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Progetto di educazione alla cittadinanza ambientale Edizione 2020-2021 da un testo di Ezio Alberione drammaturgia di Raffaele Rezzonico - IL COPIONE - DIP E N D E N O I dA DI DIP P E E N N D D E E N N O O I I d dA A

IL COPIONE- IL COPIONE - D D i i P P E n n D D E E dA n n o o i i PlASticA PERSONAGGI: (in ordine di apparizione) … ACCIAIO LEGNO PLASTICA ALLUMINIO CARTA VETRO Ovvero: Le Materie

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  • Progetto di educazione alla cittadinanza ambientale Edizione 2020-2021

    da un testo di Ezio Alberionedrammaturgia di Raffaele Rezzonico

    - IL COPIONE -

    DiPEnDE noidADiDiPPEEnnDDEE nnooiiddAA

  • PlASticAPlASticA

    PERSONAGGI:(in ordine di apparizione)…

    ACCIAIO LEGNO PLASTICA ALLUMINIO CARTAVETRO

    Ovvero: Le Materie.…

    RENZO, fratello di GinaGINA, sorella di Renzo

    Ovvero: I Ragazzi.…

    EMPIO, costruttore, marito di PoldinaPOLDINA, organizzatrice di eventi, moglie di Empio

    Ovvero: I Compratori.…

    LA SCENA:

    Una casa di campagna con un giardino pieno di imballaggi e cianfrusaglie come fosse una discarica abusiva: in scena si vede il giardino e, dietro, la facciata posteriore della casa con, al centro, una porta.

    VEtroVEtro

    lEGnolEGnoAcciAioAcciAio

    cArtAcArtA

    EMPioEMPio

    GinAGinA

    PolDinAPolDinA

    rEnZorEnZo

    AllUMinioAllUMinio

    LE MATERIE

    I RAGAzzI

    I COMPRATORI

  • SCENA PRIMA: IL RISVEGLIO DELLE MATERIE

    Buio.

    Un enorme FRASTUONO di detriti che crollano, taniche di acciaio che rimbombano, fogli di alluminio che fremono, legno che si spezza, fusti che rotolano, ferraglia che sbatte, lattine spiaccicate, casse di legno che si schiantano, cartone rotto, scosso, carta strappata, accartocciata, bottiglie di vetro che si infrangono, bottiglie di plastica che si schiacciano…

    Poi, silenzio.

    La luce del mattino rivela il palcoscenico. Sparsi come in una discarica, si vedono…

    Legno: una cassa di legno e poi anche dei pallet, delle cassette della frutta, una bobina per cavi in legno.

    Acciaio: un fusto di acciaio e poi anche dei tappi corona e dei barattoli alimentari come quelli per il pomodoro e scatolette per il tonno.

    Carta: uno scatolone di cartone e poi anche dei sacchetti di carta, delle confezioni in cartoncino per alimenti, delle scatole di cartone come quelle per le scarpe.

    Plastica: una massa informe di pluriball e cellophane e poi anche bottiglie di plastica, flaconi tipo quelli del detersivo, vaschette per alimenti.

    Alluminio: un’installazione di fogli di alluminio e di lattine che pendono e poi anche vaschette alimentari, scatolette alimentari e lattine per bibite in alluminio, tubetti di dentifricio.

    Vetro: tante bottiglie di vetro e poi anche barattoli da conserva grandi, vasetti come quello dello yogurt, fiaschi grandi e verdi.

    Sul palco, vicino alla porta d’entrata della casa, sono presenti anche degli oggetti che stavano dentro, e in particolare un comodino, una coperta, una caffettiera napoletana, un grande quaderno rilegato, una bottiglia di vetro e una pentola.

    ACCIAIO, d’un colpo, tira fuori la testa dal fusto d’acciaio, si guarda intorno per un attimo, poi rientra e riesce almeno sino al busto con un mestolo d’acciaio in mano.

    ACCIAIO: (colpisce con forza il fusto di metallo con il mestolo, come se fosse un tamburo di guerra o una campana) DENG!!! DENG!!! DENG!!! DENG!!! DENG!!! DENG!!!Sveglia!!! DENG!!! DENG!!! DENG!!! DENG!!! Sveglia!!! Sveglia!!!Per tutte le putrelle e le lamiere! Sveglia!!!Allarme! DENG!!! DENG!!! DENG!!! Allarme! DENG!!! Allarme! DENG!!!

    LEGNO emerge faticosamente dalla cassa di legno.

    LEGNO: (lentamente, come rintontito dal mal di testa) Mo cos’è ‘sto baccaano… ‘ste bootte?

    ACCIAIO: DENG!!!

    LEGNO: Mo Mister Acciaio, ma che ffa? Già mi sento tutto rintuonato mi sento… Come se non ne avessi prese abbastanza di bootte… che nootte! Mi scricchiola tutto…

    ACCIAIO: (a tutti) Sveglia! (a LEGNO) Dottor Legno l’allarme è l’allarme. Se no che allarme è?

    Acciaio fa per dare un altro colpo…

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    I RAGAzzI

  • LEGNO: La preego…

    ACCIAIO desiste.

    Una mano di PLASTICA, ricoperta di cellophane, emerge dall’ammasso di pluriball, roteando dolcemente come per uno stretching.

    PLASTICA: Mmmh.

    ACCIAIO: (proprio non ce la fa e tira un altro colpo) DENG!!!

    PLASTICA: (mentre emerge dal pluriball a occhi chiusi, come una danzatrice che si scalda al mattino) Mmhh ihm nhf ihnmhcccc’è qualcuno qui che va sempre a mille eh! Hmmm mmm ah! (apre gli occhi, si guarda intorno, scioccata) Mmmma dove ci hanno buttato?

    LEGNO: (uscendo dalla cassa e ripulendosi) Che disdeetta!

    I fogli di alluminio iniziano a vibrare dolcemente, le lattine anche.

    Nel frattempo LEGNO si avvicina alla scatola di cartone, poi tira fuori due mollette di legno dalle tasche, pinza i bordi del cartone e li apre. Guarda dentro.

    LEGNO: (a CARTA che è dentro alla scatola) Guardala là la mia bambina. Sveeeglia. Mo sei ancora tutta accartocciaaata…

    Dalla scatola di cartone si sente un piccolo rumore di carta che si scartoccia.

    ALLUMINIO intanto emerge dai fogli che vibrano. Legate al suo polso, attraverso dei fili, pendono delle piccole lattine di alluminio che lui fa vibrare come fossero un sonaglio.

    LEGNO: (a CARTA) Apri gli occhioni beella…

    ALLUMINIO: (facendo vibrare le lattine, in un canto ritmico) Ho la se-se-se-se-se-se-se-se-se-se-se-se-se-se-sensazione che ci sia qualcosa che non va…

    ACCIAIO: Può ben dirlo! Diamine!

    ALLUMINIO: Amici cari io vi voglio bene… ma non penso proprio che dovremmo esse-se-se-se-re qui tutti insieme.

    PLASTICA: Signor Alluminio, mmmi fa così piacere ci sia anche lei…

    ALLUMINIO: Cara Plastica, non mi sarei perso questo party per nulla al mondo, anche se-se-se-se a dire il vero non è di certo molto esclusivo…

    CARTA, tenendo in mano una striscia di carta, esce dalla scatola di cartone con un balzo leggero.

    Poi si inchina sorridendo verso LEGNO, toccandolo appena sul volto con la striscia di carta.

    CARTA: Buongiorno Dottor Legno… (poi corre volteggiando per tutto il giardino salutando gli altri) e buongiorno anche a tutti voi… c’è una festa? Che bello... (continuando a correre) potremo fare moltissimi giochi… e raccontare tutte le storie che vogliamo…

    PLASTICA: Magari!

    LEGNO: Mo nooo, piccola Carta. Il Signor Alluminio faceva dell’iroonia. Non c’è proprio niente da stare alleegri.

    CARTA: Come? (perdendo il vento si ferma) E perché? (si guarda in giro) E il Signor Vetro? (pausa) Non c’è?

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  • ACCIAIO: Non lo si vede mai quello.

    ALLUMINIO: Signor Vetro…

    Un rumore di vetro pichiettato: ding ding ding ding.

    ALLUMINIO: La prego, si manifesti. Se-se-senza di lei non sarebbe proprio la stessa cosa… dico davvero...

    Ding ding.

    ALLUMINIO: Signor Vetro…

    Dal fondo appare VETRO, come fosse un grande attore. In mano ha una bottiglia di vetro e una bacchetta. Mentre avanza camminando a piccoli passi, batte la bacchetta sulla bottiglia e su altri contenitori in vetro. Ding ding ding ding ding ding ding ding ding ding ding…

    VETRO:…ding(con visionario trasporto)Ho il cuore in frantumipresto mi perderò nel vento come una goccia di Ruperte volerò via, verso una nuova vita...

    LEGNO: Non dica così, Signor Vetro, siamo ancooora tutti insieeme.

    PLASTICA: Appunto: tutti insieme in una… sembra una discarica.

    ACCIAIO: Furfanti di bassa lega!

    ALLUMINIO: Non so come sia possibile che al giorno d’oggi ci sia ancora qualcuno che si sente in diritto di…

    VETRO fa un passo avanti e inizia un piccolo monologo.

    VETRO: Ci hanno preso, tutti insieme, ammassati… uno diceva: dai buttiamoli qui, chissenefrega diceva, buttiamoli qui, chissenefrega, buttiamoli qui e poi… più nulla… poi non ho visto più nulla.

    ALLUMINIO: (riferendosi a VETRO) Io lo adoro.

    CARTA: Signor Vetro? Gli occhiali.

    VETRO: I miei occhiali, giusto. (si guarda nel taschino) Qui. (si mette gli occhiali) Ora va meglio: riflettiamo.

    LEGNO: Mo io mi ricooordo… non è mica sempre stato così qui… c’era un giardiino con l’uva americana, l’albero di pere e l’erbetta fresca sotto i piedi… Sono già staato qui.

    VETRO: Tutti noi, in qualche forma siamo già stati qui.

    Camminando per il giardino, LEGNO vede il vecchio comodino rovesciato a terra, lo rimette in piedi e ci si siede sopra.

    ALLUMINIO: (facendo vibrare i sonagli) Ogni mattina, in quella casa, si svegliavano due nonni.

    CARTA, elettrizzata, esplora il giardino alla ricerca di cose sino a che non trova un grande quaderno rilegato dentro una scatola di cartone.

    ALLUMINIO: (facendo vibrare i sonagli) C’erano anche dei nipoti.

    CARTA corre verso LEGNO con il grande quaderno, si siede sulle sue ginocchia e inizia a sfogliarlo.

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  • PLASTICA trova una coperta di pile, ci si avvolge contenta e si dispone seduta davanti a LEGNO e CARTA che stanno per iniziare a leggere una storia. Durante la lettura VETRO trovata una bottiglia di vetro e un vasetto, porterà da bere alla narratrice versando l’acqua nel vasetto.ACCIAIO troverà la pentola di ghisa e l’abbraccerà teneramente.ALLUMINIO, trovata la caffettiera, porterà un caffè a LEGNO.

    CARTA: (leggendo da una pagina del grande quaderno che ha trovato)“E quando i nipotini erano lì,nelle settimane d’estate prima dell’inizio della scuolapotevano fare quello che volevanosi riconcorrevano nel giardinolitigavanofacevano la pacesi sporcavano i pantaloni

    leggevano delle vecchie fiabe nei libri che trovavano in soffittae con quelle storie poi la sera si inventavano spettacolini per i nonni insommasi cantavaballavascherzavao non si faceva proprio niente

    e così, a ogni finire dell’estateprima che iniziasse la scuolanella vecchia casa di campagna passavano i giornie nessuno più né i nonni né i bambinisapeva dire se oggi era martedì, mercoledì o venerdìperché tanto in quella casain quel giardinonon faceva alcuna differenza:ogni giorno era un giorno per stare insieme.”

    VETRO: E poi, in un altro giorno, i nonni se ne andarono.

    ACCIAIO:(fa suonare la vecchia pentola… dang… dang… dang…)Le campane del paese suonavano quel giorno.

    Le Materie mano a mano si incamminano verso le loro ‘case di imballaggi’, lasciando gli oggetti della casa che hanno trovato.

    VETRO: E in questa casa non si vide più nessuno.

    LEGNO: Il comodino rimase solo con i suoi tarli…

    PLASTICA: La coperta non scaldava più nessuno...

    CARTA: E nessuno si inventava delle storie nuove.

    ALLUMINIO: That’s not cool, not cool at all. ACCIAIO: (sorpreso, indica il pubblico) Ma cosa fa dice “cul” davanti a dei bambini?

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  • ALLUMINIO: Signor Acciaio, è inglese…

    ACCIAIO: Ah.

    PLASTICA: E così succederà anche a noi: marciremo tutti!

    LEGNO: Non dica così signorina… (pausa) Sempre signoriiina vero?

    ACCIAIO: Ah sì, lei è sempre signorina!

    PLASTICA: Guardi che non siamo più nell’Ottocento… i tempi cambiano… non è che bisogna sposarsi per forza.

    LEGNO: Lo chiedevo così, mica per inzigaaare.

    PLASTICA: Non mi riferivo a lei… ma a qualcuno che ha molta paura di divertirsi un po’!

    ACCIAIO: Non si scaldi troppo, che poi si squaglia.

    PLASTICA: Ma cosa c’ha oggi, i polimeri impazziti? (pausa) Ferrovecchio!

    CARTA: Non fate così, magari ci inventeremo qualcosa. E comunque non mi sembra per niente intelligente litigare.

    ACCIAIO: È arrivata la sottuttoio.

    PLASTICA: Altro che squagliarsi, questa alla prima pioggia diventa cartapesta, se va bene…

    CARTA: (inorridita si rifugia da LEGNO) Dai!!!

    LEGNO: Ma siete proprio diventaati matti!

    ALLUMINIO: (facendo vibrare i suoi sonagli) Carta dice bene… sì, io sento, io sento che sta per succedere qualcosa… c’è una strana energia nell’aria… lo so… new times are coming…

    PLASTICA: (ad ACCIAIO) Mmi scusi Acciaio, non volevo darle del ferrovecchio… è che ogni tanto è così rigido… un gran bel fusto come lei…

    ACCIAIO: (a PLASTICA) Mi scusi lei Plastica, ha ragione, è che sono tutto sottosopra, la mia mamma la Signora Acciaieria me lo diceva sempre… “non uscire senza vernice antiossidante che poi…” ma adesso, adesso non c’è più nessuno che me la mette… (scoppia a piangere).

    LEGNO: Adesso non faccia così che peggiora la situaziooone.

    CARTA corre nella sua scatola, poi porge ad ACCIAIO un fazzoletto di carta.

    ALLUMINIO: Silenzio… ho sentito sentito sentito sentito sentito qualcosa…

    VETRO: Ding ding ding ding ding… Presto, presto. (rientrando nel buio) E vediamo come va a finire…

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  • SCENA SECONDA: ARRIVANO I RAGAzzI

    Da dentro casa si sentono GINA e RENZO parlare ad alta voce.

    GINA: Solo tu potevi decidere di venire qui il giorno più caldo dell’anno.

    RENZO: Sì, perché invece domani era diverso, vero? Fa sempre caldo! Avevi solo da startene a casa.

    GINA: Ti sarebbe piaciuto eh?

    RENZO: Sai quanto me ne frega a me.

    GINA: Sono tutta sudata e non c’ho neanche il cambio.

    RENZO: Che grandiiiissssima puzzona!

    GINA: Ma sta’ zitto e accendi la luce.

    RENZO: Sì, sai da quanto avranno tagliato la luce qui dentro.

    GINA: Bella figura che ci facciamo.

    RENZO: Ma chi vuoi che se ne frega, questa è una casa disabitata… non c’è stata anima viva da secoli qua dentro. Ci penseranno i nuovi proprietari a metterla a posto.

    GINA: Sì, ma così ce la pagheranno una miseria.

    RENZO: Sììì… perché ci facciamo i milioni con questo rudere!

    GINA: Vedi che non capisci niente! Rudere? Nooo, devi dire “rustico” se li vuoi impressionare. E con giardino.

    RENZO: Vabbé… un “rudere rustico con giardino”. A proposito, vediamolo il giardino. (appare sulla soglia della casa e si ferma a guardare il giardino.) Gina? Cos’è successo al giardino?

    GINA: (arriva anche lei) Nooooo ma sembra una discarica! Ma chi è che ha buttato tutta questa roba in giardino? Guarda qui!

    RENZO: Tanto non li vedeva nessuno… e track!

    GINA: A che ora è l’appuntamento?

    RENZO: Che ne so, dovrebbero essere già qui.

    GINA: Come già qui? E tu vuoi fargli vedere la casa in queste condizioni? Sporca, piena di polvere, e con questa… (guarda il giardino) Ma sei impazzito?

    RENZO: E cosa devo fare io? Sembra scoppiata una bomba. Anzi ci vorrebbe una bomba… (correndo in cerchio per il giardino) baaaaa ba ba ba ba BAM!!!! (come la voce fuoricapo di un film) “2032, dal cimitero della civiltà sorgono nuove forme di vita, anzi di morteee… (imitando uno zombie va verso la sorella) ehehehehehe…

    GINA: Chiamali. Dobbiamo annullare l’appuntamento.

    RENZO: Gina, ma veramente, cosa possiamo fare noi?

    GINA: Beh, almeno possiamo raccogliere tutti questi rifiuti.

    RENZO: Da soli?

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  • GINA: E chiamare qualcuno che se li venga a prendere.

    RENZO: Sììì! E sai quanto ci costa? Poi non è mica nostra tutta questa roba!

    GINA: Certo che non è nostra, guarda là.

    RENZO: E allora che colpa ne abbiamo noi?

    Pausa.

    RENZO: Gina?

    GINA: Hai ragione: vendiamo tutto subito, e non torniamo mai più.

    RENZO: Così ti volevo.

    GINA: Ma prima almeno cerchiamo di renderla presentabile.

    Si mettono a sistemare.

    RENZO: Come facevano a vivere qui i nonni?

    GINA: Beh, non era così quando ci vivevano i nonni.

    RENZO: (prendendo la coperta di pile) Gina, guarda la coperta che ci dava la nonna… (imitando la nonna) “chiudete gli occhi che il sonno arriva…” (indossando la coperta come fosse un fantasma) insieme al fantasma assassino!

    GINA: Non era così.

    RENZO: Sì invece.

    GINA: Il fantasma assassino lo facevi solo tu, cretino. Capirai se la nonna…

    RENZO: (guardando il comodino) Quante ore è stata seduta qui?

    GINA: Quando non era in giardino a lavorare stava lì.

    RENZO: E non c’era neanche il wi-fi.

    GINA: C’erano i dischi…

    RENZO: Che stonata la nonna!

    GINA: Il nonno no.

    RENZO: Ma la nonna… (prende la bottiglia in mano e inizia a picchiettarci sopra ritmicamente, poi canta ballucchiando per la casa) “Marina Marina Marina, ti voglio al più presto sposar. O mia bella mora, no non mi lasciare, non mi devi rovinare, o no no no no no.” (guarda la bottiglia) E questa era la bottiglia del nonno.

    GINA: Sì: (citando il nonno) “un bicchiere di vino non può certo far male”.

    RENZO: (mentre si guarda in giro) E sì! Proprio un bicchiere il nonno… (vede la pentola) Ma! (pausa) La pentola di ghisa dove cucinava la nonna! (trova il grande quaderno sotto la caffettiera) E questo… è il nostro quaderno delle storie! Ti ricordi? E questa… (mostra a Gina la caffettiera napoletana)

    GINA: Ho capito, non è che adesso ogni cosa che trovi...

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  • RENZO: Non è che adesso cosa?

    GINA: Niente. (pausa, si allontana perché pensare ai nonni le ha messo addosso un po’ di tristezza) Sono stufa. Voglio andare via.

    Pausa.

    RENZO: Non lo so perché non sono ancora arrivati.GINA: Che ora è?

    Renzo fa per dire qualcosa.

    GINA: E ti prego non dirmi: “è l’ora che ti compri un orologio”.

    RENZO: Ehi, ok sister, tranquilla: sono esattamente le ore 18, 54 minuti e 15 secondi (per prenderla in giro inizia a leggere tutti i secondi) 16… 17… 18… 19… 20… 19, 18, 16, 15, 22 (inizia a scuotere l’orologio).

    GINA: Ssst, ho sentito una macchina: devono essere loro. Vieni, andiamo a vedere.

    I ragazzi escono.

    Le Materie vengono allo scoperto.

    LEGNO: Mo li avete sentiti i nipotiiini?

    ALLUMINIO: Not cool, not cool at all…

    ACCIAIO: Marmaglia!

    CARTA: Dobbiamo inventarci qualcosa!

    PLASTICA: Giusto, (fa segno agli altri di avvicinarsi) potremmmooo...

    Le Materie si riuniscono abbracciate in un cerchio e tramano insieme cercando di capire cosa fare, poi VETRO dice ad alta voce:

    VETRO: Ho un’idea!

    La dice agli altri sussurrando e tutti fanno cenno di sì.

    VETRO: Presto, presto, stanno arrivando!

    Le Materie corrono dove ci sono i propri imballaggi.

    ACCIAIO: SDENG!!!

    TUTTE LE ALTRE MATERIE: Shhhhhh!!!

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  • SCENA TERzA: I COMPRATORI

    Da dentro la casa si sentono GINA, RENZO, EMPIO e LEOPOLDA.

    GINA: Prego, prego accomodatevi. Purtroppo è tutto sottosopra, scusate.

    RENZO: E manca anche la luce.

    EMPIO: Ma si vede ancora abbastanza, no cara?

    POLDINA: Insomma.

    EMPIO: Già. (guarda la casa) Beh, a dire il vero la pensavo più grossa, ma qualcosa si può fare. (a Poldina) Che dici, ci stanno cinquanta persone?

    GINA: Forse cinquanta sono un po’ tantine…

    RENZO: Quando veniva tutta la famiglia per il compleanno della nonna ci siamo stati anche in quindici, ma io, Gina e i cugini allora dormivamo qui per terra, col sacco a pelo…

    EMPIO: (ride, prende spazio) Ragazzi voi non avete la vision complessiva: qui la casa va via.

    GINA: La buttate giù?

    EMPIO: Certo. Immaginate: cinque piani di cemento per venticinque stanze. Un cubo. Minimal come piace alla mia Poldina.

    POLDINA: Less is more.

    RENZO: ...?

    POLDINA: “Meno è di più”, capito?

    EMPIO: E io sono d’accordo con la mia micetta: ad altri il meno, a me il di più. (ride da solo, poi smette)

    POLDINA: Empiuccio, la vogliamo dare un’occhiata al giardino?(compare sulla soglia. Vede il giardino, si ferma, sbotta) Engorbu! Che d’è tuttu stu zuzzu?

    Compaiono tutti.

    EMPIO: Mica male i fratellini sporcaccioni.

    RENZO: Non è roba nostra.

    POLDINA: Dicono tutti così.

    GINA: Noi non lo sapevamo! Davvero!

    EMPIO: Non vi preoccupate ragazzi, dettagli.

    POLDINA: (mentre avanza verso i rifiuti) Saranno pure dettagli ma mi sa che ci tocca faticare un bel beh per rimettere a posto ‘sto sfasciume.

    EMPIO: Dettagli da considerare nel prezzo.

    POLDINA: Guarda qua… (dà un calcetto alla massa di plastica) Sembra scoppiata la guerra nucleare…

    RENZO: (imita di nuovo lo zombie mugolando) Muah ha ha ha hou!

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  • Empio e Poldina lo guardano. Lui smette.

    GINA: Sì. Bisognerà raccogliere e differenziare per bene tutte le cose. E farle portare via.

    RENZO: Noi volendo possiamo aiutare.

    POLDINA: Empio, se pensi che mi metto a separare ‘sta schifezza, mi sa che ti sbagli. (solo a Empio) Non glie potremmo dare fuoco?

    EMPIO: (a parte, solo a Poldina) Ma no cara, non ti preoccupare. Quando faremo la piscina scaviamo un bel buco e ci buttiamo tutto dentro, poi coliamo il cemento sopra e chi si è visto si è visto.

    Le Materie sono inorridite.

    RENZO: Come dite?

    EMPIO: Niente, niente, parlavamo della piscina.

    GINA: Farete una piscina?

    POLDINA: Certo, chi ti credi che ci viene se no? E le foto a che le fai, a ‘sta bicocca che sembra di sta’ in un film dell’orrore?

    ACCIAIO:(suonando il fusto di acciaio)DEEEEENNNNNGGGGGGGG!!!! DE DEEEEEEEEENNNNNNNNGGGGGG!!!!

    POLDINA: Echeeèè?

    RENZO: Saranno i vicini.

    VETRO:(molto divertito, con la sua bottiglia)DI DI DI DI DI DIIIIIIIIIIIIINNNNG

    GINA: Ogni tanto fanno delle feste.

    ALLUMINIO:(urlando lugubremente dentro a una lattina)Ahhhhhhh!!!!

    POLDINA: (a Empio) Empio, non sarà una casa de spiriti?

    EMPIO: (a Poldina) Ma cosa dici sciocchina? (a tutti) Poldina voleva dire che la piscina alza il sentiment. (a Poldina) Non è vero Poldina? Ce l’hai ancora un po’ di sentimento per me nel tuo cuoricino? Ti fidi di me? Eh? Micina mia… e pucci pucci…

    POLDINA: Non fa’ così in pubblico che me fai vergogna’.

    EMPIO: Come vuoi tu amore… come vuoi tu.

    Pausa.

    GINA: Mi scusi, non ci siamo ancora presentati. Piacere Luigina Strame, sorella di Renzo.

    RENZO: Per gli amici Lorenzo.

    EMPIO: Di certo avrà già sentito il mio nome… Ingegner Dottor Empio Marosi-Secchi: Costruttore, Project Consultant e tanto altro ancora.

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  • GINA: Come no…

    RENZO: Marosi-Secchi. Come no!

    EMPIO: E codesta è la mia signora: Leopolda Strambucci, Organizzatrice di Eventi ed Experience Designer.

    POLDINA: (porgendo distrattamente la mano su cui indossa un vistoso anello) Enchantée.

    RENZO: È francese la Signora?

    EMPIO: No, è nata a Castel Raimondo, nelle Marche, ma si è trattenuta a lungo all’estero per seguire i suoi Masters in Em Ci Si Pi Ech Di. Non è così?

    POLDINA: Sì sì. Sono stata a Paris, London, Cuneo, New York…

    GINA: E come mai state cercando una casa in campagna?

    POLDINA: Una location per l’agri-cultural-tourism. (pausa) Capito?

    RENZO: No.

    POLDINA: Un albergo.

    GINA: Eh certo.

    EMPIO: Sa quanta gente vuole evadere dalla città, dall’inquinamento, dallo smog?E noi… li porteremo qui…

    POLDINA: …weddings, conventions, events, relaxings, and more and more… È così carino qui attorno, in paese c’era pure il mercatino… Empio mi ha regalato questa…

    (tira fuori una bambola vintage, Empio e Poldina ridono complici)

    RENZO: Bella! …

    POLDINA: Non mi dirai che ti piace ‘sto mostro?

    RENZO: No, no…

    EMPIO: È di un cattivo gusto che rasenta il sublime.

    GINA: Peccato che oggi sia così caldo. Se facevate anche un giro nella campagna avevate già firmato il contratto.

    EMPIO: Già me lo vedo. Poldina: (con enfasi) “A due passi dall’antica via dei pellegrini, in un’atmosfera carica di suggestioni primitive e moderne reminiscenze…”

    PLASTICA: (produce il suono di una paperella nascosta dietro la schiena) BOPI BOPI

    EMPIO: Chi ha fatto bopi bopi?

    GINA E RENZO: (insieme) Noi no.

    POLDINA: Empiuccio, sarà stato un uccellino…

    RENZO: Sì, l’uccellino bopi bopi!

    POLDINA: Tagliamoci corto, quanto ci dobbiamo smenare per ‘sto rudere?

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  • EMPIO: Ma, sai, tra l’immobile, il terreno… l’agenzia parlava di cinquecento, seicentomila…

    POLDINA: Urca! E che è?

    GINA: Ma naturalmente sul prezzo si può trattare.

    RENZO: E nel prezzo sono compresi tutti i mobili di anticariato!

    GINA: (a Renzo) Ma cosa dici? “Qua”, “qua” non “ca”.

    RENZO: (a tutti) Antiquagliato!

    GINA: (a Renzo, sconsolata) Sei una bestia.

    Pausa.

    POLDINA: Qualcosa ci può servire per l’arredo, in effetti: vediamole queste retrouvailles.

    I ragazzi corrono a prendere gli oggetti sparsi qua e là. Poldina si rivolge a Empio.

    POLDINA: Ma ce li avremo tutti ‘sti soldi?

    EMPIO: Che c’entrano i soldi?

    POLDINA: Empiuccio stai a impazzi’?

    EMPIO: I soldi li dà la banca. Noi facciamo il rebranding, alziamo il sentiment e poi la vendiamo.

    POLDINA: Volevo ben di’.

    EMPIO: E con il resto… Bahamas!

    I ragazzi tornano.

    GINA: (porgendo la pentola) Questa è un’antica pentola.

    EMPIO: Capirai se mi metto a cucinare con questa…

    POLDINA: Al massimo ce se può piantà n bonzai.

    GINA: (portando la caffettiera e la bottiglia d’acqua) Però il caffè lo bevete... no?(Empio e Poldina si guardano con aria complice di superiorità) O un sorso d’acqua se preferite!

    RENZO: E qui c’è un antico comodino.

    POLDINA: Sì… antico come mio nonno! (osservandolo bene) Però qualcosa mi dice. Non so cosa, ma me lo dice. Mettilo là.

    GINA: Qui c’è il quaderno delle storie.

    EMPIO: Mh. Vediamo un po’: (legge) “C’era una volta, in un paese di campagna dove tutti si chiamavano per nome…”

    CARTA soffia del borotalco sulle pagine: si alza una nuvola bianca.

    EMPIO: (tossisce e starnuta) Pf Pf Etchi!!!! Ma che schifo!

    GINA: Scusi! Non abbiamo fatto in tempo a spolverare.

    14

  • EMPIO: Si vede!

    POLDINA: Empio, ripulisciti l’occhiale.

    RENZO: (porge la coperta a Poldina) E qui c’è una coperta.

    POLDINA: Antica? (Poldina prende la coperta con due dita, la osserva) Empio vie’ un po’ a vedere.

    EMPIO: Roba dell’altro mondo.

    POLDINA: E che puzza. Me pare lu sudari du nu cadavere mortu stecchitu! (PLASTICA da sotto la coperta le dà uno schiaffo che la rivolta e le fa volare via l’anello…) L’anello! Porca zode m’è partito l’anello de smerardi…

    EMPIO: (arrabbiato) Anche tu però! Sveglia!

    POLDINA: Empiùùùù!!!! Che c’entro? È stata lei! (indicando la coperta)

    EMPIO: E vallo a prendere!

    POLDINA: (andando verso il cumulo di plastica dove è finito l’anello) Ma che dovevo fa’ se sto straccio fa la permalosa…

    EMPIO: (ai ragazzi) E voi lo volete firmare questo contratto sì o no?

    GINA: (guarda Renzo) Eh…

    POLDINA: (inoltrandosi, al cumulo di plastica) Non finisce così…

    RENZO: (a Empio) Sì.

    GINA: (a Empio) Certo.

    EMPIO: E allora diamoci una mossa che si fa notte. (tira fuori un grande contratto) Comunque fate bene: godetevela sin che siete giovani e… chissenefrega. Firmate qui. (il contratto sembra quasi sfuggirgli di mano, mentre CARTA si muove all’unisono) Ma… (il contratto si sposta, gli fa fare un giro mentre CARTA gli gira intorno)

    GINA: Cosa sta facendo?

    RENZO: Serve aiuto?

    E il contratto si accartoccia e si apre e chiude velocemente…. così alla fine Empio lo stringe rabbiosamente forte in una mano. Con l’altra mano tira fuori dal taschino una penna di alluminio ma ALLUMINIO con uno schiocco di dita gliela fa volar via. Empio si china a riprenderla.

    POLDINA: (finalmente ha individuato l’anello) Eccolo qua… aspetta…

    POLDINA infila la mano, anzi tutto il braccio dentro il cumulo poi lo ritira fuori sospirando di vittoria ma all’anello c’è attaccato… un dito e una mano di un braccio mozzato!

    POLDINA: (Poldina guarda il braccio mozzato sbigottita, poi lo fa fremere e lo lancia in aria urlando) Aaaahhhhhhhhhhhhhhhh!!!!

    EMPIO: Poldina! Poldina! Che è successo?

    POLDINA: (singhiozzando) Ah! Ah! Ah! Ah!

    EMPIO: Siediti amore mio. (poi si gira verso RENZO) Presto, presto, un po’ d’acqua per la mia Poldina!

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  • Mentre Empio è girato, Poldina fa per sedersi sul comodino, ma LEGNO glielo sposta indietro: Poldina cade per terra!POLDINA: Ahhhhhhhhh!!!!

    EMPIO: (aiutando Poldina ad alzarsi) Poldina, cara, non è successo niente…

    POLDINA: Mmmmmmmm… (mentre piagnucola fa segno che il comodino l’ha fatta cadere…)

    EMPIO: Micina mia, picci picci, aspetta… (le bagna la fronte con un po’ d’acqua) aspetta… ecco. Povera la mia Poldina che oggi le vanno tutte storte.

    POLDINA: Io non c’entro nulla! (indicando gli oggetti) Sono stati loro!!

    EMPIO: Micina non ti arrabbiare. (dandole la bambola) Ecco, tieni il mio regaluccio.

    POLDINA: Mi fa schifo questa bambola!!! (Poldina strappa un braccio alla bambola e la butta via.)

    EMPIO: (le porge il bicchier d’acqua) E bevi un sorso d’acqua che ti fa bene.

    POLDINA: (beve un sorso e subito schifata lo sputa, nebulizzando l’acqua in faccia a Empio) Pffffffffffff

    Empio si sbilancia, fa un passo indietro e va a incocciare con il piede sulla latta di alluminio e cade per terra.

    RENZO: Mi spiace che è caduto!

    GINA: Si è fatto male?

    EMPIO: Basta, questa è la goccia che fa traboccare il vaso.

    Empio si rialza.

    RENZO: Altro che goccia, gli ha fatto la doccia.

    EMPIO: (plateale) Io, il costruttore Empio Marosi-Secchi non ero mai – e dico mai e sottolineo mai – stato trattato…

    PLASTICA: (con la sua paperella nascosta dietro la schiena) BOPI BOPI

    EMPIO: Il bopi bopi!

    GINA: Non è colpa nostra.

    POLDINA: È colpa di questa casa maledetta!

    RENZO: È stato solo un incidente.

    POLDINA: Sì, col cavolo. Presto Empio, andiamo via di qui.

    EMPIO: Andiamo Leopolda. (rivolto a Gina e Renzo) E quanto a voi, a mai – e dico mai e sottolineo mai – più rivederci!!!

    PLASTICA: BOPI BOPI

    EMPIO: Ahhhhhh!

    Empio e Poldina escono.

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  • SCENA QUARTA: ADdIO MILIONI!

    GINA: Addio clienti!

    RENZO: E addio milioni!

    GINA: Te l’avevo detto che bisognava mettere a posto la casa prima di farci venire qualcuno. Ma tu niente!

    RENZO: E che ne sapevo io? Questi poi erano proprio degli sfigati! Oh non gliene andava bene una. Ancora un po’ e sarei scoppiato a ridergli in faccia.

    GINA: Non dirlo a me… Comunque qui bisogna sistemare tutto, se no la prossima volta succede di nuovo come stasera.

    RENZO: D’accordo. Ci vorrà una vita però.

    GINA: (pausa) Renzo. Perché non dormiamo qui stanotte? In macchina c’è ancora la tenda. Domani mattina ci alziamo presto e iniziamo a pulire tutto. Così passiamo anche a chiedere in Comune come dobbiamo fare per la raccolta differenziata.

    RENZO: Si può fare. Si può fare. (pausa) E per la cena?

    GINA: Per fortuna ci ho pensato io. Borsa frigo in macchina. Yogurt e frutta.

    RENZO: Tristezza.

    GINA: La prossima volta pensaci tu allora. Dai, vai a prendere la roba. E sbrigati che fra un po’ fa notte.

    RENZO: Vado vado.

    (Renzo esce)

    GINA: Sta proprio facendo buio. (tira fuori il telefonino, accende la torcia e avanza per la casa) Sembra proprio di essere tornati indietro nel tempo… senza luce… (esce in giardino) in un altro mondo…

    Gina prende il grande quaderno delle storie, lo apre delicatamente come per leggere.

    RENZO: (facendo trasalire Gina) Gina! C’era anche del cioccolato.

    Gina posa il quaderno.

    Renzo apre la tenda istantanea, Gina lo aiuta. Poi Renzo riprende il sacchetto degli yogurt (ancora nel cartoncino) che aveva appoggiato per terra.

    RENZO: Ah non abbiamo…

    ACCIAIO con una capriola arriva da Renzo, gli poggia due cucchiaini nell’altra mano, e poi rotola via nella notte.

    RENZO: (stranito) Ah!

    Si siedono fuori dalla tenda a mangiare.

    GINA: (aprendo lo yogurt, guardando la linguetta di alluminio) E questo poi dove va?

    RENZO: È alluminio, con i metalli come l’acciaio. (indicando il vasetto di plastica) E questo nella plastica. (pausa) Dobbiamo anche recuperare la bambola.

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  • GINA: E perché scusa? È finita nella plastica…

    RENZO: Ma allora anche la signorina so-tutto-io fa gli scivoloni… animalessa, si riciclano solo gli imballaggi, mica i giocattoli.

    GINA: E tu come lo sai?

    RENZO: A scuola.

    GINA: Ma se ti han bocciato due volte?

    RENZO: Si vede che quella volta ascoltavo, e so anche che il cristallo non va nel vetro e gli scontrini non vanno nella carta. (pausa) Comunque sono contento che quei due lì… lo Scempio Maroni Secchi e la Leopolla Starnazza non abbiano preso la casa.

    Iniziano a entrare nella tenda.

    GINA: Pensa che faccia farebbero se ci vedessero qui.

    RENZO: Beh (imitando Poldina) “Less is more”.

    GINA: (imitando Empio) “Minimal come piace alla mia Poldina”.

    RENZO: (imitando Poldina) “Porca zode! Ce faccio weddings, conventions, and more and more… ma se pensi che mi metto a separare tutta sta schifezza, mi sa che ti sbagli”.

    GINA: Un po’ criminali anche. (pausa) Mi ha fatto ridere che gli hai fatto anche lo zombie…

    RENZO: Mi è venuto, non mi trattenevo più!

    GINA: E con l’acqua? Hai visto la faccia della Leopolla?

    RENZO: No, ma ho visto quella dell’architetto: era tutto bagnato!

    GINA: Ma dove l’hai presa?

    RENZO: Boh.

    GINA: I nonni non li avrebbero neanche fatti entrare quelli.

    RENZO: Capirai…

    GINA: Dai, dormiamo che domani ci svegliamo presto. Buonanotte.

    RENZO: Notte.

    Gina spegne la luce del suo telefono.

    (pausa)

    RENZO: Gina…

    GINA: Eh?

    RENZO: Ti ricordi?

    GINA: Cosa?

    RENZO: Anche da piccoli andavamo a letto presto la sera.

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  • SCENA QUINTA: IL SOGNO (La scena del sogno rappresenta una traccia che può essere interpretata a piacere).

    Buio, musica, poi la luce del Sogno.

    Le Materie si animano e, in una danza di gesti muti, iniziano a trasformare la casa e il giardino.

    CARTA prende il grande quaderno delle storie, ne sfoglia le pagine e inizia a raccontare agli altri una storia ma intanto si allontana leggera, raggiungendo un lato interno della casa. LEGNO ne anticipa di qualche passo il cammino e quando CARTA si ferma le porge uno scaffale, dove lei appoggia il libro. Poi CARTA tira fuori dal suo scatolone di cartone altri libri, quaderni e cartoncini colorati e li dispone su un piccolo tavolino che LEGNO ha montato appoggiando un pannello truciolare su due cavalletti di legno. ACCIAIO mette dei chiodi in un vasetto di vetro.Legno tira fuori dalla sua borsa delle matite e le dà a CARTA, che si mette a scrivere e disegnare qualcosa su un cartoncino.

    VETRO invece, dopo un attimo di esitazione, sale sulle spalle di ACCIAIO, già pronto in posizione: insieme tirano in alto, da una parte all’altra della sala, un cavo di acciaio, al confine fra la casa e il giardino. PLASTICA non appena li vede tira fuori dalla borsa un filo di lucine (come elemento scenico e non perché riprodotto di plastica), poi sale sulle spalle di ALLUMINIO e lo distende arrotolandolo sul cavo di acciaio. E VETRO accende delle lucine a terra dentro a vasetti di vetro.Arriva CARTA che in punta di piedi offre a PLASTICA, ancora sulle spalle di ALLUMINIO, il cartello che ha appena finito di scrivere. PLASTICA riesce a prenderlo, sì, ma poi non sa come appenderlo e così LEGNO la aiuta porgendole le due mollette che aveva in tasca. Poi VETRO, ancora sulle spalle di ACCIAIO, tocca una delle lucine: si accendono.Sul cartello c’è scritto: BIBLIOTECA BOPI BOPI (oppure: BENVENUTI).

    LEGNO fa rotolare una bobina per cavi sino all’angolo del giardino e poi la rivolta perché si possa usare come un tavolino. ALLUMINIO invece corre a prendere due sedie di alluminio per far accomodare gli ospiti.

    PLASTICA corre verso il pubblico, lanciando un nuovissimo frisbee e facendolo saltare in aria. Poi lo mette nella borsa di pluriball, lo scuote come per fare una magia, e tira fuori degli occhiali da sole da clown e inizia a fare i suoi giochi buffi. A un certo punto tira fuori anche la mano mozzata! Ride e imita Poldina terrorizzata.

    Tutti ridono.

    CARTA continua ad arricchire le decorazioni con piccoli origami o festoni di carta, posiziona anche sedute in cartone.ALLUMINIO invece è corso a prendere una bicicletta di alluminio e si unisce allo spettacolo di Plastica.

    Bisogna evitare di far cadere il Signor VETRO che sta arrivando con un vassoio carico di vasetti e una bottiglia in mano, seguito da ACCIAIO che invece porta un grande vassoio che contiene sicuramente una torta.

    Il Signor VETRO, sfiorato dalla bicicletta di ALLUMINIO, si sbilancia, fa una piroetta, e riesce a non far cadere niente ma così la bottiglia gli vola via dalle mani… e viene recuperata al volo da LEGNO che però nella foga tocca ACCIAIO… che così scivola, fa una capriola con la teglia in mano e riesce a rialzarsi in piedi. Voilà!

    Tutti applaudono, insieme.

    LEGNO tocca il tappo di sughero della bottiglia per vedere che vada tutto bene e poi chiede il cavatappi ad ACCIAIO che gli fa cenno di prenderlo nella sua tasca: ha ancora in mano la torta…La bottiglia è stappata! Tutti si alzano e si avvicinano per farsi riempire i bicchieri mentre ALLUMINIO lancia i suoi sberluccichini (fogli di alluminio tagliati in piccoli quadretti).

    Brindano, girano intorno, come in una danza circolare.

    LEGNO porta in scena un vaso di erbe e fiori.

    Mentre la luce sale, le Materie affrettatissime rimettono tutto come era prima. O quasi.

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  • SCENA SESTA: IL Finale

    GINA: (si sveglia) Renzo, Renzo, svegliati. Devo raccontarti una cosa straordinaria.

    RENZO: Aspetta. Devo raccontarti prima una cosa io: ho fatto un sogno!

    GINA: Anch’io!!!

    RENZO: C’era questa casa ma non era più così, era bella e con tantissime cose nuove!

    GINA: Anche nel mio e c’era una festa e c’erano tutte le persone che lavoravano e si divertivano.

    RENZO: Anche nel mio! E poi c’era anche…

    GINA E RENZO: (insieme) No!!!

    RENZO: È incredibile abbiamo fatto lo stesso sogno! Forse è vero che questa è una casa magica.

    GINA: O forse ci siamo solo ricordati di com’era bello quando eravamo tutti insieme.

    RENZO: O di quello che potremmo fare, tutti insieme. (si alza in piedi) Gina, perché non facciamo una festa? Invitiamo gli amici e i vicini di casa, ci daranno una mano.

    I ragazzi iniziano a capire che un altro futuro della casa è possibile.

    GINA: Non sarebbe una cattiva idea.

    RENZO: Già… e se poi qualcuno nel frattempo la vuole comprare?

    GINA: Beh, diremo all’agenzia che prima di venderla bisogna metterla a posto.

    RENZO: E poi la venderemo?

    GINA: Non lo so, dipende, dipende anche da noi, da cosa vogliamo che diventi… (si ferma a guardare la casa, poi si dirige verso l’uscita) Dai, andiamo fuori a prenderci un caffè che poi iniziamo a lavorare.

    Renzo la segue, quando passa davanti al grande quaderno si ferma, lo prende in mano.

    RENZO: Gina, aspetta.

    GINA: Dai andiamo…

    RENZO: Mi stavo chiedendo cosa potrebbe succedere se…

    GINA: Se?

    RENZO: Se anche le materie potessero sognare… ricordare… allora anche noi… beh potremmo…

    GINA: Sì, possiamo. Dipende da noi.

    I ragazzi ora sono convinti: si può costruire un futuro migliore per quella casa e per quel giardino. Buio.

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  • NOTE AL TESTO E ALLA MESSAINSCENA

    di Raffaele Rezzonico

    DiPEnDE noidADiDiPPEEnnDDEE nnooiiddAA

  • Scritture e riscritture:Questo testo è una riscrittura di uno spettacolo originale scritto da Ezio Alberione nel 1992 intitolato “Anche le caffettiere vanno in paradiso?”. L’occasione per riscrivere questo testo è il progetto di educazione alla cittadinanza ambientale “Riciclo di Classe”, promosso da CONAI in collaborazione con il Corriere della Sera, per sostenere l’educazione alla corretta separazione dei rifiuti e al riciclo come atto di responsabilità all’interno di un contesto di cittadinanza consapevole dell’importanza di salvaguardare l’ambiente in cui viviamo.

    In questo caso… è stato riciclato uno spettacolo, un testo!Questo testo riciclato ora arriva ad altre persone, adulti e bambini, che potrebbero aver voglia di metterlo in scena tutto o in parte o prendere ispirazione per fare qualcos’altro ancora.Un solo invito: riciclatelo! Fatene qualcosa di nuovo, di vostro.Ricordate solo di citare da dove arriva il materiale di partenza, come sto facendo qui io.

    Poldina, il dialetto marchigiano e altri accenti:Leopolda Strambucci, detta Poldina, ogni tanto parla in marchigiano. Questo succede perché la prima attrice che ha interpretato Poldina era marchigiana e si è divertita a mettere nel personaggio delle espressioni della sua terra. Anche il Dottor Legno per motivi simili ha una parlata un poco bolognese. Ognuno, naturalmente, può scegliere di farli parlare come vuole. Abbiamo tenuto queste possibilità nel testo per invitare chi vuole metterlo in scena a giocare con il linguaggio, che è una delle cose belle del teatro. In questo caso, poi, ci sono anche degli esseri non umani: le Materie. Capire come possono parlare l’Acciaio, la Carta, il Legno, la Plastica, l’Alluminio e il Vetro può essere molto divertente.

    Scenografia e oggetti:Il testo descrive molte azioni e molti oggetti perché la storia parla della relazione fra gli uomini e le materie di cui è fatto il mondo che abitiamo. Dunque questa storia si esplica in una drammaturgia delle materie.La speranza è che tutti questi oggetti e materiali non siano di impiccio all’invenzione teatrale, oppure alla necessità di fare con quello che si ha, si trova o si sa fare meglio. Per esempio, se un fusto d’acciaio fosse troppo pesante da portare su un palcoscenico, si potrà mettere una latta per l’olio, sempre d’acciaio, e far sì che il Signor Acciaio le stia vicino e suoni quella con il suo mestolo. Così per tutte le altre cose: ognuno potrà scegliere liberamente ciò che vuole rispettando la logica delle Materie e quella… degli imballaggi!La logica delle Materie è questa: ogni Materia (Carta, Alluminio, Plastica, Acciaio, Vetro, Legno) può manipolare soltanto oggetti fatti della sua materia. La logica degli imballaggi è invece questa: ciò che si differenzia a livello domestico non sono gli oggetti complessi e i beni durevoli, ma soltanto gli imballaggi che servono a contenere e a trasportare le cose. Dunque le nostre Materie, quando sono nel giardino-discarica, devono essere contenute, o stare vicine, a degli imballaggi.Senza esagerare… piccole eccezioni ci possono stare e sono presenti anche in questo testo.

    Didascalie:Le didascalie, sempre scritte in corsivo sono fatte innanzitutto per rendere il testo il più comprensibile possibile descrivendo le azioni che fanno i personaggi. Detto questo, quando si prova a mettere in scena un testo le cose cambiano e si possono sperimentare moltissime azioni che funzionano ugualmente anche senza dover per forza cambiare il testo. E qui arriviamo al punto successivo.

    La scena del SOGNO:La scena del Sogno è tutta un’intera didascalia, infatti è tutta scritta in corsivo.È una scena senza parole, fatta solo di azioni mute, in cui lo spazio della casa viene trasformato ed entrano in gioco nuovi oggetti, nati dal riciclo dei materiali.Questa scena rappresenta soltanto una delle soluzioni possibili e presenta molti elementi scenografici e anche alcuni giochi acrobatici non semplici da realizzare. La cosa che consideriamo importante è che tutti i personaggi collaborino insieme per dare vita a uno spazio pubblico, aperto, prendendosi cura della casa. E che si riesca a fare una bella festa. Tutto il resto può cambiare: ad ognuno il suo sogno.

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  • Lo spazio della casa e del giardino:Da qualche anno mi occupo di realizzare, oppure anche soltanto di sognare, immagini teatrali che raccontino l’idea del giardino. Il cambiamento più forte che ho introdotto rispetto al testo originale è stato proprio di dare rilevanza al giardino, prima soltanto accennato, e metterlo al centro della drammaturgia. Penso che trovare una soluzione per creare scenicamente lo spazio della casa e quello del giardino sia la scelta registica più rilevante che deve affrontare chi vorrà mettere in scena questo testo. Quella presentata nelle didascalie è soltanto una delle opzioni possibili.

    Una cosa interessante è che trovare una giusta relazione fra la casa e il giardino in qualche modo richiama, in piccolo, un tema più grande, che è quello di capire come la vita degli esseri umani debba relazionarsi con l’ambiente che li circonda.

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  • I PERSONAGGI DI “DIPENdE DA NOI”

    LE MATERIE:Le Materie rappresentano “l’anima” dei materiali fatti in Acciaio, Alluminio, Legno, Plastica, Vetro e Carta. Invisibili agli occhi degli uomini, possono fare alcune “magie”, manipolando gli oggetti fatti del loro materiale, e apparire nei loro sogni come fossero delle visioni.Tutte insieme, le Materie ricordano una piccola compagnia di circo, una grande famiglia in cui ognuno ha un ruolo essenziale, anche se spesso si litiga gli uni con gli altri. ACCIAIO è un duro, un uomo d’azione. Parla forte, parla chiaro e non fa mai battute di bassa lega. Sa sempre quello che vuole e si comporta come se fosse un antico cavaliere. In realtà, sotto la sua corazza, nasconde una grande sensibilità e ogni tanto si commuove, soprattutto quando pensa alla sua mamma, la Signora Acciaieria.

    ALLUMINIO è intuitivo, eccentrico, elegante e anche un po’ narciso. È capace di adattarsi a molte situazioni con stile e riesce a percepire le energie sottili che vibrano nell’aria. Si comporta come fosse un poeta, un artista, e gli piace parlare in inglese o in francese.

    LEGNO riconnette le sue radici profonde nella natura. Ha molta memoria e ogni tanto si perde nei pozzi profondi del passato. Si muove con gesti meditati. È molto affezionato a tutto ciò che vive, siano uomini, piante, animali.

    VETRO è un visionario: gli piace immaginare il futuro e si sente in dovere di dire sempre la verità, anche se non è la cosa che tutti gli altri vorrebbero sentire. È brillante e divertente. Ha molta paura di rompersi e per questo è terrorizzato da Acciaio, soprattutto quando si arrabbia. Quando invece è al sicuro brilla, ride e scherza.

    PLASTICA sa come cavarsela in ogni situazione. La sua voce è melodiosa, squillante e conosce tutte le ultime tendenze in fatto di giochi, di moda e di stile. Le piace molto divertirsi e sa essere molto veloce nel parlare e nell’agire. Ma non fatela arrabbiare perché… è molto molto permalosa!

    CARTA è leggera, creativa, inventiva: può trovare mille soluzioni ai problemi che si presentano. È molto veloce e così ogni tanto i suoi pensieri corrono tanto rapidamente che si dimentica le cose. Affronta tutto con energia e ha paura soltanto di bagnarsi e sporcarsi.

    I RAGAZZI: GINA e RENZO sono i due fratelli che hanno ereditato la casa dei nonni. Anche se si vogliono bene, spesso litigano fra loro perché Gina è più precisina e invece Renzo vuole sempre scherzare. Hanno una coscienza ambientale più sviluppata di molti adulti, ma stanno ancora cercando come esprimerla.

    I COMPRATORI: EMPIO e LEOPOLDA sono una coppia terribile. Lui è un architetto-costruttore a cui importa solo di fare soldi, costi quel che costi. Lei invece è una organizzatrice di eventi per ricchi clienti. Non hanno alcuna coscienza ambientale e non gli importa niente del futuro.

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  • LA STORIA DI dIPENDE dA NOI

    La nostra storia è ambientata in una vecchia casa di campagna con un grande giardino che un tempo era abitata da due nonni. Ogni estate i loro nipotini, Gina e Renzo, andavano a trovarli e passavano con loro alcune settimane mentre i genitori lavoravano in città. Ai nipoti piaceva molto andare a stare da loro perché i nonni li coccolavano e li lasciavano liberi di fare tutto quello che volevano: potevano correre in giardino, arrampicarsi, leggere, litigare, non fare niente, inventarsi delle storie e poi anche fare degli spettacolini tutti insieme prima di andare a dormire.

    Purtroppo, da quando i nonni sono mancati, nella casa non è andato più nessuno. I nipoti che hanno ereditato la casa vivono lontano, in città, e senza i nonni non hanno più trovato nessun motivo per tornare. Così la casa, lasciata sola, ha iniziato a invecchiare, impolverarsi e arrugginire. Un vero disastro.La cosa più terribile è successa al giardino che sembra diventato una discarica perché della gente malintenzionata ci ha buttato dentro così tanti rifiuti che adesso è difficile persino ricordarsi che un tempo c’era l’erba, la vite americana, i fiori e molte altre piante profumate.

    Un giorno, le Anime dei Materiali (Acciaio, Alluminio, Legno, Plastica, Vetro e Carta) si svegliano magicamente nei pressi della casa e capiscono di trovarsi in una situazione davvero pericolosa: invece che di essere stati raccolti e differenziati con cura, gli imballaggi dei diversi materiali sono stati buttati nel giardino tutti insieme. Se nessuno verrà a prenderli, a separarli e a portarli nei centri dedicati al riciclo, non potranno trasformarsi in nuovi oggetti e saranno costretti a rimanere lì per sempre.

    Mentre le Anime si chiedono preoccupate come potrà andare a finire questa storia arrivano Gina e Renzo, i due nipoti. Sono venuti soltanto perché hanno deciso di vendere la casa e hanno un appuntamento per farla vedere a due possibili compratori. Quando scoprono cos’è successo al giardino sono sconvolti: come sarà possibile riuscire a vendere la casa in queste condizioni?

    Gina e Renzo, nel tempo che gli rimane prima dell’arrivo dei compratori, tentano comunque di mettere a posto quello che riescono e così ritrovano alcuni oggetti che un tempo erano appartenuti ai nonni: la pentola dove cucinava la nonna, la coperta dove si nascondevano per leggere, il quaderno dove scrivevano tutte le storie che si inventavano… Era così bello.

    Ma non è il momento per perdersi nei ricordi perché si sente arrivare la macchina dei compratori. Quando Gina e Renzo escono per andare ad accoglierli, le Anime dei Materiali si consultano velocemente e decidono di “andare all’attacco” per provare a salvare la casa e convincere i ragazzi a prendersi cura di loro.

    Entrano i compratori: l’architetto e costruttore Empio Marosi-Secchi e sua moglie, l’organizzatrice di eventi Leopolda “Poldina” Strambucci. Da subito Empio e Poldina si danno moltissime arie e si aggirano per la casa comportandosi come se fosse già tutto loro. Raccontano ai ragazzi la loro intenzione di demolire la casa per far posto a un albergo di cinque piani. E quanto ai rifiuti… non hanno proprio nessuna intenzione di differenziarli: quando faranno gli scavi della piscina butteranno tutto in un buco, ci coleranno sopra il cemento e chi si è visto si è visto.

    Le Anime dei Materiali sono inorridite e iniziano a sabotare la visita dei compratori facendogli credere che quella sia una casa stregata. Mentre i due compratori continuano la valutazione della casa, le Anime si inventano così tanti scherzi e fanno così tanti rumori che alla fine Empio e Poldina fuggono via terrorizzati. I ragazzi rimangono soli: addio clienti e addio milioni!

    In fondo però Gina e Renzo non sono per niente scontenti che Empio e Poldina se ne siano andati senza comprare la casa: erano proprio odiosi e non avevano rispetto per niente. I nonni di sicuro non avrebbero fatto mai entrare in casa loro delle persone così.

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    Vista la situazione, i ragazzi decidono di rimanere a dormire lì per la notte in modo da iniziare a sistemare la casa il giorno seguente. Montano in giardino una tenda che avevano in macchina, si infilano nei sacchi a pelo, e si addormentano chiacchierando e ridendo di tutte le cose che sono successe ad Empio e Poldina. Cala la notte.

    Mentre i ragazzi dormono, le Anime dei Materiali mettono in scena per loro un grande sogno: la casa e il giardino vengono puliti e messi a posto da tante persone che collaborano insieme per preparare una bellissima festa. Nella festa appariranno molti oggetti che si realizzano attraverso il riciclo dei materiali.

    Quando Gina e Renzo si svegliano, sono sorpresi: gli sembra di aver fatto lo stesso sogno. Adesso non sono più tanto sicuri di voler vendere la casa e di certo non a persone come Empio e Leopolda. Organizzeranno una grande festa e inviteranno tanti amici e vicini di casa per farsi aiutare a rimettere tutto a posto. Poi, tutti insieme, capiranno qual è il futuro migliore per quel luogo: un futuro di cui i loro nonni potrebbero essere orgogliosi.

  • NOTE PER LA MESSINSCENA

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