16
P e r i o d i c o d i i n f o r m a z i o n e e d i s c u s s i o n e d e l l I I S S F . F e r r a r a - P a l e r m o a n n o 7 n . 3 f e b b r a i o - m a r z o 2 0 1 2 P e r i o d i c o d i i n f o r m a z i o n e e d i s c u s s i o n e d e l l I I S S F . F e r r a r a - P a l e r m o a n n o 7 n . 3 f e b b r a i o - m a r z o 2 0 1 2 Il gemellaggio con un Ist. di Crema pag. 3 Gli alunni stranieri al Ferrara pag.8 Il torneo di calcetto pag. 14

Il Ferrarino - Anno 7 - num. 3

  • Upload
    gpicci

  • View
    224

  • Download
    1

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Giornalino del Ferrara

Citation preview

Page 1: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 3

Periodico di informazione e discussione dell’IISS “F. Ferrara” - Palermo anno 7 n. 3 febbraio - marzo 2012Periodico di informazione e discussione dell’IISS “F. Ferrara” - Palermo anno 7 n. 3 febbraio - marzo 2012

Il gemellaggio con un Ist. di Crema

pag. 3

Gli alunni stranierial Ferrara

pag.8

Il torneo di calcettopag. 14

Page 2: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 3

2

Il FerrarinoPeriodico dell’IISS

“F. Ferrara” - PalermoTel 091332721Anno 7 n. 3

febbraio-marzo 2012

Comitato di redazione: Casabianca Francesca 5F, Schiavo Jessica, BaiamonteVincenzo, Marino Carola, SafaOuerghemi, Jerbi Sonia, MarottaAlessandra, Favet Teresa, LabbroRoberta, Pizzo Vincenzo 2E, La

Barbera Anna 5Pr2

Hanno collaborato in questo numero:

Scalisi Nicolò IC,Vito Lo Dico1F,Lubna Uddin, Toia Desirèe 2B,

Costantino Chiara 2E, Claudia Ferruggia 5Pr2

Docenti impegnati nel progetto:Vincenzo Muscato e Claudia Prainito.

Stampa: Tipolitografia LuxografVia Bartolomeo da Messina, 2

Palermo

Sommario3 Il Gemellaggio

4 Interculturalità

5 Fisco & scuola

6 Ferrara news

7 Itinerari Barocchi

8 Vivere tra due culture

9 L’immigrazione ...che non si dice

10 Lezioni di Legalità

11 Otto marzo

12 Agorà

13 La scuola cambia

14 Sportivamente

15 La posta dei lettori

16 Relax

EE dd ii tt oo rr ii aa ll eeAltri modi di fare lezioni

Cari lettori,si è da poco conclusa la prima parte delgemellaggio che la nostra scuola ha realizza-to con l’Istituto “Pacioli” di Crema. L’idea diorganizzare uno scambio tra due scuole situa-te nelle parti opposte del territorio italianoera nata inizialmente per celebrare il cento-cinquantesimo anniversario dell’Unitàd’Italia. Il fatto però che le celebrazioni ditale evento si siano ormai concluse da unpezzo non ha di certo ridotto l’importanza ela valenza formativa di una simile iniziativa.Anzi, paradossalmente, la lontananza dacelebrazioni ufficiali, a volte solo di facciata,ha consentito ai ragazzi di cogliere a pieno ilvero significato dell’appartenenza ad un’uni-ca nazione. Il cammino verso l’Unità d’Italiadel resto non può certamente considerarsiconcluso, specie se si considerano le varierealtà regionali per molti aspetti ancora assai“distanti”. L’Unità infatti va costruita giornoper giorno con iniziative che permettano aigiovani di conoscere le varie realtà del nostropaese con occhi liberi da pregiudizi talvoltaanche radicati. E in questo la scuola sicura-mente gioca un ruolo di primaria importanza.Dunque, durante la settimana del gemellag-gio certamente non si sono “perse lezioni”,come qualche genitore temeva, ma al contra-rio si sono perseguiti degli obiettivi difficil-mente raggiungibili con le normali attività diclasse. Proiettare gli alunni fuori dal loro

“mondo” abituale e dare loro la possibilità diconfrontarsi con altre realtà e altri modi divivere contribuisce a far crescere in modoconsapevole nei giovani il senso della loroidentità. Si tratta, pertanto, di un arricchi-mento della sfera psicologica e caratterialeche nulla ha da invidiare all’apprendimentocanonico delle discipline scolastiche e rap-presenta un bagaglio di esperienze culturaliche accompagnerà il giovane per tutta la vita.Anche per questa ragione, mentre osservavogli alunni intenti ad insegnare canti tradizio-nali siciliani e modi di dire palermitani adalcune ragazze cremasche che con entusia-smo memorizzavano i testi sul loro cellulare,non ho avuto per nulla la sensazione che sistessero perdendo delle lezioni. Anzi tutt’al-tro. Quando si devono illustrare agli altri leproprie tradizioni e i monumenti della pro-pria città si finisce certamente per apprezzaremaggiormente le ricchezze artistiche che sipossiedono e i tesori che gli altri ci invidianoe che i nostri alunni spesso nemmeno cono-scono. L’augurio, quindi, è che esperienzepositive come quella del gemellaggio possa-no essere ripetute con maggiore frequenza.Intanto, siamo senza dubbio sulla buona stra-da, poiché fra pochi giorni, grazie al progettoComenius, si offrirà ai nostri alunni un’ulte-riore straordinaria occasione di crescitaumana e culturale.

Vincenzo Muscato

Nella foto sopra a sx, i ragazzi coinvoltinel gemellagio in Aula Magna, sopra adx presso il Palazzo Sant’Elia, nella fotoaccanto, presso la sede dell’associazioneAddiopizzo. È stata la prof.ssa JositaBassani, la docente che ha avuto l’inizia-tiva del gemellaggio, a chiedere espressa-mente di poter partecipare ad un incontrosulla legalità che potesse far conoscereagli alunni cremaschi anche il volto sanodi Palermo.

Altre immagini del gemellaggio nellagalleria fotografica del sito del Ferrara.

Palermo - Crema, lontane ma vicine

Page 3: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 3

Il “clima” del gemellaggioAlcune delle ragazze di Crema coinvolte nel gemellaggio con lanostra scuola avevano messo nella loro valigia il costume dabagno, convinte com’erano di potersi tuffare nelle famose acquedi Mondello. D’altronde, Palermo non si caratterizza per il climamite anche d’inverno e la Sicilia non è la terra del sole? Eppure,sembra che la nostra stella abbia deciso di “scioperare” propriodurante tutta la settimana del gemellaggio! E, giusto per far sen-tire i cremaschi in un ambiente a loro “familiare”, ecco arrivareanche il freddo accompagnato dal vento e dalla pioggia costan-te. Per fortuna, però gli ospiti sono stati “riscaldati” dalla caloro-sa accoglienza dei nostri alunni che, nel complesso, sono riusci-ti in poco tempo a instaurare legami intensi con i loro corrispon-denti, tanto che diverse ragazze si sono già accordate per rive-dersi durante l’estate. Il maltempo, dunque, non ha impedito chelo scambio culturale raggiungesse il suo scopo, quello cioè dicreare dei rapporti duraturi tra studenti di scuole lontane; lo testi-moniano i lunghi abbracci e le lacrime abbondanti versate almomento della partenza, quando l’autista e i docenti faticavanoa far salire sul pullman i ragazzi che sembravano non volesseropiù ripartire!Pubblichiamo sotto le riflessioni e i giudizi di alcuni protagoni-sti coinvolti nell’iniziativa che sembra aver riscosso un buonsuccesso tra gli alunni.

II ll GG ee mm ee ll ll aa gg gg ii oo

Ore 17.00, piazza Massimo. Sono in trepidante attesa delle alun-ne dell’Ist. “Pacioli” di Crema con le quali siamo in gemellaggio.Nella mia mente si affollano varie sensazioni e paure perché temodi non suscitare un’ottima impressione e magari di non essereall’altezza della situazione. I miei timori sono svaniti però nonappena io e Laura siamo arrivate a casa e abbiamo trascorso ilpomeriggio insieme. Ci siamo subito sintonizzate nonostante ledifferenze. La settimana trascorsa insieme ha consolidato ilnostro rapporto, siamo diventate complici nel divertimento e nel-l’organizzazione delle giornate. Tutto è andato bene, abbiamo tra-scorso una settimana fantastica con persone simpaticissime. Macome tutti i viaggi è arrivato il giorno della partenza, giorno chevolevo non arrivasse mai. Tuttavia, non dobbiamo essere tristiperché il 17 aprile “ricambieremo la visita”. Crema, aspettaci, stiamo arrivando! Annalisa Burgio 5 Pr2

L’esperienza del gemellaggio è stata davvero emozionante. Nonpensavo di affezionarmi così alle ragazze in una sola settimana,ma quando inizi a passare le ore e i giorni insieme le cose cam-biano, inizi a conoscere le abitudini, il modo di pensare. MichelaMalagni, la ragazza che ho ospitato, è superdolce, pazza di nutel-la e succo di frutta alla pesca come me, per una settimana abbia-mo condiviso le nostre idee e i nostri pensieri. L’ultimo giorno leho detto che prima di partire non avrebbe dovuto piangere ma leimi ha risposto: “tranquilla, noi del nord non piangiamo mai”. Ioho risposto con le parole del film Benvenuti al sud: “ricordati che

al sud si piange due volte, quando si arriva e quando si parte”.Prima di salire sul bus Michela è scoppiata a piangere, sostenen-do che l’amore che trasmettiamo al sud non è come quello delnord.! Noemi Santoro 5Pr2

... la bellissima settimana passata con i ragazzi di Crema è ser-vita a conoscere persone che vivono al di fuori della Sicilia maanche a rafforzare o creare amicizie all'interno della nostrascuola! Ragaa, non vedo l'ora di rivedervi...

Giovanni Di Lorenzo 2F

Palermo è una città fantastica che riesce a suscitare tante emozio-ni. Stupenda la cappella Palatina e squisiti i piatti palermitani. Ilgemellaggio mi è piaciuto tantissimo perché ho avuto modo diconoscere usanze diverse e persone meravigliose.

Laura Rossi, Crema

Il mio primo gemellaggio è stato al dir poco indimenticabile. Hoconosciuto una ragazza veramente speciale, non immaginavopotesse diventare così importante per me. Al momento della par-tenza, quanti pianti! Già mi manca. Vabbè, ci vedremo ad aprile,adesso tocca a me e poi quest'estate le farò fare un bellissimobagno al mare… Roberta Labbro 2E

Il primo gemellagio del Ferrara- 16 le ragazze e uno il ragazzo dell’Istit. “L. Pacioli” diCrema ospitati a Palermo dal 6 al 12 marzo;- 11 le ragazze e 6 i ragazzi del “Ferrara” che saranno ospi-tati a Crema dal 17 al 24 aprile;- Josita Bassani e Marinella Malosio le docenti accompagna-trici della delegazione cremasca; Anche il D.S. del “Pacioli”Giuseppe Strada, ha voluto essere presente per alcuni giorni; - Carmen Santomarco e Maurizio Ardizzone i docentiaccompagnatori dei nostri alunni.

Sopra, il Pres. della Provincia di Palermo, G. Avanti, con ilD.S. Eliana Romano, la prof.ssa Josita Bassani, due alunni del“Ferrara” e due del “Pacioli” di Crema.Sotto, gli alunni “gemellati” durante l’incontro con il maestroDi Cara, autore della mostra concorso Itinerari barocchi alle-stita a palazzo Sant’Elia.

3

Page 4: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 3

4

II nn tt ee rr cc uu ll tt uu rr aa ll ii tt ààQuando le culture si incontrano

Con le performances finali e una mostra espositiva si conclude il progetto “Dall’Universo al Pluriverso...”

Gli alunni partecipanti al progetto “Musichedel/dal Mondo” cantano la canzone “Tra i banchidi scuola” scritta da Aurora Cusimano (1E).

Gli alunni del progetto “Parole, corpo e movimen-to ...” leggono dei brani sul tema dell’incontro fraculture diverse.

Gli alunni della 1 C presentanol’originale spot sull’intercultura. Sul sito dellanostra scuola è presente il link per visionare ilvideo realizzato dal regista A. Macaluso.

Musica, canti, letture e giochihanno piacevolmente intrattenu-to gli ospiti dell’auditoriumdell’I. C. “Madre Teresa diCalcutta”. Ad esibirsi, sabato 17marzo, gli alunni coinvolti nel-l’azione POR “Dall’Universo alPluriverso: esploratori delladimensione interculturale”. Il progetto è stato realizzato inrete, oltre che con l'I.C. “M.Teresa di Calcutta”, anche con laD.D. “Ferrara”, con il nostroIstituto, con l’Associazione“Narramondi”, l’UNIPA e ilCISS. Nella stessa giornata, prima delleperformances finali conclusivedel progetto, sempre presso l'I.C.“M. Teresa di Calcutta”, è statainaugurata la mostra dei prodottirealizzati durante i numerosilaboratori che per diversi mesihanno impegnato gli alunni. Parole, corpo, movimento:incontro tra culture, Le musichedal mondo, Italstudio per studia-re e Mostra-evento intercultura-le con worshop sono i titoli deilaboratori in cui sono stati coin-volti i nostri istrionici allievi chehanno dato testimonianza nonsolo di aver saputo compiere unpercorso di approfondimento e

interiorizzazione (psicofisico,musicologico, teatrale) ampia-mente interculturale ma anche disapere, all'occorrenza, mostrareindubbie capacità performanti.I partecipanti sono stati tutti bra-vissimi, estremamente professio-nali dai più piccoli ai più grandi;c'è chi ha letto brani di testi cheesaltano la convivenza tra ipopoli e chi ha recitato filastroc-che o messo in scena una breve einnovativa piéce teatrale; ma c'èstato anche chi ha interpretatocanzoni originali, composte pro-prio per l'occasione. Alla manife-stazione hanno preso parte, oltreai Dirigenti scolastici dell’I.C.“Madre Teresa di Calculta” edella nostra scuola, anche tuttigli esperti che hanno guidato inumerosi laboratori, a loro va ilnostro sincero ringraziamentoper aver introdotto a scuola leloro competenze professionali.A conclusione delle attività pre-viste dall’Azione POR, lunedì 19marzo, presso il teatroDitirammu, si è tenuto il conve-gno “Per un’educazione plurilin-gue e interculturale”. La mostraespositiva dei prodotti deglialunni resterà aperta fino al 30marzo 2012.

Page 5: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 3

Anche quest’anno, la nostrascuola ha partecipato al proget-to di educazione alla culturadella legalità “Fisco & Scuola”promosso dall’UfficioTerritoriale di Palermo 1dell’Agenzia delle Entrate,secondo il protocollo d’intesastipulato con il nostro Istituto.Due gli incontri a cui hannopartecipato gli alunni dellequinte classi che, accompagna-ti dai prof. Sanfilippo eMuscato e dalle prof.sse Vaianae Di Liberto, si sono recatipresso l’ U.T.PA1 di ViaKonrad Roentgen. Nel primo incontro del24/02/2012, la D.ssa AlessiaTripi (Capo Team UT PA1) e laSignora Caterina Bologna(Coordinatore del Front Office)hanno trattato i temi della lega-lità e della solidarietà fiscale,soffermandosi su uno dei prin-cipali obbiettivi che si ponel’Agenzia delle Entrate, quellocioè di diffondere la culturacontributiva, intesa come “edu-cazione alla concreta partecipa-zione dei cittadini alla realizza-zione e al funzionamento deiservizi pubblici”. Infine abbia-

mo analizzato i seguenti conte-nuti:•Principi fondamentali delsistema tributario;•Imposte, tasse e contributi;•L’agenzia delle entrate e la suaorganizzazione;•I servizi telematici;•L’attività di controllo;•I diversi tipi d’accertamento;• La dichiarazione dei redditi;• Le pricipali operazioni fiscali.Nel secondo incontro del2/03/2012, con l’utilizzo diinternet e intranet abbiamoassistito alla simulazione e alladescrizione di molti servizi pergli utenti e per gli stessi funzio-nari, come l’accesso all’analisitributaria, l’assegnazione delcodice fiscale per la tesserasanitaria, il bollo auto, le suc-cessioni e l’anagrafe catastale.Tramite il codice fiscale dellaD.ssa Tripi, della Sig.raBologna e del prof. Sanfilippoè stato possibile vedere nel det-taglio le dichiarazioni dei red-diti da loro presentate neglianni precedenti. In seguito,dopo una breve presentazione,sono stati illustrati i varimodelli delle dichiarazioni dei

redditi: 730, 770 e modellounico. Ci è stato mostrato, inol-tre, con che facilità è possibilecompilare il modello 730.È stata un’esperienza moltointeressante che, grazie allaD.ssa Tripi e alla Sig.raBologna, ha coinvolto piace-volmente tutti noi, ci hannofatto apprezzare il grande lavo-ro svolto dall’Agenzia delleEntrate e “toccare con mano”quanto finora studiato sottol’aspetto teorico, contabile e

fiscale.A conclusione della visita laD.ssa Tripi e la Sig.ra Bolognahanno ricordato ai docenti pre-senti il prossimo incontro del23/03 con le classi quarte edhanno invitato gli alunni amanifestare le loro aspettativefuture augurando loro un buonesito per i prossimi esami diStato.

5

FF ee rr rr aa rr aa nn ee ww ss

Il palinsesto del TeatroLibero ci ha permesso diassistere nel corso dell’annoa numerose rappresentazioni;la rassegna ha preso il viacon Sogno di una notte dimezza estate (venerdì 28ottobre 2011) per continuarecon Pedro ed il Capitano(venerdì 25 novembre 2011)e Il falco (venerdì 20 gennaio2012). Infine, il 16 marzoscorso abbiamo partecipatoall’ultimo spettacolo dellastagione scolastica godendo-ci la piéce Attori in fuga, unariflessione sulla difficoltà cheil teatro, come opportunitàculturale, vive nella societàodierna. Autrice dell’opera einstancabile curatrice dellarassegna, la regista LiaChiappara.

“La scuola a teatro”Con Attori in fuga

si conclude il progetto

Fisco & scuoladi Patrizia Puglia 5AP

Il più grande spettacolo dopo...la fine dell’anno sc.!Dopo alcuni anni di“sospensione”, il Ferrarariprende la bella tradizio-ne di festeggiare la finedell’anno scolastico pres-so un teatro. Sarà unmodo per concludereall’insegna dell’allegria edel divertiemnto un annodi duro lavoro.Sappiamo che tra voi cisono bravi cantanti, balle-riri e artisti vari. Non abbiate timore adesibirvi, saremo in fami-glia. Contattate il prof.Picciurro che sta organiz-zando la festa di fineanno.

Page 6: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 3

Palermo è la cittàdalle mille scopertee noi palermitanispesso non sappia-

mo quanti tesori pronti peressere ammirati custodisca nelsuo cuore. Noi ragazzi della 1 F

, 1 C, 1 B e 2 E lo abbiamo sco-perto in occasione di un mini-tour organizzato dai proff.Bacino, Prainito e Trizzino checi hanno accompagnato pressola necropoli punica dellaCaserma Tuköry. È stato emo-

zionante vedere in prima perso-na reperti di cui avevamo vistosolo delle immagini sui libri distoria. È stato come tornareconcretamente indietro neltempo. Già, perché le tombecustodite (forse non proprioscrupolosamente) all'internodella zona militare, risalgono alVII secolo a.C. e dimostranocome la città di Palermo, giàallora fosse densamente abita-ta. Infatti, proprio dove oggisorge il nostro meravigliosocentro storico, lí c'era il centroabitato, mentre il cimitero siestendeva, e si estende tutt'orainterrato, a partire da PortaNuova, per buona parte diCorso Calatafimi. Nella caser-ma Tuköry sono state scopertetombe a incinerazione (in cui idefunti erano deposti dopoessere stati bruciati) e a inuma-zione (dove i defunti eranosepolti come si trovavano allamorte); è stato davvero emo-zionante vivere qualche minutoda vero archeologo, perché,indossato il casco protettivo,molti di noi hanno provato il

brivido di entrare dentro alcuniloculi ricavati nello stratosuperficiale della roccia. Mipiacerebbe che queste espe-rienze si ripetessero con piùfrequenza perché in questomodo possiamo studiare la sto-ria con più motivazione maanche perché questi tesori dellanostra cultura appartengonoanche a noi e per custodirli infuturo dobbiamo conoscerli.

6

FF ee rr rr aa rr aa nn ee ww ssNon vedevamo pro-prio l'ora di tornareal cinema tutti insie-me. Devo confessa-

re che in genere guardare unfilm è sempre un'attivtà piace-vole ma farlo insieme a compa-gni e professori è allo stessotempo divertente e costruttivo.Così il 28 febbraio scorso nonè mancato proprio nessunoall'appuntamento, e presso ilcinema Rouge et Noir abbiamoassistito alla proiezione delfilm Benvenuti al Nord.Secondo me, il film è bello soloapparentemente, infatti non miè piaciuta l'idea di aver messomolto in evidenza le profondedifferenze che ci sono tra Norde Sud. Forse perché sono "ter-rona" e non capisco le abitudinidi quelli del Nord, ma a me nonpiace il fatto che si sottolineiche noi terroni teniamo solo ai

valori della famiglia, delle tra-dizioni, delle amicizie, degliaffetti…Per chi ha visto il filmBenvenuti al sud, dico sempli-cemente che è l’esatto contra-rio; per chi invece non ha vistonessuna delle due pellicole,racconto un po’ la trama delfilm. Il protagonista è un “ter-rone”, napoletano, che lavoraalle poste di un paesello a piccosul mare. Per dimostrare la suamaturità alla moglie si lasciatrasferire al nord: destinazioneMilano. Qui incontra un suovecchio amico, interpretato daClaudio Bisio; all’interno delleposta, il giovane napoletanoviene coinvolto in un progettoche esalta valori quali l’ener-gia, il rispetto e la puntualità(caratteristiche non propriotipiche di noi del Sud!). Dopomolti giorni e molti contrasti, il

“polentone” e il “terrone” siscambiano i ruoli, il primodiventa un postino e assumetutti gli atteggiamenti checaratterizzano il suo amico(lentezza, sbadataggine, mene-freghismo etc.), e il secondodiventa il direttore della posta ecambia del tutto le sue abitudi-ni. Ora è puntuale, organizzariunioni su riunioni. In pocheparole, trascorre tutta la giorna-ta al lavoro. Quando la moglieviene informata di questo radi-

cale e inatteso cambiamento,ovviamente non ci crede, cosìdecide di partire per Milanocon tutta la famiglia e una caf-fettiera gigantesca. Fra gag efraintendimenti un po' prevedi-bili, la coppia si ricompatta.Inevitabile il lieto fine: dopo unmese, per il protagonista cam-pano giunge il trasferimentonella terra d'origine. Questavolta però la moglie lo attendein qualità di direttrice dell'uffi-cio postale.

La scuola al cinemaBenvenuti al Nord

di Desireè Toia 2F

Archeologo per un giornoVisita alla necropoli punica della Caserma Tuköry

di Vito Lo Dico IF

Sotto, all’ingresso della Cuba,inclusa nell’itinerario monu-mentale della Palermo punicaA sx, una visione dall’alto

dello scavo.

Page 7: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 3

7

FF ee rr rr aa rr aa nn ee ww ssTra le numerosescuole che hannovisitato la mostraconcorso sugli itine-

rari barocchi palermitani e diSicilia c’eravamo anche noidella 2B. Presso palazzoSant’Elia, giorno 1 Marzo2012, accompagnati dallaprof.ssa Follone, abbiamoavuto la possibilità di accostar-ci all’arte barocca. Inoltre,abbiamo incontrato il maestroGirolamo Di Cara, l’autore ditutti i meravigliosi quadriesposti nella galleria. Le suetele, che riproducono fedel-mente opere barocche siciliane,sono state accolte in concorsi emanifestazioni artistiche nazio-nali e internazionali riscuoten-do sempre ampi riconoscimentida parte di pubblico e critica. Ilmaestro Di Cara nella sua car-riera ha collaborato alla realiz-zazione di illustrazioni persaggi letterari e riviste d’arte. Ilsuo nome appare su enciclope-die, antologie, dizionari e cata-loghi d’arte contemporanea.Una frase molto bella che mi hacolpito e ha fatto riflettere un

po’ tutti, studenti e proff, èquella dell’artista GianLorenzo Bernini: «NELBAROCCO L’INGEGNO E ILDISEGNO SONO L’ARTEMAGICA ATTRAVERSO CUISI ARRIVA AD INGANNARELA VISTA IN MODO DASTUPIRE». Il Maestro Di Cara ci ha volutospiegare un quadro in partico-lare: il “quadro della denuncia”che fa vedere proprio il NONRISPETTO che i giovani d’og-gi hanno per l’arte. Nei perso-

naggi riprodotti sulla tela sinota la mancanza di alcuneparti del corpo. Inizialmenteabbiamo pensato che fosse unascelta dell’artista ma poi ilmaestro ci ha spiegato che glioriginali riprodotti avevanosubìto mutilazioni da parte divandali che mostrano così illoro disprezzo per l’arte.

Nella foto il pittore Di Cara,alcuni studenti della 2B con il prof. Trizzino e il quadro della

denuncia.

Alla scoperta dell’arte barocca UNA GIORNATA CON IL PITTORE GIROLAMO DI CARA

di Desirèe Toia 2B

Parla con meApre al Ferrara unosportello d’ascolto

La città oltre lo sguardo è iltitolo di un progetto finanzia-to dal Fondo Europeo perl’integrazione dei cittadini deiPaesi terzi. L’azione coinvolge numerosescuole di Palermo con la fina-lità di promuovere il benesse-re relazionale fra i gruppisociali. Nel nostro Istituto,l’intervento prevede l’apertu-ra di uno sportello di ascoltoper famiglie e studenti. LaDott.ssa Zarcone, psicologapresso il consorzio COSERche realizza il progetto, offri-rà la propria consulenza in unlocale del quinto pianodell’Istituto nei giorni di mar-tedì, mercoledì e giovedì sinoalla fine dell’anno scolastico,dalle ore 9.00 alle ore 13.10. Se con i genitori non va, sedesiderate appianare unconflitto con un compagnoo con un docente, se solovolete migliorare il vostrobenessere psicologico, nonesitate a rivolgervi allosportello, c’è un’espertapronta ad ascoltarvi.

Il 28 e 29 Gennaio2012 noi ragazzi del“Ferrara” abbiamoavuto la possibilità

di far conoscere il TeatroMassimo ai turisti e ai palermi-tani che ogni anno attendonocon ansia l’apertura dei maesto-si cancelli del teatro. Siamogiunti al terzo anno di adozionedi questo meraviglioso monu-mento, ed anche se potrebbesembrare noioso, quest’espe-rienza in realtà è sempre fanta-stica; è stato faticoso studiarnela storia ma i complimenti deituristi ci hanno ripagato di tuttigli sforzi fatti; sforzi che riguar-dano noi come protagonisti atti-vi di quest’avventura, ma anchetutti gli insegnanti impegnati

nel progetto. I risultati ottenutimi sembrano ottimi, e il meritova anche a loro.Rispetto agli altri anni questavolta siamo stati impegnati perben tre giorni: il sabato mattinaabbiamo dovuto gestire nume-rosi bambini che, pur essendopiccoli, ascoltavano interessatile nostre spiegazioni; la secon-da e la terza giornata, oltre glialtri visitatori, abbiamo ricevu-to anche la visita della nostradirigente; certo poiché la presi-de è arrivata quest’anno nonnascondo che avevamo un po’di timore, ma credo sia rimastasoddisfatta. Noi abbiamo cerca-to di dare sempre il meglio dinoi anche con un gruppo di 12dirigenti Fiat (nella foto con

alcune delle nostre guide), tuttiprovenienti dal nord, e a cuiabbiamo potuto offrire un’im-magine diversa di Palermo daquella che danno di solito igiornali; abbiamo dimostratoche noi giovani se lavoriamotutti insieme possiamo dare il“massimo”.

Un'ultima riflessione. Moltisono rimasti stupiti dal fatto cheappartenessimo ad un istitutotecnico, forse di solito ci consi-derano come studenti di secon-do livello, e il poter mostrareche anche noi valiamo qualcosaè stata la vittoria più grande.

La scuola adotta...il Teatro Massimo

di Anna La Barbera 5 BP

Page 8: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 3

8

La scuola vista da noiQuesti sono i risultati delle interviste che ho effettuato agli alunni benga-lesi nelle classi: 1°B , 1°P, 2°F, 2°B e 3°P.I ragazzi hanno avuto informazioni su questa scuola tramite i loroamici, quindi hanno scelto il Ferrara per i commenti positivi degli studen-ti che già lo frequentano. Diversi ragazzi, inizialmente hanno avuto infor-mazioni negative sulla scuola, ma dopo averla frequentata hanno ritenu-to che tali informazioni erano sbagliate.Attualmente si trovano bene e il rapporto tra professori e alunni è otti-

mo, anche se a volte incontrano difficoltànel capire bene l’Italiano, soprattutto nellagrammatica, per questo pensano che forsesarebbe meglio per loro frequentare ascuola un corso d’italiano per migliorarela conoscenza della lingua. Alcuni, poi,fanno lo stesso discorso anche per la lin-gua francese e inglese. Questi ragazzi in media si trovano in Italiada più di 11 anni.Il passatempo di questi ragazzi nella mag-gior parte dei casi è usare il computer perdivertimento, anche tramite internet, masempre per un tempo limitato, per poiimpegnarsi nello studio. Le ragazze escono molto poco e la lorocomitiva è formata per la maggior parte daamici stranieri, quasi sempre della loro

origine; invece i ragazzi sono più aperti e frequentano gruppi misti, fattinon solo da stranieri ma anche da italiani. Fra stranieri non hanno pro-blemi a confidarsi perché si conoscono meglio ma fa loro piace-re conoscere anche i ragazzi italiani con i quali non ci sono pro-blemi di incomprensione.I loro genitori sono molto interessati ai loro studi e al loro per-corso formativo.Come cibo gradiscono anche la cucina italiana, e in particolarela "famosa" pizza.Sarebbe auspicabile che anche i docenti e gli alunni possano avvicinarsialla nostra lingua “Bengalese”!

Lubna Uddin 2B

Vivere fra due culturedi Lubna Uddin 2B

Ciao ragazzi, mi chiamo Lubna e sono unaragazza di origine Bengalese, nata in Italiama cresciuta in un ambiente in cui preval-gono le tradizioni e la cultura d’origine dei

miei genitori; indosso abiti diversi da quelli comuniitaliani o occidentali, mi nutro di cibi tipici del miopaese, grazie alla t.v. satellitare seguo principalmenteprogrammi della mia lingua madre e in famiglia utiliz-zo esclusivamente la lingua dei miei genitori.Noi bengalesi non siamo gli unici alunni stranieri pre-senti nella scuola, ma ci sono anche alunni provenien-ti dalla Tunisia, Cina, Mauritius ecc… ma rispetto aloro noi siamo il “gruppo” più numeroso.Per curiosità ho voluto fare una piccola indagine – i cuirisultati ho riassunto qui accanto – per vedere quantiragazzi del mio stesso paese frequentano questa scuo-la e ho scoperto che in tutto siamo 20 di cui 15 ragaz-ze e 5 ragazzi. La maggioranza frequenta il primo annomentre sono pochi quelli che frequentano classi secon-de e terze; io ho voluto sapere la loro opinione riguar-do a questa scuola, e ho chiesto loro come si trovanoqui o quali opportunità hanno avuto dalla scuola. Hocapito che più o meno tutti si trovano bene e la cosache mi ha colpito di più è che si prevede che nei pros-simi anni ci possano essere altri ragazzi interessati afrequentare questa scuola!Fra i ragazzi che hointervistato, ci sonoalunni, tra cui io, inte-ressati allo studio chevogliamo impegnarciper un futuro miglioree vogliamo uscire daquesto istituto comedei bravi “ragionieri”,ma purtroppo ci sonomolti altri alunni,quasi la maggior parte,che fanno tutto l’oppo-sto, cioè non dannomolta importanza allostudio, forse perchénon hanno ancoraun’idea chiara su quel-lo che devono fare nel futuro e vengono a passare iltempo qui perché non hanno niente da fare a casa.Vorrei tanto che questi alunni cambiassero e desseroun senso allo studio e al loro futuro!Personalmente sono molto orgogliosa di essere italo-bengalese perché ciò mi dà l’opportunità di conosceree vivere con due culture diverse che ho ancora daesplorare!Io penso che una regola fondamentale per tutti perandare avanti nella vita sia quella di essere fiduciosi inse stessi, molto umili, forti, coraggiosi, orgogliosi,creativi e crederci fino all’ultimo per ottenere soddi-sfazioni personali!

In aumento gli alunni stranieriiscritti nella nostra scuola

Da parecchio tempo nella nostra scuola sono iscritti numerosi alunni stra-nieri, ma negli ultimi anni il loro numero è andato sempre più aumentan-do. È quanto è emerso dall’analisi che la nostra classe ha svolto sugli elen-chi degli alunni iscritti nel nostro Istituto. In particolare, la percentualedegli stranieri presenti nella nostra scuola raggiunge il 7,9 %, due puntipercentuali in più rispetto alla media nazionale che per le scuole superio-ri si attesta sul 5,8% e ben 6,4 punti percentuali in più rispetto alla mediaregionale siciliana che nella scuola secondaria di secondo grado si fermaall’1,5%. Dal confronto poi con i dati registrati nella nostra scuola nel pre-cedente anno scolastico, risulta un incremento di quasi un punto percen-tuale. Per quanto riguarda i paesi di provenienza, quasi la metà degli stranierigiunge dal Bangladesh (il 3,5% degli iscritti nella nostra scuola). Seguonopoi i cinesi (1,3%), gli alunni provenienti dallo Sri Lanka (0,6%) e quelliprovenienti complessivamente da altri 7 Paesi (2,5%).

Teresa Favet II E

FF oo cc uu ss

Page 9: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 3

9

PP aa rr ll ii aa mm oo nn eeIl 9 marzo noi alunnidella V BP assiemead altri studenti del-l’istituto abbiamo

avuto la possibilità di parteci-pare ad un convegno sull’im-migrazione, svoltosi presso laSala Gialla di Palazzo deiNormanni.Il convegno era volto a farciconoscere la realtà spesso tristein cui avviene il fenomeno del-l’immigrazione. Tanti sonostati gli interventi, guidati daDon Sergio Natoli (Ufficio dio-cesano Migrantes): per iniziarel’On. Giovanni Ardizzone(deputato dell’Ars), ci ha spie-gato quanto sia importante la“collaborazione” di tutti (par-tendo dalle cariche più altedello Stato) per la corretta inte-grazione degli immigrati;anche se ad oggi Lampedusa siè sentita sola nell'affrontarel'emergenza che ha avuto iniziosin dal 2010 (con le prime pro-teste in Tunisia contro il regimedittatoriale di Ben Alì).L’emergenza è sembrata aquie-tarsi con il trattato Libia-Italia,anche se in realtà l’emergenzaha continuato ad esserci, e chis-sà attraverso quali mezzi ipoveri immigrati sono statirespinti nei loro paesi. Infatti, il23 Febbraio 2012 la Corteeuropea ha sanzionato l’Italiaper aver violato i diritti cheandrebbero assicurati ad ogniuomo.Il problema, come sostieneappunto il Dott. AlfonsoCinquemani (direttore CentroAstalli Palermo), è quello diaccettare questi uomini prove-nienti da altri paesi ed acco-glierli, prima di tutto, comepersone. Capire che nonostanteil diverso colore della pelle, lalingua diversa si tratta pur sem-pre di GENTE COME NOI; equindi anche loro hanno biso-gno di un segno d’affetto, di unamico, di qualcuno che li aiutia superare anche psicologica-mente le diverse situazionidalle quali provengono e adaffrontare una nuova vita.Il significato del titolo con il

quale il convegno si è aperto(L’immigrazione che non sidice) ci è stato svelato daMons. Benedetto Genualdi(direttore della Caritas diocesa-na), il quale ci ha fatto notareche molto spesso egoistica-mente si pensa alle popolazioniprovenienti da altri paesi comedei parassiti, senza preoccupar-si del fatto che non solo abbia-no sofferto nei loro paesi d’ori-gine ma continuano a soffrireanche nelle nostre città, che

rappresentano per molti la“terra promessa”. Basti pensarealle donne costrette a vendere ilproprio corpo, oppure alla con-centrazione nelle carceri dimigranti accusati di piccolireati come quello di clandesti-nità, mentre i nostri connazio-nali (italiani) che si sono mac-chiati di reati più gravi conti-nuano a circolare liberamenteall’interno del Paese.Tante le ingiustizie subìte dellequali “non si dice”, non siparla: la mancanza di sicurezzasui luoghi di lavoro (in mediaavviene un incidente mortaleogni due giorni), le scarse retri-buzioni; questo i media non loraccontano, si conosce soltantol’altra faccia della medaglia,quella secondo la quale l’Italiaè nostra e non ci interessa dinessun altro.Ecco, secondo me, questesituazioni possono essere com-prese soltanto quando si vivo-no, è dall’incontro con le diver-

se popolazioni, infatti, che sirafforza il rispetto per l’altro esi può mettere in pratical’Amore gratuito di cui spessosi discute in classe con laprof.ssa Palermo.Certo, tutte le nostre azioniandrebbero svolte secondo leregole del bene comune, mapurtroppo nella nostra società sisono persi i valori più importan-ti quali: la carità, l’umiltà, l’one-stà, l’amore verso il prossimo…valori che soltanto chi non ha

nulla può farci ricordare.Eh si, perché come dice Mons.Giancarlo Perego (direttoreFondazione Migrantes) in que-sta vita non importa essere ric-chi, se la ricchezza serve sol-tanto a dividerci dal resto delmondo e non viene condivisacon nessuno.Bisogna mettersi nei loropanni, capire che l’altro non hasolo fame di pane e questocome racconta il parroco diLampedusa, Don StefanoNastasi, i lampedusani lohanno capito bene e lo hannodimostrato accogliendo addirit-tura nelle loro famiglie moltiragazzi che avevano bisognod’aiuto.Questa situazione appareimpensabile ai nostri occhi(immaginate di dover convin-cere i vostri genitori ad ospita-re uno “straniero” provenienteda paesi come la Libia,Tunisia… MissioneImpossibile) questo perché per-

sistono ancora dei pregiudiziche limitano la capacità del-l’uomo di aiutare l’altro, dicondividere.Eppure “loro” non sono qual-cosa di negativo, anzi, comeemerge dal video mostratocidal diac. Santino Tornesi (diret-tore dell’Uff. Reg. per lemigrazioni della C.E.Si) imigranti sono un valoreaggiunto per il nostro paese;molti di loro hanno mostratospiccata versatilità e disponibi-lità verso qualsiasi attività,anche se non è consona alleloro competenze; sanno, inol-tre, mettersi in gioco e moltedonne sono diventate oggi tito-lari di imprese a carattere arti-gianale. In questo modo si con-tribuisce alla ricchezza delpaese ospitante ma anche diorigine, dove promuovere l’au-tosviluppo dovrebbe esserel’obiettivo principale per chilegifera: “dai del pesce ad unuomo e lo avrai nutrito per ungiorno, insegnagli a pescare elo avrai nutrito per tutta lavita”.A volte pensiamo troppo a noistessi, certo non si può “cam-biare” dopo una conferenza odopo aver letto quest’articolo,ma la consapevolezza di ciòche è bene e ciò che è maledovrebbe permetterci dimigliorare i nostri comporta-menti. In fondo “essere diversiè bello”, dobbiamo sostenerci avicenda, ma non eliminando lecaratteristiche di ognuno eseguendo i modelli sbagliatiche ci vengono offerti dallasocietà. Aiutare l’altro vuoldire metterlo nelle condizionidi realizzarsi.

L’immigrazione…che non si dicedi Anna La Barbera 5Pr2

Perle di saggezzaSe un Dio ha fattoquesto mondo, nonvorrei essere quel Dio:la miseria che l'uomovi ha creato mi spez-zerebbe il cuore.

Arthur Schopenhauer

Page 10: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 3

10

LL ee zz ii oo nn ii dd ii ll ee gg aa ll ii tt ààIl populismo del XXI secolo è il titolo della conferenzaantimafia cui abbiamo partecipato il 27 Gennaio 2012.L’incontro, svoltosi presso il Rouge et Noir, è stato ilpenultimo di un ciclo destinato agli allievi delle scuole

superiori, nell’ambito del progetto di educazione antimafia.L’incontro è stato moderato dal prof. Antonio La Spina e dal prof.Pasquino, membro della Società italiana scienza della politica.Attraverso alcune proiezioni video, relative al regime fascista diMussolini, abbiamo compreso che la maggior parte delle dittaturesi regge sul principio del populismo, una forma di rapporto diret-to fra il leader e le masse che di per sé non è una devianza, anzi lapopolazione dovrebbe sempre essere al corrente di tutto ciò cheaccade in politica. Il problema insorge però, quando si giunge adadorare i leader, e ciò è accaduto anche nel recente passato degliitaliani; questo fa sì che il leader si senta invincibile e pertantoautorizzato a far tutto. Gli esponenti politici, dovrebbero pensareal bene del popolo ma spesso, raggiunto il potere e la popolarità,si dimenticano di coloro che li hanno sostenuti ad acquisire pro-prio la loro condizione di predominio. Durante le fasi di approfondimento, si è discusso del presente edel passato, ma secondo me la riflessione più importante è stataquella proposta dai due relatori secondo cui questi eventi di popu-lismo si manifestano quando dei vuoti di potere permettono adalcuni uomini più ambiziosi di prendere il sopravvento. È evidente dunque che ciò non accadrebbe se tutti i cittadini par-tecipassero attivamente alla vita politica del Paese.

Questo è l’invito che è stato rivolto soprattutto a noi gio-vani che rappresentiamo il futuro. Partecipare “attivamen-te” non vuol dire accettare tutto quello che ci viene propo-sto ma significa valutare attentamente le capacità di ogninostro rappresentante, assicurandoci che agisca per il benecomune e senza alcun interesse personale.

Attenti al populismoPerché bisogna partecipare attivamente alla vita politica

di Anna La Barbera 5 Pr2

Nella foto, il prof. La Spina, il prof. Pasquino e la prof.ssa Vaiana

Buon riposo PlacidoRiposa in pace,riposa tranquillo,adesso che chi ti ama ha una bara dove poter piangere.Riposa in pace, riposa tranquillo,tu che hai lottato e hai smosso i sentimenti della tua terra!Riposa in pace,riposa tranquillo,adesso che chi doveva sta pagando!Addio Placido.

Francesca Casabianca 5F

Erano tempi difficili, la mafia corleoneseimperava e gestiva con violenza inauditail suo potere feudale. In pochi osavanoalzare la testa e la difesa dei diritti deicontadini sembrava un atto di insubordi-nazione da punire in modo esemplare. Main un mondo dominato dalla criminalitàorganizzata, Placido Rizzotto, il sindaca-lista ucciso dalla mafia oltre 60 anni fa,ha avuto il coraggio di denunciare isoprusi e organizzare le masse contadine. Pubblichiamo accanto la poesia cheun’alunna gli ha dedicato in occasione delritrovamento dei suoi resti gettati damafiosi senza scrupoli in una foiba diRocca Busambra nei pressi di Corleone.

La storia di Placidocontinua a dividere

Sull’onda emotiva sorta dopo il ritrova-mento dei resti dell’eroe antimafia, inItalia si è sviluppato un acceso dibattitoche oppone un doppio fronte: alcuni sono

favorevoli alla celebrazione dei funeralidi Stato, così come deciso dal Governo ecosì come chiesto da numerosi giornalistidi testate nazionali nonché da scrittori delcalibro di Dacia Maraini, firmatari di unaapposita petizione. Tuttavia, alcuni hannoopposto un no polemico alla richiesta inquanto vorrebbero che prima di ogni cele-brazione di facciata, lo Stato facesse chia-rezza sui suoi oscuri legami con la crimi-nalità mafiosa. Questo rilievo critico valetto anche in relazione ai clamorosi svi-luppi cui hanno condotto le indagini dellamagistratura sulla strage di ViaD’Amelio. Secondo le ultime supposizio-ni della Procura di Caltanissetta, l’eccidiodel giudice Borsellino e degli agenti dellasua scorta sarebbe stato orchestrato dapezzi deviati dello Stato. Inviate alla mail del nostro giornale ([email protected]) le vostre opinioni,magari dopo averne discusso in classe odopo aver assistito alla proiezione delfilm sulla storia di Placido Rizzotto.

Rocca Busambra

Placido RizzottoUn esempio di coraggio

Page 11: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 3

11

PP ii aa nn ee tt aa gg ii oo vv aa nn iiI vostri ClickInviate alla redazione i vostri scatti migliori relativi ai progetti, alle attività o alle situazioni più curiose cheaccadono a scuola. Immortalate i momenti più divertenti o significativi, curiosità e stranezze per racconta-re con immagini la vita al Ferrara. Pubblicheremo i click più originali.

Fiori, regali, ogni donna, ricorrendo l’8 Marzo, siaspetta di ricevere un dono ma perché?Da cosa deriva questa ricorrenza? Molte donne festeggiano andando in giro per pub,

divertendosi come se fosse un giorno speciale, quando in realtàè il giorno del ricordo di lotte, tragedie e diritti conquistati. A differenza dell’uomo, la donna ha sempre dovuto lottare perconquistare ciò che spesso le viene negato.L’8 Marzo rappresenta in molti paesi le conquiste sociali delledonne, i diritti da sempre rivendicati e gli innumerevoli affrontisubiti.L’origine della festa non è certa: l’ipotesi più probabile è che siastata istituita nel 1910 nel corso della conferenzadell’Internazionale Socialista, ma non vi sono prove certe. Unadata certa è invece l’8 marzo 1917, quando delle operaie diPietroburgo (in Russia, durante la rivoluzione) manifestaronocontro la scarsità di cibo e contro la guerra.Spesso si fa risalire la data della festa della donna alla tragediadi una fabbrica di cotone di New York, dove, l’8 Marzo 1908, ungruppo di operaie scioperò come forma di protesta contro le ter-ribili condizioni in cui si trovavano a lavorare. Lo sciopero pro-seguì per diverse giornate ma fu proprio in questo terribile gior-no che il proprietario dell’azienda bloccò le uscite della fabbri-ca. A causa di un incendio, poi, 129 operaie morirono, semplice-mente per difendere i loro diritti.I fiori di mimose che crescevano nei pressi della fabbrica furonoposti sulle tombe delle operaie. Per questo il simbolo di questaricorrenza da allora è la mimosa. Nel 1946, quando l’UnioneDonne Italiane stava preparando la manifestazione per la ricor-renza del primo “8 marzo” del dopoguerra, si pensò ad un fioreche simboleggiasse questo avvenimento, fu così che si decise perl’umile ed economica mimosa, un fiore semplice che rievoca unpassato di lotte, discriminazioni, violenze, abusi e diritti negati eche in me motiva giorno dopo giorno la gratitudine per chi halottato anche per i miei diritti.

8 marzoNoi Donne!Noi Donne!di Casabianca Francesca VF

La 1T prepara i cartelloni per il Comenius

S e c o n d oKandinsky, attra-verso l’arte possia-mo: “trascrivere la

musica dei colori, dipingere isuoni della natura, vedere i suonicromaticamente e ascoltare icolori musicalmente”. Kandinsky è uno degli artistirussi più rappresentativi dell’ar-te dei primi del Novecento le cuiopere, nella sezione dedicata alleAvanguardie russe, sono stateesposte nella mostra che giovedì15 marzo abbiamo visitatoaccompagnati dal prof. Colletti.Allestita presso l’Albergo dellePovere in corso Calatafimi, talemostra è frutto di un “gemellag-gio” artistico tra Italia-Russia alquale ha partecipato anche laRegione Siciliana. Sempre presso l’Albergo dellePovere, abbiamo avuto la possi-bilità di visitare anche la mostraARTEDONNA dedicata allaproduzione pittorica delledonne.

Le 170 opere esposte di 33 arti-ste tutte operanti in Sicilia hannocome filo conduttore la condi-zione femminile nella nostraisola dalla fine dell’Ottocentofino ai nostri giorni. Dopo aver tanto parlato delledonne, di parità di diritti e diemarginazione femminile, èstato davvero molto interessantepoter percepire le emozioni diqueste pittrici attraverso le loroopere d’arte.

Artedonna e Avanguardie russe All’albergo delle Povere per un tuffo nell’arte

di Valeria Gianfalla 4E

La 1F e la 2F all’orto botanico

Nella foto a sinistra,“L’attesa” di Sistina Fatta

della Frasca,sopra, l’Albergo delle

Povere

Page 12: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 3

12

AA gg oo rr àà

Modi di dire

Andare aCanossa”

Andare a Canossa signi-fica chiedere umilmenteperdono. Il detto deriva da unfatto storico celeberri-mo: nel 1077, Enrico IVsi recò al castello diMatilde di Canossa, perchiedere perdono al papaGregorio VII il quale loumiliò facendolo atten-dere per tre giorni.

Saper parlare unalingua e sapersiesprimere è fonda-mentale per non

diventare “schiavi” delle perso-ne che hanno più conoscenze dinoi e che potrebbero indurci acompiere scelte approfittandodel fatto che non riusciamo acomprendere ciò che ci vienedetto. Questo causa problemipratici quando, ad esempio, inun colloquio di lavoro non si èin grado di esprimersi corretta-mente perdendo così diverseopportunità solo perché non siha la padronanza della linguae non si riesce a comunicarein modo comprensibile conla gente.Una debole padronanza lingui-

stica può renderci prede perfet-te per i truffatori che ci propon-gono di firmare contratti chepossono contenere clausole pernoi rischiose ma che non riu-sciamo a capire leggendo, spin-gendoci quindi a fidarci deglialtri trovandoci poi in situazio-ni spiacevoli se non addiritturadannose.Non sapersi esprimere benepuò avere un peso notevoleanche nella vita relazionalepoiché si possono creareincomprensioni nei rapportipersonali allontanandoci tal-volta dalle persone a cuivogliamo bene, problemi neldialogare con gli stranieri chemagari parlano la nostra linguaperfettamente mentre noi spes-

so non siamo capaci di dire ciòche pensiamo realmente e dicomunicare con loro perchénon studiamo come dovremmo.Scrivere, parlare e comprende-re bene una lingua è fondamen-tale per ognuno di noi perché èuno degli elementi che ci per-mettono di vivere liberamentesenza influenze esterne, dicapire e riflettere sulle scelteche compiamo e non esseredelle marionette che la gentepuò muovere come megliocrede per arrivare ai propriobiettivi. Dobbiamo impegnarci e studia-re per migliorare noi stessi e lasocietà in cui viviamo.

L’uomo è un essere sociale che ha bisogno dei suoisimili per vivere. Caratteristica fondamentale dellaspecie umana è la formazione di aggregazioni in cuivivere, giocare e crescere assieme. Stare in gruppoaiuta anche a risolvere problemi ma è soprattutto la

solidarietà uno dei valori fondamentali degni di essere coltivati inun gruppo. Mostrare solidarietà verso gli altri vuol dire partecipa-re ai problemi di chi fa parte della nostra comunità e, in senso piùampio, significa sentire un legame affettivo altruistico che ci uni-sce ai nostri simili. Essere solidali significa, quindi, sacrificareanima e corpo per aiutare qualcuno, o battersi, seguendo esclusi-vamente i propri ideali, non per il bene perso-nale, ma per il bene di tutta la società in cui sivive, del mondo intero o anche solo per l’aiu-to di una singola persona, perché aiutarne unaè sempre un grosso passo avanti per esseresolidali con tutti. Se venisse a mancare lo spi-rito solidale, ognuno rimarrebbe chiuso nelproprio egoismo e non sarebbe possibile alcu-na convivenza. Anche la nostra Costituzione ciricorda che la solidarietà è un dovere primarioper ogni cittadino. Infatti, tra i numerosi compiti dello Stato, c’èanche la pratica della solidarietà verso le diverse categorie di biso-gnosi. Il concetto di solidarietà però oggi assume un ruolo semprepiù marginale. Difatti, si resta spesso indifferenti ai problemi pre-senti in tutto il mondo, quali guerre, povertà, dimostrando semprepiù atteggiamenti egoistici. Ciò avviene perché siamo sempre tuttioppressi da una fretta frenetica, per cui non abbiamo il tempo diriflettere sui vari episodi di dolore e tristezza che avvengono intor-no a noi. Considerato il punto di indifferenza cui siamo giunti tuttiquanti, possiamo riconoscere che il volontariato civile rappresen-ta l'ancora di salvezza in questo mondo perché, non solo prendeatto degli episodi di povertà, di emarginazione e di solitudine, ma

interviene con tutti i mezzi di cui dispone per porre rimedio. Solose riusciremo a vincere il nostro spirito individualista, non vivre-mo una vita vuota, senza valori e senza ideali. Attualmente, visono, per fortuna, alcuni esempi positivi come alcune strutturesanitarie, enti benefici o anche organizzazioni non governativeche, con il lavoro di volontari e attraverso delle donazioni di dena-ro, operano nelle aree del mondo duramente provate da guerre,rivoluzioni o eventi naturali. Tutti questi uomini lavorano solo perprofondo senso di solidarietà umana, senza aspettarsi alcun van-taggio materiale, sopportando fatiche e disagi, spesso mettendo arischio la loro stessa vita. Personalmente, ritengo che tutti noi

dovremmo prendere esempio sia da tutti que-sti individui e dai grandi personaggi chehanno dimostrato una grande generosità ehanno rappresentato al meglio la parola soli-darietà. Penso a uomini come Martin LutherKing che ha fatto di tutto per il suo popolo,cercando di promuovere l’uguaglianza tra“bianchi” e “neri” di fronte alla legge e anchesocialmente, battendosi, facendosi sentire eprotestando, e Maria Teresa Di Calcutta che

nel 1948, con la concessione della Chiesa, ha servito i più poverinelle strade di Calcutta, una delle città che, specie a quell'epoca,era considerata tra le più disperate del mondo. Quindi, sull’esem-pio di queste grandi personalità, a mio parere, solidarietà vuol direcrescere nell’uguaglianza e nella giustizia, capire e farsi carico,ciascuno nelle proprie possibilità, di problemi apparentementedistanti o diversi dal proprio quotidiano. Ma è soprattutto crescitadell’uomo che solo così può abbandonare l’individualismo tipicodella nostra epoca, in cui spesso i valori materiali e terreni, erro-neamente, assumono grande importanza, facendoci dimenticare loscopo principale della nostra esistenza, che è quello di amare eaiutare il prossimo.

L’importanza di sapersi esprimeredi Claudia Ferruggia 5Pr2

L'ancora di salvezza del volontariato civiledi Nicolò Scalisi IC

Page 13: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 3

13

Filastroccaper star beneFilastrocca che va e torna,per mangiaree stare in forma,che consiglia ai bambinicome fare gli spuntinie restare sani e belliper volare come uccelli;ed allora leggi quied impara a far così:poche fritturee molte verdure,un piatto di pasta e poi dico basta,il latte al mattino con un biscottino, a cena un polletto o un po’ di filetto.E infine gli agrumi e niente dolciumi,altrimenti i miei denti non son più splendentimi cresce il pancione e sembro un pallone e salta il bottonedel mio bel giaccone.Non potrò più giocare,saltare e ballaree certo i miei tuffi saranno assai buffise vorrò nuotaretra le onde del mare.Allora è più giusto mangiare con gusto ma fai attenzioneci vuol moderazioneper vivere sempre da vero campione.

Carola Marino II E

Presi dalla fretta,con mille impegnicui assolvere, moltevolte non diamo il

giusto valore ai momenti che cipassano davanti lasciando chela vita scorra, giorno dopo gior-no come se noi fossimo solodegli spettatori in attesa dieventi.Recentemente nella corsa fre-netica contro il tempo, unamadre ha ucciso il suo bambinoper distrazione, non accorgen-dosi neppure di averlo schiac-

ciato con il suo SUV.Distrazioni fatali causate dallafretta assillante che ci persegui-ta sin dal suono della sveglia.Lavoro, casa, famiglia; in TVsembrano sogni a portata dimano che solo chi non vuolenon riesce ad ottenere. Nellavita reale però, in cui si alterna-no gioie e dolori, è tutto moltodiverso ed è difficile trovarealle 8:00 del mattino personag-gi felici già truccati, vestiti eriuniti in cucina per la primacolazione.

Si deve essere armati di buonavolontà per non essere traspor-tati dall’onda del nervosismogenerale.Siamo vittime della nostra stes-sa vita e a volte non ci rendia-mo conto che possiamo crearedanni alle persone che ci cir-condano. Fermiamoci un atti-mo; proviamo a dare piùsostanza ai momenti che ci pas-sano dinanzi, non inseguiamo iltempo, assecondiamo il suoprocedere.

La scuola di oggisi è evoluta insie-me alla società dicui fa parte, i

ragazzi oggi hanno le dovuteattenzioni non solo per quantoriguarda lo studio ma anche perquanto riguarda il loro modo dipensare, il loro essere con sestessi e con le persone che licircondano anche nel mondodella scuola.Come è cambiato il panoramaintorno a noi giovani. Dai ricor-di dei miei familiari ho potutonotare quanto fossero profondele differenze fra il mondo deigiovani di oggi e quelli di ieri.

Numerose erano le “umiliazio-ni” che dovevano subire e ilmodello educativo era estrema-mente severo. Già ai tempi dimia nonna, la mattina i bambinia scuola erano costretti a dellevere perquisizioni, dovevanomostrare le mani e chi nonaveva le unghie pulite, venivapunito con delle bacchettatesulle mani (capitava moltospesso in quanto a quei tempi ibambini dopo e prima dellascuola dovevano aiutare i geni-tori: le bambine nei lavoridomestici, i bambini anche neicampi, nelle botteghe ecc.). Lamaestra controllava loro le teste

con delle bacchette per vederese erano infestate dai pidocchi.Chi li aveva veniva retrocessoagli ultimi banchi o addiritturamandato a casa. Capisco lanecessità di evitare il diffonder-si della pediculosi ma qualemortificazione imbarazzante!Oggi, in casi del genere, lemaestre usano molta più accor-tezza, riferiscono in manieradiscreta l’accaduto alle mammeper evitare ai bambini il disagiodi essere additati come quelli daevitare. Ma se questo è uno stileche la scuola ha affinato nelcorso del tempo, negli anniqualcosa si è corrotto. La serie-

tà con cui studiavano a queitempi era veramente ammirevo-le se solo penso a tutte le poesieche mia nonna recita a memoriacon precisione a distanza di benottant’anni. È vero, i suoi rap-porti con gli insegnanti si limi-tavano solo alle interrogazioni.Non si sarebbe mai permessa dipronunciare neanche “un ciaoprof.”. Almeno da questopunto di vista, per fortunaoggi le cose sono cambiate, inalcuni professori si riesce atrovare la persona adulta cheti ascolta, colui che riesce aconsigliarti e che ti invoglia astudiare con passione.

L’italiano in labL’Istituto si arricchisce di un nuovo laboratorio multimediale

Finanziata con i fondi FESRSICILIA, al terzo pianodell’Istituto è stata allestital’aula per la L1.Si tratta di un laboratoriodestinato all’apprendimentooperativo dell’Italiano comelingua madre. L’auspicio èche sia utilizzato quanto piùpossibile da docenti e studen-ti per realizzare lezioni di let-teratura, scrittura, analisi eapprofondimento dell’italia-no con modalità più innovati-ve e coinvolgenti.

La scuola cambia ma non sempre in megliodi Alessandra Marotta e Chiara Costantino 2 E

Vittime della nostra vitadi Casabianca Francesca VF

AA gg oo rr àà

Page 14: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 3

SS pp oo rr tt ii vv aa mm ee nn tt ee

14

Dopo quel bel 5 a 1rifilato alla Lazio, ilPalermo di BortoloMutti non riesce più

a vincere, infatti nelle sfidesuccessive ha collezionato 3sconfitte e un pareggio. Il maldi trasferta continua ma la

cosa grave è che anche in casanon si vince più. Il Palermoinoltre è la terza difesa piùbattuta dopo Novara e Genoa.Il presidente Zamparini si èmostrato molto tranquillorispetto al suo allenatore infat-ti ai microfoni ha ribadito:

"Mutti non rischia la panchi-na", parole vere? Comunque, non ci resta chestare a vedere le prossime gior-nate. Dando un occhio allaclassifica il Palermo è a quota35 punti, a -7 dalla salvezza edè la prima squadra della colon-

na di destra. Per i rosa ora arri-va il tour de force, infatti inostri devono affrontare squa-dre di alta classifica; già dome-nica, al Barbera, arriva l'ottimoUdinese di Guidolin, poi incasa del Bologna e in seguitoJuventus, Fiorentina, Parma,Cesena e Catania. Insomma sfide che il Palermonon può sbagliare se vuoleacquisire una salvezza tran-quilla e dimenticare in frettaquesta stagione.

Svanisce il sognodi Vincenzo Baiamonte II E

ROSA NEROCRONACHE

Nella foto, la squadra del Ferrara che hapartecipato al torneo provinciale inter-scolastico di calcio a 5 disputatosi pressoi campi "Sole". Purtroppo, la fortuna nonci ha assistito, poiché a causa di un inci-dente che ha coinvolto due nostri giocato-ri, non abbiamo più potuto garantire ilnumero minimo di 10 partecipanti. Malgrado l'eliminazione per questa squa-lifica poco sensata, i ragazzi hanno tutta-via dimostrato il loro valore, conseguen-do nelle eliminatorie una vittoria ed unasconfitta. Resta la soddisfazione di averpreso parte ad una bella iniziativa e diesserci difesi con onore. Speriamo vada meglio l’anno prossimo!

L’importante è partecipare!

I campioni del biennio Le campionesse!

Nella galleria fotografica presente sul sito delFerrara trovate tutte le foto relative alle squadre

e alle premiazioni.

Sono arrivate le prime attesissime finali dicalcio a 5 dell'istituto. Stiamo parlandodella finale maschile del biennio e quellafemminile. La prima, si è disputata tra la1C e la 1T, due formazioni interessanti, chehanno dimostrato di avere diversi giocatoridi qualità, ma alla fine, a trionfare, è stato ilcollettivo messo in mostra dalla 1C che habattuto gli avversari con il risultato di 6-4. Imarcatori per la 1C sono Paternò (2),Benfante (2), Lannino e La Barbera, mentreper la 1T, che nel complesso si è difesa cononore, sono andati a segno Castigliola (2),Bruno e Melignano G.Nell'altra finale, abbiamo visto contrappo-ste la 4E+4F+5F contro la 1F. Due squadre

equilibrate che hanno mostrato tanta deter-minazione nel portare a casa la vittoria,determinazione che alla fine ha premiato la4E+4F+5F che, con le reti di Inna Varia eCelestina Lo Monaco, ha battuto le rivaliper 2-0. Al termine delle partite, la premiazione daparte della nostra preside che, congratulan-dosi con i giocatori, ha consegnato a cia-scuno di loro una medaglia. Dell'attesa finale maschile del triennio tra3BP+4BP, 4E e 5E, disputata il 20/03 men-tre il giornale era in stampa, vi daremo noti-zie nel prossimo numero.

Cristian Rivolo 4Pr2

4E+4F+5F 1 C

Il torneo di calcetto

Nella foto in alto a dx, il nostro D.S. insieme ai ragazzi venutiai campetti del Papireto per tifare per i loro compagni giocatori;sopra, con le squadre vincitrici prima della premiazione.

1 F 1 T

Secondi classificati

Page 15: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 3

15

Inviate le vostre lettere a:

[email protected]

Non è un addioUno dei pilastri che fino ad oggi ci ha sorretto nel nostro percorso scola-

stico ha preso l’amara decisione di abbandonare l’insegnamento e dedi-

carsi alla libera professione.Qualsiasi siano state le motivazioni, per noi alunni della VF, sono del

tutto inutili. Non vi è motivazione adeguata per giustificare ciò che noi

stiamo passando.Uno dei “pochi” professori che è riuscito a farci assaporare la sottile dif-

ferenza tra lo scherzo e il rispetto mostrandosi professore e amico.

Presente in ogni situazione ma soprattutto sempre dalla nostra parte.

Un uomo ligio nel suo lavoro a cui forse non abbiamo lasciato un baga-

glio ricco di profitti scolastici ma stracolmo di ricordi meravigliosi e

affetto.Professore Antonio Barbera, nonostante ci stia lasciando rimarrà nel

nostro cuore.Casabianca Francesca VF

Un angelo CustodeEra un giorno tranquillo del 24 maggio 2008,quando un angelo salì al cielo. Erano le 15:30circa quando ci fu quel terribile incidente; soloDio sa come è potuto accadere, ma da ciò che lagente racconta, e per le parole pronunciate daifamiliari, sappiamo che quella maledetta curva sucui Christopher, angelo di cui stiamo parlando, eun suo amico, correvano. Ad un certo punto quel-la infausta curva era diventata troppo stretta daessere percorsa contemporaneamente da duemotori e due macchine, e lì lo scontro fatale checostò la vita di Christopher.Forse tutti penserete che adesso, dopo la suamorte, ne parliamo bene per non infangare la suaimmagine, ma non è così. Lui era un ragazzodalle mille risorse, sicuro di sé, con una cor-poratura mastodontica, che non è riuscita,però, a proteggerlo.La vita per lui è stata breve, a soli 16 anni uno stu-pido motore l’ha portato via da tutti noi. Nessunose lo poteva immaginare, una morte così improv-visa, una vita spezzata così ingiustamente. Ad untratto un buio profondo nei nostri cuori, che daquel giorno non è più andato via e resterà per sem-pre dentro noi. Il dolore che esiste in noi non potràpiù essere colmato, e quella ferita, che hai apertocon la tua morte, non potrà più rimarginarsi.La tua famiglia, ormai, vive in un buio immensoperché non ci sei più tu; ma purtroppo questa vitacosì crudele deve continuare anche senza te.Sono passati quasi 4 anni da quando sei andatovia, ci manchi davvero tanto, siamo sicuri che tuci osservi sempre da lassù e noi ne siamo fieri. Miraccomando Chry custodisci tutti noi e ricordatiche ti vogliamo tanto bene.

Un bacio da Manu e Fedy.

Quando puntiamo il dito ricordiamoci che tre puntano noi!

Ciao a tutti voi “ferrarini”! Ho letto oggi il nostro giornalino scolastico e mi

sono soffermata sulla lettera scritta da una ragazza del Ferrara prossima

all’esame di Stato. Poiché anche io frequento il quinto anno e, dopo aver

letto l’editoriale della prof. Prainito, mi sono sentita “in dovere” di rispon-

dere come alunna che vive giorno dopo giorno l’ansia dell’esame di Stato.

Beh, ciò che dice la ragazza sul comportamento dei prof nei confronti degli

alunni non posso di certo negarlo, ma magari esistono, a mio parere, altri

punti di vista. Noi ragazzi abbiamo sempre visto la scuola come qualcos’al-

tro: divertimento e risate! Ora, non voglio dire che questo non debba esser-

ci, anzi credo che sia in parte indispensabile per mantenersi concentrati, e

di certo nella nostra scuola (come in altre) non manca! Purtroppo però, di

fronte questo svago la mente cede e dimentichiamo il perché della scuola,

dello studio e dell'impegno costante, cosa che succede a tutti e spesso. Il

perché dei sacrifici a cui siamo chiamati, a cui soprattutto noi maturandi

siamo chiamati, sta proprio in questo quinto anno: l'anno in cui la vita pren-

de un altra svolta, in cui tutto sembra diverso e pesante, in cui ogni nostra

decisione inevitabilmente viene proiettata nel futuro. Per niente è l'anno

della maturità! È ovvio che ognuno di noi si trovi ad affrontare proprie que-

stioni personali, chi non le ha?! Ma la maturità sta anche in questo, nel

sapersi gestire e soprattutto nel perseverare negli impegni: si cresce in que-

sto contesto di sacrifici e difficoltà, così come hanno fatto i nostri padri.

"[I proff.] non sanno nulla, non sanno che alcuni di questi ragazzi si chiu-

dono in un mondo loro [...], alcuni entrano in un tunnel dal quale è diffici-

le uscire": questa è stata la parte della lettera che più mi ha colpito, perché

sinceramente mi sembra un po' esagerata. Siamo obiettivi: non credo che

solo la scuola, solo gli insegnanti possano spingere un ragazzo in un tun-

nel! Quando ciò avviene si prendono in considerazione così tante proble-

matiche che questa frase mi sembra un po' un dito dietro il quale nascon-

dersi! Ma poi, diciamolo, siamo prossimi alla maturità e la maturità si

acquisisce anche con la rigidità, sia dei prof sia dei genitori, perchè sicura-

mente in un prossimo nostro futuro non credo che il datore di lavoro o un

prof universitario vorrebbe ascoltare i nostri problemi, le scuse, le difficol-

tà di salute e quant'altro! A mio parere dovremmo invece essere riconoscen-

ti a chi, nonostante tutto, ci ha ammesso al quinto anno o quanto meno

cogliere questa occasione per riscattarci e dare, come si suol dire, "uno

schiaffo morale" a chi non credeva in noi. Maturità significa CRESCERE;

crescere significa IMPARARE A CAMMINARE DA SOLI. Questo mio

pensiero non è una critica, bensì un consiglio nella speranza che aiuti i

maturanti nei prossimi mesi. Flaminia Sangiorgi VE

LL aa pp oo ss tt @@ dd ee ii ll ee tt tt oo rr ii

Page 16: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 3

RR ee ll aa xxHai mai sentito parlare diPERENOFOBIA? No?Nemmeno io, in verità, almenosino a stamattina.Proprio stamattina però mi èsuccesso quello che vado a rac-contarti.Ho portato in classe i compitidi Italiano che avevo correttofra i quali ce n’era in cui avevotrovato la misteriosa parolaPERENOFOBIA. Inizialmente avevo avuto l’im-pressione di non aver decifratoa dovere quella grafia ma, dopodiverse letture, non ho potutofare a meno di constatare che c’era scritto proprio PERENO-FOBIA su quel foglio, nero subianco. A quel punto, mi sonoconvinto che s’era trattato di unabbaglio, piuttosto strano inverità, da parte di un alunnoche, d’altra parte, non è certoun principiante nella nobilearte del tiro al bersaglio con gliocchi bendati.Dunque, avevo sottolineato laparola riproponendomi di chie-derne spiegazione al momentodella consegna dei temi. Cosache ho fatto appunto oggi.“Ma, che cos’è questa PERE-NOFOBIA di cui mi hai scrit-to? Cosa intendevi dire?”Ho chiesto.“Professore -mi risponde- macome? Non lo sa? E’ quellapaura che molti hanno degliimmigrati, degli stranieri, deiclandestini! L’ho trovata sulvocabolario! Esiste, può con-trollare!”.

Rimango di sasso. Per un istan-te, anzi molto meno, mi ritornain mente un episodio simile cherisale al mio primo anno diinsegnamento, qualcosa comepiù di 35 milioni di capelli faquando, per eccesso di giovi-nezza e di inesperienza, segnaicome errata la voce SCAN-CELLARE, convinto com’eroche si trattasse di parola dialet-tale, salvo poi a ricredermidopo averne riscontrata l’esi-stenza sul dizionario.E’ stato un attimo, quanto bastaa dubitare se tanta ostentatasicurezza potesse per casoavere fondamento. In fondo,come tu ricorderai, anche ilnostro professore di filosofia ciripeteva sempre che il dubbio èl’anticamera della verità oltread essere la scintilla della ricer-ca ed assai spesso anche dellescoperte. “ Va bene- gli dico-controllerò”.Già per strada, tornando a casa,mi ero messo a ragionare sullapossibile etimologia del termi-ne, senza però riuscire a trova-re alcuna risposta all’interroga-tivo.Non appena rientrato, vadosubito a cercare sul vocabola-rio. Sfoglio, guardo con atten-zione… niente. Cambio dizio-nario, cerco… Niente neanchequi. Richiudo e…in un lampomi si svela l’arcano! Rifletticon me: come si chiama lapaura per gli stranieri?Xenofobia, lo sappiamo bene.E allora? Allora, caro Pappo,

sai cosa ha combinato il nostrogiovane eroe? Intento a copia-re, ha letto la parola xenofobia,ne ha compreso il significatoma, da bravo scrittore di SMS(come sono ormai diventatitutti o quasi i nostri giovani),ha creduto che la X significassePER. Proprio come si usaquando ci si scambia i messag-gini via cellulare. Da qui aPERENOFOBIA il passo èbreve, anzi inesistente.Era dunque vero che la parolaesisteva ed era altrettanto veroche era facilmente reperibilesul vocabolario ma quell’ igno-rante del professore non losapeva proprio!Hai capito, caro mio? PERE-NOFOBIA, si dice! Altro che!A pensarci bene, come poi hofatto, una situazione analogami era pure capitato di viverla,anche questa comunque un belpo’ di tempo fa.Fu nel corso di un esame diidoneità, più precisamentedurante un’interrogazione diStoria, quando un altro arciere

cieco mi disse che Garibaldi aGibilrossa, alla vigilia della suaentrata a Palermo, rivolse a “Bi per io” la famosa frase: “Nino, domani a Palermo!”.Quella volta non ci misi moltoa capire che si trattava di NinoBixio. Ma era un’interrogazio-ne orale e non esistevano anco-ra i telefonini.

Elio Ciccarelli(Brano tratto da "La scatoladelle lettere", interamentevisionabile e scaricabile gra-tuitamente sul sito eliocicca-relli.it)

DIZIONARIO Siculo-IngleseFriends and relatives, don’t buy and don’t sell anything to

Amici e parienti un ci accattari e un ci vinniri nenti!

The seller advertises what he has got

U putiaru 'nzocc'avi abbannia

Doesn’t fall your face on the floor?

‘un ti cari a facci n'tierra?

Nobody takes each other if doesn’t resemble

Nuddu si pigghia si un s'assumigghia!

PERENOFOBIA

Il colmo

Il colmo per un PC?Non avere programmi per laserata!

Il colmo per un ranocchio?Dover mandar giù un rospo!

Il colmo per un sarto?Fare un viaggio nella manica!

Commemoriamo la grammatica!