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1 I METALLI PESANTI DELL’ILVA DI TARANTO A cura di Ambra DE BERNARDINIS A.A. 2013-2014 Introduzione La città di Taranto ha una grande importanza per l'economia italiana, essendo sede di un grande porto industriale, commerciale e militare e di un importante centro industriale con stabilimenti petrolchimici (raffinerie ENI), cementiferi, di cantieristica navale e siderurgici, tra i quali l'Ilva. L’ILVA di Taranto è il più grande centro siderurgico d’Europ a, in cui nel 2011 si produceva acciaio in quantità di 9 milioni di tonnellate l’anno, considerando che la produzione italiana di acciaio si attestava, in quel periodo, intorno ai 28 milioni di tonnellate. Questi numeri ci confermano la grande importanza del sito salentino; ma allo stesso tempo, proprio a causa della presenza di numerose industrie, Taranto risulta essere uno dei siti più inquinati d’Europa. A causa del forte impatto ambientale e a seguito di perizie chimiche e epidemiologica, il gruppo Ilva di Taranto nel 2013 è stato sottoposto a commissariamento straordinario: a loro carico sono ipotizzate le accuse di disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose e inquinamento atmosferico. I principali elementi inquinanti riscontrati nel suolo, nel sottosuolo, nelle acque e nei sedimenti sono elencati nella tabella: 1

I METALLI PESANTI DELL’ILVA DI TARANTO ecologici/De bernardinis- ILVA... · conseguenze che il loro accumulo può generare all ... che sono causa di inquinamento e tossicità negli

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I METALLI PESANTI DELL’ILVA DI TARANTO

A cura di Ambra DE BERNARDINIS

A.A. 2013-2014

Introduzione

La città di Taranto ha una grande importanza per l'economia italiana,

essendo sede di un grande porto industriale, commerciale e militare e di un

importante centro industriale con stabilimenti petrolchimici (raffinerie ENI),

cementiferi, di cantieristica navale e siderurgici, tra i quali l'Ilva.

L’ILVA di Taranto è il più grande centro siderurgico d’Europa, in cui

nel 2011 si produceva acciaio in quantità di 9 milioni di tonnellate l’anno,

considerando che la produzione italiana di acciaio si attestava, in quel

periodo, intorno ai 28 milioni di tonnellate. Questi numeri ci confermano la

grande importanza del sito salentino; ma allo stesso tempo, proprio a causa

della presenza di numerose industrie, Taranto risulta essere uno dei siti più

inquinati d’Europa.

A causa del forte impatto ambientale e a seguito di perizie chimiche e

epidemiologica, il gruppo Ilva di Taranto nel 2013 è stato sottoposto a

commissariamento straordinario: a loro carico sono ipotizzate le accuse di

disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari,

danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze

pericolose e inquinamento atmosferico.

I principali elementi inquinanti riscontrati nel suolo, nel sottosuolo,

nelle acque e nei sedimenti sono elencati nella tabella: 1

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tabella: 1 Principali elementi inquinanti in suolo, sottosuolo, acque e sedimenti

Suolo antimonio, arsenico, berillio, cadmio, cobalto, cromo totale, cromo VI, mercurio, piombo, nichel, zinco, rame, vanadio, cianuri, idrocarburi, IPA, benzene, xilene, diossine

Sottosuolo antimonio, arsenico, berillio, cadmio, cobalto, cromo totale, cromo VI, mercurio, piombo, nichel, zinco, rame, vanadio, cianuri, idrocarburi, IPA singoli e totali, benzene, xilene, diossine

Acque di falda arsenico, selenio, alluminio, ferro, manganese, nichel, piombo, cobalto, cromo totale, cromo VI, cianuri, solfati, nitriti, BTEXS, alifatici clorurati cancerogeni e non, IPA singoli e totali, idrocarburi totali, MTBE

Sedimenti arsenico, nichel, piombo, cromo totale, rame, mercurio, zinco, IPA, PCB

In questo contesto è stata data maggiore attenzione ai metalli pesanti e alle

conseguenze che il loro accumulo può generare all’ambiente e alla salute

umana

Tossicità dei metalli pesanti

In chimica, con il termine di metalli pesanti si definiscono quei metalli

con numero atomico superiore a quello del ferro (55), densità molto elevata e

che sono causa di inquinamento e tossicità negli organismi biologici e per

l’ambiente. Questi elementi appartengono ai cosiddetti “elementi in tracce” in

quanto sono presenti in natura nei suoli e nelle rocce della crosta terrestre, in

concentrazione dell’ordine di parti per milione (ppm) e parti per miliardo

(ppb). I metalli pesanti, differiscono dai composti organici tossici in quanto,

non essendo degradati dall’attività biologica e fotochimica, risultando

praticamente indistruttibili, accumulandosi nell’ambiente per molti anni.

Normalmente sono considerati metalli pesanti l’alluminio, il ferro,

l’argento, il bario, il berillio, il cadmio, il cobalto, il cromo, il manganese, il

mercurio, il molibdeno, il nichel, il piombo, il rame, lo stagno, il titanio, il

tallio, il vanadio, lo zinco ed altri metalloidi con proprietà simili a quelle dei

metalli pesanti, come l’arsenico, il bismuto e il selenio.

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Possono essere suddivisi in due categorie:

essenziali, come ad esempio il ferro, necessario all’emoglobina del sangue, lo

zinco, per la funzione di molti enzimi, ma anche rame, ferro, magnesio,

cromo, cobalto, selenio, manganese e molibdeno, il cui fabbisogno è

dell’ordine di microgrammi;

non essenziali, o tossici, in quanto non dovrebbero trovarsi all’interno

dell’organismo, come l’alluminio, arsenico, berillio, cadmio, mercurio, nichel

e piombo, la cui presenza è causa di effetti dannosi per la salute, tanto più

forti quanto maggiore è la dose assorbita.

Considerando la forma chimica, molto importante per determinare la

biodisponibilità del metallo per il nostro organismo, i metalli pesanti possono

essere classificati in:

organici: caratterizzati da una forma lipofila e quindi facilmente assorbibile

tramite la cute e tramite la BEE (barriera emato-encefalica);

inorganici: rappresentati da una forma idrosolubile e quindi caratterizzati da

un lento assorbimento.

I metalli pesanti possono essere assorbiti dal nostro corpo attraverso

l’acqua, l’aria ed il cibo ed alcuni di essi come rame, selenio e zinco fanno

parte di noi stessi: questi elementi sono necessari a mantenere un corretto

metabolismo, ma in concentrazioni elevate possono risultare tossici. Dal

punto di vista biochimico, il meccanismo della loro tossicità deriva

dall’affinità dei cationi metallici per lo zolfo: i gruppi sulfidrilici (-SH),

presenti negli enzimi che controllano la velocità delle reazioni metaboliche

nel corpo umano, si legano facilmente ai cationi dei metalli pesanti ingeriti o

alle molecole che contengono tali elementi; se ciò dovesse verificarsi ne

risulta che l’enzima non può funzionare normalmente, con conseguenze

dannose per la salute umana, fino a causare in alcuni casi la morte.

In genere i meccanismi con i quali i metalli danno effetti tossici sono:

interazione con i siti attivi degli enzimi, i quali interagendo con il metallo

causano una perdita o una riduzione della funzionalità enzimatica;

sostituzione di un metallo essenziale presente in un enzima, oppure in una

proteina indispensabile; ad esempio il piombo sostituisce il ferro nella

ferritina intestinale.

I metalli possono accumularsi negli organi ed essere escreti tramite il sudore,

l’urina, le feci, in seguito a desquamazione della cute e attraverso i capelli.

Generalmente questi elementi entrano in contatto con l’organismo per via

respiratoria o cutanea e, legandosi con le strutture molecolari con le quali

vengono a contatto, sono in grado di ostacolare lo svolgimento di determinate

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funzioni vitali. Essi si accumulano nelle ossa e, in particolar modo, in alcuni

organi quali il cervello, il fegato e i reni.

Un trattamento farmacologico comunemente impiegato nei casi di

avvelenamento di metalli pesanti, consiste nella somministrazione di un

composto, che lega il metallo più forte di quanto non faccia l’enzima, il quale

successivamente sarà eliminato dall’organismo. Si tratta di un gruppo di

proteine definito metallotioneine: proteine capaci di chelare, cioè sequestrare,

il metallo non essenziale, riducendo così la possibilità di rimanere libero ed

esplicare la propria tossicità. A tale scopo risulta molto importante l’utilità del

sale di calcio dell’acido etilen-diammino-tetraacetico (EDTA), un composto

che estrae e solubilizza molti ioni metallici.

Quando si parla di inquinamento da metalli pesanti, generalmente, si fa

riferimento solo ad alcuni di essi ed i maggiori responsabili dei danni

ambientali sono: mercurio (Hg), piombo (Pb), cadmio (Cd) cromo (Cr), e

arsenico (As).

Mercurio

Il mercurio (Hg) è l’unico metallo che a temperatura ambiente si trova

allo stato liquido e data la sua capacità di dilatarsi con l’innalzarsi della

temperatura, viene largamente utilizzato nei termometri e nei barometri.

Allo stato elementare trova molte applicazioni, sfruttando la sua

proprietà di essere un ottimo conduttore di elettricità.

In passato, fu

ampiamente utilizzato per

l’illuminazione stradale in

quanto i suoi atomi, una volta

eccitati, emettono radiazioni

elettromagnetiche con

lunghezza d’onda del visibile.

Il mercurio liquido di

per sé non è molto tossico e se

ingerito viene per la maggior

parte eliminato, contrariamente alla forma gassosa che presenta un’elevata

tossicità.

In passato le maggiori quantità di mercurio venivano emesse dalle

eruzioni vulcaniche; attualmente, invece, le maggiori quantità derivano

dall’attività antropica, soprattutto la combustione non regolamentata del

carbone fossile, dell’olio combustibile e dei rifiuti solidi contenenti tale

elemento come termometri, rifiuti medici e batterie.

Una volta giunto in atmosfera in seguito ad evaporazione, il mercurio

può essere trasportato dal vento per lunghe distanze e, in seguito a

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ossidazione, sciogliersi nella pioggia e nella neve, depositandosi sul terreno e

nei corpi idrici di regioni distanti dal luogo di emissione.

Scaricato nelle acque, i batteri e i microorganismi trasformano il

mercurio inorganico (Hg+, Hg2+) nelle forme organiche, tra le quali la più

diffusa e tossica è quella metilata, (metil-mercurio, CH3-Hg+), la quale si

accumula nei tessuti adiposi. Una volta ingerito, è convertito in altre forme

solubili le quali, questa volta, sono in grado di oltrepassare la barriera emato-

encefalica e la barriera placentare.

Nell’uomo il mercurio è assunto quasi completamente sotto forma di

metil-mercurio, accumulatosi nei pesci, soprattutto dalle branchie,

diffondendosi così in tutto l’organismo e diventando praticamente impossibile

da eliminare. Le concentrazioni più elevate di questo metallo (concentrazioni

superiori a 1 ppm) si riscontrano nelle grandi specie predatrici sia marine che

di acqua dolce, come gli squali, il pesce spada, il pesce persico ed il luccio, i

quali occupando i vertici della catena alimentare, accumulano dosi maggiori,

rispetto alle specie non carnivore, soggette ad una minore biomagnificazione

Piombo

Il piombo, Pb, è l’elemento impiegato in maggior misura e quindi

maggiormente disperso nell’ambiente. E’ un metallo tenero, denso, duttile e

malleabile.

Sebbene la concentrazione del

piombo è in crescente aumento in alcune

parti del mondo, in molti paesi

occidentali, negli ultimi decenni, il suo

utilizzo è stato limitato in qualsiasi

impiego che generi una dispersione

ambientale incontrollata.

I composti covalenti del piombo

che rivestono una grande importanza dal

punto di vista commerciale ed

ambientale, sono il piombo tetrametile, Pb(CH3)4, ed il piombo tetraetile,

Pb(C2H5)4.

In passato questi composti hanno trovato largo impiego come additivi

della benzina, con funzione antidetonante causando la formazione di ossidi

che si depositano sul terreno, ed essere perciò facilmente assorbiti dai vegetali

finendo, immancabilmente, nella catena alimentare in conseguenza della loro

elevata solubilità, oppure permanere in atmosfera sotto forma di aerosol,

potendo percorrere grandi distanze e contaminare anche siti lontani dal luogo

di produzione.

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Cadmio

Di aspetto metallico, il cadmio è tossico ed è relativamente raro; il solo ione

formato da questo elemento è la forma

+2. La maggior parte di esso si ottiene

come sottoprodotto dalla fusione dello

zinco, dato che i due elementi si

trovano spesso combinati.

In passato fu utilizzato soprattutto per

la galvanoplastica di altri metalli, tra

cui l’acciaio, in conseguenza della sua

elevata resistenza alla corrosione e

come stabilizzante nelle materie

plastiche di cloruro di polivinile

(PVC).

Le principali fonti di contaminazione ambientale di questo metallo

sono: processi di incenerimento dei rifiuti e delle materie plastiche che

contengono l’elemento; riciclaggio dell’acciaio placcato con il cadmio, in

conseguenza del fatto che tale elemento risulta abbastanza volatile al calore e

dal fumo delle sigarette, in quanto il cadmio viene assorbito dalle foglie di

tabacco, dal suolo e dall’acqua di irrigazione.

In conseguenza della sua somiglianza con lo zinco, le piante assorbono

concentrazioni elevate di cadmio proveniente dall’acqua di irrigazione,

contaminata sia dai fertilizzanti a base di fosfati utilizzati per il trattamento

dei campi, e sia dai fanghi derivanti dagli impianti di depurazione dei liquami

originati dagli scarichi industriali.

Tutto ciò va giunge nel suolo, al cui avvelenamento concorre anche la

deposizione atmosferica. Per l’uomo, l’esposizione al cadmio deriva

soprattutto dall’alimentazione: i frutti di mare, come i molluschi, e gli organi

interni degli animali, soprattutto i reni, possiedono le più elevate

concentrazioni di cadmio.

Il cadmio ha una tossicità molto acuta e la dose letale è di circa 1

grammo. I più importanti episodi di contaminazione da cadmio sono stati

riscontrati in zone prossime all’estrazione dei materiali non ferrosi. A tal

proposito il più grave incidente ambientale si verificò in Giappone, nei pressi

del fiume Jintsu, le cui acque furono utilizzate per l’irrigazione delle colture

del riso, contaminato dal cadmio proveniente da operazioni di estrazione e

fusione dello zinco.

Numerose furono le persone colpite da una malattia ossea degenerativa

detta “itai-itai”, denominata in questo modo per gli acuti dolori articolari, che

causava un progressivo indebolimento delle ossa fino a causarne la frattura.

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Cromo

Il cromo è un metallo duro, lucido,

di colore grigio acciaio, molto

resistente alla corrosione e che fonde

con difficoltà. Gli stati di

ossidazione più comuni sono +3,

cromo trivalente Cr(III) più stabile, e

+6, cromo esavalente Cr(IV).

Questi due ioni presentano una

differenza fondamentale: il Cr III è

molto meno tossico e in concentrazioni molto basse svolge anche un ruolo di

nutriente, infatti è necessario per il corretto metabolismo degli zuccheri nel

corpo umano; mentre il cromo IV è tossico ed è un agente cancerogeno: a

causa della somiglianza con lo ione solfato (SO4 2-), lo ione cromato penetra

facilmente nelle cellule viventi dove può ossidare le basi di DNA e di RNA.

Il cromo rappresenta uno dei più importanti contaminanti ambientali

inorganici sia dell’aria, in seguito alla combustione del carbone, e sia delle

acque, in particolar modo delle acque di falda situate al di sotto di aree

industriali e di depositi di rifiuti pericolosi.

Arsenico

L’arsenico non è un vero e proprio metallo ma è un metalloide,

elemento che presenta caratteristiche

intermedie tra i metalli e i non metalli.

A differenza di mercurio, piombo

e cadmio, l’arsenico presente in tracce

risulta essere essenziale per la salute

dell’uomo, infatti piccole quantità di

questo elemento agiscono come

stimolante della crescita e pertanto

vengono aggiunte all’alimentazione dei maiali e del pollame per favorirne

l’ingrassamento; ovviamente l’uso di questo stimolante deve essere interrotto

qualche giorno prima la macellazione.

L’arsenico (III) risulta essere più tossico della forma pentavalente,

poiché legandosi ai gruppi solfidrilici, permane per un tempo maggiore

all’interno dell’organismo, al contrario dell’As(V) che viene ridotto per

primo.

Inquinamento e limiti di riferimento

Per inquinamento s’intende l’alterazione dell’ambiente naturale o

antropico, che può produrre disagi temporanei, patologie o danni permanenti

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per l’ambiente e per la salute umana. Esistono molti tipi di inquinamento,

suddivisi a seconda dell’elemento inquinante ma anche dell’area interessata: i

metalli pesanti, che causano il cosiddetto inquinamento chimico, in

concomitanza di numerose altre sostanze, sono i responsabili

dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua, ma soprattutto, del suolo e sottosuolo.

I metalli introdotti nell’ambiente, maggiormente quelli presenti nei

sistemi idrici a causa dell’erosione del terreno e delle rocce, sono una

conseguenza dell’attività naturale e soprattutto antropica, causata quest’ultima

dall’estrazione mineraria e dall’utilizzo di sostanze contenenti tali inquinanti.

Una volta che i metalli pesanti sono assorbiti dalle radici delle piante,

vengono trasportati nelle foglie e nei frutti, entrando a far parte della catena

alimentare e giungendo nell’uomo sia direttamente, in seguito ad assunzione

di vegetali, ma anche indirettamente, alimentandosi di animali che a loro volta

si sono nutriti di cibo contaminato.

I metalli pesanti sono presenti naturalmente nell’aria, nell’acqua e nel

suolo, ma il problema principale correlato alla loro presenza, è dato dalla loro

capacità di accumulano sullo strato superiore del suolo e sui sedimenti

potendo, in questo modo, essere facilmente assimilati dalle radici delle piante:

i materiali che costituiscono l’humus1 possiedono una notevole affinità per i

cationi dei metalli pesanti, grazie alla formazione di legami con gli ioni del

metallo, mediante gruppi carbossilici (-COOH) presenti negli acidi umici.

Come già detto in precedenza, i metalli pesanti sono elementi presenti

in natura, ma senza l’attività estrattiva dell’uomo difficilmente riuscirebbero a

disperdersi nell’ambiente; questo è il motivo per il quale i governi di molti

paesi pongono sempre più importanza a questo tipo di inquinamento,

emanando direttive atte a ridurre le dispersioni nell’ambiente al di sotto di

soglie considerate di sicurezza per l’ambiente stesso, per l’uomo e per gli

animali.

I valori limite per ogni metallo sono stabiliti dalla normativa di

riferimento differente sulla base del comparto ambientale in esame: il

campionamento e l’analisi dei tassi di deposizione di questi inquinanti in

atmosfera sono riportati nell’allegato V del d.lgs. 152/07 “Attuazione della

direttiva 2004/107/CE concernente l'arsenico, il cadmio, il mercurio, il nichel

e gli idrocarburi policiclici aromatici nell'aria ambiente”; mentre per le

acque ed il suolo i loro limiti sono definiti nell’allegato 5, titolo V, parte IV

nel d. lgs. 152/06 “Norme in materia ambientale”.

1 sostanza organica di colore scuro presente nel suolo, derivante dalla degradazione parziale della

sostanza organica, costituita principalmente da piante fotosintetiche; il materiale vegetale non decomposto contenuto nell’humus e costituito soprattutto da proteine e lignina, sostanze polimeriche molto insolubili nell’acqua

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Effetti clinici sull’uomo

Il potere tossico esercitato dai metalli pesanti dipende soprattutto dalla

struttura chimica di ciascun elemento, cioè dalla sua speciazione: le forme

quasi del tutto insolubili transitano nel corpo umano senza causare danni

significativi; mentre le forme che risultano più devastanti sono quelle che

riescono ad oltrepassare le membrane, come quella che protegge il cervello,

membrana emato-encefalica, o quella che protegge il feto, barriera placentare.

Questi elementi rappresentano un grave problema per i paesi

industrializzati in quanto largamente utilizzati in tutte le attività produttive,

dall’agricoltura, all’industria, al terziario avanzato. In conseguenza di tutto ciò

queste sostanze vengono introdotte nell’aria e nell’acqua ed un problema di

fondamentale importanza è dovuto al loro capacità di accumulo nelle catene 1

sostanza organica di colore scuro presente nel suolo, derivante dalla

degradazione parziale della sostanza organica, costituita principalmente da

piante fotosintetiche; il materiale vegetale non decomposto contenuto

nell’humus e costituito soprattutto da proteine e lignina, sostanze polimeriche

molto insolubili nell’acqua alimentari2; tutto ciò è acuito, inoltre, dal

verificarsi del fenomeno della biomagnificazione, o amplificazione biologica,

che consiste nell’aumento progressivo delle concentrazioni, attraverso i

diversi anelli di una catena alimentare. Di seguito sono riportati i maggiori

danni causati dall’esposizione ai suddetti metalli pesanti.

Mercurio

I maggiori danni derivanti dall’intossicazione da mercurio si hanno a

livello del sistema nervoso centrale, dato che il cervello risulta essere il

bersaglio principale. I sintomi comprendono: parestesie degli arti superiori ed

inferiori, ridotta funzionalità renale, sordità, offuscamento e perdita della

vista, perdita della parola e incoordinazione muscolare, insonnia e

nervosismo, perdita di memoria, ansia e depressione, perdita di peso e di

appetito, tremori ed allucinazioni. Un problema di fondamentale importanza è

dato dal fatto che il metil-mercurio può essere trasmesso al feto, quindi i

bambini nati da madri che presentavano anche lievi intossicazioni da

mercurio, mostravano gravi danni cerebrali: ritardo psichico e, in alcuni casi,

anche attacchi apoplettici e disturbi motori fino alla paralisi.

Piombo

La maggior quantità di questo metallo nell’uomo è concentrata

soprattutto nel sangue, ma una volta raggiunto un certo limite, il suo eccesso

penetra, dapprima negli organi e nei tessuti molli, soprattutto in quello 2 complesso di relazioni gerarchiche tra specie di diversa collocazione sistematica, ciascuna delle

quali si alimenta della specie che la precede, generando in questo modo un processo ciclico in grado di consentire il trasferimento delle sostanze nutritive, e quindi dell’energia, presenti nell’ecosistema

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cerebrale, e soltanto dopo nelle ossa, dove sostituisce lo ione calcio, grazie

alla somiglianza degli ioni Pb2+ con gli ioni Ca2+. In seguito a ciò, le persone

con un deficit di calcio presentano un maggior assorbimento di piombo.

Il maggior rischio provocato da intossicazione da piombo, anche per

livelli bassi, riguarda i feti e i bambini di età inferiore ai 7 anni in quanto, in

entrambi i casi, presentano una maggiore sensibilità all’elemento: il piombo

riesce ad oltrepassare sia la barriera placentare, passando quindi facilmente

dalla madre al feto, e sia la barriera emato-encefalica, a causa della sua

immaturità.

Il principale rischio derivante da intossicazione da piombo è

rappresentato dall’interferenza con il normale sviluppo del cervello e

compromissione delle facoltà neuropsicologiche, collegando in alcuni casi la

sua assunzione a fenomeni di schizofrenia.

Non esiste un limite al di sotto del quale il piombo non provochi

conseguenze nocive su feti e bambini, inoltre sembra che il piombo eserciti

effetti deleteri sul comportamento, sulla capacità di apprendimento e sul

coefficiente intellettivo, manifestandosi con ritardi fisici, mentali e con

problemi comportamentali durante la crescita.

Per di più, livelli elevati di piombo possono causare: ipertensione,

cefalea, depressione, insonnia, irritabilità, ansia, debolezza, algie muscolari,

ridotta funzionalità renale che può evolvere in insufficienza renale cronica,

infertilità nell’uomo e aborti spontanei nella donna, gotta saturnina e

rarefazione dell’osso, processo che 2 complesso di relazioni gerarchiche tra

specie di diversa collocazione sistematica, ciascuna delle quali si alimenta

della specie che la precede, generando in questo modo un processo ciclico in

grado di consentire il trasferimento delle sostanze nutritive, e quindi

dell’energia, presenti nell’ecosistema si manifesta soprattutto in età senile o in

concomitanza di particolari malattie, come l’osteoartrite o la malattie

peridontale avanzata.

Cadmio

Il cadmio non presenta fenomeni di bio-accumulo infatti, in caso di

esposizione a basse concentrazioni, può essere eliminato rapidamente

dall’organismo, grazie alla presenza di una proteina, la metallo-tioneina,

attraverso le urine. Nel caso in cui sia assorbita una quantità maggiore,

rispetto alla capacità di complessazione della metallo-tioneina, il metallo si

accumula soprattutto nei reni e nel fegato.

Livelli elevati di cadmio possono causare: malattie renali e malattia

ossea degenerativa, causata dalla sostituzione degli ioni Ca+2 con gli ioni Cd+2

poiché gli ioni presentano le stesse dimensioni, causando perciò alle ossa un

aspetto poroso, con conseguente aumento della fragilità.

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Cromo

I principali danni causati dal cromo, ed in particolare del cromo VI il

quale è considerato essere un forte agente cancerogeno, sono: congiuntiviti

per gli occhi e dermatiti irritative a carico di avambracci, mani e piedi; danni

gastrointestinali con nausea, vomito, dolori addominali e diarrea; danno

epatico e renale con conseguente insufficienza renale acuta; carcinoma dei

seni paranasali e del polmone.

Arsenico

L’arsenico è da considerare come uno dei più pericolosi rischi

ambientali per la salute umana. La presenza di questi elemento nell’acqua è

stata associata a varie problematiche riscontrate nell’uomo, tra cui il cancro, il

diabete e malattie cardiovascolari.

L’acqua potabile, e in particolare quella freatica, rappresenta la

principale fonte di arsenico per molte persone ma altre fonti sono gli alimenti

come la carne ed i molluschi, cibi in cui l’elemento è presente in forma

organica. I maggiori problemi derivanti dall’assunzione di arsenico si

registrano in prossimità del delta del Bengala, dove circa 40 milioni di

persone bevono acqua contaminata, per effetto di processi di trivellazione di

milioni di pozzi artesiani.

Non esiste un limite ben preciso al di sotto del quale l’esposizione a tale

elemento non causi danni gravi per la salute umana; è ormai noto che

l’arsenico è cancerogeno per l’uomo sia in maniera diretta, danneggiando il

DNA, ma anche in modo indiretto, inducendo una crescita abnorme delle

cellule, oppure impedendo il processo di riparazione del DNA danneggiato da

altri agenti cancerogeni, come il fumo di sigaretta o i raggi UV. Invece, le

forme organiche dell’arsenico sono costituite da acidi idrosolubili che

possono essere escreti dall’organismo, risultando meno tossiche rispetto alle

forme inorganiche.

Le principali malattie correlate all’assunzione di arsenico sono: cancro

al polmone, lesioni cutanee, danni al sistema nervoso centrale, delirio fino al

coma, danno gastrointestinale che termina con vomito e diarrea di grave

entità, e arseniosi, in grado di causare cancro alla cute, al fegato, alla vescica e

ai reni.

Il progetto SENTIERI

Il Ministero della Salute, in collaborazione con l'Istituto Superiore di

Sanità, dipartimento Ambiente e Prevenzione primaria, ha finanziato

numerosi studi di epidemiologia e monitoraggio ambientale relativamente alla

situazione di inquinamento presente nella zona di Taranto. Tra questi si cita il

progetto Sentieri, il quale ha fornito dati in merito ad analisi ed indagini

condotte in questa zona della penisola italiana.

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Il progetto SENTIERI - Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori

e Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento- afferma che nell’area di

Taranto è stato riscontrato un aumento di mortalità maggiore rispetto ad altre

zone della regione Puglia.

È stato calcolato che, in sette anni, le emissioni di sostanze inquinanti

ha causato la morte di 11.550, in media 1.650 l’anno, soprattutto per cause

cardiovascolari e respiratorie, e circa 27000 ricoveri, principalmente per cause

cardiache, respiratorie, e cerebrovascolari. Secondo i dati ufficiali del

rapporto Sentieri, nel periodo 2003-2009 Taranto registra, rispetto alla media

della Puglia, una mortalità

• maggiore del 14% per la componente maschile

• superiore del 8% per quella femminile

• maggiore del 20% per gli infanti, soprattutto nel primo anno di vita

Un’analisi geografica della mortalità tumorale nel periodo 2000-2004

nelle cinque province pugliesi, basata sui dati del registro regionale, ha

mostrato che nella città di Taranto, unitamente al gruppo di comuni circostanti

il polo industriale, è presente un eccesso di mortalità.

Si evidenzia un eccesso tra il 10% e il 15% della mortalità generale e

per tutti i tumori, sia tra gli uomini che tra le donne; un eccesso di circa il

30% sulla mortalità per tumore del polmone, per entrambi i generi; un

eccesso, sempre in entrambi i generi con un + 350% per gli uomini e un

+200% nelle donne, dei decessi per tumore della pleura; un eccesso compreso

tra il 50% (uomini) e il 40% (donne) di decessi per malattie respiratorie acute,

associato ad un aumento di circa il 10% nella mortalità per tutte le malattie

dell’apparato respiratorio.

Inoltre, si osserva un eccesso di circa il 15% tra gli uomini e del 40%

tra le donne della mortalità per malattie dell’apparato digerente, oltre ad un

incremento del 5% dei decessi per malattie del sistema circolatorio soprattutto

tra gli uomini.

Inoltre, nella città di Taranto la mortalità osservata è superiore all’attesa

per quel che riguarda anche il tumore del pancreas, della mammella e della

vescica.

Per di più, altrettanto allarmanti sono i dati riguardanti l’infertilità: da

una ricerca condotta dall’Unita di Fisiopatologia Riproduzione Umana del

Policlinico di Bari, è emerso che una coppia su 4 nell'area di Taranto è sterile

e il 26% delle donne è in menopausa precoce.

Conclusioni

In definitiva possiamo affermare che la zona oggetto dello studio

appartiene ai “siti di bonifica di interesse nazionale”, i cosiddetti SIN istituiti

dal d.lgs 152/06.

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Dalle analisi condotte è emerso che nel sito “sin ionico” risulta essere

inquinato soprattutto

il suolo, in cui sono

stati riscontrati valori

di concentrazione

pari a più di 75 volte

il valore soglia

stabilito dalla

normativa vigente,

per quanto riguarda

gli IPA, ed eccedenze

più del 1000% per

quanto riguarda

alcuni metalli pesanti.

Secondo i dati raccolti dall’asl di Taranto, è stato stimato che 1 abitante

su 18 residente nei quartieri vicini al polo industriale del gruppo Riva, risulta

essere malato di tumore. Inoltre, tale valore potrebbe crescere

vertiginosamente, in quanto spesso per le cure ci si rivolge al nord o in

strutture private. Secondo Peacelink, le malattie attualmente più diffuse sono

quelle legate ai polmoni, anche se il picco del mesotelioma è atteso per il

2015.

A preoccupare particolarmente sono anche le malattie derivanti della

sostanze geno tossiche come il ferro che causano malattie neurodegenerative

che vengono trasmesse dai genitori ai figli.

Sulla base di quanto appena esposto, nell’avvenire si attendono valori

ancor più drammatici per le popolazioni residenti in questo sito; ma un

problema estremamente grave è che gli abitanti di queste zone, attualmente, si

trovano a dover scegliere tra la salute ed il lavoro, consapevoli del fatto che la

scelta della “paga” comporterebbe inevitabilmente lo sviluppo di numerose

malattie, che porterebbero alla loro morte.

D’altro canto, però, la chiusura definitiva dello stabilimento causerebbe

una aumento di disoccupazione enorme per quanto riguarda questa zona della

nostra penisola.

Bibliografia

ARPA Puglia 2008. Analisi effettuate, criticità riscontrate e necessità di

nuove analisi nell’area di Taranto e Statte, Bari 16 settembre 2008.

ARPA Puglia 2009. Relazione sui dati ambientali dell’area di Taranto, 08

settembre 2009.

Baird C., Ken M., Chimica ambientale. Zanichelli

14

Morelli S. Inquinamento tossicologico industriale: il caso dell’ILVA di

Taranto

Altre fonti •

Corriere della sera, Taranto, aumento choc dei tumori nelle donne Il governo:

piano straordinario per la salute 22 Ottobre 2012

La RepubblicaBari.it, Ilva, l'allarme dei medici "Danni per tre generazioni" 28

Settembre 2013 •

La Stampa Qual è la storia dell’ILVA? •

L’Uffingtonpost L’Ilva, i numeri del nuovo studio Sentieri: tumori +30%,

mesoteliomi + 145%, 24 Maggio 2014 •

Radio Onda D’urto, Siti inquinati: bonifiche al palo e mortalità in aumento,

19 Settembre 2012 •

Radio Onda D’urto, Taranto: un malato ogni 18 abitanti nei quartieri a ridosso

dell’area industriale, 2 Settembre 2013