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III disciplina di P. Senge: La visione condivisa Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali A.A. 2016/2017 Economia Aziendale – Teoria del Controllo Margherita Bosisio, Rossella Fenini

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III disciplina di P. Senge: La visione condivisa

Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali

A.A. 2016/2017

Economia Aziendale – Teoria del Controllo

Margherita Bosisio, Rossella Fenini

A shared vision is not an idea.

It is not even an important idea such as freedom.

It is, rather, a force in people’s hearts, a force of

impressive power

Una visione condivisa resta un’astrazione fino a quado non riceve l’approvazione da parte di più di una persona. Ed è proprio la condivisione a renderla una delle

forze più potenti presenti nelle relazioni umane.

La visione condivisa è una componente fondamentale della leadership aziendale, perché riflette la visione personale di un gruppo di persone che hanno un obiettivo in comune.

In tal senso i dipendenti di un'azienda non diranno più “la mia azienda” ma la “nostra azienda”, un concetto molto più vasto che ogni team management

realizza.

Ma quanto può essere potente una visione condivisa?

Nel 1961, John Kennedy concretizzo verbalmente una visione che si era creatanel tempo tra i partecipanti al programma spaziale: si doveva portare un uomosulla Luna prima della fine del decennio.

All’epoca, Draper Laboratories del MIT era il principale fornitore di sistemi dinavigazione e di guida inerziale della NASA e avrebbe dovuto portare gliastronauti dell’Apollo sulla Luna.

A lavoro inoltrato, e quindi dopo l’esborso di ingenti fondi, i responsabili dellaboratorio realizzarono che le specifiche iniziali del progetto erano errate.

Si trovarono dunque davanti ad una scelta che si rivelò fondamentale per la realizzazione dell’obiettivo:

Escogitare qualche soluzione scadente Chiedere alla NASA la cancellazione del progetto per poterne iniziare uno daccapo, con il rischio di vedersi esclusi dal contratto e di danneggiare gravemente la loro reputazione

Cosa scelsero?

L’immagine qui a fianco ne è la risposta.

Cosa portò i responsabili del laboratorio a compiere una

scelta così rischiosa?

Proprio la potenza della visione condivisa:

L’unica ragion d’essere della loro presenza nel programma era quella di «portarel’uomo sulla Luna». Nessuno era disposto a scendere a compromessi, anche acosto di rinunciare totalmente al loro coinvolgimento nel programma.

Fu proprio questa potenza a permettere la realizzazione dell’obiettivo: la visionecondivisa fornì ai ricercatori la consapevolezza che il progetto iniziale nonavrebbe soddisfatto le loro aspettative e spinse i ricercatori ad essere coraggiosi, afocalizzarsi sull’obiettivo, a concentrare gli sforzi, a non accontentarsi, ad esseredeterminati per raggiungere l’obiettivo.

Una visione condivisa permette inoltre all’organizzazione di apprendere: avere un obiettivo chiaro, infatti, permette la continua

ricerca di nuovi modi di pensare e di agire, coinvolgendo ogni individuo.

Non avendo chiaro dove si vuole arrivare, invece, si rischia che ogni individuo porti semplicemente a termine le sue mansioni, con

un’azione fine a sé stessa.

La visione condivisa permette anche che il timore circa la mancata realizzazione dell’obiettivo, sia positivo.

In ogni organizzazione, infatti, possono sorgere tensioni. Ma queste passano in secondo piano rispetto all’ obiettivo condiviso.

Sfortunatamente, non ogni visione condivisa porta ad obiettivi positivi

La Storia ci porta numerosi esempi…

1. Il Nazismo

Hitler fondamentalmente diffuse una visione condivisa: popolareil mondo di persone che fossero «degne». Poco importava conquali criteri lui selezionasse, fu fondamentale invece il numero dipersone che lo appoggiarono e realizzarono concretamente la suavisione: creando i tristemente noti campi di concentramento,imprigionando migliaia di persone e sterminando intere comunità.

Il Nazismo si basò fondamentalmente sull’appoggio che numerose personefornivano al loro leader. Appoggio che fu criminale, a detta di molti, tantoquanto lo fu il progetto iniziale di Hitler.

2.ISIS

ISIS

Sicuramente noto a tutti come corpo terroristico dell’era moderna.

È in realtà frutto di una potentissima visione condivisa: i capi dell’ISIS hannocondiviso l’idea che chi non è fedele ad Allah, la loro divinità, dovrà convertirsioppure essere eliminato.

La potenza di questa visione condivisa sta nella modalità di diffusione: alcunimembri vengono infatti arruolati in chat, tramite qualche semplice messaggio,senza alcuna necessità di incontri.

Eppure molti di questi affiliati arrivano a rinunciare alla propria vita e ne distruggono molte altre, semplicemente facendo propria la visione della

persona con cui stavano conversando online. Un altro aspetto sorprendente è la capacità di questo movimento di affiliare persone culturalmente molto differenti: si passa dai veri e propri combattenti

che vivono in condizioni precarie, a persone estremamente civilizzate e con una vita che, apparentemente, non presenta alcuna anomalia rispetto alla vita di tutti

noi.

Le visioni ci portano a compiere azioni straordinarie.

Purtroppo però, la storia ci insegna, che allo stesso modo, forti visioni condivise possono portare a tragici epiloghi.

Ma come nasce una visione condivisa?

Visione personale dei capi

Incoraggiamento di ogni individuo alla propria visione personale attraverso la spiegazione della visione del capo

Visione condivisa

Come espandere il raggio d’azione di una visione?

Abbiamo visto che una visione, per raggiungere la massima potenza, deve espandersi il più possibile. Ma come si può diffondere una visione?

P. Senge ci invita all’attenzione: VENDERE non è ARRUOLARSI

Molti dirigenti infatti «vendono» le loro visioni ai propri collaboratori, vogliono convincerli ad ogni costo.

Ma qual è la differenza?

Vendere vs Arruolarsi

VendereVendere una visione significa propinarla

ad un soggetto che, nel caso questo conosca veramente tutti i fatti, potrebbe

scegliere di cambiare la propria posizione.

Nella migliore delle ipotesi questo creerà un accordo, generando un conformismo

superficiale.

ArruolarsiArruolarsi invece significa che un individuo

scegliere di partecipare all’azione, lo fa consapevolmente e in modo convinto. Un

arruolato difficilmente tornerà sui proprio passi, a meno di modifiche sostanziali della situazione.

Ma i dirigenti devono convincersi che nessuno può essere obbligato ad arruolarsi e ad impegnarsi: è fondamentale la scelta che l’individuo compie

quando sceglie di arruolarsi.

Attenzione!

Se le persone non avessero una propria visione, tutto quello che potrebbero fare è “arruolarsi”

nella visione di qualcun'altro . Il risultato sarebbe solo il conformismo e mai l'impegno

Ma non bisogna mai confondere gli arruolati con i conformisti,

I primi infatti sono coinvolti nell’azione, ne sono consapevoli.

I secondi invece fanno semplicemente ciò che ci si aspetta che facciano, proseguendo sempre con la stessa visione.

Nozioni utili al riconoscimento

Impegno: farà qualsiasi cosa per realizzare la visione

Arruolamento: farà tutto ciò che è necessario nei limiti della legge

Conformismo genuino: vede i vantaggi della visione e farà tutto ciò che ci si aspetta che faccia e anche di più, seguendo alla lettera la legge

Conformismo formale: vede i vantaggi della visione ma fa soltanto ciò che ci si aspetta

Conformismo riluttante: non vede i vantaggi della visione, ma non vuole perdere il lavoro

Conformismo negativo: non vede i vantaggi della visione e non fa quello che ci si aspetta

Apatia: né contro né a favore della visione, non ha interesse

Applichiamo i possibili approcci ad un caso concreto: il

limite di velocità sulle strade americane posto a 65 mph

In quasi tutte le organizzazioni, la maggior parte delle persone si trova in situazioni di conformismo formale o genuino circa gli obiettivi e le regole di

base: tentano di convivere con il «programma», cercando sinceramente di dargli un contributo. Esistono poi le persone che si trovano in situazioni di

conformismo negativo o riluttante che solitamente sono contrarie agli obiettivi o alle regole rendono nota la loro posizione, semplicemente non agendo,

oppure (se sono dei conformisti riluttanti) mediante un’«obbedienza maligna» partecipando al progetto solo per dimostrare che non funzionerà.

Può darsi anche che non si esprimano apertamente contro gli obiettivi dell’organizzazione, ma le loro opinioni sono comunque note, spesso

rivelandole durante conversazioni estranee al contesto lavorativo.

Ma è così sbagliato essere dei conformisti genuini?

Conformista genuinoIn realtà un conformista genuino è

estremamente produttivo ed efficace e porterà vantaggi alla sua organizzazione. Avrà

un atteggiamento sempre positivo e sarà in sintonia con gli altri membri

dell’organizzazione. Un conformista genuino accetta la visione, magari soltanto per non perdere il lavoro, ma non la fa propria, non

diventa la sua visione personale.

ImpegnatoMa una persona impegnata si riconosce:

apporterà energia, passione ed eccitazione. Si sentirà responsabile per il

progetto. Rispetterà le regole, ma se questa saranno d’ostacolo al progetto,

tenterà di cambiarle. Un gruppo di persone realmente impegnate costituisce

una forza formidabile.

Visioni condivise e idee di governo

rappresentazione del futuro che

cerchiamo di creare

risposta alla domanda di ogni organizzazione

“perché esistiamo”

rispondono alla domanda “come vogliamo agire”

Spesso molto organizzazioni divengono realmente coese quando la loro sopravvivenza è minacciata.

Le visioni si diffondono a causa del processo di rafforzamento fra l'aumento della chiarezza, entusiasmo, comunicazione ed impegno. Le persone parlano e

le visioni diventano più chiare, più vive.Con il diventare più chiara cresce l'entusiasmo e la voglia di impegno e produrre

qualcosa di sostanziale e concreto.

Le visioni possono anche morire perché le persone sono scoraggiate dall'eventuale difficoltà/perdita iniziale che può avere un progetto. La struttura dà limiti alla crescita dello

scoraggiamento, in quanto il limite è la capacità delle persone di mantenereuna costante tensione creativa che è principio cardine della padronanza personalePadronanza personale= pietra angolare dello sviluppo di una visione condivisa.

Visioni positive VS Visioni negative

Visioni negative = TIMORESicuramente più diffuse, ma sono

limitanti:

- la voglia di creare potrebbe essere dirottata sul prevenire qualcos’altro;

- solitamente sono ignorate a meno di minacce concrete;

- Sono inevitabilmente a breve termine.

Visioni positiveLe aspirazioni invece sono in grado di stimolare le persone, creano orizzonti

di lungo periodo e sono una motivazione dotata di forza

straordinaia.

Ma perché le visioni muoiono prematuramente?

Perché la diffusione della visione ha aspetti positivi e negativi. Perché se è pur vero che più si diffonde, più ottiene consensi e diventa forte, è anche vero che più si diffonde, più rischia di scontrarsi con qualcuno che non ha fiducia nella visione; che la critica, che si scontra e crea conflitti con chi invece crede fortemente in quella visione.

Chiarezza della visione

condivisa

Le persone parlano della visione e

iniziano a perseguirla

Entusiasmo per la visione

La visione condivisa è vitale per l’apprendimento nelle organizzazioni perché offre la concentrazione e l’energia

per apprendere.

Create e partecipate a visioni condivise!

Grazie per l’attenzione

Fonti

Bibliografia:

P. M. Senge, The Fifth Discipline: the Art and Practice of the Learning Organizations, Doubleday, (1990)

Mella P., Teoria del controllo, Franco Angeli, Milano, (2014)

Sitografia:

http://www.holocaust-lestweforget.com/gatheringstorm.html

http://coalova.itismajo.it/ebook/mostra/approfondimenti/at141ter.htm

https://www.ushmm.org/wlc/it/article.php?ModuleId=10007457

http://urbanpost.it/cose-lisis-organizzazione-e-ideologia-del-gruppo-che-sta-terrorizzando-il-mondo/

http://www.lastessamedaglia.it/2015/02/cosa-vuole-davvero-lisis/