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IL CASTello PARROCCHIA DI CARPENEDOLO IL CASTello febbraio 2017 Nella mia lunga esperienza di prete raramente mi è capitato di incontrare un ateo, un vero ateo. Quando pensavo di averlo trovato, durante la conversazione mi è sempre capitato di dubitare seriamente del suo ateismo. Non di rado ho cominciato a parlare con un ateo e ho finito la conversazione con un cristiano: non perché lo avevo convertito, ma perché si era spiegato meglio. L’ultima richiesta sulla religiosità degli italiani da dei risultati che mi confermano: il 98% dichiarano di crede- re in Dio e il 92% si professano cristiani. Quando poi ho chiesto: «Ma veramente tu sei cri- stiano?», le risposte sono state le più varie. «Don, in casa mia tutti sono cristiani... pensi, ho anche una zia suo- ra...». «Al collo porto sempre la medaglietta d’oro che mia ma- dre mi mise per la prima comu- nione». «Sono sposato in chie- sa e... anche i miei figli, anche se purtroppo uno è divorziato... Però non siamo mica degli ani- mali: io credo in Dio, eccome se ci credo!». Tante belle risposte che dicono i motivi personal- mente ritenuti sufficienti per sentirsi cristiani. Per essere cristiani basta essere battezzati, è vero, ma c’è cristiano e cristiano. San Francesco era battez- zato, come può esserlo anche lo spacciatore di droga. Madre Teresa di Calcutta era battezzata, come lo era Hitler, ma c’è una bella differenza tra l’uno e l’altra. Al- lora, per essere cristiani COSA BISOGNA FARE? Due cose: CREDERE E AMARE. Se credi e ami moltissimo, sei un Santo. Se credi e ami poco, sei un cristianuccio. Se non credi e non ami, sei un cattivo cristiano. Ma cosa vuol dire: credere in Dio? CREDERE IN DIO Prima di tutto non vuol dire cre- dere che Dio esiste, che Dio c’è, perché non è neces- saria la fede per affermare che Dio esiste, basta che funzioni il cervello: non è certo necessario essere cri- stiani per credere l’esistenza di Dio.Anche il diavolo sa che Dio esiste, ma non si può dire certo che si fida di Dio, che crede in Dio! Quando dico che credo in Dio, non è come dire – in pieno giorno – che credo che esista la luna: non la ve- do, ma so che c’è, per cui «credo» che c’è. No: nel ca- so nostro «credere in Dio» non è come dire: «io non vedo Dio, ne l’ho mai visto, però credo ugualmente che c’è». No, non è così. Dire di «credere in Dio» è come quando diciamo ad una persona che ci sta davanti: «lo credo in te». Vuoi dire: io ho fiducia in te, mi fido di te, credo a te. Cristiano è colui che ha fiducia in Dio, crede a Dio, si fida di Dio, conta su Dio. Questa è la fede, ed è quanto di più grande possia- mo possedere, perché è questa fede che ci unisce a Dio e uni- sce Dio a noi. Quante volte anche a te sarà capitato di fare qualche contrat- to con Dio. «Se mi fai questa grazia, io ti faccio questo...». «Se fai guarire la mia ragazza, smetto di fumare». «Se fai tro- vare il lavoro a mio figlio – mi confidava una mamma –, vado a piedi a Caravaggio». Se fai guarire mio marito, vado a Messa tutte le dome- niche». Cose belle, buone, che sicuramente piacciono a Dio, perché fumare è un male, mentre è bene fare pellegrinaggi e andare a Messa... Ma se vuoi davvero toccare il cuore di Dio, digli così: «lo mi fido di te, io cre- do in te, io gioco tutto sulla fiducia in te, voglio cono- scerti meglio, aprirò la bibbia, leggerò il vangelo dove Tu mi parli di te» e sii certo che Dio ti ascolterà. Diceva bene Tertulliano: “Il cristianesimo teme una sola cosa: di essere abbandonato, senza essere conosciuto...”. Nel Vangelo ci sono pagine che ci dimostrano come la nostra fede è la debolezza di Dio: ricordi quella don- na malata che pensava dentro di sè: «Se arriverò a toccarlo, guarirò» e fece di tutto per toccarlo? Ricordi come Gesù, tra la ressa che lo spingeva da tutte le parti, si fermò e disse: «Chi mi ha toccato?». Non gli sfuggì che quella povera malata lo aveva toc- cato con fede e la guarì all’istante.Tra gli esempi che ri- chiamo ai bambini per capire la fede racconto di un QUARESIMA: Signore aumenta in me la fede Per essere cristiani, cosa dobbiamo fare?

IL CASTello - parrocchiadicarpenedolo.it · In un altro passaggio il Papa met-te in guardia dal denaro come «ido-lo tirannico», che «può asservire ... suoi figli. La chiamata

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IL CASTelloPARROCCHIA DI CARPENEDOLO

IL CASTellofebbraio 2017

Nella mia lunga esperienza di prete raramente mi ècapitato di incontrare un ateo, un vero ateo. Quandopensavo di averlo trovato, durante la conversazionemi è sempre capitato di dubitare seriamente del suoateismo. Non di rado ho cominciato a parlare con unateo e ho finito la conversazione con un cristiano: nonperché lo avevo convertito, ma perché si era spiegatomeglio.

L’ultima richiesta sulla religiosità degli italiani da deirisultati che mi confermano: il 98% dichiarano di crede-re in Dio e il 92% si professano cristiani.

Quando poi ho chiesto: «Ma veramente tu sei cri-stiano?», le risposte sono state le più varie. «Don, incasa mia tutti sono cristiani...pensi, ho anche una zia suo-ra...». «Al collo porto sempre lamedaglietta d’oro che mia ma-dre mi mise per la prima comu-nione». «Sono sposato in chie-sa e... anche i miei figli, anchese purtroppo uno è divorziato...Però non siamo mica degli ani-mali: io credo in Dio, eccome seci credo!».

Tante belle risposte che dicono i motivi personal-mente ritenuti sufficienti per sentirsi cristiani.

Per essere cristiani basta essere battezzati, è vero,ma c’è cristiano e cristiano. San Francesco era battez-zato, come può esserlo anche lo spacciatore di droga.Madre Teresa di Calcutta era battezzata, come lo eraHitler, ma c’è una bella differenza tra l’uno e l’altra. Al-lora, per essere cristiani COSA BISOGNA FARE?Due cose: CREDERE E AMARE.Se credi e ami moltissimo, sei un Santo.Se credi e ami poco, sei un cristianuccio.Se non credi e non ami, sei un cattivo cristiano.Ma cosa vuol dire: credere in Dio?

CREDERE IN DIO Prima di tutto non vuol dire cre-dere che Dio esiste, che Dio c’è, perché non è neces-saria la fede per affermare che Dio esiste, basta chefunzioni il cervello: non è certo necessario essere cri-stiani per credere l’esistenza di Dio.Anche il diavolo sache Dio esiste, ma non si può dire certo che si fida di

Dio, che crede in Dio!Quando dico che credo in Dio, non è come dire – in

pieno giorno – che credo che esista la luna: non la ve-do, ma so che c’è, per cui «credo» che c’è. No: nel ca-so nostro «credere in Dio» non è come dire: «io nonvedo Dio, ne l’ho mai visto, però credo ugualmente chec’è».No, non è così.

Dire di «credere in Dio» è come quando diciamo aduna persona che ci sta davanti: «lo credo in te».

Vuoi dire: io ho fiducia in te, mi fido di te, credo a te.Cristiano è colui che ha fiducia in Dio, crede a Dio, si

fida di Dio, conta su Dio.Questa è la fede, ed è quanto di più grande possia-

mo possedere, perché è questafede che ci unisce a Dio e uni-sce Dio a noi.

Quante volte anche a te saràcapitato di fare qualche contrat-to con Dio. «Se mi fai questagrazia, io ti faccio questo...».«Se fai guarire la mia ragazza,smetto di fumare». «Se fai tro-vare il lavoro a mio figlio – mi

confidava una mamma –, vado a piedi a Caravaggio».Se fai guarire mio marito, vado a Messa tutte le dome-niche». Cose belle, buone, che sicuramente piaccionoa Dio, perché fumare è un male, mentre è bene farepellegrinaggi e andare a Messa... Ma se vuoi davverotoccare il cuore di Dio, digli così: «lo mi fido di te, io cre-do in te, io gioco tutto sulla fiducia in te, voglio cono-scerti meglio, aprirò la bibbia, leggerò il vangelo doveTu mi parli di te» e sii certo che Dio ti ascolterà. Dicevabene Tertulliano: “Il cristianesimo teme una sola cosa:di essere abbandonato, senza essere conosciuto...”.

Nel Vangelo ci sono pagine che ci dimostrano comela nostra fede è la debolezza di Dio: ricordi quella don-na malata che pensava dentro di sè: «Se arriverò atoccarlo, guarirò» e fece di tutto per toccarlo?

Ricordi come Gesù, tra la ressa che lo spingeva datutte le parti, si fermò e disse: «Chi mi ha toccato?».

Non gli sfuggì che quella povera malata lo aveva toc-cato con fede e la guarì all’istante.Tra gli esempi che ri-chiamo ai bambini per capire la fede racconto di un

QUARESIMA:Signore aumenta in me la fede

Per essere cristiani, cosa dobbiamo fare?

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bambino di cinque anni che erarimasto intrappolato nella casain fiamme. Era impossibile sal-varlo avventurandosi nell’ap-partamento in fiamme. E i vigilidel fuoco tardavano. Dalla fine-stra del secondo piano urlavad isperatamente: «Papà!Papà!». Il padre accorse egridò: «Salta giù!». Sotto di sè ilbambino vedeva solo fuoco efumo nero, ma sentì la voce e ri-spose: «Papà, non ti vedo...». «Ti vedo io e basta. But-tati!», urlò l’uomo. Il bambino allora saltò e si ritrovò sa-no e salvo nelle braccia del padre, che lo aveva afferra-to al volo.Ecco capita così anche per noi tante volte:Si-gnore dove sei?...Non ti vedo...E Lui è lì a gridarti:“But-tati che ti vedo io...”

Il nostro rapporto con Dio è tutto un problema di fidu-cia: gli credo o non gli credo, mi fido o non mi fido.

Ci stiamo avvicinando alla Pasqua, l’anniversario

del nostro Battesimo.Nella not-te della Risurrezione ci verran-no rivolte le domande fonda-mentali della nostra esistenza:Credi in Dio? Credi in Gesù?Credi nello Spirito Santo? Cre-di nella Chiesa? La nostra ri-sposta dovrà esprimere tutta lafiducia in Dio che sostiene lanostra vita.

Pasqua vuol dire Passaggiodalla morte alla vita, e anche noi

dobbiamo morire al peccato e all’egoismo e risorgereall’amore. Il modo migliore per esprimere questo pas-saggio e per compierlo è avvicinarti ai Sacramenti dellaConfessione e Comunione.Confessarci e fare la Comu-nione vuol dire far Pasqua».Proprio così.Sei atteso agliappuntamenti della quaresima e ti auguro di metterti incordata con la comunità verso una Pasqua che ti rinnovinella fede e nell’amore, una vera Pasqua Cristiana.

Don Franco

ILCASTELLO 2

Un nuovo inizio, una strada checonduce verso una meta sicura: èla Pasqua di Risurrezione. NelMessaggio del Papa per la Quare-sima 2017 si rivolge ai fedeli un invi-to alla conversione.

Un nuovo inizio, una strada checonduce verso una meta sicura: èla Pasqua di Risurrezione. NelMessaggio del Papa per la Quare-sima 2017, dal titolo “La Parola è undono.L’altro è un dono”, si rivolge aifedeli un invito alla conversione, acrescere nell’amicizia con il Signo-re per non accontentarsi di una vitamediocre.

«La Quaresima - scrive France-sco - è il momento favorevole perintensificare la vita dello spirito at-traverso i santi mezzi che la Chiesaci offre: il digiuno, la preghiera e l’e-lemosina».

Al centro del Messaggio per laQuaresima vi è la parabola dell’uo-mo ricco, senza nome, e del poveroLazzaro, che ha un nome e unastoria. Il Vangelo ci invita ad occu-parci di lui, a venire incontro allesue necessità, e da questo il Paparagiona sul fatto che l’altro è sem-pre un dono, un appello a convertir-si e cambiare vita.

Papa Francesco ricorda che l’al-tro «non è mai un ingombro» e invi-ta ad «aprire la porta del nostro

cuore all’altro, perché ogni personaè un dono, sia il nostro vicino sia ilpovero sconosciuto». Il tempo pro-pizio per «aprire la porta ad ogni bi-sognoso» riconoscendo in lui «ilvolto di Cristo» è la Quaresima.

In un altro passaggio il Papa met-

te in guardia dal denaro come «ido-lo tirannico», che «può asservirenoi e il mondo intero ad una logicaegoistica».

L’invito conclusivo del Papa, neltempo di Quaresima, è dunque a«riscoprire il dono della Parola diDio», che «ci aiuta ad aprire gli oc-chi per accogliere la vita ed amar-la». E di più, a «essere purificati dalpeccato che ci acceca e servire Cri-sto presente nei fratelli bisognosi».Solo se «sappiamo aprire le nostreporte al debole e al povero», allora«potremo vivere e testimoniare inpienezza la gioia della Pasqua».

Messaggio del papa per la Quaresima

«L’altro è sempre un dono, prendiamocene cura»

Nel cammino della vita cristiana non dimenticareIl digiuno che piace al Signore

Digiuna dal giudicare gli altri:scopri Cristo che vive in loro. Digiuna dal dire parole che feriscono:riempiti di frasi che risanano. Digiuna dall’essere scontento:riempiti di gratitudine. Digiuna dalle arrabbiature: riempiti di pazienza. Digiuna dal pessimismo: riempiti di speranza cristiana. Digiuna dalle preoccupazioni inutili:riempiti di fiducia in Dio. Digiuna dal lamentarti: riempiti di stima per quella meravigliache è la vita.Digiuna dalle pressioni e insistenze:

riempiti di una preghiera incessante. Digiuna dall’amarezza: riempiti di perdono. Digiuna dal dare importanza a te stesso:riempiti di compassione per gli altri.Digiuna dall’ansia per le tue cose:compromettiti nella diffusione del Regno.Digiuna dallo scoraggiamento: riempiti di entusiasmo nella fede. Digiuna da tutto ciò che ti separa da Gesù:riempiti di tutto ciò che a Lui ti avvicina. Spirito Santo, che hai condotto Gesù neldeserto, dove Egli ha digiunato per quarantagiorni e quaranta notti, per l’intercessionedi Maria SS., Madre di Gesù e Madre mia, aiutaci a digiunare così come tu vuoi.

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1- La vocazione della vita passa attraverso dellecircostanze.Dio ci parla nelle circostanze.La Liturgia èla circostanza privilegiata in cui Dio ci chiama. Il Mer-coledì delle Ceneri è la circostanza in cui c’è una chia-mata, forte e chiara, sulla nostra vita. “Eccomi, Signo-re! Sono davanti a Te per conoscere la via da seguireper raggiungere ciò che Tu vuoi da me”. Questo dialo-go tra Dio che ci chiama ed io che rispondo sia la no-vità di questa circostanza del 2017,la imposizione delle ceneri e l’iniziodella Quaresima.

2- E’ Dio, Padre, che chiama noisuoi figli. La chiamata di Dio, attra-verso il profeta Gioele (1lettura), èchiara: “Ritornate a me, con tutto ilcuore!”. E’ una chiamata chiara:“Ritornate a me”. Vuol dire che cisiamo allontanati, che Dio non è piùal centro del cuore e della nostra vi-ta. Ci affezioniamo a tutto, seguiamo tutti, ci commuo-viamo su tutto, ma Dio non è più il nostro centro affetti-vo, non è più una presenza, non è più punto di riferi-mento. Nel passato c’era un’espressione che ci richia-mava continuamente: “Dio ti vede”. Riportiamo Dio alcentro del nostro cuore e della nostra vita! Il cuore nel-la Bibbia vuol dire tutta la persona, l’io. E l’io, il cuore, èesigenza di Dio: io sono Tu che mi fai essere!

3- Dio, attraverso il Profeta Gioele, continua così:“Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, conpianti e lamenti”.

L’indicazione di Dio è quella di un “ritorno” reale,concreto, attraverso gesti precisi. I gesti della vocazio-ne per ritornare a Dio in Quaresima sono:

1° il cuore dato a Dio, la preghiera che diventa senti-ta e prolungata. In famiglia, ogni sera, ci siano cin-que minuti di preghiera insieme, di lettura di una pagi-na del Vangelo;

2° il digiuno è impegnare tutta la nostra persona peraprirsi alla chiamata di Dio.E’ faticoso, ma anche bel-lo rinunciare a qualcosa per Qualcuno, per Gesù, eper donarlo agli altri. Ognuno decida a che cosa ri-nuncia in questi 40 giorni, per donare qualcosa di piùalla Chiesa e ai poveri.

3° la condivisione della vita degli altri. Come Chiesaabbiamo l’istituzione della Caritas: andiamo a farevolontariato; portiamo qualcosa; alla Domenica,riempiamo il Cesto della Carità; portiamo una bustaalla Caritas o al Parroco, per i bisognosi.

4° Nel Vangelo Gesù ci indica il modo di rispondere a

Dio, il metodo nello svolgere la preghiera, il digiuno,la carità. Ed è questo il modo: fare tutto davanti a Dio,che ci vede: “che ti veda il Padre tuo!”, Gesù lo ripeteper tre volte. Fare tutto per amore di Dio: “Dio, Tu seitutto per me, Tu mi chiami a una vita buona, evangeli-ca, ti offro la mia preghiera, il digiuno, l’elemosina”.

Questa Quaresima che cade in un tempo turbolen-to nel mondo, che ci tocca in momenti, forse, difficili

sia a livello personale, che familiare,che economico, ci apra l’azzurro delcielo. Facciamoci vedere dal PadreCeleste.Lasciamoci guardare, chia-mare, e rispondiamoGli.

Che queste ceneri che verrannoposte sulla nostra testa siano il se-gno che noi contiamo poco, che sia-mo peccatori, ma che con Gesù tut-to risplende, si può risorgere. Rice-vendo le sacre ceneri diamo a Gesù

la nostra povertà e il nostro desiderio di rispondere allaSua chiamata. “A che cosa mi chiami, o Gesù? Ecco,sono a fare la tua volontà, a seguirti, mi faccio vedereda Te e mi metto al Tuo servizio con dedizione totale.Come Maria, la Madre del Buon Gesù, alla quale ci sia-mo consacrati”.

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Mercoledì delle Ceneri

La conversione per un cristiano «non si riduce aforme esteriori o a vaghi propositi» ma è un invito«ad intraprendere un cammino nel quale sfidiamola routine, ci sforziamo di aprire gli occhi e le orec-chie, ma soprattutto il cuore, per andare oltre il no-stro “orticello”».

Siamo invitati a vivere questo importante mo-mento partendo da tre elementi: la preghiera, il di-giuno e l’elemosina. Nell’apertura «a Dio e ai fra-telli», «viviamo in un mondo sempre più artificiale,in una cultura del fare, dell’utile, dove senza accor-gercene escludiamo Dio dal nostro orizzonte».Troppe volte oggi l’uomo si eleva a divinità. «Manoi non siamo Dio. Quando vedo alcune lotte quo-tidiane per aver spazi, allora penso: questa gentegioca a fare Dio creatore. Non si sono accorti chenon sono Dio».

Ma per celebrare realmente una quaresima dipenitenza e preghiera non bisogna vivere «un di-giuno formale»? Il digiuno comporta la scelta diuna vita sobria, che non spreca, che non “scarta”»come dice papa Francesco.

Parlando sempre dell’elemosina, ricorda comequesta all’uomo d’oggi deve richiamare alla gra-tuità perché «nell’elemosina si dà a qualcuno dacui non ci si aspetta di ricevere qualcosa in cam-bio». «Oggi spesso la gratuità non fa più parte del-la vita quotidiana, dove tutto si vende e si compra.Tutto è calcolo e misura». Ma perché, occorre ri-tornare a Dio? «Perché qualcosa non va bene innoi, nella società, nella chiesa e abbiamo bisognodi cambiare, di dare una svolta, di convertirci».

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Lo ribadisce l’istruzione vatica-na “Ad resurgendum cum Chri-sto”, in cui ci si confronta con al-cune “nuove idee in contrasto conla fede della Chiesa” e si dannoprecise indicazioni sulla conser-vazione delle ceneri: né in casa,né disperse “in natura”, né in“pezzi di gioielleria”.

Dovrà cambiare idea chi acca-rezzava l’ipotesi di trasformare leceneri dei propri familiari in cion-doli, talismani, ricordi commemo-rativi e collanine, magari cedendoalle proposte di macabre pubbli-cità come quella che circolavamesi fa per Roma: “Trasformia-mo in diamanti le ceneri dei tuoicari. Questa volta tuo marito nonpotrà dirti di no”.

L’Istruzione pubblicata oggi dal-la Congregazione per la Dottrinadella Fede, dal titolo Ad resur-gendum cum Christo, circa la se-poltura dei defunti, mette un bolloa “ogni tipo di equivoco panteista,naturalista o nichilista” della con-servazione delle ceneri in caso dicremazione e vieta “quegli atteg-giamenti o riti che coinvolgonoconcezioni errate della morte”.

Pertanto, a chi si professa cat-tolico non è consentito di trasfor-mare le ceneri in pezzi di gioielle-ria, o disperderle in aria, terra eacqua, o ancora conservarle incasa in preziosi vasi e urne deco-rate. La Chiesa continua a preferi-re la sepoltura dei corpi poichémostra “una maggiore stima ver-so i defunti”, non vietando però lacremazione – nel caso in cui essaforse necessaria – purché le ce-neri vengano conservate in unluogo sacro.

Un’indicazione, questa, chevuole “ridurre il rischio di sottrarrei defunti alla preghiera e al ricordodei parenti e della comunità cri-stiana” ed evitare “la possibilità didimenticanze e mancanze di ri-spetto”, nonché “pratiche sconve-nienti o superstiziose”.

Con questo documento appro-vato dal Papa – pubblicato oggi,

ma con data del 15 agosto, Solen-nità dell’Assunzione di Maria –l’ex Sant’Uffizio si riallaccia dun-que alla precedente IstruzionePiam et constantem del 5 luglio1963, che stabiliva di mantenere“fedelmente” la consuetudine diseppellire i cadaveri dei fedeli, ag-giungendo però che la cremazio-ne non è “di per sé contraria allareligione cristiana” e “che non sia-no più negati i sacramenti e leesequie a coloro che abbianochiesto di farsi cremare”. Questo,a condizione che tale scelta nonsia voluta “come negazione deidogmi cristiani, o con animo set-tario, o per odio contro la religionecattolica e la Chiesa”.

Tale cambiamento della disci-plina ecclesiastica è stato recepi-to, nel 1983, nel Codice di DirittoCanonico e, nel 1990, nel Codicedei Canoni delle Chiese Orientali.Ma nel frattempo – evidenzia il te-sto – “la prassi della cremazionesi è notevolmente diffusa in nonpoche Nazioni, ma nel contemposi sono diffuse anche nuove ideein contrasto con la fede dellaChiesa”.

Da qui la necessità della pubbli-

cazione di una nuova Istruzione,“allo scopo – si legge – di ribadirele ragioni dottrinali e pastorali perla preferenza della sepoltura deicorpi e di emanare norme perquanto riguarda la conservazionedelle ceneri nel caso della crema-zione”.

Partendo dal presupposto di fe-de della resurrezione del corpo almomento della morte che, conCristo, “ha un significato positivo”,la Chiesa “raccomanda insisten-temente che i corpi dei defuntivengano seppelliti nel cimitero oin altro luogo sacro”. Anzituttoperché “l’inumazione è la formapiù idonea per esprimere la fede ela speranza nella risurrezionecorporale”; poi perché, seppellirei corpi dei defunti, mette in rilievo“l’alta dignità del corpo umano co-me parte integrante della personadella quale il corpo condivide lastoria”.

Dunque non sono permessi “at-teggiamenti e riti che coinvolgonoconcezioni errate della morte, ri-tenuta sia come l’annullamentodefinitivo della persona”, sia “co-me il momento della sua fusionecon la Madre natura o con l’uni-

A margine di recenti episodi facciamo chiarezza

La Chiesa non vieta la cremazione.No alla dispersione delle ceneri

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verso”, sia “come una tappa nelprocesso della re–incarnazione”o come “liberazione definitiva del-la ‘prigione’ del corpo”.

“La sepoltura nei cimiteri o in al-tri luoghi sacri – sottolinea l’Istru-zione – risponde adeguatamentealla pietà e al rispetto dovuti aicorpi dei fedeli defunti”, divenutimediante il Battesimo “tempiodello Spirito Santo”. E “favorisce ilricordo e la preghiera per i defuntida parte dei familiari e di tutta lacomunità cristiana”.

Infatti, annota la Congregazio-ne per la Dottr ina della Fede,“mediante la sepoltura dei corpinei cimiteri, nelle chiese o nellearee ad esse adibite, la tradizionecristiana ha custodito la comunio-ne tra i vivi e i defunti e si è oppo-sta alla tendenza a occultare oprivatizzare l’evento della morte eil significato che esso ha per i cri-stiani”.

In ogni caso, “laddove ragioni ditipo igienico, economico o socialeportino a scegliere la cremazio-ne” (scelta che non deve essere

contraria alla volontà esplicita opresunta del defunto), la Chiesa“non scorge ragioni dottrinali perimpedire tale prassi, poiché lacremazione del cadavere non toc-ca l’anima e non impedisce all’on-nipotenza divina di risuscitare ilcorpo”. Quindi “non contiene l’og-gettiva negazione della dottrinacristiana sull’immortalità dell’ani-ma e la risurrezione dei corpi”.

Posto ciò, “la Chiesa, dopo lacelebrazione delle esequie, ac-compagna la scelta della crema-zione con apposite indicazioni li-turgiche e pastorali, avendo par-ticolare cura di evitare ogni formadi scandalo o di indifferentismoreligioso”. Le ceneri del defuntodevono però “essere conservatedi regola in un luogo sacro”, cioènel cimitero o, se è il caso, “in unachiesa o in un’area apposita-mente dedicata a tale scopo dal-la competente autorità ecclesia-stica”.

Non è consentito, per tanto,conservare le ceneri in casa. So-lo in caso di “circostanze gravi ed

eccezionali dipendenti da condi-zioni culturali di carattere locale”– evidenzia il testo – l’Ordinario,in accordo con la ConferenzaEpiscopale o il Sinodo dei Vesco-vi delle Chiese Orientali, puòconcederne il permesso. Le ce-neri, però, “non possono esseredivise tra i vari nuclei familiari evanno sempre assicurati il rispet-to e le adeguate condizioni diconservazione”.

Per gli stessi motivi, la Congre-gazione per la Dottrina della Fedenega la dispersione delle cenerinell’ambiente o la conversione inoggetti, tenendo presente che pertali modi di procedere “non posso-no essere addotte le ragioni igie-niche, sociali o economiche chepossono motivare la scelta dellacremazione”.

Anzi, “nel caso che il defuntoavesse notoriamente disposto lacremazione e la dispersione innatura delle proprie ceneri per ra-gioni contrarie alla fede cristiana,si devono negare le esequie, anorma del diritto”.

Fra MARCANTONIO GALIZZI da CarpenedoloMARCANTONIO da Carpenedolo (al secolo An-

drea Galizio o Gallizzi). Nacque il 28 ottobre 1599 aCarpenedolo (presso Brescia) da Giovanni Giacomoe da Domenica. I pochi dati biografici a disposizionesui suoi primi anni sono mescolati, nelle ricostruzioniesistenti, a numerosi elementi agiografici. Pare cheappartenesse a una famiglia di contadini e che com-pisse i primi studi sotto la guida del parroco GiovanBattista Zaniboni. Il 16 ottobre 1616 vestì l’abito deifrati minori cappuccini nel convento di Vestone in Val-le Sabbia, nel Bresciano, assumendo il nome di Mar-cantonio da Carpenedolo. Dopo il periodo del novi-ziato, M. passò a studiare filosofia e teologia sotto laguida del teologo Teodoro da Bergamo (non è chiarose a Brescia o nello Studio generale di Milano). Ordi-nato sacerdote verso il 1626, fu successivamentenominato lettore di filosofia.

Nel capitolo del luglio 1632 venne eletto ministroprovinciale di Brescia e quindi confermato nella cari-ca l’anno successivo. Recatosi a Roma per il capitologenerale dell’Ordine del 1633, grazie ai buoni uffici dipadre Teodoro, divenuto definitore generale, M. fuscelto dal nuovo ministro generale, Antonio da Mo-dena, come proprio consultore. Nel 1636 il generalefu però costretto alle dimissioni dal cardinale protet-tore Antonio Barberini senior, prima della scadenzadel suo mandato. Tuttavia, il M., in occasione del ca-pitolo generale dell’anno successivo, riuscì ugual-

Altare delle reliquie portata in dono da Roma nella no-stra parrocchiale da Fra Marcantonio Galizzi.

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mente eletto fra i definitori generali. Dato lo stretto le-game con il generale dimissionario, M. venne presodi mira dai fautori del cardinale protettore all’internodell’Ordine.

Costoro presero a pretesto una vicenda dai contor-ni oscuri, originata dall’avvelenamento di due padriprovinciali della provincia romana (1630), per ottene-re da parte del papa la nomina di un giudice specialenella persona del cappuccino Lorenzo da Molfetta.Quest’ultimo fu a sua volta oggetto di denuncia per ilsuo comportamento e condannato con una sentenzapronunciata, a nome del generale dei cappuccini, daM. e da frate Gregorio da Roma (1634). L’appello pre-sentato da Lorenzo da Molfetta contro la condannaprodusse, nel 1637, non solo la cassazione del giudi-zio, ma anche la messa in stato d’accusa per fabbri-cazione di prove false dei due religiosi che lo aveva-no emesso. Intervenne a questo punto la decisionedel cardinale Barberini, per cui M. veniva depostodalla carica di definitore generale e privato della “vo-ce” attiva e passiva. Neppure l’appello di M. alla con-gregazione dei Vescovi e regolari valse a riabilitarlo,dal momento che, come da prassi, la relazione su dilui fu svolta dal cardinale protettore: la congregazio-ne stabilì che M. dovesse rimanere consegnato nellapropria cella, finché non avesse ammesso che lapropria protesta d’innocenza era “scandalosa, teme-raria et mendax”, riconoscendosi colpevole e accet-tando la pena che gli sarebbe stata inflitta dal protet-tore. Dopo essersi sottomesso, M. venne relegato inAbruzzo, dove rimase fino al 1644.

Solo in seguito alla morte di Urbano VIII e alla finedel potere barberiniano, a M. fu concesso di tornare aBrescia. Qui venne eletto provinciale nel maggio1645 e confermato nei due anni seguenti. Nel 1649 enel 1650 fu eletto al primo posto fra i definitori dellamedesima provincia e custode in vista della celebra-zione del capitolo generale a Roma. In tale occasio-ne, nel 1650, fu eletto tra i definitori generali e quindiall’importante carica di procuratore generale dell’Or-dine, con il delicato compito di gestire i rapporti conla Curia papale e segnatamente con le congregazio-ni preposte al governo della Chiesa. In tale veste M.dovette misurarsi con la questione delle dottrinegianseniste. Nell’aprile 1651 Innocenzo X lo nominòqualificatore della congregazione del S. Uffizio emembro della commissione di cardinali e teologi in-caricati di esaminare la questione delle cinque pro-posizioni ricavate dall’Augustinus di C. Giansenio, dicui la corte francese chiedeva la condanna da partepapale. Pare - ma occorrerebbero nuove conferme -che egli sia stato, insieme con il futuro cardinaleFrancesco Albizzi, il motore della bolla Cum occasio-ne emanata dal pontefice il 31 maggio 1653.

Un’altra questione spinosa, sempre nel 1651, fuquella del tentativo, promosso dai frati minori osser-vanti, di ottenere la messa all’Indice degli Annalesminorum capuccinorum di Zaccaria Boverio (Zacca-ria da Saluzzo), che M. riuscì a impedire. Inoltre, inseguito al duro attacco sferrato contro l’opera del Bo-verio e l’Ordine dei cappuccini dal francescano Jac-ques de Riddère, sulle prerogative del ministro gene-rale dei cappuccini e sulla forma del loro abito, M. ri-

spose con un’apologia dello storico cappuccino, laDilucidatio speculi apologetici sive Propugnaculumhistoriae Annalium p. Zachariae Boverii, edita nel1653 ad Anversa. Sempre alla penna di M. viene at-tribuita la Responsio apologetica pro r.p. ValerianoMagno Mediolanensi... ad libellum anno 1661 a cel-sissimo principe Ernesto Hassiae landgravio edi-tum..., [Würzburg] 1662, in cui si prendevano le dife-se dell’illustre cappuccino in merito all’ortodossia dialcune sue affermazioni sostenute nel corso delle di-spute con i protestanti della città di Reinfeld.

A conferma del favore e della stima di papa Ales-sandro VII nei suoi riguardi, M., dietro suo intervento,fu confermato procuratore generale nel 1656 e infineeletto ministro generale dei cappuccini nel capitologenerale del maggio 1662. A questo punto egli intra-prese il consueto viaggio di visita delle province del-l’Ordine, secondo un itinerario che dalla penisola ita-liana lo portò in Austria, in Germania, in Francia e inSpagna. Al di là del valore simbolico - la riaffermazio-ne dell’unità dell’Ordine nella persona del ministrogenerale che ne visitava le province - tali visite, scan-dite sulla base di un attento cerimoniale, erano nonsolo un momento centrale della vita dei cappuccini,ma anche un’occasione significativa per incontrarepersonalmente i maggiori sovrani dell’Europa cattoli-ca (che, nel caso di M., furono l’imperatore LeopoldoI, Luigi XIV e Filippo IV di Spagna). Di tali incontri re-stano solo resoconti di tipo edificante, anche se i te-mi di volta in volta affrontati si rivelarono impegnativie non privi di insidie, dal momento che dovevano es-sere definiti, oltre i rapporti con i poteri laici ed eccle-siastici locali, i frequenti conflitti interni all’ordinestesso. Una testimonianza di quanto poco di circo-stanza fossero gli interventi di M. fu la decisione, as-sunta durante la visita nei territori tedeschi (1664), didividere la provincia di Colonia in tre custodie (Colo-nia, Vestfalia e Magonza), al fine di sedare i contrastiinterni. Le prime due vennero così sottoposte al go-verno del provinciale e del definitorio, mentre la terzafu affidata a un commissario. Contrariamente aquanto la tradizione agiografica cappuccina ha scrit-to a proposito dei rapporti idilliaci di M. con i verticicuriali, tale atto venne sconfessato prima dal protet-tore, il cardinale Girolamo Farnese, e poi dal papa.

M. morì a Nizza il 27 luglio 1665, di ritorno dallaSpagna.

Oltre alle opere già ricordate, M. pubblicò diversitrattati di natura religiosa e teologica: Novum de Im-maculata Virginis Conceptione encomium... (Vene-zia 1636), Summa totius dialecticae ad mentem s.Bonaventurae… (Roma 1634), Summa totius philo-sophiae Aristotelicae ad mentem s. Bonaventurae...(ibid. 1635), ai quali va aggiunta La Filomela overodel canto spirituale libri quattro... (Milano 1694), rac-colta e stampata dopo la sua morte, insieme con laprincipale fonte, ancorché di tipo agiografico, sullasua vita: la Breve e succinta narratione della vita, at-tioni e morte del m.r.p. Marc’Antonio da Carpenedo-lo… (Milano 1690).

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 69 (2007)di Massimo Carlo Giannini

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Che fosse un evento straordinario sisapeva, ma che venisse visto e ascol-tato in ben 117 paesi del mondo è statauna sorpresa. Infatti il concerto dellaNona Sinfonia di Beethoven tenuto aCarpenedolo il 18 dicembre comeConcerto straordinario di Natale inconcomitanza con il 35° anno di fonda-zione della corale Ars Nova ha suscita-to un forte interesse a livello musicaleed ottenuto una visibilità eccezionalegrazie all’attenzione dei mass media,in modo particolare diverse emittentiRadio Televisive tra le quali la Televisio-ne Vaticana TV2000 che ha trasmessodopo la benedizione natalizia del Pa-pa. Migliaia di visualizzazioni e ascoltidell’intero concerto hanno interessato non solo il suo-lo italiano, ma soprattutto quello mondiale.

L’iniziativa nata con il preciso progetto “Nona Sinfo-nia di Beethoven” ha coinvolto quattro corali del territo-rio dirette dai maestri Gigi Bertagna, Mario Tononi, Mi-chela Tononi e Vincenzo Loda;quattro solisti della Sca-

la:Nadia Engheben, Romina Tomasoni, Ivan De Fabia-ni e Luka Mllujia con l’orchestra Ned Ensamble direttadal Maestro Andrea Mannucci.Quattro corali che si so-no unite per formare un unico coro che con l’orchestrae i solisti hanno dato vita ad un evento che ha lasciato ilsegno e tuttora continua ad ottenere consensi.

Carpenedolo. La Nona Sinfonia di Beethoven.Lo straordinario concerto tenuto a Natale

che viene visto in tutto il mondo

Domenica 5 febbraio si è celebrata a Carpenedolola Giornata per la vita voluta dalla Chiesa Italiana. Apartire dal 1979 ogni anno la Conferenza EpiscopaleItaliana accompagna questa giornata con un mes-saggio che offre spunti di riflessione sempre diversi.“Sembra un sogno... ma è la realtà della nostra espe-rienza ed i bambini, scrivono i nostri Vescovi nel mes-saggio che ha dato il tema a questa giornata, sono ilfuturo, sono la forza, quelli che portano avanti il mon-do e la società. Sono quelli in cui riponiamo la speran-

za. Educare alla vita ci permette di diventare sensibilianche verso altre forme di accoglienza utili alla vitasociale. Infatti educare alla vita significa entrare in unarivoluzione civile che guarisce dalla cultura dello scar-to favorendo la difesa di ogni persona umana dallosbocciare della vita fino al suo termine”. 39° giornataper la vita dal tema “Donne e uomini per la vita nel sol-co di Santa Teresa di Calcutta” la Santa degli ultimi.Spiega Mariagrazia Ferrari: “La cultura della vita sidiffonde anche nella semplicità di questa giornata,

che ci vede impegnati nella ven-dita delle primule per finanziareil PROGETTO GEMMA, quellaforma di adozione a distanzanata propr io per ovviare aldramma dell’aborto. Oltre al so-stegno economico, che è pursempre minimo, ciò che contamaggiormente è farsi compagnidi cammino di famiglie o donneche sono in difficoltà ad accetta-re una nuova vita e che sanno dipoter condividere questa faticacon qualcuno.

Con l’aiuto di tanti amici finoad ora abbiamo salvato 66

Celebrata a Carpenedolo la Giornata per la Vita

NOTE DI CRONANCA (s cura di Mario Ferrari)

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bambini mediante questa iniziativa del ProgettoGemma”. Ogni Movimento per la vita vive la primadomenica di febbraio come una giornata di estremaimportanza: le cose grandi hanno bisogno anche del-la tenacia delle cose piccole e il Movimento per la vi-ta “Dott. Angelo Bianchi” di Carpenedolo accompa-gna con piccoli gesti di solidarietà concreta quali lafornitura di latte, omogeneizzati, vestiti, lettini, culle,quelle mamme e quelle famiglie che incrociano la no-stra vita in vari modi. I bisogni sono tanti e sempre increscendo. Spiega Mariagrazia Ferrari: “La nostrasede è un punto d’incontro fraterno dove non si giudi-ca, non si respinge, ma si ascolta, si incoraggia, sisostiene e si aiuta. L’aiuto alla vita, infatti, non è aiutoa un’idea della vita, ma alle persone viventi, degne diamore.

Aiutando una mamma o una famiglia salvi il suobambino come avviene con il “Progetto Gemma”.

Pubblico entusiasta e tantissimiapplausi la sera di S. Stefano,presso la Chiesa del Sacro Cuoredi Gesù in Carpenedolo per il tradi-zionale Concerto di Natale “In dul-ci jubilo!”.

La Chiesa era gremita e il pubbli-co ha apprezzato la novità dell’ele-gante e raffinata location con acu-stica molto intima che ha permes-so di vivere il Concerto vicino aimusicisti.

Molto atteso era il debutto delCoro Jubilate, Coro da Cameracomposto da cinque voci soliste:Raffaella Bettari, Maria TeresaBellandi, Giorgio Tortelli, TarcisioBazzoli e Ambrogio Zaniboni, quiaccompagnato all’organo da Ales-sandro Trebeschi e diretto daClaudio Ferrari.

Una serata speciale con il Concerto “In Dulci Jubilo”

Lorenza Golini, accompagnata all’organo da MarcoBonatti, si volge con il canto che si fa preghiera alla“Sacra Famiglia” (giorno dell’Epifania).

Un grazie doveroso al coretto che accompagna ognidomenica la S. Messa delle 9,45.

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Come consuetudine da diversianni la Parrocchia di Carpenedoloorganizza un Concorso presepi perpremiare le migliori realizzazionicon lo scopo di tenere viva una tra-dizione religiosa importante per ilvalore della famiglia e della vita.Quest’anno c’è stata una parteci-pazione molto sentita da parte deipiù piccoli. Infatti gli oltre cento par-tecipanti hanno fatto emergere fan-tasia, creatività, ingegno, genialità,inventiva nel rendere la rappresen-tazione della sacra natività innova-tiva, ma molto sentita a livello per-sonale.

Il nuovo direttore dell’OratorioDon Stefano ha avuto un bell’impe-gno nel girare le case, giudicare lecostruzioni e riprenderle con le im-magini che poi nella cerimonia dipremiazione di domenica 15 gen-

naio sono state proiettate nel salo-ne parrocchiale e rese pubblicheper far ammirare il lavoro dei ragaz-zi. Due categorie di premiazioni: ilgruppo della quinta elementare,circa 70 concorrenti, e quelli dellealtre età.

Dopo una devota relazione daparte di Don Stefano si è passati al-le premiazioni. Nella categoria del-la 5a elementare sono risultati vinci-tori: al primo posto Tommaso Astoricon una realizzazione originalissi-ma fatta con cottonfioc; al secondoposto Ilaria Bozzola con un prese-pe fatto con pop corn;al terzo postopari merito Sofia Caprioli con unacostruzione di tutte spagnolette,Sofia Monteverdi con rappresenta-zione fatta con le uova e MatteoAcerbi che ha impiegato la pasta.Capolavori in tutti i sensi e molto

curati nei minimi particolari da farstrabiliare gli occhi dei presenti.

Per le altre fasce di età al primoposto Cristian e Davide Gentili, alsecondo posto Arianna Comencinie al terzo posto Dante Vergolini consoggetti di tipo popolare. Realizza-zioni sempre curate nella tradizio-ne popolare contadina.

Da ricordare anche la realizza-zione dei bambini della scuola ma-terna Maria Immacolata gestitadalle Suore del Sacro Cuore che,collegandosi alle tematiche didatti-che dell’anno scolastico di costrui-re il proprio paese per il quale ognisingolo bambino ha costruito lapropria casetta, hanno presentatoun’opera interessantissima collo-cata nella mostra permanente diPresepilandia voluta e gestita dalParroco Don Franco Tortelli.

Carpenedolo: premiati i presepi più belli

Piccolo presepio vivente nel giorno dell’Epifania.

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1°. Il primo dovere di un padreverso i suoi figli è amare la ma-dre. La famiglia è un sistemache si regge sull’amore. Nonquello presupposto, ma quelloreale, effettivo. Senza amore èimpossibile sostenere a lungole sollecitazioni della vita fami-liare. Non si può fare i genitori“per dovere”. E l’educazione èsempre un “gioco di squadra”. Nella coppia, comecon i figli che crescono, un accordo profondo, un’inti-ma unione danno piacere e promuovono la crescita,perché rappresentano una base sicura. Un papà puòproteggere la mamma dandole in “cambio”, il tempodi riprendersi, di riposare e ritrovare un po’ di spazioper sé.

2°. Il padre deve soprattutto esserci. Una presenzache significa “voi siete il primo interesse della mia vi-ta”. Affermano le statistiche che, in media, un papàtrascorre meno di cinque minuti al giorno in modo au-tenticamente educativo con i propri figli. Esistono ri-cerche che hanno riscontrato un nesso tra l’assenzadel padre e lo scarso profitto scolastico, il basso quo-ziente di intelligenza, la delinquenza e l’aggressività.Non è questione di tempo, ma di effettiva comunica-zione. Esserci, per un papà vuol dire parlare con i fi-gli, discorrere del lavoro e dei problemi, farli parteci-pare il più possibile alla sua vita. E’ anche imparare anotare tutti quei piccoli e grandi segnali che i ragazziinviano continuamente.

3°. Un padre è un modello, che lo voglia o no. Oggila figura del padre ha un enorme importanza comeappoggio e guida del figlio. In primo luogo comeesempio di comportamenti, come stimolo a sceglieredeterminate condotte in accordo con i principi di cor-rettezza e civiltà. In breve, come modello di onestà, dilealtà e di benevolenza. Anche se non lo dimostrano,anche se persino lo negano, i ragazzi badano moltodi più a ciò che il padre fa’, alle ragioni per cui lo fa. Ladimostrazione di ciò che chiamiamo “coscienza” haun notevole peso quando venga fornita dalla figurapaterna.

4°. Un padre dà sicurezza. Ilpapà è il custode. Tutti in fami-glia si aspettano protezione dalpapà. Un papà protegge ancheimponendo delle regole e dei li-miti di spazio e di tempo, dicen-do ogni tanto “no”, che è il modomigliore per comunicare: “hocura di te”.

5°. Un padre incoraggia e dà forza. Il papà dimostrail suo amore con la stima, il rispetto, l’ascolto, l’accet-tazione. Ha la vera tenerezza di chi dice: “Qualunquecosa capiti, sono qui per te!”. Di qui nasce nei figliquell’atteggiamento vitale che è la fiducia in se stes-si. Un papà è sempre pronto ad aiutare i figli, a com-pensare i punti deboli.

6°. Un padre ricorda e racconta. Paternità è esserel’isola accogliente per i “naufraghi della giornata”. E’fare di qualche momento particolare, la cena peresempio, un punto d’incontro per la famiglia, dove sipossa conversare in un clima sereno. Un buon papàsa creare la magia dei ricordi, attraverso i piccoli ri-tuali dell’affetto. Nel passato il padre era il portatoredei “valori”, e per trasmettere i valori ai figli basta im-porli. Ora bisogna dimostrarli. E la vita moderna ci im-pedisce di farlo. Come si fa a dimostrare qualcosa aifigli, quando non si ha neppure il tempo di parlare conloro, di stare insieme tranquillamente, di scambiareidee, progetti, opinioni, di palesare speranze, gioie odelusioni?

7°. Un padre insegna a risolvere i problemi. Unpapà è il miglior passaporto per il mondo “ di fuori”. Ilpunto sul quale influisce fortemente il padre è la ca-pacità di dominio della realtà, l’attitudine ad affronta-re e controllare il mondo in cui si vive. Elemento an-che questo che contribuisce non poco alla struttura-zione della personalità del figlio. Il papà è la personache fornisce ai figli la mappa della vita.

8°. Un padre perdona. Il perdono del papà è la qua-lità più grande, più attesa, più sentita da un figlio. Ungiovane rinchiuso in un carcere minorile confida: “Mio

Domenica 19 marzo S. GiuseppeFESTA DEI PAPA’

ore 18,30 S. Messaore 19,30 Sala Polivalente cena con pizza per le famiglie

ore 20,30 Spettacolo “Insieme per i papà”

UN DECALOGO PER IL PAPA’

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padre con me è sempre stato freddo di amore e dicomprensione. Quand’ero piccolo mi voleva un granbene; ci fu un giorno che commisi uno sbaglio; da al-lora non ebbe più il coraggio di avvicinarmi e di ba-ciarmi come faceva prima. L’amore che nutriva perme scomparve: ero sui tredici anni... Mi ha tolto l’af-fetto proprio quando ne avevo estremamente biso-gno. Non avevo uno a cui confidare le mie pene. Lacolpa è anche sua se sono finito così in basso.Se fos-si stato al suo posto, mi sarei comportato diversa-mente. Non avrei abbandonato mio figlio nel momen-to più delicato della sua vita. Lo avrei incoraggiato aritornare sulla retta via con la comprensione di un ve-ro padre. A me è mancato tutto questo”.

9°. Il padre è sempre il padre. Anche se vive lonta-no. Ogni figlio ha il diritto di avere il suo papà. Esseretrascurati, trascurati o abbandonati dal proprio padreè una ferita che non si rimargina mai.

10°. Un padre è immagine di Dio. Essere padre èuna vocazione, non solo una scelta personale. Tuttele ricerche psicologiche dicono che i bambini si fannol’immagine di Dio sul modello del loro papà. La pre-ghiera che Gesù ci ha insegnato è il Padre Nostro.Una mamma che prega con i propri figli è una cosabella, ma quasi normale. Un papà che prega con ipropri figli lascerà in loro un’impronta indelebile.

Bruno Ferrero, Bollettino Salesiano, marzo 2005

Cresciuto in OratorioPer qualcuno significa qualcosa il

nome Oratorio. Per alcuni è un luo-go che ricorda i primi anni d’infan-zia, per altri il posto delle primeesperienze fuori dalle mura dome-stiche. Ad altri ancora ricorda lepartite di calcio il pomeriggio con icoetanei o la recita in teatro con lecatechiste o le mamme. A qualcunoinvece evoca la persona del preteche vi abitava, le gite in montagna, ilGrest e le serate nelle feste estivepassate in compagnia degli amici acena, cantando, scherzando e altroancora.

Se per qualcuno significa qualco-sa il nome Oratorio, per noi significamolto. Significa sognare di incontrare te stesso graziead un amico. Significa sperimentare la possibilità discoprire la tua identità, grazie all’incontro con altri. Si-gnifica inventare Con te. Significa, oggi, avere il co-raggio di entrare nel cortile dell’oratorio e affrontare lasfida di creare un nuovo modo di “fare di Oratorio”. Ilpassato ci ha donato la ricchezza di molte esperien-ze. Il presente è tutto da disegnare. Con te.

Per noi dunque il nome Oratorio indica il luogo dovemostrare una differenza rispetto alla solitudine e all’in-

dividualismo egoista che intristisce, che il mondod’oggi ormai più non da: la comunità. In essa possoscaldare il mio cuore, perchè lo metto nella mano diun amico.

Starai a guardare? Continueremo a sognare. Daqualche giorno abbiamo creato un Consiglio dell’Ora-torio, perchè ci va di sognare e di faticare per questa“seconda Casa”. Insieme è la via. Fatti sentire.

Nel cortile dell’oratorio io sono rinato. Li ho trovatochi mi ha salvato. Li ho ricominciato a vivere, li voglio

sognare ancora e volare. Così co-me questa storia:

Una volta un bambino chiese adun vecchio: Che cosa è più impor-tante amare o essere amati?

Egli rispose: che cosa è più im-portante per un uccello l’ala sinistrao l’ala destra?

Questo è l’oratorio per noi. Pregaper l’oratorio e per chi sogna in es-so.

NB. Prova a guardare su youtube:“Cresciuto in oratorio arriva a Bre-scia” con Giacomo Poretti.

Don Stefano Fontana

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In un momento della vita in cui distinguersi dagli altrispaventa un po’abbiamo cercato di conoscerci più nelprofondo provando a trovare in noi dei talenti speciali.

Cosa mi rappresenta? Chi mi guida nella vita? Qua-li sono le persone che mi stanno vicino?... sono statele domande guida del nostro campo, grazie anche al-l’aiuto del cartone animato “Il piccolo principe”, pro-prio perché il protagonista è nella nostra stessa situa-zione: alla ricerca della propria identità, del senso del-la vita e dell’amicizia.

“Immedesimandoci” in lui e aiutati dai nostri compa-gni di “viaggio”, ognuno di noi ha cercato le proprieparticolarità e quelle degli amici, attribuendo aggetti-vi, immagini... Che bello! Ognuno di noi è unico! Ed èunico perché ha una caratteristica simile a quella per-sona, un’altra a quell’amico… e insieme lo rendonospeciale! Ciascuno di noi è così perché ha attorno asé delle persone che lo sostengono, lo aiutano, lo gui-dano e una Presenza importantissima e indispensa-

bile al proprio fianco: Il Signore che [ci] guida per il giu-sto cammino (Sal 23) che in questo campo ci ha datol’opportunità di conoscerci, impegnarci, giocare sullaneve, rilassarci e molto altro.

Gli educatori

Alla nostra ricerca

Il 27 dicembre siamo partiti verso la tanto cara Sta-dolina. Giunti sul luogo, ci siamo accorti a malincuoreche nemmeno là c’era la candida neve. Nonostanteciò eravamo carichi per vivere quattro giorni di diverti-mento, orientati dal tema “passa il favore” che era il ti-tolo del film che ci ha accompagnato durante tutto ilcampo. La prima sera ci siamo avventurati sul crinaleboscoso della montagna in un gioco epico in cui glianimatori ci hanno sfidato in una faticosa ricerca chenessuno ha portato a termine. La mattina seguente èiniziata con un gustosissimo caffè, proseguita un co-struttivo lavoro di gruppo e una scampagnata pomeri-diana a Vezza d’Oglio, conclusa poi con quiz musicalie culturali organizzati dai migliori animatori. Il terzogiorno l’abbiamo trascorso a Ponte di Legno tra parti-te di biliardo e pattinate sul ghiaccio. Durante tutto ilcampo abbiamo gustato i calorosi pasti cucinati conamore dalle cuoche Grazia e Teresa. Questi giorni so-no stati per noi un’opportunità per stringere nuove

amicizie, rafforzare quelle esistenti e conoscere il no-stro nuovo don,che ringraziamo per averci sopportatoe guidato nelle riflessioni quotidiane. Vi aspettiamoquest’estate!

I ragazzi del campo

Campo invernale giovanissimi

Battesimi01. Mariella Daniele di Fabiano e Pasotti Laura02. Treccani Roberto di Alessandro e Pea Valentina

Defunti DEFUNTI 2016105. Marini Marcello di anni 68106. Irma Santa ved. Pasotti di anni 89107. Dilzeni Anna Maria di anni 85108. Renzi Palmira di anni 79

109. Suor Concetta di anni 83110. Baronchelli Francesco di anni 92111. Treccani Felicita di anni 98112. Marcelli Pancrazio di anni 71113. Imperadore Rosa

DEFUNTI 201701. Vergolini Umberto di anni 7602. Bosio Pierino di anni 7703. Ghirardi Corilla di anni 9304. Spazzini Elda di anni 8405. Menzana Giuseppe di anni 48

AAAANNNNAAAAGGGGRRRRAAAAFFFFEEEE PPPPAAAARRRRRRRROOOOCCCCCCCCHHHHIIIIAAAALLLLEEEE

06. Tosoni Lidia di anni 8107. Masia Anna di anni 7808. Bonatti Nerina di anni 6609. Busi Teresa di anni 8010. Polesini Giuseppe di anni 7711. Zecchini Imelda di anni 8912. Morzenti Gerolama di anni 9313. Rodella Pierina di anni 9214. Treccani Angelo di anni 8015. Ravera Luciano di anni 7616. Piscini Giuseppe di anni 89

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Offerte Parrocchia e Santuario (in Euro) dal 01.01.2016 al 31.01.2017

Casa di Nazareth 450; in mem. Grazioli Mario perorat. 400; Obolo della vedova 1000; Fam. Grazioli perorat. 400; Gruppo trattori d’epoca 500; Quattro busten.n 450; Besacchi Pasqua - G. Pietro per tetto 100; Inmem. Claudia Zanardelli Bozzola 500; n.n 50; inmem. Giacomo Foglio per oratorio 70; in mem. Gemi-gnani Francesco e Laura Serina 235; n.n 25; n.n 100;Offerta Sfilata abiti 2°V. 100; L. M . 500; Obolo dellavedova 500; Casa di NAzareth 400; una parrocchia-na per tetto chiesa 800; n.n 50; Bolzoni Armando 20;n.n 20; Arici per ringraz. 50; n.n 100; n.n 50; NodariGiuseppe 150; Classe 1940 100; Ebe 100; Giuseppee M. 100; n.n 100; n.n 500; Casa di Nazareth 300; inmem. Zaccaria Giovanni 100; Marcello e Nadia 50;Santino Novazzi 300; Fam. Nodari in mem. Daniele200; in mem. Don Francesco Renica per polivalente50; n.n. per Madonna 100; Manfredini Regina 100;Cesarina Varini 50; All’Immacolata per polivante 50;Pietta Giuseppina 30; B. B. 2000; Tre buste 120; n.n250; Zaniboni Lucia 250; Arici Maria 50; P. G. 100;Fam. Zaniboni Tortelli Lame 20; A.L 100; Fam. Ric-cardo Nodari 50; Gruppo Agricoltori per S. Antonio50; n.n 100; Araldi Lucia 100; B.e A: 300; M.G. 100;n.n 200; Fam Bondioli Ottavio per S. Antonio 300; Trebuste 160; Offerta per S. Antonio 100; La Fam. perAlberto e Annalisa Sposi 1000; Per opere parrocchia-li 1000; Fam. Luzzeri 50; Ammalati 1170; Bolzoni Do-menico per Archivio 40; n.n per santuario 50; in mem.Frigerio Luigia per orat. 500; Pietro e Rosa per sant-parr- e pieve 150; Per parr- e sant. 100; Quartiere S.Giuseppe 300; Nives- Silvia Cernuschi per orat. 100;Dalla Bona Alda per sant. 500; Villaggio S. Maria 300;n.n 1200; n.n per ann. Nozze 50; n.n 50; una fam. 50;n.n 30; Classe 1941 50; n.n 50; danza poliv. 532; fe-sta pieve 838; asilo via isonzo per poliv. 50; FoglioMaurilio 200; Fam.Lusenti 100; 50° Boifava Ruzze-nenti 150; Az. Cattolica contributo spese 300; n.n1000; n.n per santuario 100; Asilo S. Cuore per Poliv.200; Fam. Poltronieri Alice 200; per Sant. Fam. Ilea-na e Diego 150; Casa di Nazareth 350; Festa Fam.Masina 130; Gruppo Cafarnao 20; Luzzeri Sergio 50;n.n per sant. 50; Casa di Nazareth 350; Arici AnnaP.G.R 50; Dalla Bona Alda per sant. 500; in mem.Def. Veronesi 50; n.n 50; n.n 50; Recita 2006; Amma-lati 1725; Pesca e lotteria parrocchiale 5730;Prese-pio 156; in. mem. Granelli Ruggero per tetto Chiesa500; Villaggio santa Maria 350; off. Ammalati 590;50° Scaroni- Vanni 100; Caritas contributo spese1500; 45° Silvio e Grazia 150; 50° Rita Marino Rodel-la 50; Festa cena s. Bartolomeo poliv.2392; Festa S.Antonio 497; n.n per orat. 300; n.n 500; Galuppini100; n.n 50; TVZ 500; Corale Ars Nova per rimborsospese 1000; n.n 200; Giornata del pane 1235; inmem. Marini Marcello per orat. 500; n.n 1000; n.n190; Poltronieri Paolo 100; Antea pompe funebri1700; Nodari pompe funebri 200; per ann. Nozze 30;n.n 100; in mem. dei fam. Def. 1000; n.n volontarieper la parrocchia 950; mamma Antonia 500; B. Elenae Fam. 200; P.G. 100; per tavoli 100; le nonne perbatt. Caterina 300; n.n con grazie alla parrocchia 100;in mem. Amedeo 300; n.n per santuario 50; n.n 265;C.S. 300; Cresime e Prime comunioni 3270; B. G.Agricol 200; per sant. 50; Causetti per parr. 50; perorat. Adriana Tonini P. 50; n.n 100; A. T. per parr esant. 100; Bozzola per s. Antonio 100; Anna CoppiBaroni per parr. 300; Dellaglio Lucia per parr. 50; n.nper sant. 50; Marzocchi Giuseppina 100.

PARROCCHIA SAN GIOVANNI BATTISTA CARPENEDOLO

CAMMINO DI FEDE VERSO IL MATRIMONIO 2017VENERDÌ 24 FEBBRAIO - ORE 20.00Sposarsi in chiesa non è un obbligo. Parliamo di Dio,ascoltiamo Dio, parliamo con Dio. Fermati- Guarda - Ascolta.Don Franco Tortelli - Arciprete di CarpenedoloSABATO 25 FEBBRAIO - ORE 20.00I linguaggi dell’amore. Dott. Marco MasonDOMENICA 26 FEBBRAIO - ORE 9.00-12.00La comunicazione nella vita di coppia e la gestione delle conflittualità.Rapporto con le famiglie di origine (con la presenza dei genitori).Psicologa Sandra Perini e Dott. Marco MasonOre 11: Santa Messa e presentazione dei fidanzati alla comunità.LUNEDÌ 27 FEBBRAIO - ORE 20.00Che cosa è il matrimonio. Don Fabio Marini - Giudice Trib. Ecl. LombardoMARTEDÌ 28 FEBBRAIO - ORE 20.00Liturgia del matrimonio: dal rito alla vita.Don Renato Piovanelli ed Equipe Commissione FamigliaMERCOLEDÌ 1 MARZO - ORE 20.00Inizio della Quaresima - il perdono nella coppia.Don Franco Tortelli - Equipe Commissione Famiglia GIOVEDÌ 2 MARZO - ORE 20.00Matrimonio - Sacramento - Istituzione - aspetti giuridici.Don Fabio Marini - Giudice Tribunale Ecl. Lombardo VENERDÌ 3 MARZO - ORE 20.00Aspetti etici della vita di coppia. La morale cristiana nel matrimonio:una proposta controcorrente.Don Sergio Passeri - Insegnante di morale Univ. Cattolica di BresciaSABATO 4 MARZO - ORE 20.00Vivere da sposi cristiani felici si può?Famiglie aperte alla vita - affido / adozione. Testimonianze di coppie di sposi. DOMENICA 5 MARZO - ORE 9.00-12.00La fatica di costruire il “NOI”. C’è posto per Dio nella tua vita?Famiglia, comunità in preghiera. Mons. Cesare Polvara Pro-Vicario Generaledella Diocesi di Brescia - Don Franco TortelliOre 11: S. Messa con mandato ai fidanzati e consegna attestati di partecipazione.

Domenica 12 Febbraio, il gruppo di Azione Cattolica ha invitato ragazzi, genitori, giova-ni e associazioni sportive e culturali in piazza Matteotti per pregare per la Pace. Il temaè quello proposto dal Messaggio di Papa Francesco: «La non violenza: stile di una po-litica per la pace». Un appuntamento importante di tutta la Comunità per mostrare oggi,nonostante le continue minacce alla pace, la volontà di camminare nei sentieri dellanonviolenza per un mondo sempre più fraterno; un invito alla società a non dimenticareun tesoro così prezioso per il quale ognuno di noi può e deve fare qualcosa. La pre-ghiera è stato il momento conclusivo di un percorso che, iniziato il mese di gennaio, havisto tutta l’associazione confrontarsi con alcuni testimoni di pace come Martin LutherKing, Madre Teresa e Don Tonino Bello. Il vissuto di questi personaggi ha permesso diriflettere su come diventare “Operatori di Pace” nella quotidianità. “La nonviolenza pra-ticata con decisione e coerenza produce risultati impressionanti”.

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CENTRI DI ASCOLTO DELLA PAROLA nelle case“meditando insieme sulla Parola di Dio e trasformandola in vita concreta”Lunedì 6 marzo oppure martedì 7 marzo:“Ma Io vi dico” (Mt 5,20-32 / Salmo 4 e 18)Lunedì 13 marzo oppure martedì 14 marzo:“Siate perfetti” (Mt 5,33-48 / Salmo 102)Lunedì 20 marzo oppure martedì 21 marzo:“Non essere ipocrita” (Mt 6,1-8;16-18 / Salmo 63)Lunedì 27 marzo oppure martedì 28 marzo:“Abba, Padre” (Mt 6,7-15 / Salmo 97) Lunedì 3 aprile oppure martedì 4 aprile:“Fidati di Dio” (Mt 6,19-34 / Salmo 119) Gli incontri si svolgono alle 20,30Adolescenti e Giovani: diamo il buongiorno a DioOgni Mattina della quaresima (da lunedi al venerdì)ore 6.40 nella Chiesa Parrocchiale. Da lunedi 6 al 12 Aprile

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Cari amici,nel caso in cui non vi fosse ancora arrivata la notizia, quest’estate io

e il mio baldanzoso marito abbiamo ripercorso l’antica Via pellegrinaispanica che da Roncisvalle conduce alla maestosa Cattedrale di San-tiago de Compostela. Un mese di cammino, di sveglie nell’alba oscura,di dormitori enormi infestati dalle cimici, di chimico cibo in scatola e tap-pe di decine di chilometri, con le vesciche ai piedi e i muscoli delle gam-be contratti, che sembravano non finire mai. Perché? Per riscoprircipellegrini! Chi va a Santiago non è un viandante, un viaggiatore o un va-gabondo, ma un pellegrino instradato verso una meta.

Il Cammino è un piccolo ma essenziale e straordinario microscopiodell’esistenza. In una metafora vedi tutta la grandezza della vita, di ognisingolo giorno, fatto dell’entusiasmo di un regalo, della provvidenzialitàdi un incontro, della solitudine di un periodo, dell’allegria di una festa,del pianto di uno sconosciuto e del fiato trattenuto per il freddo, l’arsurao lo stupore. Il tutto è intensificato perché il Cammino mantenuto perore e ore, spesso in solitudine, favorisce il silenzio dello spirito e la con-templazione. Per chi non l’avesse mai provato, il silenzio dello spirito èquello che sopraggiunge quando, dopo aver dialogato con il compagnodi strada per ore, dopo aver ascoltato tutta la playlist sul cellulare, pas-sato in rassegna tutta la propria esistenza e programmato il tempo futu-ro (compresi i vestiti da indossare il primo giorno di scuola o il regalo dachiedere per Natale), smetti di pensare e ti lasci invadere da ciò che ticirconda e allora scopri le mille gradazioni dell’azzurro del cielo sconfi-nato della Navarra, il sibilo del vento che scivola tra i singoli fili d’erba, icespugli di fiori viola nel deserto delle Mesetas, i raggi del sole che filtra-no attraverso i boschi della Galizia, il profumo della strada sterrata, il sa-pore dell’arsura… Contemplando, più volte ci è accaduto di commuo-verci, sentendo letteralmente “la vita che ci scoppiava dentro il cuore” e

davanti agli occhi perché la Bellezza cisovrastava e ci faceva mancare il fiatoper l’incapacità di abbracciarla tutta. E lìsenti davvero Dio raccontare la storia della Sua creazione: la luce, il tra-monto, la vegetazione variopinta, gli animali e infine l’uomo. La creatu-ra benedetta. La creatura dotata di coscienza che anela al Suo creatoree che, anche inconsapevolmente, lo cerca. Disperatamente. Abbiamoconosciuto tanti pellegrini, di tutte le età e di tutte le nazioni, di ogniorientamento politico e religioso, ma tutti erano in cerca di qualcosa, odi Qualcuno, di una Risposta che l’esistenza non aveva ancora dato lo-ro e che speravano di trovare nel Cammino verso Santiago.

Un Cammino dove la Chiesa da secoli propone con dedizione e li-bertà la Sua Risposta ai pellegrini. Un esempio su tutti potrebbe esserel’ostello a donativo di Logroño, una struttura dove i pellegrini possonocenare, dormire e lavarsi lasciando un’offerta anonima, fondata da unsacerdote spagnolo che dà letteralmente la sua vita per tenerla in piedisolo per avere l’occasione di invitare alla Messa e alla Compieta gliospiti stanchi che arrivano quotidianamente. Un uomo di Cristo, comene abbiamo incontrati tanti, che ad ogni pellegrino sembrava ripetere ilfamoso ritornello portoghese “per una lacrima tua mi farei ammazzare”,ossia per darti l’occasione di commuoverti davanti al Crocifisso, di pre-gare dopo chissà quanti anni, io do la mia vita, l mio tempo, le mie ener-gie, le mie giornate. Lo sguardo della Chiesa che abbiamo incontratosul Cammino è stato proprio quello di una madre amorevole che coglieogni opportunità per dare ai pellegrini in ricerca l’occasione di incontra-re la Risposta alla loro Domanda, alla domanda che alberga nel fondodi ogni cuore: Perché cammino? Perché vivo? Per rendersi conto primao poi, davanti alla Cattedrale di Santiago o in qualsiasi altro luogo diGrazia in cui si è chiamati, che Qualcuno ci aspettava da sempre.

Via Crucis di quartiere

Venerdì 3 marzo ore 20Zona FusettoVenerdì 10 marzo ore 20Zona S. AntonioVenerdì 17 marzo ore 20Zona S. GiuseppeVenerdì 24 marzo ore 20Zona S. GottardoVenerdì 31 marzo ore 20Zona S. Maria MaddalenaVenerdì 7 aprile ore 20Zona Santuarioadolescenti e giovani

Preghiera mattutinaquotidiana☛ per elementari e mediedal lunedì al venerdì a partire da lunedì 6 marzo ore 7.45: palestra “Dante”

ConfessioniOgni sabato dalle 15 alle 18Adorazione e confessioniOgni giornosolitamente presente un confessore alla messa delle 8.30 e 18.30 Lunedì 6 marzoore 16.15: 4a e 5a elementareMercoledì 8 marzoore 16.15: 1a, 2a e 3a media ore 20: adolescenti e giovaniMercoledì 12 aprile ore 20: adulti

Via crucis settimanale☛ per elementari e mediea partire dal 3 marzoore 16.15: chiesa S. Cuore

Settimana Santa

Lunedì 10 aprileore 16.15: 4a e 5a elementare

Martedì 11 aprileore 16.15: 1a, 2a e 3a media ore 20: adolescenti e giovani

Mercoledì 12 aprileore 20: confessioni adulti

Sabato Santo9-11.30 / 15-19: per tutti

Noemi e Mattia in viaggio di nozze a Santiago de CompostelaStorie di pellegrini cristiani

Programma Quaresima 2017

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LA TELA “NATIVITÀ DI MARIA”PRIMA

DEL RESTAURO

Gli auguri natalizi dei bambini della scuola dell’infanzia Maria Immacolata.

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“Il Castello” - Febbraio 2017 - Aut. Trib. BS N. 13/94 del 14/5/94 - Direttore responsabile: Mons. Antonio FappaniDirezione e redazione: Parrocchia S. G. Battista V. Ventura, 1 Carpenedolo (BS) - Videoimpaginazione: GraficaCM - Leno (BS) - Stampa: Grafinpack - Calvisano (BS)

LA TELA “NATIVITÀ DI MARIA” E’ TORNATA SPLENDIDAUn generoso benefattore ha offerto il restauto della “Natività di Maria”

che fu pala d’altare alla Chiesa di S. Rocco

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