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2011 j k GIUGNO a cura di Guido Falgares Periodico d’informazione culturale dell’U.E.G. – Anno 2011 - Numero 3

il gourmet rivista 3 · 2017-04-26 · hanno permesso di entrare nel loro “Gran Convegno” consentendoci di ammirarlo, ... all’arte della viticoltura, ... Nazionale Nino Masella,

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2011j kG I U G N O

a cura di Guido Falgares

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L’atmosfera è allegra e rilassata; allaguida del “meridionale” GuidoFalgares e del “padano” AngeloGrando la comitiva si muove perraggiungere l’obiettivo concordato:il luogo delle statue di GiuseppeGaribaldi e Vittorio Emanuele II aTeano. Giunti sul posto e issato lostendardo della Ueg, tutti, con lamano sul petto e compenetrati nelmomento storico, intoniamo l’innodi Mameli. L’emozione è grande e haun denominatore comune, la vogliadi essere uniti. Il brindisi ai cento-cinquant’anni ha poi riportato l’alle-gria nei nostri cuori.

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L’incontro di Teano alle ore 12 del 15 maggio 2011

Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta, dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa. Dov'è la Vittoria? Le porga la chioma,

che schiava di Roma Iddio la creò.

Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte,

l'Italia chiamò. Stringiamci a coorte,

siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte,

l'Italia chiamò, sì!

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IL GOURMET

GUIDO FALGARES

Editoriale

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C uriosamente, nel vocabo-lario della lingua italiana,

alla voce ricco è possibilescorgere tutta una serie disignificati riferibili all’abbon-danza di beni e/o al possesso,in grande quantità, di qualcosa di materialmente identifi-cabile. Faccio questa premessa perché per descrivere (nelsenso di rappresentare le caratteristiche di qualcuno percoglierne le qualità).

Francesco ed Evelina, mi sembra che l’unico agget-tivo possibile sia proprio ricco, ma in un senso e inun’accezione diversa da quella comunemente in uso.Avendo avuto la fortuna di conoscerli profondamente,posso dire che essi sono ricchi nella misura in cui possie-dono in abbondanza alcune qualità personali, umane eprofessionali che li rendono straordinari.

Il garbo, il tatto, l’eleganza, la donatività con cui cihanno permesso di entrare nel loro “Gran Convegno”consentendoci di ammirarlo, non tanto per produrreinvidia o desiderio di compiacimento, ma comemomento di condivisione, di scambio, in fondo diamore per ciò che sono riusciti a creare e di cui, nellostesso tempo, ci hanno fatto dono, li rendono degni distima, di considerazione, rispetto e soprattutto di grandeamicizia. Tengo a sottolineare che con le mie parole nonvoglio solo decantare o tessere lodi in modo retorico,desidero “pubblicare” le mie sensazioni, ancheemozioni, nel senso letterale di gioia che da interna si

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IL GOURMETproietta all’esterno attraverso le parole. In questomodo, spero ovviamente che anche altri amicipossano fare la stessa esperienza da noi vissuta, acondizione che si lascino trascinare dalla passione,dal vortice segreto che solo il gusto del cibo, del vinoe del bello, soprattutto se diventa fatto relazionale,può dare.

Alla luce di quanto ho potuto ammirare, mi chiedoche cosa inibisca, o renda difficile a molti di noi, allepersone a me più vicine sul piano delle matrici cultu-rali (nel senso di appartenenza) rendere possibile consaggezza, competenza, quanto loro ci hanno donato;ci farebbe piacere che i nostri amici diventasseroesempio, modello, non solo in termini stupidamentereplicativi (non ci aiuterebbe), ma in termini creativi,innovativi e di semplicità, intesa come ricchezza chediventa tale a partire da pochi ingredienti, forse comeun buon cibo.

Un particolare ringraziamento ad Angelo Grando ea Nino Masella per il contributo dato alla realizza-zione del Convegno. Il mio arrivederci a Pescara peril Gran Convegno del 2012

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IL GOURMET

Il nostro itinerario cominciavenerdì mattina da Squille, un

piccolo borgo incastonato tra lecolline di Caiazzo e il MonteTaburno, lì dove il Volturno sicontorce alla ricerca dell’ambìtosbocco verso un mare ancoradistante.Per la visita all’azienda vini-cola Terre del Principe indossiamoscarpe comode, da gita in campa-gna, e abiti intonati all’emozioneche si prova ad un debutto.

Alle porte del borghetto ciaccoglie la signora Manuela Pian-castelli, già giornalista del Mattinoe ormai da anni dedita a tempopieno (e, come lei stessa ci riferi-sce, con soddisfazione ancor piùpiena) all’arte della viticoltura,insieme al marito Peppe Mancini,contitolare dell’azienda, anch’egli“pentito” del suo passato di avvo-cato.

Una breve passeggiata ciconduce alla cantina sita in unpalazzotto dell’anno 1100, già a

quell’epoca adibito alla medesimafunzione come testimonia lainequivocabile presenza di unavasca di decantazione. Appenaentrati, si avverte la sensazione ditrovarsi in un piccolo tempio, nelquale da secoli si celebra il ritodedicato a Bacco.

Dal locale al pianterreno, allecui pareti campeggiano le doghe diuna botte sezionata e, con mirabilecontrasto, una grande opera d’artecontemporanea, accediamo alpiano sotterraneo attraversoun’angusta scalinata in pietra,inadatta però al passaggio dellebotti che, ci spiega Manuela,vengono calate ad una ad unaattraverso un buco del solaio, peressere disposte in duplice, discipli-nata fila così come le troviamo.Pallagrello – bianco e nero – eCasavecchia sono i vitigni di mille-naria risalenza, già prediletti daiBorboni, che i nostri ospiti hannocontribuito con pervicacia a ripor-

FRANCESCO ED EVELINA

Venerdì 13 Maggio: la mattina

Manuela Piancastelli,Azienda Vinicola“Terre del Principe”

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IL GOURMETtare a nuovi fasti, e a cui hannoimmolato le loro vite precedentiper costruirne insieme una nuova,più piena e consapevole.

Affascina il racconto di Manuela,coinvolge la passione che trapelada ogni sua parola, intriga la descri-zione delle laboriose procedureche convergono al risultato finale: ilvino.

Poi ritorniamo “a riveder lestelle”, anzi un sole splendente cheillumina e scalda le viti allevate aguyot, nelle quali ci addentriamocon rispettosa curiosità per guar-dare, toccare, annusare i germogliche preannunciano rigogliosi grap-poli.

L’odore della terra, la carezzadella brezza frizzantina, la vistadella sinuosità dei filari ottundonole nostre consuetudini borghesi ecomplottano per farci sentire untutt’uno con il paesaggio, permetterci a parte del miracolo chesi ripeterà, per inveterata legge dinatura, con la prossima vendem-mia.

Giungiamo alla splendida villa diPeppe e Manuela, sede dell’azienda,

dove troviamo, ben allestito nelpergolato, un invitante buffet che ciriporta dalla poesia dei sentimentialla sana prosa dei sensi: piatti“poveri” della tradizione, i cuiingredienti sono esclusivo portatodel territorio che stiamo calcando.Ci uniamo nel brindisi di apertura,e la spontanea convivialità sancisceil formarsi del “gruppo”.

I salumi e i bocconcini di bufalaci stuzzicano, le ricottine di pecoracon conserva di albicocche ciadulano, le frittatine di cipollapredispongono alla pasta al fornocon patate e provola; segue la nocedi vitello con friarielli, che induce albis; ma sono le “star” della gior-nata, pallagrello e casavecchia, arendere unico il momento.

La sorpresa dello chef è uninedito semifreddo di ricottamantecato al Pallagrello.

Al momento di congedarsi, l’en-comio che tributiamo a Peppe eManuela non è di circostanza, epartiamo con la sensazione che ilricordo di quest’incontro con lanatura e con la tradizione ciaccompagnerà piacevolmente.

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IL GOURMET

Il pomeriggio di venerdì è dedi-cato all’Arte, alla Storia, alla

Cultura, alla Bellezza: di tutto ciòtroviamo un condensato nelComplesso monumentale di SanLeucio, situato alle falde dell’omo-nimo colle che sovrasta la città diCaserta.

Vi accediamo dall’Arcoborbonico, posto fin dal1600 apresidio del casino di caccia deiConti Acquaviva di Caserta, notocome Palazzo del Belvedere.Subito si comprende il motivo ditale denominazione, perché lavista che si gode dalla terrazzaantistante al Palazzo è damozzare il fiato: lo sguardo spaziafino al golfo di Napoli, dominatodalla sagoma del Vesuvio.

I Borboni acquistarono ilcomplesso a metà del XVIIIsecolo per farne sede delle sete-rie reali. Il progetto era ambi-zioso, e di tale modernità da farcomprendere le ragioni per cuiNapoli era considerata, a quel-l’epoca, una capitale europea.

Re Carlo III fondò a San Leuciouna Real Colonia della seta (oggisi direbbe “polo della seta”) le cuiregole erano sancite da un’appo-sito Statuto, improntato ai prin-cìpi di eguaglianza, parità trauomini e donne (le famose “pariopportunità”), meritocrazia.

Il Re, consigliatone dal MinistroTanucci, manda i giovani casertania fare “stage” di tessitura in Fran-cia, per poi trasferire le cono-scenza acquisite (“know how”) abeneficio della colonia. A ciascuntessitore era assegnata una dellecase modulari (così forse ispi-

rando l’iniziativa del ministroFanfani, di due secoli successiva)poste a semicerchio all’internodella colonia; i minori erano vacci-nati contro il vaiolo e avviatigratuitamente alla scuola dell’ob-bligo.

Ciascun lavoratore versava unaparte dei propri guadagni ad unaCassa di carità (una “mutua” antelitteram) che serviva ad aiutarequelli che incorressero in diffi-coltà. Fu sancita l’abolizione dellaproprietà privata (Karl Marx lateorizzò dopo alcuni decenni), fugarantita l'assistenza agli anziani eagli infermi, fu esaltato il valoredella fratellanza.

Il progetto fu in buona parterealizzato, così da far assurgere lemanifatture seriche casertane aimassimi vertici mondiali.

Re Ferdinando non fece intempo, invece, a realizzare l’utopiadi “Ferdinandopoli”, e cioè latrasposizione della colonia di SanLeucio su scala più vasta, non limi-tata alla sola produzione dellaseta, ma estesa a tutta l’economiadel Regno.

Visitiamo quindi l’interno delPalazzo, nel quale si trovanoancora gli antichi telai, dal mecca-nismo a funzionamento idraulicoingegnoso e affascinante.

I retrostanti giardini pensili, aterrazzamenti, sono solo unpiccolo assaggio di quantopotremo vedere domani nellavisita alla Reggia.

Con un breve trasferimento inpullman raggiungiamo il Borgo diCasertavecchia, e quelli di noi chenon cedono alla stanchezza

FRANCESCO ED EVELINA

Venerdì 13 Maggio: il pomeriggio

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IL GOURMETpossono godere di una passeg-giata nelle tortuose viuzze lastri-cate che, costeggiando il Castellonormanno, conducono alla Piazzadella Cattedrale, anch’essa edifi-cata dal re normanno Rainulfo.

Qui sorgeva l’antica Casa Hirta,i cui abitanti furono trasferiti avalle nel nuovo insediamentourbano che si andò formandoattorno alla Reggia, sul finire delXVIII secolo.

Dopo aver fatto il “pieno” distoria e cultura casertane, paghima un po’ provati dall’intensagiornata, ci predisponiamo allacena. Il Ristorante “da Nunzio” èun vero e proprio presidio enoga-stronomico della “casertanità”.

La cucina fa costante riferi-mento al territorio: assaggi di frit-tatine di uova di papera, caciottinadi bufala semistagionata, lardo diAdamello, formaggio e uvetta

passita, zucchine e melanzane inagrodolce con aceto balsamico;pasta di Gragnano con peperon-cini novelli di fiume, maialino nerocasertano con contorni di melan-zane, fagioli “alla cafona” ezucchine spiritose; dolcini concannella e aromi.

I vini, salvo l’iniziale conces-sione alla “verve” piemontesedello spumante Toso, sono ancheessi un caparbio richiamo allaterritorialità: Pallagrello bianco erosso in barrique Alepa, Fiano diAvellino d.o.c.g.

I Normanni, Moscato Santiqua-ranta. La prima giornata delnostro programma, intensa, coin-volgente, sorprendente, appa-gante, volge al termine. Arriva lanotte a far assestare le sensazionipercepite, gli odori di cui ci siamoinebriati, i sapori che abbiamogustato.

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IL GOURMET

È il gran giorno, quello che tuttinoi aspettavamo, quello in cui

– è inutile nasconderselo – siconsumeranno gli eventi checaratterizzeranno, nel bene o nelmale, l’intero Gran Convegno. Lebenevole rassicurazioni del nostroPresidente Guido Falgares, la sim-patica giovialità del Vice Presi-dente Angelo Grando e il trasci-nante ottimismo del ConsoleNazionale Nino Masella, ispiratorie co-organizzatori della manifesta-zione, sono il miglior viatico perpercorrere insieme questo trattodi strada.

Si comincia sotto i miglioriauspici, grazie ad un cielo limpidoilluminato da un sole generoso,appagante. La prima colazione,servita nella accogliente sala dell’-Hotel Vanvitelli, fornisce zuccherie brio in quantità sufficienti peraffrontare la lunga passeggiata allaReggia.

Percorrendo in pullman il VialeCarlo III vediamo man mano avvi-cinarsi la facciata del Palazzovanvitelliano, maestosa, impo-nente, ingentilita dall’ampio semi-cerchio verde degli antistanti“campetti”. La Reggia di Casertafu pensata da Carlo III come la

nuova Versailles, più ricca e sfar-zosa, ma al tempo stesso piùmoderna e vivace, simbolo di unanuova strategia dinastica che siapriva al secolo dei lumi.

Non è esagerato affermareche, alla fine del settecento,quando i Borbone erano la dina-stia predominante nel conti-nente, e il Regno di Napoli costi-tuiva la punta più avanzata dellacultura, dell’industria, delle arti,delle scienze, la Reggia di Casertapoteva essere considerata ilcentro d’Europa.

Accediamo agli appartamentireali attraverso lo scalone d’ono-re, presidiato dai due leoni dimarmo bianco, e subito avver-tiamo la solennità dei luoghi edella storia che essi raccontano.Invitati dal fascino del raccontodella guida ci lasciamo traspor-tare, come in un sogno, nella vitadi Corte, attraverso la sala diAlessandro, la sala del Trono, l’ap-partamento del Re, l’Oratorio, laBiblioteca, lo Studio, le splendideSale di primavera, d’estate, d’au-tunno e d’inverno, tutte ornateda preziose sete alle pareti, dasontuosi mobili d’epoca e damirabili affreschi e dipinti.

FRANCESCO ED EVELINA

Sabato 14 Maggio: la mattina

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IL GOURMETL’ultima sala è quella del

presepe, ricchissimo di statuinedel ‘700 realizzate dai miglioriartisti dell’epoca. Dal Palazzo,attraverso un lungo andronecolonnato, entriamo nel Parcodella Reggia, e subito restiamoabbagliati dai colori intensi einebriati dagli odori dell’erba edelle piante dei vasti giardini.

Percorriamo in pullmino i trechilometri del Viale, delimitatodall’alberata e attraversato pertutta la sua lunghezza da vasche efontane monumentali, fino a giun-gere alla grande cascata che siriversa nella magnifica Fontana diDiana e Atteone. Lasciamo legeometrie dei giardini all’italianaper addentrarci nel disordinenaturale del giardino all’inglese,voluto dalla Regina Maria Carolinain ossequio al must dell’epoca. Èun incanto di piante rare, anfratti,corsi d’acqua, laghetti, colori,odori, ombre e improvvisi squarcidi luce che sorprendono e rapi-

scono il visitatore. Al termine, èchiaro a tutti il motivo per il qualei luoghi che abbiamo visitato sianostati proclamati dall’Unesco Patri-monio dell’Umanità.

Raggiungiamo a piedi (unultimo sforzo!) l’Antica HostariaMassa, storico locale al centrodella città, dove ci accoglie l’im-mediato refrigerio di un flute dibenvenuto e, inusitata entrée, unamirabolante varietà di spicchi dipizza verace napoletana di fornoa legna; intriganti sono le frittu-rine di verdure; i paccheri diGragnano alla mediterranea, cosìcome lo sformatino di melanzanealla parmigiana su vellutata dipomodoro e scaglie di grana,accompagnati da un AglianicoI.g.t. Mustilli, appagano piacevol-mente il bisogno di rimanere insintonia con i luoghi visitati e dipreservare l’impronta che essihanno lasciato nei nostri sensi;chiudiamo in dolcezza col babà sucrema chantilly.

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IL GOURMET

GUIDO FALGARES

Sabato 14 Maggio: il pomeriggioLa Cerimonia di Intronizzazione

Un buffet di dolci molto raffi-nato e originale offerto dalla

rinomata pasticceria “Pelosi”diCaserta, ci ha impedito di iniziarecon la consueta puntualità la Ceri-monia d’Intronizzazione. Non cisono stati reclami!

Alle ore 19,00 tutti insieme econ l’allegria trasmessaci dai ripe-tuti brindisi con il Moscatospumante delle Cantine dei ColliTramonte ci siamo recati nella Sala“Convegni”. Il padrone di casa, ilConsole Francesco Tamburrino haillustrato con straordinaria compe-tenza i singoli pezzi dello straordi-nario mosaico del suo “GranConvegno”, il che ci ha consentitodi apprezzarne al meglio la forma el’esecuzione.

I Componenti del ConsiglioNazionale hanno con il loro inter-vento dato vita ad un’attenta ediversificata analisi sulle più impor-tanti tematiche relative alla crescitadella Ueg.

Chi scrive ha voluto trasmet-tere un messaggio di fiducia inrisposta al bisogno di serenità e diequilibrio piuttosto diffuso tra iSoci.

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IL GOURMET

In tale intento sono convintoche si possa riuscire rifuggendoda esasperazioni e meschinitàche ne indeboliscono fatalmentela forza di attrazione e persua-sione ed esprimendo quellacultura che arricchisce di nuovemotivazioni ideali.

Ho sottolineato che nellavita associata il bene comune èl’Associazione; l’unico impera-tivo che possa mettere al riparoda un uso per scopi ed interessipersonali.

Siamo al momento piùimportante: la Cerimonia diIntronizzazione “il giorno dellafesta”, che è sottolineato dalgiuramento bacchico, il tralcio divite, il collare e cioè da simbolie formule che possonosembrare di folklore e che sonoinvece espressioni storico-cultu-rali di tradizioni che affondano leloro radici nei “corpora o colle-gia” del Diritto romano.

Gli Intronizzandi, tuttiinsieme, hanno giurato il lororispetto per la “buona tavola”e per “coloro che hanno acuore la cultura del buon beree del buon mangiare”. Quindicon un po’ di emozione, ma

rassicurati dalle parole del loroConsole Territoriale e dalle mieche li hanno aiutati a sdramma-tizzare un momento certa-mente importante della lorovita sociale, hanno ricevuto le“Insegne” di appartenenza alla“Union Européenne des Gour-mets”.

La fotografia e il piacere diessere fotografati con gli altri,gli abbracci e il piacere di daree ricevere baci; una festa checontinua.

Alla fine della riunione ilclima sereno e di grande armo-nia è stato allietato dall’InnoNazionale del poeta GoffredoMameli cantato con tante“note stonate”, ma con tanto“cuore”.

Ho sentito dentro di mequalcosa di straordinario, chenon saprei definire adesso; soche ero agitato e non potevostar fermo; so, guardando glialtri, che eravamo felici.

Abbiamo sentito quell’"ac-comunamento" che può avve-nire solo se c'è comunicazionee la comunicazione può avve-nire solo se c'è informazioneaffettiva.

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IL GOURMET

Ed eccoci alla sera del 14maggio. Lasciamo fuori dalla

porta le preoccupazioni e siamopronti ad affrontare in purezza dispirito questa che è sempre unabella avventura gastronomica.

Per essere belle e glamourbasta solo scegliere l’abito giustoe non è stato difficile; le signorehanno seguito il loro istinto ehanno scelto una mise moltoelegante e certamente quellacon cui si piacciono e voglionopiacere di più; gli uomini,secondo l’età, dalla giacca scura ecravatta, alla sola giacca estivacon una bella camicia.

Si annuncia una serata estiva,piena di charme. Un ricchissimoaperitivo a buffet, apparecchiatoin un tripudio di colori è servitonella terrazza panoramica dell’-hotel Vanvitelli, dalla quale sigode uno splendido cieloazzurro, un meraviglioso tra-monto di un maggio fiorito epieno di profumi, mentre le notesoffuse dell’Inno di Mameliescono dal cuore e vanno a scal-

dare le menti creando una atmo-sfera di vera gioia. L’attigua salaristorante, anch’essa panora-mica, è apparecchiata in modoraffinato ed elegante.

La tavola è un luogo d’incon-tro e scambio d’idee, esperienze,azioni e di tutto ciò che rafforzai legami tra le persone; io colgonegli sguardi dei presenti proprioil senso dell'accomunamento,dello scambio emotivo, dellostare insieme. Sono convinto chedopo la serata passata insieme, ilsenso di identità di gruppo dellanostra Associazione si sia ulte-riormente rafforzato.

Evelina Tamburrino mi ha anti-cipato il menù e gli abbinamenticon i vini scelti da AngeloGrando e sui quali ho senz’altroconcordato. Ma grande è ilpiacere dell’attesa. Ed ecco che,con un sorriso che basterebbeda solo a illuminare la sala, ilmaître sig. Roberto Stracquadainici annuncia l’arrivo del primopiatto..., del secondo.., del terzo...e così via.

GUIDO FALGARES

Sabato 14 Maggio: la Cena di Gala

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IL GOURMETLa qualità dei piatti proposti è

assolutamente eccezionale eancora oggi è presente nelricordo con la cosiddetta “acquo-lina in bocca”. L’eleganza, la raffi-natezza dei piatti sono evidentinella combinazione cromatica deidiversi componenti, nella forma enella loro disposizione e rappre-sentano un piacere da assaporaree godere in tutti i suoi aspetti. Il“riconoscimento” dei singoliprofumi che si liberano dalbicchiere e interagiscono sensi-bilmente con le caratteristicheodorose del piatto ci indica unaloro composizione equilibrata,una grande qualità.

In bocca è presente un’armo-nia tra le diverse sensazionigustative percepite.Alla fine dellacena mi sento in quel piacevolestato in cui i sensi sono ancora

vigili, i pensieri si illuminano, imovimenti si fanno aerei comese fluttuassi in una navicellaspaziale; come diceva Orazio“Bacco è venuto e ha regalatocalore al mio sangue intorpidito”.Ma Bacco non sarebbe bastatosenza la “ricchezza” di Evelina edi Francesco e senza le “inven-zioni” dello Chef MarcelloCalisch. Marcello Calisch ciracconta come ha composto lasua partitura musicale. AngeloGrando ci racconta i vini dellaCampania e di come ha acco-stato i colori, i profumi e i saporidel vino e dei piatti. Una “stan-ding ovation” accompagna lapasserella delle due brigate dicucina e di sala. La festa prose-gue in terrazza fino a tardi congli invitati elettrizzati da unaserata veramente magica.

Sfizioserie dello Chef e fantasia difinger food con Asprino Borbonicoal profumo di mandarino

La Cantina

Acqua MineraleGreco di Tufo – DonnachiaraFiano di Avellino – MastroberardinoLacryma Christi – Cantine CaputoEleusi – Villa Matilde

Fagottino di orata con concassè di pomodorini vesuviani e carpaccio

di polipo piastrato al sentore di sfusato di Amalfi

~ ~ ~Fresco risottino agli agrumi

con petali di rosa~ ~ ~

Fusilli avellinesi con coralli di capesante e puntine di asparagi

ai profumi di santoreggia~ ~ ~

Filetto di pezzogna con pomodorini essiccati e gherigli di noci su ventaglio di zucchine

Rosa di patate~ ~ ~

Babà grigliato e pastiera napoletana con salsa all’arancia

~ ~ ~Caffè

GRAND HOTELVANVITELLI

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Menù

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IL GOURMET

Le fattorie Garofalo, tra gli alle-vatori campani Raffaele Garo-

falo ha certamente più degli altrivoluto e sostenuto il progetto disalvaguardia e di tutela della Dop“mozzarella di bufala campana” .Lo abbiamo conosciuto visitandola sua azienda. La filosofia diRaffaele è di produrre la miglioremozzarella di bufala campana.Diffondere nel mondo una specia-lità gastronomica inimitabile,simbolo della Campania.

Produrre la mozzarella conamore e passione per dare queltocco in più che crea la differenzasentita al palato. Assicurare cheogni bufala delle sue fattorie sialibera di pascolare in terreni ampie dotati delle caratteristiche natu-rali irrinunciabili per la produ-zione di un latte sano e abbon-dante; garantendo a ciascunanimale i controlli e le cure permantenerne lo stato di salute aimassimi livelli.

Sostenere la ricerca scientificanell’ambito dell'alimentazione edel controllo della salute delbufalo, nonché delle tecniche di

conservazione alimentare senzaadditivi per mantenere il più alungo possibile la freschezza dellamozzarella fin sulla tavola delconsumatore. Mentre Raffaele“racconta” le sue mozzarelle,intorno a noi lo scenario è quellosereno e allegro della campagna: ilcielo colorato di azzurro pastello,l'aria tersa, il verde dei campi, ilpaesaggio calmo, l'assenza dirumori, tutto trasmette unagrande serenità. Ricordo conparticolare emozione i bufalini,appena nati, con il cordone ombe-licale ancora attaccato; i piccolibufali di qualche settimana che“ciucciano” la mano che gli acco-sti alla bocca. È un giorno vera-mente particolare; il clima è digrande cordialità e di grandeamicizia; ci si offre reciproca-mente parte del proprio paninocon prosciutto di bufala o conmozzarella, un po’ di vino dalproprio bicchiere. Come dicevaGoethe: “un buon piatto, un buonvino e una buona compagnia sonoin grado di approssimare l’uomoalla felicità”.

GUIDO FALGARES

Domenica 15 Maggio: la mattina

IL GOURMET

Vairano Patenora è la cittadinache contende a Teano, con

l’avallo di qualche documentostorico, il titolo di luogo d’incontrotra Garibaldi e Vittorio Emanuele.Noi ci andiamo, non tanto per asse-condare le dispute storico-campa-nilistiche, ma perché vi ha sede unodei ristoranti più interessanti dellaProvincia di Caserta e dell’interaCampania: Vairo del Volturno. Illocale è sobrio ma elegante, lo staffcompetente, cordiale ed espansivosenza essere invadente. Lo chefRenato Martino ci propone unmenu che, sulla solida base deisapori della cucina territoriale,innesta gli slanci di un’interpreta-zione fantasiosa e mai banale;come un grande musicista jazz, eglireinterpreta la tradizione diva-

gando sul tema, reinventa i colori ei sapori senza violarne l’essenza.L’armonia si snoda in: passata diceci con ricotta bottarga dimuggine e tartufo nero; paccherialla falsa nduja di maiale nerocasertano: agnello Laticauda concarciofi e cipolla caramellata; sele-zione di formaggi; tris di dolci. Ilvino: moscato d’Asti, poi pallagrelloe casavecchia comme d’habitude.Angelo Grando ci rivela le ragionidella scelta dei vini; Guido Falgares,dopo aver offerto un brindisi disaluto, ripercorre con contagianteemozione i momenti salienti diquesti tre giorni passati insieme.Resta solo il tempo di abbracciarcie salutarci: ciao, Caserta, e...

...arrivederci a Pescara!

FRANCESCO ED EVELINA

Domenica 15 Maggio

Se un buon vino vuoi gustarequi a Caserta puoi trovaredei vitigni antichi e rariche ai gourmets sono già cari.Le bellezze sono tantele vedremmo tutte quante,di sicuro nei giardinifatto abbiam come i bambini,spalancando gli occhi e il cuore:volan via così le ore.Poi con gioia abbiam gustatoogni cibo preparato:le ricette sono vere...le parole son sincere!Ora il giro è terminato,non verrà certo scordato.Ci siam fatti nuovi amici,siano i giorni più felici!Ai progetti che son tantilavoriamo tutti quanti!Nuove leve son arrivate,certo son le benvenute;porteranno idee nuove,superando molte prove.Certo altro potrem dire ma convien ora finire.Dunque noi qui concludiamocon un battito di mano.

Lia Linari Toldo

Caserta 15/05/2011

La Filastrocca

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