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Sicilianitas Alle origini E’ in Sicilia che si trova la chiave di tutto Goethe

Sicilianitas · tra arabi, longobardi, svevi e bizantini, sarà per entrambi occasione per misurare il loro coraggio. Roberto attraverso una scaltrezza luciferina che diverrà leggendaria,

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  • SicilianitasAlle origini

    E’ in Sicilia che si trova la chiave di tutto Goethe

  • Un libro per approfondire

    Al centro del Mediterraneo, dalla più remota antichità, la Sicilia si è trovata ad essere cerniera tra popoli, culture, religioni ed economie. Greci, fenici, romani, arabi, bizantini, normanni, francesi, spagnoli, austriaci l’hanno abitata nei secoli, governata, custodita o devastata, lasciando ogni volta a sedimentare relazioni, incontri e scontri. Un’isola, certamente, ma tutto meno che una terra ‘isolata’ o chiusa nel suo orgoglio insulare. Piuttosto un vero e proprio caleidoscopio che ritroviamo nei suoi peculiari ‘caratteri originali’: la molteplicità dei popoli, la ricchezza delle città, la varietà di riti e cibi. Un cammino lungo 7 mila anni, un racconto in 114 tappe per capire quanto di ‘mondiale’ ci sia in Sicilia e quanto di Sicilia nel mondo.

  • La Sicilia E’ la più grande isola del Mediterraneo.

    Abitata già nel 12.000 a.C.

    Fu colonizzata dai Sicani, dai Siculi e dagli Elimi.

    Dall’VIII sec. divenne rilevante la presenza punica e successivamente quella greca e quella romana (fino al V sec. dopo Cristo).

  • La SiciliaNell’Alto Medioevo fu poi conquistata dai Vandali, dagli ostrogoti, dai bizantini e dagli arabi.

    I normanni furono infine l’unico popolo nordico che costituì un regno nel Mediterraneo.

    Il Regno che essi fondarono durò ininterrottamente dal 1130 al 1816 quando sorse il Regno delle Due Sicilie.

    Nel 1860 entrò a far parte del nuovo Regno d’Italia.

  • Un’opera normanna in un’opera greca

    Il duomo di Siracusa

    Tempio di Atena (480 a.C.) voluto da Gelone

    Trasformato in Chiesa cristiana, poi in moschea ed infine nel XII sec. sotto i re normanni, in Cattedrale di Siracusa.

  • Un’opera normanna in un’opera greca

    Santa Maria dei Greci (Agrigento)

    Tempio di Atena Linda (480 a.C.)

    Portale chiaramontano

  • La Sicilia

    Nel 1946 divenne Regione Autonoma

    Nel 1947 ottenne nuovamente un proprio parlamento,

  • La questione dei Valli Sin dal periodo normanno (e probabilmente in continuità con il mondo arabo), essa è distinta in tre Valli:

    1) Val di Mazara2) Val Demone3) Val di Noto

    corrispondenti alle tre zone militari nelle quali era suddivisa l’isola.

  • La questione delle “province babbe” e delle province sperte” (l’Oriente e l’Occidente)

  • Sant’Agata

    Catania

    L’Oriente

    Da Agathos greco, ossia buono

    San Calogero

    Occidente (area agrigentino-palermitana)

    Da Kalòs, ossia bello

    καλός κἀγαθός

    καλοκαγαθία: nel V sec. a.C. indica la pienezza fisica e morale dell’uomo.

  • I siciliani: la sicilianità Insieme di caratteri identitari, frutto della progressione storica, attribuito all’uomo siciliano.

    Con termine analogo si intende anche “sicilitudine” (L. Sciascia)

  • Le caratteristiche della sicilianitàLa “sicilianità” si caratterizza per un senso molto radicato di “famiglia” e “onore” (retroterra del concetto di mafia); il rispetto della donna, l’attaccamento alla terra, la teatralità dei gesti e degli atti, l’insieme di accoglienza e diffidenza che caratterizza l’altro (inteso come ospite e nemico).

  • Il Gorgoneion Il simbolo della Sicilia, utilizzato già nel 1282, nella Rivoluzione del Vespro contro gli Angioini, è il Gorgoneion, ossia la triscele su campo rosso (il sangue) e giallo (l’oro del grano)

  • Una letteratura per una linguaLa Sicilia ha sviluppato una propria letteratura a partire da una propria lingua, che ha ricevuto dignità letteraria attraverso una vera “scuola” di poeti creatasi alla fine del regno normanno e codificatasi nell’impero di Federico II.

  • IndoeuropeiLa lingua siciliana (nome nativo sicilianu) è un idioma appartenente alla famiglia indoeuropea ed è costituito dall'insieme dei dialetti italo-romanzi parlati in Sicilia, maggiore isola e regione italiana, e in parte della Calabria

  • Al passatoRispetto al latino, il sistema verbale è notevolmente semplificato, i modi rimasti sono l'indicativo (i cui tempi sono il presente, il perfetto spesso erroneamente chiamato passato remoto sul modello dell'italiano, l'imperfetto, il piucchepperfetto) e il congiuntivo (i cui tempi sono l'imperfetto e il piucchepperfetto) tra i modi finiti; tra i modi indefiniti rimangono l'infinito, il gerundio ed il participio

  • Una lingua senza futuroIl futuro al giorno d'oggi viene utilizzato principalmente in forma perifrastica ("aviri a" + infinito) o attraverso l'indicativo presente che ne assorbe le funzioni (Dumani vaiu a mari = Domani vado/andrò al mare), sebbene una forma sintetica si senta ancora in alcune aree della Sicilia.

    Ciò che conta è il presente. Un presente continuo (al futuro, la morte)

  • Futuro e dovereLa stessa struttura aviri a + infinito viene usata per esprimere il verbo dovere (che originariamente in latino è un composto del verbo avere, de + habere).

  • Chiarimento Parlare di letteratura siciliana significa parlare di una doppia tradizione: quella scritta (che nasce del XIII sec.) e quella orale le cui radici sono antichissime, ben più coltivata di quella scritta e che è stata codificata solo nel XIX sec.

  • I primi due testi I primi due testi in siciliano sono due ricette conservate in un foglio di guardia, contenuto in un manoscritto francese. Nel primo si indica come creare il colore azzurro, nel secondo come placare il desiderio sessuale.

  • Un libro per approfondire

    L'opera si presenta come il secondo volume dell'opera che l'autore ha dedicato allo studio della storia dei Normanni nell'Italia Meridionale, con speciale riguardo alle vicende legate alla Sicilia dal X al XII secolo

  • Un re ed una letteratura Il vero momento dell’inizio della letteratura siciliana è con l’avvento al trono di Guglielmo II il Buono, Re normanno di Sicilia.

  • Ma prima? Il lignaggio di tale monarchia proviene da Tancredi di Altavilla e i suoi due figli, Ruggero e Roberto, detto il “Guiscardo”. Ruggero, nella battaglia di Civitate aveva addirittura preso prigioniero il papa Leone IX (ciò per capire il potere dei Normanni).

  • Un romanzo per capire

    Anno 1045. Due fratelli, Roberto e Ruggero, lasciano la cittadina di Hauteville, in Normandia, alla volta dell'Italia. Con loro hanno una smisurata ambizione. Il nostro Meridione, terreno di scontro tra arabi, longobardi, svevi e bizantini, sarà per entrambi occasione per misurare il loro coraggio. Roberto attraverso una scaltrezza luciferina che diverrà leggendaria, Ruggero tramite una forza fisica eccezionale e una fede che travalica il misticismo, diverranno condottieri, muoveranno eserciti e conquisteranno un trono. Il romanzo narra - attraverso le memorie di Ruggero - l'epopea degli Altavilla, ma è anche un omaggio alle gesta di due figure storiche grazie alle quali, è doveroso ricordarlo, la Sicilia e forse l'Italia tutta ha evitato di diventare una nazione islamica

  • Un papa ed un’investituraPapa Nicola II nel 1059 (1054 era stato il Grande Scisma) acconsente alla conquista normanna del Meridione, investendo feudalmente i normanni.

  • Un libro per approfondire

    Considerandone i tratti peculiari, l'unicità soprattutto geografica, molto si può capire degli eventi che condussero all'occupazione islamica della Sicilia. Per due secoli, dal nono all'undicesimo, l'isola fu retta dai musulmani, che l'avevano strappata all'impero bizantino. Un lungo dominio che finirà con la conquista da parte dei normanni. Una presenza cruciale, che ha lasciato tracce incancellabili: questo libro ne offre una sintesi accurata, collocandosi nel solco della grande fioritura degli studi sul tema, che ha coinvolto non solo gli storici ma anche gli archeologi, i numismatici, oltre a ebraisti e arabisti.

  • La Sicilia di Muhammad Al Idrisi

  • Il resto di una storia islamica culinaria: la cassata siciliana

    Dall’arabo quas’at-bacinellaA base di ricotta (di pecora) zuccherata, pan di spagna, pasta reale, frutta candita.

    Gli arabi avrebbero introdotto in Sicilia la canna da zucchero, il limone, il cedro, il mandarino e l’arancia amara.

    La cassata originaria non aveva però la parte decorativa, che venne aggiunta dai normanni.

  • ...ed ovviamente il cous cous

    Preparato particolarmente nella zona del trapanese E’ costituito da granelli di semola cotti a vapore.La differenza tra la ricetta araba e quella trapanese sta nel brodo nel quale viene cotto il cous cous, che nel mondo arabo è di carne, nel trapanese di pesce.

  • Vittorie in poco tempoIl primo sbarco normanno venne affidato a Ruggero d’Altavilla, in seguito già nel 1063 Palermo poteva ritenersi caduta. Nel 1064 la Sicilia nord-orientale era completamente normanna. Catania cadde nel 1071 e Palermo definitivamente nel 1072.

  • Un re o un Malik?La cosa paradossale, che da la misura della modernità e della possibilità della nuova temperie culturale inaugurata dai normanni, è che Ruggero si attribuisce il titolo di malik (re) e lascia ai musulmani i loro giudici, creando così una società multiculturale nella quale si fondono realtà diverse.

  • Ruggero “Legato Pontificio”Il pontefice permise a Ruggero (un laico) di gestire le elezioni episcopali, la giurisdizione amministrativa delle diocesi, l’istituzione delle metropolie.

    Nasceva così la “Monarchia Sicula”, nella quale il potere civile e quello ecclesiastico, si incentravano su una sola persona.

    L’istituto verrà abolito nel 1864 da Pio IX, ma solo nel 1871, con la Legge delle Quarentigie, il Regno d’Italia accetterà tale abolizione.

  • Cappella Palatina1143- Ruggero II 33m(2)x13m(2)

    Abisidi a Levante

    Soffitto - Muqarnas con iscrizioni sufiche, figure, animali, uomini, ecc…

    I mosaici richiamano lo stile comneno del XII sec. presente nel monastero di Delphi

  • Un manifesto politico-religioso

    “Così in cielo, come in terra”

    L’importanza del porfido

    La simbologia dei leoni

  • Cupola della martorana

  • Cristo incorona Ruggero II Chiesa della Martorana (Santa Maria dell’Ammiraglio)

    1143 - dono di Giorgio di Antiochia, grande Ammiraglio di Ruggero di origine siriaca

    Chiesa bizantina con pennacchi e cupola di stile islamico.

    I mosaici sono i più antichi di Sicilia

  • Cefalù1148 e successivamente 1154-1166

    Ruggero II

    600 m(2)

    Maestranze orientali

  • Un romanzo per capireLa vicenda si svolge nella Palermo del Medioevo, all'epoca del dominio di Ruggiero di Altavilla quando i baroni e i preti normanni stavano prendendo il sopravvento sulla civiltà musulmana, già ampiamente radicata nel paese a livello culturale. Protagonista del romanzo è Muhammad al-Idrisi, amico e consigliere del re Ruggiero. La vicenda prende avvio quando il sovrano, malato, ha ormai i giorni contati e il suo regno è allo sfacelo. A Palermo, infatti, uomini e donne della corte che fanno parte dell'élite islamica, complottano contro il potere, tra intrighi di corte, segreti di eunuchi, e passioni scabrose.

  • Moderni? No! Medievali! Sia chiaro non è una società egualitaria: i musulmani e i cristiani di rito basiliano non possono portare armi non hanno diritti politici. Pagano anche un canone sulla terra.

  • Dall’Europa alla Sicilia Ruggero ripopolò l’isola con genti di origine nord europea, franco-provenzale, bretone, normanna, inglese e con numerosi coloni provenienti da Campania, Puglia e Calabria.

  • Un romanzo per capireC'è un'eco misteriosa dei tempi d'oggi nella Sicilia normanna del XII Secolo. La sua società multiculturale di greci, normanni e arabi riflette tutte le turbolenze e le tensioni dello scontro tra Cristianità e Isiam che, in Oriente, si affrontano nelle Crociate. Thurstan Beauchamp, giovane normanno nato in Inghilterra e portato in Sicilia da bambino, ha sempre sognato di diventare cavaliere, anziché avere un ruolo nel Divano, l'amministrazione reale ereditata dal dominio arabo sull'isola. Diversamente dallo scaltro Yusuf, il musulmano che lo comanda, Thurstan è ingenuo e inesperto degli intrighi della corte, e quindi, quando viene inviato in missioni clandestine all'estero, è al corrente solo di una parte del loro scopo e ignaro dei loro risvolti segreti. Utilizzando il protagonista, Unsworth dipinge con grande capacità la fede, la religiosità e le ideologie di un'epoca turbolenta nella quale la sensualità si scontra con l'amore cortese, la brutalità dei normanni con la scaltrezza e la doppiezza dei saraceni, e i nuovi ordini monastici si scontrano con la decadente civiltà orientale. La donna del rubino è un romanzo altrettanto intenso de II nome della rosa e altrettanto accurato nei particolari. Unsworth, al pari della Sicilia del tempo, riesce a tenere tutto in equilibrio e ci conduce con sapienza verso un finale al tempo stesso molto medievale e molto moderno

  • Parlamento!Solo nel 1130 Ruggero II cinge la corona e inizia il suo Regno insediando un primo parlamento (feudatari, clero, nobili, e cavalieri) che legava le varie convivenze dell’isola, creando un vertice amministrativo (la Magna Curia) e organizzando un catasto in senso moderno.

  • Un parlamento modernoIl Parlamento Siciliano, avendo poteri deliberativi è il primo in assoluto nella storia inteso in senso moderno.

    Venne insediato per la prima volta dal Conte Ruggero a Mazara del Vallo nel 1097.

    Era costituito da tre rami: ecclesiastico, feudale e demaniale.

    Inizialmente aveva solo potere di ratifica dell’attività del sovrano, solo con Ruggero II esso assume poteri deliberativi.

  • L’internazionale normannaLa corte di Palermo divenne splendida. I migliori uomini di ogni etnia e provenienza ne facevano parte, con una tolleranza, da parte della famiglia reale, mai vista nel mondo. Da Al-Idrisi (geografo) a Nilus Doxopatrius (storico), fino a Christodolus (capo della flotta) e Giorgio di Antiochia (comandante in capo).

  • Un regno mediterraneoDurante il suo regno la Sicilia divenne la potenza dominante del mediterraneo espandendo la sua influenza anche alla costa africana, attraverso una flotta modernissima, tanto da essere creato un vero e proprio Regno Normanno d’Africa con vari possedimenti: Tripoli, Capo Bon, Bona. Nel 1160 il Regno di Sicilia era giunto alla sua massima espansione.

  • Una cucina mediterranea e forse no...Il caso del “piscistoccu”

    Introdotto dai normanni

    Proveniente dal Mar del Nord

    Entra nella cultura culinaria siciliana

  • L’evoluzione della cucina arabaLa frutta di Martorana

    Simile al marzapane ma più dolce

    Lavorazione di mandorle e miele (o zucchero)

    Provenienza dal Monastero Benedettino di Santa Maria dell’Ammiraglio fondato dalla nobildonna Eloisa Martorana nel 1194

  • ...e finalmente la poesia!Alla morte di Ruggero II e dopo un brevissimo regno di Simone, sale al Trono Guglielmo I (il Malo) e successivamente Guglielmo II il Buono. E’ proprio sotto il suo Regno, che nasce la Scuola Siciliana ed inizia la vera e propria letteratura siciliana.

  • Un romanzo per capireInghilterra, 1176. Un affollato corteo reale si appresta a salpare alla volta di Palermo: la giovanissima principessa Giovanna va in sposa a Guglielmo II di Sicilia. Tra i viaggiatori che ora dormono ignari ci sono nobili e servi, damigelle e uomini di Chiesa. E anche una donna che sei anni prima aveva compiuto quel viaggio al contrario: Adelia Aguilar, medico della dotta Scuola di Salerno, esperta nello studio dei cadaveri. Ma il lungo viaggio è ben presto funestato da morti misteriose. Tutte le vittime, in precedenza, avevano avuto screzi con Adelia, e la donna è subito additata come colpevole: ha lanciato una maledizione, è una strega. A quel punto dovrà difendersi non solo dalle superstiziose calunnie, ma soprattutto dall'assassino che si cela nella scorta

  • Costruttore

    Guglielmo II fu uno dei grandi monarchi siciliani. Sotto il suo regno le arti ripresero meravigliosamente. Proprio al suo volere si deve la creazione del Duomo di Monreale, il rinnovamento del Duomo di Palermo (oggi deturpato dai rimaneggiamenti fine-settecenteschi) ed il completamente della Zisa.

  • Castello della Zisa.

    1165 Guglielmo I il malo e successivamente Guglielmo II

    Sala reale, la fontana con Muqarnas

    Palazzo estivo (orientamento e specchio d’acqua, fornici)

  • Cappella della Santa Trinità alla Zisa.

    Cappella reale

  • la Quba

    1180 Guglielmo II il buono

    Padiglione di Delizie

    Iscrizioni in caratteri cufici

    (Il Boccaccio vi ambientò una novella del Decameron

  • Duomo di Monreale1172-1174

    Guglielmo II ed il sogno del Carrubbo

    Capitelli di spoglio

    Maestranze siciliane + veneziane

  • I trovatori

    Guglielmo II inoltre, ebbe una grande capacità di tolleranza, per la quale, anche lungo il suo regno, la pacificazione dei vari sudditi era realtà acquisita. La sua corte, per altro, era molto frequentata dai trovatori, fuggiti dalla Francia del Sud, dopo la crociata degli albigesi.

  • Poeti-burocrati

    E’ in quell’ambiente perciò che nasce e si forma la poesia siciliana, in particolare con la corte di Federico II e successivamente del figlio Manfredi. La cosa particolare è che i poeti si configurano come veri e propri funzionari statali, che riprendono le liriche dei poeti provenzali e dei trovatori.

  • Approfondimento

    Qualche parola va spesa su Federico II poichè il contesto ci aiuta a comprendere la grandezza dell’esperienza poetica siciliana.

  • Un romanzo per capire

    1185. Palermo, crogiuolo di tante culture, è pronta ad accogliere la sua nuova regina. Costretta a rinnegare i voti, Costanza d'Altavilla, l'ultima erede della dinastia normanna che guida il Regno di Sicilia, viene data in sposa a Enrico di Svevia. Un matrimonio dettato dalla ragion di Stato che dovrà essere coronato dal concepimento di un erede al trono. Ma mentre il figlio tarda ad arrivare, la fragile e bella Costanza deve lottare contro nemici potentissimi, primo fra tutti Gualtieri di Palearia, ministro dell'imperatore. Quando finalmente Federico vedrà la luce, la madre dovrà far di tutto per proteggerlo dalle innumerevoli insidie che lo minacciano...

  • Un romanzo per capire

    Palermo, 1204. Berardo, arcivescovo di Bari, si aggira nei vicoli in compagnia di Federico, un ragazzino cresciuto per strada, amico di arabi ed ebrei, ed erede del Regno di Sicilia. Incaricato dal papa di educarlo come un re cristiano, Berardo partecipa al sogno di Federico di riportare la sua terra all'antica grandezza, facendone il punto d'incontro di filosofi e scienziati di tutto il Mediterraneo… Tollerante e carismatico, colto e ambizioso, lungimirante e sanguigno: l'uomo conosciuto come Stupor Mundi rivive in tutto il suo fascino e le sue contraddizioni

  • Un romanzo per capire

    Roma, 1201. Il piccolo Pietro si è appena abbandonato all'abbraccio della levatrice, quando un tuono improvviso irrompe su palazzo Graziani, la balia perde la presa e il primo dei due gemelli appena venuti alla luce le scivola dalle mani. Lontano da Roma, vivono invece gli altri protagonisti del romanzo, la bella Flora e il suo amato e sfuggente Rashid. Separati dai conflitti religiosi di una Sicilia assolata e rigogliosa, i due si ritroveranno nuovamente insieme, adulti, nella reggia pugliese dell'imperatore, a Foggia. Ed è proprio Federico II, l'uomo potente impegnato nei continui conflitti con il Papato e la Lega Lombarda, a muovere Pietro, Matteo, Flora, Rashid e tutti gli altri personaggi, a spingerli a congiungersi o scontrarsi seguendo l'amore e la gelosia, il tradimento e la vendetta. Fino al rogo della città di Victoria, alle porte di Parma, dove l'imperatore ha trasferito il tesoro, l'harem, i serragli con gli animali esotici e il suo prezioso trattato sulla caccia con il falcone. E dove ogni destino troverà compimento.

  • Lo “stupor mundi”

    Federico II fu imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Sicilia. La sua corte fu in Palermo tra il 1230 ed il 1250. Parlava tedesco, francese, greco, latino, arabo e siciliano, oltre che l’ebraico. Fondò una scuola retorica a Capua, una medica a Salerno ed un’università a Napoli.

  • Un romanzo per capire

    Palermo, 1221. La sala verde, con le sue danze voluttuose, la musica e le conversazioni filosofiche, è l'unico luogo in cui Federico II di Svevia ami stare. Quella sera, p Federico è riuscito a dimenticare gli oneri del sovrano e si è lasciato sedurre dai movimenti lenti e sinuosi di una delle danzatrici. E a un tratto ha osato avvicinarsi e gli ha parlato. L'imperatore non può rimanere indifferente di fronte a una sfida tanto allettante e la vuole con sé. Ma la mattina seguente, dopo averla cercata invano a palazzo, Federico scopre la sua vera identità: è Amina, la figlia del più acerrimo dei suoi nemici, l'emiro Muhammad ibn Abbad, e molto probabilmente è una spia.

  • Uno scrittore

    Scrisse egli stesso un trattato scientifico (il primo nel senso moderno del termine) dal titolo “De arte venandi cum avibus”. In realtà il libro, dietro la sua apparenza puramente scientifica nasconde significati simbolici e filosofici.

  • Costituzione

    Federico fu un legislatore illuminato. Le sue Costituzioni di Melfi rappresentano una modalità di ordinare e centralizzare la vita del regno, controllandone i poteri amministrativi, legislativi e giudiziari, anticipando la realtà laica, accentrata e burocratica dei successivi stati europei.

  • Schema architettonico della sala del Castello Maniace (Siracusa)

  • Castello di Gagliano Castelferrato

  • Una famiglia di scrittori

    I poeti siciliani erano di estrazione borghese ed erano tutti funzionari e burocrati di corte. Il figlio di Federico, Manfredi, continuò con questa idea del padre, tanto che egli stesso lavorò al libro del padre “De Arte venandi cum avibus” apportandovi integrazioni personali. Lo stesso Enzo, altro figlio di Federico, fu un poeta.

  • La scuola siciliana

    Tra i più famosi Giacomo Lentini (inventore del sonetto) e Cielo D’Alcamo autore di Rosa Fresca e Aulentissima. Tra gli altri Odo delle Colonne, Arrigo Testa, Giacomino Pugliese, Giovanni di Brienne e Paganino da Serzaza. Dai cognomi si comprende “l’internazionalità” della corte.

  • Un libro da leggere

    Il volume propone i poeti della corte di Federico II che possono essere distinti in due generazioni: la prima legata all'imperatore e ai suoi funzionari di maggiore spicco, come lo stesso Giacomo e Pier delle Vigne, e più radicata in Sicilia e nel sud; la seconda sviluppata intorno al figlio di Federico, Manfredi, e con ramificazioni verso la Toscana. Tra gli autori presentati nel Meridiano, oltre allo stesso Federico, si segnalano Guido delle Colonne (di lui sono citate da Dante nel De vulgari eloquentia le canzoni Amor, che lungiamente m'ài menato e Ancor che l'aigua per lo foco lasse), Rinaldo d'Aquino (autore tra l'altro di Giamäi non mi conforto, lamento della donna per la partenza del crociato), Pier delle Vigne, Stefano Protonotaro (la sua canzone Pir meu cori allegrari è l'unico testo integrale che ci sia stato tramandato nel siciliano originale), Cielo d'Alcamo (autore del famoso contrasto Rosa fresca aulentissima), Giacomino Pugliese (sua la canzone Morte, perché m'ài fatta si gran guerra, uno dei più antichi esempi di pianto per la morte dell'amata) e Re Enzo (che, figlio naturale di Federico II, passa gran parte della sua vita prigioniero a Bologna ed è quindi figura importante per la diffusione della poesia siciliana nell'Italia del centro-nord)

  • Il siciliano

    La lingua con la quale essi si esprimevano era il siciliano, ma le loro opere sono arrivate a noi nella traduzione fiorentina, ad eccezione di Pir Meu Cori Allignai, di Stefano Protonotaro e S’Iu trovassi Pietati, di Enzo, figlio di Federico. Il motivo di questa situazione si deve alla distruzione che operarono gli angioini (successori degli svevi) degli archivi di corte.

  • Scoperte

    Recentemente presso la Angelo Mai di Bergamo sono state scoperte quattro poesie della scuola siciliana, tradotte in un italiano più rispettoso degli originali a testimonianza che l’italiano come lingua moderna nasce proprio dalla spinta rivoluzionaria dei poeti siciliani, anche in contrapposizione al latino ecclesiastico.

  • Un romanzo per capire

    La breve epopea di Corradino, giovane duca di Svevia, disceso in Italia nel XIII secolo per riprendersi quanto ritenuto suo per diritto di discendenza, viene narrata magistralmente da Chiusano e arricchita da elementi romanzeschi. Ripercorrendo la vita di questo condottiero, dalla più tenera età fino alla condanna a soli sedici anni, sono portati alla luce gli elementi tipici di un percorso di crescita morale e personale in cui la religione e l'esempio di Cristo giocano una parte importante. Il romanzo si snoda agevolmente tra storia e finzione, armonizzando alla perfezione un linguaggio, a volte aspro, ad alti riferimenti spirituali