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Noinoncifermiamomai ; vièsemprecosacheincalzacosa .. . Dalmomento chenoicifermassimo, lanostraOperacomincerebbe adeperire DONBOSCO 15DICEMBRE1960 ANNO LXXXIV N .24 EDIZIONEPERIDIRIGENTIDEICOOPERATORISALESIANI DIREZIONEGENERALE :TORINO712 VIA MARIAAUSILIATRICE,32 .TELEFONO48-41-17 I1 41 calendario "strumentoindispensabile La«Campagna»praticadiquest'annoèilcon- solidamentodellaP .U .Elementobasediquesta azioneècertamenteilConsigliolocale .Uncentro CooperatoriprivodelsuoConsiglioèuncentro senzalievito,senzavitalità,senzaunprogramma edunadirettiva :uncentroche,nellamigliore delleipotesi,vivacchiamentrepotrebbeavere vitavigorosa .Perquestonoisiamocertichein ogniIspettoria,inogniCentrosilavoraperat- tuareledirettivedell'UfficioCentraleinquesto senso .Ricordiamocheil ManualeDirigenti sug- geriscepreziosenormepraticheperl'imposta- zionedelConsiglio . DoveiConsiglisonogiàstatiimpostati(esono unbelnumero)ifruttisicolgonoesaranno semprepiùevidentiecopiosi . Mal'argomentodiquestoarticolovuoleessere unaltro,cheèperòstrettamenteconnessoal funzionamentodelConsiglio . ARoma,nelConvegnoDelegatiP. U.,siè convenutodatutticheperunserioeproficuo lavoroogniCentrodeveavereilsuo Calendario annualedelleattività . IlCalendariononèunapuraformalità,tut- t'altro .Essosupponeanzituttolapresenzadi unConsiglioveramentefunzionante .Èunane- cessitàimprescindibileperunlavoroserioefat- tivo .EssoinfattiimplicadapartedelConsiglio lostudiopreventivoeconcretodelprogrammadi attivitàdell'annoedeimodiemezziperattuarlo . GNODELMESE IlCalendariocominciaafissareigiorniincui periodicamentesiriunisceilConsiglio ;fissale datedelleattivitànormalieperiodiche :ritiro mensile,conferenzeannuali,giornatadelsuf- fragio,laboratorio,ecc .(aproposito,sièstabi- litaladatadellaprimaConferenza?) ;stabilisce leiniziativespecialidell'anno :giornatadella stampa,degliapprendisti,dellevocazioni,pelle- grinaggi,ecc .,coordinandoleesubordinandolealle iniziativearaggioispettorialeodiocesaneepar- rocchiali,inmododaevitareinterferenzeedisturbi . Ogni Consiglioquindiuniformeràilproprio CalendarioaquellodelDelegatoIspettoriale, chedovràesserenotoalprimoiniziodell'anno sociale,affinchèleiniziativelocalinoninterfe- riscanoconquelleispettoriali . IlCalendario,elaboratoseriamentedalConsiglio, comunicatoall'iniziodell'annosocialealmag- giornumeropossibiledimembridellaP .U . (stampandoloanchesudiunapagellinaoun foglietto,espostoinluogoadatto),limetteràin condizionedi conoscereediparteciparepiù facilmenteallevarieattivitàesaràunimpegno perdirigentiecollaboratoriadattuarneivari puntiprogrammati .Nonsitrattadicosadiffi- cile ;bastacominciare!L'esperienzapositivadi tantiConsiglicidàragione . IlCardinalLercaroscrivevasu L'Osservatore Romano: « Lacaratteristicadell'apostolatodei laicicomeloconcepiamooggiecomeiPapisono InogniCentroP .U .studiaree definire il Calendarioannuale delleattivitànormalieperiodicheedelleiniziativespecialiperil1961

I1 41 calendario strumento indispensabilebiesseonline.sdb.org/1960/196024.pdf · Il Cardinal Lercaro scriveva su L'Osservatore Romano: «La caratteristica dell'apostolato dei laici

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  • Noi non ci fermiamo mai ;vi è sempre cosa che incalza cosa .. .

    Dal momentoche noi ci fermassimo,

    la nostra Opera comincerebbea deperire

    DON BOSCO

    15 DICEMBRE 1960ANNO LXXXIV N. 24

    EDIZIONE PER I DIRIGENTI DEI COOPERATORI SALESIANI

    DIREZIONE GENERALE: TORINO 712 • VIA MARIA AUSILIATRICE,32 . TELEFONO 48-41-17

    I1 41 calendario " strumento indispensabileLa « Campagna » pratica di quest'anno è il con-solidamento della P . U. Elemento base di questaazione è certamente il Consiglio locale . Un centroCooperatori privo del suo Consiglio è un centrosenza lievito, senza vitalità, senza un programmaed una direttiva : un centro che, nella miglioredelle ipotesi, vivacchia mentre potrebbe averevita vigorosa . Per questo noi siamo certi che inogni Ispettoria, in ogni Centro si lavora per at-tuare le direttive dell'Ufficio Centrale in questosenso. Ricordiamo che il Manuale Dirigenti sug-gerisce preziose norme pratiche per l'imposta-zione del Consiglio .Dove i Consigli sono già stati impostati (e sonoun bel numero) i frutti si colgono e sarannosempre più evidenti e copiosi .Ma l'argomento di questo articolo vuole essereun altro, che è però strettamente connesso alfunzionamento del Consiglio .A Roma, nel Convegno Delegati P. U., si èconvenuto da tutti che per un serio e proficuolavoro ogni Centro deve avere il suo Calendarioannuale delle attività .Il Calendario non è una pura formalità, tut-t'altro . Esso suppone anzitutto la presenza diun Consiglio veramente funzionante . È una ne-cessità imprescindibile per un lavoro serio e fat-tivo . Esso infatti implica da parte del Consigliolo studio preventivo e concreto del programma diattività dell'anno e dei modi e mezzi per attuarlo .

    GNO DEL MESE

    Il Calendario comincia a fissare i giorni in cuiperiodicamente si riunisce il Consiglio ; fissa ledate delle attività normali e periodiche : ritiromensile, conferenze annuali, giornata del suf-fragio, laboratorio, ecc . (a proposito, si è stabi-lita la data della prima Conferenza?) ; stabiliscele iniziative speciali dell'anno : giornata dellastampa, degli apprendisti, delle vocazioni, pelle-grinaggi, ecc., coordinandole e subordinandole alleiniziative a raggio ispettoriale o diocesane e par-rocchiali, in modo da evitare interferenze e disturbi .Ogni Consiglio quindi uniformerà il proprioCalendario a quello del Delegato Ispettoriale,che dovrà essere noto al primo inizio dell'annosociale, affinchè le iniziative locali non interfe-riscano con quelle ispettoriali .

    Il Calendario, elaborato seriamente dal Consiglio,comunicato all'inizio dell'anno sociale al mag-gior numero possibile di membri della P . U .(stampandolo anche su di una pagellina o unfoglietto, esposto in luogo adatto), li metterà incondizione di conoscere e di partecipare piùfacilmente alle varie attività e sarà un impegnoper dirigenti e collaboratori ad attuarne i varipunti programmati. Non si tratta di cosa diffi-cile ; basta cominciare! L'esperienza positiva ditanti Consigli ci dà ragione .

    Il Cardinal Lercaro scriveva su L'OsservatoreRomano: « La caratteristica dell'apostolato deilaici come lo concepiamo oggi e come i Papi sono

    In ogni Centro P. U. studiare e definire il Calendario annualedelle attività normali e periodiche e delle iniziative speciali per il 1961

  • venuti via via fomentando è la organizzazione :è una caratteristica della vita odierna e rispondeanche a particolari situazioni del tempo nostro

    Vorremmo anche ricordare un'altra realtà chedeve farci pensare. Le forze del male sono orga-nizzatissime e ce ne danno saggi sempre piùpreoccupanti . E noi? . . .La costituzione ed il funzionamento del Consiglio,lo studio e la redazione del Calendario e varie

    altre norme che mann mano si suggeriscono rispon-dono solo alla elementare esigenza di organizza-zione per moltiplicare quel potenziale di bene cherimane inerte o comunque atrofico appunto semanca l'organizzazione .

    La conclusione pratica è evidente : tutti vogliamouna P. U. attiva come Don Bosco l'ha sognata,come la Chiesa esige . Ed allora : ogni Centro, ilsuo Consiglio ; ogni Consiglio, il suo Calendario .

    df te, zdautj,, 1 stampaIl parroco di Taglio Corelli, Alfonsine (Ravenna) scrive : « Nella mia parrocchia noi dif-fondiamo 20 copie di Famiglia Cristiana ; i comunisti diffondono 400 copie di Unità,70 copie di Vie Nuove, 80 copie di Il Pioniere : questa è la strada maestra per la pene-trazione della " religione comunista " nelle famiglie » .

    Dopo aver letto queste poche righe cariche di desolante verità, e pensando che non sitratta di un caso isolato, ma di migliaia di situazioni del genere, invitiamo Zelatorie Zelatrici stampa a rispondere a queste domande :

    1o Qual ; iniziative sono state prese per la campagna abbo-namenti tra gli stessi Cooperatori? tra conoscenti e amici?

    20 Quali i risultati ottenuti finora?

    30 Come si pensa di intensificare la campagna specialmentenei mesi di dicembre e gennaio, alla luce dell'esperienza?

    40 La « Rivendita » allarga la cerchia con nuovi lettori? Si la-vora col metodo dell'accostamento personale, che è il più efficace?

    50 Come si cerca di superare gli eventuali ostacoli?

    Queste domande se le ponga ogni Dirigente, ogni Collaboratore ; siano studiate in Con-siglio, venendo a conclusioni pratiche, tanto necessarie specialmente in questo periododella campagna abbonamenti .

    Non basta allarmarsi del progresso del comunismo e della immoralità ; bisogna fare qual-cosa per arginare l'avanzata del mostro ; non fermarsi dinanzi a difficoltà : i nemici diDio non si fermano certamente dinanzi alle difficoltà .

    Diffondendo la stampa nostra si contribuisce efficacemente a rafforzare l'argine contro lamarea del comunismo e dell'immoralità . Non lamentarsi, ma operare . Non possiamo dor-mire- ci ripete Don Bosco - mentre il nemico veglia, lavora e avanza per la sua conquista .

    Fede, coraggio, metodo e costanza daranno vita al nostro lavoro .

  • L'APOSTOLATO DEI LAICINEL SINODO ROMANO

    Il Sinodo Diocesano di Roma dedica la«parte quarta» all'apostolato dei laici. E sitratta di una parte rilevante, che occupa ilcontesto di ottantadue articoli .

    Parecchi cristiani, poco illuminati e poco prov-veduti, credono pacificamente che l'apostolatosia un obbligo e un privilegio riservato ai sa-cerdoti. Quanto ai laici, ritengono che abbianofatto tutto, quando hanno pensato a salvarel'anima propria .

    Quasi a condanna di questo individualismoreligioso, il Sinodo Romano comincia l'ampiatrattazione sull'apostolato dei laici con questasolenne affermazione : « L'apostolato, inteso ge-nericamente come azione per la gloria di Dioe il bene spirituale del prossimo, è un doverenon soltanto per i sacerdoti e i religiosi, maanche, sebbene in maniera e misura diverse,per i semplici fedeli » (art. 628) .

    E donde questo dovere? Poichè è certo cheGesù Cristo la missione evangelizzatrice l'haaffidata agli Apostoli, non ai semplici fedeli .A questa domanda il Sinodo risponde con

    un articolo, in cui sono sintetizzati i principali« fondamenti dogmatici » dell'apostolato deilaici . Eccone il testo: « Il dovere dell'apostolatodei laici deriva specialmente : 1) dal precettodell'amore verso Dio, il quale vuole che tuttisi salvino; 2) dal precetto dell'amore verso ilprossimo, il cui massimo interesse è la salvezzaeterna; 3) dall'appartenenza alla Chiesa, Corpomistico di Cristo, in cui ogni cristiano deve es-sere membro vivo ed operante » (art . 629) .Davanti a queste affermazioni categoriche

    non pochi laici rimangono come sgomenti, ri-tenendo che il dovere dell'apostolato sia troppoarduo per le loro forze e per le loro condizioni .A dissipare anche questa opinione - assai

    diffusa, e derivante da un concetto inesattoed esagerato dell'apostolato - vale il testo diun altro articolo, dove si afferma che « l'apo-stolato, doveroso per tutti i fedeli, è anche pos-sibile a tutti, nelle sue varie forme, alcune dellequali accessibili a ogni membro della Chiesa » :•

    si ricorda, a spiegazione, che « non c'è solol'apostolato della parola e dell'azione, ma anche,• con un'efficacia superiore, quello della pre-ghiera e della sofferenza, che va perciò maggior-mente raccomandato e valorizzato » (art . 630) .

    Dopo di che il Sinodo - e, dicendo il Sinodo,intendiamo evidentemente il Legislatore del Si-

    1SUSSIDI PER L'APOSTOLATO

    nodo, il Vescovo di Roma - può rivolgere aifedeli un caldo invito come questo : « Si esortanoi fedeli a uscire dal loro isolamento spirituale,• si invitano a entrare in quelle associazioni• opere, che la Chiesa ha preparato apposita-mente per essi, sia per favorire la loro santi-ficazione, sia per facilitare e rendere più frut-tuoso l'esercizio del dovere apostolico » (art . 631) .

    In seguito a questo opportuno e utile pream-bolo - che dovrebbe essere oggetto di medita-zione e di istruzione ai fedeli - il Sinodo entranella trattazione delle varie forme dell'aposto-lato laicale. E comincia con un capitolo sulle« Associazioni Religiose » (che nel Codice di Di-ritto Canonico vanno sotto il nome di « Asso-ciazioni dei fedeli ») . Dichiara « degni di lodei fedeli che si iscrivono a quelle antiche e vene-rande associazioni, le quali tante benemerenzesi acquistarono in passato e continuano ad acqui-starsi al presente »; e aggiunge che esse « mi-rano alla cristiana perfezione degli iscritti, eall'incremento del culto, all'esercizio delle operedi pietà e carità, e a determinate opere di apo-stolato, in collaborazione con la Gerarchia ec-clesiastica » (art . 616) .

    Da L'Osservatore Romano del 23 ottobre 1960

    DAL

    CALENDARIODEI DELEGATI ISPETTORIALI

    Convegno Consiglieri locali Ispettoria Centralea Torino : 29 gennaio .

    Convegno Delegati a Verona : 4 novembre .Convegno Zelatori e Zelatrici a Monteortone :4 dicembre .

    Convegno Zelatori e Zelatrici a Trento: 11 di-cembre.

    Convegno Zelatori, Zelatrici e Maestri a Verona :18 dicembre.

    Convegno Delegati a Bologna: 14 novembre .Convegno Delegate a Parma : 15 novembre.Convegno Zelatori e Zelatrici a Ferrara: 11 gennaio.Convegno Zelatori e Zelatrici a Reggio Emilia :

    12 gennaio .Convegno Delegati a Bari: 27 ottobre .Convegno Delegate a Taranto: 29 dicembre.Convegno Decurioni a Bari : 17 gennaio .Convegno Decurioni a Corigliano d'Otranto :

    20 gennaio .Convegno Decurioni a Taranto : 24 gennaio.

    3

  • Il Cooperatore salesiano è un

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    i U n cuor solo

    « E la massa dei credenti era un cuor soloed un'anima sola », ci attesta San Luca deiprimi cristiani . Il piccolo numero di circa 120persone, infuocate di Spirito Santo, era diven-tato massa in brevissimo tempo : l'amore reci-proco da scintilla era divenuto incendio . IlMaestro lo aveva detto : Sono venuto a portareil fuoco e desidero incendiarne il mondo .

    « Cristiani » li chiamavano gli altri, ma tradi loro si chiamavano fratelli, perchè realmentesi sentivano tali dopo il Battesimo . La lorogioia poi era troppo grande, perchè non fossemanifestata e partecipata a tutti quelli cheincontravano sul loro cammino : lo SpiritoSanto, ricevuto nella Cresima, li spronava aparlare e a riversare negli altri la sovrabbon-danza della grazia che ne inondava il cuore . Eil numero dei fedeli cresceva di giorno in giorno .

    Don Bosco nel fondare le sue tre Famigliepensava proprio all'apostolato d'amore deiprimi cristiani e al suo effetto sorprendentesu quella società non meno difficile della nostra .« Un cuor solo e un'anima sola » è il mottodella carità di Don Bosco ; e lo si incontra quasislogan tanto nell'introduzione alle Regole chenel corpo stesso delle Costituzioni salesiane .Anche per i Cooperatori, subito nelle primerighe dell'Appello all'unione di tutti i buoni,che precede il Regolamento scritto per loro,dà la ragione intima del nome di Pia Unione,rifacendosi appunto alla « unione vicendevolenel fare il bene e tener lontano il male, che re-gnava tra i cristiani della Chiesa primitiva .Questi, uniti in un cuor solo ed un'anima sola,si animavano l'un l'altro a star saldi nella fedee pronti a superare gli incessanti assalti da cuierano minacciati » .

    L'Appello all'unione si conclude con il pres-sante invito all'unione nella carità : « Dobbiamounirci in questi difficili tempi per promuoverelo spirito di carità con tutti i mezzi che la reli-gione somministra» . E lo ribadisce il primo

    La riuscita delle Conferenze an-nuali dipende in grandissimaparte dall'azione dei Dirigenti .Diamo qui alcune norme pra-tiche che, attuate, ne assicuranol'esito .

    Le Conferenze annuali sonoun punto fondamentale del Re-golamento della Pia Unione.

    A~ I Delegati Ispettoriali prendanoi necessari accordi in tempo utile,

    perchè in ogni centro (pressoSalesiani, Figlie di Maria Ausilia-trice, Decurioni) non manchi maine la prima ne la seconda Con-ferenza.4- La Conferenza sia tenuta, perquanto è possibile, da un Sale-siano e si svolga la traccia propostadall'Ufficio Centrale .fit- Alla Conferenza conviene pre-ceda o segua un po' di assembleacon informazioni e notizie di fa-

    articolo del Regolamento, che termina così :Fine principale : la vita attiva nell'esercizio

    della carità verso il prossimo, specialmente versola gioventù pericolante » .

    Unione e carità : ecco gli elementi costitutividelle Tre Famiglie di Don Bosco, lanciate all'apo-stolato con lo stesso entusiasmo di conquistache caratterizzò la massa dei primi cristiani .

    Formare un cuor solo e un'anima sola è dun-que il programma-base di ogni drappello diapostoli che deve costituire una Casa Salesiana,una comunità di Figlie di M . Ausiliatrice oun Centro di Cooperatori . Tre famiglie con lostesso spirito, la stessa messe, lo stesso pro-gramma di apostolato. Il Signore ne ha susci-tato il fondatore proprio quando il principedelle tenebre organizzava la più potente unioneanticristiana, al grido di « Proletari di tuttoil mondo, unitevi! » . E le masse si unirononell'odio; solo con l'unione nell'amore si ricon-quisteranno a Dio .

    Figlio e soldato

    Non c'è soldato più valoroso e completo di chidifende non solo il confine della patria ma il re-cinto stesso della propria casa, la vita dei propricari. Allora anche un timido diventa un leone,anche un bambino si trasforma in un ardito .Nelle eroiche giornate di Budapest le più

    belle pagine furono scritte da soldati-fanciulli,impegnati per la libertà dei propri genitori edella propria casa: eroi perchè figli. Ma noipure, quanti siamo cristiani, siamo anzituttoveri figli di Dio: il Battesimo ci ha resi tali,senza alcuna restrizione, perchè consacrati alPadre Celeste con il sigillo stesso dell'Uomo-Dio, col carattere indelebile di fratelli di Cristo .E San Giovanni nella prima pagina del suoVangelo ce lo ripete : « A tutti quelli che l'hannoaccettato, Cristo diede il potere di diventarefigli di Dio » . E in un altro passo insiste : ab-biamo il nome di figli di Dio e lo siamo!

    miglia, sempre tanto gradite aiCooperatori .

    - I Cooperatori siano avvertiti intempo e con i mezzi più efficacidella data e dell'ora della Confe-renza e della raccolta dell'oboloda inviarsi al Rettor Maggiore .

    Per il versamento si usi prefe-ribilmente l'apposito modulo diconti correnti fornito dall'UfficioCentrale ai Delegati Ispettoriali .

    4 Dopo la Conferenza se ne inviila relazione all'Ufficio Centrale .

  • ~apostolo nella società

    Che meraviglia se la madre Chiesa per manodel Vescovo ci ha consacrati soldati di Cristoancor giovanissimi? Un figlio è sempre il migliordifensore di suo padre e di sua madre . NostroPadre è Dio, nostra madre è la Chiesa, sposadi Cristo. Il tutto sta vivere il proprio Batte-simo e vivere la propria Cresima con lealtà edamore. L'apostolato dei laici si fonda sul ca-rattere che è impresso nell'anima loro da questidue sacramenti che operano una vera consa-crazione dell'anima a Dio . Il sacerdote, rice-vendo anche il carattere di ministro di Dio,resterà totalmente ed esclusivamente consa-crato a Dio e perciò separato dagli interessimateriali. Ma guai se non avesse dei co-opera-tori laici, che operino dove egli non può ope-rare, che arrivino dove egli non può arrivare!Se in un esercito ci fossero solo ufficiali e co-mandanti e mancassero i soldati, cosa si com-binerebbe? E si può allora lasciare la difesadella Chiesa ai soli Vescovi e sacerdoti? Dovesono i soldati di Cristo, ossia i buoni cristiani?Ecco perchè Don Bosco per l'arruolamento

    dei Cooperatori mette queste sole condizioni :1) essere buoni cristiani (ossia coerenti e pra-ticanti) ; 2) avere almeno 16 anni (età richiestadal diritto canonico per far parte di una fa-miglia religiosa); 3) conoscere il Regolamentoe volerlo attuare, ossia essere volontari di Dio .

    3 Scendere in campoLa lotta tra il bene e il male, tra il principe

    delle tenebre e i figli della luce, non fu maicosì serrata e così vasta come in questi nostritempi. Non è una frase fatta, ma è una realtà.Al corpo mistico di Cristo, organizzato visibil-mente e saldamente nella sua Chiesa, vediamoopporsi l'organizzazione sempre più spietatadel materialismo e del laicismo, quasi corpomistico di Satana . Oggi si avvera sotto i nostriocchi la parabola di Gesù : « Il nemico ha se-minato la zizzania sopra il campo del grano » .Ma quando? « Mentre gli uomini dormivano! » .

    Pio XII nel suo famoso discorso ai Coopera-tori salesiani l'aveva detto : « Il mondo catto-lico è, come non mai, il bersaglio di tutte le forzedel male, e la gioventù, cioè il domani delmondo, è di queste forze coalizzate la posta am-bita, che dà la garanzia della vittoria . Se nelleangustie del presente è Nostro imperioso ufficiorinnovare senza posa il grido di risveglio,destare i dormienti e gli incoscienti, . . . è al-trettanto stretto dovere di tutti i nostri figli dinon disertare l'arena, ma di far onore coi fattialla milizia cristiana solennemente profes-sata . . . E voi che nel nome portate l'insegna « co-operare » voi siete la milizia leggera, gli atti-

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    visti della causa del bene, che sparsi in tuttele classi ed esposti a tutte le più varie circostanze,lavorate con la vita, con la parola, con l'azionea riparare le rovine, a prevenire il male, a get-tare negli animi il germe della verità » .

    Le guerre d'un tempo si risolvevano con unabattaglia campale . Scendere in campo volevadire appunto schierare tutte le forze per lalotta decisiva che aveva un solo fronte, spez-zato il quale, tutto era spezzato. Le guerred'oggi invece possono avere per campo : terra,cielo e mare, e per fronte : i cinque conti-nenti! Anche l'apostolato cristiano per le suebattaglie si trova oggi in analoghe condizioni .Don Bosco ha precorso i tempi pure in questo :ai suoi « Salesiani esterni », come amava desi-gnare i Cooperatori, ha prospettato la lottasu cinque fronti, quasi fossero cinque conti-nenti: l'istruzione religiosa, le vocazioni sacer-dotali, la stampa, la cristianizzazione dellagioventù specialmente operaia, la cooperazionespirituale e materiale alle opere promosse dallaChiesa e dalle due prime famiglie salesiane .

    I cinque fronti

    TRACCIAPER LA Is CONFERENZAANNUALE

    Il primo fronte di questa campagna, che èessenzialmente ideologica, è quello dell'istru-zione religiosa, curata e condensata prima inse stessi e poi fatta esplodere negli altri e suglialtri con quell'entusiasmo per la catechesi chedistingueva i primi cristiani e che suol distin-guere ancor oggi i neofiti e i convertiti . « Quandoper grazia di Dio uscii dall'abisso del peccatoe dalla disarmonia di servir satana, sentii su-bito il bisogno di trasmettere agli altri la gioiadella verità che mi sfavillava dentro e le de-lizie che provavo nella casa di Dio . Fu allorache nacque in me il problema dell'apostolato.Il bene è diffusivo, avevo sentito dire. Ora pro-vavo che era effettivamente così. Non potevopiù resistere: dovevo evangelizzare! » (C. CAR-RETTO) . E non aveva fatto altrettanto l'inde-moniato di Gerasa appena risanato e la Sama-ritana che lasciò il pozzo e la secchia e corsead annunciare il Messia?

    Del resto, come la Congregazione Salesianaè nata da una lezione di catechismo (8 di-cembre 1841), anche la Terza Famiglia di DonBosco è nata dall'insegnamento della DottrinaCristiana. I primissimi Cooperatori salesianifurono i primi catechisti (tanto ecclesiastici chelaici) che aiutarono Don Bosco nelle dome-niche sui prati di Valdocco e nella chiesetta diS. Francesco di Sales .Strettamente collegata con la catechizza-

    zione dei popoli già cristiani e con l'evangeliz-zazione degli infedeli è l'apostolato per le

  • Vocazioni ecclesiastiche e religiose, che co-stituisce il secondo fronte della forza d'urto deiCooperatori Salesiani .E sconcertante la continua diminuzione di

    sacri ministri, proprio quando la messe crescesmisuratamente . (Vedere nostro opuscolo : DiamoApostoli alla Chiesa) .

    Questo però è certo : non sono le vocazioniche mancano, perchè esse provengono da Dio,il quale è provvidentissimo e commisura lechiamate al bisogno ; ma è la loro cura che èinadeguata . Spetta a noi scoprirle, incoraggiarle,indirizzarle, aiutarle anche materialmente e se-guirle fino al loro coronamento . A questo ap-punto mira la « campagna per le vocazioni »che continua e non deve aver tregua per gliiscritti alla Pia Unione, soprattutto se Inse-gnanti. (Vedere gli Schemi per le conferenzemensili sul Bollettino Dirigenti 1959-1960) .

    Ed ora due domandine a bruciapelo : chi è ilpatrono dei giornalisti? E il patrono degli edi-tori cattolici? Non sono forse S . Francesco diSales e Don Bosco, ossia il nostro titolare e ilnostro fondatore? Ne consegue che il frontedella buona stampa deve trovare i Coopera-tori più impegnati di qualsiasi altra associazionecattolica. Il duplice vanto crea una nobile esi-genza: nobiltà obbliga .

    Il succedersi dei Convegni di Zelatori e Ze-latrici della stampa a raggio Ispettoriale ozonale è l'indice più sicuro che il problema èsentito e che la sua urgenza diviene semprepiù palese . Il panorama della stampa quotidianae periodica e il rapporto tra quella buona equella deteriore è deprimente solo per chi nonha un cuore d'apostolo ; per un Cooperatoresalesiano la visione realistica di questo frontesconcertante deve produrre l'effetto opposto,quello di gettarsi nella lotta per «opporre lastampa buona a quella cattiva » . L'espressioneè di Don Bosco ed è volutamente battagliera .Il Card. Feltin non ha esitato a scrivere che« non c'è opera più necessaria e importante perla salvezza delle anime e del paese, dell'operadella buona stampa » .

    Ma tutti i fronti d'apostolato assegnati aiCooperatori hanno un angolo di visuale bendefinito ed essenzialmente « salesiano » : sal-vare la gioventù, che è quanto dire assicurarela continuità, l'inereménto e il trionfo dellaChiesa cattolica nel mondo. Tutti i problemiinerenti alla gioventù di tutti i continenti,specialmente alla più bisognosa e operaia, sonodunque i problemi più intimamente nostri .

    Don Bosco osò parlare di milioni di Coopera-tori Salesiani . . . Guai all'avvenire della società senon ci fosse e non crescesse questo esercito dipaladini dei diritti morali e civili della poveragioventù odierna! L'egoismo degli uomini d'oggisi rivela infatti nella costante preoccupazionedi proteggere e di rendere sempre più conforte-vole e duratura la vita degli adulti: ci si inte-ressa molto di più dell'assistenza ai vecchi chedella moralità dei giovani, molto di più dellastabilità della moneta che della stabilità della

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    famiglia. Il fronte della salvezza della gioventùè dunque non meno angosciosamente impegna-tivo di qualsiasi altro. Occorre che si avverinole parole profetiche di Don Bosco e queste nonmeno consolanti dell'angelico Pio IX : « I Coo-peratori Salesiani sono destinati a fare del granbene alla Chiesa e alla società civile . L'opera lorosarà così apprezzata che gia mi pare di vederepaesi e città intere farsi Cooperatori Salesiani » .

    Il quinto ed ultimo fronte dell'apostolatodei Cooperatori Salesiani è quello dell'aiutomateriale alle opere promosse dall'Associa-zione . Qui trionfa la logica del Vangelo che èun paradosso per il mondo, abituato com'è aconcepire l'aiuto e la collaborazione anzituttoa base di cifre seguite da zeri .

    Invece . . . quinto ed ultimo fronte questo,benchè sia non meno necessario degli altri :il cedimento di esso infatti può causare il ri-piegamento di un'opera su tutti gli altri fronti .

    Questa però è l'idea-luce che stava a cuorea Don Bosco e che volle inculcarci : i Coope-ratori sono nostri confratelli, sia pure esterni,• non solo dei semplici benefattori . Essi assaipiù che degli amici di casa devono considerarsied essere considerati veri membri di famiglia .

    5 Il ponte aereo

    Una città assediata può ancora resistere evincere se rifornita regolarmente dall'alto, pervia aerea . Delle Tre Famiglie di Don Boscoquella dei Cooperatori è certamente la piùesposta al completo accerchiamento da partedel mondo. I Cooperatori infatti sono troppevolte dei combattenti isolati, e in certi ambientisono dei veri eroi paracadutati . Alcuni lo di-cono: in quella fabbrica . . . in quell'ufficio . . . sonocascato in un inferno! È allora che il ponteaereo deve funzionare in pieno, perchè il frontenon ceda. La metafora è trasparente : l'unionecon Dio mediante la preghiera e i Sacramentisono il ponte aereo che assicura efficacia e fe-condità al loro apostolato .Ma per tutti i Cooperatori, anche per quelli

    che esplicano il loro apostolato in condizioninormali, l'aiuto dall'alto è la prima preoccupa-zione. Essi sono memori degli avvertimentidivini : « Senza di me non potete far nulla » ;« Se il Signore non salva lui la città, faticanoinvano quelli che la costruiscono » ; « Vale nongià chi pianta o chi irriga, ma Colui che fa cre-scere, Dio » . L'anima umana (mente, cuore•

    soprattutto volontà) chi la può pervadere•

    conquistare se non la grazia? E la graziaè più frutto di preghiera e di sacrificio che nondi fatiche e di rischi pur eroici, ma poggiatisu risorse umane. Il Card . Borromeo, uomod'azione quant'altri mai, soleva proclamarlo :« Le anime si conquistano con le ginocchia » .

    Ecco perchè il Regolamento si preoccupa so-prattutto d'assicurare ai Cooperatori le fontidivine dell'energia della carità, che essi deb-bono diffondere . Don Bosco per il successo dei

  • suoi apostoli di prima linea ha stanziato untriplice fondo che ha tutte le garanzie : gliEsercizi Spirituali, l'Esercizio della Buona Mortee le due Conferenze annuali . Chi si riforniscea queste tre « centrali » dell'energia della ca-rità non teme nè assedio nè isolamento, maprocede all'apostolato con l'audacia gioiosadei primi cristiani, usciti dal Cenacolo la mat-tina di Pentecoste .Pio XII nel citato Discorso ai Cooperatori

    Salesiani insiste a lungo su questo tema : «Lapietà è essa stessa il primo, il grande apostolatonella Chiesa di Cristo . . ., è la chiave del felicesuccesso della vostra attività di validi fiancheg-giatori della Gerarchia cattolica . . . Pensate per-tanto, diletti figli, come l'urgenza stessa del vo-stro molteplice lavoro, oggi angosciosamente ri-chiesto dalla Chiesa, vi obbliga alla più gelosacura della vostra Cita interiore» .

    ,4l cento per cento6

    Sul letto di morte le parole sillabate da unsanto diventano sintesi della sua vita e testa-mento della sua Famiglia . Don Bosco morente,vedendosi accanto Mons . Giovanni Cagliero,scandì queste parole : « Dirai al Santo Padreche i Salesiani hanno per issopo speciale di so-stenere l'autorità della S . Sede dovunque si tro-vino, dovunque lavorino . . . » .

    La stessa dichiarazione fece all'Arcivescovodi Torino Card. Alimonda, accorso al suocapezzale : « L'autorità del Papa! . . . L'ho dettoqui a Mons. Cagliero che lo dica al S . Padre :i Salesiani sono per la difesa dell'autorità delPapa dovunque lavorino, dovunque si trovino »(Mem . Biogr., XVIII, 491) . Gli stava troppo acuore la cattolicità della sua opera, perchè erala più sicura garanzia della universalità del suoapostolato . Negli anni del massimo anticleri-calismo egli ha provvisto più di 2000 sacerdotia diverse Diocesi d'Italia e ha educato all'amore

    I Un cuor solo e un'animasola : come i primi Cristiani .Slogan della carità apostolica diDon Bosco : unione nella carità .Solidali, compatti, fedeli alle di-rettive . Persino i nemici di Dioci dànno esempio di unione ; laloro è unione nell'interesse e nel-l'odio, la nostra deve essere unionenella carità più disinteressata :«Son venuto a portare il fuoco » .2 Figli e soldati : vivere coe-rentemente e intensamente il pro-prio Battesimo e la propria Cre-sima, i due sacramenti che im-primono il carattere indelebile difigli di Dio e di soldati di Cristoe quindi operano una vera con-sacrazione all'apostolato. Urgenzadell'apostolato dei laici . Il cristia-nesimo è vita, non solo dottrina ;quindi si insegna più con l'esempioche con le parole .

    SOMMARIO DELLA CONFERENZA3 1 cinque fronti - Gesù di-stingue sempre gli uomini in« suoi » e in « quelli del mondo »c'è la Chiesa e il mondo . Il campoè quindi grande come il mondo,il fronte è multiplo . I Coopera-tori hanno gli avamposti su cinquefronti di capitale importanza peril trionfo della Chiesa : l'istru-zione religiosa ; la cura delle vo-cazioni ; la stampa ; la cura deigiovani più bisognosi, special-mente dei futuri operai ; l'aiutospirituale e materiale alle operedella Congregazione e della Chiesa .4 Il ponte aereo - I Coope-ratori, quali «salesiani sparsi nelinondo» impegnati a « diffonderel'energia della carità» negli am-bienti più disparati e troppevolte nei feudi stessi dei nemicidella Chiesa, han bisogno di con-tinuo rifornimento dall'alto . L'u-

    del Papa due generazioni di giovanetti (spe-cialmente con gli Oratori e con le scuole pro-fessionali) .Col plauso dei Vescovi e del clero pensò

    pure al popolo cristiano, insidiato dall'eresia esobillato dal laicismo fondando e dirigendo conattività insonne le Letture Cattoliche . Nel 1875Don Bosco, pur pressato da richieste di nuovefondazioni in Italia e in Europa, volse lo sguardoe il cuore oltre gli Oceani, iniziando quellaserie di spedizioni missionarie che ha dato allaChiesa nuove province e innumerevoli figli .Ma il sigillo più luminoso della cattolicità del-l'opera salesiana Don Bosco lo riservò al 1876,con la fondazione della sua Terza Famiglia :la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani. Li hachiamati « Salesiani » solo per indicarne lospirito e il campo d'azione, non per convo-gliarne l'aiuto. Li avrebbe chiamati più volen-tieri l'Opera del Papa, ma sarebbe stato frain-teso compromettendo il grande piano . La suailluminata prudenza gli suggerì anzi di metterecome sottotitolo l'espressione « ossia modopratico per giovare al buon costume e alla so-cietà civile » . Ma il 15 luglio 1886 rivela l'es-senza intima della Pia Unione con queste pre-cisazioni: « L'Opera dei Cooperatori, l'Operadel Papa, è fatta per scuotere dal languoretanti cristiani e per diffondere l'energia dellacarità. I Cooperatori saranno quelli che aiu-teranno a diffondere lo spirito cattolico . Ma giànel 1884 aveva precisato il suo pensiero suiCooperatori a Don Lemoyne, lo storico dellaCongregazione : « Il loro vero scopo diretto nonè quello di coadiuvare i Salesiani, ma di pre-stare aiuto alla Chiesa, ai Vescovi, ai Parroci,sotto l'alta direzione dei Salesiani . .. Essi sonostrumenti nelle mani dei Vescovi . . . ».Tutte queste affermazioni di Don Bosco ci

    assicurano che egli ha voluto fondare un eser-cito di apostoli, cattolici al cento per cento, fatti asua immagine e somiglianza, ossia : col Papa eper il Papa, con la Chiesa e per la Chiesa .

    nione con Dio e la preghiera sonoil ponte aereo che santifica illavoro e lo rende efficace e fe-condo. I rifornimenti aerei hannotre magazzini generali : gli EserciziSpirituali, l'Esercizio della Buonamorte e le due Conferenze annuali .5 Al cento per cento - « L'O-pera dei Cooperatori, l'Opera delPapa: il loro vero scopo direttoè quello di prestare aiuto allaChiesa, ai Vescovi, ai Parroci,sotto l'alta direzione dei Sale-siani . . . Essi sono strumenti nellemani dei Vescovi . . . I Cooperatorisaranno quelli che aiuteranno adiffondere lo spirito cattolico » .Tutte queste affermazioni categori-che di Don Bosco ci assicurano cheegli ha voluto fondare un esercitodi apostoli, ma cattolici al cento percento, ossia col Papa e per il Papacon la Chiesa e per la Chiesa .

    7

  • Introduzione - Nella conferenza del mesescorso abbiamo parlato del Cooperatore apo-stolo, perchè cristiano . Questa la ragione prima,essenziale, dell'impegno apostolico del Coopera-tore, perchè nasce dalla sua stessa condizionedi cristiano. Tanto da diventare, possiamo bendire, la pietra di paragone del cristiano vero .«Non chi dice Signore, Signore, entrerà nelRegno dei cieli ; ma chi fa la volontà del Padremio che è nei cieli» (MATT ., 7, 21) . E l'apostolatoè appunto un fare, e non un dire . È appuntovoler fare - e fare effettivamente - la vo-lontà del Padre . «Padre nostro che sei nei cieli,sia santificato il tuo nome, venga il tuo Regno,sia fatta la tua volontà . . .*. È la preghiera pereccellenza del cristiano, ma del cristiano apostolo,che s'impegna a fare la volontà del Padre, perchèvenga il suo Regno . Esser battezzati e cresimati,appartenere cioè al Regno di Dio ed esserne sol-dati, senza lavorare e combattere per esso fino allamorte, non avrebbe senso . Il rapporto tra cri-stiano ed apostolo è talmente intimo, da risolversiin una stessa cosa. È per questo che si suol dire,specialmente parlando del cristiano di oggi: oapostolo, o apostata . Il cristiano infatti che nonvive l'impegno apostolico, abdica alla parte mi-gliore di sè e cade in una specie di apostasiapratica .

    I - IL FATTO

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    II Cooperatore è apostolo per vocazione

    Don Bosco era piena-mente cosciente di tuttociò, e nel suo inesauri-bile zelo apostolico e per

    una missione dall'alto, nell'istituire i Cooperatoriha mirato precisamente a questo : ridare la co-scienza apostolica ai cristiani, se fosse possibilea tutti i cristiani di oggi . L'origine prima delCooperatore salesiano, la quintessenza della suanatura, e la ragione profonda di tante cose- detti e fatti, responsabilità e prospettive -che lo riguardano, è qui .Continuando le nostre riflessioni sul tema

    propostoci - il Cooperatore come apostolo -domandiamoci quindi ancora una volta perchèil Cooperatore è e deve essere apostolo. E rispon-diamo senz'altro : il Cooperatore è apostolo proprioperchè Cooperatore e come Cooperatore . Ecco laseconda ragione del Cooperatore apostolo . Laprima, perchè Cristiano ; la seconda perchè Coo-peratore, nè più nè meno . Si tratta di vedere orail significato e la portata di questa seconda ra-gione, perchè qui sta, evidentemente, la chiavedella maggior comprensione del pensiero e cor-rispondenza alla volontà di Don Bosco .

    Cominciamo dal fatto : dal semplice fatto delCooperatore apostolo come Cooperatore . Checosa Don Bosco ha inteso fare del Cooperatore?Un cristiano pio? Un benefattore della sua opera?Un apostolo, nel senso più moderno della parola?La risposta a questa domanda è inequivoca, sì

    Pensieriper laCon[erenzamensile

    da non ammettere alcun dubbio: Don Bosco, delCooperatore salesiano ha voluto fare un apo-stolo ; un apostolo organizzato ; un apostolo di avan-guardia . La documentazione al riguardo è stataresa evidente attraverso la storia della Pia Unionedei Cooperatori, è stata sancita dalla parolaautorevole di Sommi Pontefici, e rivive nell'at-tuale slancio organizzativo e operativo dei Coo-peratori, che è un ritorno sempre più cosciente eimpegnato alla freschezza delle origini .

    Provare questa evidenza è superfluo. Faremoqualche semplice richiamo (1) . Don Bosco, daPio XII è stato definito il Santo dell'azione (2) .Azione, non comunque, ma azione apostolica, s'in-tende. E azione da mobilitare e organizzare . Azionetalmente vasta (catechismi, educazione, stampa,missioni, vita cristiana, difesa della Chiesa . . .),da esigere un numero sterminato di apostoli . Diqui il problema dei suoi «collaboratori» natocon la sua stessa Opera, e il suo tradursi nelproblema dei suoi «Cooperatori», per gl'impegnistessi e la vastità della sua azione apostolica .Dimodochè, una concezione non apostolica delCooperatore, da parte di Don Bosco non eranemmeno pensabile . Apostolo il Salesiano chegli collaborava al fianco ; e apostolo il Coopera-tore, suo collaboratore nella vastità di un pianomondiale .

    Di qui la logica inserzione, nella prima stesuradelle Costituzioni della Società Salesiana, delcapo XVI, che inquadrava i Cooperatori nelloschieramento apostolico voluto da Don Bosco,nella libertà di Salesiani esterni senza voti . Diqui soprattutto la essenziale natura apostolicadella Pia Unione, come risulta dal Regolamentoe da innumerevoli dichiarazioni del Santo Fon-datore in merito .

    Ci limitiamo a due citazioni, una dal Regola-mento : «Noi cristiani dobbiamo unirci in questidifficili tempi, per promuovere lo spirito di pre-ghiera, di carità, con tutti i mezzi che la religionesomministra e così rimuovere o almeno mitigarequei mali, che mettono a repentaglio il buon co-stume della crescente gioventù, nelle cui mani stannoi destini della civile società» (Reg . I) . E un'altradalla parola di Don Bosco . Già nel primo Capi-tolo Generale precisava che «diconsi Coopera-tori salesiani coloro che desiderano occuparsi diopere caritatevoli non in generale, ma in specie,d'accordo e secondo lo spirito della Congregazionedi San Francesco di Sales» ; e intendeva farne« non una confraternita, ma una unione di benefat-tori dell'umanità, pronti a dedicare non promessema fatti, sollecitudini,' disturbi e sacrifici per gio-vare al nostro simile » .

    (1) Per la documentazione completa cfr. Ceria, Auffray,Favini, Regolamento, Da mihi animas, eco.

    (2) Discorso del 12 settembre 1952 .

  • Il fatto del Coopera-tore apostolo come Coo-peratore rimane dunqueinequivoco . Per volontà

    di Don Bosco il Cooperatore è apostolo, perchèCooperatore . Questa la ragione del nome e sopra-tutto della cosa. Ma in che modo il Cooperatoreè apostolo? In altre parole, l'essere apostolocome Cooperatore, che cosa aggiunge all'essereapostolo come cristiano? . . . Rispondiamo : trecose. Un'organizzazione ; uno spirito e un pro-gramma; un particolar modo di servire la Chiesa .

    1) L'organizzazione deve garantire all'apo-stolato l'unità d'azione nel bene, in contrapposi-zione all'unità d'azione nel male. Ecco quellache fu per Don Bosco una specie di ossessione :l'unità d'azione nel bene . Per questo ha organizzatoi Cooperatori. Riascoltiamolo : «In ogni tempo sigiudicò necessaria l'unione tra i buoni per gio-varsi vicendevolmente nel fare il bene e tener lon-tano il male . . . Dovranno forse i figliuoli della luceesser meno prudenti dei figliuoli delle tenebre?No certamente, noi cristiani dobbiamo unirci inquesti difficili tempi . . . » (Reg. I) .

    2) Uno spirito e un programma . Coo-peratore, dunque apostolo organizzato ; coopera-tore salesiano, dunque secondo «lo spirito dellaCongregazione di San Francesco di Sales», comeabbiam sentito dichiarare dallo stesso Don Boscoin una citazione antecedente . E con uno speci-fico programma ispiratore . Don Bosco riserva aiCooperatori la « stessa messe » dei Salesiani, laquale, come ben sappiamo, s'impernia sui gio-vani. Questa non è una restrizione di programma,bensì, specie per i Cooperatori, una sua quali-fica . Programma apostolico, quello dei Coopera-tori, vasto quanto il mondo, ma un mondo vistosalesianamente attraverso i giovani .

    3) Un particolar modo di servire laChiesa . L'apostolato è di stretta competenzadella Chiesa Gerarchica. Essa lo esercisce inproprio, o per mezzo dei religiosi e dei laici checon essa cooperano . Cooperare all'apostolato ge-rarchico, nello spirito salesiano e secondo il pro-gramma di Don Bosco : ecco per i Cooperatoriil particolar modo di servire la Chiesa . Ed è quila giusta interpretazione della stessa parola Coo-peratore : Cooperatore salesiano, perchè salesia-namente coopera all'apostolato gerarchico . « Hostudiato molto sul modo di fondare i Cooperatorisalesiani - diceva Don Bosco nel 1884 . -- Illoro vero scopo diretto non è quello di coadiuvarei Salesiani, ma di prestare aiuto alla Chiesa, aiVescovi, ai Parroci, sotto l'alta direzione dei Sale-siani . . . E vero che ad essi si farà appello nelleurgenze nostre, ma essi sono strumento nelle manidel Vescovo» (Mem . Biogr. XVII, 25) .

    Conclusione -- Il Cooperatore apostolocome Cooperatore, oltre a darci il significatovero del Cooperatore, ci pone in grado di valutarela portata del Cooperatore salesiano e della PiaUnione quale è uscita dalla mente e dal cuore diDon Bosco . Terz'Ordine apostolico: anticipazione

    II - IL MODOdell'Azione Cattolica; preludio agli Istituti secolaridi perfezione . Sono tutte qualifiche della PiaUnione che, cogliendo un aspetto particolare, neaccentuano la portata storica e la perenne at-tualità .

    A noi importa rilevare tre cose :1) l'impegno religioso della Pia Unione e

    soprattutto il suo sbocco nell'impegno apostolico .È qui ov'essa si differenzia dai Terz'Ordini tra-dizionali traducendosi in un moderno Terz'Or-dine apostolico .

    2) Quest'impegno apostolico stesso, che èpropriamente ciò che Don Bosco ha voluto or-ganizzare e la Pia Unione organizza . Organiz-zare l'impegno apostolico dei cristiani, imponendouno spirito e uno stile, ma senza imporre unlimite nè di zelo, nè di azione, nè di quadri or-ganizzati. Ne deriva il tipo di apostolo di avan-guardia, sempre disponibile, alla portata di ognicristiano, che Don Bosco sognava . . .

    3) E per ciò stesso, il carattere della PiaUnione come organizzazione apostolica (ci si per-metta l'espressione) di massa . Commentiamoriportando le parole pronunciate da Don Bosconel 1886: «L'Opera dei Cooperatori, l'Opera delPapa, è fatta per scuotere dal languore, nel qualegiacciono tanti cristiani, e diffondere l'energia dellacarità . Si dilaterà in tutti i paesi, si diffonderàin tutta la cristianità. Verrà un tempo in cuiil nome di Cooperatore vorrà dire vero cristiano .I Cooperatori saranno quelli che aiuteranno a,diffondere lo spirito cattolico . Sarà una mia utopiama io la tengo., Più la Santa Sede sarà bersa-gliata, più dai Cooperatori sarà esaltata; più lamiscredenza in ogni lato va crescendo, più i Coo-peratori alzeranno luminosa la fiaccola della lorofede operativa» (Mem . Biogr. XVIII, 160-61) .

    Vero cristiano, Cooperatore, apostolo, nellamente e nel cuore di Don Bosco si traduconodunque in una stretta identità, la cui portataschiude davvero delle responsabilità e delleprospettive immense .

    ~~\\\\\\\\~~\\\~~\\' \\\\\\\\\\\\\N~~ \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\

    CONSIGLIAMO QUESTO LIBRO

    ai Dirigenti, agli Zelatori e Matrici

    e per la bibliotechina dei Centri P .U .

    MONS . L. G. SUENENS

    La CI,icstt il# stato di III ssioils'Prefaz . del Card. Montini, Coletti Ed ., Milano, 1956, pp . 213 .

    È una visione ampia ed integrale, profonda ed organica,che il Vescovo Ausiliare del Cardinale Van Roey ci presentadell'apostolato . Per la formazione della « mentalità » edell'« impegno » apostolico - specialmente diretto, qualè quello a cui per lo più sono chiamati i Cooperatori - èun libro indicatissimo . Da leggere, rileggere e meditare . Perpoche idee-madri che se ne assimilino, esse saranno assaiefficaci nella pratica .

    Il libro, come deve servire ai « formatori di apostoli »- i nostri Dirigenti - così può servire ai volenterosi - iCooperatori - per predisporli a maggiore dedizione, abnegazione e solidarietà di azione .

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  • Primo incontrodelle Zelatrici dei Laboratori d'Italia a TorinoEbbe luogo nella Casa Madre

    dall'ii al 13 novembre in occa-sione della festa onomastica delRettor Maggiore e riuscì denso disoavi emozioni per tutte le inter-venute, molte delle quali per laprima volta visitavano la terra be-nedetta di Valdocco e la casettanatia del Santo Fondatore . Noi quinon intendiamo presentare unacronaca delle giornate torinesi, mauna sintesi delle idee scambiatenel convegno del iz novembre,che fu onorato dallo stesso nostrovenerato Rettor Maggiore .

    Il convegno fu aperto dal Di-rettore generale della P . U ., rev.moDon Luigi Ricceri, che fece alRettor Maggiore la presentazionedelle convenute e gli rese omaggioin loro nome .

    Vengono - disse - da tuttal'Italia, da Pordenone alla Sicilia .Sono una élite di Cooperatrici, madietro di loro Lei vede tante etante Cooperatrici animate dallostesso zelo . Due settimane fa eroa Madrid : anche là lo stesso fer-vore, vorrei dire la stessa febbredi lavoro salesiano .

    Ed ecco il significato della loropresenza nella Casa del Padre :sono qui per dirLe la loro devo-zione e presentarLe i loro auguri,ma auguri concreti : esse voglionoessere vere co-operatrici, che mi-rano ai fatti . Sono venute a To-rino per temprarsi in questa volontàdi azione e ispirarsi agli esempidella Mamma di Don Bosco, dellaMamma di Don Rua e di tantealtre Cooperatrici della prima ora.Esse oggi continuano ad aiutareDon Bosco, che venerano nel suoSuccessore, nel quale vedono in-carnato l'ideale del Padre . E vo-gliono lavorare non solo per DonBosco, ma con Don Bosco : essequi accumuleranno energie che ser-viranno per loro e per le loro col-laboratrici . . . » .

    Prese quindi la parola la signoraDompè, che porse alle conve-nute il saluto delle Zelatrici diTorino . Le parve di vedere in cia-scuna delle presenti come altret-tanti video di tanti televisori chepresentavano i 128 Laboratorid'Italia operanti per Don Bosco :visione stupenda, incoraggiante,di una porzione eletta del CorpoMistico di Cristo e della FamigliaSalesiana . L'incontro che stava persvolgersi sarebbe servito per uno

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    scambio di idee, utile per la parteorganizzativa, ma più utile per laloro formazione salesiana . Oveavrebbero potuto accendere lafiamma del loro zelo meglio che aValdocco, dove brillava ai loroocchi soprattutto l'esempio lumi-noso di Mamma Margherita, chepuò dirsi la vera fondatrice dei La-boratori di Cooperatrici Salesiane ?

    A questo punto, ascoltato con in-teresse e devozione, parlò il RettorMaggiore, che si compiacque contutti i gruppi di Zelatrici operantiin Italia e in tutto il mondo sa-lesiano .

    Il sig. Don Ziggiotti presentavaquindi a tutte le Cooperatrici deiLaboratori un modello mirabile inMamma Margherita: modestissima,semplice, laboriosa, piena di fede .E perchè la potessero imitare davaloro questo bel motto-programma :La ?nano al lavoro, il cuore a Dio .Far di tutto perchè si moltiplichinoi Laboratori e le loro attività, masoprattutto svilupparne l'attivitàspirituale, esercitandosi a lavoraresulla stoffa delle anime. La nostrafede è un tesoro troppo grande pertenerlo nascosto e inattivo. Oggiin Italia occorre prendere posi-zione netta e scegliere : o conquistaper Dio o conquista per il nemico.Voi che avete scelto, siate missio-narie . Esserlo tra i Bororos e iXavantes è meno difficile, perchèpopoli primitivi, semplici e buoni ;il nostro povero popolo invece,

    avvelenato dalla propaganda atea,è tanto difficile da riconquistare.Mentre lavorate d'ago, giungetecol filo d'oro del vostro zelo atante anime . Lavoro, preghiera,apostolato : ecco il trinomio chedeve distinguere ogni Laboratoriodi Cooperatrici .

    Ringraziato e ossequiato il RettorMaggiore, il sig. Don Ricceri diedeinizio al convegno di lavoro : « Vo-gliamo, disse, che partiate di quicon dei concetti concreti, con delleidee da realizzare» .

    Anzitutto il Delegato Ispetto-riale della Ispettoria SubalpinaDon Boffa tenne una esaurienterelazione sui Laboratori di Coo-peratrici, mettendo in bella lucelo spirito che deve animarli, illoro funzionamento, i mezzi perrenderli efficienti, i fini da perse-guire. Non mancò di ricordarel'Indulgenza del lavoro santificato,quanto mai utile perchè l'attivitàdei Laboratori raggiunga il fineprimario, che è la santificazionedelle Cooperatrici che vi consa-crano le loro fatiche .Dopo aver udito le esperienze

    del Delegato Ispettoriale, il sig .Don Ricceri invitò le convenute acomunicare le proprie esperienze .Ne seguì una serie d'interventivari e interessanti che intreccia-rono e fusero in un armonico in-sieme le iniziative e le esperienzedegli estremi opposti della Penisola .Ne raccogliamo un mazzetto chepuò tornare utile ai nostri lettori .

    E Per la santificazione personale delle Cooperatrici :i) In qualche Centro si abbina

    al Laboratorio un corso d'istru-zione religiosa, aperto però anchealle altre Cooperatrici del Centro .

    2) Altrove si ebbe la felice ideadi spiegare alle lavoratrici il Cate-chismo Liturgico della Messa e ilsignificato dei sacri paramenti, ot-tenendo un duplice scopo : far com-prendere e gustare meglio il santoSacrificio e infervorare alla confe-

    ® Uer infervorare le Cooperatrici al lavoro :i) Assai efficaci sono le visite a

    orfanotrofi, noviziati, seminari ecase di formazione, dove vedono ifrutti delle loro fatiche .

    2) Stimolo potente per tutte èl'arte di santificare le ore del labo-

    zione di quei sacri indumenti il cuisignificato è tanto sublime .

    3) Alcuni Laboratori hanno or-mai preso la fisionomia di veri ce-nacoli, dove si lavora pregando esi prega lavorando ; dove la paroladel Delegato, le buone letture ele sante conversazioni sollevanol'animo delle Cooperatrici in unaatmosfera tale da far loro desiderarequelle ore di lavoro settimanale .

    ratorio con i mezzi sopra indicati .Bella in proposito l'affermazionedi una Zelatrice : «Per noi quelleore di lavoro sono un riposo! ».

    3) Ci sono esempi edificanti diCooperatrici che, non avendo tro-

  • vato ambienti disponibili presso leCase salesiane, hanno messo a di-sposizione delle consorelle la pro-pria casa, destinando una stanzaper loro . Qualcuna l'ha pure at-trezzata di macchinario a propriespese .

    ® Per raccogliere i mezzi :I) Alcuni Laboratori tengono

    nella sede stessa una cassettina incui ogni Cooperatrice mette l'of-ferta consentita dalle sue possibi-lità. Altri Laboratori l'hanno postaall'altare di Don Bosco con lascritta : t~ Pro Laboratorio LiturgicoSan Giovanni Bosco » . In qualcheLaboratorio si approfitta dellaMessa dei Cooperatori per racco-gliere offerte pro Laboratorio allaporta della chiesa . Ci sono anchedelle Zelatrici insegnanti che ten-gono una cassettina per le offertenella loro classe, mentre il maritone tiene un'altra in ufficio .

    2) Si preparano lotterie e tom-bole il cui incasso va a beneficiodel Laboratorio.

    3) Si organizza una serata proLaboratorio con un'operetta, unfilm, un concerto : questo special-mente dove il Laboratorio lavora

    4 Rilievi e direttive del signor Don Ricceri :Utilissimi intermezzi nella lunga

    serie degli interventi furono i ri-lievi, i commenti e le direttive delsignor Don Ricceri, che qui sin-tetizziamo :

    I) Sarebbe un errore fare caritàad occhi chiusi . Non facciamo di-stinzione nè di persone nè di idee,ma alla carità materiale associamosempre la carità spirituale delleidee sane, se non vogliamo allevaredei serpenti . Si è dato il caso diindividui che mentre si facevanoaiutare da Opere nostre, prestavanoman forte ai nemici di Dio per com-battere la Chiesa . Di qui la portataenorme dell'apostolato della stam-pa, che arriva alle intelligenze etrasforma i cuori .

    2) Alcuni Laboratori stanno giàraggiungendo in pieno il loro scopoprimario, che è la formazione delpersonale che vi lavora con la pre-ghiera, la lettura spirituale in co-mune, ecc . A questo fine il signorDon Ricceri invita a fare un altropasso, quello della lettura formativa

    per i giovani poveri dell'Oratorioo dell'Istituto .

    4) Qualche Laboratorio ha orga-nizzato una Peregrinatio Mariaecol duplice scopo di fare del benee di raccogliere offerte per il La-boratorio .

    5) Ci sono dei Laboratori che sialimentano con le donazioni otte-nute bussando alla porta di nego-zianti e industriali per avere scam-poli o altro materiale .

    6) Ad alcuni Laboratori chiprovvede il necessario è il DelegatoIspettoriale o locale ; ad altri pensail Parroco .

    7) In alcuni Centri la stoffa el'altro materiale per la lavorazionepensano a provvederlo alcune ze-lanti Cooperatrici che, non potendocondividere il lavoro delle Conso-relle, vogliono tuttavia condivi-derne i meriti provvedendo la ma-teria per la confezione di paramentiper chiese o di abiti per ragazzipoveri .8) In un Centro dove le Coo-

    peratrici hanno organizzato laGiornata delle Apprendiste, leCooperatrici del Laboratorio hannoinvitato le apprendiste a man-dare dai loro Laboratori ma-teriale di vario genere, che tornòutilissimo .

    personale . Il Bollettino Dirigentiogni mese presenta qualche libroche può servire allo scopo .3) Ammirevoli le industrie di

    molti Laboratori per raccogliere imezzi necessari per la confezionedi paramenti e di indumenti ; maconviene anche interessare unalarga cerchia di persone a collabo-rare per motivi apostolici . C'è giàqualche Laboratorio che irradiauna attività spirituale molteplicecon frutti consolantissimi .

    4) La carità è industriosa ed èinesauribile nel trovare nuove ini-ziative di bene . Qui il sig . DonRicceri cita l'esempio dei Coope-ratori di Montevideo che, per rac-cogliere i fondi necessari per lacostruzione di una Scuola profes-sionale per la gioventù abbando-nata della periferia, hanno creatoun immenso ed originale bazàr,dove sistemano il materiale piùvario che quattro camion raccol-gono ogni giorno girando per lacapitale e che poi mettono in ven-dita per l'erigenda Scuola .

    5) Per la destinazione dei lavorieseguiti nei Laboratori delle Coo-peratrici il sig . Don Ricceri dàqueste direttive: aprire gli oriz-zonti, tenendo presenti i bisognilocali, i bisogni delle Missioni (manon aiutare sempre e solo lo stessomissionario), i bisogni degli Ora-tori, dei fanciulli poveri, dellechiese povere, salesiane e non sa-lesiane, del Rettor Maggiore e delleCase di formazione .

    6) A proposito di industrie perraccogliere i fondi per il Labora-torio il sig . Don Ricceri dà un con-siglio utile per tutti : evitare il pe-ricolo che si crei una psicologiaantipatica, che cioè il pensiero del-l'intervento alle riunioni mensilisi associ a quest'altro : mi chiedonosoldi! Nelle riunioni dei Consiglilocali si potrà trattare del modo difinanziare il Laboratorio escogi-tando mille iniziative, ma si evitiil gesto poco simpatico di chiedereogni mese in occasione del ritiromensile del denaro per questo oper altri scopi .

    7) A conclusione il Superioreraccomandò :

    a) di incrementare l'attivitàdei Laboratori già esistenti : fareche siano attivi e in continuo svi-luppo ;

    b) di incrementare il numerodei Laboratori nell'Ispettoria : nonpretendere le cose perfette ; peròfare sì che il Laboratorio sorgacon una sua fisionomia ben chiara,Laboratorio di Cooperatrici Sale-siane, immesso quindi e parteviva della grande nostra organiz-zazione ;

    c) di trasformare ogni Labora-torio in una Centrale di apostolatonelle sue varie forme proposte daDon Bosco ai Cooperatori .

    Il Convegno fu chiuso dal signorDon Ricceri, che invitò le Zela-trici a ringraziare il Signore e rin-novò il suo grazie a tutte le inter-venute, al rev.mo Ispettore DonViolante, presente, alle Coopera-trici torinesi che, con un bel gestodi fraternità salesiana, avevanoospitato le loro Consorelle ; e, permezzo delle Zelatrici presenti, aiDelegati Ispettoriali e locali e alleZelatrici dei loro Centri . Al rin-graziamento aggiunse l'augurio chequelle ore fossero veramente fe-conde di frutti per la nostra PiaUnione .

    AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI TORINO IN DATA I6-2-I949,N .403.- CON APPROVAZIONE ECCLESIASTICADIRETTORE RESPONSABILE : SACERDOTE DOTI . PIETRO ZERBINO, VIA MARIA AUSILIATRICE, 32 - TORINO (712) . OFFICINE GRAFICHE S .E .I .

    1 1

  • CORSO

    NOVITÀi/

    MARIA WINOWSKA51

    L1 !%1 OSICATA DI DIOs Racconti.i/

    TRADUZIONE DI G BARRAii

    PAGG.XII-20U, LEGA'CUIfA IN LINSON, SOYRACOPERTA A COLORI PLASTIFICATALIRE 900

    • Il nostro tempo cerca dei testimoni più che degli apologeti .Convinta di questa esigenza la Winowska, una delle scrit-trici più valide del nostro tempo, ha girato a lungo per ipaesi dietro la « cortina di ferro » per cogliervi alcune testi-monianzemonianze di fede e di fedeltà a Cristo .Dal suo libro risulta chiaro che l'imboscata di Dio, in un

    certo senso, è fallita . Dio non è morto, in quei cuori . Non veper ordinazioni

    l'hanno potuto rubare.rivolgersi alla

    ••

    Un volume coraggioso e commovente, vivo di una realtàSOCIETA

    quotidiana .evi i n F

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    REGINA MARGHERITA 1/6C. C . P . 2/171

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    BOLLETTINO SALESIANOPERIODICO QUINDICINALE DELLE OPERE E MISSIONI DI SAN GIOVANNI BOSCO

    Direzione : via Maria Ausiliatrice, 32 - Torino - Telefono 48-41-17Al l° del mese: per i Cooperatori e le Cooperatrici SalesianeAl 15 del mese: per i Dirigenti della Pia UnioneSi invia gratuitamente . Spedizione in abbonamento postale . Gruppo 2"

    *

    Facciamo noto ai benemeriti Cooperatori e alle benemerite Cooperatriciche le Opere Salesiane hanno il Conto Corrente Postale con il numero 2-1355 (Torino)sotto la denominazione: Direzione Generale Opere di Don Bosco - Torino 712Ognuno può valersene con risparmio di spesa, nell'inviare le proprie offerte,ricorrendo all'ufficio postale locale per il modulo relativo

    IMPORTANTE - Per correzioni d'indirizzo si prega d'inviare anche l'indirizzo vecchio .Si ringraziano i Sig. Agenti postali che respingono, con le notificazioni d'uso, i Bollettini nevi recapitati .

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