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Il digital divide e la disabilità

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Il digital divide (divario digitale) infatti non consiste semplicemente nell’essere connesso o meno ad internet anche se è probabilmente il primo passo da compiere per ridurre il divario tecnologico...

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11Amici di FollereauN. 3 MARZO 2011

dossier

Internet La nuova arma di istruzione di massa

(o quasi)

L’incapacità o l’impossibilità di usare un computerè già una nuova forma di esclusione sociale,

da eliminare al più presto

di NICOLA RABBICentro Documentazione Handicap di Bologna

Peter è un quindicenne tedesco che de-ve scrivere una tesina sulle origini del-la seconda guerra mondiale; anche Ab-

dou deve fare la stessa cosa ma abita in unacittadina interna del Senegal. A Peter, quan-do torna a casa, basta accendere il compu-ter per trovare via internet i testi, le imma-gini e anche i filmati relativi al tema; puòconfrontarsi via chat con un suo compagnodi classe e chiedere consigli on line altrove;

infine può stampare il tutto o farne addirit-tura un testo multimediale che porterà, sal-vato in un memoria mobile, al suo profes-sore. Le possibilità di Abdou saranno moltominori e si potranno presumibilmente basa-re su testi di carta forniti dalla scuola o tro-vati in biblioteca (nel caso la cittadina ne siaprovvista). Anche Timoteo e Fabrizio hannoun problema da risolvere, devono trovareinformazioni per svolgere il servizio civile;

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dossier

INFORMATICISENZA

FRONTIERE

Un gruppo diesperti di

informatica statenendo corsi di

istruzione sull’usodel computer negli

ospedali, nellecarceri, nelle

scuole a favore dipersone che

avrebberoaltrimenti scarse

occasioni diimparare. Il loro

nome è esplicativo:Informatici senza

frontiere…cercateli in rete.

ambedue abitano a Torino e a casa hannoun computer collegato a banda larga ad in-ternet. Il primo frequenta un istituto profes-sionale, il secondo un liceo classico. A Fa-brizio riesce facile trovare tutte le informa-zioni utilizzando un motore di ricerca in mo-dalità avanzata e poi tramite una rete socia-le raccoglie informazioni sui progetti mi-gliori, sugli enti più disponibili; riesce persi-no a farsi un’idea dei progetti dove la sele-zione dei volontari è meno dura. Timoteoinvece, così restio ad usare il computer senon per giocare, si perderà nella ricerca otroverà indicazioni solo sommarie.Questi due esempi, apparentemente si-

mili, rivelano invece la complessità del con-cetto di divario digitale.

Che cos’é il digital divide

Il digital divide (divario digitale) infattinon consiste semplicemente nell’essereconnesso o meno ad internet anche se èprobabilmente il primo passo da compiereper ridurre il divario tecnologico; se Abdouavesse una connessione ad internet po-trebbe avere le stesse possibilità di Peternel realizzare la sua ricerca; ma nel caso di

Timoteo e Fabrizio, che ambedue hannoquesta possibilità, cosa li differenzia, cosafa sì che uno sia in grado di usare la tecno-logia per comunicare e il secondo lo possafare in un modo molto modesto? Eviden-temente stiamo parlando di un digital divi-de di tipo diverso e che riguarda la capacitàd’uso delle nuove tecnologie. Io posso ave-re un computer di ultima generazione o undispositivo mobile come una smartphone,avere un collegamento veloce alla rete, mase non ho una buona formazione riesco ad

usare solo parzialmente questi dispositivi.Questo vale anche per Abdoul; non bastadargli una connessione ma occorre ancheuna istruzione apposita.Lo stesso concetto di capacità d’uso può

essere ulteriormente raffinato. La capacitànon riguarda solo la conoscenza tecnica de-gli strumenti (conoscenza del sistema ope-rativo, delle varie applicazioni…) ma passaattraverso gli strumenti culturali che un in-dividuo possiede (il grado di cultura, la co-noscenza del “mondo esterno”) e le rela-zioni sociali che intrattiene (più è ampia larete e diversificata, più sono le opportunitàche l’individuo può trarre).Ritornando al nostro esempio, anche i

due giovani più avvantaggiati, Peter e Fa-brizio, possono differenziarsi. Se Peter haun bagaglio culturale inferiore e una retesociale meno stimolante di Fabrizio, tra idue si instaura un digital divide, si crea unosvantaggio.L’eliminazione del digital divide, infine,

non è un meta da raggiungere, ma più unobiettivo mobile (1), visto che le tecnologiecambiano di continuo e che occorre garan-tire anche una formazione continua alle per-sone.

La centralità della informazione

La caratteristica principale del nostro pe-riodo storico, caratteristica che dura daqualche decennio, è che viviamo in una so-cietà dove l’informazione ha assunto unaposizione di centralità; se in passato la ric-chezza di un Paese si poteva misurare conrisorse fisiche, ora un qualcosa di così im-materiale come l’informazione, ne è diven-tata l’unità di misura principale. Possedereinformazioni, essere al corrente, avere pre-sente tutte le possibilità, e questo vale an-che a livello dell’individuo, significa poterinteragire con l’esterno in un modo più van-taggioso. Questa nuova centralità è “soste-nuta” dalle tecnologie digitali, senza di lo-ro anzi non sarebbe possibile questa situa-zione. Quindi l’alfabetizzazione informaticae telematica della sua popolazione sono unrequisito indispensabile per lo sviluppo diuna nazione. Dare a tutti la possibilità di ac-cedere e di usare in modo appropriato lenuove tecnologie non è solo una questionedi giustizia sociale e un’istanza etica (e giàquesti sarebbero comunque sufficienti), maun’esigenza non rinviabile per un paese che

Il digital divide nel mondo

Computers ogni

100 persone

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punti al suo benessere e, in un ottica piùampia, questa è un’esigenza che riguardal’intero pianeta. In una società dell’informa-zione, la logica organizzativa che ne è allabase, è quella della rete, dove tutte le artisono connesse; se alcune parti sono menosviluppate, ne risente l’intero sistema. Scri-veva nel 1999 con grande efficacia il socio-logo statunitense Andrew Shapiro: “La tec-nologia non è come le acciughe, che alcunipossono amare e altri odiare, né come il di-ritto all’aborto, che vede favorevoli e con-trari. Piuttosto, è una caratteristica indele-bile del nostro ambiente culturale…”(2), unqualcosa insomma che non possiamo evita-re sia a livello individuale che a livello del-l’intera società.

Una mappa del divario

Secondo le recenti indagini sociologiche(Sartori 2006 e Bentivegna 2009) in Italia ilprofilo degli esclusi può essere descritto inquesto modo: tende ad abitare nel sud d’I-talia, è una persona anziana, è di generefemminile, come attività lavorativaprevalentemente è un disoccupatoo una casalinga. Come si vede, glielementi che influenzano l’esclu-sione digitale sono il reddito, l’età,il genere, il luogo in cui si vive. Stia-mo dunque parlando di personeche hanno già la caratteristica diessere escluse, di essere in una si-tuazione di partenza già di svan-taggio. Se diamo uno sguardo a li-vello internazionale l’esclusionecolpisce i paesi del sud del mondocon delle significative isole di “bal-danza” tecnologica in alcuni paesi(Israele e il Sud Africa nel continen-te africano ad esempio) o delle isoleall’interno degli stessi paesi in via di svilup-po o emergenti (come la zona di Bangalorein India, la zona di San Paolo in Brasile). Ad

ogni modo sembra va-lere in tutti i casi l’ ”Ef-fetto San Matteo” (co-me viene detto in unmodo un po’ cinico daisociologi), ovvero “Chiha, avrà” e chi non ave-va prima non avrà nem-meno dopo, anzi anco-ra di meno. Perché l’in-novazione tecnologicarafforza le forme di

esclusioni sociali preesistenti e, fatto anco-ra più significativo, ne crea di nuove, pro-duce nuove disuguaglianze. Le persone chenon utilizzano la tecnologia digitale accu-muleranno uno svantaggio che prima nonavevano e questo vale anche a livello deglistati.

Come intervenire

Di fronte ai nuovi problemi che crea l’in-novazione tecnologica la domanda che sipone è se lo stato debba intervenire o me-no: Laura Sartori (3) sintetizza il problema indue ipotesi di risposta: l’ipotesi della “nor-malizzazione”, che vede il digital divide co-me un male necessario ma transitorio checon il tempo è destinato a scomparire, e l’i-potesi della “stratificazione” per cui la tec-nologia rafforza e produce disuguaglianzeche vanno corrette con un intervento. Ma latecnologia non si diffonde tra la popolazio-ne in modo naturale, occorrono delle poli-tiche precise per ridurre l’esclusione; non èil libero mercato o qualcosa di insito nelle

tecnologie digitali(nelle reti socialiche si creano) chene permette unosviluppo armonio-so, ma un inter-vento preciso,programmato equesta azione èurgente. Nelle so-cietà dell’informa-zione il capitaleumano (quelloche ciascun indivi-duo sa) diventa divitale importanza

per una nazione eavere larghe fette di popolazione esclusa siripercuote sulle possibilità di sviluppo di tut-to il sistema economico e sociale. Un feno-

E il professorRodotàpropone chel’accesso adinternet siainserito nellaCostituzione

Il professore emeritodi diritto civile StefanoRodotà ha proposto diintegrare l’articolo 21della Costituzione,che riconosce a tutti idiritto di manifestare li-beramente il propriopensiero, per aggiun-gervi che tutti hannoanche l’eguale dirittodi accedere alla reteinternet. Il motivo èche la rete è il piùgrande spazio comu-ne che l’umanità abbiamai conosciuto, es-sendo frequentata dadue miliardi di perso-ne. Il diritto garantireb-be da abusi, censure,violazioni, mancanzadi connessioni a costiaccessibili. Se venissesancito che la rete èun bene comune nediscenderebbe una tu-tela dei cittadini e l’op-portunità di comunica-re per tutti.Possedere informazioni,

essere al corrente,

avere presente

tutte le possibilità,

e questo vale anche

a livello dell’individuo,

significa poter interagire

con l’esterno

in un modo

più vantaggioso

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meno rilevato (Sartori 2006) è che le societàin via di sviluppo riescono con il tempo a ri-durre il divario tecnologico ma questo nonsi ripercuote in un aumento del reddito edel benessere delle popolazioni locali. In al-tre parole se la tecnologia si diffonde e per-mea le persone e le società,questo non si traduce in uno svi-luppo economico e non riducedi conseguenza, anzi semmaiaumenta, le tensioni sociali.“L’integrazione delle econo-

mie e dei sistemi di comunica-zione - scrive Mattelart (4) - in-troduce nuove disuguaglianzetra paesi e regioni ed entro igruppi sociali”. Per il noto stu-dioso la tecnologia digitale dasola non basta a far fronte aiproblemi che la globalizzazionecomporta e il celebre “villaggioglobale” rimane un’illusione.

Il solito caso speciale: la disabilità

Una persona disabile rischia di essereesclusa più degli altri per quanto riguardal’accesso alle tecnologie digitali, ma questaè una regola che vale per ogni altro ambitodella sua vita, sia che riguardi il lavoro, lascuola o le relazioni sociali. Un disabile chevive in un paese povero ha ancora una mag-giore probabilità di essere emarginato dal-le nuove tecnologie che, come abbiamo vi-sto, non solo rafforzano ma creano nuovisvantaggi. Se per lavorare occorre semprepiù sapere usare un computer e la rete, non

avere accesso a questi significa essereesclusi dal mercato del lavoro.Per un disabile il problema dell’accesso

al computer e alla rete rappresentano unproblema che può essere risolto solo conl’aiuto di ausili tecnologici che però costanoparecchio. Le case produttrici di tecnologianon pensano ai loro prodotti in anticipo,progettandoli senza barriere. Se è vero chele disabilità sono diverse e hanno bisognodi soluzioni diverse, ci sono alcune normeche possono essere comuni a tutti. Oltre-tutto, come per le barriere architettonichedelle città, costa molto meno progettare unluogo senza barriere che modificarlo dopoche è stato costruito. Questo vale sia perl’hardware che per il software. Questa man-canza di sensibilità è anche antieconomicaperché le persone con necessità speciali neipaesi ricchi sono centinaia di milioni e rap-presentano un bacino di clienti enorme esottovalutato. Per i disabili che abitano neipaesi poveri, per loro invece, la strada è tut-ta in salita. (5)

(1) Sara Bentivegna, Disuguaglianze digitali. Le nuo-ve forme di esclusione nella società dell’informa-zione, Bari, Laterza 2009(2) cit. in Laura Sartori, Il divario digitale, internet ele nuove disuguaglianze sociali, Bologna, il Muli-no, 2006(3) Sartori cit.(4) Armand Mattelart, La comunicazione globale,Roma, Editori Riuniti, 2003(5) In generale sul tema di internet e la disabilitàvedi Nicola Rabbi, Disabili e web 2.0, monografiapubblicata sulla rivista “HP/Accaparlante”, n.1/2010 e Disabili1.0, monografia pubblicata sullarivista “HP/Accaparlante”, n. 1/2005.

In Brasilesono giàavanti

Nelle scuolebrasiliane cisaranno presto356.800 computera basso impattoambientale. Di fatto nonverranno comprati350mila computerper le scuole,sarà invecepossibile crearedieci postazionicon un solocomputer.

E in Uruguay il computerstarà nellozaino

Il governouruguayano haterminato da pocola distribuzione di400 milacomputer portatilinelle scuoleelementari delpaese. La connessionead internet senzafili è gratuita econsente a tutti glistudenti lanavigazione, siapure filtrata. I costidell’operazionesono pari all’8%della spesa perl’istruzione.

Ridotte opportunitadi possedere un

computer e l’accessoad internet

Mancanza diinformazioni e diabilità informatiche

Lavori conbassi salari

Il nuovo ciclo della povertà