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francesco-occhetta
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[Il lavoro e il nostro futuro][A Civiltà Cattolica]
“Cosa desideri?”
• «Desiderare» deriva dall’omino verbo latino, che significava “sentir la mancanza di”» (Diz. Devoto-Oli).
• Cosa è il desiderio? È un’esperienza di una unificazione tra intelletto, affetto e volontà che non si esaurisce nelle sue puntuali realizzazioni, ti rimanda sempre ad un oltre che non puoi né prendere né inscatolare.
• Quali le ambiguità presenta? Il desiderio non è emotività, non è la c.d. “voglia matta”, non è nemmeno la passione in senso sessuale. Queste si spengono e soprattutto quando le smascheri
spariscono e non ricompaiono più come desideri (apparenti!).
I tre livelli del desiderio
• 1) il livello più basso, assimilabile al bisogno, come tendenza verso un bene da consumare (per esempio il cibo);
• 2) come ricerca di un bene di cui si sente la mancanza, ma che è in qualche modo presente al soggetto (come il desiderio di essere felice, di completare un corso di studi, un’impresa);
• 3) come risposta a qualcosa di presente e che insieme interpella il soggetto nella sua totalità, fino a giocare per essa la propria libertà, anche in modo permanente (ad esempio per una scelta di vita)
• Come scoprire il desiderio?• 1. non si spegne, arde senza consumarsi….• 2. le difficoltà e gli ostacoli non lo fermano…• 3. le grandi rinunzie per raggiungerlo non sono un peso
irresistibile…• 4. il desiderio mette in movimento e fa fare scelte (altrimenti
si vive il De-sidus mancanza della stella)….• 5. è importante ascoltare il cuore dando nome ai sentimenti,
alle consolazioni e alle desolazioni interiori.•
• Come coltivarlo?• Ripercorrere la propria vita e imparare dagli errori commessi.• Raccontandosi la propria vita (nell’identità narrativa si disvela
il desiderio, direbbe Ricœur).• Farsi accompagnare, avere buoni amici con cui raccontarsi.• Essere disposti a sacrifici grandi… imitare i grandi uomini e le
grandi donne!
• «Di che è mancanza questa mancanza, / cuore, / che a un tratto ne sei pieno? / di che? / Rotta la diga / t’inonda e ti sommerge / la piena della tua indigenza... / Viene, / forse viene, / da oltre te / un richiamo / che ora perché agonizzi non ascolti. / Ma c’è, ne custodisce forza e canto / la musica perpetua... ritornerà. / Sii calmo».
Mario Luzi
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