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Il Ponte settimanale cattolico dell’Irpinia anno  Xlii - n°. 3 - eur o 0.50 Sabato 4 Febbraio 2017 web: www.ilpontenews.it | email: [email protected] “Et veritas liberabit vos” sped. in a. p. comma 20b art. 2 legge 662/96 Filiale P.T. Avellino il Ponte è il primo settimanale dell’irpinia “Il Papa esprime una presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo che i cattolici italiani non hanno ancora capitalizzato - spiega lo storico Agostino Giovagnoli -, traducendola in una proposta che possa essere utile per l’Italia. Il Paese soffre per le conseguenze della globalizzazione. Sono temi su cui Francesco dice cose importanti, e i cattolici italiani potrebbero attingere per offrire un contributo originale”. Quanto al superamento della crisi, per Giovagnoli “farebbe bene all’Italia un impegno dei cattolici più diretto ed esplicito” che non sia in chiave confessionale euRiSPeS: quaSi la MeTà Degli iTaliani DichiaRa che la PRoPRia FaMiglia non aRRiVa a Fine MeSe “I cattolIcI tornIno ad ImpegnarsI In polItIca” pag. 2 pag. 3 PoliTica MeDicina FiSco pag. 10 pag. 4 all’inTeRno: pagg. 8 - 9 aTTualiTà pag. 5 Ri-coSTRuiRe il PaeSe con una chieSa ViVa e con laici iMPegnaTi Vangelo pag. 12 RubRiche pagg. 14 - 15

)I cattolIcI tornIno ad ImpegnarsI In polItIca*win.ilpontenews.it/img/archivio/feb_04_2017.pdf · chieS aV ieo nl MP g T ... giuste per comunicare con la politica. Riccardo Benotti

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Il Pontesettimanale cattolico dell’Irpinia

anno  Xlii - n°. 3 - euro 0.50Sabato 4 Febbraio 2017

web:  www.ilpontenews.it   |  email: [email protected]

“Et veritas liberabit vos”

sped. in a. p. comma 20b art. 2 legge 662/96 Filiale P.T. Avellino

il Ponte è il primo settimanale dell’irpinia

“Il Papa esprime una presenza della Chiesa nel mondocontemporaneo che i cattolici italiani non hanno ancora

capitalizzato - spiega lo storico Agostino Giovagnoli -,traducendola in una proposta che possa essere utile per l’Italia.

Il Paese soffre per le conseguenze della globalizzazione.Sono temi su cui Francesco dice cose importanti, e i cattolici

italiani potrebbero attingere per offrire un contributo originale”.Quanto al superamento della crisi, per Giovagnoli “farebbe bene

all’Italia un impegno dei cattolici più diretto ed esplicito”che non sia in chiave confessionale

euRiSPeS: quaSi la MeTà Degli iTaliani DichiaRache la PRoPRia FaMiglia non aRRiVa a Fine MeSe

“I cattolIcI tornIno ad ImpegnarsI In polItIca”

pag. 2

pag. 3 

PoliTica

MeDicina

FiSco pag. 10

pag. 4

all’inTeRno:

pagg. 8 - 9

aTTualiTà pag. 5

Ri-coSTRuiRe il PaeSe con unachieSa ViVa e con laici iMPegnaTi

Vangelo pag. 12

RubRiche pagg. 14 - 15

2 4 Febbraio 2017ilPonte

C’è un’Italia con “il malcostume, i limiti ei difetti di un Paese che sembra non voleresercitare nessuno sforzo in direzione delcambiamento”. E c’è un’Italia “ancora mi-gliore di quanto gli stessi italiani non rie-scano a immaginare e i media adescrivere”. La sintesi del Rapporto Italia2017 dell’Eurispes è in queste parole delsuo presidente, Gian  Maria  Fara.È un’Italia che fa fatica a guardare al fu-turo senza pessimismo, eppure rivela unasostanziale tenuta. È un’Italia insoddi-sfatta, ma soprattutto divisa. Un’Italia,aggiunge Fara, che “ha enormi potenzia-lità, ma proprio per le sue divisioni, nonriesce a trasformare la potenza in ener-gia”. Il  sondaggio sul sentire degliitaliani, realizzato per il Rapporto tra di-cembre 2016 e questo mese, mette inevidenza situazioni gravi che purtroppoormai cominciamo a conoscere bene, marivela anche qualche sorpresa positiva.Gli elementi più negativi, manco a dirlo,riguardano la condizione socio-econo-mica. Quasi la metà degli italiani (il48,3%) dichiara che la propria famiglianon riesce ad arrivare alla fine del mese.Il 44,9% ci riesce attingendo ai risparmi,ma solo una famiglia su quattro riesceancora a risparmiare. Tra le strategieanti-crisi messe in atto dalle famiglie (peril 13,8%) c’è anche quella di tornare acasa dai genitori e una su tre ricorre co-munque al loro aiuto economico. E c’è chista peggio. Una persona su quattro af-ferma di sentirsi povero: abbastanza (il21,2) o molto (il 3%). Molto significatival’indicazione di quelle che sono ritenute lecause della povertà: la perdita del lavoro(76,7%), una separazione o un divorzio(50,6%), una malattia (39,4%), la di-pendenza dal gioco d’azzardo (38,7%),la perdita di un familiare (38%).Nel complesso, tuttavia, gli italiani

ritengono in prevalenza che la loro

situazione  economica  sia  rimasta

sostanzialmente stabile nell’ultimo

anno. Si esprime in questo senso il42,3%, mentre il 27,3% parla di un lievepeggioramento. Se si passa dalla propriasituazione familiare alle previsioni perl’economia italiana nel nuovo anno, il38,1% ipotizza un quadro di stabilità e il

13,8% una prospettiva di miglioramento,ma più di un italiano su tre (il 36,4%) ri-tiene più probabile un peggioramento ul-teriore. Le  sorprese  più  rilevanti,rispetto ai discorsi che sembrano preva-lere nel dibattito pubblico, arrivano dalrapporto con l’Europa: il 48,8% degli

italiani,  infatti,  dichiara  di  essere

contrario a uscire dalla Ue, a fronte

di un 21,5% di favorevoli. In partico-lare, tra i filo-europei ben il 75,6% indicatra i benefici dell’Unione la possibilità diavere una moneta unica e stabile.È lo stesso Eurispes mettere a confrontoquesto dato con il sondaggio condottodall’Istituto nel 2015, da cui emergeva un40% di favorevoli all’uscita dall’euro.Attenzione, però: se da un lato gli italianisi dicono più europeisti di quanto si po-tesse immaginare, dall’altro vorrebberouna Ue profondamente diversa da quellaattuale, a cui rimproverano le politicheeconomiche svantaggiose che ci vengonoimposte (70,8%) e l’aver lasciato solo ilnostro Paese di fronte all’emergenza deimigranti (70,8%). Su quest’ultimo temail Rapporto sottolinea che negli ultimi ottoanni è cresciuta dal 6,5% al 14,9% laquota di coloro che vorrebbero limitarel’ingresso degli immigrati. Il dato è in sénegativo, ma se si considera la portatache ha assunto il problema nel periodoconsiderato, smentisce l’idea di una ribel-

lione generalizzata contro le politiche diaccoglienza che spesso viene strumen-talmente veicolata su vecchi e nuovimedia. Nonostante  i  chiaroscuri,  ilquadro che emerge dal Rapporto è

molto severo, soprattutto sul piano

socio-economico. Fara attribuisce que-sto esito al fatto che “illusi dagli stregonie dai guru, e complice una classe politicadel tutto inadeguata, abbiamo abbando-nato l’economia per la finanza”. E nel frat-tempo “i ricchi erano diventati ancora piùricchi, i poveri tradizionali ancora più po-veri e coloro che un tempo potevano con-tare su un rassicurante status, i ceti medi,vedevano assottigliarsi lo spessore delleloro sicurezze e crescere la possibilità didiventare poveri anch’essi”. Il presidentedell’Eurispes immette nel dibattito sul che

fare? una soluzione forte: il recupero diun ruolo diretto dello Stato nell’economia,non solo quindi come regolatore e arbitro,ma come “attore protagonista dentro ilsistema di mercato”. Che si condivida omeno questa ipotesi, difficile dar torto aFara quando afferma nelle conclusioniche “la politica e le istituzioni tornerannoa essere credibili quando sapranno dimo-strare di essere in grado di governare iprocessi piuttosto che esserne governati”.

Stefano De Martis

euRiSPeS: quaSi la MeTà Degli iTaliani DichiaRache la PRoPRia FaMiglia non aRRiVa a Fine MeSe

attualità

Solo una famiglia su quattro riesce ancora a risparmiare. Tra le strategie anti-crisi

messe in atto dalle famiglie (per il 13,8%) c’è anche quella di tornare a casa dai genitori

e una su tre ricorre comunque al loro aiuto economico. E c’è chi sta peggio…

34 Febbraio 2017 ilPonte

attualità

“Spesso si parla di ingerenza ecclesia-stica, ma credo sia opportuno rovesciareil punto di vista. Quella per la Repubblicanon è stata un’ingerenza ma un apportoallo Stato, all’unità degli italiani nella co-struzione di una vita civile e democraticacomune. La Chiesa ha lavorato per ilPaese e per l’Italia, senza avere nulla incambio”. Ne è convinto lo storicoAgostino Giovagnoli, professore ordi-nario presso l’Università Cattolica delSacro Cuore e autore de “La Repubblicadegli italiani 1946-2016” (Laterza).

Il contributo dei cattolici è stato fon-damentale per la pacificazione na-zionale?

Certamente. In precedenza era mancato,dopo il dissidio risorgimentale. E ciò si eravisto nella debolezza e nella fragilità delloStato unitario fino al fascismo. Dalla se-conda guerra mondiale in poi, si concre-

tizza un appoggio convinto che rende loStato italiano e la democrazia post-bellicaestremamente forti perché garantite daun impegno esplicito della Chiesa.

Dopo  la  morte  di  Aldo  Moro  e  diPaolo  VI,  lei  sostiene  che  si  siacreata una distanza tra Santa Sedee politica italiana?

È finito il papato italiano. Non soltanto ipapi, dopo Luciani, non sono stati più ita-liani. Ma quel legame che per quattro se-coli ha connesso strettamente il papatoal Paese è venuto meno: l’Italia era ga-ranzia dell’indipendenza del papato e ilpapato garanzia dell’unità nazionale. Nonsi può fare a meno di notare, tuttavia,anche un limite della classe dirigente ita-liana che non ha saputo recuperare in uncontesto nuovo il legame con la Chiesa.

Il periodo che va dal 1945 alla fine deglianni ’70 è stato felice per l’Italia, ed èstato anche quello caratterizzato dal con-tributo più forte dei cattolici e dellaChiesa.

Se si è arrivati a una lacerazione so-ciale come quella odierna, c’è unaresponsabilità storica anche dei cat-tolici? 

Credo di sì. Farebbe bene all’Italia un im-pegno dei cattolici più diretto ed esplicito.Non in chiave confessionale, questo èchiaro. Attraverso la Democrazia Cri-stiana non si è concretizzato un legametra Chiesa e Stato. È stata, piuttosto,l’adesione della Chiesa a un progetto sto-rico. Oggi sarebbe fondamentale che icattolici tornassero a impegnarsi, conquel di più che si portano come patrimo-nio morale, di coesione sociale e di mo-derazione umana.

Ma è ancora possibile utilizzare  lacategoria dei “cattolici”?                  

Storicamente i cattolici rappresentanouna componente che ha una sua identità,anche se si frazionano in scelte diverse.Sono un soggetto nel Paese. Certo, de-vono anche interpretare se stessi e darsiuna funzione e un compito. Paradossal-mente, con Francesco quella lontananzadalla politica si è acuita.

Il Papa esprime una presenza dellaChiesa nel mondo contemporaneo che icattolici italiani non hanno ancora capita-lizzato, traducendola in una proposta chepossa essere utile per l’Italia.

Il Paese soffre per le conseguenze dellaglobalizzazione. Sono temi su cuiFrancesco dice cose importanti, e i catto-lici italiani potrebbero attingere per offrireun contributo originale.

Dunque, c’è spazio per un partito deicattolici?

Il quadro attuale non va bene. Non ab-biamo soggetti politici forti. La crisi deipartiti è evidente. Il problema non è tantodare vita a una nuova formazione catto-lica, ma capire se i cattolici siano dispostia costruire dei soggetti politici che sianosolidi e rappresentativi della realtà ita-liana. Non in ottica confessionale ma diun patrimonio che può diventare almenouna delle componenti fondamentali di unpartito più vasto.

Se poi si rendesse necessario creare unnuovo partito, nulla osterebbe.

L’ultimo in senso classico era il Partito De-mocratico, che ha perso molta della suacompattezza e coesione. C’è un vuotodrammatico, una liquidità eccessiva dellapolitica italiana che è preoccupante.

Un  contributo  potrebbe  arrivareanche  dal  mondo  intellettuale?

C’è una incomunicabilità da superare.La politica non ascolta la cultura, né catto-lica né laica. E la cultura non trova le parolegiuste per comunicare con la politica.

Riccardo Benotti 

(Agensir)

Ri-coSTRuiRe il PaeSe con unachieSa ViVa e con laici iMPegnaTi

“I cattolIcI tornIno ad ImpegnarsI In polItIca”

“Il Papa esprime una presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo che i cattoliciitaliani non hanno ancora capitalizzato - spiega lo storico Agostino Giovagnoli -,

traducendola in una proposta che possa essere utile per l’Italia. Il Paese soffre perle conseguenze della globalizzazione. Sono temi su cui Francesco dice cose importanti,

e i cattolici italiani potrebbero attingere per offrire un contributo originale”.Quanto al superamento della crisi, per Giovagnoli “farebbe bene all’Italia un impegno

dei cattolici più diretto ed esplicito” che non sia in chiave confessionale

4 4 Febbraio 2017ilPonte

Politica

“GlI IMMIGrAtI renDono PIù Del trAFFICo DellA DroGA”

gioVani e MigRanTi

Vi sono due questioni cen-trali, nella vita sociale e poli-tica del nostro Paese: perchéappaiono di non facile solu-zione e perché registrano ilmassimo dissenso tra le forzepolitiche. Sono anche quellesulle quali si misura la qualitàdelle risposte (le soluzioni che

i partiti propongono) e la loro rispondenzaai valori della Dottrina Sociale Cattolica.E’ innegabile, infatti, che se l’Italiariuscisse a trovare una soluzione alproblema dei migranti e dei giovani,riuscirebbe a superare molte dellesue difficoltà.Tempo fa, in una discussione, ascoltai unafrase che mi lasciò basito. Era un giovaneche parlava, quasi trentenne, inoccupatoe con scarse prospettive di lavoro:“Perchénon se ne stanno nei loro Paesi, anzichévenire da noi, ad invaderci ed a toglierci illavoro?”.Il gelo che seguì a quell’affermazione con-fermò l’imbarazzo e la difficoltà a leggerela situazione ed a trovare le soluzioni giu-ste. Debbo confessare che evitai di inter-venire: perché non volli toccare il nervoscoperto (la mancanza di lavoro) cheaveva indotto il giovane ad un’afferma-zione così sconvolgente!Da allora mi sono chiesto: perché tantebrave persone sono convinte che lo Statospreca ingenti risorse per i migranti chepotrebbe destinare a misure idonee a ri-durre la disoccupazione giovanile?Il problema dei migranti non si risolve nécon la semplice accoglienza-assistenza nécon la loro equa distribuzione tra le re-gioni italiane! Anzi, queste scelte sono,spesso, funzionali ad arricchire pochiopportunisti! Chi non ricorda le pa-role del capo delle cooperative ro-mane (“gli immigrati rendono più deltraffico della droga”) intercettatoprima dell’arresto? Così si spiega la perplessità dei cittadiniche si lamentano (penso anche alla no-stra città) del fatto che non c’è angolo distrada, (negozio, supermercato obanca...), dove non vi siano queste povericristi fermi ad aspettare che i passanti la-scino loro qualche moneta! Molti vengonoda fuori (Salerno o Napoli), fanno tantatenerezza ma non è questa, per loro e pernoi, la migliore risposta!Mi chiedo: perché non si fa un vero cen-simento delle loro capacità, dei loro desi-deri e delle loro storie, provando a dare lerisposte utili a permettere un vero inseri-

mento nella nostre comunità? Perché nonutilizzarli (anche in cambio dell’assistenzaofferta, oltre a qualche modesto bonus)in quelli che si definiscono “lavori social-mente utili”: risanare le periferie, ripulirele strade (dalla neve odalla sporcizia), aiutareanziani e persone indifficoltà? Perchénon provare a tra-sferire queste per-sone in quei paesiabbandonati (quasideserti) dove loropossano insediarsianche per conti-nuare le attività (dicontadini, artigiani opiccoli commer-cianti) che eranoabituati a fare neipaesi di origine?Quante terre abban-donate e incolte dailegittimi proprietaripotrebbero conti-nuare a “vivere” sefossero affidate gra-tuitamente a contadinisiriani o nordafricani? In Germania le stime di crescita del PILsono arrivate al 2,3% anche grazie all’on-data di migranti ed agli investimenti chequel paese (dove non si vedono in giropersone a chiedere l’elemosina) sta fa-cendo per gestire la questione migranti.Perché, probabilmente, i soldi spesiper aiutare il loro inserimento sonoserviti a creare occasioni di lavoroper  gli  stessi  tedeschi  (insegnantidella lingua nazionale o di mestieri,operatori sociali.. etc)  e non ven-gono dispersi inutilmente a favore dipochi furbi! Per non parlare dei vantaggia lungo termine connessi alla riduzionedell’invecchiamento della popolazione!Il problema della disoccupazione giovanileè certamente più complesso ma non irri-solvibile! C’è una domanda che ricorrefrequente nelle discussioni: perché lo

Stato spende decine di miliardi per sal-vare banche, i soci ed i banchieri chehanno fatto profitti spropositati o incas-sato stipendi e liquidazioni stratosferici(pur facendo male il loro mestiere) e nondestina, invece, risorse per incentivare lacrescita e lo sviluppo? Perché non si in-terviene, da un lato, per eliminare glisprechi assurdi nella gestione dellerisorse pubbliche (i politici sanno benedove si spreca e dove si ruba, perchésono stati loro a costruire il sistema, so-prattutto i più vecchi) e, dall’altro, perimporre un contributo di solidarietà(a termine: per almeno tre anni) a

carico di quei soggetti chepercepiscono  redditielevati (ad esempio,quelli  superiori  ai120.000,00  nettieuro all’anno)? Per-ché non si eliminanotutti i privilegi, gliabusi, le sovvenzioni(di cui beneficianopolitici, sindacalisti,imprenditori, magi-strati o professionisti),a spese dello Stato? E’possibile che non sipossa studiare una“rivoluzione vera eben  organizzata”della vita sociale edeconomica del nostroPaese, organizzandoun “piano di investi-menti pubblici” fina-

lizzato a risolvere ilproblema dell’occupa-

zione, soprattutto di quellagiovanile?Sono argomenti scottanti, soprattutto perl’anno di campagna elettorale che ciaspetta. Nessuna forza politica (tranne idemagoghi che hanno le ricette pronte)avrà il coraggio di soluzioni coraggiose:perché nessuno vorrà promettere sacrificia chicchessia! Anzi  è  probabile  checresceranno sprechi e regalie! La sto-ria italiana ci racconta che è stato semprecosì, che il costo di un’elezione non è va-lutabile solo per le spese dell’apparatoelettorale: che la macchina del consensocosta molto ma molto di più ed anchequesta volta nessuno dei concorrenti lavorrà tenere ferma in garage. Giovani emigranti possono ancora aspettare!

[email protected]

MicheleCriscuoli

Perchétante brave personesono convinte che

lo Stato sprecaingenti risorse per

i migranti chepotrebbe destinare

a misure idoneea ridurre

la disoccupazionegiovanile?

54 Febbraio 2017 ilPonte

attualità

Il  mitico  braccialetto cheviene presentato come “lostrumento che dovrebbe risol-vere le emergenze carcerarie egarantire il pieno controllo a di-stanza di chi è recluso ai do-miciliari, è uno degli opachicapitoli della giustizia ita-

liana, ma oggi è diventato un vero scan-dalo che grida vendetta. Costo complessivodell’operazione è di 173 milioni di euro;costo complessivo di ogni braccialetto86.500 euro in 15 anni solo 2.000 esem-plari sono funzionanti. Ne servono altri10.000. Rita Bernardini, che sta condu-cendo una battaglia da oltre dieci anni sullanostra vergogna carceraria, ha dichia-rato a “Verità” di aver personalmente incon-trato “tantissimi detenuti che avrebberoottenuto provvedimenti di scarcerazionecon il braccialetto e, invece, da  mesiaspettano in cella perché gli apparec-chi mancano. Da oltre un anno si parla diun bando europeo per il numero da “pre-cisare” di nuovi apparecchi. Il Ministrodella Giustizia Andrea Orlando, a “Porta

a Porta” annunziò che il Viminale aveva datempo  provveduto  a  fare  il  bando.“Abbiamo utilizzato tutti i braccialetti chec’erano - ha continuato il Guardasigilli - maora aspettiamo i risultati della gara europeache è stata fatta a giugno…” La Bernardinismentisce il ministro: “Giugno non è af-fatto vero…”La conferma viene anche daRiccardo Polidoro, responsabile dell’Os-servatorio carcere dell’Unione Camere Pe-nali (U.c.p.), organizzazione degli avvocatipenalisti italiani: “Il bando non è statomai fatto. Anzi, a fine novembre lo ab-

biamo sollecitato ai ministri della Giustizia edell’Interno. Gli uffici del Guardasigilli hannofatto sapere che avrebbero, a loro volta,sollecitato Alfano. E il Viminale non ci hanemmeno risposto”. L’U.c.p ha scopertoche … “La lista d’attesa dei detenuticui dare  il braccialetto viene gestitadalla Telecom” e che “oggi servono al-meno  diecimila  braccialetti  in  più”.Signori ministri interessati, fateci saperequando sarà fatto il bando per i braccialettiche serviranno a sfoltire gli istituti di pena.

[email protected]

AlfonsoSantoli

il bRaccialeTTo eleTTRonico PeR SVuoTaRele caRceRi: e’ inuTile eD è MolTo coSToSo !

.Quante volte abbiamo sentito raccontareod assistito a litigi e scambi di insulti travicini che, spesso, degenerano in vere eproprie battaglie, anche legali e che, il piùdelle volte, nascono da comportamentiinurbani che mettono a dura prova la ci-vile convivenza.Può trattarsi del televi-sore o della radio a tutto volume, delrumore assordante degli zoccoli dellacondomina del piano di sopra, che pas-seggia per insonnia nelle ore notturne, odi tutti quei comportamenti che distur-bano il quieto vivere quotidiano.Ma quando si può dire che quel compor-tamento inurbano integra un reato pe-nale? Il codice penale, già all’art. 659,prevede per l’appunto il reato di di-sturbo delle occupazioni e del riposodelle  persone, individuando due di-verse ipotesi di reato:- quella prevista dalcomma 1 del citato articolo, nella qualeoccorre l’accertamento in concreto del di-sturbo del riposo e della quiete di unnumero indeterminato di persone; -quella prevista nel comma successivo,che ha riguardo alla condotta di di-sturbo nell’esercizio di una profes-sione o di un mestiere rumoroso incontrasto con le disposizioni di legge o leprescrizioni dell’autorità.Nel reato previ-

sto al primo comma è incorsa, nel casoche ci occupa, una rumorosa condomina,la cui condanna alla pena di euro 100,00di ammenda oltre al risarcimento deidanni alle parti civili costituite è stataconfermata dalla terza Sezione Penaledella Corte di Cassazione nella suasentenza  del  16.11.2016  in  rela-zione  all’udienza  dell’11.10.2016.Ad avviso della Corte, in particolare, lasentenza impugnata dalla ricorrentedeve ritenersi correttamente emessa inquanto ha ampiamente motivato il con-creto disturbo alla quiete e al riposo di unnumero indeterminato di persone fon-

dato sul fatto che ” la  signora,  ini-ziando le faccende domestiche sindalle sei del mattino, accompagnateda condotte inurbane quali l’accen-sione della radio ad alto volume e li-tigi con la figlia in zona altamentepopolata di Napoli, impediva ai vicinidi  svolgere  qualsiasi  attività  dellavita quotidiana”. E così l’inflitta pena adeuro 100,00 di ammenda, nonché il ri-sarcimento dei danni alle parti civili co-stituite nel processo, sono state ritenutedagli Ermellini correttamente valutate edapplicate dai giudici dell’adìta sezione pe-nale del Tribunale di Napoli.

oSSeRVaToRio giuRiDico a cura di ernesto Pastena

Foto - Avellino Palazzo di Giustizia

“Si PRega Di non DiSTuRbaRe”

6 4 Febbraio 2017ilPonte

Rubrica

ITINERA è un progetto finanziato daFondazione con il Sud, che periodica-mente pubblica bandi con finanzia-menti a favore del Mezzogiorno atti adincrementarne lo sviluppo sociale. Nelcaso specifico, il bando prevede l’asse-gnazione di fondi per la ristrutturazionedi antichi edifici che, una volta rimessipienamente in funzione, vanno resi di-sponibili per attività di tipo ricreativo,culturale e sociale. La partecipazione al progetto è natadue anni fa con la Cooperativa Sociale“L’Isola che c’è”, capogruppo di uninsieme di associazioni tra cui SlowFood Avellino, rappresentata dal Fidu-ciario Carlo Iacoviello e dai SociMichele De Maio e Marina D’Apice.Tra gli altri partner: “Fonderie Culturali,“Make a Cube” ed “Associazione Casta-nicoltori Campania” Tutti hanno varie-gate ed importanti caratteristichecoerenti con gli intenti del progetto: in-cubatori ed acceleratori d’impresa, pro-mozione culturale, valorizzazionedell’enogastronomia e del territorio, pia-nificazione e progettazione eventi, ecc..La struttura scelta per sviluppare il pro-getto è Palazzo Macchiarelli, sito aMisciano, frazione di Montoro (AV).L’immobile è degli inizi del XVI secolo,quando la nobile famiglia Pironti vollefar edificare questo imponente edificiocome segno della propria ricchezza. Ri-strutturato ed ampliato successiva-mente, è ora di proprietà del Comunedi Montoro e presenta ancora i notevoliabbellimenti interni ed esterni, con par-ticolare riferimento agli affreschi discre-tamente conservati.La Condotta Slow Food Avellino èstata voluta fortemente nel progettodalla Cooperativa “L’isola che c’è” edin particolare dalla sua rappresentanteSperanza Marangelo, contando sulfatto che l’Associazione valorizzerà

l’enogastronomia con le sue tante atti-vità già presenti in Irpinia, applicandoleal territorio di Montoro e della Valledell’Irno. Gli intenti di Slow Food Avel-lino sono: rivalutare il Carciofo  diPreturo e la Patata di Banzano, pro-dotti montoresi eccellenti dal punto divista qualitativo che ancora non hannouna produzione e rappresentanti degnidella loro qualità. Ovviamente non sarà

dimenticata la Cipolla  Ramata  di

Montoro, che ha già un notevole ri-scontro anche a livello nazionale, fa-cendo da punta di diamante per tutto ilterritorio. Anche la castagna, in un pe-

riodo di forte crisi produttiva, sarà so-stenuta, essendo anch’essa un pro-dotto locale. Tanto supporto quindiall’Associazione  Castanicoltori

Campani, che potrà contare sulla col-laborazione della Condotta Slow FoodAvellino e le attività da essa svolte: la-boratori enogastronomici, corsi sui pro-dotti già citati e su carne, vino, birra,pesce, olio, formaggi, ecc., cene atema, gruppi di acquisto di prodotti ar-tigianali ed enogastronomici e tutte lealtre che saranno individuate insiemeai partner e con la collaborazione di cit-tadini, associazioni ed enti locali.Mancano ancora pochi lavori per la ria-pertura al pubblico di Palazzo Macchia-relli, che avrà un’inaugurazioneadeguatamente promossa, affinchéogni cittadino di Montoro sappia che daquel momento ci sarà un luogo in piùsul territorio dove svolgere attività diaggregazione. La Condotta Slow FoodAvellino supporterà i partner, l’Ammini-strazione Comunale e la popolazionelocale nella gestione del progetto perraggiungere lo scopo prefissato quandosono stati posati i primi “mattoni” per ilrecupero del prestigioso edificio.

Lucio Napodano e Michele De Maio

a cuRa Della conDoTTa SloW FooD aVellino

SloW FooD e l’iSola che c’è

il PRogeTTo iTineRa a MonToRo

74 Febbraio 2017 ilPonte

cronaca

la VeRDe iRPinia Si RiScoPRe SPoRca eD inquinaTa i ciTTaDini Dicono baSTa eD inSoRgono

“Il mondo non è minacciato dalle personeche fanno il male - disse Albert Einstein -ma da quelle che lo tollerano”.L'Irpinia, la nostra “verde” Irpinia, se cosìè ancora possibile definirla, dilaniata e cor-rosa com'è dall'inquinamento e dalle mortiper cancro che da questo ne derivano, nonpuò più permettersi di tollerare il male.Il nucleo industriale della Valle delSabato, quel lembo di terra dove èpresente la più alta concentrazionedi fabbriche della provincia, che moltianni addietro si immaginava potesse di-venire la forza trainante in termini econo-mici, di sviluppo e soprattutto sociali perl'intera area, appare ormai come un in-ferno di fuoco e fumo nero, avvolto com'èda quell'aria nauseabonda e malsana cherende impossibile la vita ai cittadini cheabitano nelle dirette vicinanze e dove gliincendi periodici contribuiscono a renderelo scenario ancora più apocalittico. Inoltre,stando ai dati del Centro di RicercheOncologiche di Mercogliano (CROM),il quadro epidemiologico della popolazioneresidente nei comuni della Valle appare di-sastroso, basti pensare che negli ultimicinque anni il tasso di  incidenza deimorti  per  neoplasia  nei  comuni  diManocalzati, San Barbato, Prata P.U.e Serra di Pratola è stato superiore al50%.Ulteriore beffa a fare da cornice ad un con-testo già di per sé altamente deprimenteè stato il decreto dirigenziale n. 321del 20.12.2016, pubblicato sul Burcn.  90  del  27.12.  2016  col  quale  siautorizza l'ampliamento dello STIR diPianodardine, impianto che tra l'altro ri-sulta essere attualmente sotto sequestroin seguito all'ordinanza firmata dal GipGiovan Francesco Fiore e con conse-guenti avvisi di garanzia per molestieolfattive e gestione illecita dei rifiutia carico dei responsabili del sito: il re-sponsabile di Irpiniambiente NicolaBoccalone, il direttore tecnico Anna-rosa Barbati e il responsabile dell'im-pianto Vincenzo Biondo.Per tale motivo, domenica scorsa 29 Gennaio

si è tenuta presso la biblioteca comunaledi Atripalda “Leopoldo Cassese” un' as-semblea indetta dall’associazione"Salviamo la Valle del Sabato", con loscopo di sensibilizzare l'opinione pub-blica e proporre alle amministrazionidella Valle di muovere ricorso al TARcontro l'ampliamento del suddettoimpianto di stoccaggio.La manifestazione ha destato notevole in-teresse, richiamando a sé un folto gruppodi cittadini, erano inoltre presenti quasitutte le amministrazioni dell'area interes-sate, ovvero i primi cittadini dei Comunidi Montefredane e Prata P.U., Valen-tino Tropeano e Gaetano Tennerielloe i rappresentanti dei Comuni di Avel-lino,  Atripalda e Pratola Serra; unico

assente  il  Comune  di  Manocalzati.L'assemblea è progredita in una sentita di-scussione che ha visto confrontarsi e a

tratti scontrarsi i partecipanti, con gli in-terventi dell'ingegnere SalvatorePicariello e del dottor Franco Mazza,presidente dell’Associazione.

eX SinDaci eD aMMiniSTRaToRia PRoceSSo PeR gRaVi ReaTi aMbienTali

A conclusione delle indagini la Procuradella Repubblica di Avellino ha resonota la decisione di rinviare a giudizio,per direttissima, il Sindaco di Caprigliairpina, Nunziante  Picariello, l’exSindaco di Grottolella, Antonio Spinielloed Enza  Ambrosone (questi ultimiall’epoca dei fatti erano componenti delConsiglio di Amministrazione del CGS),l’ex Sindaco di Montemiletto, Eugenio

Abate e l’Amministratore del MO.SE, Donato Madaro. L’operazione, denominata“Onda Nera”, ha accertato presunte responsabilità per fatti verificatisi tra gli anni 2012-2013, e sono tutti imputati di reati Ambientali. A condurre le indagini è stato il PubblicoMinistero Roberto Pascot, il decreto di citazione in giudizio è stato firmato dal Procu-ratore della Repubblica Rosario Cantelmo.

A Maggio, gli imputati dovranno comparire davanti al giudice per rispondere dei gravireati contestati in materia di inquinamento ed inosservanza delle norme previste dalCodice dell’Ambiente, in particolare si tratterebbe di smaltimento illecito di rifiuti,inquinamento dell’aria e del suolo.

Stando ai dati del Centro di

Ricerche Oncologiche di Mercogliano

(CROM), il quadro epidemiologico della

popolazione residente nei comuni della Valle

appare disastroso, basti pensare che negli

ultimi cinque anni il tasso di incidenza dei

morti per neoplasia nei comuni di

Manocalzati, San Barbato, Prata P.U. e Serra

di Pratola è stato superiore al 50%

operaZIone onda nera

8 4 Febbraio 2017ilPonte

Per anni e anni il cancro èstato solo il simbolo di unsegno zodiacale. Coloro iquali venivano alla luce dal21 giugno al 22 luglio eranoconsiderati fortunati perché

sarebbero diventati tenaci,perseveranti nella vita e nel lavoro, inpossesso di una marcia in più nella pro-fessione soprattutto grazie all’umoresempre buono e ad una grossa capacitàdi immaginazione e di empatia con ilprossimo. Oggi  il  termine cancro siattribuisce  ai  tumori  maligni  checolpiscono organi e tessuti. Oggi perquesto tipo di malattie ci sono anche ri-sposte valide sotto il profilo della terapiamedica, chirurgica e radiante. Si diceche nel caso dei tumori una celluladell’organismo  impazzisce  perchéperde le sue peculiari proprietà, neacquista delle altre e si moltiplica nelnostro  corpo  senza  un  preciso“piano di azione”. Eppure in ogni cel-lule ci sono “correttori” di questa “ma-novra” che evitano il perpetuarsidell’errore. Invece nella realtà clinica que-sti aggiustamenti non sempre avvengonoe va a finire che le cellule sane vengonosostituite da quelle malate neoplasticheche sono esuberanti e posseggono unamaggiore velocità di crescita. Le celluledi un tumore maligno estendono (iltempo varia a seconda del tipo e deltessuto colpito) la malattia ad altriorgani    impiegando  mesi  oppurelunghi anni. I problemi iniziano, in ge-nere, quando il viaggio delle cellule cat-tive termina nei polmoni, nel cervello enel fegato. Questa progressione vienechiamata metastatizzazione, che rappre-senta, in pratica, l’ultima tappa della pro-gressione tumorale. Il cancro, ormai ècerto, deriva da una serie di muta-

zioni, cioè di alterazioni di geni cheregolano sopravvivenza e prolifera-zione delle cellule. Mutazioni che pos-sono svilupparsi in tempi differenti e conmodalità anch’esse nonprevedibili. Ci sono poida considerare le mu-tazioni genetiche, anchese è risaputo che a pro-vocarle sono principal-mente le causeambientali per l’esposi-zioni ad agenti cancero-geni di origine chimica,fisica e virale. Alla baseci deve essere una fra-gilità genetica che saràpredeterminata e cheprovoca le mutazioni.Il  fumo  della  siga-retta,  l’amianto,  lacombustione del pe-trolio  o  del  carbone,l’alcool, la dieta, i raggi ultravioletti,le radiazioni ionizzanti, ecc. sono fa-

cilitate nel loro compito dell’oncoge-nesi grazie alla “fragilità genetica”.A tale riguardo è apparso un articolosulle riviste scientifiche, l’ultimo neldicembre dello scorso anno, che in-dica la scoperta dell’origine del can-cro, o meglio del meccanismo moltoprecoce con cui  le cellule malignecominciano a diffondersi nell’organi-smo prima ancora che si sia formatoil tumore vero e proprio. Lo studio èstato portato a termine analizzando una

forma molto aggressiva di tumore dellamammella che dovrebbe “valere” ancheper i terribili melanomi ed i tumori delpancreas.

Due  studi  indipen-denti    tra  di  loro(uno del Mont SinaiHospital  di  NewYork  e  l’altro  del-l’Università di Rati-sbona in Germania)hanno  aperto  lastrada a nuove stra-tegie  di  cura  chebloccano  il  tumoree  la  formazione  dimetastasi. La  ri-cerca  è  stata  con-dotta  sul  tumoredella  mammella,studiandolo nei topi

e  nelle  biopsie  dellepazienti. Il Professor Ghiso, respon-sabile della ricerca americana alla pre-sentazione della scoperta ha dichiaratoche grazie alle colture cellulari e a visua-lizzazioni ad alta risoluzione in vivo hannoletteralmente “visto” le cellule del tessutomammario impazzite che iniziano a di-staccarsi dalla lesione che si può definireprecancerosa, prima ancora che il tumoresi sia formato. Queste cellule, una voltaentrate in circolo si diffondono ubiquita-riamente e soprattutto nel polmone e nelmidollo osseo, che risultano“immuni” anche alla chemioterapia.Ci vorrà una “sveglia” di tipo molecolareper scuoterle dal torpore e fare in modoche riprendano a proliferare. In questomodo diventa anche difficile trovare il tu-more primitivo. Nel 5% dei casi, per que-sto motivo, vengono documentatemetastasi, ma non si trova esattamenteil punto (tumore) di partenza.

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Gianpaolo

Palumbo

una cellula dell’organismo impazzisce perché perde le suepeculiari proprietà, ne acquista delle altre e si moltiplica

nel nostro corpo senza un preciso “piano di azione”

FinalMenTe ScoPeRTal’oRigine Del cancRo

Medicina

Due studiindipendenti tra di loro

(uno del Mont Sinaihospital di new York

e l’altro dell’universitàdi Ratisbona in

germania) hannoaperto la strada a nuove

strategie di cura chebloccano il tumore e laformazione di metastasi

94 Febbraio 2017 ilPonte

Medicina

L’omosessualità, maschile efemminile, era comune-mente accettata nell’anticaGrecia, ma in seguito fu con-siderata reato, sia in Orienteche in Occidente.In Russia nel 1706 venne in-trodotto il rogo per chiunquefosse stato scoperto in unrapporto omosessuale, nel

1993 l’omosessualità era ancora punitadalla legge, quindi nel 1997 con la ste-sura di un nuovo codice si parlò, per laprima volta, di uguaglianza di genere difronte al reato sessuale. In Occidente leleggi erano simili.Alan Mathison Turing è stato un omoses-suale matematico, logico e crittografo bri-tannico, considerato uno dei padridell’informatica e uno dei più grandi ma-tematici del XX secolo.Il suo lavoro ebbe vasta influenza sullosviluppo dell’informatica, grazie alla suaformalizzazione dei concetti di algoritmonel calcolo elettronicoFu anche uno dei più brillanti analisti dimessaggi crittografati durante la secondaguerra mondiale, e grazie al suo lavoro fupossibile decifrare i messaggi inviati dal-l’esercito tedesco tramite la macchinaEnigma.Nel marzo 1952 Alan Turing fu arrestatoper omosessualità e portato in tribunale,dove a sua difesa disse semplicemente

che «non scorgeva niente di male nellesue azioni». Condannato per omosessua-lità, fu costretto a scegliere tra una penadetentiva a due anni di carcere o la ca-strazione chimica mediante assunzione diestrogeni. Per non finire in prigione, loscienziato optò per la seconda alterna-tiva, ma la depressione, legata al tratta-

mento e all’umiliazione subita, lo con-dusse al suicidio tramite una mela avve-lenata. Non c’è dubbio che le persecuzioni subitedagli omosessuali siano da considerarecrimini abietti, ma non appare educativoindirizzare verso l’omosessualità le gio-vani menti di bambini e bambine condottidalla scuola ad assistere a spettacoli tea-trali di discutibile valore formativo e privedi alcun valore storico e scientifico.Ed è proprio il valore educativo dello spet-tacolo “Fa’ afafine” che viene discussonell’articolo intitolato ”La favola genderche  non  rispetta  i  nostri  ragazzi”,pubblicato da Bologna Sette, un supple-mento del quotidiano Avvenire. Il titolo,Fa’ afafine, deriva da una parola che nellacultura delle isole dell’Oceano Pacifico indicabambine e bambini dal sesso indefinito.Nello spettacolo si narra la storia di unbambino, che non identificandosi in unospecifico genere sessuale, si veste ungiorno da donna e un giorno da uomo.Lo spettacolo prodotto dal Css di Udinecon la regia di Giuliano Scampinato, in

questi mesi viene presentato in diversescuole, in alcune seguendo il Piano mini-steriale dell’offerta formativa (Pof).Molte famiglie hanno protestato contro lospettacolo ritenendolo inadatto e fuor-viante, non certamente valido per unpubblico di bambini e adolescenti in for-mazione, sottolineando anche che le fi-

gure dei genitori non sono presentatecome guide comprensive, bensì come unostacolo alla crescita psicologica del pro-tagonista.

Negli anni in cui il Papa dice “Chi sono ioper giudicare un omosessuale?” e giuri-dicamente, in tutto il mondo, si affer-mano i diritti dei gay e delle lesbiche,sembra quantomeno eccessivo costrin-gere bambini ignari ad assistere a spet-tacoli inadatti all’età in quanto latolleranza non può essere imposta, manasce dalla comprensione degli altri. Talecomprensione è il risultato dell’esperienzae dello studio, laico e religioso, e, a volte,la si raggiunge in età matura.

Per saperne di più:https://www.chiesadibologna.it/avvenire-bologna-7.html

[email protected]

“Fa’ aFaFine” una ReciTa PeR la Scuola Sull’oMoSeSSualiTà.

Ma è un’iDea eDucaTiVa?

Non c’è dubbio che le persecuzioni subite dagli omosessualisiano da considerare crimini abietti, ma non appare educativo

indirizzare verso l’omosessualità le giovani menti di bambini e bambinecondotti dalla scuola ad assistere a spettacoli teatrali di discutibile

valore formativo e prive di alcun valore storico e scientifico

è proprio il valore

educativo dello spettacolo

“Fàafafine” che viene

discusso nell’articolo intitolato

”La favola gender che

non rispetta i nostri ragazzi”,

pubblicato da Bologna Sette,

un supplemento del

quotidiano Avvenire.

Il titolo, Fàafafine, deriva da

una parola che nella cultura

delle isole dell’Oceano

Pacifico indica bambine e

bambini dal sesso indefinito

RaffaeleIandoli

10 4 Febbraio 2017ilPonte

Fisco

La Legge  di  Stabilità  2017all’articolo  1,  comma  554-555, ha previsto la riaperturadei termini per rideterminareil valore dei terreni a destina-

zione agricola ed edificatoria e  dellepartecipazioni in società non quotate.In questo approfondimento trattiamo la ri-valutazione dei terreni e delle parte-cipazioni  posseduti  non  in  regimed’impresa.

Soggetti coinvolti dalla rivalutazione dei terreni

e delle partecipazioni 2017.Come detto, la legge di Stabilità 2017 haconfermato anche per il 2017 la pro-

roga della rivalutazione dei terreni edelle partecipazioni non possedute inregime di impresa.I soggetti coinvolti nella rivalutazione deiterreni e delle partecipazioni sono:- persone fisiche per operazioni estraneeall’esercizio di impresa,- società semplici,- società ed enti equiparate alle societàsemplici a norma dell’art. 5 DPR 917/86(es. associazioni professionali),- enti non commerciali per i beni che nonrientrano nell’attività d’impresa- soggetti non residenti per le plusvalenzederivanti dalla cessione a titolo oneroso dipartecipazioni in società residenti in Italiariferibili a stabili organizzazioni.

Ambito oggettivo dellarivalutazione dei terreni

e delle partecipazioni 2017L’ambito oggettivo della rivalutazione ri-guarda esclusivamente i beni possedutinon in regime di impresa alla data del1° gennaio 2017 rientranti in una delle

due categorie di seguito elencate.1.Terreni  a  destinazione  agricola  oedificabili, compresi i terreni lottizzati oquelli su cui sono state costruite opere perrenderli edificabili posseduti, non da im-prese commerciali, a titolo di:- proprietà,- nuda proprietà,- usufrutto,- enfiteusi.Per  il  requisito  dell’edificabilità  oc-corre far riferimento al piano regola-tore del Comune o ad altri strumentiurbanistici. 2. Partecipazioni in società non quo-tate in mercati regolamentate (qualifi-cate o meno), possedute a titolo di:- proprietà,

- usufrutto. Il requisito della non quotazione nei mer-cati deve essere soddisfatto alla data del 1°gennaio 2017 non rilevando eventuali quo-tazioni successive a tale data.

Perizia dei terreni e delle partecipazioni oggetto

di rivalutazioneIl termine ultimo entro il quale deve essereredatta la perizia è diversa per i terreni eper le partecipazioni:- Per i terreni, la perizia deve essereredatta  prima  della  cessione  e,  co-munque, entro e non oltre il 30 giugno2017. Il valore della perizia redatta daiprofessionisti abilitati (ingegneri, architetti,geometri, dottori agronomi, periti agrari,ecc.) deve essere indicato nel rogito di tra-sferimento e deve costituire la base impo-nibile per le imposte di registro, ipotecariae catastale.- Per le partecipazioni (qualificate enon),  la  perizia  può  essere  redatta

anche successivamente alla cessionema entro il 30 giugno 2017. Essa va re-datta da dottori commercialisti, esperticontabili, revisori legali dei conti, peritiiscritti alla CCiAA.La perizia, in ogni caso, deve esseregiurata presso un notaio, un tribunaleo  un  giudice  di  pace  entro  il30/06/2017.

Imposta sostitutivaIl versamento dell’imposta sostitutiva per-feziona la rivalutazione, che vale dal primomomento successivo a quello del paga-mento. Tale imposta:a) può essere interamente versataentro il 30 giugno 2017b) può essere rateizzata in tre rateannuali di pari importo entro:- il 30 giugno 2017 per il versamentodella prima rata,- il 30 giugno 2018 per il versamentodella seconda rata,- il 30 giugno 2019 per il versamentodella terza rata.Sull’importo della seconda e della terza ratasi devono applicare anche gli interessi del3% annuo, da versare insieme all’impo-sta. Attenzione: se non si effettuano i ver-samenti successivi al primo, le sommevengono iscritte a ruolo.L’aliquota sostitutiva da applicare perambedue  le  rivalutazioni  è  pariall’8%, mentre i codici tributi da uti-lizzare nel mod. F24 sono: 8055 per larivalutazione  delle  partecipazioni  e8056 per la rivalutazione dei terreni,mentre l’anno di riferimento è 2017.Si ricorda che utilizzando il modelloF24 è possibile effettuare la compensa-zione con eventuali crediti d’imposta.Nel caso in cui siano già state effettuateprecedenti  rivalutazione sugli stessibeni, è possibile alternativamente:- detrarre l’imposta sostitutiva pa-gata nelle rivalutazioni precedenti, daquella dovuta per la rivalutazione 2017;-  pagare  interamente  l’imposta do-vuta nel 2017 e chiedere con istanza,il rimborso dell’importa versata fino a 48mesi prima.

[email protected]

RubRica “a Tu PeR Tu con il FiSco” a cura di Franco iannaccone

nuoVa RiValuTaZione Dei TeRReni e Delle PaRTeciPaZioni

RiaPeRTa PeR l’enneSiMa VolTa la PRoceDuRa

114 Febbraio 2017 ilPonte

Missioni

Nel mese di gennaio abbiamocelebrato due eventi moltoimportanti: la festività litur-gica del Beato Padre Paolo

Manna il 16 del mese e subito dopo la set-timana di preghiera per l’unità dei cristiani.Padre Manna sull’argomento scriverà, nel1941, il libro dal titolo: “I fratelli separati enoi” che è tra i primi tentativi per il cam-mino ecumenico nella prospettiva di un la-voro missionario ben più ampio. In questolibro leggiamo come l’autore sia convintoche la separazione dei cristiani tra loro èuno scandalo grave per la missione dellaChiesa e che fa perdere la credibilità del-l’evangelizzazione tra i non cristiani. PadreManna scrive: “Mai l’umanità è stata piùunita per i moderni mezzi di comunica-zione, e mai è stata più di oggi divisa. Que-ste scissioni sono il più grande male dellacristianità, il vero male del mondo. E’ ne-cessario che i cristiani pensino a ricostruirela loro unione, e che lavorare per questofine sia il più grande bisogno del giorno, diuna importanza superiore alla stessa pro-pagazione della fede tra i non cristiani, per-ché questa non si avrà piena e totale senzal’unione dei cristiani”. Questo problema at-tuale, è una sfida a quella apertura che

papa Francesco ribadisce ogni volta neisuoi discorsi ed è un elemento importanteper una riflessione missionaria dei tantiaspetti sia dell’evangelizzazione che dellapromozione umana che i missionari por-tano avanti nelle varie zone del mondo.Non a caso Papa Francesco a Lund, in Sve-zia, ha pregato con i luterani, cristiani chechiedono di accedere alla piena comunioneeucaristica. Questa settimana di preghierache abbiamo celebrato, ha rivelato cheurge una vera conversione da parte diognuno di noi, la conversione è una graziadi Dio, è opera dello Spirito Santo; da ciòderiva la necessità della preghiera, unapreghiera fatta con spirito di umiltà e con ilcuore. Pregano i protestanti, pregano gliortodossi, e in tante comunità di religiosiseparati come i Giacobiti ortodossi delmonte Tabor in India, i monaci eremiti delmonte Athos in Grecia, le suore anglicanein Terra Santa e i Benedettini anglicani inInghilterra e la comunità di Taizè in Francia.Quindi come ho accennato sopra, le ideedel nostro missionario scritte nel suo libroebbero una buona accoglienza sia nelmondo cattolico che in quello ortodosso eprotestante contribuendo a preparare glianimi degli operatori del Concilio Vaticano

II al problema dell’unità dei cristiani. PadreManna non aveva scritto invano e moltesue idee sull’argomento furono riprese daldecreto sull’ecumenismo e in altri docu-menti conciliari. Senza ombra di dubbiopossiamo dire che il Manna aveva contri-buito a sensibilizzare l’anima di chi avevaletto e meditato il libro: Giovanni XXIII ePaolo VI, fautori del Concilio Vaticano II.Leggendo i nomi possiamo scrivere sen-z’altro che l’unione dei cristiani è opera deisanti. “Parrà un luogo comune parlare disantità eppure il rimedio dei rimedi alle no-stre disunioni è proprio il grande spirito cri-stiano, cioè una nostra maggiore adesioneal Vangelo al quale la nostra vita pratica ècosì poco conforme. Non siamo abba-stanza cristiani e perciò Dio non ci dà i po-tenti aiuti che sono necessari e che Lui solopuò darci, perché possiamo tutti riabbrac-ciarci nella sua carità ed unità” (PadreManna: dal libro “I fratelli separati e noi).

[email protected]

PasqualeDe Feo

nella casa del Padre

Il giorno 25 gennaio u.s. è ve-nuta a mancare all’affetto deisuoi cari ANNA  MARIABALDASSARRI,  vedovaARGENIO di anni 79. Donnabuona e affettuosa, sempre

disponibile, legata alla famiglia. L’onestà fuil suo ideale, il lavoro la sua vita, la famigliail suo affetto. La piangono con immensodolore i figli STEFANIA e ITALO, la nuoraSIMONA de SILVA e il genero GERARDOURCIUOLI, i nipoti ALESSIA, MARCO,EMANUELE, LUCA, CARMINE, ANNA-CHIARA e i parenti tutti. Il PONTE si asso-cia al dolore della famiglia

il beato Padre Paolo Manna:“I fratelli separati e noi” che è tra i primitentativi per il cammino ecumenico nellaprospettiva di un lavoro missionario ben

più ampio. In questo libro leggiamo comel’autore sia convinto che la separazione

dei cristiani tra loro è uno scandalo graveper la missione della Chiesa

“la SFiDa Dell’uManiTà: l’ecuMeniSMo”

12 4 Febbraio 2017ilPonte

Vangelo

il ponteSettimanale cattolico dell’Irpinia associato alla Fisc

proprietà diocesi di avellino

Fondazione “opus solidarietatis pax onlus”

editrice “coop. Il ponte”

direttore responsabile Mario Barbarisi

redazione: Via Pianodardine - 83100 Avellino

fax 0825 610569

stampa: International Printing - Avellino

registrazione presso il Tribunale di Avellino

del 22 dicembre 1975

Iscrizione al rns n. 6.444

Iscrizione roc n. 16599

Sulla tua mano cinque dita

con le quali conti ogni cosa;

nei tuoi occhi tanta luce

da poter contare le stelle in cielo;

nei tuoi passi la voglia di andare,

e misuri col metro del cuore

i sentimenti nascosti in te.

Ma contare i giorni è altra cosa!

E nessun metro, nessuna clessidra

misura il tempo, la vita e le cose.

Contare i tuoi giorni nel tempo

vuol dire dare tono e valore grande,

ad ogni tuo gesto, ad ogni parola.

Solo se il tuo sguardo si riempie

del sole che rompe gli orizzonti,

e si fissa oltre il tempo e i tramonti,

tu puoi contare i tuoi giorni,

perché il battito del tuo cuore

lo misura l’orologio di Dio!

CONTARE I GIORNI!...di Pierluigi Mirra

liTuRgia Della PaRola: V DoMenica Del TeMPo oRDinaRio

Dopo l’inizio solenne del discorso dellamontagna– letto nella Messa di domenicascorsa – che ci ha annunciato chi sono i“beati” davanti a Dio, il brano immediata-mente successivo – che leggiamo in questadomenica – indica il cammino da percor-rere per giungere concretamente alla bea-titudine: “Voi siete la luce del mondo…risplenda la vostra luce davanti agli uo-mini”; con l’aggiunta: “Voi siete il sale dellaterra”. Indicando quindi: “Così risplenda lavostra luce davanti agli uomini perché ve-dano le vostre opere buone…”. Dalla pre-messa fondamentale sulla beatitudinedel credente, si giunge così all’indicazioneoperativa: non si è beati per nascondere laluce della propria beatitudine sotto il mog-gio, ma per illuminare il mondo e per daresapore alla terra. Essere luce e sale: questala missione del cristiano, al tempo di Gesùcome in tutti i tempi fino ad oggi e fino allafine del mondo. Solo su questa strada i di-scepoli di Gesù renderanno gloria al Padreche è nei cieli. Ma luce e sale non possonoessere belle teorie, né indicazioni autoas-solutorie: sono fatti di “opere buone”, chesi manifestino nella concretezza della vitaquotidiana, perché solo attraverso di esse icristiani rendono visibile la verità di Dio e lasua bellezza e sono in grado di dare almondo il sapore dell’amore di Dio. Qualisiano queste opere buone lo indica ilbrano di Isaia, letto prima del Vangelo:“Dividere il pane con l’affamato… introdurrein casa i miseri… vestire uno che vedinudo”; le opere del cristiano saranno buone“se toglierai di mezzo l’oppressione, il pun-tare il dito e il parlare empio, se aprirai iltuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto

di cuore”. E il profeta dichiara ai credenti inDio: “Allora la tua luce sorgerà come l’au-rora… brillerà fra le tenebre la tua luce, latua tenebra sarà come il meriggio”.In altre parole, la luce del cristiano il-lumina davvero il mondo e il suo sale dàveramente sapore al mondo solo nella mi-sura in cui si trasforma in opere buone,concrete, di bene, di solidarietà umana; inazioni che cambino il mondo, che lo ren-dano migliore. Non si è cristiani senza im-pegno operoso; non si è con Dio se non siè, allo stesso tempo, con l’umanità soffe-rente e bisognosa. Così faceva Gesù, chenon si accontentava di annunciare il Regnodi Dio con la predicazione del Vangelo, malo presentava vicino con il suo impegno dicurare i malati, di consolare gli afflitti e isofferenti. Non  c’è  amore  verso  Diosenza amore verso il prossimo, perchésolo l’amore del prossimo manifesta e do-cumenta l’amore nei confronti di Diostesso. Non ci si può illudere di essere conDio, se non si è come Dio, se non ci si lasciacontagiare dal suo amore che è sì univer-sale, ma allo stesso tempo particolarmenteattento ai sofferenti e ai bisognosi. Il branoevangelico di questa domenica diventa peril cristiano l’occasione, anzi l’appello, adesaminare la propria vita.

Angelo Sceppacerca

+ Dal Vangelo secondo Matteo 5,13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il

sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altroserve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascostauna città che sta sopra un monte, né si accende una

lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nellacasa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini,

perché vedano le vostre opere buone e rendanogloria al Padre vostro che è nei cieli»

Voi siete la luce del mondo

134 Febbraio 2017 ilPonte

cultura

DON LUIGI BARATTA, figlio di FRANCE-SCO SAVERIO e MODESTA PIRONE, (natoad AVELLINO il 28 marzo 1883 e morto il10 aprile del 1944) ha dato tanto alla no-stra città ed è giusto ricordarlo.I suoi fedeli lo chiamavano “don LUIGINO”e gli erano affezionati perché lo considera-vano uno di loro. Era sempre tra la gente,non quella benestante a cui non mancavanulla, ma tra quella povera a cui mancavadavvero tanto. Era una persona molto pre-parata e dava lezioni di latino agli studentidel liceo chiedendo in cambio di parteci-pare alle funzioni religiose che officiavapresso la chiesa delle OBLATE. Somigliava tanto a don Isacco, il quale sicircondava di giovani anch’esso, imparten-dogli lezioni di latino. Come quest’ultimo,don Luigi  BARATTA aspettava i suoifedeli sul sagrato della chiesa di SanGennaro il  17 gennaio di ogni anno(ricorrenza del Santo ANTONIO ABATE).In quel giorno di festa a centinaia scende-vano la lunga gradinata acciottolata: per-sone di ogni età, uomini, donne e bambinicorrevano per essere puntuali, con i lorocari animali, per ricevere la benedizione. La strada era in notevole pendenza e arri-vava fino alla “FONTANA TECTA”, erafiancheggiata da tantissime case che larendevano una delle strade più popolose.Essa faceva parte di Piazza del POPOLO,definita dal PIONATI il “VENTRE” dellacittà. Una piazza scomparsa con il terre-moto dell’80, ma tanto cara agli avellinesie soprattutto a don Luigino che condivi-deva con la gente quello che aveva. Egli vi-

veva in povertà e dormiva in un angolodella chiesa sui tavolacci. Grazie al libroscritto dal Professor VINCENZO CAN-NAVIELLO  “AVELLINO  E  l’IRPINIANELLA TRAGEDIA DEL 1943” abbiamopotuto conoscere. Questo grande uomoche dedicò tutta la sua vita agli altri; egliindossava sempre una veste nera e logorae portava un cappello a falde larghe.Quando alle ore 10,55 del 14 settembre1943 uno stormo di bombardieri americanisganciarono sulla nostra città una serie diordigni, che invece di colpire il ponte dellaFERRIERA e  quello  di  MONTESAR-CHIO (in via TAGLIAMENTO), con lo scopodi impedire i collegamenti tra AVELLINOe  SALERNO  e  tra  BENEVENTO  e

SALERNO alle truppe tedesche dirette alluogo dello sbarco, mancarono i bersagli.Le bombe colpirono PIAZZA del POPOLO(affollatissima  per  il  mercato),PIAZZA LIBERTA’,  il  CORSO e tantealtre strade provocando tremila morti. DonLuigi trascorse giorni e giorni a scavare conle mani per salvare la sua gente. IL CANNAVIELLO lo ha paragonato aun gatto per la sua agilità: egli saltavasui mucchi di macerie per sottrarrealla morte qualche innocente che, atradimento,  improvvisamente,  erastato colpito. Don Luigi fu terribilmentecolpito da quell’orrore, a cui auguriamo aigiovani di non dovere mai assistere. Il sacerdote vide tanto sangue, tanti feritima soprattutto tanti morti. Il suo dolore loimmagazzinò a tal punto che quando fu in-vitato nella chiesa di S. ROCCO a CESINALIinvece di predicare pianse come un bam-bino. Nella PASQUA  del 1944, all’età di61 anni fu pestato selvaggiamente  daignoti  alleati  che  frequentavano  ibassi del borgo di S. ANTONIO ABATE.Il sacerdote che aveva pianto per la suagente e che tra le macerie era stato fermatoda una pattuglia di tedeschi che lo lasciaronoandare quando videro la sua arma nascostasotto la veste: “il CROCIFISSO”, dolorantetornò nella sua stamberga. Fu ritro-vato agonizzante e venne trasportatoin ospedale. Dopo poco morì portan-dosi nel cuore quel grande dolore chetra i cumuli di macerie gli fecero dire:“POVERA LA MIA AVELLINO”

Antonietta Urciuoli

Don luigi baRaTTa

Abbiamo avutooccasione di leg-gere: “Fragile almondo”, unaraccolta di poe-sie, edita da Pro-spero Poesia, diAntonella Sica,genovese chevanta origini ir-pine, che, al

primo impatto, ci ha colpito per alcunebelle immagini che l’autrice è riuscita adisegnare con parole uniche ed irripetibili.Come quei “bozzetti” che i bravi registiamano disegnare prima di girare un film:bozzetti però, fatti con le parole, non conla matita! Poi, riletta ogni singola poesia vi abbiamoscoperto una profondità ed una genialità

che ci hanno sorpreso ed entusiasmato.Proviamo a fare degli esempi, per spie-gare meglio. La conclusione della lirica“Diospyros kaki”: “perché acerbo è ilsenso di Dio”, potrebbe, ben, diventare iltitolo di un trattato di teologia! O, ancora,l’intensità dell’immagine della “pietracalda nella tasche d’inverno”, racconta, inmaniera inimitabile, il desiderio (“Solovorrei”, è il titolo della poesia) di accom-pagnare l’amato che se ne va. O, infine,l’incipit della poesia che dà il titolo allaraccolta: “la pelle con cui sono natafragile al mondo”, dove si esprime tuttala drammaticità delle ferite che la vita ri-serba ad ognuno di noi, dalle quali nonriusciremo mai a difenderci del tutto.Altrettanto belle ed interessanti sono lefotografie, i ritratti che la Sica ama pro-porre: il “Cane nero”, prigioniero della

sua catena, immagine cruda della sua“scomposta ferocia”; la misera quotidia-nità di “ora” o la freschezza di colori e diprofumi di “Fuori c’è ancora vento”.Per non parlare della profondità di senti-menti che trasudano da “Incontro” e da“Mi chiedo, figlio” che riassume, constupefacente semplicità, il rapportomadre-figlio.In verità, tutte le poesie ci sono piaciute,ognuna per una sua propria qualità e pro-veremo, in seguito, di pubblicarne alcune.Probabilmente, il fine ultimo di ogni poetaè quello di “regalarsi” agli altri: perciò,dobbiamo ringraziare Antonella Sica peri bellissimi doni che è riuscita a fare aisuoi lettori. Per noi, è stata una bella sor-presa che ci piace condividere!

Michele Criscuoli

“FRagile al MonDo”LA RACCOLTA dI POESIE dELL’AuTRICE ANTONELLA SICA

14 4 Febbraio 2017ilPonte

Rubriche

la SiDigaS TRaVolge la coRaZZaTa Milano

B a s K e t

Lunedì scorso, nel posticipo di campio-nato,  la  SIDIGAS  Avellino,  dopo  unagara dominata fin dall’inizio, ha battuto,al PalaDelMauro, la prima della classedel  campionato,  l’EA7  EMPORIOARMANI Milano, per 82 a 68. E’ stata una gara nettamente a vantaggio deibiancoverdi che hanno chiuso in avanti tuttie quattro i quarti (30 a 15; 47 a 36; 63 a51 ed, infine, 82 a 68) spinti anche da unpalazzetto stracolmo di tifosi che sono stati ilsesto uomo in campo, incitando fino alla finei propri beniamini che hanno risposto allagrande, sfoderando una prova da favola intutti i sensi.Il migliore in assoluto della SIDIGAS èstato senza dubbio FESENKO, top scorerdella serata con 20 punti realizzati e 36 di va-lutazione che, grazie all’assenza forzata diCUSIN, sta diventando sempre più il puntodi riferimento in attacco ed in difesa della pro-pria squadra.A  seguire  la  prova  esemplare  diRAGLAND che, nonostante l’infortunio allaspalla ha voluto essere presente a tutti i costisul parquet per dare man forte ai suoi realiz-zando, anche, 18 punti.Altro giocatore che merita una citazioneparticolare è OBASOHAN, che ha sfode-rato una prova superlativa tanto da rendersiinsostituibile nel corso del match.Comunque tutti gli atleti biancoverdihanno  messo  in  essere  una  provamaiuscola che ha portato alla vitto-ria finale contro la squadra più bla-sonata del torneo.Dopo questa vittoria, la SIDIGAS si consolida

al secondo posto, appaiata con Venezia chela supera per la vittoria nel primo scontro di-retto e, sicuramente, diventa un’aspiranteallo scudetto.Coach Sacripanti (nella foto) euforico afine  gara,  ha  così  commentato:“Abbiamo fatto una bellissima partitapartendo sin dai primi minuti congrande energia. la nostra qualitàmigliore è stata quella di attaccare inmaniera ben organizzata su tutti i pickand roll mettendo la palla dentro, inol-tre, siamo riusciti a prenderci degliottimi tiri. In difesa abbiamo limitatotutte le situazioni in cui volevano pu-nirci, partendo da una grande pressionesulla palla e limitando la loro atleticità,precisione e forza fisica. Abbiamo presoqualche canestro di troppo in contro-piede, ma siamo riusciti a gestire beneogni momento di difficoltà. Chiaro checon tiri ben costruiti dalla lunga distanza

le partite si vincono con più facilità.Quando il piano partita viene rispettato- ha continuato  - sotto ogni punto divista, risulta tutto più semplice.nonostante l’assenza di Cusin pesimolto, Fesenko e Zerini hanno svolto uneccellente lavoro difensivo, su raglandnon avevo dubbi che giocasse. Questesono le sue partite, non si sarebbe persolo scontro con Milano per nulla almondo. Per quanto riguarda la presta-zione di obasohan, quando svolge lecose con la giusta calma, senza forzaretroppo, riesce ad essere magistrale.Questo non toglie che deve ancora cre-scere molto.” L’ultimo  passaggio  èdedicato  alla  tifoseria  biancoverde:“Volevo ringraziare - ha concluso - il no-stro pubblico che ci sta dando tantis-simo, il loro calore è fondamentale inogni partita. Giocare in un PalaDelMaurocosì gremito, anche quando ti mancanole forze, riesce sempre a darci l’energiache ci manca. Spero di vederlo semprepiù pieno”.Dopo questa splendida impresa, la SIDIGASdovrà affrontare domenica un incontrosu di un campo difficile, quello contro laTHE FLEXX Pistoia, con  l’auspicio chepossa continuare il suo trend positivo incampionato ed, anche, in ottica FINALEIGHT  che  la  vedrà  opposta,  il  17febbraio prossimo alla Fiera di Rimini, alBANCO di SARDEGNA Sassari, squadrain ascesa nel torneo. 

Franco Iannaccone

Runtastic (www.runta-stic.com) è un’applicazionedi proprietà dell’Adidas, creataper monitorare le proprie pre-stazioni sportive e il proprio

stato di forma; in grado, tra l’altro, di in-dirizzare l’utente verso il raggiungimentodi determinati obiettivi o al rispetto diprecisi piani di allenamento studiati inbase a un grado di preparazione variabile(da principiante ad esperto).

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avviata. Alla fine dell’allenamento verràindicata la distanza percorsa, il tempo im-piegato, la velocità media e le calorie bru-ciate.I risultati della sessione possono essere

condivisi, facoltà questa sfruttata da moltiutenti, e quindi anche i report della ses-sione possono essere caricati sul sitodell’applicazione Runtastic (www.run-tastic.com) o addirittura pubblicati suivari social network. Per controllare la pro-gressione delle proprie prestazioni e ot-tenere tutte le altre informazioni relativealle proprie performance basterà indiriz-zarsi sul diario sessioni.

PianeTa Web TRePunToZeRo a cura di Mirko bianco

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154 Febbraio 2017 ilPonte

Questa settimana, prendendo spuntodalla  pubblicazione  di  una  schedache per mero errore descriveva  lafoglia dell’olmo, anziché quella delpino,  spiegheremo  le  differenzesostanziali tra alcuni tipi di foglie.

Iniziamo l’esame partendo proprio dallapianta del PINO, le cui foglie di coloreverde scuro sono lunghe dai 3 ai 5 cm.,sempreverdi ed aghiformi, raggruppate

a mazzetti. Rimangono sulla pianta perdue o tre anni: ad ogni primavera, na-scono foglioline nuove che sostituisconoquelle di due o tre anni prima, affiancan-dosi a quelle dell’anno precedente. Inquesto modo, la pianta si mostra semprericca di foglie. La loro consistenza è dura,caratteristica dovuta a due necessità: laprima, di proteggere la pianta dalleescursioni termiche delle stagioniestreme; la seconda, di impedire allapianta di avere un’intensa attività vege-tativa, in modo da durare più a lungo neltempo. Questa seconda caratteristica fa-vorisce la dispersione dell’acqua che saledalle radici, il che, nelle stagioni fredde omolto calde, aiuta la pianta a non subirele conseguenze dannose delle escursionitermiche.

NON E’ LA SOLITA FOGLIA!

1) Col tempo una foglia di gelso diventa di seta2) Non si muove foglia che dio non voglia

3) Pasqua voglia o non voglia non fu mai senza foglia4) Neve sulla foglia, quest’inverno ne avremo a voglia

Rubriche

Per quanto sopra descritto, emerge unanotevole differenza con le foglie del-l’OLMO, che invece sono ovali, di coloreverde scuro, con venature regolari ed ilmargine seghettato con dentatura fine.Al tatto risultano alquanto ruvide. Essesi alternano ai due lati dello stelo e ter-minano a punta; la loro base è di formaleggermente irregolare. Nel suo com-plesso, la chioma si presenta larga edelegante, costituendo un segno distin-tivo per bellezza e maestosità. Si pre-senta non molto fitta, favorendo lacrescita in zone luminose, ma non ec-cessivamente esposte al sole.

La foglia del PLATANO, lunga circa 20cm., può essere a tre o cinque lobi, fra-stagliata, e in autunno assume un colorerosso vivo, prima di ingiallire e poi cadere.È in questa stagione che l’albero assumeun aspetto affascinante, diventando ilsimbolo della natura che si prepara ad af-frontare i rigori dell’inverno. In estate, in-vece, la folta chioma rende questi alberiparticolarmente adatti nelle zone ricchedi sole, dove rappresenta fresco riparoper uomini ed animali.

La foglia di ACERO, famosa perché cam-peggia al centro della bandiera canadese,ha forma palmata con cinque o settepunte; di colore verde, in autunno assu-mono il tipico aspetto rossiccio, marroneo nocciola, ha il caratteristico picciolo dacui partono le nervature. Nel linguaggiodei fiori giapponese, la foglia d’acero ri-corda a chi la riceve che è importante,leale, generoso e comprensivo. È una pro-messa di amicizia eterna.

Francesca Tecce

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16 4 Febbraio 2017ilPonte

C

CHIESA CATTEDRALE Festività in onore di

S. Modestino Vescovo e Martire Patrono della Città e della Diocesi di Avellino

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arissimi fratelli e sorelle, abbiamo celebrato un Anno intenso, durante il quale ci è stata donata con abbondanza la grazia della Misericordia. Come un vento impetuoso e salutare, la bontà e la misericordia del Signore si sono riversate sul mondo intero. E davanti a questo sguardo amoroso di Dio che in maniera così prolungata si è rivolto su ognuno di noi, non si può rimanere indifferenti, perché esso cambia la vita. La celebrazione della memoria liturgica del nostro santo Patrono Modestino Vescovo e Martire ci aiuti a metterci in quello atteggiamento di conversione continua. Adesso, concluso questo Giubileo, è tempo di guardare avanti e di comprendere come continuare con fedeltà, gioia ed entusiasmo a sperimentare la ricchezza della misericordia divina. Il tema della misericordia esige di essere riproposto con nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale. La Festa del Santo Patrono ci riporta così alla testimonianza di S. Modestino che ha evangelizzato i nostri territori annunciando con la sua vita e la sua opera Amore infinito di Dio. L dei santi martiri ci aiuti, nei nostri tempi difficili, ad essere testimoni credibili di Gesù Cristo, il volto della misericordia del Padre.

Programma

10 FEBBRAIO Inizio della preparazione alla festa

ore 18.00 Celebrazione della Santa Messa ore 19.00 - . Libertucci

Organista della Basilica di S. Pietro in Vaticano

11 FEBBRAIO Memoria della B.V. Maria di Lourdes

ore 18.00 Santa Messa preceduta dalla recita del S. Rosario

12 FEBBRAIO ore 18.00 - Santa Messa preceduta dalla recita del S. Rosario

13 FEBBRAIO ore 18.00 - Santa Messa preceduta dalla recita del S. Rosario

14 FEBBRAIO

FESTIVITÀ DI S. MODESTINO SS. Messe ore 9,00 - 11,00 - 18,00

ore 11,00 - Solenne concelebrazione eucaristica presieduta da Mons. Vincenzo De Stefano Amministratore Diocesano

con i parroci e i sacerdoti della città di Avellino e della Diocesi.

ore 19,00 - Accensione del tradizionale Falò in onore di S. Modestino

Al termine della celebrazione Eucaristica delle ore 12.30 seguirà un momento di agape fraterna nella sede della Confraternita della Misericordia. Mons. Vincenzo De Stefano

Amministratore Diocesano