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ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE “G. PENNA” - ASTI
ISTITUTO TECNICO - ind. Agrario ISTITUTO PROFESSIONALE - ind. “Servizi per l'Enogastronomia e l'Ospitalità alberghiera
III ... MMM ... UUU ...
Imposta Municipale Unica
APPUNTI
Prof. Demaria Angelo
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TABELLA DELLE CATEGORIE CATASTALI
I - IMMOBILI A DESTINAZIONE ORDINARIA GRUPPO A
A/1 Abitazioni di tipo signorile A/2 Abitazioni di tipo civile
A/3 Abitazioni di tipo economico
A/4 Abitazioni di tipo popolare A/5 Abitazioni di tipo ultrapopolare
A/6 Abitazioni di tipo rurale A/7 Abitazioni in villini
NOTE
(la qualificazione è relativa alla zona ed al Comune di riferimento)
A/1 - Abitazioni di tipo signorile. Unità immobiliari appartenenti a fabbricati ubicati in zone di pregio con
caratteristiche costruttive, tecnologiche e di rifiniture di livello superiore a quello dei fabbricati
di tipo residenziale. A/2 - Abitazioni di tipo civile.
Unità immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche costruttive,
tecnologiche e di rifiniture di livello rispondente alle locali richieste di mercato per fabbricati di tipo residenziale.
A/3 - Abitazioni di tipo economico. Unità immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche di economia sia
per i materiali impiegati che per la rifinitura, e con impianti tecnologici limitati ai soli indispensabili.
A/4 - Abitazioni di tipo popolare. Unità immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche costruttive e di
rifiniture di modesto livello. Dotazione limitata di impianti quantunque indispensabili.
A/5 - Abitazioni di tipo ultrapopolare. Unità immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche costruttive e di
rifiniture di bassissimo livello. Di norma non dotate di servizi igienico-sanitari esclusivi.
A/6 - Abitazioni di tipo rurale.
A/7 - Abitazioni in villini. Per villino deve intendersi un fabbricato, anche se suddiviso in unità
immobiliari, avente caratteristiche costruttive, tecnologiche e di rifiniture proprie di un fabbricato
di tipo civile o economico ed essere dotato, per tutte o parte delle unità immobiliari,di aree esterne ad uso esclusivo.
A/8 - Abitazioni in ville. Per ville devono intendersi quegli immobili caratterizzati essenzialmente
dallapresenza di parco e/o giardino, edificate in zone urbanistiche destinate a talicostruzioni o in zone di pregio con caratteristiche costruttive e di rifiniture,
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di livello superiore all'ordinario.
A/9 - Castelli, palazzi eminenti.
Rientrano in questa categoria i castelli ed i palazzi eminenti che per la loro struttura,la ripartizione degli spazi interni e dei volumi edificati non sono
comparabili con le Unità tipo delle altre categorie; costituiscono ordinariamente una sola unitàimmobiliare. E' compatibile con l'attribuzione della categoria A/9
la presenza di altreunità, funzionalmente indipendenti, censibili nelle altre categorie.
A/10 - Uffici e studi privati. Rientrano in questa categoria quelle unità immobiliari che per tipologia,
dotazione di impianti e finiture sono destinate all’attività professionale. A/11 - Abitazioni ed alloggi tipici dei luoghi
Rifugi di montagna, baite, trulli, sassi, ecc… A/8 Abitazioni in ville
A/9 Castelli, palazzi di eminenti pregi artistici o storici A/10 Uffici e studi privati
A/11 Abitazioni ed alloggi tipici dei luoghi
GRUPPO B B/1 Collegi e convitti, educandati; ricoveri; orfanotrofi; ospizi;
conventi;seminari; caserme B/2 Case di cura ed ospedali (senza fine di lucro)
B/3 Prigioni e riformatori B/4 Uffici pubblici
B/5 Scuole e laboratori scientifici B/6 Biblioteche, pinacoteche, musei, gallerie, accademie che non hanno sede
in edifici della categoria A/9
B/7 Cappelle ed oratori non destinati all’esercizio pubblico del culto B/8 Magazzini sotterranei per depositi di derrate
GRUPPO C C/1 Negozi e botteghe
C/2 Magazzini e locali di deposito C/3 Laboratori per arti e mestieri
C/4 Fabbricati e locali per esercizi sportivi (senza fine di lucro) C/5 Stabilimenti balneari e di acque curative (senza fine di lucro)
C/6 Stalle, scuderie, rimesse, autorimesse (senza fine di lucro) C/7 Tettoie chiuse od aperte
II - IMMOBILI A DESTINAZIONE SPECIALE
GRUPPO D
D/1 Opifici D/2 Alberghi e pensioni (con fine di lucro)
D/3 Teatri, cinematografi, sale per concerti e spettacoli e simili (con fine di
lucro)
D/4 Case di cura ed ospedali (con fine di lucro)
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D/5 Istituto di credito, cambio e assicurazione (con fine di lucro)
D/6 Fabbricati e locali per esercizi sportivi (con fine di lucro) D/7 Fabbricati costruiti o adattati per le speciali esigenze di un’attività
industriale e non suscettibili di destinazione diversa senza radicali trasformazioni.
D/8 Fabbricati costruiti o adattati per le speciali esigenze di un’attività commerciale e non suscettibili di destinazione diversa senza radicali
trasformazioni. D/9 Edifici galleggianti o sospesi assicurati a punti fissi del suolo, ponti privati
soggetti a pedaggio. D/10 Fabbricati per funzioni produttive connesse alle attività agricole.
III - IMMOBILI A DESTINAZIONE PARTICOLARE
GRUPPO E
E/1 Stazioni per servizi di trasporto, terrestri, marittimi ed aerei.
E/2 Ponti comunali e provinciali soggetti a pedaggio. E/3 Costruzioni e fabbricati per speciali esigenze pubbliche
E/4 Recinti chiusi per speciali esigenze pubbliche. E/5 Fabbricati costituenti fortificazioni e loro dipendenze.
E/6 Fari, semafori, torri per rendere d’uso pubblico l’orologio comunale E/7 Fabbricati destinati all’esercizio pubblico dei culti.
E/8 Fabbricati e costruzioni nei cimiteri, esclusi i colombari, i sepolcri e le tombe
di famiglia. E/9 Edifici a destinazione particolare non compresi nelle categorie precedenti
del gruppo E.
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IMMOBILI ad uso abitativo
Per quanto riguarda le abitazioni (categorie A/1, A/2 ecc....) l'IMU si calcola nel
seguente modo:
A) Rendita catastale + 5% (rivalutazione della rendita)
B) Risultato della rivalutazione x moltiplicatore 160 = VALORE IMPONIBILE
C) VALORE IMPONIBILE X aliquota che è 4 per mille o 0,4 % per l'abitazione principale, aumentabile o diminuibile da ogni
Comune 7,6 per mille o 0,76 % per le altre case, aumentabile o diminuibile da ogni
Comune
se si tratta di abitazione principale si ha diritto ad una detrazione di 200 € e di 50 € per ogni figlio di età non superiore a 26 anni che vive in casa)
esempio:
abitazione principale con rend. catastale di 780 €; aliquota 4 ‰; 1 figlio
valore imponibile: € 780 + 5% x 160 x 4 per mille = € 524,16 (IMPOSTA lorda)
€ 524,16 - 200€ - 50€ (detrazioni per abitazione principale e per il figlio)=
274,16 € IMU da versare
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IMMOBILI ad uso agrario
per quanto concerne l'IMU in agricoltura occorre distinguere
i terreni ed i fabbricati rurali
prima di approfondire l'IMU in tale ambito, occorre riprendere i concetti di
IMPRENDITORE AGRICOLO in base all'art.2135 del Codice civile COLTIVATORE DIRETTO
IMPRENDITORE AGRICOLO PROFESSIONAEL (I.A.P.) in base all'art. 1 del decreto 99/2004.
L'Imprenditore agricolo secondo il Codice civile è colui che attua
a) la coltivazione del fondo
b) la selvicoltura
c) l'allevamento del bestiame
d) le attività connesse (es. la vinificazione, la vendita al mercato, ecc...)
Il coltivatore diretto non è definito in alcuna norma, per cui fa fede la
definizione che viene data nella legge sui contratti agrari (Legge 203/1982):
sono coltivatori diretti coloro che coltivano il fondo con il lavoro proprio e della propria famiglia, sempreché tale forza lavorativa costituisca almeno un terzo di
quella occorrente per le normali necessità di coltivazione del fondo, tenuto
conto, agli effetti del computo delle giornate necessarie per la coltivazione del
fondo stesso, anche dell'impiego delle macchine agricole
La qualifica di imprenditore agricolo professionale , sostituendo la figura di
Imprenditore Agricolo a titolo principale (IATP) è introdotta dal Decreto legislativo n. 99 del 29 marzo 2004, che estende tale qualifica anche alle
società agricole
L’ IAP è colui che, in possesso di adeguate conoscenze e competenze
professionali, dedica all’attività lavorativa agricola, di cui all’art. 2135 del
codice civile, almeno il 50% del proprio tempo di lavoro complessivo e ricavando da tale attività almeno il 50% del proprio reddito globale di lavoro.
Nel caso di attività svolte in zone svantaggiate tali requisiti sono ridotti al 25%.
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IMU sui terreni agricoli
A) REDDITO DOMINICALE + 25% = (rivalutazione della rendita)
B) Risultato della rivalutazione x moltiplicatore 135 (110 per i coltivatori diretti e
gli imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza ) =
VALORE IMPONIBILE
C) Si applicano le riduzioni sull’Imponibile per i terreni agricoli posseduti da
coltivatori diretti o da imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza
agricola, purche' dai medesimi condotti.
Le condizioni per le deduzioni sono pertanto a) il possesso, b) la conduzione diretta dei terreni
da parte di coltivatori diretti o da imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza
agricola c) purchè dai medesimi condotti" .
La conduzione del terreno deve pertanto verificarsi contemporaneamente al possesso ai fini
delle deduzioni dall’imponibile, ma il moltiplicatore catastale è ridotto a 110 anche per i terreni
non coltivati (nel caso in cui il terreno deve essere lasciato a riposo - ed è quindi non coltivato
- in applicazione delle tecniche agricole).
L’entità delle riduzioni, calcolata per scaglioni, è riportata nella tabella seguente
Scaglione di VALORE IMPONIBILE Riduzione %
da 0 fino a € 6.000 compresi 100 %
da € 6.000 fino a € 15.500 compresi 70 %
da € 15.500 fino a € 25.500 compresi 50 %
da € 25.500 fino a € 32.000 compresi 25 %
D) VALORE IMPONIBILE netto x ALIQUOTA (l' articolo 13 del decreto legge 6
dicembre 2011, n. 201 (e successive modificazioni stabilisce per i terreni agricoli un'aliquota IMU del 7,6 ‰, che può essere aumentata o diminuita del
3 per mille dal Comune in cui è ubicato il terreno) =
IMPOSTA NETTA (IMU da pagare)
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Esempio di calcolo IMU
su
TERRENO AGRICOLO coltivato
Reddito dominicale: € 4.000
(terreno condotto da coltivatore diretto iscritto nella previdenza agricola)
Rivalutazione = € 4.000 + 25% = € 5.000
Valore imponibile = € 5.000 x 110 = € 550.000
Scaglione di VALORE IMPONIBILE Riduzione
%
€ contenuti
nello scaglione
Riduzione € Imponibile netto
da 0 fino a € 6.000 compresi 100 % 6000 6000 //
da € 6.000 fino a € 15.500 compresi 70 % 9500 6850 2650
da € 15.500 fino a € 25.500 compresi 50 % 10000 5000 5000
da € 25.500 fino a € 32.000 compresi 25 % 6500 1625 4875
Oltre € 32.000 (fino al valore imponibile) 0% 518.000 0 518.000
TOTALI 550.000 19.475 530.525
VALORE IMPONIBILE al netto delle riduzioni (detrazioni) = € 530.525
IMPOSTA NETTA (IMU) : € 530.525 x aliquota (7,6 per mille) = € 4.032
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IMU sui fabbricati rurali
La definizione di “fabbricato rurale” fino a qualche anno fa si fondava sull’art. 9,
commi 3 e 3-bis del D.L. n. 557/1993 e sulla legge di conversione n. 133 del 26
febbraio 1994. Tale decreto stabilìva - ai fini del riconoscimento della ruralita' degli
immobili agli effetti fiscali - le seguenti condizioni:
a)il fabbricato deve essere posseduto dal soggetto titolare del diritto di
proprieta' o di altro diritto reale sul terreno, ovvero detenuto dall'affittuario
del terreno stesso o dal soggetto che ad altro titolo conduce il terreno cui
l'immobile viene dichiarato asservito o dai familiari conviventi a loro carico
risultanti dalle certificazioni anagrafiche;
b) l'immobile deve essere utilizzato, quale abitazione o per funzioni
strumentali all'attivita' agricola, dai soggetti di cui alla lettera a), sulla base di
un titolo idoneo, ovvero da dipendenti esercitanti attivita' agricole nella
azienda a tempo indeterminato o a tempo determinato per un numero
annuo di giornate lavorative superiore a cento, assunti nel rispetto della
normativa in materia di collocamento;
c) il terreno, cui il fabbricato e' stato dichiarato asservito, deve avere
superficie non inferiore a 10.000 metri quadrati ed essere censito al catasto
terreni con attribuzione di reddito agrario. Qualora sul terreno siano
praticate colture specializzate in serra, ovvero la funghicoltura, il suddetto
limite viene ridotto a 3.000 metri quadrati;
d) il volume di affari derivante da attivita' agricole del soggetto che
conduce il fondo deve risultare superiore alla meta' del suo reddito
complessivo. Il volume di affari dei soggetti che non presentano la
dichiarazione ai fini dell'imposta sul valore aggiunto si presume pari al limite
massimo di cui all'articolo 34, comma 3, del Decreto 633/1972.
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e) i fabbricati ad uso abitativo, che hanno le caratteristiche delle unita'
immobiliari urbane appartenenti alle categorie A/1 ed A/8, ovvero le
caratteristiche di lusso previste dal decreto del Ministro dei lavori pubblici 2
agosto 1969, adottato in attuazione dell'articolo 13 della legge 2 luglio 1949,
n. 408, e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 218 del 27 agosto 1969,
non possono comunque essere riconosciuti rurali;fermi restando i requisiti previsti
dal comma 3, si considera rurale anche il fabbricato che non insiste sui terreni cui
l'immobile e' stato dichiarato asservito, purche' entrambi risultino ubicati nello stesso
comune o in comuni confinanti;
f) nel caso in cui l'unita' immobiliare sia utilizzata congiuntamente da piu'
proprietari o titolari di altri diritti reali, da piu' affittuari, ovvero da piu' soggetti che
conducono il fondo sulla base di un titolo idoneo, i requisiti devono sussistere in capo
ad almeno uno di tali soggetti. Qualora sul terreno sul quale e'svolta l'attivita'
agricola insistano piu' unita' immobiliari ad uso abitativo, i requisiti di ruralita'
devono essere soddisfatti distintamente. Nel caso di utilizzo di piu' unita' ad uso
abitativo, da parte di componenti lo stesso nucleo familiare, il riconoscimento di
ruralita' dei medesimi e' subordinato, oltre che all'esistenza dei requisiti indicati nel
comma 3, anche al limite massimo di cinque vani catastali o, comunque, di 80 metri
quadrati per un abitante e di un vano catastale, o, comunque, di 20 metri quadrati per
ogni altro abitante oltre il primo. La consistenza catastale e' definita in base ai criteri
vigenti per il catasto dei fabbricati.
Tali requisiti sono stati modificati dai D.L. 262/2006 e 159/2007
l’obbligo di iscrizione nel registro delle imprese da parte dei possessori del terreno o di
coloro che ad altro titolo conducevano il fondo
la rimozione del requisito del possesso dell’ immobile, previsto dal precetto normativo di
cui alla lett. a), comma 3, D.L. n. 557/1993, per l’individuazione del fabbricato da destinare
a uso abitativo;
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l’allargamento della ruralità dei fabbricati se utilizzati dai soci o dagli amministratori di
società agricole di cui all’art. 2 del D.Lgs. n. 99/2004, aventi la qualifica di imprenditore
agricolo professionale;
il mutamento della definizione di fabbricato rurale a uso strumentale, stabilendo che
l’attività a cui è destinato il fabbricato in esame debba rientrare in una di quelle previste
dall’art. 2135 del codice civile e non in quella prevista dall’art. 32 del D.P.R. n. 917/1986,
(impresa agricola fiscale, produttrice di reddito agrario). Ne consegue che, ad esempio,
rientrano tra i fabbricati rurali strumentali anche quelli asserviti all’attività di allevamento
svolta senza terra. In tal caso, infatti, venendo a mancare il rapporto tra l’attività di
allevamento e il fondo, secondo il disposto dell’art. 32 del D.P.R. n. 917/1986, non ci
sarebbe esercizio di attività agricola sul terreno come richiesto. L’art. 32 sopra citato,
infatti, prevedeva che i prodotti impiegati per alimentare gli animali provengano per almeno
un quarto dal fondo cui è asservito il fabbricato;
l’inserimento nella categoria dei fabbricati strumentali e non più in quella a uso abitativo
delle unità immobiliari utilizzate come abitazione da parte dei dipendenti che esercitano
l’attività agricola per conto dell’azienda a tempo indeterminato o a tempo determinato per
un numero annuo di giornate lavorative superiore a cento, ovvero da persone addette
all’alpeggio in zona di montagna;
l’inserimento nella categoria dei fabbricati strumentali delle unità immobiliari destinate a
ufficio dell’azienda agricola;
l’assimilazione alla categoria dei fabbricati strumentali delle unità immobiliari possedute
dalle cooperative di cui all’art. 1, comma 2, D.Lgs. n. 228 del 18 maggio 2001 destinati allo
svolgimento delle attività connesse a quella agricola, a condizione utilizzino per lo
svolgimento delle attività di cui all’articolo 2135 del codice civile prevalentemente prodotti
dei soci, ovvero forniscono prevalentemente ai soci beni e servizi diretti alla cura ed allo
sviluppo del ciclo biologico.
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Sintesi della “confusione” che ha caratterizzato norme ed applicazione dell’ICI sui fabbricati rurali
A) contrariamente all’orientamento dell’Amministrazione finanziaria - la Corte di cassazione ha
ripetutamente sostenuto l’assoggettamento a imposizione dei fabbricati iscritti al Catasto
con attribuzione di rendita sulla base del precetto normativo dell’art. 1, comma 2, D.Lgs. n.
504/1992, secondo cui l’iscrizione o la necessità dell’iscrizione di un fabbricato al catasto fabbricati
sono il presupposto necessario e sufficiente per l’assoggettamento ad imposta dell’immobile. Infatti
con propria sentenza ha stabilito che “il riconoscimento del carattere della ruralità alle costruzione
strumentali alle attività agricole operato dal D.P.R. n. 139/1998 non ha operato alcuna esclusione
dall’ICI”. Inoltre, viene anche stabilito che “è irrilevante la ruralità di un fabbricato iscritto in catasto
in assenza di una specifica disposizioni in materia di ICI: quando l’art. 3 D.L. 559/93 parla di <<agli
effetti>> o <<ai fini>> fiscali sono solo quelli di una specifica disposizione in materia assente
nell’ICI”. Da ultimo, la Corte precisò che “la ruralità produce effetti solo ai fini antecedenti
dell’accatastamento e dell’attribuzione di rendita”.
B) Il Parlamento, quindi, considerata la mancanza di una specifica norma che enunciasse
l’esenzione dall’ICI dei fabbricati rurali (come aveva precisato la Corte di cassazione), approvò
l’art. 23, comma 1-bis, del D.Lgs. n. 207 del 30 dicembre 2008 (una norma di carattere
interpretativo e, quindi, retroattiva ) secondo cui, “non si considerano fabbricati le unità immobiliari,
anche iscritte o iscrivibili nel catasto fabbricati, per le quali ricorrono i requisiti di ruralità di cui
all’articolo 9 del D.L. 557/93, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 1994, n. 133, e
successive modificazioni”.
C) La Corte allora, con riferimento al nuovo precetto normativo introdotto con il suddetto art. 23,
concluse, però, che il riferimento alla ruralità dei fabbricati riguardava il riconoscimento degli stessi
ai fini catastali e concluse che ai fini dell’ICI si intendevano rurali soltanto le unità immobiliari
iscritte nelle categorie catastali A/6 e D/10.
D) Il Parlamento, con l’approvazione dell’art. 7, commi 2-bis, 2-ter e 2-quater del D.L. n. 70/2011,
cosiddetto decreto sviluppo, stabilì che entro il 30 settembre 2011 i titolari di fabbricati in
possesso dei requisiti di ruralità, ma iscritti in categorie catastali diverse dalla A/6,
abitazioni a uso rurale e dalla D/10, per quelli strumentali, dovessero presentare un’istanza
di variazione della categoria catastale, al fine di ottenere l’iscrizione nelle summenzionate
categorie. In base al tenore letterale della norma, quindi, il legislatore accoglieva l’orientamento
della Corte di cassazione riconoscendo rilevanza fiscale solamente ai fabbricati catastalmente
classificati come rurali.
E) La disciplina approvata con il decreto sviluppo è stata modificata dal D.L. n. 201/2011 e dal D.L.
n. 216/2011. In particolare, a seguito dell’approvazione del comma 14, art. 13 del D.L. n. 201/2011,
sono stati abrogati i commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, art. 7 del D.L. n. 70/2011 e fatte salve le
domande presentate, anche successivamente alla scadenza originaria del 30 settembre 2011,
purché entro il 20 giugno 2012. La scadenza è stata poi prorogata al 30 settembre 2012.
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I. M. U.
sui fabbricati agricoli
A seguito della conversione di tutti gli immobili rurali in fabbricati ed il relativo accatastamento
(iscrizione di quelli non ancora censiti entro il 30 novembre 2012) al Catasto fabbricati - categorie
A/6 e D/10 , tutti i fabbricati rurali, a decorrere dal 1° gennaio 2012, sono soggetti all’I.M.U.
Le aliquote
di base sono
per i fabbricati accatastati alla cat. D/10 : 2 ‰ , riducibile dai Comuni all’1 ‰
per i fabbricati di cat. A/6 : 4 ‰ se abitazione principale; 7,6 ‰ per altri casi
CALCOLO IMU sui fabbricati rurali
A) Rendita catastale + 5% = rivalutazione della rendita
B) Risultato della rivalutazione x moltiplicatore 160 (cat. A/6) o 60 (cat. D/10)
= VALORE IMPONIBILE
C) VALORE IMPONIBILE X aliquota
= IMPOSTA NETTA (IMU da pagare)
14
Esempi di calcolo IMU sui fabbricati rurali
Fabbricato rurale ad uso cantina
(Categoria catastale D/10),
con rendita
catastale di € 600 ed aliquota 2 ‰
valore imponibile: € 600 + 5% x 60 x 2 ‰ = € 75,60
arrotondata a 76 € (=IMU da versare)
Fabbricato rurale
ad uso abitativo (Categoria
catastale A/6),
abitazione principale
con rendita catastale di € 400 ed aliquota 4 ‰
valore imponibile: € 400 + 5% x 160 x 4 ‰ – detrazione di 200 € = € 68,80
arrotondata a 69,00 € (=IMU da versare)
Fabbricato rurale ad uso abitativo
(Categoria catastale A/6),
non abitazione principale
con rendita catastale di € 400 ed aliquota 7,6 ‰
valore imponibile: € 400 + 5% x 160 x 7,6 ‰=
€ 510,72 arrotondata a 511,00 € (=IMU da versare)