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. Il Decreto Legislativo 28.01.2008 n. 25 (recepimento della Direttiva 2005/85/CE), con modificazioni ed integrazioni apportate dal D.lgs 159/08

Il Decreto Legislativo 28.01.2008 n. 25 (recepimento della ... · d.lgs 251/07. Diritto ad essere informati (art. 10) Consegna opuscolo informativo predisposto dalla CNDA Obbligo

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� Il Decreto Legislativo 28.01.2008 n. 25 (recepimento della Direttiva 2005/85/CE), con

modificazioni ed integrazioni apportate dal D.lgs 159/08

E la legge organica?

� E’ quanto meno discutibile ritenere che con il recepimento delle direttive UE il corpus normativo attuale in materia di asilo possa dirsi adeguato

� Permane la necessità di una legge organica in materia di asilo che consenta di dare attuazione all’art. 10 c.3 della Costituzione

Solo alcune evidenze di ciò….� a) la diversità della nozione di asilo costituzionale in rapporto

alla natura della diversità del concetto di asilo nella Costituzione rispetto alla convenzione di Ginevra e al diritto comunitario

� b) le carenza, nella attuale normativa,in relazione alo status di protezione umanitaria e ai diritti connessi

� c) rilevanti problematiche di coordinamento tra le norme vigenti

La procedura – il d.Lgs25/08

�Aspetti positivi

1

�Assenza della nozione di paese terzo sicuro (art. 27 ed art. 36 direttiva 2005/85/CE)

�Previsione di un’unica procedura di esame delle domande

2

� Abrogazione delle clausole ostative alla presentazione della domanda, che è sempre esaminata nel merito dalle commissioni territoriali

� Assenza di forme di pre-esame della domanda

3

�La presentazione della domanda non èvincolata ad una forma precisa (art.26 c.1). Unico criterio è che vi sia una chiara manifestazione di volontà

�In tutte le fasi connesse alla presentazione e all’esame della domanda è garantital’assistenza di un interprete della lingua del richiedente o di una lingua a lui comprensibile

4

� Eliminazione dell’istituto del trattenimento nei CID, ora CARA

� Effettività nell’accesso alla giurisdizione (art. 32 co.4) – espressa previsione di non contestualità tra notifica del diniego ed emanazione di un provvedimento di espulsione, ovvero la messa in esecuzione di un precedente provvedimento di allontanamento

5. … (a scendere)

� Previsione di una misura, residuale, di protezione nazionale (art. 32 co.3) –protezione “umanitaria”

� Accesso alle misure di accoglienza a seguito di ricorso

Abrogazione clausole ostative

�E’ abrogato l’art. 1 comma 4 della L. 39/90Ne consegue che tutte le istanze sono esaminate

dalle commissioni, anche al fine di accertare la sussistenza delle eventuali condizioni di esclusione o inammissibilità della domanda

Casi di inammissibilità (art. 29)

�C.1 lettera a) Persona già riconosciuta rifugiata in uno Stato firmatario di Ginevra e nel quale può godere protezione�C.1 lettera b) Reiterazione di domanda identica

Inammissibilità: punti di attenzione

�La fattispecie di cui alla lettera a) non trova applicazione a una eventuale nuova domanda di asilo presentata dal medesimo soggetto che, fatto rientro nel suo Paese di origine o dimora abituale, nuovamente presenti istanza di protezione poiché in tale ipotesi la nuova domanda di asilo andrà esaminata nel merito alla luce degli elementi nuovi addotti dal richiedente.�Parimenti non può considerarsi reiterazione di domanda identica neppure la proposizione di una nuova domanda di asilo presentatadal richiedente cui è stata rigettata l’istanza, sia in sede amministrativa che giurisdizionale se la nuova domanda contiene nuovi elementi relativi alla condizione del richiedente o alla situazione nel paese di origine che possono essere oggetto di una nuova valutazione. La norma citata trova pertanto corretta applicazione nella sola ipotesi di nuova presentazione di una domanda che risulti identica, sotto il profilo delle ragioni e delle circostanze addotte, a quella che era stata rigettata, presentata dallo straniero che ancora si trovi sul territorio nazionale o che vi sia stato riammesso.

Presentazione della domanda (art. 26)

�Il D.lgs 25/08 agli artt. 3, 6, 8, 26 introduce altresì ulteriori rilevanti novità in materia di accesso alla procedura di asilo. La domanda di asilo può essere presentata alla “ polizia di frontiera ovvero alla questura competente per il luogo di dimora. Nel caso di presentazione della domanda all'ufficio di frontiera è disposto l'invio del richiedente presso la questura competente per territorio” (art. 26 c.1) Necessaria partecipazione personale femminile (art. 26 comma 1) in presenza di richiedenti asilo di sesso femminile�La presentazione della domanda non è vincolata ad una forma precisa (art.26 c.1). Unico criterio è che vi sia una chiara manifestazione di volontà�Verbale redatto su modello uniforme CNDA�Copia domanda è rilasciata al richiedente�Avvio delle procedure per la competenza Dublino ed eventuale invio ai CARA o trattenimento in CIE

Tempestività

� Le istanze non possono essere “ respinte o escluse dall’esame per il solo fatto di non essere state presentate tempestivamente”(art. 8 c 1)

� Si rammenta tuttavia l’art. 3 c.4 lettera d) del d.lgs 251/07

Diritto ad essere informati (art. 10)

� Consegna opuscolo informativo predisposto dalla CNDA

� Obbligo di informare da parte della PS� Garanzia di contattare l’ACNUR o altra

organizzazione di fiducia in ogni fase del procedimento

� In tutte le fasi connesse alla presentazione e all’esame della domanda è garantita l’assistenza di un interprete della lingua del richiedente o di una lingua a lui comprensibile

Guida per i richiedenti protezione internazionale

� Il vademecum è stato pubblicato in amarico,curdo, farsi, francese, inglese, spagnolo, serbo, somalo, tigrino e arabo ed è disponibile sul sito del Ministero dell’interno (www.interno.it ) Si raccomanda agli operatori della P.A. e dello SPRAR un’attenta lettura ed una diffusione di questo strumento informativo, che è stato redatto ponendosi proprio nell’ottica della tutela del richiedente asilo durante tutte le fasi della procedura.

� La guida è stata redatta da ASGI,UNHCR, Servizio Centrale SPRAR in collaborazione con la Commissione nazionale

Accesso all’accoglienza attenzione ad evitare la creazione de facto di una condizione di limbo e di assenza di tutela

� L’accesso alle misure assistenziali è disposto ai sensi del D.Lgs 140/05, art. 5 “ dal momento della presentazione della domanda” .

� Si evidenzia come il combinato disposto dell’art. 26 c. 4 del d.lgs25/08 e dell’art. 5 c.5 del d.lgs 140/05 preveda che la ricezione della domanda di asilo da parte dell’autorità di PS, con conseguente rilascio del verbale di ricezione dell’istanza, nonché del permesso di soggiorno o dell’attestato nominativo, e l’attivazione delle misure di accoglienza avvenga contestualmente o subito dopo la presentazione della domanda di asilo, che come si è detto, si determina a seguito della chiara manifestazione di volontà del richiedente di richiedere la protezione internazionale. Ciò al fine di evitare che il richiedente protezione internazionale, che in genere è persona del tutto sprovvista di mezzi propri di sostentamento, possa rimanere privo di assistenza per periodi più o meno lunghi

La conformità alla Direttiva 2003/9/CE

� La questione di un tempestivo accesso all’accoglienza e a una formalizzazione della condizione giuridica di richiedente assume forte rilevanza alla luce di una diffusa situazione nella quale si registrano gravi situazioni di attesa di settimane o anche di mesi, specie nelle grandi aree urbane, tra la presentazione della domanda di asilo e la sua verbalizzazione.

� Si richiama pertanto l’attenzione su quanto disposto dall’art. 6 c.1 della Direttiva /2003/9/CE sulle norme minime in materia di accoglienza che prevede che entro tre giorni dalla presentazione della domanda “ai richiedenti asilo sia rilasciato un documento nominativo che certifichi lo status di richiedente”.

Questione aperta?

�Quale accoglienza garantire nel periodo che intercorre tra “l’invito” a presentarsi per formalizzare la domanda di asilo e laverbalizzazione della stessa se comunque si produce un lasso di tempo significativo?

�Applicazione dell’art. 5 c.5 secondo capoverso del d.lgs 140/05?

�Invio allo sprar (se ricorrono comunque le ipotesi? – possibile buona prassi?)

Diritto al soggiorno nel territorio

�Con la presentazione della domanda di asilo il richiedente acquisisce il diritto a rimanere nel territorio dello Stato “fino alla decisione della commissione territoriale in ordine alla domanda, a norma dell’art. 32”(art. 7 c.1) fatte salve le ipotesi di ricorso in sede giurisdizionale di cui all’art. 35.

�Il rilascio del permesso di soggiorno, come si vedrà(parte accoglienza) dovrebbe costituire l’ipotesi generale, mentre l’attestato nominativo dovrebbe riguardare solo le l’ipotesi di cui all’art. 20 c.2 lettere b e c)

Limitazione libertà circolazione

�L’art. 1 c.1. lettera b) del D.Lgs 159/08 che ha modificato l’art. 7 c.1. del D.Lgs 25/08 relativo al diritto di permanenza nel territorio dello Stato del richiedente asilo, ha previsto che “ Il Prefetto competente stabilisce un luogo di residenza o un’area geografica ove i richiedenti possano circolare” con limitazione operante fino alla decisione della commissione territoriale in ordine alla domanda, a norme dell’art. 32 dello stesso d.lgs 25/08

Problematiche connesse

�La citata disposizione a prima vista appare destinata ad applicarsi a tutti i richiedenti asilo, non pare tuttavia applicabile ai richiedenti asilo in possesso di un regolare permesso di soggiorno, rilasciato ai sensi dell’art. 26 c.4 del D.Lgs 25/08�Si segnala altresì che la norma non prevede un controllo giurisdizionale sui provvedimenti emessi, e altresì non indica la sanzione in cui incorre il richiedente che non rispetti la decisione prefettizia. Lo stesso ambito geografico di applicazione di quest’ultima risulta non definito. �Nella prassi non si registrano applicazioni di detta disposizione.

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� I minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo

Cambio di prospettiva

�Le norme introdotte dal d.lgs 25/08 per ciò che riguarda la domanda di protezione internazionale dei minori non accompagnati evidenziano una chiara volontà del Legislatore di proteggere in maniera migliore che in passato la situazione dei minori richiedenti asilo, e di fare emergere un fenomeno che era, e forse rimane, per molti aspetti “sommerso”.

Art. 19

�1. Al minore non accompagnato che ha espresso la volontà di chiedere la protezione internazionale è fornita la necessaria assistenza per la presentazione della domanda. Allo stesso è garantita l'assistenza del tutore in ogni fase della procedura per l'esame della domanda, secondo quanto previsto dall'articolo 26, comma 5.

Accertamento dell’età – art. 19

�2. Se sussistono dubbi in ordine all'età, il minore non accompagnato può, in ogni fase della procedura, essere sottoposto, previo consenso del minore stesso o del suo rappresentante legale, ad accertamenti medico-sanitari non invasivi al fine di accertarne l'età. Se gli accertamenti effettuati non consentono l'esatta determinazione dell'età si applicano le disposizioni del presente articolo.

�3. Il minore deve essere informato della possibilità che la sua etàpuò essere determinata attraverso visita medica, sul tipo di visita e sulle conseguenze della visita ai fini dell'esame della domanda. Il rifiuto, da parte del minore, di sottoporsi alla visita medica, non costituisce motivo di impedimento all'accoglimento della domanda,nè all'adozione della decisione.

considerazioni

La norma pone dei paletti estremamente rigorosi a protezione dei diritti del minore, che possiamo sintetizzare in quattro profili:

� a) gli accertamenti medico-sanitari vanno disposti non sempre ma solo in caso vi sia dubbio sull’età del minore, ovvero non si disponga di documentazione attestante l’età del minore (a tal fine andràconsiderata sufficiente la sussistenza di documenti di viaggio o di identificazione), ovvero sia palese la minore età del richiedente;

� b) il minore o il suo legale rappresentante debbono dare il consenso informato; diversamente le prove non possono essere effettuate e la domanda di asilo è comunque esaminate alla luce delle informazioni disponibili;

� c) l’utilizzo del plurale nell’espressione “accertamenti medico-sanitari”non può essere ritenuto casuale, ma evidenzia la consapevolezza del Legislatore nel ritenere che tutti gli accertamenti diagnostici attualmente a disposizione hanno dei margini di errore più o meno ampi e che pertanto, salvo casi evidenti, una ragionevole certezza sull’attendibilità e sulla precisione dei risultati ottenuti risulta possibile solo attraverso l’utilizzo di più di un accertamento diagnostico;

� d) in ogni caso, in presenza di dati non concordanti deve prevalere il beneficio del dubbio e il richiedente va considerato minore.

Art. 19 e art. 28

�Il minore partecipa al colloquio personale secondo quanto previsto dall'articolo 13, comma 3, ed allo stesso è garantita adeguata informazione sul significato e le eventuali conseguenze del colloquio personale. (art. 19 c.4)

�La domanda è esaminata con priorità (art. 28)

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L’organo di valutazione

Commissioni territoriali(art. 4)

�4 componenti:�Le CT si avvalgono del supporto logistico ed amministrativo del Dip. Libertà civili Ministero Interno�I commissari sono nominati dal Ministro Interno�Eventuale integrazione con componente del Min.Esteri�Incarico triennale rinnovabile�Gettone di presenza�Principio dell’equilibrio di genere

commissioni territoriali

�Competenza dell’organo di valutazione- individuazione dei componenti senza una specifica selezione

per titoli ed esami sulle materie attinenti- Mancata valutazione delle esperienze maturate-mancata previsione di figure professionali specifiche-Incongruità della figura del rappresentante dell’ente locale�Indipendenza di giudizio ed autonomia dal potere esecutivo-Eccessivo collegamento funzionale con l’amministrazione centrale dell’Interno-Assenza di altre amministrazioni (e: giustizia, sociale et)-Assenza di figure professionali non rappresentanti una specifica amministrazione, bensì individuati sulla base delle competenze�Evidente sottovalutazione nella norma primaria dellaproblematica dei mezzi e risorse umane e materiali per permettere un’efficace azione amministrativa

La formazione da parte della commissione nazionale (art.15)

�La formazione ha altresì lo scopo di fornire le competenze che permettano una “dovuta attenzione al contesto personale o generale in cui nasce la domanda, compresa l’origine culturale o la vulnerabilità del richiedente”�Formazione agli interpreti�Formazione al personale di supporto

Informazioni paesi di origine (art. 8)�ciascuna domanda è esaminata alla luce di informazioni precise ed aggiornate circa la situazione generale esistente nel paese di origine dei richiedenti asilo, e, ove occorra, dei paesi in cui sono transitati, elaborate dalla commissione nazionale sulla base dei dati forniti dall’ACNUR , dal Ministero degli affari esteri, o comunque acquisite dalla commissione stessa”.

�Informazioni fornite dalla commissione nazionale anche agli organi giurisdizionali

�Rinvio al regolamento (art.38)

Direttiva 2005/85/CE

� All’’art. 8 comma 2 lettera c di detto articolo si dispone quale norma vincolante per gli Stati che “il personale incaricato di esaminare le domande e decidere in merito abbia una conoscenza dei criteri applicabili in materia di diritto d’asilo e di diritto dei rifugiati”.

� All’art. 13 c.3 lettera a la stessa Direttiva prevede che gli Stati debbano provvedere affinché “ la persona incaricata di condurre il colloquio abbia la competenza sufficiente per tenere conto del contesto personale o generale in cui nasce la domanda, compresa l’origine culturale e la vulnerabilità del richiedente

� Per quanto le disposizioni comunitarie siano alquanto generiche sorgono fondati dubbi che la norma di recepimento della Direttiva 2005/85/CE sia, sugli aspetti sopra citati, conforme alla direttiva stessa

Le decisioni: elementi di attenzione

�La decisione con cui viene respinta una domanda ècorredata da motivazioni di fatto e di diritto

�L’obbligo di motivazione riguarda entrambi gli status (rifugiato/protezione sussidiaria) e la protezione umanitaria

�Vanno indicate le ragioni specifiche e vi deve essere congruità nella motivazione

�Indicazione delle informazioni sui paesi di origine

�Deve essere possibile evidenziare l’iter logico seguito nell’assunzione della decisione

Verbale (art. 14)

�Il verbale comprende le dichiarazioni e tutta la documentazione depositata

�Il verbale non è un riassunto (anche se può non riportare le dichiarazioni non significative)

�Esposizione precisa delle motivazioni di fatto e di diritto e redazione del verbale - trasparenza e correttezza del procedimento

Accesso alle informazioni (art. 17)

� Al richiedente o al suo legale rappresentante nonché all’avvocato che lo assiste è garantito l’accesso a tutte le informazioni relative alla procedura che potrebbero formare oggetto di giudizio in sede di ricorso

Raccolta di informazioni (art.25)

�In nessun caso possono essere assunte informazioni dai presunti responsabili della persecuzione ai danni del richiedente

�In nessun caso le commissioni forniscono informazioni che possono nuocere all’incolumità del richiedente e dei suoi famigliari, anche residenti nel paese di origine

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� Il guazzabuglio dell’accoglienza

Accoglienza o trattenimento? I CARA

�Non ci può essere trattenimento per il solo fatto di esaminare la domanda�Viene soppresso l’istituto del trattenimento nei Centri di identificazione dei richiedenti asilo – sostituiti con i CARA ? –mancato coordinamento normativo con D.lgs 140/05�Non si può parlare di trattenimento ma di ospitalità�La residenza nel centro CARA non incide sulla sfera privata, fatte salve le regole di convivenza.�E’ comunque garantita l’uscita nelle ore diurne�Istanza al prefetto di allontanamento temporaneo�Allontanamento ingiustificato non equivale più alla rinuncia della domanda

Ipotesi di invio ai cara (art. 20) cosa cambia?

�Sparisce la differenza tra avvio obbligatorio ed avvio facoltativo�Alcuni casi di trattenimento nei CID non costituiscono ragioni per l’accoglienza nei CARA (verifica elementi su cui si basa la domanda di asilo, pendenza procedimento di essere ammessi nel territorio)�Ipotesi di accoglienza nei CARA (espulsione amministrativa – art. 13 comma 2 lettera a e b T.U.Immigrazione) con le modifiche al d.lgs 25/08 tornano a determinare il trattenimento nei CIE

Problematiche interpretativeart. 20 comma 2 lettera a

�l’ipotesi di invio ai CARA è finalizzata esclusivamente all’espletamento dell’ identificazione del richiedente e non si configura come esame prioritario della domanda (art. 28)�Interpretazione doverosamente restrittiva per evitare violazioni della Direttiva 2003/9/CE�non applicazione in caso di possesso di documenti che permettano comunque di accertare l’identità�Non applicazione in caso di tempestiva dichiarazione dell’utilizzo di documenti falsi per giungere in Italia (art. 31 Conv. Ginevra)

alcuni aspetti critici

� Rilascio del pds dopo identificazione (previsione mi sembra previsione spesso non attuata di fatto)

� In caso di cessazione dell’accoglienza nei centri per decorrenza dei tempi, i termini del ricorso sono15 o 30 giorni? (attualità della condizione o situazione pregressa? Qual’è la ratio della norma?)Nei casi di accoglienza o trattenimento disposti ai sensi degli articoli 20 e 21, il ricorso è proposto, a pena di inammissibilità, nei quindici giorni successivi alla comunicazione del provvedimento dinanzi al tribunale che ha sede nel capoluogo di distretto di corte d'appello in cui ha sede il centro (art. 35 c.1)

� Effetto sospensivo ex lege

Art. 20co.2 lettere b e c

�Previsione di un limite temporale massimo di accoglienza teoricamente coincidente con l’esame della domanda (art. 27 co.2)

�Tuttavia, anche considerato che i tempi di esame delle domande sono comunque ordinatori non c’è nessuna previsione chiara di accoglienza successiva alla permanenza nei centri se la domanda non è stata ancora esaminata (es: per congestione del numero di domande, o per rinvio dell’audizione per le ragioni di cui all’art. 12 co.3, o ancora per la necessità di acquisire nuovi elementi – art. 28 co. 3)

Una riflessione

Il mantenimento di una chiara distinzione tra I richiedenti asilo di cui alla a) dalle altre fattispecie di cui all'art. 20 comma 2, poggia sulla necessità di evitare una illogica equiparazione tra colui che mette in atto un comportamento teso ad eludere i controlli di frontiera, o che soggiorna irregolarmente, con quella del richiedente asilo che semplicemente fugge dal proprio paese privo di documenti di viaggio o di identità, o con documenti contraffatti, ancorchémanifesti senza indugio alle Autorità la propria condizione

Problematiche interpretative(art. 20co. 2 lettera b e c)

�La fattispecie di cui alla lettera b) del medesimo comma va correttamente ricondotta alla situazione nella quale “lo straniero sia stato fermato per avere eluso o tentato di eludere i controlli di frontiera”. E’ pertanto necessario che la PS riscontri chiaramente nello straniero tale volontà elusiva dei controlli al fine di dare corretta applicazione all’ipotesi normativa.�La medesima necessità del riscontro oggettivo di un comportamento elusivo dei controlli sussiste in riferimento all’applicazione della fattispecie di cui al medesimo art. 20 comma 2 lettera c) in relazione ad uno straniero “fermato in condizioni di soggiorno irregolare” , escludendo pertanto in modo chiaro tutte le situazioni nelle quali il richiedente, ancorché irregolarmente presente nel territorio nazionale, si sia presentato alle Autoritàmanifestando l’intenzione di chiedere asilo.

Interrogativi

� Come si configura il caso dei rifugiati soccorsi in mare? Si può ritenere sussistere da parte loro una volontà elusiva dei controlli?

� Analoga riflessione riguarda il caso delle persone salvate da naufragio

Durata dell’accoglienzaart. 20 co.2 lettera a)

�Art. 20 co.2 lettera a) – previsione del termine massimo di 20 giorni. Assenza di una disposizione che garantisca la prosecuzione dell’accoglienza presso una struttura diversa (Sprar? Altro?)

�Assenza di alcun collegamento con il d.lgs 140/05

Direttiva 2003/9/CE (art. 16 comma 5)

� gli stati membri provvedono a che le condizioni materiali di accoglienza non siano revocate o ridotte prima che sia presa una decisione negativa"

CARA/SPRAR una proposta di riflessione

�Nonostante l’impianto maggiormentegarantista della nuova normativa, permane una separazione nettissima tra due sistemi pubblici di accoglienza (sistema CARA a diretta gestione governativa e sistema SPRAR, gestito tramite gli enti locali) con profonde differenze in termini di efficacia della tutela del richiedente asilo

CARA/SPRAR una proposta di riflessione

Utilizzo delle medesime strutture già CID di grandi dimensioni

Possibile mantenimento di strutture spesso poco idonee all’accoglienza, specie dei casi vulnerabili

Centri ordinari, inseriti nel territorio

Previsione della limitazione della libertà di circolazione per una casistica estremamente ampia

Liberta personale e di circolazione

Accoglienza limitata a 35 giorni –nessuna chiarezza su accoglienza successiva

Accoglienza durante tutta l’attesa dell’iter amministrativo

CARASPRAR

… seguesprar cara

Possibile inserimento nello SPRAR, al termine dell’accoglienza nei CARA, solo in presenza di posti sufficienti.

-------------------------------------Dispersione nel territorio nazionale di rifugiati/titolari di protezione sussidiaria privi di assistenza che escono dai CARA (CID) senza alcun supporto e spesso si concentrano nelle grandi aree urbane di persone in stato di bisogno con conseguenti ricadute sulle locali comunità

Complessiva presa in carico del percorso dei richiedenti asilo con inserimento in successivi percorsi di integrazione sociale dei rifugiati/titolari di protezione sussidiaria.

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Numeri di posti disponibili decisamente insufficienti

Adesione alla rete nazionale da parte dell’ente locale assolutamente su base volontaria

L’abbandono dei rifugiati…..

�L’Italia non ha alcuna normativa specifica che permetta di garantire a coloro ai quali è stata riconosciuta una protezione internazionale di godere di un programma individuale di supportoall’integrazione socio-lavorativa

�Sussiste solo la mera possibilità di accesso alle strutture SPRAR nell’ambito dei posti disponibili

�Necessità di chiaramente distinguere il diritto di accesso alle prestazioni socio-assistenziali a parità di condizioni con il cittadino italiano (d.lgs 251/08, art. 27) dalla assenza di un piano nazionale di supporto all’integrazione

�Gravi problemi di abbandono di rifugiati, specie nelle aree metropolitane, e connessa problematica sull’iscrizione anagrafica

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�Espulsione e respingimento�Trattenimento

Trattenimento nei CIE (modifiche introdotte con d.lgs 159/08)

� Art. 1 F Convenzione Ginevra

� Condanna per delitti di cui all’art. 380 commi 1 e 2 c.p.p. ovvero reati stupefacenti, favoreggiamento immigrazione clandestina, tratta, sfruttamento di minori

� Destinatario di provvedimenti di espulsione diversi da quelli di cui all’art. 13 co.2 lettera a e b T.U. (pericolosità sociale – art. 13 co,2 lettera c TU, espulsione del Ministro Interno per ordine pubblico o sicurezza dello Stato – art. 13 co.1 TU, sanzione sostitutiva o alternativa alla detenzione- art. 15 e 16 TU, espulsione antiterrorismo)

� Straniero destinatario di un provvedimento di espul sione per violazione delle norme sul soggiorno o di un provve dimento di respingimento

Espulsione: punti di attenzione

�Distinzione dalla fattispecie di cui all’art. 20 c.2 lettera c) – diversamente provvedimento di trattenimento non legittimo�Ipotesi circoscritta al caso di legittimità e vigenza di una precedente espulsione�quando è già in corso il trattenimento, il questore chiede al tribunale in composizione monocratica la proroga del periodo di trattenimento per ulteriori trenta giorni per consentire l'espletamento della procedura

Respingimento.

� T.U immigrazione – art. 10 comma 4Le disposizioni dei commi 1,2,3 e quelle che dell’art. 4, commi 3 e 6, non si applicano nei casi previsti dalle disposizioni vigenti che disciplinano l’asilo politico, il riconoscimento dello status di rifugiato ovvero l’adozione di misure di protezione temporanea per motivi umanitari”.

Quale possibile ambito di applicazione?

�Non può certo essere ipotizzata la legittimità di un provvedimento di respingimento, ancorché non eseguito (neppure nell’ipotesi del cosiddetto respingimento differito di cui al comma 2 del citato art. 10) a carico di uno straniero che, all’atto dell’ingresso, presenta domanda di asilo per evidente violazione del principio di nonrefoulement di cui all’art. 33 della Convenzione di Ginevra, e dell’art. 19 c.1. del D.Lgs 286/98.

�Attenzione a distinguere dalla fattispecie di cui all’art. 20 comma 2 lettera b

�Possibile amplissima applicazione discrezionale e concreto rischio di arbitrarietà

�Ambito di azione doverosamente ristretto – valutazione attenta delle circostanze di luogo, tempo, presenza di interpreti, condizioni psicofisiche del richiedente, accessibilità ad informazioni corrette in lingue comprensibili

Riflessione

�La norma si presta ad un uso arbitrario poiché in linea teorica tutti i richiedenti asilo che giungono alle frontiere italiane sprovvisti dei requisiti ordinari per l'ingresso previsto per i cittadini non comunitari potrebbero essere colpiti con immediatezza da un provvedimento di respingimento alla frontiera, salvo essere ammessi alla procedura d'asilo subito dopo.

�Possibile contrasto con quanto disposto alla lettera (j) del citato art. 23, par. 4 della Direttiva 2005/85/CE che fa riferimento al caso in cui “il richiedente è entrato illegalmente nel territorio dello Stato membro o vi ha prolungato illegalmente il soggiorno, e senza un valido motivi, non si è presentato alle autorità e/o non ha presentato la domanda di asilo quanto prima possibile rispetto alle circostanze del suo ingresso”. La Direttiva prevede quindi che debba essere dato un tempo, ancorché breve, e conforme alle circostanze dell'ingresso, per consentire allo straniero di accedere alla procedura d'asilo

Sull’accesso alla procedura e sul respingimento 1�Diritto dello straniero di presentare la domanda di asilo

�Obbligo di astensione dal respingimento

�Richiedente asilo quale soggetto debole

�Domanda di asilo quale manifestazione di volontà

�Ruolo attivo dell’amministrazione (e del giudice adito) nell’accertamento dei fatti –cooperazione istruttoria

Interrogativi …

� L’invio ad una tipologia di centro piuttosto che ad un’altra quanto viene, di fatto, a dipendere da circostanza aleatorie, fortuite o addirittura da esigenze organizzative dell’amministrazione?

� Quanto ciò incide sulla effettiva possibilità per il richiedente di esercitare i suoi diritti?

Riduzione e revoca delle misure di accoglienza

�Direttiva 2003/9/CE (art. 16)

Le decisioni di ridurre o revocare le misure di accoglienza debbono essere“ basate sulla particolare situazione della persona interessata, specialmente per quanto concerne le persone contemplate nell’art. 17 tenendo conto del principio di proporzionalità”

Criteri di revoca

�Criteri di progressività, ragionevolezza e proporzionalità

�Una disposizione regolamentare o anche solamente di tipo amministrativo che preveda un secco automatismo tra condotta del richiedente e revoca delle misure di accoglienza appare di dubbia conformità con le disposizioni vincolanti della direttiva

Criticità del d.lgs140/05

�L’art. 5 c.7 del d.lgs 140/05 prevede che “ in caso di ricorso giurisdizionale avverso la decisione di rigetto della domanda di asilo, il ricorrente autorizzato a soggiornare sul territorio nazionale ha accesso all’accoglienza solo per il periodo in cui non gli è consentito il lavoro, ai sensi dell’art. 11 c.1, ovvero nel caso in cui le condizioni fisiche non gli consentano il lavoro”

Tutela giurisdizionale ed accoglienza

�il D.lgs 25/08, abrogando completamente la normativa previgente(pur con le modifiche restrittive introdotte dal D.Lgs 159/08) ha previsto un livello di tutela maggiore verso i richiedenti asilo che presentino ricorso avverso il diniego di riconoscimento della protezione internazionale. In primo luogo, nelle more del termine di cui all’art. 35 c.4, il richiedente mantiene il diritto all’accoglienza presso le strutture in cui si trovava precedentemente. L’art. 5 c.6 del d.lgs 140/05 non appare pertanto più applicabile?�Si consideri che il richiedente asilo che abbia ottenuto la sospensione del provvedimento impugnato ai sensi dell’art. 35 c.7, ovvero nei casi in cui la presentazione del ricorso sospenda exlege il provvedimento impugnato, ha diritto di accoglienza presso lemedesime strutture in cui già si trovava (art. 36 c.2 e 3)

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�La protezione umanitaria.Ma che cos ’è?

Gravi motivi umanitari (art. 32 comma 3)

�Il D.Lgs prevede che

Nei soli casi in cui non accolga la domanda di protezione internazionale e ritenga che possano sussistere gravi motivi di carattere umanitario , la commissione territoriale trasmette gli atti al questore per l’eventuale rilascio del pds si sensi dell’art. 5 comma 6 del TU immigrazione

DECRETO LEGISLATIVO 25 LUGLIO 1998, N.286TESTO UNICO DELLE DISPOSIZIONI CONCERNENTI LA DISCI PLINA DELL’IMMIGRAZIONE E NORME SULLA CONDIZIONE DELLO STRANIERO (ART. 5 CO. 6)

� “IL RIFIUTO O LA REVOCA DEL PERMESSO DI SOGGIORNO POSSONO ESSERE ALTRESI’ ADOTTATI SULLA BASE DI CONVENZIONI O ACCORDI INTERNAZIONALI, RESI ESECUTIVI IN ITALIA, QUANDO LO STRANIERO NON SODDISFI LE CONDIZIONI DI SOGGIORNO APPLICABILI IN UNO DEGLI STATI CONTRAENTI, SALVO CHE RICORRANO SERI MOTIVI, IN PARTICOLARE DI CARATTERE UMANITARIO O RISULTANTI DA OBBLIGHI COSTITUZIONALI O INTERNAZIONALI DELLO STATO ITALIANO”

I motivi

�I motivi di carattere umanitario tali da impedire l’allontanamento dello straniero, dunque, corrispondono a:�- obblighi previsti dalle Convenzioni internazionali che impongono allo Stato italiano di adottare misure di protezione a garanzia di diritti umani fondamentali;�- obblighi di protezione imposti allo Stato italiano da norme costituzionali;�- altre esigenze di carattere umanitario non legate a precisi obblighi costituzionali o internazionali, e perfino in altre ragioni serie, sia pure non qualificabili in senso stretto come umanitarie.

Art. 19 c.1. TU immigrazione

�Tra le norme interne alle quali la generica formulazione dell’art. 5, comma 6, d.lgs. n. 286/98 fa implicitamente rinvio (ma che risulta espressamente richiamata dall’art. 11, lett. c-ter) DPR 394/99 (Reg. att. Testo unico), deve certamente ricomprendersi l’art. 19, comma 1, del d.lgs. n. 286/98.

“In nessun caso può disporsi l’espulsione o il respingimento verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali, ovvero possa rischiare di essere rinviato verso un altro Stato nel quale non sia protetto dalla persecuzione”.

Cass. sez. I, ordinanza 4 febbraio – 3 maggio 2010, n. 10636

�Si osservi che secondo una recente pronuncia della Corte di Cassazione, il Giudice di pace che eventualmente debba decidere in merito ad un ricorso contro l’espulsione di un richiedente asilo diniegato dovrá comunque valutare in concreto eventuali rischi di persecuzione in caso di rimpatrio ai sensi dell’art. 19, c. 1 D.Lgs. 286/98

Punti di attenzione sulla “protezione umanitaria”

�Attenzione: la protezione internazionale non è stata riconosciuta.�La commissione opera tuttavia una valutazione di merito relativamente alla situazione del richiedente alla luce degli obblighi internazionali o costituzionali�La domanda non è sottoposta ad una nuova valutazione di merito da parte della PS, salvo vengano alla luce elementi assai rilevanti non precedentemente assunti�Il rilascio del pds avviene ai sensi della norma regolamentare vigente sull’immigrazione. (DPR 334/04 – art. 11 co.1 lettera c-ter).

Le carenze dellaprotezione umanitaria�Se siamo di fronte ad una misura di protezione, seppure operantesolo su base nazionale, la normativa appare assai carente nel disciplinare:-Le modalità di revoca e cessazione di tale protezione (che vanno tenute distinte dal mero periodo di validità del pds)-I diritti connessi allo status e la “stabilizzazione” del soggiorno, nel caso di perdurante necessità di protezione-Il rilascio del titolo di viaggio-La necessità di garantire allo straniero un accesso alle misure di accoglienza ed integrazione-La necessità di non escludere lo straniero dal ricongiungimento famigliare-La tutela giurisdizionale avverso la cessazione della protezione(TAR o tribunale ordinario?)

Corte di Cassazione, Sezioni Unite, ordinanza del 21.4.2009, n. 11535�Le Sezione Unite della Corte di Cassazione hanno ritenuto che dal disposto normativo dell’art. 32, c. 3, del d.lgs. n. 2572008, discende che sono attribuite alla Commissione Territoriale tutte “le competenze valutative della posizione del richiedente asilo, da quella diretta all’ottenimento della protezione maggiore a quella generante una protezione sussidiaria, sino a quella residuale e temporanea, di cui all’art. 5 comma 6 d.lgs. n. 286/98, con una organica previsione che fa venir meno ogni apprezzamento politico delle condizioni del paese di provenienza e lascia residuare al Questore nulla più che un compito di mera attuazione dei deliberati assunti sulla posizione dello straniero dalla Commissione stessa”

Sentenza 535/09 Cassazione - sezioni unite civile

�Si deve escludere che al questore “….competa una discrezionalità valutativa il cui esercizio faceva a sua volta escludere la sussistenza del diritto soggettivo e la conseguente giurisdizione del giudice ordinario sui dinieghi”

�“ il sindacato sulla spettanza della protezione e sull’adempimento del disposto relativo al suo riconoscimento spetta soltanto al giudice ordinario”

Corte di cassazione – sez. unite sentenza n. 1939 – 9.09.09

�La protezione umanitaria è riconducibile alla categoria dei diritti umani fondamentali e dunque vi è identità di natura con le altre situazioni giuridiche connesse al riconoscimento dello status di rifugiato o dell’asilo costituzionale

�Giurisdizione del giudice ordinario

Obbligo di valutazione

�Sussiste un obbligo per la commissione di valutare anche la sussistenza eventuale dei motivi umanitari e conseguentemente di motivare, in fatto e in diritto, la decisione�L’accertamento negativo circa la sussistenza di esigenze di protezione umanitaria, ai sensi degli articoli 5, comma 6 e 19, comma 1, d.lgs. n. 286/98, nonchédelle norme internazionali, costituzionali o comunitarie, parimenti all’omessa valutazione circa la loro sussistenza, può costituire oggetto di accertamento giudiziale avanti al Giudice Ordinario nelle forme di cui all’art. 35 d.lgs. n. 25/2008�Tribunale di Torino……

Alcune conseguenze….aspetti aperti

�L’autorità di PS è tenuta ad accogliere la domanda di rinnovodella permesso di soggiorno per protezione umanitaria non potendo in alcun modo operare una propria valutazione sulla sussistenza dei requisiti che hanno portato al riconoscimento, nei soli casi nei quali abbia dei fondati dubbi per ritenere che la protezione debba essere revocata può richiedere alla commissione nazionale (che ha competenze in materia di cessazione degli status) di dichiarare cessate le esigenze di protezione ( vedasiTribunale di Palermo, decreto 11 dicembre 2009 )

�Si applicano tutte le garanzie procedurali previste dall’iter di riconoscimento (applicazione della legge 241/90, convocazione incommissione, audizione, garanzie di difesa etc)

�L’eventuale decisione negativa è impugnabile di fronte al giudice ordinario (competenza territoriale – art. 35 comma 2-commissione territoriale che aveva pronunciato il riconoscimento)

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�Tutela giurisdizionale

Esiti della domanda

�All’esito dell’esame individuale della domanda di protezione internazionale, la Commissione Territoriale può decidere di:

�- riconoscere lo status di rifugiato ai sensi della Convenzione di Ginevra del 1951;

�- non riconoscere lo status di rifugiato, ma accertare la sussistenza di esigenze di protezione sussidiaria;

�- rigettare la domanda di protezione internazionale, ma accertarela sussistenza di esigenze di protezione umanitaria in favore del richiedente;

�- rigettare la domanda di protezione internazionale e ritenere insussistenti esigenze di protezione umanitaria.

Procedure di impugnazione (D.Lgs- art. 35)

� Tribunale competente: che ha sede nel capoluogo di distretto di corte d'appello in cui ha sede il centro

� Tribunale in composizione monocratica con le modalità dei procedimenti in camera di consiglio

� Termine decadenziale di 15 giorni, pena inammissibilità

� Termine di 30 giorni (richiedente con pds non accolto nei CARA)

Termini di decadenza?

�La presentazione del ricorso oltre i termini previsti dalla legge può far conseguire una pronuncia d’inammissibilità da parte del Giudice adito.�tuttavia ci si chiede se l’accertamento della sussistenza di un diritto soggettivo alla protezione internazionale o alla protezione umanitaria, non debba vincolare il Giudice ad adottare una decisione nel merito del ricorso, seppur presentato tardivamente.

Sospensiva exlege

�La presentazione del ricorso sospende automaticamente l’efficacia del provvedimento impugnato (art. 35, c. 6, d.lgs. n. 25/2008).

�Il richiedente asilo che ha presentato ricorso avverso la decisione della Commissione Territoriale ha diritto a rimanere sul territorio italiano per tutta la durata del giudizio, e ad ottenere il rilascio di un permesso di soggiorno per attesa asilo, di durata semestrale, rinnovabile, con la possibilità di svolgere attivitàlavorativa.

Sospensiva (segue)

�Non si ha la sospensione automatica dell’efficacia della decisione della Commissione, quando (art. 35, c. 7, d.lgs. n. 25/2008):�- con la decisione impugnata la Commissione ha dichiarato inammissibile la domanda di asilo;�- la decisione è stata adottata a seguito dell’allontanamento senza giustificato motivo del richiedente dal Centro;�- la decisione negativa è stata adottata per manifesta infondatezza della domanda di asilo;�- si tratta di richiedente asilo che ha presentato domanda dopo essere stato fermato per aver eluso o tentato di eludere il controllo di frontiera o subito dopo (art. 20, c. 2, lett. b, d.lgs. n. 25/2008);�- si tratta di richiedente asilo che ha presentato la domanda dopo essere stato fermato in condizioni di soggiorno irregolare (art. 20, c. 2, lett. c, d.lgs. n. 2572008);�- si tratta di richiedente asilo trattenuto

reclamo

�Il reclamo avanti alla Corte d’Appello deve essere proposto nelle forme e nei termini di cui all’art. 739 c.p.c.: con ricorso depositato nella Cancelleria competente entro il termine di dieci giorni dalla notificazione o comunicazione della sentenza di primo grado.�La proposizione del reclamo avanti alla Corte d’Appello non sospende automaticamente l’efficacia della sentenza impugnata.�La Corte d’Appello adita, tuttavia, su istanza del richiedente asilo, e comunque in presenza di gravi e fondati motivi , può disporre con ordinanza non impugnabile la sospensione dell’efficacia della sentenza impugnata (art. 35, c. 12, d.lgs. n. 25/2008).�Nel caso di sospensione della sentenza impugnata, il richiedenteasilo ha diritto al rilascio di un permesso di soggiorno per attesa asilo, rinnovabile, con la possibilità di svolgere attività lavorativa.�La Corte d’Appello può ascoltare nuovamente il richiedente asilo, assumere nuove prove, e decide con sentenza

Costituzione in giudizio del M.Interno

�Il Ministero dell’Intero, limitatamente al giudizio di primo grado può stare in giudizio avvalendosi direttamente di un rappresentante designato dalla commissione nazionale o territoriale che ha adottato l’atto (art. 35 comma 9)

�La commissione interessata può depositare alla prima udienza utile atti e documenti che ritiene necessari ai fini dell’istruttoria

Criticità e riflessione – foro

�L’unico titolare di un interesse giuridicamente tutelato è il richiedente asilo, senza che sia possibile individuarecontrointeressati alla richiesta di accertamento del diritto invocato

�Proprio la natura non contenziosa del procedimento nel quale non compare la Pubblica Amministrazione in veste di convenuta, consente di almeno ipotizzare che la scelta più idonea sarebbe stata quella di incardinare la competenza nel Tribunale in composizionemonocratica del luogo in cui ha sede l’ufficio dell’Avvocatura dello Stato più prossimo al domicilio del ricorrente.

Gratuito patrocinio (art. 16)

�“nel caso di impugnazione delle decisioni in sede giurisdizionale il cittadino straniero èassistito da un avvocato ed è ammesso al gratuito patrocinio ove ricorrano le condizioni previste dal DPR 30.05.2002 n. 115” (comma 2)

�Applicazione dell’art. 94 del DPR 30.5.02 n. 115 per redditi all’estero

Art. 74 DPR 115/2002

�“E’ assicurato il patrocinio nel processo penale per la difesa del cittadino non abbiente, indagato, imputato condannato, persona offesa da reato, danneggiato che intenda costituirsi parte civile, responsabile civile ovvero civilmente obbligato per la pena pecuniaria.

�E’ altresì assicurato il patrocinio nel processo civile, amministrativo, contabile, tributario e negli affari di volontaria giurisdizione, per la difesa del cittadino non abbiente quando le sue ragioni risultino non manifestamente infondate”

Art. 119 DPR 115/2002 - equiparazione dello

straniero e dell’apolide

�“Il trattamento previsto per il cittadino italiano è assicurato, altresì, allo straniero regolarmente soggiornate sul territorio nazionale al momento del sorgere del rapporto o del fatto oggetto del processo da instaurare e all’apolide nonché ad enti o associazioni che non perseguano scopi di lucro e non esercitano attività economica”

In conclusione si può parlare di ricorso effettivo?

�E’ necessario interrogarsi sugli effetti delle criticità sopra evidenziate in materia di brevitàdei tempi dell’azione in sede giurisdizionale, lontananza del tribunale, difficoltà di accesso al gratuito patrocinio, pagamento contributo al fine di verificare se esse non sono così rilevanti ed incidenti sulla condizione del richiedente asilo da pregiudicare l’efficacia e l’effettività della tutela in sede giurisdizionale