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Centro DioCesano VoCazioniPatti (me)
Ho visto il SignoreRiflessioni sul Vangelo del giorno per il Tempo di Pasqua (Anno B)
Centro DioCesano VoCazioniPatti (me)
Centro Diocesano VocazioniPatti (Me)
Ho visto il SignoreGv 20,18
Riflessioni sul Vangelo del giorno per il Tempo di Pasqua (Anno B)
© 2015 - Centro Diocesano VocazioniSeminario Vescovile di Patti
Piazza Cattedrale - 98066 Patti (ME)Tel. 0941.21047
Per chi desidera inviare una offertaCCP 11119989 – OVS
IBAN IT90 D076 0116 5000 0001 1119 989
È possibile scaricare i file Word e PDF dal sito www.qumran2.net inserendo il titolo del sussidio
Il volumetto è stato curato da don Dino Lanza e dall’equipe del Centro DioCesano VoCazioni.I testi delle riflessioni sono stati preparati da Don Enzo Smriglio, parroco della Cattedrale di Patti.I testi dei brani patristici sono stati scelti da Don Pippo Gaglio, rettore e parroco del Santuario di Tindari.
Foto di copertina: dall’archivio del CDV
“H o visto il Signore!” è la parola che, mutuata dal Vangelo di Giovanni, fa da titolo al sussidio
per la personale meditazione che il Centro Diocesano Vocazioni di Patti mette a disposizione di quanti, avendo maturato la convinzione che l’uomo non vive di solo pane, cercano l’altro ‘pane’ e cioè quello che consiste nella Verità e quello che nutre per la vita eterna, l’Eucaristia.
“Ho visto il Signore!”: letta nel Vangelo, sembra parola ovvia; si direbbe un’affermazione senza storia.
Eppure “vedere il volto di Dio significa morire” (Es 33,20), e “la pelle del viso di Mosé era diventata raggiante, poiché aveva conversato con il Signore” (Es 35,29). Eppure, “Elia si coprì il volto col mantello quando Dio si avvicinò” (1Re 19,13). Eppure, “noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1Gv 3,2).
Dato che la nostra epoca vive in maniera massiccia del vedere e della immagine, rischia di banalizzare il vedere, rischia perfino di vedere senza… vedere e si impone la esigenza di educarci a vedere.
“Mosè, Mosè!”, disse il Signore dal roveto, “non avvicinarti, togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul
Presentazionedel Vescovo
quale stai è una terra santa!”. Mosè si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio (cf Es 3,4-7).
Con i piedi calzati, approfondisce san Gregorio di Nissa, non è possibile correre verso l’altezza dove la luce della ve ri tà risplende, ma è necessario spogliare i piedi dell’anima del rivestimento delle pelli morte, dalle quali la nostra natura è sta ta rivestita all’origine. Quando avremo denudato i piedi, la conoscenza della verità si manifesterà da sola.
Le pelli morte sono la nostra grossolanità, l’incapacità di intendere la vita come dono assolutamente gratuito di Dio da vivere come risposta di amore all’Amore, la nostra chiusura alla speranza, la nostra incapacità di intendere che c’è più gio ia nel dare che nel ricevere (At 20,35). Infatti “gli innocenti, quelli dal cuore puro, sono la generazione che cerca il tuo vol to, Dio di Giacobbe” (Sal 23,6).
“Di te ha detto il mio cuore: ‘Cercate il suo volto’, il tuo volto, Signore, io cerco” (Sal 27,8). Non è un cercare sempli ce e facile esiste infatti il mistero del male e anche “mio padre e mia madre mi hanno abbandonato”. Ma se pure sferra glias se contro di me un esercito intero, il mio cuore non teme perché il Signore è per me luce, forza, difesa, salvezza e io ho da chiedergli solo di abitare con lui, gustare la sua dolcezza, saziare i miei occhi di lui (ivi).
Gemma preziosa, dono incommensurabile questo cuore che sa di cercare il Signore, di essere fatto strutturalmente per lui, di essere condannato, ci direbbe sant’Agostino, all’inquietudine finché non perviene a lui, come cerva alla sorgen te, come foglia al sole, come affamato al pane, come amante all’Amato.
“Pietro e i suoi compagni […], tuttavia restarono svegli e videro la gloria di Gesù” (Lc 9,12).
Ci ottenessero Pietro e i suoi compagni di perseverare nella veglia e di vedere la gloria del Signore!
Ci ottenessero di aprirci alla visione misteriosa della vita futura e del Regno della Gioia e all’abbozzo del mistero della croce! A desiderarla! La nostra sordità sarebbe squarciata e allontanata resterebbe la nostra cecità alla Musica vera alla Luce senza tenebre.
Forse mi sono lasciato prendere la mano; la ‘colpa’ però è di chi ha scelto di fare ruotare il sussidio messo a dispo si zio ne per il tempo pasquale, attorno al ‘vedere’ il Signore che non è un titolo intrigante magari e suggestivo, ma la meta del nostro pellegrinare qui sulla terra, l’altra parola con la quale indichiamo la vita eterna, il paradiso.
A questo punto dovrei ringraziare i curatori don Lanza – don Gaglio e don Smriglio – del volumetto che presento molto volentieri; me ne astengo perché voglio fare mio il ringraziamento che verrà da chi, leggendo queste pa gi-ne, meditando e pregando a partire da esse e purificando l’occhio con il collirio della grazia del Santo Spirito, ammini stra ta dalla Chiesa, otterrà il dono di essere ammesso a gustare la festa che il Padre generosamente dà per quelli che lo ‘vedono’.
Con la mia benedizione.
Patti, 2 aprile 2015 – Giovedì Santo
Tempo di Pasqua
Triduo Pasquale
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GioVeDì santo, 2 aprile 2015San Francesco di Paola, eremita
1° giovedì del mese: preghiera per le vocazioni
- Cena Del siGnore -GIORNATA SACERDOTAlE
Liturgia della ParolaEs 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15
la Parola Del siGnore
…è asColtata
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva mes-so in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradir-lo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capi-sci, ma lo capirai dopo». Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi». Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore
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e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi».
…è meDitata “Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io,
facciate anche voi”Ricordiamoci sempre che sia mo discepoli di un Maestro che ha assunto fino alle estreme conseguenze la logica del ser vi zio. Lui vero Dio non ha disdegnato di farsi ser vo obbediente (cf Fil 2,7). La reale disponibilità al ser vizio appare allora l’u nica “tessera” capace di accreditare nel mondo gli autentici discepoli di Gesù. È il segno di stintivo del cristiano, il quale sull’esempio del suo Signore sa che solo chi serve, “serve” davvero! Solo chi ha il coraggio di prendere le distanze da qualsiasi logica di “po tere” e di “do mi nio” può dire di seguire il Signore, non a parole, ma con la vita. Nella Comunità di Gesù lo stile del ser vizio è l’ideale più sublime e l’impegno più concreto. Servire, come ha fatto Gesù, lui che ci ha dato l’esempio “per primo” per ché lo seguiamo nella concretezza della nostra vita. E tu cosa vuoi fare della tua vita? Vuoi specializzarti a servire o ti piace, invece, essere servito? Nel primo caso avrai la gioia assicurata; nel secondo, invece, sarà la logica perversa di questo mondo e non il comandamento dell’amore ad ispirarti e caratterizzarti.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Se, dunque io, il Signore e il maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi a vicenda. Vi ho dato, infatti, un esempio, affinché anche voi facciate come ho fatto io. Dobbiamo forse dire che anche il fratello può purificare il fratello dal con tagio del peccato? Certamente; questo sublime gesto del Signore costituisce per noi
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un grande impegno: quello di confessarci a vicenda le nostre colpe e di pregare gli uni per gli altri, così come Cristo per tutti noi intercede. Ascoltiamo l’apostolo Giacomo, che ci indica questo impegno con molta chiarezza: Confessatevi gli uni gli altri i peccati e pregate gli uni per gli al tri. È questo l’esempio che ci ha dato il Signore. Ora, se colui che non ha, che non ha avuto e non avrà mai alcun peccato, pre ga per i nostri peccati, non dobbiamo tanto più noi pregare gli uni per gli altri? E se ci rimette i peccati colui che non ha nien te da farsi perdonare da noi, non dovremmo a maggior ragione rimetterci a vicenda i nostri peccati, noi che non riu sciamo a vivere quaggiù senza peccato? [...] Perdoniamoci a vicenda i nostri torti, e preghiamo a vicenda per le nostre colpe, e co sì, in qualche modo, ci laveremo i piedi a vicenda.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni,Omelia 58,5)
Gesù depone le vesti e si inginocchia a lavare i piedi degli apostoli. Tu cosa devi “deporre” per far sì che la tua vita sia un’espressione sincera di servizio sull’esempio di Gesù “Maestro e Signore”?
…è PreGata Signore Gesù, mentre cenavi con i tuoi discepoli, ti sei inginocchiato e hai lavato loro i piedi. Insegnami a contemplare questo tuo gesto e a riesprimerlo nella mia vita di ogni giorno. Insegnami a capire cosa vuoi tu da me e aiutami a farlo, perché solo nell’obbedienza alla tua volontà c’è il segreto della vera gioia. Amen.
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VenerDì santo, 3 aprile 2015San Sisto I, papa
digiuno e astinenzaPassione Del siGnore
GIORNATA MONDIAlE PER lA TERRA SANTA
Liturgia della ParolaIs 52,13-53,12; Sal 30; Eb 4,14-16;5,7-9; Gv 18,1-19,42
la Parola Del siGnore
…è asColtata
… Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli ama-va, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il disce-polo la prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno d’aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò…
…è meDitata “Tutto è compiuto”
Gesù dimostra la sua piena obbedienza alla volontà salvifica del Padre sino alla morte. E proprio attraverso la sua mor te porta a compimento il progetto del Padre che vuole che tutti gli uomini siano salvi. Lui non si risparmia per nulla. Si con segna volontariamente alla morte proprio perché sa che attraverso la sua morte tutti avrem mo riottenuto la vita. At tra verso la sua morte abbiamo avuto accesso alla piena comunione con Dio. La contemplazione del grigiore del Venerdì San to non ci allontani dalla prospettiva del mattino radioso di Pasqua. Non ci sarebbe Domenica di Pasqua senza Venerdì San to, ma non avreb
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be senso lo stesso Venerdì Santo se non si proiet tas se verso l’alba luminosa della Domenica senza tra monto. Ci illumini intanto la con sapevolezza di fede che l’ultimo respiro di Gesù corrisponde al primo respiro della sua Co munità. L’espressione riportata dal Vangelo, “emise lo spirito” (Lc 23,46) non intende registrare semplicemente l’ul ti mo istante della vita terrena di Gesù, ma vuole rinviare soprat tut to alla contemplazione del dono del Consolatore, lo Spi ri to Santo, “che è Signore e dà la vi ta”.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Quando Gesù ebbe preso l’aceto disse: Tutto è compiuto! Che cosa era compiuto, se non ciò che la profezia tanto tempo prima aveva predetto? E siccome non rimaneva nulla che ancora si dovesse compiere prima che egli morisse, siccome aveva il potere di dare la sua vita e di riprenderla di nuovo, essendosi compiu to tutto ciò che aspettava si compisse, chinato il capo, rese lo spirito. Chi può addormentarsi quando vuole, così come Gesù è morto quando ha voluto? Chi può deporre la sua ve ste, così come egli ha deposto la carne quando ha voluto? Chi può andarsene quando vuole, così come egli è morto quando ha voluto? Quanta speranza, e insieme quanto timore, deve infonderci la potenza di colui che verrà per giudi carci, se tanto po tente si è manifestato nella sua morte!
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovnni, Omelia 119,6)
Perché Signore? Perché proprio a me? Spesso sono queste le domande che invadono il cuore quando si è visi ta ti da una qualsiasi prova. Ti è capitato di “protestare” con il Signore per qualche motivo? O ti sei abbandonato alla sua volontà, sull’esempio di Gesù?
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…è PreGata Signore Gesù, dall’alto della croce hai consegnato alla Madre il discepolo Giovanni e in lui hai affidato alle sue cure materne ciascuno di noi. Che io mi senta incoraggiato nei momenti della prova dalla certezza della presenza premurosa della Vergine Madre così da affrontare, con la tua grazia, tutte le prove della vita, ben sapendo che dopo il grigiore di ogni Venerdì Santo si leva sempre la luce sfolgorante del sole di Pasqua. Amen.
sabato santo, 4 aprile 2015San Benedetto da San Fratello, religioso
Il sabato santo, la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, medi-tando la sua Passione e Morte, astenendosi dal celebrare il sacrificio della Messa fino alla solenne Veglia o attesa notturna della Risurre-zione. L’attesa allora lascia il posto alla gioia pasquale, che nella sua pienezza si protrae per cinquanta giorni.
VeGlia Pasqualelc 24,1-12
la Parola Del siGnore
…è asColtata Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che ave-vano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signo-re Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfol-gorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a
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terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai pecca-tori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, an-nunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.
…è meDitata “È risorto, come aveva detto”
Forse ci siamo fin troppo “abituati” alla Risurrezione di Gesù e proprio per questo rischiamo talvolta di non avvertire più l’inaudita portata di tale annuncio. Non è tra i morti colui che è morto davvero per noi. È vivo! È risorto come aveva predetto ai suoi disce po li. Gesù man tie ne sempre la parola. Facciamoci comunicatori instancabili di questa straor dinaria “no tizia”; inondiamo i nostri ambienti della gioia che scaturisce dal Miste ro Pasquale. Ci scopriremo così come dei “de bi to ri” verso il mondo dello splendido mes saggio pasquale. Il Signore vuole che anch’io, in forza del battesimo, diventi sem pre più messaggero di speranza, della speranza pasquale. Che lo stupore della Pasqua pervada intimamente i nostri cuori e li abiliti alla “testimonianza”!
…risuona nel Cuore Dei PaDri O meraviglia! L’inferno ha divorato Gesù Cristo nostro Maestro, ma non lo ha assimilato. Il leone ha divorato l’agnello ed una nausea lo ha tormentato. La morte ha
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divorato la vita e, presa da nausea, ha vomitato il suo cibo. [...]. Un solo seme è stato seminato e tutto il mondo se ne è nutrito. Come un uomo è stato immolato; come un Dio è stato reso alla vita e dona la vita alla terra. [...]. Come una candela sul candeliere si è spento sulla croce e come un sole si è levato sulla tomba. Abbiamo visto compiersi due prodigi: il giorno si è oscurato, quando il Cristo è stato crocifisso e alla sua risurrezione la notte ha brillato come il giorno. [...]. O notte, più chiara del giorno! O notte, più luminosa del sole! O notte, più bianca della neve, più splendente delle nostre torce, più dolce del paradiso! O notte che non conosci tenebre, tu scacci ogni sonno e ci fai vegliare con gli angeli! O notte, spavento dei demoni, notte pasquale, attesa per un anno intero! Notte nuziale della Chiesa, che fai nascere i nuovi battezzati e spogli il demonio deluso! Notte in cui l’erede introduce gli eredi nell’eternità!
(Asterio di Amasea, Omelia 19 sul salmo 5)
Illuminato dalla gio ia pasquale provo a chiedermi: Il Risorto “in con creto” cosa vuole da me? E se mi chiedesse di con sacrarmi per sempre e completamente all’annuncio di questo splen dido messaggio?
…è PreGata Signore Gesù, la tua risurrezione è il segno della definitiva vittoria della vita sulla morte, del bene sul male. Aiutami a fa re di tutta la mia vita una fedele proclamazione del tuo mistero pasquale, vivendo in pienezza il mio battesimo che mi ha inserito nel tuo mistero di morte e di risurrezione. Che la tua Pasqua sia oggi e sempre la mia Pasqua, cioè il passag gio dal peccato alla grazia. Amen.
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DomeniCa Di risurrezione, 5 aprile 2015San Vincenzo Ferrer, sacerdote
SolennitàMessa del giorno
Liturgia della ParolaAt 10,34.37-43; Sal 117; Col 3,1-4; lc 24,13-35
la Parola Del siGnore
…è asColtata
Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cam-mino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa un-dici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e cammi-nava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegna-to per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Isra-ele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando que-ste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto
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ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tut-te le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dal-la loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali diceva-no: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
…è meDitata “Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme”Quando ci si lascia incontrare dal Risorto gli stati d’animo si capovolgono, i timori scom pai ono e l’entusiasmo riappare. Così è stato per i due discepoli di Emmaus, così può essere per ciascuno di noi. Si tratta solo di fare in modo che il Ri sor to non abbia difficoltà ad “accostarsi” a noi, e a “camminare” con noi. Anche a noi è data la passibilità di ricono sce re il Risorto dallo spezzare il pane (l’Eucaristia). Lo riconosceremo dav vero solo quando sen tiremo dentro di noi l’insopprimibile desiderio di farlo co no scere anche agli altri senza “indugi” e temporeggiamenti. La nostra vita può essere se gna ta per sempre dall’incontro con Gesù Risorto. Un segno concreto è senz’altro quello che spin
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ge a fare della propria esi stenza un dono accolto con gratitudine e ri do nato con gratuità.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Giorno della risurrezione: un fausto inizio! Accendiamo la nostra luce in questo giorno di festa. Abbracciamoci l’un l’altro. Rivolgiamoci, o fratelli, anche a coloro che ci odiano, non soltanto a chi, per amore, abbia compiuto o sofferto qual cosa per noi. Rimettiamo tutto alla risurrezione e perdoniamoci l’un l’altro.[...]. Ieri ero crocifisso con Cristo, oggi so no glorificato assieme a lui; ieri morivo con lui, oggi veniamo entrambi vivificati; ieri ero seppellito insieme con Cristo, og gi io e lui risor giamo. Rechiamo, dunque, offerte a colui che ha patito ed è risorto per noi. Voi pensate, forse, che io in tenda dire oro o argento o tessuti o pietre lucenti e preziose. [...]. Io dico, invece, che dobbiamo offrire a Dio tutti noi stes si: questa è l’offerta a lui più gradita e conveniente. [...]. Ciascuno, dunque, doni tutto, offra in sacrificio tutto a colui che diede in cambio se stesso per la nostra redenzione. Il dono più grande che potremo fare, d’altronde, sarà proprio quello di donare tutti noi stessi, dopo aver compreso il significato di un tale mistero ed esserci resi conto del fatto che egli ha compiuto ogni cosa per noi.
(Gregorio di Nazianzo, Sulla santa Pasqua, 1,45)
In ogni Eucaristia viviamo sacramentalmente l’esperienza dei due discepoli di Emmaus. Al termine della Messa scopri di avere il cuore che ti arde nel petto per la gioia di aver incontrato il Signore, o semplicemente pensi di avere la coscienza “a posto” perché ancora per un’altra domenica hai assolto un “dovere”?
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…è PreGata Signore Gesù, in questo santo giorno ti prego di accostarti a me per camminare con me. Apri il mio cuore all’intelligenza delle scritture e fa’ che ti riconosca sempre come il Signore della mia vita nel momento in cui tu ti rendi continua men te presente, per la potenza del tuo santo Spirito, in ogni assemblea eucaristica. Amen.
Lunedì dell’Angelo, 6 aprile 2015Beata Pierina Morosini, vergine e martire
Ottava di PasquaLiturgia della ParolaAt 2,14.22b32; Sal 15; Mt 28,8-15
la Parola Del siGnore…è asColtata
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con ti-more e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro di-cendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Gali-lea e là mi vedranno». Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: «Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormi-vamo. E se mai la cosa verrà all’orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia». Quelli,
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preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.
…è meDitata “… gli strinsero i piedi e lo adorarono”
Sin dall’inizio lo stile di quanti si avvicinano al Mistero Pasquale è stato caratterizzato da un autentico “dinamismo”. Infatti, chi è raggiunto da una bella notizia non ha al tro desiderio se non quello di comunicarla, condividerla. “Le donne corsero a dare l’an nunzio ai suoi discepoli” – dice il Vangelo. In questa corsa è lo stes so Gesù ad an dare loro incontro. Lasciamoci raggiungere da Gesù nell’ambito del la nostra vita e strin giamoci anche noi ai piedi del Risorto per adorarlo nell’intimo del nostro cuore. La gioia che il Risorto travaserà nei nostri cuori saremo portati a con dividerla con naturalezza insieme a tutti i nostri “compagni di viaggio”. Imprimeremo così alla nostra vita lo stile della “condivisione” di una gioia che ci sovrasta perché partecipa della stessa gioia eterna di Dio.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Ma subito il Signore va incontro alle donne, incoraggiate dall’angelo, e le saluta, perchè, dovendo annunciare la risurrezione ai discepoli che attende vano, esse ricevevano ciò che avrebbero detto dalla bocca di Cristo piuttosto che da quella dell’angelo. Il fatto poi che sono delle semplici donne che lo vedono per prime, lo salutano, si prostrano alle sue ginocchia, sono invitate a portare la notizia agli apostoli, indica il rovesciamento in senso contrario della responsabilità originale. Nel senso che, come la morte era scaturita dal loro sesso, così questo riceveva per primo la gloria, la visione, il frutto e l’annuncio della risurrezione. Alle guardie, che avevano visto tutte queste cose, viene comprato con una somma di denaro il silenzio sulla risurrezione e
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la dichiarazione falsa di un furto. La gloria, cioè, viene rinnegata dall’onore e dalla cupidigia del mondo, che ripone tutto il suo prestigio nel danaro.
(S. Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo, XXXIII, 9)
Quando ci si è incontrati con il Signore non c’è più tempo da perdere! La tua esperienza di fede pensi che sia caratterizzata dal forte “dinamismo” pasquale (le donne corsero a dare l’annuncio…), oppure è segnata da una sorta di “sedentarietà” che ti porta, di fatto, al disimpegno nella testimonianza di Gesù Risorto?
…è PreGata Signore Gesù, vieni incontro anche a me e rassicurami con la tua presenza. Che io cada in ginocchio per adorarti e mi rialzi solo per andare ad annunziare ai miei fratelli che sei Risorto e che solo in te, e in nessun’altro, c’è salvezza. Amen.
Martedì, 7 aprile 2015San Giovanni Battista de la Salle, sacerdote
Ottava di PasquaLiturgia della ParolaAt 2,36-41; Sal 32; Gv 20,11-18
la Parola Del siGnore
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In quel tempo, Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.
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Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che sta-va lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai por-tato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.
…è meDitata “Donna perché piangi? Chi cerchi?”
Di solito siamo noi a rivolgere delle domande a Dio e spesso le nostre domande hanno il tono di una protesta per qualcosa che non sempre riusciamo a capire bene. Oggi la pagina del Vangelo ci presenta, invece, Gesù che interroga una donna. Il Ri sor to si avvicina a Maria di Magdala, dimostra la sua premurosa prossimità verso lo stato d’animo della donna e la chiama per nome; in quello stesso istante Maria riconosce il suo Maestro e subito, senza tentennamenti o inutili rinvii, va ad annunciare ai discepoli di aver visto il Signore. Nell’incontro del Risorto con Maria di Magdala abbiamo il paradigma di ogni esperienza successiva. Anche noi siamo “chiamati per nome”. Come Maria dobbiamo narrare con la vita l’esperienza del no stro incontro con Gesù Risorto.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Maria, in lacrime, si chinò per guardare nel sepol cro. Senza alcun dubbio lo aveva visto ormai vuoto e aveva
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già detto che il Signore era stato portato via: perché dunque si china di nuovo e desidera vedere ancora? Si sa che per chi ama non è sufficiente guardare soltanto una volta, perché l’intensità dell’amore rende tenace l’impegno nella ricerca. Cercò dunque una prima volta e non trovò; perseverò nella ricerca e le fu concesso di trovare. Avvenne che il desiderio, nell’attesa, si facesse più inten so, e così fosse possibile avere in pieno ciò che era stato ritrovato. [...]. I santi desideri, come abbiamo detto, si fanno più intensi nell’attesa; se invece vengono meno significa che non erano autenti ci. Arse di questo amore chiunque riuscì a raggiunge re la verità.[...]. La mente dell’uomo che non cerca l’incontro con il suo Creatore rimane in una triste insensibilità e rigida nel suo intimo. Se però incomincia ad ardere per il desiderio di seguire Colui che ama, corre a Lui come annientata dalla fiamma d’amore. [...]; e l’animo, avvolto in fiamme come si usa con l’oro perchè ha perduto con l’uso lo splendore , brilla in questo incendio.
(S. Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli, II,XXV,2)
La scena dell’incontro di Gesù con la Maddalena può ripetersi. Gesù continua a chiedere: “chi cerchi?”. Che è come dire: cosa stai cercando nella vita? Cosa ti sta più a cuore?
…è PreGata Signore Gesù, concedimi la prontezza d’animo per saperti dire: te solo io cerco, Signore. Donami di conoscere prontamente la tua santa ed ineffabile volontà e di attuarla generosamente con tutta la mente e il cuore, ogni giorno della mia vita. Amen.
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Mercoledì, 8 aprile 2015San Dionigi, vescovo
Ottava di PasquaLiturgia della ParolaAt 3,1-10; Sal 104; lc 24,13-35
la Parola Del siGnore
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Nello stesso primo giorno della settimana due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversava-no di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e cammi-nava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscer-lo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo han-no consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo tro-vato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcu-ni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste
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sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lonta-no. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il cuo-re nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Dav-vero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’aveva-no riconosciuto nello spezzare il pane.
…è meDitata“Quando fu a tavola con loro, prese il pane,disse la benedizione,lo spezzò e lo diede loro”
Gesù continua a sedersi a tavola con i suoi discepoli. In ogni Eucaristia siamo da Lui stesso “convocati” per celebrare il Me moriale della sua Pasqua. Il Risorto continua a donarci il Pane della sua Parola e il Pane di Vita. La condivisione del l’Eu caristia è necessaria per alimentare la nostra fede. Alla scuola di Gesù, Pane di Vita, riusciamo a comprendere la no stra vita come una risposta ad una soavissima chiamata da parte di Dio. “Convocati” da Gesù siamo “provocati” da Lui a fare di tutta quanta la nostra vita una esperienza di “gratitudine” nei confronti di Colui nel quale “viviamo, ci muo via mo, ed esistiamo” (At 17,28) e di “gratuità” verso il no stro prossimo.
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…risuona nel Cuore Dei PaDri Avete sentito, carissimi fratelli, che il Signore apparve lungo il cammino a due discepoli non ancora giunti alla fede ma impegnati in un discorso su di Lui, senza però mostrare un aspetto per cui fosse loro possibile riconoscerlo. Il Signore agì, dunque, esteriormente quanto agli occhi del corpo, secondo quanto avveniva in loro nell’intimo riguardo agli occhi dell’anima. Essi infatti, nel profondo del loro spirito, amavano e dubitavano: il Signore era infatti esternamente presente, per loro, ma non svelava la sua identità. Stava con loro che parlavano di Lui, ma essendo essi nel dubbio tenne nascosta l’immagine per cui potessero riconoscerlo. [...]. Dovevano essere messi alla prova per vedere se, non ancora pronti ad amarlo come Dio, erano almeno in grado di aver cura di Lui come pellegrino. Impossibilitati a sottrarsi all’amore, dato che a loro si era affiancata la Verità, gli offrono infatti accoglienza come a un pellegrino. Perchè parliamo di ospitalità offerta, se il passo evangelico dice: Lo costrinsero? Perchè si tratta di una situazione da cui risulta che i pelle grini vanno non solo invitati ma attirati all’ospita lità. Preparano la mensa, offrono i cibi, e riconoscono nello spezzare il pane il Signore di cui non si erano accorti mentre venivano spiegate le Scritture.
(S. Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli, II,XXIII,1)
“Due di loro erano in cammino…”. Così abbiamo letto all’inizio del brano di vangelo. Chi è in cammino ha sempre una meta da raggiungere. La tua qual è?
…è PreGata Signore Gesù, rendimi disponibile ogni giorno all’ascolto della tua parola e fa’ che io metta l’Eucaristia
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al centro della mia vita. In questo modo sentirò dentro il mio cuore l’insopprimibile esigenza di annunciarti “senza indugio” a quanti tu stesso, ogni giorno, poni sul mio cammino e eviterò così di inventarmi una meta che non sia quella che tu stesso, Signore, mi proponi. Amen.
Giovedì, 9 aprile 2015Santa Casilda di Toledo, vergine
Ottava di PasquaLiturgia della Parola
At 3,11-26; Sal 8; lc 24,35-48
la Parola Del siGnore
…è asColtata
In quel tempo, i discepoli di Emmaus riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stu-pefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che
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si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conver-sione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusa-lemme. Di questo voi siete testimoni».
…è meDitata “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?”A Gesù stiamo a cuore. Lui si accosta a noi e ci dimostra sempre la sua premurosa sollecitudine. Non passa inosservato nulla di ciò che alberga nel nostro cuore. Con ineguagliabile finezza Gesù scorge i nostri turbamenti, snida i dubbi più se gre ti del nostro cuore e continua ad aprire la nostra mente all’intelligenza delle Scritture. Il Risorto “in persona” continua a rendersi presente nella vita della sua Comunità, ad augurare quella pace che solo Lui può concedere ai nostri cuori, ad in viarci come suoi testimoni nel mondo. Non perdiamo tempo a scoprire la presenza del Risorto nella no stra vita, accogliamo il dono della sua pace, comprenderemo così il timbro da dare alla nostra personale testimonianza.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Come avete sentito, il Signore dopo la sua risurre zione apparve ai suoi discepoli e li salutò dicendo: La pace sia con voi. Ecco, la pace è il saluto della salvezza, poiché lo stesso termine “salute” prende il nome dalla salvezza. Che c’è dunque di meglio del fatto che la stessa Salvezza saluti l’uomo? La nostra salvezza infatti è Cristo. Proprio lui è la nostra salvezza, lui che fu per noi coperto di ferite, inchiodato sul legno della croce e poi, deposto dal legno, fu posto nel sepolcro. Dal sepolcro però risorse con le ferite risanate, ma conservando le cicatrici. Giudicò infatti fosse utile per i suoi discepoli
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che fossero conservate le sue cicatrici, perchè venissero guarite con esse le ferite del loro cuore. Quali ferite? Le ferite dell’incredulità. (S. Agostino, Discorsi, 116,1)
Sei turbato? Se sì, perché? E ancora: cosa fai di solito per diradare eventuali dubbi di fede?
…è PreGata Signore Gesù, aiutami a comprendere che ogni realtà trova il suo senso profondo solo alla luce del tuo mistero pasqua le. Liberami dalla insidiosissima tendenza a ripiegarmi sul presente senza alcun riferimento né al passato, né al futuro. Ren diti presente a me con la forza del tuo santo Spirito e comunicami la tua pace. Amen.
Venerdì, 10 aprile 2015Santa Maddalena di Canossa, vergine
Ottava di PasquaLiturgia della Parola
At 4,1-12; Sal 117; Gv 21,1-14
la Parola Del siGnore
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In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo an-che noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che
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era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da man-giare?». Gli risposero: «No». Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È’ il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si get-tò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso or ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a ter-ra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.
…è meDitata “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete” È nell’obbedienza a Gesù il segreto della nostra riuscita. Non ci sono altre vie e alternative possibili… Quante energie tal volta vengono sprecate inutilmente. Perché? Perché non sempre sono innestate nella volontà di Dio. La tendenza ad as sumere uno stile di vita caratterizzato da una forma di “autogestione e autonomia assoluta” nei confronti di Dio è molto diffusa e sembra farsi strada nel cuore di tanti giovani cristiani. Gesù oggi ci esorta a “gettare le reti” dalla parte che Lui stesso ci indica. Ma prima ancora, sulla sua Parola, dobbiamo “prendere il largo”: non possiamo, cioè, starcene a “bighellonare” a riva. Un
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simile atteggiamento sarebbe l’amara premessa della nostra “deriva”. Se vogliamo trovare ciò che il nostro cuore ardentemente deside ra, e cioè il vero senso della nostra vita, dovremo prestare una obbedienziale atten zio ne alle indicazioni di Gesù. Col salmista potremo allora pregare: “corro per la via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato il mio cuore” (Sal 118,32).
…risuona nel Cuore Dei PaDri Possiamo anche chiederci come mai il Signore, dopo la risurrezione, si fermò sulla spiaggia, mentre i discepoli si affaticavano in mare; Egli che, prima della risurrezione, camminò tra i flutti di fronte a loro. Il motivo è presto conosciuto, se si pensa al la situazione che si era creata. Cosa indica il mare, se non il mondo in cui siamo, travolto da tumultuose vicende e dai flutti di una vita destinata a finire? La stabilità del lido, cosa rappresenta se non la dimensione infinita della pace eterna? Essendo i di scepoli ancora immersi nel flutti della vita mortale, si affaticavano in mare. Il nostro Redento re, avendo ormai trionfato sulla corruzione della carne, dopo la risurrezione stava sulla spiaggia, ed era come se annunciasse nella realtà dei fatti il mistero del la sua risurrezione, commentandolo così: Non mi presento più, a voi, in mare, perché non sono più con voi tra i flutti e nel tur bine.
(S. Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli, II,XXIV,2)
“Io vado a pescare”. Quando si vuole fare di testa propria i risultati sono sempre segnati da profonda delusione: “in quella notte non presero nulla”. Nel modo di impostare la vita pensi di fare “di testa tua”, o ritieni che sia più “conveniente” affidarsi alle indicazioni di Gesù?
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…è PreGata Rafforza, Signore, il mio povero cuore perché ponga o riponga al suo centro solo te, come Signore e Salvatore. Dilata il mio cuore perché possa “gettare le reti” non dove o come voglio io, ma come e dove vuole Dio. Amen.
Sabato, 11 aprile 2015San Stanislao, vescovo e martire
Ottava di PasquaLiturgia della ParolaAt 4,13-21; Sal 117; Mc 16,9-15
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Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, ap-parve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva caccia-to sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi se-guaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre era-no in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero crede-re. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura».
…è meDitata “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”Andare, predicare. Due verbi che caratterizzano la vita della comunità del Risorto sin dall’inizio. Due verbi
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che rimandano alla sovrana iniziativa di Gesù che sceglie i suoi discepoli perché stiano con lui e, poi, per mandarli a predicare il suo vangelo (cfr Mc 3,1315). In questi due verbi è racchiusa l’intera vicenda della comunità ecclesiale di tutti i tempi e di ogni luogo. E in essa di ciascun battezzato. Anche oggi, però, ci sono quelli che non vogliono credere. E questi non sono necessariamente gli altri, i cosiddetti “lontani”. Siamo anche noi, i cosiddetti “vicini”. Il Risorto rimprovera la nostra incredulità e la durezza del nostro cuore. Ma ciononostante continua a contare su di noi e a dirci: “Andate… Predicate”. Accogliamo tale invito così impegnativo e attrezziamoci per comprendere sempre più e meglio in che modo il Signore ci invita a tradurlo concretamente nella nostra vita.
…risuona nel Cuore Dei PaDri I discepoli tardarono a credere nella risurrezione del Signore, e ciò va visto non come segno del loro vacillare ma come sostegno alla fede a cui noi saremmo stati in futuro chiamati. A loro, ancora in preda ai dubbi, l’evento della risurrezione fu mostrato con molti argomenti: ne leggiamo nelle testimonianze scritte, e non ci sentiamo forse confermati nella fede dai loro stessi dubbi? Mi dà infatti minor aiuto Maria, giunta subito alla fede, di Tommaso, che dubitò a lungo. Questi, con la sua incertezza, toccò le cicatrici delle ferite e allon tanò dal nostro cuore la ferita dell’incredulità. [...]. Marco ricorda anche che il Signore, prima di salire al cielo, rimproverò i discepoli per la durezza del loro cuore e per l’incredulità. In tutto ciò, cosa occorre mettere in risalto se non che il Signore rimproverò i discepoli nell’atto di congedar si con la sua presenza fisica da loro, perchè le parole da Lui pronunciate nel lasciarli restassero più saldamente impresse nel loro
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cuore mentre le udivano? Ascoltiamo cosa dice come esortazione dopo il rimprovero per la durezza del loro cuore: Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.
(S. Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli, II,XXIX,1)
“Andate”. È questo l’imperativo che Gesù consegna alla comunità nascente. Non si tratta di un semplice con si glio, ma di un esplicito comando. Tu, di solito, le parole di Gesù le accogli come un semplice consiglio facoltati vo o piuttosto riconosci loro un valore normativo per tutta la tua vita?
…è PreGata Signore Gesù, concedimi l’entusiasmo e la forza necessari per comprendere che anch’io devo andare per il mondo ad annunciare il tuo vangelo. La missione non è una prerogativa solo di alcuni nella chiesa, ma piuttosto un inderogabile dovere di tutti i battezzati. Che io ti accolga ogni giorno di più come l’unico mio Signore e al tempo stesso mi scopra chia mato e mandato a narrare con le opere della vita le meraviglie del tuo amore. Amen.
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II Settimana di Pasqua
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II Domenica di Pasqua, 12 aprile 2015San Giulio I, papa
DOMENICA DEllA DIVINA MISERICORDIA
Liturgia della Parola At 4,32-35; SaI 117; 1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31
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La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spiri-to Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». Tomma-so, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani I segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo co-stato, non crederò». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispo-se Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». Molti altri segni fece Gesù
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in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbia-te la vita nel suo nome.
…è meDitata “Mio Signore e mio Dio”
Anche se la Chiesa, con immutabile ardore, continua ad annunciare in ogni angolo della terra e ad ogni creatura il gioi o so annuncio: “Abbiamo visto il Signore!”, tut tavia questo stesso messaggio ogni giorno deve fare i conti col mistero della li bertà umana, che solo lentamente giunge a dichiarare il suo atto di fede: “Mio Si gno re e mio Dio!”. Si tratta della pro fes sione di fede più alta, che può maturare nel cuore di una persona umana. È verso questa luminosità della fede che dobbiamo cam minare ogni giorno in mezzo a tutte le possibili umane fatiche del credere. Ri co noscere in Gesù il Signore e il Dioconnoi non è tanto il frutto spontaneo della nostra intelligenza, ma piuttosto e soprattutto l’esito finale dell’in ti ma azione dello Spirito Santo che è stato riversato nei nostri cuori (cfr Rm 5,5).
…risuona nel Cuore Dei PaDri Ma il Signore riappare e placa il tormento ed elimina il dubbio del suo discepolo. Più che il dubbio, soddi sfa il suo desiderio. Entra a porte chiuse. Questa apparizione incredibile conferma la sua risurrezione incredibile. Opera un secondo miracolo per convincere Tommaso. “Metti il tuo dito nella ferita dei chiodi, gli dice. Tu mi cercavi quando non c’ero; approfittane ora. Io conosco il tuo desiderio anche se non me lo manifesti. Prima che tu me lo dica, conosco il tuo pensiero. Ho ascoltato le tue parole e, benché invisibile, ero vicino a te, ai tuoi dubbi. Ritardando a mostrarmi alla tua incredulità, ho concesso tempo per aumentare la tua brama di
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vedermi. Metti il tuo dito nella ferita dei chiodi, metti la tua mano nel mio costato, non essere incre dulo ma credente”. Allora Tommaso lo palpa, fa cadere la sua diffidenza e, ricolmo di una fede sincera e di tutto l’amore che si deve al proprio Dio, grida: “Signore mio e Dio mio”. Il Signore gli risponde: “Perchè mi hai veduto, hai creduto. Beati quelli che credono senza avere visto”. Trascina tutta la gente a credere non ai loro occhi, ma alla tua parola. Percorri popoli, città barbare. Insegna loro a portare sulle spalle la croce, al posto delle armi. Annunciami: crederanno e mi adoreranno senza esigere un’altra apparizione. Dì loro che sono chiamati dalla grazia, contempla la loro fede: beati in verità quelli che hanno creduto senza aver visto.
(Basilio di Seleucia, Omelia sulla Pasqua,4)
“Beati quelli che pur non avendo visto crederanno”. Nella categoria di quelli che non hanno visto il tuo nome c’è sicuramente. E in quella dei credenti?
…è PreGata Signore Gesù, oggi desidero fare mio il grido di fede di Tom ma so. Lo voglio ripetere sommessamente: “Mio Signore e mio Dio!”, Aiutami a fare in modo che questa professione di fede sia confermata dalla vita e concedimi la forza del tuo santo Spirito, perché sia disposto ogni giorno a fare ciò che vuoi tu, obbedendo a te e aderendo con gioia alla mia personale vocazione. Amen.
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Lunedì, 13 aprile 2015San Martino I, papa e martire
Liturgia della ParolaAt 4,23-31; Sal 2; Gv 3,1-8
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C’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rab-bì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vec-chio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti me-ravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito».
…è meDitata “Il vento soffia dove vuole”
Ci può capitare talvolta di essere tentati di voler apportare qualche correzione allo stesso operato di Dio o almeno di rinchiuderlo all’interno di certi nostri determinati “schemi”. In questi casi sarà bene ricordarci che Dio è il “totalmente Altro” e il suo agire va “totalmente oltre” ogni nostra umana immaginazione e previsione. Nel suo dialogo notturno con Nicodemo Gesù fa ricorso all’immagine del vento per indicare l’assoluta libertà dello Spirito. Tutte le volte che smarriamo la portata
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di questa “immagine”, rischiamo di accostarci alla vita spirituale con la tendenza a classificare tutto e prevedere ogni cosa, a vivere di pregiudizi e soprattutto a non provare più quel provvidenziale senso di stupore nei confronti delle imprevedibili novità dello Spirito. Guardiamoci bene dal rischio di volere “recintare” – più o meno con sa pe vol mente – l’insindacabile azione dello Spirito Santo. Una prova concreta di questo rischio evita to sarà il superamento di quei “pregiudizi”, che non sempre ci consentono di ac corgerci delle meraviglie di grazia che lo Spirito Santo è capace di far fiorire in mez zo al deserto di tante nostre esistenze.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Nicodemo, che si era recato da Gesù di notte, era incapace di gustare questo spirito e questa vita. Gesù gli aveva detto: Nessuno può vedere il regno di Dio se non nasce di nuovo. E quello, incapace di elevarsi al di sopra della sapienza della sua carne e la cui bocca non aveva ancora gustato il sapore della carne di Cristo, gli dice: Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può, forse, entrare una seconda volta nel seno di sua madre e rinascere? Non conosceva altro modo di nascere, se non quello da Adamo ed Eva; ancora non sapeva che si poteva nascere da Dio e dalla Chiesa. Conosceva solo quei genitori che generano per la morte, non ancora quelli che generano per la vita; conosceva solo quei genitori che generano degli eredi, non ancora quelli che, essendo immortali, generano figli che per sempre rimarranno. Vi sono, insomma, due nascite: Nicodemo ne conosceva una sola. Una nascita è dalla terra, l’altra dal cielo; una è dalla carne, l’altra dallo Spirito; una da ciò che è mortale, l’altra da ciò che è eterno; una dall’uomo e dalla donna, l’altra da Dio e dalla Chiesa. E tutte e due sono uniche, e perciò irripetibili. Nicodemo aveva compreso bene la
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nascita secondo la carne: tu cerca di capire la nascita spirituale come egli capì quella secondo la carne.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 11,6)
Per passare dalla fede debole a quella adulta Nicodemo deve imparare prima a essere umile davanti al mistero, a farsi piccolo davanti all’unico Maestro che è Gesù. Puoi dire che questo passaggio tu lo stai favorendo? Se sì, in che modo? Se no, perché?
…è PreGata Signore Gesù, allarga la mia mente e il mio cuore agli spazi sconfinati dell’assoluta libertà del tuo santo Spirito. Libera mi, ti prego, da ogni forma di pregiudizio che potrebbe impedirmi di non discernere le meraviglie di grazia che lo Spirito Santo realizza nel cuore di chi, secondo i nostri angusti parametri valutativi, è ritenuto lontano e incapace di gesti significativi. Perdonami, Signore, se qualche volta non ho saputo cogliere l’azione della tua grazia al di là dei soliti “recinti” ec cle siali. Amen.
Martedì, 14 aprile 2015San Lamberto di Lione, vescovo
Liturgia della Parola At 4,32-37; Sal 92; Gv 3,7-15
la Parola Del siGnore
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In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «In verità ti dico:dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è
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di chiunque è nato dallo Spirito». Replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che ab-biamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonian-za. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiun-que crede in lui abbia la vita eterna».
.…è meDitata “Chiunque crede in Gesù ha la vita eterna”
La semplice conoscenza delle Scritture non basta. Per comprendere il mistero della “rinascita” di cui parla Gesù con il suo interlocutore notturno di nome Nicodemo è necessario credere. E credere in Gesù innalzato sul legno ignominioso del la Croce. Chiunque crede in Lui ha assicurata la vita eterna. Il mondo attende ancora oggi questo annuncio di vita. Men tre ci si dibatte in tante attività di morte, c’è un estremo bisogno di chi si consacra completamente al servizio del Van gelo, intramontabile ed i ne guagliabile messaggio di vita. Lo sguardo rivolto alla vita eterna viene a “relativizzare” e “ridimensionare” ogni attività umana, proiettando in questo modo una luce speciale verso tutto ciò che è, e va ritenuto, essenziale. Da questo punto di vi sta è quanto mai necessario imparare a “gerarchizzare” le varie realtà che costituiscono la trama della vita di ciascuno di noi. Riusciremo ad evitare così di far occu pare i primi posti nelle nostre “graduatorie personali” a quelle cose che, al contrario, non dovrebbero nep pure essere prese in considerazione. Gesù direbbe: “chi ha orecchi per intendere, intenda!” (Mc 4,9).
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…risuona nel Cuore Dei PaDri Rispose Gesù: Tu sei maestro d’Israele e ignori queste cose? Si direbbe, o fratelli, che il Signore abbia voluto smontare quel maestro dei Giudei. Il Signore sapeva quello che voleva: voleva che Nicodemo nascesse dallo Spirito. Non si può nascere dallo Spirito, se non si è umili, perchè è l’umiltà che ci fa nascere dallo Spirito: il Signore è vicino ai contriti di cuore. Quello, essendo un maestro, era troppo sicuro di sè, e stava sulla sua per il fatto che era dottore dei Giudei. Il Signore lo aiuta a liberarsi dalla superbia per poter nascere dallo Spirito; lo umilia come un principiante; non certo con l’intenzione di mostrarsi superiore a lui. Che cosa ha da guadagnare Dio nei confronti dell’uomo, la verità nei confronti della menzogna? È necessario dire o pensare che Cristo è superiore a Nicodemo? È già superfluo ricordare che Cristo è superiore agli angeli. Colui per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte, è incomparabilmente superiore ad ogni creatura. Ma Cristo si propone di mettere in crisi la superbia dell’uomo: Tu sei maestro d’Israele e ignori queste cose? Come a dire: Vedi, capo superbo, che non sai niente; hai bisogno di nascere dallo Spirito; se nascerai dallo Spirito potrai percorrere le vie di Dio, seguendo l’umiltà di Cristo.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 12,6)
A proposito di “gerarchia” delle varie realtà che costituiscono la trama della vita, “chi” e “che cosa” occupano i primi posti? Non in teoria – s’intende – ma nella vita di tutti i giorni!
…è PreGata Signore Gesù, donami di poter credere a quanto tu m’insegni a proposito delle realtà del cielo. Aiutami a
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saper discernere ciò che è essenziale nella vita da ciò che, invece, non lo è. Io credo in te, Signore, ma tu accresci la mia fede. Amen.
Mercoledì, 15 aprile 2015San Damiano de Veuster, sacerdote
Liturgia della ParolaAt 5,17-26; Sal 33; Gv 3,16-21
la Parola Del siGnore
...è asColtata
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Dio ha tanto ama-to il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condan-nato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
…è meDitata “Gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce”
Da duemila anni attorno alla persona di Gesù di Nazaret gli uomini hanno assunto due possibili atteggiamenti: l’accoglienza o il rifiuto. Non si può, cioè, rimanere indifferenti dinanzi a Lui. Bisogna de
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cidersi. E spesso è capitato che gli uomini abbiano pre ferito le tenebre alla luce. Lo attesta l’evangelista Giovanni, lo conferma la storia. Gesù è venuto a rivelare l’amore del Padre per gli uomini di ogni latitudine e longitudine. Di fronte a questa mirabile luce s’impone una scelta decisiva. Anche noi siamo chiamati a fare la nostra scelta. Non possiamo accontentarci di una semplice scelta fatta per “tradizione” del tipo anche i miei nonni e i miei genitori sono cristiani. Occorre personalizzare il nostro atto di fede traducendolo in una adesione che non si riduca a delle semplici belle parole. Il Signore ci interpella, vuole da noi una risposta. Desidera vedere sino a che punto siamo disposti a preferirLo, nella concretezza della nostra vicenda esistenziale, rispetto a tutte quelle forme di diffuso indifferentismo religioso o di religiosità indistinta e variamente sincretistica (cf New Age).
…risuona nel Cuore Dei PaDri È questa la ragione del giudizio: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie? Che significa? Chi aveva al proprio attivo delle opere buone? Non sei forse venuto, o Signore, per giustificare gli empi? Se non che tu dici: Hanno amato più le tenebre che la luce. È questo che ha voluto far risaltare. Molti hanno amato i loro peccati, e molti hanno confessato i loro peccati. Chi riconosce i propri peccati e li condanna, è già d’accordo con Dio. Dio condanna i tuoi peccati; e se anche tu li condanni, ti unisci a Dio. L’uomo e il peccatore sono due cose distinte: l’uomo è opera di Dio, il peccatore è opera tua, o uomo. Distruggi ciò che tu hai fatto, affinché Dio salvi ciò che egli ha fatto. È necessario che tu detesti in te l’opera tua e ami in
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te l’opera di Dio. Quando comincia a dispiacerti ciò che hai fatto, allora cominciano le tue opere buone, perché condanni le tue opere cattive. Le opere buone cominciano col riconoscimento delle opere cattive. Operi la verità, e così vieni alla luce. Cosa intendo dire dicendo: operi la verità? Intendo dire che non inganni te stesso, non ti blandisci, non ti lusinghi; non dici che sei giusto mentre sei colpevole. Allora cominci a operare la verità, allora vieni alla luce, affinché sia manifesto che le tue opere sono state fatte in Dio.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 12,13)
Gesù oggi viene a chiederti: Vuoi deciderti per Me? Oppure preferisci la mediocrità?
…è PreGata O Padre, che con la Pasqua del tuo Figlio hai ristabilito l’uomo nella dignità perduta e gli hai dato la speranza della risurrezione, fa’ che accogliamo e viviamo nell’amore il mistero celebrato ogni anno nella fede. Amen.
Giovedì, 16 aprile 2015San Benedetto Giuseppe Labre, pellegrino
Liturgia della Parola At 5,27-33; Sal 33; Gv 3,31-36
la Parola Del siGnore
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In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Colui che viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, ap-partiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito,
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eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio incombe su di lui».
…è meDitata “Chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita”
L’accoglienza di Gesù nella nostra vita è la condizione necessaria per partecipare alla stessa vita divina. Chi accoglie la Parola di Gesù si scopre destinatario del dono dello Spirito Santo e ha la certezza di avere l’accesso alla vita eterna. Nell’obbedire a quan to Gesù ci propone troviamo la garanzia della vera vita. Obbedire. Un verbo che sten ta a trovare pronta accoglienza, specie di questi tempi. Eppure proprio nell’obbedien za alla parola di Gesù noi abbiamo la certezza di non rimanere delusi. L’esasperata autonomia (nonobbedienza) nei confronti di Dio, invece, crea solitudine e risulta pre messa di autentici fallimenti. Gesù è “al di sopra di tutti”. Ma per essere con cre ti ci domandiamo: Gesù è davvero al di sopra di tutto nella nostra storia personale? Dalla risposta a questa domanda dipende la nostra capacità di effettiva crescita nel l’ob bedienza “a Colui che viene dall’alto”, quella obbedienza capace di in fon dere pienezza di senso alla nostra vita.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Chi ragiona ancora secondo la carne, non può comprendere ciò che dico. In attesa di poter comprendere, cominci a credere, ascoltando quanto segue: Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi si rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma la collera di Dio rimane su di lui. Non dice l’ira di Dio viene su di lui, ma l’ira di Dio rima
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ne su di lui. Quanti nascono mortali portano con sé l’ira di Dio. Quale ira di Dio? Quella che colpì il primo Adamo. Allorché il primo uomo peccò e si sentì dire: Sarai colpito dalla morte, diventò mortale, e noi pure si cominciò a nascere mortali sotto il peso dell’ira di Dio. È venuto poi il Figlio senza peccato, e si è rivestito di carne, si è rivestito di mortalità. Se egli ha voluto partecipare con noi dell’ira di Dio, esiteremo noi a partecipare con lui della grazia di Dio? Ecco perché su colui che non crede nel Figlio rimane l’ira di Dio. Quale ira di Dio? Quella di cui parla l’Apo stolo: Eravamo anche noi, per natura, figli dell’ira come gli altri. Tutti figli dell’ira, perché discendiamo dalla maledizione della morte. Credi in Cristo, che per te si è fatto mortale, affinché tu possa raggiungere lui immortale; quando infatti avrai raggiunto la sua immortalità, cesserai anche tu di essere mortale. Egli viveva e tu eri morto; è morto affinché tu possa vivere. Ci ha recato la grazia di Dio, ci ha liberati dall’ira di Dio. Dio ha vinto la morte affinché la morte non vincesse l’uomo.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 14,13)
Continua a meditare: Gesù, nella mia vita, è davvero al di sopra di tutto e di tutti? Mi raccomando: non lasciarti insidiare dalla fretta!
…è PreGata Signore Gesù, insegnami la via dell’obbedienza alla tua Parola; non permettere che sia sedotto dalle parole umane. So be ne che solo chi crede in te avrà la vita vera, quella cioè che non passa, perché è eterna. Guariscimi da ogni possibile for ma di autonomia rispetto alla tua volontà e concedimi la gioia di non avere altro desiderio al di fuori della costante ri cer ca e obbediente accoglienza della tua santa volontà. Amen.
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Venerdì, 17 aprile 2015Santa Caterina Tekakwitha, vergine
Liturgia della Parola At 5,34-42; Sal 26; Gv 6,1-15
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In quel tempo, Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù sali sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pa-squa, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filip-po: Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli se-dere». C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, i distribuì a quelli che si erano se-duti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avan-zati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il se-gno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
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…è meDitata “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto” Con Gesù gli sprechi sono vietati. Al termine della moltiplicazione dei pani Gesù or di na perentoriamente ai suoi discepoli che “nulla vada perduto”. Il Risorto nutre continuamente il popolo da lui “convocato” dalla sua Parola con il suo Pa ne. A noi è dato ogni giorno di ricevere la nostra porzione di Parola. Non possiamo essere superficiali nell’ac coglierla; non possiamo rischiare che vada perduta. Dobbiamo acquisire sem pre di più la capacità di saper “dimorare” nella Parola. In questo modo ci terremo lon ta ni dal rischio di farne cadere invano neppure una “briciola”. La Parola accolta nei nostri cuo ri sarà per noi una vera e propria “provocazione” a fare della no stra vita una generosa risposta a Colui che continua ad allargare il suo sguardo e a vedere la “folla” che viene verso di Lui. Gesù continua a cercare collaboratori e, come un giorno ha fatto con Filippo, oggi si rivolge a noi con le parole di sempre: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Beati noi se riusciremo a mettere la nostra stessa vita a disposizione di Colui che può sfamarci e dissetarci per sempre.
…risuona nel Cuore Dei PaDri “Raccogliete i frammenti avanzati, affinché non si perdano”. Li raccolsero, dunque, e riempirono dodici ceste... Qualcuno potrebbe pensare che Cristo abbia comandato ai suoi discepoli di raccogliere i frammen ti avanzati per volere, in qualche modo, risparmiare. Ma penso che si capirà facilmente che Cristo non fosse così gretto; e perché dico Cristo? Neppure uno di noi. Che cosa, infatti, si poteva aspettare che rimanesse da cinque pani d’orzo? Ma ciò, invece, è detto con uno scopo, e produce nell’animo dei lettori una manifesta
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meraviglia. Infatti l’efficacia della divina potenza, in questa occasione, è stata tanto grande che non solo ha sfamato una così grande folla con cinque pani d’orzo e due pesci, ma addirittura ne sono rimaste anche dodici ceste di frammenti. [...]. Ma la cosa più importante e degna d’essere considera ta, e di grande giovamento per noi, è questa. Osser va, infatti, come Cristo, attraverso il miracolo, ci solleciti ad essere più pronti a voler essere ospita li, dimostrando coi fatti che Dio non avrebbe abban donato chi partecipa le sue cose agli altri, e si compiace d’essere generoso, e si sforza di osservare ciò che è scritto: “Spezza il tuo pane all’affamato”. Sappiamo che i discepoli, all’inizio, dimostrarono un comportamento piuttosto lento riguardo a questo modo di agire, ma poiché erano fatti così, il Salvatore diede loro un’abbondante raccolta di ciò che era rimasto. Ciò ci fa capire che, se abbiamo dato un po’ del nostro tempo per la gloria di Dio, riceveremo, come scambio, una grazia ancora più feconda, secondo quanto aveva detto Cristo: “Una misura buona, pigia ta, scossa, traboccante vi sarà versata nel seno”.
(S. Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni, III,4)
“Gesù vide che una grande folla veniva da lui…”. Oggi sembra, al contrario, che la folla si allontani “da lui”. Cosa pensi di fare per destare l’attenzione sulla persona di Gesù da parte tua e di chi ti vive accanto? Pensi che questo sia un affare solo dei preti e delle suore?
…è PreGata Signore Gesù, ti ringrazio per la porzione giornaliera della tua Parola che viene ad alimentare la mia fede in te, unico Signore della mia vita. Ti chiedo perdono se tante volte mi è capitato di aver sprecato molte briciole
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del tuo Vangelo. Insegnami a custodire ogni tua Parola nella profondità del mio cuore e concedimi la gioia di orientare tutta quanta la mia vita in piena sintonia con i tuoi insegnamenti. Oggi e sempre. Amen.
Sabato, 18 aprile 2015San Perfetto di Cordova, martire
Liturgia della Parola At 6,1-7; Sal 32; Gv 6,16-21
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Venuta intanto la sera, i discepoli Gesù scesero al mare, sa-lirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, vide-ro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la bar-ca toccò la riva alla quale erano diretti.
…è meDitata “Sono io non temete”
Nel Vangelo si trovano spesso delle espressioni che cercano di togliere da una situazione di vero e proprio timore. Sulle labbra di Gesù troviamo diverse volte l’espres sio ne “Non temere”, “Non temete”. La scena descrittaci dal Vangelo è davvero di una chiarezza straordinaria. Al calar della luce i discepoli salgono in barca per fare ritorno a Cafarnao. Il mare, però, è
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agitato a causa di un forte vento. A ciò si aggiunge anche la grande paura avvertita dai discepoli al vedere qualcuno camminare sulle acque. Gesù ritiene a questo punto necessario dire una espressione che dia loro sicurezza e infonda speranza: “Sono io non temete”. Non si tratta di una semplice espressione di consolazione, ma è piuttosto l’assicurazione di una presenza promessa e assicurata per sempre. Un particolare ci potrebbe aiutare a riflettere molto. L’evan ge lista Giovanni scrive: “Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti”. Facciamo salire anche noi Gesù sulla barca della nostra vita e faremo pure noi l’esperienza della traversata rapida. Avremo mag gio re consapevolezza circa la “riva” verso la quale siamo diretti e soprattutto non perderemo tempo a tracciare “rotte” inutili.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Aumentano in questo mondo le tribolazioni, aumentano i mali, aumentano i crolli, si arriva al colmo: Gesù avanza, calcando i flutti. E sono tali le tribolazio ni, che anche quelli che hanno creduto in Gesù, che si sforzano di perseverare sino alla fine, si spaventano e temono di venir meno. Cristo viene calcando i flutti, calpestando le ambizioni e le alterigie del mondo, e il cri stia no si spaventa. [...]. È compren si bile che i discepoli, vedendo Gesù camminare sui flutti, abbiano avuto paura; così co me i cristiani, nonostante la loro speranza nel secolo futuro, quando vedono umiliata la grandezza di questo mondo, sono col ti da turbamento per il crollo delle cose umane. Se aprono il Vangelo, se aprono le Scritture, vedono che tutto ciò è stato pre detto: che, cioè, il Signore si comporta così. Egli abbassa l’alterigia del mondo per essere glorificato dagli umili. [...]. Per ché temete, o cristiani? Cristo vi dice: Sono io, non temete. Di
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che cosa vi spaventate, di che avete paura? Sono io che vi ho predetto tutto questo, sono io che lo compio, ed è necessario che avvenga così: Sono io, non temete! Volevano allora pren derlo nella barca; lo avevano riconosciuto, erano felici e ormai rassicurati. E subito la barca raggiunse la terra verso la qua le erano diretti. Raggiunta finalmente la riva, dall’acqua passano alla terra ferma, dal mare agitato al porto sicuro, dal cam mino alla meta.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 25,67)
“Il mare era agitato…”. Anche la nostra vita non di rado risulta sballottata da forti raffiche di vento. Che fare in questi casi? Arrendersi alla paura e all’angoscia? O affrettarsi a far salire Gesù sulla navicella della nostra esi sten za? Cosa aspetti ancora a far salire Gesù sulla “barca” della tua vita?
…è PreGata Signore Gesù, con te non ci sono problemi senza soluzione. Alla tua luce vediamo la luce; con la tua grazia ogni possibile burrasca è destinata a placarsi. Solo alla tua presenza possiamo toccare “la riva”; senza di te, invece, rimaniamo in alto mare preda del forte vento e vittime della paura. Sali, Signore, sulla barca della mia vita e aiutami a tracciare con fermezza la rotta verso il Paradiso. Amen.
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III Domenica di Pasqua, 19 aprile 2015San Leone IX, papa
GIORNATA PER l’UNIVERSITà CATTOlICA DEl SACRO CUORE
Liturgia della ParolaAt 3,13-15.17-19; Sal 4; 1Gv 2,1-5a; lc 24,35-48
la Parola Del siGnore
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In quel tempo, di ritorno da Emmaus, i due discepoli ri-ferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’a-vevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Per-ché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuo-re? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qual-che cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quan-do ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saran-no predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».
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…è meDitata “Perché siete turbati,
e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?”Gesù parla sempre con chiarezza e con estrema fermezza; non risparmia pertanto qualche rimprovero quando sa che può ritornare utile per i suoi discepoli. Così è stato per Clèopa e per il suo amico, nel tragitto verso Emmaus dove si recavano delusi, e così è stato per i discepoli radunati nella speranza, ma ancora increduli. Gesù si accosta a loro, cammina con loro, s’interessa di loro e ancora appare loro; ma per il loro bene, se ritiene che un rimprovero li possa aiutare ad aprire gli occhi, non glielo lesina affatto. Difatti si rivolge loro bollandoli come “stolti e tardi di cuore nel credere”. Se affiniamo la nostra sensibilità dovremo anche noi convenire che non mancano certo le occasioni in cui il Signore può rimproverarci per la nostra durezza di cuore e la nostra fatica a percepire ed accogliere la sua divina volontà anche di fronte ad una evidenza. Esaminiamoci, dunque, con più coraggio: chissà che un provvidenziale rimprovero da parte del Signore, accolto con estrema umiltà, non ci aiuti davvero a fare “sul serio” con la nostra fede e con le esigenze che ne conseguono per la nostra vita.
…risuona nel Cuore Della Chiesa Il mistero pasquale è Cristo al vertice della rivelazione dell’inscrutabile mistero di Dio. Proprio allora si adempiono sino in fondo le parole pronunciate nel cenacolo: «Chi ha visto me, ha visto il Padre». Infatti Cristo, che il Padre «non ha risparmiato» in favore dell’uomo e che nella sua passione e nel supplizio della croce non ha trovato misericordia umana, nella sua risurrezione ha rivelato la pienezza di quell’amore che il Padre nutre verso di lui e, in lui, verso tutti gli uomini. «Non è un Dio dei morti, ma dei viventi». Nella
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sua risurrezione Cristo ha rivelato il Dio dell’amore misericordioso, proprio perché ha accettato la croce come via alla risurrezione. Ed è per questo che quando ricordiamo la croce di Cristo, la sua passione e morte la nostra fede e la nostra speranza s’incentrano sul Risorto: su quel Cristo che «la sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato... si fermò in mezzo a loro» nel cenacolo «dove si trovavano i discepoli,...alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». Ecco il Figlio di Dio, che nella sua risurrezione ha sperimentato in modo radicale su di sé la misericordia, cioè l’amore del Padre che è più potente della morte. Ed è anche lo stesso Cristo, Figlio di Dio, che al termine e in certo senso già oltre il termine della sua missione messianica, rivela se stesso come fonte inesauribile della misericordia, del medesimo amore che, nella prospettiva ulteriore della storia della salvezza nella Chiesa, deve perennemente confermarsi più potente del peccato. Il Cristo pasquale è l’incarnazione definitiva della misericordia, il suo segno vivente: storico salvifìco ed insieme escatologico. Nel medesimo spirito, la liturgia del tempo pasquale pone sulle nostre labbra le parole del Salmo: Canterò in eterno le misericordie del Signore. (S. Giovanni Paolo II, Dives in Misericordia, 8)
Nelle tue scelte ti lasci condizionare da ciò che fanno o pensano gli altri, oppure ti lasci conquistare da ciò che il Signore vuole da te?
…è PreGata Signore Gesù, senza di te non possiamo fare nulla. Me ne accorgo continuamente. Eppure spesso mi ostino a
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continuare a fare di testa mia. Perdona tutte le forme di facile conformismo alla mentalità di questo mondo e concedimi il co rag gio e la determinazione necessari per decidere sempre e solo quello che tu vuoi e che, con la soavità di sem pre, non ti stan chi mai di proporre alla mia libertà. Amen.
Lunedì, 20 aprile 2015Sant’Aniceto, papa
Liturgia della ParolaAt 6,8-15; Sal 118; Gv 6,22-29
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Il quel tempo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era sali-to con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli era-no partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uo-mo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere
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per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
…è meDitata “Questa è l’opera di Dio: credere in colui
che egli ha mandato”Dopo la moltiplicazione dei pani come si può facilmente intuire, Gesù è “ricercato”. E Lui è pienamente consapevole del fatto che viene cercato perché fa mangiare “gratis”. Per questo a quanti lo cercano, Gesù suggerisce di procurarsi “non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna”. Questo modo di parlare di Gesù porta i suoi interlocutori a formulare una domanda molto concreta: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Ci aspetteremmo delle indicazioni su alcune cose da fare. E, invece, Gesù sottolinea solennemente che “l’opera di Dio” consiste essenzialmente nel “credere in colui che egli ha mandato”. In un clima dove il pragmatismo fa spesso da padrone è una grande lezione sentire direttamente da Gesù che, per la verità, non sono più importanti alcune cose da fare, ma quello che più importa è credere in Lui. Accogliere questa provocazione di Gesù è la premessa indispensabile per capire in concreto il primato di Dio nella nostra vita e di conseguenza il primato della fede sullo sterile e inconcludente “agitarsi” umano.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Gli dissero allora: Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio? Egli li aveva esortati: Procuratevi il nutrimento che non perisce, ma che dura per la vita eterna. Ed essi rispondono: Che cosa dobbiamo fare?, cioè con quali opere possiamo adempiere a questo precetto? Rispose loro Gesù: Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato. Questo, dunque, significa
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mangiare non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna. A che serve preparare i denti e lo stomaco? Credi, e mangerai. La fede si distingue dalle opere, come dice l’Apostolo: L’uomo viene giustificato dalla fede, senza le opere. Esistono opere prive della fede in Cristo, che apparentemente sono buone: in realtà non lo sono perché non sono riferite a quel fine che le rende buone: Il fine della legge è Cristo, per la giustizia di ognuno che crede. Il Signore non ha voluto distin guere la fede dalle opere, ma ha definito la fede stessa un’opera. È fede, infatti, quella che opera mediante l’amore. E non ha detto: Questa è l’opera vostra, ma ha detto: Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato: in modo che colui che si gloria si glori nel Signore.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 25,12)
Alla ricerca di Gesù…! Così viene descritta la folla che aveva mangiato i pani del miracolo. Tu sei alla ricerca di Gesù? Se sì, perché? Se no, sei proprio sicuro di averlo già trovato?
…è PreGata Signore Gesù, fammi capire, più di quanto non abbia fatto fino ad oggi, che la cosa che più conta è “credere in te” e non tanto agitarsi pensando di fare tante cose per te. Che io ti cerchi per contemplarti; che io ti trovi per adorarti; che io resti in te per poter gustare, già su questa terra, la gioia piena della comunione con te. Amen.
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Martedì, 21 aprile 2015Sant’Anselmo, vescovo e dottore della Chiesa
Liturgia della ParolaAt 7,51-8,1a; Sal 30; Gv 6,30-35
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In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deser-to, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che di-scende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete».
…è meDitata “…chi viene a me non avrà più famee chi crede in me non avrà più sete”
Aver fame, aver sete. Due segni che sottolineano i limiti naturali della creatura umana, ma nello stesso tempo due realtà che rimandano anche alla dimensione spi ri tua le di ogni uomo e di ogni donna. La fame e la sete dell’uomo, infatti, non sono so lo fame e sete di pane e di acqua, ma anche fame e sete di verità, di bene, di bello. Sarebbe davvero illusorio pensare di trovare semplicemente nelle cose materiali la soluzione per la propria fame e sete. L’uomo non è mai sazio perché è fatto per Dio e dunque solo in Dio può trovare ristoro e soddisfazione pieni (cf S. Agostino). Lasciamoci raggiungere dal soavissimo invito del Signore e andiamo a Lui con cuore riconoscente. Egli solo può soddisfare quella fame di senso e
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quell’arsura d’eternità che ogni uomo porta con sé. Stiamo attenti, però, a fare in modo di non spendere de na ro e sperperare energie per ciò che non è pane (cfr. Is 55,2).
…risuona nel Cuore Dei PaDri Chi viene a me non avrà fame; e chi crede in me non avrà mai sete. [...]. Che cosa, dunque, promette Cristo? Nulla di ciò che si può corrompere, ma piuttosto una Eucaristia che consiste nella parteci pazione della santa carne e del sangue, che rende tutto l’uomo incorruttibile, sicché non abbia bisogno di ciò che allontana la morte dal corpo, cioè del cibo e della bevanda. Sembra che qui, di nuovo, chiami l’acqua santificazione per mezzo dello Spiri to, che così viene chiamata nella sacra Scrittura. Il corpo di Cristo, dunque, vivifica quelli nei quali è presente, e li conserva per l’incorruttibilità, unito ai nostri corpi. [...]. Stando così le cose, sappiamo che quelli che sono battezzati e hanno gustato la grazia divina, se frequentano la Chiesa pigramente e contro voglia, e se cessano di frequentare, per lungo tempo, l’Eucaristia di Cristo, giacché non vogliono unirsi a lui misticamente, costruiscono una pietà funesta, e si escludono dalla vita eterna, dal momento in cui si rifiutano di ricevere la vita. E quel rifiuto, sebbene sembri frutto, in qualche modo, d’una pietà, li travolge nella rovina e nell’inganno. Occorrerebbe, invece, che essi, con tutte le forze e con tutta la diligenza, si sforzassero di purificarsi subito dal peccato e, osservando un comportamento di vita onesto e buono, si affrettassero finalmente, con grande fiducia, a correre incontro alla vita.(S. Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni, III,6)
“Io sono il pane della vita”. È questa la risposta di Gesù alla folla che invoca un “segno” per potergli credere. Per credere in Gesù anche tu chiedi “garanzie” supplementari?
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…è PreGata Signore Gesù, accresci la mia fede perché ogni giorno di più possa riconoscere in te il dono di amore che il Padre ha fatto ad ogni uomo. Aiutami a rendermi conto che solo chi aderisce a te, senza condizioni, pone le premesse giuste per poter dare senso alla sua vita e per realizzare in pienezza la propria fame e sete di felicità. Amen.
Mercoledì, 22 aprile 2015San Caio, papa
Liturgia della ParolaAt 8,1b-8; Sal 65; Gv 6,35-40
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In quel tempo, Gesù rispose alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volon-tà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ul-timo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
…è meDitata “… che io non perda nulla di quanto mi ha dato”
Che tutti gli uomini siano salvi in Cristo Gesù: questa
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è la volontà del Padre. Perdersi, salvarsi. Questi due verbi sono in grado – per quanto il linguaggio umano consenta – di esprimere lo stato di eterno fallimento da parte della creatura umana e lo stato di eterna comunione col Signore. Dio, da parte sua, mediante Gesù, ci fa sapere che ha sognato un destino di salvezza eterna per tutti gli uomini. Questo sogno si scontra sempre con il mistero della libertà umana, che ha il “potere” di creare le condizioni per un reale rifiuto nei confronti della gratuita proposta di salvezza. Alla nostra responsabilità è affidato l’esito finale del nostro destino eterno: la salvezza o la dannazione. Tutto dipende dalla nostra capacità di accoglienza o di rifiuto della persona di Gesù. Andiamo a Lui, attratti dal Padre, ed Egli non ci respingerà. Anzi ci risusciterà nell’ultimo giorno. E sarà gioia senza fine. Possiamo già pregustare questa gioia e condividerla, attraverso la nostra testimonianza, con tutti coloro che il Signore ci pone acanto ogni giorno.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Ora la volontà di colui che mi ha mandato, del Padre, è che io non perda nulla di quanto mi ha dato. A lui è stato dato chi si mantiene nell’umiltà; questi lui accoglie. Chi, invece, non si mantiene nell’umiltà è lontano dal maestro di umiltà. È sua volontà che io non perda nulla di quanto mi ha dato. È volontà del Padre vostro che è nei cieli che nessuno di questi piccoli vada perduto. I superbi possono andar perdu ti; dei piccoli nessuno va perduto: infatti se non sarete come questo piccolo bambino non entrerete nel regno dei cieli! È volontà del Padre che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Guardate come anche qui ritorna sul tema della duplice risurrezione. Chi viene a me, risorge adesso facendo parte, per la sua umiltà, delle mie membra; e
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poi, secondo la carne, lo risu sciterò nell’ultimo giorno. Perché la volontà del Padre mio è che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna, e lo risusciti io nell’ul timo giorno. Prima ha detto: Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato; adesso dice: Chi vede il Figlio e crede in lui. Non dice: Vede il Figlio e crede nel Padre; e questo perché credere nel Figlio è lo stesso che credere nel Padre. Come il Padre ha in se stesso la vita, così ha dato al Figlio d’aver la vita in se stesso. Così che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna. Credere e passare alla vita, questa è la prima risurrezione; e siccome non c’è soltanto questa, prosegue dicendo: ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 25,19)
Dio in Cristo vuole la salvezza di tutti gli uomini. Tale salvezza, però, è sempre proposta, offerta, regalata, mai imposta forzatamente. Hai mai pensato che possiedi un “potere” gravido di conseguenze: dire di sì a Dio, accoglierlo (= salvezza), oppure dirgli di no e rifiutarlo (= dannazione)?
…è PreGata Signore Gesù, fa’ di tutta la mia vita una continua ed esaltante adesione alla tua volontà; aiutami a dirti sempre di sì nelle piccole vicende di ogni giorno e nelle grandi decisioni della vita. Che io faccia spazio nel mio cuore a quello che tu vuoi da me, nella piena consapevolezza che tutto quello che mi proponi corrisponde sempre e solo al mio vero bene. Amen.
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Giovedì, 23 aprile 2015Beata Maria Gabriella Sagheddu, monaca
Liturgia della ParolaAt 8,26-40; Sal 65; Gv 6,44-51
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In quel tempo, Gesù disse alle folle: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Pa-dre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
…è meDitata “Nessuno può venire a me,
se non lo attira il Padre che mi ha mandato” La fede è un dono assolutamente gratuito di Dio. È una chiamata che ci consente di riconoscere Gesù come l’Inviato del Padre, colui che ha il potere di risuscitarci nell’ultimo giorno. Possiamo andare a Lui per puro dono del Padre; è il Padre, infatti, ad attirarci Scoprirci attratti dal Padre significa considerarci teneramente ed eterna men te pensati da Lui. Lasciamoci dunque istruire da Dio per crescere ogni giorno di più nella fede e avere la vita eterna. Nella comunione con Gesù, inviato del Padre, non possiamo mai dire di aver fatto abbastanza. Ogni giorno è un dono in più del Si gno re per rafforzare la nostra fede in Lui. Specializziamoci sempre di più a
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fare della nostra esistenza una risposta generosa alle concrete esigenze che scaturiscono dalla no stra fede.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Sta scritto nei profeti: Saranno tutti ammaestrati da Dio (Gv 6, 45). Perché vi cito questo, o Giudei? Voi non siete stati ammaestrati dal Padre, come potete conoscermi? Tutti i figli del Regno saranno ammaestrati da Dio, non dagli uomini. Anche se ascoltano dalla voce degli uomini, ciò che comprendono vien loro comunicato interiormente: è frutto di una illuminazione, di una rivelazione interiore. Che fanno gli uomini con l’annuncio che risuona di fuori? Che faccio io adesso che vi parlo? Faccio giungere alle vostre orecchie il suono delle parole. Se dentro di voi non ci fosse chi ve ne dà la rivelazione, io parlerei a vuoto e vane sarebbero le mie parole. Il coltivatore dell’albero è fuori, il Creatore è dentro. Colui che pianta e colui che irriga agiscono all’esterno, come appunto facciamo noi; ma né chi pianta, è qualcosa, né chi irriga è qualcosa, ma Dio che fa crescere (1 Cor 3, 7). Questo significa saranno tutti ammaestrati da Dio. Tutti chi? Chiunque ha ascoltato il Padre ed ha accolto il suo insegnamento, viene a me (Gv 6, 45). Ecco, come esercita la sua attrattiva il Padre: attrae col suo insegnamento, senza costringere nessuno. Ecco come attrae. Saranno tutti ammaestrati da Dio: attrarre è l’arte di Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre ed ha accolto il suo insegnamento, viene a me. Sì, attrarre è proprio di Dio.
(S. Giovanni, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 26,7)
“Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Gesù anche questa volta è chiaro e non ammette fraintendimenti. Lui non è una via accanto ad altre, ma l’unica via di salvezza. Che tipo di accoglienza riservi a questa verità fondamentale?
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…è PreGata Signore Gesù, io ti riconosco e ti accolgo come l’unica via che mi conduce alla verità piena e mi introduce alla vera vita. Nessuno può essere paragonato a te, perché tu solo sei l’Unigenito del Padre che si è fatto uomo per comunicare a noi uomini la vita intima di Dio. Rendimi sempre più consapevole che solo in te, e in nessun’altro, c’è salvezza perché solo tu sei “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero”. Amen.
Venerdì, 24 aprile 2015San Fedele di Sigmaringen, sacerdote e martire
Liturgia della ParolaAt 9,1-20; Sal 116; Gv 6,52-59
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…è asColtata In quel tempo, i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi man-gia questo pane vivrà in eterno». Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao.
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…è meDitata “Colui che mangia di me vivrà per me”
Nel Suo discorso sul pane di vita fatto nella sinagoga di Cafarnao, dopo la moltiplicazione dei pani, Gesù, di fronte alla incomprensione dei suoi interlocutori, afferma solennemente che “mangiare la sua carne” è necessario per poter partecipare alla vita che Egli ha ricevuto dal Padre. Il mistero della Divina Eucaristia ci fa partecipi della stessa vita di Dio e ci innesta direttamente nell’eternità. Siamo resi commensali di Gesù per condividere nella più completa gratuità la sua stessa vita. A differenza di quanto avviene quando ingeriamo un qualsiasi alimento che il nostro organismo trasforma e assimila, quando ci accostiamo all’Eucaristia siamo noi a venire “trasformati” in Gesù. Come avvenga tutto questo è un mistero. Ma che avvenga è una realtà! Per questo Gesù ci dice: “chi mangia di me vivrà per me”. Vivremo per Lui se rimarremo nel suo amore (cf Gv 15,9). Più dimoreremo nella Pa ro la del Signore più riusciremo a percepire con prontezza e accogliere con docilità ciò che il Signore vuole da noi, qui, ora e per sempre.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, e io in lui. [...]. Come unendo la cera alla cera si vedrà che l’una è nell’altra: allo stesso modo, credo, chi riceve la carne del nostro Salvatore e beve il suo prezioso sangue, come egli dice, si trova ad essere una sola cosa con lui, unito e mescolato in qualche modo a lui mediante quella partecipazione, sì da trovarsi lui in Cristo e, a sua volta, Cristo in lui. Così anche Cristo ci insegnava, in qualche modo, nel vangelo secondo Matteo con queste parole: “Il regno dei cieli è simile al lievito che una donna ha
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preso e nascosto in tre misure di farina, finché sia tutto fermentato”. Chi sia quella donna, che cosa le tre misure di farina, o che cosa significhi la misura di farina, sarà spiegato a suo tempo: per il momento parleremo soltanto del lievito. Come, dunque, Paolo dice che: “Un po’ di lievito fa fermentare tutto l’impasto”, così una piccola porzione di pane eucari stico mescola in sé tutto il nostro corpo e lo riempie della sua energia: e così Cristo esiste in noi, e noi, viceversa, in lui. Si può dire veramente che il lievito è in tutto l’impasto, e similmente l’impasto in tutto il lievito. Hai così, in breve, l’idea di ciò che è stato detto. Se siamo accesi d’amore per la vita eterna, se desideriamo avere in noi colui che dà l’immortalità, non rifiutiamoci di ricevere l’Eucaristia come fanno i più pigri, e guardiamoci dal pericolo che l’ingannevole diavolo costruisca con arte contro di noi un laccio e una rete, ossia il pregiudizio e la paura.
(S. Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni, IV,2)
L’Eucaristia è per eccellenza il luogo di unità del credente con Cristo. Com’è possibile allora pensare di essere credenti e disertare sistematicamente il sacramento della reale presenza di Gesù in mezzo ai suoi? Non ti sem bra che sia una indecifrabile incongruenza quella di chi si ritiene credente ma – aggiunge – di non essere praticante?
…è PreGata Signore Gesù, ti ringrazio dal più profondo del cuore per essere rimasto in mezzo a noi nel sacramento dell’Eucaristia. Tu ti doni a noi e trasformi noi in te per la forza del tuo santo Spirito. Rendimi un innamorato della Santa Eucaristia perché io la celebri con la
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comunità in Chiesa e la riesprima nella vita in ogni giorno della settimana. Che tutta la mia vita sia plasmata dall’Eucaristia e da essa possa sempre attingere ispirazione, forza e stile. Amen.
Sabato, 25 aprile 2015San Marco, Evangelista
FestaLiturgia della Parola 1Pt 5,5b-14; Sal 88; Mc 16,15-20
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In quel tempo, apparendo agli Undici, Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prende-ranno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano.
…è meDitata “Predicate il vangelo ad ogni creatura”
L’evangelista Marco di cui oggi la Chiesa fa’ memoria è l’autore del più antico testo dei quattro vangeli. Nel Vangelo secondo san Marco ci è data la possi
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bilità di ripercorrere l’itinerario della fede dei Dodici dopo l’incontro con quel Gesù nei confronti del quale non si può fare a meno di domandarsi: «chi è dunque quest’uomo?». Marco ci aiuta a rispondere a tale domanda attraverso le parole che la fede ha fatto sgorgare dal cuore di Pietro a Cesarea (Mc 8,27) e da quello che ha attestato il centurione pagano ai piedi della croce (Mc 15,39). Nella misura in cui faremo nostre le parole della professione di fede dell’apostolo Pietro e accoglieremo con il dovuto stupore l’esclamazione del centurione sotto la croce del Signore ci lasceremo profondamente coinvolgere dall’esplicito mandato del Risorto ai discepoli di ogni epoca: «Andate… e predicate il vangelo ad ogni creatura». Bisogna andare “dovunque” e rivolgersi a “chiunque”. Queste sono le coordinate fondamentali suggeriteci dallo stesso Gesù poco prima della sua gloriosa ascensione al cielo. Anche di noi si deve dire che abbiamo oggi ascoltato dal Vangelo: «… essi partirono e predicarono dappertutto». Nessuno quindi può essere escluso dall’impegno della Nuova Evangelizzazione.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi invece non crederà sarà condannato. Qualcuno forse dirà tra sé: Io ho già creduto e quindi avrò salvezza. Costui dice bene se accompagna la fede con le opere, perché la fede autentica è quella che non contraddice con le opere le verità credute. [...]. Stando così le cose, dobbiamo verificare l’autenticità della nostra fede con l’esame della condotta, perché potremo dire di essere dei veri credenti se attuiamo con le opere le promesse fatte a parole. Nel giorno del battesimo ci siamo impegnati a rinunciare a tutte le opere e a tutte le pompe dell’Avversario antico. Ognuno di voi riconduca la sua mente
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a un serio esame, e se compie dopo il battesimo ciò a cui si è in antecedenza impegnato si senta felice per la certezza di avere la vera fede. Se invece non ha affatto onorato gli impegni assunti, se si è dato a compiere azioni inique e a rincorrere le vanità del mondo, occorre vedere se sa piangere gli errori in cui è caduto. Presso il Giudice misericordioso non sarà ritenuto bugiardo chi torna alla verità anche dopo aver mentito, perché Dio onnipotente, mentre accoglie volentieri la nostra resipiscenza, occulta nel suo giudizio le colpe di cui ci siamo macchiati.
(S. Grego rio Magno, Omelie sui Vangeli, II,XXIX,3)
Predicare dappertutto... La logica evangelica costituisce il costante punto di riferimento del tuo modo di pensare, di parlare, di decidere…?
…è PreGata Signore Gesù, rendimi sempre più consapevole delle mie responsabilità di battezzato in riferimento all’entusiasmante opera della nuova evangelizzazione. Tutta la mia vita sia intimamente pervasa dal Vangelo e fa’ in modo che tutto in me sia in qualche modo riferibile al Vangelo ascoltato, meditato, pregato, proclamato e soprattutto vissuto. Amen.
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IV Domenica di Pasqua, 26 aprile 2015San Cleto, papa
GIORNATA MONDIAlE DI PREGHIERA PER lE VOCAZIONI
Liturgia della ParolaAt 4,8-12; Sal 117; 1Gv 3,1-2; Gv 10,11-18
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In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario inve-ce, che non è pastore e al quale le pecore non apparten-gono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, cono-sco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest’o-vile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio».
…è meDitata“Il buon pastore offre la vita per le pecore”
Offrire la vita o trattenerla. Con la differenza che se la offri la ritrovi, se cerchi di trattenerla, invece, finisci per perderla miseramente. Questo è senz’altro uno dei più grandi paradossi della fede cristiana. E Gesù oggi viene a confermare la logica del dono senza riserve, dicendoci che “il buon pastore offre la vita per le pecore”. Le parole di Gesù sono confermate in pienezza
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dal suo esempio. Il Buon Pastore dà la vita per il suo gregge. E Gesù l’ha data. In Gesù, infatti, risplende il modello di chi si dona agli altri senza trattenere nulla per sé. Forse ci stiamo fin troppo abituando a fare tutto con una scadenza: “fino a…”. Un impegno da assumere definitivamente spesso fa paura. Il Signore non ci chiede né poco, né molto, Lui ci chiede praticamente tutto. E può permettersi di essere così esigente perché per primo ci ha dato tutto. In tutta verità Gesù ci dice: “io sono il buon Pastore”. E lo può dire portando come prova la sua stessa vita. Lui ha detto e dimostrato di avere il potere di offrire la sua vita e di riprenderla di nuovo. In più Gesù sa che ci sono ancora altre pecore che non sono del suo ovile. Perciò aggiunge: “anche queste io devo condurre”. Per realizzare questo suo progetto Gesù ha bisogno di gente che gli offra collaborazione. Non per un momento, non fino a quando conviene, ma per sempre, per tutta la vita, senza ripensamenti inutili.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Colui che possiede la bontà non per un dono accidentale ma in forza della sua stessa natura, afferma: io sono il buon pastore. Spiega poi, in aggiunta, il tratto caratteristico di questa bontà, che siamo chiamati ad imitare: Il buon pastore dà la vita per il suo gregge. Egli attuò questo insegnamento e diede l’esempio riguardo a ciò che aveva comandato. Buon pastore, diede la vita per il suo gregge, così da trasformare il proprio corpo e sangue nel sacramento a noi dato e da nutrire con l’alimento della sua carne le pecorelle redente. Fu mostrata a noi la via da seguire in disprezzo della morte e fu instaurato un modello a cui conformarci. Dobbiamo anzitutto destinare con generosità i nostri beni terreni alle sue pecorelle e poi, se è necessario, affrontare anche la
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morte per il suo gregge. Da quel primo, elementare atteggiamento di disponibilità si giunge all’eroismo estremo. Essendo la vita, in ogni caso, un bene incomparabilmente più caro delle sostanze che possediamo su questa terra, chi non destina queste al bene del gregge, come potrà per esso sacrificare la vita?
(S. Grego rio Magno, Omelie sui Vangeli, I,XIV,1)
Gesù non chiede né poco, né molto; Lui chiede tutto! E tu cosa intendi offrirgli? Attento alla risposta!
…è PreGata Signore Gesù, tu hai dimostrato di essere il Buon Pastore e per il bene del gregge a te affidato non hai risparmiato nul la, fino al supremo sacrificio della tua stessa vita. Insegnami, Signore, a capire che nella vita c’è più gioia nel dare che nel ricevere e rendimi, ogni giorno di più, abile a lasciarmi affascinare dalla possibilità di mettermi a tua completa di spo si zio ne, per sempre. Amen.
Lunedì, 27 aprile 2015San Teodoro, abate
Liturgia della ParolaAt 11,1-18; Sal 41; Gv 10,1-10
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In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece en-tra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli
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apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha con-dotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
…è meDitata “Le pecore seguono il Pastore, perché conoscono la sua voce”
L’esperienza insegna che di solito si è portati a seguire solo chi si conosce. Ciò vale comunemente nelle nostre relazioni interpersonali, ma la stessa regola vige nel nostro rapporto personale con Gesù Buon Pastore. Conosciamo davvero Gesù nella misura in cui lo seguiamo concretamente. Se ci dovessimo accorgere che ci risulta difficile o del tutto spiacevole seguirlo è da supporre che la nostra conoscenza del Signore è probabilmente una conoscenza “per sentito dire”. E di conseguenza il nostro rapporto con Lui potrebbe essere analogo a quello che si può avere con un “estraneo”. La familiarità con la Parola del Signore, attraverso l’esperienza della meditazione quotidiana, ci dà, invece, la preziosa opportunità di conoscere la voce del Pastore, di scoprirci chiamati “uno per uno”
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per essere partecipi della stessa vita divina. Tutto questo è un dono incommensurabile di cui siamo stati resi partecipi con il Santo Battesimo. Adesso occorre personalizzare la nostra espressione di gratitudine verso il Signore e lo faremo nella maniera più bella accogliendo con stupore, facendoci aiutare a discernere con emozione e vivere con perseveranza la nostra personale vocazione. Avremo così la vita. E l’avremo in abbondanza.
…risuona nel Cuore Dei PaDri In verità, in verità vi dico: chi non entra nell’ovile delle pecore per la porta, ma vi sale da qualche altra parte, questi è un ladro e un predone (Gv 10, 1). Essi dissero che non erano ciechi; ma, per vedere, avrebbero dovuto essere pecore di Cristo. E come pretendevano di avere la luce, essi che si accanivano tanto contro il giorno? Fu appunto in risposta alla loro vana, superba e inguaribile arroganza che il Signore pronunciò parole, che sono per noi, se ben le consideriamo, un salutare ammonimento. Infatti ci sono molti che, secondo un certo ideale di vita, passano per uomini dabbene e onesti, per donne virtuose e irreprensibili; sono osservanti di tutto ciò che la legge prescrive: rispettano i genitori, non sono adulteri, non uccidono, non rubano, non testimoniano il falso contro nessuno, e sembra che osservino tutti gli altri precetti: tuttavia non sono cristiani; essi spesso arrivano a vantarsi come i farisei: Siamo forse ciechi anche noi? Siccome però tutte queste cose non hanno valore, dal momento che essi le compiono senza riferimento al fine ultimo, nella lettura di oggi il Signore presenta una parabola che si riferisce al gregge e alla porta per cui si entra nell’ovile. Hanno dunque un bel dire i pagani: Noi viviamo onestamente; se non entrano per la porta che
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giova loro ciò di cui si gloriano? Il vivere onesto deve garantire la possibilità di vivere sempre; ma se non serve a vivere sempre, a che serve? Né si può dire che vivono onestamente coloro che per cecità ignorano o per orgoglio disprezzano il fine del vivere onesto. E nessuno può avere speranza vera e certa di vivere eternamente, se non riconosce la vita che è Cristo, e non entra per la porta nell’ovile.
(S. Giovanni, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 45,2)
Mi interrogo: come e quanto c’entra Gesù nelle mie scelte?
…è PreGata O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio hai risollevato il mondo dalla sua caduta, donaci la santa gioia pasquale, perché, liberi dall’oppressione della colpa partecipiamo alla felicità eterna. Amen.
Martedì, 28 aprile 2015San Luigi Maria Grignon da Monfort, sacerdote
Liturgia della ParolaAt 11,19-26; Sal 86; Gv 10,22-30
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Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedi-cazione. Era d’inverno. Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose
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loro: «Ve l’ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nes-suno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola».
…è meDitata “Non andranno mai perdute
e nessuno le rapirà dalla mia mano”Siamo stati riscattati a caro prezzo. Siamo costati il preziosissimo sangue di Gesù che non ha risparmiato di dare la sua vita per la nostra salvezza. E per pura grazia di Dio siamo stati messi nella condizione di essere liberi per sempre. Nes su no, infatti, ci può rapire. Solo un nostro personale e drammatico rifiuto ci può strappare dall’amore di Dio. Considerare ciò è importante per poter capire come, attraverso un uso distorto dell’inestimabile dono della libertà, potremmo anche fi nire per lasciarci rapire dal ma li gno e conquistare dalla sua subdola capacità persuasiva. In quello che Gesù ha fatto per cia scuno di noi possiamo intravedere la sua profonda comunione col Padre. Lo attesta solennemente Gesù quando leg gia mo nel Vangelo: “Io e il Padre siamo una cosa sola”. Cerchiamo dunque di crescere nella nostra comunione con Gesù per essere così in piena comunione anche col Padre. Il modo più sicuro per irrobustire tale comunione è la nostra disponibilità a percepire, riconoscere ed accogliere la voce del Buon Pastore e la consequenziale ferma e gioiosa volontà di seguirlo. Tale disponibilità, però, non s’improvvisa: è il risultato di un allenamento al quale sottoporsi con quotidiana fedeltà.
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…risuona nel Cuore Dei PaDri E nessuno può rapirle dalla mano del Padre. I fedeli hanno da Cristo anche la protezione, giacché il diavolo non può rapirli, ossia essi hanno un godimen to continuo dei beni e rimangono in lui: nessuno può strappare ad essi la tranquillità d’anima che è stata data loro riguardo alla pena e ai tormenti. Non è possibile che coloro che sono sotto la protezione di Cristo siano rapiti per essere tormentati, giacché Cristo è di gran lunga più forte. Infatti, nella sacra Scrittura la mano significa la potenza, e non c’è dubbio che la mano di Cristo sia invincibile e onnipotente. Poiché vedeva che i Giudei lo deridevano come un semplice uomo e non avvertivano che colui che essi vedevano e toccavano come un uomo era egli stesso Dio per natura, volendo convincerli a credere che egli era la potenza del Padre, dice: “Nessuno può rapirle dalla mano del Padre”, ossia dalla sua mano. Dichiara così di essere la destra onnipotente del Padre, come se il Padre operasse tutto per mezzo di lui, allo stesso modo che ciò che è fatto da noi viene compiuto dalla nostra mano. In molti luoghi della Scrittura, infatti, Cristo è chiamato la mano e la destra del Padre, che è lo stesso che la poten za; e semplicemente è chiamata mano di Dio la potenza e la forza che compie tutte le cose. Ciò che si dice di Dio è sempre più grande di quello che la mente possa immaginare.(S. Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni, VII [fram. ])
La disponibilità non s’improvvisa mai; è il risultato di quotidiano allenamento. Tu che tipo di “palestra” frequenti? Quella che t’insegna a servire, oppure quella che t’istruisce a come farti servire?
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…è PreGata Signore Gesù, per puro dono siamo nella condizione di essere liberi per sempre. Non mancano, però, le insidie a tale libertà; rendimi forte e deciso nel saper cercare la libertà là dove posso realmente trovarla. E cioè: nella tua volontà, Si gno re, accolta e vissuta. Amen.
Mercoledì, 29 aprile 2015Santa caterina da Siena, vergine e dottore della ChiesaPatrona d’Europa e d’Italia
FestaLiturgia della Parola
1Gv 1,5 – 2,2; Sal 102; Mt 11,25-30
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In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è sta-to dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
…è meDitata“Ti rendo lode Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. Chiariamo subito che Gesù
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non prende posizione contro il sapere, contro la cultura, tutt’altro. I sapienti e i dotti sono i dottori della legge, il magistero ufficiale di Israele, quelli che già hanno condannato Gesù come bestemmiatore. Perché Gesù dice che il Padre a loro ha nascosto queste cose? Perché il Dio amore è nascosto ai cultori della legge. Chi è abituato a rapportarsi alle situazioni, agli avvenimenti, alle persone, in base a un codice, in base a una legge, non può comprendere il volto di un Dio che è amore, un Dio che crea l’uomo e ama e difende la sua creatura. Quindi il criterio di interpretazione della scrittura, della Bibbia e della parola di Dio, deve essere il bene dell’uomo. Chi invece ne fa una dottrina, una legge, nella quale l’osservanza di comandamenti, di precetti, è più importante del bene dell’uomo, ebbene queste persone rischiano di avere come un velo davanti agli occhi che impedisce loro di scoprire il disegno d’amore di Dio sull’umanità. “E le hai rivelate ai piccoli”. Il termine indica i semplici, cioè le persone che non hanno difficoltà ad accogliere un Dioamore perché è di questo che hanno bisogno. “Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza”. Quindi Dio ha deciso che il criterio per conoscerlo è l’amore, non la legge, non la dottrina. “Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo”. Cosa vuol dire Gesù con questa espressione così importante? Gesù è stato presentato dall’evangelista fin dall’inizio del suo vangelo come il “Dio con noi”, un Dio che non è da cercare, ma da accogliere. E, accogliendo questo Dio, andare con lui e come lui, non verso Dio, ma verso gli uomini. (don Alberto Maggi OSM)
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…risuona nel Cuore Dei PaDri O Deità eterna, o eterna Trinità, che, per l’unione con la divina natura, hai fatto tanto valere il sangue dell’Unigenito Figlio! Tu. Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo; e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei insaziabile; e l’anima, saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità eterna, desiderando di vederti con la luce della tua luce. Io ho gusto e veduto con la luce dell’intelletto nella tua luce il tuo abisso, o Trinità eterna, e la bellezza della tua creatura. Per questo, vedendo me in te, ho visto che sono tua immagine per quella intelligenza che mi vien donata della tua potenza, o Padre eterno, e della tua sapienza, che viene appropriata al tuo Unigenito Figlio. Lo Spirito Santo poi, che procede da te e dal tuo Figlio, mi ha dato la volontà con cui posso amarti.Tu infatti, Trinità eterna, sei creatore ed io creatura; ed ho conosciuto perché tu me ne hai data l’intelligenza, quando mi hai ricreata con il sangue del Figlio che tu sei innamorato della bellezza della tua creatura. O abisso, o Trinità eterna, o Deità, o mare profondo! E che più potevi dare a me che te medesimo? Tu sei un fuoco che arde sempre e non si consuma. Sei tu che consumi col tuo calore ogni amor proprio dell’anima. Tu sei fuoco che toglie ogni freddezza, e illumini le menti con la tua luce, con quella luce con cui mi hai fatto conoscere la tua verità. Specchiandomi in questa luce ti conosco come sommo bene, bene sopra ogni bene, bene felice, bene incomprensibile, bene inestimabile. Bellezza sopra ogni bellezza. Sapienza sopra ogni sapienza. Anzi, tu sei la stessa sapienza. Tu cibo degli angeli, che con fuoco d’amore ti sei dato agli uomini. Tu vestimento che ricopre ogni mia nudità. Tu
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cibo che pasci gli affamati con la tua dolcezza. Tu sei dolce senza alcuna amarezza. O Trinità eterna!
(S. Caterina da Siena, «Dialogo della Divina Provvidenza», Cap. 167)
Gesù ci dice: “Venite a me... e io vi ristorerò”. Faccio fatica ad andare a Messa la domenica? Perché? E quando sperimento il ristoro che Gesù vuole donarmi? Forse manco di semplicità nel vivere la fede?
...è PreGataO Dio, che in santa Caterina da Siena, ardente del tuo spirito di amore, hai unito la contemplazione di Cristo crocifisso e il servizio della Chiesa, per sua intercessione concedi a noi tuoi fedeli, partecipi del mistero di Cristo, di esultare nella rivelazione della sua gloria. Amen.
Giovedì, 30 maggio 2015San Pio V, papa
Liturgia della ParolaAt 13,13-25; Sal 88; Gv 13,16-20
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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo pa-drone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d’ora,
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prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, credia-te che Io Sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, ac-coglie colui che mi ha mandato».
…è meDitata “Sapendo queste cose, sarete beati
se le metterete in pratica” Nell’ambito della fede non è sufficiente sapere determinate cose. Ciò che è necessario, invece, è fare in modo che quel lo che si apprende dall’insegnamento di Gesù trovi concreto riscontro nella vita di ogni giorno. Dunque è indispensabile saper riconciliare la fede con la vita. La beatitudine promessaci da Gesù non è tanto legata al fatto di sapere qual co sa intorno a Lui e al suo messaggio, quanto piuttosto al la nostra capacità di met terlo in pratica. Non ci scoraggino in que sta impresa così ar dua la nostra debolezza e le nostre fragilità, perché possiamo contare ogni momento sulla con ti nua e premurosa assistenza della Grazia di Dio. Riecheggi sempre in noi la parola di Gesù: “Non chiunque mi dice Si gno re, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21).
…risuona nel Cuore Dei PaDri In verità, in verità vi dico: Non c’è servo più grande del suo padrone, nè inviato più grande di colui che lo ha mandato. Se sapete questo, beati voi se lo mettete in pratica. [...]. Questo non signifi cava altro che dire: davanti al tribunale divino sarete giustamente derisi se, per superbia, nonostan te che abbiate in comune il nome di servi, non vorrete fare ciò che io, sebbene Dio per natura e Signore, ho fatto a voi. È certamente assurdo, infatti, segno d’una estrema pazzia che voi, essendo servi, ed essendo inferiori a colui che è Signore e che vi ha mandati, vi vergognate di servire
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gli uni agli altri. Se sapete questo, dice, cioè se potete capire chiaramente quel che dico, “beati voi se lo mettete in pratica”. Uno potrebbe dire che è degno d’ammirazione ed è lodevole, non conoscere la virtù, ma metterla in pratica. Penso che sia meglio non conoscerla piuttosto che, dopo averla conosciuta, farsi prendere dalla pigrizia, e non voler fare ciò che si conosce come buono e retto [...]. Occorre, dunque, che operino quelli che conoscono il da fare [...]. Perciò il Salvatore affermava che giustamente sarebbe stato chiamato grande nel regno dei cieli colui che avrebbe praticato i comandamenti e li avrebbe insegnati. [...]. Non è dunque inutile conoscere che cosa sia il bene, se poi non vuoi coltivarlo? Per questo motivo dice che saranno beati i suoi discepoli, o quelli che credono in lui, se non solo avranno la conoscenza di ciò che egli ha insegna to, ma se l’avranno messo anche in pratica.(S. Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni, IX)
Gesù insegna che la vita cristiana non è solo “comprendere” ma “praticare”, non solo “conoscere” ma “fare” sul suo esempio. Tu a quale stadio ti trovi? Ti limiti solo a sapere alcune cose sulla fede? T’impegni a incarnare con cretamente nella tua vita ciò che ritieni di sapere?
…è PreGata Signore Gesù, fammi pregustare la beatitudine di una esistenza condotta unicamente all’insegna del costante impegno di voler unificare pienamente ogni ambito della mia vita con la mia fede in te. Che non accada mai di sostenere teoricamente alcune cose e poi smentirle praticamente con la vita. Aiutami non a parlare di coerenza, ma a vivere coerente men te. Amen.
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Venerdì, 1 maggio 2015San Giuseppe lavoratore
Liturgia della ParolaAt 13,26-33; Sal 2; Gv 14,1-6 (lez.feriale)
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in quel tempo, Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giu-da? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro mo-tivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
…è meDitata “Io sono la via, la verità e la vita”
Tra le parole che Gesù utilizza per parlare di sé, quelle di oggi sono forse le più me mo rizzate e certamente tra le più espressive. “Io sono – dice Gesù – la via, la verità e la vita”. Gesù non dice di essere una possibile via di salvezza, né una tra tante verità a confronto e neppure una semplice possibilità di vita. Egli, al contrario, si presenta come la via sicura, percorrendo la quale si ha accesso pieno al Padre; è la Verità che ci fa liberi (cf Gv 8,32); è la Vita stessa di Dio che si partecipa, divenendo fonte d’indicibile gioia. In un contesto in cui si tenta di livellare tutto, riducendo tutto a semplice esperienza passeggera, abbiamo un enorme
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bisogno di Gesù, l’unico che ha parole di vita eterna, il solo capace di leggere in profondità i nostri desideri e le nostre più vere aspi razioni, colui che può dare, in tutta verità, una risposta soddisfacente a tutti i nostri “perché”. Alle facili scorciatoie dobbiamo preferire sempre la Via maestra, alle opinioni stagionali la Verità che non muta, alla vita che passa la Vita eterna, quella che solo Gesù è in grado di dare.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Cos’è dunque che noi in questo discorso non abbiamo capito? Che cosa, fratelli, se non le parole: E voi conoscete dove vado e la via per andarvi? Ci siamo resi conto che essi conoscevano la via, poiché conoscevano lui che è la via. Ma la via serve per camminare; forse che è anche il luogo dove si deve andare? Egli aveva detto che essi conoscevano l’una e l’altra cosa: e il luogo dove andava e la via. Era dunque necessario che egli dicesse: Io sono la via, per dimostrare che essi, conoscendo lui, conoscevano la via che credevano di non conoscere; ma era altrettanto necessario che dicesse: Io sono la via, la verità e la vita, perché, una volta conosciuta la via, restava da conoscere la meta. La via conduceva alla verità, conduceva alla vita. Egli, dunque, andava a se stesso attraverso se stesso. E noi dove andiamo, se non a lui? e per quale via camminiamo, se non per lui? Egli va a se stesso attraverso se stesso; noi andiamo a lui per mezzo di lui; o meglio, andiamo al Padre sia lui che noi. Infatti, parlando di se stesso, altrove dice: Vado al Padre; mentre qui, per noi dice: Nessuno viene al Padre se non per mezzo mio.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 69,2)
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Via da seguire – verità da raggiungere – vita da godere. Lo è anche per te? Prova ad individuare chi, nella tua vita in vario modo tenta di accaparrarsi queste tre prerogative di Ge sù!
…è PreGata Signore Gesù, è bello che tu mi venga a dire: non essere turbato. Sorreggi il mio cuore vacillante e non permettere che soccomba sotto il peso incalzante dei mille problemi dovuti alla cultura dominante che sembra sempre più propensa ad impostare la vita indipendentemente da te, o Signore, o come se tu non esistessi affatto. Sono certo che l’ultima parola è tua: “In te, o Signore, ho sperato, non sarò confuso in eterno” (Sal 71,1). Amen.
Sabato, 2 maggio 2015Sant’Atanasio, vescovo e dottore della Chiesa
Liturgia della ParolaAt 13,44-52; Sal 97; Gv 14,7-14
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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole
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che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».
…è meDitata “Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me”
La splendida confidenza fattaci da Gesù “credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me” concentra il nostro sguardo contemplativo sulla comunione che intercorre tra il Pa dre e il Figlio, una comunione della quale, per pura grazia di Dio, siamo resi par te ci pi mediante la vita sacramentale. Conosciuti eternamente dal Padre, siamo mes si in condizione dal Figlio di conoscere anche noi il Padre. Ciò ci risulterà tanto più semplice quanto più cresce in noi la fede in Gesù. Gesù è nel Padre e il Padre è in Lui. Questo è ciò che noi dobbiamo credere con tutto il cuore e in ogni momento. È la fede in Gesù che c’innesta nella vita del Padre, ma è anche l’amore del Padre a farci riconoscere in Gesù il prediletto, colui che va ascoltato e seguito (cf Mc 1,10). Che il Signore accresca la nostra fede per essere capaci di partecipare alla sua stessa vita. Nel frattempo cerchiamo di comprendere bene ciò che vale la pena davvero di chiedere al Padre nel nome del Figlio, sicuri di essere più che esauditi.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Dicendo: Io vado al Padre e qualunque cosa chiederete in nome mio lo farò, il Signore ha acceso una grande speranza nel cuore di chi crede in lui. Egli
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va al Padre, non abbandonando gli indigenti ma per esaudire gli oranti. Ma che vuol dire: qualunque cosa chiede rete, quando vediamo che i fedeli molto spesso chiedono e non ottengono? È forse perché chiedono male? È questo infatti il rimprovero che l’apostolo Giacomo rivolge ai fedeli: Chiedete e non ricevete perché chiedete male, per spendere nei vostri piace ri. Allorché si chiede per farne cattivo uso, è piuttosto misericordia divina non essere esauditi. Perciò quando l’uomo chiede a Dio qualcosa che, se gli fosse concessa, tornerebbe a suo danno, c’è più da temere che Dio, adirato, lo esaudisca, piuttosto che, propizio, gliela rifiuti. [...]. Pertanto, se vogliamo che il Signore esaudisca le nostre preghie re, dobbiamo chiedere, non in qualunque modo, ma nel suo nome, cioè nel nome del Salvatore. Non chiediamo dunque nulla contro la nostra salvezza, poiché se ci esaudisse non agirebbe da Salvatore, quale è il suo nome presso i fedeli.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni. Omelia 73,1.3)
“Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”. Tu di solito cosa chiedi al Signore?
…è PreGata Signore Gesù, suggeriscimi tu stesso cosa debbo chiedere al Padre nel tuo nome. So bene, infatti, che “non sappiamo che cosa sia conveniente domandare” (Rm 8,26). Insegnami a chiedere sempre e solo di fare la volontà del Padre e di seguirti con tutto il cuore. Amen.
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V Domenica di Pasqua, 3 maggio 2015Santi Filippo e Giacomo, apostoli
Liturgia della ParolaAt 9,26-31; Sal 21; 1Gv 3,18-24; Gv 15,1-8
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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frut-to, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diven-tiate miei discepoli».
…è meDitata “Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto,
perché senza di me non potete far nulla”La fede in Gesù è ricca di conseguenze per la nostra vita. Purtroppo non sempre lo teniamo presente. Eppure Gesù ci viene a dire che chi rimane in Lui fa molto frutto. C’è la tendenza a rintanare la fede nella sfera della vita intima, senza alcun rapporto con la vita di relazione con gli altri e quindi con la stessa società. Così intesa la fede viene miseramente ridotta a qualcosa di accessoriale e soprattutto ad una realtà che non deve avere “peso” nella società. Gesù, invece, ci
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viene a dire che chi crede in Lui è chiamato a “portare frutto”. Non si può credere e starsene a braccia conserte. La fede deve tradursi in vita e la vita deve essere illuminata e sostenuta in ogni situazione dalla fede. È importante capire che bisogna ridare alla fede un respiro sociale, comunitario. Dobbiamo superare la tendenza verso uno strano intimismo che ci porta talvolta a “consumare” tante esperienze di fede, senza che mai cambi nulla nella nostra vita. Lo spessore della nostra fede si riconosce dalla capacità di coinvolgimento che riesce a realizzare nella nostra esistenza e soprattutto nelle nostre scelte. Non tutte le scelte si equivalgono e non tutte possono considerarsi compatibili con la fede cristiana. La quotidiana frequentazione della Parola è il segreto migliore per irrobustire la nostra fede e farla diventare il principio permanentemente orientativo della nostra vita e, in essa, di tutte le nostre scelte, da quelle di tutti i giorni a quella che segnerà per sempre la nostra vita e così dar gloria a Dio.
…risuona nel Cuore Dei PaDri In questo passo del Vangelo, o fratelli, in cui il Signore dice che lui è la vite e i suoi discepoli i tralci, lo dice in quanto egli, l’uomo Cristo Gesù, mediatore tra Dio e gli uomini (cf. 1 Tim 2, 5), è capo della Chiesa e noi membra di lui. La vite e i tralci, infatti, sono della medesima natura; perciò, essendo egli Dio, della cui natura noi non siamo, si fece uomo affinché in lui l’umana natura diventasse la vite, di cui noi uomini potessimo essere i tralci. Ma perché dice: Io sono la vite vera (Gv 15, 1). Forse ha aggiunto vera riferendosi a quella vite da cui ha tratto la sua similitudine? Egli si dà infatti il nome di vite in senso figurato, non in senso proprio, così come altrove si è dato il nome di pecora, agnello, leone, roccia, pietra angolare, o altre
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cose del genere, che sono quel che sono e dalle quali vengono desunte queste similitudini, e non già le loro proprietà. Ma dicendo: Io sono la vite vera, il Signore evidentemente distingue se stesso da quella vite, alla quale il profeta dice: Come ti sei mutata in amarezza, vite che hai tralignato! (Ger 2, 21). Come può infatti esser vera quella vite, che si aspettava facesse uva e invece produsse spine (cf. Is 5, 4)?
(S. Giovanni, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 80)
Le persone sono contente di incontrarmi? Perché? So condividere e come, la mia fede con chi incontro?
…è PreGata O Padre, che ti riveli in Cristo maestro e redentore, fa’ che aderendo a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a te, siamo edificati anche noi in sacerdozio regale, popolo santo, tempio della tua gloria. Amen.
Lunedì, 4 maggio 2015San Berillo, vescovo
Liturgia della ParolaAt 14,5-18; Sal 113B; Gv 14,21-26
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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manife-sterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come
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è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
…è meDitata “Se uno mi ama, osserverà la mia parola”
L’amore a Dio è vero nella misura in cui assume una dimensione obbedienziale. Per questo Gesù, con la chiarezza di sempre, ci dice: “Se uno mi ama osserverà la mia parola”. Solo l’obbedienza alla Parola rende credibile l’amore a Dio. Al di fuori di questo contesto obbedienziale si rischia solo di fare “poesia” anche nell’ambito dell’esperienza di fede. Pertanto occorre decidersi: bisogna mettere in pratica ciò che Gesù c’insegna. Non ci sono altre vie per essere fedeli a Dio. Non possiamo, infatti, essere dei credenti teorici e contemporaneamente degli atei praticanti! Dire di credere e non “fare” ciò che si crede equivale a non amare il Signore e non osservare la sua Parola. Abituiamoci ad operare quotidianamente una indispensabile azione riconci lia ti va tra ciò che crediamo e ciò che facciamo per evitare, in questo modo, di credere di credere, illudendo noi stessi. Sempre San Giovanni ci ricorda che “chi dice di dimorare in Cristo deve comportarsi come Lui si è comportato” (1Gv 2,6).
…risuona nel Cuore Dei PaDri Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre invierà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto ciò che vi ho detto (Gv 14, 26). Forse il
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Figlio si limita a parlare e lascia allo Spirito Santo il compito di insegnare, di modo che dal Figlio ascoltiamo soltanto le parole e potremo comprenderle soltanto quando lo Spirito Santo ce le insegnerà? Come se il Figlio parlasse senza lo Spirito Santo, o lo Spirito Santo insegnasse indipendentemente dal Figlio. O non si deve invece dire che anche il Figlio insegna e anche lo Spirito Santo parla, e, quando Dio parla e insegna, è tutta la Trinità che parla e insegna? Ma siccome Dio è Trinità, occorreva menzionare le singole persone, perché ne sentissimo parlare distintamente e le considerassimo inseparabili. Ascolta il Padre che parla, quando leggi: Il Signore mi ha detto: Tu sei mio Figlio (Sal 2, 7). Ascolta il Padre che insegna, quando leggi: Chiunque ha ascoltato il Padre e ha accolto il suo insegnamento viene a me (Gv 6, 45). Hai sentito ora il Figlio che parla, e che di se stesso dice: tutto ciò che vi ho detto; e se vuoi renderti conto che egli anche insegna, ricorda ciò che il Maestro dice: Uno solo è il vostro maestro: Cristo (Mt 23, 10). Quanto allo Spirito Santo, di cui hai sentito dire adesso: Egli vi insegnerà ogni cosa, ascoltalo mentre parla, quando leggi negli Atti degli Apostoli che lo Spirito Santo disse a san Pietro: Su, va’ con loro, perché li ho mandati io (At 10, 20). Tutta la Trinità, dunque, parla e insegna; ma se non venisse di volta in volta designata anche nelle singole persone, certamente l’umana debolezza non arriverebbe mai a individuarle. Ed essendo le tre Persone indivisibili, non avremmo mai saputo che sono Trinità, se di essa si parlasse sempre collettivamente; infatti, quando diciamo Padre e Figlio e Spirito Santo, distinguiamo le persone, sebbene esse siano necessariamente inseparabili. Quanto alle parole: Egli vi rammenterà, dobbiamo tener presente, e non dobbiamo mai dimenticarlo, che i suoi salutari ammonimenti ap
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partengono all’ordine della grazia, che lo Spirito Santo ci rammenta.
(S. Giovanni, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 77,1)
Gesù mi chiede di confrontare la mia fede con i miei atteggiamenti, pensieri e parole: c’è coerenza, unità?
…è PreGata O Padre, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che promette, perché fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia. Amen.
Martedì, 5 maggio 2015Sant’Angelo, sacerdote e martire
Liturgia della ParolaAt 14,19-28; Sal 144; Gv 14,27-31a
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In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Non parle-rò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui».
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…è meDitata “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”
L’espressione di Gesù “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” ha un valore davvero tonificante. Di fronte ai tanti turbamenti cui siamo continuamente sottoposti e ai diversi motivi di paura che si accavallano e si intrecciano quotidianamente, abbiamo bisogno che Qualcuno spalanchi il nostro cuore alla speranza. Sappia mo, però, che le parole di Gesù non appartengono al repertorio delle espressioni che vanno dette in determinate circostanze e con un certo tono. Quelle di Gesù non sono parole di circostanza. Al contrario, sono parole di vita eterna. Accogliamole allora con quello stile di gratitudine che ci consentirà di fare in modo che nei momenti più critici della nostra vita possiamo fare l’esperienza di un Amore che ci pre cede, ci segue e ci accompagna e, proprio per questo, ci incoraggia costantemente. Stiamo at ten ti, però, a distinguere bene chi ci incoraggia, ma non ci vuol far crescere né maturare e chi, invece, ci incoraggia dopo averci scrollato da quelle forme di torpore che non ci consentono di essere ciò che siamo chiamati a diventare. Il modo di incoraggiare di Gesù è sempre orientato alla nostra vera crescita, al superamento delle nostre reali o presunte paure. In altre parole Gesù, dicendoci che il nostro cuore non dev’essere turbato, non intende offrirci una rassicurazione che ci lascia come ci trova, ma piuttosto vuole regalarci un sostegno forte e decisivo capace di farci uscire prontamente da qualsiasi posizione comoda per essere così come Dio stesso, da tutta l’eternità, ci ha sognato e ci vuole.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Abbiamo ascoltato, o fratelli, le parole che il Signore rivolse ai discepoli: Non si turbi il cuor vostro né si sgomenti; avete udito che io vi ho detto: vado e torno a voi; se mi amaste, godreste che vado al Padre, per
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ché il Padre è più grande di me. Il fatto che egli se ne andava, anche se prometteva di tornare, era tale da turbare e spaventare il loro cuore, in quanto, durante l’assenza del pastore, il lupo poteva assalire il gregge. Ma Cristo, che era ad un tempo uomo e Dio, se come uomo si allontanava, come Dio non li abbandonava. Se ne andava con la sua umanità, rimaneva con la sua divinità; se ne andava con la sua umanità per cui poteva occupare solo un determinato luogo, rimaneva con la sua divinità per cui era onnipresente. Perché dunque il loro cuore si sarebbe dovuto turbare e sgomentare se egli, pur sottraendosi agli occhi, restava presente nel loro cuore? Quantunque anche Dio, il quale è dappertutto, si allontana dal cuore di coloro che lo abbandonano non con i piedi ma con i loro cattivi costumi; e invece viene in coloro che si volgono a lui non con il viso ma con la fede, e a lui si avvicinano non con il corpo ma con l’anima.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 78,1)
“Non come la dà il mondo…”. Così dice Gesù a proposito della pace che dà ai suoi discepoli. È chiaro dunque che la pace di Gesù è ben diversa da quella proposta dal mondo. Chi è il “fornitore ufficiale” della tua pa ce: il Signore o il mondo?
…è PreGata Signore Gesù, fammi crescere sempre di più nell’obbedienza alla tua volontà e infondi nel mio animo, tante volte turbato, la tua pace. Non permettere che io ti dimentichi, o Signore, per ricercare la pace lontano dalla croce, fuggendo chi mi disturba, evitando chi mi fa perdere la pazienza, chiudendo gli occhi davanti alla sofferenze altrui. Solo in te, e non altrove, è la mia pace. Amen.
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Mercoledì, 6 maggio 2015Beata Anna Rosa Gattorno, vedova e religiosa
Liturgia della ParolaAt 15,1-6; Sal 121; Gv 15,1-8
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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frut-to, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diven-tiate miei discepoli».
…è meDitata “Rimanete in me e io in voi”
Gesù ci svela il segreto per portare davvero frutto, e frutto duraturo, nella vita. Riascoltiamolo come se fosse la prima volta. Gesù a noi, oggi, viene a dire: “Rimanete in me e io in voi”. Tutto qui. È proprio indispensabile rimanere in Lui e consentire al tempo stesso a Lui di rimanere in noi. Fino a quando, però, tutto ciò resta oggetto di semplice riflessione e non diventa piuttosto esperienza di ogni giorno rischiamo di non farci coinvolgere personalmente dal segreto svelatoci
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da Gesù. In poche righe l’evangelista utilizza ben sette volte il verbo “rimanere” in riferimento alla persona di Gesù e ai suoi. E lui, per primo, ha fatto l’esperienza di rimanere col Maestro. Difatti è proprio Giovanni che durante l’ultima cena ha reclinato il capo sul petto di Gesù (cf. 13,25) ed è solo lui del gruppo dei dodici ad essere rimasto vicino a Gesù sotto la croce sino alla fine. Solo chi ne aveva fatto l’esperienza a livello personale poteva riuscire ad esprimere con le parole tutta l’emozione del “rimanere” in Gesù. Giovanni questa esperienza l’ha fatta concretamente e, attraverso il suo vangelo, le lettere e l’Apocalisse continua a proporcela con la freschezza del primo momento. Cerchiamo pure noi di imparare a “rimanere nel Signore” e come primo frutto del nostro “rimanere in Lui” riusciremo a contagiare il desiderio di fare altrettanto chi ci circon da.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Gesù ha detto che egli è la vite, i suoi discepoli i tralci e il Padre l’agricoltore: su questo ci siamo già intrattenuti, come abbiamo potuto. In questa lettura, continuando a parlare di sé come vite e dei suoi tralci, cioè dei discepoli, il Signore dice: Rimanete in me e io rimarrò in voi. Essi però sono in lui non allo stesso modo in cui egli è in loro. L’una e l’altra presenza non giova a lui, ma a loro. Sì, perché i tralci sono nella vite in modo tale che, senza giovare alla vite, ricevono da essa la linfa che li fa vivere; a sua volta la vite si trova nei tralci per far scorrere in essi la linfa vitale e non per riceverne da essi. Così, questo rimanere di Cristo nei discepoli e dei discepoli in Cristo, giova non a Cristo, ma ai discepoli. Se un tralcio è reciso, può un altro pullulare dalla viva radice, mentre il tralcio reciso non può vivere separato dalla vite.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 81,1)
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Potàti per portare frutto. Hai paura di esporre per la potatura i tuoi “rami malati”? Attento, potrebbe essere mortale!
…è PreGata Signore Gesù, togli in me tutto quello che non ha niente a che vedere con la mia dignità battesimale. Taglia quei tralci rinsecchiti dalla mediocrità e concedimi la gioia di rimanere sempre in te, nell’ascolto dei tuoi insegnamenti e nell’operosità di una vita fecondata dalla tua grazia. Amen.
Giovedì, 7 maggio 2015Beato Guglielmo, anacoreta
1° giovedì del mese: preghiera per le vocazioni
Liturgia della ParolaAt 1,15-17.20-26; Sal 112; Gv 15,9-11
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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
…è meDitata “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi
e la vostra gioia sia piena” Quello che Gesù ci dice è sempre per la nostra gioia. Il Vangelo di oggi viene a ribadir celo con ineguagliabile
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chiarezza. Spesso si ha la netta sensazione che siano davvero molti coloro che considerano i precetti del Signore come una sorta di peso che toglie la serenità dall’animo, specie dei giovani. Eppure Gesù viene a dirci anche oggi: “questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi” e aggiunge “e la vostra gioia sia piena”. Altro che peso del quale scrollarsi! Molti hanno preferito, e continuano a preferire, di fare a meno dell’originale proposta di gioia e l’hanno cercata “altrove”. Come sono andate e come continuano ad andare le cose – in questi casi – è sotto gli occhi di tutti… Chi, invece, ha accolto la suadente proposta di Gesù non solo sa concretamente cosa sia la gioia vera, ma è diventato e del resto non poteva andare diversamente – un “diffusore” di gioia. Non si tratta, però, di una diffusione asettica, ma di una condivisione di una esperienza precedentemente e contestualmente vissuta. Questa gioia piena di cui parla Gesù è anche la tua? Te lo auguro! Se è già tua, sappi che aumenterà, se riuscirai a condividerla con altri; verrà ine sorabilmente meno se penserai, invece, di trattenerla tutta per te!
…risuona nel Cuore Dei PaDri Rimanete nel mio amore. In che modo ci rimarremo? Ascolta ciò che segue: Se osservate i miei comandamenti dice rimarrete nel mio amore. È l’amore che ci fa osservare i comandamenti, oppure è l’osser vanza dei comandamenti che fa nascere l’amore? Ma chi può mettere in dubbio che l’amore precede l’osservan za dei comandamenti? Chi non ama è privo di motivazioni per osservare i comandamenti. Con le parole: Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore, il Signore non vuole indicare l’origine dell’amore, ma la prova. [...]. Nessuno quindi si illuda di amare il Signore, se non osserva i suoi comandamenti; poiché in tanto lo amiamo in quanto osserviamo i suoi
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comandamenti, e quanto meno li osserviamo tanto meno lo amiamo. Anche se dalle parole: Rimanete nel mio amore, non appare chiaro di quale amore egli stia parlando, se di quello con cui amiamo lui o di quello con cui egli ama noi, possiamo però dedurlo dalla frase precedente. Egli aveva detto: anch’io ho amato voi, e subito dopo ha aggiun to: Rimanete nel mio amore. Si tratta dunque dell’a more che egli nutre per noi.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 82,3)
Il Vangelo ci parla di gioia e di quella piena, cioè di prima qualità. È la gioia che cerchi? È quella che hai trovato? O ti accontenti di surrogati di gioia?
…è PreGata Signore Gesù, i tuoi ordini fanno gioire il cuore (cf Sal 19,9), la tua gioia è la mia forza (cf Ne 8,10); Signore, tu hai det to ai tuoi discepoli che la gioia che dai tu nessuno la potrà togliere (cf Gv 16,22): ti prego di concedermi la gioia che tu prometti e la fermezza necessaria per non barattarla con nessuna cosa al mondo. Amen.
Venerdì, 8 maggio 2015Beata Maria Vergine di Pompei
Supplica alla Madonna di Pompei
Liturgia della ParolaAt 15,22-31; Sal 56; Gv 15,12-17
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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Pa-dre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel
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mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarre-te nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho det-to perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
…è meDitata“Perché la Mia gioia sia in voi”. Amare significa voler bene. Gesù ci ha tanto voluto bene che ha dato la sua vita per noi e ha dato la sua vita a noi; questo è veramente l’amore più grande. Quando l’amore è vicendevole c’è anche l’amicizia. Gesù ci dice: “Voi siete miei amici”, e quindi ci impegna a rispondere al suo amore. Assolveremo a tale impegno quando cercheremo di conoscere e di fare la sua volontà. Se ci sforzeremo di fare questo, noi non saremo né servitori di Cristo, né semplici suoi discepoli, ma suoi amici, per i quali Gesù ha dato la vita ed ai quali comunica tutto ciò che ha udito dal Padre. E tali siamo diventati perché Gesù ci ha scelti...come ha scelto Maria, ci ha comunicato il suo amore e la sua verità..., e ci ha inviati perché portiamo frutto..., ed esso sia duraturo..., e noi meritiamo di essere sempre arricchiti dei doni che chiederemo, nel suo nome, al Padre. (Monaci Benedettini Silvestrini)
…risuona nel Cuore Dei PaDri Non siete voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi (Gv 15, 16). È questa una grazia davvero ineffabile. Che cosa eravamo noi, infatti, quando ancora non avevamo scelto Cristo, e perciò non lo amavamo? Poiché, come può amarlo chi non lo ha scelto? Forse in noi c’erano quei sentimenti che vengono espressi nel salmo: Ho preferito rimanere alla soglia della casa di Dio, anziché abitare nei padiglioni dell’iniquo (Sal 83, 11)? Certamente no. Che cosa eravamo dunque, se non iniqui e perduti? Non credevamo ancora in lui, per meritare che egli ci scegliesse; infatti, se egli scegliesse chi già crede
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in lui, sceglierebbe chi ha già scelto lui. Perché allora dice: Non siete voi che avete scelto me (Gv 15, 16), se non perché la sua misericordia ci ha prevenuti?
(S. Giovanni, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 86,2
Gesù ci dice: “Vi ho chiamato amici”. Quanto mi lascio coinvolgere da questa amicizia? Quanto “credo” di amare Gesù?
...è PreGataMio Signore, purtroppo mi abituo a tutto. Anche a questo tuo dono d’amore senza limiti, senza uguale. Rinnovami Tu dentro il cuore, fammi vivo e capace di reazione al tuo dare la vita per me: una reazione che mi abiliti ad atteggiamenti e gesti di vera gratuità verso il prossimo. Amen.
Sabato, 9 maggio 2015Beato Luigi Rabatà, sacerdote
Liturgia della ParolaAt 16,1-10; Sal 99; Gv 15,18-21
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In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché inve-ce non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se han-no perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma
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tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».
…è meDitata “Se il mondo vi odia, sappiate
che prima di voi ha odiato me”L’adesione di fede, quando è vera, non è mai indolore. Ciò non deve scoraggiare, ma deve semplicemente aprire gli occhi di tutti nei confronti della realtà che ci circonda. Gesù ci ha preavvisati: «se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me». Questo parlare schietto e genuino del Signore ci mette in guardia e soprattutto ci fa ca pire che non possiamo seguire una via diversa rispetto a quelle che Lui per primo ha seguito. Ricordiamoci sempre che il mondo ama solo i «suoi». Mentre noi non siamo del mondo, anche se viviamo nel mondo. Per logica conseguenza, non essendo “del” mondo, non possiamo essere destinatari di particolari e affettuose attenzioni dal le realtà di questo mondo. Teniamo presente sempre il severo monito di Gesù: «guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi» (Lc 6,26). Come cristiani non possiamo permetterci di andare a caccia di facili consensi. Per questo san Giovanni ci viene a dire «non vi meravigliate se il mondo vi odia» (1Gv 3,13). Ci sostenga e ci accompagni sempre la serena consapevolezza che l’«odio» del mondo non potrà mai sorpassare l’«amore» del Padre. È lo stesso Gesù a ricordarcelo: «quanto a voi, per fi no i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate paura» (Mt 10,30)
…risuona nel Cuore Dei PaDri Se il mondo vi odia, sappiate che ha odiato me prima di voi. Perché un membro pretende di essere al di sopra del capo? Rinunci a far parte del corpo, se non vuoi sopportare insieme al capo l’odio del mondo. Se voi foste del mondo continua il Signore il mondo amerebbe ciò che è suo. Queste parole sono rivolte alla
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Chiesa universale, la quale anch’essa talvolta è chiamata mondo, come fa l’Apostolo che dice: Dio era in Cristo, per riconciliare il mondo a sé. Anche l’evangelista dice: Non è venuto il Figlio dell’uomo per giudicare il mondo, ma affinché il mondo sia salvo per mezzo di lui. [...]. La Chiesa è, dunque, tutto il mondo, e tutto il mondo odia la Chiesa. Il mondo odia il mondo, il mondo ostile odia il mondo riconci liato, il mondo condannato odia il mondo che è stato salvato, il mondo contaminato odia il mondo che è stato purificato. Ma questo mondo che Dio riconcilia a sé nella persona di Cristo, che per mezzo di Cristo viene salvato e al quale per mezzo di Cristo viene rimesso ogni peccato, è stato scelto dal mondo ostile, condannato, contaminato. Dalla medesima massa che tutta si è perduta in Adamo, vengono formati i vasi di misericordia di cui è composto il mondo destinato alla riconciliazione. Questo mondo è odiato dal mondo che pur nella stessa massa, è però composto dai vasi dell’ira, destinati alla perdizio ne.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni. Omelia.87,23)
Il mondo ama ciò che è suo. Noi non siamo del mondo, quindi se non siamo amati dal mondo è un “buon segno” che indica la nostra adesione a Cristo. E tu da come pensa il mondo ti senti “apprezzato” o “deriso”?
…è PreGata Signore Gesù, aiutami a non avere timore di essere tuo e a saper fronteggiare con coraggio le ostilità che questo mondo di solito riserva ai tuoi discepoli. Mi sostengano ogni giorno le parole del salmista: “Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me, Signore. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurez za” (Sal 22). Amen.
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VI Domenica di Pasqua, 10 maggio 2015Santi Alfio, Filadelfio e Cirino, martiri
Liturgia della ParolaAt 10,25-27.34-35.44-48; Sal 97; 1Gv 4,7-10; Gv 15,9-17
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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Pa-dre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, ri-marrete nel mio amore, come io ho osservato i comanda-menti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padro-ne; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quel-lo che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri».
…è meDitata “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi
e la vostra gioia sia piena”Viene riproposto nel brano odierno il circolo d’amore che coinvolge il Padre, il Figlio e i suoi seguaci: il Padre ama il Figlio, che manifesta e comunica questo amore ai suoi discepoli; Egli poi rimane nell’amore del Padre facendo la sua volontà; e i discepoli possono rimanere nell’amore di Gesù, e in Lui nell’amore del Padre, facen
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do quello che lui comanda, e cioè amandosi come Gesù ha fatto e insegnato. Inseriti per grazia (…non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi) in questo circolo d’amore si è amici di Gesù e per Lui si entra in confidenza anche col Padre. Abbiamo così davanti il nucleo essenziale della fede e della vera testimonianza cristiana. Questo amore naturalmente, modellato su quello del Padre e del Figlio, non può essere quantificato, né specificato: è la vita stessa offerta e vissuta per amore e nell’amore, e costituisce l’unico comando esplicito di Gesù ai suoi discepoli: “che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati”. Ed è anche l’unico segno credibile della testimonianza cristiana: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35).
…risuona nel Cuore Dei PaDri Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi: rimanete nel mio amore (Gv 15, 9). Ecco l’origine di tutte le nostre buone opere. Quale origine potrebbero avere, infatti, se non la fede che opera mediante l’amore (cf. Gal 5, 6)? E come potremmo noi amare, se prima non fossimo amati? Lo dice molto chiaramente, nella sua lettera, questo medesimo evangelista: Amiamo Dio, perché egli ci ha amati per primo (1 Io 3, 19). L’espressione poi: Come il Padre ha amato me così anch’io ho amato voi, non vuole significare che la nostra natura è uguale alla sua, così come la sua è uguale a quella del Padre, ma vuole indicare la grazia per cui l’uomo Cristo Gesù è mediatore tra Dio e gli uomini (cf. 1 Tim 2, 5). È appunto come mediatore che egli si presenta dicendo: Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. È certo, infatti, che il Padre ama anche noi, ma ci ama in lui; perché ciò che glorifica il Padre è che noi portiamo frutto nella vite, cioè nel Figlio, e diventiamo così suoi discepoli.
(S. Giovanni, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 82,2)
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Gesù mi aiuta a riflettere sulla disponibilità a collaborare con il mio parroco per favorire la testimonianza d’amore che come cristiani siamo chiamati a dare.
…è PreGata Dio onnipotente, fa’ che viviamo con rinnovato impegno questi gironi di letizia in onore del Cristo risorto, per testimoniare nelle opere il memoriale della Pasqua che celebriamo nella fede. Amen.
Lunedì, 11 maggio 2015San Fabio e compagni, martiri
Liturgia della ParolaAt 16,11-15; Sal 149; Gv 15,26 – 16,4
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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando ver-rà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non ab-biate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno co-nosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».
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…è meDitata “… anche voi mi renderete testimonianza”
Rendere testimonianza a Gesù: questo è il primo e principale compito del cristiano. Tutto acquista senso e significato nella misura in cui concorre a rendere testimonianza della no stra personale adesione di fede a Colui che “ha dato se stesso per noi, per riscattarci” (Tt 2,14). Gesù nel discorso della montagna ha detto ai suoi discepoli: “ri splen da la vostra luce davanti agli uomini” (Mt 5,16). Dobbiamo ammettere che non di rado ci capita di assumere uno stile di vita cristiana che ha qualche cosa di “camaleon ti co”. Siamo, cioè, più che esperti a saperci “mimetizzare” con i diversi ambienti che di solito frequentiamo. Proprio per questo, dei doni dello Spirito Santo non stanchia mo ci mai di invocare con particolare insistenza il dono della “fortezza”, in modo tale da essere sempre pronti a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi (cf 1Pt 3,15). Lo Spirito Santo può essere paragonato ad un allenatore. E l’allenatore si sa prepara alla fatica; ricorda sempre ai suoi ragazzi: “Non c’è medaglia d’oro che non sia inzuppata di sudore”. Lascia mo ci dunque “allenare” dallo Spirito Santo e la nostra vita diverrà un autentico “capolavoro” della Grazia di Dio.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Voi pure mi renderete testimonianza, perché siete fin dal principio con me. Mi renderà testimonianza lo Spirito Santo, e mi renderete testimonianza anche voi. [...]. Egli mi renderà testimonianza; e voi pure i renderete testimonianza: vi darà infatti il corag gio di rendere testimonianza la Carità di Dio river sata nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che vi sarà donato. È appunto questa carità che mancò a Pietro, quando, spaventato per la domanda della portinaia,
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non fu capace di rendere vera testimo nian za, e, venendo meno alla sua promessa, dal gran timore che lo prese fu indotto a rinnegare il Signore tre volte. Ora questo timore non è compatibi le con la carità, perché la carità perfetta caccia via ogni timore. [...]. Ma dopo che la grazia dello Spirito Santo fu riversata in lui in misura sovrab bondante, il suo cuore, un tempo freddo, s’infiammò per rendere testimonianza a Cristo; e gli si spalancò la bocca, chiusa prima dal timore che le aveva impedito di proferire la verità, cosicché, mentre tutti quelli che avevano ricevuto lo Spirito Santo parlavano la lingua di tutte le genti, lui solo si levò in mezzo alla folla dei Giudei, più pronto d’ogni altro, a rendere testimonianza a Cristo, riuscendo a confondere con la verità della risurre zione gli stessi suoi uccisori.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 92,2)
L’emarginazione a motivo della propria fede non è purtroppo un fatto che appartiene al passato, ma, al con tra rio, è storia di tutti i giorni. Cosa fai per evitare l’emarginazione? Svendi al migliore offerente la tua dignità di cristiano? Ti mimetizzi con la massa? Oppure…?
…è PreGata Signore Gesù, infondi nel mio cuore la forza del tuo santo Spirito, perché possa testimoniare apertamente il mio essere cristiano. Aiutami ad essere tuo testimone con umile fierezza nell’ambiente dove vivo, senza pretendere né applausi, né salvacondotti. Mi basta solo la tua grazia. Amen.
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Martedì, 12 maggio 2015San Filippo di Agira, sacerdote
Liturgia della ParolaAt 16,22-34; Sal 137; Gv 16,5-11
la Parola Del siGnore
…è asColtata
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mon-do quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giu-dizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato».
…è meDitata “… se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore”È bene per voi che io me ne vada. Sono le parole di Gesù, così come le riporta l’evangelista Giovanni. Gesù parla in questo modo per spiegare la necessità della sua dipartita. E aggiunge: “Verrà a voi il Consolatore”. Solo alla luce di questa promessa il mistero di Gesù che è morto per la nostra salvezza ottiene la luce necessaria per es se re compreso nel suo significato ultimo e definitivo. Lo Spirito Santo inoltre viene a creare in noi “l’intimità con Dio”, mettendo così in luce, da un lato l’opera redentiva del Si gno re e dall’altro il peccato di coloro che si ostinano a non accogliere il suo in segnamento. L’intimità con Dio è allora possibile perché il Figlio Unigenito del Padre con tinua a riversare nei nostri cuori lo Spirito Santo (cf Rm 5,5),
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che “grida nei no stri cuori: Abba! Padre!” (Gal 4,6) e viene a suggerire ai nostri cuo ri ciò che più giova alla nostra vita di fede.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Invece, perché vi ho detto queste cose, la tristezza vi ha riempito il cuore. Notava l’effetto che le sue parole producevano nei loro cuori: privi ancora della consolazione spirituale, che mediante l’inabitazione dello Spirito Santo avrebbero sperimentato, temevano di perdere ciò che in Cristo vedevano esteriormente. E siccome non potevano dubitare che Cristo dicesse la verità, non rimanendo loro alcun dubbio che lo avrebbero perduto, erano contristati nella loro umana sensibilità al pensiero di rimanere privi della sua presenza fisica. Ma il Signore sapeva che cosa era meglio per loro; sapeva che sarebbe stato meglio per loro la visione interiore con cui li avrebbe consola ti lo Spirito Santo, il quale non avrebbe offerto ai loro occhi un corpo visibile, ma avrebbe realizzato la sua presenza nel cuore dei fedeli. [...]. È bene per voi che io me ne vada, perché se non vado non verrà a voi il Paraclito. Se non vi sottraggo i delicati alimenti con cui vi ho allevati, non senti rete il desiderio di un cibo più solido; se con mentalità carnale restate attaccati alla carne, non sarete mai in grado di accogliere lo Spirito.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 94,4)
Prima di fare le piccole e grandi scelte della vita invochi con fiducia la luce dello Spirito Santo? Qualche volta? Sempre? Mai?
…è PreGata Signore Gesù, infondi in me la luce del tuo santo Spirito per poter smascherare in tempo le seduzioni del
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principe di questo mondo e professare la mia fede in te e in Colui che ti ha inviato, il Padre dal quale proviene ogni dono perfetto (cf Gc 1,17). Amen.
Mercoledì, 13 maggio 2015Beata Maria Vergine di Fatima
Liturgia della ParolaAt 17,15.22-18,1; Sal 148; Gv 16,12-15
la Parola Del siGnore
…è asColtata
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà».
…è meDitata “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento
non siete capaci di portarne il peso”Dobbiamo apprezzare e sperimentare sempre di più l’efficacia dell’azione dello Spi ri to Santo nella nostra vita di ogni giorno. È il “Dono” per eccellenza che Gesù Ri sor to ha fatto ai suoi discepoli di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Allo Spirito Santo dob bia mo dare “carta bianca” nella nostra vita, perché sia Lui a visitare le nostre menti e a riempire i nostri cuori di grazia celeste. La soavissima azione dello Spirito Santo me diante
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il dono dell’Intelletto ci aiuta a non essere superficiali e ad ar rivare al cuore del le cose. In un mondo in cui la mania esibizionistica contagia tut ti, ben venga il dono dell’“Intelletto” a farci “intelligenti”, capaci cioè di saper “leggere den tro” (in tu s legere) le diverse realtà, a ri cordarci di su perare la crosta, di non fermarci alla buc cia! Quello dell’Intelletto è il dono della “profondità” contro la “super ficia lità”; il dono dell’“essere” contro l’“appa rire”. Ma in modo particolare il dono dell’“Intelletto” ci abilita a capire la Parola di Dio. Lo Spirito Santo non è portatore di un insegnamento diverso da quello di Gesù, ma al contrario ci guiderà alla verità tutta in te ra, a proposito della vita e della morte di Gesù.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato (1Cor 2,12). Dunque, è per conoscere che ci è concesso il dono dello Spirito Santo. I sensi per il corpo umano sarebbero inutili se venis sero meno le ragioni del loro impiego. Se non esi stesse la luce o il giorno, gli occhi non avrebbero la possibilità di esercitare la loro funzione; le orecchie non avrebbero alcun compito da svolgere in assenza di parole e di suoni; le narici non saprebbe ro a che cosa servono, se non esistessero esalazioni odorifere. E tutto questo avverrebbe non per un difetto di natura dovuto ad una causa [intrinseca], ma perché l’uso effettivo è reso possibile da una causa [estrinseca]. Allo stesso modo lo spirito umano, se la fede non avrà versato in lui il dono dello Spirito, avrà sì la capacità di intendere Dio, ma non la luce per conoscerlo. il dono, che è in Cristo, è dato interamente a tutti nella sua unità; pur restando a nostra disposizione ovunque, ci è concesso nella misura in cui ciascuno di noi può riceverlo; risiede in noi nella misura in cui
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ciascu no di noi vorrà meritarlo. Esso è con noi fino alla consumazione dei secoli, è il sollievo della nostra attesa, è il pegno della speranza futura per l’azione miracolosa della sua grazia, è la luce delle nostre menti, lo splendore delle nostre anime. Questo Spirito Santo, perciò, deve essere desiderato, meritato e, in seguito, gelosamente custodito con l’osservanza scrupolosa dei precetti divini.
(S. Ilario di Poitiers, La Trinità, II,35)
Lo Spirito riesce a parlare solo ad un cuore sgombro dalle cose troppo terrene. Cosa, quindi, secondo te, va “sgombrato” in fretta dal tuo cuore in questa stagione della tua vita?
…è PreGata Signore Gesù, con la forza del tuo santo Spirito purifica il mio cuore; liberalo dagli attaccamenti e condizionamenti mon dani. Concedimi la grazia di poter godere della piena comprensione della tua Parola e della fedele attuazione della tua santa ed ineffabile volontà. Amen.
Giovedì, 14 maggio 2015San Mattia, apostolo
FestaLiturgia della Parola
At 1,15-17.20-26; Sal 112; Gv 15,9-17la Parola Del siGnore
…è asColtata
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Pa-dre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel
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mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimar-rete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Que-sto vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
…è meDitata “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi.
Rimanete nel mio amore” È questa la condizione necessaria per sintonizzarsi pienamente con quello che Gesù chiede ai suoi discepoli di tutti i tempi e di ogni luogo. Il concetto espresso dal verbo “rimanere” esprime bene quell’atteggiamento che deve contraddistinguere chi fa l’esperienza dell’assiduità nella frequentazione del pensiero e quindi della volontà del Maestro. Solo se si rimane “nel Signore” si comprende anche che solo in Lui “ogni costruzione cresce ben ordinata” (Ef 2,21), esperimentando così la pienezza della gioia quale frutto della personale obbedienza agli insegnamenti del Signore. Quindi la condizione indispensabile perché si instauri l’amicizia vera con il Signore consiste nell’osservare i suoi comandamenti (cf 1Gv 2,4s.). “I Dodici” sono amici di Gesù; questo rapporto d’amore
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però non è anzitutto l’esito di un impegno dei discepoli, ma, al contrario, è dono, è grazia. Gli apostoli, infatti, sono stati scelti dal Maestro per essere costituiti suoi amici e suoi missionari. Una cosa, però, dev’essere tenuta sempre presente: per portare a Gesù gli uomini, i discepoli devono essi stessi anzitutto vi ve re vicini a Gesù; anzi, per dirla con san Giovanni, vivere “in Lui” e “rimanere” nel suo amore.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Se qualcuno giunge a questa dignità di essere chiamato amico di Dio, si esamini nell’intimo e si renda conto che vengono dall’alto i doni che ha ricevuto. Non attribuisca nulla ai propri meriti per non ritrovarsi nel numero dei nemici. Per questo si aggiunge: Non voi mi avete scelto, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto. Vi ho costituiti per amministrare la grazia e vi ho radicati perché vi mettiate in cammino con la volontà e portiate frutto con l’azione. Vi ho detto di mettervi in cammino con la volontà, perché il voler fare qualcosa è già un procedere con lo spiri to. Quale frutto sui debba produrre è detto subito dopo: e il vostro frutto rimanga. Ogni fatica portata a termine secondo i criteri di questo mondo può a stento bastare sino alla morte, perché quando questa ci coglie tronca il frutto del nostro lavoro. Ciò che invece viene compiuto per la vita eterna rimane anche dopo la morte e comincia a essere noto solo quando il frutto delle fatiche terrestri inizia a non apparire più. Quella ricompensa ha dunque inizio quando questo frutto ha fine. Chi dunque ha già sperimentato i doni eterni senta sviliti nel suo intimo i frutti legati solo alla terra.
(S. Grego rio Magno, Omelie sui Vangeli, II,XXVII,5)
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“Rimanete nel mio amore”. Si tratta di una indicazione precisa e per nulla opzionale. Tu cosa fai, in concreto, per rimanere nel Signore? Quanto tempo dedichi ogni giorno alla preghiera?
…è PreGata Signore Gesù, desidero rimanere nel tuo amore perché solo così potrò vivere con te e per te. Concedimi ogni giorno di essere nel numero dei tuoi amici, sempre pronto a renderti testimonianza e saper portare nel mio ambiente frutti copiosi e duraturi di carità. Amen.
Venerdì, 15 maggio 2015Sant’Isidoro l’agricoltore, laico
Liturgia della ParolaAt 18,9-18; Sal 46; Gv 16,20-23a
la Parola Del siGnore
…è asColtata
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in ve-rità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambie-rà in gioia. La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi do-manderete più nulla. In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà».
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…è meDitata “… nessuno vi potrà togliere la vostra gioia”
Tra le immagini utilizzate da Gesù, quella delle doglie della partoriente è certamente una delle più suggestive. I dolori intensi della donna prossima al parto sono sempre com pensati dalla gioia di una nuova vita. Per questo le lacrime di dolore si trasfor ma no sempre in lacrime di gioia. Così è della vita alla luce del mistero pasquale. San Pao lo direbbe: “le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla glo ria futura che dovrà essere rivelata in noi” (Rm 8,18). Gesù ci assicura che il nostro “cuo re si rallegrerà”. Con questa certezza, che è più di una semplice promessa, il cristiano “attinge sempre forza nella grazia” (2Tm 2,1), potendo ripetere con umile fer mez za le stesse parole dell’apostolo Paolo: “tutto posso in colui che mi dà la forza” (Fil 4,13).
…risuona nel Cuore Dei PaDri Quando la donna partorisce è triste, perché è giunta la sua ora... Cerca d’ingrandire il motivo di consolazione e, con diverse parole, dà loro il mezzo per lenire l’acerbo dolore. Vedi, infatti, come, con una efficace similitudine, li sprona a comportarsi coraggiosamente, e a prendere le fatiche e i dolori con animo forte, giacché essi devono mutarsi in gioia. Il frutto d’un parto doloroso, dice, è un fanciullo, e la gioia dei figli non giunge alle madri senza aver sopportato prima tremende fatiche. Ma se esse rifiutassero, all’inizio, i dolori del parto, e non volessero affrontare la gravidanza, e volessero sfuggire il matrimonio, causa di questa, non sarebbe ro mai madri, privandosi, per viltà, d’una cosa tanto desiderabile e seria. Per la stessa ragione, anche per voi, il dolore non sarà senza ricompensa. Godre te, infatti, quando vedrete il meraviglioso fanciullo venuto al mondo, liberi dalla corruzione e dalla morte. Par
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la, evidentemente, di se stesso. [...]. Infatti, se la morte di Cristo ci ha portato tristez za, chi ci toglierà la gioia, dal momento che sappia mo che egli vive e rimane in eterno a darci e a largirci i beni spirituali?(S. Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni, XI,2)
Il miracolo della missione consiste nel vedere spuntare la vita là dove c’erano solo rovine. Tu cosa intendi fare perché, là dove di solito vivi, il Vangelo ritorni ad essere il punto di riferimento comune?
…è PreGata Signore Gesù, il mio poco impegno nella missione spesso è dovuto al timore dell’insuccesso. Dammi, Signore, un cuore grande e capace d’impegno costante e gioioso al servizio del tuo Vangelo, sempre ben disposto a portare un po’ di gioia a chi la cerca al di là di te, Signore, finendo col disperare nel non trovarla mai. Amen.
Sabato, 16 maggio 2015San Simone Stock, sacerdote
Liturgia della ParolaAt 18,23-28; Sal 46; Gv 16,23b-28
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…è asColtata
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel
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mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l’ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre».
…è meDitata “Chiedete e otterrete,
perché la vostra gioia sia piena”Chiedere, ottenere. Il primo verbo esprime il nostro stato d’indigenza; infatti, chiede chi manca di qualcosa. Il secondo verbo, invece, si riferisce all’esito della richiesta e in particolare allo stato d’animo di chi è stato esaudito. Gesù nell’invitarci a chiedere nella preghiera ci ricorda il nostro stato di precarietà, ma nello stesso tempo ci assicura che tutto quello che chiediamo al Padre nel suo nome lo otterremo (cf. Gv 14,13). Il salmista così prega: “chi confida nel Signore non ri ma ne deluso”. E noi, con lui, crediamo che non solo non rimarremo delusi, ma avremo modo anche di aver parte alla gioia vera. Invochiamo con insistenza il Signore perché ci renda partecipi della sua gioia e rendiamoci disponibili ad ac co glier la con cuore puro e semplice. Diverremo così non solo fruitori dello stesso gaudio divino, ma soprattutto annun cia to ri forti e miti dell’autentica gioia pasquale.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e riceverete, affinché la vostra gioia sia completa. Questa gioia completa di cui parla, non è certamente una gioia carnale, ma è la gioia spirituale; e sarà completa
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solo quando ad essa non ci sarà più nulla da aggiungere. Qualunque cosa dunque si chiede in ordine al conseguimento di questa gioia, la si deve chie de re nel nome di Cristo, se davvero comprendiamo il valore della grazia divina, se davvero chiediamo la vita beata. Chiedere al tra cosa, è chiedere nulla; non perché ogni altra cosa sia nulla, ma perché qualunque altra cosa si possa desiderare è, in con fronto a questa, un nulla. [...]. È dunque per impegnarli a chiedere nel suo nome, non ciò che è nulla, ma la gioia com ple ta (dato che chiedere qualcosa di diver so, è come chiedere nulla) che li esorta dicendo: Chiedete e riceverete, affinché la vo stra gioia sia completa; cioè a dire: Chiedete nel mio nome ciò che può rendere perfetta la vostra gioia, e l’otterrete. La di vi na misericordia, infatti, non defrauderà i suoi eletti che sono perseveranti nel chiedere questo bene.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 102,2)
“Chiedete e otterrete”. Come mai allora ottengo così poco? Come mai la mia gioia è così raramente piena? Che non dipenda dal fatto che i miei occhi sono troppo ripiegati alla realtà di questo mondo e troppo poco rivolti al mistero di Dio, all’amore del Padre verso il Figlio e del Figlio verso i discepoli?
…è PreGata Signore Gesù, collegami continuamente con l’amore del Padre, perché possa amare tutti come lui li ama, come tu li ami, come anch’io vorrei amarli. Li amerò così, Signore, solo se vieni in mio soccorso, aiutandomi a mettere in pratica i miei buoni propositi. Amen.
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Domenica dell’Ascensione del Signore, 17 maggio 2015Beata Antonia Mesina, martire
Solennità
GIORNATA MONDIAlE PER lE COMUNICAZIONI SOCIAlI
Liturgia della ParolaAt 1,1-11; Sal 46; Ef 4, 1-13; Mc 16,15-20
la Parola Del siGnore
…è asColtata
In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «An-date in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni cre-atura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prende-ranno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano.
…è meDitata “…mentre il Signore operava insieme con loro
e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano”Prima di essere assunto in cielo, Gesù invia i suoi a compiere la stessa sua missione in tutto il mondo, perché il suo messaggio di speranza arrivi ad ogni persona. In un altro vangelo Egli incoraggia i suoi con una promessa solenne: ha assicurato di essere con loro “tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). A queste parole fanno eco quelle di san Paolo, il cantore dell’amore di Dio, il quale scrivendo
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ai cristiani di Roma dice: “Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?… Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo?… Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezze né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8, 31.35.38). Già nell’Antico Testamento Dio a Mosé aveva indicato la sua presenza salvifica (cf Es 3,14). Adesso è Gesù che in maniera solenne assicura la sua presenza salvifica di Risorto alla sua Chiesa. L’esperienza di questa presenza di Gesù Risorto nella comunità e nella nostra storia personale ci porterà ad assumere quello stile che ha permesso a Pietro e Giovanni di dire ai membri del Sinedrio con autentica “franchezza” apostolica: “noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” (At 4,10).
…risuona nel Cuore Dei PaDri Affrettiamoci a seguire il Signore che sale al cielo. È perciò necessario, fratelli carissimi, che lo seguiamo col cuore dove crediamo che Egli sia asceso col corpo. Fuggiamo le bramosie mondane e nulla ci dia gioia sulla terra avendo ormai un Padre nei cieli. Soprattutto su questo dobbiamo riflettere: Colui che salì al cielo con sentimenti di misericor dia tornerà per il terribile giudizio e ci esaminerà, con stretta giustizia, sui precetti trasmessi a noi con mansuetudine. Nessuno quindi sottovaluti questo tempo elargito per la penitenza e ometta di aver cura di sé mentre gli è consentito, perchè il nostro Redentore sarà molto più severo nel giudizio se con noi avrà usato grande pazienza prima di quel giorno. Trattate queste cose, fratelli, nel vostro intimo e meditatele con assiduo impegno. Anche se il vostro animo è agitato nel tur
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binio delle cose, fissate l’àncora della vostra speranza nella patria eterna e rendete saldo l’orientamento dello spirito nella vera luce. Abbiamo ascoltato l’annuncio dell’ascensione di Gesù al cielo. Approfondiamo nella meditazione ciò che è ormai oggetto di fede, e se siamo ancora preda della nostra debole natura poniamoci al suo seguito con un cammino d’amore. Non abbandona il nostro desiderio chi l’ha infuso in noi, Gesù Cristo nostro Signore, che vive e regna con Dio Padre nell’unità dello Spirito santo, Dio, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
(S. Grego rio Magno, Omelie sui Vangeli, II,XXIX,11)
Il sacerdote all’inizio della preghiera Eucaristica dialoga con l’assemblea per esortarla a partecipare attivamente, soprattutto rendendo grazie a Dio. E dice: “In alto i nostri cuori”. La risposta non si fa attendere: “Sono rivolti al Signore”. Il tuo cuore “punta in alto”? È sempre rivolto al Signore?
…è PreGata Signore Gesù, salendo al cielo non ti sei separato dalla nostra condizione umana, ma ci hai preceduto nella dimora eterna, per darci la serena fiducia che dove sei tu, capo e primogenito, saremo anche noi sue membra, uniti nella stessa gloria. Non permettere che nessuna cosa al mondo offuschi in me la consapevolezza circa la mia condizione di pellegrino, in cammino verso il Paradiso. Amen.
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Lunedì, 18 maggio 2015San Giovanni I, papa
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In quel tempo, i discepoli dissero a Gesù: «Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini. Ora co-nosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’in-terroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio». Ri-spose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, verrà l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!».
…è meDitata “… abbiate fiducia; io ho vinto il mondo”
Ci fidiamo davvero di Gesù? Da certi nostri modi d’intendere e d’impostare la vita non si direbbe proprio. Nonostante le solenni professioni di fede, come per esempio quel la che abbiamo fatto durante la Veglia Pasquale, quando si tratta di dare spessore di concretezza alle parole, purtroppo non sono poche le volte in cui ci tiriamo praticamente indietro. Oggi Gesù ci viene a dire che dobbiamo aver fiducia in Lui perché ha vin to il mondo. Il Signore, infatti, è “lo stesso ieri, oggi e sempre” (Eb 13,8). Se ci fi dia mo di Gesù non potremo non affidarci a Lui. Mi fido davvero di Gesù, però, ad una con dizione ben precisa: se accolgo la sua volontà e il suo progetto non con il so spet to tipi co di chi intravede in Lui l’ombra di uno che cerca d’insidiare la mia vita, ma, al con trario con l’animo
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aperto e ricolmo di stupore proprio di chi sa con certezza che “solo nel Signore si trovano vittoria e potenza” (Is 45,24).
…risuona nel Cuore Dei PaDri “Nel mondo avrete tribolazione, ma coraggio, io ho vinto il mondo!”. Se qualcuno infatti interpreta in maniera più semplice queste parole, egli vuol dire questo: Cristo fu superiore e più potente di ogni peccato e dell’ambiente del mondo. ma, poichè ha vinto, darà la vittoria anche a quelli che sono provati per causa sua. Se poi qualcuno vuole trovare qualcosa di più sottile in queste parole, potremmo pensare che voglia dire questo: Come abbiamo vinto la corruzione e la morte per il fatto che Cristo, in quanto uomo, risuscitò anche per noi, sconvolgendo, mediante la sua risurrezione, l’impero della morte, apparterrà anche a noi la conseguenza di questo fatto, perchè chi ha vinto era uno di noi, in quanto egli si fece uomo; [...]. In questo modo, dobbiamo avere fiducia che anche il mondo sarà vinto da noi, giacché ha vinto per noi, in quanto uomo, Cristo il quale in ci è diventato il principio, la porta, e la via della natura umana. Infatti, noi che, una volta, cadevamo ed eravamo vinti, ora, per Cristo, che è uno di noi e ha vinto per noi, siamo diventati forti e abbiamo vinto. Se vinse come Dio, non ce ne viene nulla; ma se ha vinto come uomo, abbiamo vinto noi in lui. È venuto per noi il secondo Adamo, come attesta la Scrittura. Come, dunque, abbiamo portato l’immagi ne del terreno, a somiglianza di lui soggetto al giogo del peccato, così porteremo senz’altro la somiglianza di quello celeste, cioè di Cristo, vincendo la tirannia del peccato, e superando ogni tribolazione del mondo: Cristo, infatti, ha vinto.
(S. Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni, XI,2)
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Gesù ha vinto il mondo perché lo ha disarmato con l’amore. Ha scelto, cioè, quello che conta agli occhi di Dio e non l’effimero. È questo ciò che intendi fare anche tu?
…è PreGata Signore Gesù, stammi vicino quando sembra che tutto mi crolli addosso e quando nessuno riesce a consolarmi; non abban donarmi quando mi sento abbandonato dagli altri; ripeti anche a me: abbi fiducia, perché io ho vinto il mondo. Amen.
Martedì, 19 maggio 2015Beata Pina Suriano, vergine
Liturgia della ParolaAt 20,17-27; Sal 67; Gv 17,1-11a
la Parola Del siGnore
…è asColtata
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: «Pa-dre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni esse-re umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi
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hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi».
…è meDitata “Io prego per loro”
Il brano del Vangelo oggi ci viene a ricordare che siamo sempre al centro della preghiera che Gesù di continuo rivolge al Padre. Ciò lo ha ben capito San Paolo quando ai Romani ricorda che “Gesù Cristo sta alla destra di Dio e intercede per noi” (Rm 8,34). Ma anche l’autore della Lettera agli Ebrei ha la stessa certezza se, ri fe rendosi sempre a Gesù, scrive che Egli è sempre vivo per intercedere a nostro favore (cfr Eb 7,25). A Gesù stanno a cuore due realtà in modo particolare: la gloria del Padre Suo e l’unità nel suo amore tra i suoi discepoli. Custodire ogni giorno la consapevolezza di essere sempre presenti nella preghiera di Gesù costituisce di sicuro un ottimo an tidoto per superare ogni forma di scoramento dell’animo e soprattutto un “ricostituente” indispensabile per fare scelte di vita coraggiose secondo il cuore di Dio Padre al quale apparteniamo da tutta l’eternità.
…risuona nel Cuore Dei PaDri Io per essi prego; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. […]. Intercede, di
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nuovo, come uomo, riconciliatore e mediatore, e veramente grande e santissimo nostro pontefice il quale, offrendosi per noi, placa, con le sue preghiere, l’animo del Padre suo. Egli, infatti, è la vittima e lo stesso sacerdote, egli il mediatore, egli il sacrificio immacolato, il vero agnello che toglie il peccato del mondo. Come un tipo, dunque, e ombra della mediazione di Cristo mostratasi negli ultimi tempi, si era manifestata quella antica di Mosé, e il pontefice della Legge prefigurò colui che era pontefice al di sopra della Legge. Le cose riguardanti la Legge sono, infatti ombre della verità. […]. Ma Cristo, che rifulse negli ultimi tempi, come pontefice e mediatore al di sopra dei tipi e delle figure, prega per noi, come uomo; esercita però, in quanto Dio, la sua benevolenza insieme con Dio Padre, e distribuisce i doni a quelli che ne sono degni.
(S. Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni, XI, 8)
“Io prego per loro”. È questa la consolante certezza che oggi ci è regalata dalla pagina del vangelo. Che incidenza ha nella tua vita di ogni giorno?
…è PreGata Signore Gesù, tu stai alla destra del Padre e intercedi continuamente a nostro favore. Fa’ che questa consolante certez za illumini tutti i giorni della mia vita, specialmente quelli visitati dalla prova. Assistimi con la tua grazia nei momenti di scoraggiamento e sostienimi sempre con la serena fiducia di essere tuo, tutto tuo, per sempre. Amen.
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Mercoledì, 20 maggio 2015San Bernardino da Siena, sacerdote
Liturgia della ParolaAt 20,28-38; Sal 67; Gv 17,11b-19
la Parola Del siGnore
…è asColtata
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò: «Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, per-ché siano anch’essi consacrati nella verità».
…è meDitata “… siano una cosa sola come noi”
Ogni esperienza di divisione porta l’impronta dell’azione del diavolo (diaballo = divedere), mentre ogni cammino di comunione è segnato dall’azione misteriosa, ma reale del Risorto che, con la forza del suo Spirito, vuole che “Dio sia tutto in tutti” (1Cor 15,28). Nel momento stesso in cui Gesù offre la sua vita per la nostra salvezza, affida i suoi discepoli al Padre, pregandolo di consacrarli nella verità e essere così “una co sa sola”. L’accoglienza docile e obbediente di questa
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pagina del Vangelo ci spro ni ad essere sempre esperti ed infaticabili tessitori di rapporti di comunione. Comprenderemo così l’esatto significato delle parole della preghiera di Gesù: “per ché ab bia no in se stessi la pienezza della mia gioia”. Soltanto chi si mette al servizio di autentici cam mini di comunione genera gioia vera per sé e per gli altri; chi, al contrario, si pro di ga in ope re di divisione avrà per guida il diavolo che “è menzognero e padre della menzogna” (Gv 8,44).
…risuona nel Cuore Dei PaDri Raccomanda dunque al Padre coloro che, con la sua partenza, sta per lasciare, dicendo: Padre santo, conserva nel nome tuo quelli che mi hai dato. È come uomo che egli prega Dio per i suoi discepoli, che da Dio ha ricevuto. Ma bada a quello che segue: affinché siano uno come noi. Non dice: affinché con noi siano una cosa sola, oppure affinché siano una cosa sola, noi e loro, come una cosa sola siamo noi; dice: affinché siano una cosa sola come noi. Siano uno nella loro natura, come siamo uno noi nella nostra natura. Ciò non sarebbe vero se non lo dicesse in quanto egli è Dio, della stessa natura del Padre, per cui in altra circostanza ha detto: Io e il Padre siamo una cosa sola. Non potrebbe dirlo in quanto uomo, come invece altrove ha detto: Il Padre è più grande di me. Ma siccome l’unica e medesima persona è Dio e uomo, vediamo l’uomo nel fatto che prega, vediamo Dio nel fatto che sono un’unica cosa, lui e quello che egli prega.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 107, 5)
Essere una cosa sola; questo è quello che vuole Gesù per il suoi discepoli. Nella tua vita ritieni di essere un “tes si tore” di comunione?
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…è PreGata Signore Gesù, in un mondo di menzogne consacrami nella verità e fammi stare alla larga da ogni eventuale e insidiosis si ma forma di doppiezza. Sostienimi con la tua grazia perché io sappia sempre distinguere gli appelli dello Spirito dai subdoli inganni del maligno, i messaggi di Dio dalle menzogne del nemico. Ricordami sempre che io non sono di questo mon do, che appartengo a te. Amen.
Giovedì, 21 maggio 2015Santi Cristoforo Magallanes, sacerdote e Compagni martiri
Liturgia della ParolaAt 22,30; 23,6-11; Sal 16; Gv 17,20-26
la Parola Del siGnore
…è asColtata
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mon-do. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho
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fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
…è meDitata “Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato,
siano con me dove sono io”Il desiderio di Gesù è chiaro ed è sempre lo stesso: vuole che quanti credono in Lui siano partecipi della sua pienezza di vita. La Liturgia, nella preghiera del Prefazio, celebra questa splendida certezza di fede così: “Il Signore Gesù, re della gloria, vincitore del peccato e della morte… non si è separato dalla nostra condizione umana, ma ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena fiducia che dove è lui, capo e primogenito, saremo anche noi sue membra, uniti nella stessa gloria”. In Gesù siamo tutti associati alla grande famiglia di Dio. Per questo con l’evangelista Giovanni ognuno può ripetere: “Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” (1Gv 3,1). Quando, per pura grazia, saremo ammessi a contemplare il Volto Santo di Dio “saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1Gv 3,2). Nel “frattempo”, sull’esempio di Gesù, dovremo fare in modo di essere sempre “nelle cose del Padre” (Lc 3,49) e così “discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12,2).
…risuona nel Cuore Dei PaDri Li hai amati come hai amato me, non vuol dire altro che questo: Li hai amati perché hai amato me. Il Padre che ama il Figlio, non può non amare le membra del Figlio, e non per altro motivo le ama, se non perché ama il Figlio. Ama il Figlio in quanto Dio, perché lo ha generato uguale a sé; e lo ama anche in quanto uomo, perché lo stesso Verbo unigenito si è fatto carne; cioè a causa del Verbo gli è cara la carne del Verbo. E ama
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noi perché siamo le membra di colui che ama; e affinché diventassimo membra del Figlio, in vista di questo ci ha amati prima che noi fossimo.
(S. Giovanni, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 110,5)
Troverò il tempo per rimettere a fuoco l’obiettivo del mio cammino su Cristo e la Sua Promessa: riconosco le mie paure, i miei attaccamenti e le mie attese da questa vita per orientarmi con coraggio nella Vita che non ha fine e che inizia da adesso?
…è PreGata Venga, o Padre, il tuo Spirito e ci trasformi interiormente con i suoi doni; crei in noi un cuore nuovo, perché possiamo piacere a te e cooperare alla tua volontà. Amen.
Venerdì, 22 maggio 2015Santa Rita da Cascia, religiosa
Liturgia della ParolaAt 25,13-21; Sal 102; Gv 21,15-19
la Parola Del siGnore…è asColtata
In quel tempo, quando si fu manifestato ai suoi discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Si-mone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pe-
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corelle». Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la ter-za volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».
…è meDitata “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo”
Immaginiamo per un attimo la scena che ci viene descritta dall’odierna pagina del vangelo: Pietro è di fronte a Gesù Risorto che ha appena finito di mangiare con i suoi, dopo la pesca dei “centocinquantatré grossi pesci”. Gesù interroga Simon Pietro per ben tre volte ed esige da lui un’attestazione di amore esclusivo: “mi vuoi bene più di co storo?”. L’incalzare delle domande fa sì che Pietro rimanga “addolorato”; la sua men te sarà andata sicuramente a quella drammatica notte in cui, per ben tre volte, aveva rin ne gato il Maestro fino al punto di imprecare e giurare di non conoscerlo (cf Mt 27,74). Pietro, però, a differenza della disperazione di Giuda, lava la sua colpa con il suo pianto amaro (cfr Mt 27,75). Al triplice rinnegamento segue una triplice attestazione d’amore che si conclude con la splendida espressione: “Signore, tu sai tu tto; tu sai che ti amo”. Gesù anche a noi rivolge l’identica do man da: mi ami tu? Cer chiamo di non dare risposte frettolose e soprattutto facciamo in modo che il nostro amore per Gesù non sia mai qualcosa di scontato o di ovvio. Sarà la vita di ogni gior no a dimostrare se il nostro amore per il Signore è dav vero sincero e soprattutto con cre to.
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…risuona nel Cuore Dei PaDri Ecco che il Signore, apparendo nuovamente ai discepoli dopo la risurrezione, interroga l’apostolo Pietro, e per tre volte spinge a confessare l’amore colui che tre volte aveva negato per timore. Cristo risorse nella carne e Pietro nello spirito poiché mentre Cristo stava per morire soffrendo, Pietro era morto rinnegando. Risuscita dai morti Cristo Signore e per il suo amore risuscitò Pietro. L’interrogò circa l’amore di lui che confessava e gli affidò le sue pecore. Infatti Pietro che cosa avrebbe dato a Cristo, per il fatto che amava Cristo? Se Cristo ti ama, giova a te, non a Cristo; e se tu ami Cristo, giova a te, non a Cristo. E tuttavia, Cristo Signore, volendo mostrare dove mai gli uomini devono dimostrare di amare Cristo, raccomandò le sue pecore e così lo manifestò con bastante evidenza. Mi ami? Ti amo. Pasci le mie pecore. Questo una prima, una seconda, una terza volta. E quello null’altro risponde se non che lo ama. Il Signore non gli chiede nient’altro che se lo ama: nient’altro affidò a chi rispondeva se non le sue pecore. Amiamole anche noi e amiamo Cristo. (S. Agostino, Discorsi, 229N, 1)
“… mi vuoi bene?”. La tua risposta qual è?
…è PreGata Signore Gesù, tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene. Aiutami, però, ad amarti nella concretezza delle mie giornate, nel concreto del mio vivere. Aiutami a rispondere al tuo Amore senza limiti con il mio amore senza condizioni. Aiutami a sco prir mi eternamente amato, continuamente chiamato ad amare, pienamente realizzato nell’amore. Amen.
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Sabato, 23 maggio 2015San Fiorenzo, monaco
Liturgia della ParolaAt 28,16-20.30-31; Sal 10; Gv 21,20-25
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In quel tempo, Pietro, voltatosi, vide che li seguiva quel di-scepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: «Signore, e lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fra-telli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?». Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono anco-ra molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
…è meDitata “Tu seguimi”
È assai singolare poter notare come nel Vangelo di Giovanni le prime e le ultime pa ro le di Gesù hanno a che fare con la dimensione vocazionale della vita. Nel primo ca pi tolo Gesù si rivolge a due dei discepoli del Battista, che si erano messi a seguirlo, con una domanda: “che cercate?” (Gv 1,38). Al termine del Vangelo le ul time pa role Ge sù le rivolge all’apostolo Pietro, invitandolo ancora una volta alla sequela: “Tu seguimi” (Gv 21,22). Ancora un altro particolare. Il Vangelo di Giovanni si apre con una sce na che descrive Gesù in cammino (cfr. Gv 1,36) e si chiude con un’al tra immagine che richiama la dimensione itinerante della vita. La vita della Co munità Ec cle siale, e
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in essa la vita di ciascuno di noi, dev’essere una fedele e gio io sa esperienza di sequela del Risorto, dovunque egli vada. Chiediamo allo Spirito Santo la forza necessaria per “prendere il largo” (Lc 5,4) e evitare così di accontentarci delle piccole mete raggiunte. Per una persona che vuole seguire davvero il Si gno re Risorto la navigazione “a vista” non dovrebbe costituire la massima aspirazione!
…risuona nel Cuore Dei PaDri Perché il Signore, quando si manifestò per la terza volta ai discepoli, disse all’apostolo Pietro: Tu seguimi, mentre riferendosi all’apostolo Giovanni disse: Se voglio che lui rimanga finché io venga, a te che importa? […]. Perché a Pietro, e non agli altri che si trovavano insieme con lui, il Signore dice: Seguimi? Senza dubbio anche gli altri discepoli lo seguivano come maestro. Che se poi si dovesse intendere che Gesù volesse riferirsi al martirio, forse fu soltanto Pietro a patire per la verità cristiana? Non c’era forse tra quei sette l’altro figlio di Zebedeo, il fratello di Giovanni, che dopo l’ascensione del Signore fu ucciso da Erode? Si potrà osservare che, siccome Giacomo non fu crocifisso, giustamente soltanto a Pietro il Signore dice: seguimi, in quanto egli ha affrontato non solo la morte, ma come Cristo, la morte di croce. Accettiamo questa interpretazione se non è possibile trovarne una migliore. (S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 124, 1)
Quando senti parlare di “sequela del Signore” a cosa pensi? Credi che sia qualcosa che riguarda solo alcuni? Tu, in concreto, chi segui?
…è PreGata Signore Gesù, la cosa più importante è seguirti; tutto il resto è secondario. Concedimi la gioia di poterlo dimostrare ogni giorno con la vita. Amen.
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Domenica di Pentecoste
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Domenica di Pentecoste, 24 maggio 2015Solennità
Messa del giornoLiturgia della Parola
At 2,1-11; Sal 103; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27; 16,12-15
la Parola Del siGnore
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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di ve-rità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quan-do però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorifiche-rà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che pren-derà del mio e ve l’annunzierà».
…è meDitata “Lo Spirito Santo vi annuncerà le cose future”
Siamo arrivati al termine di questo entusiasmante itinerario pasquale. Per noi si rin no va il mistero di un Dono: “Ricevete lo Spirito Santo”. Ci siamo messi in queste setti ma ne alla scuola del Risorto, ma l’abbiamo potuto fare grazie all’aiuto del Suo Spi rito (cfr Fil 1,19). Negli Atti degli Apostoli leggiamo che “la chiesa cresceva, colma del conforto dello Spirito Santo” (9,31). È questo l’augurio più affettuoso che possiamo scambiarci dopo aver condiviso l’esperienza del la meditazione quotidiana, utiliz zando con assiduità questo sussidio. Che ognuno cresca davvero ogni giorno di più, colmo del con for to del lo Spirito Santo, con la
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consapevolezza nel cuore di essere, per puro dono, destinatario di quella pace do na ta da Gesù ai suoi e che, sebbene non risparmia prove e tribolazioni, resta lo stesso fonte inesauribile di serenità. Che non ci capiti mai di andare a cercare la “pace”, come sintesi di tutti i beni desiderabili, laddove non potremo mai trovar la!
…risuona nel Cuore Dei PaDri La solennità del giorno odierno fa memoria del Signore Dio grande e della grande grazia effusa su di noi. Per questo, infatti, si celebra la solennità, affinché non si cancelli dalla memoria quanto è stato compiuto una volta per sempre. La solennità, infatti, ha preso tale nome dal fatto che “suole” ricorrere annualmente. Come perennità si dice di un fiume che non secca d’estate ma fluisce per tutto l’anno e, perciò, perennità da “per anno”, così si dice anche solenne ciò che suole essere annualmente celebrato. Oggi celebriamo la venuta dello Spirito Santo. Il Signore, infatti, mandò dal cielo chi promise in terra. E poiché aveva promesso che l’avrebbe mandato dal cielo a questa condizione: Non può venire quello, disse, se io non me ne andrò; quando però sarò andato, lo invierò a voi, per questo patì, morì, risorse, ascese. Non rimaneva che compiere quanto aveva promesso. Questo attendevano i suoi discepoli, centoventi persone, com’è scritto, decuplicato il numero degli apostoli; infatti ne elesse dodici e inviò lo Spirito su centoventi. Nell’attesa dunque di questa promessa, pregavano raccolti in una casa poiché desideravano con la stessa fede quanto chiedevano con la stessa preghiera, con lo stesso desiderio spirituale. Erano nuovi otri, aspettavano il vino nuovo dal cielo, e venne. Infatti quel grande grappolo era già stato pigiato e glorificato. (S. Agostino, Discorsi, 267, 1)
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Oggi si conclude il tempo di Pasqua, iniziato con il triduo pasquale il giovedì santo. Volendo fare una serena ve ri fica di questi giorni della “cinquantina pasquale” come pensi di averli trascorsi? Per quale motivo in particolare senti di ringraziare il Signore? Quale eventuale rammarico… ti porti nel cuore?
…è PreGata Signore Gesù, in questo giorno così solenne ti ringrazio per il dono dello Spirito Santo; sia ristoro nella mia fatica, vigo re nell’arduo cammino di ogni giorno, balsamo che ogni piaga risana. Amen.
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MATTEO11,25-30 . . . . . . . pag. 8828,8-15 . . . . . . . . ” 157
MARCO16,9-15 . . . . . . . . ” 3616,15-20 . . . . . . . ” 76
LUCA24,1-12 . . . . . . . . ” 1524,13-35 . . . . . . . ” 2024,13-35 . . . . . . . ” 2824,35-48 . . . . . . . ” 60
GIOVANNI3,1-2 . . . . . . . . . . ” 803,1-8 . . . . . . . . . . ” 433,7-15 . . . . . . . . . ” 453,16-21 . . . . . . . . ” 483,18-24 . . . . . . . . ” 1003,31-36 . . . . . . . . ” 506,1-15 . . . . . . . . . ” 536,16-21 . . . . . . . . ” 566,22-29 . . . . . . . . ” 636,30-35 . . . . . . . . ” 666,35-40 . . . . . . . . ” 686,44-51 . . . . . . . . ” 716,52-59 . . . . . . . . ” 7310,1-10 . . . . . . . . ” 8210,11-18 . . . . . . . ” 8010,22-30 . . . . . . . ” 85
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INDICE DEI bRANI EVANGELICI
Presentazione del Vescovo . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3
Triduo Pasquale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 9Risurrezione del Signore . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 19II Settimana di Pasqua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 39III Settimana di Pasqua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 59IV Settimana di Pasqua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 79V Settimana di Pasqua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 99VI Settimana di Pasqua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 117 Ascensione del Signore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 135Domenica di Pentecoste . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 153
Indice dei brani evangelici . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 157
INDICE GENERALE
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