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I figli del Marchese Lucera Commedia in tre atti di Gherardo Gherardi PERSONAGGI IL MARCHESE LUCERA anni 55-60 ERMANNO anni 30 SALVATORE anni 29 SALVATORE VENTURA anni 31 VIGNA anni 55 MATTEO TORTORELLI anni 60 ZELINDA TORTORELLI anni 50 GIANNINA anni 25 SOAVE, cameriera anni 25 Un cameriere che non parla In una città qualunque, ai giorni nostri

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I figli del Marchese Lucera Commedia in tre atti di Gherardo Gherardi

PERSONAGGI

IL MARCHESE LUCERA anni 55-60

ERMANNO anni 30 SALVATORE anni 29

SALVATORE VENTURA anni 31 VIGNA anni 55

MATTEO TORTORELLI anni 60 ZELINDA TORTORELLI anni 50

GIANNINA anni 25 SOAVE, cameriera anni 25 Un cameriere che non parla

In una città qualunque, ai giorni nostri

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ATTO PRIMO Appare una camera da pranzo moderna, elegante con sobrietà, ma comoda, ricca, soffice e

allegramente intima. La finestra che è a sinistra lascia entrare la luce del sole, gialla, tremula,

leggera. Al fondo una porta che serve di comune e un'altra porta a destra dello spettatore, V'è una

tavola nel mezzo, dì stile moderno, sedie con imbottitura di cuoio ed alta spalliera, un telefono,

poltrone, nel rialzo della cnstalliera uno specchio che aumenta la luminosità dell'ambiente.

Quando si alza il sipario il marchese Cristoforo Lucerà, di cinquantuànque anni, alto, elegantissimo

nel suo tout-de-meme grigio, sta prendendo la sua colazione mattutina sotto gli occhi inquisitori delia

cameriera, Soave, che va e viene per faccende. Il Marchese è avvolto al collo da un ampio tovagliolo

bianco, come si fa coi bambini perché non si imbrattino coi cibi, legato alla nuca da un grosso nodo.

CRISTOFORO - (alla cameriera Soave, che sta preparando un'altra colazione) Soave. (Più

forte) Soave, (Più forte) Soave! ( Soave si volta verso di lui) Non fatemi urlare il vostro nome, cara, che è fatto per essere sussurrato. Datemi un'altra focaccina.

SOAVE - Non ce n'è più. CRISTOFORO - Le hanno mangiate tutte i miei figlioli? SOAVE - Signor marchese, non posso dargliene, ecco. Perché le fanno male. Due

sole. Ho questi ordini. CRISTOFORO - Ma io sto benissimo. SOAVE - Non è una buona ragione per guastarsi la salute. CRISTOFORO - (soffiando tenta di levarsi il tovagliolo ma non riesce a slacciarselo dietro la

nuca) Ma come si fa qui? SOAVE - Un momento... Ecco fatto. Sì dice! CRISTOFORO - Vorrei sapere che bisogno c'era di questa organizzazione difensiva con quel

tovagliolo... Ho mangiato per tanti anni cosi… genuino... SOAVE - Ma aveva sempre le macchie all'occhiello della giubba. Perché si tocca la

fronte?... CRISTOFORO - Io? SOAVE - Lei non si sente bene. CRISTOFORO - Io mi sento benissimo, vi ripeto, non mi seccate. Del resto avrei tutte le

ragioni per ammalarmi, con tutta l'igiene che mi si mette addosso. E poi non posso, non posso abituarmi a questa vita... Io non posso dormire di notte e fare colazione... Tutta questa luce... Chiudete le finestre, fatemi il piacere... Che almeno mi goda un po' di luce elettrica...

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SOAVE - Non posso. Il marchesino Salvatore ha detto che lei ha bisogno di raggi ultravioletti.

CRISTOFORO - Ma che? Come fa a saperlo? Credevo che fosse un mio segreto. (Accende

una sigaretta). SOAVE - E fuma! E già la seconda questa mattina... CRISTOFORO - È la prima. Del resto non è il caso di andare a fare la spia. SOAVE - Ma il marchesino Salvatore... CRISTOFORO - Lascialo stare. È uscito? SOAVE - E’ domenica oggi... È andato a nuotare alla piscina. CRISTOFORO - Già, Per chi è quella colazione? SOAVE - Il marchesino Ermanno... Eccolo. ERMANNO - Buon giorno papà, come ti senti ? SOAVE - Si toccava la fronte. ERMANNO - (impressionato) Ti toccavi la fronte? Perché ti toccavi la fronte? Chiamiamo

il medico subito... PRIMO CRISTOFORO - Per carità, non complichiamo le malattie.. ERMANNO - Fa vedere h lingua. Non c'è male. (A Soave) No, grazie, troppa roba, Non

ho fame. Un po' di latte, basta. CRISTOFORO - Fai male a rinunciare alle focaccine. Sono squisite. ERMANNO - (porgendo il vassoio al padre) Prendine. SOAVE - Ne ha già mangiate due. ERMANNO - (ritirando il piatto prima che il padre abbia avuto il tempo dì prenderne)

Allora basta. Soave, è rientrato coso? SOAVE - Il signorino Salvatore? Non ancora, ma non può tardare. (Esce), CRISTOFORO - Coso. Bel modo di parlare. Coso. Ma è tuo fratello... ERMANNO - Sì va bene. Ma avevo la testa altrove e non mi veniva il nome. Salvatore...

Salvatore... CRISTOFORO - Sei di cattivo umore? Hai delle preoccupazioni.

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ERMANNO - Credo di si. CRISTOFORO - Confidati. ERMANNO - Con chi? CRISTOFORO - Ma con me! Non sono tuo padre? Tante cose può insegnare ai giovani

l'esperienza dei vecchi. ERMANNO - Lascia andare. Ogni epoca ha la sua esperienza. La sua tecnica. CRISTOFORO - Tuttavia... ERMANNO - No. Non mi farai mai credere che un conduttore di tram a cavalli abbia

qualche cosa da insegnare ai piloti degli autobus. CRISTOFORO - Ma io non sono un conduttore di tram a cavalli. ERMANNO - Comunque scusami se francamente ti dico che in fatto di consigli non ho

molta fiducia in te. Prima di trovarmi.... anzi di trovarci... hai fatto una vita... CRISTOFORO - Io non voglio difendere la vita che ho fatto, per quanto la dissipazione e il

disordine siano la conseguenza dell'affanno morale. Ma fino a partecipare alle tue preoccupazioni credo di poterci arrivare. Che cos'è, il negozio che va male?

ERMANNO - Sicuro. CRISTOFORO - Strano. Eppure le scarpe sono un oggetto di prima necessità. ERMANNO - Scarpe... Che modi di parlare! Calzature... CRISTOFORO - -Hai ragione, scusa. Infatti ieri nella vetrina di destra ho veduto due

capolavori del genere. Giusta per la mia misura. Dovresti regalarmeli per il mìo giorno...

ERMANNO - (eludendo la stoccata) Quando sei passato dal mio negozio? CRISTOFORO - Ieri, verso le sei. ERMANNO - Verso le sei? Ma, dico, scherzi? Tu giri da solo per la città a quelle ore, con

tutto quel frastuono, quel traffico... Ma se vuoi finire sotto una automobile, dillo.

CRISTOFORO - No, io non voglio finire sotto una automobile. Tanto è vero che prima di

attraversare la strada faccio l'occhietto al vigile. ERMANNO - E si può sapere perché non sei entrato a salutarmi? Con una scusa o con

l'altra, tu non sei mai entrato nel mio negozio. Ti vergogni forse? Credevi di trovare un figlio prìncipe? Non lo sapevo io che ero marchese di Lucerà. Se l'avessi saputo avrei nell'attesa rinunciato volentieri a mangiare...

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CRISTOFORO - Che discorsi... Io non sono entrato mai nel tuo negozio per timore di disturbarti. Hai da fare. Ma se ci tieni...

ERMANNO - Dunque, fuori i consigli... Sentiamo. Non mi dovevi dare dei consigli? CRISTOFORO - Ma io credo che questa crisi passerà... L'importante poi non è tanto che

passi la crisi, ma la tua crisi. Un poco di pazienza e di attenzione e troverai anche tu l'articolo della fortuna che salva tutto. C'è chi ha trovato una limonata fortunata, chi un'acqua minenale felice, chi un bottone, chi un ago... Pensaci, Se fossi in te, cosi, per scaramanzìa, toglierei anche la scritta che si legge sull'ingresse del negozio. Folchi. Che cosa significa Folchi? Niente. Folchi un povero trovatello, che ha avuto la fortuna di trovare suo padre, Folchi è morto.

ERMANNO - E credi che dovrei mettere sull'insegna le parole: Marchese Lucerà?

Starebbero bene, di sera, illuminate al neon. Ma via, papa... Non scherzare. Prima di tutto quando una ditta si è imposta col nome di Folchi...

CRISTOFORO - Imposta? Allora va bene? ERMANNO - Insomma, papi, non fare il dispettoso. Folchi è come un’impresa, una

bandiera, per la mia ditta. Lucerà che significherebbe?... CRISTOFORO - Lucerà è il nome di una famiglia assai più gloriosa di qualsiasi ditta. Fin

dal mille... ERMANNO - Lo so, fin dal milleduecentoquaratanta, il capostipite della casa

Aldobrandino di Lucerà, detto Boccadoro perché aveva una parola sola, tagliò la testa a nove longobardi messi in fila. Ma questo che impressione può fare a uno che viene a comperare delle scarpe? Fossero stati nove marocchini, pazienza... E poi, scusami se esprìmo un sentimento che avresti dovuto avere tu prima dì me: io non abbasserò mai il nome della mia famiglia al livello di una ragione commerciale. Ci mancherebbe altro! Non ne ho abbastanza delle ironie, dei sorrisi, con questo marchesato... Come se fosse una colpa essere marchese...

CRISTOFORO - Come? C'è qualcuno che osa irridere alla mia famiglia? ERMANNO - Non ti riscaldare... Già io ti confesso che mi ci vedo poco io stesso dietro il

banco di un negozio... CRISTOFORO - Figlio mio, non esagerare... ERMANNO - Ma via! Che lo capisci benissimo anche tu! Ma tutto il nostro albero

genealogico rabbrividisce quando mi metto a difendere i miei prezzi fissi dagli assalti delle mie clienti... (rifacendo la scena del negozio) «Prego, non posso, meno di trenta è impossibile. Ventisette? oh, signora, lei non mi farà l'offesa... facciamo ventinove e cinquanta... ». Là. È ridìcolo e turpe...

CRISTOFORO - Brutta giornata.

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ERMANNO - Oh, non è da oggi che ho questi pensieri e sopra tutto non è da oggi che il mio carattere si altera al pensiero che l'umorismo della mia situazione non sfugge nemmeno ai servitori. « Mi dà quell'involto, marchese, che lo porto alla mia padrona? Quanto, marchese? ».

CRISTOFORO - Ma non ti lasciare prendere dalla fantasia! Tu devi pensare al pratico...

Pensa che il tuo lavoro E’ quello, che il tuo pane è quello di tuo padre è lì…. ERMANNO - Oh... a proposito; Dimenticavo che oggi è la fine del mese. (Estrae il

portafoglio) A te, guarda se va bene. CRISTOFORO - (prendendo a volo il denaro che il giovane gli porge) Alla cieca. Io non

conto mai. Ma su, figlio mio, stai allegro. Non voglio vederti con questo carattere. Sei giovane, innamorato...

ERMANNO - Oh, faresti meglio a non parlarne, tu... CRISTOFORO - Perché? ERMANNO - Perché per causa tua anche questa, che dovrebbe essere una gioia, diventa

un pensiero, un'angoscia... CRISTOFORO - il fatto che io non approvi il tuo matrimonio non ti impedisce di essere

innamorato... ERMANNO - In dieci mesi, non sono riuscito a persuaderti che è tuo dovere fare visita

alla famiglia della mia fidanzata... per conoscere ì suoi genitori e anche lei... Dovere, capisci? Perché quando tu sei venuto al mondo io ero già fidanzato….

CRISTOFORO - Ma se non si trattasse che della fidanzata, pazienza. Quella te la tieni tu. Ma

ì parenti chi se li gode? Quelli me li dovrei godere io. Ora quel signor Tortorelli, pare sia un maniaco, un pazzo. No, no, io sono contrario a questo matrimonio. Voglio essere odiato dalla famiglia della tua fidanzata per non dovere allargare il cerchio delle mie relazioni. Accetterò il fatto compiuto e questo ti deve ba stare.

ERMANNO - Ma tu metti in pericolo anche il mio amore. Non capisci che io quella casa

si stanno domandando se questo assenteismo del marchese Lucerà significa ostilità o disprezzo?

CRISTOFORO - Va là, va là, che non ti mollano. Quando sì trova un individuo disposto a

fidanzarsi... Uh... E poi, ti autorizzo a dire che io sono anche più matto del signor Tortorelli, se ti pare...

ERMANNO - Ma tu mi guasti tutto. CRISTOFORO - Senti, figlio mìo, da quando ci conosciamo ho fatto tutto quello che hai

voluto. Lasciami in pace. Sei perfino riuscito a farmi leggere un romanzo educativo di Giulio Verne...

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ERMANNO - Per quanto posso, cerco di ammobiliare il tuo cervello... CRISTOFORO - Sono un ignorante?... ERMANNO - No, sei un vergine, cóme tutti gli scapestrati. Hai cominciato il libro della

Genesi? CRISTOFORO - Sì! Ma dovresti farmi un piacere di dire a tuo fratello che la finisca con la

ginnastica da camera... ERMANNO - Nemmeno per sogno. Bastelli ha ragione... CRISTOFORO - Perché lo chiami Bastelli? Mi fai male. Bastelli non c’è più... Bastelli come

Folchi non esiste più….. SALVATORE - (entrando) Chi è che si permette di nominarmi a quel modo? (A Ermanno)

Tu, al solito, vero? ERMANNO - Perdonami. Ma ti ho sempre conosciuto con quel nome fin da quando si

andava a scuola insieme ed ora non so abituarmi all'idea che ti chiami in un altro modo...

SALVATORE - Pero ti sei abituato all'idea che anche tu non ti chiami più come prima... Se

mai, dovrei essere io a trovare delle difficolti a tuo riguardo, dato che sono il primogenito...

ERMANNO - E dalli! Ma se hai un anno e mezzo meno di me. SALVATORE - Ma sono stato riconosciuto prima io. Dunque... ERMANNO - Oh, vorrei vedere se avevi obblighi di leva. SALVATORE - Che c'entra? Il Ministero della guerra può ignorare quello che è accaduto in

questa casa, tu no. CRISTOFORO - Ma insomma! Perché bisticciate sempre cosi? ERMANNO - No, papà, no... -Guarda, ci abbracciamo. (Si abbracciano, infatti, dopo di

che ERMANNO batte amichevolmente sulla spalla di Salvatore) Caro Bastelli... Scusa... Salvatore... Vedi papà? Sono bisticci di affiatamento. Anche i figli legittimi che crescono insieme in una stessa casa debbono superarli... Noi abbiamo incominciato un po' tardi... e senza Vie di fatto, finora...

SALVATORE - Se credi che le vie dì fatto siano utili, ti posso consacrare tutti i pomeriggi

domenicali. Papà, come vai? Hai fatto il tredicesimo esercizio ginnastico? Davvero? Proprio? Non dici bugie? Bene. Domani mattina verrò in persona ad assistere...

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CRISTOFORO - No, senti... Te ne prego. Mi sento male a tutte le giunture... SALVATORE - Benìssimo... Quello che ci vuole... I muscoli si muovono, si sgranchiscono.

Tu hai bisogno di svelenarti il corpo... ERMANNO - E anche l'anima, gjiel'ho dettò. Sto anzi pensando di presentarti un mio caro

amico, un conferenziere dottissimo, un filosofo... Don Malusardi... Un caro amico, lo conosci? Ecco l'uomo che può indirizzarti...

CRISTOFORO - Ma dico, figlio mio... Non penserai, spero, che io abbia bisogno di un.

precettore... ERMANNO - Precettore non è la parola... Ma, insomma, non devi dimenticare che tre dei

nostri progenitori morirono alle crociate. CRISTOFORO - Oh... Sentì... È meglio che vada in camera mia... (Esce). ERMANNO - Fa le bizze— Eh, ce ne darà del pensieri quello li... SALVATORE - Ma tu lo ossessioni con la tua anima... ERMANNO - E tu? Che lo ammazzi a forza di ginnastica!.. SALVATORE - Ma se sapessi come gli fa benel' Che caro... Vero? ERMANNO - Simpatico. Poi intelligentissimo... Naturalmente io lo tengo un po' a freno

per via del carattere... Ma è un amore... SALVATORE - E’ forte come un leone. Sai che ha un torace cosi?... Diventerà un atleta...

Non vedo l'ora di non avere pensieri d'altro genere, per non pensare che a lui...

ERMANNO - Eh, si... Quando non ci sono si sente un gran vuoto. Questa è la verità. E

allora che importa se danno qualche , preoccupazione? SALVATORE - Dì chi parli? ERMANNO - Dei genitori. SALVATORE - A proposito di preoccupazioni, niente di nuovo per te? ERMANNO - Niente. La notizia che cedo il negozio è già corsa, ma nessuno si è presentato

ancora. Il tuo amico L'ha visto? SALVATORE - Sì, poco fa sono passato da casa sua. Niente da fare. Trova che il tuo ne-

,gozio non vale il prezzo che chiedi. ERMANNO - Non vale centomila lire? Oh, allora! No, senti, digli che non se ne parla più.

Quello cerca di tirare, ma io non posso svendere, in fondo non sono ancora alla fame….

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SALVATORE - Beato te, io la vedo che si avvicina, si avvicina... ERMANNO - Non ti hanno pagato là liquidazione di licenziamento dalla banca? SALVATORE - Sì, ma che vuoi che siano ventiseimilasettecentocinquanta lire e trentacinque

centesimi? ERMANNO - Ma non potevi aspettare un momento? Se aspettavi che superassi la crisi io,

dopo si sarebbe risolta più facilmente la mia. SALVATORE - Bel discorso! Se credi che il direttore della banca mi abbia interpellato sulla

data del mio licenziamento, ti sbagli, E ringraziare il destino, che il pugno . che ho dato al capo ufficio non ha avuto conseguenze legali. Guaribile in tre giorni.

ERMANNO - Ma taci col babbo. Si, preoccuperebbe e poi vorrebbe sapere tante cose! SALVATORE - Figurati! Finchè avrò la possibilità di dargli la sua mesata non saprà mai

quello che faccio o non faccio. A proposito, l'ho qui pronta. Vado a dargliela perché ha sèmpre bisogno di soldi.

ERMANNO - Aspetta. Gliela darai domani. Non è bene lasciargli troppo danaro in tasca.

Si abitua male. SALVATORE - Hai ragione, tanto più che non li sa mai che cosa ne faccia. E; dimmi, che

cosa dice la tua fidanzata della tua decisione? ERMANNO - Oh, Giannina è un angelo. È con me per la fortuna e per la sventura. Si è

incaricata di persuadere i suoi e non sarà facile perché quel signor Tortorelli ha un carattere... Ma ci riuscirà, credo...

SALVATORE - Tuttavia, in questo momento sarebbe stato meglio per te non avere impegni

di questo genere. ERMANNO - Perché? Ma se è lei la mia consolazione, il mio coraggio... Ma fammi il

piacere!... Tanto cara, quanto bella... No? Non è bella forse? SALVATORE - Oh, io l'ho veduta di sfuggita una volta o due... E’ bella, si, ma ce n'è tante... ERMANNO - Non farmi la storia del papà, sai! Di Giannina ce n'è una sola... E poi non ci

rinuncio. Troppe cose mi legano a lei... Troppe. A cominciare da certe affinità di nascita...

SALVATORE - Che c'entra? Mi hai detto che sua madre l'ha conosciuta... ERMANNO - Si, ma per poco... Ma anche lei ha dovuto riscaldarsi a un altro focolare...

Hai mai notato che quelli che sono come noi, o quasi come noi, si sentono nella vita, si chiamano, come gente della stessa razza che cerca di riunirsi per difendersi e incoraggiarsi?...

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SALVATORE - Infatti. Tu mi sei sempre stato antipatico fino al giorno che ho saputo che

anche tu eri come me... ERMANNO - Perché poi ti ero antipatico? SALVATORE - Perché eri bello... ERMANNO - Come ero... SALVATORE - Lascia andare. È un fatto che noi dovremmo organizzarci in una grande

società nazionale... ERMANNO - Incominciamo noi due intanto... SALVATORE - Noi tre... ERMANNO - No, lei non è proprio... Ma insomma... Vedrai che se risolvo la

mia.posizione brillantemente, sarai contento anche tu... Ma non insistere troppo con quel sofisma della primogenitura...

SALVATORE - Mi offri forse il piatto di lenticchie?... (Ride). SOAVE - (entrando) C'è una signorina. Credo che sia la sua fidanzata, signorino

Ermanno. ERMANNO - Giannina? Giannina qui? Oh, mio Dio! SALVATORE - Perché ti agiti cosi? ERMANNO - Ma perché Giannina osi venire qui, bisogna... Falla entrare. (Via Soave)

Mio Dio! Resta, per piacere... Mi darai un consiglio... Giannina, (Giannina entra) Giannina... come mai?...

GIANNINA - Siamo in un imbroglio... È questo tuo padre? SALVATORE - Non è gentile. ERMANNO - No..: È mio fratello... GIANNINA - Piacere... Come somigliate... ERMANNO - Via!... Dimmi... GIANNINA - Ma se arriva tuo padre... ERMANNO - Usciamo. GIANNINA - Non possiamo farci vedere fuori per istrada.. ERMANNO - Come si fa allora?... SALVATORE - Aspetta... (Suona il campanello) Ho un'idea...

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ERMANNO - Giannina, siediti. GIANNINA - Grazie. SOAVE - (compare) SALVATORE - Senti, Soave, sali dal marchese e , avvertilo che c'è qui quell'amico dì

Ermanno, don Malusardi... Se vuole conoscerlo... (Via Soave) Vedrai che non scende fino a stasera...

GIANNINA - Caro... I cari genitori non approvano la tua decisione di andare alla miseria. ERMANNO - Ma perché? E’ una cosa tanto semplice... Hai spiegato bene come stanno le

cose? Sei stata abile? GIANNINA - Abile, non so. Ma quando sono arrivata a casa ieri sera mi sono decisa.

Erano due settimane che tentennavo... Ci si stanca anche di tentennare... Alla fine del pranzo ho detto a mio padre che tu avevi decìso di cambiare lavoro... Ma poi non ho saputo rispondere quando mi ha chiesto che cosa ti saresti messo a fare. Avevi dimenticato di dirmelo.

ERMANNO - Ma che dimenticato! Non lo so. Non si possono mica fare dieci cose in una

volta... GIANNINA - Va bene. À questo punto mìo padre ha cominciato col gettare via il

tovagliolo e ha continuato gridando come un'aquila... ERMANNO - Che cosa diceva? GIANNINA - Chi lo sa? Quando lui grida forte, lo fa apposta perché nessuno capisca

niente... Ma mi pare dì avere intuito che egli accusa tuo padre di avere ordito questa manovra per stancare la pazienza della mia famiglia, già troppo trascurata...

ERMANNO - Ma che c'entra mio padre?... GIANNINA - Caro mio... Vai a ragionare con un uomo che ha la mania di persecuzione...

Ma insomma pare che papà si sia deciso ad affrontare a viso aperto tuo padre e di bastonarlo con una canna d'India...

SALVATORE - Con una canna d'India? Ingènuo! è molto meglio la malacca. GIANNINA - Non l'ha... ERMANNO - Non hai saputo fare, non hai saputo fare... GIANNINA - Ma che cosa avrei dovuto dire secondo te? ERMANNO - Una parola oggi, una domani... Fare in modo insomma che il consiglio di

liquidare il mio negozio e di cambiare mestiere venisse da loro.

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GIANNINA - Impresa inutile. Papà ha detto che un uomo che ha in mano un pane sicuro

e lo butta via, o è un cretino, o è un criminale... in ambo i casi è un uomo col quale una ragazza che sì rispetti non deve avere rapporti di sorta, nemmeno scritti... Ecco perché! con la scusa, della Messa, io ho dovuto decidermi a venire qui... Tuo padre dirà certo che non è di stile...

ERMANNO - Per niente... Adesso vengo io da tuo padre e... GIANNINA - Per carità... Cerca di evitare l'irreparabile... Se tu mi rapisci si può riparare,

ma se rompi la testa a mio padre o lui ti schiaccia un occhio, tutto è irrimediabilmente finito...

ERMANNO - E come si fa? Io non rinuncio a te, intendiamoci bene... Puoi tu rinunciare

a me?... GIANNINA - Ohi... Caro... Mai!... ERMANNO - Amore... Tutte le difficoltà di questo mondo non la vinceranno sul mio

cuore... (Si baciano) Cara... GIANNINA - Amore... SALVATORE - (si alza e se ne va). ERMANNO - Dove vai? Ci lasci qui nei pasticci…. SALVATORE - Ma... non mi parevano pastìcci... ERMANNO - Ma bisognerà consolarsi un poco, no? GIANNINA - Allora?... SALVATORE - Qui, bisogna ricorrere a papà... Se papà si decidesse oggi a fare quella

famosa visita ai suoi genitori, credo che tutto si appianerebbe... GIANNINA - No, per carità... Mia padre è furibondo SALVATORE - Vado col babbo io stesso, Vedrà che se è matto, scusi, mette giudizio... Non

sarà mica il gigante Golia... In due... ERMANNO - E poi, in questi frangenti papà non conta nulla, Papa è per le cose piane,

tranquille... Che ne sa lui della vita? Sempre in mezzo alle bische, ai circoli notturni... È un ingenuo...

GIANNINA - E’ poi non bisogna usare la violenza... Bisogna perdonare a papà... Ha tanto

sofferto e il suo carattere va compatito. Piuttosto io ho due progetti. Il primo è questo; tu mi rapisci... restiamo nascosti una settimana. In una settimana il carattere di mio padre cambia. I nostri parenti si avvicinano per confondere le loro preoccupazioni, imparano a conoscersi, ad amarsi... Poi noi ritorniamo e troviamo una gran pace fra le famiglie, gioia di rivederci, necessità di riparare. Tutti felici...

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ERMANNO - Eh? (A Salvatore) Mica male... SALVATORE - Sentiamo l'altro. GIANNINA - lo affronto oggi stesso tuo padre, gli do due ceffoni. SALVATORE - Ma ce l'hanno proprio con luì... GIANNINA - Aspetta... Due ceffoni. Egli mi scaccia. Vado a casa, racconto a mio padre

l'accaduto. Egli si sente sollevato e mi abbraccia e dice; Hai fatto bene. E per far dispetto, al signor marchese, tu sposerai Ermanno a tutti i costi.

ERMANNO - Eh? Anche questo... SALVATORE - Sono due soggetti, non due progetti….. GIANNINA - E allora non c'è che da seguire il metodo comune detto del «come ti partì».

Io vado a casa e non dico niente. Tu domattina mi fai avere una lettera nella quale mi dichiari che hai cambiato parere, che quando uno ha un pane sicuro non se lo fa scappare, se no è un delinquente o un cretino che me ne avverti perche' io non faccia parola dì una stupida sciocchezza che ti era stata suggerita da tuo padre...

ERMANNO - Ma perché mettere in mezzo papà?... GIANNINA - Perché è necessario. Poi tu vai avanti per la tua strada come se niente fosse.

Il solo modo di persuadere la gente a lasciarci fare quello che vogliamo, è di fare quello che vogliamo prima che la gente lo sappia... È doloroso, ma è cosi...

ERMANNO - Ma senti... SOAVE - C’è il signor Vigna per il marchese... ERMANNO - Ci mancava anche questo. Non voglio vederlo... SALVATORE - Perché? Un uomo che ha delle qualità... Senza di lui non avremmo avuto la

gioia... ERMANNO - Ma adesso non ho tempo. Fallo passare in salotto. SOAVE - Ci sono i palchi dei muratori per i restauri. ERMANNO - Nostro padre restaura sempre. Allora vieni, Giannina, andiamo in

giardino... Fileremo dopo... Ma non toccare le gardenie, se no papà... (Escono in fretta tutti e tre),

VIGNA - (entra con Soave) Sentite, angelica visione mattutina, credo che il vostro

padrone abbia intenzione di offrirmi qualche cosa da ingurgitare...

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SOAVE - Cosa? VIGNA - Oh, io direi che avrebbe molto piacere che ìo prendessi un bel latte caldo

corretto con un poco di cognac, molto zucchero e una squadriglia di sommergibili ovverossia focaccine da imbibire.

SOAVE - (andando via) Va bene, signore... CRISTOFORO - (fa capolino) C'è per caso don Malusardi? VIGNA - Buon giorno vecchia talpa. CRISTOFORO - Respiro... Ci doveva essere qui don Malusardi. VIGNA - Chi è? CRISTOFORO - Non lo so e voglio essere impiccato se lo saprò mai! VIGNA - Oh, dico, sei di cattivo umore, mi pare. Che cosa hai? CRISTOFORO - Ho due figli e mi domandi che cosa ho? VIGNA - Allora è vero che la famiglia agita i centri nervosi. Mi siedo, se non ti

dispiace. Sono stanco morto. Figurati che ho giuncato dieci lunghe ore di seguito all’écarté.

CRISTOFORO - (commosso) Come è andata? VIGNA - - Che vuoi? Da pollo. Hai un bel cinquecento da darmi? CRISTOFORO - (va alla tasca e gli dà un biglietto di banca) A te. VIGNA - Ti vorrei più scorrevole. Sei cigolante come una bicicletta da nolo. CRISTOFORO - Lasciami stare, non mi irritare... VIGNA - Ma che c'è? Sarebbe forse vero che... CRISTOFORO - Che cosa? (Soave entra con un vassoio. Durante la scena mentre Vigna

mangia, CRISTOFORO, farà la corte alle focaccine fin che non si decide a prenderne e mangiarne facendo presto piazza pulita.

CRISTOFORO - (uscita Soave) Vero che? VIGNA - Ma... chiacchiere... Sai, al circolo si impara tutto, specialmente ciò che non

è vero affatto. (Mangia). CRISTOFORO - (ingoiando una focaccina con irritazione) Ma spiegati! VIGNA - Hai fame?

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CRISTOFORO -No, mangio per spirito di vendetta. VIGNA - Fai bene, fin che ci sei. CRISTOFORO -Ma dunque, mi vuoi dire? VIGNA - Ecco qua. Pare che Ermanno abbia deciso di cedere il negozio e che

SALVATORE sia stato licenziato dalla banca... CRISTOFORO - Cosa? VIGNA - Voci, Voci fioche... Pare che uno si sìa troppo persuaso di essere un

nobiluomo e l'altro abbia percosso con violenza il vice direttore perché rideva chiamandolo marchese....

CRISTOFORO - Non è possibile... Senza dirmi nulla... VIGNA - Appunto. Perciò credo che siano fandonie. Non ne parliamo più. Se vuoi

facciamo un ecartè... Tengo banco di cinquecento e se la va la va... Ecco le carte. (Pone le carte sulla tavola).

CRISTOFORO -Ma dico. Lascia stare le carte un momento... Chi ti ha detto?... VIGNA - Un amico... Non so più chi... Mè parso, almeno. Perché giuocavo e perdevo.

Sai, in questi casi si sentono le voci come in sogno. CRISTOFORO - Vigna, ho paura che sia vero... VIGNA - In tal caso hai ragione di avere un umore bituminoso. Perché è come se

avessi rubato un pollo da mettere nella pentola e poi ti accorgi che è impagliato...

CRISTOFORO - Ma lascia andare. Tu non pensi che a delle volgarità... Oh, poveri ragazzi...

Li ho rovinati, capisci? VIGNA - Ah, pensi a loro... Eh, già, un padre... CRISTOFORO - Oh, via, non fare dell'ironia, sai ? Ma alla fine non solo li ho ingannati col

tuo aiuto, ma ho anche spezzata la loro vita. VIGNA - Quando te li garantii per ragazzi pieni di buon senso non potevo prevedere...

Ma vedrai che tutto si accomoda... CRISTOFORO - Oh, tu, tutto facile, tutto semplice... E queste sono le tue belle idee, le tue

belle iniziative... VIGNA - Mie? Ohe, vecchio, ti prego di racimolare i resti della tua memoria

frantumata... Fosti tu... CRISTOFORO - Tu...

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VIGNA - Erano le cinque del mattino e uscivamo insieme da! circolo dopo aver perduto tutto quello che avevamo in tasca... Tu incominciasti...

CRISTOFORO - Ma si... Si hanno i nervi a fior di pelle a quell'ora, e ci si sente soli e

spregevoli... e poi la memoria diventa come una allucinazione... VIGNA - Vero, vero, vero. E lo dici bene anche... M. pacata a pale, tu tirasti in ballo

so che donna ti pareva di avere amato... CRISTOFORO - Ti, prego, quando tocchi certi tasti sii leggero. Non fare l'elefante. Non si

trattava tanto di quella povera donna, che tic! resto non esiste più, ma di una creatura che forse esiste ancora... Tu dicevi; cercala... Ma tu volevi che dicessi: cercala.

CRISTOFORO - Ma poi incominciasti a parlare tu. L'idea di sfruttare commercialmente la

cosa fu ma... VIGNA - Dicevi: E se mia figlia fosse ricca? CRISTOFORO - Ma non lo dicevo per me... VIGNA - Insomma, lo dicevi. CRISTOFORO - Ma a pensare alla possibilità di ingannare dei figli di nessuno, al solo scopo

di farsi mantenere, fosti tu... VIGNA - Adesso non tirerai fuori che io ti ho obbligato a questo trucco sentimentale,

Io sono stato un amico. Mi è venuto in mente che ci sono dei poveri ragazzi che non cercano altro...

CRISTOFORO - Un consiglio da amico... disinteressato anche... VIGNA - Le spese, le spese vive... Credi che sia facile trovare della gente in queste

condizioni e poi avvicinarla, conoscerla, farsi conoscere, indurla a parlarci... Ce n'è di quelli che appena ti vedono ti guardano in faccia come se vi leggessero la loro fede di nascita, ma la più parte son duri, hanno il pudore della loro situazione e quelli a farli parlare ce ne vuole. E tutto ciò costa... caro mio, costa...

CRISTOFORO - Troppo, forse, VIGNA - Troppo? Non mi pare. Ho fatto le cose a mòdo, credo. Sono stato modestis-

simo. Ci ho messo gratis l'opera personale, la forza di seduzione e tutto il resto.

CRISTOFORO - Non dico questo. Dico che il codice penale vorrà dire la sua... VIGNA - - il CIPI? Che cosa vuoi che dica il CIPI? Il CIPI troverà la cosa perfetta.

In fondo non hai rubato niente a nessuno. Hai riempito il cuore di quei due ragazzi, hai dato loro una, illusione che cercavano eccetera eccetera... Non sono tuoi figli, va bene: ma è molto verosimile che lo siano. In fondo accade

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la stessa cosa in tante famiglie meno singolari della tua e nessuno vi trova nulla da ridire... Piuttosto loro tono degli ingrati, mi pare, che sotto sotto ti sospingono un'altra volta verso la fame...

CRISTOFORO - Oh, poveri ragazzi! Un po' esigenti con la loro morale e con la loro

ginnastica, ma buoni, affettuosi... E quando mi danno la buona notte baciandomi la fronte...

VIGNA - Sulla patriarcale fronte... CRISTOFORO - Mi sento un poco commosso... VIGNA - Perdiana, sei un artista! CRISTOFORO - Ma no, tu non puoi capire! Io e te non abbiamo più niente di comune... Tu

non puoi capire che penso a certe cose ora più insistentemente che mai... Venticinque anni…. Una donna oramai... Viva?- Morta?... A chi dì la buona notte?...

VIGNA - (commosso) Vecchio manigoldo... Smettila. Anch'io, alla fine, tono un

rudere d'uomo, con molte vite possibili alle spalle... SOAVE - C'è un signore che insiste per il signor Vigna... VIGNA - Diregli, bellezza, che ora vengo... (Vìa Soave) CRISTOFORO sai chi è

l'uomo che sta in anticamera ? Un giovane capace di fare la felicità dei suoi genitori appena li avrà trovati...

CRISTOFORO - Ah, no... Basta! Ci hai preso gusto! VIGNA - Pensaci! Hai due Agli sventati, disoccupati, acapti... In una famiglia un

figlio di giudizio ci vuole... Dietro un modesto compenso anticipato... CRISTOFORO - Ma no! Ti dico di no... VIGNA - Vile! Tu vuoi la rovina di quei due ragazzi! Si, essi si rovinano forse per te

e tu non vuoi far nulla per loro... Pensa. Questo è milionario... Un uomo che tocca la pietra e diventa oro... Trentun anni. Felice, grandi affari, vince a tutti i giuochi con una costanza indecente... Sei mai stato a Brescia?

CRISTOFORO - Perché? VIGNA - Questo qui e nato a Brescia. Tolto dal Brefotrofio da due ricchissimi

piemontesi che lo hanno adottato e lasciato erede di una ingente sostanza che egli ha triplicato... Sei mai stato a Brescia?

CRISTOFORO - Ma, sì... mi pare di si... Alla stazione... VIGNA - Basta. Lo vuoi vedere? CRISTOFORO - Un momentol Come corrì! Tutto preparato, vero?

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VIGNA - Il demone del genio. CRISTOFORO - Scommetto che hai già fatto sperare a questo disgraziato... VIGNA - No, è lui che spera da quando ha l'uso della ragione. Sono tutti cosi. Ma io

non gli ho detto niente, te lo giuro. Ma con l'aria che tira, con le chiacchiere che ho udito, ho pensato di mettere questo fagiano in cantiere, Se ti va, bene, se non ti va...

CRISTOFORO - (giù metto conquistato al progetto) E... costui cerca suo padre? VIGNA - No, veramente parla sempre di sua madre. Dei padri in generale non ha una

buona opinione. Ma io credo che un padre alta fine non sia da buttarsi via. In ogni modo lascia fare a me. Lo chiamo.

CRISTOFORO - Aspetta. Vigna, non mi hai già combinato qualche pasticcio? VIGNA - Ma ti dico di no! Stai tranquillo, che non ti rubo l'onore di essere un

malandrino. Ti porto della materia grezza. Se vuoi lavorarla, è tua. Piuttosto stai attento: io parlerò al momento opportuno di Brescia. Non fare la faccia meravigliata. Bisogna creare l'aria della possibilità... (Andando alla comune) Salvatore!

CRISTOFORO - Si chiama SALVATORE anche questo! (Compare un giovane grosso, faccia

bonacciona e gaia). VIGNA - (a CRISTOFORO) Permetti? Il signor SALVATORE Ventura. VENTURA - Sono mortificato... Lei mi aveva detto di aspettarla... CRISTOFORO - Prego, si accomodi... Uh liquore? VENTURA - No, grazie. Ho giuocato qui con l'amico tutta notte e sono stanco... Oggi

non potrò dormire per via degli affari. Dormirò stasera o domani sera... Ma non posso bere senza il pericolo di schiattare. Sa? La portinaia mi ha salvato la vita. M'ero appoggiato allo stipite e schiacciavo un pisolino in piedi, come i cavalli. Si vede che oscillavo da qualche tempo, perché la portinaia è arrivata giusto in tempo a impedire la caduca. (Ride).

CRISTOFORO - Mi perdoni lei... La ricevo in camera da pranzo in confidenza perché sa, la

casa nuova è ancora sossopra... VENTURA - Bella davvero. Nuova? CRISTOFORO - Tutta rinnovata. Oh, siamo organizzati da pochi mesi soltanto... VENTURA - E prima dove stava?... (Colpo di tosse di Vigna e imbarazzo di

CRISTOFORO) Scusi, ho detto una cosa sconveniente?

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CRISTOFORO - No, no, non si spaventi... Gli e che soltanto da pochi mesi ho potuto coronare il sogno della mia vita che era quello di raccogliere i frammenti della mia famiglia...

VIGNA - Sì... Il marchese ha trovato due figli che credeva perduti... VENTURA - Oh... Davvero? Bello! Due figli,. Se non fosse ardito da parte mia e se non

fosse inopportuna l'ora... vorrei che lei me raccontasse... Vado matto, io, per le storie di questo genere,

CRISTOFORO - Eh, una storia lunga... VENTURA - Perché non viene una sera con noi al circolo? Si fa un écarté, si diventa

sentimentali... CRISTOFORO - No, non posso... Non posso uscire di sera. VENTURA - La questura? CRISTOFORO - Ma no... I figli... Capisce? I figli si sono messi in testa di completare

l'educazione del padre. VENTURA - Oh, che pretese! Ma se si diverte, povero babbo... Quanti figli aveva... VIGNA - Ne ha trovati due... VENTURA - Eh... (Pausa) niente... Sono stanco... (Sì alca) Molto lieto, marchese... Molto

lieto... Sono felice per lei e per i suoi figlioli. Dica loro che hanno avuto una fortuna ineguagliabile. Una fortuna che non tocca a tutti. Ma... Andiamo, Vigna?

VIGNA - Sì Ciao, CRISTOFORO. Quando hai detto che vai a Brescia? CRISTOFORO - Ma... VENTURA - (con subitaneo interesse) Forse il marchese ha consuetudini a Brescia? CRISTOFORO - Consuetudini... VIGNA - Amicizie antiche. (Fa l'occhietto a VENTURA). VENTURA - Strano... E, scusi.... Niente: sono molto stanco. Eh, peccato che lei non

venga qualche volta con noi. Vero? Sì starebbe allegri... To', che vedo? Un mazzo di carte? Marchese, lo vuol fare con me un écarté di consolazione?

VIGNA - Bell'idea, bell'idea, punto anch'io. CRISTOFORO - Qui no, non è possibile... Potrebbe arrivare qualcuno da un momento

all'altro.

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VENTURA - Ma non sarà mica un delitto. CRISTOFORO - Quante cose lecite, signor mio, si debbono fare di nascosto! Andiamo in

camera mìa. VENTURA - E quanto giochiamo? VIGNA - Un bel cinquecento. Va bene? VENTURA - Io mi giuocherei un'altra cosa. Sentiamo se il signor marchese ci sta. Se

vìnco io lei mi racconta tutto... CRISTOFORO - Cóme tutto? VENTURA - Tutta la sua vita... CRISTOFORO - Ma dico, ho cinquantacinque anni. VENTURA - Le concedo di pagarmi a rate. CRISTOFORO - Ma perché questa curiosità? VENTURA - Perché sono solo al mondo e la mia vita non mi basta. CRISTOFORO - Corne vuole... Ma se Vinco io non vorrà raccontarmi la sua vita? VIGNA - (Magari) Dovresti vìncere tu. È meglio che cominci lui... Una vita piena dì

particolari interessanti, istruttivi. Fatti dire come fece il primo milione... CRISTOFORO - (in fretta) Andiamo, andiamo... VENTURA - Ma, dico, senza vergognarsi di niente, vero? No, perché alle volte il pudore

fa dimenticare la parte più interessante. Non si vergogni! Mi raccomando. VIGNA - Stia tranquillo. Lo conosco bene. VENTURA - Ho un presentimento... CRISTOFORO - Presto presto, non perdiamo tempo. (Via tutti e tre). (un attimo di scena Vuota).

ERMANNO - (a Giannina che è dentro) Aspetta che guardo se si può passare. (Cerca: una

carta da giuoco gli cade sottomano) ,To! Che significa? Una carta? Ah, bene. (A Giannina) Vieni.

GIANNINA - Non c'è l'orco? ERMANNO - No, non c'è. Ma ora mi sente. GIANNINA - Che è accaduto?

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ERMANNO - Gìuoca, capisci? Gìuoca ancora. Ho trovato una carta sulla tavola. GIANNINA - E lascialo gìuocare. È la sua età. CRISTOFORO - (entrando) Ma dove.. Cerca un poco ma poi vede i due che restano

imbarazzati della sua presenta). ERMANNO - Papà... CRISTOFORO - Che vuol dire questo? ERMANNO - Ti presento la mia fidanzata. CRISTOFORO - Non voglio conoscere fidanzate io! Non è 'questo il momento delle

fidanzate... Quando si ha una testa pazza come la tua non ci si fidanza... ERMANNO - Ma che hai? CRISTOFORO - Che ho? Lo sa, signorina mia, che cosa vuol fare il suo fidanzato? Lo, sa? GIANNINA - Si, signore da un pezzo, CRISTOFORO - Io invece da un minuto. Perché sono l'ultimo io a sapere che cosa fanno i

miei figli. ERMANNO - lo sono maggiorenne. Per te poi più che per altri. Ho fatto sempre il mio

dovere, mi sono fatto una posizione nella vita, senza bisogno dei consigli di nessuno.

CRISTOFORO - Ma adesso ci sono io. ERMANNO - E’ una preoccupazione dì più per me, niente altro. CRISTOFORO - Ma senti che tono! Come se io fossi minorenne. Signorina, lei, approva la

condotta dì Ermanno? GIANNINA - Una donna che vuole essere la buona compagna d'un uomo non deve

ostacolarne le decisioni. CRISTOFORO - Ma ì suoi di casa, che cosa dicono? GIANNINA - Naturalmente la pensano come lei, CRISTOFORO. Meno male. Allora

siamo alla rottura di questo fidanzamento. Intesi? GIANNINA - Ma quando mai lei lo ha approvato? CRISTOFORO - Mai. Si vede che presentivo questa catastrofe.. ERMANNO - Oh, che parole! CRISTOFORO - Insomma...

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ERMANNO - Insomma, papà, basta! Fare quello che ho deciso e Giannina è con me! (A

Giannina) Sei con me? GIANNINA - Sì caro, sempre... ERMANNO - Amore! CRISTOFORO - Mi insomma! Non ho proprio alcuna autorità io in questa casa... Si fanno le

carezze sotto i miei occhi! Vergognatevi! Specialmente lei, si vergogni! Verrei oggi io stesso da suo padre.

GIANNINA - Finalmente! CRISTOFORO - Verrà a dirgli che bisogna fare il possibile per dividervi. Ermanno adesso

ha da pensare a se stesso. GIANNINA - No, per carità…. non vada da mio padre!. CRISTOFORO - Ci andrò. GIANNINA - Non vada. Vuol bastonarla, perché dice che'è stato lei a indurre Ermanno a

cedere il negozio. E non sente ragioni. CRISTOFORO - Vuol bastonarmi? Lo ha detto lui? GIANNINA - Sì, CRISTOFORO - (A Ermanno) Lo vedi a che pericoli esponi tuo padre? Insomma, io ci devo

andare. GIANNINA - (irritata) Ma insomma, la finisca, iti Ma che cosa avete tutti contro di noi?

Tanto è inutile, se? lo metta bene in testa, è inutile; io,sposerò Ermanno, perche lo amo e mi ama. Alla fine io sono libera, libera. So quel che dico, ha capito; Lo sposo calzolaio o marchese. E’ lo stesso. E non me ne importa dì nessuno.

CRISTOFORO - Signorina ! ERMANNO - Ha ragione! Ma ora basta, Giannina, basta... CRISTOFORO - Mi pare che ne abbia déette abbastanza, per non essere in casa sua. GIANNINA - Ma che casa mia, casa sua... Mi sono tenuta fin che ho potuto, ma alla fine

si scoppia, è tutta colpa sua, sa? Se non veniva lei a guastare tutto all'improv-viso, noi saremmo già sposati e felici... Ma è venuto lei... È entrato in casa tutte un albero genealogico e tutto è andate all'aria. Sa che cosa devo dire io? Che quando si vuole che il figlio non sposi una povera ragazza come me, ci. si fa vivi prima... Ha capito? Glìel'ho detta e sto meglio... Buona sera, (Via).

CRISTOFORO - (pausa) E tu vuoi sposare una donna con un carattere cosi?

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ERMANNO - Papà, mi dispiace che si sia lasciata trasportare ma anche tu, riconosci…. CRISTOFORO - Insomma hai deciso di cambiare mestiere... ERMANNO - Deciso. CRISTOFORO - E che cosa farai? ERMANNO - Non lo so. CRISTOFORO - Bel programma..: Ma per fortuna ci sono qua io. Ora so quel che devo fare.

Perché, in fondo, ha ragione quella ragazza... Se non c'ero, io... (Cristoforo si rimette a. cercare).

ERMANNO - Oh, papà... CRISTOFORO - Mi farei turco per sapere dove è andata a finire quella carta. Era qui sulla

tavola... ERMANNO - Ah... A proposito, Noi cerchiamo di redimerti e tu... CRISTOFORO - Oh, figlio mio... Lascia andar la redenzione... Quello che è fatto è fatto...

Anzi, ti direi che qualche cosa ancora mi resta a fare, prima di chiudere il mio libro nero...- Dammi... E lasciami fare...

ERMANNO - Ma che cosa? CRISTOFORO - Oh, una partitìna innocente. Però, da questa partitìna innocente qualche

cosa può nascere. È la parola giusta; nascere, (Va alla porta e si ferma) Di' un po'... Come si chiama quella ragazza?

ERMANNO - Giannina. CRISTOFORO - Un po' impetuosa, però è carina...'Non avrei creduto... Le starà bene il titolo

di marchesa... Complimenti, (Esce).

ATTO SECONDO Aria di festa. Fiori dovunque. Sulla tavola stoviglie, bicchieri, bottìglie scintillanti per un lunch.

Tende alte porte e tendine nuove alla finestra. La sala da pranzo è stata sfondala, un poco, con

l'allargamento delta porta di fondo, che, quando le luci saranno accese, dimostrerà di dare adito da

una parte ai salotti, dall'altra a una uscita. Tramonto. La luce del sole, rossa, batte elle finestre.

Verso la metà dell'atto sarà necessario accendere le lampade.

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SOAVE e un cameriere faranno il servizio venendo a prendere la roba dalla tavola e recandola ai salotti.(Quando si apre la tela sono in scena CRISTOFOROe VIGNA che consultano un orario

ferroviario). VIGNA - Il treno parte alle otto e arriva alle due dopo la mezzanotte alla frontiera. CRISTOFORO - Tutto pronto? Passaporti, biglietti? VIGNA - Tutto, Ma mi dici che cosa ti ha preso tutto in una volta? CRISTOFORO - Tu puoi fare quello che vuoi. Io, però, ti consiglierei di seguirmi. E io me

la batto. VIGNA - Ma se le cose vanno benissimo! CRISTOFORO - Troppo bene,troppo bene. Del resto, te lo avevo detto: sistemata la posizione

di quei due ragazzi, eclissarti Ora, grazie a quel tuo VENTURA che Dio lo benedica, tutto è a posto. Io sono contento e felice ma capisco che ora incominciano le difficolta. Io non oso riconosceee VENTURA .

VIGNA - Poveretto! Che piange a parlarne... M perché? CRISTOFORO - Perchè a insistere sulle cose, ti rompono. Un milionario, un uomo conosciuto

da tutta la citta. Uno scandalo, una meraviglia generale. Troppa pubblicità. Se arrivo a tanto di riconoscere anche VENTURA, il trucco si scopre. Troppi figli e troppo comodi sopra tutto. Cè la galera, capisci?... E tu sei mio complice. Mio procuratore...

VIGNA - Ma bisognerebbe che la denuncia venisse da loro... CRISTOFORO - E chi lo sa quel che può accadere? Un sospetto oggi, un pettegolezzo

domani, una calunnia poi... Lentamente, insensibilmente penetra nell'animo di quei ragazzi la persuasione d'essere stati gabbati...

VIGNA - Sarebbero degli ingrati, se protestassero. CRISTOFORO - L'ingratitudine è la caratteristica dei figli legittimi. Figurati questi... E poi,

vuoi che ti dica? Non è solo questo. È che voglio loro un po' di bene e non sono tranquillo, non sono tranquillo. Vorrei dir loro la verità e che mi perdonassero. Speranza pazza. Ma io sono certo che, te resto accanto a loro, una volta all'altra spiattello tutto e tutto va all'aria... Ora si può rubare un portafogli, ma un scotimento no. Non c'è speranza di perdono...

VIGNA - Sei illogico, vecchio mio. Non ti riconosco più CRISTOFORO - La logica, la logica... Ma questo imbarazzo che sta fra la paura della

punizione e il disagio della cosa malfatta, dove la metti? Io ho giuocato l'anima mia, ho dissipato, ho condotto una vita da zingaro, tutto quello che vuoi, ma, alla fine, non ho mai scherzato con la vita degli altri...

VIGNA - Qualche volta... No?

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CRISTOFORO - (tristemente) Una volta sola... Con la vita di una povera donna... Ma poi, mai più... Ecco. E lascia andare certi discorsi che mi danno fastidio. E poi questi ragazzi sono troppo buoni, troppo onesti. Fossero delle canaglie, pazienza, ma quando i figli sono virtuosi, per i genitori è un bell'imbarazzo. Perché non hanno più niente da insegnare, o hanno troppo da imparare... Io poi...

VIGNA - Ma se fuggi, come giustifichi? CRISTOFORO - Tutto preveduto, tutto calcolato. Vedi questa busta? Rossa. Dà nell'occhio.

Ecco qua : « Mìei cari, perdonatemi se vi lascio, ma la famiglia non è fatta per me. Ci scriveremo qualche volta. Ho risolto la questione economica e non vi preoccupate di ciò... ».

VIGNA - L'hai risolta? Come?. CRISTOFORO - Non so ancora, ma la risolverò. Troveremo qualche cosa... « Non cercate di

farmi ritornare, non mi inseguite, ve ne prego. Lasciatemi essere quello che sono, un papà bastardo ». Carina, eh? Questa l'attacco allo specchio con una mica di pane.

VIGNA - Ma, e VENTURA ? Quello schiatta. CRISTOFORO - No. A lui dirò qualche cosa di tranquillizzante. Tutto calcolato. Poi, quando

sarò scomparso ed essi mi crederanno morto, VENTURA non avrà che da rimpiangermi, più degli altri. Si riuniranno tutti e tre, di sera, in questa stanza e parleranno di me e avranno dei nipoti che saranno fieri di questo nonno avventuriero.

VIGNA - Ma tu sei pazzo... Ma non puoi aspettare ancora un poco? Proprio oggi, in

una giornata di festa familiare?... CRISTOFORO - La confusione mi giova. Del testo, meglio oggi che domani... Non so più

che cosa dire per frenare gli entusiasmi filiali di VENTURA... Che buon ragazzo anche lui... Ma perché sono tutti cosi buoni?

VIGNA - Colpa mia... Dovevo cercarne d'altra specie, ma ti confesso che... non erano

convenienti... CRISTOFORO - Capisco. Ma adesso filo. Ho fatto fare questa uscita proprio per i

gentiluomini come te. VIGNA - Ti telefono allora? CRISTOFORO - Fra un'oretta. Se risponde un altro di che sei il capo mastro. Vieni. (Escono). (SOAVE e un cameriere sono entrati a prendere delle stoviglie). ERMANNO - (entra A Soave) Nessuno ancora? SOAVE - Hanno suonato alla porta ora... Ma non è tardi... (Via col cameriere).

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ERMANNO - (si siede). SALVATORE - (entrando con una carta in mano). Ti pesco finalmente. Leggi qua. ERMANNO - Ma lasciami stare! Sei ossessionante col tuo dovere. Oggi è la mia festa, non

voglio noie. SALVATORE - Ma non v'è nessuno. La tua bella si stara mettendo ora il minio sulle labbra.

Hai tutto il tempo di decidere. Questo qui vuole fare quell'affare del Fragonard...

ERMANNO - Bene, avanti. SALVATORE - Ma e falso. ERMANNO - Come sei noioso. Vuoi fare il commercio dei quadri antichi senza i falsi?

Sono cose che le sanno anche gli americani.. Anzi... Per tua regola i buongu-stai non cercano che delle falsificazioni, adesso. Dicono che non c'è niente da meravigliarsi che Tiziano sappia comporre una bella tela. Ma che un anonimo qualunque riesca a passare per Tiziano è meraviglioso... Del resto senti anche da VENTURA ...

SALVATORE - Buona notte. Quello li non fa niente, non viene mai in ufficio, si disinteressa

della cosa completamente. Paga e basta. ERMANNO - Bene, meglio cosi. SALVATORE - Ma io non ci capisco più niente. Gli uomini d'affari me li immaginavo in un

altro modo. Credevo che si occupassero degli affari loro. Invece... ERMANNO - Ti fermi alla superficie, caro. In realtà nei primi tre mesi della nostra società

anonima per il commercio delle opere antiche cè già un movimento che fa presagire bene... Dunque vedi che VENTURA li fa, i suoi affari...

SALVATORE - Eppure quando penso che se non ci fosse stato lui saremmo affondati senza

misericordia e che lui ci è venuto incontro come la befana, carico di doni... Non capisco, non mi rendo conto. Noi potremmo derubarlo che non si accorgerebbe mai, mai! La sua sola preoccupazione è che io consenta a farmi chiamare Totò.

ERMANNO - E tu fatti chiamare Totò. SALVATORE - Ma nemmeno per sogno! Sì chiami lui Totò se non vuole due

SALVATORE nell'azienda. ERMANNO - Sei poco carino con un uomo che è stato tanto gentile con noi. SALVATORE - Lo vedi che dici anche tu che è stato gentile. Gentile non è una parola del

gergo affaristico. ERMANNO - Ma che hai.

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SALVATORE - Ma insomma: sono tre mesi che filiamo su un treno di vita che non

avremmo mai sognato. Tu hai comprato la macchina, io mi sono costruito una palestra per il babbo, i genitori della tua fidanzata si sono ricreduti nel tuoi riguardi e i! babbo ha potuto andare a fare quella benedetta visita che ci permette oggi di festeggiare il tuo fidanzamento...

ERMANNO - Hai visto i salotti? Magnifici.. SALVATORE - Ma lasciami finire! ERMANNO - Ho capito, ho capito. Ma è un amico del babbo. SALVATORE - Non è vero. Scommetto che non sa nemmeno da che parte si comincia a

giuocare a récarté... ERMANNO - E allora? Perché avrebbe fatto questo? SALVATORE - Non riesco a indovinarlo. Mi sono rivolto anche a una agenzia dì

informazioni segrete ed ecco la risposta: «Figlio di ignoti ». ERMANNO - Tutto qui? SALVATORE - Tutto qui ERMANNO - Ma questo non spiega niente. SALVATORE - Appunto. ERMANNO - Che cosa hai pagato per questa informazione? SALVATORE - Cinquanta lire. Se me ne vuoi dare venticinque... ERMANNO - Ma nemmeno per sogno! Questi sono affari sbagliati! Altro che quel falso

Fragonard! (Colpito da un'idea) Salvatore! SALVATORE - Eh? ERMANNO - Non capisci ? SALVATORE - Voglio essere fulminato... ERMANNO - Figlio di... Come nói... Come me, come te... SALVATORE - (intuendo qualche cosa) Santissimi numi! (Cadono tutti e due a sedere), ERMANNO - Ma insomma, dico io... Un uomo che ci arriva addosso nel momento più

critico della nostra vita, preleva la mia bottega per una somma che non avrei mai sognato di prendere, costituisce una società per noi due e se ne disinteressa totalmente, stipendi, prebende...

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SALVATORE - Pareva che dicessi delle sciocchezze poco fa. ERMANNO - Ma come non avere pensato a tutto questo prima? Mi spieghi come va che

non ci abbiamo mai pensato? La cosa è talmente assurda... SALVATORE - Lo pensi adesso che è assurda? ERMANNO - Caro mìo: quando uno è in pericolo trova troppo naturale che qualcuno lo

salvi. E dopo che interviene la riflessione... SALVATORE - Se non c'ero io, però, tu morivi senza avere avuto questo sospetto... Ma

insomma, ci sei arrivato... ERMANNO - Oh... Ma è evidente... SALVATORE - Ecco perché vuole chiamarmi Toto a tutti i costi... ERMANNO - Ecco perché del mio negozio ha fatto un magazzino... SALVATORE - Deve essere cosi... ERMANNO - È cosi... (Pausa) È strano. Provo la sensazione che deve provare un figlio

regolare quando la mamma sta per dare alla luce un altro membro della famiglia...

SALVATORE - Vorrei sentirla questa emozione del primo vagito... ERMANNO - Però... Che tipo, nostro padre... SALVATORE - A proposito... Ma se cosi fosse perché non te avrebbe detto? Non fece tanti

complimenti con me, quando nascesti tu. ERMANNO - Credo che papà incominci a vergognarsi. Noi siamo cresciuti, capisci?... SALVATORE - Pero bisogna riconoscere che quando in una famiglia ci sono molti figli e

una mamma, perché non andranno mica tutti a fondò e allora... ERMANNO - C'è un proverbio che mi faceva venire un nodo alla gola in altri tempi...

Quattro fratelli, quattro castelli. SALVATORE - Caro Ermanno, (lo abbraccia) io e te siamo due castellucci... Ma il terzo è

un maniero... ERMANNO - E vuoi che ti dica? Vedrai che questa faccenda non sì ferma qui. SALVATORE - No, adesso basta... ERMANNO - No, no. Vedrai che non si ferma qui... Perché sì vede che era un'abitudine...

Uno, due, va bene... Incidenti, disgrazie... Ma tre? La cosa diventa lunga. Qui si finisce alla mezza dozzina si e no. Scommetta che salterà fuori un medico... un autista, un contadino!...

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SALVATORE - È il colmo. Non è sopportabile tutto ciò. ERMANNO - Bisogna tagliare la testa al toro... SALVATORE - Un toro, un toro davvero... ERMANNO - Lo chiamo da parte e gli faccio la predica, Basta con gli errori giovanili.

Tutte sì può ammettere e perdonare. Ma che uno non faccia altro che andare in giro per il mondo a sedurre delle povere signorine, per poi costringerle a separarsi dalle loro creature, questo non è ammissibile. O la smette e noi...

SALVATORE - Ma a quest'ora avrà anche smesso... ERMANNO - Ma fino a quando dovremo essere esposti al pericolo di incontrare dei

fratelli nuovi? Qui ne nasce uno ogni momento. Avremo anche il diritto di sistemarci, in qualche modo...

SALVATORE - Lascia fare a me. Lo prendo nell'ora della ginnastica, quando ha fatto tutti

gli esercizi sotto il mio controllo. È il momento più adatto per sapere la verità. Non ha più resistenza. Gli domando semplicemente; quanti? Se risponde: tre, bene, paziènza. Se risponde quattro io me ne vado.

ERMANNO - Hai ragione. Per me la cosa è anche più facile... Prendo moglie... Ma per

ora, silenzio... (È interrotto da CRISTOFORO e da SALVATORE VENTURA che entrano).

CRISTOFORO - Guardi come ho allargato la sala da pranzo... Le piace? VENTURA - Molto bene, molto elegante... Oh, caro Ermanno, buon giorno... ERMANNO - Carissimo VENTURA - Salvatore, sempre con delle carte in mano... Scommetto che è un bilancio...

(Ride) Scusi la bazzecola eh?... Ma sapete che il babbo ha sistemato molto bene questa casa? Molto, molto, molto... Ha l'anima del costruttore. Strano che non abbia nessun figliolo con queste tendente... Ma non è un po' pìccola per loro questa casa?

CRISTOFORO - Piccola, piccola no, ma certo bisogna rinunciare... ERMANNO - A che cosa? Due salotti, due sale da pranzo, quattro camere da letto... Due

studi, una palestra... Che d vuoi fare? VENTURA - Oh... Non è moltissimo... io per esempio ci vedrei una piscina, una sala per

le proiezioni cinematografiche, una biblioteca e una piccola sala da esposizione che sarebbe molto utile a certi fini...

ERMANNO - Già... Ci si potrebbe tenere quei pochi pezzi autentici e farti vedere ai clienti

più fini come delle cose proibite...

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VENTURA - Appunto, appunto... Bene, ci penseremo... Oramai questa casa è tutta vostra. Non c'è che da prendere l'ala settentrionale, sfondare, ricostruire... In sei mesi è una residenza degna dei marchesi di Lucerà... Volete che me ne incarichi io?

CRISTOFORO - Ma no, perché?... Più avanti se mai... Si vedrà... VENTURA - Aspettate. A me piace di fare le cose in fretta... Posso telefonare?... ERMANNO - Ma via, domani... VENTURA - Domani non esiste nel mio vocabolario... Pronto? Parlò col commendatore

Pierini? SI? Molto bene... Grazie, senta un poco... (CRISTOFORO si incammina verso la luce che piene dal salotto mentre ERMANNO e SALVATORE si avvicinano l'ano all'altro).

ERMANNO - Sai che cosa ho notato? SALVATORE - Che cosa? ERMANNO - Che, carne a parte, ti somiglia... SALVATORE - No... Invece somiglia a te. Guarda l'occhio... VENTURA - Ho comperato la casa….. Scusate la bazzecola... Ora telefono all'architetto

che venga domani a prendere le sue misure... (Come sopra), ERMANNO - Mi pare che non ci sia più dubbio... SALVATORE - No. Ma è preoccupante... ERMANNO - Pensare che lui non pensa nemmeno che noi sappiamo tutto... Quasi quasi,

mi viene voglia di abbracciarlo... Gli vuoi bene tu? SALVATORE - Ma... bene, poi... ERMANNO - Come a me, insomma... SALVATORE - No... Non ancora... Ne voglio più a te, ERMANNO - Caro, anch'io. Se poi non avessi certe manie te ne vorrei di più Con te ho

già vissuto un poco... sofferto... E quésto che fa i fratelli... VENTURA - Fatto... Già tutto sistemato con l'architetto. Sospenderà qualsiasi lavoro per

non dedicarsi che a questo... ERMANNO - Ma per il capriccio di nostro padre lei...

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VENTURA - Caprìccio? No, no... E pi non siamo soci? Le vuol molto bene, sa, suo padre. Mi ha parlato della sua fidanzata con molta simpatia. Ha detto che è proprio la ragazza che ci vuole per un caro giovane come lei.

ERMANNO - Mi fa piacere... Sa che non la voleva conoscere? Ma si! Se non avessi avuto

quella alzata di testa e non avessi scandalizzato l'universo, cedendo il negozìo... saremmo ancora in istato di guerra subacquea. E poi c'è stato lei... Lei è stato la nostra salvezza, veramente...

SALVATORE - Ah... Sì! Non ci poteva trattare cosi che un fratello... VENTURA - Sì? È vero? Vi pare?... Ebbene, miei cari... (Pausa, Pentimento e altra core)

Perché non ci diamo del tu? ERMANNO - Volontìerì. SALVATORE - Con tutto il piacere... (Strette di mano calorose e silenziose con sorrisi

intensi). VENTURA - E adesso godiamoci questi brevi istanti di solitudine... Sei contento di

sposarti?... ERMANNO - Puoi immaginartelo... Mi pare mill’anni... VENTURA - A te. (Trae di tasca un astuccio) Per te... Come ricordo di questo giorno... ERMANNO - Oh, ma è magnifica... Ma non è possibile, non posso accettare. Ma come

faccio... Magnifica... VENTURA - Scusami la bazzecola, eh... La terrai come dimostrazione del mio affetto,

del mio vero affetto. (Si commuove). ERMANNO - Che hai? SALVATORE - Che c'è? VENTURA - Niente... Niente... Sai... Quando si è soli al mondo... Basta cosi... Parliamo

d'altro... SALVATORE - D'affari... VENTURA - No. Bella giornata eh?... CRISTOFORO - (comparendo al fondo guarda con tenera commozione il gruppo e allarga le

braccia come a benedire, poi chiama) Ermanno. Vieni. C'è il parentado... Tanta gente...

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ERMANNO - Giannina... Scusate... VENTURA - Vai pure... (A Salvatore) Anche tu, vai anche tu... CRISTOFORO - Sei un angelo caro, un angelo. (Lo abbraccia). VENTURA - Papi... Sono felice.... (Piange). CRISTOFORO - Su, su, adesso niente commozioni. C'è gente... VENTURA - Ma quando potrò... vederti in santa pace. Ho da piangere almeno per due

ore. CRISTOFORO - Calma, calma... VENTURA - Poco fa stavo per tradirmi... CRISTOFORO - Per carità... Silenzio... VENTURA - Ma perché?... CRISTOFORO - Te l'ho detto... Ci sono diverse questioni... Il nome prima di tutto... VENTURA - Non vuol lasciarsi chiamare Tote... Ma cambio io... Il mio secondo nome è

Artemide... È difficile, ma... CRISTOFORO - E la primogenitura? Tu saresti il primogenito. C'è già una questione tra loro.

Troppi primogeniti in questa casa... VENTURA - Ma allora... CRISTOFORO - Col tempo, col tempo. Senza contare che è tanto difficile dire ai propri figli

che hanno un fratellino... VENTURA - Ma accade così in tutte le famiglie. Quando nasce un bambino gli altri

frignano, ma poi si abituano... CRISTOFORO - Bene, vedremo. Ma adesso ascoltami. Stasera o domani io faccio uno

scherzo ai miei figlioli. Tu devi essere con me. Parto. Dico loro che sono stanco della vita di famiglia. Sono zingaro, capisci?

VENTURA - Te ne vai? CRISTOFORO - Per qualche tempo. Il tanto che basta a far sentire la mia assenza e a farli

ragionare circa il mio tenore di vita. Troppa disciplina, capisci? VENTURA - Hai ragione. Ma quando sarò io il primogenito». CRISTOFORO - Naturalmente, ti manderò il mio indirizzo...

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VENTURA - Benissimo. Ma torna presto. Hai soldi con te? CRISTOFORO - Sì per quindici giorni... VENTURA - No, no, non bastano... Fammi stare tranquillo. Sai, alle volte... A te... No,

no, fammi star tranquillo... (CRISTOFORO incassa). GIANNINA - (entrando)- Marchese, buona sera. CRISTOFORO - Buona sera, cara signorina... Questo è il mìo amico VENTURA ... GIANNINA - Lei è un grande amico di Ermanno... VENTURA - Amico? Amicissimo... Non avrei potuto mancare a questa festa. Anzi,

signorina, se permette... Un pìccolo ricordo... (Trae un altro astuccio). GIANNINA - Oh... Molto gentile... (Guarda) Ma è un gioiello stupendo... Mamma,

mamma... Permette?... CRISTOFORO - Resti, signorina, resti... Li chiamo io... GIANNINA - Come devo ringraziarla... Un gusto squisito... ERMANNO - (entra seguito da Salvatore, Matteo TORTORELLI E ZELINDA TORTORELLI). GIANNINA - Guardate che magnificenza... Il signore... Il signor VENTURA, i miei

genitori... ZELINDA - Uhm... Magnifico... Veramente magnifico... Guarda, Matteo. Matteo - Non me ne intendo, ma deve essere bellissimo. SALVATORE - Perbacco: è celliniano... VENTURA - Vedo che ti fai una competenza... Bravo... Faremo delta strada insieme... GIANNINA - Me lo posso mettere? (È un anello). VENTURA - Sarà meno bello, nelle sue mani... ERMANNO - Ohe, dico, non comincerai a fare la corte a mia moglie? (Andirivieni del cameriere).

GIANNINA - (ammirando l'anello) Attento che è geloso. Non voleva nemmeno che

fuggissi con lui... MATTEO - Che discorsi... Una ragazza)

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GIANNINA - Uh, il papà nero... Papà nero... Lo chiamo papà nero perche" è di buon umore soltanto alla mattina dalle otto e un quarto alle otto e venti, quando prende il caffè col rum...

ZELINDA - Non le credano... È di buon umore circa tre o quattro giorni all'anno. VENTURA - Oggi come andiamo? MATTEO - Oggi? Risponderò fra mezz'ora... Devo parlare col signor marchese e quan-

do avrò parlato vedremo... CRISTOFORO - Con me? Ma non siamo noi i fidanzati... MATTEO - Lo spero bene. GIANNINA - Papà nero e papà bianco parleranno insieme. L'importante è che questo

romanzo sia definitivamente chiuso. Signore, ha mai sentito lei una storia d'amore cosi complicata?

VENTURA - Eh, signorina... Ve n'è di più lunghe... per lo meno... GIANNINA - Per me, ne ho abbastanza così. Ora sono felice. Felice. E tu, Ermanno? Ti

ricordi quando volevo andarmene con te perche' eri un miserabile senza fissa occupazione e tuo padre non voleva saperne di me? (Al Marchese) Oh, lei, ha un conto con me... La nuora vendicherà la povera fidanzata misconosciuta e disprezzata...

CRISTOFORO - Diavolo! Che cosa mi vuol fare? Per la ginnastica c'è già Salvatore, per

l'educazione morale c'è già Ermanno... GIANNINA - Benissimo. Io le insegnerò a suonare il pianoforte... CRISTOFORO - Ma come? Lei suona il pianoforte? GIANNINA - SI... Premio dell'Accademia... (Orrore degli astanti) So certi pezzi che fanno

venire la nevrastenia a un bue... MATTEO - È vero, è vero... Guardi come sono ridotto! ZELINDA - Ma non vedi che scherza, il marchese? MATTEO - Lui scherza, ma io no... GIANNINA - Silenzio eh? Se no questa sera ti obbligo a sentirti il concerto di Bach. VENTURA - È carina, è carina... (A Ermanno) Bevo alla salute dei fidanzati... Belli, gio-

vani, innamorati e felici... Bevo alla salute dei parenti tutti che in quest'ora godono il palpito caldo delle grandi giornate d'una famiglia... Bevo alla salute del marchese, che ha ormeggiato il suo vascello al porto della letizia,

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dopo avere attraversato vittoriosamente le bufere d'alto mare. Bevo ai nipoti che nasceranno i quali avranno la fortuna di...

TUTTI - (interrompendolo) Evviva! ERMANNO - Un po' di musica... Venite... Abbiamo una nove valvole che riceve anche

dalle stazioni dell'altro mondo... GIANNINA - Bene... Lasceremo questi vecchi barbogi alle loro misteriose conversazio-

ni... Mi raccomando, papà... Cerca di persuaderti che le cose potrebbero anche andar peggio... (TUTTI escono meno Matteo, Zelanda e CRISTOFORO).

MATTEO - Spero che oggi il signor marchese abbia meno fretta di quando mi fece

l'onore della sua prima ed unica visita... CRISTOFORO - Sa... Avevo fretta perché... MATTEO - Oh... C'è sempre una spiegazione pronta... Lo so. Ma a me è meglio non

dirla... ZELINDA - Sì, è vero, perché ci ricama sopra delle fantasie... CRISTOFORO - Dovrebbe scrivere dei libri gialli... MATTEO - Anche l'ironia... Benissimo... Me l'aspettavo... È tarma della nobiltà... Se lei

avesse avuto la compiacenza di ascoltarmi l'altro giorno le avrei volentieri parlato del lato-pratico della cosa.

CRISTOFORO - Per carità, non ne voglio sapere nulla. Se GIANNINA - ha dote, bene, se

non ne ha, bene lo stesso... Non desidero parlare di queste cose- Quanto alla posizione di ERMANNO l’hanno veduto. È brillantissima e non teme scosse...

MATTEO - GIANNINA ha una piccola dote, ma non gliela regalo io... Ecco il fatto...

Se le dicessi o se lei venisse a sapere che io ho consegnato a GIANNINA una dote di sedicimila ducccntotremacinque lire e ctnquift-ta centesimi lei forse penserebbe che io sono pazzo. Mentre invece non sono pazzo. TUTTI fanno a gara per farmi diventare, e anche lei signor marchese ha fatto quello che ha potuto, per parecchi mesi. Ma io non sono pazzo e vado coi piedi dì piombo. Potrei dare tutto a mia figlia senza tante preoccupazioni, ed era questa l'o-pinione di mia moglie che considera tutte le cose di questo mondo leggermente. Ma io la somma di sedicimila dueccntotrentacìnque lire e cinquanta centesimi l'ho ricevuta in amministrazione. Era originariamente di lire novemìlaottocentotrenta e quaranta...

CRISTOFORO - Caro signor Tortorelli, lei è molto gentile a mettermi a parte dì queste cose.

Penso si tratti di ima dotazione di qualche istituto benefico... Basta cosi... Non se ne parli più... Io la prego dì credere che la cosa non mi interessa...

MATTEO - Interessa a me, E lei mi deve ascoltare...

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CRISTOFORO - Senta un po'... Quei figlioli stanno domandandosi che cosa accada di grave e forse sono in pensiero... Se lei vuole, io verro domani al suo studio e po-tremo parlare liberamente...

MATTEO - (alzandosi) Ha sempre fretta... Come vuole... CRISTOFORO - Oggi è giorno di gioia... Gioia per tutti... (A Zelinda elle piange) Fa piangere

la gioia, non È vero? ZELINDA - Non è per questo... Sa... Penso... Se ci fosse qui la mia mamma... CRISTOFORO - (che sì era avviato ritorna indietro) La mamma di chi? ZELINDA - Di Giannina. CRISTOFORO - (torna indietro; -a Matteo) Oh, non sapevo che lei fosse vedovo... MATTEO - Ma io non sono vedovo affatto.... Ma, scusi, ERMANNO non le ha

raccontato la storia di Giannina? CRISTOFORO - No... Ma la prego... Non mi pare il momento... MATTEO - Ma quando viene allora il momento? Bene, senta, io le consegno questo

libretto dì risparmio che sua madre ha lasciato alla mia custodia... Lo consegno a lei perché GIANNINA farebbe una tragedia; ERMANNO ha perduto la mia stima, perché non è un uomo pratico. A lei... Se lo vuote bene, se no... Faccia lei...

CRISTOFORO - In sostanza... loro per GIANNINA non sono che... MATTEO - GIANNINA è mia figlia, perché le ho dato il mio nome, una educazione e

tutto il resto... Ecco Mia figlia! ZELINDA - Del resto è stata mia cugina... Sua madre... MATTEO - Il marchese non ha tempo da perdere... CRISTOFORO - Anche il padre è morto?... MATTEO - Se è morto ben gli sta... Non ne parliamo.. Se avessi saputo chi era giuro

che l'ammazzavo io... CRISTOFORO - (si è seduto e ha aperto il libretto. Guardandolo ha avuta uno moto di

interesse intenso e quindi un accasciamento improvviso). MATTEO - Cosa c'è adesso? Non verrà mica fuori a dire che sì oppone al matrimonio

per questa bazzecola... ZELINDA - E’ stata la nostra consolazione, la nostra vita per tanti anni... (Si

commuove),

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MATTEO - Ah, naturale! Tutte le scuse sono buone... Vero? Ma lo dica, lo dica franca-mente... Non faccia conto di pensarci su, di meditare... Meditare che cosa? Io capisco benìssimo quello che pensa lei... Ecco una buona ragione per mandare all'aria questo matrimonio che non ho mai potuto soffrire... Lei non l'ha mai potuto soffrire...

CRISTOFORO - (china la testa sul petto). ZELINDA - Ma che ha? Sta male? MATTEO - Adesso finge anche; di morire. ZELINDA - Chiama qualcuno! Un bicchiere d'acqua, qualche cosa... MATTEO - Tutto a rovescio, tutto a rovescio... CRISTOFORO - (fa cenno con la mano) Aspetti, non e niente. Un piccolo capogiro. Fa un

gran caldo qua dentro... Benissimo, ho capito; benissimo. Lei vuole che io consegni a sua figlia questo libretto... Va bene... Ci penso io...

MATTEO - Perché, come vede, è intestato alla madre. Bisogna fare le pratiche per la

successione... Tutta una storia di documenti e dì vidimazioni che se non si è proprio di buon umore non si fanno. Le faccia lei... Io me ne lavo le mani... Naturalmente lei mi farà una ricevuta... A suo tempo...

CRISTOFORO - Va bene... Va bene... Tutto benissimo... GIANNINA - (entrando) Ma via! Mi pare che esageriate. Siamo TUTTI in pensiero. ZELINDA - Perché, cara? GIANNINA - Perché quando in una festa due o tre si mettono a parlottare fra loro TUTTI

gli altri smettono di divertirsi. Andiamo, C'è VENTURA che vuole organizzar una festa in campagna allo scopo di far sorridere papà.

(CRISTOFORO evita gli occhi dì GIANNINA e sta a disagio).

MATTEO - Che spiritoso! Ne ho una bella voglia, di sorridere... GIANNINA - Oh, per questo, sì fa presto. (Gli si mette a sedere sulle ginocchta) Papà,

guardami... MATTEO - Ma no, qui, no... GIANNINA - Ti vergogni forse? Chi sono io? Risponderei Chi sono io? MATTEO - (come sì fa eoi bambini) Tu set la rondinella (A CRISTOFORO con altra

foce) Bisogna sapere che è una vecchia storiella di quando era bambina... GIANNINA - E tu chi sei?

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MATTEO - (col vociane grosso) Babbo castagno... GIANNINA - (oscillando un poco e facendo o-saltare anche il padre) La rondinella dice

buon giorno, dice buon giorno a babbo castagno. MATTEO - Buon giorno... Buon giorno... GIANNINA - Babbo castagno, ogni mattina ti cade addosso un poco di brina. (Lo scuote

forte alle spalle) Scrolla la rama fin che ci stanco. Non cade : babbo, & un capello bianco...

MATTEO - (tenendo abbracciata Giannina) -Rondinella, rondinella... CRISTOFORO - (seccato) . Bene, adesso mi pare che... GIANNINA - Ha visto? Sorride. Anche le cose stupide hanno la loro utilità. CRISTOFORO - (nervoso) Va bene, ma non vorrete lasciare gli altri per star qui a giuo-care

a rondinella... GIANNINA - Non le piace? Perché non sa che essa racconta la storia di un babbo e di una

figlia che si sono accompagnati nella vita per anni e anni volendosi tanto bene... Non sa che questa è. la storia dì TUTTI ì capelli bianchi che io ho veduto crescere sul capo di mia padre... Bisogna capirle, certe scemenze che si dicono..: E se lei avesse voluto bene a qualcuno, saprebbe che se ne dicono, oh, se se ne dicono... E si ricordano, anche... E sono le cose che fanno più male, quando non si possono ripetere più... Ne troveremo anche per lei... Suocero! (Ere trascinandosi ì due vecchi e lasciando solo CRISTOFORO, Voci dal di'dentro salutano festosamente Giannina. CRISTOFORO va allo specchio e si tocca la testa grigia. Pòi improvvisamente è preso dalia fretta e va e viene dalla scena).

CRISTOFORO - Ah, il libretto, (Esce e rientra sudilo dopi) con cappello, pastrano e valigetta.

Incolla la busta rossa sulla specchiera. In questa la voce di GIANNINA sì fa adire cantare una canzone. CRISTOFORO non riesce a vincere la tentazione di ascoltare. Poi ritorna mogio mogio nella sua (amerà dalla quale riuscirà subito come era prima. Va alla porta del salotto e fa un cenno all'interno).

ERMANNO - (si presenta sulla soglia) Vuoi me? CRISTOFORO - Questo libretto è di Giannina... Glielo darai-il giorno delle sue nozze come

regalo di sua madre... ERMANNO - Ah... Bene... Ma perché io?... CRISTOFORO - Perché... Perché... E poi mi taci dei' particolari interessanti. ERMANNO - Di Giannina? Te lo avrei detto, papà, ma volevo, prima, che tu le volessi

bene... Del resto cose senza importanza, per noi... CRISTOFORO - Dici?

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ERMANNO - Ma papi, che hai? Per una sciocchezza simile... CRISTOFORO - Non c'entra questo... Non c'entra... Chiama tuo .fratello... ERMANNO - SI.'.. (Va mila porta del salotto e fa un cenno). CRISTOFORO - Tra pochi minuti, ti prega, non dimenticare che avrei 'potuto continuare nel

mìo giuoto tranquillamente e senza alcun pericolo... ERMANNO - Giuoco? Ma che dice?' SALVATORE - Ecco, che c'è? ERMANNO - Ma, non so. Papà è mai» strano. CRISTOFORO - Siete qui TUTTI e due? Chiudete l'uscio. Ecco... Dunque... ERMANNO - Ma che c'è? SALVATORE - (guardando m faccia ai due) -Dunque? CRISTOFORO - Ascoltatemi bene... Non interrompetemi, perché ciò che sto per dirvi' esige

molta for?a e io ho paura dì non averne abbastanza. Voi siete stati ingannati. ERMANNO - Da chi? CRISTOFORO - Da me. Io vi ho finto credere... e voi avete creduto molto facilmente... ma il

fatto è che non è vero niente, lo non sono vostro padre. Non sono vostro padre, ecco.

ERMANNO - Cosa? CRISTOFORO - Mi pare dì essere stato chiaro... Non sono... ERMANNO - E chi è? CRISTOFORO - Ah, questo poi... ERMANNO - Ma, dico... parola d’onore. Salvatore , ci capisci niente tu? SALVATORE - Ah non sei…. Confessi di averci beffati! CRISTOFORO - Io ho detto ingannati. Ecco. Arrivato all'estremo delle mie ritorse eco-

nomiche, disperato del demani, solo tome un cane... ERMANNO - Ho capito... Ti sei deriio a fasti una famiglia... Capisco... Non eri piò in

tempo a prendere moglie... E in mancanza 'di figli veri...

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CRISTOFORO - Ecco... Ero un avanzo di tante miserie... Ma poi che parole vado cercando? Voi due potevate dignitosamente provvedere ai mici ultimi anni di vita. Vi ho venduto il mio nome...

ERMANNO - (ancora stupefatto) . Oh, ma noti è possibile... non e 'possibile... SALVATORE - (scagliandosi cóntro il padre) -Oh, ma... CRISTOFORO - (trattenendo lo teatro <fV.Salvato») Mi pare che il momento meriti qualche

rispetto. Ho detto la verità. Il vosero buon cuore, il desiderio di conoscere le vostre orìgini, vi hanno fatto accettare abbastanza facilmente un inganno che evidentetaente non faceva meno piacere a voi che a me. fe tutto. Ora, potete denunciarmi alla giustizia se volete, lo non ne potevo più...

ERMANNO - Ah... Benissimo... È cosi... Oh, che vergogna, che vergogna! Mi sento ora

due volte figlio di nessuno... CRISTOFORO - Ermanno, ti prego... Battimi piuttosto, come voleva fare lui... Ma non

piangere, te rte prego... SALVATORE - Io domando se si può essere peggio di così! Un ladro, un. traditore, un

parricida non hanno un'anima abbastanza nera per. concepire un simile trucco...

ERMANNO - E’ obbrobioso... Vile, iniquo!... Senti, papa... Uhm) Senta, marchese.» SALVATORE - (ridendo «moramente) .Ma lo è poi, marchese? CRISTOFORO - (si dm) Ragazzo! Bisogna credere ciecamente alia coofeutoae di Un

mariuolo. ERMANNO - Oh, le belle parole atn ti mancano... Lo sappiamo... Ma non eri tanto delicato

quando si trattava di rovinarci... Perché per causa tua ani ci siamo quasi rovi ria ri .„

SALVATORE - E’ vero! Chi ce le ha messe in testa certe idee? ERMANNO - Per te, un poco ancora ed eravamo alla fame, come eri tu e noi non avevamo

nemmeno b punibilità di cercarci un padre «fi nostro gusto... SALVATORE - Ho mandato all'aria tutta tuia carriera, kit.. CRISTOFORO - RisfModirjiL. Ne set pentito? SALVATORE - No M»u. CRISTOFORO - ( Ermanno) E tu sei pentito di non avere pia il tuo negozio di calzature? ERMANNO - Che ragionamenti! Ma se non era per qud_

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SALVATORE - Per «ne, per me... Ah... Non voglio che la eeJpa che ho commesso nei vostri

riguardi diminuiira nemmeno <li un grammo, bu.c sono stato la causa wvoiorJtaria delia vortra ratina sono «a» anche la rama «Uh vostra salvezza... to eoa lo aanmeèw nrmmmn di ròta qdel «Htm mwalr che -vi coprirebbe d'oro datti «Mai ai piedi— Eppure lbo tnrfa-Utt t'ho CMnriMp—

ERMANNO - 1.1» ingannato hai inganna» nuL_ Cainoreio Per 3 vostro vantaggio... SALVATORE - Befia,' questa... Gli è che la faine ti ha tatto paura dì nuovo... CRISTOFORO - Avete ragione... Credete quel che vi pare... Ora, lasciatemi andar via... Sapete

dove trovarmi quando avrete bisogno di me... Quello che ho detto a voi sono pronto a ripetere al giudice....

SALVATORE - Dieci anni dì galera!... CRISTOFORO - Non inverò a farli tutti, ma pazienza... ERMANNO - Fermati... Ma mi spieghi perché... (Si disine, data la folla dei pensieri) È

inaudito... Non riesco ancora a capirla bene... CRISTOFORO - Non c'è nessuna fretta. ERMANNO - Ma perché hai confessato?... Una ragione ci deve' essere!... Tutto in una volta

sei venuto fuori con questa confessione che nessuno ti chiedeva... Oso dire che nessuno desiderava... Che non era necessaria... Oh, senza dubbio la confessione ha la sua nobiltà per la quale è sempre giustificata... Ma tu non sei un uomo, scusa, da crisi di coscienza!.. Non ti debbono essére abituali le crisi di coscienza... E allora domando, perché... Per quale ragione contingente, per quale pericolo imrnediato sei stato indotto a vuotare questo sacco di nequizie innominabili... Me lo dici? Perché? Oggi poi;., proprio oggi...

CRISTOFORO - Perché non ne potevo più... Perché si ' possono ingannare le, persone che

non si amano, ma quelle che si amano no, non si' può... Ed è forse perché mi sento adesso un poco vostro padre per davvero che vi dico che non lo sonò...

ERMANNO - Questo qui ci mette nel sacco con i sentimenti... io dico che ci deve esvere

una ragiohe... SALVATORE - Ma è inutile insìstere sulla ragione. Qualunque essa sia niente può cancellare

quest'azione, disonesta ! CRISTOFORO - Ma perché mi sottoponete a questa tortura?... Per quasi un anno io sono stato

vostro padre, avete portato il mio nome, mi avete curato, educato, svelenato... Ora che vi dimostro che i vostri cornigli, la vostra educazione mi hanno migliorato al punto di distruggere in un minuto la fatica e l'astuzia di dodici mesi, mi domandate perché?

ERMANNO - Non mentire... La necessita della tua confessione è collegata a certi par-

ticolari... (Legge il nome siti libretto)Giorgina Vallardi,-. Non ti dice niente-

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questo nome?... Un nesso c'e, un legamec'è... È inutile che tu neghi... Ora Giannina. ;

CRISTOFORO - (con angoscia) No... Lasciala stare... Te ne prego... Non dirle nulla... Me ne

vado, solo... Scompaio dalla vostra vita... Se volete il mio nome ve lo lascio... ERMANNO - E che ce ne facciamo?... Riprenderemo il nostro povero nome dì bastardi che

non è una beffa, cerne il tuo, ma un dolore... SALVATORE - Tutto va in pezzi... 'Ritorneremo dei solitari... Degli estranei a tutti... CRISTOFORO - Lasciatemi andare... ERMANNO - Ah, no! Quel che faremo non so... Vedremo... Credo di aver capito... E se

è come credo io... Sé è... A costo, guarda, di frantumare il mio cuore per terra, ma nemmeno l'amore;,. Non voglio vedere più nessuno!...

VENTURA - (entra. ERMANNO gli ti getta fra le braccia) Oh... Caro... (Va ad abbracciare

Salvator che non_ ne ha alcuna voglia) Grazie... (Va ad abbracciare anche CRISTOFORO che si ribella debolmente) Grazie... Finalmente... Era tanto tempo che attendevo questo, momento!

TUTTI - felici, TUTTI - felici... ERMANNO - Ma, disgraziato, che cosa credi? SALVATORE - (a VENTURA) Una falsa partenza, una. truffa colossale... VENTURA - Chi? SALVATORE - Quello !!! ERMANNO - (esce). VENTURA - Papi... SALVATORE - (ride) Come siamo stati ridicoli per tanto tempo! Papi di chi? Ma basta, vieni

Via, vieni yia... VENTURA - Ma allora?... SALVATORE - Ora ti diremo... ERMANNO - (rientra) Ho detto a Giannina— CRISTOFORO - (scattando) Che cosa? Ma tu sci palio! ERMANNO - Lo spero. Ora GIANNINA verrà qui. Mi auguro che dal vostro colloquio

risulti che non c'è nulla di comune fra voi... CRISTOFORO - Ma va!

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ERMANNO - E se fosse... CRISTOFORO - Oh, se fosse, spero che... Ma si può sapere come ti 4 venuta in km» questa

pazzia?... ERMANNO - Ricordo tante cose... Ora capisco perché non là volevi vedere, non volevi il

nostro matrimonio... CRISTOFORO - Ma se non sapevo nemmeno come era fatta?... Mai vista... SALVATORE - Qui, credo che abbia ragione lui... Èra contrario semplicemente perché

temeva che tu poi l'avresti trascurato come fanno TUTTI i figli quando non hanno più bisogno dei genitori...

CRISTOFORO - Ecco... QucsU è la verità (A Ermanno) Ascolta tuo fratello... Cioè... Coso...

Coso ha ragione... VENTURA - Ma scusi, marchese... Allora sarebbe falso anche quello che ha detto a me

a proposito... si, dico, del suo passaggio a Brescia... ERMANNO - (ride aspro) Che cosa grottesca! Ma hai creduto a qualche cosa tu, di quel

lo che ri ha detto costui? Ma è tutta menzogna, tutta menzogna... Ha creato una rete di finzioni...

VENTURA -Con voi, non dico. Ma con me anche? Perche mi ha detto... delle cose (Si

commuove) delie cose che.... SALVATORE - Vieni via, vieni via... VENTURA - (uscendo) Mi riservo, marchese... Ci rivedremo. Oh, se ci rivedremo... ERMANNO - E adesso vediamo! (Esce. Suona il telefono). CRISTOFORO - Sei tu, Vigna? Pronto, SI. Bene, ma vedL, Tutto all'aria... Catastrofe, SI.

Sono stato costretto a confessare tutto, SI, SÌ. Perché? Ah, perché? Perché veramente non lo so nemmeno io... A un cer to punto, m'è venuto un impeto... Tutto all'aria... No, non sono pazzo. Non lo so... Ti dirò... Devo mettere ordine nella mìa testa... SÌ, questo «5, sono contento-Felice, anzi... Ceno, andrò anche in galera... Ma felice! (Va a sedersi alla sua poltrona voltando le spalle all'uscio dal quale entra lentamente Giannina.

GIANNINA si avvicina a CRISTOFORO),

GIANNINA - ERMANNO mi ha detto tutto... CRISTOFORO - (ha un momento di debolezza è tende una mano che subito ritira) Prego...

Un momento... Aspetti!... GIANNINA - Oh, si, ho tanto aspettato!...

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CRISTOFORO - (scattando) Oh, ma che cosa avete tutti! Qui si creano romanci, qui si fabbricano castelli in aria... Signorina Giannina, lei non dia retta a quello scemo del suo Sdamato. Gli è balenato in testa un sospetto assurdo, ecco tutto...

TELA GIANNINA - Oh... Così? M allori... Eppure alcune parole che io ricordo di mia madre. CRISTOFORO - Non voglio sapere niente... Basta cosi. Signorina, sarebbe molto facile per

me continuare con lei un giuoco che mi è familiarissimo. Molto probabilmente questa volta salverei oltre al pane quotidiano anche la liberti personale... Ma francamente sono stanco di tutte queste macchine... Basta, Domani ì mici ex-figlinoli mi denunceranno al giudice... Finirò come devo finire... Non si preoccupi di me„. Non avrebbe alcun interesse ad avere qualche rapporto con la mìa persona, lo sono sempre stato un rompicollo, un disordinato, un perduto...

GIANNINA - Mai che cosa importa?... 11 cuore di Una figlia non giudica... CRISTOFORO - Ma che pazzie, che assurdità, mi lasci stare... Se ne vada. Io non so

nemmeno ehi sia tei... Pensi a voler bene a Ermanno, a farlo felice e soprattutto a non perderlo... Perche' giovani come quello lì, cara signorina, se ne trovano pochi...

GIANNINA - Ma mi lasci parlare... (Piange). CRISTOFORO - No, se ne vada, Lei mi faccia il piacere di andarsene.... Se ne vada... E non

pianga, sa, perche' a me le donne che piangono mi fanno proprio ridere... Se ne vada, se ne vada, se ne vada... (Uscita

GIANNINA - si smonta di colpo. Va a staccare la busta attaccata «Ilo specchio, se la mette m tasca e si siede, affranta).

La scena come la precedente. Quando si alta la lek la camera da pranzò è immersa in una

semioscurità intima. Una sola lampadina appoggiata allo stipo del caminetto illumina la figura dì

Giannina, che legge un libra davanti al fuoco.

SOAVE - (che termina di sparecchiare la tavola) Posso andare a ietto, signora? GIANNINA - Hai preparato il vestito da viaggio di mio marito che domani parte? SOAVE - Si, signora. GIANNINA - Che cosa è accaduto oggi nell'appartamento del marchese? Ho udito del

rumore. SOAVE - La cameriera del marchese ha lascia to cadere un vassoio e ha rotto tutto.

Bisognerebbe cambiaria. È una sventata e serve assai male. Il signor marchese ha delle abitudini...

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GIANNINA - Ci penseremo... SOAVE - Se tei me lo permettesse, andrei qualche volta a dare un'occhiata io, che l'ho

servito per tanto tempo, GIANNINA - Guardatene bene. Tu sai che mio marito rtern ha piacere. SOAVE - Ma è li suo babbo. GIANNINA - SI, ma non bisogna forzare le cose. Non van d'accordo fra padre e figlio e

tu servì il figlio. Devi obbedire al figlio.

ATTO TERZO SOAVE - Si, signora marchesa. Dicevo... L'appartamento dei marchese è freddo... GIANNINA - Va bene. Provvederemo a farlo riscaldare. Ma non siamo ancora in ot-

tobre... SOAVE - Il marchese ha freddo. GIANNINA - Chi te lo ha detto? Sri stata di là, vero? SOAVE - Ma, .signora marchesa... GIANNINA - Tu sai che nessuno di noi deve oltrepassate quell'uscio. Il marchese è

provveduto dì tutto: ha servitù a sua disposizione e non ha certo bisogno di te. Vai a dormire...

SOAVE - Buona notte, signora marchesa. (Esce).

(Appena uscita Soave, Giannina si rimette a leggere. Dopo un istante si alza e in punta di piedi

facendo bene attenzione a che nessuno la veda, va in fondo alla scena, entra verso sinistra, rientra

subito dopo facendo cenno a qualcuno che Sta per entrare).

GIANNINA - (sottovoce) Piano... Non far rumore... CRISTOFORO - (entrando) Fuori tutti? Bene... GIANNINA - Sì, ma fai attenzione, che la cameriera si è appena ritirata. (CRISTOFORO

in punta dì piedi ostentando cautela va accanto al fuoco). CRISTOFORO - Cara la mia nuora Voglio provarmi dì scrivere un racconto inritoiato: La

nuora caritatevole... Un soggetto originale, GIANNINA - Scrivi invece: I! suocero goloso...

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CRISTOFORO - Perché goloso? GIANNINA - Perché vieni qui di nascosto a prendere il punch, che ti faccio io. CRISTOFORO - Bisogna avere indulgenza perle debolezze dei vecchi. GIANNINA - Bella scusa anche la vecchiaia... CRISTOFORO - Hai avuto gente a pranzo stasera, eh? GIANNINA - Sì. Sono venuti SALVATORE e VENTURA... CRISTOFORO - Bene. La società contìnua a funzionare, eh? GIANNINA - SI. E pare che vada anche bene. Domattina ERMANNO parte per un viaggio

d'affari molto importante- CRISTOFORO - Bene, Sono andati a teatro? GIANNINA - Sì. All'opera, Anzi, aspetta che sentiamo come va, perché non si sa mai...

(Telefona) Pronto? Teatro dell'opera? Per favore, a che punto e la rappresentazione? Incominciano il secondo atto? Bene, grazie. (Deponendo il ricevitore) Così siamo sicuri che non è stata rimandata all'ultimo momento.

CRISTOFORO - E tu perché non ci tei andata? GIANNINA - Non ne avevo voglia. Hanno insistito perché ci andassi, ma io... CRISTOFORO - Oh, tu sei una sposa poco preoccupante. Non esci mai di sera. GIANNINA - Preferisco restare in casa a leggere. CRISTOFORO - Brava. Cosi ci guadagno io che posso venire a farti un po' di compagnia di

nascosto... Sai, è insopportabile un appartamento da scapolo. GIANNINA - Eppure ci devi essere abituato. CRISTOFORO - Non ci ero più abituato. Un appartamento da scapolo è il paesaggio più

desolato che sia in natura. GIANNINA - Eh.... Se le cose fossero andate peggio? Io sono stata molto contenta della

soluzione, CRISTOFORO - SI, ma, vedi... Essere a un passo, a un muro da questa casa e non potere

entrare, credi... è la tortura peggiore... Sento le vostre voci, le vostre risate... il tintinnare dei bicchieri...

GIANNINA - (in ascolto) Taci... No, niente. Mi pareva dì sentire qualcuno per le scale. CRISTOFORO - L'altra sera, mettendo l'orecchio alla parete, ho sentito che discutevate

intorno alla mia persona...

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GIANNINA - Si? Oh, sciocchezze... CRISTOFORO - Ho sentito che tu mi difendevi... Non devi farlo, non devi. Anche se senti

che quei due dicono male dì me, tu fingi di non udire. Lo so, tu non sei tanto severa verso di me e ti rendi conto del mio sentimento. Non dico del mio pentimento perche' non so che cosa dire, ma io non riesco a pentirmi. Ma se tu insisti a difendermi e a rimproverarti del modo come mi trattano, da rodino domestico, è peggio... è inutile, e anche pericoloso. Sai che

ERMANNO - è sospettoso. Chi sa che cosa potrebbe credere... GIANNINA - Oh, creda quel che vuole. Certe cose non le ho mai potute sopportare... CRISTOFORO - Potresti farlo un pò abbondante quel grog? GIANNINA - Eh dìcol La nuora è caritatevole, m» non permette gli eccessi. CRISTOFORO - Non è per me. Sai, alla disperata, invito qualche volta il mio vecchio VIGNA - Credo che lo bcrrebbe volentieri. É freddo, stasera. GIANNINA - Bel mobile quel Vigna. CRISTOFORO - SI, è ari vecchio ribaldo, ma dì la svolta. GIANNINA - Come, la svolta? CRISTOFORO - TUTTI coloro che passano la vita spensieratamente a un certo punto danno

la svolta. Da quel momento non trovano più nulla di divertente. E allora sono cinque, dieci, venti anni di torture che nessuno può conoscere né consolare... Credimi. Rimorsi, disperazioni, ribellioni. Tutte le preoccupazioni vengono addosso ìn una volta... Brutto momento, che genera spesso il crimine o l'atto disperato. Se fossi nel governo terrei d'occhio gli spensierati, per cacciarli dentro per motivi di igiene pubblica appena arrivano alla svolta.

GIANNINA - Dunque VIGNA incomincia a diventare pericoloso. CRISTOFORO - Uri poco. Già è diventato brontolone. Niente gli va a verso. Secondo lui non

funziona bene nemmeno il calendario e l'altra sera ha trovato una mezza lite eoo un bigliettaio del tram perché aveva un sistema di staccare il biglietto che non corrispondeva alle vedute di Vi-gna circa la tecnica di quel mestiere. Va d'accordo solo eoo me. Mi invidia velenosamente, ma bonariamente. Non si spiega come mai io na andato a finir bene.

GIANNINA - Forse c'è stato qualcuno che ha pregato per te. CRISTOFORO - Forse. GIANNINA - Chiamalo, allora. CRISTOFORO - SJ, vuoi? Davvero?

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GIANNINA - Ma rune le volte è qu«ta storia... (CRISTOFORO esce e rientra subito dopo

con Vicna. Si odono in quest'attimo di silenzio dei siiSi di Millo fuori). VIGNA - Buona sera, marchesa... CRISTOFORO - Eh, «h. GIANNINA - Buooa aera. VIGNA - Dite a mio suocero che è inutile che faccia la coro-media tuta le volte che

vuole farvi invi. tare a prendere il grog. CRISTOFORO - Commedia? Dico, se non haipiacere. Dato che si tratta di un canchero...

. . VIGNA - (sedendosi «eco/ito al fuoco) Oh, un po' di fuoco per un povero cane. GIANNINA - Fa freddo stasera? VIGNA - - Freddo non unto, ma il vento batte bone. Sentite? É una maledizione tro-

varsi per U strada con questo vento. E poi dicono che àsino in settembre. Buffoni!

GIANNINA - Ci uà gna disordine nella natura, veto? VIGNA - . Nella natura? Siamo noi che andiamo a contrattempo. I vecchi calendari

hanno ammucchiato un tale sacco di errori che et troveremo un bel giorno a credere in buona fede di essere in agosto e ci meravigiicremo che cada la neve. Saremo in dicembre senza che nessuno lo sospetti.

CRISTOFORO - Si su bene qui, non è vero? VIGNA - Altro che! Benone! GIANNINA - (ironica) Peccato che non si possa giuocare! CRISTOFORO - (ipoeriu) Giuocare? Ah, io no... Per conto mio... GIANNINA - Bravo. Ho piacere che ti abbia fatto bene l'educazione morale di Ermanno.

E la ginnastica la fai ancora? CRISTOFORO - Qualche cosina... Ma, visto che non debbo andare alle olimpiadi, preferisco

fare due chiacchiere con Vigna... VIGNA - - Chiacchiere spirituali... No, non vorrei che credesse a partite di éearré... GIANNINA - Anche voi non amate più il giuoco? VIGNA - Lo amo, ma come un'amante infida. GIANNINA - Avete perduto molto?

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VIGNA - Peggio. Ho vinto. GIANNINA - E allora? VIGNA - - Ma io non ci capisco niente. La contabilita dell'entrata e della uscita di un

giuocatorc deve essere un mistero... Perché più si perde e più sì ptrde... E più si vince e più si perde... E una stranezza che ho studiato per venticinque anni...

GIANNINA - E avete rinunciato al vostro studio? VIGNA - SI. Per mancanza di mezzi... CRISTOFORO - È doloroso dovere interrompere una ricerca dopo tanto lavoro... VIGNA - Dovrebbero creare delle borse di studio. Perché alla fine la vita che abbiamo

fatto noi per tanti anni non l'ha fatta nemmeno il più solerte impiegato, il professionista più laborioso... Signora... Dicci, dodici ore, anche quindici ore di servizio al giorno...

CRISTOFORO - E con delle emossiooi che non sono paragonabili che a quelle dei marinai

nei giorni di tempesta. VIGNA - E c'è forse qualcuno che ti dica, grazie? Eccoci qui... CRISTOFORO - Già... Eccoci qui... VIGNA - Tu puoi tacere. CRISTOFORO - Già... Ma io ho avuto qualche misteriosa protezione. VIGNA - (Pausa) Buono, questo grog. Ce ne sarebbe un'altra lacrima owerossia

goccia? Distilliamo da quel recipiente... CRISTOFORO - Senti? Si sveglia la bestia... Sento dallo stile. Coriandoli e stelle filanti.

Allegri I (Bevono). VIGNA - Oh... È delizioso... Hai visto il fuoco com'è curioso? CRISTOFORO - Bello eh? Incanta... Le fiamme sono sempre diverse. Un miracolo di tra-

sformismo,' di improvvisazione, di inspirazione... Di', sei buono a fare i cerchietti sulla cenere con le molle?

VIGNA - (interessatissimo) Come? CRISTOFORO - Così... Guarda... Piano... Ah... Ecco, prova. GIANNINA - (sì allontana asciugandosi una rapida lacrima). CRISTOFORO - Ma noi Hai guastato tutto.

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VIGNA - Ma quello i un giuoco dì pazienza. Prova a dare un colpo al tizzone. Prova. CRISTOFORO - (ridendo) Bello! Fuochi artificiali! Giannina, hai visto? Fuochi artificiali...

Dove sei andata? GIANNINA - Sono qui, Mi dà noia il fuoco. CRISTOFORO - È vero. Anch'io sento che gli occhi mi bruciano... (A Vigna) Ma stai

lontano, tu. Mi soffi in faccia l'essenza di quello che hai bevuto in questi ultimi quìndici anni... Se ti avvicini alla fiamma saltiamo

TUTTI - in aria! Cosa c'è? T'addormenti? VIGNA - Io? Nemmeno per sogno. Chiudo gli occhi e ho l'impressione di spampa-

narmi come un rosolaccio, quando piove. CRISTOFORO - Oh, bella questa! Hai sentito, Giannina? Non su nemmeno che cosa siano i

rosolacci! Giuro che non hai mai visto un rosolaccio... VIGNA - Anche nella natura non c'erano un tempo... Poi nacquero... CRISTOFORO - Ti disturba, Giannina, costui? Vuoi che lo cacci via? GIANNINA - Ma no, perché? CRISTOFORO - Vedo che ti sei appartata... Perché non stai qui, vicino a... vicino a noi?... GIANNINA - Vi lascio fare le vostre scoperte in, pace. Avete «coperto il fuoco, le

fiamme, i rosolacci... CRISTOFORO - Peccato che siamo vecchi, no? Perché io mi sentirei capace, oramai, di

arrivare anche alla «coperta del mondo! GIANNINA - Non lo conosci? Hai viaggiato tanto... CRISTOFORO - Sì, ma si vede che il mondo si scopre con uri altro sistema di navigazione— VIGNA - Uh... Entriamo nel difficile... Un altro atomo, prego, un altro atomo sia pure

indivisibile dì quel prezioso benefico liquore... GIANNINA - Ma se vi fa male? VIGNA - Niente paura. A me nulla può fai male, per Ja semplicissima ragione che

nulla mi fa bene... Grazie... (Giannina versa altro grog a Vigna). GIANNINA - Se vi lascio soli un momento, mi lascerete spegnere il fuoco? CRISTOFORO - Dove vai? GIANNINA - I miei doveri di massaia mi impongono di pensare che esiste anche il do-

mani...

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CRISTOFORO - Già, i vero. C'è il domani... VIGNA - Un'altra scoperta!... Domani... Puah... GIANNINA - Un momento solo... (Bice), VIGNA - (stendendoti) Senti. Che ne diresti se cantassimo in coro sottovoce « Vieni

vieni morettina »? CRISTOFORO - Ma fammi il piacere di star quietò! Non sei mica in casa tua sai? Ci vuole

un pezzente delta tua specie per credere che si possa intonare qui una canzone da caserma...

VIGNA - Povero merlol lo ti ho detto di «tatare uni canzone così proprio per sentirti

rispondere come hai risposto. L'avrei giù-rato. Ti sei messo a parlare come un padre guardiano. Mi fai pena. E poi fai ridere con la tua convinzione di essere un grande artista. Credi che non si capisca che-è tua figlia?,

CRISTOFORO - No, non si capisce. Guarda, prima di tutto l'ho trattata in un modo... E poi,

dico, lo sai che tuta le ho mai dato un bacio nemmeno sulla fronte?... Sono gelido, ti assicuro...

VIGNA - Ma appena puoi vieni a coccolarti... Mi pare che appena puoi... CRISTOFORO - Allora sei suo padre anche tu... VIGNA - Ma dove devo andare, me lo dici? Io vado dove vai tu. CRISTOFORO - Fammi il piacere... Certe cose non te le deve sentire nemmeno l'aria... VIGNA - E seguiterai un pezzo a fare questa vita da recluso domestico in quell'appar-

tamentino che pare una garsonniere senza avventure e a contentarti di questa chiacchierata clandestina?

CRISTOFORO - Caro mio... Ma mi dici dove vuoi arrivare? VIGNA - Voglio arrivare ad essere invitato tutte le sere a cena da te tranquillamente...

Perdio, mi devo contentare di un po' di grog di quando in quando. Mai un cappone, mai un cefalo, mai il

SOAVE - profumo dei tartufi sulle costolette... CRISTOFORO - , Ah, quanto a questo, levatelo dalla testa, lo qui, non sarò mai più in casa

mia. VIGNA - E invece questa è casa' tua. L'hai fabbricata tu. È tua. Sto per dire che è mia,

guarda. E fremo all'ingiustizia! Ma animo, un poco d'energia. Oramai ERMANNO - l'ha sposata e il pericolo di mandare all'aria questo matrimonio non c'è più.

Vedrai che, se si è rassegnato a restare tuo figlio,, si rassegnerà ad essere anche tuo genero.

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CRISTOFORO - Ma se mi tratta cosi comE’ padre, figurati che cosa mi fa se divento suo suocero...

VIGNA - Un padre finto fa meno paura di un suocero vero. CRISTOFORO - Insomma... La verità no, no, no... VIGNA - Ma perché? CRISTOFORO - Perché non ho nessuna ragione per rinnegare i miei figli. Toccava a loro sei

mesi fa di rinnegarmi, se volevano. Hanno avuto pietà di me... VIGNA - Bella pietà... Hanno voluto evitare lo scandalo. A maggior ragione io dico

the hai in pugno la situazione. Tu sci il patriarca più potente che si sia mai Visto. Fatti crescere la barba.

CRISTOFORO - No, no e no... Lasciami stare. Va bene così... VIGNA - Se fossi in te, io... Adesso? Li farci girare TUTTI su un quattrino... Be',

come vuoi. Però io credo che lei, almeno, lei, lo sospetti... CRISTOFORO - Nemmeno per sogno. Ti dico che sono 'gelido...' Neanche una carezza,

nemmeno un bacio... VIGNA - E dalli. Tu insisti su dei particolari da dilettante... Il fatto è che quel giorno,

almeno a quanto mì hai dettò. Ermanno espresse chiaramente i suoi sospetti.... E il sospetto, una volta entrato, esce dìfrfctmente dalia testa di una donna...

CRISTOFORO - No, no... Non è possibile... Le ho anche dimostrato che venticinque acini fa

andai in Germania e ci rimasi non so quanti anni... VIGNA - Sei uri pazzo imbroglione. Io devo ancora capire perché hai confessato ai

figli se poi non volevi... CRISTOFORO - Ma vuoi tacere? Ho confessato perché non ne potevo più... É stato un

momento cosi... Capirai... Con quel colpo... Ho perduto l'equilibrio... Ecco tut-. to... E poi corrie avrei potuto continuare... sotto i suoi occhi...

VIGNA - Dal momento che non & tua figlia... CRISTOFORO - Ma i suoi occhi... I suoi occhi-Sai che «ej cretino? VIGNA - Si? La cosa ha un mediocre interesse... Però adesso che sci un galantuomo,

ì tuoi occhi... CRISTOFORO - Chi te l'ha detto che sono un galantuomo?... VIGNA - A me fai quest'effetto, un po' triste...

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CRISTOFORO - Niente affatto, Galantuomini non sì diventa... agli occhi di coloro che ci amano. Perché... Non so dire perché... Forse perché coloro che ci amano ci perdonano, ecco... Non lo so... Ma la verità no, no... Ma non vedi come è beila, pura, gentile?... E io?..'. Io?... Eccomi qua...

VIGNA - Meglio qui che in galera... CRISTOFORO - Chi lo sa?... In galera forse avrei avuto la disperazione che ci vuole per

buttare TUTTI - i miei stracci all'aria e mostrarmi come sono... a lei e a tutti... Ma poi i

inutile parlare con te... Guarda... Ora s'è spento il fuoco... Bella figura che facciamo... Aiutami a riattizzarlo... Soffia... (Si mettono carponi davanti al fuoco) Soffia! Piano, accidenti, mi getti la cenere negli occhi, Soffia!... (Si mettono TUTTI e dm a taf fare).

GIANNINA - (enim ridendo) Ah, ah... Sembrate due selvaggi delia Papuasia. CRISTOFORO - Ho paura che lo siamo, un poco... VIGNA - S'era sperato GIANNINA - Lasciate fare me... (Riaffitta il fuoco che risplende di nuovo con

soddisfazione di tutti). TUTTI - (al vedere che la fiamma risplendé) Oh... GIANNINA - E adesso «arartene che incominciate a rassegnarvi all'idea di andarvene... CRISTOFORO - Come? Col presi»? Ma scommetto che il secondo atto non è ancora finito.

C'è tempo. Tu, animale, telefona al teatro dell'opera e domanda a che punto siamo,

VIGNA - Che opera è? (Ma non fi tampone). CRISTOFORO - Be', lo faccio io. (Sì muove per andare al telefono ma i arrestato da un cenno,

di Giannina), GIANNINA - (andando alla finestra) Zitti... Ma come? Possibile? Son qui di nuovo

TUTTI e tre... CRISTOFORO - Vieni via, vieni via... VIGNA - (si alea a malincuore) E. andiamo pure... GIANNINA - No, non arrivate in tempo. Li incontrereste per le scale... Andate m cucina... CRISTOFORO - - Ma, Giannina, dalla cucina non potremo muoverei fino a domani. GIANNINA - Ma se ne andranno, no? Verri io a liberarvi al momento opportuno. CRISTOFORO - Oh, come mi dispiace... Giannina...

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GIANNINA - Niente, niente... Dopo tutto-Ma non perdete tempo- Chiudetevi in cucina— VIGNA - Signóra... Qualunque cosa accada, io sono a sua disposizione. Ella può con-

tare su dì me... (Ree trascinato da CRISTOFORO), GIANNINA - (rimessa in ordine la stanza si rimette a sedere accanto al fuoco), ERMANNO - (entrando) Sei ancora alzata? Ma non volevi andare a letto presto? Berte,

meglio cosi., (All'interno) Avanti, avanti... (Accende le lai»pade) Entrate. (ventura e SALVATORE entrano) Qui sì sta meglio. Che scrutacela con questo vento

VENTURA - Ci scuserà la signora, non è vero? GIANNINA - Un piacere anni... L'opera non. vi divertiva? SALVATORE - Non ci .siamo andati. EnHttfxo - Siamo stati sedotti, strada facendo, da un cinematografo. VENTURA - Anzi da un titolo. GIANNINA - Che titolo era? ttMANxo - « Un pò" di fuoco per un povero cane». GIANNINA - Strano, EnuAfsjo» - Ma che scemenza! Quando gli americani ci si mettono a mettere insieme delle banalità,

non lì batte nessuno. Volete bere qualche cosa? Penso io... (Va a prendere bottiglie e bicchieri).

GIANNINA - Insomma, avete dovuto lasciare il campo. SALVATORE - Per fona. Come si fa a sopportare la «olita storia del padre che ritrova la

figlia perduta, dopo venticinque anni ? VENTURA - SÌ... Il vecchio disperato che ritrova la figlia principessa. SALVATORE - Bella fantasia I VENTURA - Però era commovente qua e là... Ma ERMANNO ha voluto uscire a TUTTI

i costi. ERMANNO - Ma si... Non sono temi che mi divertano. VENTURA - Perché? Che c'entra il tema?

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ERMANNO - Dovrei dirlo propria a te che sei stato quasi mio fratello? VENTURA - Ma questo non ha a che vedere... Cioè si... a che vedere... TV, non si pensa

mai a se stesso quando si va al cinematografo. Ma è diverso il nostro caso, cioè il vostro caso... Be'... insomma oso portiamone più.

SALVATORE - Brava Consolari die l'hai «campata bella e basta. VENTURA - Pachi poi? ERMANNO - Perché tu almeno potrai dire dì avere avuto un nome solo, che noi... VENTURA - Non ha alcuna importanza... ERMANNO - Non ne ha? Moltissima invece. Il nome significa qualche cosa. Dai modo

come ce lo appioppano a noi altri, pare non debba essere che una segnalazione, un numero. Ma poi, bastano due settimane di vita perché diventi qualche cosa... Lo credi che al pensiero dì non poter piò chiamarmi Falchi come una volta mi viene la malinconia?

SALVATORE - E io penso al povero Bastclli che ero, come a un caro scomparso. VENTURA - Ah, cosi la intendete? Io no. Io vi confesso che sono ancora qui a moder-taì

le dita. Non ero mai stato cosi disgraziato. Bastava che il marchese aspettasse cinque minuti a fare quel voltafaccia perché anch'io fossi dei vostri.

ERMANNO - Non hai che chiederlo... Per me, sarei felicissimo. SALVATORE - Anch'io... Più si è, meglio è. VENTURA - Eh, chi lo sa? E forse per quanto mi riguarda la cosa non sarebbe tanto

assurda, perché mi disse delle cose... (Commovendosi) delle cose... ERMANNO - Su, su, coraggio. Bevi. SALVATORE - . Guarda un po'... come si è diversi a questo mondo! lo darei qualche cosa

per non avere mai incontrato quel... ERMANNO - Anch'io. (Guarda Giannina). GIANNINA - Oh, Ermanno, bastai Sapete che questi discorsi mi dispiacciono. ERMANNO - E perché? Dopo tutto siamo qui in famiglia. Non è mica nostra colpa se

siamo stati gabbati. E poi ridere delle nostre manchevolezze è un po' liberarsi dal ridicolo almeno per noi stessi.

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GIANNINA - Ma non c'è cariti. Basta! ERMANNO - Ma che hai? Sei molto nervosa... GIANNINA - Ma si. Intanto dimenticate che tutto ciò che è accaduto non è stato pre>

diamente la vostra rovina. ERMANNO - Grazie a VENTURA... Se non c'era questo uomo, questo cuore d'oro... VENTURA - (commosso) Net, Ermanno, non mi dire niente... GIANNINA - Ma non avreste mai incontrato VENTURA se non ci fosse stato quel caso.

E poi non avete carità nemmeno per voi stessi. Se tanto vi pesa portare il nome di quell'uomo, perché non avete rinunciato a tutto coraggioiamrme?

ERMANNO - Ma. caia, che hai? Noto che quando si parb di queste cose tu insorgi a

difendere quell'uomo... GIANNINA - io ora difendo quell'uomo... lo difendo meri. Anche voi. ERMANNO - Le iole parole vivaci che abbiamo avuto io questi sei mesi dì matrimonio

«ooo sempre nate da questo solo argomento... GIANNINA - iE allora si potrebbe anche evi-larlu» ttof VENTURA - Via, via, non vi bisticciate. La signora Giannina ha ragione, SALVATORE - Ma bisogna che pensi che siamo stati nani molto offesi da quel signore...

Anche tu. VENTURA... VENTURA - Oh, io... Lasciamo andare. E’ una cosa atta quale bisognerà arrivare in

fondo... SALVATORE - Ma un poco ancora e quello diventava padre di tutto l'universo... GIANNINA - Ma si, ora si, avete ragione da vendere. Ma non dovete abusarne, ecco

quello che dico io. Un uomo rovinato, senza risorse, vecchio, solo, può fare cose anche peggiori di quella di adottare dei figli al solo scopo di farsi mantenere... Non esageriamo.

SALVATORE - Le donne giudicano col cuore. GIANNINA - E voi con che cosa giudicate? Colla testa, credete? Ma nemmeno per sogno!

Se fosse per il vostro modo di pensare a quest'ora avreste la soddisfazione di chiamarvi ancora come prima e di capere che quel vecchio sta in prigione a scontar la sua pena e

TUTTI - allegri... Che allegria! ERMANNO - Come sarebbe a dire? Spiegati, Giannina, tu fai discorsi che sunno sempre

sul filo del rasoio... Riesci a non offenderci, ma manca un velo...

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GIANNINA - Ma no, Ermanno... La verità diciamola... Affrontiamo in famìglia le nostre manchevolezze, come dici tu. Ma che voi vi sentiate irritati soltanto d'essere stati presi nella trappola del vostro interesse, è certo. Avete voluto evitare lo scandalo. Avete fatto benissimo. Avete temuto il ridicolo. Benissimo. Avete considerato anche la possibilità che i Vostri affari potessero riceverne un grave colpo. Tutto giusto, tutto giusto. Ma ir fatto è che avete dovuto subire il nome che avete e limitarvi a condannare il marchese agli arresti in casa per salvare le apparenze con la gente. Ma allora, non fate le cose a metà e se dovete subire subite del tutto, con un poco di cuore, e perdonate. E’ il solo modo che vi resta per risolvere dignitosamente la questione. È il solo modo di ridare al vostro nome quella dignità che avete il cattivo, il pessimo gusto di calpestare in famiglia. Per conto mio vi dichiaro che sono orgogliosa di portare il nome dei Lucerà. Perché, comunque, t il nome del mio legìttimo marito... E avrò dei figli, spero, per i quali, comunque, avrà un significato, (Collera e commozione coloriscono queste ultime ferole che cadono nel silenzio di una lunga pausa).

ERMANNO - Giannina, scusami. Hai ragione. Meglio pensare all'avvenire... e dimenti-

care tutto ciò che di falso, di bugiardo, di fittizio ha pervaso la nostra vita da tutte le parti... SI, potremo anche perdonare... Vero?

VENTURA - Ma sicuro... Oramai... SALVATORE - Soltanto, dimmi tu come potremo vedercelo intorno ogni momento. Perché

perdonare vuol dire riaprirgli le braccia, la casa. ERMANNO - Devi pensare che dovrai subirlo tu, soprattutto, che stai sempre in casa. Ti

sentiresti di avere continuamente a che fare con un uomo che... non sai nemmeno chi sia alla fine?...

SALVATORE - Già... È questo. Quest'uomo chi è? GIANNINA - È un uomo che avrebbe potuto continuare ad ingannarvi e non l'ha fatto. VENTURA - Ma, è questo che non ho mai capito! GIANNINA - Oh, si capisce benissimo. Perché in mezzo a TUTTI i suoi pasticci evidente-

mente ha trovato qualche cosa di vero che gli ha impedito di andare avanti... ERMANNO - Che cosa, per esempio? GIANNINA - Ma, non so. Un sentimento... Un istinto... È la famiglia stessa, forse, che ha

lavorato nel suo cuore... ERMANNO - Bella famigliai GIANNINA - Oh, Ermanno, non dirlo. La sentite così profondamente che voi tre non

sapete più separarvi non ostante conosciate il segreto del trucco. È un istinto che non si sopprime. Voi desideravate una famiglia, non l'avevate, l'avete trovata e vi ci siete attaccati. Vogliate o no, quell'uomo, coll'inganno e, diciamolo pure, anche l'amore, una famiglia l'ha costituita, e una volta e

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comunque costituita, la famìglia non si sopprime più. Diventa una fatalità, che pensa da sé a giustificarsi e purificarsi. (Pausa) Ma adesso basta, sono stanca. (4 Ermanno) E tu ricordati che devi partire domattina.

VENTURA - (alzandoti) Signora Giannina... Devo dirle che sono del suo parere.

Perfettamente del suo parere. Io non avrei saputo dire queste cose che confusamente sentiva... Ma esattamente è cóme dice tei. Noi tre, noi quattro se permette... Siamo un poto come fratelli ili latte... Scusi la bazzecola...

SALVATORE - Una fantasia di più... VENTURA - Questa sera vada a letto più leggero e (commosso) più contento... Buona

notte... (Ride). SALVATORE -A domani, Giannina. GIANNINA - Buona notte (ERMANNO che rimano solo in scena con lei) E noi andiamo

a dormire…. ERMANNO - Giannina... Sei un grande avvocato... GIANNINA - Non ricomincerai col dire che ho di leso ancora tuo padre... ERMANNO - Mio padre... Be'... No, non dico questo... Dico che sei un grande avvocato.

Le. osservazioni che hai fatto sono giuste. Tutto è giusto... Ma io dico che, per pensarle, ci voleva...

GIANNINA - Una donna. ERMANNO - Ecco... Giannina... No... E presto ancora per andare a dormire. Li ho lasciati

anelare perché volevo restare solo con te... Voglio dirti una cosa... Non vo-glio più che discutiamo su questo argomento. In fondo, ini hai persuaso... Ora vado a chiamare di qua il marchese... voglio dire papà... (Cari iforso) papà... e chiuderemo questa parentesi triste e ridicola... Hai ragione tu... Avremo dei figli... aspetta...

GIANNINA - (turbata) Ora? No, non ora... Lascia andare, Ermanno... Ti prego. Sono

molto nervósa... ERMANNO - Itene, ti «limerai... Che c'entra? Alla fine non è che tuo suocero, non è

vero?... E allora... GIANNINA - (trattenendolo ancora) . 'No, no. te ne prego.- Ora sarà a letto... ERMANNO - A letto? (Rìde) Impossibile, Ha profittato della situazione meglio che ha

potuto. So tutto, io. So anche che riceve TUTTI - « giorni Vigna... GIANNINA - Che male fa, se riceve Vigna?...

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ERMANNO - Prego, prego... Vedi come sei vivace?... Io non lo accusavo... Anzi... Dopo tutto... Be', aspetta...

GIANNINA - Senti, Ermanno... Devo dirti una cosa... ERMANNO - No, non dirmi nulla... Vedrai che ho capito... (Esce in fretta). GIANNINA - Dio mio... Come fate adesso? (Guarda verso la emina, fa per eoirem verso

quella dirttsiont ma II minore della pernii che si apre in fa rtuocedefe e atten-dere),

ERMANNO - (rientrando) Ecco. Ora viene subito... GIANNINA - Chi? ERMANNO - Chi? Ma che hai? Sono andato a chiamare papà. Ha detto che viene subito.

Non sono entrato nella sua camera, perche ho avuto l'impressione che ci fosse qualcuno. Scommetto che era VIGNA Me l'ero immaginato...

GIANNINA - E... ha detto che viene? ERMANNO - Sì. Perché non dovrebbe? Eccolo qua... CRISTOFORO - (entra infatti guardinga) Buona sera. Volete me? ERMANNO - Sì, fammi il favore, entra... (GtisroFOao entra,. Fa l'occhietto a suo figlia). CRISTOFORO - Devo chiudere la porta?... ERMANNO - Si, dobbiamo parlare... Ci penso io... Entra... (ERMANNO si allontana un

momento per chiudere la porta. CRISTOFORO ha il tempu per informare sua figlia).

CRISTOFORO - Siamo scappati per la conduttura dell'acqua piovana... Se ne sono accorti? ERMANNO - Papi... Ascoltami, Non ti mcra-vìjr|iar« se ti chiamo papà. Posso farlo per-

ché c'è un sewimento nel mio cuore che me lo consente stra.,i che in questa parola ci sia frode, né da parte tua, né da parte mia... E in fondo sono i sentimenti i soli che contano... Ecco, volevo dirti che noi dimentichiamo, tutto quello die è stato è stato... Tu ritornerai a far parte della nostra famiglia...

CRISTOFORO - Davvero? Potete dunque dimenticare quello che Ito fatto... Anche

Salvatore, anche VENTURA?... ERMANNO - Fortunatamente ci sono stati dei miracoli per i quali ogni male «s'è risolto

in un bene... fi un caso raro... CRISTOFORO - Qualchcdun» ha pregato davvero... ERMANNO - E adesso abbracciami.

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CRISTOFORO - (con entusiasmo) Oh... (Si abbracciano) Grazie... È un gran bene che mi fai...

ERMANNO - E adesso ti prego di abbracciare anche tua nuora... CRISTOFORO - Oh... non posso esigere tanto... No... No... Sarò contento, Giannina, se mi

permetterai, di baciarti una mano... Sci stata buona con me— GIANNINA - Ecco la mano... (Olì tende la numi)), ERMANNO - No., No... Non facciamo cerimonie da salotto... Qui siamo nella nostra

casa... Una pace fra noi non si conclude senza un abbraccio... CRISTOFORO - Ma... GIANNINA - Ti faccio paura?... CRISTOFORO - No... Mi è venuto in mente che devo telefonare all'ospedale... ERMANNO - Perché? CutóToKmo C'è di li VIGNA che s'è fatto male... E’ caduto da tre

metri. Sai, facevamo della ginnastica... Io sono allenato grazie a Salvatore... Ma lui...

ERMANNO - Faccio, faccio io... (Va al telefono: mentre calta le spalle per telefonare dire)

Suocero... Fate il vostro dovere... (CRISTOFORO e GIANNINA si gettano l'uno nelle braccia dell'altra senza parole. L'abbraccio dura lungamente),

TELA

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