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I microrganismi della birra
LA BIRRA E’ TRA LE BEVANDE PIU’ DIFFUSE AL MONDO ED E’ LA PRIMA AD
ESSERE CONSUMATA TRA QUELLE ALCOLICHE.
LA BIRRA, PER DEFINIZIONE E ’ IL “ PRODOTTO OTTENUTO DALLA
FERMENTAZIONE ALCOLICA CON CEPPI DI SACCHAROMYCES DI UN MOSTO
PREPARATO CON MALTO, ANCHE TORREFATTO, DI ORZO O DI FRUMENTO O
DI LORO MISCELE E ACQUA AMARICATO CON LUPPOLO O I SUOI DERIVATI
O CON ENTRAMBI” (D.P.R. n° 272 DEL 30/06/98).
E’ CONSENTITO INTEGRARE LA FERMENTAZIONE ALCOLICA CON QUELLA
LATTICA (Lg. N° 141 DEL 17/04/89).
CLASSIFICAZIONE DELLA BIRRA
TIPO DI BIRRA GRADO ALCOLICO GRADO
SACCAROMETRICO
ANALCOLICA < 1,2 3-8
LEGGERA/LIGHT 1,2-3,5 5-10,5
NORMALE >3,5 >10,5
SPECIALE SENZA LIMITE >12,5
DOPPIO MALTO SENZA LIMITE >14,5
FONTE: ART. 2 DEL D.P.R. n° 272
COMPOSIZIONE MEDIA DELLA BIRRA
• ACQUA: 91%
• PROTEINE: 0.2%;
• CARBOIDRATI: 3,5%
• LIPIDI: 0%
• ALCOL: 2-9%;
• CO2: 0,3-0,4%;
Acqua
• Potabile, privata del cloro
• Bassa durezza, basso contenuto di bicarbonati (la
loro presenza durante l’ammostamento dà un colore
scuro e sapore amaro)
• pH inferiore alla neutralità
• Con corretta composizione in microelementi (basso
livello di Fe, Mg, nitrati, presenza di Ca)
• In generale trattata con resine a scambio ionico
prima del processo
Orzo
• Vengono usati prevalentemente orzi distici (Hordeum disticum): alta resa, più idonei alla maltazione, migliore qualità della birra. In alcuni paesi si usano orzi esastici invernali.
• Distico: quando vengono resi fertili 2 fiori
che danno vita sui nodi a 2 cicchi.
• Tetrastico: quando vengono resi fertili 4
fiori che danno vita a 4 cicchi.
• Esastico: quando vengono resi fertili 6 fiori
che danno vita a 6 cicchi.
Caratteristiche dell’orzo
• Varietà: si devono usare varietà pure, appositamente selezionate;
• Umidità: deve essere inferiore al 16%, altrimenti il prodotto é poco
conservabile;
• Capacità di germinazione e potere germinativo (percentuale di semi in
grado di germinare fra 3 e 5 giorni in condizioni naturali): devono essere
alte e comunque superiori al 96%.
• Dimensioni delle cariossidi: la percentuale di semi di dimensioni superiori
a 2,5 cm deve essere quanto più alta é possibile.
• Contenuto in proteine: deve essere il più basso possibile perché le proteine
riducono la resa in estratto e diminuiscono la stabilità
Composizione dell’orzo (%DM)
Componente %
Amido 63
Zuccheri 2
Pentosani 9
Cellulosa 5
Proteine 11
Grassi 2,5
Minerali 2,6
Altro 4,9
Ecologia microbica dell’orzo
La diversità e la struttura dell’ecosistema microbico dell’orzo sono influenzate da molti
fattori:
• Cultivar
• Clima
• Tipo di suolo
• Pratiche agricole
• Durata e le modalità di conservazione e di trasporto.
Orzo, frumento e cereali in genere, coltivati in diverse aree geografiche hanno comunità
microbiche differenti.
La composizione della comunità microbica cambia in seguito anche alle operazioni di
post-raccolta (rimozione o aggiunta nel corso delle varie fasi di trasformazione).
• In campo, le cariossidi sono colonizzate dai microrganismi subito dopo la spigatura
all’interno delle foglie-guaine avvolgenti (vento, pioggia, insetti, uccelli e le pratiche
agricole li diffondono per tutta la stagione di crescita).
• Nella fase di riempimento della cariosside, la colonizzazione microbica è limitata
all’esterno, tra pericarpo ed epidermide esterna.
• In cariossidi sane, il tegumento ostacola la crescita dei microrganismi nell'embrione.
• Se il tegumento è lesionato, l’endosperma può essere colonizzato da funghi filamentosi
fitopatogeni, come il genere Fusarium.
La cariosside ospita una vasta gamma di microrganismi comprese numerose specie di
batteri Gram- e Gram +, lieviti e funghi filamentosi.
La cariosside è composta da tre parti principali:
• Embrione
• Endosperma
• Tegumento.
I diversi strati presenti nel rivestimento agiscono come vettori di microrganismi
Dominano numericamente
la comunità microbica
presente nella cariosside in
campo (106 cell/gr).
Abbondanti nella fase di
pre-raccolta
Persistono in tutte le fasi di
maturazione della cariosside.
Possono essere divisi in due
gruppi ecologici: funghi
presenti in campo e
funghi che si sviluppano nel
corso della conservazione dei
cereali e del malto.
Alcune specie sono produttori di micotossine di cui alcune particolarmente pericolose per
l’uomo.
Tra i funghi di campo più comuni e diffusi generi come Alternaria, Cladosporium, Epicoccum,
Fusarium, ecc.,
• le condizioni di conservazione (temperatura, umidità e aerazione)
• la percentuale di umidità delle cariossidi in fase di raccolta (13%-14%).
Aspergillus e Penicillium sono i funghi maggiormente isolati nell’ambiente di conservazione,
(presenti come contaminati ambientali nella polvere, nell'aria, sulle superfici dei mezzi di
raccolta o attrezzature).
Funghi Filamentosi
• Il metabolismo microbico provoca variazioni nella composizione di carboidrati, lipidi e
proteine della cariosside e può quindi portare ad una scarsa qualità del malto e della
birra.
• La degradazione incontrollata di tali componenti provoca decolorazione delle
cariossidi e la formazione di off-flauvor e off-colours.
• Pseudomonas spp., i LAB, Enterobacteriaceae (Laitila et al., 2007) e alcuni lieviti
sono in grado di formare biofilm e producono polisaccaridi extracellulari (EPS).
Impatto dei microrganismi sulla qualità del malto e della birra
La flocculazione prematura
La flocculazione prematura del lievito in fermentazione (Premature Yeast Flocculation
PYF) è un problema associato alla cattiva qualità microbiologica del malto.
Questa causa un blocco della fermentazione e un cattivo sapore della birra prodotta,
poiché il lievito, depositandosi anticipatamente sul fondo della vasca di fermentazione,
lascia nella birra un residuo zuccherino elevato.
Le Micotossine
Sono state caratterizate circa 300 micotossine e tra queste le fusariotossine
prodotte dal genere Fusarium sono quelle di maggior interesse
La formazione delle micotossine è strettamente connessa alla crescita
fungina anche se la presenza di funghi tossigeni in un alimento non indica
necessariamente presenza di micotossine.
Le micotossine possono persistere per lungo tempo dopo la morte del fungo
che le ha prodotte. Pertanto, l’assenza di micelio non è indice dell’assenza di
micotossine. Le micotossine sono composti stabili termoresistenti e si
possono ritrovare nel prodotto finito.
Luppolo
• Humulus lupulus
• Pianta perenne, rampicante
• Si usano solo le infiorescenze prodotte
dalle piante femminili
• Le varietà vengono classificate in
aromatizzanti (ricche di olii essenziali:
humulene, mircene, cariofillene,
farnesene) e amaricanti (ricche di resine
amare, - e acidi)
• Viene usato prevalentemente sotto forma
di estratti e pellet
• Molto sensibile all’ossidazione
• Azione antimicrobica
Gli acidi nel luppolo
• Gli -acidi (umulone, coumulone e adumulone) sono la componente più abbondante e la loro quantità viene misurata.
• I -acidi (lupulone, colupulone e adlupulone) conferiscono amaro durante la maturazione della irra in seguito ad ossidazione
-acidi
Maltazione
• Obiettivi: produzione di
enzimi proteolitici ed
amilolitici, maggiore facilità
di lavorazione,
condizionamento di colore e
profilo aromatico
• Fasi:
– A. Bagnatura
– B. Germinazione
– C. Essiccazione
Bagnatura (steeping)
• Serve a portare l’umidità da 12% a 44-46%, per immersioni ripetute alternate a soste in aria. Temperatura fra 12 (T inf. causano ridotta germinazione) e 18°C (T superiori causano eccessiva respirazione).
• 12-14 °C per limitare la crescita microbica.
• Il consumo di acqua è fino a 2,5-3,4 mc per ton di orzo,
Germinazione
• La germinazione viene condotta in germinatoi cilindrici o
rettangolari, con fondo perforato, sul fondo del quale passano le
condotte dell’aria
• L’orzo viene stratificato in strati alti 1-2 m, con periodiche
agitazioni (ogni 12-24 h) con appositi agitatori elicoidali.
• L’aria deve avere la temperatura adatta (deve essere raffreddata in
estate) e deve essere opportunamente umidificata e la CO2 deve
essere rimossa per aspirazione.
5-7 gg a 12-13°C
Con l’avvio della germinazione, l’embrione attiva il suo metabolismo e produce
ormoni della crescita, che inducono l’attivazione della biosintesi di enzimi
proteolitici, emicellulosolitici e idrolitici.
Per indurre la formazione di questi enzimi, la temperatura negli ambienti di
germinazione aumenta lentamente da 16 a 30 °C nell’arco di 24-25 ore. Gli enzimi
proteolitici solubilizzano le proteine quali l’albumina e la globulina, producendo
peptoni e aminoacidi.
Gli enzimi emicellulosolitici liberano le amilasi che iniziano a idrolizzare l’amido
in maltodestrine e maltosio; tuttavia la degradazione dell’amido in questa fase
avviene in misura minima.
I semi sono poi asciugati a 50 °C per 12 ore per prevenire l’inattivazione degli
enzimi.
La germinazione è una fase critica del processo di produzione: la percentuale
minima richiesta di germinazione è del 95%.
Germinazione
In sintesi
• vengono parzialmente decomposte le pareti cellulari e si liberano una serie di enzimi (α-amilasi, β-amilasi, maltasi, proteasi, β-glucanasi) per liberare l’amido dalla matrice dei granuli e a degradarlo, oltre a proteine ed aminoacidi.
• L’intensità del processo può essere controllato da:
– Tempo 7-8 gg;
– temperatura in genere 12-17°C;
– Umidità ottimale é 44-50%.
• Il prodotto finale è il malto verde
• Effettuata ad alte temperature
• Ha lo scopo di preservare gli enzimi formatisi durante la germinazione
• Serve a produrre diverse tipologie di malto per colore e aroma, a seconda della
temperatura utilizzata.
Le principali trasformazioni alle quali è soggetto l’orzo nel corso della maltazione
avvengono a carico delle proteine e dell’amido.
La produzione del malto è un processo complesso che coinvolge una vasta
gamma di reazioni biochimiche e fisiologiche.
L'obiettivo principale della maltazione è quello di produrre enzimi idrolitici
capaci di liberare composti solubili quali proteine, lipidi e carboidrati.
Alla fine della maltazione la composizione fisica, biochimica e microbiologica
è completamente modificata.
Essicazione
Torrefazione • Obiettivi:
– Aumentare la conservabilità riducendo l’umidità al 4% ca.
– Bloccare l’azione degli enzimi inattivandone il meno possibile
– Conferire colore, sapore e aroma
• Riscaldamento graduale con aria a 50°C fino ad un’umidità del 25%, poi trattamento con aria a 70°C, trattamenti finali variabili per i diversi tipi di malto (temperature + alte = colore + scuro)
Il processo produttivo
• Macinazione: del malto torrefatto per ottenere
la farina che verrà usata nelle operazioni
successive.
• Ammostamento: può avvenire per infusione o decozione per estrarre le sostanze solubili : – Degradazione dell’amido e idrolisi del maltosio
– Degradazione delle gomme e delle proteine
• I parametri più importanti sono: – -tempo
– -temperatura
– -concentrazione del mosto.
Enzimi e ammostamento ENZIMI RESPONSABILI DELL’IDROLISI DELL’AMIDO E ALTRI ZUCCHERI DURANTE
L’AMMOSTAMENTO
ENZIMI TEMPERATURA
OTTIMALE
pH
OTTIMALE
TEMPERATURA
DI
INATTIVAZIONE
SITO
DI
ROTTURA
PRODOTTI
β-AMILASI
60-65°C
5,4-5,6
70°C
LEGAME
α-1→ 4 A PARTIRE
DALL’ESTREMITA’
MALTOSIO
α-AMILASI
70-75°C
5,6-5,8
80°C
LEGAME
α-1→ 4 A PARTIRE
DALL’INTERNO
DELLA CATENA
DESTRINE
DESTRINASI
LIMITE
55-60°C 5,1 65°C LEGAME
α-1→ 6
DESTRINE
MALTASI 35-40°C 6,0 40°C MALTOSIO GLUCOSIO
INVERTASI 50°C 5,5 55°C SACCAROSIO GLUCOSIO+
FRUTTOSIO
Glucanasi 40-50°C 4,8-5,0 - - Degradazione
delle gomme
Enzimi
proteolitici
50-60°C 4,5-4,7 - - Formzione di
peptidi
Filtrazione, luppolamento
• Il mosto viene trasferito in tini di decantazione
o filtrato
• Luppolamento: aggiunte variabili da 150-180
g/hl per le birre normali, fino a 300-450 g/hl
per le birre da esportazione e quantità
inferiori per le birre scure.
Cottura • Durata 1-2 h temperature variabili con i tipi di
birra
• Funzioni: – Dissoluzione e isomerizzazione delle sostanze amare
– Coagulazione delle proteine: l’obiettivo é ottenere non più di 20 ml/l di proteine.
– Eliminazione di sostanze aromatiche indesiderabili
– Concentrazione del mosto
– Formazione di sostanze riducenti ed aromatiche: derivate dalla reazione di composti carbonilici, zuccheri ed aminoacidi.
– Inattivazione di enzimi
– Sterilizzazione del mosto
Chiarificazione e raffreddamento
• I complessi (trub a caldo) formati per reazione fra i polifenoli del luppolo e le proteine vengono eliminati in un whirpool, serbatoio cilindrico in cui il mosto viene introdotto tangenzialmente ad alta velocità
• Il mosto chiarificato viene raffreddato con scambiatori di calore a 8-15°C per la bassa fermentazione o 15-18°C per l’alta fermentazione
Fermentazione primaria
• Inoculo di almeno 1x106 cellule per °P (Plato)
• Durata 2-10 gg (più breve per l’alta fermentazione)
• Dopo 6-12 ore inizio fase tumultuosa con formazione di schiume bianche (Krausen)
• Necessità di controllo della temperatura
Lieviti birrai
I Saccharomyces birrari vengono comunemente distinti in lieviti:
• a “alta fermentazione” (top yeast) appartenenti alla specie Saccharomyces
cerevisiae,
• a “bassa fermentazione ” (bottom yeast) ascritti alla specie Saccharomyces
pastorianus, sinonimo di Saccharomyces carlsbergensis.
• I termini “alta fermentazione ” e “bassa fermentazione ” fanno riferimento alla
temperatura alla quale avviene il processo e alla capacità del lievito di flocculare a
fine fermentazione.
• I S. cerevisiae trasformano il mosto di malto in birra a temperature relativamente
elevate, comprese tra i 18 e i 25°C e tendono a rimanere in sospensione nel mosto
in fermentazione.
• I S. pastorianus, al contrario, fermentano a temperature decisamente inferiori,
comprese tra 5 e 15°C e sedimentano sul fondo del fermentatore.
Produzione di aromi
La produzione di aromi è strettamente dipendente:
• dalla composizione del mosto
• dalle condizioni di fermentazione
• dal lievito utilizzato.
Elevate concentrazioni di saccarosio determinano un aumento nella produzione di
alcoli superiori mentre l’aggiunta di sciroppo di maltosio causa una riduzione nella
produzione di esteri dell’acetato.
I prodotti sintetizzati dal lievito nel corso della fermentazione, a parte etanolo e
CO2, quelli che hanno maggiore impatto sull’aroma della birra sono:
• gli alcoli superiori
• gli esteri
• i composti solforati
• gli acidi grassi
• gli acidi organici
• i composti carbonilici
• i dichetoni vicinali
Produzione di aromi Alcoli superiori:
• Noti come “olio di fusello”, sono tra i più importanti composti aromatici della
birra.
• I lieviti birrari si differenziano per qualità e quantità di alcoli superiori
prodotti. In generale questi alcoli sono prodotti in concentrazioni inferiori alla
soglia di percezione ma la concentrazione di alcol isoamilico (aroma di
banana) e 2-feniletanolo (aroma di rose) può facilmente superare la soglia di
percezione nelle birre lager.
Esteri volatili:
• Composti aromatici caratterizzati da soglie di percezione molto basse.
• Anche se prodotti in tracce possono influire marcatamente sull’aroma della
birra e in concentrazioni eccessive possono conferire un gusto amaro o
eccessivamente fruttato. • Gli esteri di maggiore interesse per l’industria birraria sono l’acetato di etile,
l’acetato di isoamile, l’acetato di isobutile, l’acetato di feniletile (tra gli esteri
dell’acetato) e l’esanoato di etile e l’ottanoato di etile (tra gli esteri degli acidi
grassi a media catena).
Composti solforati:
• Idrogeno solforato, solfito, solfuro dimetile e metionale.
• La loro produzione è fortemente influenzata dall’attività del lievito, dalla composizione
del mosto e dalla disponibilità di precursori.
• In generale i composti solforati si considerano responsabili di aromi sgradevoli, tuttavia
se presenti in tracce possono contribuire all’aroma tipico delle birre lager.
• L’idrogeno solforato, che deriva dal metabolismo di aminoacidi e vitamine, ha una soglia
di percezione molto bassa (5-10 μg/L) e, a concentrazioni superiori, impartisce alla birra
odori descritti come di cipolla, vegetali marci, cavolo e altri.
Produzione di aromi
Acidi organici:
• possono essere prodotti dai lieviti o derivare dal malto e dalle materie prime impiegate in
birrificazione.
• Vi si attribuisce generalmente sapore “acido” o “salato” anche se alcuni di essi hanno
sapori o aromi caratteristici.
Aldeidi e i dichetoni vicinali:
• Sono composti indesiderabili nella birra.
• L’acetaldeide conferisce aroma di “erba” che ricorda la mela verde e il sidro e può
superare la soglia di percezione in caso di eccessiva ossigenazione del mosto.
Stagionatura della birra
• A 0-2°C (14 gg - 2 mesi) per le birre di bassa
fermentazione o 8-10°C (qualche settimana) per
quelle di alta fermentazione
• Durante la stagionatura
– Precipitazione composti tanno-proteici e lievito
– Affinamento del gusto
– Diminuzione dell’amaro
Stabilizzazione e confezionamento
• Filtrazione
• Trattamento con polivinilpirrolidone o bentonite per rimuovere composti tanno-proteici
• Eventuale filtrazione sterilizzante
• Confezionamento in fusti, lattine o bottiglie
• Ptorizzazione in continuo (prima del confezionamento) o a piogga (dopo il confezionamento, con trattamento equivalete a 60°C per 20-22 min.
Il processo produttivo
Macinazione
Ammostamento
Chiarificazione
Cottura e luppolamento
Fermentazione Maturazione
Filtrazione
Confezionamento
Microbiota del malting and brewing
Fermentazione principale e maturazione
Microbiology and Molecular Biology, 77, 157-172, 2013
La Storia
• Circa 6000 anni fa, presso i SUMERI
• Durante il medioevo si produce la birra tipo ale, processo condotto da S. cerevisiae.
• La birra lager nasce nel 15mo secolo in BAVIERA, con grande successo nel tempo
Cronologia
• Nel 1838 il nome Saccharomyces fu proposto da Mayer
• Nel 1883 Emile Christian Hansen isola Saccharomyces cerevisiae
• Dal 1883 al 1965 41 specie di Saccharomyces
• Nel 1985 il gruppo di Saccharomyces noto come “sensu stricto” : S. cerevisiae, S. bayanus, S. paradoxus e S. pastorianus
Regno Fungi
Phylum Ascomycota
Sottodivisione Saccharomycotina
Classe Saccharomycetes
Ordine Saccharomycetales
Famiglia Saccharomycetaceae
Genere Saccharomyces
Nel 1870, Reess distinse due gruppi:
• Saccharomyces ellipsoideus (ceppi in grado di fermentare succhi di frutta)
• S. cerevisiae (ceppi provenienti dalla birra).
1998: Kurtzman e Fell distinsero 14 specie suddividendole in:
• Saccharomyces sensu stricto
• Saccharomyces sensu lato
Kurtzman et al. (2011)
distinse 8 specie
biologiche:
S. arboricolus, S.
cariocanus, S.
paradoxus, S. cerevisiae,
S. mikatae, S.
kudriavzevii, S. bayanus,
S. pastorianus
Genere Saccharomyces
Una copia di geni funzionava normalmente, l’altra copia era libera di
essere coinvolta in altre funzioni
Saccharomyces cerevisiae
Saccharomyces cerevisiae si è differenziato dal ceppo ancestrale circa 5-10
milioni di anni fa
Una cellula ha acquisito il doppio del
numero normale di cromosomi
Perdita di circa il 90% dei geni duplicati
Biogeografia
Distribuzione nello spazio e nel tempo degli
organismi viventi e i fattori che la influenzano.
Saccharomyces cerevisiae è presente in diverse
nicchie ecologiche, grazie alla capacità di
adattarsi alle più disparate condizioni.
La pressione selettiva ambientale ha differenziato
popolazioni all’interno di questa specie,
candidando S. cerevisiae come lievito modello
per studi biogeografici.
95% dei ceppi isolati da uve e mosti
costituiscono un gruppo filogeneticamente ben
differenziato e compatto rispetto ai ceppi della
stessa specie isolati da altri habitat (suolo,
essudati di quercia, vino di palma e sakè).