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il Cantico online DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni. REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe. GRAFICA: Maurizio Magli. EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00165 Roma- Viale delle Mura Aurelie, 8 www.coopfratejacopa.it – [email protected] – http://ilcantico.fratejacopa.net - Codice Fiscale e Partita Iva: 09588331000 Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione: 19167 ISSN 1974-2339 La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati. Tutti i diritti riservati. SOMMARIO LA VIA DI FRATE FRANCESCO - p. Lorenzo Di Giuseppe 2 LE DIFFERENZE DEGLI INDIFFERENTI - Luigi Alici 3 “OGNI PARROCCHIA ACCOLGA 5 PROFUGHI” - A cura di Alfiero Salucci 4 “OGNI PARROCCHIA OSPITI UNA FAMIGLIA DI PROFUGHI - Papa Francesco 4 IL CANTICO 6 “SIATE MISERICORDIOSI COME IL PADRE VOSTRO” - Argia Passoni 7 LA FONTE E IL FARMACO DELLA MISERICORDIA - Don Massimo Serretti 8 CHI SONO IO? PER UN NUOVO UMANESIMO - A cura di Lucia Baldo 11 CALENDARIO FRANCESCANO 2016 - A cura di Lucia Baldo 12 SPECIALE CONVEGNO “LAUDATO SI’ SULLA CURA DELLA CASA COMUNE” - Sintesi dei lavori a cura di Graziella Baldo 15 MONS. TOSO: “LAUDATO SI’” È VADEMECUM PER LA CRISI ECOLOGICA - Radio Vaticana 15 RINNOVARE L’UMANO PER CUSTODIRE IL CREATO - Chiara Zanardi 19 «EXPO DENUNCI LE DISUGUAGLIANZE PER NON ESSERE COMPLICE DELL’INGIUSTIZIA» - Diocesi di Milano 21 SOSTEGNO A DISTANZA. CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL” COLOMBIA 21 “CIBO DI GUERRA” V RAPPORTO SUI CONFLITTI DIMENTICATI 22 DON PAOLO GENTILI: “IL SINODO APRE UN PANORAMA NUOVO SULLA FAMIGLIA - Tratto dall’intervista di Alessandra Stoppini (Sir) 23 LA COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 24 Settembre il Cantico n. 9/2015 1

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il Canticoonline

DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni.

REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe.GRAFICA: Maurizio Magli.

EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00165 Roma- Viale delle Mura Aurelie, 8www.coopfratejacopa.it – [email protected] – http://ilcantico.fratejacopa.net - Codice Fiscale e Partita Iva: 09588331000Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione: 19167 ISSN 1974-2339

La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati.Tutti i diritti riservati.

SOMMARIOLA VIA DI FRATE FRANCESCO - p. Lorenzo Di Giuseppe 2LE DIFFERENZE DEGLI INDIFFERENTI - Luigi Alici 3“OGNI PARROCCHIA ACCOLGA 5 PROFUGHI” - A cura di Alfiero Salucci 4“OGNI PARROCCHIA OSPITI UNA FAMIGLIA DI PROFUGHI - Papa Francesco 4IL CANTICO 6“SIATE MISERICORDIOSI COME IL PADRE VOSTRO” - Argia Passoni 7LA FONTE E IL FARMACO DELLA MISERICORDIA - Don Massimo Serretti 8CHI SONO IO? PER UN NUOVO UMANESIMO - A cura di Lucia Baldo 11CALENDARIO FRANCESCANO 2016 - A cura di Lucia Baldo 12SPECIALE CONVEGNO“LAUDATO SI’ SULLA CURA DELLA CASA COMUNE” - Sintesi dei lavori a cura di Graziella Baldo 15MONS. TOSO: “LAUDATO SI’” È VADEMECUM PER LA CRISI ECOLOGICA - Radio Vaticana 15RINNOVARE L’UMANO PER CUSTODIRE IL CREATO - Chiara Zanardi 19«EXPO DENUNCI LE DISUGUAGLIANZE PER NON ESSERE COMPLICE DELL’INGIUSTIZIA» -Diocesi di Milano 21SOSTEGNO A DISTANZA. CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL” COLOMBIA 21“CIBO DI GUERRA” V RAPPORTO SUI CONFLITTI DIMENTICATI 22DON PAOLO GENTILI: “IL SINODO APRE UN PANORAMA NUOVO SULLA FAMIGLIA -Tratto dall’intervista di Alessandra Stoppini (Sir) 23LA COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 24

Settembre il Cantico n. 9/2015 1

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Nell’Enciclica “Laudato sì” Papa Francesco piùvolte fa riferimento a S. Francesco: inizia con leparole del Cantico delle Creature e terminal’Enciclica con una citazione dello stesso Cantico.Questo per noi non può essere motivo di vanto, mapressante invito alla riflessione e presa di coscien-za dell’aver avuto, come dono gratuito, la voca-zione francescana che non può lasciarci indiffe-renti; non possiamo lasciar cadere nel nulla la gra-zia di Dio che ci chiama a rendere presente nelnostro tempo l’esemplarità del Santo di Assisi.Perché Papa Francesco si rifà con tanta insistenzaa S. Francesco? Ce lo confida lui stesso rivelando-ci prima di tutto perché alla sua elezione a Vescovodi Roma ha scelto il nome di Francesco: perchécome un raggio di luce ha visto S. Francesco“come guida e come ispirazione” (LS 10), manife-stando subito a tutto il mondo come intendevavivere il suo compito di pastore di tutta la Chiesa.Entrando poi nel tema della Enciclica “Laudato sì –sulla cura della casa comune” Papa Francesco affer-ma che è necessario un cambiamento nel nostromodo di abitare in questo giardino dove ci ha posti ilCreatore e addita S. Francesco come esempio:“Credo che S. Francesco sia l’esempio per eccellen-za della cura per ciò che è debole e di una ecologiaintegrale, vissuta con gioia e autenticità […] Eglimanifestò un’attenzione particolare verso la creazio-ne di Dio e verso i più poveri e abbandonati. Amavaed era amato per la sua gioia, per la sua dedizionegenerosa, il suo cuore universale” (LS 10). PapaFrancesco individua l’origine dell’amore di S.Francesco per tutte le creature nel suo sentirsi inti-mamente unito a tutto ciò che esiste e nel contem-plare la natura come uno splendido libro nel qualeDio ci parla e ci trasmette qualcosa della sua bellez-

za e della sua bontà. Tutta la persona del Santo, i suoiatteggiamenti interiori, i suoi atteggiamenti esteriori,la sua povertà manifestavano una radicale rinuncia afare della realtà un mero oggetto di uso e di dominio.Rifacendosi ai biografi della vita di S. Francesco,l’Enciclica vede nell’armonia che S. Francesco vive-va con tutte le creature come una guarigione dellarottura provocata dal peccato alle origini dell’uma-nità, come una nuova alleanza con il creato, un ritor-no allo stato di innocenza originaria (cf. LS 66 ).Nella Enciclica Papa Francesco lancia un appellourgente a proteggere la nostra casa comune, a libe-rare la terra, nostra sorella e madre, da un consu-mismo dissennato, ad avere misericordia dellostato miserevole in cui l’abbiamo ridotta e di con-seguenza come tutto questo ricada sui poveri pro-vocando esclusione e sempre maggiore sofferenza.L’appello è per tutta la famiglia umana: ogni uomoè sollecitato a scoprire le sue responsabilità e le suepossibilità di influire per far cambiare rotta. PapaFrancesco anche qui ricorre a S. Francesco, per tro-vare un linguaggio comprensibile e capace di arri-vare a tutti gli uomini, ai semplici cittadini, airesponsabili dei popoli, agli appartenenti a tutte lerazze e a tutte le religioni. S. Francesco infatti è tal-mente povero, talmente umile, talmente libero, tal-mente amico e rispettoso di ogni uomo, che nessu-no potrebbe non ascoltarlo e chiudergli la porta infaccia. La sua è una metodologia di pace che coin-volge credenti e non credenti.Papa Francesco ci sta introducendo ad una compren-sione più profonda della ricca personalità del poveroed umile S. Francesco. In particolare nella Enciclica“Laudato sì” ci fa capire che l’atteggiamento delSanto di Assisi non è sentimentalismo né romantici-smo, ma la via per una vera conversione ecologica.

LA VIA DI FRATE FRANCESCOp. Lorenzo Di Giuseppe

Predica di S. Francesco agli uccelli - 1616 - Guercino.

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La foto di Aylan Kurdi, il bimbo siriano di tre anni trova-to ormai senza vita sulla spiaggia di Bodrum, ha fatto ilgiro del mondo e non è il caso di riprodurla ancora unavolta. La morte di un essere umano è sempre una ferita,anche quando giunge al termine di una vita sazia di anni.La morte di un bimbo rappresenta un’aggravante atroce,che grida vendetta al cospetto di Dio, almeno per dueulteriori motivi: anzitutto perché è una morte inequivoca-bilmente innocente, sulla quale non pesa nemmenoun’ombra di male; secondariamente perché contiene unvolume di attese legittime e di promesse violate, che ren-dono quella morte assolutamente ingiusta. La giustizia fasempre la differenza fra una morte buona e una cattiva, el’assenza di pietà rende insopportabilmente straziantetutto questo. L’enfasi mediatica, in questi casi, non è maitroppa, è anzi sempre troppo poca.Provando ad allargare il discorso, si potrebbe vedere nelcorpicino di Aylan, adagiato sulla battigia, cioè su unalinea di frontiera tra il mare e la terraferma, una metafo-ra di tutti i conflitti che oggi non siamo in grado di gesti-re. Tutti i conflitti, nessuno escluso, esplodono sul filodella differenza. Ci sono differenze più complesse e invi-sibili, che nascono sul terreno culturale, sociale e politi-co, come esiti di percorsi storici diversi, e differenze piùimmediatamente tangibili, che prendono corpo nello spa-zio. Tutte possono essere attraversate, tutte possono tra-sformarsi in muri insuperabili. Anche Kant, con la suameticolosa capacità analitica, aveva distinto il limite(Grenze), inteso come frontiera che delimita rispetto a unorizzonte di ulteriorità, e il confine (Schranke), intesosoprattutto come barriera e ostacolo. Sul piano spaziale ladistinzione è evidente: possiamo aprire i valichi di fron-tiera o mettere dei paletti insuperabili. Molte guerre sononate proprio per questo e il nazionalismo ne è stata lacopertura ideologica più ripugnante.Sul piano storico-culturale la distinzione è più sfuma-ta e molto più insidiosa, soprattutto perché non tuttele culture sono uguali e quando il multiculturalismo(cioè non semplicemente il pluralismo culturale, mala compresenza di culture diverse dentro una stessasocietà politica) conosce accelerazioni improvvise, ilfenomeno diventa ancora più grave di una guerra diposizione, combattuta ai confini degli Stati. Storicamente le culture occidentali hanno imparato adessere particolarmente tolleranti e inclusive dopo secolidi guerre, mentre altre culture più identitariehanno preferito proteggersi escludendo, e perquesto possono essere eccezionalmente stru-mentalizzate da una fondamentalismo pseudo-religioso. Oggi ci troviamo dinanzi a un fenomenonuovo: nel mondo occidentale le culture“porose” stanno diventando intolleranti rispet-to ad altre culture, solitamente chiuse nei lororecinti identitari, che invece hanno cominciatoa bussare alle nostre porte e vogliono parteci-pare al nostro banchetto.Paradosso incredibile: il nostro mondo industria-le avanzato è impegnato in un’operazione siste-

matica e pervasiva di demolizione di differenze fonda-mentali, che tende a sfumare, minimizzandola, la diffe-renza tra natura e cultura, tra animali e persone, tramaschile e femminile, tra bene e male, tra vero e falso;non paletti insuperabili, ma una tavolozza di preferenzeindividuali assolutamente insindacabili, dinanzi alle qualila politica deve alzare le mani, assumendo atteggiamentiagnostici e funzionali. L’individualismo più estremo teo-rizzato nella modernità non si sarebbe mai sognato di col-tivare una deriva libertaria così spinta. Questo atteggia-mento crede di farsi forte presentandosi come massima-mente inclusivo: chi crede nella famiglia “tradizionale” onella rilevanza della differenza sessuale può accomodar-si tranquillamente al banchetto degli indifferenti. C’èposto per tutti, nessuno impedisce a nessuno alcunché,perché strepitare?Accade però che le masse affamate dei popoli poveriinizino un esodo di proporzioni gigantesche (cheforse durerà decenni), scappando da paesi in guerra,spolpati dal colonialismo, dove le multinazionalidelle armi continuano a realizzare affari d’oro. E checosa accade? Che il mondo occidentale, libertario etollerante, comincia a rialzare muri, a chiudere lefrontiere, a rimettere in voga i vagoni blindati e lamarchiatura del bestiame umano. Ad Aylan (e purtoppo a migliaia di bambini come lui)abbiamo tolto la parola per questo; ma non è difficileimmaginare che cosa potrebbero dirci: Come, la cul-tura dei sì solo a noi vuole dire dei no? La cultura del“tutto è negoziabile” riscopre solo con noi differenzeinsuperabili?Non vi accorgete che state combattendo una nuovagrande guerra, non direttamente ma per procura, enon volete vedere né sapere né sentire? Forse la società degli indifferenti sta diventando intolle-rante perché non ha risolto alla radice il problema delladifferenza. Dove c’è indifferenza non c’è – non ci puòessere – riconoscimento delle differenze, e senza ricono-scimento si genera l’abisso della Grande EstraneitàReciproca che è la differenza peggiore. Quella per cuianche un bimbo di tre anni affogato in mare per scappa-re dalla guerra, alla fine dei conti, è solo un episodiomediatico di cui tra qualche giorno non parlerà più nes-suno.

Luigi Alici (da luigialiciblogspot.it)

LE DIFFERENZE DEGLI INDIFFERENTI

Quello che resta di Kobane, la città siriana da cui scappava la fami-glia di Aylan. Dedicato a quanti si chiedono: Perché non restano acasa loro?

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Scorrendo i giornali di domenica 30 Agosto restocolpito dalla notizia a pagina 3 di La Repubblica:“Ogni parrocchia accolga 5 profughi”. Si tratta del-l’appello lanciato dall’arcivescovo di Torino allasua diocesi che, in realtà, interroga e provoca lecoscienze e l’impegno di ognuno.Ricercando la lettera in rete mi accorgo di alcunesottolineature che l’articolo trascura ma che indi-cano anche una modalità di evangelizzazione(http://www.diocesi.torino.it). In primo luogo i destinatari dell’appello. La lette-ra di mons. Nosiglia è rivolta ai presbiteri, ai dia-coni e ai religiosi, ma anche alle famiglie e ai fede-li della Diocesi di Torino e tutti “i cari cittadini”.Sono parole evangelizzatrici rivolte alla coscienzadi tutti, sia di chi appartiene alla Chiesa sia di chine sta al di fuori. Un modo a cui ripetutamente ilPapa ci invita anche a rischio di essere una Chiesache va incontro a qualche incidente (ed il rischiopiù elevato sarà quello di non ricevere risposta).La lettera subito dopo interpella la nostra ragio-ne in una analisi, per quanto sintetica, della realtàche abbiamo di fronte:“In questo periodo estivo è emersa in tutta la suagravità la problematica dell’accoglienza dei rifu-giati che giungono numerosi nella nostra patriacome in altre nazioni europee per fuggire da situa-zioni tragiche di guerre, violenze e povertà estre-me. Ne sono derivate polemiche e contrapposizio-ni aspre. Tutti ci accorgiamo che un clima di ten-

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“OGNI PARROCCHIA ACCOLGA 5 PROFUGHI”Una proposta e un metodo

Lettera appello di Mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino

A fronte della condizione dei profughi, resaancora più drammatica dalla chiusura all’ac-coglienza, diverse voci si sono levate in estateda parte dell’Episcopato italiano, in sintoniacon le incessanti sollecitazioni del Santo Padre.In particolare, a fine agosto Mons. CesareNosiglia ha rivolto una Lettera Appello alla suaDiocesi di Torino “Ogni parrocchia accolgacinque profughi”, che ha anticipato di pochigiorni l’Appello di Papa Francesco rivolto adogni parrocchia, comunità religiosa, monasteroe ad ogni santuario d’Europa perché, comegesto concreto in preparazione all’Anno Santodella Misericordia, ospiti una famiglia di profu-ghi. Pubblichiamo alcune sottolineature propo-ste da Alfiero Salucci sulla Lettera del Vescovo,che possiamo sentire ancora più rivolta a cia-scuno di noi attraverso l’alta conferma dellaparola del Santo Padre all’Angelus di domeni-ca 6 settembre 2015.

“OGNI PARROCCHIA OSPITIUNA FAMIGLIA DI PROFUGHI”

Cari fratelli e sorelle,la Misericordia di Dio viene riconosciuta attraverso lenostre opere, come ci ha testimoniato la vita della beataMadre Teresa di Calcutta, di cui ieri abbiamo ricordatol’anniversario della morte.Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi chefuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono incammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama,ci chiede di essere “prossimi” dei più piccoli e abbandona-ti. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire:“Coraggio, pazienza!...”. La speranza cristiana è combatti-va, con la tenacia di chi va verso una meta sicura.Pertanto, in prossimità del Giubileo della Misericordia,rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose,ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere laconcretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di pro-fughi. Un gesto concreto in preparazione all’Anno Santodella Misericordia.Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni mona-stero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia, inco-minciando dalla mia diocesi di Roma.Mi rivolgo ai miei fratelli Vescovi d’Europa, veri pastori,perché nelle loro diocesi sostengano questo mio appello,ricordando che Misericordia è il secondo nomedell’Amore: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di que-sti miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).Anche le due parrocchie del Vaticano accoglieranno inquesti giorni due famiglie di profughi.

Angelus, Domenica 6/9/2015

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sione incentivato anche dai media non giova adaffrontare con equilibrio e generosità questa emer-genza, che invece esige un supplemento di impegnoda parte di ogni componente sociale, rifuggendoda cinici populismi o ingenui buonismi.Cavalcare le paure e gli allarmismi ingenera atteg-giamenti di rifiuto che chiudono il cuore e addor-mentano la responsabilità di fronte all’obbligoforte consegnatoci dal Signore e che deve risuona-re nelle coscienze e nel cuore di credenti e cittadi-ni: “ero forestiero e mi avete ospitato”. Il buoni-smo ingenuo, a sua volta, rischia di ostacolare unaintelligente gestione dei vari problemi che l’acco-glienza pone. Sono questioni che vanno affrontatecon la volontà di mettere al centro la persona biso-gnosa e che interpellano ciascuno di noi, non solole istituzioni, sul senso vero che diamo alle parole“solidarietà” e “giustizia”.”Subito dopo la lettera sisforza di interpretarequesta realtà alla lucedella fede e dell’inse-gnamento evangelico:“Ritengo tuttavia che ilSignore, attraverso que-sti “segni dei tempi” cichiami ancora ad un dipiù di sforzo comuneche, pur esigendo sacri-ficio, ottiene una forte,significativa e concretatestimonianza ecclesialeal Vangelo della caritàche come comunità cri-stiana siamo chiamatiad offrire andando oltrele parole spesso vacue oinutili.”La conclusione è chequesta duplice letturadella realtà si trasformi in un operare in un con-testo ecclesiale e civile:“Per questo, pur consapevole dell’impegno checomporta la proposta, chiedo ad ogni UnitàPastorale della nostra Diocesi di provare a defini-re un concreto programma di accoglienza straordi-naria e di accompagnamento per alcuni fratelli esorelle vittime della migrazione forzata. Si tratta inpartenza di affrontare il bisogno urgente dell’al-loggio per poi promuovere insieme alle altre real-tà ecclesiali e civili un sostegno effettivo al percor-so di inclusione sociale di cui avranno bisogno.Finora abbiamo messo a disposizione in diversestrutture ecclesiali capaci di accogliere decine edecine di persone - oltre 500 posti, senza contaretanti piccoli nuclei di singole persone o famiglieaccolte nelle parrocchie. L’acuirsi dell’emergenzaesige ora un intervento diverso, per favorire l’ac-coglienza capillare di gruppi numericamente piùpiccoli, ma geograficamente più diffusi sul territo-rio.”

Chiedo in particolare ai moderatori e referenti ter-ritoriali della Caritas, San Vincenzo e altre realtàche operano nel sociale, di promuovere in ogniUnità Pastorale uno o più luoghi di accoglienzatemporanea capaci di ospitare cinque personeciascuno, cercando la disponibilità presso le par-rocchie, gli istituti religiosi, le case di risposo,altre strutture ecclesiali presenti sul territorio.Le comunità siano coinvolte in questa iniziativa sen-tendosene responsabili e offrendo il loro sostegno.Non si tratta di una accoglienza solo notturna, comeper quella offerta ai senza dimora da alcune par-rocchie, ma di ospitalità completa per alcuni mesi,in base alle necessità e alle indicazioni che leIstituzioni pubbliche potranno fornirci. La capillari-tà di tale operazione, unita all’invito affinchéanche alcune famiglie siano disponibili adaccogliere un rifugiato in casa, può produrre un

frutto molto positivo:oltre all’estensione delnumero di persone chene usufruiscono, avviaun’azione di responsa-bilità da parte dellecomunità cristiane ecivili e di ogni cittadino,che rifiutano quella cul-tura dello scarto, di cuitanto ci ha parlato PapaFrancesco in riferimen-to anche agli anziani,poveri, malati e disabi-li, disoccupati o incerca di lavoro, fami-glie soggette a sfrattoincolpevole.... Essi sonoogni giorno destinataridella solidale azionedelle nostre comunitàmediante la Caritas e

tante realtà associative religiose e laicali per cuinon si tratta di togliere o diminuire questa concretaazione di sostegno, ma di estenderla anche a chi sitrova in una particolare situazione di miseria e diabbandono. Dio, che non si lascia vincere in gene-rosità e ama chi dona con gioia, saprà moltiplicareil bene fatto anche a vantaggio di chi lo fa.Siccome l’iniziativa presenta anche aspetti delica-ti, per rendere ordinato il progetto e per attuarlodavvero in rete chiedo ad ogni Unità Pastorale diriferirsi all’Ufficio Pastorale dei Migranti che – instretta collaborazione con la Caritas diocesana –offrirà un supporto di indirizzo, di coordinamento,di informazione, di elaborazione progettuale.”Delicato il saluto finale e gli appellativi che si attri-buisce: “Maria Santissima Consolata e i nostrigrandi Santi sociali ci aiutino e sostengano nelcompiere fino in fondo questo dovere primariodella carità, fonte prima di fede e di pace per tutti.Vi benedico di cuore. + Cesare Vescovo, Padre eamico».

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Nella stessa giornata questo appello allecoscienze è stato amplificato dalle paroledel Papa all’Angelus. Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaiadi voi, ipocriti, come sta scritto: Questopopolo mi onora con le labbra, ma il suocuore è lontano da me. Invano essi mi rendo-no culto, insegnando dottrine che sono pre-cetti di uomini». Vangelo secondo Marco (7,5-7) commentando questo brano del Vangelodi Mc 7,1-8 il Papa ha spiegato che le dottri-ne in questione: “comprendevano non solo iprecetti di Dio rivelati a Mosè, ma una seriedi dettami che specificavano le indicazionidella legge mosaica. Gli interlocutori appli-cavano tali norme in modo assai scrupolosoe le presentavano come espressione di auten-tica religiosità. Pertanto, rimproverano aGesù e ai suoi discepoli la trasgressione diesse, in particolare di quelle riferite alla purificazioneesteriore del corpo (cfr v. 5). La risposta di Gesù ha laforza di un pronunciamento profetico: «Trascurandoil comandamento di Dio – dice – voi osservate la tra-dizione degli uomini» (v. 8). Sono parole che ci riem-piono di ammirazione per il nostro Maestro: sentiamoche in Lui c’è la verità e che la sua sapienza ci liberadai pregiudizi.”Proseguendo il Papa esorta: “Ma attenzione! Con que-ste parole, Gesù vuole mettere in guardia anche noi,oggi, dal ritenere che l’osservanza esteriore dellalegge sia sufficiente per essere dei buoni cristiani.Come allora per i farisei, esiste anche per noi il peri-colo di considerarci a posto o, peggio, migliori deglialtri per il solo fatto di osservare delle regole, delleusanze, anche se non amiamo il prossimo, siamo duridi cuore, siamo superbi, orgogliosi. L’osservanza let-terale dei precetti è qualcosa di sterile se non cambia

il cuore e non si traduce in atteggiamenti concreti:aprirsi all’incontro con Dio e alla sua Parola nellapreghiera, ricercare la giustizia e la pace, soccorrere ipoveri, i deboli, gli oppressi. Tutti sappiamo, nellenostre comunità, nelle nostre parrocchie, nei nostriquartieri, quanto male fanno alla Chiesa e dannoscandalo quelle persone che si dicono molto cattolichee vanno spesso in chiesa ma dopo, nella loro vita quo-tidiana, trascurano la famiglia, parlano male deglialtri e così via. Questo è quello che Gesù condanna,perché questa è una contro-testimonianza cristiana.”

Sappia ciascuno di noi trovare il modo di usciredall’osservanza formale della legge e dal giudizioper aprirsi alle opere di misericordia nei tempi e neimodo che gli sono possibili traducendo in opere leparole “misericordia voglio e non sacrifici”.

A cura di Alfiero Salucci

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IL CANTICO“Il Cantico” continua la sua storia a servizio del messaggio francescano nella convinzione di poteroffrire così un servizio per la promozione della dignità di ogni uomo e di tutti gli uomini.Per ricevere “Il Cantico” versa la quota di abbonamento di € 25,00 sul ccp intestato a Società CooperativaSociale Frate Jacopa – Viale delle Mura Aurelie 8 – 00165 Roma IBAN IT-37-N-07601-02400-000002618162.Riceverai anche Il Cantico on line! Invia la tua email a [email protected] l’abbonamento sostenitore di € 40,00 darai la possibi-lità di diffondere “Il Cantico” e riceverai in omaggio il volume“La via della penitenza. Risposta all’Amore”, Ed. Coop.Sociale Frate Jacopa, Roma 2012.

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Visita il sito del Canticohttp://ilcantico.fratejacopa.net e la relativa pagina Facebook Il Cantico.

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Il presente testo “Siate misericordiosi come il Padrevostro” intende accogliere l’invito di Papa Francescoa fare di questo tempo del Giubileo straordinariodella Misericordia un tempo di grazia.Convocati come Chiesa ad una rigenerazione profon-da, portando cuore e mente al modo d’essere di Dio,siamo richiamati a cogliere il Mistero di Misericordiache sta alla base della Chiesa tutta e della nostra stes-sa vita. E interpellati a ricomprendere nel volto delFiglio come essere a nostra volta collaboratori dimisericordia.I tratti di questo nostro mondo sempre più antimiseri-cordioso non ci consentono di indugiare oltre neinostri egoismi, nella nostra indifferenza, nella nostratiepidezza. Il balsamo della misericordia è necessitàvitale per tutti, credenti e lontani.Il grido degli “ultimi” deprivati di tutto – dignità,diritti, vita –, la desolazione dei deserti spirituali dellenostre cosiddette società avanzate, l’inquinamentodella terra devastata da un mate-rialismo utilitaristico senza limi-ti, sono lì a ricordarcelo ognigiorno. Eppure non vediamo,non guardiamo, passiamo ol-tre…Il Giubileo ha la finalità diricondurci all’essenziale per unaripartenza che possa abbraccia-re ogni uomo, in conformità allagratuità di un Dio che tutti peramore ci ha creati a sua immagi-ne per costituire una sola fami-glia umana e che ci ha redentiper sua sola misericordia.Il tempo del Giubileo ci proponela forma del “pellegrinaggio”:un pellegrinaggio alle fonti dellamisericordia per riscoprire laqualità più profonda dell’amoredi Dio in cui rispecchiarci comefigli e poter rigenerare in noi lacapacità di farci fratelli. Un pel-legrinaggio che rimanda immediatamente a quel cam-mino di conversione che esige il conformarsi a Cristoper crescere secondo la misura della misericordia delPadre. Un pellegrinaggio da vivere come popolo diDio, come Chiesa, per rendere possibile, nella custo-dia reciproca e nella grazia sacramentale, l’esododalle nostre paure, dalle nostre abitudini, dalle nostrechiusure e l’aprirci con un rinnovato sì al risanamen-to profondo del nostro modo di essere e di operare,così da poter abitare il mondo con un cuore miseri-cordioso.Il lavoro del presente libro intende offrire umilmentealcune tracce per questo fondamentale pellegrinaggio:• Puntando lo sguardo al senso e al significato delGiubileo, rimeditato attraverso le finalità del Giubileodella Misericordia (cap. 1);• Riandando alle fonti della misericordia per riscopri-re, guidati dalla Parola di Dio, il vero volto dellamisericordia (cap.2);• Ponendoci in ascolto delle dinamiche della misericor-dia anche dal punto di vista antropologico (cap. 3);

• Riassaporando negli Scritti di Francesco d’Assisi itratti della misericordia del Padre e l’incidenza risa-nante per la sua vita, testimoniata come via di salvez-za (cap. 4);• Riflettendo sulle opere di misericordia corporale espirituale per cogliere la pedagogia di incarnazionepropria dello sperimentarsi incessantemente nellamisericordia e la fecondità insostituibile dell’operaremisericordia nel servizio alla incommensurabiledignità di ogni uomo (cap. 5);• Aprendo cuore e mente al compito di ogni cristianoa stare nel mondo col cuore di Cristo, assumendo lamisericordia come stile di vita, nella rivisitazione del-l’esemplarità di S. Francesco che, avvolto dalla mise-ricordia del Padre, non può a sua volta non “usaremisericordia”, a cominciare dai più deboli per incon-trare ogni altro lungo le strade del mondo (cap. 6);• Facendo tesoro del sacramento della riconciliazio-ne, sacramento della misericordia per eccellenza, per

rendere possibile sempre il ritor-no al Padre, e additare a tuttiquesta possibilità, anche nellapiù tenebrosa condizione in cuil’uomo possa cadere.Arricchisce ogni capitolo laparola della Chiesa attraversobrani tratti dalla Bolla Miseri-cordiae Vultus, proposti nelleSchede.Tutto questo percorso rimandaad un cammino di fraternità e diChiesa. Come non tenere presen-te nel nostro cuore la edificazio-ne del noi ecclesiale, con quellatenerezza che sola può rendereogni comunità “oasi di miseri-cordia”, e con quella fatica diamoroso discernimento e di pro-gettazione comunitaria perché lamisericordia possa irradiarsicome rigenerazione di tutta lasocietà? Quale umanesimo infat-

ti potrà esserci senza misericordia?Questi sono gli intenti che affidiamo a ciascun lettoree che accompagneremo con la preghiera e con i per-corsi della Scuola di Pace, in ogni territorio. Il Calendario Francescano 2016 “Laudato sì’… sullacura della casa comune” attraverso le parole dellarecente Enciclica “Laudato si’”, di mese in mese ciguiderà in quel passaggio dall’io manipolatore all’iocustode, indispensabile cammino di conversione perrendere onore allo statuto creaturale voluto dal Padredelle misericordie per tutti i suoi figli.Ci conceda il Signore la trasformazione del cuore e lapossibilità di divenire, a partire dal nostro quotidiano,dispensatori del balsamo della sua misericordia,parte attiva di quella Chiesa in uscita alla quale, nellacompagnia del Suo Signore, è demandata la restitu-zione della Parola e l’operare per la liberazione daogni schiavitù.

Argia Passoni

Per richiedere il testo: [email protected]

“SIATE MISERICORDIOSI COME IL PADRE VOSTRO”

“SIATE MISERICORDIOSI“SIATE MISERICORDIOSICOME IL PADRE VOSTRO”COME IL PADRE VOSTRO”

AA.VV.

SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA

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L’intento di Papa FrancescoÈ bello che già adesso, sul finire di agosto, comincia-mo a interessarci della misericordia prima dell’iniziodell’anno giubilare (8 dicembre 2015). Le proposteche ci vengono dal Successore di Pietro acquistanospessore e significato sia per le nostre esistenze perso-nali sia a livello più ampio. Dobbiamo farle nostre erispondere a quello che ci viene proposto. L’incontrodi questa sera costituisca l’inizio di una riposta a que-sto invito che Papa Francesco fa a tutti.Io vorrei introdurre la virtù della misericordia ed evi-denziare l’intento semplice ma profondo, a partiredal quale Papa Francesco ha fatto questo lancio. Nonè immediata la comprensione di quello che lui hainteso fare. La sua intenzione profonda è ben defini-ta, non è un invito primariamente morale. Non si trat-ta di introdurre una porzione “omeopatica” di mise-ricordia cosicché le cose vadano un po’ meglio nellanostra società che presenta non di rado un volto spie-tato, duro e offensivo della dignità dell’uomo. Non èquesto l’intento che muove Papa Francesco.

Il Creatore è affascinato dalla sua creaturaÈ da sfatare la “vulgata” che, nell’inconscio collet-tivo, ha creato l’idea che la misericordia sia la virtùdel Nuovo Testamento, mentre la giustizia sia lavirtù dell’Antico Testamento.Dal punto di vista della storia questa visione è con-traddetta, poiché tutto l’Antico Testamento è intes-suto di atti di misericordia di Dio e si cantano incontinuazione le lodi di Dio che è «ricco di miseri-cordia» (Es 34, 6; Ef 2, 4). Questa espressione èanche il titolo dell’enciclica Dives in misericordiadi Giovanni Paolo II.Il termine ebraico che traduciamo con la parola“misericordia” non ha un significato innanzitutto

morale che esprima il dovere di aiutare o sollevarechi è in difficoltà. La prima accezione del termine èestetica: indica una leggiadria, una grazia, una gra-ziosità, una forma di bellezza e di preziosità. Questagraziosità affascina, per cui la benevolenza, la mise-ricordia diventa una risposta alla percezione di qual-cosa che vale. E il suo valore è percepibile in quantoè un qualcosa che è in se stesso grazioso.Ecco allora che il Dio misericordioso non si muoveper una sua morale (necessità) o per semplice degna-zione o condiscendenza nei nostri confronti. L’uomo èstato creato come ultima opera della creazione, come«cosa molto buona» (Gn 1,31), e ciò indica un’ asso-nanza col termine ebraico che esprime la graziosità, laleggiadria, la preziosità, la grazia, il valore della crea-tura. Quando il Signore guarda la sua creatura ne è luistesso affascinato!Ce lo ricorda S. Caterina da Siena che si rivolge alSignore sottolineando che è innamorato perduta-mente della sua creatura. La Santa si chiede: “Chepreziosità ha l’uomo perché Dio faccia certe fol-lie?”. Al fondo dello sguardo del Creatore c’è ilcapolavoro della sua creazione, la cui preziosità siè sfigurata nel peccato.L’atto stesso della creazione che pone nell’essere chiprima non c’era, è un atto di misericordia. Questaconsapevolezza è presente nell’Antico Testamento.Per esempio nel Salmo si ringrazia il Signore peraver creato il cielo… e l’uomo, e si continua a ripe-tere: «Eterna è la tua misericordia» (Sal 117; 135;etc.). Qui la lode per la misericordia di Dio è legataalla creazione. Poi la misericordia si estende a tutta lastoria dell’umanità, in particolare attraverso la costi-

LA FONTE E IL FARMACO DELLA MISERICORDIADon Massimo Serretti

Nell’ambito del Meeting di Fraternità in Valdi Fiemme, la Fraternità Francescana FrateJacopa, in collaborazione con la Parrocchiadi Predazzo e il Patrocinio del Comune, hapromosso un incontro pubblico per avvicinareal grande tema della misericordia, in prossi-mità dell’apertura dell’Anno Giubilare indet-to da Papa Francesco. Pubblichiamo unestratto dell’intervento di Don MassimoSerretti (docente di teologia dogmatica allaPontificia Università del Laterano e di filoso-fia all’Università di Urbino). Per un ulterioreapprofondimento si rimanda ai contributi diDon Serretti al libro “Siate misericordiosicome il Padre Vostro”, Ed. Coop. SocialeFrate Jacopa, 2015

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tuzione del Suo popolo eletto, mediante il quale ilSignore prepara la salvezza di «tutte le famiglie dellaterra». Allora il popolo canta «le meraviglie delSignore»: le «Sue misericordie».Tutto il lavoro, tutta l’azione misericordiosa e benevo-lente di Dio culmina in un capolavoro unico e singo-lare: «l’eccelsa figlia di Sion» (LG 55), la BeataVergine Maria. Maria è il capolavoro di Dio. In lei èportato alla pienezza tutto quello che Dio ha fattoquando ha creato l’uomo e lo ha redento. È bello chel’anno della misericordia sia sotto il segno mariano,iniziando l’otto dicembre.

Il duplice aspettoLa misericordia in tutto l’Antico Testamento ha unduplice volto. Per esprimerlo si usano due terminiche sono attribuiti solo a Dio: uno ha significatovirile, paterno, mentre l’altro è decisamente fem-minile e materno.Bisogna riflettere su questo perché il motto dell’annogiubilare è: «Siate misericordiosi come è misericor-dioso il Padre vostro» (Lc 6, 36). Qui è esplicito il rife-rimento alla misericordia paterna le cui caratteristichesono: la volontà e l’elezione. Tutte le misericordie diDio nel Nuovo Testamento sono sotto il segno dellavolontà del Padre, perché il Figlio compie solo quelloche il Padre gli ha chiesto. Anche l’essere attirati dalmistero di Cristo è legato all’azione del Padre, comeafferma Gesù quando dice: «Nessuno può venire a mese non attirato dal Padre» (Gv 6, 44. 65).Poi c’è l’aspetto propriamente materno che è moltosottolineato sia nell’Antico sia nel NuovoTestamento che usa un termine greco che cerca ditradurre il termine ebraico “rahamim”, cioè leviscere materne. Per esem-pio nel brano evangelico incui si dice che Gesù sicommosse, il testo grecodice che ebbe un moto dicompassione viscerale. Ilsenso è che la misericordiadi Dio è tenerezza, benevo-lenza, compassione.L’aspetto maschile e femmi-nile creano un abbracciocompleto verso l’uomo equindi un abbraccio vero.Infatti i bambini non voglio-no che il papà e la mammasi separino, perché, cosìfacendo, si rompe l’integritàdell’amore.

Misericordia e amoreIl mistero più profondo diDio non si rivela comemisericordia, ma il cuore diDio si rivela come amore.L’amore indica una qualitàstabile, permanente, costan-te.

Mentre l’atto di misericordia è una compassioneche si rivolge ad una miseria, l’atto di amore no,non ha bisogno di rivolgersi ad una miseria. Lovediamo bene nella realtà di Dio che è amore.Nella Trinità non c’è nessuna miseria o mancanzada soccorrere nel Padre o nel Figlio o nello SpiritoSanto. Ma tra loro c’è l’amore. Nessuno di lorodeve impietosirsi di fronte ad una miseria cherichieda misericordia.L’amore è un modo d’essere, mentre la misericor-dia suppone la disposizione dell’amore. Un attopuò sembrare misericordioso, ma non lo è semanca l’amore!Un atto di misericordia deve essere sostanziato dal-l’amore, cioè dalla percezione diretta di quella leg-giadria, di quella preziosità di cui parlavamoall’inizio, che è presente in ogni persona in quantoè immagine e somiglianza di Dio. Tutte le personehanno questa bellezza, questa preziosità.Quando si soccorre una persona che è nella mise-ria, l’atto di misericordia è tale quando va al cuoredell’essere dell’altro e quando parte dal nostrocuore. Chiedendo l’amore, l’atto di misericordiachiede che sia implicata la totalità della persona. Èuna donazione della vita. La misericordia è riferitaal Padre perché egli è fonte della vita e in ogni suoatto dona la vita.Quindi in Dio nell’Antico Testamento è rimarcata ladistinzione e la correlazione tra l’amore e la miseri-cordia.La misericordia, inoltre, si configura in un model-lo di relazione che è dispari: nella dinamica dellamisericordia c’è sempre una disparità tra chi ha echi non ha. Invece nella relazione d’amore c’è pari-

tà nell’essere. La relazionedi parità ha maggiore per-fezione.L’atto di misericordia tendea ricostituire una situazionedi parità. Qui si vede anchecome la misericordia confi-na con la giustizia. La mise-ria si crea da una situazionedi ingiustizia a partire dalpeccato originale. L’uomovive nell’ingiustizia. Non èpiù giustificato davanti aDio e le ingiustizie di carat-tere sociale sono una conse-guenza di questa primaingiustizia. La misericordiadi Dio tende a ripristinare lagiustizia. Gesù è chiamato ilgiusto e in lui noi siamogiustificati.La misericordia di Diotende a portarci in una con-dizione che non sarà mai diparità col Creatore, ma saràuna condizione di verità direlazione.

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Il sindaco, Maria Bosin porge il suo saluto.

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La relazione dell’amore è perfetta. Infatti S. Paoloparla dell’amore come «vincolo della perfezione»(Col 3, 14), mentre nella misericordia c’è un’im-perfezione che si tende a superare.

La nostra miseria è il peccatoPotremmo pensare che il giubileo della misericordiasignifichi imbracciare le armi della misericordia eandare all’assalto del mondo. Invece la misericordiariguarda in primo luogo il senso dell’indigenza,della povertà nel quale ciascuno di noi si trova.Quali sono le condizioni affinché si possa ricono-scere la verità della nostra situazione? In che cosaessa è passibile di misericordia? Perché noi siamomiseri? In che cosa consiste la nostra povertà, percui dobbiamo essere soccorsi?Il riconoscimento della nostra indigenza è legato alriconoscimento del peccato che ha privato l’uomodella relazione più bella, più grande, più vera: larelazione con Dio. Da questa imperfezione radica-le dipendono tutte le altre sia dal punto di vista sog-gettivo, personale, psicologico, spirituale sia dalpunto di vista relazionale…L’invito che il Papa ci fa in questo anno della miseri-cordia è l’invito a riconoscere il punto di miseria cheè presente nella nostra vita. Essendo venuto meno ilsenso del peccato è venuto meno il senso della pro-pria miseria. È venuta meno una visione realistica disé, della propria condizione.Il senso del peccato non ha niente a che vedere conla psicanalisi, col senso di colpa. Il senso del pec-

cato è una cosa meravigliosa, perché insorge in noiunicamente quando, per grazia, abbiamo un’intui-zione, una percezione, un’esperienza della santitàche è una condizione in cui non c’è miseria e ilvolto dell’uomo splende in tutta la sua bellezza, intutta la sua integrità. Solo Dio è Santo. E la santitàche attribuiamo all’uomo è la partecipazione allasantità di Dio.Papa Francesco è l’uomo di Dio, ascoltando ilquale ci si accorge che la santità c’è. Guardando lasantità si scopre tutto quello che, nella propria vita,non è santità. È la logica della luce e delle tenebre:chi non ha mai visto la luce non sa di essere nelletenebre, mentre, quando vede uno spiraglio di luce,lo sa. Il senso del peccato è una grande grazia. La paraboladel figliol prodigo racconta la vicenda di chi è statoimmerso nel peccato e poi si sveglia. Questa è la para-bola del venire alla luce e del riconoscere la propriamiseria.L’esperienza del riconoscimento della propria mise-ria avviene sempre in due punti cruciali dell’espe-rienza: l’innamoramento che diventa storia d’amore.Tutte le storie d’innamoramento vere tra un uomo euna donna arrivano fisiologicamente al punto in cuilui o lei o entrambi vanno in crisi, perché si accorgo-no che l’immagine di sé, che avevano costruito, noncorrisponde alla realtà. Così è necessario esseremisericordiosi verso se stessi e togliersi la corazzacreata per poter vivere e con la quale presentarsi aglialtri. Si tratta di accogliere l’amore dell’altro, che era

già a conoscenza dellanostra corazza e che ci ama.Si tratta di imparare adaccettare di consistere inaltro rispetto a ciò in cui siconsisteva prima.Accettando il dono del-l’amore dell’altro accettia-mo di essere ricreati dall’al-tro. Chi non accetta questonon entra mai nell’amore.Nella vita monastica avvie-ne la stessa cosa: dopo quat-tro o sei mesi gli idoli del-l’autoconoscenza costruitisu di sé si smontano e la per-sona va in crisi. Dopo esserearrivata a conoscere la pro-pria miseria, si consegna alSignore senza riserve.Indicendo l’anno della mise-ricordia il Papa ha volutodisintegrare la “statua di pie-tra” che ci siamo costruitadentro di noi e che non siamonoi, per farci fare esperienzadella misericordia, del perdo-no del peccato. In un’occa-sione Papa Francesco ha par-lato dell’esperienza del pec-

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I partecipanti al Meeting di Fraternità nel Chiostro del Duomo di Bressanone dove sonoraffigurate le opere di misericordia corporali e spirituali.

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cato come del luogo privilegiato dell’incontro conDio.

Il Sacramento della RiconciliazioneNell’intenzione profonda del Papa c’è il Sacramentodella Riconciliazione. Qui si mostra il volto dellamisericordia, che è Gesù Cristo. Qui siamo riabbrac-ciati dal Padre come il figliol prodigo.C’è un passo in cui S. Bonaventura racconta che«l’assenzio della misericordia invase il cuore»1 diS. Francesco quando si convertì nuovamente, aven-do fatto l’esperienza dell’incontro con Gesù, colsuo amore misericordioso, che gli venne donato nelCrocefisso. Questo è ciò a cui siamo chiamati.Inoltre il Papa ci invita a portare dappertutto questaespansione, questa dilatazione del cuore, questaampiezza dell’abbraccio, questa grandezza d’animo.Quando parla di andare verso le periferie vuole direche la potenza della misericordia di Dio, che ci è datain Cristo, non deve rimanere chiusa nel nostro cuore,né nelle sacrestie, ma deve dilagare, deve sbaragliaregli argini per arrivare dappertutto. Così come accad-de a S. Francesco che era una persona trasfigurata eperciò convincente. In lui la sovrabbondanza era stra-ripata, era diventata incontenibile.Questo è il tratto di verità dell’esperienza propria edi verità della relazione con tutti.Il Papa lo afferma, lo vive e lo pratica.

Non c’è misericordia senza prassiDice S. Agostino: «La misericordia non è altro cheuna certa compassione provata nel nostro cuore per

la miseria degli altri, perché in virtù di essa, se ci èpossibile, siamo spinti ad andare loro incontro»2.I pagani avevano criticato violentemente la miseri-cordia solo come sentimento, solo come passione,solo come compassione. Laddove domina solo lapassione infatti non c’è virtù. Si parla di virtù soloquando entra in campo il giudizio, la ragione. Ilgiudizio orienta la passione e la rende virtuosa. Lamisericordia per assurgere alla dignità di virtù devequindi ammettere in sé il giudizio. Perciò senza ilgiudizio dell’intelletto non c’è vera misericordia.Inoltre, occorre tenere presente l’aspetto praticodella virtù della misericordia. Essa diventa il“farmaco” che è il termine usato dai Padri orien-tali per indicare la santa Eucaristia. Il farmaco haa che fare con la vita.Senza misericordia l’amore non è amore. L’amoresi incarna, diventa vero, diventa vita nella miseri-cordia. Per questo gli uomini che sono entrati nellamisericordia di Dio sono uomini che hanno dato lavita, nel duplice senso: l’hanno offerta e l’hannogenerata. Non si può esercitare la carità guardando da una partee buttando le cose dall’altra. Bisogna dare la vita!La misericordia è una cosa enorme perché ci chie-de di imparare a ridonare la nostra vita. Nel dona-re c’è più gioia che nel ricevere (At 20, 35), quindiil risultato per chi vivrà bene l’invito del Papa saràun incremento straordinario della letizia.

1 Omelia nella prima domenica di Pentecoste su Luca 6, 36.2 La città di Dio, IX, 5.

CHI SONO IO? PER UN NUOVO UMANESIMOIl nuovo interessante libro a cura di Lucia Baldo, uscito infebbraio in formato E-book, ora esce in cartaceo sem-pre nelle Edizioni Società Cooperativa Sociale FrateJacopa.Per richiedere il libro (Edizione a stampa ISBN9788894104707 € 10,00 - Edizione E-book ISBN9788890765698 € 6,00) rivolgersi a www.coopfratejacopa.ito www.fratejacopa.net.

In questi dialoghi con p. Bigi si vuol dare fiducia e speran-za all’uomo d’oggi, perché riesca a districarsi dalla com-plessità del mondo odierno elevando lo sguardo oltre sestesso, alla ricerca di nuovi orizzonti. Questa modalità d’ap-proccio aperta al confronto e all’ascolto, è propria della filo-sofia francescana che è la filosofia dell’insufficienza e dellapovertà dell’uomo, a cui solo Cristo povero, uomo perfettoe vero Dio, può dare senso e significato, aprendo le portea un nuovo Umanesimo che trovi alimento negli Scritti di S.Francesco. P. Bigi è portavoce di un sapere (sàpere=assa-porare) che, oltre a ricuperare il pensiero nel suo evolversidall’antichità fino ai nostri giorni, sia anche proteso, sulleorme di S. Francesco, alla valorizzazione di un conoscereaffettuoso. Alla ricerca impersonale di una conoscenza det-tata dalla pura “curiositas”, come quella scientifica, p. Bigicontrappone una ricerca che si muova in due direzioni con-

nesse profondamente tra di loro: chi sono io? che cosa so io? Così facendo, egli propone itinerari di rifles-sione che possono aiutare gli uomini e le donne del nostro tempo a trovare risposte alle domande sulsenso della vita.

Lucia Baldo

[a cura di]

CHI SONO IO?PER UN NUOVO UMANESIMO

Dialoghi con il francescano Vincenzo Cherubino Bigi

Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa

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Nell’apertura dell’enciclica “Laudato si’” Papa Francescofa propria la lode di S. Francesco al Creatore espressa nelCantico delle creature per rivolgere un appello a tutti gliuomini e alle donne, cristiani e non, sparsi in tutto ilmondo, ad avere cura della terra, che è la casa comuneoffesa dall’uso irresponsabile “dei beni che Dio ha posto inlei”. L’enciclica individua “nel cuore umano ferito dal pec-cato” la causa della malattia che ha leso la salute e l’inte-grità del suolo, dell’acqua, dell’aria e di tutti gli esseriviventi che, con S. Francesco, il Papa chiama sorelle e fra-telli.Nel riproporre con urgenza e preoccupazione il temaambientale, Papa Francesco si pone in linea con i suoi pre-decessori come a voler segnalare che l’attenzione per lesorti del creato è stata costante preoccupazione dellaChiesa durante il suo cammino storico dal Vaticano II adoggi. Giovanni XXIII, con la celeberrima enciclica “Pacemin terris” lanciò un messaggio di pace a “tutti gli uomini dibuona volontà”. Paolo VI ravvisò nella problematica eco-logica “la necessità di un mutamento radicale nella con-dotta dell’umanità”. Giovanni Paolo II invitò a una “con-versione ecologica globale” strettamente connessa a quellache egli per primo chiamò un’“ecologia umana”.Benedetto XVI invitò il mondo a considerare il “libro dellanatura” nella complessità di tutti i suoi aspetti: “l’ambien-te, la vita, la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali ealtri”.Nello spirito dell’Ecumenismo che sta tanto a cuore a PapaFrancesco, l’enciclia “Laudato si’” fa proprio l’invito pres-sante del Patriarca Bartolomeo a riconoscere i peccati chedanneggiano il pianeta e che ci rendono tutti responsabili deldegrado e dei danni ecologici che influiscono pesantementesulla vita di tante persone e di interi popoli con la progressi-va distruzione dell’ambiente.La bellezza e l’originalità dell’enciclica è data in modoparticolare dall’impronta francescana che la caratterizzafin dalle prime pagine dove il Santo di Assisi è indicatocome un modello positivo che è stato capace di realizza-re “una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, conla natura e con se stesso”. Nella sua premurosa cura“verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abban-donati”, S. Francesco è un esempio che brilla per la gioiae l’autenticità di vita che lo caratterizzarono anche neimomenti più difficili, come quelli in cui egli compose il“Cantico delle creature” quando era in preda alle malat-tie che l’avrebbero condotto pochi mesi dopo alla morte.In spirito di dialogo con il mondo della politica, del-l’economia, delle scienze, Papa Francesco sottolinea chela crisi ecologica che stiamo attraversando non riguardasolo gli ambiti relativi alla custodia del creato, ma anchequelli culturali, antropologici, etici, religiosi connessiallo sviluppo dell’esistenza umana. Per questo la solu-zione di questi gravi problemi è possibile solo nell’am-bito di un’“ecologia integrale” realizzabile attraversouna “conversione ecologica” che prevede un cambia-mento degli stili di vita e del modello di sviluppo, assie-me alla cura degli ambienti urbani e dei rapporti sociali,in modo da garantire la dignità della vita delle persone,la loro armonia con l’ambiente, l’incontro e l’aiuto reci-proco.

L’enciclica si sofferma ampiamente sulla “radice umanadella crisi ecologica”, quel “paradigma tecnocratico” cheoggi domina in modo inedito, rispetto al passato, la poli-tica, l’economia e l’ambiente naturale fino al punto che“la vita diventa un abbandonarsi alle circostanze condi-zionate dalla tecnica, intesa come la principale risorsaper interpretare l’esistenza”. Su questa insidia l’enciclicainvita a vigilare affinché la tecnologia diventi più umana. Inoltre l’“ecologia integrale” non può prescindere dalla“solidarietà tra le generazioni” che Papa Francesco conside-ra una “questione essenziale di giustizia”. La domanda difondo che egli si pone, e noi ci poniamo con lui, è la seguen-te: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro cheverranno dopo di noi?”. Solo entrando nella “logica del donogratuito” potremo consegnare alle generazioni future un pia-neta non soggetto a degrado, ma reso abitabile dalla cura per“sora nostra madre terra” che ci è affidata dal Creatore affin-ché la conserviamo e la trasformiamo secondo il Suo pro-getto che è un progetto di vita, di bellezza e di armonia.

A cura di Lucia Baldo

CALENDARIO FRANCESCANO 2016

Il Calendario Francescano 2016 attraverso leparole della recente Enciclica “Laudato si’”, dimese in mese ci accompagnerà in quel pas-saggio dall’io manipolatore all’io custode, indi-spensabile cammino di conversione per ren-dere onore allo statuto creaturale voluto dalPadre per tutti i suoi figli.

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Durante l’ormai tradizionale Meeting di Fraternitàa Bellamonte, tenuto dalla Fraternità Francescanae Cooperativa Sociale Frate Jacopa, nella splendi-da cattedrale naturale delle Dolomiti si è svolto ilConvegno “Laudato si’ sulla cura della casacomune” – Custodire la terra, coltivare l’umano –con il Patrocinio del Comune di Predazzo e la par-tecipazione di qualificati esperti, nell’intento diinterrogarsi alla luce della Enciclica di PapaFrancesco sulla sempre più cruciale questioneambientale per porsi in stato di risposta.

“Ci siamo particolarmente sentiti interpellati comefrancescani – ha esordito nella introduzione ailavori la presidente Argia Passoni – dalla esem-plarità del Santo di Assisi proposta dall’Enciclicacome fondamentale modalità da assumere nel rap-porto con la natura, interpellati più che mai ad unarestituzione di quanto ricevuto, di fronte al lamen-to che sale dalla terra e dagli impoveriti di questonostro mondo”. Già il titolo “Laudato si’” portaimmediatamente a cogliere la necessità di un cam-biamento profondo di prospettiva. Non è possibileinfatti arrivare ad una soluzione della complessaquestione ambientale attraverso semplici buone

pratiche: c’è la necessità di un cambiamento dirotta e occorre “alzare lo sguardo”, perché senzauno sguardo contemplativo, senza attivare profon-damente in noi lo stupore, senza riconoscere ildono del creato, non potrà esserci alcun effettivorisanamento. Di grande interesse poi la secondaparte del titolo “la cura della casa comune”, casacomune per designare la terra, nostra madre esorella. Casa indica dimora, un luogo in cui si pro-getta insieme il vivere. Rimanda ad una comunan-za di origine, ad un’unica famiglia nell’ambito diun’unica fraternità creaturale. Casa comune riman-da ad una relazionalità profonda, con il Creatore,con la natura, con tutti gli uomini. Richiama unarelazione affettuosa in opposizione ad una neutrali-tà foriera di dominio, di manipolazione dell’altro,dei popoli, della natura. Comporta interdipenden-za, reciprocità, dunque esistenza di relazioni chesono componenti costitutive della realtà, che nonpossono essere disattese, pena il degrado ambien-tale ed umano.Nella vita offerta all’uomo come dono – ha ricor-dato A. Passoni – è iscritto il debito della respon-sabilità per il fratello e per il creato: il dato costi-tutivo del dono si accompagna al dato costitutivo

“LAUDATO SI’ SULLA CURA DELLA CASA COMUNE”Custodire la terra, coltivare l’umano

Bellamonte, Sala Polifunzionale, 25-27 agosto 2015

SPECIALE CONVEGNO

Bellamonte - Mons. Mario Toso apre il Convegno.

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del compito di custodia affidato all’uomo.Custodire la terra, la sua preziosità, significa colti-vare l’umano perché rispondere allo statuto crea-turale predisposto dall’azione provvidente delCreatore per la vera felicità di ogni uomo, signifi-ca crescere in umanità, uscendo dall’alienazione,dal disorientamento, dalla infelicità propria del-l’uomo che non sa quale è la sua casa. Il percorsodel Convegno – ha concluso A. Passoni – prendein considerazione i punti nodali propostidall’Enciclica, per essere aiutati a non disperdernela ricchezza ed essere orientati ad un abitare nelsegno della benedizione e della lode, con tutto ciòche questo comporta di cura del territorio, di rin-novamento degli stili di vita, di consapevolezzadel debito ecologico verso la terra e tanta partedell’umanità, e con tutto ciò che comporta in ter-mini di custodia sollecita, attenta ad attivarsi inuna corresponsabilità con tutti gli uomini e ledonne di questo nostro pianeta per abbracciare unacultura della cura da estendere a tutte le dimensio-ni della società.La parte introduttiva si è conclusa con la lettura delcordiale saluto e degli auguri alla FraternitàFrancescana Frate Jacopa e a tutti i convenuti daparte dell’Arcivescovo di Trento, Mons. LuigiBressan, impossibilitato ad intervenire per prece-denti impegni pastorali. E, dopo aver accolto l’au-spicio del Parroco, Don Giorgio Broglio, per unsalutare impegno per il creato all’insegna dellamisericordia e la peculiare indicazione di PapaFrancesco da assumere per “una conversione eco-logica, che comporta il lasciar emergere tutte le

conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazio-ni con il mondo che li circonda”, il Convegno hapreso l’avvio con la prima parte incentrata sullapresentazione dell’Enciclica di Papa Francesco.

S. E. Mons. Mario Toso, vescovo di Faenza, giàSegretario del Pontificio Consiglio di Giustizia ePace, ha illustrato i contenuti dell’Enciclica“Laudato si’” sulla “cura della casa comune”,riguardante la grande questione ecologica che staassillando sempre più i nostri tempi e che già erastata oggetto delle preoccupate annotazioni deisuoi predecessori: Giovanni XXIII, Paolo VI,Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Anche perPapa Francesco – ha detto il relatore – la crisiambientale, causata in ultima analisi da una crisiantropologica ed etica, postula un impegno siste-matico e convinto sul versante dell’ecologiaumana. Occorre in particolare un attento discerni-mento sui modelli di crescita che guidano lo svi-luppo economico e che sono incapaci di garantireil rispetto per l’ambiente e la salvaguardia delladignità della persona. Alla loro base sta spessoun’errata concezione della libertà umana che nonriconosce limiti e disgiunge, insensatamente, l’eti-ca sociale ed ambientale dall’etica della vita. Larelazione disordinata nei confronti della natura èsintomo di un rapporto errato nei confronti di Dioe di se stessi. Sicché, come ha ben detto il patriar-ca Bartolomeo, citato da Papa Francesco, si deveparlare di peccati contro la creazione e contro Dio. S. Francesco d’Assisi, con il suo sguardo contem-plativo nei confronti del creato, meglio di ogni

altro ci fa capire come si possagiungere a parlare così, ossia diun’offesa fatta agli esseriviventi e al loro Fattore: fratutte le creature, tra l’uomo e lanatura, esiste un vincolo dicomune fraternità, che è origi-nato dall’atto creatore di DioPadre. Mostrando la dimensio-ne di trascendenza del creato,Papa Francesco sollecita a ela-borare un’ecologia integrale apartire da un nuovo umanesi-mo e, quindi, da un’antropolo-gia globale, sociale, relaziona-le, aperta alla Trascendenza. Il metodo che attraversa tuttal’Enciclica “vedere, giudicare,agire, celebrare” – ha eviden-ziato Mons. Toso – offre criteridi giudizio e indica orienta-menti pratici per i vari livelli diesistenza, dal livello interna-zionale, al livello nazionale elocale. Occorre che le soluzio-ni siano proposte a partire dauna prospettiva globale pen-sando ad un progetto comune,

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Un gruppo di partecipanti in visita al Municipio di Predazzo.

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“Laudato si’… sulla cura della casa comune.Custodire la terra coltivare l’umano” è il tema della tregiorni di Convegno, promosso dalla Cooperativa FrateJacopa a Bellamonte in Val di Fiemme, da oggi al 27agosto. Ad aprire il Convegno, che vedrà la partecipa-zione di esperti e momenti di incontro con la realtàlocale, civile ed ecclesiale, sarà il vescovo di Faenza-Modigliana, Mons. Mario Toso, per lungo temposegretario del Pontificio Consiglio per la Giustizia e laPace, che offrirà una presentazione dell’Enciclica“Laudato si’”. Maria Caterina Bombarda lo haintervistato:R. – Credo che nel presentare l’Enciclica “Laudatosi’” di Papa Francesco sia fondamentale far compren-dere come essa rappresenti un vademecum importan-te per aiutare i credenti e i non credenti a dare unapporto efficace nella soluzione della crisi ecologica.E lo è perché aiuta a leggere una questione complessamediante l’apporto di più saperi. Una delle ragioni percui non si riesce a uscire dalla crisi ecologica è proprioil fatto che spesso la si approccia attenendosi a unavisione riduttiva e settoriale, come quella rappresenta-ta dalla tecnica o da uno schema prettamente econo-mico. In vista della cura della “casa comune”, insegnaPapa Francesco, è fondamentale anche l’apporto delleconvinzioni di fede. Un elemento importante illustratoda Papa Francesco è senz’altro il concetto di ecologiaintegrale, comprensiva dipiù dimensioni. Questoconcetto rappresenta perla questione ecologicaquasi un primo principiomorale, che deve guidareil discernimento sia nellafase di analisi della situa-zione sia nella fase del-l’offerta di orientamentipratici, in vista dellasoluzione della crisi eco-logica.D. – Quanto pensaabbiano sentita vicinal’Enciclica “Laudatosi’” le comunità trenti-ne e quanto è importan-te per una comunitàlocale la cura del terri-torio?R. – Per la comunitàtrentina, che vive strettilegami di destino con ilcreato circostante, lacura di quest’ultimo èfondamentale per la suastessa identità ambienta-

le, economica e culturale. Credo che l’Enciclica diPapa Francesco rappresenti sia la conferma dellebuone pratiche, già poste in atto in quella stupendaregione, sia una specie di carta “magna” per il futuro.D. – Cosa significa nella quotidianità ispirarsi aiprincipi della “Laudato si’”? Si può scorgere in essiun nuovo stile di vita?R. – Significa anzitutto abituarsi ad avere nei con-fronti del creato, e dei rapporti tra umanità edambiente, uno sguardo più profondo, non superfi-ciale, che consenta di cogliere – come hanno inse-gnato Cristo stesso e San Francesco d’Assisi – deimessaggi d’amore da parte di Dio. Significa, insecondo luogo, sentirsi uniti da legami invisibili,come esseri che pur nella differenza ontologica for-mano una sorta di famiglia universale. Inoltre, signi-fica comprendere che il creato ci è dato non solo pernoi stessi, ma anche per le generazioni future. Loscopo finale delle creature, questo dobbiamo metter-celo bene in testa, non siamo noi, bensì Dio.D. – E per quanto riguarda i giovani, quanto èimportante la custodia del creato?R. – Le nuove generazioni paiono particolarmentesensibili alla custodia del creato. Esse, rispetto al pre-valere delle mentalità consumistiche e tecnocratiche,sembrano più disponibili per cercare un nuovo inizio,mediante la crescita in una cittadinanza ecologica,

anche attraverso tuttauna serie di piccole azio-ni quotidiane che fannoil bene messe tutte insie-me. Tuttavia, anche lenuove generazioni hannobisogno di crescere inuna coscienza critica,rispetto ai modelli di svi-luppo oggi prevalenti ebasati su una ragione ditipo strumentale, cherischia di travolgereanche le persone piùentusiaste. In particolare,le nuove generazionisono chiamate a com-prendere che non bastaessere buoni singolar-mente, ma che occorrerispondere ai problemisociali ed ecologici,costituendo delle reticomunitarie anche attra-verso una conversionecomunitaria.

(Radio Vaticana,25/8/2015)

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MONS. TOSO: “LAUDATO SI’”È VADEMECUM PER LA CRISI ECOLOGICA

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muovendo dalla consapevolez-za che i problemi sono interdi-pendenti e che il processo deveessere sempre più democraticoe partecipativo.Per raggiungere questo scoposono enucleate nell’Enciclicalinee di azione ispirate a una spi-ritualità ecologica e viene pro-spettata un’opportuna opera dieducazione. Con la sua EnciclicaPapa Francesco intende promuo-vere un movimento ecologicomondiale, per collaborare nellacostruzione della casa comune evincere l’indifferenza e l’idola-tria del denaro e della tecnica.Non si potrà risolvere la crisiattuale senza uno sguardo pluri-valente, plurale non univoco, etutte le sinergie vanno poste incampo. Si tratta di unire la fami-glia umana nella ricerca di unosviluppo sostenibile integrale.

La mattina del 26 agosto la Prof. Lucia Baldo(Commissione Formazione FFFJ) ha proposto unrilettura del Cantico delle Creature di S. Francesco.Il Cantico delle creature – ha detto Lucia Baldo – nonpresenta una visione estetica dell’universo e non puòessere visto unicamente come un’eco di espressionibibliche. Per penetrarne in profondità il valore, occor-re considerare che l’autore nel 1225, quando lo com-pose, stava attraversando una crisi fisica e spirituale eche, solo dopo aver ricevuto dal Signore l’assicura-zione della salvezza ed essere stato da Lui chiamato“fratello”, scaturì dal suo animo questo Cantico comeespressione di lode al Signore per avergli riservato unposto nel Suo Regno. In questi versi S. Francesco sirivolge all’Altissimo pronunciando le Sue stesseparole. Il sole, la luna e le stelle, il vento, l’acqua, ilfuoco e la terra sono parole di Dio e S. Francesco nelCantico vuol celebrare la dignità impressa loro dal

progetto del Creatore. Oggi que-sta dignità è stata alterata dall’in-tervento sconsiderato delle manidell’uomo volto esclusivamenteal profitto e alla manipolazionedell’universo. S. Francesco nonha un atteggiamento arroganteche tende alla prevaricazione,ma umilmente si abbassa allivello delle altre creature perpoterle avvolgere col suoabbraccio fraterno. Gli aggettivicon cui egli battezza le creature,denominate “fratelli” e “sorelle”,sono espressione dell’anima delSanto purificata da vent’anni diconversione e approdata, allafine della sua vita, alla pienariconciliazione con Dio, con sestesso e con il mondo, in spiritodi perfetta letizia.

Il Prof. Simone Morandini(teologo della creazione, Facoltà Teologica ItaliaSettentrionale e Ist. Ecumenico S. Bernardino diVenezia) nella sua relazione “Abitare la terra nelsegno della benedizione e della lode” ha offertoalcune chiavi di lettura dell’Enciclica “Laudatosi’”. Ha sottolineato che il Papa cita S. Francesco,chiamandolo “un mistico e un pellegrino” e propo-nendolo quale fonte di ispirazione per vivere ilnostro presente in modo da “diventare gli strumen-ti di Dio Padre perché il nostro pianeta sia quelloche Egli ha sognato nel crearlo e risponda al suoprogetto di pace, bellezza e pienezza”. Morandiniha sottolineato anche la continuità della “Laudatosì’” con il magistero dei suoi predecessori e l’aper-tura cosmica ed ecumenica dell’Enciclica. Infattiproprio in ambito ecumenico le chiese cristianehanno imparato ad ascoltare il grido della terracome casa comune. Dunque l’Enciclica pur apren-do uno spazio carico di novità è altresì orientataalla ripresa ed al ripensamento di motivi tradizio-

nali. Il testo è forte da un punto divista ecologico, ma anche etica-mente impegnativo, perché inter-preta le contraddizioni di un tempodominato da un sistema tecnocrati-co globalizzato della crisi ecologi-ca. La “Laudato si’” fa riferimentoal principio dell’universale desti-nazione dei beni della terra, alrifiuto del predominio della tecno-scienza, all’ecologia ambientale eumana/integrale, e tuttavia il vero eproprio centro dell’Enciclica è teo-logico nel riferimento alla figura diGesù, allo sguardo pieno di affettoe stupore da Lui indirizzato allanatura, con la quale è vissuto inpiena armonia. Il percorso propo-

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Simone Morandini.

Lucia Baldo.

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sto dal Papa guida alla contemplazione di un Diotrinitario che è lui stesso relazione, amore, sguardodi tenerezza rivolto ad ogni creatura, origine ultimadel mondo e della vita. È a Lui che dobbiamo rivol-gerci per compiere in pienezza una conversioneecologica e proteggere questo mondo che Dio ci haaffidato.

Nel pomeriggio di mercoledì 26/8 tre interessantirelazioni nella Sezione “In ascolto del territorio”.La prima “Le comunità locali e la gestione di unPatrimonio dell’umanità” è stata presentata dallaDott.ssa Marcella Morandini che si è soffermataad analizzare in dettaglio i contenuti e i valori delleDolomiti Patrimonio dell’Unesco, Fondazionedella quale è Segretario generale, con una lucidaanalisi delle strategie di gestione, del ruolo dellecomunità locali, delle nuove tecnologie e dei variprogetti. A questo proposito ha ricordato gli undiciincontri già fatti in diverse località del territorio dicompetenza (Trento, Bolzano, Belluno, Udine ePordenone) con risultati importanti presentati il 28agosto al LabFestival 2015 in Auronzo. A pochianni dal riconoscimento Unesco, con il coinvolgi-mento delle cinque province coinvolte, ha presoavvio una sperimentazione di governance condivi-sa di grande interesse per la cura di questo ecosi-stema.L’Assessore provinciale Dott. Mauro Gilmozzi siè soffermato, quindi, sulle politiche ambientalilegate al territorio, con l’impegno “di far sì chequeste montagne rimangano abitate” e di “cercaresempre di capire come utilizzare l’ambiente inmodo consapevole”. Ricordando la tragedia diStava, ha sottolineato “la responsabilità degliuomini di fronte a certi eventi” e “l’importanza del-l’ecologia come speranza nel mondo”. Ha richia-mato quindi le azioni della Provincia di Trentonella gestione del territorio, senza dimenticare“l’importanza dell’ambiente come fattore di svi-

luppo, pur ponendosi dei limiti”, e ribadendo la“necessità di investire nella formazione, nell’edu-cazione e nella comunicazione, senza le quali ilcambiamento non c’è”. L’ultimo intervento è statoquello del Sindaco Dott.ssa Maria Bosin che hafatto una carrellata sulle diverse iniziative (acque-dotti, fognature, la centralina idroelettrica, l’illumi-nazione, il teleriscaldamento, il riuso permanente)portate avanti a Predazzo nell’ultimo quinquennio,proprio all’insegna della cura della casa comune.

Il 27 agosto il Dott. Rosario Lembo (Presidente delComitato Italiano Contratto Mondiale dell’Acqua)ha presentato la relazione “Diritto all’acqua pertutti: un debito sociale e ambientale” in cui hasegnalato come la nuova Enciclica di PapaFrancesco s’innesti nella evoluzione coerente delladottrina sociale della Chiesa sull’ambiente ed offraun contributo destinato ad ulteriore approfondimen-to anche per l’atteggiamento di sincera apertura chela caratterizza. Ha notato, inoltre, come PapaFrancesco adotti per la prima volta un metodo parte-cipativo aperto alla società civile e al coinvolgimen-to di quanti sono mobilitati a difesa dei beni comu-ni, pur nella consapevolezza della difficoltà dellesfide da affrontare per dare speranza all’interafamiglia umana. Tra queste R. Lembo si è sofferma-to in particolare sull’importanza del riconoscimentodell’acqua come bene comune e diritto umano uni-versale. Egli ha, inoltre, sottolineato che nell’enci-clica del Papa, “Laudato si’”, l’acqua oltre che un“diritto umano, universale, specifico”, è una “condi-zione essenziale per l’esercizio degli altri dirittiumani” e pertanto vada difesa anche rispetto a pro-cessi di rivendicazione del diritto alla terra, al cibo,alla salute. Ciò comporta la responsabilità indivi-duale e collettiva e, quindi, la necessità di promuo-vere una solidarietà da porre a base dei diritti diterza generazione (ambiente, sviluppo e pace), conun richiamo alla responsabilità dei Governi. La pro-

Mons. Gilmozzi, Maria Bosin, Marcella Morandini, Argia Passoni.

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posta e la sfida sociale e politica che Papa Francescolancia, secondo R. Lembo, è quella di associarealla pratica delle buone pratiche individuali, lamobilizzazione politica di proposta, per ottenerel’approvazione da parte degli Stati di nuovi stru-menti giuridici a difesa dei diritti umani, e di contra-sto allo strapotere delle imprese multinazionali.

Ha concluso il Convegno la relazione “Nuovi stilidi vita: percorsi di misericordia” di p. LorenzoDi Giuseppe (teologo morale). Il Convegno – hadetto il relatore – ha evidenziato la necessità di unaconversione profonda, personale e comunitaria. Sitratta di passare dall’essere consumatori ad esserecittadini responsabili di questa casa comune, pas-sare dallo sfruttare a diventare custodi secondo ilprogetto di Dio perché la terra sia un dono nonsolo per noi, ma per tutta l’umanità e per tuttal’umanità futura.L’Enciclica “Laudato si’” ci mobilita, ancor piùcome francescani. S. Francesco è proposto comemodello di riferimento per un abitare nel segnodella benedizione e della lode, tenendo conto chesulla terra ci sono tanti poveri esclusi dai beni dicreazione che sono diritto nativo di ogni uomo. Siamo sollecitati a svegliare la nostra responsabili-tà – ha detto p. Lorenzo –, vedere seriamente cosapossiamo fare e quindi cosa dobbiamo fare noi.Bisogna cambiare rotta. “Siamo chiamati a diven-tare gli strumenti di Dio Padre, perché il nostro pia-neta sia quello che egli ha sognato nel crearlo”.Uno stile di vita diverso rispetto a ciò che sta causan-do queste sofferenze è vero itinerario di misericordiaverso la terra e verso i poveri che insieme gemono perl’egoismo accaparratore che tutto devasta e inquinariducendo a scarto la natura e gli stessi uomini.Con gli occhi puntati su S. Francesco siamo chia-mati ad amare, ad uscire da noi stessi, ad averemisericordia, a renderci disponibili ad una conver-sione integrale, coinvolgendo tutta la nostra perso-na, pensieri, affetti, scelte di vita.

Emerge la consegna di nuovi stili divita per un nuovo vivere insieme:* È fondamentale recuperare la capa-cità contemplativa, vedendo la creazio-ne quale veramente è: manifestazionedell’amore e della significazione dellabellezza di Dio. * Occorre uscire dalla mentalità consu-mistica, riprenderci la libertà di esserenoi stessi, di saper amare, di saperammirare la bellezza, di sapere trovareil tempo di stare a parlare serenamentetra i coniugi, tra i figli, in famiglia, nellafraternità. Custodirci dal consumismoche anestetizza la parte bella dellanostra vita e del nostro cuore è parteintegrante della cura della casa comune.* Ripensare seriamente la povertà ciaiuterà ad assumere come criterio unasobrietà liberante, che ci ridà la

nostra dimensione di uomini, che ci ridà un cuore,che ci ridà il tempo da saper usare.* Non pensare che il cambiamento del nostro com-portamento non incida. Il nostro gesto anche pic-colo è come un immettere il bene nel tessuto dellasocietà. Dalla nostra quotidianità possiamo agirecome piccolo seme, vivendo da fratelli e non dapredatori dissennati, facendo entrare nella nostravita la cura del bene comune.* Non limitarsi ai nostri comportamenti personaliprivati ma coinvolgere le persone che vivono intor-no a noi, gli amici, la famiglia, la fraternità… Farealleanza, fare rete: si tratta di immettere una tra-sformazione dentro la società. Si tratta di impararead esercitare una cittadinanza attiva ed ecologica.Ed aiutarsi nel discernimento comunitario è fonda-mentale per affrontare la complessità.* Tutto questo è misericordia verso questa nostraterra e verso i più poveri.

La ricchezza di lettura offerta dalle varie relazionici ha portato al cuore di questa straordinariaEnciclica di convocazione universale consegnan-doci il mandato di “una ritessitura di motivazionivitali, capaci di rigenerare una passione per la curadel mondo” nella gratitudine e nella gratuità per ildono della fede, da imparare sempre più a restitui-re come fermento di vita nuova per tutta la società.La preghiera di ringraziamento e di invocazione,innalzata nella Chiesetta di Bellamonte, ha conclusonel modo più alto e profondo il Convegno, dandol’avvio nella comunione ecclesiale alla Celebrazionedella Giornata per la Custodia del Creato.

A cura di Graziella Baldo

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P. Lorenzo Di Giuseppe, Rosario Lembo.

Per un approfondimento dei temi trattati riman-diamo agli Atti del Convegno, che saranno pub-blicati a breve, in collaborazione con “IlCantico”, a cura della Ed. Cooperativa SocialeFrate Jacopa.

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Sabato 5 settembre 2015, presso il ConferenceCenter allestito fra i numerosi padiglioni dell’ Expoa Milano, ho trascorso due ore fitte fitte a riflette-re su un tema visto da prospettive e competenzediverse, con voci decisamente appassionate eautorevoli e ho raccolto la sfida a non tenere per meciò che ho ascoltato al Convegno dal titolo“Rinnovare l’umano per custodire il Creato” .Al convegno sono intervenuti Mons. Filippo Santoro,arcivescovo di Taranto e presidente della Commissio-ne Cei per i problemi sociali e il lavoro; Gian LucaGalletti, ministro dell’Ambiente; Simone Morandini,Fondazione Lanza; Pierluigi Malavasi, Alta Scuola perl’Ambiente dell’Università Cattolica; fra RobertoLanzi, comunità monastica di Siloe. Ad accoglierci Mons. Fabiano Longoni, DirettoreUfficio per i problemi sociali e il lavoro Cei che haintrodotto e efficacemente portato a conclusionele tematiche affrontate. Il Vescovo Santoro, forte della sua lunga espe-rienza prima in terra brasiliana e ora nella cittàferita di Taranto, ci ha fatto riflettere su come-“Tutto è connesso, tutto è in relazione” – hadetto Mons. Santoro – e su come «non dobbiamoconsiderare i problemi in modo separato. Perquesto la parola chiave è ecologia; un’ecologiaambientale, sociale e culturale, che parta dal-l’ascolto della realtà. Un’ecologia integrale,quindi, come ci richiama papa Francesco, chepuò aiutarci a superare l’individualismo e adaffrancarci dal dominio tecnocratico. Solo cosìsaremo capaci di un nuovo stile di vita rispettosodel creato». Ambiente, lavoro, salute, cultura, progressonell’ottica di uno sviluppo integrale... ok, fin quitutto chiaro, mi ritrovo in perfetta sintonia con ilmio sentire, ma che altro ci verrà proposto ades-so, pensavo e, già un po’ stanca, mi preparavo a...riposarmi un po’ pensando che avrei ascoltato “lesolite frasi fatte” e invece mi ha subito creato unaforte emozione la sincera ammissione da partedel Ministro dell’ambiente che la discesa incampo del Pontefice con la sua Enciclica, affian-

cato dall’impegno dei Vescovi, ha prodotto unagrande eco fra “gli addetti ai lavori”. Mi sono così messa di nuovo in attento ascolto eho trovato il suo discorso in piena consonanza conla visione precedentemente espressa. Così potreidire che le parole pronunciate dal Ministro del-l’ambiente Gian Luca Galletti mi hanno fattoriflettere, indubbiamente perché non scontate daparte di una “autorità”: «L’ambiente, la terra, ilcreato non si salvano se si trovano le intese, ipunti di equilibrio, se si contemperano i diversiinteressi. L’ambiente ed il creato si salvano seesiste una spinta morale e politica fortissima, seestiste un impegno delle coscienze, una assun-zione di responsabilità nei confronti delle futuregenerazioni». In estrema sintesi ciò che ho matu-rato dalle riflessioni del portavoce di profonde esignificative esperienze (quali quelle realizzatepresso la Fondazione Lanza) Simone Morandini,è che non possiamo prenderci cura della terrasenza costruire una società giusta! Mi ha interessato inoltre sapere che esiste, direttada Pierluigi Malavasi, una Alta Scuola perl’Ambiente dell’Università Cattolica. Ho semprecreduto che fosse importante educare i giovani aprendersi cura del Creato e ho sempre pensato chel’educazione fosse fondamentale per costruire ilfuturo; è importante sapere che esiste persino unastruttura dove poter acquisire le competenze scien-tifiche per farlo!Ho anche capito che è sempre più urgente un pro-fondo ripensamento sui nostri stili di vita, unaintelligente inversione di tendenza e la visione diuna vita autenticamente sostenibile, come, delresto, già attuato presso stupende realtà, ad esem-pio quella del monastero di Siloe di cui ci ha par-lato fra Roberto Lanzi, non sono realtà impossibi-li!L’attenzione all’ambiente e la giustizia non posso-no essere disgiunti!Si tratta di raggiungere realmente un’ecologia integra-le che non sacrifichi al profitto la salute del pianeta.Con tante nostre piccole scelte quotidiane e concrete

possiamo salvare il pianeta ricordandoche ciascuno ha un “munus” ovvero undebito verso l‘altro: l’uomo deve impa-rare a custodire e non a sentirsi proprie-tario del Creato! Mi auguro che questaconsapevolezza (della quale in verità ilmondo francescano da molto tempo si èfatto portavoce), stia diventando real-mente patrimonio di tutti gli uomini,come auspicato a più voci in questoConvegno.

Chiara Zanardi

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RINNOVARE L’UMANO PER CUSTODIRE IL CREATORisonanze dalla Giornata Nazionale per la Custodia del Creato

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«In occasione del-l'Anno della Miseri-cordia indetto dalSanto Padre, qualcu-no suggerisce dichiedere, come ave-vamo fatto e ottenutoper il Giubileo del2000, una cancella-zione dei debiti. Cistiamo riflettendo.Allora la cancella-zione del debito nonera stata fine a sestessa, ma i governiavevano avuto lapossibilità di accedere ai fondi di quei debiti per losviluppo di altri progetti. Ora stiamo studiandoquesta o anche altre possibilità. Pensiamo ad esem-pio a investimenti sull'impatto sociale, o all'acces-so a capitali per comunità povere». Lo ha annun-ciato il cardinale Peter Turkson, presidente delPontificio Consiglio della Giustizia e della Pace,intervenendo ad Expo al convegno “Nutrire il pia-neta si può. Oltre i paradossi del cibo”, promossoda Caritas Italiana insieme all’Arcidiocesi diMilano, ad Aggiornamenti Sociali e al PIME.A proposito dei migranti – parlando a margine delconvegno – Turkson ha detto: «Perché l’Europa siriunisce per trovare una soluzione, mentredall’Africa non sentiamo nessuna voce? Le solu-zioni a questo problema sono due: mentre si cercadi asciugare l’acqua, si deve anche cercare di chiu-dere il rubinetto. Voglio dire che non basta l’acco-glienza in Europa, dobbiamo cambiare politicaportando un po’ di sviluppo in Africa, rafforzandoi centri di produzione per dare lavoro alla gente. Epoi bisogna dire ai giovani che non tutte le meravi-glie sono in Europa; l’Africa ha delle enormi ric-chezze che non sono sfruttate. Ad esempio inGhana, da dove vengo, i giovani scappano, mentrearrivano i cinesi a cercare l’oro».Il Cardinale ha iniziato il suo intervento facendoriferimento proprio al luogo che ha ospitato il con-vegno: L’Expo. «Come è possibile che, in unmondo capace di ottenere tanti risultati, ancora esi-stano i poveri e gli affamati? Come è possibile chenon abbiamo ancora eliminato la povertà, la fame ela malnutrizione? Ci siamo impegnati a sufficienza

in questa lotta? Se non si mettono in moto questedomande, Expo, e noi al suo interno, diventiamocomplici dell’ingiustizia planetaria», ha sottolinea-to.«Expo è una parabola che mostra le cose comepotrebbero essere, in questo senso è un’utopia, unluogo artificiale, immaginato e progettato per per-mettere al mondo intero di dare una rappresenta-zione di sé attraverso l’alfabeto del cibo e per esse-re da stimolo. Dentro Expo possiamo ammirare lastupefacente abbondanza e la varietà di prodotti,possiamo incontrare e persino gustare la diversità ela ricchezza delle culture, renderci conto dellapotenza dell’intelligenza umana, della sua capacitàdi comprendere le leggi della natura. Al tempostesso in Expo non tutti i padiglioni sono uguali, enon solo per le scelte compiute da ciascun Paese.Quelle che dentro Expo ci appaiono come differen-ze nel mondo reale sono disuguaglianze e iniquità»ha sottolineato il cardinale, ammonendo il mondoche si è dato appuntamento ad Expo a «guardarenegli occhi i volti dei milioni di bambini, donne,uomini che patiscono la fame».«Siamo obbligati a riconoscere che il nostromondo, mentre si dichiara impegnato nella lottaalla fame e alla povertà nei fatti è in guerra controi poveri e gli affamati» - ha detto Turkson.Secondo il presidente del Pontificio Consiglio dellaGiustizia e della Pace all’origine del percorso di svi-luppo economico che l’umanità ha seguito negli ulti-mi due secoli ci sono due illusioni: «che sia possibi-le una crescita economica senza limiti, e che sia pos-sibile trovare a ogni problema una soluzione pura-

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«EXPO DENUNCI LE DISUGUAGLIANZEPER NON ESSERE COMPLICE DELL’INGIUSTIZIA»

Lo ha annunciato il Card. Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustiziae della Pace, intervenendo al Convegno a Expo “Nutrire il pianeta si può.

Oltre i paradossi del cibo”

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mente tecnica, senza interrogarci sul senso di ciòche facciamo e sulla necessità di modificare i criteriin base a cui agiamo». Il secondo errore è «l’eccesi-va enfasi posta sui risultati a breve o a brevissimotermine» che «segna l’economia e la finanza teseunicamente alla ricerca del massimo profitto imme-diato, sia la politica, focalizzata sulla ricerca delconsenso molto più che sul bene comune».«L’unica soluzione possibile è dunque uscire da unmodello di sviluppo prigioniero dell’intreccio tratecnocrazia e immediatismo, optando per “uno svi-luppo reale” cioè capace di assumere la realtà nellasua interezza secondo il paradigma dell’ecologiaintegrale che papa Francesco ci ha proposto nellaLaudato si’», ha osservato Turkson.Nel corso della tavola rotonda che è seguita all’inter-vento di Turkson, José Magalhaes De Sousa diCaritas Brasile ha illustrato i risultati del progetto“Fame Zero”, uno dei piani per la lotta alla povertàpiù avanzati e presi ad esempio in tutto il mondo. «IlBrasile occupa ancora il 79° posto nella classificadello sviluppo umano globale, c’è ancora un’enormedisuguaglianza tra ricchi e poveri, ma più di 22milioni di persone sono uscite dalla povertà assoluta,in otto anni il salario minimo è aumentato di circa il130%, grazie all’introduzione del reddito minimo, alsostegno dell’agricoltura familiare e alla partecipa-

zione dal basso dei cittadini al processo decisionaledi cui anche la chiesa di base e la Caritas sono statitra i protagonisti», ha detto.L’economista Riccardo Moro, tra i promotori dellacampagna “Sulla fame non si specula”, ha spiegato irischi degli eccessi della finanza applicati ai prodottiagricoli: «La dinamica del prezzo finanziario va inalto o in basso e non segue più l’andamento del mer-cato reale. Il prezzo dei futures è fatto dalle borse.Quando questo succede con il cibo i risultati posso-no essere disastrosi come hanno dimostrato le crisirecenti. Che fare? Possiamo essere cittadini respon-sabili anche nel mercato finanziario e scegliere conchi operare. Agli enti locali, ad esempio, chiediamodi non investire più in derivati». Degli aiuti umanitari in situazioni di emergenza haparlato Susanna Tkalec di Caritas Internationalis:«I kit di prima necessità che ricevono ora i profu-ghi in Europa contengono sempre gli stessi prodot-ti: tonno e sardine; dopo un po’ la gente non ne puòpiù. In Serbia, ad esempio, 25 per cento degli aiutiche viene dato ai profughi in transito viene buttatovia. Nei programmi di assistenza nelle crisi sareb-be meglio prevedere di distribuire voucher o con-tanti. In questo modo oltre a rivitalizzare l’econo-mia si rispetta la dignità delle persone».

Da www.incrocinews.it, Diocesi di Milano

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La Fondazione Infantile “Club Noel” è l’unico ospedalededicato esclusivamente alla cura dei bambini poveriresidenti in tutto il Sud-Ovest della Colombia, nella cittàdi Cali. Questa Fondazione è stata creata nel 1924 e daallora è stata sempre al servizio dei bambini poveri eammalati che difficilmente potrebbero raggiungere un’al-tra struttura sanitaria. Lo spostamento forzato dei conta-dini verso la città ha prodotto una crescita significativadel numero dei bambini malati da zero a due anni e rela-tivo aumento delle domande alla Clinica infantile.Considerando la vita e la salute come diritti fondamenta-li dei bambini, la Fondazione Clinica Infantile ha lanecessità di migliorare ambienti, apparecchiature e per-

sonale per salvare la vita di molti bambini poveri. Perquesto motivo è necessario il sostegno finanziario di isti-tuzioni e di privati al fine di poter approntare interventi esoluzioni adeguate per questi bambini colpiti da com-plesse patologie endemiche, degenerative, infettive, con-genite, ecc., causate da: clima tropicale, cattive condi-zioni alimentari e di vita, servizi inadeguati, fattori eredi-tari.La Cooperativa Sociale “Frate Jacopa” ha accolto questarichiesta di aiuto, di cui si è fatto portatore p. JoséAntonio Merino, che conosce di persona i responsabilidella Fondazione e l’impegno umanitario da questa pro-fuso. Le offerte, grandi e piccole, che saranno fatte tra-mite la cooperativa, saranno inviate, come nostro contri-buto alla realizzazione di progetti per l’acquisto di attrez-zature diagnostiche e l’allestimento di una unità di curaintensiva per i bambini che richiedono interventi chirurgi-ci postoperatori complessi.Chi intende partecipare può inviare la propria offerta conbonifico bancario sul c/c intestato a Società CooperativaSociale Frate Jacopa presso Banca Prossima, precisando lacausale “Liberalità a favore della Coope-rativa Sociale FrateJacopa per il Progetto Club Noel Colombia”: IBAN:IT82H0335901600100000011125. Sarà rilasciata ricevutaper usufruire delle agevolazioni fiscali previste dalla legge.Sul Cantico saranno date periodiche informazioni sull’anda-mento della raccolta.

SOSTEGNO A DISTANZA - CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL”I bambini della Colombia attendono il nostro aiuto

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Milano, 11 settembre 2015 – “Cibo di guerra” èil nuovo rapporto di ricerca sui conflitti dimentica-ti, pubblicato da Caritas Italiana in collaborazionecon Famiglia Cristiana e Il Regno ed edito da IlMulino. Fame, aiuti alimentari, terreni accaparrati,giochi di borsa: sono cause o effetti delle guerre?Si approfondiscono risposte e piste d’indagine, inun quadro di crescente influsso delle guerre con-temporanee, che sempre più spesso ci toccano davicino, se non altro tramite le vicende e i raccontidi ondate di profughi. Cibo di guerra non si limitaal problema del ciclo perverso che conduce alladisperazione chi si trova coinvolto in una guerra.Indaga anche i legami inversi, che dalla povertàestrema portano alla conflittualità violenta. E stu-dia le dinamiche che strumentalizzano le persone ei loro bisogni primari nella costruzione della vio-lenza, rendendoli di fatto “cibo di guerra”.Dopo anni di segno positivo, gli indicatori che misu-rano il grado di “pacificità” del pianeta iniziano infat-ti a puntare verso il basso. L’intensità di buona partedei conflitti intra-statali combattuti a diverse latitudi-ni del pianeta sta infatti aumentando di livello, con unsignificativo coinvolgimento della popolazione civilee un crescente ricorso all’impiego di tattiche tipichedell’azione terroristica. Si stima che le vittime diattacchi terroristici jihadisti siano quintuplicatenegli ultimi quindici anni, concentrandosi per il95% per cento in paesi non Ocse (ovvero in via disviluppo). La gran parte degli attacchi, negli ulti-mi anni, ha avuto luogo in cinque paesi: Iraq,Siria, Afghanistan, Pakistan e Nigeria, coinvolgen-do sempre di più scuole e università, giovani studen-ti, civili inermi e innocenti.Più in generale nei vari conflitti, nell’ultimo decen-nio, si è passati da una media di 21 mila a 38mila morti annui. Africa e Asiasono i continenti maggiormenteinstabili a livello globale. In essila mancanza di cibo e le guerre siintersecano in un mix letale, conl’inevitabile riflesso migratoriosu scala planetaria.Le guerre di “massima intensi-tà” nel mondo sono tutte acarattere intrastatale e coinvol-gono un numero crescente dipaesi (fa eccezione il conflitto traIndia e Pakistan, relativo allasituazione nel Kashmir). Si trattaperò in realtà della punta di uniceberg, se si considerano anche inumerosi conflitti di “media” e“bassa intensità”. In ogni caso leguerre hanno comunque sem-

pre “maschere”, che spesso vengono confusecon le cause del conflitto stesso. Attualmente adesempio prevale quella religiosa.La quinta ricerca sui conflitti dimenticati smontatali tesi, rilanciando l’importanza di un rinnovatosforzo culturale, di un ruolo formativo ed educati-vo da esercitarsi a ogni livello per decostruire ogniprefabbricato ideologico, basato su fondamentatanto fragili quanto irreali. Un tale ruolo va asso-ciato a un serio impegno di lobby e advocacy, inprimo luogo nei confronti della comunità interna-zionale, affinché non si faccia abbagliare da derivedemagogiche e populiste. E va completato conl’ampio rilancio di ogni azione volta a stringerelegami di cooperazione e solidarietà internaziona-le, aperti all’accoglienza di nuove ondate di profu-ghi, anch’essi “cibo di guerra”, strumentalizzatiper fare pressione a distanza su leader miopi e opi-nioni pubbliche labili e manipolate.Nella seconda parte del volume vengono presenta-ti i principali risultati di due rilevazioni sul campo.La prima riguarda uno studio sulla presenza e lestorie di vita delle persone in fuga dalla guerra,accolte nelle chiese locali, grazie anche al circuitodelle Caritas. La sezione quantitativa è stata realiz-zata su un campione di centri di ascolto in 50 dio-cesi, mentre la sezione qualitativa si basa su 25 sto-rie di persone prese in carico nelle diocesi di Bari,Lodi, Mazara del Vallo, Roma e Udine.La seconda rilevazione ha come tema l’uso dei “videodi guerra” nei canali tematici di Youtube. Si tratta delprimo studio su tale aspetto condotto dall’osservatoriosui conflitti dimenticati, che ha sempre dedicato gran-de attenzione alla dimensione della comunicazionesociale: la carta stampata, quotidiana e periodica, isocial network, Facebook e Twitter in primis, ma

anche televisione e radio.La conclusione dello studio è chenel nuovo scenario liquido del-l’informazione si avverte unforte bisogno di contestualizza-zione e mediazione giornalisti-ca. L’utente che arriva suYouTube da un social networkspesso non si chiede su qualecanale è arrivato, qual è la suaagenda politica, da chi è finanzia-to: preme play, commenta e con-divide il video senza farsi troppedomande. Invece, ora più chemai, è richiesta a tutti grandeattenzione. Altrimenti è vero chesaremo tutti più informati, madiventeremo anche più manipola-bili.

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“CIBO DI GUERRA”V RAPPORTO SUI CONFLITTI DIMENTICATI

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«La questione vera di questo Sinodo è aprire un pano-rama nuovo sulla famiglia, far sentire il profumo del giar-dino del “principio”, spalancare la vera bellezza dellafamiglia che è in Italia e nel mondo. Direi anche, curarequella solitudine che spesso rende l’“inciampo” di unmomento una frattura irreversibile e che quindi frena ilcuore. Se mettiamo come cura una famiglia accanto aun’altra, molte delle crisi si possono trasformare in unarelazione ancora più ricca di comunione. Don PaoloGentili, direttore nazionale dell’Ufficio Cei per laPastorale delle Famiglia, coglie le novità salienti ineren-ti al prossimo Sinodo ordinario della Famiglia che siaprirà in Vaticano il prossimo 4 ottobre.

Sabato 3 ottobre 2015, vigilia dell’apertura dellaXIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo deiVescovi (4-25 ottobre), con il tema “La vocazionee la missione della famiglia nella Chiesa e nelmondo contemporaneo”, si svolgerà una grandeveglia di preghiera in Piazza San Pietro, organiz-zata dalla Cei.Chi non si troverà in piazza potrà partecipare ancheda casa? «Abbiamo predisposto una preghiera dome-stica per consentire di partecipare dalla proprie case,penso soprattutto alle persone anziane, a chi ha bam-bini molto piccoli. Avremo anche forme di preghieracomunitaria: alcuni si stanno organizzando per vegliaretutta la notte per aderire all’invito del Santo Padre allapreghiera. C’è un’iniziativa che si chiama “Le famiglieilluminano il Sinodo”, l’idea è di pregare tutti insieme il 3sera ponendo come segno un lume alla finestra, inmodo da illuminare tutta l’Italia con la bellezza dellafamiglia». Materiali e informazioni si possono scaricaredal sito www.chiesacattolica.it.

Per quale motivo possiamodefinire storica questa assi-se? «Fare due Sinodi a pocadistanza l’uno dall’altro, dueconsultazioni di popolo cosìestese, indica come la Chiesaabbia a cuore l’umanità di que-sto tempo e si interroghi sucome annunciare in modonuovo il Vangelo della Famiglia.È un po’ come ritornare aglialbori del Concilio Vaticano IIquando la Chiesa cercò di rive-stirsi dell’abito nuziale, di esse-re più bella e incisiva in questomondo proprio per rendere fre-sco l’annuncio di Gesù».

Quali saranno i temi princi-pali trattati durante i lavorisinodali, considerato che ivescovi partecipanti pro-vengono da ogni angolo delmondo e le problematiche

familiari variano da Continente a Continen-te? «L’“Instrumentum Laboris”, documento preparatorioal Sinodo del 2014, ha allargato moltissimo gli oriz-zonti e l’attenzione sulle varie situazioni dellaFamiglia. Penso alla sfida della terza età, chenell’Occidente è un problema sempre più emergente,molti nuclei familiari si ritrovano con tanti anziani econ un peso notevole da dover portare all’internodella Famiglia stessa. Penso alla sfida della disabilità,a quella delle migrazioni, in questo momento un temadi grande attualità. Certo, ci sono alcune differenze daPaese a Paese, ma probabilmente si è anche un po’indebolito il cuore degli uomini e delle donne nell’af-frontare la scelta sponsale. C’è un nuovo desiderio difamiglia ma anche un’incapacità di vivere il “per sem-pre”. Spesso c’è una grande solitudine per chi siavventura nel viaggio nuziale: c’è bisogno che lenostre comunità profumino di più di famiglia».

Il Pontefice ha chiesto a tutti i pastori di accompa-gnare le persone “che sono in situazioni matrimo-niali irregolari”, perché le famiglie non devono esse-re lasciate sole. È anche questo un modo di evange-lizzare? «Fin dall’inizio Papa Francesco ci ha solleci-tato a essere una Chiesa che cura i feriti conMisericordia, a essere questo “ospedale da campo”che si fa prossimo a tutte quelle situazioni di fragilitàaffettiva o di rottura di legami matrimoniali che produ-cono una grande sofferenza, ancor più quando cisono dei figli di mezzo. Qui la questione non è solodottrinale, è proprio pastorale, nel senso che chiedeun nuovo sguardo della comunità cristiana meno giu-dicante, sulle orme del Buon Samaritano. Rispetto a

chi crede di conoscere benele regole, lui ci indica “la rego-la” che è la centralità dellapersona. Per questo si ferma,dona il suo tempo, scendefino ad abbassarsi all’umanitàferita e ad andare ancora piùin basso riconsegnandola allaLocanda dell’uomo ferito, cioèa una novità di relazioniumane che è la comunità, laChiesa. Ciò vuol dire ancheun nuovo sguardo su chi havissuto il fallimento del matri-monio, anche riscoprendoquella famiglia come unarisorsa. Spesso chi è passatoattraverso una separazione eun divorzio ne sa molto di piùsul legame matrimonialerispetto a qualche personasposata. Questo può essereun dono per tutta la comuni-tà».

Tratto dall’intervista diAlessandra Stoppini (Sir)

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DON PAOLO GENTILI: “IL SINODO APREUN PANORAMA NUOVO SULLA FAMIGLIA

La Fraternità Francescana Frate Jacopaaderisce con gioia all’iniziativa.

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PER SOSTENEREPROGETTI

DI FRATERNITÀE DI PACE

La Cooperativa Sociale Frate Jacopa è finalizzata a rendere concreta nel quotidiano la dottrina sociale della Chiesa secondo lo spirito di S.Francesco, attraverso attività sociali, educative, formative, ed in particolare attraverso progetti a favore degli ultimi. Vuole essere uno stru-mento operativo per prendersi cura del bene comune nella interazione con la società civile e con le istituzioni nei vari territori.L’auspicio dei soci fondatori è che la Cooperativa Frate Jacopa possa essere utile affinché il lievito della fraternità possa sempre meglio ren-dersi presente nella Chiesa e nella società, nella immutata fedeltà al carisma francescano, ricercando forme adeguate alla novità dei tempiper incontrare e servire i fratelli, facendoci loro prossimi. E sostenendo nella concreta operatività quella cultura della pace e del bene a cuisono chiamati i seguaci di S. Francesco nel mondo.

LE NOSTRE ATTIVITÀ* Scuola di Pace operante con particolare attenzione ai temi della Pace, della Custodia del Creato, del Bene Comune e della Comunicazione(approfondimento interdisciplinare alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa e della Spiritualità Francescana).* Pubblicazione Rivista Nazionale “Il Cantico”.* Testi di formazione, Atti di Convegni, Schede di sensibilizzazione.* Collaborazione di volontariato con Diocesi, con la Caritas e con il Servizio Accoglienza Vita. Collaborazione con il Tavolo per la Pace dellaProvincia di Bologna.* Progetto formazione-lavoro per ragazzi diversamente abili e percorsi di autonomia in collaborazione con l’Associazione “SolidabileOnlus”.* Percorsi della Scuola di Pace sul territorio: Progetto “Stili di vita per un nuovo vivere insieme”.* Lavoro a tutela dei beni di creazione, con l’adesione alla Campagna Acqua Bene Comune e alla Campagna Caritas Internationalis “Unasola famiglia umana. Cibo per tutti”.* Adesione al Forum Sad, alle Campagne, “L’Italia sono anch’io”, “Sulla fame non si specula”, “Uno di noi” e alla Campagna “Povertàzero” della Caritas Europea e Italiana.* Sostegno a distanza. Sostegno Iniziativa Struttura Sanitaria Club Noel per l’infanzia povera della Colombia.* Casa di Accoglienza (Roma) disponibile per eventi formativi, incontri, pellegrinaggi.

ANCHE TU PUOI SOSTENERE LE OPERE DI FRATERNITÀ DESTINANDO IL 5 PER MILLE ALLA SOC. COOPERATIVA SOCIALE FFRATE JACOPA. PER FARLO BASTAAPPORRE NELLA TUA DICHIARAZIONE DEI REDDITI IL NUMERO DI CODICE FISCALE DELLA COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA, CF 09588331000, NEL-L’APPOSITO RIQUADRO CON LA TUA FIRMA.

* * *Per inviare offerte usa il bonifico bancario sul c/c Banca Prossima Gruppo Intesa S. Paolo, P.le Gregorio VII, IBAN IT82 H033 590160010000 0011125 intestato a Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa, con la causale “Liberalità a favore della CooperativaSociale Frate Jacopa”. Verrà rilasciata ricevuta per usufruire delle deduzioni fiscali previste dalla legge.

Fraternità Francescana e Cooperativa Sociale Frate Jacopa - Viale Mura Aurelie 8 – 00165 RomaTel. e fax 06631980 - www.coopfratejacopa.it - [email protected] - www.fratejacopa.net - htpp://ilcantico.fratejacopa.net

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