questi temi? Guardando al nostro paese, in che modo verrà promossa e sostenuta la competitività delle PMI?Uno dei primi temi di cui la Commissione per l’industria, la ricerca e l’ener-gia si è occupata in questa nuova legislatura è la necessità della creazione di un’Unione energetica e di una strategia sulla sicurezza energetica comune; le misure da concretizzare riguardano la diversificazione delle fonti energe-tiche, una legislazione europea per gestire a livello comunitario l’offerta di energia elettrica e una maggiore cooperazione e trasparenza tra Stati mem-bri da realizzarsi mediante una diplomazia energetica che consenta all’Ue di far valere il proprio peso nei mercati internazionali dell’energia. Per quanto riguarda le PMI, un momento chiave sarà la revisione dello “Small business act”. I lavori parlamentari in atto sono incentrati sulla sem-plificazione amministrativa e sull’accesso al credito; alta rimane l’attenzione sulla necessità di uniformare le legislazioni che governano le PMI all’interno dell’Unione Europea.

Come giudica, in qualità di membro della Delegazione per le relazioni con l’India, l’incertezza di diritto attorno al caso dei due marò Latorre e Girone? L’elezione di Federica Mogherini ad alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza ha por-tato passi avanti in merito?Quando penso alla vicenda dei Marò rifletto sempre su quanto potremmo contare – come Europa - se fossimo

una vera comunità politica. Oggi, di fatto, l’Italia – neanche 60 milioni di abitanti – pone il problema all’India, che ha 20 volte la popolazio-

ne dell’Italia. I rapporti di forza sono sbilanciati, non abbiamo il “peso” per incidere in questa vicenda, ed il problema si trascina. Ma se il problema fosse posto all’India dall’Europa, prima po-tenza economica del mondo? L’Alto Rappresentante per la po-litica Estera Federica Mogherini farà sicuramente in modo di lavorare per raggiungere una soluzione accettabile per entram-

be le parti. In questi primi mesi di mandato mi sembra evidente con quanto lavoro e quanta serietà stia raccogliendo le enormi sfide

di politica estera cui stiamo andando incontro. Penso soprattutto al modo in cui sta coordinando le delicatissime dinamiche della questione Russo-U-craina e Libica che richiedono uno sforzo diplomatico comune e condiviso.

“Stati Uniti d’Europa”, così definisce il suo sogno. Ci può spiegare cosa intende?Si tratta di un sogno che parte dai numeri, non da una semplice suggestione. Si usano spesso tre numeri per definire l’Europa: 7, 25, 50. Siamo il 7% della popolazione mondiale, produciamo il 25% del Pil e in Europa viene speso il 50% della spesa in Welfare (scuola, sanità, servizi) di tutto il mondo. Siamo la prima economia al mondo – un Pil di 17 mila miliardi di euro – più di Usa e Cina, ma dobbiamo competere con colossi. La Cina, 1 miliardo e 600 milio-ni; l’India, 1 miliardo e 300 milioni di persone. Realtà che agiscono come un unico soggetto. Se vogliamo competere nella globalizzazione, se vogliamo essere all’altezza delle sfide con realtà enormi, dobbiamo presentarci come Stati Uniti d’Europa. Neanche la Germania, da sola, ce la fa. I singoli Stati nazionali rischiano di essere marginalizzati. Oggi in Europa prevale la con-servazione di un sistema di equilibrio tra gli Stati; ma è necessaria la forza del sogno degli Stati Uniti d’Europa, la forza di una visione che ci permetta di fare ciò che conviene ad un futuro che non si rassegni ad un lento declino. L’Europa sta invecchiando, siamo il 7% della popolazione, ma qui vive solo il 4% degli under 29. Gli Stati Uniti d’Europa sono la dimensione per tornare a scrivere – concretamente - una nuova stagione di opportunità e progresso.

In corrispondenza della conclusione del semestre europeo di presidenza italia-na, la politica interna del nostro paese è stata caratterizzata dalle dimissioni di Giorgio Napolitano e dalla seguente elezione di Sergio Mattarella a nuovo Pre-sidente della Repubblica. Qual è il suo ritratto dell’ex inquilino del Quirinale e cosa, invece, si aspetta dal nuovo? Condivide la scelta del premier Renzi?Il Partito Democratico si è dimostrato molto unito nella scelta di Sergio Mat-tarella e questa unità – ben guidata da Renzi, in collaborazione con Bersani - ha permesso di allargare il consenso attorno ad una figura che stimo; era una delle scelte dello stesso Bersani, nel 2013, ma Berlusconi preferì conver-gere su Marini. Mattarella è un vero uomo dello Stato, una personalità dalla schiena dritta, la cui storia – dalla lotta alla mafia che gli ha ucciso il fratello alle dimissioni da ministro contro la Legge Mammì – rappresenta una ga-ranzia per la guida della Repubblica. Mi aspetto che - con l’attenzione alle persone più in difficoltà, agli ultimi e penultimi - ricostruisca un patrimonio di solidarietà, umanità e valori che vada a ricucire la fiducia tra Istituzioni e cittadini.A Giorgio Napolitano va detto grazie. Gli sono legato da una lunga amicizia, è sempre stato un riferimento; una persona di straordinaria cultura che, nei suoi nove anni al Colle, ha saputo prendere per mano il Paese conducendolo fuori dalla nebbia. La sua lucidità ha permesso di evitare che il tramonto di Berlusconi trascinasse con sé tutto il sistema ed è sempre stato lui – con gene-rosità – a tirare fuori dal caos un Parlamento che – dopo le elezioni del 2013 – era incapace di individuare il suo successore. Viviamo tempi complessi, la

fiducia nelle Istituzioni non è mai stata così bassa, ed è per questo che personalità del livello di Giorgio Napolitano – così come Sergio

Mattarella – diventano ancor più preziose per la tenuta della democrazia del nostro Paese.

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INTERVISTAall’ On.

Zanonato

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CATERINACROCIATA

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Le elezioni politiche svoltesi in Grecia lo scorso 25 genna-io hanno attestato la schiacciante vittoria di Alexis Tsipras, leader di SYRIZA. Il nuovo governo greco guidato da Tsi-pras e dal suo ministro delle finanze si poneva all’inizio quattro obiettivi: trasferire il suo debito all’Europa per cinquant’anni senza interessi; ottenere nuovi pre-stiti senza rimborsare quelli già scaduti ed effet-tuati da vari Paesi tra i quali l’Italia; rifiutare la Troika e gli impegni da lei imposti; nego-ziare una nuova politica economica europea ed anche istituzioni meno burocratiche alla guida dell’UE. Il primo obiettivo, come leci-to aspettarsi è stato respinto. Del resto, avreb-be suscitato proteste più che legittime da parte del Portogallo e di altri Stati membri dell’eurozo-na ,ai quali la Troika ha imposto sacrifici notevoli. Il secondo è stato anche esso respinto , in quanto un paese già fortemente indebitato non può contrarre altri prestiti senza neppure accettare il controllo della Troika. Invece, il terzo obiettivo, la politica di crescita, è un intento condiviso da gran parte degli Stati dell’eurozona e dalla stessa Banca Centrale. Infine il quarto punto, concernente la revisione delle istituzioni di Bruxelles, comporterebbe cessioni di

Most people even slightly concerned with the situation in ea-stern Ukraine are wondering where and when the troubles will end. Since last summer the war in Donbass has seen few real changes in military terms, and the latest Minsk II ceasefi-re agreement, signed on February 11th, appears to be just an additional formality to a list of unconsequential steps in this affair. But that’s diplomacy, one might say. The ground war, unlike the West’s efforts to stop it so far (i.e. the EU’s economic sanctions in primis), has had more tangible consequences. It has so far claimed around 5700 victims according to UN estimations, and again one is left wondering how many more. So if we concede the future is murky, it is so precisely because the present is even murkier. Indeed, circumstances in the Donbass region are as nebulous as the ground on which the war is fought. But that’s war one might say. So let’s start with the obvious. The central, uncritically accepted, matter of conten-tion is of course the presence of official Russian troops in Eastern Ukraine. US Secretary of State John Kerry keeps accusing Mr. Putin of having unofficially sent thousands of troops to fight in Ukraine; Putin has consistently responded that he has ordered no troops to be sent, “inno-

cently” assuring those green men are only pro-Russian se-paratists. This back and forth between Kerry and Putin

has seen some interesting claims attaching ambiguity

GRECIA: DALL’ UTOPIA ALLA REALTÀsovranità da parte dei Stati membri all’Unione Europea. Dopo svariati ultimatum è stato trovato un accordo tra la Grecia e l’UE; quest’ultima ha specificato che gli impegni presi con i partner si rispettano, e che quindi l’estensione

di quattro mesi degli aiuti arriverà solo dopo che Atene avrà concordato le sue riforme con la ex Troika. A

seguito di un negoziato difficile, che ha dovuto sanare anche il deficit di fiducia tra la Grecia

e gli altri 18 partner, il nuovo programma stilato dal leader di Syriza e inviato a Bru-xelles essenzialmente prevede: una spending review sui ministeri e la razionalizzazione

delle spese correnti; per quanto riguarda la Troika , che in campagna elettorale Tsipras

aveva annunciato di voler abolire, l’unica conces-sione ad Atene è la possibilità di concordare azioni

con le istituzioni, che sono appunto UE, BCE,FMI (le stesse che componevano la Troika). Così la Grecia si è svegliata dalle utopiche promesse elettorali ed è tornata alla realtà, in cui è il paese più indebitato dell’eurozona.

THE PROPAGANDA WAR IN UKRAINEto both sides’ stances. Ukraine’s Army General Muzhenko, handpicked by Poroshenko himself, stated on February 4th that Ukraine was not fighting against any official Russian for-ces, merely mercenaries and volunteers; on the other hand, we often heard the denunciation by the Committee of Russian Mothers against the Kremlin for forcing Russian soldiers to be sent to die across the border. Add to this the widespread allegations indicating US military troops fighting alongside Ukraine’s army, and all we perceive is the uncertainty of facts

on Ukrainian soil. But what does shine through the haziness of Donbass military events and unfrui-

tful diplomatic Minsk talks, is that Russia and US are fighting a propaganda war, based on propagating personal accounts of information. Mr. Kerry admitted for the first time that Rus-sian propaganda (primarily his thorn Russia

Today) had fooled him too, thus implying that he himself had believed the Kremlin’s word of

not having sent Russian troops in Eastern Ukraine, despite his continuous allegations to the contrary. He

concluded rather tellingly that “propaganda works” and voi-ced the US should spend more on propaganda. Neither Russia nor the US are keen to show their hands, but prefer to get the upper hand in Ukraine by using the back door of hype and disinformation.

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ANNA ROSACHIARA COLUCCI

ALESSANDRODOWLING

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“Je suis l’Empire à la fin de la décadence, qui regarde passer le grands Barbares blancs en composant des acrostiches indolents d’un style d’or où la langueur du soleil danse”, così scriveva Ver-laine, riferendosi allo sgretolamento dell’ormai spossato Impero Romano sotto il ferro dei Goti. Situazione non poi così diversa da quella dell’impero occidentale del XXI secolo. Con i dovuti cambiamenti, gli ingredienti sembrano gli stessi: un periodo di declino del modello econo-mico-produttivo, una frattura nella distribuzio-ne della ricchezza con conseguente perdita di coesione sociale, un clima politico tormentato da continui capovolgimenti di potere e di gene-rale sfiducia nelle istituzioni centrali, se ci si ag-giunge un’orda di βάρβαροi con progetti di espan-sione antioccidentali la ricetta è completa. C’è perfino un ventilato sacco di Roma. Senza considerare che questi stranieri sono più raffinati; sono organizzati, addestrati, ben fi-nanziati, non colpiscono più a caso, minano le basi della società, provocano terrore, colpiscono i vari Charlie Hebdo e musei di Mosul, sanno come sfruttare sacre scritture, ideologia politica e digital marketing. Cercano di sfruttare, con la loro opera pro-pagandistica, i vuoti sociali e morali che la civiltà occidentale si è lasciata dietro nel tempo, ti lasciano col dubbio che forse quei fumettisti parigini abbiano un po’ esagerato, e sembrano trova-

E’ il volto accogliente dell’islam: quello mistico di Mevlana Rumi e dei suoi discepoli danzanti, i dervisci. E’ l’islam dell’Anatolia, che ha in Konya il suo epicentro: dove ha vissuto (nel XIII secolo) e oggi riposa il venerato capostipite dei mevlevi. Il suo convento e tomba, oggi museo, attrae ogni anno milioni di visitatori e pellegrini; le ce-lebrazioni del şeb-i arus tra il 16 e il 17 dicembre, la morte terrena di Rumi che è matrimonio spirituale con Dio, sono state trasformate in un festival di dieci giorni a cui partecipano le massime autorità politiche del paese.

Nel mondo anglosassone, la sua poesia mistica e i suoi in-segnamenti – il Mathnawi e il Canzoniere, in persiano – sono diventati successi editoriali e fenomeni di mas-sa; questo soprattutto in virtù della sua spiritualità rivolta a tutti i credenti, al di là dell’appartenenza religiosa. Un islam misura d’uomo, che però venne bandito nel 1925 – i conventi chiusi, le confrater-nite sciolte – dalla Turchia laicista di Atatürk e che è purtroppo spesso ridotto a fenomeno folkloristico per turisti, soprattutto a Istanbul. Rimangono la tra-dizione e gli insegnamenti del maestro, capisaldi di un primo revival.

Ma chi sono, i dervisci? Gli aspiranti, bussavano alla porta del con-vento e gli veniva aperto: rimanevano in meditazione per tre giorni, se non desistevano dai loro propositi gli veniva dato un rozzo abi-to di lana e potevano iniziare un cammino formativo e iniziatico di mille e un giorno, la perfezione del mille aumentata dell’uno che apre

“JE SUIS L’ EMPIRE À LA FIN DE LA DÉCADENCE”re terreno fertile. Lo dimostra, ad esempio, la crescente schiera di giovani che parte per unirsi ai ribelli in Siria come Foreign Fighters: oltre 3000 in tutto l’occidente, di cui almeno 150 statu-nitensi, compongono il 17% di tutti i combattenti stranieri. Non

solo musulmani di seconda generazione avvicinati nelle mo-schee; il combattente tipo viene descritto sempre più

come: giovane, ben istruito, di famiglia europea. Che siano convertiti o i cosiddetti reborn mu-

slim, comunque, sembrano abbracciare la causa jihadista più per sfogare la loro rabbia sociale che per un redivivo furore religioso. Emarginati, delusi, confusi, non perfettamente integrati, cer-

cano un riscatto sociale, una risposta alle ingiu-stizie dell’occidente, una causa in cui identificarsi.

Nella maggior parte dei casi non fanno neanche par-te di organizzazioni estremiste, ma partono per iniziativa

personale. Il web sembra essere la più potente fonte di persua-sione e reclutamento, tanto che il fenomeno ha meritato il nome di ciber-jihad. E quelli che non riescono a partire promettono attentati terroristici. Le minacce alla stabilità e alla sicurezza di America e, soprattutto, Europa rischiano, quindi, di proveni-re dall’interno oltre che dall’esterno. E le nostre istituzioni non devono rischiare di rimanere a comporre “acrostici indolenti” davanti a tutto questo.

all’immensità e all’infinito.

La formazione era curata soprattutto in cucina, dove avveniva la tra-sformazione dei cibi e dell’aspirante mevlevi: che apprendeva le arti – poesia, calligrafia, musica, danza – in un ambiente esteticamente stimolante, che era chiamato a svolgere i lavori manuali più umili. Il motto che meglio riassume il loro stile di vita è “mangiar poco, dormir poco e parlare poco”; gran parte della loro giornata era infatti dedicata alla preghiera e alla meditazione: alla ripetizione del nome

di Dio (zikr), alla purificazione incessante attraverso la guida del proprio maestro (shaykh), all’annullamento in Dio che è

una morte ascetica e iniziatica.

Trovava il suo più alto momento nel sema, la dan-za improntata alla circolarità. Si svolgeva nella se-mahane, l’ambiente centrale del convento: di forma circolare o ottagonale e sormontato da una cupo-la, come quello di Galata a Istanbul oggi utilizzato

per sema dimostrativi. I danzatori girano su sé stessi ripetendo il nome di Dio, accompagnati da musicisti

che riproducono il suono delle sfere celesti; assumono con le palme delle mani – una verso l’alto, una verso il basso

– la forma delle lettere arabe lam e mim, la negazione nella profes-sione di fede islamica la ilah illah Allah (non c’è altro Dio all’infuori di Dio). Tutto torna a Dio, che è amore e passione – amore-passione, aşk – e in cui l’individuo e le sue passioni terrene si annientano.

LA VIA DEI SUFI, I MILLE VOLTI DELL’ISLAM11

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EMANUELAFURONE

GIUSEPPEMANCINI

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Protagonista della missione Raffaello, Umberto Guidoni, fu il primo europeo a salire a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Laureato in Astrofisica, l’ultimo suo volo risale al 2001 e oggi è un divul-gatore scientifico. Quando l’ho chiamato, pochi giorni prima della partenza di Samantha Cri-stoforetti, dalla sua voce trasparivano chiara-mente sicurezza e determinazione, e ho capito in un istante, perché quando lo spazio faceva ancor più paura di oggi, scelsero proprio lui.

Dottor Guidoni, due volte nello spazio, il primo europeo sulla Stazione Spaziale Internazionale, ha all’attivo quasi 28 giorni di permanenza, insomma è quello che tutti i bambini voglio-no diventare. Anche lei da grande voleva fare l’astronauta?Beh, in realtà sì, io appartengo alla generazione che ha visto nascere l’esplorazione spaziale, come milioni di altri ragazzi di quel periodo (anni ’60 ’70), sognavo di fare l’astronauta. Volevo viaggiare nello spazio, poi ho visto lo sbarco sulla Luna che ha rafforzato quest’idea. Naturalmente mi sono dovuto confrontare con la realtà e in quegli anni a viaggiare nello spazio erano soprattutto i Russi e gli Americani. Per un Europeo, un italiano, sembrava una strada difficile. Il mio fu un sogno messo in un cassetto, ripreso venti, trenta anni dopo, quando si crearono le condizioni perché un ita-liano potesse viaggiare.

A quanto pare ha avuto la sua soddisfazione. Ma perché an-dare? Cosa spinge le migliori menti ad andare lassù? È solo lo spirito di avventura o c’è anche altro?Certamente la curiosità è uno degli elementi che spin-ge ad andare ad affrontare l’ignoto. Lo spazio in un certo senso è l’ultima frontiera rimasta. Da sempre l’uomo si avventura oltre i luoghi conosciuti, oltre le Co-

lonne d’Ercole del momento, e oggi lo spazio rappresenta le Colonne d’Ercole. E non

solo, c’è anche la ricerca scientifica, c’è lo sviluppo dell’energia, c’è anche una consapevolezza che si acquista quan-do si ha la possibilità di vedere la terra dallo spazio, ed è una cosa che infondo ha cambiato anche il nostro modo di porci. Negli

ultimi decenni una maggiore attenzione verso l’am-biente, verso il nostro pianeta, è dovuta anche alle foto

dallo spazio che ci mostravano come la Terra fosse isolata.

Ha avuto paura? Quanto coraggio ci vuole per far questo mestiere?

INTERVISTA A UMBERTO

GUIDONI

Ci vuole sicuramente determinazione, caparbietà, sacrifi-cio, il coraggio naturalmente aiuta. Però l’addestramento è lungo e dura molti anni proprio perché ti prepara a tutte le situazioni d’emergenza, permettendoti di conoscere quan-do si parte quali pericoli affrontare e come affrontarli, e ciò evita la paura. Le simulazioni però non possono prevede-re tutto. Nelle situazioni particolarmente pericolose, come purtroppo è successo anche durante le due tragedie che hanno in qualche modo colpito lo Shuttle, immagino che probabilmente si abbia paura. Io fortunatamente non mi sono mai trovato in situazioni gravi, tranne che per qualche

piccolo incidente di percorso.

Come passavate il tempo? Lei leggeva qualcosa?Il problema non è come passare il tempo, visto che non ce n’è molto, ma come avere un po’ di tempo da dedicare ai propri hobby. Perché il lavoro dura 12 ore, e considerando le otto ore

di sonno, sono tre o quattro le ore libere. Poi ci sono da fare altre attività: come ad esempio la gin-

nastica. Del resto sullo Shuttle era disponibile la mu-sica, sulla Stazione Spaziale Internazionale è presente una piccola biblioteca e una videoteca di film, e oggi il contatto con internet è praticamente costante. Si possono inviare immagini a Terra, e si possono anche ricevere.

Parliamo invece del futuro, crede che sia possibile che la Luna venga abitata? la Nasa parlava del 2020, Lei cosa ne pensa?Sicuramente ricominciano ad esserci dei progetti riguar-danti la Luna, la Cina ci sta puntando seriamente e vuole inviare i primi astronauti entro il 2020. La Nasa invece ha in qualche modo avuto un atteggiamento un po’ ambiva-lente, qualche anno fa si parlava della possibilità di tornare sulla Luna, oggi se ne parla meno, si parla più di andare su Marte, o sugli asteroidi nei prossimi venti anni. Quindi i tempi sono relativamente più lunghi. La Luna potrebbe rappresentare una base sicuramente, come può essere oggi la base che è in Antartide: e cioè per ricerche scientifiche o per sviluppi di tecnologie minerali. Ma a parte la Cina, oggi non c’è un progetto in corso di sviluppo. Una grande novità della Nasa però è che le prossime capsule, i prossimi veicoli spaziali verranno costruiti da privati.

Le manca lo spazio?Un pochino sì. Un pochino mi manca natural-

mente, perché è un’esperienza così unica, ir-ripetibile, che ti rimane in vita nella mente e nel cuore. Chiaramente poi nella vita si devo-no fare altre scelte, perché fare l’astronauta si-

gnifica mantenersi in addestramento continuo, significa sacrificare la famiglia. Io poi ho scelto

di puntare sulla diffusione di quella che è la cultura scientifica in Italia. Anche se, senza dubbio l’idea di riparti-re per un viaggio in orbita, è sempre nel mio cuore.

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LUCA JUCANSICIGNANO

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UberPOP, l’app anti-taxi di origine californiana, arriva in Italia, divenendo da subito bersaglio di svariate polemiche. UberPOP è quel servizio che, per mezzo di una app telefonica, riesce a conci-liare la tecnologia e i trasporti urbani, rendendoli più efficienti ed accessibili. Da anni, si sa, nelle maggiori città italiane il settore dei trasporti è messo a dura prova, rappresentando una vera e propria sfida in tema di mobilità. E’ Milano la prima città del Paese ad ospitare il servizio di ride sharing, seguita poi da Roma e Geno-va. L’App, che richiede una semplice registrazione dell’utente, permette allo stesso di scegliere l’autovettura più vicina grazie ad un meccanismo automatico di geolocalizza-zione del conducente; il pagamento viene effettuato esclusivamente attraverso addebito su carta di credi-to e la fattura inviata per email. Se ciò, da un lato, as-sicura naturalmente un’elevata trasparenza, dall’altro ha posto il problema della gestione dei dati personali degli utenti: prontamente Uber chiarisce che l’accesso alle suddette informazioni è consentito esclusivamente al fine di migliorare il servizio finale e, quindi, a vantaggio dell’u-tente che ad esempio dovesse lamentare un ‘anomalia nel servizio erogatogli. Molte polemiche circa l’affidabilità e la professionalità degli Uber-Driver sono state alimentate, invece, da gravi episodi verificatisi all’estero, che hanno visto alcuni autisti di UberPOP protagonisti di aggressioni e stupri. Ma in Italia i portavoce di Uber

L’industria italiana piange uno dei suoi più grandi protago-nisti. Si è spento, sabato 14 febbraio, dopo una lunga ma-lattia, Michele Ferrero, proprietario dell’omonima azienda dolciaria. I funerali si sono svolti il mercoledì seguente ad Alba,sede storica dell’industria.“La mia unica preoccupazione è che l’azienda sia sempre più solida e forte per garantire a tutti coloro che ci lavo-rano un posto sicuro”. Con queste parole Mr. Nutella ha trasmesso a tutti gli obiettivi,l’onestà e la determina-zione che hanno alimentato la sua lunga carriera. Ma chi era Mr. Nutella?Nato a Doglioni, il 26 aprile del 1925, è stato l’artefice del successo e dello sviluppo inter-nazionale dell’azienda di famiglia, realizzando nuovi prodotti acquistati da milioni di consu-matori in tutto il mondo, esportando cosi il mar-chio Ferrero, anche, oltreoceano.Il suo nome è legato particolarmente alla Nutella, ideata, in realtà, dal padre Pietro sotto il nome di Supercrema.Il prodotto ebbe immediato successo fino a diventare oggi l’emblema di pause-studio e delusioni d’amore. Ma il suo ingegno si percepisce nell’aver diversificato la produzione; a lui dobbiamo, infatti, Mon Chéri, Tic Tac, Ferrero Rocher e la famosissima linea kinder.

assicurano un’accurata selezione dei candidati, che, pur essendo “arruolati” tra gente comune e non professionista, devono neces-sariamente possedere stringenti requisiti: devono, infatti, avere le stesse caratteristiche di chi svolge un servizio pubblico, non meno di ventuno anni e non aver riportato nessuna sospensione della patente negli ultimi dieci. Ciascun autista riceverà una votazione dall’utente, al di sotto di un certo rating il driver verrà estromes-so dalla piattaforma; anche il passeggero riceverà un voto e

Uber potrà espellerlo dal circuito. Insomma, si tratta di una vera e propria innovazione nel mercato

dei trasporti che, pur facendo gola soprat-tutto a uomini d’affari e professionisti, non viene vista di buon occhio dai taxisti, i quali lamentano una concorrenza sleale da parte della società californiana e minac-

ciano di scioperare in prossimità dell’Expo, il tanto atteso evento mondiale che si terrà a Milano

il prossimo maggio. Ad alimentare le proteste dei taxisti è il fatto che i driver di Uber godono di maggiori vantaggi rispetto a loro: sono soggetti ad obblighi minori, in quanto non necessitano della licenza, possono rifiutare la chiamata di un cliente ed hanno, invece, gli stessi diritti, potendo, infatti, occupare le corsie preferenziali ed offrendo analogamente un ser-vizio di trasporto. Che questa concorrenza faccia bene al mercato dei trasporti? E’ quel che ci auguriamo!

Di lui, in realtà, si sa ben poco; era un uomo riservato, schivo ma dedito al suo lavoro. Infatti, racconta William Salice, storico responsabile dei prodotti Ferrero, che ogni settimana Michele si recava in incognito nei supermercati per osservare di persona come venissero scelti i suoi pro-dotti. E così, l’uomo più ricco d’Italia non lascia solo un patrimonio personale di 23,5 miliardi di euro, ma molto di più; lascia la speranza ai giovani imprenditori di oggi di po-

tercela fare partendo dal basso. Grazie Mr Nutella, per esser stato per tutti noi la dimostrazione che

l’impegno e la costanza possono davvero essere riconosciuti in tutto il mondo. Anche perché, che mondo sarebbe stato senza Nutella?

GRAZIE MR. NUTELLA

UBERPOP: LA RIVOLUZIONE NEL SETTORE DEI TRASPORTI

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EMANUELAGROTTOLA

FAUSTADE AMICIS

Page 14: GLOBETROTTER - EDIZIONE MARZO 2015

In questi giorni televisioni e web si sono infiammati per un servizio di Edoardo Stoppa, attivista animalista, relativo alla sperimentazione sugli animali. La questione, arrivata all’en-nesima puntata, rimarca quanto accade, a detta dell’inviato di “Striscia la Notizia”, all’interno dei laboratori di ricerca dell’Università “La Sapienza”. Qui primati appartenenti alla

famiglia dei macachi sarebbero imprigionati in appo-site gabbie, pronti a prendere (non volontariamen-

te) parte ad esperimenti clinici. Obiettivo del servizio era rendere noti i maltrattamenti che tali animali subiscono per mano dei ricercatori. In risposta a ciò, il Partito

Animalista Europeo ha organizzato una manifestazione all’esterno dei laboratori

che per motivi di sicurezza è stata sposta-ta al di fuori della Città Universitaria. Frattanto

anche i ricercatori si erano schierati per rispondere alle accuse mosse loro. Anche sui social network non è mancato lo scontro virtua-

le innescato dagli utenti delle due fazioni. Anzi soprattutto in rete la battaglia continua imperterrita. Tra i vari slogan spicca in particolare quella dello scienziato e filosofo Albert Einstein, a detta del quale “chi ha il privilegio di sapere ha il dovere di agire”. Ma è sempre così? Al di là di quanto sin ora detto e tralasciando la questione Sapienza in sé, la tematica

Malasanità, argomento tanto temuto e reale,soprattutto adesso qui in Italia.E’ opportuno citare dunque alcuni casi recenti che hanno evi-denziato la spinosa questione: in primo luogo troviamo la pic-cola Nicole, nata nella clinica privata Gibiino di Catania,con gravi crisi respiratorie. I medici della clinica chiesero dapprima al reparto di Neonatologia dell’ospedale Cannizzaro affinché la piccola potesse essere ricoverata presso l’unità di terapia inten-siva,ma la risposta fu di esito negativo.Si decise allora di tra-sferirla all’ospedale di Ragusa ma,un susseguirsi di ritar-

di,incompetenze e lentezze burocratiche hanno portato Nicole al decesso.In secondo luogo possiamo menzio-nare la morte,al Pronto Soccorso del

Santobono di Napoli,della bambina di 8 mesi dimessa dopo alcuni giorni di terapia per

una bronchiolite. La direzione sanitaria ha affermato: “la bambina di 8 mesi giunta oggi presso il Pronto Soccorso del Santobono aveva lascia-to ieri mattina l’ospedale con criteri clinici e laborato-ristici idonei per la sua dimissione”.

Questi però sono casi singoli, più grave la situazione generale degli ospedali italiani. Basti pensare al “codice

rosso di barellopoli” dell’ Ospedale Cardarelli di Napoli,or-mai soffocato dal numero sempre più elevato di pazienti. In questi corridoi dove sono “parcheggiate” le barelle non ci sono

che si va ad affrontare è semplicemente una: è eticamente corretta la sperimentazione animale ai fini della ricerca? Sui piatti opposti della bilancia vi sono, da un lato, il progresso scientifico che si traduce in un incremento dell’età media e in un decremento del tasso di mortalità; dall’altro lato, però, troviamo animali indifesi, sfruttati e maltrattati, privati della propria libertà, ammansiti e costretti in gabbia. Ogni anno, statistiche alla mano, il ricorso ad esseri vertebrati per la ri-

cerca scientifica oscilla tra i 10 ed i 100 milioni. Numeri impressionanti se si pensa alla regola delle 3R (Re-

placement, Reduction, Refiniment), ideata da Rus-sel e Burch nel 1959, la quale auspica la riduzione del numero di cavie coinvolte nella ricerca. Vero, però, che il contributo apportato da questi ani-mali è innegabile. Il progresso scientifico è sem-

pre più tangibile. La domanda che ci si pone, e che altre volte è stata presa in considerazione, è se per

raggiungere il bene superiore, inteso esso come il diritto ad una maggiore longevità, si possa o si debba ricorrere al sacrificio di inermi animali. Mi verrebbe da dire che il pro-gresso scientifico ha da sempre dovuto fare i conti con pro e contro ed ha da sempre dovuto combattere contro un’etica frivola oggetto di accantonamento per provare a raggiunge-re, a volte positivamente, altre volte no, dei risultati. Ai lettori l’ardua sentenza.

EDOARDO STOPPA STOPPA LA RICERCA

le strumentazioni necessarie e così se un paziente ha bisogno di ossigeno,in mancanza di quello centralizzato,gli infermieri portano le bombole non a norma;ciò è quanto affermato dallo stesso caposervizio Siesto Salvatore,coordinatore regionale delle professioni sanitarie Fp-Cgil. Ma chi è l’artefice di tutta questa disorganizzazione?Di chi la colpa?Dei medici,del personale,del Comune,della Regione,dello Stato?Sono tanti gli interrogativi e poche le risposte certe ma una cosa

è sicura:bisogna cambiare,serve una “terapia d’urgenza” da attuare prendendo esempio dai nostri risultati migliori

perché dobbiamo ricordarci che l’Italia si posiziona al terzo posto nel ranking mondiale dell’efficien-za dei sistemi sanitari nazionali. Il bistrattato SSN italiano nell’olimpo dei sistemi sanitari,dunque,di-stante anni luce da Usa (44°posto) e Russia(relegata

in ultima posizione),è saldamente in testa tra i Paesi europei. Per non parlare del campo della sperimenta-

zione dove,solo ultimamente,l’Italia ha sviluppato nel la-boratorio dell’Irbm Science Park di Pomezia a pochi passi dalla Capitale, il primo vaccino più efficace contro il virus Ebola.L’Italia è anche questo e bisogna permettere che tale “vaccino” si diffonda per abbattere quel Virus che si chiama Malasanità au-spicando una maggiore professionalità del personale sanitario che garantisca in tal modo anche il buon funzionamento delle istituzioni.

SANITÀ: CONTRO LE “BARELLOPOLI” ITALIANE

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I n questi corridoi

dove sono “parcheggiate” le barelle non ci sono le stru-

mentazioni necessarie e così se un paziente ha bisogno di ossige-no, in mancanza di quello cen-tralizzato, gli infermieri por-

tano le bombole non a norma.

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CESAREGIULIANO

ANNALAURAMASTURZI

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Il 22 gennaio 2015 M. Draghi, governatore della BCE, ha annun-ciato un nuovo piano di politica monetaria che prevede l’utilizzo del c.d. Quantitative Easing (Q.E.) con il quale si inietta nuova li-quidità nel sistema attraverso operazioni di mercato aperto. Dopo anni di immobilismo, dunque, pare che l’Europa abbia un “piano” di politica monetaria per uscire dallo stato di stagnazione.La manovra prevede che la BCE stampi nuova moneta e la utilizzi per comprare titoli di Stato sulla base della quota dei vari Paesi nel suo capitale (il capitale della BCE è detenuto dalle Ban-che Centrali Nazionali –BCN- dell’Eurozona ndr). Sono previsti acquisti pari a 60 miliardi al mese fino a set-tembre del 2016, salvo proseguire nel caso in cui l’in-flazione non abbia ancora raggiunto il target del 2% circa. Con buona pace di chi chiedeva ai singoli Paesi di “fare prima i compiti a casa”, una quota pari al 20% delle eventuali perdite legati ai titoli acquistati saranno a carico della BCE mentre il restante 80% a carico delle BCN. Inoltre, la BCE non potrà detenere una quota superio-re al 33% del debito di ciascun Paese emittente né acquisire più del 25% del debito circolante per ogni emissione.La conseguenza diretta della manovra sarà il deprezzamento dell’euro: la moneta europea si svaluterà sostanzialmente rispetto al dollaro e rispetto ad altre valute estere, sostenendo così le espor-tazioni e il settore turistico.Altra conseguenza diretta della massiccia iniezione di liquidità

Quando si parla di innovazione i più possono pensare alla Si-licon Valley, “patria” di mostri sacri quali Apple e Google; op-pure a Thomas Edison e Leonardo Da Vinci, considerati i più grandi inventori della storia dell’umanità; pochi sicuramente creerebbero una connessione tra l’innovazione e l’Italia, dopo-tutto, siamo per antonomasia il paese più radicato alle proprie tradizioni. Ciò nonostante nell’era delle start up l’Italia non sembra ri-manere indietro. Negli ultimi due anni, sono vari i concorsi creati per poter dar riconoscimento alle migliori start up italiane. Per esempio, non molto tempo fa, il gruppo “Mediobanca” ha premiato quattro start up che competono nel settore Fintech, ovvero nell’applicazione dell’innovazione tecnologica al campo finanziario. Una delle vincitrici si chiama “Wolf of Trading”, un’applicazione mobile usata per fornire informazioni ad investitori, banche e fondi d’investimento. Ad essa, si aggiunge “S-peek”, una app che possiede un vasto database di aziende operanti in 43 stati del mondo, che consente a chi la utilizza di ottenere dati sullo stato patrimoniale ed economico di una società. È basata su un modello freemium, ovvero con le funzionalità base offerte gratuitamente ma con servizi extra a pagamento. L’ altra vin-citrice del concorso è Cryptodeer, fondata da due ingegneri informatici ventenni, i quali si sono posti l’obiettivo di sfidare Bitcoin, la rinomata moneta virtuale. Infine, vi è Borsadelcre-

sarà l’abbassamento dei tassi di interesse che, tramite meccanismi di trasmissione monetaria, non riguarderà solamente gli interessi che lo Stato pagherà relativamente al proprio debito, ma anche il tasso al quale le imprese e i privati si finanzieranno.Tra circa 18 mesi avremo delle risposte semi-definitive riguardan-ti l’efficacia del “piano”.L’auspicio è che la manovra porti l’Eurozona fuori dalla re-cessione così come è accaduto negli USA, pur consideran-

do le differenze e il considerevole ritardo con cui è stata implementata.

Il Q.E. rappresenta un primo passo, ora oc-corre che ogni attore economico faccia la propria parte.Occorre che i governi implementino riforme strutturali che permettano di innescare il cir-

colo virtuoso di investimenti, crescita, occupazione e consumi, evitando che la nuova liquidità si traduca

semplicemente con nuovo debito. Si auspica, inoltre, che il buon funzionamento del meccanismo di trasmissione monetaria permetta l’allentamento della stretta creditizia e faciliti l’accesso al credito per le PMI e per i privati che non si rivolgono direttamente al mercato finanziario.Il piano è stato varato, e suona come un ultimatum. Non è una vittoria, né una sconfitta. Il risultato dipenderà dalla capacità dei giocatori in campo. La partita è appena iniziata.

QUANTITATIVE EASING: UN PRIMO PASSO VERSO LA RIPRESA

dito.it, un sito internet che connette banche ed imprenditori in cerca di finanziamenti, in cui le richieste di prestito vengono incrociate con le offerte disponibili sul mercato in un tempo massimo di 24 ore. Queste quattro aziende hanno ricevuto un premio monetario pari a 25000 € e la possibilità di operare per un anno all’interno di Polihub, l’incubatore del Politecnico di Milano (l’alter ego del “nostro” LUISS EnLabs). Altre start up italiane riconosciute come aziende di successo sono per esempio “Jusp”, che consente di effettuare pagamenti

e transazioni su dispositivi mobile (squadre di Serie A quali il Milan ed il Cagliari fanno uso di

quest’ applicazione per poter vendere i biglietti delle partite online). Un’altra start up italiana degna di essere men-zionata è “Chino”, vincitrice del concorso “Idea

Challenge” la quale ha sviluppato un servizio per le applicazioni mobile che permette di ar-

chiviare i propri dati sensibili, con la garanzia di privacy e sicurezza. Ci sarebbero decine e decine di altre start up da menzionare. Secondo molti studi l’I-talia non rientra ancora tra i paesi con il più alto tasso di crescita per le start up, ma siamo sulla strada giusta, abbiamo solo bisogno di più coraggio e di maggiori sus-sidi. Si dice che la necessità sia la madre dell’innovazione, speriamo che la crisi sia la madre di tante, nuove start up made in Italy!

START UP ITALIA: UN MOVIMENTO IN COSTANTE CRESCITA

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C o n la locuzione in-

glese quantitative ea-sing, si designa una delle

modalità con cui avviene la creazione di moneta da parte di una banca centrale e la sua iniezione, con operazioni

di mercato aperto.

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GIANMARCOVENANZIO

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Page 16: GLOBETROTTER - EDIZIONE MARZO 2015

Accadeva circa quattro mesi fa (la sera di martedì 4 no-vembre 2014, per la precisione). Il primo incontro tra noi, perfetti sconosciuti destinati a formare un gruppo compat-

to, e i tre pilastri di questo progetto: Alfredo Rapetti Mogol , paroliere, artista e docente del Master of Art del LUISS Creative Business

Center , Carlo Maria Lolli Ghetti, gallerista della White Noise Gallery di Roma e Caterina dello Staff Attivi-

tà Culturali della LUISS Guido Carli. Innanzitutto partirò con il definire questo progetto, nominato Art under 35 e realizzato in collaborazione con il Master of Art del LUISS Creative Business Center; esso consisteva, e consiste tuttora, nel selezionare

giovani artisti emergenti che esporranno le loro opere all’interno dell’ Aula Chiesa di viale Romania

attraverso una serie di quattro mostre, allestite nel cor-so del 2015, che metteranno a confronto, di volta in volta, le opere di due giovani artisti con un elemento comune. Partendo da principio, il primo passo da affrontare fu tro-vare l’elemento comune tra gli artisti e l’elemento ‘ ancor più comune’ per le quattro bipersonali e fu così che emersero i quattro elementi: Aria, Vetro, Acqua e Plastica accomunati tutti, per l’appunto, dalla loro trasparenza. Da qui Traspa-renze. Trasparenza, un termine che da un lato sembra cela-

La LUISS omaggia uno dei più stimati autori del XX secolo, Wo-ody Allen, con una rassegna cinematografica in lingua originale di alcuni suoi film: Manhattan, Match Point, Pallottole su Bro-adway, Midnight in Paris. Il regista sarà commemorato anche dallo spettacolo del Laboratorio teatrale LUISS “Provaci ancora Woody!” in scena a maggio, in cui gli allievi rappresenteranno spezzoni di sceneggiature tratte da Pallottole su Broadway e Io e Annie, dai suoi monologhi e da alcune sue opere teatrali.“Ogni volta, quando un mio film ha successo, mi chiedo: come ho fatto a fregarli ancora?”. Nell’odierna cultura cinematografi-

ca ci sono dei capisaldi che, tranne inevitabili alti e bassi, continuano ancora a stupirci; Woody Allen ne è sicuramente un esempio. Prossimo agli ot-

tant’anni, sforna ancora film al ritmo di quasi uno all’anno, dimostrando una grande produttività nel tempo nonché

abilità a diversificare i suoi lavori. Dagli anni ’60 ad oggi, ciò che lo contraddistingue è l’analisi in chiave (auto)ironica di importanti temi sempre attuali, come l’antisemitismo e l’identità razziale, e di classici setto-ri della filosofia come l’esistenzialismo; si cura che in ogni suo film ci sia una tale varietà di personaggi, che

nessuno di noi possa non identificarsi in almeno uno tra essi. Ci racconta di tutti noi, di come sia difficile per

alcuni accettare il proprio tempo, del ruolo fondamentale che gioca la fortuna nella vita, della perenne deludente ricerca della felicità. Della geniale unicità del regista, parla il filosofo france-

re qualcosa di impalpabile ed etereo e dall’altro, in senso fi-gurato, viene reso come: semplice, comprensibile, evidente, manifesto, ovvio, lampante; questa dualità del termine mi sembra rappresentare al meglio la serie di mostre in alle-stimento. Preferisco evitare accenni agli artisti che saranno presenti, penso infatti che la Scoperta con la S maiuscola sia d’obbligo in un’esposizione di questo tipo e soprattutto con questo nome: Trasparenze. Colgo l’ occasione, invece, per invitarvi alla scoperta e ricerca dei significati di questo viaggio che potrete affrontare soli o in compagnia e chiudo assicurandovi che noterete dei cambiamenti in Aula Chie-sa! Un ringraziamento, infine, ai tre pilastri citati all’inizio dell’articolo senza i quali il progetto sarebbe proprio del tutto trasparente ora come ora. Grazie ad Alfredo Rapetti Mogol artista di prim’ ordine ma prima di tutto persona di umiltà innata la cui sola presenza sprigionava armonia; grazie a Carlo Maria Lolli Ghetti, mentore, traghettatore, punto di riferimento e anche amico per tutti noi; e grazie a Caterina che ha saputo organizzarci al meglio. Inaugura-zione giovedì 12 marzo 2015. Vi aspettiamo in Aula Chiesa!

TRASPARENZE & CO.

se Roland Quilliot nel suo splendido omaggio Philosophie De Woody Allen, ove elogia il triplice livello in cui, tra ingegno e poesia, si mescolano immaginazione e realtà de La Rosa Pur-purea del Cairo, annoverandolo in quei capolavori dai quali qualsiasi altra opera viene inevitabilmente influenzata e ispirata. Ad un altro aspetto è, invece, dedicato il volume Woody Allen e la filosofia, in cui quindici studiosi contrappongono ad un suo pessimismo metodico un ottimismo pratico, esaminando gli in-teressanti spunti filosofici che offre l’autore.Allen gioca tantissimo sulla sua componente autobiografica, avendo ammesso lui stesso più volte di essere esattamente come appare nei suoi film: insicuro, nevrotico, paranoico e goffo. Ed è così passato dalla slapstick comedy (fine anni ’60 - primi ’70) a commedie ricercate (fine anni ’80), in cui nasce una delle note più peculiari dello stile del regista: il metateatro, tecnica il cui precursore si fa risalire a Plauto, seguito da Goldoni e Pirandello (per citarne solo alcuni), emblema di una radicale rottura con le convenzioni sceniche, e che da vita a un connubio perfetto tra sentimentalismo, comicità e dramma. Dalle commedie meno impegnative della metà degli anni ’90 alla trilogia londinese che sbalordisce il pubblico, soprattutto con Match Point e Sogni e delitti (due capolavori del tutto inediti rispetto ai suoi soliti sche-mi), alle recentissime ambientate in Spagna, Francia, Italia; da cinquant’anni Woody sta sempre un passo avanti.

IL RE DELLA COMMEDIA AMERICANA DA SEMPRE UN PASSO AVANTI AI TEMPI

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FABIO GAGLIANDI

GIULIANAMAIO

Page 17: GLOBETROTTER - EDIZIONE MARZO 2015

“La vita imita l’arte più di quanto l’arte non imiti la vita”. Il sotti-le aforisma di Wilde sembra aver pedissequamente rappresen-tato ciò che l’arte dei primi anni trenta del Novecento voleva e doveva necessariamente trasmettere. La forza dello stato tota-litario, la grandezza e la magnificenza di una nazione costru-ita sul tramonto degli ideali e delle libertà, volge lo sguardo alla vita quotidiana, alla spettacolarità dell’architettura. Così Benito Mussolini, per celebrare i vent’anni della Marcia su Roma e la presa del potere da parte del fascismo, pianificò la realizzazione di un nuovo complesso: nacque quindi il quar-tiere dell’Eur. Il progetto, presentato da Marcello Piacentini nel 1938, impronta il complesso sulla tradizionale urbanistica classica romana, apportandovi elementi del razionalismo ita-liano, corrente architettonica predominante nei primi anni del Novecento. Esso prevedeva massicci ed imponenti edifici di marmo bianco, in ricordo dello splendore della Roma Impe-riale. Edificio simbolo del complesso è il “Palazzo della Civiltà Italiana”, anche detto “Colosseo quadrato” opera di Guernini, Romano e La Padula.Quasi come se volesse totalmente differenziarsi e dissociarsi dal complesso dell’Eur, sorge, poi, all’alba degli anni trenta, il quartiere “Coppedè”. Il complesso di edifici, prende in prestito dal suo stesso creatore la propria denominazione. Ad accoglie-re il visitatore, si staglia un maestoso arco con appeso un enor-

“Da Escher non si esce” canta Caparezza in Fai da tela. Le opere dell’incisore olandese sono un infinito rompicapo, un labirinto geometrico. Escher ci catapulta in un mondo paradossale, fatto di illusioni ottiche e paradossi senza fine, ipnotizzandoci e giocando con le nostre ossessioni più pro-fonde.Il genio delle geometrie impossibili non fu decisamente uno studente brillante. Maurits Cornelis Escher nacque a Leeuwarden, Olanda, il 17 giugno 1898.La sua carriera scolastica fu semplicemente un disastro. Si salvava in una sola materia: arti grafiche. Nel 1922 Escher iniziò a visita-re l’Italia: quei paesaggi furono per lui fonte d’ispirazione. In Spagna rimase folgorato dalle decorazioni arabesche dell’Alhambra, caratterizzate da motivi grafici periodici. Per ben 11 anni, da lui definiti “i più belli della sua vita”, visse a Roma nel quartiere Monteverde Vecchio. Nel 1935 il clima politico fascista, ormai insopportabile, lo costrinse a trasfe-rirsi. Morì il 27 marzo 1971.Maurits Cornelis Escher continua a vivere nelle sue opere. A Roma, al Chiostro del Bramante, di opere ce ne erano oltre 150 ed hanno attirato ben 230.000 visitatori da set-tembre a febbraio. La capitale ha reso così omaggio al genio dell’assurdo.“Siete davvero sicuri che un pavimento non possa essere anche un soffitto?”.Per Escher concetti come la destra e la sinistra, il sopra e il sotto, l’inizio e la fine sono superati.

me lampadario di ferro battuto; lo stile in cui viene catapultato il curioso osservatore, è un particolarissimo intricarsi di arte barocca, greca, gotica, medievale e romana. Tutto rappresentato in un complesso di diciassette vil-lini e ventisei palazzine dai caratteri sfarzosi ed insoliti per l’architettura affermatasi nel complesso dell’Eur. Nel cuore del quartiere, Piazza Mincio accoglie la “Fon-tana delle rane” intorno alla quale si ergono due dei più caratteristici edifici del complesso: la Palazzina del Ragno ed il Villino delle Fate. Il primo si ispira all’architettura assiro-babilonese, il secondo invece è totalmente composto da una prevalente asimmetria, con archi e fregi medievali sorti dalla fusione di diversi materiali, come marmo, laterizio, travertino, terracotta e vetro. L’eleganza del quartiere Coppedè e la grandezza del quartie-re dell’Eur rivelano la maestosità di Roma; essa accoglie in sé molteplici modelli artistici che racchiudono la storia di una città che da secoli si mostra allo spettatore colma di storia e di tradizione. La Capitale continua a respirare del passato come se quel passato non si fosse mai disperso nei secoli e come se il presente fosse, in realtà, la spettacolare presenza di un’ insu-perabile impronta storica che mai potrà dissolversi nei secoli futuri.

Pensiamo a Mani che disegnano, in cui ciascuna mano è impegnata a disegnare l’altra. Dove comincia e dove finisce l’azione raffigurata? Ci troviamo di fronte a un paradosso. Nei suoi disegni periodici Escher distribuisce il colore in modo che gli elementi rappresentati svolgano alternati-vamente il ruolo di figura e di sfondo. Nell’opera Uccelli/pesci, ad esempio, gli uccelli sono acqua rispetto ai pesci e i pesci sono cielo rispetto agli uccelli. L’occhio e la mente umana non possono essere occupati da due immagini allo stesso tempo per cui vi è un salto continuo e rapido dall’una all’altra figura,in un infinito divenire del piano. Ma chi è Maurits Cornelis Escher? C’è chi lo ha definito grafico, chi artista, chi matematico. Al-cuni lo considerano solo un virtuoso disegnatore. Altri invece vogliono a tutti i costi classificarlo nel surre-alismo o nell’ iperrealismo. Escher vuole semplice-mente stupire, divertire, come un prestigiatore. Ha creato illusioni mentali con il solo scopo di inda-gare le possibilità della rappresentazione stessa. Di fronte alle opere di Escher, proviamo un’attrazione che non dipende solo dalla perfezione geometrica delle raffigurazioni, ma anche dalla vertigine del pen-siero che tenta di comprenderle. Le visioni escheriane risvegliano il desiderio di superare i limiti per spingersi al di là di ogni regola. D’altronde lo dice lo stesso Escher:“Solo coloro che tentano l’assurdo raggiungeranno l’impossibile.”

DA ESCHER NON SI ESCE

I M P R O V V I S A M E N T E R O M Ao v ver o

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FRANCESCADE NUNTIIS

MARIANNAMARZANO

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What we do is to try merging beautiful melodies with im-pressive soundscapes, enabling an overall nice groove. So-metimes, we also succeed.

As it is evident from our mission statement, we have never taken ourselves as components of a rock band,too seriously. When we started

out, eight years ago, it was just a funny pastime where five schoolmates gathered in a small, old, soundproof

room to make some noise together. The drum-mer could barely hold the drumsticks in his hands, the guitarist could strum just a bunch of easy chords, the singer had already shown good potential at the

time but his voice was still very green, then there was me, the bassist, definitely

an early beginner. The only one who could really say something from his instrument was the keyboard player, coming out from seven years of back-breaking exercises on the piano. Things became more inte-resting a few years later, when we discovered that we were good songwriters, although not very skilled musicians. The recipe was very easy: the idea of a song comes out from any of us, and it can be a sequence of chords or a riff. Then, as soon as the structure of the song is clear to everybody, we skip to the arrangement phase, when the part of each in-

E’ convincimento di molti che la musica metal sia solo una confusionaria accozzaglia di suoni duri e sgradevoli e forse, per alcuni gruppi è anche vero ma di sicuro non lo è se si parla di “symphonic metal”. Questo genere si caratteriz-za per un sound di natura orchestrale, melodie elaborate e cantate da soavi vocalità liriche, temi che rievocano l’epoca barocca e classica. Insomma un genere dove musica clas-sica e metal si fondono, anche se dubito che Beethoven o

la Callas lo approverebbero. Avvicinandomi al genere sono stata rapita dagli Epica, una band olandese famosa per le sue musiche complesse

e la sua attenzione ai testi incentrati su tematiche so-ciologiche e filosofiche. Ed è così che, ascoltando i

loro brani nella tranquillità della mia stanza, sono venuta a conoscenza di una data romana nel tour per il loro ultimo album “The Quantum Enigma”, uscito nel maggio 2014. Dopo un’odissea durata quasi due ore, mi ritrovo immersa in una folla di

gente infreddolita e visibilmente provata in attesa dell’apertura dei cancelli dell’Orion club: chi riposa a

terra, chi mangia e chi, immune a stanchezza e freddo, discute del nuovo album del gruppo. Spalancati i cancelli tutti si risvegliano e, travolti da un’ondata di adrenalina, ini-ziano a correre per accaparrarsi i posti vicino al palco. Arri-vati dentro, un silenzio carico di emozione e trepidazione

strument must be clearly defined and must match with the others. The lyrics are always left to the singer to be written and they deal with different themes. No surprise, love is the most common one, but in some songs, we coversubjects that are more introspective, and when they are accompa-nied with the right music, they can be moving.Eleven fresh and unpublished songs is what we have and play right now, plus a bunch of covers that help us filling the

time gaps during a long gig. The most difficult thing for a band of newbies such as ours is to be“seen”and re-

cognized on the web. It is true that today we have several means of distribution to spread our mu-sic in a way that was unthinkable only few years ago (like with social media) but it is true as well that the quantity of emerging bands is massive,

and finding a place in the listeners’ heart is a very tough task. Playing in each available place in the city

is the most direct and effective way to be known by new people; and that is what we are up to right now!If you want to listen to some of our pieces of music, like “TheseDays” on Facebook, follow “@thesedaysmr” on Twitter or subscribe to our YouTube channel “theseday-smusicrome”.

regna sovrano, fin quando si accendono le luci, il fumo ini-zia ad uscire dal palco, compaiono gli Epica e i fans iniziano ad urlare e saltare come in preda ad un delirio collettivo. Il concerto inizia e un incipit di violino, dolce e melodico, ci inganna per poi esplodere in un adrenalinico riff di chitarra e batteria, accompagnato da mastodontiche orchestrazioni e dalla magnifica voce del soprano lirico Simone Simons, intervallato da parti growl cantate dal secondo chitarrista Mark Jansen. Il gruppo suona canzoni per ore, nelle quali il pubblico salta agitando le mani e urlando incessantemente, tentando di cantare qualcuna delle note “impossibili” into-nate dalla cantante. Durante la performance, gli Epica non si fanno mancare nulla; da solenni richiami classici e sound forti e aggressivi a deviazioni folk e suggestivi interludi ispirati alla musica mediorientale. Il concerto finisce dopo numerosi bis e i componenti del gruppo abbandonano il palco accompagnati dal fragore dei fans. Rimango impie-trita per qualche minuto, nella speranza di vedere riappa-rire il gruppo un’ultima volta, dopodiché, ormai disillusa, mi avvio l’uscita, senza un filo di voce e trascinando le mie gambe doloranti.

THESE DAYS: A BRIEF STORY OF AN EMERGING BAND

UNCONVENTIONAL METAL: CRONACA DI UN CONCERTO

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MICHELE ROSI

ARIELLAFONSI

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Succeda quel che succeda da 65anni a questa parte non c’è crisi che possa distogliere gli italiani dall’annuale appuntamento con il Festival della canzone italiana. Che piaccia o no la manifestazione sanremese unisce, ed è un evento a cui nessuna famiglia si sente di mancare. Siamo affezionati a Sanremo perché siamo italiani e tradizionalisti, sia esso un pregio o difetto. Dopo un periodo di decadenza, quest’anno il Festival ha riacquistato dignità con una guida che ha saputo rivelarsi un ottimo padrone di casa; sicura-mente sono la musica e le scenografie a predominare, ma se non ci fosse un “oratore” capace di unire musica e “poesia”, il successo non sarebbe garantito. La scelta di Carlo Conti si è rivelata geniale, così come la scelte delle vallette. Forse siamo tutti stufi di vedere “curve da paura” prive di espressione e professionalità, muo-versi ondeggianti sui palcoscenici dei programmi. Emma, Arisa e Rocìo hanno saputo donare un qualco-sa di rivoluzionario alla figura della valletta dimostrando che si può essere allo stesso tempo belle, simpatiche e professiona-li. L’ironia è stata predominante sul palco dell’Ariston, grazie an-che ai numerosi comici, e non solo, che sono intervenuti. Molto apprezzato Panariello, con la sua magistrale interpretazione di Re-nato Zero, ed anche l’intervento del Presidente della Sampdoria, Ferrero, dinanzi al quale molti come me si saranno chiesti: ma è lui o il sosia? L’Amore, in assoluto, è stato il tema di questo festi-

On parle toujours des endroits magnifiques pour nos voya-ges mais très rarement on s’attarde en peu pour parler de nos maisons temporaires: les hôtels. Saviez-vous que à Weymouth, au Royaume-Uni, il existe un château de sable où depuis 2008 vous pourrez admirer le ciel étoilé chaque nuit d’été? Vous avez jamais entendu parler du « Mirrorcu-be » en Suède ? C’est un hôtel unique dans son genre qui se confonde dans la nature environnante grâce à son jeu de miroirs construit sur une structure métallique entre les arbres qui donne une vue à 360 degrés de l’appartement in-térieur. Quand on quitte la maison pour partir à l’étranger il y a la possibilité de se transformer et de transformer, de se découvrir et de découvrir..on commence à vivre selon nos propres règles. Je vous présents mon « top 3 » personnel des bizarreries. Après un petit tour mondial mon attention a été soudainement capturée par l’Allemagne ; imaginez-vous de pouvoir dormir dans un grand tonneau et de pouvoir faire une sauna en buvant de la bière toujours dans des bai-gnoires à forme des tonneaux, une attraction pour tous les amateurs de vin et de bière séduits par la ville de Ostbe-vern et tout ça pour un résultat amusant et surement une expérience sans précédents. Vous êtes des vrais gourmands comme moi ? Alors vous pouvez pas ratez la Godiva choco-lat Suite dédiée exclusivement à qui ne peut pas renoncer la nourriture des dieux. Puissant, dense, séducteur, suggestif

val, valorizzato dalle canzoni in gara dove hanno concorso artisti di alto livello che hanno cantato l’amore struggente; l’amore che rende liberi e che permette di essere se stessi; l’amore come il fine a cui è diretta tutta l’essenza umana. Un amore cele-brato anche da altri ospiti, come la coppia di anziani che, come giovani innamorati, ha saputo regalare momenti di tenerezza e romanticismo scambiandosi sguardi e carezze innocenti, dimostrando che il segreto di una cop-

pia felice è nel vero amore. L’amore per il proprio lavoro, l’importanza che hanno l’impegno e la

determinazione, l’hanno portato sul palco dell’Ariston Samantha Cristoforetti e Vin-cenzo Nibali, i quali hanno trasmesso gioia attraverso il racconto delle loro esperienze.

L’amore verso il prossimo, rappresentato da Fa-brizio Pulvirenti, medico di Emergency scampato

all’ Ebola, che continuerà a salvare vite umane in Africa. Mi sento di promuovere questo Festival perché ha regalato momenti di serenità in questo periodo così difficile, ma nonostante ciò ha saputo trasmettere più di un insegnamento: sorridete, amate gli altri, ricongiungetevi dopo un litigio, mettete amore in tutto ciò che realizzate sia esso piccolo o grande, siate felici di ciò che ave-te anche se è poco, inseguite sempre i vostri sogni perché vale la pena lottare per essi, sempre.

; on pourrait imaginer exactement comme ça un séjour à New York où les fauteuils, le lit, les ouvres d’art et les lampes se transforment en une pause de luxe et pourquoi pas le partager avec une personne spéciale. Enfin avez-vous ja-mais imaginer de pouvoir continuer votre voyage aussi en restant confortablement dans votre chambre d’hôtel ? Dans le sud de la France, proche de Marseille, ça devient réel et les clients sont installés dans des « Bubble Tree » transpa-rents, des petites tentes semi sphériques où on peut agréablement dormir et surtout on peut le faire précisément la où on veut en choissisant la position de votre chambre pour pouvoir jouir d’une vue merveilleuse des ciels et des merveilles de l’univers, grâce au télescope que l’hôtel met à disposition de ses invités. Finalement, à la fin de notre petit voyage imaginaire on est prêt pour planifier un vrai tour comme des authentiques beauty hun-ters, peut-être dans un endroit encore inconnu ou particulièrement bizarre qui un jour pourrait de-venir le lieu plus célèbre du monde entiers. Comme dirait Serge Uzzan : « Une idée c’est comme un pain au chocolat. Il faut la laisser refroidir pour voir si elle est vraiment bonne ». Bon voyage.

PE RCHÈ SANREMO È SANREMO

PAYS OÙ ON VA, HÔTELS QU’ON TROUVE !

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MARGHERITAPERITORE

MARIATOMASETTI

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Piazza Verbano. Ore 16.15. Arriva Alessandra. Do uno sguardo rapido all’outfit: cappottino blu, maglioncino, jeans ed un orecchino di cui mi

innamoro. Dopo aver ordinato i nostri caffè, accendo il mio regi-stratore.

Laureata in Giurisprudenza alla LUISS, hai lavorato come so-cial media strategist e senior manager PR. Com’ è nato questo tuo interesse per la comunicazione digitale? In realtà è stato un percorso un pò al contrario. L’ apertura del blog mi ha consentito di conoscere dall’interno gli strumenti 2.0.

Cosa ti ha spinto a scegliere di “dire la tua” ? Mera incoscienza! Ho aperto il blog in maniera assolu-

tamente goliardica, in un momento in cui non c’ era ancora la proiezione di dove sarei potuta arrivare. La tua fonte d’ispirazione? Quando fai un lavoro che ha un profilo di creatività trai

ispirazione da qualunque cosa. Bisogna guardare ciò che ti circonda ed essere recettiva. Lo spunto può anche essere un caffè con un amica, come in questo momento. Cos’ è per te la moda? La moda non è altro che uno strumento che hai per parlare di te. C’è una scena del Diavolo Veste Prada che lo spiega molto bene: “Tu pensi di non scegliere ma in realtà anche quando non scegli stai scegliendo.”. C’ è qualcuno che ti ha definita come la Carrie Bradshaw romana. Cosa ti accomuna alla socialitè newyorkese? Magari è l’impatto estetico: ab-

Regista, attore, sceneggiatore, assistente cuoco della nonna Lea, ma soprattutto youtuber (“NonApriteQuelTubo”): questo il ritratto di Claudio Di Biagio, uno dei più creativi talenti nostrani.Dopo il successo alla regia della sua prima webseries Freaks! e dell’ultima fatica “Dylan Dog Vittima degli Eventi” – che ha avuto oltre 500mila visualizzazioni su youtube - abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e di fargli qualche domanda.

“Dylan Dog Vittima degli eventi” si apre con una scena girata pro-prio nella sede centrale della nostra università! Come è nata

questa collaborazione e che ambiente hai tro-vato all’interno del nostro ateneo?Già durante le riprese di Freaks! 2 ab-

biamo girato una scena nel vostro ateneo. Abbiamo quindi approfittato di questo tipo di rapporto

pregresso per filmarvi nuovamente, avevamo bisogno di una location “normale” e la Luiss era perfetta per tale scopo. In effetti stona con il resto delle ambientazioni ma è stata una scelta voluta. L’accoglienza è stata piacevole.

Vedremo presto una serie tv basata sul contesto di “Dylan Dog Vittima degli eventi”? O altri progetti legati a questo pilot?

Stiamo lavorando per rendere effettivo l’impegno di tutti noi anche dopo l’uscita del film. Non è facile, ce la stiamo mettendo

tutta ma ci sono delle difficoltà oggettive dovute alla mancanza dei

biamo entrambe lineamenti un pò strong. Per il resto penso si tratti della leggerezza che io metto nelle mie storie. Quel mixare tutti gli ele-menti della vita cercando di condirla con un tocco glamour.Il tuo stilista preferito? G. Valli: lo amo alla follia. Mi piace l’abito im-pegnativo e strutturato. E poi Alessandro dell’ Acqua: trovo che lui abbia una linea super moderna. Riconosco, inoltre, la grandezza di Miuccia Prada nel suo ridisegnare il concetto di bellezza metropolita-na: prendere i canoni tradizionali, rimescolarli e creare un bello legato

alla nostra epoca. Venerdì alla volta della FW di Parigi. Cosa ti aspetti? E quali

sono i tuoi nuovi progetti per il futuro? Dalle FW non mi aspetto mai tantissimo. Per me sono delle occasioni di pubbliche relazioni. Tuttavia, sono molto curiosa di ve-dere cosa farà il nuovo direttore creativo di Gucci. I pros-simi progetti sono a Las Vegas, in California, in Messico,

e poi sto scrivendo un libro che uscirà ad Ottobre. Sarà un romanzo tutto al femminile.

Di recente il caso “The Blonde Salad” è stato studiato all’Harvard Business School. Un tuo commento a caldo? Chiara è una carissima amica, abbiamo lavorato insieme tante volte. E’ una ragazza in gam-bissima, super professionale e disponibile. Usciamo dall’ idea della ragazzina bionda che ha aperto il blog.The Blonde Salad è una realtà imprenditoriale che possiede una strategia commerciale di marke-ting vincente.Insomma, non sarebbe arrivata fino ad Harvard se non fosse così, no?

diritti audiovisivi in Italia di Dylan Dog. Diciamo che il nostro so-gno è Dylan Dog ma anche portare di nuovo il “genere” nel macro-sistema del cinema italiano sarebbe un grande traguardo.Tra i tuoi progetti futuri è incluso quello di riuscire a portare un’ opera sul grande schermo, o credi che youtube e i social network siano il vero futuro della movie-industry?Sto lavorando per arrivare al cinema, ho dei progetti pronti e sto solo cercando il produttore giusto per realizzarli. Il web e i social

sono secondo me, e saranno, una delle possibilità, non ci sarà una sola scelta, il cinema per come lo stiamo vivendo oggi

non è più il cinema classico, ci sono delle evoluzioni in atto, nella fruizione e nella realizzazione, che vanno considerate.Se dovessi dare qualche consiglio ad un ragazzo che si vuole affacciare nel mondo degli youtubers, quali “ingre-

dienti” ritieni indispensabili nella ricetta di un channel di successo? E cosa invece bisogna evitare assolutamente?

Bisogna divertirsi, mixare il talento, lasciarlo strutturare in modo automatico, serve inoltre un “format” mentale e poi saper liberare la creatività e la passione per il videomaking. Non bisogna dare mai nulla per scontato, bisogna ascoltare chi ci segue e capire noi stessi, chi siamo e cosa vogliamo comunicare: è fondamentale comuni-care qualcosa, non lasciare i propri messaggi nell’oblio del vacuo. E soprattutto nel frattempo bisogna imparare un mestiere vero.Grazie della chiacchierata Claudio, salutaci Nonna Lea!

INTERVISTA ALLA FASHION BLOGGER ALESSANDRA AIRÒ DI “LITTLE SNOB THING”

I N T E R VI S TA A C L A UDI O DI B I AG I O

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CAMILLA ARCO

GIORGIOSARTARELLI

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Qualche settimana fa si è svolta l’ ottantasettesima edizione dei premi Oscar, i più prestigiosi riconoscimenti nel settore cinema-tografico. La maggior parte delle pellicole candidate al premio più importante, miglior film, hanno avuto una particolare caratteri-stica; la presenza di personaggi obbligati non solo a combattere con la società e coloro che li circondano ma anche e soprattutto con loro stessi, con le proprie paure e con le proprie difficoltà. Tali personaggi si sono trovati ad affrontare situazioni più grandi di loro; malattie gravi, pregiudizi taglienti, difficoltà familiari, do-vendo quindi fare i conti con il proprio presente e cercare di costruire un possibile futuro. In particolare, è degno di essere apprezzato ed analizzato uno dei film com-presi negli otto candidati a miglior pellicola. Il film in questione ha ottenuto il premio per “migliore attrice non protagonista” assegnato alla talentuosa Patricia Arquette. Tuttavia è doveroso evidenziare la vittoria alla premiazione dei settantaduesimi Golden Globes nelle categorie alte: miglior film drammatico, miglior regia e, ancora, miglior attrice non protagonista. Il film di cui si parla è “Boyhood”, di Richard Linklater, è un lungometraggio molto par-ticolare che vanta un primato nella storia del cinema: il regista ha impiegato più o meno quaranta giorni di lavorazione per filmarlo, ma tali quaranta giorni sono stati distribuiti in un arco di tempo dI dodici anni, dal 2002 al 2013. Gli attori sono rimasti sempre gli stessi, sono cresciuti e maturati anagraficamente, così come

“L’Oriana”, una miniserie televisiva trasmessa dalla Rai, racconta la vita di Oriana Fallaci. Presto è sorto in me il bisogno di leggere un qualcosa scritto da lei ed ho scelto “Lettera a un bambino mai nato”, una delle lettere d’amore più emozionanti della lette-ratura italiana. Non so se sia la straordinaria abilità di scrivere pensieri profondi con un’ elegante semplicità o se sia solamente un’innata voglia di esprimersi, ma una cosa è certa: ogni pagina trasmette al lettore una sfumatura diversa del vasto mondo inte-riore della scrittrice. Mentre leggevo frasi dello stesso colore e formato, non potevo non notare come alcune di esse fuoriuscissero dalla carta bianca ed entrassero nella mia realtà, pur se scritte quarant’anni fa; a me sem-brava di leggere gli stessi pensieri e le stesse paure di una donna di oggi. Questa volta, però, non voglio parlarvi dell’enne-sima battaglia al femminile, ma esaltare una qualità firmata “donna”: la sensibilità. Molti tendono a con-fonderla con la debolezza ma posso dirvi che non vi è con-vinzione più sbagliata. La sensibilità è una forza proveniente da una piccola parte insita nel profondo di ognuno di noi e che, nel manifestarsi, sprigiona il lato migliore della nostra anima. La Fallaci scriveva al bambino che portava in grembo e cercava il modo più sincero per descrivergli la vita: “L’ amo con passio-ne la vita, mi spiego? Sono troppo convinta che la vita sia bella anche quando è brutta, che nascere sia il miracolo dei miracoli,

sono cresciuti e maturati i personaggi da loro interpretati. Infatti la storia affronta la questione del tempo da un’ ottica completa-mente innovativa, riuscendo a far percepire allo spettatore l ’evoluzione dei personaggi e delle situazioni in maniera davvero originale. Il protagonista della storia è Mason: tale pellicola affronta la crescita fisica e morale di questo bambino, dagli otto anni quando frequenta la scuola elementare fino ai diciannove quando comincia il col-

lege. Mason si trova a dover affrontare una grave crisi familiare, essendo costretto a vivere sia l’ allon-

tanamento del padre, sia le difficoltà della ma-dre. Egli è costretto a cambiare molte case, come molte scuole, in seguito alle difficoltà economiche. Assiste ai diversi fallimenti matrimonia-li della madre, subendo ulteriore senso

di smarrimento per una figura paterna così confusa ed evanescente. Vede la nuova vita che il pa-

dre si è costruito e cerca di imparare a conviverci. Chiunque può ritrovarsi nella storia di Mason, ma ciò che il regi-sta vuole trasmettere non sono le difficoltà della vita in generale, ma con quale stato d’animo conviverci e perché vale la pena farlo. Il regista costringe lo spettatore a compiere una decisa analisi inte-riore, al fine di prendere atto che non tutto ciò che viene a danneg-giarci può realmente demolirci, ma potrebbe alla fine fortificarci.

vivere: il regalo dei regali. Anche se si tratta di un regalo mol-to complicato, molto faticoso, a volte doloroso.” … “Solo chi ha pianto molto può apprezzare la vita nelle sue bellezze, e ridere bene. Piangere è facile, ridere è difficile”.Oriana non provò mai la felicità di vedere suo figlio e fu que-sta la sua sconfitta più grande. Per lei l’amore era: “ciò che una donna sente per suo figlio quando lo prende tra le braccia e lo sente solo, inerme, indifeso.” Non si avrà mai la certezza del per-

ché la creatura non venne al mondo. Per alcuni dottori una buona madre sarebbe dovuta stare a riposo per mesi e

rinunciare alla sua vita, per questo, nel racconto, la scrittrice processa lei stessa dinanzi ad un tribunale. E qui c’è il suo bambino che le dice “ Ma io ti perdono mamma; non tornare al nulla con me, io nascerò un’altra

volta.” Sono pensieri così intimi, così coinvolgenti, che

quasi obbligano a riflettere sull’esistenza. Tutta la forza della donna impiegata per essere donna è incal-colabile, ma c’è chi, come la Fallaci, aveva la capacità di esprimerla anche solo per mezzo di un foglio e di una macchina da scrivere. “La vita ha 4 sensi: amare, soffrire, lottare e vincere. Chi ama soffre, chi soffre lotta, chi lotta vince. Ama molto, soffri poco, lotta tanto, vinci sempre ”. Ama, soffri, lotta, vinci… vivi!

LA VITA NON TI REGALA SPONDINE

“A MA , S O F F R I , L OT TA , V I N C I …V I V I ! ”

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ANTONIOCARDINALE

LUCIA ALLEGA

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“Ho un programma, in sei mesi incrementerò i ricavi, porterò uno sponsor al campionato e i soldi dello streaming”. A parlare

è Claudio Lotito, presidente della SS Lazio, al tele-fono con Pino Iodice, direttore sportivo dell’Ischia, squadra di Lega Pro. Fin qui tutto legittimo. Un consigliere federale noto per l’oculata (fin troppo

secondo alcuni tifosi) gestione economico-finanziaria della sua squadra di club che spiega come rilancerebbe un cam-

pionato, quello di Lega Pro, falcidiato dal taglio di 25 milioni deciso dal Coni sui fondi da distribuire alla FIGC. Nei piani di Lotito, però, anche la serie A dovrà guadagna-re di più, attraverso la cessione dei diritti

televisivi. Ed è qui che al braccio destro di Tavecchio scappa la frase che ha fatto tanto

scalpore “Ho detto ad Abodi: Andrea, dobbiamo cambiare.Se me porti su il Carpi... se mi porti squadre

che non valgono un c... noi fra due o tre anni non ci abbiamo più una lira. Fra tre anni se ci abbiamo Latina,Frosinone… chi c... li compra i diritti? Non sanno manco che esiste, Frosino-ne. Il Carpi...”. Il discorso di Lotito è chiaro: la promozione nel massimo campionato di squadre con un bacino d’utenza mi-nore rispetto alle più blasonate Bologna o Catania per esempio, renderebbe meno appetibile, meno vendibile il pacchetto dei

Forse il titolo è inadeguato, forse sarebbe meglio aggiun-gere un punto interrogativo, sarebbe più corretto. Quando lo sport è lezione di civiltà? È forse civile un tifoso che lan-cia una banana a Dani Alves del Barcelona F.C., reo di non essere “bianco”? Quanta nobiltà d’animo viene in mente pensando al capo ultras napoletano Genny a’ Carogna nel momento in cui sfoggia una t-shirt di dubbio gusto (eufe-mismo ovviamente), la quale recitava “Speziale libero”?

Per chi non lo sapesse, Antonino Spe-ziale, ultras catanese, è noto ai più per aver ucciso Filippo Raciti, un povero poliziotto, morto mentre stava com-

piendo il proprio lavoro durante gli scontri in occasione del derby Catania-Palermo

del 2007. Insomma, chi non esibirebbe una maglietta come quella di Genny? E come farci mancare la civiltà e l’educazione degli Ultras del Feyenoord, i quali hanno onorato come si deve la Fontana della Barcaccia del 1629,

opera di due perfetti sconosciuti come Pietro e Gian Lorenzo Bernini? Ora, eufemismi e ironia a parte, un

fattore comune lo si nota in queste spiacevoli vicende: gli ultras. Se vale il principio per cui tutti gli ultras sono tifosi, ma non tutti i tifosi sono ultras, secondo un rappor-

diritti tv, facendone abbassare il prezzo. La speranza del presi-dente laziale è che si prendano provvedimenti affinché questo non accada. Tralasciando i discorsi relativi all’etica sportiva, c’è un importante riflessione che mi preme fare a riguardo.Tutti noi conosciamo la situazione del Parma. Piazza gloriosa, di gran-de tradizione calcistica, i cui tifosi, giocatori e addetti ai lavori stanno vivendo un dramma non solo sportivo, a causa delle ul-time scellerate gestioni proprietarie. Stipendi arretrati, beni pi-

gnorati, gare di campionato rinviate (perché non ci sono i soldi per pagare gli steward), procedure di fallimento

già avviate. C’è chi considera la vicenda una minac-cia per la regolarità del campionato. Viene allora spontaneo chiedere al presidente laziale se la vera minaccia per il calcio italiano siano le cosiddette

“provinciali” Carpi, Frosinone e Latina, capaci di far quadrare i conti, di investire con successo sui giovani

(cariche di quell’entusiasmo travolgente da “prima volta” nel calcio dei grandi), o le società dal potenziale economico ben più elevato ma vittime, insieme alle loro città, ai loro tifosi e ai loro dipendenti, di chi crede di poter disporre a piacimento dei loro sforzi, delle loro emozioni e delle loro risorse. Cerchiamo di salvare il Parma, ma soprattutto evitiamo che situazioni del genere possano verificarsi nuovamente.Meglio una società sana domani che più soldi dai diritti tv oggi. Vero presidé?

to di Genus a Species, auspico che sopravvivano in futuro solo i tifosi, e mi auguro che sempre più persone capiscano lo schifo e lo sdegno che si prova quando si ha di fronte un inutile ultras. Perché se è vero che senza valori non si vive, il loro unico valore è la violenza, e la loro utilità resta a me, e credo anche a molti altri, totalmente ignota. Sarebbe au-spicabile anche un intervento del Ministro dell’Interno... ah

no, scusate, dimenticavo che è Angelino Alfano, uno che voleva addirittura “trattare con gli ultras”! Lodevo-

le invece l’iniziativa proposta da Ignazio Marino, Sindaco di Roma, riguardante una raccolta fon-di tramite una gara amichevole tra Olanda e Ita-lia, da giocare a Rotterdam. Proposta però già bocciata dagli olandesi nella giornata odierna.

In fin dei conti non è mica colpa loro...

IL CALCIO AI TEMPI DI RE CLAUDIO

Q U A N D O L O S P O R T È C I V I L T À

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ALESSANDRO VETUSCHI

PIERGIORGIO ROMANO

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Non perdete la laurea honoris causa al professor Jean Tirole il 19 Marzo ore 10,30 in aula Magna a via Pola! @UniLuiss

Globetrotter // @GlobeTrotterUNI

#comingsoon workshop di redazione con @gaiatortora #sologlobetrotter #soloco-sebelle

Ricalcola Percorso // @LAdamantina

#unapoliticasenzarughe con l’On.Bono-mo,On.Calabria e C.Cerasa de @ilfoglio_it - crederci sempre! #globetrotterfruttato-globetrotterfortunato

Ida Barletta // @IdaBarl

Non perdet Bravissimi Riccardo,Dario,A-lessandro,AnnaChiara,Matteo e Jacopo che guidati dal prof.Barone hanno vinto la #RotmanTradingCompetition #LUISS

Globe Trotter // @GlobeTrotterUNI

Con @LAdamantina e supportati dalla @LUISS_TV stiamo girando il video dell’#in-ternationalstudentpostnetwork! Presto online #erasmus

Giovanni R. // @G10X91

@GlobeTrotterUNI @fattoquotidiano Bella redazione! Grazie del piacevole pomerig-gio insieme

Fiorina Capozzi // @FiorinaCapozzi

“Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni” -Eleanor Roosevelt

Anna Pascale // @AnnaPasc

Dolcemente viaggiare rallentare per poi accellerare con un ritmo fluente di vita nel cuore gentilmente senza strappi al motore.Lucio Battisti

Giacomo Guglielmi // @jackwilliams

Esteso il diritto di voto ai Rom e #Salvini subito: anche i Rom sono fratelli nostri! E i Rom del sud da domani li ospito io

Piergiorgio Romano // @CaiMAnoSLaVO

Omicidio #Nemtsov - giallo politico dal mandante ovvio, finti sospettati e finale scontato.

Cesare K. Giuliano // @CesareKGiuliano

Nel 2015 attesa clamorosa svolta nell’o-pinione pubblica italiana:smettere di lamentarsi per qualsiasi cosa e diventare costruttivi.

Alessandro Marrone // @Alessandro__Ma

caro #bibi, israele non è la soluzione ai problemi europei. il popolo ebraico deve sentirsi a casa in ogni metro quadro d’eu-ropa. #shalom

Felice Simonelli // @ciaosonofelice

Disagio a viale Gorizia per le riprese di #007. Parla @ignaziomarino: “e adesso la Panda dove la parcheggio?”

Piergiorgio Romano // @CaiMAnoSLaVO

La distruzione dell’arte fa più paura di un’esecuzione, perché annienta la memo-ria di un popolo e cancella la sua storia. #ISIS #MOSUL

Federica Di Mario // @Fededim1

Visione e concretezza: strumenti neces-sari per prepararsi alle complessità del lavoror. Questo è il progetto di @UniLuiss #startupdivoistessi

Giovanni Lo Storto // @Giannilostorto

Se s i ha l ’ in f luenza , NON s i v ie -ne in au la s tud io . Cord ia lmente . #sapevate lo

Adriano Di Curzio // @adicurzio

TWEETTING PAGE

“L’ INTERVISTA CONCORDATA” DI PIERGIORGIO ROMANO

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D I R E T T R I C E L u i s a M a r o t t a

V I C E - D I R E T T O R E L e t t e r i o D e D o m e n i c o

M A R K E T I N G M A N A G E R A N D C R E A T I V E C O N S U L TA N T A g o s t i n o d ' a m o r e

R E S P O N S A B I L E R E L A Z I O N I E S T E R N E G I U R I S P RU D E N Z A a n n a p a s c a l e

R E S P O N S A B I L E R E L A Z I O N I E S T E R N E E C . E S . P. g i o v a n n i r u s s o

S O C I A L N E T W O R K I N G M A N A N G E R f r a n c e s c a i d a b a r l e t t a

C A P O R E D A T T O R EP O L I T I C A I N T E R N A a d r i a n o d i c u r z i o

C A P O R E D A T T O R EP O L I T I C A E S T E R A g i a c o m o g u g l i e l m i

C A P O R E D A T T O R EA RT E & C U L T U R A f r a n c e s c a d e n u n t i i s

C A P O R E D A T T O R ES P O RT a l e s s a n d r o v e t u s c h i

i n r e d a z i o n e

L U C A J U C A N S I C I G N A N O , C A T E R I N A C RO C I A TA , M A R I A T O M A S E T T I , G I U L I A N A M A I O , A R I E L L A F O N S I , S A R A S B A R I G I A , C R I S T I N A S A L M E -N A , FA U S TA D ’ A M I C I S , F E D E R I C A D I M A R I O , A N D R E A PA L U M B O , M A R -C O Z A M P I N O , M A R I A N N A D ’ A N G E L O , FA B I O G A G L I A N D I , A N N A L A U R A M A S T U R Z I , L U C I A A L L E G A , G A I A D E G I OVA N N I , M A T T E O M A G G I S A N O , C E S A R E G I U L I A N O , M I C H E L E RO S I , G I OVA N N I D E A N G E L I S , G A I A M E -T R A N G O L O , A N T O N I O C A R D I N A L E , P I E RG I O RG I O RO M A N O , E VA S A L I , A N T O N I O L A P O RTA , E L E O N O R A S A L L U Z Z I , C A M I L L A A RC O , E M A N U E L A F U RO N E , E M A N U E L A G RO T T O L A , G I O RG I O S A RTA R E L L I , A N N A RO S A C H I A R A C O L U C C I , M A R I A N N A M A R Z A N O , F L AV I O D I F U S C O , A L E S S A N -D RO D O W L I N G , M A RG H E R I TA P E R I T O R E , G I A N M A RC O V E N A N Z I O A L O È

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N E , RO S I TA RO M A N O E F E L I C E S I M O N E L L I .

T I R A T U R A 1 0 0 0 C O P I E

L U I S S G U I D O C A R L I