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30 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 9 APRILE 2017 I greci nell’esercito di terracotta di MAURIZIO SCARPARI Nuovi studi sugli scambi lungo la Via della Seta : i cinesi impararono la scultura dagli europei Sguardi Geografie U no dei temi più interessanti e avvincenti per lo storico dell’antichità è rappresentato dalle in- fluenze culturali rilevabili lungo le rotte caro- vaniere o marittime che collegavano il conti- nente cinese al Mediterraneo. I tragitti traccia- ti lungo le numerose «vie della seta» raramente venivano percorsi da un estremo all’altro. La destinazione delle ca- rovane era per lo più rappresentata da postazioni inter- medie, senza che vi fosse una consapevolezza delle mol- teplici connessioni possibili: scelta la direzione da pren- dere, poche erano le conoscenze sulle mete più lontane, tanto per chi si muoveva da Occidente quanto per chi proveniva da Oriente. Lukas Nickel, professore all’Università di Vienna, ipo- tizza che l’arte ellenistica abbia avuto un’influenza deter- minante sulla statuaria cinese nella seconda metà del III secolo a.C.. La sua teoria contraddice dati che sembrava- no definitivamente acquisiti, situando i primi rapporti diretti tra europei e cinesi in un periodo precedente al viaggio verso Occidente di Zhang Qian (139 a.C.), che se- condo la tradizione ha «inaugurato» la Via della Seta, e all’ambasceria romana inviata da Marco Aurelio alla cor- te cinese (166 d.C.). La proposta di Nickel s’inserisce in un processo di revisione più ampio, che sta modificando le conoscenze di uno dei periodi cruciali della civiltà ci- nese: la nascita del primo impero. Viene nuovamente messa in discussione una delle figure più controverse, quella del Primo Imperatore dei Qin, artefice dell’unifi- cazione imperiale (221 a.C.), descritto dalla storiografia cinese come un despota sanguinario. Le recenti scoperte archeologiche e le nuove fonti epigrafiche di cui dispo- niamo ne danno un’immagine molto diversa da quella tramandata. Nickel affronta uno dei misteri della storia dell’arte ci- nese: nella tradizione artistica pre-imperiale la scultura ha avuto un ruolo del tutto marginale e, fatta eccezione per un unico ritrovamento (Sanxingdui, nel Sichuan, XII- XI sec. a.C.), non ha mai prodotto statue di grandezza na- turale; com’è possibile dunque che, a Xi’an, per il mauso- leo del Primo Imperatore siano stati realizzati oltre 8 mi- la guerrieri di terracotta di grandi dimensioni, ognuno caratterizzato da lineamenti diversi? Nella biografia del Primo Imperatore lo storico Sima Qian (c. 145-86 a.C.) parla di 12 statue di bronzo presenti nel palazzo imperiale, ottenute fondendo le armi dei ne- mici. Di esse non è rimasta traccia, essendo state trasfor- mate in monete tra il II e il IV secolo, ma fonti poco più tarde parlano di 12 statue in bronzo, raffiguranti uomini giganteschi, alti anche più di undici metri, in abiti «bar- bari» (cioè «occidentali») apparse a Lintao, una città nel- l’odierno Gansu, ai confini occidentali della Cina, che nell’immaginario dell’epoca poteva rappresentare gene- ricamente l’Occidente. Da dove avrebbero tratto ispirazione gli artisti incari- Le immagini Straniero dal volto velato (Cina settentrionale, dinastia Tang, 618-907, terracotta, ingobbio, pigmenti; Torino, Mao, esposta nella mostra Dall’antica alla nuova Via della Seta); due «ginnasti» non in mostra, conservati a Xi’an (Cina) nel Museo del Primo Imperatore Qin Shi Huangdi (260-210 a.C.); Cammello accosciato con cammelliere (Cina, dinastia Wei Settentrionale, 386- 534, terracotta con tracce di pittura; Parigi, Museo Cernuschi, in mostra)

I greci nell’esercito di terracotta - Maurizio Scarpari · la dei soldati, anch’esse a ... to tra il I e il II secolo della nostra era (vedi Tracy Prowse). Erano schiavi, mercanti,

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30 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 9 APRILE 2017

I greci nell’esercito di terracottadi MAURIZIO SCARPARI

Nuovi studi sugli scambi lungo la Via della Seta:i cinesi impararono la scultura dagli europei

Sguardi Geografie

Uno dei temi più interessanti e avvincenti per lostorico dell’antichità è rappresentato dalle in-fluenze culturali rilevabili lungo le rotte caro-vaniere o marittime che collegavano il conti-nente cinese al Mediterraneo. I tragitti traccia-

ti lungo le numerose «vie della seta» raramente venivanopercorsi da un estremo all’altro. La destinazione delle ca-rovane era per lo più rappresentata da postazioni inter-medie, senza che vi fosse una consapevolezza delle mol-teplici connessioni possibili: scelta la direzione da pren-dere, poche erano le conoscenze sulle mete più lontane,tanto per chi si muoveva da Occidente quanto per chi proveniva da Oriente.

Lukas Nickel, professore all’Università di Vienna, ipo-tizza che l’arte ellenistica abbia avuto un’influenza deter-minante sulla statuaria cinese nella seconda metà del IIIsecolo a.C.. La sua teoria contraddice dati che sembrava-no definitivamente acquisiti, situando i primi rapporti

diretti tra europei e cinesi in un periodo precedente alviaggio verso Occidente di Zhang Qian (139 a.C.), che se-condo la tradizione ha «inaugurato» la Via della Seta, eall’ambasceria romana inviata da Marco Aurelio alla cor-te cinese (166 d.C.). La proposta di Nickel s’inserisce inun processo di revisione più ampio, che sta modificandole conoscenze di uno dei periodi cruciali della civiltà ci-nese: la nascita del primo impero. Viene nuovamentemessa in discussione una delle figure più controverse, quella del Primo Imperatore dei Qin, artefice dell’unifi-cazione imperiale (221 a.C.), descritto dalla storiografiacinese come un despota sanguinario. Le recenti scopertearcheologiche e le nuove fonti epigrafiche di cui dispo-niamo ne danno un’immagine molto diversa da quellatramandata.

Nickel affronta uno dei misteri della storia dell’arte ci-nese: nella tradizione artistica pre-imperiale la sculturaha avuto un ruolo del tutto marginale e, fatta eccezione

per un unico ritrovamento (Sanxingdui, nel Sichuan, XII-XI sec. a.C.), non ha mai prodotto statue di grandezza na-turale; com’è possibile dunque che, a Xi’an, per il mauso-leo del Primo Imperatore siano stati realizzati oltre 8 mi-la guerrieri di terracotta di grandi dimensioni, ognunocaratterizzato da lineamenti diversi?

Nella biografia del Primo Imperatore lo storico SimaQian (c. 145-86 a.C.) parla di 12 statue di bronzo presentinel palazzo imperiale, ottenute fondendo le armi dei ne-mici. Di esse non è rimasta traccia, essendo state trasfor-mate in monete tra il II e il IV secolo, ma fonti poco piùtarde parlano di 12 statue in bronzo, raffiguranti uominigiganteschi, alti anche più di undici metri, in abiti «bar-bari» (cioè «occidentali») apparse a Lintao, una città nel-l’odierno Gansu, ai confini occidentali della Cina, chenell’immaginario dell’epoca poteva rappresentare gene-ricamente l’Occidente.

Da dove avrebbero tratto ispirazione gli artisti incari-

Le immaginiStraniero dal volto velato (Cina settentrionale, dinastiaTang, 618-907, terracotta, ingobbio, pigmenti; Torino, Mao, esposta nella mostra Dall’antica alla nuova Via della Seta); due «ginnasti» non in mostra, conservati a Xi’an (Cina) nel Museo del Primo Imperatore Qin Shi Huangdi (260-210 a.C.); Cammello accosciato con cammelliere (Cina, dinastia Wei Settentrionale, 386-534, terracotta con tracce di pittura; Parigi, Museo Cernuschi, in mostra)

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DOMENICA 9 APRILE 2017 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 31

Virgilio Sieni coinvolge la città in un evento dedicato alla tradizione della seta importata dal «Moro» Sforza

Il baco di Ludovicofarà danzare Comodi VALERIA CRIPPA

C’è un baco nel futuro prossi-mo di Virgilio Sieni. Dopoessersi imbarcato sulle piùdisparate rotte per radicarenel territorio la sua «danza

partecipata» dedicata alle comunità, ilcoreografo fiorentino, ex direttore dellaBiennale Danza di Venezia, sta per in-camminarsi sulla Via della Seta che reseunica Como a partire dal Quattrocento,quando la soffice fibra trapiantata dal-l’Oriente scalzò il primato della lana dal-le rive del lago lombardo, grazie all’im-pulso impresso dal duca di Milano Lu-dovico Sforza che obbligò i contadini acoltivare nei campi alberi di gelso pernutrire i bachi della seta.

Se dall’operazione il volitivo Sforzaguadagnò il soprannome che lo conse-gnò alla storia («il Moro» deriva da mu-rùn: il gelso, in dialetto), Sieni trae ora lamateria e l’idea gestuale con cui amman-tare l’umanità composita che prenderàparte al progetto di azioni coreograficheCanti della seta. La città in movimento,percorso di laboratori per danzatori nonprofessionisti (aperto a tutti dai 16 anniin su, senza alcuna preparazione tecni-ca), il cui frutto sarà lo spettacolo in pro-gramma il 7 luglio all’Arena del Socialedi Como per il Festival Città della Musi-ca.

«Quando mi chiedono un progettoper una città — spiega il coreografo a “laLettura” — mi piace guardare al passatoper trovare le risorse artistiche. A Comole prime piantagioni di gelso risalgonoal XV secolo anche se adesso è tutto de-centrato in altri Paesi. A quell’immaginecontadina si associa il senso della danzapartecipata che è un ripiantare il gestonei corpi dei cittadini. Partendo dall’ideadi seme, di gelso, di manto, lavoriamocon alcune aziende seriche per studiare icolori e la qualità dei tessuti: nelle azionicoreografiche useremo le stoffe per av-

volgersi e sdraiarsi. Due gruppi più cir-coscritti ripianteranno con cerimoniegestuali alberelli di gelso».

In città come Palermo, Marsiglia o Fi-renze, dove Sieni sviluppa progetti ma-stodontici di tre-cinque anni, le personecoinvolte sono centinaia. «Il lavoro si svolge attraverso incontri-laboratori. Ilprimo stadio è studiare le persone, la lo-ro postura ed età per comporre gruppi. Ilprogetto-pilota di Como — precisa —rappresenta per me un trait d’union im-portante tra Milano, dove sono impe-gnato alla Feltrinelli, al Crt e alla Pinaco-teca di Brera a fine anno, e Mendrisio, inSvizzera, dove insegno all’Accademia diArchitettura di Mario Botta».

Nelle danze partecipate di Sieni si pro-filano un filone religioso, uno architet-tonico-pittorico, un altro politico. «Amola pittura e mi piace riconoscerla inscrit-ta nella nostra archeologia. Ma è una vi-sione organica. Se lavoro a Liegi chiedodi incontrare i minatori, a Sarzana coin-volgo i partigiani e gli anarchici. Acco-stare i bambini e gli ultimi partigiani, o iparenti delle vittime delle stragi, ha unsenso legato alla mia cultura che ha fon-damenti nella commozione, nella pietà,nel senso del sacro, nell’aprirsi all’altro enel saperlo sostenere. Non è una strava-ganza, quanto la necessità di abitare ilmondo in maniera tattile, nella certezzache toccando e confrontandosi con glialtri si può scrivere un nuovo libro. In-tanto sta nascendo un pubblico che sisente “partecipatore” anziché “parteci-pante”: decodifica il modo di essere nelcorpo, dentro il gesto».

Un’evoluzione di quella danza che ne-gli anni Settanta saliva sui tetti e si ap-propriava della città? «All’epoca l’ele-mento estetico coincideva con quellopolitico. Sono partito dalla constatazio-ne dello scollamento della danza dalladimensione dell’oggi, scoprendo un pa-trimonio del gesto incredibile, rivoluzio-nario. Il corpo è sovversivo».

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cati di decorare il palazzo e realizzare il complesso tom-bale del sovrano, dal momento che non si erano mai vi-ste rappresentazioni della figura umana di tale grandez-za? Dall’arte ellenistica, la cui influenza un secolo primaera giunta non tanto distante dai confini cinesi, rispondeNickel. La campagna militare verso Oriente condotta daAlessandro Magno aveva infatti comportato un’espansio-ne dell’influenza ellenistica — la cui statuaria era un’arteraffinata e matura che Alessandro aveva utilizzato comesimbolo del suo potere — fino alla valle del fiume Indo.Le statue potrebbero aver rappresentato i dodici dèi del-l’Olimpo, raffigurati anche nella decorazione di un piattod’oro rinvenuto a Beitan, nel Gansu (vedi gli scritti di Lu-cas Christopoulos). Anche l’influenza ellenistica sull’ar-chitettura cinese di epoca Qin è stata oggetto di recentistudi (qui il riferimento è Richard M. Barnhart). Nickelritiene possibile il coinvolgimento in loco di artigianigreci e la sua ipotesi parrebbe trovare riscontro nella re-cente scoperta dei resti appartenuti a un uomo europeo erinvenuti in una tomba dedicata a coloro che lavoraronoal complesso sepolcrale (spoglie di europei risalenti allostesso periodo sono state identificate anche nelXinjiang).

Ad attrarre l’attenzione di Nickel è stato soprattutto ungruppo di statue rinvenute in una fossa adiacente a quel-la dei soldati, anch’esse a grandezza naturale, raffiguran-ti uomini seminudi, noti come gli «acrobati», o «lottato-ri» secondo altri. L’anatomia dei loro corpi è definita conuna precisione insolita per i canoni estetici cinesi e rivelaun’abilità e un livello artistico che potrebbero essere statiispirati da artigiani greci. Inoltre, in un’altra area delcomplesso tombale sono stati trovati degli uccelli inbronzo a grandezza naturale, realizzati con una periziatecnica ignota ai cinesi dell’epoca ma comune tra i greci.

Quella che sembrava una tesi azzardata sta ora trovan-do numerosi consensi, soprattutto tra gli archeologici ci-nesi, in passato restii ad accettare l’ipotesi che innovazio-ni importanti siano derivate dall’Occidente. Oggi, nel-l’era della globalizzazione, il clima politico è cambiato edè interessante notare come anche la cultura sia sensibilealle logiche che hanno ispirato il progetto di investimen-ti infrastrutturali promosso da Xi Jinping, destinato acambiare gli assetti geopolitici e geoeconomici del mon-do, coinvolgendo oltre 60 Paesi situati, per lo più, lungo ipercorsi di terra e di mare dell’antica Via della Seta.

Così come i cinesi sapevano dell’esistenza di un gran-de impero a Occidente, i romani erano al corrente del-l’esistenza dei Seres, produttori di seta. Tracce della pre-senza cinese nell’impero romano sono oggi documenta-te dalla scoperta dei resti di due uomini cinesi sepolti inun cimitero di epoca romana (II-IV secolo) rinvenuto nelquartiere londinese di Southwark (ne ha scritto Heidi Shaw). Si tratta di un ritrovamento sorprendente, di im-portanza pari a quello avvenuto nel cimitero di epoca ro-mana di Vagnari (Bari), che ha restituito lo scheletro ap-partenuto a un uomo di origine estremo-orientale vissu-to tra il I e il II secolo della nostra era (vedi Tracy Prowse).Erano schiavi, mercanti, ambasciatori? Impossibile dir-lo. È interessante notare come l’archeologia, coadiuvatada strumenti di ricerca e analisi sempre più sofisticati,stia modificando la nostra visione dell’antichità, sugge-rendo sempre nuove prospettive: interpretazioni chesembravano consolidate vengono rivisitate e aggiornate,inaugurando nuovi e più articolati percorsi narrativi e fa-cendoci comprendere come il mondo fosse un tempopiù globalizzato di quanto gli studiosi siano stati propen-si a credere.

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Il coreografoVirgilio Sieni (Firenze, 1958:sopra) ha fondato nel 1983

Parco Butterfly e nel 1992 laCompagnia Virgilio Sieni; dirige

a Firenze Cango, Centro diproduzione sui linguaggi del

corpo e della danza. È stato dal2013 al 2016 direttore del

Settore Danza della Biennaledi Venezia. Nominato Chevalier

de l’ordre des arts et de lettresdal ministero della Cultura

francese, ha rappresentatol’Italia in più occasioni: a

Marsiglia Capitale Europeadella Cultura 2013 ha creato il

progetto Arte del gesto nelMediterraneo con 160 interpreti

da diversi Paesi, a Bruxellesnel 2014 ha presentato,

nell’ambito del Semestreitaliano di presidenza dell’Ue,

il progetto Vita Novasull’iconografia sacra

Il progettoTra i suoi prossimi progetti di«danza partecipata» c’è Canti

della seta. La città in movimentoche culminerà nello spettacolo

del 7 luglio all’Arena delSociale di Como per la decima

edizione del Festival ComoCittà della Musica: al percorso

di laboratori per danzatori nonprofessionisti (aperto a tutti

dai 16 anni in su) guidatoda Sieni e dai suoi assistentisi aderisce entro il 10 aprile

sul sito del Teatroteatrosocialecomo.it/attivita/

canti-della-seta/(info tel. 031 270171)

Gli spettacoliA Brescia va in scena il ciclo di

azioni coreografiche Ditticisulla Passione, giunto al terzo

anno, con Adorazione,domenica 9 aprile

al Teatro Grande e conDeposizioni/Adorazione

il 7 maggio in luoghi apertidella città. A Milano per

il 1° maggio, Sieni realizzeràil progetto Cammino popolare,

promosso e allestito allaFondazione Giangiacomo

Feltrinelli: una festa popolaresul diritto al lavoro in forma di

camminata civile aperta a tutti.Livorno ospiterà invece

il progetto triennale Cantieri delgesto (foto grande), dal 15

al 17 settembre. La penultimaproduzione della Compagnia

Virgilio Sieni, Cantico dei cantici,sarà al Rossetti di Trieste,

il 19 aprile, e al Teatro dell’Artedi Milano il 27 aprile

i»»»La mostra

La mostra Dall’antica alla nuovaVia della Seta è promossa dallaPresidenza della Repubblica e

dal Mao Museo d’ArteOrientale - Fondazione Torino

Musei e ospitata al Mao (viaSan Domenico 11) fino al 2

luglio. Alcuni dei piùimportanti musei italiani ed

europei — tra i quali Louvre eGuimet di Parigi, il «Giuseppe

Tucci» di Roma, la BibliotecaApostolica Vaticana — hanno

concesso opere. Curatori: LouisGodart, David Gosset e

Maurizio Scarpari. Il catalogo èa cura di Godart e Scarpari

(da martedì a venerdì 10-18;sabato e domenica 11-19;

chiuso il lunedì; aperturestraordinarie a Pasqua,

Pasquetta, 24 e 25 aprile,1° maggio, 2 e 24 giugno;

biglietti: intero e 10; ridottoe 8; info: 011 4436932;

maotorino.it)Gli incontri

Previsti incontri con gli studiosiche hanno contribuito alla

mostra e con altri specialisti incollaborazione con la casa

editrice il Mulino, ToChina ePolitecnico di Torino (alle 18):

il 13 aprile Maurizio Scarpari(quest’articolo, scritto per «laLettura», anticipa i temi della

sua conferenza); il 2 maggioFranco Cardini, A Samarcanda.

Un sogno color turchese; il 10maggio Giovanni Andornino, Le

nuove Vie della Seta. Laglobalizzazione secondo Pechinoe le implicazioni per l’Italia; il 19maggio Alessandro Vanoli conAlessandro Barbero, La strada

verso Oriente. Storie medievali dimercanti arabi e latini

(per il programma Offdel Salone del Libro di Torino)

BibliografiaSui temi dell’articolo si

possono consultare: LukasNickel, The First Emperor and

sculpture in China, «Bulletin ofSOAS», 76, 3, 2013 (pp. 413-447); Lucas Christopoulos,

Hellens and Romans in ancientChina (240 BC-1398 AD),

«Sino-Platonic Papers»,n. 230, 2012; Richard M.

Barnhart, Alexander in China?Question for Chinese

archaeology; new perspective onChina’s past in Chinese

Archaeology in the TwentiethCentury. Vol. 1: Culture and

Civilization Reconsidered(pp. 329-343), a cura di

Xiaoneng Yang (YaleUniversity Press/Kansas City,

Nelson-Atkins Museum of Art,2004); Heidi Shaw et al.,

Identifying migrants in RomanLondon using lead and

strontium stable isotope, «TheJournal of Archaeological

Science», 66 (febbraio 2016,pagine 57-68). Tracy L.

Prowse et al., Stable isotopeand mtDNA evidence for

geographic origins at the siteof Vagnari, South Italy, «Journal

of Roman Archaeology, 2010(pp. 175-197)

Dopo aver documentato per due anni la malattia dei propri genitori, la loro vita quotidiana fatta di cure ma anche di nuove gioie, la speranza e infi-ne la perdita, dopo aver vinto il secondo premio nella categoria Long-Term Projects del World

Press Photo 2016, dopo mostre e dopo aver lan-ciato su Kickstarter una campagna per realizzare un libro, esce il volume fotografico di Nancy Bo-rowick The Family Imprint. A Daughter’s Portrait of Love and Loss (Hatje Cantz, pp. 192, e 45).

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