44
COMUNE DI ALBENGA Università di Genova Facoltà di Scienze della Formazione (SEDE CAPOFILA COMITATO DEI SINDACI DI DISTRETTO) Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale Report conclusivo 31 marzo 2008 Équipe di progetto Mara Manetti Referente Scientifico del Progetto Rachele Donini Responsabile del Progetto Maurizio Panza Psicologo consulente Anna Zunino Psicologo consulente DIPARTIMENTO PER LE DIPENDENZE U.O. SER.T Direttore: Francesca Romani Via S. Lucia 11/1 17100 SAVONA Tel. 019 811251 - Fax 019 8405930 e-mail: [email protected]

Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

  • Upload
    others

  • View
    1

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

COMUNE DI ALBENGA Università di Genova Facoltà di Scienze della Formazione

(SEDE CAPOFILA COMITATO

DEI SINDACI DI DISTRETTO)

Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale

Report conclusivo

31 marzo 2008

Équipe di progetto

Mara Manetti Referente Scientifico del Progetto

Rachele Donini Responsabile del Progetto

Maurizio Panza Psicologo consulente

Anna Zunino Psicologo consulente

DIPARTIMENTO PER LE DIPENDENZE U.O. SER.T

Direttore: Francesca Romani Via S. Lucia 11/1 – 17100 SAVONA Tel. 019 811251 - Fax 019 8405930

e-mail: [email protected]

Page 2: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

Sommario

1. Riferimenti teorici……………………………………………………………………..... 3

1.1. Il concetto di comunità……………………………………………………...……… 3

1.2. Il contesto del progetto di prevenzione………………………………………..…… 5

2. Gli obiettivi del progetto………………………………………………………………... 6

2.1. Le modalità di realizzazione…………………………………… ……………..….. 6

3. Il lavoro di comunità nel territorio di Ortovero…………………………………………. 8

3.1. Realtà coinvolte………………………………………………………………….…. 8

4. La comunità di Ortovero: i nodi fondamentali………………………………………….. 9

4.1. La Comunità……………………………………………………………………….. 9

4.2. I valori……………………………………………………………………….……. 11

4.3. Il ruolo delle Istituzioni…………………………………………………………… 15

4.4. La scuola………………………………………………………………………….. 19

4.5. La famiglia……………………………………………………………………...… 20

4.6. Adolescenti e giovani…………………………………………………………...… 23

4.7. Le dipendenze………………………………………………………………...…… 25

4.8. L’immigrazione…………………………………………………………………… 27

5. Cenni conclusivi………………………………………………………………..……… 30

Appendice

Page 3: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

1. RIFERIMENTI TEORICI

“Se mai può esistere una comunità

nel mondo degli individui,

può essere soltanto una comunità intessuta

di comune e reciproco interesse”

(Z. Bauman)

La riflessione sviluppata in questi anni all’interno del Dipartimento per le Dipendenze

dell’ASL2 Savonese relativamente alle modalità di risposta ai problemi della dipendenza

ha messo in risalto l’importanza, per gli obiettivi di cura e prevenzione, di allargare il

campo di intervento inserendo, accanto all’approccio centrato sul singolo individuo, una

prospettiva che coinvolge la comunità territoriale. I motivi di questa scelta sono legati al

riconoscimento dell’importanza delle risorse presenti all’interno di ciascuna comunità,

nella consapevolezza che la valorizzazione delle potenzialità insite in essa costituisca

utile risorsa per la soluzione dei problemi che si generano al suo interno.

1.1 IL CONCETTO DI COMUNITA’

Per comunità possiamo intendere “un insieme di soggetti che condividono aspetti

significativi della propria esistenza e che, per questa ragione, sono in un rapporto di

interdipendenza, possono sviluppare un senso di appartenenza e possono intrattenere tra

loro relazioni fiduciarie” (Martini e Torti, 2003). Tra i membri della comunità si possono

così instaurare legami affettivi, la cui intensità può essere determinata dal numero e dalla

significatività degli aspetti condivisi (p.e. il territorio, la storia, la cultura, i valori, i

bisogni, i problemi, etc.).

Esiste una differenza tra “essere” comunità e “sentirsi” comunità: nel primo caso un

insieme di persone può essere definito come tale per il fatto di condividere un qualche

aspetto della propria vita, mentre nella seconda accezione le persone in situazione di

condivisione e interdipendenza si sentono comunità, proprio perché hanno sviluppato un

senso di reciproca appartenenza (Martini e Sequi, 1988). L’obiettivo di un intervento che

abbia a cuore le sorti di una comunità locale dovrebbe allora essere quello di agevolare

la creazione e lo sviluppo del senso di comunità, inteso come quel sentimento che fa sì

che una persona si senta parte di un insieme significativo, “un sentimento che i membri

hanno di appartenere e di essere importanti gli uni per gli altri e per il gruppo, e una

fiducia condivisa che i bisogni dei membri saranno soddisfatti dal loro impegno di essere

insieme” (McMillan, 1976).

A livello politico, economico e delle scienze sociali si sta assistendo all’emergere di un

crescente interesse per il concetto di comunità e per l’utilità possibile che esso

rappresenta nel settore delle politiche sociali ed economiche, per cui può fornire criteri

di orientamento e di azione. E’ ormai riconosciuta l’importanza, nei processi decisionali

Page 4: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

a livello politico, dei temi della partecipazione e della collaborazione da parte della

società civile e dell’opinione pubblica.

Il processo di modernizzazione richiede, per contrastare i rischi di isolamento

individuale e di frammentazione sociale ad esso connessi, di ritrovare il senso e di

ricostruire quei legami sociali e sviluppare quelle risorse che possono facilitare la

coesione fra individui e, in ultima istanza, la governabilità (Bauman, 1999).

Data la complessità sociale della società contemporanea, la governance, intesa come

“l’insieme coordinato delle azioni di differenti attori sociali, necessarie a garantire il

governo di un sistema e non solo la sua amministrazione” (Commission on Global

Governance, ONU), è resa possibile solo dalla presenza di processi di partecipazione e

di collaborazione da parte di una molteplicità di soggetti della comunità locale. In questo

scenario, il Comune può ritagliare per sé il ruolo di regia del sistema, ma non può

ignorare il peso determinato dai cittadini negli orientamenti e nelle scelte che riguardano

la comunità. Il richiamo è quindi a una dimensione etico/politica in cui il riferimento è a

un sistema di valori e di significati che pongono la comunità e i suoi membri al centro

dell’attenzione delle scelte politiche.

La possibilità di esercitare una cittadinanza attiva permette alle persone di recuperare

quel senso di responsabilità sociale fondamentale per garantire coesione e solidarietà

sociale (Braibanti e Zunino, 2005). La finalità è allora quella di uno sviluppo della

comunità locale, in cui le risorse/competenze siano messe a disposizione per la soluzione

dei problemi che nella comunità si manifestano.

In quest’ottica, non assumono prioritaria importanza modelli, strategie o tecniche

particolari che gli “esperti” possono applicare alla comunità, quanto piuttosto la

valorizzazione di un sapere non professionale - ma più competente rispetto a temi,

problemi e bisogni della comunità locale - che solo i suoi membri possiedono. Queste

conoscenze e competenze possono intrecciarsi con l’expertise degli operatori e solo

attraverso questo connubio si può dare avvio ad azioni e interventi utili alla comunità

locale.

Le strategie di coinvolgimento della comunità locale rispondono alle esigenze di

cambiamento nella politica di welfare, cui concorrono sia il taglio alle spese sia la

consapevolezza dello Stato di non riuscire a rispondere direttamente alla complessità

delle esigenze dei cittadini (Martini e Torti, 2003). Da qui il collegamento con i temi

della prevenzione del disagio e delle dipendenze: non è più possibile, ma soprattutto non

è efficace, pensare che i problemi della comunità locale possano essere delegati

esclusivamente agli esperti. La scarsità delle risorse, ma ancor più la consapevolezza che

nessuno più dei membri di una comunità territoriale ne conosce in profondità bisogni e

risorse, rende necessaria un’integrazione tra le istituzioni pubbliche, gli operatori dei

Servizi e i cittadini. La collaborazione tra questi soggetti rende possibile la progettazione

di azioni che rispondano agli effettivi bisogni di ogni specifica comunità mettendo in

campo le risorse di cui ciascuno è portatore ed esperto.

Le strategie messe in atto dal lavoro di comunità hanno quindi come obiettivo

l’empowerment della comunità territoriale: attraverso la valorizzazione delle risorse

esistenti e l’accrescimento delle competenze può essere migliorata la qualità di vita dei

singoli e dell’intera comunità (Orford, 1995).

Il lavoro di comunità sviluppa percorsi per affrontare i problemi attraverso strategie di

facilitazione dei processi di responsabilizzazione collettiva: attivare e sostenere la

Page 5: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

partecipazione dei soggetti, sviluppare relazioni che rinforzino il senso di appartenenza,

agevolare l’aumento delle risorse e delle competenze dei membri della comunità, creare

reti di collegamento tra soggetti, sono alcune delle strategie che possono potenziare la

capacità della comunità locale di affrontare efficacemente i problemi che nascono al suo

interno.

Inutile aggiungere che i tempi necessari al passaggio da una prospettiva delegante e

assistenzialista a un’ottica di autonomia e responsabilizzazione non possono essere

brevi. Per partecipare le persone devono avere il tempo di conoscersi, incontrarsi,

comunicare, condividere e confrontare idee ed esigenze, pensare insieme a strategie per

affrontare e risolvere i problemi e, infine, realizzare azioni. Costruire e rinforzare

relazioni consente di avere una visione multiprospettica dei problemi, aumenta le risorse

disponibili e apre alla possibilità di azioni di mutualità e di solidarietà. Ma tutto questo

richiede di superare le diffidenze, di investire energie, di mettersi in gioco e ha bisogno

di tempo. Compito degli attori istituzionali è allora quello di dare tempo, supportando il

processo di partecipazione con le proprie competenze e risorse ma senza sostituirsi ai

veri protagonisti dell’azione comunitaria.

1.2 IL CONTESTO DEL PROGETTO DI PREVENZIONE

Il progetto nato da queste premesse riguarda il territorio della provincia di Savona, con

particolare riferimento ad alcune aree individuate in base alla presenza in esse di

dimensioni di criticità connesse a significative modificazioni del tessuto sociale (dovute

a cambiamenti di tipo economico-produttivo) e/o alla presenza sul territorio di una fascia

significativa di popolazione a rischio di dipendenza o di soggetti già segnalati per uso di

sostanze.

Nell’ottica di una continuità e di una capitalizzazione delle esperienze e dei progetti già

attuati dal Dipartimento per le Dipendenze, la scelta è stata quella di implementare il

progetto in aree in cui azioni precedenti avevano evidenziato la presenza di nuovi

bisogni e criticità relativi all’area delle dipendenze. Il progetto si è quindi rivolto

inizialmente a tre aree territoriali, individuate in base ai criteri sopra enunciati, e che

corrispondono ai Comuni di Cengio, Toirano e Varazze.

In una fase successiva, il Distretto Socio-Sanitario n.4 Albenganese, cogliendo le

potenzialità del Progetto, lo ha proposto, facendosi carico del finanziamento necessario

alla sua implementazione, alla Conferenza dei Sindaci della Zona. Da qui la scelta dei

due ulteriori Comuni coinvolti nella realizzazione del Progetto: Alassio e Ortovero.

Questa seconda fase progettuale ha previsto, a rafforzare l’azione dei soggetti promotori,

la collaborazione della Cattedra di Psicologia di Comunità – Facoltà di Scienze della

Formazione – Università di Genova, nella persona della Prof.ssa Mara Manetti, il cui

compito è stato quello di analizzare ed elaborare i dati raccolti nell’iter progettuale.

Page 6: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

2. GLI OBIETTIVI DEL PROGETTO

La finalità dell’intervento è quella di promuovere processi di empowerment

(potenziamento) della comunità, in modo tale che questa possa riconoscere le proprie

risorse ed essere protagonista del proprio sviluppo, così da contrastare fenomeni di

disagio e dipendenza in particolar modo nella popolazione giovanile, la più esposta, per

caratteristiche evolutive e sociali, ai meccanismi di consumo e allo sviluppo di

dipendenze.

Questa finalità viene declinata nei seguenti obiettivi specifici:

esplorazione dei bisogni specifici di ciascuna comunità coinvolta;

individuazione delle risorse presenti nella comunità;

progettazione e implementazione di interventi utili ad affrontare le

situazioni di disagio evidenziate;

creazione di una rete per la condivisione delle esperienze realizzate in

ciascun territorio.

modificazione della cultura dell’intervento sociale: da operatore ad

attivatore di processi sociali.

In base alle premesse proprie dell’approccio di comunità, scelto come metodo di lavoro,

si ritiene che la ricaduta dell’intervento possa essere appannaggio dell’intera

popolazione residente nei territori coinvolti, che dovrebbe potenziare la propria capacità

di riconoscere e mettere in campo le risorse utili ad affrontare e risolvere le situazioni di

disagio che si creano all’interno della comunità. Per questi motivi è previsto il

coinvolgimento sia della popolazione sia delle istituzioni locali pubbliche e private, la

cui collaborazione è fondamentale per l’individuazione dei bisogni e delle peculiarità del

territorio, fondamentali per la progettazione e l’implementazione di azioni preventive.

2.1. LE MODALITA’ DI REALIZZAZIONE

La realizzazione del progetto avviene attraverso una metodologia che implica il

coinvolgimento diretto della popolazione tramite incontri focalizzati sul tema specifico

dei bisogni e delle risorse presenti nella comunità (focus group), dalle cui specificità

possono nascere interventi e azioni mirati a prevenire e contrastare la diffusione del

fenomeno delle dipendenze.

La metodologia prevede inoltre l’utilizzazione dello strumento dello “Scenario

Planning”, il cui obiettivo è l’individuazione di situazioni diversificate e significative

presenti in un determinato contesto e, a partire da queste, la previsione di esiti futuri.

Ogni evento significativo e/o problematico a livello di contesti relazionali, familiari, di

Page 7: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

gruppo o di comunità sollecita e promuove una forte risposta di cambiamento. La

pianificazione di uno scenario è legata quindi all’abilità di considerare alcune condizioni

significative del presente pensando ai limiti e alle opportunità che esse producono e ai

molti futuri su cui le stesse potranno influire. I mutamenti socio-culturali in atto

richiedono da parte dei politici e delle figure significative della comunità la capacità di

affrontare le trasformazioni e per questo motivo il Progetto prevede un loro diretto

coinvolgimento.

In tale percorso, il ruolo del Dipartimento per le Dipendenze è quello di facilitare le

interazioni tra tutte le realtà del pubblico e del privato presenti sul territorio e di

sostenere l’intero processo di attivazione delle comunità coinvolte.

Un ulteriore obiettivo è quello di raccogliere e mettere a disposizione informazioni ed

esperienze realizzate dalle comunità coinvolte (anche attraverso l’utilizzazione di un sito

web preposto).

Page 8: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

3. IL LAVORO DI COMUNITA’ NEL TERRITORIO DI ORTOVERO

L’approccio del lavoro di comunità comporta la scelta di non entrare in un territorio

proponendo un pacchetto di interventi preconfezionati, ma prevede invece di entrarvi “in

punta di piedi”, riconoscendo agli abitanti il ruolo di esperti del proprio territorio e

quindi più competenti degli “esperti esterni” rispetto alle esigenze della comunità. La

scelta di questa metodologia implica necessariamente tempi di intervento più lunghi per

la progettazione di interventi e attività, in quanto sono gli stessi membri della comunità a

dover proporre e implementare le azioni preventive. Anche se non raramente questa

“lentezza” viene letta come una difficoltà dell’intervento, è opportuno invitare i soggetti

a sospendere l’azione per dare spazio a un processo di pensiero che permetta l’emergere

delle criticità e consenta loro di riconoscere e definire bisogni e risorse del territorio. Le

occasioni di incontro e di confronto aprono alla possibilità di mettere insieme le forze

presenti nel territorio per creare sinergie che contrastino l’individualismo e mettano a

disposizione della comunità nuove risorse per la prevenzione.

3.1 REALTÀ COINVOLTE

Il progetto è stato presentato al Comune di Ortovero nel 2006 e nella sua realizzazione

ha coinvolto le seguenti realtà del territorio ortoverese:

Amministrazione comunale;

Associazione Pro Loco;

Cantoria;

Ciclistica;

Comitato Frate Ave Maria;

Comitato S. Giovanni;

Cooperativa Viticoltori Ingauni;

Parrocchia;

Scuola Primaria;

U.S. Pogli.

Sono state inoltre coinvolte alcune persone che, a vario titolo e per il loro ruolo (medici,

Carabinieri), costituiscono figure significative e di riferimento per la comunità.

Page 9: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

4. LA COMUNITA’ DI ORTOVERO: I NODI FONDAMENTALI

I contenuti delle interviste effettuate ai testimoni “chiave” della Comunità sono stati

analizzati attraverso il software Qsr NUD*IST (versione 4.0), secondo il modello della

Grounded Theory (Glaser e Strauss, 1967). I contenuti sono stati così codificati in una

serie di nodi concettuali. Il confronto e l’identificazione di legami fra le categorie emerse

ha permesso l’identificazione di alcuni nuclei tematici, di seguito presentati (e

rappresentati graficamente nelle tavole allegate in Appendice).

4.1. LA COMUNITA’ (fig.1)

La comunità di Ortovero appare caratterizzata da un forte senso di appartenenza al

luogo.

Le ridotte dimensioni del paese rendono possibile la creazione di legami significativi

tra gli abitanti (“Si è creato un bell'ambiente, c'è una comunità presente”; “La

ricchezza della nostra comunità è che conosci tutti, conosci gli anziani, i bambini… la

ricchezza della comunità è questa”).

Per molti, la scelta di vivere a Ortovero è legata alla possibilità che il paese offre di

trovare quella tranquillità e quelle facilitazioni ormai impensabili in città e che

migliorano la qualità della vita: “La scelta di venire qui è stata anche un fatto

economico, perché allora costava meno. Ha giocato anche il fatto che c'erano le scuole

vicino, la farmacia, le poste.. la comodità, anche per i ragazzi, per muoversi loro”; “Ci

stiamo abituando qui, anche per il traffico, non passa una macchina, quando andiamo

ad Albenga ci sembra di andare in città: se penso che abitavamo a Torino in corso

Vercelli, che c'erano sei corsie sotto! Era comodo per il lavoro, però…”.

Anche se esistono alcuni svantaggi, dovuti alla distanza da alcuni servizi (scuole

superiori, uffici, etc.), la convinzione è quella di aver fatto la scelta migliore.

Il fatto che, per questi motivi, siano stati in molti ad aver scelto Ortovero come luogo di

residenza ha comportato un significativo ingrandimento del paese e un sostanziale

cambiamento a livello demografico. Questo, se da un lato è da considerarsi come un

aspetto potenzialmente positivo perché offre nuove risorse al paese, dall’altro può

diventare, se non governato, elemento di instabilità: “Ortovero è passato da ottocento

abitanti a quasi millequattrocento nel giro di quattro anni, di pochissimo tempo, e

questo ha fatto sì che la comunità territoriale si sia ingrandita e arricchita ma

naturalmente questo comporta delle trasformazioni”; “Quando siamo arrivati noi mi

ricordo che il sindaco aveva detto "Eh, fra un po' siamo a mille!"…400 in più negli

ultimi 4 anni”.

Il processo di integrazione dei nuovi residenti (“foresti”) non è immediato, anche a

causa delle caratteristiche di “chiusura” dell’ortoverese (“Sono tutte persone bravissime,

è che hanno un carattere un po' così…sono molto chiuse, abituate alla fatica, mentalità

contadina, poi il mugugno è un discorso , il cooperare un altro”). Tuttavia, “La maggior

Page 10: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

parte delle persone che sono venute ad abitare a Ortovero si sono trovate bene e hanno

portato le loro capacità: questo ha fatto sì che ci sia stata una buona integrazione”,

anche perché “tanta gente venuta da fuori si è inserita nelle manifestazioni a Ortovero,

e aiutano, partecipano all’organizzazione delle sagre…”.

Il livello di partecipazione alla vita della comunità è elevato. Le festività religiose,

così come le sagre o le iniziative sportive, rappresentano momenti di incontro e

occasioni di coesione sociale (“La cosa che mi ha meravigliato, rispetto alla cantoria, è

che è gente che ha voglia di andare a far le prove per cantare in chiesa, vanno in giro

per tutta la provincia, è un impegno molto sentito. Secondo me è sentito anche al di

fuori dell'aspetto religioso, è proprio sentita come istituzione”; “Gli altri sono coinvolti

soprattutto attraverso la sagra, viene coinvolta tantissima gente, perché si comincia una

settimana prima, arrivano le anguille, bisogna prepararle, fare i ravioli.. allora viene

coinvolta tanta gente”).

Gli ortoveresi si preoccupano di quanto accade sul loro territorio e la collaborazione si

configura come un valore vincente: “Qui s'interessano, se c'è un movimento, qualcosa di

strano, tutti a loro modo cercano di collaborare per risolverlo; magari parlandone con

il Presidente della Pro Loco, col prete, col sindaco, un colpetto lo dà uno, un colpetto lo

dà un altro, le cose fino adesso bene o male si sono sempre risolte”.

Gli intervistati sottolineano come esista nel tessuto sociale una disponibilità a mettere le

risorse a disposizione della collettività (“Tramite gente del paese hanno dato il terreno,

erano 6 o 7 padroni, hanno detto: noi diamo il terreno al paese, però deve venirci il

campo sportivo per i ragazzi”) e la presenza di alcune persone riconosciute come leader

che si spendono gratuitamente per la comunità (“Sono pochi che fanno tanto”) viene

considerata come punto di forza che garantisce il successo degli eventi organizzati.

Come afferma un intervistato: “La comunità è pronta, è ricettiva, qualsiasi cosa si cerca

di darle corso, si cerca di svilupparla, a volte meglio, a volte peggio, comunque si cerca

di metterla in cantiere…”.

Il paese appare sostanzialmente tranquillo e si presenta come immune da quelle inciviltà

urbane che in altri contesti minano il senso di sicurezza dei cittadini. Vengono infatti

riferiti come eccezionali alcuni piccoli episodi di vandalismo riconducibili a un gruppo

di ragazzi del paese e interpretati come “bravate da adolescenti”: “Ci sono stati episodi

di vandalismo, piccole cose che sono da controllare”; “Non è che abbiano fatto cose...

qualche lampione rotto, qualche scritta con lo spray, qualche sciocchezza di questo

genere, qualche piccolo danno all'idrante che c'era fuori dal teatro, qualche disturbo

con questi motorini avanti e indietro…”; “Sono rimasto un po' perplesso quando si è

parlato di strani movimenti a scuola o vicino alla scuola. Io a dir la verità ho visto solo

qualche bulletto che si viene a esibire col motorino, che fa impennate, che viene ad

aspettare qualche ragazzina più graziosa, ma a dir la verità io di facce strane, di giri

sospetti non ne ho mai visti”.

La comunità è intervenuta cercando di ridimensionare il problema: “Questi ragazzi

cominciavano con le motorette, davano fastidio; i ragazzi giustamente non ci pensano,

ma se tu dalle 4 del pomeriggio sei lì con la motoretta, quell'altro con lo stereo a 100

decibel, non puoi fare lezione. Allora esci e glielo dici; certo, se vai lì e dici "Basta, sei

un criminale, un assassino, chiamo i tuoi genitori !"… o se dici invece "Giovanni,

guarda, devo fare scuola, abbi pazienza" allora si spostano”.

Non meno importante risulta il controllo sociale, finalizzato a proteggere la comunità

(“A Ortovero ci sono i genitori che vanno al parco giochi, c'è la signora che ti guarda

Page 11: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

dall'alto e ti dice “cosa fai?”; Nei paesi si sa sempre chi viene e chi va”; “D’estate si

facevano i turni di notte per stare alle finestre” e controllare la presenza di eventuali

ladri) e in particolar modo i ragazzi (“C'è stato un periodo, all'inizio dell'anno

scolastico, che giravano macchine - ma non di Ortovero – e c'è stato un giro che

abbiamo un po' guardato, abbiamo preso i numeri di targa…”).

Anche se il controllo non è sempre gradito (“Magari dà un po' fastidio questo controllo,

perché sanno se è arrivato da te qualcuno, se esci, se stanotte sei tornato tardi…”), c’è

il timore che questo “monitoraggio silenzioso” possa venir meno e che quindi questo

lasci spazio a fenomeni di devianza (“A me farebbe piacere, se mio figlio facesse una

stupidata, che qualcuno mi venisse a dire "guarda che ho visto tuo figlio che fa così").

Per i suoi cittadini più giovani la comunità pensa a percorsi di prevenzione (“Abbiamo

cominciato a lavorare sui quindicenni, sui quattordicenni: abbiamo pensato che andarli

a recuperare a vent'anni non era possibile”), dimostrando di essere consapevole dei

rischi legati a processi di marginalizzazione (“Perché poi dalle disperazioni vengono

fuori le reazioni disordinate”).

Il timore è quello che i ragazzi non riconoscano la loro appartenenza al paese e vadano a

cercare risposte altrove: “Io ho paura che prendano la macchina, che ci siano dei centri

di aggregazione al di fuori del paese; temo che diventi sempre più dormitorio, con meno

tessuto sociale. E penso che sia un timore anche degli altri, ecco perché si cerca di

tenere questi giovani: perché se gli affidiamo qualcosa di quel che facciamo noi, può

darsi che si fermino, che si appassionino”. In quest’ottica, uno degli obiettivi prioritari è

quindi quello di coinvolgere i giovani nelle attività promosse dalle associazioni

territoriali e finalizzate allo sviluppo della comunità.

Le previsioni per il futuro di Ortovero sono sostanzialmente fiduciose e ottimiste: “Se si

guarda da qui a dieci anni Ortovero è un paese che offre molte risorse, che sono state

abbandonate anni fa ma che si stanno di nuovo riprendendo e che offrono ai giovani

delle possibilità”; “Non cambierà un granché, anzi, forse.. non è che peggiorerà o

chissà cosa mai potrà capitare. Un po' le cose cambieranno, ma cambia tutto…”;

“Secondo me resterà sempre un paese abbastanza vivibile”.

La speranza è quella di “una comunità che sia attiva anche creando delle occasioni di

tipo formativo, degli incontri, dei momenti in cui uno possa confrontarsi con altri

rispetto a determinate esigenze della collettività”.

4.2. I VALORI (fig.2)

La comunità di Ortovero si è trovata, nell’ultimo periodo, a dover affrontare significativi

cambiamenti dal punto di vista demografico: l’arrivo in paese di un consistente numero

di persone in seguito alla costruzione di nuove abitazioni ha modificato i precedenti

equilibri, rendendo necessaria una riflessione sul come “governare” questa

trasformazione conservando nel contempo l’identità locale: “La crescita in questi

ultimi anni è stata tantissima: abbiamo le scuole piene e abbiamo tanti

bambini…cresceranno in un contesto sereno, integrato”.

Page 12: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

L’atteggiamento verso i “foresti” testimonia una sostanziale accettazione del

cambiamento e una disponibilità all’integrazione: “Io non vedo nessuna chiusura: io

sono venuto da fuori e mi hanno chiesto se volevo entrare a far parte

dell’associazione”; “Mi capita di arrivare e cominciano a parlare in italiano, ma non

perché cambiano discorso, ma per rispetto…”, anche se non mancano voci dissonanti

(“E’ difficile integrarsi a Ortovero, perché gli ortoveresi d.o.c. sono molto chiusi; ci

vuole una grande faccia tosta”; “Io ho qui un'amica che è nata ad Andora, non in

Marocco, che però dopo 10 anni era ancora considerata una "foresta", una

forestiera…”).

I “foresti” non sembrano però essere sempre disponibili ad accettare i “riti iniziatici”

per entrare a far parte della comunità: “Squerli, scherzi, in dialetto. Questo crea

ultimamente un po' di attrito, perché i foresti non accettano, alcuni non hanno accettato.

È una tradizione, e chissà quand'è nata: mia moglie e i miei cognati, che sono sopra la

cinquantina, facevano gli squerli quando avevano 14-15 anni”.

In realtà viene sottolineato come l’esito del contatto sia connesso agli atteggiamenti dei

singoli individui: “Dipende molto dalle persone che arrivano. C'è la persona che arriva

da fuori e accetta quello che c'è localmente; invece magari c'è quello che arriva e "oh,

questo non mi piace, questo bisogna farlo così, questo bisogna farlo colà...”.

Emerge la consapevolezza dell’importanza di mantenere e rispettare le tradizioni, per

non lasciarsi travolgere dal cambiamento: “Diciamo che il gruppo dei più anziani è un

po' la mente storica, la conservazione vera delle tradizioni, però non sono propositivi:

tu dici "facciamo questo", allora loro mugugnano un po' ma poi vengono…”; “Ci sono

anche due o tre settantenni cioè la spina dorsale della cucina della Pro-Loco perché

sono le depositarie del segreto dei piatti tipici... non è scritto da nessuna parte questo

menù, però loro sono le depositarie uniche perché non ti dicono quali sono tutti gli

ingredienti… è un po' come la coca cola”; “Noi dobbiamo comunque continuare

nell'intento della conservazione della tradizione: finché ci sarà il nostro gruppo

dirigente, vino piemontese non ce ne sarà, non perché non sia buono, ma siccome siamo

in Liguria i piemontesi bevono il vino nostro”.

Un’attenzione particolare viene attribuita alle persone, soprattutto a coloro che

rappresentano le “radici” storiche e valoriali del paese: “Abbiamo pensato di lavorare

sugli anziani, per dare un messaggio positivo, cioè di non dimenticare la terza età,

proprio perché ci teniamo alle radici, a dire che non dimentichiamo queste persone che

rimangono sole, anche con piccole cose che sono anche sciocche… noi mandiamo gli

auguri di buon compleanno agli anziani perché pensiamo che possa far piacere, e

abbiamo ottenuto attestati di stima incredibili da queste persone che si commuovono e

scrivono lettere che incominciano con "caro presidente io non la conosco ma la

ringrazio”.

Stessa attenzione per le diverse fasi del ciclo di vita: “Gli anziani ci sono, custoditi,

quasi tutti sono in famiglia… in genere l'anziano è tenuto in casa”.

Altrettanto importanti per il mantenimento dell’identità locale risultano le feste religiose

(“E’ un far parte della comunità. Soprattutto nelle grandi feste religiose, con

quest'aspetto un po' folkloristico se vogliamo... poi noi abbiamo da circa 150 anni

questa tradizione della processione dei crocefissi artistici”) e le tradizioni ad esse legate,

che sanciscono l’ingresso e rinforzano il senso di appartenenza alla comunità ortoverese

(“Vi hanno parlato della sera degli squerli? È una tradizione antichissima per cui la

Page 13: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

notte di S. Giovanni i ragazzi del paese fanno il giro portando via qualcosa: smontano

la ruota del carretto, si portano via la carriola… e poi il mattino dopo è tradizione che

c'è una processione che arriva fino a Pogli, si cammina per tre ore, facendo la Via

Crucis, e loro nella notte sistemano lungo la strada questi oggetti, per cui la gente che

fa la processione li vede e poi se li va a riprendere”).

Pur non mancando aspetti di “campanile” tra frazioni (“La conflittualità diciamo che

nasce tra queste cose di campanile, che nasce da fattori culturali, i ragazzi di Ortovero

sono diversi da quelli di Pogli, ma è proprio naturale, sono modelli che sono stati

sempre diversi tra loro, però non è che crea un conflitto, crea una competizione… fa

parte di un conflitto che non è un ostilità. Convivono naturalmente, tranquillamente…”),

il senso di appartenenza è forte, tanto che il confronto con altre realtà risulta sostenere

comunque la scelta di vivere a Ortovero: “Io a mia figlia di 14 anni dico "se

t'innamorassi di un milanese, di un torinese, di un savonese?" e lei "Mamma, se non

viene a Pogli, io non mi sposo!”; “Questo posto è benedetto dal Signore, secondo me; io

ho lavorato in diversi posti e questo è veramente un paradiso, checché se ne dica questo

è un paradiso”.

Il legame con il territorio passa anche attraverso le relazioni: “E c'è chi fa la torta verde

e chi fa il dolce, chi porta la bottiglia di vino. Si crea quel momento di aggregazione. La

gente viene a darmi una mano per la messa ed è contenta se si creano queste

aggregazioni spontanee”.

La vita nel paese appare scorrere tranquilla, senza particolari eventi o situazioni che

potrebbero ingenerare senso di insicurezza: “Non c'è gente che ciondola nel paese

ubriaca di alcol o di droga e non ci sono conflittualità tali da dover dire che in questo

paese c’é bisogno del commissariato…c'è invece una situazione serena”.

Valore fondante per l’ortoverese è rappresentato dal lavoro: “L'ortoverese lavora a

qualsiasi ora… qualunque giorno dell'anno… l'agricoltura lo richiede… se devi

raccogliere la frutta e la verdura non è che puoi aspettare”. Se questo da una parte

appare come fattore protettivo del disagio anche per i giovani, dall’altra però può

tradursi in una sorta di alienazione, “il gusto di fare fatica”: “Gli ortoveresi amano il

faticare fine a se stesso. Dei miei carissimi amici, che sono gente che sta benissimo,

vanno dal mattino alla sera a raccogliere i gusti, e i figli gli dicono "Ti rendi conto? Se

invece che fare questo facevi il tuo lavoro guadagnavi otto volte tanto e non facevi tanta

fatica!”.

Il settore su cui prevalentemente si basa l’economia di Ortovero, vale a dire

l'agricoltura, rappresenta una significativa risorsa per il paese, dal punto di vista sia

occupazionale sia del mantenimento dell’identità locale: “Dà la possibilità ai giovani di

fare, qui non c'è bisogno che prendi la laurea per lavorare, qui il lavoro c'è e ce l'hai

davanti, quindi non vedo perché andare a cercarsi una situazione diversa da questa, che

ti permette di mangiare; fare il contadino è un lavoro appagante e se fatto bene

redditizio. In città chiaramente non si può, non c'è niente da coltivare. È’ stata

riscoperta la vigna e si vedono i risultati: la cooperativa vinicola nell'arco di 10-15 anni

è diventata una realtà mica da ridere…”.

Non mancano tuttavia gli aspetti problematici, connessi soprattutto all’ampliamento

della popolazione (“Salutavo tutti. Ora non conosco più nessuno. Ero abituato…”) e

all’anomia che caratterizza la società odierna. Ortovero non fa eccezione, ma qui i fattori

protettivi sembrano essere maggiori e si rileva la necessità che tutti ne siano consapevoli

Page 14: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

e si attivino per mantenerli: “E’ sempre più una malattia della società, che ognuno

pensa ai fatti suoi e non gliene frega niente di quello che fanno gli altri; che poi penso

che sia un problema che c'è dappertutto; cioè, se c'è la droga nessuno s'interessa, nelle

città ognuno guarda quello che succede a casa sua. Secondo me, per cercare di

mantenere le cose così come stanno, ci vorrebbe interesse da parte di tutti”.

Nella consapevolezza che l’autoreferenzialità rischia di soffocare il paese, sono presenti

segnali di apertura verso altre realtà “perché una comunità ha bisogno che ci sia un

confronto critico con altre comunità per vedere cosa fanno di meglio, se facciamo di

meglio, avere degli spunti, perché altrimenti rimane un circuito chiuso, dove ci sono

otto persone intorno a un tavolo, e una volta che ci siamo trovati d'accordo… ma chissà

se poi è giusto quello su cui ci siamo trovati d'accordo o c'è bisogno di una nona

persona che ci faccia capire se qualcosa di questo non è giusto, che si può migliorare”.

Non mancano tuttavia rilevanti i segnali di resistenza al cambiamento, di chiusura

rispetto alle innovazioni, che trovano concretizzazione nell’opposizione alle proposte

portate dai “foresti” che entrano nelle associazioni. In realtà, non appena le innovazioni

mostrano la loro utilità la resistenza si scioglie e lascia spazio alla fiducia.

Si può contare sulle risorse interne alla comunità: “A Ortovero abbiamo tre medici che

abitano qui, sempre disponibili quando hai bisogno”.

Emerge l’importanza della costruzione della rete sociale (“Cerchiamo di venirci

incontro, di fare rete, è proprio questo che manca… forse ora qui qualcosa comincia,

come operatori ogni tanto ci vediamo, e già questo è qualcosa, perché anche se minimo

almeno c'è uno scambio di informazioni, di sensazioni… a volte basta solo vedersi e

parlare perché uno si senta meno cretino, vede che anche gli altri… voglio dire, anche

qui non serve una mega struttura, basta sapere che da qualche parte c'è qualcuno che fa

qualcosa… non dico un centro sociale, ma la scuola, un servizio, la parrocchia, il

comune, tanto per non far sentire da sola la gente, che è la cosa più grave…in qualsiasi

settore operi se sei da solo dopo un po' ti demotivi…o comunque ti senti Don

Chisciotte…”) e della presenza di figure di riferimento per la collettività (“Alcune

botteghe, i commercianti sono un punto di riferimento; il Sindaco… ci sono diverse

figure di riferimento. E poi, figure un po' storiche, come i confratelli…”).

La comunità viene vissuta come “sana” e questo rappresenta un fattore protettivo per le

nuove generazioni: “La mia scelta di restare a Ortovero è anche motivata dal fatto che

ho trovato qui una comunità ancora sana, e quando dico sana intendo dire una

comunità che affonda ancora le radici in una struttura agricola, a contatto con delle

realtà tangibili e pratiche, con la terra, adesso non voglio dire delle cose retoriche… i

ragazzi a scuola li sento parlare di andare nel fiume, per i boschi, sono aspetti questi

che secondo me sono fondamentali per mantenere la salute degli adolescenti”.

L’atteggiamento verso il futuro è caratterizzato da una positività di fondo, che trova

radici nel riconoscimento delle relazioni come risorsa fondamentale per la comunità: “Il

mondo di oggi è difficile…il futuro non è roseo, è molto difficile sotto tanti aspetti,

economico, imprenditoriale, ci si interroga… però creando una comunità abbastanza

solida…la solidarietà è importante”.

Page 15: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

4.3. IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI (fig.3)

Il rapporto dei cittadini con le Istituzioni locali appare improntato da una fiducia di

fondo. In particolar modo risulta significativo il ruolo dell’Amministrazione

comunale, cui viene riconosciuto il compito di governance dei processi territoriali: “E’

importante che anche solo come regia, come forma di sviluppo di tematiche, le strutture

comunali siano sempre più presenti, anche sotto forma di possibilità di utilizzo di

strutture pubbliche”. Parimenti viene riconosciuta al Comune l’attenzione per

l’attivazione di strutture e risorse usufruibili dai cittadini (“Quello che il Comune ha

fatto con le strutture che ha portato avanti poche comunità lo hanno fatto, e mi sembra

che il percorso sia validissimo e ha portato i frutti che tutti vediamo”), non ultime quelle

a scopo ricreativo (“Ci sono delle iniziative precise d'estate. Durante il resto dell'anno,

d'inverno, c'è una palestra funzionante nella quale si propongono diverse attività,

dall'Aikido al ballo. Quindi, volendo... ma da due anni a questa parte, perché prima non

c'era neanche la palestra”).

Viene riconosciuto agli Amministratori locali un impegno concreto per il paese che va

oltre l’appartenenza politica (“C'è una buona collaborazione, tenendo conto che chi si

impegna qui in politica lo fa sempre non tanto come partito, qui sappiamo come tizio la

pensa, ma mette prima la comunità: fare la palestra, ampliare le scuole, fare il parco

giochi e poi tutte le altre cose”).

Le dimensioni ridotte del Comune consentono rapporti di conoscenza diretta e quindi un

controllo diretto della gestione della cosa pubblica: ”Io in Comune li conosco tutti,

per lavoro ci vado spesso, quando ho bisogno di una cosa con me sono molto

disponibili; nella loro confusione mi sembra che sono ordinati! In linea di massima

funzionano”. Agli Amministratori viene riconosciuto l’impegno profuso per il Paese:

“Bisogna spendere una parola anche per il sindaco: sono comunque abbastanza attenti.

Adesso abbiamo il problema della discarica, dove si portavano gli ingombranti, e tutti

l'abbiamo un po' martellato per trovare una soluzione (…) e ho visto che adesso sono a

buon punto, hanno quasi finito. Menefreghismo da parte delle istituzioni non si può dire

che ci sia. Quando c'è qualcosa si cerca di risolverlo; logicamente le risorse sono anche

poche: è un Comune piccolo. Tante volte il problema sono i finanziamenti, mancano i

soldi. E poi l’Assessore: io non so lei come faccia a star dietro a tutto, è sempre

presente alle manifestazioni; anche per questa cosa [dell'intervista] mi ha chiamato, mi

ha spiegato, ha "perso" del tempo, non ha un impegno solo formale ma sostanziale, si

dà da fare”.

Alle Istituzioni, in primis il Comune, viene affidato il futuro di Ortovero e soprattutto il

benessere dei suoi abitanti: “Non tutto si può ridurre a questioni di denaro, è anche

questione di volontà, di cultura, di intenzioni di sviluppare un tema, ecco quello che mi

auguro che avvenga tra 20 anni: che questi sforzi siano decuplicati perché non si può

lasciare solo alla volontà dei privati, dei singoli, dei cittadini, perché poi nel tessuto

sociale le realtà cambiano, perché il privato può stancarsi, mentre la struttura intesa

come tessuto comunale rimane, mentre gli uomini passano; se tutto viene basato solo sui

singoli, allora ha il tempo che ha, dura poco, i soggetti possono passare ma i messaggi

devono essere tramandati e sviluppati e questo non è compito dei privati, mentre credo

che compito del Comune sia anche quello di occuparsi dei cittadini, non solo delle

strade o dell'acquedotto, ma anche dei momenti ludici, di aggregazione, per avere un

tessuto sempre vivo, attuale…”.

Page 16: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

Alle Forze dell’ordine è richiesto un controllo attento del territorio. Il fatto di

annoverare, fra i residenti, alcuni esponenti dei Corpi dei Carabinieri e della Guardia di

Finanza rassicura i cittadini: “Questi sono compiti delle forze dell'ordine, non è che a

Ortovero possiamo con la bacchetta magica cambiare uno spacciatore in un venditore

di zollette di zucchero, se questo è uno spacciatore bisogna avvisare l'autorità costituita,

non penso che sia compito nostro prendere questo e dirgli se non te ne vai ti diamo due

bastonate, anche perché lui ci dà due coltellate…”; “Abbiamo un carabiniere

elicotterista, un carabiniere che lavora nella sede di Alassio e un brigadiere… e un

sottotenente della finanza, coi quali ci sentiamo spesso, proprio perché controllano il

territorio”.

Gli intervistati sottolineano inoltre l’importanza del ruolo dell’Istituzione religiosa e del

suo operato all’interno della comunità: “Vedendo i ragazzi, una cosa che mi ha

meravigliato è vederli partecipare alle processioni… Forse è la capacità di gente come

Rosalba, e anche del parroco, che è uno alla mano…”; “Con il Don c'è un buon

rapporto. È uno che s'interessa, forse fin troppo avanti per questo paese…”.

Gli educatori dell’Oratorio lavorano con i giovani: “Grazie all'aiuto di diverse persone

stiamo facendo un lavoro con questi ragazzi. Abbiamo la fortuna di avere tantissimi

bambini la domenica, arriviamo a 70-80 presenze, quando scendiamo ne abbiamo 30-

40, con cui facciamo questa opera di oratorio domenicale”; “Noi come parrocchia sul

discorso della tossicodipendenza abbiamo fatto una prevenzione per diversi anni,

abbiamo fatto alcuni incontri con i ragazzi ed è stata molto utile. Abbiamo chiamato un

po' di ragazzi di 16-20 anni e abbiamo avuto dei riscontri positivi, il dialogo…”.

Sottolineano tuttavia le difficoltà: “La proposta formativa che abbiamo fatto in

parrocchia è stata quella di ascolto e di incontro dei giovani, ma è stato molto difficile,

intanto perché la parrocchia è un filtro molto particolare, ci si va solo se ci si sente

appartenenti in qualche modo a priori”.

Il riconoscimento della significativa funzione della Chiesa sul territorio si accompagna

alla consapevolezza dell’assenza di strutture laiche, rivolte soprattutto alla famiglia e

ai giovani: “Quali istituzioni ci potrebbero essere, a livello di un paese come il nostro?

Mi viene da pensare alla Scuola e alla Chiesa. Non mi sta bene, però mi viene da

pensare: come potrei sostituire, con che cosa? Certo mi piacerebbe avere delle

organizzazioni laiche, però onestamente al momento è solo la Chiesa che riesce ad

arrivare dappertutto…”; “La famiglia dovrebbe trovare una serie di servizi che

purtroppo non ci sono o ci sono in modo occasionale; a scuola c’è uno sportello di

ascolto, ma soldi ce ne sono sempre pochi, venivano i genitori anche dalle vallate, però

ci vorrebbe sempre, non solo nel periodo scolastico o solo una volta alla settimana…

quando uno va dallo psicologo non può sentirsi dire "hai cinque minuti di tempo,

parla"…”; “Forse non facciamo abbastanza per i giovani, per esempio una cosa che

riteniamo che manchi è un centro di aggregazione serale, ma perché? Perché ci sono

due difficoltà, una economica, l'altra di tempo, cioè siamo tutti volontari, dire le cose si

fa presto, ma farle è tutto un altro paio di maniche. Sicuramente questa è una cosa che a

mio parere sarebbe utile”.

Le agenzie educative presenti sul territorio non sempre riescono a rispondere

adeguatamente ai bisogni della popolazione e non mancano le critiche alle Istituzioni

relativamente alla gestione delle politiche giovanili e dei finanziamenti diretti alla

Scuola, sui quali gravano sospetti di ingenti sprechi. In questo caso, tuttavia, a essere

chiamate in causa sono soprattutto le realtà istituzionali a livello centrale: “Non vorrei

Page 17: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

che questa fosse l'ennesima riunione, come ne abbiamo fatte tante, sulla questione

giovanile. Ci siamo visti, e poi non abbiamo concluso niente… Trovo che spesso e

volentieri si parla molto e si fa poco”; “Quello che piacerebbe è che anche gli enti

locali capissero che a volte ci vuole veramente poco per fare qualcosa, che non servono

i mega progetti europei… io ho visto in questi anni sperperare barcate di soldi in cose

che poi non sapevi dove andavano a finire e perché… e poi chiedevi cinquemila lire, una

stupidaggine, per far qualcosa e non c'erano, e avevano speso duecento milioni sulla

dispersione scolastica… non ho mai capito dove siano finiti… poi per carità li avranno

spesi, ma la ricaduta non c'è stata”.

Viene così auspicato l’impegno della collettività: “I Servizi da soli, il SERT, il SSM,

non ce la fanno a raggiungere tutti… ognuno dovrebbe fare la sua parte collaborando, i

genitori gli insegnanti, i sacerdoti, tutti dovrebbero essere coinvolti…”.

Emerge anche un vissuto nostalgico rispetto a un passato caratterizzato da una maggiore

coesione sociale: “Bisognerebbe forse tornare indietro a com'era una volta, che se uno

vedeva il figlio di un altro che stava facendo una stupidaggine gli poteva dire

qualcosa... Non come adesso”.

Citazione a parte spetta all’associazionismo, il cui ruolo sembra essere particolarmente

significativo nella realtà ortoverese.

Emerge una presenza consolidata di associazioni che, pur mantenendo ciascuna la

propria specificità, collaborano a far sì che il paese mantenga un’identità di luogo vivo e

accogliente, sia per i suoi cittadini sia per i turisti. Le capacità e le energie investite

nell’organizzazione partecipata di eventi (v. sagre o feste religiose) rimarcano questo

obiettivo comune.

La comunicazione tra le realtà associative presenti sul territorio e le sinergie che da

questo si sviluppano configurano una comunità in cui il senso di appartenenza e di

coesione è forte.

La comunità è molto attiva: “Questo fine settimana c’è il campionato nazionale di

pallavolo under 14, giovedì, venerdì, sabato e domenica nella palestra. In

contemporanea abbiamo in programma una rappresentazione teatrale - Pirandello -

venerdì e domenica. In contemporanea, abbiamo la visita della delegazione di una

cittadina ungherese con la quale vorremmo gemellarci, quindi li ospitiamo qui, così ci

scioriniamo venerdì, sabato e domenica! Il 5 abbiamo le scuole medie che fanno il

saggio di fine anno, nel teatro. Venerdì 9 abbiamo invece le elementari e le materne che

lo fanno nel parco perché sono tanti. E poi c'è il campionato di freccette...”.

Le sagre e gli eventi sportivi vengono considerati come importanti momenti di

aggregazione e condivisione e quindi occasioni di sviluppo del senso di appartenenza

alla comunità ortoverese: “…poi c'è la sagra qui e poi la sagra là, quindi sono momenti

in cui quasi tutti si incontrano, i giovani e i vecchi, e c'è un assimilazione grossa perché

se uno viene alla sagra ad Ortovero…c'è il dottore che fa le frittelle, il figlio che pulisce

i tavoli…”; “La sagra è per chi è attaccato alla vecchia idea di fare Pro-Loco; la sagra

c'è, è così da decine di anni… ci sono famiglie che vengono appositamente per il cibo”.

“Noi l'abbiamo mantenuta, l'abbiamo migliorata, abbiamo cercato di incentivarla,

comprare tavoli in più, perché ogni anno c'è sempre più gente; si vede che piacciamo

così tanto sul territorio che ogni anno c'è sempre più gente…”.

Page 18: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

La realtà del volontariato è consolidata (“Siamo in tanti perché le forze non devono

essere sempre le medesime, tante persone tanti aiuti”) e organizza attività per il paese

(“Ce ne sono di persone! Sono persone positive, si danno da fare”).

Viene riconosciuta inoltre l’importanza di promuovere lo sviluppo della comunità

territoriale, pur mantenendone intatto il senso di identità. A questo riguardo,

particolarmente importante appare il ruolo della Pro Loco, che si propone come

soggetto promotore di aggregazione e iniziative: “Abbiamo pensato di cercare di

sollecitare nei più giovani il messaggio positivo che la Pro Loco vuole dare per lo

sviluppo della comunità. Mettiamo in campo alcune attività, mettiamo in atto qualche

piccola cosa, cercando di fare lavorare i ragazzi su dei progetti piccoli, più che altro

per dare loro un messaggio che dentro la comunità di Ortovero c'è un'associazione che

lavora per loro. Dato che questa associazione ha cercato di fare qualcosa per loro, ci si

aspetta che poi partecipino per quanto possono perché i loro fratelli, i loro cugini

possano continuare ad avere queste cose di cui loro hanno beneficiato”; “Finché sono

in età duttile credo che si possa cercare di tenerli legati a un'attività che gli può dare la

soddisfazione di vivere insieme ai loro coetanei, di sviluppare con loro dei temi, di

essere utili nel loro piccolo”.

Non meno importante il ruolo della Confraternita di Santa Caterina: “Adesso sono in

150 i confratelli qui; ce ne sono anche in giro per il mondo…perché chi è diventato

confratello lo rimane”; “Tutti i maschi che nascevano nel paese entravano nella

confraternita: era un'identità, se non eri confratello eri escluso”; “Innanzitutto ti

sceglie: ti viene a chiedere se vuoi farne parte, non sei tu che puoi chiedere di farne

parte, a meno che non sei un ragazzo. E’ vecchia di 500 anni, una delle più vecchie

della Liguria; dopo 2 o 3 anni, dopo che ti hanno guardato e riguardato ti accettano

come confratello. C'è una specie di iniziazione, come in tutte le associazioni”.

Anche la Cantina Sociale è un soggetto significativo per la comunità: “La Cantina

Sociale di Ortovero nasce per dare ai contadini che coltivano la vite il diritto di stabilire

un prezzo un po' più alto. Se il singolo va dal tale a vendergli l'uva il prezzo scende,

insieme si è più forti e quindi si stabilisce un prezzo ed è più facile vendere”.

Viene sottolineata, con un certo rammarico, la connaturata riservatezza degli

ortoveresi, che spesso si trasforma in riluttanza a valorizzare le proprie azioni: “Noi non

abbiamo un addetto stampa, non pubblicizziamo: delle volte sui giornali leggi di cose, di

associazioni che fanno cose risibili; noi facciamo cose anche importanti, ma non ci

interessano le medaglie, le coppe, i trofei…”; “Hanno dato al Comune la certificazione

di qualità? Il mese dopo che l'abbiamo avuta c'era un trafiletto corto così. C'è gente che

fa delle mezze paginate sui giornali per molto meno…”.

Non vengono tuttavia dimenticate le difficoltà, prevalentemente legate al non facile

reclutamento di nuovi volontari e quindi alla difficoltà di ricambio generazionale

all’interno delle associazioni (scarsa presenza di giovani); inoltre, non meno importanti

sono i vincoli connessi sia all’onerosità dell’impegno (in termini di tempo, di energie,

di fatica emotiva) nel volontariato (“Ma poi ci sono tanti impegni individuali che

riuscire a trovare il tempo.. facciamo già la sagra: anche fare questi 10 giorni, trovarsi

tutte le sere, arrivi alla fine della festa che le persone ti crollano.. non puoi pretendere,

siamo quattro gatti. Sarebbe bello poter fare di più: non ci riusciamo”), sia alla scarsità

di risorse economiche (“La sagra ha lo scopo per avere del denaro per far funzionare

tutto il resto”).

Page 19: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

Il ruolo preventivo delle Associazioni è riconosciuto, ma non valorizzato: “Sì,

indirettamente si fa della prevenzione. Penso che qualsiasi tipo di volontariato, perché

qui stiamo parlando di associazioni di volontariato, indirettamente faccia prevenzione.

Però, magari, se fosse un pochino più mirata, andando a toccare un po' di più

l'argomento in concreto, forse sarebbe più efficace…”

Viene sottolineata l’importanza, ai fini di una maggior consapevolezza del ruolo

preventivo dell’associazionismo, di pensare a percorsi formativi che aiutino gli adulti

impegnati a vario titolo in ruoli educativi a svolgere al meglio la propria funzione: “Un

volontario deve essere una persona che comunque è formata, deve avere un minimo di

conoscenze di base, sia didattiche che psicologiche, per comprendere le problematiche

derivanti dall'immigrazione… e poi devono essere persone disponibili al rapporto con

gli altri…fino all'anno scorso avevamo una quindicina di volontari, ora ne stiamo

cercando altri perché chi sparisce, chi non ha tempo… e vorremmo coinvolgere sia le

famiglie sia i bambini…”.

4.4. LA SCUOLA (fig.4)

Le competenze e le funzioni della scuola sono riconosciute dal territorio: la scuola viene

considerata dalla comunità di Ortovero come un’importante risorsa per la collettività,

e proprio per questo viene sostenuta nelle sue attività anche attraverso precise politiche

dell’Amministrazione comunale (v. scuolabus, iniziative culturali): “Ci teniamo molto

al plesso scolastico, cioè vogliamo lavorare sull'età scolare fino alla terza media,

perché riteniamo che sia fondamentale per una comunità avere un plesso scolastico

vivo, ben frequentato, perché pensiamo che un paese dove chiudono le scuole sia un

paese destinato a morire”; “Come Pro Loco organizziamo manifestazioni dedicate

esclusivamente alla scuola, che è un modo per avere dei finanziamenti, perché le scuole

ormai devono vivere in autonomia anche finanziaria, quindi facciamo il concorso dei

presepi”.

Punto di osservazione privilegiato sul fenomeno del disagio dei bambini e dei ragazzi, è

ritenuta importante contesto per l’implementazione di azioni educative finalizzate allo

sviluppo personale e sociale degli alunni e alla promozione del loro benessere: “In

classe, io lavoro con ragazzini da 11 a 14 anni; pur con le poche ore che si hanno a

disposizione ritengo che un insegnante sia un osservatore particolare, a volte stanno più

con noi che con i genitori… quindi a volte a scuola riusciamo ad aprire delle porte che

a volte a casa non si aprono, abbiamo delle chiavi che a volte riescono a entrare, e che

un genitore per un diverso coinvolgimento emotivo non riesce ad aprire”.

Il riconoscimento di questo importante ruolo della scuola non nasconde tuttavia

l’esistenza di alcuni problemi, come per esempio la difficoltà di far fronte alla delega

educativa delle famiglie che sovraccarica la scuola di compiti e richieste non sempre

sostenibili: “Se potessero ti porterebbero il bambino a scuola sempre, altro che tempo

pieno; “Delegano. Magari nasce un figlio, lo si vizia come pochi e poi gli si dice "Ti

mando dalla maestra così ti rimette a posto". Così delegano agli altri l'educazione di un

figlio, e lì è una sconfitta”.

Page 20: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

Quale punto di forza della comunità scolastica ortoverese viene sottolineata la

collaborazione esistente tra gli insegnanti dei diversi ordini di scuola (soprattutto tra la

scuola dell’infanzia e la primaria).

Per quanto riguarda le attività di prevenzione, la scuola mostra di essere attenta alle

esigenze dei ragazzi attivando progetti “sul fumo e sull'educazione sessuale; di solito poi

è l'insegnante che per essere più attenta magari chiama uno psicologo, il pediatra… si

cerca di essere un pochino più attenti in quella fascia d'età in cui magari la curiosità

può portare a comportamenti inadeguati”.

4.5. LA FAMIGLIA

In diverse occasioni gli intervistati hanno presentato la famiglia come un elemento di

criticità della società attuale, evidenziandone un’immagine di eccessivo assorbimento

negli impegni lavorativi, talvolta di disgregazione e di scarsa capacità di svolgere una

funzione di contenimento educativo nei confronti dei figli. Pur riconoscendone il

ruolo fondamentale è stato osservato che la famiglia non incoraggia i figli a fare

esperienze significative per loro, ma li “parcheggia” nelle diverse attività, delegando la

funzione normativa alle altre agenzie educative.

Il ruolo della famiglia assume, nelle parole degli intervistati, un peso fondamentale nel

processo di sviluppo dei giovani. I genitori vengono riconosciuti come modello (“Noi

gli possiamo raccontare quello che vogliamo ai ragazzi, però loro dopo guardano come

ci comportiamo noi”), con tutti i timori e le responsabilità che questo comporta (“Ho

due figli e più che fare tanti discorsi, perché poi i discorsi lasciano il tempo che trovano,

cerco di dare un messaggio positivo operando io, cercando di dimostrare ai miei figli

che cosa significa essere un padre normale, che cerca di fare le cose per bene, sperando

di essere di esempio”; “Il bambino ti può seguire in quello che fai e vedere che questa è

una condizione della vita, e se gli fai vedere che lo fai con gioia e che non è un dovere,

non mi sembra poco…”).

L’immagine della famiglia di Ortovero, così come emerge dalle interviste, non sembra

rispecchiare particolari difficoltà, almeno per quanto riguarda i nuclei con bambini

piccoli (“Ortovero è un'isola felice, che rimanga così, parlo per la scuola primaria,

perché sono bambini molto spontanei, molto affettuosi, la serenità ci fa sapere che la

base, la famiglia è sana”; “I bambini qui sono seguiti dalle famiglie, che sono unite”).

I genitori sembrano essere presenti nella vita scolastica dei figli, soprattutto nella scuola

primaria (“In genere all'inizio dell'anno abbiamo l'assemblea con i genitori per

l'elezione dei rappresentanti di classe, devo dire che sono quasi la totalità; alle riunioni

del consiglio d'interclasse i rappresentanti sono sempre presenti”; “Ai colloqui

partecipano sempre, chiedono molto se il figlio ha delle problematiche riguardo

all'apprendimento, alle situazioni sociali e chiedono "cosa posso fare, cosa mi

consiglia?”), mentre successivamente trova spazio una tendenza alla delega agli

insegnanti (“Man mano che il ragazzo cresce l’atteggiamento è "se c'è qualcosa che non

va, mi chiameranno”)

Page 21: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

Le difficoltà più significative sembrano essere riconducibili alle separazioni dei genitori

(“Problemi tra papà e mamma, rotture di matrimoni che sono avvenute o che stanno

avvenendo…quello è il problema principale, secondo me. Per il resto non c'è niente”).

Discorso a parte potrebbe essere fatto per le famiglie con figli adolescenti, che

richiedono ai genitori “fatiche” aggiuntive. Gli adolescenti guardano al mondo adulto

cercando di rintracciare in esso la capacità di fare fronte alle sfide e gli adulti devono

dimostrare di “essere all’altezza”, pena la perdita di credibilità (“Adesso i giovani hanno

bisogno di queste cose qua. Devi fargli vedere che sai cos'è un mp3”).

A differenza di quanto appreso dal proprio modello genitoriale, oggi i genitori devono

mostrare competenze adeguate, saper rispondere alle domande dei figli (“Il dialogo è

cambiato tra genitori e figli, di certi argomenti con i nostri genitori non se ne parlava,

oggi se ne parla”).

Alla famiglia è riconosciuta un’importante funzione protettiva e preventiva rispetto

all’insorgere di disagio nei giovani (“Grazie alla famiglia ci sono degli anticorpi che

possono funzionare contro il disagio giovanile”).

Tuttavia, non mancano gli aspetti critici, legati alle difficoltà cui spesso i genitori non

sono pronti a far fronte. Fra le dimensioni problematiche individuate dagli intervistati, la

difficoltà dei genitori di dedicare tempo all’ascolto dei figli (“Non c'è mai tempo, e i

bambini lo chiedono a scuola, apertamente, ascoltami, stammi a sentire, dimmi come si

fa, l'ho chiesto alla mamma ma non mi ha risposto”; “I genitori a volte a casa parlano

poco con i bambini, chiedono a scuola alle maestre il dialogo: "Maestra mi puoi dire…

perché ho chiesto alla mamma e mi ha detto domani, adesso non posso, aspetta un

minuto”. Non è così per tutti, ma i bambini chiedono all'insegnante "mi ascolti?” quasi

tutti i giorni”; “Invece della presenza, magari un telefonino da 500 euro… e ti

telefono!”), i problemi legati alla quotidianità (“E’ la fatica quotidiana di oggi che

fanno i genitori per tirare avanti, perché il denaro è sempre meno, prima nelle famiglie

ne bastava uno a lavorare, mentre l'altro era dedicato a seguire i figli, a crescerli, a

consigliarli; si viveva in una comunità più allargata, invece adesso ci sono tanti piccoli

nuclei, si vive in due adulti che dedicano la maggior parte del tempo a sbarcare il

lunario”), la passività cui spesso gli adulti si lasciano andare (“Datti da fare, guardati

intorno, muoviti, crea un'associazione, fai valere le tue ragioni, fai qualcosa, come

privato, magari come associazione… non vi danno i servizi che volete? Invece di

mugugnare organizzatevi, scrivete ai giornali, fate qualcosa, non state qui a mugugnare

passivamente, che è facile piangere e disperarsi e poi non fare niente…”).

Un aspetto particolarmente criticato è quello degli impegni extrascolastici che

riempiono il tempo dei bambini per rispondere in realtà alle esigenze dei genitori (“Sono

bambini molto impegnati, tantissimi fanno danza e ginnastica e calcio e feste e girano di

qua e di là; dalle 8.30 alle 16.30 dal lunedì al venerdì. E’ tanto: abbiamo dei bambini

che alle 7.30 sono fuori che aspettano il pulmino e rientrano alle 18.30, passano tutta la

giornata fuori casa. I genitori lavorano, quindi è anche un problema dove lasciarli…”).

Un altro nodo cruciale è rappresentato dalle regole. Non raramente i genitori mostrano la

propria difficoltà a stabilirle e farle rispettare ai figli, manifestando in questo modo un

vissuto di inadeguatezza rispetto al proprio ruolo (“I bambini tengono la tv accesa

fino a mezzanotte, ce l'hanno in camera, quindi i genitori non sanno neanche quando

vanno a dormire, io dico ai genitori mandateli a dormire a una certa ora, magari non

alle otto e mezza, però…"ma come faccio", quindi questi non sanno come rapportarsi

Page 22: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

con i figli che sono alle elementari, che sono piccolini, figuriamoci quando sono alle

medie o alle superiori, sono loro che fanno quello che vogliono”).

Questa difficoltà nel dare regole influenza indirettamente anche la capacità dei bambini

di relazionarsi tra loro :“I bambini che vengono a scuola la mattina hanno già visto due

ore di cartoni animati…io se guardo la Tv per due ore di fila mi addormento… e

durante la giornata ne vedono altre, abbiamo bambini che hanno cinque o sei Tv in

casa, una per ogni locale… è un rincretinimento allucinante… e non è un discorso

moralistico che il bambino non sa più giocare, poi si menano, nell'intervallo litigano e si

menano, perché non sanno più giocare… così abbiamo implicazioni nella crescita

futura, perché non sanno stare con gli altri…”.

Viene sottolineata l’importanza di una riappropriazione dell’autorevolezza da parte

dei genitori (“A volte sono i figli che conducono il gioco, ma un genitore un po' sgamato

riesce a recuperare almeno in parte il controllo…”), anche perché si ritiene che i

bambini e i ragazzi abbiano l’esigenza di una guida sicura (“A causa delle famiglie,

vengono lasciati un po' troppo per strada, ad autogestirsi”; “A mio avviso, non hanno

ancora l'età per analizzare quello che stanno facendo”).

Le difficoltà vengono spiegate anche attraverso le incomprensioni dovute alle differenze

generazionali, che portano i figli a non voler seguire le orme dei padri, soprattutto dal

punto di vista lavorativo: “Io ho amici qui nel paese che hanno figli di quell'età e nel

campo non ci vanno…bisogna trascinarli… i modelli sono altri: la moto, la

macchina…”; “I figli sono critici, credo che ci sarà un grosso cambiamento. Già in

certe persone ho visto questi cambiamenti che poi hanno creato un disagio per i

genitori, gente che si è fatta il mazzo tutta la vita pensando che poi il figlio continuasse

il loro lavoro e il figlio ha detto "no, guarda, io non ci penso nemmeno, vado impiegato,

la vita che hai fatto tu è impensabile”.

I figli sembrano chiedere attenzioni e confronto, proprio mentre i genitori sembrano non

capire l’importanza del dialogo: “Bisognerebbe forse perdere un po' più di tempo. Ma

non sarebbe perder tempo, stare un po' di più con i figli, cercare di parlarci un po' di

più…”.

La reazione a questo senso di inadeguatezza non raramente viene risolta dai genitori con

atteggiamenti che si configurano come diseducativi : “Ogni genitore tende a difendere il

proprio figlio e gli dà anche fastidio se qualcuno dice qualcosa”; “Purtroppo sento

molti dire "Ah, quello che non ho avuto io lo deve avere mio figlio", che secondo me è la

più grande stupidaggine che un genitore possa dire”.

E’ tuttavia condivisa l’idea che i genitori dovrebbero essere aiutati a svolgere

serenamente il proprio ruolo, anche per evitare che il disagio trovi spazio (“Non ci

sono gravi disagi… sono famiglie stanche, bisogna anche un po' aiutare i genitori”; “I

genitori sono giovani, lavorano, sono incapaci, questi ragazzi non c’è nessuno che li

guarda, che li controlla: si fa presto a perdere anche un po' la trama…”; “Il problema è

che la famiglia è lasciata da sola, io vedo a scuola, tanti genitori giovani che non sanno

come rapportarsi con i bambini”).

Il rischio altrimenti è che la famiglia, in questo momento anello debole della società, si

spezzi, con grave danno per l’intera comunità: “Conan Doyle diceva che una catena non

può essere più forte del suo anello più debole…La famiglia è l'anello più debole e se non

la si aiuta…Tu sei un altro anello e pensi che non ti riguarda, ma invece prima o poi ti

riguarda…”.

Page 23: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

4.6. ADOLESCENTI E GIOVANI (fig.5a,b,c)

Anche se in molti hanno espresso la difficoltà di entrare in contatto con i giovani,

riferendo che questi solitamente non aderiscono alle attività proposte dalle associazioni e

che quindi sono difficilmente “agganciabili”, la Comunità è consapevole dell’importanza

di coinvolgere i più giovani nella vita del paese. Dalla collaborazione proposta loro

all’interno delle sagre da parte della Pro Loco, alla sollecitazione a organizzare

direttamente alcuni eventi (v. Sagra della birra), al far leva sul loro interesse per lo sport

organizzando per loro attività ed eventi sportivi, emergono l’attenzione e l’impegno che

la comunità rivolge ai suoi cittadini più giovani.

Tutti concordano sull’importanza di dare ascolto ai ragazzi, dal momento che solo il

riconoscimento dei loro bisogni può costituire la base per un dialogo e la possibilità di

contenere le forme di disagio.

L’attenzione verso i ragazzi può essere vissuta dagli stessi come una sorta di “controllo”

(v. anziane alla finestra), ma nello stesso tempo assume una valenza positiva di cura e

tutela verso i giovani rispetto ad alcuni rischi sociali. Una sorta di vigilanza attiva e di

presenza sul territorio che, con alcuni ovvi limiti, si configura come uno strumento di

sicurezza per i cittadini.

Riconoscere i bisogni specifici dell’età adolescenziale permette una migliore

comprensione anche di alcuni comportamenti che altrimenti rischierebbero di essere

stigmatizzati come devianti.

Il chiudersi in gruppo, l’atteggiamento provocatorio verso le istituzioni, l’assunzione di

comportamenti non sempre rispettosi dell’autorità adulta, seppur non graditi e non

giustificati, vengono tuttavia riletti dalla comunità come comportamenti legati ai compiti

evolutivi tipici della fase adolescenziale.

Dalle interviste emerge una sostanziale consapevolezza rispetto ai problemi e alle

difficoltà che i ragazzi devono affrontare nella società attuale e che li differenziano dalle

generazioni precedenti, caratterizzate da una maggiore possibilità e volontà di

condividere il tempo libero e le esperienze di crescita con i coetanei. L’opportunità di un

significativo supporto reciproco rispetto al fronteggiamento degli ostacoli che la vita

richiede di superare è una risorsa che molti degli intervistati ritengono non sia

disponibile alle nuove generazioni.

In molti leggono il disagio dei giovani, riconoscendone la difficoltà a trovare modelli e

valori significativi nella società adulta e non sottostimano il rischio che questo essere

lasciati soli comporta. Gli adulti di riferimento (v. famiglia) spesso non riescono a

comunicare con i ragazzi, a riconoscerne le esigenze evolutive e a dare a queste delle

risposte adeguate. Le differenze generazionali vengono riconosciute come motivi di

difficoltà ad agganciare e coinvolgere i giovani nelle attività del paese. La riflessione su

questo aspetto deve tuttavia tener conto di quanto le offerte corrispondano alle reali

esigenze dei giovani.

Anche se il rapporto con gli adulti non è sempre facile, va detto che spesso il ruolo

educativo di alcuni di essi (p.e. allenatori o insegnanti) viene riconosciuto dai ragazzi

più di quanto gli adulti stessi ne abbiano consapevolezza. In più contesti viene rilevato

che i ragazzi cercano la relazione con l’adulto come modello e punto di riferimento per

Page 24: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

la costruzione della propria identità.. Essere coscienti della significatività del rapporto

può sollecitare quindi gli adulti ad acquisire ulteriori strumenti per renderlo ancora più

pregnante

Altro punto importante è quello degli spazi: non esistono luoghi di incontro pensati

esclusivamente per i giovani. In mancanza di luoghi di ritrovo formali i ragazzi a

Ortovero hanno scelto di incontrarsi nella zona antistante la scuola e questo ha dato

origine ad alcune tensioni all’interno della comunità (piccoli atti di vandalismo,

comportamenti rumorosi), peraltro risolti non appena è stata offerta loro la possibilità,

grazie a un accordo tra Parroco e Sindaco, di usufruire di uno spazio dove vedersi (v.

locali parrocchiali).

Gli adulti sono consapevoli che mancano strutture dedicate ai giovani (“Ci sono

questi ragazzi, dai 16 anni in su, finita la scuola si ritrovano nella piazza, ho visto che si

radunano lì, c'è un parcheggio, ci sono delle aiuole, le panchine”; “A Ortovero non c'è

niente… non ci sono grandi punti di ritrovo.. per lungo tempo c'è stata la compagnia

che si ritrovava sulle scale della scuola elementare… questo era il massimo… ci sono i

bar ma nel bar non è che ci puoi stare tutto il giorno… nel bar ci stanno quelli più

grandi…”) ma riconoscono le difficoltà che ne rendono difficile la realizzazione

(“Forse non facciamo abbastanza per i giovani, per esempio una cosa che riteniamo

che manchi è un centro di aggregazione serale, ma perché? Perché ci sono due

difficoltà, una economica, l'altra di tempo, cioè siamo tutti volontari, dire le cose si fa

presto, ma farle è tutto un altro paio di maniche…”).

Le attività extra-scolastiche rivolte ai ragazzi sopra i 14 anni sono pressoché

inesistenti. Un tentativo di coinvolgimento dei giovani è stato effettuato dalla Pro Loco

attraverso l’organizzazione delle sagre (“Ci sono dei giovanissimi che si stanno

avvicinando adesso alla Pro-Loco, hanno 15/17 anni e sono una ventina di ragazzi che

poi si danno da fare…”; “Con le sagre riusciamo a coinvolgere i ragazzini, chi in

cucina, chi ai tavoli, riusciamo ad averli lì per tre giorni; si danno da fare e loro sono

contenti, imparano…”) e dai gestori del campo sportivo (“C'erano questi ragazzini che

ci venivano a dare una mano a tagliare l'erba del campo con la cosa che poi davi i

panini, la bibita… pulivano il campo, facevano le righe e poi la sera si ritrovavano qui

per il torneo, si facevano una partitella fra di loro, si era creato un gruppo…”).

Alcune fasce d’età risultano “desaparecide” o comunque difficili da coinvolgere:

“Siamo arrivati al massimo sui 14-15 anni, io non mi sento neanche preparato ad

andare a recuperare un ventenne, perché non è ricettivo, se poi la persona sono anni

che nessuno le ha fatto certi tipi di discorsi arriviamo noi a dirgli guarda fai del

volontariato perché fa bene a te, alla comunità, questo mi manda…”; “Non si fa niente

per loro, né manifestazioni, né concerti…”.

E’ evidente la difficoltà degli adulti a comprendere i giovani e a riconoscerli nelle loro

esigenze (dove sono, cosa fanno, di che cosa hanno bisogno): “Ho pensato "va a finire

che queste persone stanno lì perché nessuno li considera"… forse non sono poi così

beceri … forse gli manca soltanto della considerazione”; “Tante volte si crea il babau:

i ragazzi vengono travisati per quello che non sono, perché poi fondamentalmente non si

va neanche lì a parlarci insieme”.

Emerge la consapevolezza che spesso l’adulto ha una responsabilità nella creazione del

problema: “Abbiamo questa paura dentro di noi di non affrontare determinate situazioni

perché ci spaventano e quindi cinque ragazzi che sono normali, vivono la loro

Page 25: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

adolescenza, magari non la pensano come gli altri e si isolano vengono visti come

persone che fanno uso di sostanze. Pensiamo sempre al male, mai al bene, non è che

pensiamo che si sono messi lì perché vogliono starsene da soli…”; “Se vedo cinque

ragazzi al buio che sono lì che magari ascoltano solo la musica, io non vengo attirato

ad andare là a parlare con loro, perché è una situazione di disagio, mi mette paura. Se

ho la possibilità di poter parlare alla luce del sole con le persone ecco che il fantasma

diventa un essere umano… l'errore è ghettizzarli, noi tendiamo a ghettizzarli, quello è

cattivo non lo frequentare, quello è bravo vacci… poi vediamo sempre il bianco e il

nero, non vediamo mai la sfumatura, poi magari tante volte il bravo si rivela non bravo

e quello cattivo tanto l'hanno disegnato così…”.

Gli adulti sono consapevoli dell’esistenza di una qualche forma di disagio giovanile, da

cui neppure Ortovero si può considerare immune (“A me sembra che ci sia un disagio

che non è solo quello della tossicodipendenza, è l'esito di situazioni molto complesse che

sono familiari ma che sono anche sociali a cui noi non sfuggiamo anche se siamo

un'isola felice…”; “Non è che perché siamo in un paese sfuggiamo completamente alle

dinamiche sociali… abbiamo notato situazioni di solitudine anche più accentuata di

quella che è la solitudine degli adolescenti, problematiche affettive molto complesse,

problematiche che riguardano la sfera sessuale, e poi problemi legati al disagio degli

adolescenti nell'ambito della famiglia, e disagio scolastico, credo che ci sia un elevato

numero di abbandoni a Ortovero…”; “Anche da noi è iniziata una serie di piccoli

problemucci che magari non sono i grandi problemi delle città, possono far sorridere,

ma abbiamo iniziato ad avere un po' di disagio giovanile sia tra ragazzini che tra

ragazzine”).

Nel complesso, tuttavia, tra i giovani di Ortovero, a parte alcuni casi di minori “precoci”

dal punto di vista delle relazioni tra i sessi, non sembrano al momento essere presenti

situazioni eclatanti di disagio, anche se non viene negata, per il futuro, l’importanza di

un’attenzione vigile alla loro situazione e un impegno concreto per dare risposta alle loro

esigenze (“Il mio grande sogno sarebbe trovare delle modalità per ascoltare le esigenze

di questi ragazzi”).

Quando la rete famigliare ha maglie troppo larghe, il tessuto sociale svolge la funzione

importante di seconda rete di protezione per i ragazzi, i quali possono essere

“catturati” e sostenuti nel loro percorso di crescita dalla responsabilità collettiva.

L’impegno della comunità verso i suoi cittadini più giovani rende possibile una sorta

di “immunità” nei confronti di forme acute di disagio adolescenziale: “I giovani a

Ortovero, come ad Albenga, come a Vendone, come in tutto il territorio, hanno bisogno

di spazi per ritrovarsi, non è che abbiano bisogno di strutture megagalattiche… però

non ci sono… per cui spero che in futuro saremo un po' più fattivi…”.

4.7. LE DIPENDENZE (fig.6a,b)

Le sostanze rappresentano una delle possibili risposte alle domande che l’adolescente si

pone davanti ai significativi cambiamenti che caratterizzano la particolare fase di vita

che sta attraversando e che accompagnano la costruzione dell’identità personale. Se il

ragazzo non riesce a rintracciare nel proprio contesto di vita stimoli significativi per la

propria crescita, è possibile che, incontrando le sostanze, queste rappresentino una via

Page 26: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

immediata alla soluzione del disagio connesso alle trasformazioni che egli deve

affrontare per diventare adulto.

L’abuso di eroina è calato, lasciando spazio a stili di consumo più orientati alle

cosiddette “droghe ricreazionali” (v. ecstasy e cocaina) utilizzate in contesti di

aggregazione giovanile e di divertimento e concentrati nei fine-settimana secondo la

“cultura dello sballo”. Specialmente fra i giovani tra i 13 e i 17 anni sembra diffuso

l’uso di hashish, marijuana e alcol (quest’ultima sostanza viene unanimemente

riconosciuta come la più diffusa e pericolosa a livello sociale e se ne evidenzia il

consumo con un picco significativo all’interno del genere femminile), mentre nelle fasce

di età superiori risulta particolarmente diffuso l’uso di cocaina in modo trasversale alle

diverse classi sociali.

Il consumo di sostanze si sta “normalizzando”, nel senso statistico del termine e nella

percezione che ne hanno le persone: consumare sostanze è ormai considerato un

comportamento “normale” dal momento che sono in molti a farlo: “Quotidianamente

sono talmente tanti gli esempi di un mondo che fa uso di sostanze stupefacenti che anche

il bambino stesso non riesce a capire se non se normale a non farlo o sei normale a

essere come loro”. L’uso di alcune sostanze (v. cocaina) e gli effetti che esse

garantiscono arriva paradossalmente a configurarsi come la risposta più adeguata alle

richieste di efficientismo della società attuale, e il fatto che ad assumere sostanze siano

spesso soggetti affermati socialmente rende questo comportamento oggetto di

imitazione: “Secondo me prendono a modello il mondo imprenditoriale, il mondo del

giornalismo, il mondo del "successo", il mondo della tv, dello spettacolo, della moda,

hanno questi modelli dove la droga scorre a fiumi…”. Se prima essere tossicodipendenti

significava collocarsi al margine della società, oggi i cambiamenti intervenuti nel

fenomeno di consumo a livello generale fanno sì che l’assumere sostanze appaia come

indicatore di conformismo sociale: “Mi sembra che ci sia molta diversità rispetto agli

anni '70, allora era un fenomeno culturale, si contestava qualcosa… adesso mi sembra

che la droga, per quello che capisco dei giovani… il giovane non ha più ideali”.

A Ortovero il problema “droghe” non appare rilevante. La maggior parte delle persone

intervistate ritiene che l’uso di sostanze in paese sia molto ridotto e limitato al

consumo di droghe “leggere” (hashish). Se esiste lo spaccio, questo è riconducibile a

individui che arrivano da fuori e che utilizzano il territorio come luogo di incontro con

“clienti” anch’essi provenienti da Comuni limitrofi o, al limite, a “foresti” che vivono a

Ortovero: “Mi ha detto mia figlia che a Ortovero sembra giri cocaina… gente che viene

da fuori, che spaccia qui, che consuma…”.

Anche se comincia a farsi strada qualche dubbio (“La paura c'è perché il pericolo c'è, il

maresciallo me lo diceva, loro lo sanno, la diffusione è immensa, non perché in tutte le

case di Ortovero ci sia, ma in genere c'è una diffusione che si fa fatica a gestire”; “Il

fatto che ci sia della droga, penso sia inevitabile, non è che questo sia un posto protetto

da Dio, la droga gira in tutto il mondo e inevitabilmente penso girerà anche a

Ortovero”) non tutti gli intervistati, comunque, riconoscono la possibilità che anche a

Ortovero esista il fenomeno del consumo di sostanze, considerando il territorio immune

da certi comportamenti e quindi in qualche modo negando il problema: “Qui proprio

nel paese… diciamo che queste cose le fanno ad Albenga, non qua”.

Discorso a parte va fatto per l’alcol: nonostante sia una sostanza psicotropa, il suo uso è

socialmente accettato e neppure i cittadini di Ortovero negano che il consumo di alcol in

paese sia significativo, soprattutto fra i giovani: "Ma perché era per ragazzi, per uomini

Page 27: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

"forti" il bere, magari anche per tradizione contadina, il cicchetto, la tradizione per cui

ti mangi le uova sode, magari devi farti una sbronza per entrare nella Confraternita…”.

Il problema sono al limite le conseguenze dell’abuso di alcol: “Bevono e poi magari

attaccano lite o partono con la macchina e fanno le sgommate; qui basta fare il giro dei

bar la sera e uno si rende subito conto della situazione. E poi sono sempre gli stessi”;

“Sì, qualcosa c'è stato. Due anni fa era morto un ragazzo con la moto, che era uno che

beveva. Un altro è partito con la moto e poi ha avuto un incidente. Sì, se contiamo che è

un paese di 1000 e rotti abitanti, qualche incidente c'è stato”.

Per quanto riguarda gli interventi di prevenzione, gli intervistati ritengono che siano

importanti e che sia responsabilità di tutti evitare che i ragazzi facciano uso di sostanze.

A questo proposito sottolineano il ruolo delle agenzie educative. Da quanto riferito, il

fenomeno “dipendenza” non si osserva infatti all’interno delle associazioni, in quanto i

ragazzi che partecipano alle attività associative sono già motivati a impegnarsi in

qualcosa e quindi potenzialmente non a rischio. L’appartenenza e la condivisione di

obiettivi e attività sembra quindi offrire validi fattori di protezione allo sviluppo di

disagio. Gli intervistati non ritengono utile limitarsi a fornire informazioni, tanto meno

dal contenuto terrorizzante, sugli effetti delle droghe, dal momento che i giovani sono

già bene informati, molto più degli adulti: “la tossicodipendenza è una cosa che è

emersa (…) i ragazzi la conoscono molto meglio di noi e hanno il polso della situazione

più delle nostre fantasie”; “Dire ai miei figli “non ti drogare perché fa male” è

talmente ovvio che se glielo dico si mettono a ridere”. Il problema sembra invece quello

di aiutare i ragazzi a capire che la loro convinzione di riuscire a gestire con facilità le

sostanze è errata e rischiosa.

E’ tuttavia diffusa la consapevolezza che il problema “droga” sia di non facile gestione

e che la mancanza di informazioni e conoscenze sul fenomeno da parte degli adulti

conduca a scarsa attenzione per la pianificazione di politiche preventive.

4.8. L’IMMIGRAZIONE (fig.7 a,b)

L’atteggiamento degli ortoveresi nei confronti degli immigrati appare sostanzialmente

positivo.

Il fenomeno è piuttosto recente: “Fino a pochi anni fa non ce n'erano, neanche uno. In

questi ultimi due o tre anni c'è stato il boom, e continua ad esserci, perché noi abbiamo

continuamente delle iscrizioni di bambini che sono in lista d'attesa o che si sa che

stanno per arrivare”; “Sono arrivati da poco tempo, più o meno visti bene dal paese,

non c'è mai nessun problema, devo dire che siamo tranquilli”.

L’integrazione avviene in primo luogo a scuola, dove i bambini extracomunitari trovano

accoglienza e progetti dedicati al loro inserimento. I bambini si configurano come

mediatori competenti tra la cultura di origine e quella di accoglienza, sia per sé sia per i

propri genitori: “Ho portato il dizionario illustrato …io non c'ero arrivato… c'è arrivata

una bambina marocchina che mi ha detto "Posso portarlo a casa, così mia mamma

impara l'italiano?"… e poi tutti che litigavano per portarlo a casa… è stato bellissimo

perché sono stati i bambini…”.

Page 28: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

La cultura appare quindi come strumento di integrazione e di emancipazione degli

immigrati, verso i quali le persone intervistate dicono di non avere alcun pregiudizio. Il

loro inserimento nella vita del paese non ha mai mostrato problemi, anche perché

l’immigrazione a Ortovero è caratterizzata da situazioni “regolari”: “Ho notato che le

famiglie sono molto stabili, hanno comprato la casa, l'hanno ristrutturata e non hanno

problemi di occupazione e quindi si sono integrati velocemente. Forse il problema delle

case nelle frazioni non c'è, lì costano meno, sono alla loro portata…”.

L’atteggiamento degli immigrati sembra essere quello di chi vuole essere accettato

dalla comunità e vuole entrare in contatto con la cultura di accoglienza: “C'è anche

una grossa volontà di inserimento. Abbiamo visto con questi corsi di alfabetizzazione…

I bambini sono nelle scuole medie, nelle elementari, nell'asilo e ora i genitori hanno

fatto domanda per frequentare il corso serale”. L’Amministrazione comunale sembra

aver seguito con attenzione questo processo di integrazione: “Con gli extracomunitari

quest'anno, grazie al Comune, abbiamo fatto un lavoro splendido: un corso di

alfabetizzazione”.

I cittadini sembrano aver accettato la presenza di questi assoluti “foresti”, di cui

riconoscono l’impegno nel lavoro (aspetto molto apprezzato dagli ortoveresi): “Noi

vediamo alla sera quando stiamo nel campo di calcio, c'è un gruppo di albanesi che

comunque lavora; ci sono due ragazzi albanesi che lavorano da un mio amico,

regolarmente. Fanno parte comunque del divertimento, la sera giocano con noi: gente

positiva. Qua in zona ci sono tanti albanesi: al sabato sera non vengono in giro con noi,

però durante la settimana ci incontriamo…”.

E’ presente la consapevolezza che i tempi dell’integrazione non sono immediati, né da

una parte (“La chiusura c'è, la paura c'è… anche la diffidenza… adesso cominciano a

vedere che poi dopotutto questi non sono così sporchi e cattivi come gli indiani nei

film… però è chiaro che ci vuole tempo”) né dall’altra (“Secondo me poi non gliene

frega neanche niente di integrarsi più di tanto, ma penso che sia normale, come quando

i meridionali venivano al Nord: si tendeva ad associarsi”; “E’ la loro cultura, di non

dare confidenza”).

Vengono riconosciute e comprese le differenze: “Non hanno la mentalità della sagra,

della festa paesana. Non vengono, è difficile che vengano, anche perché il mangiare è

diverso dal nostro”; “Questi sono parecchio foresti! E visibilmente, perché hanno il

velo, perché sono diversi, parlano un'altra lingua, non vengono a messa…”.

Qualcuno sottolinea la chiusura degli immigrati, vedendo tuttavia connessioni con la

realtà di Ortovero e quindi individuando possibili aperture: “E poi all'inizio anche le

maestre dicevano che qui il clima è di chiusura… io ne conosco diversi che sono

chiusi… tutto dipende da come ti poni… se mandi segnali di chiusura, loro si chiudono

a loro volta e buonanotte… se invece mandi segnali di apertura, di disponibilità…le

cose sono diverse… io l'ho spiegato alle mie colleghe… guardate che questi arrivano da

una zona rurale, un po' chiusa e si trovano in un'altra situazione rurale altrettanto

chiusa…”; “Comunque lì ce n'è ancora da lavorare.. sono due mondi che sono ancora..

non si può pensare che basti fare una sagra… c'è gente che ha voglia di conoscere, e c'è

tanta gente che, si sa, no? Manco morto…”.

Vengono comunque promosse occasioni di scambi culturali, sia in contesto scolastico

(“Faccio delle lezioni ai bambini cercando gli arabismi nel dialetto, che è divertente

perché ce ne sono tantissimi, per esempio i carciofi, Albenga è la patria del carciofo,

Page 29: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

carciofo è una parola araba…”), sia fra gli adulti (“Nel corso di alfabetizzazione c'è

una delle donne che ogni tanto ci porta poi i dolcetti o qualche piatto loro da farci

assaggiare”).

Vengono riconosciuti agli immigrati bisogni e diritti: “Ci sono dei diritti molto

importanti, che sono alla base della Carta europea; se si dà il lavoro, la lingua, sono

diritti, quindi uno è cittadino, è una cosa molto importante…se ho la lingua, il lavoro, la

casa, ho anche diritti”; “E’ giusto che i bambini stranieri mantengano la loro lingua,

per mantenere l'identità; oggi ci sono già bambini marocchini che non sanno il

marocchino, però sanno l'italiano…”.

Non vengono ignorati i problemi della comunità degli immigrati, né per quanto

riguarda la gestione della quotidianità (“Perché lavorano e questo è il dramma di tanti

bambini stranieri i cui genitori non possono neanche pagare qualcuno, per cui stanno

per la strada e se uno sta tutto il giorno per la strada prima o poi…”) né per ciò che

concerne le differenze culturali (“Le donne, c'erano dei corsi serali a cui loro non

potevano partecipare perché di sera non possono uscire e poi perché la maggior parte

di loro sono musulmane e se c'è un uomo le ragazze con più di 12 anni non possono

esserci”).

Va tuttavia detto che la volontà della comunità di Ortovero (e in modo particolare

dell’Amministrazione comunale) sembra essere quella di ridurre al minimo le

situazioni di disagio per gli immigrati, soprattutto per le donne (v. corsi di

alfabetizzazione pomeridiani).

Le prospettive per il futuro vedono la necessità di prepararsi ad affrontare

adeguatamente il fenomeno dell’immigrazione: “Piaccia o meno gli immigrati ci sono e

portano su parenti, amici e conoscenti, quindi…attrezziamoci e diamoci da fare”.

Page 30: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

5. CENNI CONCLUSIVI

Il cambiamento di una comunità passa anche attraverso la

messa in atto di attività e servizi che propongono nuove alleanze.

Potremmo dire con Iscoe (1974) che una comunità competente offre:

a) il potere di generare alternative e opportunità, b) sapere come e

dove ottenere risorse, c) autostima in forma di orgoglio, ottimismo e

motivazione.

Gli interventi di comunità, su cui si è basata questa ricerca, corrispondono ad un modo di

pensare, una concezione che intende considerare non solo i problemi del contesto in cui

si lavora ma anche e soprattutto le risorse del territorio. L’enfasi posta sull’approccio

ecologico dal modello di lavoro consente di vedere i problemi in termini di adattamento

delle persone alle risorse e alle circostanze, e non solo come un problema

esclusivamente individuale. Da quanto sopra detto consegue che, secondo questa

prospettiva, forme di disagio o disadattamento possono essere mutate ridefinendo e

riequilibrando la disponibilità delle risorse; ciò richiede di pensare a nuovi servizi, a

nuove alleanze tra istituzioni, a nuove relazioni tra persone.

Il concetto di prevenzione offre differenti stadi e modi di intervento e si propone di

individuare i tempi utili per evitare che il comportamento problematico o deviante si

manifesti. Non solo, ma fa parte di questo paradigma di lavoro il pensare ad azioni

proattive che, prefigurando condizioni di benessere e di una alta qualità del livello di

vita, favoriscano il fronteggiamento - nonché condizioni reattive specifiche - rispetto a

specifici tipi di disagi che nascono nella Comunità. Tutto ciò ha valore in qualunque

ambito la prevenzione intenda lavorare, ma a maggior ragione per il problema delle

dipendenze.

L’analisi dei vissuti e delle percezioni che gli stake holders - figure carismatiche e

significative della comunità - hanno nei confronti di tutto ciò che si muove nel loro

territorio è un elemento basilare di decodifica delle condizioni problematiche e delle

eventuali linee di cambiamento. Si attribuisce a queste figure l’importante funzione di

sensori delle condizioni di benessere/malessere della comunità e la responsabilità

dell’individuazione e gestione delle linee di cambiamento della stessa.

Dal lavoro sulla comunità di Ortovero sono emersi elementi significativi del forte

processo identitario del territorio associati a un sistema pregnante di valori. Nel

contempo molti aspetti positivi (la capacità di essere flessibili nei confronti di una

importante condizione di cambiamento demografico, l’attenzione a figure deboli come

gli anziani o gli immigrati, la presenza di un sistema di volontariato solido e articolato)

mettono in evidenza l’esistenza di una rete di rapporti molto connessa ma non

eccessivamente vincolante e conformista, in grado di accogliere anche le persone in fase

di cambiamento (adolescenti, giovani, immigrati) che necessitano di una tutela

accompagnata alla comprensione dei loro specifici bisogni. In altre parole, tutto ciò

prefigura un contesto “bene-stante” e abbastanza funzionale per le diverse età e i diversi

bisogni degli appartenenti alla comunità.

Quali sono allora i problemi emersi dal lavoro di ricerca? Le difficoltà sono

principalmente da ascrivere a due ordini di difficoltà: il primo, di tipo familiare,

Page 31: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

corrisponde a quello che è stato definito come “il gusto di fare fatica”. La cura per il

proprio lavoro, che è un valore, diventa elemento di alienazione quando l’impegno

divide gli appartenenti al nucleo familiare e, in particolare, lascia i bambini e gli

adolescenti privi di adulti che li aiutino ad interpretare le loro realtà e a scegliere

strategie di vita che li tutelino. Questo prefigura, nei fatti, non un abbandono ma la

rinuncia degli adulti al loro ruolo di filtro e di guida fattuale, per lasciarli a gestire una

presenza percepita dai giovani come sostanzialmente formale. Questa situazione è

particolarmente rischiosa perché consegna i ragazzi alla dipendenza da modelli casuali o

mediatici, quando non devianti, e rende pressoché irrecuperabile la comunicazione con

le figure genitoriali. Il secondo problema riguarda, invece, un aspetto di tipo

istituzionale: la mancanza di servizi laici e di organizzazioni orientate all’accoglienza

degli adolescenti e dei giovani, evitando che sia solo la Chiesa a tentare di colmare

questa lacuna.

Entrambi gli ordini di difficoltà richiedono che si pensi allo sviluppo di uno o più setting

significativi che vadano a colmare questi vuoti nella comunità di Ortovero.

Come e perché lavorare alla creazione di nuovi setting? In una società in cambiamento la

capacità degli stake holders si fonda sull’individuazione e sulla costruzione di setting

utili per l’attivazione di nuove relazioni e di contesti di cambiamento sinergici per

l’intera comunità. Rispetto a ciò e ogniqualvolta si intenda costruire un nuovo servizio le

aree da prendere in considerazione sono le seguenti:

significati e cultura - quali sono i valori e i modelli di riferimento che si

intende proporre per il servizio o l’organizzazione nascente;

bisogni - a quali bisogni il servizio intende offrire risposte;

empowerment - quale è il/i gruppo/i cui si intende riconoscere e attribuire

competenza e potere;

relazioni - quali relazioni verranno attivate e stabilite dalla struttura nascente;

informazioni e comunicazioni - come il nuovo servizio si connetterà con le

altre organizzazioni e istituzioni territoriali;

quando e come verrà valutata la soddisfazione dei clienti.

Queste quindi le sfide e le opportunità che si aprono per la comunità di Ortovero.

Page 32: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

immigrazione

comunità

scuola

Ruolo delle

istituzioni

adolescentie giovani

dipendenze

famiglia

valori

LA COMUNITÀ DI ORTOVERO: I NODI FONDAMENTALI (fig.1)

Page 33: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

competenze, impegno

e offerte della comunitàriconoscimento dei bisogni specifici

problemi e difficoltà

futuro

Adolescenti e giovani

Modello complessivo dei bisogni e dei problemi dei giovani (fig.5a)

Page 34: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

Competenze, impegno

e offerte della comunità

coinvolgimento dei ragazzini

riduzione disagio giovanile

impegno del paese verso i giovani

importanza di ascoltare i giovani

luoghi di incontro adolescenti

paese immune da disagio giovanilecomportamenti adolescenziali

riconoscimento dei bisogni specificitempo libero adolescenti

bisogni dei ragazzi

conoscenza del mondo giovaniledifferenze generazionali

funzione ragazzi più grandi come modello

impegni extrascolastici interesse dei ragazzi per lo sport

opposizione alle istituzioni

riconoscimento del compito evolutivo

ruolo del gruppo

Funzioni della comunità e degli adulti nei confronti dei giovani (fig.5b)

Page 35: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

problemi e difficoltà)

comportamenti sessuali a rischio

difficoltà a coinvolgere giovani

difficoltà a comprendere

i giovani

difficoltà del controllo degli adolescenti

disagio giovanile

esigenze di strutture per i giovani interventi di contenimento

da parte delle istituzioni

mancanza di comunicazione

rischi evolutivi

rischi dell’esclusione sociale'

solitudine giovani

mancanza di rispetto delle nuove generazioni

futuro

speranza di aiutare i giovani

strategie aggancio adolescenti

Problemi e difficoltà di adolescenti e giovani. Prospettive per il futuro (fig.5c)

Page 36: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

scuola

competenze e funzioni riconosciute

accoglienza da parte del gruppo

facilità di rapporti con

scuola di infanzia

ruolo della scuola

apprezzamento della scuola locale

problemi

atteggiamento insegnantidelega alla scuola

difficoltà della scuola ad assumere

compiti educatividifficoltà rapporti con scuola media

difficoltà del controllo degli adolescenti

Competenze, funzioni e problemi della scuola (fig.4)

Page 37: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

atteggiamento positivo

verso gli immigrati

integrazione dei bambini

immigrati

apprezzamento verso gli immigrati

bambini come mediatori

tra culture

cultura come emancipazione immigrati

integrazione degli immigrati

regolarità immigrazione

ruolo pubblico uomini immigrati

sostegno interno comunità immigrati

bisogni degli immigrati

Situazioni di fatto

differenze culturali

difficoltà genitori immigrati

difficoltà di integrazione degli immigrati

esigenze integrazione degli immigrati

presenza immigrati

scambi culturali

vincoli per donne immigrate

Page 38: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

atteggiamenti negativi1 1

chiusura verso gli immigrati

chiusura degli immigrati insicurezza legata a immigrati

mancanza attenzione verso bambini immigrati

Immigrazione e atteggiamenti verso gli immigrati .Atteggiamenti positivi (fig.7a)

Page 39: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

associazionismo

competenze e collaborazioni capacità

organizzazione

eventi

collaborazione tra associazioni

'formazione del volontariato

funzione preventiva del volontariato

funzioni della cantina sociale

volontariato

ruolo delle istituzioni

difficoltà

difficoltà a trovare volontari

fatica del volontariatofinanziamento attività

costruzione di senso di identità

pro loco come elemento di aggregazione

(

importanza di comunità attiva

sagre come momento di aggregazione

sport come momento di aggregazione

Immigrazione e atteggiamenti verso gli immigrati. Atteggiamenti negativi (fig.7b)

Page 40: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

normalizzazione

delle droghe

dipendenza da televisione

droga come espressione

di un fenomeno culturale

droga come status sociale

droga fenomeno di costume

normalità della droga

problema di tutti

tolleranza sociale all’uso di alcol'

travisamento informazioni sulla droga consapevolezza dei ragazzi

conoscenza dei ragazzi del fenomeno droga

consapevolezza dei ragazzi

percezione di gestione della droga

Ruolo delle Istituzioni (fig.3)

Page 41: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

prevenzione

ruolo esperti esterni

campagne preventive

funzione di prevenzione

delle agenzie educative

carenze

inutilità delle informazioni sulla droga

mancanza di

informazione sulla droga

mancanza di una politica di prevenzione

morti connesse a droga

atteggiamento verso

le dipendenze

uso di alcol

spaccio

paese immune da droga

negazione del problema droga

hashish

droghe

difficoltà gestione droga

conseguenze uso di alcol

consapevolezza della presenza di droga

cocaina

problema delle dipendenze

Atteggiamenti verso le dipendenze (fig.6a)

Page 42: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

valori

attenzione verso gli altri

accettazione del cambiamento

attenzione alla cura delle persone

integrazione del “foresto”

impegno nel sociale

partecipazione

solidarietà volontariato per la comunità

disvalori

assenza di valori

chiusura degli ortoveresifatica legata al lavoro

perdita della cultura locale

perdita di valori come rischio

resistenza al cambiamento

scarsa considerazione

della cultura

mantenimento dei valori di comunità

realtà “sana”

lavoro come valore

valori della comunità

trasmissione generazionale delle tradizioni

cura familiare degli anziani

mantenimento tradizioni

anziani depositari delle tradizioni

agricoltura come risorsa

atteggiamento verso il futuro

complessità presente e futuro-

ottimismo sul futuro

Atteggiamenti verso le dipendenze e prevenzione (fig.6b)

Page 43: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

I valori (fig.2)

Page 44: Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione … · 2019-05-21 · Il lavoro nella comunità di Ortovero:un percorso di prevenzione territoriale ... aspetto della

PPuunnttii ddii ffoorrzzaa ee ddii ddeebboolleezzzzaa ddeellllaa ccoommuunniittàà ddii

OOrrttoovveerroo

Punti di forza

Criticità

Valori, tradizioni Ruolo della famiglia Associazionismo Rapporti con adolescenti e giovani Ruolo istituzioni Nuovi residenti

Senso di comunità