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© Mondadori Education 1 Lucrezio Il compito di Lucrezio: fugare le paure di Memmio (1, vv. 102-145) La difficoltà di comporre poesia filosofica in lingua latina è compensata dal piacere dell’amici- zia di Memmio, cui il poema è dedicato, e dal desiderio di illuminare la sua mente con la poesia della verità e della scienza. Memmio, personaggio appartenente all’élite dirigenziale dello stato romano, è stato identi- ficato in Gaio Memmio, nato nel 98 a.C., tribuno nel 66, pretore nel 58. Qui alla figura storica si sovrappone lo statuto di destinatario dell’opera, un’opera il cui progetto educativo deve com- prendere tutti gli strumenti della persuasione efficace. metro: esametri Tutemet a nobis iam quovis tempore vatum terriloquis victus dictis desciscere quaeres. Quippe etenim quam multa tibi iam fingere possunt 105 somnia, quae vitae rationes vertere possint fortunasque tuas omnis turbare timore! Et merito; nam si certam finem esse viderent aerumnarum homines, aliqua ratione valerent religionibus atque minis obsistere vatum. Tu stesso forse un giorno, vinto dalle terribili narrazioni dei poeti religiosi, cercherai di separarti da noi. Quante fantasticherie essi sanno immaginare per sconvolgere la condotta della tua vita e per turbare con la paura ogni tua gioia! E lo fanno non senza uno scopo. Se gli uomini vedessero che c’è un termine fisso alle loro miserie, potrebbero in qualche modo tener testa alle superstizioni e alle minacce di quei profeti.

Il compito di Lucrezio: fugare le paure di Memmio · all’epicureismo, così l’amicitia semplicemente umana che lega attualmente i due diverrà in seguito un’amicizia ‘filosofica’,

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Page 1: Il compito di Lucrezio: fugare le paure di Memmio · all’epicureismo, così l’amicitia semplicemente umana che lega attualmente i due diverrà in seguito un’amicizia ‘filosofica’,

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Lucrezio

Il compito di Lucrezio: fugare le paure di Memmio(1, vv. 102-145)

La difficoltà di comporre poesia filosofica in lingua latina è compensata dal piacere dell’amici-zia di Memmio, cui il poema è dedicato, e dal desiderio di illuminare la sua mente con la poesia della verità e della scienza.

Memmio, personaggio appartenente all’élite dirigenziale dello stato romano, è stato identi-ficato in Gaio Memmio, nato nel 98 a.C., tribuno nel 66, pretore nel 58. Qui alla figura storica si sovrappone lo statuto di destinatario dell’opera, un’opera il cui progetto educativo deve com-prendere tutti gli strumenti della persuasione efficace.

metro: esametri

Tutemetanobisiamquovistemporevatum terriloquisvictusdictisdesciscerequaeres. Quippeetenimquammultatibiiamfingerepossunt105 somnia,quaevitaerationesverterepossint fortunasquetuasomnisturbaretimore! Etmerito;namsicertamfinemesseviderent aerumnarumhomines,aliquarationevalerent religionibusatqueminisobsisterevatum.

Tustessoforseungiorno,vintodalleterribilinarrazionideipoetireligiosi,cercheraidi separartidanoi.Quante fantasticherieessi sanno immaginareper sconvolgere lacondottadellatuavitaeperturbareconlapauraognituagioia!Elofannononsenzaunoscopo.Segliuominivedesserochec’èunterminefissoalleloromiserie,potrebberoinqualchemodotenertestaallesuperstizioniealleminaccediqueiprofeti.

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Il compito di Lucrezio: fugare le paure di MemmioLucrezio

110 Nuncrationullaestrestandi,nullafacultas, aeternasquoniampoenasinmortetimendum. Ignoraturenimquaesitnaturaanimai, natasitancontranascentibusinsinuetur etsimulintereatnobiscummortedirempta115 antenebrasOrcivisatvastasquelacunas anpecudesaliasdivinitusinsinuetse, Enniusutnostercecinit,quiprimusamoeno detulitexHeliconeperennifrondecoronam, pergentisItalashominumquaeclaraclueret;120 etsipraetereatamenesseAcherusiatempla Enniusaeternisexponitversibusedens, quonequepermaneantanimaenequecorporanostra, sedquaedamsimulacramodispallentiamiris; undesibiexortamsemperflorentisHomeri125 commemoratspeciemlacrimaseffunderesalsas coepisseetrerumnaturamexpanderedictis. Quapropterbenecumsuperisderebushabenda nobisestratio,solislunaequemeatus quafiantratione,etquaviquaequegerantur130 interris,tunccumprimisrationesagaci undeanimaatqueanimiconstetnaturavidendum, etquaeresnobisvigilantibusobviamentes terrificetmorboadfectissomnoquesepultis, cernereutivideamureosaudirequecoram,135 morteobitaquorumtellusamplectiturossa.

Ma non c’è nessunamaniera, nessunmezzo di resistervi, se nellamorte dobbiamotemerepeneeterne.Cièignotalanaturadell’anima:ènatacolcorpo?o,piuttosto,visiinsinuaallanascita?perisce insieme connoi,nelladissoluzionedellamorte?o vedrà le tenebredell’Adee i suoi immensi abissi? o si introduce, per volere d’undio, in altri animali? (comehacantatoilnostroEnniocheperprimohariportatodalridenteParnàsounacoronadall’eternofogliame,lacuigloriadovevaespandersifralepopolazioniitaliòte.Ennioesponealtroveefaconoscereinversiimmortalicheesistononell’Acherontespazidovedinoidimoranononleanime,nonicorpi,masimulacrid’unpallorealieno.Lì,cidice,glièapparsal’ombradiOmero,dallagloriasempreviva,chesparselacrimeamareeglirivelòleleggidellanatura).Noi,noncontentidiconoscereesattamentelaragionedei fenomenicelesti,di saperecomeavvengono imovimentidel soleedella luna,eperqualeforzaognicosasicompiesullaterra,dobbiamoancoraesoprattuttoscoprireconpenetrantemetododichesonoformatilospiritoel’anima,equaliglioggettiilcuiincontroatterrisceilnostrospirito,destomaaffievolitodallamalattia,oancoraavvoltodalsonno,alpuntochecrediamodivedereeintendereafacciaafacciacreaturegiàabbattutedallamorteedicuilaterraricopreleossa.

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Il compito di Lucrezio: fugare le paure di MemmioLucrezio

NecmeanimifallitGraiorumobscurareperta difficileinlustrareLatinisversibusesse, multanovisverbispraesertimcumsitagendum propteregestatemlinguaeetrerumnovitatem;140 sedtuamevirtustamenetsperatavoluptas suavisamicitiaequemvisefferrelaborem suadetetinducitnoctesvigilareserenas quaerentemdictisquibusetquocarminedemum claratuaepossimpraepandereluminamenti,145 resquibusoccultaspenitusconviserepossis.

Ilmio spiritonon si fa illusioni:questeoscure scopertedeigreci èdifficile renderlechiaramente inversi latini, tantopiùchebisognaspessoricorrereanuovivocaboli,causa lapovertàdella linguae lanovitàdelsoggetto.Ma i tuoimeriti,oMemmio,eilpiacerechesperodallatuadolceamicizia,miimpegnanoasostenereognifaticaem’invitanoavegliarelenottiserene,allaricercadeivocaboliedeiversiconcuipotròeffonderenel tuospiritouna lucescintillante, capacedi fartipenetrare i segretipiùprofondidellanatura.

(trad.diO.Cescatti)

Guida alla lettura

struttura La religio dei vates Lucrezio sembra essere arrivato giusto in tempo per salvare Mem-mio: anche lui, come tutti, sta per restare im-pressionato dalle narrazioni di poeti-profeti (vates) che sostengono la religio (vv. 102-111). Queste narrazioni menzognere conferiscono un immenso potere ai vates e alla religio, e mai come in questo caso la verità è rivolu-zionaria. Ma non si tratta di una rivoluzione politica o sociale, bensì di una liberazione in-tellettuale, tutta interiore.La trappola della religio, tesa da Omero e Ennio Di fronte alle paure ancestrali sul de-stino della nostra anima (vv. 112-116), anche l’uomo più coraggioso cade nella trappo-la della religio, anche perché l’immortalità dell’anima e l’esistenza dell’ade sono state sostenute, tra gli altri, da due poeti gloriosis-

simi, che lo stesso Lucrezio riconosce come grandi, tanto da sceglierli come modelli di sti-le: Omero ed Ennio. In particolare, quest’ulti-mo ha sostenuto nel prologo degli Annali la metempsicosi (reincarnazione delle anime), con la celebre narrazione dell’incontro con l’anima di Omero (vv. 117-126).Dall’ignoranza alla conoscenza La verità arriverà attraverso la dottrina, che non ri-guarda solo l’astronomia e la meteorologia (cui pure Lucrezio dedicherà i libri V e VI), ma soprattutto la natura dell’anima e il suo de-stino, perché è proprio la paura della morte che spinge verso l’ignoranza; e ci sarà modo di spiegare persino quelle visioni (cosa che puntualmente avverrà nel libro IV, vv. 722-822), frequenti nel sonno o nel delirio della malattia, che Ennio scambiò per fantasmi (vv. 127-135).

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Il compito di Lucrezio: fugare le paure di MemmioLucrezio

tEMI E MOtIVI Dal buio alla luce Questo lento progres-so dall’ignoranza alla conoscenza culmina nell’apostrofe finale a Memmio (vv. 136-145), in cui la conquista della verità è segnalata an-che a livello lessicale. Il passo è incastonato tra due espressioni, disposte a chiasmo, che giocano sul contrasto luce-tenebra: l’opposi-zione tra la luce della spiegazione scientifica, epicurea, e le tenebre dell’ignoranza e della superstizione rappresenta uno dei temi più cari a Lucrezio (vedi anche libro 2, v. 53 ss.).

LInGua E stILE La «povertà della lingua»: senza un lessico tecnico La difficoltà di comporre un’opera fi-losofica in versi latini dipende essenzialmen-te dalla patrii sermonis egestas: non una ge-nerica inadeguatezza della lingua latina, ma la mancanza di un adeguato lessico tecnico, scientifico e filosofico. Evidentemente, i pre-cedenti tentativi di divulgazione dell’epicurei-smo da parte di amafinio e Cazio, menzionati con disprezzo da Cicerone, non erano stati in grado di stabilire almeno la terminologia di base.Nuove parole: Cicerone e Lucrezio Furono proprio Lucrezio e soprattutto Cicerone, nel-le sue opere filosofiche, a creare la lingua fi-losofica latina. non a caso, anche in Cicerone troviamo un’osservazione analoga a quella qui espressa da Lucrezio: nobis … etiam verba parienda sunt imponendaque nova rebus novis nomina, «noi dobbiamo creare anche le paro-le e per concetti nuovi forgiare nuovi termini» (De finibus, 3,1,3). si è osservato, comunque, che mentre Cicerone conia abbastanza spesso nuove parole latine per creare dei corrispon-denti ai termini greci (individua, per esempio, per àtomoi), Lucrezio preferisce non eccedere in neologismi e tecnicismi. Ciò è evidentemen-te dovuto alla destinazione dell’opera: il De re-rum natura mira a fare proseliti fra i non esper-ti di filosofia e non vuol essere un trattato spe-

cialistico di speculazione. La ricerca compositi-va di Lucrezio, come il poeta precisa al v. 143, riguarderà quindi la «scelta delle parole» (il di-lectus verborum) e la loro disposizione accurata ed elegante nel verso (la compositio).

COntEstO La philìa epicurea Lucrezio affronta con zelo l’arduo compito di illustrare a Memmio le «oscure scoperte dei greci» perché desidera trasformare quello che probabilmente era un comune vincolo affettivo in qualcosa di assai più significativo: nell’ideale epicureo dell’ami-citia (in greco philìa) filosoficamente fondata. L’amicizia è infatti una delle virtù cardinali del saggio epicureo, e non può essere separata dalla comune ricerca della verità: «l’uomo bennato si dedica all’amicizia e alla filosofia; dei quali quello è un bene mortale, questo immortale» (Epicuro, Sentenze Vaticane, 78); «di tutti quei beni che la saggezza procura per la completa felicità della vita il più grande di tutti è l’acquisto dell’amicizia» (Massime Ca-pitali, 27; trad. G. arrighetti). L’amicitia fra Memmio e Lucrezio Le prezio-se doti che Memmio possiede («i tuoi meriti», v. 140) inducono Lucrezio a ben sperare circa la possibilità che l’amico possa giungere ad ac-quisire la piena virtus morale. Meno chiaro è quale fosse la natura del rapporto fra autore e destinatario dell’opera: che cosa significano le parole sperata voluptas / suavis amicitiae («il piacere che spero dalla tua dolce amicizia», vv. 140-141)? alcuni lo intendono come un rappor-to tra pari, altri come un rapporto subordinato in cui Lucrezio cercherebbe di entrare come cliens nelle grazie di un patronus importante. In ogni caso, come la virtus per ora esclusiva-mente mondana di Memmio diventerà vera virtus filosofica solo dopo la sua adesione all’epicureismo, così l’amicitia semplicemente umana che lega attualmente i due diverrà in seguito un’amicizia ‘filosofica’, molto più com-pleta, perfetta e degna di questo nome.