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HDS NOTIZIE N. 23 - Giugno 2002 - pag. 3 · lui. Di conseguenza attinse a fonti spagnole per le sue idee sulla navigazione, mentre per il fon-damento delle sue idee sulla subacquea

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HDS NOTIZIE N. 23 - Giugno 2002 - pag. 3

Soci sostenitori:

Soci onorari:

FRANCESCO ALLIATA, RAIMONDO BUCHER, LUIGI FERRARO, ROBERTO FRASSETTO,ALESSANDRO OLSCHKI, FOLCO QUILICI

HDS, ITALIA AWARDS

HDS NOTIZIEPeriodico della The Historical Diving Society, Italia

Redazione: c/o Francesca Giacché Corso Cavour,260 – 19122 La Spezia

Tel. 0187.711441 Cell. 349.0752475 Fax 0187.730759 [email protected]

Direttore ResponsabileIsabella Villa

CaporedattoreFrancesca Giacché

Hanno collaborato a questo numero:Giancarlo Bartoli, Sergio Cechet, Danilo Cedrone, Duilio Cobol, Valter Cucchi, Federico de Strobel, Peter Dick, Andrea Ghisotti, Francesca Giacché,

Sergio Loppel, Alessandro Olschki, Alberto Romeo, Fabio Vitale.

Le opinioni espresse nei vari articoli rispettano le idee degli autori che possono non essere le stesse dell'HDS, ITALIA.

TraduzioniInglese: Francesca Giacché

PubblicitàFrancesca Giacché

Tel.0187.711441 fax 0187.730759

Fotocomposizione e StampaTipografia Ambrosiana Litografia - La Spezia

Registrato presso il Tribunale di Ravenna il 17 marzo 1995

THE HISTORICAL DIVING SOCIETY, ITALIAViale IV Novembre, 86/A-48023 Marina di Ravenna (RA)

Tel. e fax 0544.531013 – cell. 335.5432810 www.hdsitalia.com

[email protected]

Presidente OnorarioM.O.V.M. Luigi Ferraro

Consiglio DirettivoPresidente: Faustolo RambelliVicepresidente: Federico de StrobelConsiglieri: Gian Carlo Bartoli

Danilo CedroneEmilio d’Ettore Roberto MolteniGian Paolo Vistoli

Revisori dei conti: Walter Cucchi, Claudio Simoni,Gianfranco Vitali

Coordinatori di settoreTecnologia Storica Gian Carlo Bartoli Web-master Enrico CappellettiBiblioteca Vincenzo Cardella Rapporti con le Editorie Danilo Cedrone Attività Culturali Federico de StrobelRedazione HDS NOTIZIE

e Pubblicità Francesca Giacché Videoteca Vittorio Giuliani RicciMuseo Nazionale delle Attività Subacquee

e Mostre Itineranti Faustolo Rambelli Stage Palombaro Gian Paolo Vistoli Concorso video Alberto Romeo

AISI (Associazione Italiana Imprese Subacquee) ANCIP (Associazione Nazionale Centri Iperbarici Privati)ASSOSUB - BENELLI GIOIELLERIA CE.M.S.I. (Leonardo Fusco)CENTRO IPERBARICO RAVENNAC.N.S. (Cooperativa Nazionale Sommozzatori)

DIRANI MARINO s.r.l. - G.A.S. sas di Gabriele Gasparini & C.FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva Attività Subacquee)VITTORIO GIULIANI RICCI - MARINE CONSULTING s.r.l. GIUSEPPE KERRY MENTASTI (in memoria)PRO.TE.CO. SUB. snc - FAUSTOLO RAMBELLIVLADIMIRO SMOQUINA - MASSIMO VITTA ZELMAN

1995 Luigi FerraroRoberto Frassetto

1996 Roberto Galeazzi (alla memoria)Alberto Gianni (alla memoria)

1997 Raimondo BucherHans HassFolco Quilici

1998 Alessandro OlschkiAlessandro Fioravanti

1999 Duilio Marcante (alla memoria)Enzo Majorca

2000 Victor De Sanctis (alla memoria) Luigi Bicchiarelli

2001 Gianni Roghi (alla memoria)Franco Capodarte

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IN COPERTINA:

SCAFANDRO CABIROL (1855)L’immagine di figura è tratta da un raro album sullo scafandro daimmersione realizzato dal francese Joseph-Martin Cabirol nellontano 1855 e presentato all’Esposizione Universale di Parigi diquell’anno.Il Cabirol stesso, tra l’altro, nel testo cita anche un suo sistemapiù semplice del 1839 ed esposto a Bordeaux ma senza darne ladescrizione.Il brevetto Cabirol migliora in alcuni aspetti pratici il sistemainglese di Siebe del 1837, a quell’epoca largamente utilizzatoanche dalla Marina Francese, la quale adotterà poco dopo questonuovo tipo di scafandro, orientandosi verso il propio prodottonazionale per l’attività subacquea.Essenzialmente i miglioramenti erano nel casco, dotato di ampioblò, sul davanti e fianchi per facilitare la visione, e nella realiz-zazione del vestito, in pezzo unico di tela gommata facilmentecollegabile ed a tenuta stagna con il casco stesso, nonché scarponiappesantiti, coltello ed attrezzi per il lavoro.Il sistema era anche fornito di un semplice meccanismo di con-trollo per la fuoriuscita dell’aria pompata dalla superficie per larespirazione, tale da permettere all’operatore di regolarne il flus-so verso l’esterno o l’interno dell’apparato al fine di aggiustare laequilibratura in acqua del palombaro, a seconda delle necessitàlavorative.

SOMMARIO……………………………………………………………

SSEERRVVIIZZII SSPPEECCIIAALLII

5 The ‘poor gunner’.William Bourne & 16th CenturyItalian Influence on Diving in EnglandIl ‘povero cannoniere’. William Bourne e l’influen-za italiana del XVI secolo nella subacquea inglese.di Peter Dick, trad. Francesca Giacché

17 Tonnare all’Elbadi Alessandro Olschki

21 Gagydi Andrea Ghisotti

25 Lino Pellegrinidi Alberto Romeo

RRUUBBRRIICCHHEE

28 Attività HDS

32 Notizie e comunicati

37 La biblioteca della HDS, Italia

38 HDS Internet

39 Errata Corrige

HDS NOTIZIE N. 23 - Giugno 2002 - pag. 4

HDS NEL MONDO

The Historical Diving Society,UKLittle Gatton Lodge25, Gatton Road, ReigateSurrey RH2 0HD - United Kingdom

The Historical Diving Society, DenmarkKirsebaervej, 5 - DK –8471 Sabro - Denmark

The Historical Diving Society, GermanyBrochbachtal 34D-52134 Herzogenrath NW - Germany

The Diving Historical Society, NorwayNUI A.S. - Gravdalsveien 245Pb.23 Ytre LaksevaagNO-5848 Bergen - Norway

The Historical Diving Society, USA2022 Cliff Drive 119Santa Barbara – California - U.S.A.

Diving Historical Society, ASEAP.O. Box 2064 - NormansvilleSA 5204 - Australia

The Historical Diving Society, MexicoBosque de Ciruelos 190-601BB de Las Lomas - Mexico D.F.

The Historical Diving Society RussiaGagarina Prospect 67, St. PetersburgRussia 196143

The Historical Diving Society, South Africa20,Esso Road –Montague Gardens,7441Cape Tawn – South Africa

The Historical Diving Society, Canada241 A East 1st Street RearNorth Vancouver B.C. V7L 1B4-Canada

Swedish Diving Historical Society Havrestigen, 15 SE-137 55 Vasterhaninge - Sweden

Per i relativi siti consultare:www.hdsitalia.com

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HDS NOTIZIE N. 23 - Giugno 2002 - pag. 5

THE ‘POOR GUNNER’

WILLIAM BOURNE & 16th CENTURY ITALIAN INFLUENCE ON DIVING IN ENGLAND

di Peter Dick

Authors’ note. This article was originally writtenfor the English speaking HDS magazines, in whichit has yet to be published, though it must also holdconsiderable interest to members of the HDSItalia. Reading it one must bear in mind that inthe late sixteenth century ideas were freely bor-rowed from any available source somewhat moreblatantly than today, that there was relatively littleprinted materiel available and much of interestoften in a foreign language. Bourne was no excep-tion when it came to borrowing ideas though, forsome reason, translation does not appear to havebeen a problem for him. Consequently, he drew onSpanish sources for his ideas on navigation, whilefor the basis of his ideas underwater he looked toItaly, whose general influence on England at thattime is best gauged by the number WilliamShakespeare’s plays set against an Italian back-ground. This was however, a two-way process,with later Italian sources seemingly building onBourne’s ideas. Who was William Bourne andwhat exactly was the Italian influence? Well, it isan interesting story, so read on and find out.

———————

William Bourne (f l.1565-68) is best known inthe diving world as the first to put forward thedesign for a boat that could go underwater 1). Ofhis life generally little is known, only that helived in England at Gravesend on the southernshore of the river Thames estuary, was a localman of ‘regular habits’, ‘active in the dischargeof his public duties’ and ‘adept at diagrams’.Although elected to the office of Portreve orChief Magistrate in the town, it seems he wasalso an innkeeper who was caught and chargedfor selling beer in short measure. When he diedin 1584, he left a widow and four sons 2).

IL ‘POVERO CANNONIERE’.WILLIAM BOURNE E L’INFLUENZA ITALIANA

DEL XVI SECOLO NELLA SUBACQUEA INGLESEdi Peter Dick, traduzione di Francesca Giacché

Nota dell’autore. Questo articolo era stato scrit-to in origine per le riviste in lingua inglese diHDS, nelle quali deve ancora essere pubblicato,comunque ritengo sia interessante anche per isoci di HDS, Italia. Leggendolo bisogna tenerpresente che nel tardo XVI sec. le idee eranoprese liberamente a prestito da ogni fonte dispo-nibile un po’ più liberamente di oggi, poichéc’era relativamente poco materiale stampatodisponibile e molte cose interessanti spesso inuna lingua straniera. Bourne non fa eccezione inquanto a idee in prestito, per qualche motivo latraduzione non sembra essere un problema perlui. Di conseguenza attinse a fonti spagnole perle sue idee sulla navigazione, mentre per il fon-damento delle sue idee sulla subacquea guardòall’Italia, la cui generale influenza sull’Inghil-terra a quel tempo può essere ben misurata dallenumerose opere di William Shakespeare che pre-sentano uno sfondo italiano. Questo era comun-que un processo a doppio senso in quanto siritrovano fonti italiane più tarde apparentementecostruite su idee di Bourne. Chi era WilliamBourne e quale fu esattamente l’influenza italia-na? Bene, è una storia interessante, quindi segui-te a leggere e scopritelo.

——————William Bourne ( 1565-68) è meglio conosciutonel mondo subacqueo come il primo a proporreil progetto per un’imbarcazione che potesseandare sott’acqua 1). Della sua vita in generale siconosce poco, si sa soltanto che visse in

1) In the author’s opinion the name ‘submarine’ rightly belongs toa much later age, probably beginning with Roger Fulton (1800).2) Robert Pierce Cruden, The History of the Town of Gravesendin the County of Kent, and the Port of London, William Pickering:London, 1843, pp.207-212. The Portreve’s court is still inGravesend.

1) Secondo l’autore il termine ‘submarine’ (sottomarino) appar-tiene ad un’epoca molto più tarda, iniziando probabilmente conRoger Fulton (1800). Nel rispetto di tale affermazione, per gli apparati subacquei ante-riori a tale data, anche nella traduzione non si è utilizzato il ter-mine ‘sottomarino’, pertanto l’espressione ‘underwater boat’ èstata resa in italiano con ‘imbarcazione subacquea’ (ndt).

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Bourne wrote a number of books including a ARegiment of the Sea (1574), the first navigationmanual in English, almanacs covering tides andnavigational hazards 3) and the Art of Shooting...(c.1578) on gunnery. A none academic, the bulkof his work is considered derivative and, whenhis first printed publications met with adversecriticism, he put it down to people ‘envying anddespising’ him because he was an ‘ignorant andunlearned man’. His ideas on gunnery appear toowe a lot to Niccolò Tartaglia, while his mathe-matics came from John Dee 4) and his under-standing of statics (for our purposes, displace-ment and buoyancy) from Archimedes (287 -212BC), who became very influential afterTartaglias’ 1543 translation of his works 5).

Influential in the sense that we begin to see amathematical appreciation of buoyancy, whichmust have answered many of their queries, asanother step towards an overturning of the oldwell-established Aristotlean based ideas that stillheld sway in science generally.

Bourne’s own ideas about a possible underwaterboat were perhaps in place early in his career, whenhe approached William Cecil (Lord Burghley),Chief Minister of State to Elizabeth I, with a handwritten paper on, The Nature and Qualities ofWater: as touching the Swimming and Sinking ofThings. Subsequently, he was closely questioned byBurghley on aspects of ship design. Bourne laterproduced a ‘little book of statics’, which he saidhad proved useful to some seamen and shipwrightsand, sometime before 1572, a work on the qualitiesof glass for optical purposes 6).

Inghilterra a Gravesend sulla sponda meridio-nale dell’estuario del Tamigi, fu una persona con‘abitudini metodiche’, ‘solerte nell’assolvere isuoi doveri di cittadino’ ed ‘esperto di grafici’.Sebbene eletto all’ufficio di Portreve o giudicecapo della città, sembra fosse anche locandieree che sia stato fermato ed accusato perché ven-deva birra in dosi scarse. Quando morì nel 1584,lasciò una vedova e quattro figli 2).

Bourne scrisse numerosi libri compreso ARegiment of the sea (1574), il primo manuale dinavigazione in lingua inglese, almanacchi chetrattavano di maree e rischi nella navigazione 3)

e The Art of Shooting (c.1578), sull’artiglieria.Per niente accademica, la maggior parte dellasua opera è considerata di derivazione e, quan-do le sue prime opere pubblicate incontraronocritiche avverse, egli le attribuì a persone ‘invi-diose e sprezzanti’ nei suoi confronti perché‘ignorante e non istruito’. Le sue idee sull’arti-glieria sembrano appartenere in gran parte aNiccolò Tartaglia, mentre la sua matematicaderiva da John Dee 4) e le sue conoscenze di sta-tica (per i nostri fini, spostamento e spinta idro-statica) da Archimede (287-212 a.C.), che diven-tò di grande influenza dopo la traduzione diTartaglia delle sue opere (1543) 5).Influenza nel senso che si cominciò a vederenella spinta idrostatica un principio matematico,che deve aver risposto a molti quesiti, costituen-do un altro passo verso il capovolgimento dellefondamentali idee aristoteliche ben stabilizzateed in generale ancora dominanti nella scienzadel tempo.

3) Bourne’s Regiment... was enlarged from a work of his on navi-gation dating from 1567, and based largely on Martine Cortes,Art of Navigation (1551) as translated by Richard Eden. See,E.G.R. Taylor, The Mathematical Practioner, CUP, 1958, p.322. 4) op.cit.3, p.176. In Treasure for Travellers, Bourne said he hadhis ‘principal (mathematical) instruction’ from John Dee (1527-1608). A mathematician who tended toward the occult, Dee pro-duced treatises on navigation and navigational instruments andadvised English voyages of discovery for over twenty five years.His book, The Elements of Geometry, tr. H. Billingsley, 1570, forsome reason included a drawing of a breathing tube with a funnelon the surface supported by a cork. 5) H.Butterfield, The Origins of Modern Science, G. Bell & SonsLtd.: London,1950, pp.13-14. Niccolò Tartaglia translatedArchimedes works from Greek into Latin (OperaArchimedes...Nicolaum Tartalaem, 1543), then into Italian. 6) op.cit. 3, p. 319 and p.321. A treatise on the properties ofGlasses for Optical purposes (Ms.Lansd.Mus.Brit.121). It seemsthat Bourne did not know how the glasses were produced.

2) Robert Pierce Cruden, The History of the Town of Gravesendin the County of Kent, and the Port of London, WilliamPickering: London, 1843, pp.207-212. Il tribunale di Portreve sitrova ancora a Gravesend.3) A Regiment of the Sea di Bourne fu ampliato da un suo lavorosulla navigazione datato 1567 e ampiamente basato su MartineCortes, Art of Navigation (1551), nella traduzione di RichardEden. Vedi, E.G.R. Taylor, The Mathematical Practioner, CUP,1958, p.322.4) op.cit.3, p.176. In Treasure for Travellers, Bourne afferma diaver ricevuto la sua ‘principale istruzione (matematica)’ da JohnDee (1527-1608). Un matematico che s’interessava di occulto,Dee produsse trattati su navigazione, strumenti per la navigazio-ne e viaggi d’esplorazione inglesi per oltre venticinque anni. Ilsuo libro, The Elements of Geometry, tr. H. Billingsley, 1570,includeva per una qualche ragione il progetto di un tubo per larespirazione con un imbuto in superficie sorretto da un sughero.5) H.Butterfield, The Origins of Modern Science, G. Bell & SonsLtd.: London,1950, pp.13-14. Niccolò Tartaglia tradusse le operedi Archimede dal greco in latino (Opera Archimedes...NicolaumTartalaem, 1543), poi in italiano.

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Later, the fourth part of his Treasure for Travellersby Sea and Land (1578) was to be entitled,‘...touching on the Art of Statics, as to know theweight of any ship swimming on the water, andsuch other like etc.’. While it mentioned nothingabout ship salvage generally, chapter four beganwith a discussion on buoyancy calculations, basedon Archimedes’ principal and included a methodfor calculating the weight of sunken ordnance 7).

His design for an underwater boat finallyappeared in Inventions and Devises (1578) 8), abook that he dedicated to Sir William Winterunder whom he said he had served as a ‘poorGunner’. Winter had been responsible, in 1569,for deciding the level of the armament on theroyal ships that were to later defeat the great(Spanish) Armada of ships in1588, on their wayfor an attempted invasion of England. ThoughBourne may never have been to sea, as inTreasure for Travellers he said that he was not acarpenter or a ‘usual seaman’. The acceptedview is that he served under Winter ashore at thegun batteries on the Gravesend ‘bulwarks’ - twoforts on opposite banks of the river Thames,where it first narrows on its way up to London 9).

It is not generally appreciated that, in Inventionsand Devices, Bourne in fact introduced threevery different devices for diving. Probablybecause the underwater boat, presented as devicenumber 18, with its hollow mast supplying airfrom the surface, has subsequently provided animmediate focus of interest.

‘And also it is possible to make a Ship or Boatthat may go under the water unto the bottom,and so to come up again at your pleasure ...that anything that sinks, is heavier than theproportion of so much water, and if it islighter than the magnitude of so much water,then it swims or appears above the water...’

He proposed using a small ship, boat or barkwith, ‘A closed orlop so that no water may comeinto it, as low as may be...’. An orlop being atemporary deck on trading vessels and the low-est deck in ships of war, consisting of a platform

Le idee di Bourne riguardo una possibile imbar-cazione subacquea forse iniziarono abbastanzapresto nella sua carriera, quando si rivolse aWilliam Cecil (Lord Burghley), Primo Ministrodi Stato di Elisabetta I, con un manoscritto, TheNature and Qualities of Water: as touching theSwimming and Sinking of Things. In seguitovenne interrogato con grande attenzione daBurghley riguardo il progetto della nave. Piùtardi Bourne produsse un ‘piccolo libro di stati-ca’ che disse essersi rivelato utile per marinai emaestri d’ascia e, poco prima del 1572, un lavo-ro sulla qualità del vetro per l’ottica 6).In seguito la quarta parte del suo Treasure for

Travellers by Sea and Land (1578) s’intitolò:‘…sull’Arte della Statica, come conoscere ilpeso d’ogni nave galleggiante sull’acqua, e altrodi simile…’ . Mentre non menzionava nullariguardo il recupero di navi in generale, il quartocapitolo iniziava con una discussione sui calcolidella spinta idrostatica, basati sul principio diArchimede e includeva un metodo per calcolareil peso delle artiglierie affondate 7). Il suo progetto per un’imbarcazione subacqueaapparve infine in Inventions and Devises (1578) 8),un libro che dedicò a Sir William Winter sotto ilcui comando disse di aver servito come ‘poverocannoniere’. Winter, nel 1569, era stato respon-sabile nel decidere il livello di armamento sullenavi reali che più tardi, nel 1588, avrebberosconfitto la Grande Armata spagnola sulla lororotta per un tentativo d’invasione dell’Inghil-terra. Sebbene Bourne potrebbe non essere maistato per mare, dal momento che nel suoTreasure for Travellers afferma di non essere uncarpentiere o un ‘comune marinaio’. La versioneaccettata è che sotto il comando di Winter ser-visse nelle batterie in terraferma sui bastioni diGravesend – due fortificazioni sulle rive oppostedel Tamigi, nel primo punto in cui si stringe nelsuo corso verso Londra 9).In genere non viene considerato che inInventions and Devices, Bourne presentava in

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7) The impression is that ordnance was accidentally dropped intothe water quite regularly and had then to be located, grappled forand recovered.8) William Bourne, Inuentions and Deuises, Thomas Woodcock:Lond., 15789) op.cit. 2, p.211

6) op.cit. 3, p. 319 and p.321. A treatise on the properties ofGlasses for Optical purposes (Ms.Lansd.Mus.Brit.121). Sembrache Bourne non sapesse come venivano prodotte le lenti.7) L’impressione è che l’artiglieria cadesse accidentalmente inacqua piuttosto regolarmente, e quindi dovesse essere indivi-duata, afferrata e recuperata.8) William Bourne, Inventions and Devises, Thomas Woodcock:Lond., 15789) op.cit. 2, p.211

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over beams in the hold on which cables werecoiled 10). Bournes’ wording is vague, but essen-tially within this orlop, holes on either side of thehull allowed water to flood into flexible leathercontainers, individually enclosed within furtherorlops, the amount of water they held regulatedusing screw devices. Filling or emptying thecontainers altered the vessel’s displacement,allowing it to either sink or rise again in line withArchimedes’ principal. That however, was all hisunderwater boat could do, as there was no men-tion of it having any means of propulsion.

The background for such a vessel undoubtedlylay in the Romance of Alexander (the Great),which was popular in Bourne’s time, with itsdescription of his supposed descent inside aclosed barrel, or perhaps the twelfth centuryGerman poem in which Salme and Morolff wentunderwater in a ship, supplied with air through atube. Bourne’s own design was almost certainlybacked up by a very practical understanding ofballasting and the placement of what he called‘furniture’, including ordnance, on board ves-sels. For instance, he placed the leather contain-ers in the lowest part of the vessel (‘...as low asmay be...’), a position which would have helpedmaintain stability when water ballast was takeninto the containers by maintaining a low centreof gravity and lessening the chance a turning-moment coming into play. Nowadays, the pic-ture that nowadays usually accompaniesBourne’s description incorrectly places theleather containers some way up the vessel’s sides

realtà tre diversi congegni per l’immersione.Probabilmente perché l’imbarcazione subac-quea, presentata come dispositivo n.18, con ilsuo albero cavo che fornisce aria dalla superfi-cie, in seguito ha costituito un immediato cen-tro d’interesse.‘Ed è anche possibile costruire una nave o battel-lo che può andare sott’acqua sino al fondo, eritornare su a proprio piacimento…poiché qual-cosa che affonda è più pesante della corrispon-dente quantità d’acqua, e se invece è più leggero,allora galleggia o appare in superficie…’Propose di usare una piccola nave, battello obarca con ‘un orlop chiuso cosicché non possaentrarvi acqua, il più basso possibile…’.Essendo un orlop un ponte provvisorio sullenavi mercantili ed il ponte più basso (ponte infe-riore) sulle navi da guerra, consistente in unapiattaforma al traverso nella stiva su cui veniva-no arrotolate le cime 10). La dicitura di Bourne èvaga ma, essenzialmente, all’interno di questoorlop, buchi su ogni lato dello scafo permetteva-no all’acqua di fluire in contenitori flessibili dicuoio, chiusi singolarmente fra ulteriori orlops,la quantità d’acqua che essi tenevano venivaregolata tramite congegni a vite. Riempire osvuotare i contenitori modificava il dislocamen-to dell’imbarcazione, permettendo di affondare otornare a galla in linea con il principio diArchimede. Quello comunque, era tutto ciò chela sua imbarcazione poteva fare, poiché nonveniva fatta menzione di alcun tipo di sistema dipropulsione in dotazione.L’antecedente di tale imbarcazione si trovaindubbiamente nel ‘Romance of Alexander (theGreat)’, che era popolare all’epoca di Bourne,con la descrizione della sua supposta discesaall’interno di una botte, o forse nel poema tede-sco del XII sec. in cui Salme e Morolff andava-no sott’acqua in una nave rifornita d’ariamediante un tubo. Il progetto di Bourne fu quasicertamente sostenuto da un’interpretazionemolto pratica di zavorramento e dalla sistema-zione di ciò che a bordo viene chiamato ‘fornitu-re’, compresa l’artiglieria. Per esempio, colloca-

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10) W.H. Smyth, The Sailor’s Word Book, Blackie & Sons:Lond.,1867.

10) W.H. Smyth, The Sailor’s Word Book, Blackie & Sons:Lond.,1867.

Figure 1. The picture that nowadays accompanies descriptions ofBournes’ underwater boat, (1578) incorrectly positions the ballasttanks along the vessels’ sides, not ‘as low as may be’

Figura 1. L’illustrazione che ai nostri giorni accompagna la descri-zione dell’imbarcazione subacquea di Bourne (1578) posizionaerroneamente i serbatoi di zavorra lungo i fianchi dell’imbarcazio-ne e non ‘il più basso possibile’.

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With device number 22, Bourne went on to pres-ent a more traditional method of diving.

‘On the weighing up of sunken vessels bythe Venetians and Italians, who dive.’

What he described was a ‘great vessel of metal’,upturned to trap an air volume and heavy enoughto sink. Deployed in the classic Aristotelianstyle, it rested on the bottom and had three orfour legs high enough for the diver to easily duckunder and obtain a breath of fresh air beforeswimming off to work again.

Importantly for the history of diving, he said thatthe diving bell was not in use in England at thattime. Firstly, because the water was colder (i.e.than the Mediterranean) and secondly because ofthe ‘ebb and flow of the tides’ and water clarity,which he referred to as ‘thick’. It was however,a method he felt could be used by Englishmen,together with lights housed in watertight con-tainers (‘special glasses’) so that they could see.

As far as we know, not that much had been pub-lished about bell diving on the continent ofEurope at that time, in any language. The firstrecorded use had been by Francesco De Marchi(1535) though, while word of mouth may havetold of his exploration of wrecks in Lake Nemnear to Rome, his book, which gave details ofwhat was Maestro Lorena’s invention, was notpublished until 1599 11), twenty one years afterBourne’s Inventions and Devices. The only div-ing bell descriptions that may have been avail-able to Bourne were those in the works of themathematician Niccolò Tartaglia (1551) 12), wholived in Venice from 1524 until his death in 1557and proposed using equipment based on glassspheres that were pulled to the bottom, andJohannes Taisnier (1562) 13), who told of a ‘caul-dron of great capacity’ used for a demonstration

va i contenitori di cuoio nella zona più bassadella nave (‘…as low as may be…’), una posizio-ne che avrebbe aiutato a mantenere la stabilitàquando la zavorra d’acqua fosse stata messa neicontenitori, mantenendo un basso centro di gra-vità e riducendo la possibilià di un eventualeribaltamento. Oggi, l’illustrazione che solita-mente accompagna la descrizione di Bourneerroneamente colloca i contenitori di cuoio suifianchi dell’imbarcazione (fig.1).Con il dispositivo numero 22, Bourne continua-va a presentare un più tradizionale metodo d’im-mersione. ‘Sul sollevamento di navi affondatepresso Veneziani e Italiani che s’immergono.’Ciò che egli descrive come una ‘grande nave dimetallo’, rovesciata per trattenere un volumed’aria e abbastanza pesante per affondare.Spiegato nel classico stile aristotelico, tale con-gegno poggiava sul fondo e aveva tre o quattrozampe abbastanza alte per consentire al subac-queo d’entrarvi sotto e respirare aria frescaprima di nuotare di nuovo fuori per lavorare.D’importante per la storia dell’immersioneBourne affermò che in Inghilterra, a quel tempo,la campana non era in uso. Innanzitutto, perchél’acqua era più fredda (rispetto al Mediterraneo)e poi a causa del ‘flusso e riflusso delle maree’ edella trasparenza dell’acqua , che egli definisce‘spessa’. Era comunque un metodo che pensavapotesse essere usato dagli Inglesi insieme a lucialloggiate in contenitori stagni (‘vetri speciali’)cosicché potessero vedere. Per quel che ne sappiamo in Europa, a queltempo, non era stato pubblicato poi molto sul-l’immersione con campana, in nessuna lingua. Ilprimo utilizzo documentato è quello diFrancesco De Marchi (1535) tuttavia, mentrequesti a viva voce poteva aver detto della suaesplorazione dei relitti nel Lago di Nemi neipressi di Roma, il suo libro, che forniva dettaglidi quella che era l’invenzione del Maestro diLorena, non fu pubblicato fino al 1599 11), ventunanni dopo il libro Inventions and Devices diBourne. Le sole descrizioni di campane che pos-sono essere state disponibili per Bourne eranoquelle nell’opera del matematico NiccolòTartaglia, che visse a Venezia dal 1524 fino allamorte nel 1557 e propose di usare attrezzature

11) Capt. Francesco de Marchi, Della Architectura Militari,Brescia, 1599. The wrecks in Lake Nemi were later found to beemperor Caligua’s pleasure craft.12) Niccolò Tartaglia, Regola generale da sulevare con ragione emisura ogni affondata nave..., Venice, 1551. Tartaglia also influ-enced Bourne’s gunnery mathematics (see, David W. Waters, TheArt of Navigation in England in Elizabethan and Early StruartTimes, Modern Maritime Classics. Reprint No.2, Nat.Mar.Mus.,Greenwich) 13) While Taisnier’s work was translated into English in 1572 byRichard Eden, it was not published until 1579 (op. cit. 3, p.324,),the year after Bourne’s Inventions and Devices. See, JohannesTaisnier, Opusculum perpetua memoria diguissimum, Coloniæ,1562 and A very necessary and profitable book concerningNavigation, tr. Richard Eden, Lond., 1579.

11) Cap. Francesco de Marchi, Della Architettura Militare,Brescia, 1599. Si è poi stabilito che i relitti del Lago di Nemi fos-sero le navi private dell’Imperatore Caligola.

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by two Greeks in front of Emperor Charles V atToledo in Spain. Bourne did not copy or adaptTartaglia’s diving gear designs in any way, thoughhis description of a bell with three or four legs stillimplies a Venetian or Italian source. Which leavesus to ponder what it might have been.

In fact the information may have been available tohim in England. As within three weeks of the sink-ing of the warship Mary Rose in 1545, offPortsmouth in southern England, the call had goneout for thirty Venetian mariners and one Venetiancarpenter to help ‘weigh her up’ and move thewreck into shallower water, though there was noreal success that season. Then, in three later salvageseasons (1547-49), an Italian diver named Peter Paleattempted to recover ordnance from the wreck 14).

Were these Bourne’s,‘Venetians and Italians,who dive’? Did they use a diving bell in theirsalvage attempts off Portsmouth, with rumourperhaps putting their failure down to them expe-riencing difficulties due to the cold water andcurrents, in line with Bourne’s later commentson diving in England? If we ask why a descrip-tion of such a diving bell is not to be found else-where then it could be, it was common to manysubsequent diving operations and widely prac-tised during Bourne’s time in other crafts 15). Finally, with device number , Bourne introducedan entirely new design of diving equipment.

‘And furthermore they make such provisionthat any man may go down to the bottom ofthe water, and remain there at his pleasure...’

He went on to give a detailed written description,but no diagram, of a close fitting diving dress ofleather, with sleeves and a helmet with two glasseye-pieces. Air was to be supplied by a ‘longtrunk made of leather’, in the form of a rope,reaching back to the surface where it terminatedin the shape of a bowl, so that it could float 16). It

basate su sfere di vetro che venivano spinte sulfondo, e Johannes Taisnier (1562) 13),che riferì diun ‘calderone di grande capacità’ usato per unadimostrazione di due Greci al cospettodell’Imperatore Carlo V a Toledo, in Spagna.Bourne comunque non copia, né adatta i progettidel congegno per immersione di Tartaglia, seb-bene la sua descrizione di una campana con tre oquattro zampe faccia tuttavia presupporre unafonte veneziana o italiana. Il che ci porta a con-siderare quale potrebbe essere stata. Infatti l’informazione può essere stata disponibi-le per lui in Inghilterra dal momento che, nonoltre tre settimane dall’affondamento della naveda guerra ‘Mary Rose’ nel 1545, al largo diPortsmouth, nel sud dell’Inghilterra, furonochiamati trenta marinai veneziani ed un carpen-tiere veneziano per aiutare a ‘sollevarla’ e spo-stare il relitto in acque più basse, anche se in quelperiodo non ci fu un reale successo. In seguito,in tre successive stagioni di recuperi (1547-49),un palombaro italiano, tale Pietro Pale, tentò direcuperare dal relitto l’artiglieria 14).

Erano questi ‘i Veneziani e Italiani che si immer-gono’ di Bourne? Nei loro tentativi di recuperoal largo di Portsmouth usavano una campana?Forse erano dicerie che imputavano il loro falli-mento a difficoltà dovute all’inesperienza inacque fredde e con correnti, in linea con i suc-cessivi commenti di Bourne sulla subacquea inInghilterra? Se ci chiediamo perché una descri-zione di tale campana non compaia altrove,allora potrebbe essere che fosse comune amolte successive operazioni subacquee eampiamente utilizzata all’epoca di Bourne in

14) Gardiner and Brodie, Letters and Papers of the Reign of HenryVIII, Lond., 1905, vol.20 (1545) and Acts of the Privy Council ofEngland, New Series, 1545-49. Which gives the amounts (eventu-ally) paid to the Venetians and the Italian. See also, Margaret Rule,The Mary Rose, Lond., 1982, for the full story of that wreck.15) From the second half of the sixteenth century guild companiesin England endeavoured to form a monopoly of a particular craft,or ‘mystery’ as it was called (see, Joyce Brown, Guild Organisationand the Instrument-Making Trade, 1550-1830: the Grocers’ andClockmakers’Companies, in Annals of Science, 36 (1979), p.3).16) The bowl may well be an improvement on the funnel sup-ported by a cork, illustrated by Bourne’s mathematical mentorJohn Dee (1540). See (4) above.

12) Niccolò Tartaglia, Regola generale da sulevare con ragione emisura ogni affondata nave..., Venice, 1551. Tartaglia influenzòBourne anche per quanto riguarda i principi matematici legatiall’arte di maneggiare i cannoni (vedi, David W. Waters, The Artof Navigation in England in Elizabethan and Early StruartTimes, Modern Maritime Classics. Reprint No.2, Nat.Mar.Mus.,Greenwich)13) Anche se l’opera di Taisnier era stata tradotta in Inglese nel1572 da Richard Eden, non venne pubblicata fino al 1579(op.cit.3, p.324), l’anno dopo dell’ Inventions and Devices diBourne. Vedi, Johannes Taisnier, Opusculum perpetua memoriadiguissimum, Coloniæ, 1562 e A very necessary and profitablebook concerning Navigation, tr. Richard Eden, Lond., 1579. 14) Gardiner and Brodie, Letters and Papers of the Reign ofHenry VIII, Lond., 1905, vol.20 (1545) e Acts of the PrivyCouncil of England, New Series, 1545-49. Che fornisce le cifre(probabilmente) pagate a Veneziani ed Italiani. Si veda ancheMargaret Rule, The Mary Rose, Lond., 1982, per la storia com-pleta di quel relitto.

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was for recovering ‘bodies’ (lost ordnance etc.)from deep water 17) and its use by ‘any man’, hintsthat as it worked at atmospheric pressure it wouldbe simpler to use than the Venetian-Italian bell.That is, bell divers had to have had some experi-ence of going under pressure and know how tocontend with pressure on the ears and carry out anumber of other difficult co-ordinated actions.Consequently they could charge a lot for theirservices. Bournes’ idea comes across as that,when an item of ordnance was lost overboard in adockyard or on moorings, then ‘any man’ coulduse his device to recover it, quickly and cheaply.

The plain breathing tube had been first describedin the works of Aristotle, with narrow bore tubesadded to diving helmets illustrated in any numberof fifteenth century treatises and war books. Thislarge bore design however, is usually credited toBanned Laraine, although his work DellaFortifications, which also described a square cor-nered heavily weighted adaption of the diving bell,was only published in Venice in 1596, eighteenyears after Bourne’s description. But then Loriniincluded a drawing of his tube design, whileBourne’s book did not. Bournes did not evendirectly mention a wide bore tube in his descrip-tion, only the word ‘trunk’ and that it should a spi-ral rope like shape, which together leave theimpression that it was significantly larger than nor-mal. At least, Bareilly (1680) later seems to haveinterpreted it that way (see figure 3).

The spiral rope like shape is interesting as italludes to a chimney like design, that encouragedhot air to easily rise from below. It may be sig-nificant that Cornelius Drebbel later patented achimney design in 1602, and that there was to bemuch later speculation of how he managed torefresh the air in his underwater boat which wassupposedly demonstrated before the king in theriver Thames (1618/20). However, althoughBourne must be credited with being the first weknow of to think of getting rid of used air, inmodern terms try to avoid the effects due to acarbon dioxide build up, he did not propose anyway of providing what modern chimney termi-nology refers to as ‘make-up’ air, to replace it ina ‘balanced system’. On the other hand Loriniclearly illustrated two tubes, one with a largebore and one with a small bore, to supply the

altre corporazioni 15).Infine, con il dispositivo numero 23, Bourne pre-sentava un progetto completamente nuovo diattrezzatura subacquea.‘Ed inoltre fanno un rifornimento tale che chiun-que può andare sul fondo dell’acqua e rimanercia suo piacimento…’Continua dando una dettagliata descrizione scrit-ta, ma senza disegno, di un vestito chiuso dicuoio, con maniche ed un elmo con due lenti divetro. L’aria era fornita tramite una ‘lunga pro-boscide di cuoio’, in forma di cavo che tornavaalla superficie dove terminava a forma di coppa,così da poter galleggiare 16). Serviva per recupe-rare ‘corpi’ (artiglierie perse ecc.) da acque pro-fonde 17) ed il suo uso da parte di ‘chiunque’,allude al fatto che permettendo di lavorare apressione atmosferica, doveva essere più sempli-ce da usare rispetto alla campana veneziana-ita-liana. I palombari che utilizzavano la campanadovevano aver avuto qualche esperienza riguar-do la pressione e sapevano come contrastarne glieffetti sui timpani ed eseguire una serie di altredifficili azioni relative. Di conseguenza poteva-no farsi pagare parecchio per i loro servizi.L’idea di Bourne sostiene che, qualora un pezzod’artiglieria fosse perso fuoribordo in un cantie-re navale o all’ormeggio, ‘chiunque’ avrebbepotuto usare il suo marchingegno per recuperar-lo, rapidamente ed in economia.Il semplice tubo per la respirazione era statodescritto per la prima volta nelle opere diAristotele, con stretti tubi forati aggiunti aglielmi per immersione illustrati in diversi trattatidel XV sec. e libri di guerra. Il progetto di ungrande tubo comunque è solitamente attribuito aBenvenuto Lorini, sebbene la sua opera Dellefortificazioni, che descriveva anche un adatta-mento pesantemente zavorrato e squadrato dellacampana subacquea, fu pubblicato a Veneziasolo nel 1596, diciotto anni dopo la descrizionedi Bourne. Ma allora il Lorini includeva al pro-

17) op.cit. 2

15) Dalla seconda metà del XVI sec. le corporazioni inInghilterra tentarono di formare un monopolio di un particolaremestiere, o ‘mystery’ come veniva chiamato, (si veda, JoyceBrown, Guild Organisation and the Instrument-Making Trade,1550-1830: the Grocers’ and Clockmakers’ Companies, inAnnals of Science, 36 (1979), p.3).16) La coppa potrebbe essere un miglioramento dell’imbuto sor-retto dal sughero, illustrato da John Dee, insegnante di matema-tica di Bourne (1540). Vedi nota 4.17) op.cit. 2

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‘make-up’ air (figure 2). Of course, whileBourne had turned to various sources for hisideas, in turn, as a military engineer, Lorinicould just as easily have read Bourne’s book andrealised that there was room for improvement.

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getto di questo tubo un disegno, mentre il librodi Bourne no. Bourne, nella sua descrizione, nonfa neanche menzione diretta di un largo tubo,soltanto la parola ‘proboscide’ ed il fatto cheessa dovesse avere la forma di un cavo a spiraledanno l’impressione che si trattasse di un tubosignificativamente più largo del normale. InfineBareilly (1680) più tardi sembra averlo interpre-tato in quel modo (vedi fig.3).Il cavo a spirale come forma è interessante per-ché allude come progetto ad un camino chefavorisce la salita dal basso dell’aria calda. Puòessere significativo che più tardi CorneliusDrebbel brevettasse un progetto di camino(1602), e che in seguito dovessero esserci con-getture su come riuscisse a rigenerare l’aria nelsuo apparato che si suppone sia stato presentatoal cospetto del re nel Tamigi (1618/20).Comunque sebbene si debba considerareBourne come il primo ad aver pensato di elimi-nare l’aria utilizzata, in termini moderni ad evi-tare quindi gli effetti dovuti all’anidride carbo-nica, non propose tuttavia alcun sistema perrigenerare quella che nella moderna terminolo-gia chimica viene indicata come ‘aria di reinte-gro’, per rimpiazzarla in un ‘sistema equilibra-to’. D’altra parte Lorini illustrava chiaramentedue tubi, uno con un foro largo ed uno con unforo piccolo, per rigenerare l’’aria di reintegro’(figura 2). Naturalmente, mentre Bourne haattinto a varie fonti per le sue idee, successiva-mente, Lorini, ingegnere militare, poteva averletto facilmente il libro di Bourne e realizzatoche era possibile apportare dei miglioramenti.

Una traccia che Bourne non sia stato personal-mente coinvolto nella subacquea sta nel fatto chenon rinforzò la sua proboscide o tubo, dalmomento che fece degli esperimenti pratici persapere se si sarebbe collassato a causa della pres-sione dell’acqua. Entro la sfera d’influenza ita-liana quell’esperienza sembra risalire almenodalla fine del XV sec., quando Leonardo daVinci illustrava anelli di ferro per rinforzare ilsuo piccolo tubo per la respirazione (1488-89) 18).Bourne non può essere biasimato per tale omis-sione perché tali esigenze spesso restano scono-sciute o sottovalutate, vengono perse o malinterpretate, per essere poi riscoperte in epoche

18) B.18.r. (1488-89). Leonardo was describing a device then inuse in the Indian Ocean.

18) B.18.r. (1488-89). Leonardo descriveva un apparato allora inuso nell’Oceano Indiano.

Figure 2 Lorini (1596). Eighteen years after Bourne,Lorini offered a ‘balanced’ air system with two tubes.

Figura 2 Lorini (1596). Diciotto anni dopo Bourne, Lorinipresentò un sistema ad aria ‘bilanciato’ con due tubi.

A clue to Bourne not being personally involved indiving, lay with him not reinforcing his trunk ortube, as it takes practical experience to know thatit would have been collapsed by water pressure.Within an Italian sphere of influence that experi-ence appears to have been in place at least by theend of the end of the fifteenth century, whenLeonardo da Vinci illustrated iron rings to rein-force his small bore breathing tubes (1488-89)(18).

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Bourne cannot be blamed for such an omission,as such requirements often go undiscovered orunappreciated, get lost or misinterpreted, only tobe rediscovered at a later date. As it is, the rela-tionship between pressure and volume, leadingon to an understanding of the effects of pressureat depth, only finally began to be sorted out inscientific terms in the second half of the seven-teenth century (Robert Boyle, 1660). This isperhaps why Borelli (1680) later reinforced histube with a spiral of wire. The impression weare left with of course, is that Bourne’s informa-tion on diving, like the information in his otherbooks, was derivative not first hand.

But, why did Bourne propose these three meth-ods of diving when he did? Our one clue beingthat he said that he wrote The Art ofShooting...(ca.1578 ) because he felt there was adanger from the Spanish and had consideredwhat subject might be most useful to his country,deciding that it was ‘instruction to gunnery’ 19).Inventions and Devices, which was publishedaround the same time, contained descriptive list-ings of devices of use in naval warfare and thediving methods in a sub-section headed ‘MartialAffairs by sea and Ships’. Was it for the samereason?

In the years leading up to the great Armada of1588, there was good reason for him to haveimagined danger from the Spanish. Just acrossthe English Channel from his hometown ofGravesend, the Dutch War of Independence(1568-1648) against Spanish rule had entered acritical phase. The high cost of supportingtroops in Flanders had bankrupted the treasuryof Phillip II of Spain in 1575, which in turn ledto mutinies and desertion among his unpaidtroops 20). One of them may even have beenLorini, a nobleman from Florence, who we knowpractised as a military engineer on the Spanishside in Flanders that year. Phillip’s response hadbeen to bring in fresh troops and begin forminga much better fighting force from the end of1578, around the time Inventions and Deviseswas published. Much later, when Calais fell tothe Spanish in 1596 and there was a similarthreat to the country, the mathematician John

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successive. Come è per la relazione tra pressionee volume che, incoraggiando una comprensionedegli effetti della pressione in profondità, inco-minciò infine ad essere considerata in terminiscientifici solo nella seconda metà del XVII sec.(Robert Boyle, 1660). Questo spiega forse per-ché Borelli (1680) in seguito rinforzò il suo tubocon una spirale di filo metallico. L’impressioneche ne ricaviamo naturalmente è che le informa-zioni di Bourne sulla subacquea, come le infor-mazioni che si trovano negli altri suoi libri, sianodi derivazione e non di prima mano.Ma perché Bourne propose questi tre metodid’immersione? La nostra unica ipotesi sta nellasua affermazione che scrisse The Art of Shooting(ca.1578) perché avvertiva la presenza di unaminaccia da parte della Spagna e pensava chetale argomento potesse essere molto utile allasua nazione, in quanto si trattava di ‘istruzioni diartiglieria’ 19). Inventions and Devices, che fupubblicato all’incirca nello stesso periodo, con-teneva elenchi descrittivi di dispositivi in uso inoperazioni militari navali ed i metodi d’immer-sione in una sottosezione intitolata ‘Questionimarziali per mare e sulle navi’. Scrisse anchequesto per la stessa ragione?Negli anni che portavano alla Grande Armata del1588, c’erano buone ragioni perché Bourneimmaginasse una minaccia spagnola. Proprionell’English Channel su cui si trovava la sua cittànatale di Gravesend, la Guerra d’Indipendenzaolandese (1568-1648) contro il governo spagno-lo era entrata in una fase critica. Gli alti costi peril supporto delle truppe nelle Fiandre aveva por-tato alla bancarotta il tesoro di Filippo II diSpagna nel 1575, provocando ammutinamenti ediserzioni tra i soldati non pagati 20). Uno di loropoteva anche essere stato Lorini, un nobile fio-rentino, che sappiamo ingegnere militare tra gliSpagnoli nelle Fiandre proprio in quell’anno.Filippo aveva risposto introducendo nuove trup-pe e formando migliori reparti da combattimentodalla fine del 1578, più o meno nel periodo in cuifu pubblicato Inventions and Devices. Molto piùtardi, nel 1596, quando Calais cadde sotto gliSpagnoli e ci fu una simile minaccia per il paese,il matematico John Napier doveva presentare il

19) E.G.R. Taylor, The Mathematical Practioner, CUP, 1958,p.32120) See Colin Martin & Geoffrey Parker, The Spanish Armada,Guild Publishing: London, 1988. Chaps. 3 & 4

19) E.G.R. Taylor, The Mathematical Practioner, CUP, 1958,p.32120) See Colin Martin & Geoffrey Parker, The Spanish Armada,Guild Publishing: London, 1988. Chaps. 3 & 4

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Napier was to produce his own well-known list-ing of ‘secret’ devices against a potential inva-sion 21).

Bourne already enjoys recognition as the firstunlearned English writer and instructor on math-ematical practice. His outstanding contribution to our diving histo-ry has to be that, for the first time ever, he madeinformation of diving equipment and methodsavailable in the English language. The philoso-pher Roger Bacon, who touched on the subjectin passing, had written in Latin (De

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suo ben noto elenco di dispositivi ‘segreti’ con-tro una potenziale invasione 21). Bourne già godeva del riconoscimento di primoscritore inglese illeterato ed insegnante di mate-matica pratica. Il suo straordinario contributoalla storia subacquea inglese è stato quello diaver dato, per la prima volta in assoluto, infor-mazioni di attrezzature subacquee e metodi dis-ponibili in lingua inglese.Il filosofo Roger Bacon, che in passato avevaaffrontato l’argomento, aveva scritto in latino(De mirabili…,1294). Le informazioni di Bournein Inghilterra erano allora disponibili per chiun-que potesse leggere, o farsi leggere, Inventionsand Devices senza bisogno di un intermediarioper interpretare un testo latino o straniero. SeLeonardo da Vinci capì l’importanza della spintaidrostatica nell’immersione 22), Bourne sembraessere stato il primo a collegarla ad un principiomatematico. Anche se non lo definisce del tuttopoiché si sofferma sulla capacità della suaimbarcazione subacquea di affondare e riemer-gere, non facendo cenno tuttavia al sistema dipropulsione ed al concetto di spinta idrostaticaneutra, che pare sia stato affrontato per la primavolta da Giovanni Borelli nella sua opera Demotu animalium (1680). L’imbarcazione subac-quea di Borelli, copia quasi certa dell’idea diBourne, aveva sia remi che contenitori in cuoionei quali la quantità d’acqua poteva essere rego-lata, com’egli afferma, in modo che l’imbarca-zione ‘potesse restare immobile in mezzo all’ac-qua fonda’ (figura 3). Differentemente daBorelli, Bourne aveva posto ognuno dei suoi ‘con-tenitori flessibili in cuoio’ in un singolo orlop sta-gno, in modo che se se ne fosse rotto uno non sisarebbe allagata l’intera imbarcazione 23).

Figure 3 Borelli (1680), wrote about buoyancy and illustratedBourne’s underwater boat (9) and his rope-shaped tube (7). Notethat his diving bell (6) hangs in mid-water.

Figura 3 Borelli (1680), scrisse a proposito della spinta idrostaticaed illustrò l’imbarcazione subacquea di Bourne (9) e il suo tubo aspirale (7). Nota che la sua campana (6) è sospesa a mezz’acqua.

21) L’elenco delle invenzioni segrete del matematico scozzeseJohn Napier di Murchiston era datato 7 giugno 1596.Comprendeva il precursore di un carroarmato e parlava di ‘appa-rati per navigare sott’acqua’. Si veda, Mark Napier, Memoirs ofJohn Napier of Merchiston, Lond., 1834, pp.247-248.22) Per le idee di Leonardo da Vinci riguardo la spinta idrostati-ca, si veda il Codex Atlanticus, 333 r.a. (1487). Considerando la relazione tra pressione e volume, non solo spie-gava perché un volume d’aria diminuisce durante la discesa oaumenta nell’ascesa, ma ancora più importante, spiegava perchéc’era una parallela perdita o guadagno di galleggiamento.23) Alfonso Borelli, De Motu animalium, Naples, 1680 (opuspost mortem). Mentre Borelli sembra aver usato la proboscideper l’aria a forma di spirale di Bourne, non faceva menzionedella campana su tre gambe dei ‘Veneziani e Italiani che siimmergono’ di Bourne, illustrando invece una campana a mez-z’acqua con un grande peso sospeso al di sotto (vedi fig.3).

21) The listing of secret inventions by the Scottish mathemati-cian John Napier of Murchiston, was dated June 7, 1596. Itincluded the precursor of a battlefield tank and talk of ‘devicesfor sayling under the water’. See, Mark Napier, Memoirs of JohnNapier of Merchiston, Lond., 1834, pp.247-248.

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mirabili...,1294). Bournes’ information thenwas available to anyone in England who couldread Inventions and Devices or had the bookread to them, without the need of using an aca-demic as an intermediary to interpret a Latin orforeign text. Where Leonardo da Vinci under-stood the importance of buoyancy in diving 22),Bourne seems to have been the first to under-stand the mathematics involved. Though he didnot get it completely right, as he only dwelt onhis underwater boat being able to sink and riseagain, thereby missing out on propulsion and theconcept of neutral buoyancy, which appears tohave first been first brought to light by GiovanniBorelli in his work De motu animalium (1680).As an almost certain copy of Bourne’s idea,Borelli’s own underwater boat had both oars andleather bags in which the amount of water couldbe adjusted so, as he put it, the boat, ‘couldremain motionless in the middle of deep water’(figure 3). There again, unlike Borelli, Bournehad put each of his ‘flexible leather containers’into a separate sealed orlop, so that if one burstthe whole vessel would not be flooded 23).

After Bourne, early underwater boats enjoyed awell charted early development history, fromCornelius Drebbel (1618/20), to the submarineof American Robert Fulton (1800). WhileRichard Norwood (1613-), who may well havebeen influenced by Bourne’s book 24), went on tointroduce the diving bell (or ‘tub’ in his case)into Bermuda from where the design almost cer-tainly migrated into the Caribbean and NorthAmerica. Bourne’s description of the Venetian-Italian diving bell surfaced again with theEnglish philosopher Francis Bacon (1620), whodescribed a tub on a tripod, ‘sometimes

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Dopo Bourne la storia dei sottomarini inizia lasua evoluzione, da Cornelius Drebbel (1618/20)al sottomarino dell’americano Robert Fulton(1800). Mentre Richard Norwood (1613-), chepuò ben essere stato influenzato dal libro diBourne 24), continuò a diffondere la campanasubacquea (o ‘botte’ in questo caso) alleBermuda da dove il progetto quasi certamentemigrò ai Caraibi e nel Nord America. La descri-zione di Bourne della campana subacquea vene-ziana-italiana tornò alla ribalta con il filosofoinglese Francis Bacon (1620), che descrisse unabotte su tre gambe, ‘ impiegata talvolta sott’ac-qua sulle navi affondate’ 25). Sebbene Bacone nonfacesse menzione del fatto che il subacqueoinspirasse aria prima di uscire nuotando per lavo-rare, sappiamo che questo metodo era ancora inuso in Inghilterra intorno al 1660.

L’influenza più importante di Bourne sulla subac-quea arrivò più di cento anni dopo la sua morte.Sulla scia delle operazioni di recupero di WilliamPhips, che ebbero grande successo, al largo diHispaniola nelle Indie Occidentali (1686/87),quando i suoi subacquei in apnea recuperarono daun relitto spagnolo una fortuna in oro per gli inve-stitori, incominciò, col suo ritorno in Inghilterra,la febbre dei recuperi, con molti recuperi di relittisparsi lungo le coste di Gran Bretagna, America,Caraibi e isole dell’Atlantico.Allora, negli anni intorno al 1690, durante unperiodo di speculazione particolarmente intensa,ci furono diversi brevetti inglesi per attrezzaturesubacquee, molte delle quali con protezioni perbraccia e gambe sporgenti, collegate alla super-ficie con tubi flessibili o rigidi, come alternativealla campana subacquea. L’unico progetto bre-vettato di quell’epoca giunto a noi è quello diJohn Williams che presentava una cabina resi-stente alla pressione collegata alla superficieattraverso un camino rigido (1692) (figura 4).Tale congegno, quasi certamente progettato allaluce di una migliore conoscenza della pressioneidrostatica, può ben essere stato adattato dai pro-getti di Lorini (1596) o Borelli (1680), sebbenel’idea originale fosse chiaramente di Bourne.

22) For Leonardo da Vinci’s ideas on diver buoyancy, see CodexAtlanticus, 333 r.a. (1487). Sorting out the relationship betweenpressure and volume not only explained why an air volume gotsmaller during the descent or larger on ascent, but more impor-tantly why there was a parallel lose or gain of buoyancy.23) Alphonse Borelli, De Motu animalium, Naples, 1680 (opuspost mortum). While Borelli appears to have used Bourne’s spi-ral rope shaped air trunk, he made no mention of the bell on threelegs used by Bourne’s ‘Venetians and Italians who dive’, insteadillustrating a bell in mid-water with a large weight suspendedbeneath (see figure 3). 24) Norwood, who utilised an inverted barrel to recover ordnancelost overboard in Lymington harbour (1613), said that he got theidea from a book whose title he had forgotten. It was just as like-ly to have been Bourne’s book, as those of Tartaglia, Taisnier orDe Marchi

24) Norword, che utilizzava una botte rovesciata per recuperarel’artiglieria persa fuoribordo nel porto di Lymington (1613),diceva di aver preso l’idea da un libro di cui aveva scordato iltitolo. È probabile si sia trattato del libro di Bourne, o di quelli diTartaglia, Taisnier o De Marchi.25) Novum Organum, tr. William Wood, Lond., 1850, book 2,p.257

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Non c’è alcuna ragione per supporre che il librodi Bourne non fosse loro fonte d’ispirazione,poiché anche molti altri titolari di brevetti eranomarinai che ben conoscevano le sue opere sullanavigazione scritte nella loro lingua madre.

Per un uomo che modestamente si autodefinisceun ‘povero cannoniere’, William Bourne meritasicuramente un riconoscimento maggiore, comefigura chiave dell’epoca pionieristica dell’im-mersione pratica nel mondo di lingua inglese;anche se da qualsiasi punto venga osservato, imaggiori influssi sulla sua opera furono chiara-mente di origine italiana.

employed under Water on Ships that have beensunk’ 25). Although Bacon made no mention ofthe diver taking a breath of air before swimmingout to work, we know that this method was stillin use in England as late as 1660.

Bourne’s most important impact on diving possi-bly came more than one hundred years after hisdeath. Following William Phips highly success-ful salvage operation off Hispaniola in the WestIndies (1686-87), when his breathe-hold diversrecovered a fortune in gold for the investors froma Spanish wreck, salvage fever began to takehold when he returned to England, with manywreck salvage rights subsequently being handedout to cover the coasts of Britain, America, theCaribbean and the Atlantic islands. Then, inthe1690s, during a period particularly highinvestment speculation, there was a spat ofEnglish patents for diving gear, many of themenclosures with arms and sometimes legs pro-truding, connected to the surface by flexible orrigid pipes and tubes, as alternatives to the div-ing bell. The only patent drawing to come downto us from that time is that of John Williamspressure resistant enclosure and rigid chimneyback to the surface (1692) (figure 4). Almostcertainly designed in the light of a better under-standing of water pressure, it may well have beenadapted from the drawings of Lorini (1596) orBorelli (1680), though the original idea wasclearly Bourne’s. Not that there is any reason tosuppose that Bourne’s own book was not inspira-tional to some, as many of the other patenteeswere seamen who would have been familiar withhis works on navigation written in their nativetongue.

For a man who modestly described himself as a‘poor Gunner’, William Bourne surely deservesmuch more recognition, as the key figure at thevery beginning of practical diving in the Englishspeaking world. Though whichever way we lookat it, his major influences were clearly Italian inorigin.

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Figure 4 John William’s patent specification drawing (1692).There were rumours that it was tried out. However, think of theproblems involved with moving it around.

Figura 4 Descrizione dettagliata del progetto brevettato da JohnWilliam (1692). Pare sia stato collaudato, si pensi comunque aiproblemi relativi agli spostamenti.

25) Novum Organum, tr. William Wood, Lond., 1850, book 2,p.257

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Facendo, con il dito indice, il consueto e banalis-simo movimento per azionare il dispositivo discatto della “Rolleiflex” non immaginavo pro-prio che quanto vedevo nel reflex avrebbe avutouna sia pur piccola componente storica. Anno, digrazia, 1954: tarda primavera. Fu l’ultima mat-tanza che ebbe luogo al ‘Bagno’, località a metàstrada fra Procchio e Marciana Marina, all’isolad’Elba. All’epoca esistevano nella zona due‘marfaraggi’ (il complesso delle strutture edili-zie, di tutti gli accessori e le attrezzature neces-sarie per la pesca e la lavorazione del tonno):uno, appunto al Bagno e l’altro all’Enfola.Tramite un documentato volume di RinoManetti1 ho potuto colmare la mia ignoranzastorica per tutto quanto aveva preceduto la miaconsuetudine con il cruento, magico e affasci-nante rito della mattanza. Saccheggiandone ilcontenuto posso riproporre dati storici che illu-minano l’attività della pesca del tonno nelleacque elbane che tanta importanza ha avuto, nelcorso dei secoli, sia sotto il profilo economicoche sociologico.Nell’inesauribile fonte dell’Archivio di Stato di

Firenze esistono molti documen-ti che si riferiscono alle tonnareelbane: mappe, carte geografi-che, disegni e, soprattutto, unconsistente numero di bandi enotificazioni che ci permettonodi ripercorrere con una certacontinuità la nascita e il diveniredi questa pesca che ebbe notevo-le impulso nel Settecento ma chesembra avesse avuto inizio giànel XVI secolo2 per iniziativa diFrancesco I De’ Medici,Granduca di Toscana e quindiprobabilmente prima del 1587anno della sua morte. È solo dal1600 che si ha, per altro, unadocumentazione con un contrat-to d’appalto del successore diFrancesco I, Ferdinando I, cheintroduceva nelle acque diPortoferraio la pesca del tonno.Gli appaltatori erano l’elbanoGiovanni De Carlo e il trapaneseIacopo Pragna. Ecco, quindi, la

logica premessa di utilizzare il know-how e latradizione siciliana per importare all’isolad’Elba una attività estremamente impegnativasia sotto il profilo tecnologico che per le specifi-che conoscenze sul migrare dei tonni. Le grandireti con la disposizione delle varie ‘camere’, laloro ubicazione per la pesca di andata e di ritor-no, le particolari imbarcazioni necessarie, leindispensabili conoscenze e l’esperienza del‘Rais’ (il capo), le complesse attrezzature a terrache dovevano servire sia per il rimessaggio delleattrezzature che per l’importante fase di lavora-zione del pescato: tutto fu predisposto sia aPortoferraio che al Bagno e all’Enfola.Le mie immagini ‘storiche’ si riferiscono all’ul-timo anno in cui ebbe luogo la mattanza nelgolfo di Procchio (1954). Vadi afferma che “nel1956 cessò anche la tonnara del Bagno”3 ma io,

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TONNARE ALL’ELBATesto e foto di Alessandro Olschki

1) Tonnare elbane, Firenze, Alinea, 2001, 192 pp. lire 45.0002) Valdo Vadi, Marciana Marina, nascita, vita e vicende,

a cura del Comune, 1984, 144 pp.3) Vadi, op. cit. p.88

L’ultima mattanza al Bagno: sullo sfondo l’immagine del golfo di Procchio.

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anche in base ai miei ricordi, sono propenso adaccettare la tesi di Manetti che precisa:4 Lapesca al Bagno è cessata nel 1954, ma la lavora-zione del pescato era già cessata nel periodo1915-18, anni in cui venne trasferita nel marfa-raggio dell’Enfola.Considerando il notevole successo dell’ultimamattanza, documentato anche dalle mie immagi-ni, non credo che la cessazione dell’attività alBagno sia stata dovuta a una poco ipotizzabilescarsità del pescato; sembra che una mareggiataavesse seriamente danneggiato il costoso com-plesso delle reti e che fossero sorti dei problemieconomici. La pesca proseguì, ma per poco,all’Enfola: l’anno successivo fui ancora unavolta alla mattanza (ma senza macchina fotogra-fica) e ricordo la fuga dei tonnarotti immersinella rete della camera della morte quando guiz-

zò velocissimo un grosso pescespada che con-ficcò la sua asta nel fianco di un barcone, spez-zandola. Anche all’Enfola la pesca cessò, nel1958, ma il tonno fu ancora lavorato per qualcheanno (fino al 1961) utilizzando pesce congelatoimportato da Norvegia e Danimarca.Nel 1956 lo scrittore e regista Stephen Hearst,che fu nostro ospite sull’isola, girò un documen-tario per la BBC che ebbe grande risonanza. Iltitolo era Elba boomerang; gli aspetti più ecla-tanti (ma anche quelli più segreti) dell’Elbavenivano richiamati tramite il dialogo con unbarbiere mentre esercitava la sua professione.Una delle scene di maggiore significato spetta-colare fu proprio la ripresa della mattanza, lapenultima che ebbe luogo all’Enfola nel 1957.L’origine della tonnara del Bagno, evidentemen-te successiva a quella di Portoferraio, è fatta risa-lire alla seconda metà del XVII secolo dalle noti-zie ricavate dall’Archivio Storico di Marciana.Così ne riferisce Manetti:5

Nel luglio del 1647, a Poggio, si discuteva edibatteva di impiantare una Tonnara nel mare aconfine tra le due Comunità di Poggio e diMarciana; nel 1655 sembra terminato il dibattitoe i relativi contrasti; nel 1658 venne concordatala partizione dei proventi della Tonnara; nel 1663l’affittuario della Tonnara risultava il capitano

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4) op.cit. p. 1105) op.cit. p. 102

Un tonno di oltre tre quintali viene portato a bordo. Mentre inSicilia i tonni vengono issati con dei ganci (che ne sciupanonon poco la carne), all’Elba veniva usata la ‘chiappitella’ uncanapo che i tonnarotti infilano nella gargia del pesce forman-do un’ansa che ne consente il sollevamento.

Sistemazione dei tonni nelle stive dei barconi. Questa mat-tanza del 1954 ha consentito un gran numero di catture edesemplari di grossa taglia.

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Domenico Murzi. Le prime due date si riferisco-no ai programmi per impiantare questa attività; leultime due (e, particolarmente, l’ultima) sembra-no testimoniare che tale attività era già iniziata.La località fu scelta considerando il migrare deitonni nel golfo che, nella fase di ‘andata’, si tra-sferivano verso ponente passando vicino allacosta, oltre all’esistenza della spiaggetta indi-spensabile per collocarvi le necessarie struttureedilizie rimaste tutt’oggi assai simili al passato,sia pur con le trasformazioni di carattere turisti-co che ebbero inizio, nel dopoguerra, con l’ac-quisto della struttura principale da parte diMario Vannini Parenti, illustre personaggio fio-rentino dell’epoca. Il volume di Rino Manettiriporta in dettaglio gli appalti che si sono susse-guiti dal 1727 al 1791 e dà notizia degli anni suc-cessivi non mancando di ricordare la travagliatafase politica che coinvolse l’Elba dal 1792 per ladominazione francese fino al 1809 quandoNapoleone ripristinò il Granducato di Toscananominando Granduchessa la sorella Elisa. Anchedelle tonnare si occupò il condottiero còrsodurante i famosi ‘100 giorni’ (dal maggio 1814al febbraio 1815) che devono essere stati severa-mente impegnati a giudicare dalle molte eimportanti tracce che hanno lasciato sull’isola.

Da uno scritto di Alberto Mori, L’isola d’Elbaintorno al 1815 - Popolazione condizioni econo-

miche, costumi6 si rileva l’attenzione del còrsoper le risorse dell’isola che, a fianco del vino(60.000 barili nella annate migliori), proveniva-no anche dal mare:Prodotti importanti dava anche la pesca, rivoltasia alla cattura dei tonni in due tonnare poste unaall’imboccatura del porto di Portoferraio e l’al-tra al Bagno presso Marciana, sia ad altre attivitàesercitate soprattutto da pescatori genovesi enapoletani. Questi accorrevano numerosi aPortoferraio insieme a mercanti di Livorno edegli Stati Pontifici per una imponente fiera delcorallo che si teneva a fine ottobre quando, altermine della stagione di pesca, vi concorrevanole barche coralline di ritorno dalle acque dellaBarberia e della Sardegna. Più oltre, consideran-do i contraccolpi negativi che le attività dell’iso-la subirono in seguito all’annessione dell’Elbaalla Francia, Mori precisa:7 Forse la meno dan-neggiata fu la pesca, sia perché i cespiti maggio-ri erano sempre forniti dalle due tonnare di

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Una incisioneottocentescadi modestaqualità(ristampatanel 1980) faparte dellenumeroseiconografieche si riferiscono alsoggiornoelbano diNapoleone I.

6) Studi Napoleonici - Atti del primo e secondo congres-so internazionale, Firenze, Olschki 1969, p.1317) ibidem, p. 141

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Portoferraio e del Bagno diMarciana (1.300-1.400 q. conricavo di 240.000 franchi),che, essendo sotto costa, conti-nuarono a essere abbastanzaregolarmente impiantate, siaperché i pescatori napoletanipoterono proseguire nelle loroattività non essendo molestatidagli inglesi. Che PietroLeopoldo d’Asburgo Lorenaabbia costituito un esempio dibuon governo è ormai codifi-cato ma ancor più straordinariesono le sue ‘Relazioni’ nellequali documenta con incredibi-le precisione e dettaglio tuttoquanto si riferisce alle sueresponsabilità di regnante. Si,anche i tonni hanno la loro parte. Nel 1769 scri-ve:8 Arrivati a Portoferraio, subito sbarcati si fu altedeum e a sentire messa nella chiesa arcipretale,la quale è piccola e in cattivo stato. Poi ci siamorimbarcati per andare a vedere la pesca al tonno.Questa pesca si fa all’imboccatura del porto fuoridel golfo di Portoferraio nei mesi di maggio, giu-gno e luglio. Si gettano delle reti grossissime perla lunghezza di circa due miglia in forma di unsemicerchio dal golfo verso terra: queste reti for-mano un corridore con certe stanze e divisioni el’ultima è chiusa con un sacco. I tonni che in quel-la stagione girano rasente la costa entrano in que-sto andito e stanze di reti, e di mano in mano ipescatori ne serrano le porte; serrati poi che sonoli ultimi, li ammazzano a forza di arpioni di ferro;questo ammazzamento ed estrazione si fanno trevolte la settimana e il giorno che si fu noi se neprese da venti miliara di libbre. La tonnara è miae si dà in appalto; il capo di quella pesca presente-mente è un genovese,9 ma gli altri, che sono circadi numero 20, sono tutti di Portoferraio. È appal-tata per l’anno, ma vi è chi ne darebbe anche lametà di più.

Devo, assai probabilmente, alla nostra consuetu-dine famigliare con Gustavo Damiani (1894-1970) e sua moglie Ethel Robertson (1896-1981), che avevano avuto la concessione dellatonnara del Bagno, se mi fu possibile parteciparealle mattanze. I Robertson, di origine scozzese,come il pittore di origine inglese Llewelyn Lloyd(che ha illustrato l’isola con bellissimi quadri

nella prima metà del Novecento), si erano stabil-mente trasferiti a Marciana.Sempre in tema di tonnare – ma questa voltasiamo in Sicilia, nella regione di origine nelnostro Paese per questa particolare pesca – unaconsiderazione. Forse è la deformazione profes-sionale che mi fa prediligere, in un libro, la pre-valenza del testo rispetto alle illustrazioni; nonamo, quindi, in modo particolare i ‘libri fotogra-fici’, quelli che gli inglesi definiscono i coffee-table books. Ecco, però, una eccezione che haper argomento ancora le tonnare. Un recenteimpegno dello scrittore, biologo e fotografoDomenico Drago,10 oltre agli ottimi testi, costi-tuisce essenzialmente un libro fotografico ed èun vero e proprio capolavoro perché la grandeprofessionalità dell’autore offre al lettore imma-gini di una potenza assoluta che fanno vivere ilcomplesso ambiente delle tonnare, anche nei piùricercati dettagli, al di sopra e al di là di quantoqualsiasi testo potrebbe offrire. Un plauso ancheall’editore che ha dato lunga vita alle sapientiimmagini di Drago con tecnica raffinatissima.

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Dal volume di Rino Manetti, una immagine satirica: Napoleone intento a recluta-re tonni per incrementare le proprie truppe.

8) “Rivista italiana di studi napoleonici”, IX, 2, giugno1970, p.83 e anche in Pietro Leopoldo d’AsburgoLorena, Relazioni sul governo della Toscana a cura diArnaldo Salvestrini, vol. II, Stato fiorentino e pisano,Firenze, Olschki 1970, pp. 156-7.9) ‘Rais’ della tonnara di Portoferraio era il ligureAntonio Senno; concessionario era il portoferraieseGiovan Tommaso Coppi.10) Tonnare, Palermo, L’Epos 1999, 272 pp.

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GAGYTesto e foto di Andrea Ghisotti

A marzo di quest’anno si è spento,dopo lunga malattia, il milaneseGaetano Gianni, meglio conosciutocome Gagy, acronimo del suo nome,che in verità era il nome della suaditta. Di fatto, era per tutti il signorGagy e sua moglie Silvia, la signoraGagy. Da quarant’anni mandava avan-ti la sua officina meccanica, vera fuci-na dei miracoli, come tutti gli appas-sionati milanesi di fotografia subac-quea degli anni ’60 e ‘70 ben sanno.Negli anni ’60, infatti, Gagy avevasfornato una bella serie di custodie ecustodiette di ogni tipo, adatte a sca-fandrare apparecchi fotografici e cine-matrografici e il simbolo stilizzato dei duepesciolini a forma di G che li caratterizzava eraben conosciuto e apprezzato nel romantico eavventuroso mondo della subacquea di queglianni.Il mio primo incontro con i suoi prodotti eraavvenuto verso il ’65, quando tornando in bicidal liceo, avevo visto nella vetrina del mio foto-grafo di fiducia una custodietta azzurra, moltocompatta, progettata appositamente per la KodakInstamatic, un apparecchio economico diffusis-simo in quegli anni. Costava 21.500 lire, irrag-

giungibili per le mie asfittiche finanze studente-sche e mi limitai pertanto a sognarla con il nasoincollato alla vetrina, mentre proseguivo negliinfelici esperimenti di impermeabilizzare la miaComet Bencini in un sacchetto di plastica traspa-rente, incastrato tra vetro e facciale di una vec-chia maschera Ostrica della Cressi. Quelle custo-diette per Instamatic, chiamate Insta-sub, otten-nero un bel successo e furono anche uno deiprimi prodotti del settore distribuiti nei comuninegozi di fotografia. Erano semplici e geniali altempo stesso. La chiusura avveniva tramite unaleva a forma di T, che impegnava le estremità indue profili inclinati del corpo principale. Più siruotava la leva, più il coperchio laterale compri-meva la guarnizione in para, garantendo la tenu-ta stagna. I comandi erano due, per lo scatto el’avanzamento della pellicola. Oltre all’oblòfrontale, ce n’era un secondo per permetterel’uso del cuboflash, una diavoleria inventata daitecnici della Kodak per supplire in parte al mac-chinoso e lento cambio della lampadina dopoogni scatto. Il cuboflash era un piccolo cubocontenente una lampadina flash e una parabolariflettente su ogni lato, che veniva fatto ruotaredal meccanismo di riarmo dell’otturatore dopoogni scatto. L’autonomia era pertanto di 4 scatti,poi occorreva continuare a fotografare a luceambiente, oppure riemergere, asciugare alla bel-l’e meglio la custodietta, aprirla, estrarre l’appa-recchio e sostituire il cuboflash … eh sì, era pro-prio eroica la fotosub ai tempi delle lampadine!

Una custodia Gagy degli anni ‘60 per cinepresa 8 mm,appartenuta al nostro socio Franco Ciaccia. Ingegnoso ilsistema di chiusura laterale a doppio eccentrico.

Una custodia Gagy degli anni ‘60 in fusione di alluminio per apparec-chi fotografici di pregio.

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Qualche anno dopo, ormai possessore di unaNikonos II e con un primo brevetto Fips in tasca,avevo deciso di conoscere il progettista dellacustodia dei miei sogni di ragazzo. La sede erain via Aleardi. Bussai, udii qualcosa che noncompresi e spinsi timidamente la porta. Rimasidi sasso. Gagy, magro e barbuto, era di fronte ame in mutande: “ veramente avevo detto diaspettare un attimo, ma ormai, entra pure!”… emitigò il mio imbarazzo con un sorriso e unacalorosa stretta di mano. Era appena tornato daun giro invernale sulla sua potente Laverda SFC,con la quale partecipava a qualche gara, unadelle sue infinite passioni, e si stava cambiando.Mi condusse nella piccola officina, dove mi pre-sentò un altro dei miti della fotosub di quelperiodo, Aldo Invernizzi, geniale inventore ecostruttore, che con Gagy lavorava. Lo conosce-vo di fama dalle pagine della bibbia fotosub diquegli anni, il fantastico “Tecnicadella fotografia subacquea” diCesco Ciapanna, fondatore ed edito-re della notissima rivistaFotografare. Ciapanna agli inizi dicarriera era stato un autarchico eappassionato fotosub e si era fattocostruire dalla coppia Invernizzi-Gagy due famose custodie per laTopcon RE Super, la famosa TopconMare (due, perché la prima gli vennerubata dalla macchina). Questecustodie erano veramente all’avan-guardia: si aprivano e chiudevanomediante due pomoli laterali adeccentrico e permettevano di allog-

giare e comandare le varie funzioni della mac-china senza montare le tradizionali e scomodeghiere dentate sugli obiettivi. La trasmissionedei movimenti era infatti affidata a specialidischi di para, che riuscivano a trascinare nelloro movimento le ghiere degli obiettivi grazieall’elevatissimo coefficiente d’attrito. Di colpo mi ritrovai nel gotha dei costruttorimilanesi di attrezzature per la fotografia subac-quea. Mancava solo Bicchiarelli, ma era lontano,in via Millelire e poi si dedicava a custodie impe-gnative e costose per reflex, per cineprese dedi-cate non solo al mondo amatoriale, ma anche aquello professionale. Cominciai a frequentareassiduamente l’officina Gagi, che era semprefonte di infinite scoperte. I due facevano a garanell’inventare e costruire i macchinari più assur-di. C’era un viavai di costruttori, registi, archi-tetti o di inventori strampalati che si rivolgevanoa loro per realizzare prototipi, pezzi unici oinvenzioni balenghe. Così capitava di trovarel’officina piena di cosce di tacchino perché si erafatto vivo un allevatore che voleva vendere coscedisossate e Gagy si metteva all’opera. ComeArchimede Pitagorico progettava macchinedotate di ganasce rivestite di gomma che afferra-vano la tenera carne mentre pinze rotanti blocca-vano e strappavano via l’osso. Oppure, con miagran goduria, trovavo l’officina piena di rivisteper soli uomini perché un produttore di rivisteporno gli aveva ordinato una macchina che auto-maticamente togliesse la copertina alle riviste ene inserisse una nuova, per gabbare gli ignariacquirenti … Una volta trovai una Citroen 2 CVsospesa per aria. Il regista di uno spot televisivovoleva che la macchina scendesse dal cielo e …

La seconda serie della Insta-sub per Kodak Instamatic, ven-duto in buon numero nei negozi di fotografia negli anni ‘60.

La Insta-sub prima serie sul prestigioso catalogo Ravizza degli anni ‘60.

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voilà una gigantesca altalena che con la solapressione di un dito faceva scendere dolcementela macchina dal tetto dell’officina. Mi divertivoun mondo e imparavo un sacco di segreti e poi… ogni pretesto era buono per mollare tutto eandare a farsi un bianchino o due al bar dietrol’angolo. Diventammo amici per davvero.L’entusiasmo che Gagy metteva nell’inventare loriversava anche in mille altre attività. Avevaimparato a immergersi da autodidatta e avevafatto anche corallo per un certo periodo, quandoera possessore di un vecchio gozzo cabinato inlegno. E naturalmente ne era derivata la proget-tazione di speciali macchine per la lavorazionedel corallo e per la foratura di precisione delleperle. Assetato di esperienze di ogni tipo, erapronto a buttarsi a capofitto negli interventiumanitari con la protezione civile, come a parti-re per l’Africa in avventurose spedizioni fuori-stradistiche, a correre in moto o in jeep o a setac-ciare per giornate intere le sabbie aurifere deinostri fiumi, in perfetta tenuta da cercatored’oro.

Agli inizi degli anni ’70 acquistai una delle suenuove custodiette universali, realizzate in dueformati. Erano rettangolari, in perspex trasparen-te, con un coperchio su uno dei lati stretti, che,nemmeno a dirlo, si chiudeva con un ingegnososistema composto da una barra che si impegnavain due fresature della custodia e una vite centraleche metteva in pressione la guarnizione.Comprai anche un comando, completo di busso-la e leverismi e scafandrai, con abbondanteopera di bricolage, il mio primo flash elettronicoper Nikonos. Passare dalle scomode lampadine aun flash elettronico, sia pure di scarsa potenza,era una vera goduria. Queste custodiette univer-sali erano una manna per i fotosub-bricoleursdell’epoca. Ci si poteva infilare di tutto: appa-recchietti compatti, cineprese, flash o esposime-tri, così come qualunque altra apparecchiaturache dovesse rimanere all’asciutto. Ne venneroprodotte varie centinaia, vendute anch’esse neinegozi di fotografia di tutt’Italia. Intanto, proprio in quegli anni, la prolifica cop-pia Gagy-Invernizzi aveva progettato un appa-recchietto fotografico anfibio, la Anfibian, che èrimasto unico nel suo genere. Non si trattava piùdi una scafandratura per una macchina terrestre,bensì di un vero e proprio apparecchio fotografi-co per pellicola 35 mm. Il corpo era realizzato in

profilato di alluminio, dentro cui veniva allog-giato e impermeabilizzato il sistema di trascina-mento, la bobina ricevente del film e il pressa-pellicola. Le parti più complesse da realizzareerano l’obiettivo e l’otturatore a tempo fisso,mentre per le tenute stagne si ricorse a guarni-zioni apposite, stampate in gomma nera, chelavoravano per compressione, una soluzionesempre cara alle realizzazioni Gagy, che assorbi-va meglio degli O-rings eventuali irregolaritàsulle superfici di tenuta. L’Anfibian fu un verosuccesso, sia pure nell’ambiente ristretto dellafotosub di quegli anni. Era un po’ un’anti-Nikonos, più spartana, più semplice, senza rego-lazioni di sorta, ma ancor più piccola e compattae, soprattutto, più economica. Venne realizzatoanche un apposito flash a lampadine, sostanzial-mente simile a quello Nikonos, tanto che, modi-ficando lo spinotto sincro, si poteva utilizzarloanche con questa fotocamera. Purtroppo fu unpo’ il canto del cigno. Dopo alcuni prototipi ditubi di prolunga per Nikonos e di una bellissimamacchinetta, evoluzione in chiave modernadell’Anfibian, che rimase però allo stato di pro-totipo, Aldo Invernizzi si dedicò alla costruzionedi biciclette da corsa, abbandonando il capoluo-go lombardo e ritirandosi a vivere nell’appenni-no pavese. Gagy continuò a sfornare invenzioninel suo antro dei miracoli, che, per quantoriguarda il settore fotosub, si concentrarono pre-valentemente nel settore delle scafandrature diogni tipo per cineprese prima e per telecamerepoi. Ormai mi occupavo professionalmente di foto-grafia, importando dalla Francia, per conto diSportissimo di Milano, i prodotti Imasub. Gagiera il mio consulente di fiducia e realizzava perme i prototipi. Quando nell’80, stufo dei 5.5 kg

Il primo flash elettronico scafandrato dall’autore in unacustodia universale Gagy.

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del grosso flash CP150 che utilizzavo abitual-mente, ideato da Enrico Cappelletti (ottimo peraltri versi), mi decisi a produrre i prototipi di duepiccoli flash elettronici di successo, il Dolphin eil Super Dolphin, fu proprio Gagy a realizzare sumie specifiche i due involucri stagni in allumi-nio, gli stessi che presentammo al Salone diGenova di quell’anno e che diedero il via a unafortunata serie di flash venduti in tutto il mondoin migliaia di esemplari. Fu un periodo felice, incui trascorrevo molte ore alla settimana nella suaofficina, aiutandolo nella realizzazione di tantiaccessori fotosub come staffe portaesposimetri,bracci e staffe portaflash, snodi per collegare farie cineprese e tanto altro ancora. Gagy mi lascia-va usare le sue macchine e io godevo un mondonel manovrare frese, trapani e torni e nel vederenascere in breve tempo ogni accessorio che ilmercato molto attivo e piuttosto fiorente di que-gli anni richiedeva. Oggi mi commuove vedere

alcuni di quegli accessori ancora in uso o relega-ti sullo scaffale di club subacquei e negozi, insie-me alle custodiette azzurre per le Instamatic, aquelle trasparenti universali, alle miticheAnfibian, alle fusioni arancioni per cineprese etelecamere e ripenso con grande nostalgia allamagica fucina dei miracoli e al suo vulcanico eindimenticabile proprietario.

La Anfibia Gagy col suo flash a lampadine.

Gaetano Gianni (Gagy) durante l’estrazione dell’oro dalle sabbie del Ticino.

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HDS NOTIZIE N. 23 - Giugno 2002 - pag. 25

Figlio di uno scrittore, Battista, che era anchefotografo, è nato a Paese in provincia di Trevisoil 12 agosto del 1915; ha studiato a Venezia,Milano, Como, Bolzano e Genova ove si è lau-reato in Legge. Tenente carrista, è stato corri-spondente di guerra del “ Popolo d’Italia”dall’Egeo, dall’Ucraina, dalla Finlandia, daLeningrado, dalla Camelia, dalla Lapponia, dalLago Ladoga, dove c’erano i famosi motoscafianti sommergibili M.A.S. . Curzio Malaparteparla di lui sia in “ Kaputt” che in “ La Pelle”.Appassionato di montagna, ha praticato agoni-sticamente il salto con sci.Dotato di un carattere allegro, gioviale e amantedelle “freddure” che non risparmia a nessuno;ama definirsi un S.S.S. cioè Sciatore-Sommozzatore-Scrittore.Non è un fotocinesub “ puro” ma, insieme aGianni Roghi ed a Folco Quilici, può essere con-siderato l’antesignano del giornalista-scrittore-viaggiatore-documentarista subacqueo italiano.Ha viaggiato moltissimo (specialmente conside-rando il periodo in cui lo ha fatto) interessandosidei più vari argomenti: dall’archeologia all’etno-grafia, dalla storia dell’arte alla ricerca subac-quea di relitti di navi famose, dalla biologia alleimmersioni sotto i ghiacci; all’attività di foto-giornalista ha aggiunto anche quella di cineasta.Ha cominciato ad immergersi nel 1947 con loscafandro da palombaro avendo come istruttoreil tenente di vascello Giorgio Baucer, famoso“Uomo Gamma”, ma la sua prima fotosub, l’hafatta nel 1951 in apnea alla Canarie.

Successivamente, per fare un servizio fotogior-nalistico sullo sminamento del porto dellaSpezia, ha cominciato ad immergersi conl’A.R.O. avendo come maestri Egidio Cressi eDuilio Marcante.

Il suo carattere esuberante e coraggioso lo portaad accettare di effettuare, nei primi anni ’50, icollaudi del nuovo ma complesso “RespiratoreSubacqueo” di Galeazzi Jr., lo “ Slip”.

LINO PELLEGRINIdi Alberto Romeo

Lino Pellegrini negli anni ‘60

Un lavoratore subacqueo nel Porto della Spezia usa una vec-chia maschera antigas modificata per lavorare sott’acqua. InItalia questo sistema non era affatto raro nel dopoguerra.

1951 - Unadelle prime fotodi Pellegrini: un “ maiale” edun incursorecon ARO.1952

1954 - Pellegrini collauda lo “Slip” Galeazzi

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HDS NOTIZIE N. 23 - Giugno 2002 - pag. 26

L’apparecchio funzionava con una piccolapompa a mano messa in moto da un aiutante insuperficie, che pompava aria attraverso unamanichetta in un serbatoio aperto in basso eposto sulle spalle del subacqueo, come unozaino, e sospeso su giunti cardanici in comuni-cazione per mezzo di 2 corrugati con unamaschera granfacciale. Tale attrezzatura nonebbe molto successo tranne che fra i raccoglitoridi molluschi in Liguria e Toscana.Nel 1954, appreso l’uso dell’ A.R.A., con il“Micro” Salvas, realizza un filmato per la RAIin occasione della posa del Cristo degli Abissi aSan Fruttuoso.

All’inizio della sua carriera ha usato custodieautocostruite, poi quelle del mitico Bicchiarelli

di Milano, successivamente la Rolleimarin diHans Hass. Ha realizzato documentazioniarcheosub archeologiche in Spagna (Catalogna)con l’aiuto del famoso pittore Salvador Dalì, inLibia a Leptis Magna ed in Tripolitania dove rea-lizza nel 1953 il documentario filmato per laRAI “Archeologia sottomarina in Libia”.

Lo stesso anno realizza, sempre per la RAI, ildocumentario “ Trionfo e morte della naveArtiglio”. Si appassiona moltissimo alla ricercadi navi famose affondate e diventa un vero cac-ciatore di relitti moderni, probabilmente ilprimo subacqueo italiano veramente esperto inquesto settore.Nel 1955 ha ricostruito la famosa “Battagliadelle Kerkennah”, ritrovando il relitto del caccia-torpediniere italiano “ Tarigo”.In Mar Rosso, in Eritrea, nei fondali dell’isola diHarmìl cerca, trova e fotografa il relitto del cac-ciatorpediniere “Nullo” affondato dagli Inglesi

1954 – Una delle prime foto subacquee del respiratore “Slip” Galeazzi

1954 - San Fruttuoso, posa del “ Cristo degli Abissi” ; lagrande custodia che si vede dovrebbe essere la cinepre-sa di Hans Hass.

1955 - Custodia autocostruita per Rolleiflex 6x6

1953- Leptis Magna, ritrovamento di una colonna, la sub-acquea è la moglie Elena.

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nel 1940 (ove trovarono volontaria morte: ilComandante Costantino Borsini ed il suo atten-dente Vincenzo Ciaràvolo che per questo attod’eroismo meritarono la Medaglia d’oro).Fa queste ricerche ed immersioni, come tutte lealtre, con la moglie Elena che per queste impreseviene insignita, unica donna a quei tempi, delCavalierato della Repubblica! In acque tunisine ricerca, trova e fotografa il relit-to del sommergibile francese “Morse” ove scat-ta la fotografia, pubblicata sulle riviste di tutto ilmondo, del teschio di un sommergibilista.Realizza inoltre documentazioni fotografiche sulrelitto del famoso transatlantico “Rex” (rievoca-to da Fellini in “Amarcord” ) affondato dinanzia Capodistria; e sul relitto del panfilo “Electra”

di Guglielmo Marconi, affondato presso Zara.Nel 1955 realizza per la RAI tre documentari:”Kurt Carlen, capitano coraggioso”, “Ferrarin 35anni dopo”, e “ Mayerling”.Nel 1956 gira altri tre documentari : “ Caccia inRiserva”, “Dal Venezuela al Perù” e “DallaBolivia all’Iguazzù”Nel 1957 pubblica il suo primo libro Sub, illibro degli abissi. Facendo tesoro delle sue espe-rienze sportive di sciatore diventa anche un pio-niere delle immersioni sotto i ghiacci dove fadocumentazioni fotografiche nei laghi alpinima anche in Alaska ed in Antartide.Nel 1959 pubblica il libro Secondo Universo perle Edizioni Dompè di Milano.Nel 1960 per primo documenta fotograficamen-te l’uso della fiamma ossidrica sott’acqua eduna sua foto viene utilizzata per la copertinadella 2° edizione del suo libro Sub, il libro degliabissi edito da Aldo Martello di Milano.Realizza inoltre documentazioni fotosub e servi-zi giornalistici in Patagonia, Antartide,Giappone e Cina. Nel 1990 pubblica Ulisse conle pinne edito da Acanthus di Milano.

Tutta la famiglia Pellegrini va sott’acqua, oltrealla moglie Elena, che come lui può vantareun’attività pionieristica e che quindi a ragionepuò essere considerata una delle prime subac-quee italiane, i figli Marina e Daniele hannoseguito ben presto le orme dei genitori ed oggisono ottimi giornalisti fotosub.

Si ringrazia Lino Pellegrini per le foto gentil-mente concesse

1958 – Immersione sotto i ghiacci dei Laghi Alpini

Anni ’60 – Tutta la famiglia Pellegrini sott’acqua, gli amici lichiamavano affettuosamente “ I mostri marini”.

1955 - Sommergibile“Morse”; la famosa foto del teschio diun sommergibilista.

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HDS NOTIZIE N. 23 - Giugno 2002 - pag. 28

ATTIVITÀ HDSEUDI-SHOW 2002

Anche quest’anno l’HDS Italia ha deciso di essere pre-sente all’EUDI SHOW svoltosi a Verona dal 15 al 18marzo. La partecipazione è stata resa possibile grazieanche all’impegno dell’ASSOSUB e dell’azienda orga-nizzatrice SEI che hanno messo a disposizione dellanostra associazione uno splendido stand con ampiospazio su cui ha trovato posto anche la oramai famosavasca per immersioni della BENNY SPORT. Il nostrostand ha voluto rispecchiare nell’allestimento i principifondamentali con cui proponiamo il nostro impegno didivulgatori e ricercatori nel campo della storia dell’im-mersione. Non, quindi, un piccolo museo itinerante mauna esposizione esemplificativa di attrezzature storicheselezionate per “incuriosire” e favorire il contatto con ilnumerosissimo pubblico che ci ha visitato.Oltre ad una attrezzatura completa da palombaro conrelativa pompa si è potuto osservare un manichino intenuta da incursore degli anni ’50 con vestito Belloni erelativo ARO, una selezione di erogatori anni ’50 e ’60,la replica della custodia di Boutan, la custodia diVictor De Sanctis e in bella mostra la gialla torrettabutoscopica dell’ing. Kelin. Concludevano il percorso:una piccola teca con una bellissima selezione di stru-menti originali Panerai, molto apprezzata da tutti i visi-

tatori; sei pannelli che illustravano, attraverso una cin-quantina di foto, l’evoluzione dello scafandro rigidoarticolato, dal suo primo apparire, all’inizio del 1700,ai nostri giorni e un piccolo book-shop con oltre trentatitoli selezionati dedicati alla subacquea. Abbiamo rile-vato con soddisfazione tantissimo interesse per tuttociò che oramai appartiene alla nostra storia e possiamosenz’altro affermare che l’attività culturale dell’HDSIsta contribuendo alla nascita di tanti appassionatisoprattutto nei giovani che, normalmente inclini aguardare in avanti, si stanno rendendo conto di quantospessore acquisti l’attività subacquea nel momento incui si acquisisca la “coscienza delle proprie radici”.

Notevole contributo a tutto ciò è stato dato anchedalla presenza della nostra scuola “PalombariSportivi” che ha dedicato le tre giornate dell’EUDI anumerose prove di immersione con lo scafandro nellagrande vasca appositamente allestita. In questeimmersioni si è voluto dare la precedenza a quanti,istruttori o esperti brevettati, soci HDSI e non, sgra-nando gli occhi davanti al lucente elmo da palomba-ro, manifestavano l’irrefrenabile desiderio di provarelo scafandro almeno una volta nella vita completandocosì un percorso di esperienze subacquee.A questo punto, possiamo auspicare che, con il con-tributo di tutti i nostri soci, si possa continuare adessere presenti anche nelle future manifestazionidell’EUDI SHOW, punto d’incontro di sicuro rilievodi tutto ciò che ruota attorno al mondo subacqueo.

Fabio Vitale

Antonio Leonedi “Foto Leone”mentre firma lasua adesionead HDSI.

Il prof.FrancescoCinelli mentrefirma la scheda diadesione ad HDSI.

Pannelli e bacheche con la replica della custodia di LouisBoutan realizzata da soci HDS ed utilizzata nella vasca deglisquali nell’acquario di Genova durante il Convegno del 1997.

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HDS NOTIZIE N. 23 - Giugno 2002 - pag. 29

Il 31 0ttobre 1997, durante il III Convegno Nazionalesulla Storia dell’Immersione, dedicato alla storiadella fotografia subacquea, si era celebrata la rievo-cazione della 1^ fotografia scattata sott’acqua, pre-cisamente 104 anni prima, da Louis Boutan. In quel-l’occasione Giancarlo Bartoli si era immerso nellavasca degli squali munito di una fedelissima ricostru-zione, funzionante, della macchina fotografica incustodia stagna usata da Boutan. L’immersioneaveva avuto notevole successo, superando le difficol-tà logistiche che comporta un’immersione con leingombranti attrezzature da palombaro in un ambien-te che non le prevede, come le vasche dell’acquario,ed i dubbi relativi al possibile disturbo arrecato agliospiti delle vasche stesse, tanto che, a distanza diquattro anni da quella prima ‘storica’ immersione, èstato possibile ripeterla.A indossare lo scafandro è stato ancora una voltaGiancarlo Bartoli, assistito dai Vigili del Fuoco diGenova, comandati dall’ing.Giorgio Chimenti, nelcorso di una mattinata dedicata alle profondità mari-

ne nell’ambito della mostra “Abissi”, prorogata finoal prossimo settembre.La giornata si è aperta con la conferenza stampa diDaniel Desbruyères, ricercatore di IFREMER(Institut Francais pour l’Exploration de la Mer), spe-cializzato in biologia abissale, durante la quale sonostati presentati due nuovi ospiti delle strutture del-l’acquario: la chimera, cugino degli squali, e la paro-mola, granchio delle profondità mediterranee. E’ seguita l’immersione del nostro palombaro, que-sta volta nella vasca delle foche che, curiosisissimedurante i preparativi, sbucavano dall’acqua avvici-nandosi alla scaletta pronta per la discesa, per ritirar-si poi dal lato opposto della vasca non appena lo stra-no intruso toccava il fondo.

Durante la complessa vestizione del palombaro, ilvicepresidente Federico de Strobel, dalla passerellasovrastante le vasche, ne ha descritto le varie fasi,lasciandomi poi la parola per un breve accenno allaStoria della Scuola Palombari Militare che, prima ditrovar sede definitiva alla Spezia, vide la sua nascitaproprio a Genova nel 1848. Il pubblico incuriosito dal-l’insolito evento ha seguito con attenzione gli sposta-menti del palombaro sul fondo, un po’ goffo e pesanteal cospetto delle foche che, superato il primo scetticoimpatto, hanno ricominciato pacifiche le loro agilievoluzioni. La mattinata si è conclusa con un saltodalle tecniche di esplorazione dei fondali utilizzate nelpassato al futuro degli abissi nell’immaginario delpaleontologo Dougal Dixon, è stato infatti proiettatoin anteprima nazionale il filmato tridimensionale“Krakken”, dedicato alle straordinarie creature mari-ne del futuro, nate dalla mente geniale di Dixon ilquale, basandosi sulle specie che esistono attualmentee sui processi dell’evoluzione passata, ha provato adimmaginare quale potrebbe essere quella futura.

Francesca Giacché

IMMERSIONE CON SCAFANDRO ALL’ACQUARIO DI GENOVA

Giancarlo Bartoli durante la vestizione

La discesa nella vasca delle foche con l’assistenza deiVigili del Fuoco di Genova

Il palombaro in immersione

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HDS NOTIZIE N. 23 - Giugno 2002 - pag. 30

TERZA EDIZIONE DEL CONCORSO CINEVIDEOSUB UN FILM PER UN MUSEO

IN RICORDO DI MARIA GRAZIA BENATI

“Filmiamo oggi la storia di domani”concorso annuale “ HDS Italia”La HDS Italia, che fa parte della famosaAssociazione Internazionale “The HistoricalDiving Society” (con migliaia i soci e simpatizzantiin tutto il mondo), indice dal 2000 un Concorso perfilmati e video dal titolo “Un Film per un Museo”. Questa iniziativa, ha lo scopo di recuperare, con-servare, classificare e portare alla ribalta interna-zionale le opere e le documentazioni di tantiappassionati molti dei quali hanno fatto la storiadella cinematografia subacquea.Si vuole in questo modo evitare che, esaurita lamomentanea glorificazione dei consueti premi emanifestazioni, molti lavori, altamente meritevoli,svaniscano di nuovo nell’anonimato anziché entra-re nella storia.

La HDS Italia ha fondato nel 1998 il “MuseoNazionale delle Attività Subacquee” con sede aMarina di Ravenna (RA) che, oltre a raccogliere edesporre le attrezzature storiche per l’immersione,ha anche il fine di preservare il grande patrimonioculturale costituito da libri, pubblicazioni, fotogra-fie e filmati che abbiano come argomento le attivi-tà subacquee.La HDS Italia, onde salvaguardarefin da adesso “la storia di domani”, offre a tutti iregisti ed operatori l’opportunità di partecipareall’annuale Edizione del Concorso “Un film per unMuseo”. I vincitori avranno l’onore di vedere le loro opereconservate nella Cineteca del “Museo Nazionaledelle Attività Subacquee” per essere tramandatenel futuro ed essere messe a disposizione dellaconsultazione scientifica internazionale.

La HDS, Italia su iniziativa dei suoi ConsiglieriDanilo Cedrone e Federico de Strobel ha volutoricordare con una semplice cerimonia, tenutasi aNovellara il 18 Maggio, i dieci anni della scompar-sa di una delle figure pioneristiche del turismo sub-acqueo in Italia: Maria Grazia Benati. Fondatricecon Roberto Cossa a metà degli anni sessanta dellaSocietà “Club Vacanze”. La Benati, per gli amiciCiaccia, è stata per oltre un ventennio il polo cata-lizzatore di tutta una generazione subacquea cheha vissuto la transizione dalla pioneristica pescasub all’esplorazione e la conoscenza e godimentoturistico dell’ambiente marino. Innumerevoli le

iniziative subacquee, dalla fotosub all’immersionescientifica e naturalistica, che in quegli anni hannoruotato intorno al Club Vacanze, manifestazioni,convegni, viaggi di esplorazione verso lidi incon-taminati, il tutto fatto con quell’amore e cura del-l’ambiente che per tanti anni è stato lo stileVacanze, lo stile della Ciaccia.Il mondo sub le sarà sempre riconoscente e pernon dimenticare la HDS ha consegnato alla sorellaMarta, in rappresentanza della famiglia Benati, ilcrest, simbolo della nostra associazione, alla pre-senza dei più vecchi amici.

Da sinistra a destra:dr. Roberto CossaSandro MiloneMarta Tosco BenatiFederico de StrobelAldo GuerzoniUako

Maria Grazia Benati

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HDS NOTIZIE N. 23 - Giugno 2002 - pag. 31

1) Il Concorso “Un Film per un Museo 2002”, pro-mosso ed organizzato da HDS Italia, è aperto atutti i cine e video operatori dilettanti e profes-sionisti.

2) Lo scopo principale del Concorso è di recupera-re vecchi filmati o spezzoni mai montati sia acolori che in bianco e nero. Si vogliono inoltrepreservare le opere realizzate oggi e che rappre-senteranno quella che sarà “la storia di domani”.

3) Il Concorso “Un Film per un Museo 2002” pre-vede un:Primo Premio Assoluto e tre Categorie:Trofeo HDS Italia 2002 (verrà assegnato al fil-mato con maggiore interesse storico)Categoria “Storica” (con materiale girato primadel 1980)Categoria “Mediterraneo”Categoria “Altri Mari” (inclusi i mari tropicali ele acque interne)

4) Saranno assegnate, ove se ne riscontri il caso,anche delle “Menzioni Speciali” per argomentio momenti particolarmente significativi come,ad esempio, opere monografiche o spezzoni nonmontati Anche queste saranno catalogate nella Cinetecadel Museo.

5) La Giuria si riserva la facoltà di non assegnare ilprimo premio in quella o quelle Categorie ovenon ne avesse riscontrato i requisiti idonei.

6) Le riprese effettuate sott’acqua dovranno rappre-sentare almeno il 50% dell’intero filmato. I fil-mati dovranno essere titolati e datati.

7) La durata massima di ogni opera dovrà essere di12 minuti con tolleranza in più del 20%. Riceveranno un punto di preferenza i filmati conun ritmo veloce, che rimarranno entro 5 - 8minuti e con molte immagini subacquee.

8) I filmati storici, come tali, non sono soggetti ailimiti di cui sopra relativi alla durata massima di12 minuti ed al rapporto del 50 % di riprese sub-acquee.

9) I filmati ed i video dovranno essere passati suDV o VHS ed inviati, entro e non oltreil 10 ottobre 2002, al Museo Nazionale delle Attività Subacquee V.le IV Novembre 86/A, 48023 Marina diRavenna (RA)tel. 335.54.32.810 – fax 0544.531.013e-mail:[email protected] opere pervenute non verranno restituite.

10) Per partecipare al concorso, a parziale copertu-ra delle spese, dovrà essere effettuato un versa-mento di € 50 ( cinquanta euro) a favore di TheHistorical Diving Society, Italia tramite:

Posta: Conto corrente postale 12000295

Banche:ROLO BANCA 147348023 Marina di Ravenna (RA)ABI 03556 - CAB 13105 - CC 54991

CASSA DI RISPARMIO48023 Marina di Ravenna (RA)ABI 06270 - CAB 13139 - CC 7803

Tale importo dà diritto a partecipare al concor-so ed a divenire socio HDS Italia per l’anno2003. Copia del versamento dovrà essere alle-gata al filmato.

11) Il “TROFEO HDS ITALIA 2002” consistenella replica numerata del coltello da palomba-ro “Galeazzi” realizzato dalla PROTECOSUBin occasione del 70° Anniversario (1929 –1999) della ditta Roberto Galeazzi. Ai vincitori delle altre categorie sarà consegna-to l’importante riconoscimento “Crest HDSItalia”.

12) Le opere premiate (ad insindacabile giudiziodella Giuria) resteranno a disposizione di HDSIe potranno essere utilizzate, con l’obbligo dicitazione dell’Autore, per passaggi televisivi oaltre proiezioni promozionali dell’Associa-zione e del Museo, non aventi scopo di lucro.

13) La presentazione e la premiazione delle opereavverrà durante il “Convengo Nazionale sullaStoria della Immersione” che si svolgerà neiprimi mesi del 2003.

14) I vincitori saranno inseriti, in maniera perma-nente, nell’Albo d’Oro HDS Italia sia presso ilMuseo Nazionale delle Attività Subacquee esia nella pagina “concorso video” del sitowww.hdsitalia.com

15) Per maggiori informazioni o chiarimenti contat-tare il Responsabile del concorso:Alberto [email protected] - tel 091.453.041-

BANDO DEL 3° CONCORSO CINEVIDEOSUB:“UN FILM PER UN MUSEO 2002”

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HDS NOTIZIE N. 23 - Giugno 2002 - pag. 32

Il “Cristo degli Abissi”, la famosa statua delRedentore, assurta a simbolo universale di tutti i sub-acquei e di coloro che hanno perso la vita nel mare, inguerra e in pace, ha avuto la mano destra mozzata acausa della solita “imbecillità” di chi frequenta il maresenza porsi il rispetto per l’ambiente in cui opera. Lastatua in bronzo del Cristo, che tutti noi conosciamobenissimo, è un patrimonio culturale universalmenteconosciuto che non appartiene soltanto agli apparte-nenti alla categoria dei sub. Come tutte le opere d’ar-te, appartiene all’umanità intera e come tale deveessere tutelata. Per molti di noi rappresenta forse il più struggente deiricordi dal quale ha origine la “subacquea” stessa. Chi di noi, nel ritrovarsi lungo il tratto di mare chebagna il promontorio più famoso d’Italia, non ha fattovisita al Cristo sommerso. Il sabato e la domenica,anche in pieno inverno, sono numerose le macchineattrezzate che portano i sub a fare il loro “tuffo” nel-l’azzurro della Liguria e quasi tutti hanno al loro atti-vo diverse immersioni al “Cristo degli Abissi”.La statua voluta da uno dei più famosi subacquei, dalgenovese Duilio Marcante, è stata disegnata e fattafondere dal non meno noto scultore Guido Galletti.Furono usate migliaia di medaglie, di ricordi e dimanufatti in bronzo per la sua realizzazione e in unacalda giornata del 29 Agosto del 1954, fu immersacon la sua base di calcestruzzo ad una profondità di17 metri nella graziosa baia di San Fruttuoso. Duemetri e mezzo d’altezza e il peso di 260 chilogrammi

hanno fatto si che la statua resistesse integra allemareggiate e alla forza delle correnti. Era stata pro-gettata per durare centinaia d’anni. La stessa lega spe-ciale del bronzo era stata studiata per resistere allacorrosione marina, eppure quanto non potè fare lanatura, lo fece l’uomo. Uomo, si fa per dire. Perchécertamente non può essere stato il cervello di un uomonormale a provocare i ripetuti danni che hanno provo-cato il distacco di una mano della statua.Già nel marzo dello scorso anno, il “nocchiero” di unadelle solite barche o dei soliti gommoni che portano ituristi e i sub a visitare il “Cristo”, nel gettare l’anco-ra, offese gravemente il polso destro della statua, pro-vocando una fessurazione nel metallo. I sommozzato-ri dei Vigili del Fuoco di Genova provvederono a tam-ponare la ferita con una resina speciale, denunciandoaltri segni e scalfitture tangibili sul corpo del Cristo,dovute ad urti con ancore.Furono tenute riunioni per vedere di regolamentarel’ancoraggio sulla verticale della famosa statua, anchea seguito delle disposizioni contemplate dalle norma-tive inerenti la zona di mare protetta. La burocrazia, lamaledetta burocrazia che tutto frena, è riuscita adimpedire la più ovvia, semplice, meno dispendiosa euniversalmente adottata procedura che è in atto intutte le riserve marine del mondo. La posa di una boad’ancoraggio per le barche onde poter ovviare allacalata dell’ancora e la posa di alcune boe più piccoledi segnalazione del posto.Così il mese scorso, un altro incosciente, ha gettato lasua ancora e colpito proprio la mano destra della sta-tua del Cristo che, già offesa, si è staccata di netto.Meno male che alcuni sommozzatori l’hanno ritrovatae consegnata alle autorità.Ora si dovrà provvedere al salpaggio della statua, conspese non indifferenti, per provvedere alla saldaturadella mano staccata. Sponsor e amministrazioni pub-bliche sono all’erta per il reperimento dei fondi neces-sari. Ma non sarebbe stato più semplice delimitare lazona di mare con dei segnali bene evidenti e affondarenei pressi della statua un corpo morto a fare da ancorafissa ad una boa in superficie? Boa, alla quale si pos-sono ormeggiare tutte le imbarcazioni che portano ituristi e i subacquei al Cristo, così come si fa in ognidove si vuole salvaguardare dalla distruzione i fondalidi un certo interesse artistico o naturalistico. Lo adot-tano, questo sistema, perfino in un lago dell’Angola,per non disturbare gli ippopotami dalle visite turisti-che. Ci permettiamo di suggerirlo, piuttosto cherimarcare l’imbecillità di chi non rispetta il senso delvivere civile.

Sergio Loppel

NOTIZIE E COMUNICATIIL “CRISTO DEGLI ABISSI” HA PERSO UNA MANO

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HDS NOTIZIE N. 23 - Giugno 2002 - pag. 33

Mi chiamo Sergio Cechet, sono untenente dell’Aeronautica in pensio-ne, non vedente per cause di servi-zio e attualmente trainer instructordella HSA. Nel ’98, all’Isolad’Elba, ho tentato il mio primoRecord d’immersione con bombo-le, ad una profondità di 42 m. Adaccompagnarmi, oltre allo staffdell’HSA, c’erano alcuni mostrisacri della subacquea, comeBucher, Mazzari, il generale Roccae Jacques Mayol. Lo avevo cono-sciuto due giorni prima, gli ho par-lato e c’eravamo dati appuntamen-to per l’impresa che dovevo affron-

tare. La sua disponibilità, il suomodo di fare, il grande personag-gio che era stato mi avevano colpi-to. Ora la sua mancanza è come unpeso per me e mi sento in dovere difare qualcosa per lui e in suamemoria, affinché tutti i subacqueiabbiano un ricordo e un punto diriferimento in suo nome. Ho realiz-zato (con l’aiuto di altre persone)un monumento a forma d’onda conuna pergamena sotto vetro e riferi-menti subacquei che, dopo esserestata esposta a Ronchi deiLegionari e all’EUDI Show diVerona, è tuttora visibile aCapoliveri presso il Municipio, perpoi essere definitivamente colloca-to nei fondali antistanti la sua casail giorno 7 luglio. La mia è un’ini-ziativa personale, ma sarei lieto chequel giorno ci fossero tanti subac-quei ad accompagnarmi. Date lemie menomazioni (privo dellavista e della mano sinistra) hodovuto necessariamente avvalermidell’opera di alcuni amici: l’onda èstata modellata da Luciano Morettidella GTS, la cornice con le pinnee la maschera dall’artista roncheseLuciano Mayer; sulla pergamena leparole dell’artista Alfio Scarpa:

a Jacques MayolCon l’onda arriva il ricordo

Un giorno mi hai dato la manoE mi hai accompagnato

nel profondoCon l’onda il corpo se ne vaOggi riprendo quella mano

E ti accompagno per semprequaggiù

Queste persone hanno tradotto inconcreto il mio pensiero propriocome lo volevo.

Sergio Cechet

PER JACQUES MAYOL

Il monumento a Jacques Mayol realizzato per volontà del ten. SergioCechet che verrà deposto il prossimo 7 luglio nei fondali antistanti la sua casaall’Isola d’Elba.

Abbiamo appreso con vero piacere ed entusiasmo cheil nostro socio C.V. Domenico Matarese (Mimmo) èstato nominato Presidente del “Consiglio NazionalePalombari e Sommozzatori della M.M. in congedo”. Conoscendo ed avendo avuto modo di apprezzare inpassato le sue doti professionali come palombaro e

subacqueo, è stato tra l’altro comandante del G.O.S. diCOMSUBIN fino al suo ritiro dalla M.M., ci auguria-mo che da questa nomina possano scaturire positiveoccasioni di collaborazione per entrambe le associa-zioni che hanno più di un interesse in comune. Buon lavoro Com.te Matarese.

IL C.V. MATARESE, PRESIDENTE DEL “CONSIGLIO NAZIONALEPALOMBARI E SOMMOZZATORI DELLA M.M. IN CONGEDO”

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HDS NOTIZIE N. 23 - Giugno 2002 - pag. 34

Domenica 28 Aprile 2002, presso l’Hotel “Club IPini”, Residenza d’Epoca, di Lido di Camaiore (Lu)e presso la sede di Torre del Lago P. (Lu) del CircoloSommozzatori “Teseo Tesei” di Viareggio (Lu), si ètenuto il II Meeting 2002 del Club Panerai, riservatosia ai possessori degli orologi Panerai, d’epoca eattuali, utilizzati dagli Incursori e dai Sommozzatoridella nostra Marina Militare a partire dalla secondaguerra mondiale, che a tutti gli appassionati di orolo-gi militare. Numerosi sono stati i partecipanti chehanno aderito all’iniziativa promossa dal ClubPanerai in collaborazione con il Circolo Sommoz-

zatori “Teseo Tesei”, mentre i sommeliers Fisar -delegazione Versilia di winelovely, oltre all’organiz-zazione stessa, hanno anche curato il menu del pran-zo previsto per l’occasione.I partecipanti, giunti non solo dalla Toscana, maanche dalle vicine Liguria ed Emilia-Romagna,hanno dimostrato l’entusiasmo per l’iniziativa pro-mossa portando con loro alcuni oggetti delle propriecollezioni private, quali profondimetri, bussole, torcee naturalmente orologi, sia d’epoca che attuali, pro-dotti prima dalle Officine Panerai di Firenze, oraPanerai Sistemi-Calzoni e attualmente dalla Panerai-Richemont. Notevole è stato anche il materiale carta-ceo disponibile, quali libri, fotografie, cataloghi, siad’epoca che attuali, a testimonianza del grande inte-resse che ruota intorno a questi orologi e alla storia cherappresentano. Rappresentante per l’HistoricalDiving Society Italia è stato il ns. socio ValterCucchi, con la collezione personale di attrezzaturePanerai e bibliografie legate all’argomento degliincursori delle Marine Militari di diverse nazioni.Ideatori e curatori sia del Club Panerai (www.clubpanerai.com)che della manifestazione sono stati Marco Mancini ePiero Lapiana, coaudiovati da Fisar Claudio Salvini eMonica Leonolli, gestori dell’albergo sede dellamanifestazione. Hanno preso parte alla manifestazio-

MEETING PANERAIIl socio HDSIValter Cucchicon laM.O.V.M.EmilioBianchi alMeetingPanerai.

Lo scorso dicembre si è tenuta a Formia, presso i loca-li dell’ex-scuola di Piazzetta delle Erbe, una mostrache ha avuto per tema “L’arte del palombaro”, patroci-nata dal Comune e organizzata dall’infaticabileSalvatore Gonzales, esperto di recuperi subacquei,ispezioni e pronto intervento, socio HDSI ed ideatoredi un museo della subacquea che dovrà nascere pro-prio a Formia. Oltre ai numerosi pezzi della collezioneprivata di Gonzales, tra cui un elmo Mark V completodi telefono, un elmo Salvas ed un Galeazzi, una pompaSiebe-Gorman , vestiti e accessori vari, erano espostestampe che riproponevano esperimenti e recuperi sub-acquei dal 1700 al 1900. Una parte della mostra, connumerose fotografie, era dedicata ai palombari diGaeta, Gianni Gaetani, Ciro e Salvatore Di Giovanni.Gianni Gaetani fece parte della X^ MAS e, comepalombaro, oltre ad aver compiuto operazioni direcupero e sminamento, fu mandato sullo “Scirè” peril recupero delle salme. Ciro Di Giovanni e il figlioSalvatore, dapprima guida del padre e poi lui stessopalombaro, si occuparono soprattutto di opere di ban-chinamento a partire dal lungomare di Gaeta allacostruzione del molo S.Maria, dove attracca tutt’oggila Nave Ammiraglia della flotta americana presente aGaeta, ed a quella del molo di Formia. Purtroppo

Salvatore Di Giovanni, proprio subito dopo la chiu-sura della mostra, dove il suo elmo rievocava queimomenti storici di collettiva importanza, è scompar-so lasciando un gran vuoto tra chi lo conosceva e trachi, come Gonzales, faceva rivivere con i raccontidelle sue imprese gloriosi momenti.La mostra ha riscosso notevole interesse, non solo trale numerose scolaresche in visita, ma anche tra per-sonalità del mondo della cultura, dello sport e dellediscipline legate al mare, registrando 1600 presenzein una settimana di apertura. (fg)

“L’ARTE DEL PALOMBARO” A FORMIA.

Un angolo della mostra allestita a Formia dal socio HDSI,Salvatore Gonzales

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ne la M.O.V.M. e Presidente Onorario del CircoloEmilio Bianchi con la famiglia, che prese parte allastorica impresa nel 1941 di Alessandria d’Egitto coni famosi “maiali”quale co-pilota dell’altrettantofamoso Luigi Duran De La Penne, il Presidente delCircolo Vittorio Volpi, figlio di Giuseppe, l’ideatoretecnico della “mignatta” della I guerra mondiale, gliappartenenti alle FF.AA. in congedo Plinio Pratesi,Giuseppe Falconi, Giuseppe Farneti, Giampiero

Malfatti e Carlo Ruggieri con le famiglie e i collezio-nisti Luciano Rinaldi, Alberto Coletta, FrancescoFerretti Fabio Castellani ( con un Panerai appartenu-to al Com. Arillo) , e Mario Paci della PaneraiSistemi-Calzoni , oltre al ns. socio.Il presidente del circolo Teseo Tesei Vittorio Volpi hareso omaggio all’HDS di una copia degli appunti delpadre relativi allo sviluppo della “mignatta” nellecaratteristiche tecniche e nel “modus operandi” . (vc)

HDS NOTIZIE N. 23 - Giugno 2002 - pag. 35

Il 23 e 24 marzo, nella vasca dellaMarine Consulting di Mezzano, si èsvolto il 3° corso Advanced perpalombaro sportivo. Tempo splendi-do, ma freddo, istruttori Gianluca eMarino, partecipanti PaoloCampaner, Claudio Chiavinato eGiancarlo Costa. Dopo alcuni tenta-tivi malriusciti i tre palombarihanno eseguito con perizia gli eser-cizi richiesti. Hanno fatto il “pendo-lo” inclinandosi in avanti e indietro,senza mai toccare il fondo dellavasca, tranne che con gli scarponi.Poi hanno dovuto dapprima fermar-si a mezz’acqua per una manciata disecondi, quindi nuotare sempre amezz’acqua con le sole mani,manovra questa che richiede uncerto tempo per trovare l’assettogiusto. Questi esercizi servono pro-prio a prendere la necessaria confi-denza con l’assetto del palombaro ead acquisire la necessaria sensibilitàper l’equilibrio dello scafandro.Non bisogna credere che sia suffi-ciente essere avvezzi all’uso deljacket o della muta stagna per com-piere facilmente questo tipo diimmersione, infatti il continuo flus-so d’aria nello scafandro fa sì chetra ogni manovra di scarico, e il suc-cessivo riequilibrio passino alcunisecondi durante i quali non avvienenulla e si è tentati di scaricare anco-ra, così all’improvviso si piomba sulfondo, o, se non si scarica abbastan-za, si viene a galla a pallone. Dopoqualche tentativo i tre sono riuscitiad avere un buon controllo del loroassetto e l’indomani si sono cimen-tati in prove più difficili come ilsalto di una barriera, come se sistesse fuori dell’acqua, e il cam-

minare in equilibrio su di essa (eser-cizio per il vero del corso Master).Infine una prova di lavoro: i trehanno dovuto assemblare duepesanti flangie a mezzo di pernifilettati con dado, gettati alla rinfusasul fondo della vasca (timido tenta-tivo di imitare il protagonista delfilm “Men of honour”) e mandarliin superficie dopo averli legati conun perfetto nodo marinaro, la gassad’amante. Il tutto con grande seri-età, ma anche in allegria, che si èprotratta ben oltre le ore di immer-sione, ed è continuata durante ilpranzo e la cena successive.Durante il corso c’è stata la visitadi alcuni subacquei tra cui il nostroPaolo Vistoli che si è immerso coni palombari per mettere a punto ilsuo equipaggiamento “tecnico”, edEnrico Bartolotti che ha scattatofotografie subacquee.

Gianluca e Marino sono efficientie simpatici, privi di quegliatteggiamenti da caporal mag-giore che spesso - chissà perché -assumono gli istruttori. Per con-cludere un invito a tutti: provatel’immersione con lo scafandro! Èistruttivo anche per i subacqueiesperti. È vero che con l’autores-piratore l’uomo diventa un po’pesce, mentre con lo scafandro dapalombaro rimane un intruso nelmondo sottomarino, ma forse pro-prio per questo motivo è un cosache va assolutamente provata, ci facapire in quali condizioni lavo-rassero i nostri predecessori, èun’esperienza che tornerà utile inaltri tipi di immersione, eppoi...èmaledettamente divertente! (g.c.)

3° ADVANCED PER PALOMBARO SPORTIVO

Gianluca Minguzzi e Marino Zannoni,istruttori palombari HDS.

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HDS NOTIZIE N. 23 - Giugno 2002 - pag. 36

Dopo un anno di esposizione al pubblico nella quartasala del Museo Nazionale delle Attività Subacquee diMarina di Ravenna, la mostra “La subacquea dicarta” viene sostituita dalla nuova “Mostra storicadella speleosubacquea triestina”.Questa nuova mostra è stata concepita e curata dallaFederazione Speleologica Triestina, per dare la giustaimportanza ed un riconoscimento alle persone che, daveri pionieri, hanno svolto un’intensa attività d’esplo-razione e di studio nel campo della speleosubacqueanel periodo che va dai primissimi anni ’50, fino circaal 1970. Le radici della speleologia triestina penetranoindietro nel tempo di almeno un secolo e mezzo,quando la città, ancora sotto l’Impero d’Austria, inforte espansione demografica, ha bisogno di acquapotabile. La ricerca idrogeologica si svolge nel retro-terra della città, una zona carsica, arida in superficie,ma con la certezza della presenza di acque sotterraneenella profondità del sottosuolo. Nel carso triestino leacque sotterranee si identificano con il fiume Timavo,che si inabissa a S. Canziano , in Slovenia, e riemergein periferia di Trieste, precisamente a S.Giovanni diDuino. Il percorso ipogeo di 32 km, rimane tutt’oggiuno degli interrogativi più interessanti per i geologi egli studiosi di idrologia carsica.Il patrimonio genetico di quei primi esploratori si ètrasmesso attraverso il tempo ed il susseguirsi dellegenerazioni, ed in buona parte rimane presente anco-ra nei giovani speleologi triestini di oggi.La tecnica era tutta da inventare, semplicemente per-ché non esistevano scuole o esperti della materia.Ecco che l’ingegnosità e la fantasia di quei primi pio-nieri, trovò libero sfogo: si crearono sistemi di comuni-cazione subacquei, i primi fari rudimentali con fanale-ria delle motociclette e le batterie delle medesime; unaserie d’accorgimenti e di ausili, sempre autocostruiti,per rendere più sicura la prosecuzione subacquea.La regola era... che non c’erano regole, quindi il cal-colo del rischio e la responsabilità erano lasciati aparametri personali. Con questa Mostra si vuole inoltre ricordare un altroaspetto della speleosubacquea, che oggi si va perden-do: quello dell’amicizia e dell’agire in comune.Possiamo affermare che oggi, tanto più’ una spedizio-ne è complessa ed articolata, tanto minore importan-za si dà al legame emotivo e spirituale tra i compo-nenti della squadra. L’emozione è subordinata ad unalogica funzionale. Non era così allora, quando lanecessità di collaborare sigillava poi dei legami diamicizia che duravano per tutta la vita.Alla mostra sono stati esposti i documenti e le attrez-zature della prima grande impresa esplorativa da

parte della squadra della Società Adriatica di Scienze(1950). Si parla dell’ “Operazione Corsaro” volta allascoperta del percorso sconosciuto del fiume Timavo,che s’ipotizzava scorresse in quella che fu chiamatala “Valle Sotterranea”: un alveo ipogeo, in cui ilfiume attraversava enormi gallerie.

E’ il primo esempio d’esplorazione subacquea chevanta una grossa pianificazione, il patrocinio delleautorità comunali, la fornitura da parte della dittaPirelli del materiale tecnico ed un seguito sui mezzid’informazione.I 156 metri di penetrazione nelle risorgive del Timavo,a Duino (TS), (G. Cobol) e i -64 metri di profonditàalle Risorgive del Gorgazzo (PN), (G. Cobol e G.Macor) sono sufficienti a stabilire dei primati, cheall’epoca sono ritenuti record mondiali. Sono inoltre esposti gli studi fatti sulla modifica degliA.R.O. che, con un sistema automatico per l’aggiunta diazoto nel sacco polmone, è uno dei primi esempi direbreather a miscela. (furono raggiunti i –39 metri). Lapoca documentazione scientifica dell’epoca permette didefinire pionieristici gli studi sull’impiego delle misceleper l’immersione profonda. G. Cobol verifica personal-mente la possibilità di immergersi con “idrogeno-ossi-geno” e ne teorizza in seguito l’impiego fino a -120mt.Negli anni ‘60/’70 abbiamo un incremento delle esplo-razioni da parte delle squadre delle società speleologi-che triestine, che ottengono notevoli risultati, tra i qualiricordiamo l’esplorazione del “Fontanon di Goriuda”sul massiccio del monte Canin (F.Venchi e G.Borean),del “Fontanone di Rioneri” in Val Resia (L.Russo,M.Tomè, F.Podgornik)e della “Grotta Amelia” in ValRaccolana . La mostra è l’occasione per ritrovare degliamici e rivivere fatti ed episodi dell’epoca, dai quali èemersa la creatività, la caparbietà ma anche lo spiritogoliardico di questi primi esploratori. (D.Cobol)

MOSTRA STORICA DELLA SPELEOSUBACQUEA TRIESTINA AL“MUSEO NAZIONALE DELLE ATTIVITÀ SUBACQUEE”

Operazione corsaro

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HDS NOTIZIE N. 23 - Giugno 2002 - pag. 37

Giancarlo CostaStoria dell’immersione subac-queaEd.IRECO2002

In questo volume, correda-to di molte rare immaginid’epoca, per la prima voltain Italia, Giancarlo Costa,subacqueo di antica consue-tudine e appassionato conoscitore della storia umana escientifica della esplorazione, ripercorre le fasi dell’e-splorazione degli abissi da parte dell’uomo, dapprimacon marchingegni strani e spesso solo fantasiosi, poidirettamente attraverso l’immersione subacquea edoggi con sofisticate e complesse attrezzature e mini-sommergibili. L’autore, dopo attente ricerche in variebiblioteche europee è risalito alle origini della storiasubacquea. Partendo dai miti, ha ricostruito le tappedell’evoluzione delle attrezzature e delle tecniche del-l’immersione e le numerose storie, talvolta tragiche,talora umoristiche, spesso eroiche, dei nostri predeces-sori ai quali, se oggi possiamo immergerci per sport,va tutta la nostra riconoscenza. Il messaggio piùimportante che Giancarlo Costa ci trasmette in questaappassionata lettura è quello del rispetto e dell’amoreper il mondo marino e sottomarino, che non riesce piùa sostenere la pressione della pesca, dell’inquinamen-to e della nostra sia pur pacifica invasione.Giancarlo Costa ha pubblicato: Angeli di legno- Illibro delle polene,tradotto in quattro lingue (1980);Misteri e Leggende del Mare (1994); I Fantasmi delMare (1995) e, insieme a Maurizio Mosca, I Mostridel Mare (1999).

Lamberto Ferri RicchiOltre l’avventura.Misteri e meraviglie del mondo sotterraneo e sommerso.Ed.IRECO, 2001

L’accattivante titolo del libro,che è in parte anche quellodella collana ‘Oltre l’avventu-ra’ cui appartiene, ci fa subitoimmergere nel fascino di un mondo sconosciuto: se ilmondo sommerso è teoricamente ormai esplorabileda tutti, quello sotterraneo, e ancor più se sommerso,resta certamente più difficilmente accessibile. Lamberto Ferri Ricchi, geologo ed esperto di speleo-logia subacquea, che ha al suo attivo innumerevoliesplorazioni subacquee con fini scientifici ed archeo-logici ed importanti campagne geoarcheologiche, haproposto, tra l’altro, originali progetti per rendere visi-tabili grotte e parchi sottomarini. In questo volume,ricco di straordinarie immagini, presentato dallaM.O.V.M. Luigi Ferraro, Ferri Ricchi ripropone le suepiù importanti esperienze pionieristiche di ricercatorespeleosub, a partire dalla prima immersione speleolo-gica (1961) in uno dei due laghi sotterranei della‘Grotta a Male’, presso Assergi (L’Aquila), visitata daFrancesco de Marchi nel 1573 e descritta nel suo trat-tato ‘Della architettura militare’, all’esplorazione delcunicolo, lungo 1450 m, scavato dai romani, duemila-quattrocento anni fa, come emissario del lago Albano.Lamberto Ferri Ricchi, fondatore del ComitatoItaliano Ricerche e Studi Subacquei, ha pubblicatosvariati articoli sia a carattere scientifico che divulga-tivo su testi del settore e sulle principali riviste specia-lizzate internazionali.

LA BIBLIOTECA DELL’HDSa cura di Vincenzo Cardella e Francesca Giacché

Libri ricevuti in donazione per la Biblioteca Museale:

Autore Titolo Editore Anno Sez. AcquisizioneBardesono Carlo di Rigras Vocabolario marinaresco Edizione

Edizione anastatica - anno1932 Incontri Nautici 1998 Tec. A HDS ItaliaPellizzari U. - Tovaglieri S. (a cura) Corso di apnea Mursia 2001 Tec. A HDS ItaliaBrauzzi M. - Fiorito A. La medicina iperbarica per il medico di base La Mandragora 2001 Med. A HDS ItaliaCortona G. - Pozzi E. Quaglia S. Diaframmare Guida alla fotografia subacquea La Mandragora 2001 Fot. A HDS ItaliaCohat Y. - Fuhr U. - Sautai R. La vie sous la mer Hachette Jeunesse 2001 R.zzi A HDS Italia Ferri Ricchi Lamberto Oltre L’avventura Misteri e meraviglie

del mondo sotterraneo e sommerso IRECO 2001 Tec. A HDS ItaliaCosta Giancarlo Storia dell’immersione subacquea IRECO 2002 Nar. A HDS Italia AA VV Proceedings of the Eleventh Annual

Conference of the Historical Diving Society HDS U.K. 2001 Nar. A HDS U.K.Ghisotti Andrea Mar Rosso Bonechi 1995 Bio. D Ghisotti A.Citelli G. - Ghisotti A. Fiabasub SEI 1979 Nar. D Ghisotti A.Ghisotti Andrea Manuale A.R.O. Il Capodoglio Tec. D Ghisotti A.

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HDS NOTIZIE N. 23 - Giugno 2002 - pag. 38

NUOVI SOCIGrimaldi Simone & Marina di Milano (MI)Capodieci Salvatore di Mestre (VE), DELFO SUBCLUB di Montevarchi (AR), Negrin Franco &Roberta – STAINER di Vicenza (VI), Cioni RiccardoMaria di Firenze (FI), Pivari Andrea di Colà di Lazise(VR), Giulianini Andrea & Rosa di Faenza (RA)Tagliaferri Ugo di Roma (RM), Fiorentini Elisabettadi Ravenna (RA), IMAGO VIDEO SUB di SheloPisciottu di Olbia (SS), Santinelli Francesco diFoligno (PG), T.S.A. - c/o Corti Claudio & C. snc diComo (CO), Zambianchi Stefano di Segrate (MI)Salvatori Rolando di Catanzaro (CZ), ECO-LINEFRANCE - Arzani Giorgio di Antibes – FranceFranceschetti Francesco di Corte Franca (BS) , CroceMarco di Cureggio (NO), Cinelli Francesco diEmpoli (FI), Data Piergiorgio di Torrevecchia Teatina(CH), Sodini Sauro di Viareggio (LU), FOTOLEONE – Leone Antonio di Torino (TO), PLAST-MECCANICA - Lugli Rossano di Correggio (PR)Franzoni Roberto di Milano (MI), Michienzi Francodi Cabiate (CO), Dallari Alberto di Soliera (MO),NIMAR - Prandi Stefano di Correggio (PR) AlianiMichele di Longare (VI), Garofalo Claudio di Napoli(NA), Di Giovanna Andrea di Palermo (PA), PAR-MADIVERS – Clivio Alessandro di Parma (PR)Cipolla Maurizio di Parma (PR), ASSOCIAZIONEMAR – Castellano Massimo di Ostia Lido (RM),Fabbri Francesca di S.Giovanni in Persiceto (BO),Capasso Salvatore di Lund –Sweden, FreghieriCristina di Milano (MI).

HDS INTERNETa cura di Francesca Giacché

www.hds.orgÈ il sito di HDSUSA, nella home page, oltre alla pre-sentazione di quelli che sono gli obiettivi primari e leproposte della società, è possibile trovare una serie diservizi, a partire da quelli riservati a pionieri dellastoria subacquea, come Hans Hass, che con la moglieLotte, fa parte dello HDSUSA ADVISORY BOARD,o Jacques Mayol al quale è dedicato un articolo com-memorativo.Altri argomenti sono:HDS RAFFLE: lotteria di HDSUSA con prestigiosipremi come un elmo originale US Navy Mark VSCUBA WORKSHOP: testo e foto di Kent Rock-well.VOICES FROM THE DEEP: intervista (già apparsasu HDS DIVER MAGAZINE) con Kenneth Knott diLeslie Jacobs.È possibile accedere alla pagina web dedicata all’ul-tima edizione di HDS DIVER MAGAZINE, pubbli-cazione ufficiale di HDSUSA, DHS Australia &

Southeastasia, HDS Canada, HDS Germany e HDSMexico, periodico fondato nel 1993 da Leslie Leaneye sponsorizzato da numerose società internazionalicon il comune impegno di preservare la storia dell’im-mersione. La rivista tratta temi inerenti come: lo svi-luppo delle attrezzature per l’immersione, elmi, equi-paggiamenti della U.S.Navy Experimental DivingUnit , evoluzione della fotografia subacquea, recen-sioni di libri, notizie delle altre HDS e società affiliatenel mondo, lotterie, ecc. Il sito ospita anche una sezio-ne che raccoglie in archivio le passate edizioni dellarivista. È inoltre consultabile un aggiornato ‘calenda-rio degli eventi’ ed una pagina commerciale tramite laquale è possibile acquistare libri, video, poster, stam-pe, cartoline, t-shirts, distintivi, naturalmente tuttirigorosamente dedicati alla storia subacquea.

ERRATA CORRIGENel n.22 a pag. 16 nella didascalia della figura 4appare erroneamente la data 1828, anziché 1728.

STANDARD DIVINGEQUIPMENT

Van Polanenpark 182,2241 R W Wassenaar,

HollandTel. (+) 31 70 511 47 40Fax (+) 31 70 517 83 96

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Lo scopo dell'HDS, ITALIA, associazione senza fini di lucro, costi-tuita nel 1994, è sintetizzato all'articolo 3 dello statuto, in linea congli orientamenti internazionali, che recita: "L'associazione ha loscopo di: 4 - Promuovere la conoscenza della storia della subac-quea nella consapevolezza che la stessa è una parte importantee significativa dello sforzo tecnologico compiuto dai nostri avi,e che si compie tuttora, sulla strada della conoscenza umana" La nostra attività, per diffondere la cultura della conoscenza dellastoria della subacquea, consiste in:a) pubblicazione di 3-4 numeri all'anno della rivista HDS NOTIZIE;b) organizzazione annuale di un "CONVEGNO NAZIONALESULLA STORIA DELL'IMMERSIONE". Il primo si è tenutonel 1995 a La Spezia presso il Circolo Ufficiali della Marina, ilsecondo nel 1996 a Viareggio, il terzo il 31 ottobre 1997 a Genovapresso l'Acquario, il quarto a Marina di Ravenna il 15 novembre1998, il quinto a Milano il 6 novembre 1999 e il sesto aRastignano (BO) il 25 novembre 2000, il settimo si è svolto aRoma il 10 novembre 2001.c) formazione di una biblioteca e videoteca relativa all'attività sub-acquea;d) realizzare mostre ed esposizioni itineranti di materiale sub-acqueo;e) organizzare stage da palombaro sportivo;f) creare uno o più MUSEI dedicati all'attività subacquea.Obiettivo questo, che, è stato realizzato a Marina di Ravenna

dove, con l'appoggio di Comune, Provincia, Enti ed Organiz-zazioni locali è nato il Museo Nazionale delle Attività Subacquee,inaugurato il 14 novembre 1998, al momento prima ed unica real-tà di questo genere in Italia ed una delle poche nel mondo.g) bandire con cadenza annuale il Concorso per filmati e video“Un film per un museo”. Questa iniziativa ha lo scopo di conser-vare nella cineteca museale, classificare e portare alla ribaltainternazionale le opere e le documentazioni di tanti appassionati,molti dei quali hanno fatto la storia della cinematografia subac-quea. Si vuole in questo modo evitare che, esaurita la momenta-nea glorificazione dei consueti premi e manifestazioni, lavorialtamente meritevoli svaniscano di nuovo nell’anonimato anzichéentrare nella storia.L'HDS, Italia non è legata ad alcuna federazione, corporazione, scuo-la, didattica, editoria: vuole essere, semplicemente, il punto d'incontrodi tutti gli appassionati della subacquea che hanno a cuore il nostroretaggio, la nostra storia, le nostre tradizioni e far sì che tutto questonon sia dimenticato, ma sia recuperato, divulgato, conservato.Gli interessati/appassionati possono farsi soci, e sostenere cosìcon la loro adesione la nostra attività, compilando la "scheda diiscrizione" ed inviandola a: HDS, ITALIA - Via IV Novembre, 86A48023 Marina di Ravenna (RA) - Tel. e fax 0544-531013Cell. 335 5432810 - e.mail: [email protected]. www.hdsitalia.com

PRESENTAZIONE “HDS, ITALIA”

SCHEDA DI ISCRIZIONE (fotocopiare)

Desidero e chiedo di associarmi alla HDS, ITALIA di cui accetto lo Statuto

Nome ……………………………………………………………………………………… Cod. Fisc. ……………………………………………

Indirizzo ………………………………………………………………… CAP ………………… Città …………………………………(……)

Tel. ab. …………………………………………… Tel. uff.…………………………………………… Fax ………………………………………

e-mail …………………………………………………………………………… www.………………………………………………………………

Professione ……………………………………………………………………………………………………………………………………………

interesse nell’HDS, ITALIA ………………………………………………………………………………………………………………………

� desidero � non desidero che il mio nome ed indirizzo appaiano nell’elenco soci

effettuo il pagamento come segue:CATEGORIA DI SOCIO (sbarrare)

Socio ordinario Socio sostenitore

- Persona ❑ € 50,00 ❑ € 250,00

- Istituzione ❑ € 50,00 ❑ € 250,00

- Società ❑ € 50,00 ❑ € 250,00

Quota associativa annuale (sbarrare): Assegno allegato ❑ Pagata a vostra banca ❑ CCP 12000295 ❑

Pagare a Banche:

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THE HISTORICAL DIVING SOCIETY, ITALIA

V.le IV Novembre 86/A - 48023 Marina di Ravenna (RA)

tel. e fax 0544-531013 - cell. 335-5432810

ROLO BANCA 147348023 Marina di Ravenna (RA)ABI 03556CAB 13105 - CC 54991

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